STREPTOCOCCO e MEDICINA dell'INFORMAZIONE

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PROSPETTIVE DI TERAPIA

IL COMPORTAMENTO INFORMATICO DELLO STREPTOCOCCO

di URBANO BALDARI Medico Chirurgo Specialista in Dermatologia e Venereologia Direttore Sanitario del Poliambulatorio Kymeia - Cesena

IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA NOSODE Nell’ambito della misurazione elettrodinamica dei flussi informatici nei punti di agopuntura, il medico specialista abilitato a questa tecnica deve avere due obiettivi: 1) Definire il cuore di catena, ossia il punto del corpo (può essere una parte di organo, un organo intero, un’area funzionale, cioè una serie di strutture collegate dallo stesso lavoro chimico) da cui scaturisce il danno cibernetico sull’informazione. In successione, ricostruire la catena informatica patologica dal primo evento fino al luogo anatomico che esprime il sintomo attuale del paziente. 2) Individuare gli “hackers” che inquinano con le loro frequenze il percorso informatico, producendo le modifiche che portano alla comparsa di ciò che noi chiamiamo malattia. Vediamo di capire questi concetti. Abbiamo detto già in un precedente articolo (comparso su Omeopatia Oggi 50, ndr) che il nostro corpo, grazie a un “net OMEOPATIA OGGI

interno”, formato dai meridiani cinesi e da altre strutture virtuali simili, riesce a mantenere un’unità assoluta di lavoro decine di migliaia di miliardi di volte, ripetendola uguale nella sostanza, ma di volta in volta diversa e unica nei risultati. Questo costa molto poco al nostro organismo: millecinquecento kilocalorie, o anche meno. Grazie a questo sistema (che fa parte dei sistemi complessi), il nostro cor-

po si è potuto sviluppare, diversificare, evolvere. La natura contempla le amebe, strutture non evolute e unicellulari, che fanno una sola cosa: mangiare per vivere. E poi c’è l’uomo che, come un’ameba, potrebbe mangiare una sola volta al giorno esclusivamente per sopravvivere, ma è invece diventato intelligente, pensante, operante: fa miriadi di lavori volontari e involontari diversi, armonici tra loro.


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Sia l’ameba, che tutti gli altri esseri viventi, hanno due scopi: mantenersi in vita il più a lungo possibile e riprodursi. Entrambi comunicano in modo chimico e, prima di questo, fisico-informatico. Proprio la sempre più complessa ragnatela d’informazioni ha reso possibile l’aumento di lavori e di specializzazioni nel corpo. L’ameba è l’agricoltore-allevatore che produce tutto in casa. L’uomo è la grande città dove ognuno è specializzato in un lavoro diverso, ha mansioni e hobby diversi, e tutti insieme producono quello che serve anche agli altri in un regime coordinato e cooperativo. Affinché si mantenga questa complessità, occorrono tempi di comunicazione ultra-brevi (dobbiamo operare modifiche utili migliaia di miliardi di volte al giorno), precisione nel raggiungimento degli obiettivi, minime possibilità di errore, adeguamento a nuovi eventi esterni che possano interferire con il corretto svolgimento delle operazioni. Tutto ciò non ha un linguaggio chimico: troppo lento, troppo a rischio di errore, troppo poco preciso. Solo un messaggio informatico, che viaggia alla velocità della luce, che trova il suo bersaglio per risonanza fisica, risponde a questi requisiti. Questo è ciò che succede nel nostro corpo, solo così “teniamo in piedi la baracca”. Come in tutte le strutture cibernetiche complesse, frequenze esterne, che in informatica sono dette virus, possono entrare in risonanza con una parte dei messaggi, catturarli (legge fisica di risonanza) e usarli per i propri bisogni, provocando un danno nel sistema. Chi sfrutta questi virus per violare la privacy del nostro computer, si chiama “hacker”. Così è nel nostro corpo. Per convenzione, però, il virus è chiamato “nosode”, mentre gli “hackers” non sono uomini, ma batteri, miceti, virus biologici, parassiti, protozoi, metalli pesanti e sostanze chimiche. Tutti questi hanno in comune una caratteristica: esprimono una gamma di frequenze assolutamente specifica e originale, minima e sempre uguale, ciascuna per ogni singola specie minerale, vegetale o animale (si tratta di esseri biologici molto primitivi, che si replicano per duplicazione o per fecondazione molto, molto semplificata). Le sostanze chimiche e i metalli pesanti sono tutti identici, ciascuno nella propria struttura. Ognuno esprime sempre le stesse frequenze informatiche, e ritrovando queste ultime tramite tecniche appropriate, è possibile ritrovare gli hackers di provenienza. Quando un estraneo viola il sistema in-

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formatico biologico, dopo un “periodo di entropia anarchico” in cui avvengono modifiche cibernetiche (caratterizzate da aumento di lavoro informatico del corpo), si giunge, attraverso una modulazione di risposta, dapprima fisica e poi biochimica, a un adeguamento omeostatico, a un nuovo equilibrio, a volte migliore, a volte peggiore (compaiono sintomi negli organi interessati dal carico informatico anomalo). Si giunge così a una nuova definizione di malattia: essa è la situazione migliore che il corpo si possa permettere per mantenere costante il flusso d’informazione, viste le aggressioni cui è sottoposto. Da questa lotta tra esigenze interne di flusso costante ed equilibrato d’informazioni efficienti e penetrazioni di “input esogeni”, nascono: lo stato di salute e quello di malattia; l’attivazione di difese neuro-emozionali, immunologiche ed endocrine (la cosiddetta PNEI); e ancora i fenomeni digestivi con l’adeguamento della flora intestinale, l’assimilazione dei cibi e la gestione delle risorse energetiche; una più o meno corretta gestione dei sali, dell’acqua e del pH. La vita del sistema biologico è un susseguirsi di adeguamenti e di accordi con gli agenti esterni che lo attaccano: o riesce a eliminarli subito, o giunge a una mediazione, a una convivenza, a volte asintomatica, altre con sintomi. Lo scopo è “durare il più a lungo possibile”.

catalasi negativi. La maggior parte degli streptococchi produce capsule composte da acido ialuronico, una sorta di arma di difesa del batterio, dato che ne ostacola la fagocitosi da parte di macrofagi e neutrofili. L’acido ialuronico è considerato un elemento di virulenza del patogeno, proprio perché ritarda la fagocitosi da parte delle cellule del sistema immunitario. La parete cellulare è composta da antigeni contraddistinti dalle lettere M (fattore di virulenza dotato di potere immunogeno), R (antigene non coinvolto né nella virulenza, né nell’immunità) e T (marcatore epidemiologico). Nella parete sono inoltre presenti carboidrati gruppo-specifici, peptidoglicani e polisaccaride C. Oltre a quelli appena elencati, tra i fattori di virulenza dello streptococco vanno considerati anche le esotossine (streptolisina O, streptolisina S e tossina eritrogenica) e gli esoenzimi (ialuronidasi, DNAsi, streptochinasi e NADasi).

LO STREPTOCOCCO

Streptococchi alfa-emolitici: in terreni agar-sangue, questa classe di streptococchi si dispone in colonie verdi, espressione sia di un’emolisi incompleta, sia dell’elaborazione dell’emoglobina (l’ossidazione del ferro dell’emoglobina dà colorazione verdastra). In questo gruppo, gli streptococchi presentano piccole e sottili estroflessioni (pili) di adesione, costituiti da proteina M e ricoperti da acido lipoteicoico, utili per l’ancoraggio alle cellule epiteliali dell’ospite. Tipico esponente di questa categoria è lo pneumococco (S. pneumoniae).

Assai diffusi in natura, gli streptococchi rappresentano un gruppo eterogeneo di batteri sferici, gram-positivi; alcuni di questi, insieme ad altri microrganismi, popolano normalmente le mucose dell’organismo (soprattutto orale, faringea, intestinale e vaginale). Gli streptococchi sono batteri sia commensali che patogeni: alcune specie sono infatti dotate di un notevole potenziale aggressivo e, attaccando l’ospite, possono creare patologia. Altre specie streptococciche, di norma tranquille, in condizioni favorevoli possono subire una trasformazione da commensale a opportunista, penetrare nel torrente circolatorio e, giunte in un organo, scatenare una serie di processi morbosi anche gravi (ad esempio streptococcus viridans). Questi microrganismi presentano un diametro variabile da circa 0.5 a 1.25 µm, sono anaerobi facoltativi, non sporigeni, gram-positivi, ossidasi negativi e

Gli streptococchi possono essere classificati secondo due criteri: uno tiene conto del loro comportamento su terreni agar-sangue (parametro di riferimento è la capacità emolitica); l’altro, della struttura antigenica (in questo caso, la classificazione è eseguita all’interno del gruppo degli streptococchi beta emolitici). La classificazione effettuata sulla base del loro comportamento su terreni agarsangue, dà luogo a tre grandi gruppi:

Streptococchi beta-emolitici: coltivati in terreni agar-sangue, questi streptococchi si dispongono in colonie circondate da un alone rosaceo: la suddetta colorazione è il risultato della rottura completa dei globuli rossi (S. pyogenes). Streptococchi gamma-emolitici (detti anche anemolitici): non generano alcuna emolisi (es. enterococco). N° 51 - FEBBRAIO 2014


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In funzione della struttura antigenica, gli streptococchi gram-positivi possono essere ulteriormente classificati: questa particolare catalogazione è chiamata “classificazione di Lancefield”, dal nome della scopritrice. Gli streptococchi sono, così, classificati in svariati gruppi sierologici sulla base dell’antigene polisaccaridico C di parete cellulare, le cui caratteristiche sono molto eterogenee nei diversi tipi. I vari siero-gruppi sono identificati da una lettera dell’alfabeto, cha va dalla A alla H e dalla K alla V. Gli streptococchi patogeni per l’uomo sono i membri dei siero-gruppi A, B, C, D e G. I tipi di maggior interesse patologico sono sicuramente i beta-emolitici di gruppo A e B, implicati in numerose patologie tipicamente infantili: • Streptococchi di gruppo A, spesso implicati in faringite, tonsillite, scarlattina, polmonite, febbre reumatica, infezioni della cute ed impetigine; • Streptococchi di gruppo B, collegati a meningiti, endocardite, artrite settica e sepsi. Le ricerche di laboratorio utili sono di tipo generico e non specifico: proteina C reattiva, velocità di eritrosedimentazione, formula leucocitaria; oppure di tipo specifico: TASLO, Streptozyme, Anti streptodornasi, tampone faringopalatino, tampone vaginale.

I SINTOMI DELLO STREPTOCOCCO I sintomi causati sono molto vari, in dipendenza dell’area corporea sede dell’infezione. Molto spesso sono presenti i cosiddetti “sintomi costituzionali”, cioè febbre, mio-artralgie, astenia. Tutti gli streptococchi agiscono nell’organismo infetto per tossine (eso- ed endotossine). Essi vi penetrano per varie vie, di cui le più comuni sono le cavità nasali, l’orecchio, il cavo orofaringeo, le lesioni di continuo della cute e delle mucose (ulcerazioni, ferite infette, ecc.), gli organi genitali femminili, ecc. Una volta penetrati nell’organismo, gli streptococchi possono giungere, o direttamente o attraverso un processo infiammatorio, a carico delle vene (tromboflebite) nel sangue, provocando una setticemia e la conseguente diffusione nei vari organi (“metastasi”). Di qui, o dal focolaio primitivo d’infezione, i germi sono ripetutamente immessi in circolo e si possono isolare dal sangue con emocultura. OMEOPATIA OGGI

Le malattie prodotte dagli streptococchi nell’uomo sono moltissime. Questi germi sono agenti abituali di affezioni comuni, come le varie sepsi, l’erisipela, le suppurazioni più varie a carico dei diversi organi, le angine, le infezioni secondarie di ferite, ulcerazioni, scottature, cancrene, ecc. Non v’è organo che sfugga, in determinate (e purtroppo frequenti) condizioni, all’infezione da streptococchi. Le setticemie streptococciche più importanti sono: la setticemia post-anginosa, che segue una delle tante forme di angina streptococcica; la setticemia della cute, che si presenta in caso di ferite, ulcerazioni, cancrene, necrosi, flemmoni, esantemi, ecc.; la setticemia delle mucose degli organi interni (specie dell’apparato digerente e di quello urinario), che sopraggiunge con infiammazioni, ulcerazioni, necrosi, flemmoni, ecc.; la setticemia puerperale e da aborto; la setticemia a partenza da affezioni dell’orecchio e della mastoide (sepsi otogena); le endocarditi settiche a forma acuta; l’endocardite lenta che è prodotta dallo streptococco viridans; le setticemie che partono dalle vie biliari (colangite settica), dall’appendice o da altri organi addominali con propagazione al fegato per la via della vena porta (sepsi pileflebitica). Inoltre, un’infezione secondaria streptococcica si può sovrapporre ad altri processi infettivi, per esempio, alla dif-

terite, alla tubercolosi, al tifo, ecc. Le localizzazioni metastatiche dell’infezione streptococcica avvengono in quasi tutti gli organi: nel fegato, nel rene, nel cervello, ma specialmente nel polmone. Un cenno particolare va fatto per la setticemia puerperale e soprattutto quella da aborto, che ancora mantengono un triste primato di frequenza e di gravità fra le varie forme settiche; le sepsi postanginose e addominali per la possibilità di essere combattute, talora con esito felice, con l’intervento chirurgico (ripulitura chirurgica del focolaio settico primitivo o metastatico principale); le endocarditi settiche, specie nella loro forma cronica, la cosiddetta “endocardite lenta”, malattia molto comune e a esito sempre mortale. Oltre le setticemie, gli streptococchi producono infezioni che restano localizzate, per quanto con facile tendenza alla generalizzazione e quindi alla sepsi. Anche in molte di queste malattie i germi passano nel sangue, ma non ripetutamente, e non producono localizzazioni a distanza (batteriemia). Tali sono varie forme di angine, l’erisipela, e certamente quasi tutte le forme di nefriti (glomerulonefriti) diffuse e a focolaio. Inoltre, non v’è quasi malattia cutanea a carattere suppurativo che non possa essere provocata dagli streptococchi, soli o associati a stafilococchi. Esistono anche malattie generali collegate a streptococchi, cioè la scarlattina e il reumatismo articolare acuto.


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STREPTOCOCCHI E MEDICINA DELL’INFORMAZIONE Il medico misuratore si trova più frequentemente di fronte a patologie croniche di media o lunga durata, molto più di rado, a fatti acuti. Nonostante questo, lo streptococco è il batterio più comune. Questo non succede solo in patologie “classiche”, ma si riscontra presenza informatica del batterio in un’enorme quantità di casi clinici, apparentemente non in collegamento con tale agente patogeno. L’occhio e la sensibilità del medico dell’informazione si devono allenare a cercare “diversamente” lo streptococco: spesso, in patologie apparentemente scollegate da infezioni batteriche, si ritrovano i nosodi del batterio che, come un “hacker” di razza, è dotato, lui solo, a mio avviso, nel panorama di tutti gli “hackers microbiologici”, di una varietà e possibilità di danni informatici che non ha riscontro in medicina. Se dovutamente attivato, anche in piccole o piccolissime popolazioni patogene (tali da non provocare, di per sé, danni severi nell’organismo, come quelli descritti prima), lo streptococco è in grado di produrre patologia cibernetica sia direttamente, sia attivando meccanismi immuno-allergici particolari. Sfruttando la sua capacità di metastatizzare, cioè di produrre colonie, spesso molto piccole (anche a distanza dalla sede di entrata nel corpo), il microrganismo può iniziare un percorso patologico da un organo parenchimatoso o viscerale cavo, o da una sierosa qualsiasi, rendendo la ricerca del punto reale di partenza impossibile o molto difficile con le tecniche disponibili alla Medicina Accademica. Nella Medicina dell’Informazione questo gruppo di batteri è specificato dai seguenti nosodi (ossia la gamma di frequenze emesse specificamente e unicamente) chiamati: Streptococcus haemolyticus, Streptococcus pneumoniae (Pneumococcinum), Streptococcus faecalis (Enterococcinum), Streptococcus viridans, Streptococcus pyogenes, Streptococcus agalactiae, Peptostreptococcus anaerobius. Le informazioni di questi ceppi si possono trovare in pratica su tutti i meridiani. Il nosode Streptococcinum, ovvero la Strepto-proteina M (fattore specifico di virulenza), ha una collocazione a sé stante, in quanto la sua presenza facilita la patogenicità di altri organismi, come i vari ceppi di Adenovirus, Morbillinum, e Staphylococcus. Secondo Micozzi, lo Streptococcinum sa-

rebbe, spesso, responsabile del passaggio, “schiff ”, da una fase immunitaria normale, a una risposta allergica, oppure a una patologia autoimmune. In questi casi è comunque sempre da controllare e da eliminare, se presente. Il nosode Scarlatinum, pur essendo un diluito e dinamizzato di materiale anatomo-patologico, è talmente ricco di streptococchi o di suoi frammenti antigenici, da potersi considerare a tutti gli effetti come un nosode batterico.

MODALITÀ PATOLOGICHE DELLO STREPTOCOCCO Vediamo ora le potenziali modalità patologiche causate dallo streptococco o, con questo, in qualche modo collegate. Utilizzerò spesso, per farmi capire, dei termini mutuati dall’informatica. Patologie in cui il batterio è direttamente responsabile o corresponsabile, in modo inequivocabile, con tanto di dimostrazione laboratoristica. La gran parte delle forme patologiche prima descritte appartiene a questa categoria, in cui la presenza massiccia del batterio nel focolaio infettivo primario richiede una terapia appropriata e intensa, commisurata alla gravità dell’infezione, visti i rischi di diffusione “metastatica” del danno. Dobbiamo ricordare che in qualsiasi patologia purulenta, anche

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se apparentemente legata a stafilococco, è sempre presente anche lo streptococco. Mentre quest’ultimo può far danno da solo, lo stafilococco, senza lo streptococco, non è pericoloso, almeno così credo, in base al risultato delle misurazioni: non ho trovato mai uno stafilococco da solo, ma sempre accompagnato e sostenuto dallo streptococco. Per questo vanno trattati sempre assieme, anche se esami laboratoristici non sembrano evidenziare questo collegamento: praticamente, accanto a NOTAKEHL, prescrivere, alternandoli, i due SANUKEHL specifici, da soli, oppure a seguire una robusta terapia antibiotica. I rimedi omeopatici di accompagnamento saranno: Belladonna e Hepar sulfur (streptococco) e Aconitum (più specifico dello stafilococco). Patologie di Meridiano: usiamo questo termine quando, a seguito di un eccesso patologico dell’informazione lungo una determinata via informatica (meridiano), parte di questa viene depositata lungo la strada, in un’area del corpo non particolarmente importante per il funzionamento generale del sistema, come possono essere la cute o i complessi articolari. In questo modo si “svelenisce” la gravità del carico informatico sul target che deve aiutare l’organo malato, permettendo al bersaglio un sovraccarico lavorativo più accettabile. A questo gruppo appartengono alcuni tipi di erisipela, mono-artriti siero-negative,

Aconitum

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ascessi cutanei (foruncoli o favi). La terapia antibiotica, ma soprattutto quella cortisonica (in alcuni casi associata), se non adeguatamente sostenute o seguite da una rimodulazione informatica, hanno un rischio non trascurabile: quello di eliminare un deposito utile, sovraccaricando l’organo bersaglio. Quest’ultimo ha due possibilità: ammalarsi, oppure mandare alla sua sorgente informatica disperati messaggi in “feed-back”, per ripristinare lo stesso deposito, o uno nuovo, in altra sede. Questo spiegherebbe la tendenza alla recidiva di queste situazioni nel tempo in un paziente. Terapie prolungate nel tempo con SANUKEHL STREP (a volte si dovrà aggiungere anche lo STAPH) e NOTAKEHL sono in grado di abbattere queste recidive. In questi casi il segreto è continuare per mesi, anche se la risposta clinica è da subito brillante. Non dobbiamo mai dimenticare come si genera la patologia di meridiano, che guarisce realmente solo quando il focolaio batterico originale è messo in condizione di non nuocere. Patologie immunitarie: a questo gruppo appartengono tutte le patologie iperimmuni, con immunocomplessi circolanti, nei quali vi sia eccesso di antigene. Essi, prodotti in qualche sede primaria, che definiamo focus o focalità, e che è causata da infezione streptococcica mediamente severa, viaggiano come “piccole zattere” nel sangue, fino ad “impigliarsi dove il microcircolo è terminale, ossia dove non si trovano vasi collaterali di possibile uscita: cute, cervello, rene, sierose, valvole cardiache, microcircolo in alcuni settori dell’intestino tenue. A questo gruppo appartengono le vasculiti. Il termine vasculite raccoglie molte sindromi, il cui elemento comune è rappresentato dall’aggressione flogistico-immunitaria di un componente il sistema vascolare: può essere solo una parte di un quadro clinico molto complesso, oppure esserne l’elemento dominante; è una manifestazione di una grande varietà di stimoli eziologici, i quali partono tutti da una grande attivazione di risposta immunitaria. Esistono diversi criteri per classificare e diagnosticare la vasculite, in particolare di LES, Sclerodermia, Artrite Reumatoide, Malattia di Wegener, Panarterite nodosa (PAN), Malattia di Churg-Strauss, Crioglobulinemia, Malattia di Schonlein-Henoch. Purtroppo, però, non sempre le singole malattie si presentano con sintomatologia tipica o completa: possono esserci casi oligosintomatici o sindromi di sovrapposizione OMEOPATIA OGGI

di sintomi tipici di ciascuna malattia. La vasculite è un gruppo sindromico proteiforme e spesso si presenta con sintomi che si susseguono e si sostituiscono o si sommano a distanza di tempo, prima che venga posta una diagnosi. Questi pazienti sono spesso “sballottati” da uno specialista all’altro, prima che si arrivi a una definizione diagnostica. “Potenziali Hackers” di reazioni vasculitiche: con questo termine s’intendono tutte le “novità” che, in un paziente, inducono con un rapporto causa-effetto dimostrato e pubblicato, una reazione vasculitica. Hanno dimostrato un’associazione significativamente importante i seguenti agenti: - Virus: epatite B, epatite C, Herpes simplex (questo provoca anche eritema polimorfo a ogni eruzione), Epstein Barr virus (EBV), Citomegalovirus (CMV), Coxsackievirus; - Batteri: Streptococchi, Borrelia, Treponema pallidum (sifilide), Mycobacterium tuberculosis, Mycobacterium leprae; - Funghi: candida albicans, dermatofiti; - Protozoi: Tripanosoma falciparum (malaria); - Vermi: Ascaris lumbricoides, Schistosomi, Onchocerca volvulus; - Tumori: linfomi e gammopatie, tumori solidi; - Malattie autoimmuni: LES, artrite reumatoide, sclerosi sistemica, dermatomiosite, malattia infiammatoria

intestinale (la cui natura autoimmune non sempre è così evidente); - Farmaci: FANS, antibiotici e sulfamidici, derivati della fenitoina, ACE inibitori, tiouracile; - Alimenti con coloranti, conservanti, salicilati naturali (ad esempio il pomodoro). In tutte queste forme, o per lo meno nella stragrande maggioranza di esse, la presenza dei nosodi streptococcici è pressoché costante, per cui è lecito affermare che, senza questi batteri, non si può “far diagnosi informatica” di vasculite; parimenti, senza eliminare queste frequenze, non è possibile curare queste patologie. Patologie focali: la focalità (o focus) si forma in un campo di disturbo principale, ossia un “cuore di catena”, un punto di produzione primitiva di frequenze patologiche nel corpo. Essa è causata da aree necrotiche, anche minime, circondate da un vallo linfo-istiocitario e granulocitario protettivo, molto attivo elettricamente. Tra le due fasi, la centrale necrotica (che, dal punto di vista elettro-dinamico, è con pochissime cariche elettriche) e quella esterna (una vera e propria sorgente di erogazione elettrica), si crea un gradiente, e quindi una corrente centripeta, atta a pareggiare elettricamente le due fasi. Questo stato di uguaglianza di cariche dura poco, perché la parte centrale, in


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gran parte tessuto morto, è incapace di “tenere”, per cui si crea, di conseguenza, una vera e propria scarica esterna, la quale è costituita da un fascio fotonico massivo e potenziato, che viaggia alla velocità della luce, e che può indurre modifiche patologiche su organi vicini, ma anche lontani o lontanissimi. Un focus è in grado di squilibrare informaticamente il lavoro di un organo fino ad allora completamente tranquillo, per il solo motivo che le frequenze rispettive entrano in profonda risonanza. Questo disturbo caratteristicamente ha un andamento di riaccensioni e remissioni a scadenze, in genere costanti nel tempo (a “poussèes”), dettate dalla formazione di sempre nuove scariche centrifughe. Peculiari dei sintomi focali sono, in primo luogo, la regolarità temporale di comparsa, in secondo luogo l’intensità con cui è colpito l’organo bersaglio, in terzo luogo la facilità con cui la sorgente del danno, o cuore di catena, sia molto spesso pauci-sintomatica o, addirittura, asintomatica, e si trovi molto distante dall’area patologica che porta il paziente dal medico. C’è anche un altro fatto: più il focolaio primario è “basso”, ossia più è spostato verso terra in un uomo in piedi, più la sua eradicazione informatica e biochimica è lunga e difficile. In pratica, un focus pelvico richiede un intervento più lungo, per eliminarlo, di una localizzazione dentaria, o ai seni paranasali. Vediamo quali sono le principali localizzazioni focali, ossia dove inizia la patologia, il cuore della catena patologica: - Nella zona cefalica: denti, tonsille, seni paranasali, orecchio. - Nella zona toracica/cervicale: bronchi, laringe/faringe, trachea, cuore, pericardio, pleura. - Nell’alto addome: stomaco, duodeno, colecisti, peritoneo, pancreas. - Nel basso addome: digiuno, ileo, appendice, peritoneo, linfonodi mesocolici, colon-retto, milza. - Nel distretto pelvico-renale: rene, cavità calico-pieliche, uretere, vescica, salpinge uterina, utero, dotto deferente, area mesenchimale di riempimento nella pelvi, ligamento lato uterino, ovaio. Riepiloghiamo le principali patologie innescate da una focalità streptococcica: queste sono in genere poste in un altro organo dello stesso meridiano o addirittura di un altro meridiano. Que-

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ste patologie, proprio quelle che conducono il paziente dal medico, sono sempre in aree funzionali-bersaglio, quelle chiamate a sostenere il focus principale. Spesso è osservabile un decorso altalenante di remissioni e riaccensioni, con un suo ritmo abbastanza regolare, ad esempio ogni 2-3 ore, ogni 3-4 giorni, ogni settimana, e così via, chiamato “decorso a poussees”:

La terapia consiste nella rimozione del focus, dove è possibile, oppure in una buona terapia antibiotica, che può essere sostituita o seguita da NOTAKEHL D5 e SANUKEHL STREP D6 per mesi. In genere, evitare il farmaco chimico significa, tra l’altro, proteggere la popolazione simbionte intestinale, evitare farmaco-resistenze, escludere potenziali future allergie.

Forme cutanee: orticaria, eritema nodoso, eruzioni tossidermiche (scarlattiniformi in primis), eritema polimorfo, eritema elevatum diutinum, eczemi microbici, soprattutto di tipo nummulare, alopecia aerata;

Patologie allergiche e mimetismo molecolare (molecular mimicry). Lo streptococco può essere il promotore “occulto” di forme allergiche, cutanee, respiratorie o intestinali che siano. Per spiegare ciò, alcuni autori hanno documentato l’esistenza di cross-reazioni sbagliate tra antigeni batterici (dei quali il più importante è lo streptococco), allergeni e risposta delle cellule immunitarie. Quando il sistema immunitario incontra una “novità” (non sappiamo ancora se sarà un nuovo agente patogeno o meno) vi individua piccole sezioni, soprattutto nella struttura proteica, all’incirca lunghe 10 aminoacidi, le quali diventano il marker specifico di quell’agente per riconoscerlo e ricordarlo (in informatica corrisponde alla “password”). Questi piccoli frammenti sono detti “epitopi”. Incontrando la “novità” per la seconda volta, il sistema difensivo la inquadrerà e la tratterà adeguatamente in tempi sempre più brevi. Ciascuna struttura esterna, che venga a contatto con l’organismo, possiede numerosi epitopi reattivi, brevi sequenze biochimiche, che possono anche non essere peculiari dell’agente da cui sono espresse, ma essere presenti anche altrove in natura.

Forme reumatiche: artriti reattive, connettiviti, reumatismi migranti e mioartralgie, sclerosi multipla, flogosi reattive delle sierose articolari, contratture muscolari (“gelosi”), patologia infiammatoria dell’ileo-psoas; Forme neurologiche: corea, cefalea, agitazione (nei bambini spesso si associano parassiti allo streptococco); Forme endocrine/genitali: tiroiditi (assieme a Adenovirus, HPV), disturbi delle gonadi (flogosi ovariche/testicolari), prostatiti reattive, epididimiti reattive, vescicoliti seminali, endometriti reattive, salpingiti reattive; Forme respiratorie: asma, bronchiti asmatiformi, pleuriti reattive, laringiti e faringiti reattive; Forme cardiache: disturbi del ritmo, pericarditi reattive; Forme addominali: coliche, meteorismo ad andamento a poussèes; Forme genito-urinarie: glomerulonefriti aspecifiche, disuria, cistiti reattive; Patologie dei capelli e dei peli: alopecie (area celsi, “sfoltimento del pelo” negli arti, forme generalizzate, ecc.); Forme del distretto facciale: odontalgie, riniti, sinusiti reattive, flogosi oculari reattive (congiuntiviti e blefariti). È molto importante sapere l’esatta connessione informatica tra la sorgente focale e il bersaglio che produce sintomi. Curare un focus odontogeno richiede di norma molto meno tempo di quanto necessario per una localizzazione più bassa, ad esempio alla salpinge.

Le patologie allergiche e autoimmuni riconoscerebbero il loro nascere da un errore dell’informazione. Il sistema di riconoscimento del non-self ostile avviene mediante un’operazione “frattale” che porta alla scomposizione della struttura esogena da analizzare e alla formazione di epitopi nella APC (macrofago, cellula “di presentazione”); questi verranno poi presentati al LiT (linfociti T alfa/beta, addetti alla valutazione dei pericoli e alla preparazione della risposta difensiva). Tali epitopi sono caratterizzati in genere da piccole sequenze amino-acidiche, che in teoria sono presenti anche su altri composti molecolari diverse dall’agente originale. In questo modo si potrebbe innescare una reazione infiammatoria da scatenamento immunitario anche contro molecole non-self, ma di per sé “non ostiN° 51 - FEBBRAIO 2014


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altrettanto congruo input “letterale” (le famose “password”: citochine, HLA, CD, TCR - ossia il sito di attracco cellulare specifico delle molecole che debbono entrare nel linfocita). Questo significa che esiste anche una predisposizione ereditata a che si manifestino queste patologie, e che vi devono essere particolari condizioni ambientali. La risposta immunitaria è molto complessa, fatta di più passaggi, prima informatici e poi biochimici, in cui i risultati controllano le fonti (feed-back). Nonostante questo, esiste la possibilità di errore.

li”, come ad esempio pollini o alimenti; oppure addirittura contro strutture self, come cellule/molecole dell’organismo stesso (risposte autoimmuni). In riferimento allo streptococco, chiunque misuri il sistema informatico troverà un mimetismo molecolare tra il batterio e l’uovo, per cui detto alimento andrà sempre eliminato dall’alimentazione del paziente per qualche mese; ma c’è di più: l’antigene streptococcico (in omeopatia streptococcinum) entra sempre in risonanza in numerosissime allergie da inalanti (ad esempio acari, graminacee, ecc., ossia le più comuni). Non è, quindi, sbagliato curarsi anche dello streptococco in un soggetto allergico. OMEOPATIA OGGI

Finché sussiste l’informazione iniziale, è impensabile agire in modo incisivo sulla scomparsa o, quantomeno, sulla riduzione della patologia allergica o autoimmune. Naturalmente, non si affermerà mai abbastanza che questo tipo di comportamento è fortemente dipendente dal corredo cromosomico di ciascuno, che si esprime soprattutto sulla espressione degli antigeni di istocompatibilità (HLA) presenti sulla membrana cellulare, e che danno l’input interno necessario a che avvenga qualsiasi tipo di ingresso informatico-fisico o biochimico. Ancora una volta, oltre al messaggio matematico-logaritmico, occorre un

Azione simile a “trojan horse”. Con “cavallo di Troia”, in Informatica si intende un software che oltre ad avere delle funzionalità “lecite”, utili per indurre l’utente a utilizzarle, contiene istruzioni dannose che sono eseguite all’insaputa dell’utilizzatore. Non possiede funzioni di auto-replicazione, quindi per diffondersi deve essere consapevolmente inviati alla vittima. Il nome deriva dal famoso cavallo di Troia. Lo streptococco (anche un ceppo non particolarmente patogeno) può diventare una sorta d’imbarazzante commensale dell’organismo: ad esempio, nei portatori sani si comporta così, come pure quando il sistema immunitario ne riduce a tal punto le popolazioni da non avere neanche una efficace produzione di frequenze anomale in grado di destabilizzare i flussi informatici. Anche in queste situazioni, apparentemente sotto controllo, il batterio può far danni. Quando un Adenovirus si appressa al paziente, lo streptococco, sia esso già nel soggetto, oppure portato da chi ha anche il virus, permette l’entrata di quest’ultimo e lo sviluppo di un’influenza. Il reperto è, nella misurazione, pressoché costante, per cui non soltanto l’infezione virale, ma anche la severità del decorso della stessa, è collegato a minime popolazioni streptococciche che facilitano il tutto. Un’altra situazione dello stesso tenore è rappresentata dalle complicanze delle vaccinazioni. Minime quantità batteriche possono comportare aggravamenti postvaccinici inaspettati. Anche per questo è buona norma, per lo meno, rimandare a quando il piccolo paziente sia completamente in salute. Sarebbe opportuno non vaccinare nei mesi che vanno da metà dicembre a inizio primavera, quando c’è il picco delle influenze. Naturalmente, anche le malattie esantematiche come morbillo e rosolia, ma anche la difterite, si avvalgono di questa funzione di facilitatore del batterio. Inoltre, potrebbe non essere così necessario vaccinare a partire dai tre


PROSPETTIVE DI TERAPIA

mesi di vita, laddove in sistema immunitario non è così sviluppato. Come esplica lo streptococco questa funzione poco gradita di “trojan horse”? È probabile che piccole emissioni informatiche indeboliscano “i codici cibernetici” di superficie delle cellule immunitarie (linfociti T o B), rendendole più permeabili e più sensibili all’arrivo di patogeni. Il fenomeno reattivo sintomatico dell’influenza (febbre alta, astenia, mio-artralgie, a volte fotofobia) di per sé non è negativo, ma indica lo svolgimento di una battaglia in difesa del sistema immunitario. Il problema si fa severo se, da cavallo di Troia, lo streptococco diventa patogeno, cioè se cresce, metastatizza nei bronchi e così via. Questo è uno dei tanti motivi per cui l’utilizzo di antipiretici deve essere per lo meno valutato e prescritto, al massimo, laddove la febbre fosse veramente molto alta: l’innalzamento della temperatura uccide i virus e stabilizza le popolazioni batteriche, se la abbattiamo artificialmente, aiutiamo i microrganismi a svilupparsi.

LA TERAPIA DELLO STREPTOCOCCO Fermo restando che una situazione acuta, in cui le popolazioni batteriche siano numerose e molto attive (generando pericoli direttamente dall’infezione, quoad valetudinem o quoad vitam), necessita di terapie antibiotiche massicce e ben indirizzate da antibiogramma, per cui, laddove possibile, è buona cosa raccogliere materiali biologici utili all’esame; in tutti gli altri casi si potranno utilizzare i seguenti rimedi e preparati: Omeopatici - Belladonna e Hepar sulfuris: il primo attivo su tutti i meridiani, specie specifico, il secondo, che va sempre prescritto in aggiunta al precedente, per controllare l’antigene streptococcico (Streptococcinum nosode). Chelidonium, se è coinvolto il fegato; Arnica se sono coinvolti cuore e bronchi/polmoni; Bufo, per rene e cute; Carbo animalis per il tratto intestinale. Sulfur si può prescrivere con molto giudizio e con dosi molto ridotte (un granulo al dì), per sostenere una fase infiammatoria acuta. Tutti questi prodotti si possono utilizzare in centesimali, ma sono preferibili le LM a crescita graduale mensile: ad esempio, si comincia con BELLADONNA 2LM, 2 granuli mattina e sera per un mese, poi BELLADONNA 3LM, poi BELLADONNA 6LM, e così via…, fino almeno alla 30LM. In questo

modo si prolunga nel tempo la “protezione informatica” contro il batterio, si rimodula meglio una risposta di adattamento più conveniente e confacente a uno stato di salute migliore e stabile. In altri casi, una monodose di STREPTOCOCCINUM 200CH può introdurre una sequenza di BELLADONNA e HEPAR SULFURIS 30CH: questo schema è utile in caso di riaccensione acuta d’infezione mucosa, onde evitare l’utilizzo di cicli ripetuti di antibiotici. Prodotti SANUM - NOTAKEHL D5, nell’adulto 1 compressa una o due volte al dì per almeno 30 giorni; SANUKEHL STREP D6, aggiunto al precedente o da solo, 10 gocce: da una volta al dì, fino a 2 volte alla settimana, per almeno 3-4 mesi. Associazione tra prodotti SANUM e Omeopatici - Schema che preserva l’organismo da recidive. Ad esempio, per un contatto casuale con un portatore sano, prolunga nel tempo una buona risposta omeostatica a condizioni energetiche nettamente migliori. Le due terapie si iniziano insieme, e si proseguono per mesi, in dipendenza dell’importanza del danno informatico di partenza. L’eradicazione informatica è lunga, per cui occorre procedere senza fretta. Omeopatia e prodotti SANUM, tra l’altro, danno buona copertura contro le reinfezioni.

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