Supplemento al N . 1 — 2 del „Bullett. di aroh. e stor. dalm." a. 1901. (5"
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STORIA E LEGGENDA D I
S. DOMNIONE o DOIMO V E S C O V O M A R T I R E DI
SALONA
IS
DELLE SUE R E L I Q U I E
SAGGIO STORICO
CRITICO
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SPALATO NARODNA TISKARA 1901.
P R E F A Z I O N E. Quando una questione clelicata per sua natura e per le possibil i ¡lia-Jone e conseguenze, di valore pr ático per la vita religiosa, rieur gettata in mexzo alla massa, essa non puo assopirsi mai, deve essere diseussa plenamente ecl esaurientemente fino ad appagare V mtelletto di tutti coloro, ai quali fu data a disamina. K quindi mi' opera più che mai patriottica il contribuiré, che una tale questione cessi, non gia per assopimento, non gia col chiuclere la bocea a chi la discute, ma coïï opera indefessa nella ricerca della verita, che sola puo appagare Ï intelletto umano eolio sciogliere tutti i dubbii. Da (deuni mesi si discute per Spalcdo la questione dette reliquie di S. IJoimo. Vi parlano gli artiejiani, i contadini, non meno calorosamente di qwei, che hanno uri orpello di coltura. Chi legge e chi non legge discute, dibatte, nega, asserisce sema criterio, sen-ta cognizione dei lini.ili di questa controversia. È naturale, che in questa occasione se ne dirano dette grosse in materia di religione, si sparli del prossimo, si calunni a dritta ed a sinistra senza moclerazione alcuna. Questo fatto mi ha indotto a ser ire re questo breve saggio sulla vita e sulle reliquie del Santo Patrono di Spcdcito. Lo scopo principcde che mi sono prefisso si è il contribuiré alla radicale e finale soluzione di questa controversia, ctl tranquillamento degli a nim i agitati. Siccome nello scrivere ho amito di mira più di tullo di scoprire la verità oggettivci e farla palpare con mano anche ai più
restii ed ai meno versali in materia, avro quindi for se r ¡petalo una stessû cosa in pin luoghi. Ho falto precederc alla cliscussione in mérito, un cenno sullo svilappo storico delta questione e poscia un cenno salle fonti storiche, cose notissime ai clotti Ho raccolto quindi tutto (pallo, che si e serillo in argo-
mento sia net patrio Bullettino dj areheologia e, storia daim a ta, sia cdtrove, aggiimge/ndmi quà e là delle riflessioni e degli argormnti, forse non sviiuppati esaurientemente o non accennati cdtrove. Talche dere essere ehiaro a tutti il limite Ira la parte storica e la parte leggendaria nellci vita di S. Doimo. Credo d'arcr fcdto opera bnona, qualunque ne possa essere il (jiudkio del mondo, ed un opera gradita al Santo Patrono di Spalato, il quede, essendo morto per testimoniare la vérité, ci ha mostrato quanto le dobbiamo essere attaccuti. Siccome non sono per natu ra propenso a seguire il scujgio cmsiglio dei pr uden t i del secolo: l a rnenzo^na m a i , l a veriîà non s e m p r e , percio setro forse tacciato d'imprudmza. Sia pure. Siccome cl ait ra parte sono convento che la verilà e una, e che solo la verità e non la »prudeiiui« debba essere la stregua, alla quede si devono giudicare le opere timane, percib ho deciso, checche sia per suceedere, a venciere di publica ragione questo saggio. A tutti quelli, che chiedono luce io la offro loro. Si fin ¡sea una buona volta colle basse calunnw, colle dicerie, coi discorsi vceni per i publiei ritrovi, e colle proteste, che milla giovano, ma invece fanno un danno incalcolabile alla moredità publica.
Ho ce reato la verità, non già argomenti per sos teuere ¡a >>tradizione«, sapendo bene, elie e/ti procede con idee preconcefte o aprioristiche, potra trovare sempre qualehe cippiglio onde protrarre una disputa rana. Mi sono sforzato di evitare ogni polémica, che potrebbe anche sembrare aspra e personale, mi sono attenuto alla constatations di fatti positivi, citando e confutando pin o meno indirettamente qnello, che non corrisponde alta verità delle cose. Prego i miei eoncittadini di leggere questo saggio con quello stesso spassionato amore delta verità, col quak io l'ho cercata, poiche niente maggtormente nobilita /' animo umano quanto Y amore del vero,, che non e altro se non un riflesso di quell' eterna Verità, alla quale dobbiamo tendere tutti Amiamo la verità, ma futta la verità, anche allora, qucindo sembra a noi contraria, e saremo grandi, amiamola corraggiosamente e saremo degni di (morare per Patrono colui, che in tutta la sua vita la predico, la difese in pubblico ed in privato e finalmente diede il sangue per essa. L' A U T O R E .
Breve eenno siorieo délia questione. (Con una Tavola n. T.)
Tommaso, arcidiácono di Spalato, ebbe la grande .fortuna nello scrivere la sua »Historia Salonitana«, di essere stato il primo, che si accinse ad un tal lavoro, al quale percio necessariamente deve far capo chimique imprende a parlare del passato, sia ecclesiastico che civile, della patria nostra. Egli, sembra incredibile, non addnce neppure le fonti donde trasse le sue notizie, e noi quindi non siamo in istato di cercarle e confrollarle. Percio anche noi dohhiamo ricorrere a lui, fonte prima, scrivendo questo breve saggio. Egli per il primo ha pertrattata la questione storica su >S'. Domains o Domnio, che necessariamente non eleve essere stata da lui posta sul tappeto, ma dovea essere stata viva ai suoi tempi. La questione si aggirava su due punti : chi fosse stato S. Domnius o Domnio ed ove riposino le sue ossa. Al capo II. di questa sua »Historia« espone la vita di lui cosí, come F abbiamo al di d' oggi conservata. Ci dice, cioè, come egli fosse stato nativo d' Antiochia, discepolo di S. Pietro, spedito da lui con altri compagni a questi lidi a predicare il vangelo, e come quindi fosse stato primo vescovo di S alona. Nel capitolo III. poi dice: »pin tardi, al tempo della persecuzione di Diocleziano e di Massimiano, fuvvi un al tro martire di simile nome, chè la parola Domnio di poco differisce dal nome del pontefice Domnius. Ma egli fu uno dei camerieri del tiranno Massimiano1). Qui vi segue a narrare la storia di questo san Dommone Cubiculario martirizzato a Julia Fideutia presso Parma, rnbato dai Salonitani e traspórtalo da loro in patria e sepolto alíalo di S, Domnius rescoro. E più che natúrale, se si pone mente al punto di vista deli" arcidiacono della Chiesa di Spalato, che egli faccia trasportare a Roma da abate Martino questo secondo Santo, Domnio. ') Postmodum vero terapore Diocletiane et Maximiane persecutionis altor simili nomine mártir fuit, qui Domnionis vocabulo, a nomine pontificis Domnii modicum differt. Sed liic fuit unus ex cubiculariis Maximiani tiranni ete, — Histor. Salon. C. III. (Monum. Slavorum merid. t. XXVI. Zagreb.) p. 9.
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E più clie evidente che qui si traita di una pretta învenzione dell Arcidiacono o dell' autore di questa storiella. Un S. Domnione venue fatto rubare dai Salonitani in Italia e sepellire allato dell' omonimo Domnio, loro vescovo, onde essere più tard i sostituito a questi nello spoglio clie fece dei santi corpi 1'abate Martino per ordine di papa Giovanni IV, figlio di Yenanzio Scolastico!! Ma questa ingegnosa invenzione dell'Arci diácono, se soddisfava l'amor proprio e le piccoleambizioncelle dei suoi concittadini, non poteva soddisfare uno spinto disinteressato, atto a cribrare le cose a lume di sana critica. E tal i spiriti ce n'eran o anche ncl passato. Di fatti leggiamo nel tomo I. dell' »Illyricuni sacrum« del P. Dan i ele Earlati alla pag. 409 l'introduzione ad un'aspra polémica contro un sacerdote, dottore in ambe le leggi, ch'egli non nomina, perchemortopochi anni innanzi e per non sembrare ch' egli voglia contaminare la sua memoria, o piiittosto per renderla ancora più esecrata presso i posteri ! Poichè non credo capace di tale senti mentó un nomo e sacerdote, il quale dice volere piuttosto errare che stare col Karamaneo nel vero ! ') Costui era un uonio »di acuto e perspicace ingegno, versato nelle lettere greche e latine, fornito d' una molteplice e varia erudizione, ma tale d' annoverarsi tra coloro, i qnali preferiscono d'impiegarei vantaggi della natura e della dottrina, dei quali abbondano, a svellere le antiche pie tradizioni, di quello che a cohfermarle«. Ed il Riceputi nelle sue »Memorie di cose dalmatiche« scrive ancora più aspramente : »si levo, non è molto, uno spirito di' contradizione a scrivere certe dodeci riflessioni ordinate a rimuovere 8. Doimo dall" opinione publica di discepolo di S. Pietro e primo vescovo di Salona per ridurlo in un santo dei bassi secoli e forse anche più immaginario che vero. (Qui comineia la calunnia del Riceputi). Ma il cielo non tardo a chiudere la bocea dell' incauto contradicente. Corrono per le man i di alcuni le copie di tale conato, pieno, non tanto di parole, che di appassionati sofismi : ma non ostano punto : perché sono in conto di sorelle e compagne colle fallacissime di Marc' Antonio de Dominis, che disse ed opero qnanto seppe, per abbattere la cattedra di S. Doimo, sulla quale sedeva, ad oggetto poi di alzarsi sulle ruine della medesima per attaccare il soglio supremo del beatissimo Pietro« 2). Farlati Ibid. -') Memorie di cose Dalmatiche Zara 1864. pp. 57—58. Quanta poca lógica e molta rettorica in qviesto ultime parole ! !
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í) Pili benigno è il Fortis nel gilidicare cotesto »spirito di contradizione«, di cui ci da anche il nome di famiglia. In fatti nel sno Viaggio in Dalmaxia, scrive : »vi fiôri in questo secolo (XVIII, a Lissa) un erudito nonio della famiglia Karamaneo, che lascio molte pregevoli schede appartenenti specialmente all' illustrazione della sua patria. Questo valentuomo ehl)e dei dispiaceri per avere voluto provare in una dissertazione, che le reliquie di S. Doimo venerate a Spalato con sommo fervore 11011 erano legittime« '). Stefano Paulovic Lució, nell" edizione dell" opera del Riceputi, condanna il giudizio severo di costui e prende le parti del Karamaneo : »troppo severamente ci sombra pero che se 11e parli dal Rieeputi, sendo stato il Karamaneo persona di molto mérito letterario e 11011 essendosi alla fin fine trattato, che di una di quelle discussioni e critiche, delle quali ci offre la storia ecclesiastica tant i esempi«. 2) Eppure fino a questi ultimi giorni assai pochi conoscevano in provincia quest'opera del Karamaneo, che gli valse, vita durante, tan ti dispiaceri e dopo la morte le acerbe rampogne e le calunnie dei suoi oppositori, che non si vergognarono di attaccarlo nella sua fama e nei suoi sentimenti religiosi. (1 razie alie premure del reverendissimo párroco di Lissa Don Apollonio Zanella, 1'opera del Karamaneo venue alla lues come Supplemeido del Bullettino di archeologia e storia (Jalmata, }') alla quale 1'editore fece precedere una piccola prefazione, dalla quale si desume 1' istoria di quest' opera. II Karamaneo Matijasevic nacque a Lissa nel 1658. Fece il corso degli studi a Lésina e a Fiume ed ebbe la, laurea a Padova. Nel 1688, tornato in patria, sostenne per qualclie mese 1'ui'i'icio di párroco; ma poco stante rinunciô alia cura, per dedicarsi all' istruzione della gioventù e per attendere con più agio ai suoi studi prediletti. Tra coloro che frequentarono la sua scuola, fuvvi un tale conte Francesco Rados. Costui trovandosi più tardi a Spalato (circa il 1718) prendeva parte alia controversia circa San Doimo, che in quei giorni ferveva i 11 1111 crpcchio di persone erudito sacerdoti e secolari, fra i quali c'era un discépolo del canonico Mihic, jiortavoce del sno maestro, che non era amico al Karamaneo. Quelle discussioni si tenevano nella botJ)
Viaggio in Dalmazia II. p. 165. -') ]Memorie di cose dalmaticlie p. 58. Xota. NumerolO—11 a. 1900. Riflessioni sopra 1' istoria di S. Dojmo primo vescovo di Salona e martire, Patron della città di Spalato ecc.
10 tega d'un certo Pisenti, come si rileva dalle lettere del Karamanéo al liados, che tuttora si conservano. II Rados si rivolse al sao maestro Karamanéo e questi gli scrisse le »Kfflessioni«, onde se ne valesse di fronte agli opposit#i e li aecompagnava con lettera dei 19 agosto 1719. I contendenti erano d'accordo nel riten ere che S. Doimo era 10 stesso che S. Domnione, ma non erano d' accordo nello stabilire 11 luogo dove riposavano le sue ossa: a Spalato o a Roma 1 ). Nel leggere queste Biflcssioni salta agli occlii di tutti, quanto fossero stati appassionati ed ingiusti i giiulizi del Ricepnti e del Parlati. Prendendo poi in considerazione 1' occasione, che spinse il dotto sacerdote a scriverle, si deve conehiudere, che a Spalato stessa non erano convinti della veridicita dolí" Arcidiacono Tommaso, che si dnhitava su alcuni ]»unti della vita di S. Doimo e salle sue reliquie. Questo fatto abbatte la »pin che millenaria« tradizione della chiesa di Spalato. Ció diniostra il dubbio perseverante da Tommaso T arcidiacono in poi. Se dobbiaino poi prestar fede alT iscrizione métrica allato dell" altare di S. Doimo, gia ai tempi dell'arcivescOvo Grescenzio si dubitava a Spalato se veramente c-i stesse in quell'arca il corpo di S. Doimo. Con ció il dubbio risale al 110Í>, all' estinzione della dinastía nazionale croata, che ha prodigato tanti favori agli areivescovi ed alia cliiesa di Spalato. Dopo il Karamanéo sembradío la questionefosse stata assopita. I dispiaceri, che dovette provare costui, le invettive del Riceputi e del Parlati hanno piouabilmente chiusa la bocca a molti, e non se ne parlo piü, almeno publicamente. Ma le questioni di un valore pratico, hanno questo di buono che. se non sono risolte da appagare la mente e togliere ogni dnbbio, prima e dopo devono necessariamente venire a galla ed imporsi alia mente per essere risolte, Possono essere sopite ma non mai spente. Ed ecco in <inesti ultimi anni la questione ritorna, e questa volta s" impone da se, la impongono gli studi serii di agiografia o le scoperte archeologiche negli antichi cimiteri cristiani di Salón a, Xell" anno 1892 toccano questa questione Msgr. Bulic ed il prof. Jelic. II primo ne scrive nel fíullettino arrheolo</ico dril mato di quell* auno: »Sembra piü verisimile la congettura, che il martire SymRiflessioni etc. p. I\'.
11 phorianussia stato il diácono, forse il successore di Domnio vescovo e martire storico dell' anuo 299, la memoria del quale era completamente svanita, raa che per le recenti scoperte viene posta fuori di ogni dubbio. Come in un altro luogo sara dimostrato, le Passioni meelioevali di Domnius I.° vescovo di Salo na, non spettano a. lui, raa bensi al martire storico, il vescovo Domnio dell'a. 299; e gli agiografi medioevali, perdutane ogni memoria, le attribuirono erróneamente al primo« -). La stessa cosa asseri il Jelic in una nota ad un articolo posteriore. Anch'egli dice che le Passioni di S. Doimo si devono riferire a S. Domnio, regístrate nei fasti martirológici coi compagni militi agí i 11 aprile e martirizzato nel 299, mentre san Doimo i. e ignoto alia cliiesa, noto soltanto al calendario della Chiesa salonitanospalatina, che registra il suo natale senza compagni ai 7 Maggio •>). Dei lavori e delle scoperte del Bulic, durati e continuati fino a, questi ultimi giorni, ha voluto occuparsene, con sommo amore, il celebre bollandista P. Ippolito Delehaye, quindi diede alia luce negli »Analeda Bollandirnia« del 1897 uno studio4) esauriente sui pretesi due santi Anastasi di Salona, ove dimostra non esistere che un solo San Anastasio di Salona cioé ¡1 Pullone. Con ció abbatteva la credenza di coloro, che vogliono che un S. Anastasio sia a Spalato 1' altro a liorna. Ma non essendone che uno, le ossa del quale trovandosi a liorna, con ció Spalato si trovava disillusa nella sua credenza. Questo lavoro vennc publicato in italiano nel Bullettino5), senza che alcuno movesse lamento, tranne il prof. Jelic, il quale prese a comba!tere nel Bullettino stesso le ragioni del Delehaye, senza pero aver condotto fino ad ora a termine la sua impresa. Quindi il Bulic prese a disamina le passioni dei due santi Anastasio e Doimo'1) e la storia della loro invenzione e translazione a Spalato. Egli dimostra che le Passioni di S. Doimo non si possono riferire che ad un santo del I IT o I V secolo. e che tal i sono le inverosimiglianze nella storia della loro translazione, da doverla a dirittüra rigettare. ') Questo 1900 p. 283ss;.
santo
o
ormai icleiTtificato ron
-) Bull. dalm. 1892. p. 149 segg. :!)
Ibid. p. 174. Nota 1. Anall. Boíl. t. X V I . pp. 488—500. Bull. dalm. 1898 pp. 57—72 (i) Bull. dalm. 1898 pp. 113 segg.
4)
Rymferius.
Vedi
Uull.
dalm.
12 Dopo ció, ecco miovamente comparire negli »Analecta Bollandiana« 1111 nuovo lavoro del P. Delehaye sui Santi dell'Istria e Dal111 azi a, ove dimostra che, 11011 solo non esiste che un solo S. Anastasio, ma che non esiste neppure che un solo S.Doimo o meglio Domnione e questo lo storico registrato agli 11 Aprile nei martirologi, e che le sacre sue reliquie riposano con quelle dei suoi compagni nella eapella di >S. Yenanzio a Roma'). Questo lavoro dell'esiniio scrittore sembra aver scosso gh aninii del Capitolo della Cattedrale di Spalato. E benché si sia discussa la questione, per lungo lasso di tempo, tra dotti e competenti m materia, senza che alcuno abbia trovato argomento di scandalo o ragioni da opporvisi, d' un tratto scatta a nome del clero e del buon popolo di Spalato, com'egli ció asserisce,2) íl decano capitolare Devic, prima ancora che il lavoro del Delehaye fosse publicato in italiano nel patrio Ballet tino:!) e scrive un opuscolo polémico, che ha per ti tolo »Festeggiamo il nos tro patrono ti. Doimo discepolo di S. Pietro primo vcscoro di Salo na, le cai sacre c venérate ossa riposano a Spalato«. Ai sette di Maggio di quest'anno, questo opuscolo veniva distribuito pelle vie della nostra citta ed off'erto a tutti quelli, che, accorsi a festeggiare quel giorno il santo patrono di Spalato, erano in istato di comprendere 1' italiano, poseía venne distribuito ai negozi ed uffici publici e divenneper parecchio tempo oggetto di conversazione prediletta in tutti i publici convegni. Due periodici della provincia si fecero eco di queste conversazioni e prodigarono le loro lodi e simpatie al »dotto sacerdote«. A questo primo fascicolo seguí tosto un secondo, sotto íl titolo Apología al Festeggiamo« ecc. ove l'autore decano Devic fa di publica ragione le lettere di ringraziamento o di incoraggiamento ricevute da inolti di coloro, ai quali mando in regalo il suo primo opuscolo. Vi aggiunse una breve autobiografía per dimostrare la propria competenza in materia, benché non sia versato, com'egli stesso confessa, nell'agiografia e nelle varíe discipline archeologiche, specialmente nell'epigrafía, che perfino prende in derisione4). ') Anal. Boíl. 1809 t. XVIIT. f. IV. p. 369ss. Mi é noto che non sono d' accordo col dec. Devic tutti i membri del Capitolo. Alcuni gli applaudono, e ne avranno i loro fini particolari, mentre qualcuno gli ha dichiarato coram Capitulo: »argomenti, monsignore, e non chiacchere ed insulti . :1) Bull. dalm. 1900 p. 85ss. 4 ) Eppure egli era nell'a. 1872 per pochi mesi sostituto al direttore museale def. Glavinic! Che cosa avra fatto dei frammenti d' iscrizioni del Museo di Spalato. materiale cosí prezioso nell'epigrafía, e di cuimostrauno sprezzo compassionevole ! 2)
13 Una questi-one, che si e potuta dibattere per ben otto anni senza che nessuno abbia preso sean dalo, senza che si sia levata la voce da alcana parte per protestare contro i »profanatori dell' arca santa«, venne cosi gettata ¡n piazza e discussa, da chi non era chianiato a parlare, lié é da tanto di poteré, nonche deeidere, daré un semplice giudizio in argomento! 11 Bulic ed il Delehaye hanno declinata ogni responsabilita, e dell" opuscolo del Devic non se ne sono occupati, non essendo un lavoro scientiíico, nía tutt'al pin un »miserable pamphlet« ]). E valga il vero. Senza offendere il decano Devic, devo diré, che non lio trovato nel suo opuscolo quello, che ogni assenuato lettore era in diritto di attendere, che, cioe, ai nuovi argomenti scientilici addotti, cliecché egli ne dica, dal Bulic e dal Delehaye, adducesse ancli' egli nuovi controargonienti. Non possono bastare le spigolature dall'opera del Farlati, ne gli argomenti di questi contro il Karamaneo, caso mai fossero stati realmente convincenti e decisivi ai suoi tempi. Ma pur troppo gli argomenti del Farlati non erano sufficienti nemmeiio ad abbattere quanto ha scritto il Karamaneo nelle sue »Biflessioni« e meno ancora possono abbattere 1' edificio eretto con tanto valore ed apparato scientifico dal Bulic e dal Delehaye. II decano Devic ha posto nel titolo del suo opuscolo anche la propria tesi. Vuol dimostrare, cioe: che S. Doimo fosse stato discepolo di S. Pietro, martirizzato sotto Traiano nel 107 ai 7 Maggio, ch' egli fosse stato il primo vescovo di Salona, e che le sue sacre e venerate ossa riposano a Spalato. A dimostrazione della sua tesi suppone, che Domnio, Domuiiis, Domninus, Dojmus sia una e la stessa personalita storica. Non ci spiega pero, quale di queste variazioni di nome sia la genuina, la storica, e come si e sviluppata questa pluralitá di denominazione. Ció posto egli attribuisce indifferentemente a S. Doimo tutto quello, che si legge di S. Domnio nei documenti antichi e quello, che si legge di S. Domnius nei monumenti locali di Spalato del medio evo. E connesse cosi le notizie storiche colle leggende, crede di aver diinostrato la sua tesi, senza curarsi granche delle obbiezioni, che gli potrebbero venir poste 2). ') Bul!, dalm. 1000 n.i 7 — 8 - 9 . pag. 85 Nota. -) Una sola notizia lia voluto ignorare affatto. perche realmente scliiaccia la sua tesi, cioe la Cronaca Pasquale edita dal Ivrusch, della quale vedi sotto.
14 Devo confessare cou dolore, che le sue ragioni non valgono, cli'egli la sua tesi non puo dimostrare e non 1" lia dimostrata. Solo le scoperte arclieologiche potrebbero dare un appoggio alla tesi del decano Devic. Esse sole potrebbero abbattere 1'edificio eretto dal Bnlic e dal Deleliaye ed io ad un tale avvenimento sarei felice insieme a loro, i quali »sarebbero i primi a dare Urbi et Orbi il festoso annunzio« 1). Ma pur troppo non y' ha speranza che un taie desiderio si adempia! A
Le fonti per la storia di S, Doimo. Ne abbiamo di due specie, di primo e di secondo ordine. Aile fonti di primo ordine annoveriamo i documenti délia Chiesa universale, i monumenti contemporanei ai fatti, ai quali si riferiscono, o di poco distanti ; mentre i monumenti locali, monumenti molto posteriori, le leggende, che si sono formate nel lungo lasso di tempo, tutto questo annoveriamo tra le fonti di secondo ordine. 1. Fonti di p r i m o ordine. a) L i b e r P o i l t i f i ca 1 i s 2) è una raccolta delle vite dei papi da S. Pietro fino alla fine del nono secolo. Nell' età di mezzo lo si attribuiva a Papa Damaso ; i primi editori, senza londamento, riianno attribuito ad Anastasio il bibliotecario; 1'abate Duchesne, studiando le diverse recensioni del testo ed i caratteri intrinseci dell" opera, è arrivato con molto acnme a fissarne la vera data. ]1 Liber Fonti ficalis è stato costituito la prima volta sotto il papa Ormisda e sotto il re Teodorico, poco dopo l'aiiiio 514. Le vite dei papi anteriori a questa data sono state scritte sulla base dei documenti, che esistevano, e da questa data in poi il suo valore è uguale a <]uello degli annah e cronache coi.teniporanee. Duchesne lia redatto la prima edizione critica confrontando cento e cinquanta manoscritti sparsi per le bi') Bull, daim, 1900 p. 215. '-') Monumento, Gcrmaniae Histórica edidit Societas aperiendis fontibus rerum germanicarum medii aevi — Gestorum pontificum romanoruin vol. 1. 13orolini apud Weidmannos 1898. (). Maracchi: Eléments d'archéologie chrétienne p. XX. Grisar, Analecta Romana I. p. 25.
blioteclie. Dopo di lui ne lia redatto un altra Mommsen nei »Monumenta Germaniae histórica«, facendola precedere da un dotto ed esauriente studio dimostra 11 done il grande valore. h) P r o l o g u s P a s c h a e, o la piccola Cronaca. Essaammonta ail' 395 d. C., fu edita per la prima volta da Kruscli*) e recentemente dal Mommsen 2). Quivi si tratta di stahilire la cronología e l'epoca della nascita di Cristo. Di passaggio soltanto accenua ad alcuni fatti storici. Se si guarda l'epoca di questa cronaca la sua iiuliscutibile autorità è evidente, specialmente se le notizie possono anche altronde essere dimostra te. c) I M a r t i r o l o g i . I libri liturgici dei primi tre secoli furono in gran parte arsi nella guerra mossa da Dioeleziano alla Chiesa, nella quale occasione 1' archivio della Chiesa di Salona certamente peri. Fra i martirologi, il più insigne è quelle, che scopri Francesco Maria Fiorentini, e che mise in luce 1'anno 1668 sotto il titolo: Vetustius occidentcilis ecclesicw martyvoloyium divo Hieronymo tribut uni 3). E oggimai dimostrato, che quel documento preziosissimo risulta da un accozzaglia di antichi martirologi di chiese diverse guasti e mutilati, tra i quali giace pero nascosto il più vetusto martirologio della Chiesa romana. Ivi infatti vi sono indizii delle ordinazioni di Bonifacio I. e di Milziade e perlino di Antero. Ora, siccome le ordinazioni dei Papi nun si celebravano se non vi vente il relativo pontefice, è chiaro che i documenti, sui quali fu compilato il martirologio accennato, risalgono ai tempi dei detti pontefici, cioè alla fine del I V e principio del Y secolo. Moltissimi codici e famiglie di codici esistono dipendenti da questo antichissimo martirologio, tutti spettanti alla famiglia cosi detta yevonimiana, i quali si vogliono dividere in due catégorie cioè: plenari e miuori (o contratti) tutti pero facenti capo a questo vetustissimo della Chiesa rumana, che risale all'et-à delle perseeuzioni, anzi all'étà apostólica. Vengono detti yevoniiniaui, perché è vetusta la tradizione della Chiesa rumana, che S. Girulamu s'aduperasse alla confezione d'un martirologio, da oui appunto discendesse il celeberrimo, ricordato dal ') Studien zur cliristlicli-mittelalterlichen Chronologic. — Leipzig 1880. pp. 227—235. '-) Chronica minora t. I. (M. G. Auct. antiq. t. IX) p. 738. — Nel Bullett. daim. 1900 p. 240 1' Aclielis non le da tutta l1 importanza attrihuitale dal Deleliayo. l'otrehbe la sua asserzione in parte essere vera, nia ove si tratta di S. Domnione, no, essendo essa d'accordo colle altre fonti. 3 ) Migue Patr. Lat. 30. 435.
16 Pontefice Gregorio M. nel lib. Y Í I Í delle sue Epist. (Ep. 29) e che pene omnium martijrum dist indis per dies si ¡ajalos passiouibus colleda in ano códice nomina habanas 1). Dopo i geronimiani v'lia un altro martirologio, degno di grande attenzione, publicato dal Giorgi nella bella edizione del Martirologio d' Adone. Questo si chiama il Romano piccolo. 11 Romano piccolo é un martirologio compilato a Roma circa gli inizi del secolo YIII, ma non ne abbiamo che 1' única copia fatta in Ravenna da Adone, sopra un esemplare mandato gia dal Papa ad Aquileia. Del romano piccolo si servirono Adone e Beda per tare i loro martirologi, dai quali discende 1' odierno martirologio romano, corretto ed annotato dal Baronio'-). d) I m o n u m e n t i p u b 1 i c i. Tal i sono, oltre la cappella del Laterano ed il relativo musaico, i ritrovamenti degli scavi di Salona, publicati nel Bullettino di arclicologia c atoria dal ma la. II loro valore é incontestabile per clii abbia qualche notizia dell'archeologia. Solo un meschino o vano saccente puo prendere in derisione le iscrizioni per quanto esse sieno frammentarie. I servigi resi dall' archeologia alia storia sono superiori ad ogni basso attacco. E le scoperte di Salona sono cosi importanti, da attirare 1' attenzione dei dotti del mondo intiero, superiori alie grettezze degli scióli. L' autorita del Bullettino, ove esse vengono publícate, é troppo nota, riconosciuta, nel mondo scientifico da doverne parlare ulteriormente. Se un fatto storico viene asserito e dimostrato da documenti di primo ordine, questo si deve amniettere, anche allora, quando per un caso qualunque le fon ti posteriori sembrino impugnarlo. Senza documenti di questa natura, non si puo stabilire una ve-rita storica, tanto nieno se questi le contradicono. 2 . Fonti di s e c o n d o ordine. a) Fon te precipua di tutto ció che sappiamo sulla storia di Spalato e Salona é la Historia Salonitana di Tomaso arcidiacono, di nascita spalatino, che fiori nella prima meta del X I I I secolo. Mori nel 1268. II suo valore storico é molto controverso. Esseudo stato uoino di parte, Noi ne citiamo tre codici B = Bernensis, E — Epternacensis, W Wissenburgensis. '-) Cfr. O. Marucchi: Élements d'archéologie chétienne I. Notions generales p. XVIII; Armellini: Lezioni di archeologia cristiana p. 445—446.
17 non si puó accettare ad occhi chiusi quanto dice dei suoi odiati nemici, e lie avea molti. Anche in ció che riguarda gli avvenimenti, che lo precedettero, dove avrebbe potuto essere imparziale, lo si trova partigiano, perseguitando d' un odio accanito i Croati e gli Ungheresi. Noi non conosciamo le fonti della sua Historia, non avendoci lasciato memoria di ció, sappiamo pero, che non é fedele neppure nella riproduzione dei documenti che dovea avere a manox). Nelle cose estranee al partito ed alie lotte nazionali si puó ammettere la sua fedelta come testimonianza di ció, che si credeva a Spalato nel X I I I . secolo. Tre sono i codici principali della sua storia: quello di Spalato, quello di Traü e quello della biblioteca vaticana, che vengono denominati dal Farlati historia salonitana minor, per distinguerla dalla historia salonitana maior, conservata nell' archivio della Propaganda e nella biblioteca Barberini, e nel códice Giorgiceo. La historia salonitana maior é una compilazione del secolo X V I . , attribuita dal Farlati a Valerio da Ponte o a Ferdinando Ughelli, dal Faber al dalmato Pegni. La grandissima parte dell'istoria nostra é contenuta in questi codici. II códice Barberini, sotto il numero 3481, pag. 109 —157., descritto dal Backi 2 ), contiene la storia dell' Arcidiacono coll' ommissione dei capitoli I. IV, I X , X I I I — X I V , X X I V - L I . , senza la divisione in capitoli, ma vi sono introdotti altri documenti relativi alia Chiesa di Salona, come le vite di S. Doimo, i cataloghi dei vescovi, gli atti del concilio provinciale del 924 ecc. II códice delta propaganda, del quale si e servito il Farlati, era piü ricco di aggiunte, benché fosse stato mutilato, ed arrivava fino all'anno 1522. Si trovava in un manoscritto, che ha per titolo: Servia, Albania, Dalmatia, Illyricum ed ha 48 pagine (dalla 616 dello stesso manoscritto). La storia dell'Arcidiacono, quivi contenuta, ha le stesse mutilazioni del códice Barberiniano. Ma contiene tutte le aggiunte del Barberiniano ed alcune proprie. Ambidue non sono anteriori al sec. X V I . 4
') Kršnjavi: Prilozi k historiji salonitani nel »Vjestnik zemalj. arkiva« Zagaliria 1900. II prof. Benevenia nella Rivista dcdmata, anno II. fase, primo pp. 8, 9, 15. nega perfino la vericlicita della sua narrazione dettagliata sull' accoglienza fatta dai Zaratini al pontefice Alessandro III., di cui Tommaso era contemporáneo. 2 ) Književnik I. pag. 387,
18 Del códice Giorgiceo nulla sappiamo di particolare, non avendone Farlati lasciata una deserizione. Hembra che poco abbia ditferito dai preceden ti. Lucio, che ha avuto occasione di trattare colla prima scuola istorico-critica, coi Bollanclisti, specialmente col loro principe Sollero, accettó i loro principi critici, perció egli non ammette le aggiunte alia historia mi ñor: »ea ommia ficta el supposita ccnsui« 1). Farlati invece accetta tutto per buona moneta. In questi manoscritti, come nella storia di Tommaso, abbiamo una grande lacuna. Nulla sappiamo della Cliiesa di Spalato dal VII. al X secolo, neppure i nomi dei vescovi. Tre secoli di oscurita completa. E bene tenere conto di quest' época, giacché sappiamo, che ove cessa la storia subentra la leggenda. b) C o n s t a n t i n o P o r f i r o g e 11 i t o, sulla base delle relazioni dei suoi luogotenenti, scrisse nella prima meta del X . secolo un lavoro didattico-storico: de administrando imperio. Varia é l'opinione dei critici sul valore storico di questo scrittore. Le relazioni avute non peccano di troppa esattezza, neppure la, ove si tratta a constatare un fatto esistente ai suoi tempi, meno ancora si puo cercarla la, ove parla d¡ avvenimenti a luí anteriori di secoli. Egli stesso lamenta la mancanza di fonti per trattare la storia dell' impero occidentale e gli avvenimenti piü importauti degli altri popoli2). Egli potrebbe essere anche fonte di primo ordine, ove si trattasse di una questione del suo tempo e di sua competenza, raa nel nostro argomento egli é una fonte affatto secondaria. r-) V i t a di S. C l e m e n t e . Tra i manoscritti del vescovo di Modrusa Simeone Begna, trovati dall' arcivescovo di Ochrida, Rafaele Levakovic, esiste una vita di S. Clemente attribuita dallo stesso Begna ad Esichio, trigésimo vescovo di Salona, e da lui stesso solennemente proclamata come tale nell' orazione tenuta al concilio lateranese V sess. VI, in presenza di Leone X . Clii puo dimostrare che questa vita sia stata scritta realmente da Esichio vescovo di Salona, se non 1' abbiamo ancora cribrata e discussa, senza una testimonianza anteriore al secolo X V I ? 3 ) Farlati lllyr. sacr. I. 319. — Iíacki, Knjilíevnik I. p. 387. Krumbacher: Gescliicbte der byzant. Litteratur. II. Aufl. p. 253ss; Cfr. Marczali; Ungarisehe Geschichtsquellen. Berlín 1882. p. 128. 3 ) Questa Vita si trova nei manoscritti della biblioteca di Corte a Vienna N.o 12.070 (suppl. 528), fu copiata per la biblioteca del Museo di Spalato dal 2)
19 d) B r e v i a r i o d é l i a C h i e s a S p a 1 a t i 11 a g i à S a 1 o n it a il a, publicata dal Bertoldi nell' Archivio Veneto 1886 pp. 221—25. E un calendario, che ammonta al 1291. E interessante per le feste che registra. e) S t a t u t a et L e g e s c i v i t a t i s S p a l a t i , publicati dal Hanel nei monunienta historico-iuridica Slavorum Meridionalium I. 2. Zagrabia 1878. E un docuniento del 1312 ove si trovano i regolamenti speciali per la festa principale : dies festivitatis Sauet i Domnii. f) C a t a 1 o g h i d e i v e s c o v i d i S p a 1 a t o e S a 1 o n a. Farlati ne lia pubblicati quattro, nessuno anteriore al secolo decimoterzo Il primo Salonitano, tolto dal códice della Propaganda tra le aggiunte alia historia salonitana maiov, sembra al Farlati per il più antico. 11 secondo è il catalogo acuteano, agginnto ad una sinopsi della storia spalati na, composta nel secolo X V , da un anonimo della famiglia Acuteis e publicata dal Lucio in appendice alla sua storia. Questo catalogo lia per titolo: memoria archicpiscopovarri Salonitanae et Spalatinae Eccïesiae compilata e divevsis chivogvaphis. Arriva filio a Lorenzo Zane, circa l'anno 1152 2). Il catalogo terzo, chiamato Ponzoniano, perché si trova nella raccolta dei manoscritti fatti ordinäre dall' arcivescovo Sforza Ponzonio, che resse la Cliiesa di Spalato fino al 1610.3) Il quarto catalogo, o romano, fu redatto, giusta 1' opinione del Farlati, da un dotto dalmato stando a Koma. Porta ¡1 titolo: Catalogas romanas ex avcliivis romanis, pata indice avchivi avenionensis, actis concistovialibus antiquis, actis concistorialibus no vis sea; Ii bris provisionnai aposto licavum. Questo differisce di molto dagli anteriori, e bencliè sia più recente di loro, pure il Farlati gli attribuisce maggiore autorità4). II Farlati publica ancora alcuni fragmenti di questi cataloghi, che non nomino per brevità, e perché non riportano milla di nuovo. professore Alacevic, e collazionata dal Bulic e Jelic. Chi la legge, vi scorge a prima vista tutti gli indizi interni d' un falsificato del secolo XVI. Come tale ce la indica la desc.rizione dei popoli balcanici cantori di gesta nazionali, le varié stonature del testo, gli anacronismi, le forme linguisticlie, frasi ecclesiastiche affatto moderne ecc. ecc. Illyr. sacr. ') Ibid. I. p. :i) Ibid. I. p. 4 ) Ibid. I. p.
I. p. 317. 323. 327. 329.
20 t e n s e . Questo clifferisce dai cataloghi in quanto, redigendo la serie dei veseovi. vi aggiunge alcune brevi notizie biografíete. Questo el tronico n, cita spessissimo chronicam capihdi Spcilatensis, che dovrebbe essere, giusta l'opinione del Farlati o la storia dell' Arcidiacono oppure una ero naca pin antica ancora, dalla quale 1' Arcidiacono stesso avrebbe desunte le sue notizie. Dopo l'arcivescovo Eogerio, l'autore non si richiama a questa crónica, e da ció si vorrebbe dedurre cli' essa non sia altro, che la storia dell'Arcidiacono, perché anche questa finisce a quel tempo. Che questa ipotesi del Farlati sia fantastica, che non si possa pensare sotto cotesto nome la storia dell'Arcidiacono é piü che evidente, se si confronta il punto citato, come preso dalla cronaca del capitolo, colla storia dell' Arcidiacono, nella quale, o non si trova una tal cosa, o si trova il contrario. Si richiama ancora alie tavole del capitolo spalatino, ai diplomi pontificii e ad altri doeumenti. Arrivando esso fino ai tempi del Farlati, questi crede che fosse opera di vari autori, che si susseguirono fino a Girolamo Bernardi, canon ico di Spalato, che gli rimise lina copia scritta da lui stesso. II Farlati gli porta illimitata fede 1). »Un esaine rápido basterebbe a dimostrare come la serie dei veseovi di Salona per i priini secoli é tutt'opera di fantasía; come certi nomi storici sono stati ripetuti parecchie volte senza criterio, per empire le lacune o come essa non si appoggia su alcun serio documento« 2). h) G l i a t t i d e i m á r t i r i apparterebbero per se ai monumenti di primo ordine, se ci fossero pervenuti puri ed intatti, ma per sventura non possiamo ció asserire, che di assai pochi monumenti di tal genere. »Essi perirono negli incendi di Diocleziano e per altre vicissitudini. Allora nei secoli della pace, dal I V al I X si vennero ritessendo quei racconti dietro vaghe tradizioni, sopra antichi dipinti di basiliche in cui molti errori entrarono di date storiclic etc. ed un ciclo di portenti e prodigi, che é sempre il medesimo. Laoiule la Chiesa romana, sempre la piü severa e la piü cauta, non permise che si leggessero gli atti dei martiri nell' ufficiatura litúrgica, come in tutte le altre chiese: ció risulta dal famoso decreto attribuito a Gelasio Papa ') Ibid. I. p. 347. Delehaye Analecta Bollandiana 396. Bull. dalm. 1900 p. 91. 2)
t. XVIII. fase. IV. anno 1899.
pag.
21 (192—496) circa i libri da escludersi dalla liturgia«. »Chi dubitera, egli dice, che i martiri abbiano sofferto tali cose, che pur tuttavia secondo l'antica cousuetudine e per una siugolare cautela nella S. romana Cliiesa non si leggono, perché del tutto s' ignorano i nomi di coloro, che li scrissero, e si crede che da infedeli ed iclioti vi sieno state aggiunte cose false o rneno convenienti, o almeno non corrispondenti all' ordine dei fcttli?« (Cfr. Gelasi decrcium; Migué. Patr. Lat. t. L X , p. 174). E lo stesso S. Gregorio Magno afferma che al suo tempo tranne pochissimi non si conservava nulla degli atti dei martiri« í). Questi atti quindi essendo posteriori ai fatti narrati, hanno tanto valore quanto i documenti, sui quali furono elaborati. Ruinart li classifica in cinque categorie: I. i proconsolari, tratti dagli archivi delle cancellerie, dai resoconti clei processi verbali etc. II. Quelli redatti dai martiri stessi durante la loro prigionia. III. Quelli sc-ritti dai cristiani presenti ai fatti. IV. Quelli raccolti dalle tradizioni popolari e scritti nei primi tempi della pace dietro deposizioni scritte dagli stessi carnefici. Y. Quelli finalmente composti per uso di pie lezioni, veri leggendari ricavati da omelie e da scritton ecclesiastici. —• Questa quinta categoría é di gran lunga la piü numerosa di tutte le altre quattro. Noi possediamo non una nía sei vite di S. Doimo, chiamate dai Delehaye sei differenti recensioni. T. La prima, »per la continua tradizione della nostra Cliiesa fu sempre ritenuta come desunta dagli atti proconsolari« -). Questa continua tradizione della Cliiesa di Spalato non so dove sia contenuta ed attestata. II Farlati non puó essere la continua tradizione della Chiesa di Spalato. Egli publico questa vita cosi: »Vita o passione di S. Domnio, composta come sembra dagli atti proconsolari o dai diptici della Chiesa Salonitana. Noi la copiammo dai códice Georgiceo della storia Salonitana maggiore confrontato con altri manoscritti«3). Chi sia 1' autore della vita di S. Domnio contenuta in questa istoria, non é noto al Farlati, per lo stile non lo vorrebbe attribuire all' Arcidiacono, ma lo stile stesso non gli permette di riferirla ai primi tempi della chiesa. Ciononostante íl Farlati crede, che questa ') Armellini, Ijezioni di arclieologia cristiana. 1. c. p. 448; Marucclii, o. c. p. 15ss. -) Farlati Illyr. sacr. I. 414.. Devicli Festeggiamo p. 34. ") Farlati Illyr. Sacr. I. p. 414.
22 vita eleve (?) essere stata composta sugli atti anticlii di S. Domiiio, che sarebbero forse esistiti ancora nell' undécimo secolo in forma rude(?!), e che furono poscia redatti in forma pin bella da Adamo Pariginor). Peí Farlati é un forte argomento essere questa vita desunta da un códice del secolo VII, anzi anteriore, perché non parla della translazione del corpo del Santo da Salo na a Spalato. Quasi che questa traslazione fosse cosa indubbiamente dimostrata ! -). Si potrebbe invertire 1'argomento e diré, che non trovandosi cenno di questa traslazione nelle due prime vite, redatte evidentemente non prima dolí' X I . sec., questa non ebbe luogo. II. La seconda vita vogliono attribuita ad Esichio III. vescovo di Salón a, contemporáneo di S. Girolamo e di S. Agostillo, desunta dalla raccolta dei manoscritti del vescovo di Modrusa Simeone Begna. Questa seconda vita fu trattada un anticobreviario veteroslovenico nella traduzione di Raíaele Levakovic, con alcune aggiunte posteriori, citate dal Farlati. II Levakovic, per es. vi aggiunse del suo le notizie di Andronico compagno di S. Doimo ed apostelo di Sirmio, 1? arrivo di S. Clemente in Dalmazia, la consecrazione episcopale di Cajano,;5) e di Simforiano. Lo scrittore di questa vita adduce come testi della pref'ettura di Maurilio a Salona le tabulae. II Farlati dice ancora che 1' antico testo latino, dal quale usci lo slavo, sombra provenire da Esichio, trigésimo vescovo di Sabría, e perché ? Perché anch' esso non parla della distruzione di Salona, né del trasporto delle reliquie da Salona a Spalato4). Eppur questo testo latino primitivo, dal quale usci lo slavo non 1' abbiamo. E neppure il Farlati 1' ha veduto, eppure lie da giudizi sulla stessa origine!! Mi sembra, che su nulla si basi il sembra del Farlati. Si ha voluto attribuire a questo glorioso vescovo di Salona, al quale S. Agostillo indirizzó una lettera, la vita in parola per darle maggiore autorita. Ulteriormente non si puo dir altro, mancandoci ogni dato. Se 1)
Id. Ibid. ]). 404—405: Questo documento, almeno nella forma odierna non e anteriore al XI— XIII secolo, concesso pure quello clie vuole il Farlati. E donde fosse desunto non lo puö decidero nessuno. 3 ) Caiano da milite viene fatto nei cataloghi vescovo, e Levakovic sa perfino come e (piando fu consécrate! E tutto questo si attribuisce nientemeno che a S. Esichio ! ! 4 ) Farlati lllyr. Sac. I. p. 405—406. 2)
il Levakovic vi lia aggiunto del sno notizie, che gli parevano addattarsi a S. Domnio, che cosa non avranno fatto in epoche anteriori gli altri? III. Una vita fu composta per testimonianza dell' Arcidiacono, da Adamo Parigino, pregato a questo scopo dalF arcivescovo Lorenzo il Dalmata, verso la fine d e l l ' X I secolo. II Farlati vuole, che sia di costui la cosidetta terza vita, benché fosse stato propenso ad attribuirgli la prima. A mió giudizio quella del Parigino deve essere la piü antica vita esistente. Su che cosa ha lavorato Adamo Parigino ? Sulla pura tradizione, oppure anche su doeumenti scritti ? Quale é il valore di questi eventuali doeumenti ? A tutto questo non é possibile rispondere mancandoci ogni dato positivo Le altre \ite sono o ampollosi panegirici d'epoche posteriori, che non contengono niente di particolare e di nuovo per la storia, oppure compendii di queste sopra enurnerate. Come si vede, le »vite di S. Doimo« a])parterebbero tntte alia V. categoría del Buinart, sarebbero per la loro origine pin leggendarie, che storiche. Del resto anche nei doeumenti piü strambalati, come dice 1' Armellini, resta sempre un fondo di verita2). Ed é dovere del saggio critico il secernere il vero del falso, il leggendario dallo storico. II Bulic ci ha dato la prima prova d'un tale lavoro critico, fatto sulla base delle sue scoperte archeologiche, mentre ancora prima di lni duecento anni circa, il Caramaneo-Matijasevíc ha sottoposto alia critica della sana ragione la vita di S. Doimo, compendiata nelle lezioni del Breviario Spalatino dall' arcivescovo Gaudenzio. Se si eccettua la »historia salonitana« detta minor, contenuta nei codici di Spalato, di Traíi e del Vaticano, tntte le altre fonti locali della storia intorno a S. Domnio, si trovano nei manoscritti non anteriori al secoio X V I . La storia dell'Arcidiacono l'abbiamo certamente genuina, raa il valore della sua storia é molto controverso. Eppoi esso é un teste del X I I I . secolo, di molti secoli posteriore ai fatti che narra. Le fonti onde egli abbia attinto le sue notizie ci sono ignote. La sua storia ha una lacinia di quási tre secoli!! La appunto, dove, come dissi piü sopra, alia storia conservataci dai monumenti di primo ordine subentra la leggenda. ') Histor. Salonit. C. XVI. Armellini o. c. p. 449.
2)
24 Gli atti del concilio di Spalato del 924 sarebbero la fonte pin antica, qualora questi atti si potessero diinostrare genuini. Essi sono interpolati nella historia sátonitana maior del códice barberiniano. II Lucio li rigetta, il Rački li lia per buoni. U manoscritto é del X V I I . o al piü del X V I . secolo. Concessa la genuinitá di questi atti conciliari, nulla si potrebbe diré, se non che sono la eco piü antica della tradizione di Spalato, della leggenda, diciamo, formatasi nei tempi di oscurita perfetta tra il VII. ed il X . socolo. Un eco questa tanto piü sospetta, in quanto coloro, che la facevano risuonare, erano interessati. Su questa leggenda si costituiva la gerarchia episcopale in Dalmazia e Croazia. Che fede possiamo prestare alie fonti tróvate tra i manoscritti delBegna, raccolti e raffazzonati dal Levaković ed in parte publicati e malamente dal Farlati? Che i 1 Levaković abbia raffazzonati a modo suo questi manoscritti, ci basti citare la vita di S. Doimo, nella quale, a confessione dello stesso Farlati, interpolo le notizie di Andronico, preteso condiscepolo di S. Domnio, ed apostolo di Sirmio. Che Farlati abbia male publicato molte cose, si puo dedurre dal fatto, che 1' iscrizione sull' altare di S. Domnio, come fu constato dal Kukuljević, non é fedele neiredizione dell'Illyr. Sacrum. La testimonianza quindi di questi manoscritti, checché si dica della loro origine, é sempre sospetta, e quando viene a collisione coi documenti di primo ordine, si deve senza tergiversazioni respingere e non si puo prestar le fede. Su tali documenti non si puo assolutamente fondare una verita storica. Tanto meno essi possono abbattere una verita altronde dimostrata. In tanto lianno valore, in quanto vanno d'accordo colle fonti di primo ordine. A T
La storia e la leggenda di San Domnione (Doimo), La
storia.
II Martirologio Geronimiano registra agli undeci aprile san Dom(i)nione vescovo e martire di Salona: B. Salona. Dalmacic. Domnionis epi et miliar VII. — E. Salona Dalmat dominionis epi et milit trium — W. In Salona dalmacie dominionis epi VIII et milia VIII.
Questa menzione, seri ve Delehaye1), proviene dal martirologio orientale, di cui abbiamo un sunto nel martirologio siriaco, trascritto nell'anno 412. In questo sunto parimenti si legge agli 11 aprile il nome del vescovo di Salona S. Dom(i)nione, senza che vi sia fatto parola dei compagni suoi, ricordati dal geionimiano. La pircóla cronaca del 395, edita dal Krusch e recentemente dal Mommsen, ci da un ulteriore connotato intorno a questo vescovo, determinandone più da vicino 1'época. Sotto il settimo consolato di Diocleziano e sesto di Massimiano, cioè nel 299. ebbe luogo la sesta persecuzione nella quale subirono il martirio a liorna Pietro e Marcellino ed a Salona Domnione e Felice martiri 2). Sul mosaico clella cappella di S. Vcnanzio nel Laterano vi scorgiamo s. Domnione nel posto d'onore a sinistra, rivestito degli abiti pontificali, mentre da una parte chiudono il quadro i ss. Telius e Paulinianus, dall' altra Antiochianus e Caianus in divisa militare, difícilmente diversi da quei soldati, ricordati nei martirologi come compagni di martirio di S. Domnione agli 11 aprile (V. l'unita Tavola). L' iscrixione frammentaria d? un plateus publicata in fac-simile nell' Ephemcris Salonitana e nel Bullettino dal mato*), ci da la deposizione di S. Domnione ai 10 di aprile: [deposi/T (io) DOMN[ioms
episc(opi)
di] E I U I ID [us
aprilcs].
Sopra un altra iscrizione del I V secolo, veiiiita alia luce in questi giorni e publicata non lia guari nel Bullettino4) si fa menzione di S. Domnione, zio di Primus, vescovo di Salona. DEPOSTTVS PRIMVS E P I SCOPVS X I i K A L F E B R N E POS DOMNIONES M A R T O R E S .
Questi i documenti di primo ordine. Per esuberanza citiamo ancora il calendario d' un breviario di Spalato del 1291. Agli 11 aprile ') Santi della Dalmazia Bull. daim. 1000 p. 89. -) Diocletiano septies et Maximiano sexies consulibus persecutionem sextam passi sunt. In ea persecutione j)assi sunt Petrus et Marcellinus Romae et Domnius et Felix martyres passi sunt in Salona. Chronica minora t. I (M. G. auct. antiqui t. IX) p. 738 edidit Mommsen. :1) Tav. Y. fig. IX. Bull. daim. 1808 p. 10:5 ; 1000 p. 281. <) Cfr. Bull. daim. 1000 p. 271 Tav. XII.
26 vi si legge : In Salona, sanctî î)omnionis cpiscopi et Forhtnali cl aliorum CCXL martirum 1). Da allora in poi la cliiesa spalatina,. non solo, ma tutta la chiesa dalmata lia celebrato mai sempre agli 11 aprile la festa di S. Doinnione e dei snoi compagni. Ecco questo è quello che sappiamo di certo di S. Doinnione, che cioè ail'epoca di Diocleziano era vescovo di Salona e c h e subi in quella persecuzione il martirio agli 11 aprile con alcuni compagni militi, che ebbe quivi congiunti di sangue, avendo lasciato un nepote Primo, cliè fù dopo di lui vescovo délia stessa sede. Avendo avuto congiunti di sangue, uno dei quali arrivé ad occupare la stessa sua sede episcopale, si deve deduire ch'abbia avuto anche egli la sua origine a Salona. Non è facile a pensare, che a quei tempi un vescovo, caso mai fosse venuto da terre lontane, spedito dal Sommo Pontefice, o per qualche altra maniera qualunque, conducesse seco la famiglia e i congiunti. Queste aride notizie possiamo completare e sviluppare con alcune altre più esaurienti, che si sono conservate nelle cosi dette »vite di S. Doimo«. Che queste in gran parte si rif'eriscano al nostro santo non v'lia ragione di dubitare, dopo tutto quello che han no scritto il Bulic, il «Telic ed il Delehaye. Siccome pero queste vite sono di una provenienza molto bassa, e quindi opera di raffazzonamenti posteriori ai fatti, percio dobbiamo cribrare molto bene quello che ci riferiscono prima di accettare le loro notizie, le quali in nessun caso devono essere in contradizione con ció che sappiamo di sienro, cioè con l'epoca e origine del Santo. Percio possiamo fácilmente credere, che questo santo vescovo abbia per lungo lasso di tempo predi cato il vangelo, anche publicamente, godendo allora la chiesa d'una tregua di pace, ch' abbia anche battezzato publicamente ed anche nel fiume Jader, ch' abbia ordinato sacerdoti, che li abbia spediti per le città e paesi più o meno lontani dalla sua sede, ch' abbia avuto polemiche scientifiche coi nemici della chiesa, armati della scienza, coi Neoplatonici ed appunto con un tal Pirgo: 2 ) tutto questo ô anzi naturale. E naturale parimenti il pensare, 1 ) A. Bertoldi, Breviario ad uso della Chiesa di Spalato già »Archivio Yeneto« 1886 p. 22]—251. 2) Multa Mi cuín Pyrgo 405—406.
pseudophiiosopho
disputatio
fuit.
Salonitana.
Farlati 1. p.
27 che abbia eretto un edificio publico peí culto cristiano e 1' abbia dedicato alia Beata Vergine, benchè non si possa ancora parlare di dedicazioni della clñesa nel senso nostro. I cristiani daAureliano in poi si sono dati a fabbricare chiese, e sotto Diocleziano ce n' erano in grande numero nei luoghi più eminenti delle stesse metropoli. Che il proprio apostolato abbia confermato con prodigi strepitosi s'impone da se stesso, benchè il guarimento della figlia della vedova Febronia ci sembra un motivo molto cumune preso in prestito d' altronde, per dimostrare 1' acciecamento dei nemici della religione. Quello che ci narrano le »vite« circa il suo martirio milla osta. che non 1' accettiamo. Che 1' abbiano accusato i sacerdoti pagani è cosa naturalissima. Le »vite« ci dicono che fungeva da preside il »prefetto Maurilio«. Questa notizia ci viene confermata da un iscrizione !), che attesta come appunto in quell' época presiedeva alia provincia M. Aurelio Julo (nelle vite chiamato per corruzione »prefetto« e Maurilio). Di più l'accusa di M. Aurelio suppone la pluralité, degli imperatoria le leggi dei quali egli sprezzava : angustalium legu ni edic to rumque contemptor, suppone cioè 1'época di Diocleziano e di Massimiano. La virtù e la costanza del santo vescovo dinanzi ai suoi giudici ed accusatori incoraggia i soldati cristiani : Telio, Antiochiano, Gaiano, Pauliniano ed al tri, dei quali non ci sono conservati i nomi ; si presentano al- preside, si confessano cristiani e seguono il loro pastore alia palma del martirio. 11 suo sangue invece di spaventarli, invece di farli tornare indietro, ravviva in essi maggiormente la fede e muoiono marty'ri agli 11 aprile, mentre il santo vescovo probabilmente li precedette di qualche ora o forse anche di un giorno infiero. La Cliiesa lia segnato il natale di tutti complessivamente agli 11. aprile, benchè Domnione abbia subito il martirio un giorno prima come dice la sua iscrizione sul plúteo di Salona. Questa è la parte storica nella vita del patrono di Spalato S. Domnione (Doimo). E le sue sacre reliquie dove riposano ? S. Domnione dopo il suo glorioso martirio fu onorato dai fedeli di culto publico. II suo santo corpo fu sepelhto, ove la tristezza dei tempi lo permetteva ; ma subentrata 1' época della ristaurazione ') Cfr. Bull. daim. 1898 p. 129.
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coir editto di Milano del 312, e forse ancora prima i cristiani lianno cercato di trasportare quelle reliquie preziose in luogo decente tra i martiri, cioè in una delle basiliche, che avranno ristaurato e probabilmente nella basílica di Manastirine, come ci la supporre 1' iscrizione del plúteo ivi trovata, la tomba di Primas suo ñipóte, quella di Qaianus, di Eugraphus ecc. Alcuni secoli- più tardi, quando i barbari irrappero nelle nostre fértil i contrade, portando ovunque ruina e morte, il glorioso pontefice Dalmata di origine, Giovanni IV., per togliere alia profanazione dei barbari i santi, che diedero il sangue e la vita per la fede, »spedl in Dalmazia ed in Istria il fedelissimo abate Martillo con grande somma di denaro, per il riscatto degli schiavi fatti prigioni dai barbari. Nello stesso tempo edifico una ehiesa ai beati martiri Yenanzio, Anastasio, Mauro e a molti altri, le reliquie dei quali ha fatto trasportare dalla Dalmazia a Roma«. Un tanto il Liber pontifiaalis sul pontificato di Giovanni IY 1). L' assiopistia di questa notizia nessuno puô mettere in dubbio. Lo stesso pontefice lia avuto cura, che la memoria di questi santi non venisse obbliterata, e percio vi ha fatto pingere a musaico sulla vólta délia cappella stessa questi martiri gloriosi, indicandoli coi loro nomi e noi ne riproduciamo tina copia 2). I santi trasportati e dipinti sono dieci. Due sono nel centro ed otto fuori, quattro per ogni singolo lato. A destra scorgiamo i santi Yenanzio, Anastasio, Asterio, Telio e Pauliniano; a sinistra i santi: Doinnione, Mauro, Septimio, Antiochiano, Caiano. S. Domnione occupa il posto in mezzo tra S. Giovanni Battista e Papa Teodoro, mentre S. Yenanzio dall' altra parte è pinto tra S. Giovanni Evangelista e Papa Giovanni IV. Dalla posizione che occupa S. Domnione nel secondo posto d* onore :!) si deduce, che egli ') Liber pontificalis safio Joannes IV. Cfr. De Rossi : I musaici delle ciñese di Roma fase. XIII—XIV. ; Garrucei : Storia dell' arte cristiana, t. IV. tav. 272—273. Vedi 1' unita Tavola. 2)
') De Rossi nell'opera succitata dice, che il primo posto sul musaico occupa S. Venanzio a causa della divozione particolare del pontefice Giovanni IV. verso questo santo. E questa divozione lia origine nel fatto clie il padre del Pontefice sinomavacol nome del martire Salonitano. Mentre il Farlati era d'avviso, il primo posto sia quello occupato da S. Domnione, poichè, secondo lui, la sinistra è più onorifica della destra: nam sinistra apud reteres dextera honorificentior fait. Percio, secondo lui, anche Giovanni di Ravenna avrebbe eretto a Spalato 1'altare di S. Domnione a sinistra e quello di S. Anastasio a destra (Itlyr. Sacr. I. 492). Checchè ne sia, S. Domnione occupa un posto d' onore nel musaico lateranese, sia pure il secondo.
29 tra i niartiri trasportati íosse il piú celebre ed il pin venerato. Egli porta indumenti episcopali. Da quésto deducono tutti gli agiografi fino al P. Delehaye e Mgr. Bulic. che le ossa di S. Domnione vescovo di Salona e martire riposano nella capella del Laterano. Giovanni Maria Crescimbeni nella sua storia della basilica Lateranese al libro IT. cap. VII. citato dal Farlati, dice che il pontefice Alessandro V I I fece anche la ricognizione di questi santi Martiri. Questo fatto dovrebbe togliere ogni dubbio in argomento. II Farlati tenta di diminuiré la forza di quest'argomento e contorce a suo modo il senso della parola ricognizione E vero che il líber pontificalis non nomina esplicitamente S. Domnione, ma solo i santi Anastasio, Mauro e Venanzio, mentre gli altri nomina cumulativamente: et multoruni aliorum marttjrum, cioe quei fatti venire dalla Dalmazia. Questa ommi^gione non puo essere una ragione sufficiente per diré che le ossa di S. Domnione non riposano in quella cappella, quando abbiamo il musaico che parla chiaro. Altriinenti questo silenzio sarebbe un argomento per negare che ci sieno le ossa di tutti gli altri sette, non nominati esplicitamente dall'autore del líber Pontificalis, il che sarebbe un assurdo. Un numero non esiguo di scrittori, citati dallo stesso Farlati, asseriscono che il corpo di S. Domnione vescovo martire riposa a liorna: 1) Cesare cardinal Baronio nella nota al martirologio Romano dei 11 aprile. 2) Cesare cardinal Raspón i o nell'opera de basilicha et patriarchia Lateranensi libr. III. c. 12 pag. 239 edizione romana del 1 (i5(i. 3) Godefrido Henschen negli Analecta §. 11. 4; Giovanni Tomko Marnjavic, vescovo della Bossina, nella difesa di S. Felice. 5) Fioravanti Martinelli nella sua »Roma riccrcata«. Venezia 1664 pag. 157. 6) Giovanni Maria Crescimbeni al libr. II. Cap, VII. p. 145 della sua historia ecclesiae S. Joannis ante Portam latinam, citato piú sopra. 7) Cario Bartolomeo Piazza nel suo martirologio Romano addi 11 aprile. llhjr. sacr. t. I. p. 5SÍJ.
30 8) Mario Luigino beneficiario dell'arcibasilica lateranese nel direttorio per la stessa chiesa addi X I aprile II Farlati2) si sforza inútilmente a combatiere (piesti auton coll'autorità degli autori o delle fonti, che noi ulteriormente esaniineremo. 11 Chronicum pontificale di Spalato e Salona, dopo aver esposte la vita del Santo, cosi conchiude: è incerta la memoria ed il. nome, dei successori di S. Domnio, pure, a quanto sappiamo, a capo di tutte le serie dei vescovi vi sta S. Domnio. Poi continua: de hoc etiam S. Domnio dicitur, qnod Joannes IV. Stunmus Pontifex, qui sedit anuís tribus, menses 8, diebus 10 et incepit pontificatum auno Do ¡ni ni 6 <17 qui etiam Bal-mata natione fuit, Romain afferri '¿assit dus corpus, quod Vcnerabilis Pontifex reverenter suscipiens, apud ecclesiam S. Joannis lateranensis recondidit; cic ibidem iussit di pi ngcre imaginem S. Domuii cum Fallió et coeteris pontificalibus indu mentis : similiter fecit dipingere imaginem Beati Ancistasii Martyr¿s Ínter altos sanctos. Vide de hoc fusins in chronica capituli Spalatensis pag. 14 •''). Questo documento, se non altro, è una testimonianza irrefragabile di quanto, a parere dell' autore, diccbatur intorno alie reliquie del patrono di Spalato ai suoi tempi. Altrocchè non interrotta più che millenaria tradizione délia chiesa!! La
leggenda.
Dalle »vite di s. Doimo« abbiamo estratto quello cîie, o non sta in contradizione aperta coidati storici, oppure ne suffraga in <pialche maniera le notizie certe e sicure. Pero queste »vite« provengono, come abbiamo detto, da un epoca assai bassa, sorgono dopo il lungo periodo di tenebre, che coprono la chiesa di Spalato. E neppure la passione primitiva di S. Domnione, dalla quale furono estratte »non è punto contemporánea, ed essa apparteneva alla categoría delle narrazioni composte coi clichés soliti délia letteratura agiografica, combinati seguendo 1'idea che si faceva délia storia delle persecuzioni«. Pero questa passione primitiva donde sono tratte le »vite« si riferiva tutta intiera Non adduco i passi relativi percliè non li credo necessari, tanto più che lo stesso Farlati li cita. 2 ) Farlati lllyr. sacr. I. p. 476. 3 ) Ibid. I. p. 347. Peccato che di questa cronaca del capitolo di Spalato non sappiamo neppure se esiste. Quante belle cose vi si scoprirebbero,
31 alia persecuzione di Diocleziano. Piü tardi, »quando la Cliiesa di Salona cominció a condividere le piccole ambizioni delle chiese vicine, cercando di- daré a se stesso le origini apostoliche, i titoli di nobilta, che non aveva, feceessa ricorso ai documenti gia esistenti, e raffazzonandoli a modo proprió, fece loro diré quello che faceva al caso suo. Fu scelta a Spalato la passione di S. Doinnione pér essere oggetto di una pía frode. 11 martire celebre, il patrono principale della citta, non poteva essere, agli occlii del popolo. che il primo vescovo di Salona... e si mise S. Domnione in relazione con S. Pietro« 1 ). Questa asserzione del dotto Bollandista é naturale conseguenza dello stiulio spassionato delle fon ti che esamineremo. Ed in fatti vediamo inanzi tutto come queste vite ci danno contrafatto il nome stesso del martire. 11 Caramaneo osservó per primo questa contrafazione. Nell'introduzione alie sue »RiñessionU dice, che si é dapprincipio mutato il nome latino Domnio in Doimo, e questo si é latinizzato in Dojmus, come lo dimostra lo statuto di Lesina e i'iscrizione sepolcrale della madre dell' arci vescovo di Spalato Doimo dell' anno 1130. Piü tardi si rese alquanto esotico il nome facendo di Doimus Domnns, per far si che suoni siriaco, poi Domnius. Pero il nome Domnius é affatto ignoto all' antichita, osserva lo stesso Caramaneo nella prima »Riflessione«. Benché si possa discutere se realmente tale sia stato il processo storico circa la mutazione di Domnio in Domnius e Doimus, é un fatto che il nome non corrisponde perfettamenteai monumenti storici. (LA cronacapasqncdc ha pero Domnius). Le vite contengono ancora altri dati caratteristici, che per nulla , si confanno ai documenti istorici di S. Domnione da una parte, e pugnano col loro stesso interno complesso dall' altra. Infatti esse ci narrano, che Domnius sia figlio di Teodosio Siró e di Migdonia Greca, nato in Antiochia, battezzato da S. Pietro in etk di sette anni assieme coi suoi genitori, che abbia seguito il Principe degli Apostoli, insieme con Apollinare e Pancrazio, quando ({uesti partiva da Antiochia a Roma, e da qui poscia fosse spedita a Salona, »metropoli« della Dalmazia, che in fine avesse súbito il martirio ai sette maggio sotto Traiano. Ma che tutto questo sia una mal destra interpolazione, lo lianno dimostrato in parte il Caramaneo e definitivamente il Bulic 2). A me basta accennare brevemente quanto essi dissero in argomento. ') Delehayc, Santi della Dalmazia Bu/!, dilm. 1900 i>. 01. -) Bu/1, dalm. 1808 p. 113ss.
32 Xella seconda »Riflessione« il Caramaneo nega la possibilitá, che un contemporáneo di S. Pietro possa nomarsi Teodosio1). Nella »Prosopographia imperii romani« del Dessau e nell' » 0 nomasticon« del D e Y i t non trovasi questo nome prima del terzo socolo. II nome poi Migdonia non si trova affatto. Questo nome sembra una pura invenzione dell' interpolatore, composto per analogía con Lydia, Afra ecc., dal nome della citta greca Mygdonia. Se realmente ci fosse stato tra i discepoli di S. Pietro un San Doimo o Domnius (od anche Domitio) avremmó qualche documento storico. II cardinale Baronio nei suoi »Annali« sotto Panno secondo di Claudio parla dei compagni di S. Pietro e del suo viaggio da Antiochia a Roma, nía non vi troviamo ricordato un tale santo. E neppuré il martirologio romano da lui redatto, mentre enumera espressamente tutti i discepoli di S. Pietro, ne fa menzione alcuna 2). Parla il detto martirologio agli 11 aprile e di S. Domnione e dei suoi compagni militi. II Farlati e dopo lui il Devic vorrebbero che questi sia il San Doimo dei 7 Maggio e discepolo di S. Pietro. 31a é possibile il supporre che il martirologio non ne farebbe cenno, mentre lo fa di tutti gli altri ? Quello che ulteriormente si legge nelle »vite« attribuite a S. Doimo, come sarebbe la publica predicázione del vangelo perlungo lasso di tempo, l'amministrazione publica del battesinio nel fiume Jader, la erezione e dedicazione della basílica alia beata Yergine, la disputa filosófica sulla Santíssima Trinita con Pyi'go filosofo ecc., mentre si conía coi (latí storici di S. Domnione, non si puó confare col preteso discepolo di S. Pietro San Doimo, come lo ha dimostrato il Bulic nella critica piü volte citata. Difatti: La publica predicázione del vangelo ai tempi apostolici, se non é affatto ignota, é almeno assai rara. Si legge negli Atti degli apostoli e nelle antiche cronache, che gli Apostoli abbiano predicato qualche volta publicamente, cioé quando venivano per la prima volta in un luogo, nía non si legge mai che 1' abbiano fatto per lunghi anni, come si vorrebbe di S. Doimo, specialniente questo diviene difficile a eredersi dopo la prima persecuzione di Nerone, quando cioé le autorita cominciarono a stare in guardia contro i molitores rerum nox)
Op. c. p. 5—6. -) Gfr. piü diffusamente il Caramaneo Riflessioni ecc. IV. p. 7.
varum, quindi tenerli d' occliio come propagatori di dottrine pericolose per l'ordine publico. Percio leggiamo che gli Apostoli adunavano i primi fedeli in case prívate, e, sotto 1' egida del piü grande secreto, predicavano la veritá rivelata ed amministravano i sacramenti. Se non potevano predicare in publico, meno ancora potevano tenere dispute filosofiche, e dispute sulla Santissima Trinita! Le dispute cominciano nella secondameta del III. secolo, coi Neoplatonici. E le discussioni sulla Santissima Trinita si svolgono appena nel IV. secolo, dopo il Concilio Niceno del 325. Prima del III. secolo non si conoscono affatto le basiliche, ma solo i titoli e meno ancora basiliche dedícate alia E. Vergine Gli scavi di Salona non ci han 110 dato alia luce ancora dati per di mostrare 1' esistenza di tali cliiese o basiliche anteriori al secolo III. Quello che sopra tutto é difficile, anzi impossibile a conciliare, si é il preside M. Aurelio Julo, chiamato nelle »vite« erróneamente prefetto Maurilio, sotto il (piale sarebbe stato martirízzato questo discepolo di S. Pietro, coll' época che gli assegna la storia, cioé colla fine del III. secolo. Supporne un altro ai tempi di Traiano, come vorrebbe il Devic, é impossibile senz' altro fondamento storico positivo. Non v'lia neppure bisogno di accennare come tutto i 1 resto degli atti di martirio male si addirebbero all' época traiana, quando un preside non poteva parlare in numero plurale di Augusti e di imperatori, essendovene stato uno solo, mentre al tempo di S. Domnione c' erano realmente due Augusti e due Cesari. Che nelle espressioni leges augustorum si debbano intendere le leggi degli imperatori Nerone e Domiziano, come vuole il Devic, 11011 puó ammettersi in nessun modo, se la prima legale persecuzione comincia con Traiano 2). Di piü nelle forme processuali non si citavano le leggi degli imperatori cessati, la memoria dei quali fu cassata, come quella di Nerone e di Domiziano. Tutto questo dimostra, che la passione primitiva di S. Domnione fu nel corso dei secoli mutata, raffazzonata ed interpolata a piacere. II Caramaneo é d'avviso, che si sia cominciato ad interpolare, gia ai tempi di Giovanni di Ravenna (650), quando si volle a Sant'Apollinare, fondatore della cliiesa Ravennatese, anteporre un altro discepolo ') Cf. piü diffusamente: Bulic, Bull. dalm. 1898 p. 127. Caramaneo. líifless. VIH. p. 18. -) xYubé: Ilistoires des persecutions p. 225,
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34 di S. Pietro in San Doimo. Questo pero è una semplice sua ipotesi, clie non è facile dimostrare coi dati storici, clie abbiamo alla mano. In ogni caso clie il Patrono di Spalato sia stato discepolo di S. Pietro è una pura leggenda, clie non resiste alla critica. La chiesa cattolica non conosce affatto un San Doimo niartirizzato ai 7 Maggio, discepolo di S. Pietro. Conosce bensi un S. Domnione vescovo di Salona e martire ed i suoi compagni militi, che subirono il martirio agli 11 aprile sotto Diocleziano nel 299. Dalle cosï dette vite si è introdotta la leggenda anche nei cataloghi dei vescovi délia Chiesa di Salona-Spalato. Questi cataloghi, l'abbiamo detto, sono di un epoca molto bassa, posteriori di molto aile »vite«, quindi la loro autorità non puo avere valore storico. In capo di tutti comparisce S. Domnius. Catalogo I: 1. Sanctus Domnius archiepiscopus salonitanus primus. 2. Garganus archiepisc. salonitanus in num. 2. 3. Sympherius archiep. salonit. in num. 3. 4. Hysicius . . . . 5. Y alen tius . . . . 6. Onofrius . . . . 7. Maxi mus . . . 5. Isicius. Catalogo II. 1. S. Domnius 6. Venantius. 2. Gazanus 3. Sympherius 7. Honorius. 4. Isicius 8. Maximus . Catalogo III. (Ponzoniano f 1640) : 1. S. Domnius Syrus diseipulus S. Petri. 2. Gazanus 3. Sympherius. 4. Isicius primus circa a. 418 tempore Zosimi papae. 5. Isicius II. G. Venantius. 7. Honorius. 8. Maximus etc. . . . 3) Catalogo IV. posteriore all' antecedente, riporta la cronología dei vari vescovi e qualche dato biográfico; ') Farlati Illyr. sacr. I. p. 320, *) Ibid. p. 324. s ) Ibid. p. 327,
35 S. Domnius I. divi Pétri Apostolorum Principis discipulus autistes Salonarum primus. Praefuit ab an no Christi 08 ad animin 10-1 etc. etc. Cajanus autistes Salonarum secundus praefuit ab anno 104—115. Sympliorianus Isicius I. et Isicius II. S. Venantius autistes Salonarum sextus. Honofrius vel Honorius . . . Maximus etcc. 1 ) Il cosi detto chronicon pontificale di S alona, più sopra citato, contiene un numero maggiore di notizie leggendarie intorno a S. Domnius, tesse anche una breve storia délia sua traslazione a Roma giusta la cronaca del capitolo di Spalato, corrispondente a quello che leggiamo nel liber Pontificalis, da dover conchiudere che il suo autore non credeva alla leggenda, ma piuttosto si atteneva alla storia o almeno dubitava, che a Spalato ci fosse il corpo di S. Doninio. Se poi realmente egli lia attinto le sue notizie dalla cronaca del capitolo di Spalato, come cita, allora la »millenaria ininterotta tradizione délia chiesa di Spalato« è più clie scossa, distrutta, come abbiamo osservato più sopra. In questo Chronicon i vescovi si seguono: S. Domnius, Garganus, — Svmpherius, — Yrsicius, — Yrsicius II. Valentius, — Honofrius, — Maximus2). In questi Cataloghi tutto è contrafatto, tutto leggendario : la serie di successione, la cronología, il nome stesso dei personaggi, il loro carattere, essendo militi fatti vescovi. Sono conservati alla lontana alcuni nomi, che l'archeologia va correggendo e ponendo al loro vero posto. Diffatti, le scoperte di Salona ci danno questi nomi: I. Depositio Gaiani die3). II. Depositio Sancti Esychi episcopi die X I I I K a l . . . 4 ) III. Depositio Sancti Symeeri episcopi5) 0 Ibid. p. 332. 2 ) Farlati lllyr. sacr. I. p. 347. :i) Ephemeris Salonit. p. 25. tav. IV. 3 a b. Bidlett. claim. 1891. p. 70, Bull, claim. 1900 p. 90ss p. 282. 4) Bull, claim. 1897 p. 95; 1900 p. 96. 5) Bull, claim. 1898 p. 102; 1900 p. 94,
36 IV. Depositio Domnionis episcopi die I I I I i d u s — Y. Depositus Primus episcopus nepos Domnionis martyris. -) Che Gazanus, Garganus dei Cataloghi sia una corruzione di Gaianus, Sympherius e Symphorianus di Symeerius, Isicius di Esychius, Domnius di Domnio delle iscrizioni, é cosa evidente ed é stato dimostrato. 3) I primi due cataloghi si sono meno scostati dal vero nome nel Sympherius per Symeerius—che potrebbe essere un argomento per stabilire la loro priorita sugli altri e la maggiore autoritá delle loro fonti. La paleografía ci autorizza a diré con tutta sicurezza, che queste iserizioni non sono anteriori alia fine del III. secolo. Quella di Esichio anzi non é anteriore al principio del Y., 1' época precisa assegnatagli dal catalogo I I I . : 418 lempo re Zosimi papan. E questi sarebbe il quarto vescovo di Salona dopo S Domnius! S. Gaiano e uno dei santi del musaico lateranese. Egli é rivestito della divisa militare, non é quindi un vescovo, come ce lo designano i cataloghi, é uno di quei militi compagni di S. Domnione, di cui ci parlano i martirologi. Yenne interpolato nelía serie dei vescovi tanto per occupare un posto.4) I cataloghi non conoscono il vescovo Primus, ñipóte di S. Domnione, che 1' analogía storica ci autorizza a porre súbito dopo Domnione nella serie di successione o secondo suo successore 5). E facile a pensare, che questo Primus sia stato educato dallo zio alia disciplina della chiesa e quindi dai fedeli eletto vescovo dopo la morte eroica di luí. *
La leggenda ha svisato non solo la personalita storica di San Domnione, ma ha contrafatto anche la storia delle sue reliquie. In faccia a documenti piú sopracitati, che non possono daré adito a dubbii; cioé in faccia al Liber pontificalis ed al musaico lateranese, in faccia ad una serie di scrittori, che asseriscono che le ossa di San Domnione riposano a Roma, abbiamo un altra serie di scrittori e documenti in gran parte locali, i quali dicono che le reliquie di San Domnius o Doimo si trovano a Spalato. E da avvisarsi che sono in gran parte quegli stessi documenti nei quali troviamo contrafatta la figura storica di San Domnione. 0 c. I. L. III. 957;5. Bull, daim, 1898 p. 105. 2) Bull. daim. 1900 P- 274.
Bull, daim. 1900 P- 282—286.
4) Bull. daim. 1900 P- 90, 282.
Bull. daim. 1900
P- 273ss.
Questa leggenda viiole clie 1' arcivescovo cli Spalato Giovanni tla Ravenna, raccolti i fedeli di Salona, che s'erano dispeisi dopo la ruina délia loro città natale nelle isole vicine, nella novella città improvisata nel palazzo di Diocleziano, e consecrato il mausoleo di questi in tempi o cristiano, dedicato alla beata. Vergine, si sia dato alla ricerca delle reliquie di S. Domnius. Tróvate dapprima quelle di S. Ancistasius, poi anche quelle che cercava, le abbia traspórtate nel nuovo tempio, dove si venerano fino al giorno d'oggi 1 ). Siccome poi le prime due »vite« nulla dieono di questa invenzione e traslazione, è un argomento, anzi unico, pel Farlati a ritenerle anteriori a Giovanni di Ravenna!! Questa notizia. quanto più si avvicina a noi, tanto è più ricca in dettagli. Già l'Arcidiacono narra con sufficiente fantasia quellaspedizione fatta in tutto secreto dagli Spalatini condotti dal loro arcivescovo. La basílica delU episcopio, ove giaceva il corpo santo, era una ruina : vi crescevan vepri e virgulti. Pure si mettono ail' opera, scavano, scoprono un sarcofago, lo portano in tutta fretta a Spalato. L ' a prono, ma quale disinganno ! Non è il sarcofago di S. Domnius, ma quelle di S. Anastasias. Da che cosa abbiano conosciuto che il corpo trovato in quel sarcofago non era di S. Domnius, ma di S. Anastasias, non lo dice 1' Arcidiacono, come pure non ci rende istrutti, come abbiano potuto in tutta fretta trasportare un sarcofago da Salona a Spalato, opera in ogni tempo malagevole, senza essere soprafatti o turbati a Sclavis eorum aemulis. Di più : questi ricercatori del corpo di S. Domnius sembra avessero saputo ove si trova va: nella basílica episcopii distrutta, e 11011 sapevano che là, nello steso punto si trovava anche il sarcofago di S. Anastasio ! ! Quanta buona fede ! Il giorno seguente gli Spalatini ritornano all' opera, scavano ancora, trovano il sarcofago desiderato di S. Domnius, lo trasportano a Spalato ed insieme col primo depongono nel tempio di recente consecrato1). Una relazione molto più fantastica è quella che viene riportata dal Farlati, e clie nel X V I I . secolo 1' arcivescovo di Spalato Gaudenzio avrebbe tolto da un antico manoscritto in pergamena del Ca-
Farlati op. cit. I. p. 419. O Historia Salonit. edit. Racki c. XII. p. 34.
38 pitolo di Spalato 1). Il Farlati riporta una terza relazione molto lunga sullo stesso argomento, tolta da un manoscritto d'incerto autore, clie gli fu favorito da Apostolo Zeno. Qvivi si racconta, clie sul petto del santo, aperta 1' arca, trovarono una copia del vangelo, scritto da lui stesso, in teche d'argento, colle lettere apostoliche e col nome del Santo in fronte, che si conservava ancora ai tempi dell' autore del manoscritto. Ebbene. Un caso fece trovare questo evangelistario tutto moneo nella soffítta della sacrestia del Dúomo di Spalato. Fu publícate nell'occasione del I. Congresso archeologico cristiano nel Supplemento al Bullettino dalmato dal decano Devic e giudicato da giudici competeiíti non anteriore al secolo V I I I '-). II Farlati ed il Devic vogliono che S. Domnius sia stato tróvate realmente in quello stesso sarcofago senza iscrizione, esistente tutt' ora nel Duomo di Spalato con Diana cacciatrice in fronte, senza un símbolo cristiano, senza un' iscrizione. Sulla base della narrazione più dettagliata e dietro una relazione dell'arcivescovo Bizza, il Farlati determina anche il luogo ove furono trovati i due sarcolagi di S. Domnius ed Anastasias, cioè nella camera sotterranea in vicinanza del cimitero cristiano di Manastirine, sulla quale hanno fabbricato in época relativamente recente la cappella tutt' ora esistente dei due santi mártir i. II Bulic nella critica più volte citata degli atti di S. Domnius in un articolo recentissimo3), ha dimostrato la inverosimiglianza di ed tutte queste relazioni. Non è possibile difatti clie il santo principale, un vescovo, sia stato deposto e lasciato per secoli in un sarcofago evidentemente pagano, senza un símbolo cristiano, senza un iscrizione, mentre tutti gli altri martiri a noi noti hanno la propria iscrizione, il proprio sarcofago. Non è possibile, che il santo principale sia stato deposto in quelle »fornices« sotterranee in vicinanza di Manastirine, mentre a 100 m. di distanza c'era posto nella conjessio martt/rum. Non si trova esempio di sarcofagi deposti in camere mortuarie, nè queste camere o fornices sarebbero da tanto, da capire e meno ancora da lasciar introduire due sarcoíagi di pietra. Cfr. Farlati o. c. I. 471—74; III. 31. Bull. dalm. 1893 pag. 12 Suppl. a) Bull. dalm. 1900 p. 210ss. s)
39 Le reliquie di questi due santi martiri furono levate dalla confessio délia vicina basilica di Manastirine nell' a. 640, ed i cristiani dopo lungo corso di secoli, aveudo trovato in quelle stesse vicinanze due camere mortuarie, pensarono clie ivi fossero state tumulate. Vi fabbricarono sopra nel 1695 una cappella e nel pavimento délia stessa scavarono due tombe, simili a quelle, clie avevano sotto gli occlii nei loro cimiteri modérai, credendo clie i santi martiri fossero stati cosi tumulati. Queste camere sono più opera moderna che antica. Ad un lettore attento di queste relazioni, due cose devono assolutamente saltare agli occhi : la discordanza da una parte, di ogni singóla in se stessa ed in relazione alie altre, per quello che riguarda i dettagli, e l'uniformità mirabile dall' altra parte che si osserva dove si tratta del fatto in se stesso, in alcune proposizioni da dover loro ascrivere un'origine comune. Diffatti : Nella vita, p. es. attribuita ad Adamo Parigino, clie si potrebbe considerare come fonte prima di tutte le altre, si legge, clie la Chiesa, edificata da S. Doimo e dedicata alla B. Vergine, esiste ancora ai suoi tempi : solcique post tcintae urbis e,iridium permanet1). Quindi dice, che S. Domnio dapprima fu seppellito nello stesso luogo, ove fu martirizzato. Alcuni anni dopo, cessata la persecuzione, fu trasportato alla detta chiesa, e da qui, distrutta Salona, fu trasportato a Spalato dall'arcivescovo Giovanni. Se la chiesa, ove fu deposto S. Domnio e da lui fabbricata esisteva ancora al tempo di Adamo Parigino (1059— 1090) dovea esistere anche al tempo di Giovanni di Ravenna (650), quando questi esumava il corpo di S. Doimo e lo trasportava a Spalato. Invece l'Arcidiacono dice che Giovanni trovó un cumulo di rovine, dove crescean solo vepri e virgulti e che c' erano assai pochi individui, i quali serbassero memoria del luogo, ove era stato deposto il corpo santo.
Toma Arcidiacono.
Dal manoscritto di Ap. Zeno.
Relazione trascritta da Caudenzio.
Eodem tempore reverendus Antistes coepit tractare cura civibus, ut corpus B. Domnii Pontificis, quod Salonae remanserat, levaretur,
Tam itaque bonum, et laudandum propositum (martyrum reliquias investigandi) bonus Pastor pió gregi communicat.... Explorata itaque vice temporum, etsagaci-
Joannes . . . cupiens sacras reliquias SS. Martyrum Domnii et Anastasii ex ruimis celeberrimae urbis Salonarum eruere . . . convo-
-) Farlati op. c. I. p. 428.
40 translatumque in ecclesia, quae nuper dedicata fuerat, locaretur. Explorata itaque temporum vice, quando possent liaec commode attentare, abierunt Saloijam, ingredientesque Basilicam E piscopii, confusa et dissipata omnia repererunt; repletus enim erat locus ille ruinosis tectis, congestique incendiorum ciñeres, vepres iam et virgulta produxerant; i ta ut quamvis adhuc aliqui superessent, qui locum sciebant, tamen quia tumba ipsius subterraneis fornicil»us absconsa latuerat, non facile discerní poterat, unde corpus B. Domnii tolleretur; effodientesautem terram, locumque discooperientes arcam, quae primo apparuit, levaverunt, et metuentes ne forte impedirentur a Sclavis, cum celeritate magna Spalatum detulerunt; quam aperientes, non corpus B. Domnii, sed corpus B. Anastasii martyris invenerunt. Protinus ergo die sequenti revertentes Salonam, de eodem loco sarcopliagum B. Domnii effoderunt, et cum summa festinatione Spalatum transferentes, devotione nimia amborum martyrum pignora pretiosa locaverunt in praenominata Dei genitricis Ecclesia, ubi dante Domino usque liodie requiescunt. Farlati Illyr. Sacr. I. p. 471.
ter siscitata, quando possent, opus sacratissimum attentando salubrius, fine consequi peroptato. Memoratus praesul, multitudine populi convocata, Salonam accedunt, et ingredientes ruinas Basilicae Episcopii, confusa, et dissipata omnia penitus repererunt. Repletus enim erat locus ille ruinosis tectis, congestique incendiorum ciñeres, vepres iam, et virgulta produxerant : ita ut quamvis aliqui superessent, qui locum sciebant, tamen quia ipsorum tumbae subterraneis fornicibus latitabant, non facile discerni, vel videri poterant; unde corpora BeatoI'UID martyrum tollerentur.. ligonibus et instrumentis coeteris terram cavant, revolvunt lapides de cavernis. (Suavitas odoris sentitur, area detegitur).. . . Sed metuentes, ne forte a Sclavis suis impedirentur aemulis, cum celeritate magna Spalatum arcam praedictam, quae primo apparuit, detulerunt, laudes cum iubilo decantando : quam quidem aperientes, non corpus B. Domnii, ut sperabant, sed B. Martyris Anastasii invenerunt. Protinus igitur die sequenti revertentes Salonam, tie eodem loco sarcopliagum B. Domnii effoderunt, quod cum omni festinatione Spalatum satagentes transferre, substitit Interea librum evangeliorum invenerunt in pectore eius, tectis argenteis decoratum, litteris apostolicis antiquo more formatis, qui eius manu propria narratur conscriptus, gestans sui nominis titulum. Farlati I. p. 473.
cata pii populi multitudine, ad Salonarum ruinas, ubi basílica fu erat, se alacer conferí. Locus, in quo sacri loculi latitabant, subterraneis fornicibus inclusus, etsi notus quibusdam esset, vepres tamen et virgulta illum máxime contegebant.... Omnes labori incumbunt: virgulta et vepres amovent. . . . Effossa iam aliquaprofunditate, mirae suavitatis odor exhalat: loculus unus detegitur. . . metuentesque, ne forte a Sclavis turbarentur suis aemulis, magna cum celeritate loculum, qui prius apparuit, ita ut erat, clausuni Spalatum detulerunt: quem quidem aperientes non corpus S. Domnii, ut sperabant, sed sancti Martyris Anastasii invenerunt. Sequenti die Salonas revertuntur... et sarcopliagum S. Domnii inveniunt: ipsum quoquepari cum sollecitudine et festinatione Spalatum conveliere satagunt; substitit tamen Aperta arca mirus odor effunditur. Reliquiae sancti Martyris integrae inveniuntur, et in pectore liber erat Evangeliorum, tbecis argenteis inclusus, litteris apostolicis antiquo more, ipsiusmet, ut fertur, manibus formatis Farlati I. p. 474 II.
41 Da questo paralello cíiiaro apparisce clio 1' autore dolía seconda e quello della terza relazione 11011 lianno íatto altro, clie ampliare più o meno fantásticamente quello, che disse Tommaso 1' Arcidiacono, servendosi delle stesse sue parole. L' Arcidiacono quindi è la fonte prima delle relazioni posteriori. I particolari di queste relazioni, 1' abbiamo detto, sono state ad esuberanza impúgnate dal Bulic. S0110 descrizioni create dalla fantasia dei relativi scrittori. Ma, benchè sieno impugnan i dettagli di questa traslazione come ci venue descritta e tramandata, credo che con ció non cade ancora il fatto principale, cioè la translazione stessa. Quindi il Bulic ed il Delehaye sembrano ammettere il fatto d'una traslazione corne storicamente dimostrato, solo non ammettono che Giovanni di Bavenna abbia traspórtate il corpo dei santi Anastasius e Domnius. 8e 1' Arcidiacono è la fonte prima delle relazioni succitate, si domanda: donde abbia attinto egli la sua narrazione? Egli 11011 ce lo dice. Dobbiamo forse ammettere, che al tempo suo a Spalato si era generalmente persuasi di possedere le reliquie di detti martiri. Da che época data questa persuasione ? Nel Códice Barberiniano della storia dell' Arcidiacono troviamo interpolati gli atti d'un concilio nazionale di Spalato tenutosi nel 925, ritenuti dal Lucio per apocrifi '). Il capitolo primo di questi atti stabilisce : essendo stato spedito il Beato IJffmnius anticaniente dall' apostelo Pietro a Salona, viene stabilito, clie questa chiesa e questa città ore riposano te sue ossa abbia il diritto principale legittimo ecc. .. 2 ). Qualora si potesse dimostrare la genuinità di questi atti conciliari e la storica certezza di questo concilio, la persuasione ammonterebbe ai primi decennii del X secolo. La fonte più vicina a questa, per antichità, è Costantino Porfirogenito, il quale nella sua opera ele administrando Imperio dice, che nel tempio di S. Domnio giace il corpo dello stesso santo ?>), ') Bull. dalm. 1900 p. 214 nota 4. Quum antiquitus B. Domnius ab Apostolo Petro praedicare Salonam missus est, constitnitur ut ipsa Ecclesia et. Civitas, ubi sancta eius membra requiescunt, inter omnes Ecclesias provinciae huius primatum habeat et metropolis nomen ecc. Historia Salonitana Edit. Ilacki Zagreb, p. 30—38. Farlati III. p. 96. Docum. p. 190. :i) Corpus Scriptorum bistor. byzant. vol. III. Bonna. 1840. pp. 137—138. 2)
42 (ó vaog xov áyíov Aó/uvov, ev co xaráxeiTCu ó amos ayiog Aojaros) Piü in la dice che nella stessa citta é deposto il corpo di S. Anastasio, (ájzóxenai Óe xal ev amó) ra) xáoxocp xal ó ayios 'Avaoxáoiog). Sarebbe questo un forte argomento per dimostrare che nella meta del X secolo a Spalato era viva la convinzione, che S. Doimo i vi riposi. Porfirogenito dista di tre secoli dalla traslazione delle reliquie a Roma, e dall'erezione della capella Lateranese, non puo percio abbattere il documento espresso nel musaico, ma puo far in generare delle serie difficolta. A dissiparle pero basta leggere un poco avanti la descrizione che fa delle altre citta dalmatiche, di che ci ha reso avertiti con un recente articolo il B u l i c P a r l a n d o in fatti di Traü, lo stesso Porfirogenito dice, che in quella citta sia deposto il corpo di S. Lorenzo diácono martire2) (év de reo amó) xáorocp ájióxenai ó ayiog ¡LKÍOIVQ AavQÉvnog Ó ágyióiáxa)v). Usa le stesse parole adoperate per S. Doimo e S. Anastasio. Ora é evidente ch'egli quivi prende un grande granchio, non aven do Traü mai posseduto il corpo di S. Lorenzo martire. Celio Cega, nella sua monografía sulla Cliiesa di Traü, dice, che essa possiede di S. Domnio un dente, dono dolí' arcivescovo Garagnini, e di S. Lorenzo una costa del torace3). Da questa asserzione di Porfirogenito, evidentemente falsa, nata forse dal fatto che S. Lorenzo era il patrono di Traü, si puo argüiré come sia destituita di fondamento anche la precedente, relativa alie reliquie di S. Domnio e di S. Anastasio. Dopo Porfirogenito, per ordine cronologico, dobbiamo far cenno delle C O S Í dette vite o passioni di S. Domnius. Le prime due non fanno parola della traslazione fatta da Giovanni di Ravenna. La terza, attribuita ad Adamo Parigino, nella seconda meta del X I . secolo, nell' ultimo capoverso dice, quello, che abbiamo piü sopra riportato in contradizione colla narrazione anteriore della stessa passione, da far credere che questo capoverso fosse posteriormente aggiunto. Lo stesso si deve diré dell' aggiunta fatta alia fine della quarta vita, dove troviamo ripetute quasi le stesse parole del capoverso della vita terza. Lucio nella sua istoria: de regno Dalmatiae et Oroatiae II. Cap. 14. p. 91. adduce una lettera del papa Innocenzo I I dell'anuo 1138 (o 1110) mandato all' arcivescovo di Spalato Gandió o Gau') Bull. dalm. 1900 p. 2l3ss. -) Ibiclem. ") Chiesa di Traü. Spalato 1855 p. 22.
43 denzio, nella quäle dice: Propierea episcopos per Dalmatiam constituios sufjraganeos, quibus Satona tempore rutilando utebatur, Sánetele ecclesiae Spalatinae, ubi corpus S. Domnii diseipuli B. Petri requiescit cum omni reverentia obedire saneimus. Non lio potuto trovare in nessun luogo autenticata questa lettera del pontefice. Quei che la citano, la citano dal Lucio. Non so se la possegga il Capitolo di Spalato, se esista 1' originale o una copia autentica. Un altro monumento, che si vuole di alcuni decennii anteriore, sarebbe l'iscrizione sulla vecchia arca sepolcrale di S.Domains nella cattedrale di Spalato. La publicarono dapprima il Lucio, poscia il Farlati errata, la ripublicó corretta il Kukuljevic nel Codex diplomaticus. Quest' iscrizione venne incisa anche su una lapide allato dell'altare e prolungata di otto versi. Nel centro del coperchio dell'arca si legge: i"
Htc
REQUIESCIT
S ALON IT ANI SANCTI
PETRI
TRANSLATUM A
IOHANNE
CORPUS
BEATI
ARCHIEPISCOPI APOSTOLORUM AB
SALONA
EIUSDEM
DOMNII
DISCIPULI PRIXC1P1S,
IN
SPALATUM
SED1S
ARCHIPRESULE.
Quindi tutt'intorno: f
HOC HABET
EGREGIO
SCS
SUA
MEMBRA
SEPULCRO
.
DOMNIUS
ANTIQUAE QUI X P I DOGMA SALONAE . MONSTRAVIT PSUL QUOQ. MAR. TIR
FACTUS
ISTE
BEATI
EIUSDEM. —
ÍIAEC
DISCIPULUS SPALATI
PETRI
PSUL
PARITER
HUC
FÜIT
TRANSTÜLIT
INDE
10IIS TEMPORE POST LONGO CUM NONNULLI DUBITARENT A N FOHLT II 10 ID
CORPUS CUNCTIS
HU1ÜS CORPUS TRES ET
FORET
PATEFECIT.
MILLE
AFFORE
FUIT,
CREDIMUS
CTIO
DOCTIS.
TEMPORE
MARMORA
D1SIUNXIT.
DI.
CENTUM TUNO
PATET
CONSTITIT HOC
— • CLARUIT
ARCHIPSUL
ENIM SCM
ORBIS
INDI
AMEN.
QUO
VENETUM CLERI
RELATUM.
ANNOS
PASCALIS
MULTIS
ARTE
PUTAVERUNT.
URBIS
APOSTOLICUS
DUX
HING
CRESCENTIUS
DEXA
ET
AN
PERPAUCI
FRANCISCUS ET
VIRTUTE
MARIPETRO
SUIS
ERAT SUA DUM
FOSCAREA
PROLES
CLAR1SSIMUS PRAESUL
ORBl
ADESSET
44 MORIÜUS ET
KT
QUO
GABRIEL MILLE ET
ET
FRAXCISCUS SEMPER
TER
BOXIXUS
IACOBUS
CUXCTIS
QUATER
IAM
M.O
VITA
SPALETUM
COELORUM
CEXTUM
XOXOS DK
RATIOXE
DUM
MILANO
LAUDIBUS
PIIOEBUS
NOVEMBRIS FECIT
AMANDUS
GUBERNAT
MEXSK ISTAM
EQUUS
YOLYERET
AXXOS
PERACTUM CAPELLAM
ET
SEPOLTURAM.
II Farlati vuole, che questa iscrizione sia stata composta a tre riprese: la prima parte sia di data antichissima, cioè dai tempi di Giovanni di Ravenna, la seconda parte, cioè dal verso: fem porc pos!, longo fino al Y cunen sia opera di Crescenzio (1103) e la terza parte sia di data recente (1427) assegnata dall" iscrizione, cioè quando fu terminata la cappella da Francesco Maripietro iniziata dall'arcivescovo Pietro Deskovic da Pago. II Caramaneo sostiene1), che tutta 1'iscrizione non sia anteriore all'anno 1427. Che sia stata incisa sulla placea d' un tratto nel detto anno 1427 lo dimostrauo tutti i caratteri esterni, lo concede lo stesso Farlati : dice pero, che solo gli otto ultimi versi sono di composizione posteriore, un' imitazione métrica e stilistica dei primi, composti ai tempi dello stesso Crescenzio. A prova del suo asserto non adduce nessun argomento. Invece io sono d" avviso, che non è possibile ammettere una tale composizione dal lato métrico e stilistico anteriore del X I I I . secolo, nè posteriore a Leone X . Non abbiamo nella letteratura eseinpi di tale composizione anteriori ai tempi del Petrarca. In ogni caso non puö neppure da lontano provarsi che i versi iniziali amontino ai tempi del Ravennate. Di più 1' iscrizione attribuita dal Farlati a Crescenzio, determinando la data clella constatazione fatta da costui, dice : MILLE
DI C E N T U M
TUNC
ET
DEN A
FUIT;
TRES
APOSTOLICUS
AFFORE
CREDIMUS
PASCALIS
ANNOS
CONSTITIT
ORBIS
MULT!S PATET H O C , I N D I C T I O D O C T I S —
AMEN-
Quivi si parla dell' opera di Crescenzio in tempo affatto passato, quindi 1'iscrizione deve presumersi di grau lu liga posteriore al fatto stesso. In questa iscrizione si narrano.due cose: che Giovanni di Ranenna trasporto da Salona a Spalato il corpo di S. Domnius (discepolo di S. Pietro) e che dopo iungo lasso di tempo sotto il pontificato di Crescenzio molti dubitarono che vi fosse dentro questo corpo, ') Riflessioni
ecc. IV. p. 8—9.
allora costui 1' «perse e lo mostré ai fedeli, per eonfermarli nella f'ede e togliere loro ogni dubbio. Considerando che l'Arcidiacono parla dettagliatamente delle reliquie di S. Domnius — délia translazione a Spalato, si dovrebbe aspettare un cenno anche sulla ricognizione fatta da Crescenzio, mentre nè là ove parla di questo arcivescovo, nè altrove, egli non ne fa alcun cenno. Da questo possiamo dedurre che l'Arcidiacono o non sapeva nulla di ció, o non ne voleva far parola. In ambi i casi mette il fatto sotto una luce sospetta. Sono d'avviso piuttosto, che prima dell'Arcidiacono nessuno sapeva nulla délia traslazione del Ravennate, e che la ricognizione di Crescenzio sia un parto posteriore all'epoca assegnatale. La prima fonte délia traslazione da Salona a Spalato è l'Arcidiacono, benchè si possa concedere, che anche prima di lui fosse diffusa (a Spalato la credenza, che i vi riposino le sacre reliquie del loro patrono. Questa credenza pero non puó dimostrarsi anteriore al X secolo, all'epoca di Tomislavo o del concilio di Spalato (024), il quale sulla presenza del corpo santo e sulla apostolicità del patrono di Spalato stabilisce il diritto primaziale di quella chiesa. JL "T*
Conati scientifiei per eoneiliare la leggenda colla storia, Tomaso 1'arcidiacono lia fatto i suoi studi in Italia, lia visitato la capitale délia cristianità, e non è a supporsi, che non abbia visitato T oratorio di S. Yenaiizio, ove riposano le ossa dei gloriosi martiri délia sua patria. I libri liturgici ed il musai co lo face van certo, che in quell'arca santa riposano anche le ossa dei Santi Anastasias e Domnio, traspórtate dalla Dalmazia, da Salona. Questo íatto, al quale non poteva nulla opporre, pugnava colla sua convinzione, che anche a Spalato riposano le ossa di questi due martiri, che formano la gloria, 1? ambizione délia sua patria. Egli volle quindi conciliare questi due fatti colla supposizione, che vi sieno stati due santi Anastasi e che si è confuso un S. Domnio con un S. Domnius. A questa ultima asserzione lo induceva forse la circostanza che a Spalato si venerava S Domnius, mentre a Roma e' era S. Domnio. Revistando pei martirologi antichi vi trovo un S. Domnino, cubiculario di Mas-
46 simiano, martirizzato presso Parma. Da questo fatto ci tessè tosto la leggenda, come cioè i salonitani lo rubauo, lo portano in patria, lo seppelliscono presso S. Domnius, affinchè venendo 1' abate Marti 110, questi lo possa trasportare a Roma, lasciando a Salona il patrono principale, il primo vescovo Domnius. Questa è la genesi del Capo III. délia s tori a dell'Arcidiacono. Secondo Ini vi sono due santi quasi omonimi S. Domnius discepolo di S. Pietro e S. Domnio cubiculario. Cosí connette egli la storia colla leggenda. Questo addoppiamento venue sostenuto dal Marnavić nella difesa di S. Felice. Colla differenza, che secondo lui S. Domnio non è più cubiculario di Massimiano, ma vescovo di Salona dei tempi di Diocleziano, le cui ossa riposano a Roma, mentre il discepolo di S. Pietro Domnius o Domnio I. riposa a Spalato. Il Farlati non vuol saperne di questa innovazione del Marnavić nella storia dell' Arcidiacono, accetta solo quello che questi accetta : un solo vescovo di Salona : Domnius. Non volendo saperne di due, cade in evidente contradizione con se stesso, là ove riconosce che il S. Domnio del musaico lateranese non è diverso dal pontefice Salonitano 1). Se quindi il pontefice di Salona Domnio è rappresentato sul musaico, deve dirsi cli'egli sia anche sepolto nella stessa cappella, non potendo supporsi che il cubiculario sia sepolto ed il vescovo dipinto, allora 11011 sta la tesi che a Spalato si trovi S. Domnius vescovo, a Roma S. Domnio cubiculario. Ma cosi nasce sempre a coloro, 1 quali procedono nello studio storico con idee preconcette, con tesi aprioristiche. Neppure si accorgono delle contradizioni, nelle quali cadono. Il terzo, che si schiero più apertamente per la storia dell' arcidiacono modificata dal Marnavić, è il Dr. Jelić nel lavoro succitato. iVnclie secondo lui ci sono due santi Domnii 0 Domnioni (il nome si prende promiscuamente). Il primo, discepolo di S. Pietro, che riposa a Spalato, è santo leggendario; il secondo, che riposa a Roma, santo storico, al quale si devono attribuire tutti i monumenti storici più sopra citati. ') IUyr. sacr, t. I. p. 492 : Joannes romanus pontifex quartus lioc nomine, sive Tlieodorus eius successor . . . jussit S. Venantium episcopum et martyrem Salonitanum ad dexteram S. vero Domnium ad sinistram (secondo lui più onorifica), propterea quod is Yenantio aetate et Salonitanae ecclesiae conditae gloria antecederet.
Se i documenti storici irrefragabili dal I V al V I I s. si đevono áttribuire a S. Domnione, secondo i dualisti, II, (li clie non v'lia dubbio, su che cosa si fonda 1" asserzione, che vi esista un altro santo omonimo, o quasi omonimo, Do mirio o Domnius I. disoepolo di S. Pietro e clie riposi a Spalato? Il Dr, Jelić lia detto tutto, cliiamandolo leggendario. Ma la leggenda non è storia. Non è possibile comprovare, clie vi sieno stati due santi onionimi vescovi di Salona. E clie quell'unico, istorico, non si puo trasportare ail'época apostólica, l'abbiamo veduto. Coloro clie sostengono, clie vi sia stato un S. Domnius I. vescovo di Salona discepolo di S. Pietro, si basano sulla tradizione délia Cliiesa di Spalato. Ma questa tradizione non si puo in nessun caso dimostrare anteriore al secolo X , per quanto si accettano per veri i documenti del códice Barberiniano. Mentre il culto iuinterrotto della Cliiesa Dalmata ammette un solo S. Domnio martire vescovo di Salona, martire e vescovo della storia. Coleti nel suo Marlyrologktm Illyricum non conosce che un solo S. Domnio. Agli 11 aprile leggiamo: Salonae: Passio S. Dalmatii et aliorum quadraginta IV. martyrum, qui Christi íidem ac disciplinam a B. Domnio episc. Salonitano susceptam suo sanguine confirmarunt —- Ibidem: Festa commémorât!o ejusdem Sti Domnii — In Dalmatia: Sanctorum Martyrum Mauri, Anastasii, Septimi, Asterii, Antiochiani, Tellii, Caiani, et Pauliniani, qui pro Cliristo in Dalmatia passi. Eorum Corpora cum sacris lipsanis S. Ven an ti i ep. Salonitani inde Romani translata in Laterano quiescunt. Quivi il Coleti estrae S. Domnione dai suoi compagni quivi enumerati dettagliatamente, e ricordati cumulativamente dal Geronimiano, bencliè, com'egh stesso osserva in nota, in questo giorno sia a Spalato che al Laterano si lesteggi S. Domnione. Egli asserisce che in questo giorno non cade il suo natale, ne fa quindi una commemorazione. Mentre vuole che il natale di S. Domnione cada ai 7 Maggio, alla quai data leggiamo: Salonae Passio S. Domnii Ep. Salonitani primi et martyris ecc. A questa asserzione lo lia indotto il fatto, che non si puo celebrare il natale d'un santo due volte ail'anïio. Supponendo quindi che il natale di S. Domnione cade realmente ai 7 Maggio, non poteva cadere anche agli 11 aprile. Mentre egli avrebbe dovuto ragionare cosi : siccome il natale d'un santo si celebra una volta ail' auno, siccome il natale è la festività principale e più uni-
versale di qualunque altra, dobbiamo ritenere per natale quella giornata nella quale si festeggia il santo più umversalmente cioè a Roma e a Spalato e altrove e ció sarebbe solo il di 11 aprile. Se quindi 11 aprile è il natale di S. Domnione, le altre festività saranno occasionali, locali, introdotte per varie ragioni o circostanze nel corso dei secoli. Il direttorio litúrgico délia diócesi di Ragusa porta ai 12 Aprile: S. Domnii episcopi et Mctrtyris. Non fa cenno dei compagni. Nè in maggie nè in altro tempo celebra altro S. Domiiius o Domnio. Quello délia diócesi di Cattaro porta ai 15 aprile: SS. Domnionis et sociorum Martyrum. Ai 7 Maggio riporta1) S. Stanislao. Non fa neppure altrove cenno di altro S. Domnius o Domnio. Quelli invece di Zara e di Sebenico riportano ai 7 Maggio : S. Domnii episc. Salonitcini Marty ris, mentre in aprile ed in altra epoca non fanno menzione di altro omonimo. Il martirologio proprio di queste due diócesi lia per questo giorno: Spalati: S. Domnii episcopi Salonitcini I. et discipuli Beati Pétri ecc. Solo il direttorio di Spalato riporta ai 12 Aprile: SS. Domnionis ep. et soc. Martyr, ed ai 7 Maggio: S. Domnii circhiepi. Salonit. I. etc. Mi duole di 11011 potere esaurire questo argomento cou tutto 1' apparato di documenti necessari, perché non li lio a mano, ma devo soltanto accennare come la Chiesa dalmata dai tempi antichissimi lia conservato ancora le traccie délia verità istorica, non avendo ammesso nel suo culto, che un solo S. Domnius o Domnio vescovo di Salona. Che questo culto si riferisca al santo storico degli 11 aprile ci dimostra l'epoca délia sua festività conservata nei direttori di Cattaro e Ragusa, non soggette negli ultimi secoli alla giurisdizione di Spalato. Le altre diócesi, per suggestione di quella di Spalato, hanno abbracciato il 7 Maggio, sedotte dalla festività principale di Spalato, ma accettando questo, non hanno conservata quella dell'aprile, convinte che non vi esiste che un solo martire di Salona di questo nome. La Chiesa di Spalato scegliendo per proprio Patrono S. Domnione, senza i compagni, lo voile festeggiare a parte, diviso da loro Monsig. Forlani vescovo di Cattaro lia introdotto nel direttorio di questa diócesi nell' anno 188(3 anche la festivitá di S. Domnius, sedotto evidentemente dalla solennitá dellasua diócesi natale. Cfr. i direttorii del 1885, e del 188ü—1887.
49 in un giorno dell'anno particolare e per ragioni liturgiche e pratiche ha scelto il 7 Maggio. Un altra ragione del tutto litúrgica si oppone all'ipotesi che vi esiste un S. Domnius vescovo di Salona e martire diverso da quello che si celebra agli 11 Aprile. E un fatto che a Spalato si festeggia ai 7 Maggio con Officio e Messa S. Domnius vescovo martire. E parimenti un fatto incontestato che ai 7 Maggio il Martirologio Romano non registra un tale santo. Ora le disposizioni dei pontefici Fio V, Sisto Y, Yrbano Y I I I e Clemente YIII. proibiscono assolutamente di celebrare sia colla Messa, sia coU'Ofticio, la festività di un santo qualunque, il quale non sia registrato nel Martirologio Romano l ). Celebrandosi quindi la Messa e F Officio di S. Domnius, questi (leve trovarsi nel Martirologio ed essere per conseguenza idéntico con quello degli 11 Aprile. Altra uscita non c'è, se non si vuole asserire, che la Cliiesa di Spalato abusivamente abbia eelebrata la Messa e 1' Officio contro i decreti pontificí. Ecco a che cosa si riduce la tradizione che vuole un S. Domnius I. vescovo di Salona e discepolo di S. Pietro ed un secondo S. Domnio per alcuni cubiculario, per altri vescovo di Salona. Sono convinto che i 1 culto conserva il nieglio le antiche tradizioni religiose. Ora il culto della Cliiesa Dalmata conosce un solo S. Domnio vescovo martire. Se tutte le diócesi non lo celebrano alla sua data in aprile, si deve ascrivere alie ragioni liturgiche che fauno trasportare una festività da un época ad un altra. Lo celebrano pero in quel turno di tempo, scostandosi solo di qualche giorno. Abbiamo detto che la leggenda o come vogliono la tradizione che S. Domnius sia stato discepolo di S. Pietro e che le sue ossa riposano a Spalato non è anteriore al X secolo, e non possiamo essere contradetti. Non esiste un documento anteriore neppure^di dubbia fede che asserisca una tal cosa. Ed in docunienti posteriori di dubbia fede troviamo una tal cosa asserita là soltanto ove si inculca il diritto primaziale degli arcivescovi di Spalato, diritto che si vuole derivato dall' apostolicità della Chiesa Spalatino-Salonitana.
*) De ceteris autem sanctis in praedicto Martyrologio non descriptis, aut quibus a Sancta Sede non fuerit speeialiter concessum Officia recitari ant Missas celebrari vetuerunt, non obstante quod ipsorum Corpora aut insignes Reliquiae in Ecclesia asserventur. , ,
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50 Nei pretesi Atti ciel Concilio 11 azioiiale di Spalato del 924 il Capitolo primo motiva appunto su questa ipotesi il diritto in parola. Lo stesso dice la lettera di Innocenzo II. ricordata più sopra. Quindi non deve far meraviglia se il Delehaye pone in intimo nesso l'origine délia leggenda colle ambizioncelle délia cliiesa Spalatina di darsi titoli di nobilà, che non aveva, onde garantiré un diritto. E donde ha tratto l'Arcidiacono tutta quella storia délia traslazione del corpo di S. Domains cla Salona a Spalato ? Si puô supporre, ch'ei l'abbia inventata di sana pianta? Neppure per idea. L'impossibilité di supporre una tal cosa ha fatto probabilmente ammettere al Bulic ed al Delehaye il fondo storicodi questa narrazione, Che cioè il Ravennate abbia cercato il corpo e creduto di trovarlo : che, si sia ingannato. Ma anche una tale supposizione è inamissibile1). Giovanni di Ravenna, membro del clero di Roma al tempo appunto, quando avvenne la storica traslazione delle reliquie dalla Dalmazia per opera dell'abate Martino, e l'erezione délia cappella col musaico, dovea sapere tutto questo e venendo a Spalato, non potea saggiamente darsi all' opera d' una ricerca di Santi, che sapeva già trasportati a Roma. Se poi per un caso qualunque fossero realmente rimasti i santi Anastasio e Domnione, e Giovanni li avesse trovati, gli incombeva 1'obligo di avvertire il Pontefice del fatto, onde far correggere lo sbaglio comniesso nell' aver fatto dipingere questi Santi sul musaico suddetto, ed egli 1' avrebbe certamente adempiuto, e ne sarebbe rimas ta memoria. Perciô ardisco dire, che la storia della traslazione attribuita a Giovanni di Ravenna è una corruzione della traslazione ormai obliterata fatta dal pontefice Giovanni I Y. per opera dell'abate Martino da Saloha a Roma al tempo delle incursion i e devastazioui dei barbari. Di storico non s ' è conservato che il nome Giovanni ed il timoré col quale Martino, coadjuvato dai cristiani, andava alla ricerca dei corpi santi. Questa narrazione dapprincipio si riferiva alla storica traslazione, ma col tempo dalle masse venue applicata a quelle reliquie che ') O forse il Bulic crede che in un epoca qualunque, posteriore al Ravennate, si sia frugato a Manastirine e si sia trovato un corpo santo e trasportato a Spalato, come ci fa credere un suo articolo piddicato nel Bull. dal. 1900 p. 211 e ss. ? Questa ipotesi potrebbe fácilmente risolverci l'intricato problema. In ogni caso d'una traslazione del corpo di S. Domnione da Salona a Spalato non puô esservi parola, su base di documenti che abbiamo a mano,
51 venerava quotidianamente nel suo tempio. Cosi si è formata la leggenda, délia quale si è impadronito l'Arcidiacono, e le ha dato la sua forma odierna. Più tardi anche la relazione dell' Arcidiacono ha subito le aggiunte, i dettagli assai poco verosimili. Basta leggerli per convincersi délia loro natura leggendaria délia quale abbiamo parlato. Che cosa allora racchiude 1'arca santa di Spalato? Il rispondere a questa questione non è oggetto del mio lavoro. Quivi si apre un vasto campo aile congetture più o meno verosimili, fondate su analogía di fatti simili avenuti in altri paesi e noti ai dotti agiografi. 10 credo che noi dobbiamo a soluzione d'un tal problema studiare quello che si narra nell' iscrizione métrica sulla ricognizione fatta da Crescenzio. Quella ricognizione, di chiunque si sia, dovrebbe essore la chiave di tutto. 11 I X e X . secolo che segnano la data degli acquisti di tutte le insigni reliquie delle nostre città marittime da Zara a Cattaro, potrebbero segnare l'epoca nella quale anche Spalato lia ricevute le sue, battezzate coi nomi venerandi di Domnio e Anastasio. E siccome i fedeli non si saranno addotti a prestar loro fede, Crescenzio od un altro avra fatto la ricognizione, mostrato il corpo ai fedeli e convinto gli animi dei più. Questa ricognizione di Crescenzio per debellare i dubbi dei cittadini viene dal Farlati esposta a suo modo, quasichè gli Spalatini avessero temuto un furto secreto da parte dei Veneti. Questo è una sua gratuita asserzione che non puô reggere alla critica. Nel I X o X secolo quindi si dovrebbe cercare l'origine delle reliquie venerate a Spalato, sia ch' esse sieno state traspórtate da Mana sti riñe, sia che si abbiano avuto d'altronde, e che non siamo in istato di precisare con storica evidenza. In tutta questa questione non abbiamo mai ricorso ail' autorità del Breviario délia Cliiesa di Spalato, nel quale si leggono, corne lezioni del secondo notturno, pella festa di S. Domnius dei 7 Maggio, tutte quelle notizie, che abbiamo caratterizzate per leggendarie ed abbiamo confutato. Il Breviario romano senza dubbio lia una grande autorità, benchè anche questo nella sua parte istorica abbia subito più volte delle correzioni in conseguenza dei risultati storico critici. Ma il Breviario délia Cliiesa Spalatina, percio che riguarda le dette lezioni. non puo addurre neppure quell' autorità che hanno in generale simili lavori ap-
52 provati dall'autorità ecclesiastica e proveniente da questa stessa approvazione. Le lezioni del Breviario Spalatino su S. Domnius sono di data piuttosto recente, non anteriori alla seconda meta del X V I I . secolo, opera dell' arcivescovo Luca Gaudenzio, compendiata dalle »vite« più sopra citate. Queste lezioni con tutto il relativo Offício e colla Messa dovrebbero avere 1' approvazione délia Sacra Congregazione dei Riti. Quest' approvazione sarebbe per esse un' autorità non indifférente. Ma l'arcivescovo Gaudenzio non ebbe il coraggio di mandarle per 1'approvazione ail'autorità competente, ma le inoltro tra gli atti délia visita triennale alla Congregazione del Concilio. Questa, non trattandosi di materia sua, non lia inoltrato le dette lezioni a clii di competenza, ma la restituí con l'incartamento degli atti approvati relativi alla visita, come l'avea ricevuti. Cosi l'arcivescovo suddetto ed il clero di Spalato credetteTO d'aver ottenuta 1' approvazione délia chiesa. Mentre è più che naturale, che l'approvazione degli atti délia visita pastorale non implica direttamente l'approvazione dell'Officio in parola1). Questa è la ragione per la quale non abbiamo fatto cenno delle lezioni del Breviario. Le quali ulteriormente subirono una piccola modificazione in quantochè, accortisi dell" evidente errore istorico contenuto in quelle parole: urbe ipsa Salona a Gothis dissipata, corressero in urbe ipsa Salona a barbaris dissipata. Speriamo che il primo frntto di questi studi sarà la revisione e la correzione dell'Officio di S. Domnio. Epilogo. Riassumiamo il fin qui detto. La storia ci dice che S. Domnione fu vescovo di Salona, ch'esso fu 1' apostolo di queste contracte, un vescovo che lia dilatato la religione opere et sermone nella lunga tregua di pace, ch' ebbe la Chiesa nei primi an ni del governo di Diocleziano. Scoppiata la persecuzione, egli fu uno dei primi che abbia subito il martirio con alcuni compagni, sotto la presidenza del luogotenente [délia Dalniazia Marco Aurelio Julo, nell' anuo di Cr. 299. La Chiesa di Salona gli lia prodigato un culto specialissimo, la fama delle sue geste non è perita, il suo nome divenne suo ornamento e gloria. Egli l'ha cementata col proprio sangue, ') Cfr. Caramaneo. Iiifless. p. 4.
dopo averia edificata colla parola e coll' esempio. Le sue reliquie, venerate per piü di tre secolidaipii fedeli, quando Salona nell'a. 639 ebbe a subiré la sorte di niolte altre citta romane, e divenne preda dei barbari, furono I' oggetto della piü grande preocupazione dell' illustre ornamento della Chiesa Dalmata, del papa Giovanni IV. II quale non volle, che quelle sacre ossa divennissero oggetto di profanazione dei barbari idolatri. Perció vi mandó nel 640 1'abate Martino, affinche le raccogliesse insieme a quelle di altri gloriosi martiri di questa provincia e li trasportasse al sicuro nell' eterna Roma. Martino lo fece con gran cura e sollecitudine. E trasportati a Roma i corpi santi il pontefice in loro onore fece edificare una cappella a perenne memoria, e sulla vólta dell'ábside fece dipingere a musaico questi canipioni della fede colle loro insegne. I loro nomi coi loro corpi restarono fino ai nostri giorni oggetto di cura gelosa di Roma cristiana. Non é possibile ammettere, che col trasporto delle sacre reliquie, e specialmente colla distruzione di Salona, niente si sia cambiato in fatto di culto e di vita cristiana, in fatto di memorie e di tradizioni. Distrutta Salona, dispersi gli abitanti antichi e subentrati in loro luogo i »barbari«, comincia una nuova era, ed una nuova vita, che non é una vera ed immutata continuazione dell' antica. E vero che i cristiani fuggiti dalla patria hanno portato seco le vecchie tradizioni della propria Chiesa, ma questi si mescolarono ad altre popolazioni, ignare di tutto questo, e si dispersero in varié contrade ed isole. E cosi dispersi e frammisti ad altri non poterono conservare la tradizione pura ed intatta. Quando poi, dopo 10 —15 anni, stando alia narrazione dell'Arcidiacono, venne in queste contrade Giovanni di Ravenna, egli non aveva in se la tradizione della chiesa di Salona. Ottenuto poi il permesso dagli imperatori di Costantinopoli di occupare il palazzo imperiale nelle vicinanze di Salona e di rifuggiarvisi insieme ad alcune fainiglie cristiane, non é detto, ne sarebbe possibile .il crederlo, che vi sieno tornati appunto quelli che custodivano pura ed intatta la tradizione della Chiesa di Salona, ossia che tutti quelli che vi si riffuggiarono sieno stati gli antichi abitanti della citta distrutta, Gia in 10—15 anni le circostanze cambiano in una communita compatta, piü ancora in singóle famiglie disperse. I vecclii muoiono i giovani diventano maturi. Le tradizioni poco a poco indeboliscono. Coi figli degli antichi Salonitani si rifuggiarono a Spalato, altre fa-
M miglie venute d'altre parti, a queste si aggiunsero cogli anni miche <picgli »Sclavi«, di oui parla Tommaso, che abitavanoil contado di Salo na, coi quali i rifuggiati vissero in buona armonía, come ci narra lo stesso storico al cap. IV. délia sua Historia, anzi vissero vita comune, non isdegnando con essi non solo il commercio ma neppure il connubio. Questi formaron*) la niaggioranza della popolazione Spalatrina. Si puo supporre che questi abbiano continuata pura ed intatta la tradizione della Cliiesa di Salona? Con questa radicale mutazione anche il culto publico di S. Domnione dovette subiré la serte della Cliiesa di Salona. Questo culto dovette venir meno mancandovi appunto il piii grande eccitamento al culto estenio, le sacre reliquie del glorioso martire, e la memoria del Santo dovette a poco a poco obbliterarsi, e cominció intanto a formarsi la leggenda sulle poche e vaghe notizie che restarono. A quest'epoca di transizione dobbiamo riportare la leggenda su S. Domnione. Le grandi catastrofi generano sempre grandi leggende, delle quali in buona o mala fede si impossessano alcuni e danno loro una forma concreta. Ed ecco la leggenda formatasi nei tre secoli che corrono dal G40 fino al 924 prendere forma consistente, divenire »storia«, sulla quale gli arcivescovi di Spalato fondano il loro diritto primaziale e da qui entrare negli atti di S. Domnione, che si trasmettevano oralmente ¡11 forma vaga da una generazione all' altra con quelle alterazioni comuni ed inevitabili in simili tradizioni e che spesso non sono affatto coerenti e logiche. La Cliiesa di Salona ha celebrato per secoli il natale di questo glorioso vescovo e dei suoi compagni agli 11 aprile. La Cliiesa di Spalato, che voile essere la sua continuazione, assunse questo giorno. Quando poi si formo la leggenda dell'apostolicità di S. Domnione, essa lo assunse, diviso dai compagni per sue viste speciali, a suo patrono, e gli assegnó un altro giorno per festeggiarlo, diverso dal suo natale. E questo a tanto più forte ragione, perché appunto il di del suo natale spesso veniva a cadere durante le feste pasquali. Questo sdoppiamento della festività dava maggior adito a credere, che due sieno stati gli oinonimi : Domnius e Domnio. Percio leggiamo nel calendario del Breviario di Spalato: in Salona Sancti Domnionis episeopi et Fortanati et aliorum CCXL martirum. Mentre ai 7 Maggio leggiamo a caratteri rossi : Domnii Salonitani circhiepiscopi
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55 et martiris. Questa mutazione é stata fatta certamente dopo che i vescovi dclla Chiesa di Salona ebbero il titolo di arcivescovi, cioé dopo il 514, se si amette coll'Amelli, che allora ebbero la prima volta questo titolo sotto Stefano1), e dopo che il iiome Domnio fu corrotto in Domnius. Ció non poteva essere prima che 1'elemento romano si fosse indebolito e gli Slavi avessero contribuito a corromperé Tantico linguaggio dei pochi latini rimasti in queste parti. Non prima quindi dell'VIII secolo noli' época della leggenda. Trasporta ta cosi la solennita esterna ai 7 maggio, ed impadronitasi la leggenda del patrono di Salona, era pin che naturale che nel volgo si perdesse la memoria degli 11 aprile, e si sostituisse il 7 maggio sia nelle »vite«, sia in altri documenti publici, come data del martirio del Santo. Come la leggenda si é impadronita della personalitá storica di S. Domnione travisandone alquanto le fattezze, cosi e avvenuto delle sue reliquie. Rifuggiatisi dopo dieci anni alcuni cristiani nel palazzo di Diocleziano, sieno stati puré alcuni antichi abitanti di Salona, questi non potevano sapere quello che in tutta secretezza aveva fatto abate Martillo. E quando dopo alcuni decenni si é venuto a scoprire a Salona, tra i ruderi dell'antica basilica un corpo santo, un corpo di martire senza iscrizione, líjente di piü naturale che crederlo corpo di S. Domnio, la memoria del quale non era ancora perita né nella chiesa né nel popolo. Questo ritrovamento avrebbe potuto ravvivare il culto indebolito del Santo, arricchire la sua leggenda. Questo potrebbe essere il fondo storico della traslazione da Salona a Spalato, ammessa dal Bulic e dal Delehaye. Allora una debole traccia rimasta del trasporto fatto da papa Griovanni si localizza a Spalato, si connette col vescovo Giovanni di Bavenna, ed abbiamo la »storia« del trasporto svisato nella memoria dell' Arcidiacono. Pero il dubbio ha continuamente perseguitato questa credenza. Si dubita dall'XI. secolo in poi continuamente. Era troppo difficile persuadere chi pensa della verita d' una tale traslazione di fronte al musaico di Roma ed al Líber pontificcilis. Ci vuole coraggio a profanare la meJ) Bull. dalm. 1895. p. 39. Sembra pero che i successori di Stefano non abbiano avuto questo titolo. Quindi il titolo costante deve essere posteriore, lo porta Massimo arcivescovo nella prima metá del VII sec. {Bull. dalm. 1900 p. 291ss),
56 moría del pontefice Giovanni IV, col negare cli' egli abbia traspórtate a Roma le sacre reliquie deposte al Luterano!! Quali conseguenze si devono dedurre da tutto questo per la vita religiosa e per il sentimento di pieta degli Spalatini ? Su quest' argomento basta ricordare quanto lia scritto non lia guari la Oiviltá Cattolica1) sotto il ti telo: se una reliquia fosse falsa. II prestare onore e venerazione alie reliquie dei santi e fiore di buon senso. Anche nella vita civile si onorano le tombe degli amati (lefunti. Ma se quella reliquia non fosse vera? Se la tomba, che tu onori come tomba del padre tuo, non fosse dessa? Questa domanda, anche nello stato di semplice dubbio, dobbiamo confessarlo, toglie súbito ogni poesía; essa e come una fredda lama clie trapassa il cuore ancor caldo, é come una nebbia umida che rapisce il solé, é come un duro e inesorato ferro, che tarpa le ali. Molto pin se il dubbio diventasse negazione certa. Questo quanto al sentimento. Quanto alia ragione la cosa é ben diversa, se trattasi di ragione illuminata da principii teologici. Se trattasi poi di ragione sfornita di tali lunii, di quella -ragione che non si distingue dal sentimento, allorala conseguenza é : stupefazione, scandalo, tentazione con tro la fede, e guai agli storici ! COSÍ ci racconta la »Civiltá Cattolica« essere accaduto in Italia quando si venne a scoprire che le reliquie venerate in una citta 11011 erano vere, cosi é avvenuto a Spalato in questi ultimi mesi: scandalo di pusilli e farisei. L'atto di venerazione verso una sacra reliquia si risolve i 11 tre elementi: 1) il fatto che la reliquia appartenga al santo, 2) 1' cilio materiale di rispetto: baciarla, ornarla di fiori ecc. 3) 1' atto fórmale di ossequio verso il santo. I due elementi primi SOLIO mezzi per arrivare al terzo. Sulla questione del fatto, gli uomini si possono ingannare. E se ingannati hanno préstate omaggio alie reliquie non vere, per questo il loro atto non é meno caro sia a Dio, sia al santo che credevano di venerare. Scoperto 1' errore, la venerazione verso il santo non cessa. Se quindi una reliquia si scopre per falsa: 1) 1' errore é cosa di pochissinia importanza dal lato filosofíco, ') Serie XVII. vol. Y, fase. 1105, anuo 1899. 7 gennaio, pp. 18 e segg.
57 2) dal lato teologico, niuii principio di fede è scosso, 3) dal lato del mérito soprannaturale, l'atto non perde punto di valore, 4) dal lato del gradimento a Dio esso non è menomato. Questo è il frutto délia nostra analisi. Se io lio venerato per il ritratto di mia madre un ritratto d'altra donna, questa niente guadagna del raio affetto, mentre la madre mi sarà grata lo stesso, ed il nostro reciproco amore non sarà scosso. La gloria di S. Domnione non puô es.-sere mi ni mata, se si arriva a scoprire ch' egli non fu discepolo di S. Pietro, nè che le sue ossa si venerano a Spalato. Egli resta sempre il glorioso martire délia chiesa di Salona, la quale non puô essere responsabile se nel corso dei secoli le vollero daré, per un falso amore di patria, titoli ch'essa niai lia preteso di possedere. S. Domnione si venera colla verità tutta ed infiera, e la ricerca di questa forma la vera grandezza délia patria. Festeggianio quindi e veneriamo S. Domnione, celebre vescovo di Salona e martire délia persecuzione di Diocleziano, le cu i sacre reliquie il pontefice Giovanni I V dalmato — la cui memoria viene ingiustamente profaaata — lia fatto trasportare a Rema. E mentre le Sue venerande spoglie la Città Eterna gelosamente custodisce, la Sua memoria la Chiesa di Spalato con venerazione ricorda, alcuni suoi figli devoti con ardore ri cercan o la Sua tomba, studiano le Sue storiche memorie a Salona e le mettono alla luce, più che mai felici se una scoperta qualunque (lia loro le traccie od indizii ad aumento délia Sua gloria e del Suo culto in terra ! ') In fine potrei addurre qiiello che lia detto il dottissimo P, Grisar al Congresso degli storici cattolici a Monaco 1'estáte decorso m\V iperconservatismo di alcuni che attenendosi al pie credttur vorrebbero turare la hocca alia critica, e sul danno gravissimo che ne ridonda alla religione, ma non credo che sia realmente necessario agli uomini di senno inculcare certe verità del resto assai ovvie. Chi ne avesse vaghezza di leggere in proposito un bel lavoro li rimando alia Givillà Cattolica dei 19 Gennaio i901.
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Gradska knjižnica Solin Digitalizirana zavičajna zbirka Salonitana, knjiga 4 Kerubin Segvić: Storia e leggenda di S. Domnione o Doimo, vescovo martire di Salona e delle due sue reliquie : saggio storico critico Elektroničko izdanje izvornika koji je objavljen u Splitu 1901. godine Gradska knjižnica Solin © 2013 Urednica Karmen Borković Odabir grade Karmen Borković Nada Topić Jurica Benzon Snimanje i obrada grade Gradska knjižnica Marka Marulića Split Nakladnik Gradska knjižnica Solin ISBN 978-953-7851-06-4
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