Ponc hi e l l i LaGi oc onda
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Amilcare Ponchielli
La Gioconda
Melodrama in four acts Libretto by Arrigo Boito (Tobia Gorrio), based on the drama Angelo, tyran de Padoue by Victor Hugo
SUNG TEXTS ATTO PRIMO La bocca dei Leoni Il cortile del Palazzo Ducale parato a festa. Nel fondo la Scala dei Giganti e il Portico della Carta colla porta che adduce nell'interno della chiesa di S. Marco. A sinistra lo scrittoio d'uno scrivano pubblico. Sopra una parete del cortile si vedrà una fra le storiche bocche dei leoni colla seguente scritta incisa sul marmo a caretteri neri: DENONTIE SEGRETE PER VIA D' INQVISITIONE CONTRA CADA VNA PERSONA CON L' IMPVNITÀ SEGRETEZA ET BENEFITII GIVSTO ALLE LEGI. È uno splendido meriggio di primavera. La scena è ingombra di popolo festante. Barnabotti, Arsenalotti, Marinai, maschere d'ogni sorta, Arlecchini, Pantaloni, Bautte, e in mezzo a questa turba vivace alcuni Dalmati ed alcuni Mori. Barnaba, addossato ad una colonna, sta osservando il popolo; ha una piccola chitarra ad armacollo. SCENA PRIMA Marinai, Popolo e Barnaba. CORO DI MARINAI E POPOLO Feste e pane! la Repubblica Domerà le schiatte umane Finchè avran le ciurme e i popoli Feste e pane. L'allegria disarma i fulmini Ed infrange le ritorte. Noi cantiam! chi canta è libero, Noi ridiam! chi ride è forte. Quel sereno Iddio lo vuol Che allegrò questa laguna Coll'argento della luna E la porpora del sol. Campane a distesa, squilli di trombe. Feste e pane! a gioia suonano Di San Marco le campane. Viva il Doge e la Repubblica! Feste e pane!
BARNABA si muove dal posto. Dominando il frastuono festosamente. Compari! già le trombe V'annuncian la regata. MARINAI correndo a sinistra Alla regata! POPOLO Alla regata! Gridando e saltando, il popolo esce dal cortile. Il tumulto s'allontana. SCENA II Barnaba solo Accennando gli spiragli delle prigioni sotterranee. BARNABA E danzan su lor tombe! E la morte li guata! cupamente E mentre s'erge il ceppo o la cuccagna, Fra due colonne tesse la sua ragna, Barnaba, il cantastorie; e le sue file Guarda e tocca la sua chitarra. Sono le corde di questo apparecchio. Con lavorìo sottile E di mano e d'orecchio Colgo i tafàni al volo Per conto dello Stato. E mai non falla L'udito mio. Coglier potessi solo Per le mie brame e tosto Una certa vaghissima farfalla!... SCENA III La Gioconda colla Cieca, entrando da destra, e detto. La vecchia ha il volto coperto fin sotto gli occhi da un povero zendado. GIOCONDA conducendo per mano la madre e avviandosi alla chiesa lentamente. Madre adorata, vieni. BARNABA scorge la Gioconda e si ritrae accanto alla colonna. (Eccola! al posto)
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LA CIECA Figlia, che reggi il tremulo Piè che all'avel già piega, Beata è questa tenebra Che alla tua man mi lega. Tu canti agli uomini Le tue canzoni, Io canto agli angeli Le mie orazioni, Benedicendo L'ora e il destin, E sorridendo Sul mio cammin. »Io per la tua bell'anima Prego chinata al suol, E tu per me coi vividi Sguardi contempli il sol.« GIOCONDA Vien! per securo tramite Da me tu sei guidata. Vien! ricomincia il placido Corso la tua giornata. Tu canti agli angeli Le tue orazioni, Io canto agli uomini Le mie canzoni, Benedicendo L'ora e il destin, E sorridendo Sul mio cammin. »Ed io pel tuo dimane A te guadagno il pane; Tu col pregar fedel A me guadagni il ciel.« BARNABA in disparte (Sovr'essa stendere La man grifagna! Amarla e coglierla Nella mia ragna! Terribil estasi Dell'alma mia! Sta in guardia! l'agile Farfalla spia!) GIOCONDA L'ora non giunse ancor del vespro santo; Qui ti riposa appiè del tempio; intanto Io vado a rintracciar l'angelo mio. BARNABA (Derisïon!)
GIOCONDA Torno con Enzo. LA CIECA Iddio Ti benedica. GIOCONDA Taciturna ed erma Pace qui spira. LA CIECA estrae da tasca un rosario Addio, figliuola. BARNABA sbucando e sbarrando la via a Gioconda, che fa per escire da destra. Ferma. GIOCONDA Che? BARNABA Un uom che t'ama, e che la via ti sbarra. GIOCONDA Al diavol vanne colla tua chitarra! vivacemente Già l'altra volta tel dissi: funesta M'è la tua faccia da mistero. Per andarsene BARNABA trattenendola e ironicamente Resta. Enzo attender potrà. GIOCONDA Va, ti disprezzo. BARNABA incalzando Ancor m'ascolterai. GIOCONDA Mi fai ribrezzo! BARNABA Resta... t'adoro, o vaga creatura. GIOCONDA Vanne! BARNABA Non fuggirai! Slanciandosi su essa GIOCONDA Mi fai paura! Ah!! Fugge
LA CIECA alzandosi spaventata Qual grido! mia figlia! Aita! aita! La voce sua! BARNABA (La farfalla è sparita...) LA CIECA brancolando Figliuola! o raggio della mia pupilla, Dove sei? dove sei? BARNABA ridendo (La Cieca strilla; Lasciamola strillar.) LA CIECA lentamente e protendendo le palme ritorna a sedersi sui gradini Tenèbre orrende! BARNABA osservandola pensieroso (Pur quella larva che la man protende, Potrebbe agevolar la meta mia... Se la madre è in mia man... LA CIECA rigirando con fervore le ave marie del suo rosario Ave Maria... BARNABA sempre meditando Tengo il cor della figlia incatenato... LA CIECA Ave Maria... BARNABA ... con laccio inesorato. L'angiol m'aiuti dell'amor materno, E la Gioconda è mia! Giuro all'Averno!) SCENA IV Barnaba, La Cieca, Isèpo, Zuàne, Coro. Indi sei sgherri. La Gioconda, Enzo, più tardi Laura, Alvise. Il Popolo porta in trionfo il vincitore della regata, il quale tien alto il pallio verde (la bandiera del premio.) ‐ Donne, Marinai, Fanciulli con fiori e ghirlande, Zuàne triste in disparte. ARSENALOTTI al vincitore Polso di cerro! BARNABOTTI idem Occhio di lince! ARSENALOTTI Remo di ferro!
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DONNE Gagliardo cor! TUTTI Gloria a chi vince Il pallio verde! DONNE guardando Zuàne Beffe a chi perde! TUTTI Lieta brigata, Per lieto calle Portiamo a spalle Il vincitor Della regata, Fra canti e fior. Gli sguardi avvince. I flutti ei sperde! Gloria a chi vince! Beffe a chi perde! Quasi tutti affluiscono verso la Scala dei Giganti, ove depongono il vincitore. BARNABA che già da qualche tempo avrà osservato Zuàne, lo arresta (Questi è l'uomo ch' io cerco. Non m' inganno.) Patron Zuàne, hai faccia da malanno. Si direbbe davver che alla regata Non hai fatto bandiera. ZUANE T' inforchi Satanasso! BARNABA E se la vera io ti dicessi del tuo danno? ZUANE Lo so, la prora ho greve ed arrembata BARNABA Baje! ZUANE E che dunque? BARNABA con mistero (T'avvicina. – O lasso! sottovoce Hai la barca stregata. ZUANE inorridito Vergine santa! BARNABA Una malìa bïeca Sta sul tuo capo. Osserva quella cieca...) CORO accanto alla Scala dei Giganti
ARSENALOTTI Dadi e bambàra! Cuccagne e corse! BARNABOTTI Giuochiamo a zara Le nostre borse! TUTTI Tentiam la mobile Fortuna a gara. Giuochiamo a zara. Alcuni estraggono dei dadi, molti si siedono sui gradini, e intavolano un giuoco di zara. BARNABA continuando e sempre facendo fissare la Cieca a Zuàne. (La vidi stamani gittar sul tuo legno Un segno maliardo, un magico segno. ZUANE Orror! BARNABA La tua barca sarà la tua bara. Sta in guardia, fratello!) ARSENALOTTI Sei! BARNABOTTI Cinque! ARSENALOTTI Tre! TUTTI Zara! LA CIECA pregando Turris eburnea... Mistica rosa... BARNABA a Zuàne La vidi tre volte scagliar su tuoi remi Parole tremende – lugùbri anatèmi. ZUANE e ISÉPO Isèpo sarà mosso verso Barnaba e ascolterà, curioso Gran Dio! BARNABA La tua barca sarà la tua bara. Sta in guardia, fratello... ARSENALOTTI Sette! BARNABOTTI Otto! ARSENALOTTI Tre!
TUTTI Zara! LA CIECA come sopra Turris Davidica... Mater gloriosa... BARNABA come sopra Suo covo è un tugurio ‐ laggiù alla Giudeca, Tien sempre quell'orrido zendado, ed è cieca... Ha vuote le occhiaie ‐ ma pure (e chi il crede?!) La Cieca ci guarda ‐ la Cieca ci vede! 4 MARINAI che si saranno aggiunti al gruppo Ci vede! ISÈPO Oh spavento! 3 ARSENALOTTI aggiunti anch'essi al gruppo Che avvenne? ZUANE Oh maliarda! 4 BARNABOTTI Che avvenne? che mormori?... BARNABA, ZUANE er ISÈPO La Cieca ci guarda! Il gruppo si fa sempre più numeroso. CORO Addosso! accoppiamola! ISÈPO Coraggio... ZUANE per avventarsi alla Cieca, poi retrocede Ho paura... BARNABA Badate, può cogliervi la sua jettatura. CORO Al rogo l'eretica! ZUANE Davver, più l'addocchio, Più i rai le balenano. BARNABA ridendo La Cieca ha il mal occhio. CORO Ah! ah! qual facezia!
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ZUANE ad Isèpo che si sarà avvicinato pianamente alla Cieca, che gira sempre il rosario. Che brontola? ISÈPO Prega. 1.A PARTE DEL CORO Addosso alla strega! 2.A PARTE si scagliano sulla Cieca Addosso alla strega! BARNABA (Già l'aure s'annuvolano, Già i nembi s'accumulano. Ah! ah! greggie umana! Scagliato ho il mio ciottolo, Or fuggo la frana!) LA CIECA afferrata dal popolo e trascinata in mezzo al palco Aiuto! CORO Mandràgora! LA CIECA Ah! chi mi trascina! Son cieca! DONNE Vediamola salir la berlina! UOMINI Ai piombi! LA CIECA Soccorso! soccorso! DONNE Ai marrani! UOMINI Ai pozzi! DONNE Fra Todero e Marco! BARNABA ad una pattuglia di sgherri in disparte Sgherrani, Sia tratta nel carcere. UOMINI Al rogo! DONNE Alla pira! TUTTI sghignazzando Ah! ah! LA CIECA Santa Vergine!
DONNE Martira! TUTTI Martira! BARNABA (Ho in man la mia vittima, ho in man due destini.) TUTTI A morte la strega! GIOCONDA rientrando e slanciandosi Mia madre! ENZO vestito da marinaio dalmato, rompendo la calca con uno scoppio d'ira Assassini!! Assassini! quel crin venerando Rispettate! o ch' io snudo il mio brando. Contro un' egra rejetta dal sole Generosa è la vostra tenzon! Vituperio! è cresciuta una prole Di codardi all'alato leon! CORO Iddio vuol ciò che il popolo vuole; No, la strega non merta perdon. LA CIECA Ah! su me si scatena l' averno! GIOCONDA Niun mi tolga all' amplesso materno!! LA CIECA Figlia... CORO A morte! ENZO con impeto fa per togliere i ceppi alla Cieca, ma è impedito dal popolo Quel ceppo la strazia. Sciolta sia. CORO La vogliam giudicare. Spenta sia! ENZO correndo all'ingresso della riva furiosamente ed esce Su, fratelli del mare! Alla lotta! CORO Al patibolo! Intanto sull'alto della scala saranno apparsi Alvise e Laura, che avranno assistito al tumulto.
LAURA dall'alto della scala, scendendo. Il lembodella sua veste sarà sostenuto da due paggi. Ha una maschera di velluto nero sul volto. Grazia! SCENA V La Cieca, Gioconda, Alvise, Laura, Barnaba Coro, poi Enzo ALVISE alteramente e con gravità. Ribellion! che? la plebe or qui si arroga Fra le ducali mure I dritti della toga E della scure? Movimento di rispetto nella folla. Parla, o captiva! Perchè stai china là fra quelle squadre? CORO È una strega! GIOCONDA È mia madre! LAURA la Cieca alza la testa È cieca! o mio signor! fa ch' essa viva! ALVISE freddamente a Barnaba Barnaba! è rea costei? BARNABA assai sottovoce all' orecchio d' Alvise Di malefizio. GIOCONDA a Barnaba T'ho udito!... menti! ALVISE Sia tratta in giudizio. GIOCONDA gettasi ai piedi di Alvise Pietà... ch'io parli attendete... ora infrango Il gel che m'impietrava... e sgorga l'onda Del cor... Costei della mia infanzia bionda L'angelo fu... Sempre ho sorriso... or piango. Mi chiaman... la Gioconda. Viviam cantando ed io Canto a chi vuol le mie liete canzoni, Ed essa canta a Dio Le sue sante orazioni... ENZO che sarà ritornato da qualche tempo seguito dai marinai dalmati Salviamo l'innocente.
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LAURA scorgendo Enzo (Qual volto!) GIOCONDA alzandosi e trattenendo Enzo Ah! no! ti ferma! Quel possente La salverà! BARNABA osservando Laura, poi Enzo (Come lo guarda fiso!) LAURA ad Alvise in disparte »(Concedi, o mio signor, se non ti duole, Ch'io mi levi la maschera dal viso.« ALVISE »No, madonna, nemmen l'occhio del sole Non dee mirarti.)« GIOCONDA ad Alvise Dalle tue parole La vita attendo. BARNABA ad Alvise sottovoce (È una strega, il nefario Suo silenzio tel dica.) LAURA Essa ha un rosario! No, l'inferno non è con quella pia. ENZO (Qual voce!) BARNABA Muoia! LAURA ad Alvise supplichevole La salva!! ALVISE E salva sia. BARNABA (Furore!!) GIOCONDA Gioia!! LA CIECA liberata da Laura che l'allontana dagli Sgherri Voce di donna o d'angelo Le mie catene ha sciolto; Mi vietan le mie tenebre Di quella santa il volto, Pure da me non partasi Senza un pietoso don: Si toglie il rosario dalla cintola A te questo rosario Che le preghiere aduna. Io te lo porgo, accettalo,
Ti porterà fortuna; Sulla tua testa vigili La mia benedizion. ALVISE a Barnaba rapidamente mentre canta la Cieca (Barnaba!) BARNABA Mio padron. ALVISE Facesti buona caccia Quest'oggi? BARNABA (Sulla traccia Cammino d'un leon.) LAURA ED ENZO Ascolti il detto pio L'onnipossente Iddio! GIOCONDA O madre mia, ti guarda Un angelo fedel. CORO Protegge la vegliarda Visibilmente il ciel! Laura s' avvicina alla Cieca e prende il rosario, la Cieca stende le mani come per benedirla, Laura fa per inginocchiarsi, Alvise vede e afferra il braccio di Laura, sforzandola a rialzarsi. ALVISE a Laura Che fai? vaneggi? gettando una borsa a Gioconda Bella cantatrice, Quest'oro a te. GIOCONDA raccoglie e s'inchina Sia grazia a voi, Messere, a Laura Acciò ch'io l'abbia nelle mie preghiere Dimmi il tuo nome, o ignota salvatrice. LAURA guardando Enzo Laura. ENZO colpito (È dessa!) ALVISE a Laura assorta Ti scuoti! al tempio andiamo! GIOCONDA Madre! ‐ Enzo adorato! Ah! come t'amo!
Tutti si dirigono al tempio. Alvise e Laura primi, i due paggi dopo, indi tutto il Coro, e Gioconda fra la madre ed Enzo. Giunto alla porta della chiesa, Enzo s'arresta, e rimane indietro assorto profondamente ne'suoi pensieri. Barnaba lo sta fissando. La scena si vuota. SCENA VI Enzo e Barnaba BARNABA avvicinandosi ad Enzo Enzo Grimaldo, Principe di Santafior, che pensi? ENZO (Scoperto son.) BARNABA Qual magico stupor t'invade i sensi? Pensi a Madonna Laura d'Alvise Badoèro. ENZO scosso Chi sei? BARNABA So tutto: e penetro in fondo al tuo pensiero. Avesti culla in Genova... ENZO Prence non son, sui flutti Guido un vascel, son dalmato: Enzo Giordan... BARNABA Per tutti Ma non per me. Venezia t'ha proscritto, ma un forte Disio qui ancor ti trasse ad affrontar la morte. Amasti un dì una vergine – là, sul tuo mar beato, A estranio imene vittima – la condannava il fato. ENZO Giurai fede a Gioconda. BARNABA sorridendo La cantatrice errante Ami come sorella, e Laura come amante. Già disperavi in terra di riveder quel volto, E l'amor di Gioconda hai per pietà raccolto, Ed or, sotto la maschera l'angelo tuo t'apparve... Ti riconobbe... ENZO (Oh giubilo!)
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BARNABA L'amor passa le larve. Sulla sua sposa vigila con cuor geloso, il tetro Inquisitor, nell'aurea prigione io sol penètro, E spesso fra le lagrime io la sorpresi, e muto Lo sguardo suo mestissimo al ciel chiedeva aiuto. Badoër questa notte – veglia al dogale ostello Col gran Consiglio. Laura sarà sul tuo vascello. ENZO Dio di pietà! BARNABA Le angosce dell'amor tuo soccorro. ENZO (O grido di quest'anima, scoppia dal gonfio core! Ho ritrovato l'angelo del mio celeste amore.) Ma alfin chi sei? mio lugubre benefattor? BARNABA T'abborro. Apre il suo mantello e la giubba e mostra sul giustacuore queste lettere in argento C.X. Sono il possente démone del Consiglio dei Dieci. Leggi. ENZO Infamia. BARNABA Al supplizio trarti potea, nol feci. Gioconda amo, essa m'odia... giurai schiantarle il cor. Enzo morto era poco – ti volli traditor. ENZO »O sàtana furente, lordo di sangue e fiel, Coll'ira tua demente tu m'hai scagliato in ciel.« (Gran Dio! la togli all'orrida condanna di dolor, L'idolatrata Laura a me ridona ancor.) BARNABA Va: corri al tuo desio: spiega le vele in mar, Tutto il trionfo mio negli occhi tuoi m'appar. Ebbene? ENZO A notte bruna sul brigantino aspetto Laura. BARNABA inchinandosi e sogghignando Buona fortuna!
ENZO sul limitare della scena E tu sia maledetto! Esce. SCENA VII Barnaba, poscia Isèpo indi per un istante La Gioconda e La Cieca. BARNABA Maledici? sta ben... l'amor t'accieca. Compiam l'opra bïeca, L'idolo di Gioconda sia distrutto... S'annienti tutto. Va nel fondo, apre una porta accanto le prigioni. Isèpo! ISÈPO escendo Padron Barnaba... BARNABA Scrivano, L'anima m'hai venduto e la cotenna Fin che tu vivi; Lo conduce al banco Io son la mano E tu la penna. Scrivi. dettando Al Capo occulto dell'Inquisizione. Isèpo scrive. Intanto alla porta del tempio appariscono Gioconda e la Cieca. GIOCONDA (Ti nascondi, c'è Barnaba.) Alla madre ritraendola e sta spiando nascosta dal pilastro BARNABA La tua sposa con Enzo il Marinar GIOCONDA (Oh ciel!) BARNABA notte in mar Ti fuggirà sul brigantino dalmato. GIOCONDA Ah! disperatamente e scompare in chiesa BARNABA Più sotto: La bocca del Leone. Qua, porgi, taci, vanne. Prende il foglio, Isèpo esce.
SCENA VIII BARNABA solo Col piego in mano contemplando la scena. O monumento! Regia e bolgia dogale! Atro portento! Gloria di questa e delle età future; Ergi fra due torture Il porfido cruento. Tua base i pozzi, tuo fastigio i piombi, Sulla tua fronte il volo dei palombi, I marmi e l'ôr. Gioia tu alterni e orror con vece occulta, Quivi un popolo esulta, Quivi un popolo muor. Là il Doge, un muto scheletro Coll'acidaro in testa, Sovr'esso il Gran Consiglio, La Signoria funesta; Sovra la Signoria Più possente di tutti, un re: la spia. O monumento! Apri le tue latèbre, Vicino alla bocca del leone Spalanca la tua fauce di tenèbre, S'anco il sangue giungesse a soffocarla! Io son l'orecchio e tu la bocca: Parla! Getta il piego nella bocca del leone ed esce. SCENA IX Entra nel cortile una Mascherata; la segue il popolo cantando e danzando. Poscia un Barnabotto, Gioconda e La Cieca. Coro e Danza (Furlana) CORO Viva il Doge e la Repubblica! La baldoria e il carnevale! Baccanale! Baccanale!! Gaia turba popolana Su! correte al torneamento! Su! danzate la furlana! Chiome al sol! zendadi al vento! Fate un chiasso da demóni Colle palme e coi talloni! Tuoni il portico ducale Sovra il pazzo baccanale! Si odono alcuni tocchi di campana. VOCI INTERNE dalla chiesa Angelus Domini... Cessa la danza. UN BARNABOTTO schiudendo la tenda che copre la porta della basilica. Tramonta il sol. Udite il canto Del vespro santo Prostrati al suol.
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Tutti si prostrano rivolti verso il fondo. Gioconda e la Cieca attraversano la folla inginocchiata mentre dura l'orazione. GIOCONDA con passo vacillante, lentissimo, appoggiandosi alla Cieca Tradita!... Ahimè... soccombo... il fianco mio Vacilla... o madre... mi sorreggi. O Dio!! Cuore! dono funesto! Retaggio di dolor! Il mio destino è questo: O Morte o Amor! LA CIECA Dimmi dov'è il tuo cor! la man vi guida... Ch'io lo posi sul mio! Vieni e tacciamo un sol di due dolor! GIOCONDA prendendo la mano della Cieca e portandosela al cuore Ah sì! la mano tua sovra il mio cor! Senti e comprendi, o madre, il mio dolor! Si slancia fra le braccia della Cieca VOCI INTERNE Angelus Domini... LA FOLLA inginocchiata Gloria al Signor E pace agli uomini! Cala lentamente la tela. ATTO SECONDO Il Rosario Notte. – Un brigantino visto di fianco. – Sul davanti una riva deserta d' isola disabitata nelle acque di Fusina. Nell'estremo fondo il cielo in qualche parte stellato, e la laguna; a destra la luna tramonta dietro una nube. Sul davanti un altarino della Vergine con una lampada rossa accesa. – Hècate, il nome del brigantino, sta scritto a prua. Alcune lanterne sul ponte. All'alzarsi della tela alcuni Marinai sono seduti sulla tolda, altri in piedi aggruppati; tutti hanno un portavoce in mano; molti Mozzi sono arrampicati, o seduti, o sospesi alle sartie degli alberi a stanno cantando una marinaresca. SCENA PRIMA Marinaresca
PRIMI MARINAI a destra sul ponte, cantando attraverso il portavoce Ha! He! Ha! He! Fissa il timone! SECONDI MARINAI a sinistra col portavoce Fissa! Ha! He! Ha! He! Issa artimone! PRIMI MARINAI Issa! La ciurma ov'è? PRIMI e SECONDI MARINAI Ha! He! Ha! He! MOZZI ragazzi sulle antenne. Siam qui sui culmini, Siam sulla borda, Siam sulle tremule Scale di corda. Guardate gli agili Mozzi saltar; Noi gli scoiattoli Siamo del mar. MARINAI sotto la tolda, nel cassero Siam nel fondo più profondo Della nave, della cala, Dove il vento furibondo Spreca i fischi e infrange l'ala. Siam nel fondo più profondo Della nave, della cala. PRIMI MARINAI sul ponte Ha! Ho! Ha! Ho! Vele a babordo! SECONDI MARINAI Issa! Ha! Ho! Ha! Ho! Remi a tribordo! PRIMI MARINAI Issa! Il ciel tuonò! Ha! Ho! Ha! Ho! MOZZI sulle antenne In mezzo ai fulmini Della tempesta, Noi tra le nuvole Tuffiam la testa. Come sugli alberi D'una foresta, Osiam le pendule Sartìe scalar. Noi gli scoiattoli Siamo del mar. MARINAI sotto il ponte Sotto prora, sotto poppa
È una placida dimora, Qui vuotiam l'ardente coppa Del liquor che inganna l'ora Sotto poppa, sotto prora. MOZZI sulle antenne Il mar mugghiante, Il ciel furente, Greco a Levante, Bora a Ponente, Scïoni e turbini Sappiam sfidar. Noi gli scoiattoli Siamo del mar! UNA VOCE SOLA di dentro Pescator, affonda l'esca, E sia l'onda a te fedel, Lieta sera e buona pesca Ti promette il mare e il ciel. SCENA II Coro, Barnaba, Isèpo Barnaba è vestito da pescatore con una rete in mano. IL PILOTA Chi va là? BARNABA La canzon ve lo dicea: Un pescator che attende la marea. Ho la barca laggiù nell'acqua bassa. È tempora domani, e si digiuna, (Per mia fortuna) La mensa magra il pescatore ingrassa. MARINAI ridendo Ha! Ha! BARNABA ad Isèpo (Siam salvi! Han riso. Sono ottanta Fra marinari e mozzi. Han tre decine Di remi e nulla più; due colubrine Di piccolo calibro. Or va, con quanta Lena ti resta, e disponi le scolte Colà dove le macchie son più folte. Io qui rimango a far l'ufficio mio. Vanne con Dio.) Isèpo esce. BARNABA Pescator, affonda l'esca E sia l'onda a te fedel, Lieta sera e buona pesca Ti promette il mare e il ciel. Va, tranquilla cantilena, Per l'azzurra immensità; Questa notte una sirena Nella rete cascherà. CORO ridendo
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Ha! Ha! Ha! Ha! Questa notte una sirena Nella rete cascherà. BARNABA tra sè (Spia coi fulminei Tuoi sguardi accorti, E fra le tenebre Conta i tuoi morti. Sì, da quest' isola Deserta e bruna Or deve sorgere La tua fortuna. Sta in guardia! e il rapido Sospetto svia, E ridi e vigila E canta e spia.) Ripigliando la canzone Pescator, propizio è il vento, Tenta il mare, o pescator. Là, fra l'alighe e l'argento, Guizzan pinne d'ambra e d'ôr. Brilla Venere serena In un ciel di voluttà. Una fulgida sirena Nella rete cascherà. CORO ripete ridendo Ha! Ha! Ha! Ha! Una fulgida sirena Nella rete cascherà. Barnaba esce all'entrare di Enzo. SCENA III Enzo, Marinai e Mozzi. Il Nostromo, il Maestro delle vele, il Pilota ENZO esce da sotto‐coperta con una lanterna in mano, avanzandosi gaiamente. alla ciurma Sia gloria ai canti Dei naviganti! Questa notte si salpa! MARINAI Evviva il nostro Principe e capitan! ENZO esplorando il cielo Soffia grecale, Vento buono per noi... nella carena al Nostromo Tu, Nostromo, raccogli la gomèna. Tu, Mastro delle vele, affiggi al rostro Del brigantino il dalmato segnale Che ci protesse in molte aspre fortune, E al maggior pino inalbera il fanale. ai Mozzi Voi siate pronti a distaccar la fune D'amarra a un cenno mio. – Quest'erme dune »Più non vedremo all'ora mattutina. Nocchier, l'abbrivio è verso Palestrina.«
Alcuni uomini della ciurma eseguiscono gli ordini di Enzo; mentre gli altri ricantano la Marinaresca. ENZO a tutti Ed or scendete a riposarvi. Io vigilo Solo sul ponte le inimiche flotte. guarda le stelle È tardi. LA CIURMA Buona guardia. ENZO Buona notte. La ciurma scende sotto il ponte. SCENA IV ENZO solo Guardando il mare Cielo e mar! – l'etereo velo Splende come un santo altare. L'angiol mio verrà dal cielo?! L'angiol mio verrà dal mare?! Qui l'attendo, ardente spira Oggi il vento dell'amor. Quel mortal che vi sospira Vi conquide, o sogni d'ôr! Ciclo e mar! – per l'aura fonda Non appar nè suol, nè monte. L'orizzonte bacia l'onda, L'onda bacia l'orizzonte! Qui nell'ombra ov'io mi giacio Coll'anelito del cor, Vieni, o donna, vieni al bacio Della vita incantator. Fissando il mare Ah! chi è là? non è uno spetro Del pensier! quella è una barca. Odo già de' remi il metro, Verso me volando varca... LA VOCE DI BARNABA dietro il brigantino Capitano! a bordo! ENZO sclamando verso la direzione della voce di Barnaba Avanti!! (Dio! sostieni ancor la piena Della gioia!) O naviganti, Costeggiate la carena! Prende una fune e la getta al di là della sponda Qua la fune... aggrappa... annoda Le tue mani... un passo ancor... Non cadere! approda! approda!... SCENA V Enzo, Laura
LAURA nelle braccia di Enzo Enzo! ENZO Laura! Amore! Amor! LA VOCE DI BARNABA sinistramente, allontanandosi Buona fortuna! LAURA Oh! la sinistra voce! Fuggiam! fuggiam! ENZO S'ei tu che ti salvò!... LAURA Pur sorridea d'un infernal sorriso! ENZO È l'uomo che ci aperse il paradiso! Deh! non turbare – con ree paure Di questo istante – le ebbrezze pure; D'amor soltanto – con me ragiona, È il cielo, o cara – che schiudi a me! LAURA Ah! del tuo bacio – nel dolce incanto Celeste gioia – diventa il pianto, A umano strazio – Dio non perdona, Se perdonato – amor non è! ENZO Ma dimmi come, – angelo mio, Mi ravvisasti? LAURA – Nel marinar Enzo conobbi. – ENZO Al pari anch' io Te al primo suono – della parola... LAURA Enzo adorato! – ma il tempo vola. All'erta! all'erta! – ENZO Deh! non tremar! Siamo in un' isola – tutta deserta, Tra mare e cielo – tra cielo e mar! Vedrem pur ora tramontar la luna... Quando sarà corcata, all'aura bruna Noi salperem; cogli occhi al firmamento, Coi baci in fronte e colle vele al vento! La luna bassa si svolve dalle nuvole, il suo disco s'asconderà dietro il vascello. LAURA e ENZO Laggiù nelle nebbie remote, Laggiù nelle tenebre ignote, Sta il segno del nostro cammin. Nell' onde, nell' ombre, nei venti, Fidenti, ridenti, fuggenti, Gittiamo la vita e il destin.
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La luna discende, discende Ricinta di roride bende, Siccome una sposa all' altar. E asconde – la spenta – parvenza Nell' onde; – con lenta – cadenza, La luna è discesa nel mar! ENZO staccandosi E il tuo nocchiere Or la fuga t' appresta. – O amata donna, Tu qui resta. Scende sotto il ponte. SCENA VI Laura sola, poi Gioconda LAURA Ho il cuor pieno di preghiere. Quel lume! Ah! una Madonna! Davanti all'immagine della Madonna orando con passione; mentre ch'essa prega, Gioconda mascherata escirà da un nascondiglio sotto prora, e s' avanzerà lenta. Stella del marinar! Vergine Santa, Tu mi difendi in quest' ora suprema, Tu vedi quanta passïone e quanta Fede mi trasse a tale audacia estrema! Sotto il tuo velo che i prostrati ammanta Ricovera costei che prega e trema, Scenda per questa fervida orazion Sul capo mio, Madonna del perdon, Una benedizion... SCENA VII Gioconda e Laura GIOCONDA E un anatèma! LAURA inorridita alzandosi: Ah! chi sei? GIOCONDA Chi son tu chiami? Sono un'ombra che ti aspetta! Il mio nome è la Vendetta. Amo l'uomo che tu ami. LAURA Ciel! GIOCONDA accennando a prora Là attesi e il tempo colsi Come belva nella tana, Ah! la forza sovrumana, Del furor m' invade i polsi! Vuoi fuggir? d'amor ti struggi? Vuoi fuggir! lieta rivale?... Sì, l'antenna e il governale Pronti son, sta ben, va, fuggi!
Ergendosi terribile LAURA Furia orrenda! GIOCONDA Ah! mi paventi! Ed ardisci amar d'amore Quell'eroe? LAURA Sfido il tuo core, O rival! GIOCONDA Bestemmi! LAURA Menti! L'amo come il fulgor del creato! Come l'aura che avviva il respir! Come il sogno celeste e beato Da cui venne il mio primo sospir. GIOCONDA Ed io l'amo siccome il leone Ama il sangue, ed il turbine il vol E la folgor le vette, e l'alcione Le voragini, e l'aquila il sol! LAURA Pel suo bacio soave disfido Della pallida morte l'orror! GIOCONDA Pel suo bacio soave t'uccido, ghermendo un pugnale Son più forte, più forte è il mio amor! afferrandola Il mio braccio t'afferra! Vien ch' io ti scorga in viso! a terra! a terra! Presso a quel lume... o i lagrimosi rai... Or più scampo non hai! Questo pugnale... Ma no... tu avrai per sorte Un fulmin più fatale... In quella barca bruna... LAURA O ciel! GIOCONDA Là è il tuo consorte! LAURA Perduta io son! GIOCONDA La morte Voga sulla laguna. Ecco! oramai nè un nume nè un santuario Salvar ti può. LAURA alzando il rosario M'aita!
GIOCONDA Ah! quel rosario! Esso è per te benedizione e schermo. La trascina verso la riva. LAURA Che fai? GIOCONDA Ti salvo! Olà, il mio palischermo! Appariscono due marinai con una barca. Fuggi!... a te... questa maschera ti asconda! Stacca la maschera e la pone sul volto a Laura. LAURA Ma mi dirai chi sei? GIOCONDA Son la Gioconda! Gioconda spinge quasi a forza Laura nella barca che si allontana rapidamente. Gioconda scomparisce un istante dietro al brigantino, come per assicurarsi della fuga di Laura. BARNABA dalla riva, osservando i movimenti della barca che porta Laura e scorgendo in distanza la gondola d'Alvise. Maledizione! Ha preso il vol! Padron! Nel canal morto... là... forza di remi!... Scomparisce GIOCONDA È salva! O madre mia, quanto mi costi!... SCENA VIII Gioconda, Enzo ENZO scendendo dal ponte Laura, Laura! ove sei? GIOCONDA avanzandosi verso Enzo fieramente Laura è scomparsa! ENZO Gioconda! o ciel! che avvenne? GIOCONDA Invano a' rei Baci sognati il tuo sospir la chiama... ENZO Menti, menti, o crudel! GIOCONDA No! più non t'ama! trascinandolo verso la riva
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Vedi là, nel canal morto, Un navil che forza il corso? Essa fugge! il suo rimorso Fu più forte dell'amor! Questo lido è a lei funesto, Chè la morte intorno sta... Essa fugge ed io qui resto!... Chi di noi più amato avrà? ENZO Taci! ahimè! da che t' ho scôrto, Sospettai nefando agguato, Non mi dir d'avermi amato, Odio sol tu porti in cor! Ma al suo barbaro consorte L'angiol mio saprò strappar!... Là è la vita! Slanciandosi verso la riva GIOCONDA Là è la morte! ENZO Che di' tu? GIOCONDA Riguarda al mar! Tu sei tradito! Un infame, un crudele Al gran Consiglio il tuo nome svelò... Rompi gli indugi, – fa forza di vele, Il cielo ancora salvare ti può! ENZO Taci! è un insulto dei vili il consiglio, Dove è la morte, là impavido io sto! Noto m'è il rombo del fiero naviglio, Fuga od arresa che sieno non so! Si ode un colpo di cannone. – Alcuni marinai dell' Hècate sbucano dal ponte, altri irrompono dalla scena, alcuni con fiaccole in mano. MARINAI Le galèe! le galèe! Salvi chi può! ENZO strappando la fiaccola ad uno dei marinai Sin ch' io sia vivo, no! Al nemico darem cenere e brage! Incendio! Dà fuoco all' Hècate. La nave arde. TUTTI Incendio! guerra! morte! strage! Fuggiam! fuggiam! più speranza non v' ha! ENZO dalla tolda slanciandosi in mare O Laura, addio! GIOCONDA dalla riva E sempre Laura! oh almeno con te morir poss' io!
La nave si sprofonda. Cade la tela. ATTO TERZO Cà d'Oro Una camera nella Cà d'Oro, Sera; lampada accesa. – Da un lato un'armatura antica. SCENA PRIMA ALVISE entrando in preda a violenta agitazione Sì morir ella de'! Sul nome mio Scritta l' infamia impunemente avrà? Chi un Badoer tradì Non può sperar pietà!... Se ier non la ghermì Nell' isola fatal questa mia mano, L'espïazion non fia tremenda meno! Ieri un pugnal le avria squarciato il seno, Oggi... un ferro non è... sarà un veleno! Accennando alle sale contigue Là turbini e farnetichi La gaia baraonda, Dell'agonia col gemito Qui l'orgia si confonda! Ombre di mia prosapia Non arrossite ancor! Tutto la morte vendica, Anche il tradito amor! Là del patrizio veneto Si compia il largo invito, Quivi il feral marito Provveda al proprio onor! Fremete, o danze, o cantici!... È una infedel che muor! SCENA II Laura, Alvise LAURA entra in ricca veste da ballo, con perle e gemme ad Alvise Qui chiamata m' avete? ALVISE con affettata cortesia Pur che vi piaccia... LAURA Mio signor... ALVISE Sedete! Siedono ai due lati di un ampio tavolo. Bella così, madonna, – io non v' ho mai veduta; Pur il sorriso è languido; – perchè ristarvi muta? Dite: un gentil mistero – v' è grave a me svelar,
O un qualche velo nero – dovrò da me strappar? LAURA Dal vostro accento insolito – cruda ironia traspira, Il labro a grazia atteggiasi – e fuor ne scoppia l'ira... Mio nobile consorte, – non vi comprendo ancora! ALVISE concitato Pur d' abbassar la maschera – madonna, è giunta l'ora. Alzandosi con violenza Giunta è l' ora! – ad altr' uomo rivolto, Donna impura, è il tuo primo sospir... LAURA Ad altr' uomo? Che dite? Che ascolto! Fra sè (Cielo! orrendo m' imponi martir.) ALVISE Ieri quasi t' ho côlta in peccato, Pur potesti salvarti e fuggir... Col mio guanto t' ho oggi afferrato, Più non fuggi, – ti è d' uopo morir! La atterra violentemente. Laura getta un grido. LAURA a' piedi di Alvise Morir! è troppo orribile! Aver davanti il ciel... E scender nelle tenebre D'un desolato avel! Senti! di sangue tiepido In sen mi scorre un rivo... Perchè, se piango e vivo, Dirmi: tu dêi morir? La morte è pena infame Anche a più gran fallir! ALVISE Invan tu piangi – invan tu speri, Dio non ti può esaudir! In lui raccogli – i tuoi pensieri; Preparati a morir! Un confessore ivi t'attende! LAURA Ahimè! Ove m'adduci? ALVISE con forza sollevando la drapperia della camera attigua e indicando un catafalco. Si vedrà il riverbero dei cori. Vieni! Questo è il talamo tuo! LAURA inorridita Ah! orribil cosa!
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SERENATA INTERNA sulla laguna Ten va, serenata, Per l'aura serena, Ten va, cantilena, Per l'onda incantata. Udite le blande Canzoni vagar, Il remo ci scande Gli accordi sul mar. Entra Gioconda e s'appiatta in fondo. La serenata cessa per un momento. ALVISE estraendo una fiala Prendi questo velen; e già che forte Tanto mi sembri ne' tuoi detti audaci, Con quelle labbra che succhiaro i baci, Suggi la morte. »La tua condanna confido a te stessa; Non far che ma! securo Voler t'arresti la mano perplessa, Non far che il mio pugnale ti percota E insozzi i lari del tuo sangue impuro.« Scampo non hai, Odi questa canzon? “Morir dovrai Pria ch'essa giunga all'ultima sua nota” Esce. SCENA III Laura e Gioconda GIOCONDA accorrendo verso Laura, afferra il veleno che Laura ha tra le mani e le porge un'ampolla A me quel filtro! a te codesto! bevi! LAURA Gioconda, qui? GIOCONDA Previdi la tua sorte, Per salvarti mi armai, ti rassicura. Quel narcotico è tal, che della morte Finge il letargo... Angoscïosi, brevi Sono gl' istanti... bevi... a me la cura Lascia dell'opra. – Or via!! LAURA Mi fai paura! GIOCONDA S'ei qui torna t'uccide. LAURA Atra agonia!
Serenata interna La gaia canzon Fa l'eco languir, E l' ilare suon Si muta in sospir. Con vago miraggio Riflette la luna L'argenteo suo raggio Sull'ampia laguna E in quel si sublima Riverbero pio, Patetica rima Creata da Dio. Ten va, cantilena, Per l'aura serena, Ten va, serenata, Per l'onda incantata. Udite le blande Canzoni vagar. Il remo ci scande Gli accordi sul mar. Ten va, serenata, Sull'onda incantata. Il canto è la vita, Di sogni si pasce, Ai sogni c' invita, Dai sogni rinasce, D'un'anima ignota È l'eco fedel. L'estrema sua nota Si perde nel ciel. GIOCONDA Prega per te quaggiù la madre mia, Nell'oratorio, i miei fidi cantori Son presso... ascolta. LAURA Orror!! Già la canzone muor! GIOCONDA Con essa muori! La condanna t'è nota: “Pria ch'essa giunga all' ultima sua nota...” LAURA Porgi! ho bevuto. Prende la fiala dalle mani di Gioconda, poi scompare dietro le cortine della camera mortuaria. GIOCONDA La fiala a me! oh gran Dio!! Travasa il veleno d'Alvise nella fiala del sonnifero e lascia l'ampolla del veleno vuota sul tavolo. Esce precipitosa. SCENA IV Alvise solo, mentre la cadenza della serenata è alle ultime sue note. Ossa va l'ampolla vuota sul tavolo.
ALVISE Tutto è compiuto!! Vuoto è il cristal. Entra nella cella funeraria, vi rimane un momento e torna in scena. Vola su lei la morte. La morte è il nulla e vecchia fola è il ciel! Esce lentamente. SCENA V GIOCONDA sola Gioconda ricomparisce dal lato opposto a quello donde è uscito Alvise. Si guarda intorno, solleva la cortina della cella, poi, vistasi sola, esclama: O madre mia, nell' isola fatale Frenai per te la sanguinaria brama Di rejetta rival. Or più tremendo È il sacrifizio mio... Io la salvo per lui, per lui che l'ama! Esce precipitosamente. SCENA VI Sontuosissima sala attigua alla cella funeraria, splendidamente parata a festa. Ampio portone nel fondo a sinistra, un consimile a destra, ma questo tutto chiuso da una drapperia. – Una terza porta nella parete a sinistra. Entrano Cavalieri, Dame, Maschere. Alvise moverà loro incontro ricevendo e complimentando chi entra. Il Paggio gli sta accanto Gioconda. ALVISE Benvenuti messeri! Andrea Sagredo! Erizzo, Loredan! Venier! Chi vedo? Isèpo Barbarigo, a noi tornato Dalla pallida China! e il ben amato Cugino mio Partecipazio! O quanti Bei cavalieri!... Belle dame! Avanti, Avanti! e voi, vispi cantori e maschere, Presto sciogliete le carole e i canti. CORO S' inneggi alla Cà d' Oro Che intreccia in rami d'ôr Della virtù l'alloro Col mirto dell'amor. ALVISE Grazie vi rendo per le vostre laudi, Cortesi amici. A più leggiadri gaudi Ora v' invito. Ecco una mascherata Di vaghe danzatrici. – Ognuna è ornata Di bellezza e fulgore E tutte in cerchio rappresentan l'ore. Incomincia la danza. Danza delle ore
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Le Ore del Mattino – del Giorno – della Sera – della Notte SCENA VII I precedenti, Barnaba, la Cieca, Enzo BARNABA trascinando la Cieca, che invano cerca svincolarsi dalle sue strette Vieni! LA CIECA Lasciami! Ahimè! CORO e ALVISE La Cieca! GIOCONDA accorrendo O madre! ALVISE alla Cieca Qui che fai tu? BARNABA Nelle vietate stanze Io la sorpresi al maleficio intenta! LA CIECA Pregavo per chi muor! CORO Per chi muor? che di' tu? Si odono silenti rintocchi della campana degli agonizzanti. Qual suon funèbre! ENZO a Barnaba Un'agonia! per chi? BARNABA sottovoce ad Enzo Per Laura! ENZO Orror! Che più mi resta se quell'angiol muor? ALVISE avanzandosi tra la folla atterrita e confusa E che? la gioia sparve! Se gaio è Badoero, Chi ha fra gli ospiti suoi dritto al dolor? ENZO Io l' ho più ch'altri. ALVISE Tu? ma tu chi sei?
ENZO gettando la maschera Il tuo proscritto io sono, Enzo Grimaldo, Prence di Santafior! Patria ed amore Tu m' hai rubato un dì... Or compi il tuo delitto! TUTTI Audacia! LA CIECA e GIOCONDA Orror! ALVISE Sul capo tuo rispondi, Barnaba, del codardo insultator! CORO D'un vampiro fatal – l'ala fredda passò E in teda funeral – ogni face mutò. Un sinistro baglior – le fronti illuminò, Più la gioia regnar – nella festa non può ENZO fra sè (O mia stella d'amor, – o mio Nume fedel, Se rapita a me sei, – ti raggiungo nel ciel!) GIOCONDA fra sè (Oh tortura crudel! – inaudito martir! Quanto ei l'ama! è per lei – qui venuto a morir!) LA CIECA a Barnaba O fatal delator, – se trafitto alcun fu, Riconosco la man, – l'assassino sei tu! BARNABA alla Cieca Giuro al cielo, se ier – quella rea ti salvò, La vendetta oggimai – più sfuggirmi non può! ENZO fra sé (Già ti vedo immota e smorta Tutta avvolta in bianco vel, Tu sei morta, tu sei morta, Angiol mio dolce e fedel! Su di me piombi la scure, S'apra il baratro fatal, E mi guidin le torture All' imene celestial.) GIOCONDA (Scorre il pianto a stilla a stilla Nel silenzio del dolor. Piangi, o turgida pupilla, Mentre sanguina il mio cor.) BARNABA a Gioconda Cedi alfin, della mia mano
Vedi qui l'opra fatal. Mi paventa! un genio arcano Mi trascina verso il mal. GIOCONDA sottovoce, a Barnaba Se lo salvi e adduci al lido, Laggiù presso al Redentor, Il mio corpo t'abbandono, O terribile cantor. BARNABA come sopra, a Gioconda Disperato è questo dono, Pur lo accetta il tuo cantor. Al destin spietato irrido, Pur d'averti sul mio cor. LA CIECA a Gioconda Le tue lagrime, o Gioconda, Che non versi sul mio cor? Un amor non ti circonda Che sia pari a questo amor! ALVISE cupamente guardando Enzo Nel fulgor di questa festa Mal venisti, o cavalier, Par che sia per te funesta L'allegria dei Badoer! Ma già appresto a' tuoi sgomenti Nuova scena di terror! Tu saprai, se invan si attenti Del mio nome al puro onor! CORO Tristi eventi! Audacie orrende! Spaventevole festin! Come rapida discende La valanga del destin! ALVISE avanzandosi in mezzo della scena, con atto di suprema dignità Or tutti a me! La donna che fu mia L'estremo oltraggio al nome mio recò! Va verso la cella funeraria ed alza le cortine. – Laura apparisce vestita di bianco, stesa sul suo letto di morte. La cella è rischiarata da molti doppieri. Miratela! Son io che spenta l' ho! ENZO si slancia, brandendo il pugnale, ma è trattenuto dalle guardie Carnefice! GIOCONDA, LA CIECA Sventura! CORO Orror! orror! Gioconda corre verso Enzo che viene trascinato dalle guardie. Barnaba afferra per la mano la Cieca e, giovàndosi della confusione, la spinge entro una porta segreta. Alvise resta
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immobile presso la cella funeraria, additando il cadavere di Laura. Gli invitati si atteggiano ad espressioni di raccapriccio, di sdegno e di pietà. – Quadro. – Cala la tela. ATTO QUARTO Il Canal Orfano L'atrio di un palazzo diroccato nell' isola della Giudecca. Nell'angolo di destra un paravento disteso, dietro il quale sta un letto. – Un gran portone di riva nel fondo da cui si vedrà la laguna e la piazzetta di San Marco illuminata a festa. – Una immagine della Madonna ed una croce appesa al muro. – Un tavolo, un canapè, sul tavolo una lucerna ed una lanterna accese, un' ampolla di veleno, un pugnale, – Sul canapè varii adornamenti scenici di Gioconda. – A destra della scena una lunga e buia calle. SCENA PRIMA Gioconda sola, cupamente assorta ne' suoi pensieri Intanto dal fondo della calle si avanzano uomini che portano in braccio Laura avvolta in un mantello nero. Battono all' uscio. Gioconda si scuote e va ad aprire. Entrano. GIOCONDA Nessun v' ha visto? PRIMO CANTORE Nessuno. GIOCONDA Sul letto La deponete. Gioconda va al paravento. Laura è deposta sul letto. CANTORE »Ad un'occulta riva Sbarcati siam per evitar gl' incontri.« GIOCONDA »Sta ben. E quando fu sepolta?« CANTORE »A vespro.« GIOCONDA »E quanto tempo giacque?« CANTORE »In circa un'ora.« GIOCONDA »Era vasto l'avel?« CANTORE »Vasto.«
GIOCONDA I compagni Verranno questa notte? CANTORE Sì. GIOCONDA Ecco l'oro Che vi promisi. CANTORE Nol vogliam... gli amici Prestan opra da amici. GIOCONDA mutando accento e supplicando O pïetosi, Per quell'amor che v' ha creati, un'altra Grazia vi chiedo. Nella scorsa notte Mi scompariva la mia cieca madre, Già disperata la cercai, ma invano. Deh! scorrete le vie, le piazze, e l'orme Della mia vecchierella Iddio v' insegni. Doman, se la trovate, a Canareggio V'aspetterò. Quest'antro di Giudecca Fra brev'ora abbandono. CANTORI A noi t'affida. Gioconda stringe ad essi la mano; escono da dove sono entrati. SCENA II GIOCONDA sola presso il tavolo guarda il pugnale, lo tocca, poi prende l' ampolla del veleno. Suicidio!... in questi Fieri momenti Tu sol mi resti, Tu sol mi tenti. Ultima voce Del mio destin, Ultima croce Del mio cammin. E un dì leggiadre Volavan l'ore; Smarrii la madre, Perdei l'amore, Vinsi l' infausta Gelosa febre! Or piombo esausta Fra le tenebre!... Tocco alla mèta... Domando al ciel Di dormir queta Dentro l'avel. Guardando ancora l'ampolla Ecco, il velen di Laura, a un'altra vittima Era serbato! io lo berrò! – Quand' esso Questa notte qui giunga, io non vedrò Il loro immenso amplesso; Ma chi provvede alla lor fuga? ah! no!
Getta il veleno sul tavolo No, tentator, lungi da me! conforta, Anima mia, le tue divine posse! Laura è là... là sul letto... viva... morta... Nol so... se spenta fosse!!! Io salvarla volea, mio Dio lo sai! Pur, s'ella è spenta!?... un indistinto raggio Mi balena nel cor... vediam... coraggio. Prende la lanterna, fa per avviarsi al letto e poi si pente No... no... giammai, giammai! No, non mi sfugga questo dubbio arcano! Ma s'ella vive? ebben... Laura è in mia mano... Biecamente Siam soli – È notte – Nè persona alcuna Saper potrìa... profonda è la laguna... UNA VOCE LONTANA SULL'ACQUA Eh! dalla gondola, Che nuove porti? ALTRA VOCE PIÙ LONTANA Nel Canal Orfano Ci son de' morti. GIOCONDA Orrore! orrore!! orrore!!! Sinistre voci! Illuminata a festa Splende Venezia nel lontano... in core Già si ridesta La mia tempesta Immane! furibonda! O amore! amore!! Enzo! pietà!... Al culmine della disperazione si getta accanto al tavolo. SCENA III Intanto si vedrà Enzo venir dalla calle, trova la porta socchiusa, entra ENZO Gioconda! GIOCONDA Enzo!... sei tu! ENZO cupamente Dal carcere M' hai tratto; e i miei legami Sciogliesti, e armato e libero Qui son. Da me che brami?... GIOCONDA con accento d'esaltazione straziante Da te che bramo? ahi! misera! Ridarti il sol, la vita! La libertà infinita! La gioia e l'avvenir! L'estatico sorriso, L'estatico sospir!
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L'amor... il paradiso!! (Gran Dio! fammi morir!) ENZO Donna! col tuo delirio Tu irridi a un moribondo, Per me non ha più balsami L'amor, nè raggi il mondo. Addio... GIOCONDA Che fai? ENZO Non chiedere. GIOCONDA afferrandolo Resta... M'ascolta. ENZO svincolandosi Cessa. GIOCONDA Tu vuoi morir per essa! ENZO Si, sul suo santo avel Baciare anco una volta La povera sepolta. GIOCONDA con possente ironia Ebben, corri al tuo voto, Eroe mesto e fedel! L'ave! di Laura è vuoto; Io l' ho rapita! ENZO O ciel! con un grido No, menti, menti... GIOCONDA accennando alla croce appesa al muro Giuro, Giuro su quella croce. ENZO No: la bestemmia atroce Tergi dal labbro impuro! Di' che hai mentito! GIOCONDA con fierezza, poi supplichevole Il vero Dissi! il furor... deh! frena! ENZO O furibonda jena Che frughi il cimitero! O maledetta Eumenide, Gelosa della morte, Dimmi ove celi l'angelo Mio dalle guance smorte. Parla! o in quest'ora lùgubre Convien che qui tu muoia... Vedi! già brilla il fulmine Del mio pugnal...
Sguainando il suo pugnale e afferrando Gioconda. GIOCONDA (Oh gioia! M'uccide!) ENZO I tenebrori Del tuo mister saprò. Parla... GIOCONDA No. ENZO Parla. GIOCONDA No. ENZO Ebben... infame... muori! Per ferirla. SCENA IV Laura, Gioconda, Enzo LAURA dall'alcova Enzo! ENZO Chi è là! GIOCONDA atterrita Mio Dio! LAURA comparendo Enzo! amor mio! Ah! il cor mi si ravviva... Respiro all'aura... Enzo, immobile, trasognato Enzo, vieni... sei tu, vieni... son viva! ENZO slanciandosi, abbracciando Laura Laura! ciel! non deliro! Ah! Laura! Laura! GIOCONDA avviluppandosi la testa nel suo manto (Nascondili, o tenebra!) LAURA guardando verso Gioconda Ahimè! quell'ombra È Alvise... fuggi... ENZO No, il terror disgombra. LAURA avvicinandosi riconosce Gioconda che si sarà scoperta Sei tu?! costei salvò la vita a me.
ENZO Fanciulla santa! Ch' io mi ti prostri ai piè! Laura ed Enzo cadono in ginocchio davanti a Gioconda – Quadro. VOCI LONTANE Ten va, serenata, Per l'aura serena, Ten va cantilena, Per l'onda incantata. Udite le blande Canzoni vagar, Il remo ci scande Gli accordi sul mar. Il canto è la vita, Di sogni si pasce, Ai sogni c' invita, Nei sogni rinasce, D'un'anima ignota È l'eco fedel, L'estrema sua nota Si perde nel ciel. GIOCONDA con calma dolcissima Questa canzone ti rammenti, o Laura? È la canzone della tua fortuna. Essa viene vêr noi. Attenti udite, Fratelli miei, quei rematori in salvo V'addurran questa notte. Per la fuga Tutto provvidi cautamente. Alzate »Le vostre fronti, ch' io veda il sorriso Ch' io vi creai. No, d'attristar Gioconda Più non temete... amatevi... Ho il cuore rassegnato. Nessuno è qui colpevole, So che l'amore è un fato! ENZO e LAURA al colmo della commozione Oh! benedetta! GIOCONDA sempre con maggior fretta Basta! il tempo fugge! La barca s'avvicina... i miei compagni Vi condurran prima dell'alba al lido Dei Tre Porti...« ed appena giunti a terra »Domanderete due corsieri e lesti.« Verso Aquileja drizzerete il volo, E di là poco lunge il suol d' Illiria Vi splenderà liberamente in viso. a Laura »Tu per lenir il trepido vïaggio Gli narrerai la tua ventura. Addio...« Ecco la barca... il mio mantel t'asconda. Si vede la barca del cantori che s'arresta alla riva. Gioconda si toglie il mantello di dosso e copre Laura; poi scorge al collo di Laura il rosario. Che vedo là! Il rosario! oh sommo Dio! Così dicea la profezia profonda: «A te questo rosario
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Che le preghiere aduna, Io te lo porgo, accettalo, Ti porterè fortuna...» E così sia! quest'ultimo Bacio che il pianto innonda V'abbiate in fronte, è il povero Bacio del labbro mio. Talor nei vostri memori Pensieri alla Gioconda Date un ricordo. Amatevi... Lieti vivete... Addio! ENZO e LAURA Sulle tue mani l'anima Tutta stempriamo in pianto. No, mai su queste lagrime Non scenderà l'oblio. Ricorderem la vittima Del sacrificio santo. Ti benedican gli angeli. Addio... Gioconda. – Addio. Sull'ultimo verso Laura ed Enzo avranno già un piede sulla barca. Quadro. – Partono. – Pausa. SCENA V Gioconda sola, poi Barnaba nella calle GIOCONDA afferra l'ampolla del veleno Ora posso morir. Tutto è compiuto, Ah no! mia madre! aiuto! Aiuto, o santa Vergine! Troppi dolori sovra un solo cuore! Vo' ricercar mia madre!... Oh! mio terrore! Colta da un pensiero improvviso Il patto or mi rammento! Ah! la paura Di Barnaba m'agghiaccia! Qui riveder l'orribile sua faccia! Corre all' immagine della Madonna e si prostra Vergine Santa, allontana il Demonio!!! BARNABA viene dalla calle, si ferma alla porta socchiusa e sta spiando Il ciel s'oscura. Scompare la luna. Prega! ed essa non sa qual testimonio Dell'orazion la guarda. GIOCONDA Vergine Santa, allontana il Demonio... Ebben, perchè son così affranta e tarda, La fuga è il mio riscatto! BARNABA (Ah! vuol fuggir...) Mentre Gioconda fa per fuggire s'incontra con Barnaba che spalanca l'uscio ed entra.
SCENA ULTIMA Gioconda e Barnaba BARNABA terribilmente Così mantieni il patto? GIOCONDA prima atterrita, poi con coraggio supremo sino alla fine. Sì, il patto mantengo – lo abbiamo giurato, Gioconda non deve – quel giuro tradir. Che Iddio mi perdoni – l' immenso peccato Che sto per compir! BARNABA fra sè Ebbrezza! delirio! Mio sogno supremo! Ti colgo e repente quest'arido cuor S' innonda di gioia! già palpito e tremo Ai rai dell'amor! GIOCONDA a Barnaba che fa per avvicinarsi Raffrena il selvaggio delirio! t'arresta. Vo' farmi più gaia, più fulgida ancor. Per te voglio ornare la bionda mia testa Di porpora e d'ôr! Va ad ornarsi Con tutti gli orpelli sacrati alla scena Dei pazzi teatri coperta già son. Ascolta di questa sapiente sirena L'ardente canzon. T'arresta, che temi? mantengo il mio detto, Non mento, non fuggo, tradirti non vo'. Volesti il mio corpo, dimon maledetto? E il corpo ti do! Si trafigge nel cuore col pugnale che avrà raccolto furtivamenre nelle vesti adornandosi e piomba a terra come fulminata. BARNABA Ah! ferma! irrisïon!... ebben... or tu... M'odi... e muori dannata: Curvandosi sul cadavere di Gioconda e gridandogli all'orecchio con voce furibonda Ier tua madre m' ha offeso! Io l' ho affogata! Non ode più!! Esce precipitosamente e scompare nelle tenebre della calle. Cade la tela.
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