Bruno Osimo, Traduzione, qualità e metodi di valutazione Il processo traduttivo Il processo traduttivo si svolge in tre fasi fondamentali. La prima è quella che contempla la lettura dell’originale e l’analisi del prototesto in vista della sua traduzione. La seconda consiste nella stesura vera e propria del testo tradotto. La terza e ultima fase può essere chiamata «critica della traduzione» e fa riferimento a ciò che accade al testo tradotto quando viene licenziato dal traduttore e finisce “in pasto” a docenti, revisori, redattori, lettori e critici. Premetto che affinché la critica della traduzione avvenga in senso proprio, e quindi tenendo conto che si tratta di un caso di metacomunicazione (Popovic: 2007), deve trattarsi di un’analisi comparativa di due testi e non di un’analisi che si svolge prendendo in considerazione unicamente il metatesto, quasi fosse un testo qualsiasi e privo di qualsivoglia originale. Una seconda premessa riguarda i settori a cui la critica della traduzione si rivolge, che sono cinque mondi strettamente collegati tra loro, ma contraddistinti da una quasi totale mancanza di comunicazione. Questi mondi sono l’università che si occupa della formazione dei traduttori, il mercato editoriale, quello non editoriale, la critica traduttiva e la ricerca sulla traduzione.
La qualità Secondo Juran e Godfrey (2000) esistono due diverse definizioni di «qualità», entrambe valide e pertinenti, che però si fondano su criteri solo apparentemente simili. In base a una prima definizione, un prodotto di qualità è un prodotto privo di difetti che implicano il rifacimento del lavoro, di errori che determinano malfunzionamenti, insoddisfazione dei clienti e reclami (non è però specificata qual è la competenza dei clienti, e non sono previste azioni che tendano ad accrescerla). L’altra definizione afferma invece che la qualità coincide con la presenza nei prodotti di caratteristiche che vanno incontro alle esigenze dei clienti, garantendone la soddisfazione. La prima è indubbiamente una concezione “al ribasso”, poiché tende a eliminare quegli elementi che potrebbero creare problemi agli utenti finali. La
seconda è una concezione più ambiziosa, poiché si propone di aggiungere caratteristiche che accrescono la soddisfazione degli utenti ed è quindi una concezione “al rialzo”. È evidente che la prima mira a ridurre i costi, ed è pertanto una concezione della qualità dal punto di vista delle aziende che aspirano a un ritorno immediato, mentre la seconda, che finisce per accrescere questi costi, coincide con il punto di vista degli utenti e delle aziende che mirano a una soddisfazione di lungo periodo. Spesso le aziende non tengono abbastanza in considerazione le esigenze degli utenti, ma una volta che queste esigenze sono individuate, le si può esprimere in tre diverse lingue: la lingua del cliente, la lingua del fornitore e una lingua franca comune. La sottovalutazione delle profonde differenze culturali esistenti tra questi tre gruppi rappresenta un problema non indifferente e per superare queste diversità la cosa migliore è dotarsi di un glossario da far circolare e condividere a tutti i livelli esterni e interni.
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