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Sgambati Piano Quintets and String Quartets

Roberto Plano piano 路 Quartetto Noferini


Giovanni Sgambati (1841-1914) Piano Quintets and String Quartets In the midst of the 19th century’s flourishing European music world, at the height of Romanticism, an atypical character stood out, famous for his eclectic talent, and well respected by Franz Liszt, Johannes Brahms, Piotr Ilyich Tchaikovsky and Wagner. His name was Giovanni Sgambati. Born in Rome on May 18 1841, to an English mother and an Italian father, he remained deeply attached to the city of his birth even though his mother educated him in an open-minded international atmosphere. His musical talent was obvious since childhood, and he played the piano so well that Liszt took him on as a pupil, later honouring him with his friendship and collaborating with him on numerous musical projects. Both artists were dedicated to teaching music. Liszt founded the ‘Scuola Romana’, Roman school, in his own house, and he encouraged Sgambati, together with the violinist Ettore Pinelli to open the ‘Liceo Musicale di Santa Cecilia’ in Via dei Greci, which later became the Santa Cecilia Conservatory, still today in existence. The founding inspiration for this project was the idea that music not only could, but should be studied by everyone, even those people who could afford neither musical instruments nor musical instruction. Lessons were freely given in the Liceo Musicale and Sgambati’s intense dedication to the cause was reason for other musicians to participate actively in his project. Ferdinando Fiorino, a well-known cellist, founder of one of the most important Italian cello schools, among others, joined the teaching project in Via dei Greci. Sgambati was a pianist, a conductor, a composer, a teacher and a patron. In a period in which the Italian musical scene revolved almost entirely around opera, with its ‘revolutionary’ ideal of a unified Italian republic, Sgambati promoted chamber music and symphonic music. He had a deep appreciation for the German musical tradition, fervently admiring Johannes Brahms in particular. As part of his wish to bring instrumental music in Italy to a higher level, Sgambati collaborated with a slightly younger colleague, Giuseppe Martucci, who was also dedicated to promoting instrumental music, though in a very different manner, seeking to revive a strictly 2

Italian tradition, with no foreign influences. Sgambati greatly admired Francesco Paolo Tosti, and he composed vocal as well as instrumental music. However, even though his most important composition is a Requiem for soloists, chorus and orchestra, he never composed an opera, and he mostly promoted, conducted, taught and performed instrumental music. This led him to found the ‘Società Orchestrale Romana’, under the aegis of Margaret, Queen of Savoy, with the intention of bringing to Italian halls, whether public or private, the great instrumental repertoire, symphonic and chamber music, both German and French, the latter considered more challenging to follow, but both in fact seen as ‘foreign’ or ‘German’ by many local music lovers of that time, who considered opera to be far superior to other genres. It is interesting to note that, at that time, social gathering, dinners and events, at all social levels, included the performance of arias: opera was a ubiquitous part of current Italian culture a the time, such as to overshadow the quality of the rendition or the musical ability of the singer, especially, as often happened, if the performer was one of the guests. With the help of the Queen, Sgambati managed to improve the level of musical appreciation of a substantial number of music lovers, music critics and historians. He organized a concert series of all the chamber music works by Beethoven, Mendelssohn, Brahms, Schumann, as well as some of Wagner’s works, previously considered highly ‘problematic’ by the Roman public. As to Sgambati’s own works, his first string quartet, in D minor, without opus number, was written in 1864; his second, Op.17 in C# minor, was written in 1882. He composed his piano quintet Op.4 in F minor in 1866, while his second, in B Flat Major, Op.5, was certainly composed prior to the year 1876. The style of these musical compositions is based on a strictly classical form, allowing, however, for an exploration of melodic elements of great lyricism, whether melancholic, dramatic or romantic. Sgambati’s ‘Quintetto di Corte’, ‘Court Quintet’, performed his two piano quintets tens of times at the Royal Court. In 1876 Wagner was present at one of 3


these performances and he was greatly impressed, so much so, that he suggested that Schott editions, who had published his own works, publish Sgambati’s work as well. This proved to be a turning point in Sgambati’s career, as well as the beginning of an intense friendship between the two composers. Sgambati’s compositions display stylistic concerns typical of the time. Each instrument is given the chance to explore and develop its specific timbre through melodic elements, in a chamber rendition of symphonic principles. The works are in four movements, typical of symphonic writing at the time, with harmonic and rhythmic details which leave no doubts as to his conceptual abilities within the framework of European, and particularly German music. © Andrea Noferini Translation: Koram Jablonko

Quintetti per Archi e Pianoforte & Quartetti per Archi Nel panorama musicale europeo, o europeista, fiorito nel pieno del Romanticismo a metà dell’Ottocento un personaggio italiano piuttosto atipico riuscì grazie al suo enorme eclettico talento a ritagliarsi una posizione, una fama e una propria precisa identità stimata e rispettata dai più grandi e prestigiosi musicisti coevi dell’epoca quali tra gli altri Franz Liszt e Johannes Brahms, Piotr Ilic Ciaikovsky e Richard Wagner. Questo personaggio si chiama Giovanni Sgambati. Giovanni Sgambati, nato da padre italiano e madre inglese, donna che sicuramente cercò di crescere il figlio Giovanni inculcandogli una mentalità e un’apertura intellettuale internazionale nonostante il forte attaccamento che il figlio Giovanni dimostrò per tutta la vita alla sua città natale, Roma, ove nacque il 18 Maggio 1841 e ivi morì il 14 Dicembre 1914. Sgambati si rivelò fin dalla più tenera età un bambino prodigio al Pianoforte che lo portò a diventare dapprima un pupillo di Liszt e in seguito un suo stimato e rispettoso amico col quale intrecciare progetti tipo il prestare come sede la propria casa alla “Scuola Romana” fondata da Liszt 4

stesso nella città capitolina. Tra l’altro la grande attrazione verso l’insegnamento e la sua generosa volontà che si rispecchia nel pensiero che l’apprendere la musica e l’imparare a suonare uno strumento dovesse essere una cosa alla portata di tutti, compresi i non abbienti, portò Sgambati a fondare insieme all’amico e collega violinista Ettore Pinelli il “Liceo Musicale di S. Cecilia” ove le lezioni erano impartite a titolo gratuito in locali debitamente adibiti situati in via dei Greci e sulle cui basi si istituì in seguito, grazie anche al fatto che lo Sgambati coinvolse via via anche altri prestigiosi colleghi musicisti che aderirono a questa iniziativa didattica gratuita (tra i quali Ferdinando Forino per il Violoncello che fu fondatore di una delle più rinomate scuole violoncellistiche italiane e autore di uno dei metodi più importanti nella storia del suo strumento) il Conservatorio di S. Cecilia di Roma del quale Sgambati fu poi insegnante fino alla sua morte. Pianista, direttore d’Orchestra, compositore, didatta, mecenate, divulgatore. In un periodo storico-culturale, l’Ottocento, nel quale la musica italiana si era proiettata quasi unicamente verso il melodramma anche come forma di proiezione di una “rivoluzione” sociale che portò alla Repubblica, all’unificazione d’Italia, lo Sgambati crebbe invece con una fervida ammirazione per i grandi compositori classico romantici tedeschi, Brahms in testa, e si distinse per aver cercato di risollevare proprio un aspetto prettamente strumentale della musica italiana, vuoi cameristica o sinfonica, cercando di condurla ai prestigi che tali generi di musica avevano assurto in tutta Europa, Germania in testa (come cercava di fare pure parallelamente nello stesso periodo il di lui poco più giovane collega Giuseppe Martucci sebbene quest’ultimo fosse concettualmente votato più a uno sviluppo e a un risveglio di una sopita tradizione strumentale nazionale con un percorso di rinascita che prevedesse meno contaminazioni estere rispetto a Sgambati). A tal riguardo va quindi sottolineato come Sgambati, pur amando il canto, ammirando la bravura del collega Francesco Paolo Tosti e componendo lui stesso sia varie arie per Voce con accompagnamento che un Requiem sinfonico per Coro, Solisti e Orchestra (considerata come la sua composizione più importante), non scrisse mai 5


per il Teatro cercando invece sempre di comporre, suonare, dirigere o divulgare il più possibile, appunto, la musica strumentale. Da qui la creazione da parte di Sgambati, sempre a Roma e sempre in cooperazione con l’amico Spinelli, della “Società Orchestrale Romana” istituzione nata sotto l’egida della Regina Margherita di Savoia con l’intenzione di portare e proporre nei salotti dei nobili, ma soprattutto al pubblico romano tutto nelle sale da concerto, la grande musica sinfonico-cameristica internazionale, soprattutto tedesca in primis ma anche altre tipo quella francese considerata particolarmente “ostica” ai radicati gusti conservatori, cercando di aprire le frontiere dell’ascolto e a far rivolgere l’interesse della gente anche a quelle sonorità e caratteristiche che tanto si discostavano dal “bel canto” italiano o dal melodramma operistico che aveva il sopravvento e poneva delle barriere intellettuali a quelle che erano considerate “musiche estere” o etichettate addirittura come “musiche tedesche” in contrapposizione all’amata musica vocale italiana tanto in voga all’epoca nel nostro Paese e che trovava in qualunque stratificazione sociale un riscontro senza eguali. Basti pensare, al riguardo, che era manifesta in ogni serata conviviale presso nobiltà o anche semplici famiglie la presenza quanto meno di un cantante, quand’anche non fosse più o meno soventemente anche uno degli stessi tra i presenti o gli invitati, che prescindendo da qualunque livello artistico proponesse ai convenuti anche solo un piccolo concertino di arie. Sgambati cercò e si può dire che riuscì quindi, sempre con l’importante supporto della Regina Margherita, a modificare o quanto meno a condizionare quelle che erano le consolidate abitudini di un pubblico e di tutta una pletora di cultori, critici e storici musicali che pian piano entrando in sintonia con la piccola rivoluzione attuata da Sgambati si convertirono in un consenso generale a tale innovazione. Innovazione che portò non solo a presentare in concerto l’intera opera cameristica di Beethoven, Mendelssohn, Schumann, Brahms ma anche innumerevoli composizioni per Orchestra comprese le opere di Wagner fino allora ritenute quanto meno “problematiche” per il pubblico della città di Roma. 6

Le stesure dei due Quartetti d’Archi risalgono il primo, senza numero d’opus in re minore, al 1864 e il secondo, Op.17 in do diesis minore, al 1882 mentre i due Quintetti con Pianoforte il primo, in fa minore Op.4, al 1866 mentre il secondo, in Si bemolle Maggiore Op.5, non si riconduce a un anno preciso ma è comunque certo che la sua stesura sia antecedente al 1876. Caratteristica somatica delle composizioni di Sgambati era un tentativo di riuscire a creare una melodicità, laddove romantica o drammatica, suadente o struggente, pur rimanendo dentro a delle precise forme strutturali che non ne alterassero la classicità dei telai d’impianto dei singoli movimenti che formavano l’intero pezzo seguendo quindi una pura impronta classica. In particolare i due Quintetti, da Sgambati stesso questi ultimi suonati decine di volte con il suo Quintetto di Corte (da lui fondato), tanto impressionarono durante un soggiorno romano nel 1876 Richard Wagner al punto da raccomandarlo al proprio editore Schott al fine di pubblicargli tali composizioni: questo passaggio si dimostrò fondamentale nella vita di Sgambati sia per l’intensa amicizia da lì nata con il compositore tedesco sia per far così conoscere le sue composizioni a livello internazionale. La musica da camera di Sgambati rispecchia determinati stilemi caratteristici dell’epoca ovvero una ricerca melodica votata a caratterizzare al massimo i colori e i timbri delle singole “voci” e di creare il più possibile le atmosfere attraverso una trasposizione cameristica di un concetto sinfonico di più ampio respiro (da notare infatti come sia i due Quartetti che i due Quintetti siano strutturati in quattro movimenti come quasi tutte le Sinfonie romantiche tedesche) pur non scevro di arditezze armoniche e ritmiche (es. secondo tempo Op.4 in 5/8) che elevassero la concettualità della sua musica a dimostrazione di capacità e conoscenze musicali in linea con i grandi colleghi tedeschi da lui tanto ammirati. © Andrea Noferini

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Roberto Plano Defined by Chicago radio commentator Paul Harvey as the heir to Rubinstein and Horowitz, Italian native Roberto Plano performs regularly throughout North America and Europe – notably at Lincoln Center, Sala Verdi, Salle Cortot, Wigmore Hall and the Herkulessaal. He has appeared with orchestras all over the world under the direction of such renowned conductors as Sir Neville Marriner, James Conlon and Pinchas Zuckerman and been a featured recitalist at the internationally acclaimed Chopin Festival, the Portland Piano Festival, the Encuentro de Musica y Accademia de Santander, and many others. Mr. Plano was the First Prize Winner at the 2001 Cleveland International Piano Competition, Prize Winner at the Honens, Dublin, Sendai, Geza Anda and Valencia Competitions and Finalist at the 2005 Van Cliburn and the Busoni Competitions, in addition to having won 15 First Prizes in National Competitions in Italy. Mr. Plano’s engaging personality has made him a favorite guest on radio programs such as NPR’s Performance Today, and on TV shows for PBS and Japan’s NHK. He has recorded CDs for Sipario, Azica, Arktos, Concerto, Brilliant. Mr. Plano studied at the Verdi Conservatory in Milan, the Ecole Normale “Cortot” in Paris and the Lake Como Academy. He is Founder and Director of the Music Association “Alfred Cortot” which he chairs, with the purpose of spreading the joy of classical music in all its aspects and giving priority to the musical education of children. His master classes, taught at his own music academy and worldwide, are in high demand. 8

Vincitore del Cleveland International Piano Competition e premiato ai Concorsi Van Cliburn, Honens, Geza Anda, Dublino, Valencia e Sendai, ha intrapreso una carriera internazionale che lo ha portato ad esibirsi in sale quali Lincoln Center e Steinway Hall (New York), Herculessaal e Gasteig (Monaco), Wigmore Hall e St. John’s Smith Square (Londra), Salle Cortot (Parigi), National Concert Hall (Dublino), Sala Verdi, Teatro Dal Verme e Auditorium di Milano, Teatro Donizetti (Bergamo), Teatro Manzoni (Bologna), Parco della Musica (Roma) per prestigiosi Festivals quali tra gli altri il Festival Michelangeli di Brescia e Bergamo, MusicaRivaFestival, Chopin Festival di Duszniki (Polonia), Ravinia Festival, Gilmore International Keyboard Festival, Portland International Piano Festival (Usa) e il Bologna Festival – Grandi Interpreti. Ha suonato come solista con prestigiose orchestre tra cui Houston Symphony, archi dei Berliner Philarmoniker, RTE National Symphony Orchestra, Konzertverein Orchestra, Festival Strings Luzern, Orchestra Sinfonica Verdi diretto da Sir Neville Marriner, Pinchas Zuckerman, James Conlon, Miguel Harth-Bedoya, Gianluigi Gelmetti, Donato Renzetti. Ha inciso per Sipario, Azica, Arktos, Concerto, Amadeus, Suonare Festival e Brilliant Classics. Ha collaborato con celebri quartetti d’archi (Cremona, Takacs, Fine Arts, St. Petersburg, Vogler, Henschel, Jupiter) e con solisti quali Enrico Bronzi, Ilya Grubert e Gabriele Cassone. Tiene un Corso di Perfezionamento Pianistico presso l’Accademia Musicale Varesina, fondata nel 2011 in seno all’Associazione Musicale Alfred Cortot, di cui è Presidente. E’ stato definito dal Chronicle il “Pavarotti del pianoforte” per il suo liricismo, definito l’erede di Rubinstein e Horowitz dal commentatore radiofonico di Chicago P. Harvey e additato come uno tra i più grandi interpreti di Scriabin dal critico americano John Bell Young. Il New York Times ha scritto di lui: “Questo pianista italiano ha mostrato una maturità artistica che va ben oltre la sua età anagrafica… una meravigliosa purezza e una padronanza delle suggestioni più profonde hanno caratterizzato le sue interpretazioni… Plano ha dato dimostrazione di virtuosismo levigato a livelli di competizione tanto quanto di profondità musicale…”. Il più 9


Quartetto “Noferini”

Roberto Noferini violin

Roberta Nitta violin

Anna Noferini viola

Andrea Noferini cello

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importante magazine di musica classica in Italia, Amadeus, gli ha dedicato la copertina nel luglio 2013 e nel febbraio 2015, con allegate sue incisioni dedicate ad Andrea Luchesi e Alexander Scriabin.

Federico Parravicini violin *

The Quartetto Noferini was founded by the siblings Anna, Andrea, and Roberto in memory of their father Maestro Giornano Noferini, who passed away in 1977. He was the director of the G.B. Martini Conservatory in Bologna, as well as an accomplished pianist, composer, and orchestral conductor. The Quartet has dedicated themselves to 20th century Italian repertoire, including the compositions of their father. They have also preformed numerous concerts as a quintet both with and without piano and as a string trio in the most important international concert halls and institutions. Roberto is a professor of violin at the U. Giordano Conservatory in Foggia. In addition to having an intense concert schedule, he is the first to record Niccolò Paganini’s 24 Capricci on gut strings for the label Tactus. Roberta, a child-prodigy student of Salvatore Accardo, is a first violin for the G. Verdi Theater in Trieste and also gives a variety of concerts. Federico is a professor of violin at the E.R. Duni Conservatory in Matera and is the founder of and soloist for the Venetian chamber orchestra L’Offerta Musicale. Anna is a first violin for the Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino. She also graduated with honors from the Conservatory of Florence as a violist. She is passionately dedicated to play baroque music on historical instruments. Andrea is the first cello soloist for the Opera Theater of Rome. He is one of the most renowned cello virtuosi thanks to his recording of Alfredo Piatti’s 13 Capricci, Op.22 and Op.25, for solo cello, which was reviewed as the best Italian CD of 2007. In regards to their discography, some of their most memorable recordings are “Lemma” with monographic music by Ennio Morricone for the label Stradivarious and the CD with music by Mauro Giuliano for the label Amadeus. 11


*For this CD, the violinist Roberta Nitta participated only in the String Quartet Op.17 since she brought to life two beautiful twins, Enrico Maria and Giordano. The Quartetto Noferini has therefore collaborated with their friend Federico Parravicini as second violin to record the String Quartet in D minor and the two Quintets with Piano Op.4 and Op.5.

Il Quartetto Noferini è stato fondato dai fratelli Anna, Andrea e Roberto in memoria del padre, il M° Giordano Noferini, prematuramente scomparso nel 1977 e già Direttore del Conservatorio di Musica “G.B. Martini” di Bologna, pianista, compositore e direttore d’Orchestra. Il Quartetto si dedica con particolare interesse al repertorio del Novecento italiano comprendendo anche le composizioni del padre e ha al suo attivo anche numerosi concerti in formazione di Quintetto con e senza Pianoforte e di Trio d’Archi presso le principali sedi e istituzioni concertistiche. Roberto è docente di Violino al Conservatorio “U. Giordano” di Foggia, svolge un’intensa attività concertistica e di grande rilievo è la sua incisione dei “24 Capricci” di Niccolò Paganini eseguiti in prima mondiale su corde di budello per Tactus. Roberta, ex enfant-prodige allieva di Salvatore Accardo, è Concertino stabile dei Primi Violini del Teatro “G. Verdi” di Trieste e svolge una variegata attività concertistica. Anna suona stabilmente nei Primi Violini dell’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, ha conseguito anche il Diploma in Viola con lode al Conservatorio di Firenze e si dedica con passione alla Musica Barocca su strumenti antichi. Andrea, Primo Violoncello Solista del Teatro dell’Opera di Roma, è unanimemente riconosciuto a livello mondiale come uno dei più esaltanti virtuosi del suo strumento grazie soprattutto all’incisione dei 13 Capricci, Op.25 e Niobe, di Alfredo Piatti per Violoncello Solo recensito dalla critica miglior CD italiano del 2007. 12

In ambito discografico da ricordare, tra le varie incisioni del Quartetto Noferini, il CD “Lemma” con musiche monografiche di Ennio Morricone per Stradivarius e il CD con musiche di Mauro Giuliani per Amadeus. * Per l’occasione in questi CD la violinista Roberta Nitta ha preso parte al solo Quartetto d’Archi No.2 Op.17 in quanto durante il periodo dell’incisione ha felicemente dato alla luce due bambini gemelli, Enrico Maria e Giordano. Il “Quartetto Noferini” si è quindi avvalso nelle presenti registrazioni anche della collaborazione come Violino Secondo di Federico Parravicini, docente di Violino presso il Conservatorio “E.R. Duni” di Matera e fondatore nonché solista animatore dell’Orchestra da Camera “L’Offerta Musicale” di Venezia , nell’incidere il Quartetto d’Archi in re minore e i due Quintetti con Pianoforte Op.4 & Op.5.

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Also available on Brilliant Classics

Saint-Saëns: Piano Quartets 94652 1CD

Respighi: Violin Sonatas 94445 1CD

Martucci: Complete Music for Cello and Piano 94816 1CD

Schumann: String Quartet Piano Quintet 95014 1CD

Recording: 13-14 October 2013 (Op.17), 18 March (String Quartet No.1), 26-28 October (Quintets), Bartok Studio, Bernareggio, Italy Engineer, editing & mastering: Raffaele Cacciola Artistic project by Andrea Noferini Cover image: © Fondo Guiseppe Sasso Natalucci - & © 2015 Brilliant Classics

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