Architettura & Paesaggio n 2

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ISSN 2421- 0390 / Poste Italiane SpA – Spedizione in Abbonamento Postale – 70% - Bologna

architettura&paesaggio

Nel segno di Michelangelo Pistoletto

Ordine degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Brescia

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ARCHITETTURA & PAESAGGIO Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Brescia al numero 3/2014 del 21 febbraio 2014 Numero 2 / luglio 2015 Rivista quadrimestrale

Direttore Editoriale Umberto Baratto Direttore Responsabile Maurizio Costanzo Caporedattore Iole Costanzo Coordinamento di Redazione Cristiana Zappoli Art Director Laura Lebro Consiglio dell’Ordine Stefania Annovazzi, Umberto Baratto, Stefania Buila, Gianfranco Camadini, Serena Cominelli, Alessandro D’Aloisio, Laura Dalè, Paola Faroni, Luisa Favalli, Fabio Maffezzoni, Roberta Orio, Alessio Rossi, Eugenio Sagliocca, Roberto Saleri, Eliana Terzoni

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Hanno collaborato Stefano Bordoli, Stefania Buila Claudia Cè, Viviana di Martino Francesca Faini, Valentina Gualtieri Luciano Lussignoli, Mario Mento Luisa Palini, Valeria Pastorelli Silvia Salvini, Michela Tiboni, Paolo Ventura Stampa Grafiche Baroncini Imola (Bo) www.grafichebaroncini.it Finito di stampare: luglio 2015

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sommario

VISUAL SCREEN

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La rinascita della città secondo Pistoletto

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Le Terme Culturali

EXPO 2015

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Esposizione Universale

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LA RINASCITA DELLA CITTÀ SECONDO PISTOLETTO

BRESCIA ADERISCE AL PROGETTO “IL TERZO PARADISO” DELLA FONDAZIONE PISTOLETTO. DALL’8 MAGGIO IN CITTÀ 6 SPAZI ACCOLGONO 6 INSTALLAZIONI DELL’ARTISTA PIEMONTESE

L’Ordine degli Architetti della Provincia di Brescia, in collaborazione con il Comune di Brescia e la Fondazione Brescia Musei, ha promosso e ha aderito al progetto Terzo Paradiso - Coltivare la Città ideato da Cittadellarte - Fondazione Michelangelo Pistoletto, che da diversi anni coinvolge centinaia di realtà in tutto il mondo che si sono attivate per realizzare iniziative, eventi, performance. In particolare durante il periodo dell’Expo 2015 il Terzo Paradiso sarà a sostegno della filosofia del “coltivare la città”, strettamente collegata al tema cardine di Expo Nu-

A sinistra: il maestro Michelangelo Pistoletto. A destra: l’artista piemontese incontra gli architetti di Brescia all’interno della sede dell’Ordine

trire il Pianeta, Energia per la Vita. Il progetto prevede ben sei spazi pubblici, nei quali sono state realizzate sei installazioni, fra loro collegate in un percorso espositivo, a partire dal prestigioso Museo di Santa Giulia. Tutte le installazioni raffigurano il simbolo del Terzo Paradiso, che è rappresentato da una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito e sono state collocate in punti diversi, dal centro alla periferia, per proporre, tra le altre cose, di sostenere ampiamente la cultura del cambiamento e soprattutto la rinascita della città conseguita

con la partecipazione attiva dei cittadini ai processi di decisione e gestione del territorio. Brescia è il luogo ideale per intraprendere un percorso di consapevolezza sulla rigenerazione delle città. Luogo di idee, incontri, scambi di esperienze, laboratori per la redazione di progetti sostenibili orientati alla trasformazione consapevole del pianeta. Cittadellarte-Fondazione Pistoletto è l’organizzazione da cui è nato il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, simbolo ideato per diffondere nel mondo un messaggio di rinascita e di condivisione, attraverso la promozione di numerose attività artistiche orientate ad ottenere effetti tangibili sulle ricadute sociali dei luoghi. ARCHITETTURA&PAESAGGIO 19


visual screen Le attività che Cittadellarte-Fondazione Pistoletto svolgerà durante i prossimi mesi nella città di Brescia si inseriscono nel solco di questa vocazione dell’arte a realizzare spazi in cui dar vita a esperienze che possano coniugare etica ed estetica, l’impegno per l’ambiente e la ricchezza di stimoli artistici culturali, ciò che Cittadellarte realizza in modo permanente nella sua sede di Biella con l’innovativa veste di Terme Culturali. «L’umanità - spiega Michelangelo Pistoletto - ha vissuto due paradisi. Il primo è quello in cui la natura regolava totalmente la vita sulla terra. Il secondo è il paradiso artificiale sviluppato dall’intelligenza umana nel corso dei secoli, attraverso un processo che ha portato l’umanità a migliorare la propria qualità di vita, giungendo tuttavia a confliggere con il mondo naturale. Il Terzo Paradiso mira alla ri-conciliazione tra polarità diverse come natura e artificio e si può realizzare solo attraverso l’assunzione della responsabilità sociale collettiva». Le 6 installazioni Già dall’8 maggio le 6 installazioni si possono vedere in 6 luoghi pubblici della città, scelti dall’artista e dai suoi curatori in accordo con l’Ordine degli Architetti, il comune di Brescia e la Fondazione Brescia Musei. I 6 luoghi sono stati scelti fra il centro e la periferia e costituiscono un

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Sopra: installazione realizzata presso la Scuola dell’Infanzia San Polo 1. Sotto: installazione presso il complesso museale di Santa Giulia

unico percorso espositivo. Tre installazioni sono state ideate da Michelangelo Pistoletto e sono state inserite in tre luoghi storici: il Museo di Santa Giulia, il Palazzo Martinengo alle Palle, il Parco dell’Acqua. Il simbolo, declinato in differenti materiali e dimensioni, è stato disegnato per essere ospitato nella porzione esterna delle Domus dell’Ortaglia, nella zona ludica del Parco dell’Acqua e al centro del giardino storico del por-


ticato di Palazzo Martinengo alle Palle. Le altre tre installazioni vengono ospitate nei giardini di tre istituti scolastici: V. Chizzolini, F. Lana e San Polo1. Le installazioni rimarranno allestite dall’8 maggio al 31 ottobre 2015, tranne quelle al Museo di Santa Giulia e al Parco dell’Acqua che sono state pensate per avere natura permanente.

A sinistra: installazione del Terzo Paradiso presso il Parco dell’Acqua in Largo Torrelunga. A destra: installazione nel giardino della Scuola dell’Infanzia V.Chizzolini

so tutto è centrato sugli opposti natura-artificio, in cui il cerchio centrale è la congiunzione dei due. Il termine “paradiso” deriva dall’antico persiano e significa giardino protetto, il medievale hortus conclusus. In questo modo, i sostantivi giardino e orto si coniugano nella loro identità simbolica e pratica per dar vita a un progetto che ha come protagonisti il cerchio simboleggiante l’artificio che si colloca nella città, e il suo opposto che

I materiali delle installazioni Per realizzare le installazioni, sotto la direzione artistica di Cittadellarte, sono stati utilizzati materiali di origine naturale o di provenienza da processi di riciclo: Museo di Santa Giulia: reperti in pietra e marmo, dall’epoca romana a quella rinascimentale e acciaio inox; Parco dell’Acqua: gomma naturale di caucciù miscelata con resine naturali; Palazzo Martinengo: metallo trattato con sistema TRIPLEX; Istituto scolastico V. Chizzolini: palline da tennis in feltro; Istituto scolastico F. Lana: lattine in alluminio riciclato; Istituto scolastico San Polo 1: frammenti di roccia vulcanica. Il Terzo Paradiso Le installazioni raffigurano il simbolo del Terzo Paradiso – simbolicamente rappresentato da una riconfigurazione del segno matematico dell’infinito in un concetto che Michelangelo Pistoletto ha spiegato come un “Nuovo Segno d’Infinito” che disegna tre cerchi: i due cerchi esterni rappresentano l’uno l’infinito e l’altro la natura. Il cerchio che rappresenta l’artificio si colloca nella città e quello opposto che rappresenta la natura si colloca nella campagna, mentre il cerchio centrale unisce città-artificio e campagna-natura creando un nuovo equilibrato sviluppo urbano. Nella simbologia del Terzo Paradi-

Di fianco: installazione nel cortile di Palazzo Martinengo alle Palle, sede dell’Ordine degli Architetti di Brescia ARCHITETTURA&PAESAGGIO 21


visual screen rappresenta la natura e che si colloca pertanto nelle campagne. Il Terzo Paradiso contiene la duplice valenza che porta verso un processo di significativo sviluppo in una dimensione simbolica e su un piano effettivamente di concretezza: esso è la fusione tra il primo e il secondo paradiso. Il primo è il paradiso in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura, il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana attraverso un processo che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti e annuncia in ogni modo il pericolo di una tragica collisione tra la sfera naturale e quella artificiale. Questo paradiso è fatto di bisogni, di prodotti, di comodità, di piaceri e di ogni altra forma di artificio. Si è formato un vero e proprio mondo artificiale che, con progressione esponenziale, ingenera, parallelamente agli effetti benefici, processi irreversibili di degrado a dimensione planetaria. Riportare l’orto all’interno del reticolo della realtà urbana è il primo passo per un cammino verso lo sviluppo sostenibile della società, e le installazioni sono indicative delle prospettive di cambiamento socio-economico. L’idea di orto-giardino collocato in città si espande nelle periferie trascinando con sé i principi del costrutto urbano, facendo delle periferie il motore di trasformazione della società nella sua interezza. Il progetto del Terzo Paradiso consiste nel condurre l’artificio, cioè la scienza, la tecnologia, e l’arte (poiché il termine artificio ha come radice la parola “arte”) che assume oggi essenziali responsabilità riguardo all’intero mondo artificiale, la cultura e la politica a restituire vita alla terra, congiuntamente all’impegno di rifondare i comuni principi e comportamenti etici, in quanto da questi dipende l’effettiva riuscita di tale obiettivo. Il Terzo Paradiso si appropria del concetto geografico di periferia fino a generare in essa una nuova struttura osmotica di mondo agricolo e cittadino: è dall’agricoltura che riparte una nuova architettura responsabile e lontana dai processi di cementificazione, e che porta con sé la terza rivoluzione industriale scaturita dai cambiamenti energetici, sociali, ambientali, alimentari e comportamentali. Il concetto ha natura estetica e morale e sot-

Sopra: Michelangelo Pistoletto di fronte all’installazione di Palazzo Martinengo alle Palle. Sotto: foto di gruppo, Pistoletto insieme agli architetti di Brescia

tintende il passaggio a un nuovo livello di civiltà planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza. È il generarsi di una nuova forma di capitalismo in cui ognuno in questo frangente epocale è responsabile, partecipe e consapevole della struttura socio economica: un piccolo universo sociale basato sulla nuova concezione politico-demopratica originata da una cultura in grado di unire natura e artificio. Iniziative collaterali Il percorso delle installazioni è promosso con uno specifico materiale divulgativo, con cui il visitatore ha a disposizione una mappa con la descrizione dei luoghi delle installazioni, e può utilizzare anche i siti internet dell’Ordine degli Architetti, del comune di Brescia, della Fondazione Brescia Musei e della Fondazione Pistoletto. Durante tutto il periodo di esposizione, verranno promosse visite guidate dedicate. Workshop/Tavola rotonda Durante il periodo in cui le installazioni saranno in mostra, verranno organizzati due incontri/workshop che l’Ordine degli Architetti della Provincia di Brescia promuove con Cittadellarte Fondazione Pistoletto in una sorta di proseguimento ideale della giornata di presentazione del Terzo Paradiso, che si è tenuta presso la sede dell’Ordine degli Architetti il 21 ottobre 2014. ➜ 14 settembre 2015, presso la sede dell’Ordine degli Architetti (via San Martino della Battaglia 18): workshop formativo per gli architetti sulla rigenerazione urbana, con l’obiettivo di promuovere la cultura della sostenibilità mediante la progettazione e realizzazione di nuovi organismi di vita abitativa urbana che fondano sulla responsabilità e la sostenibilità il rapporto uomo-ambiente. ➜ 13 ottobre 2015, presso la Sala conferenze del Museo di Santa Giulia (via Piamarta 4) verrà organizzata una tavola rotonda rivolta alla cittadinanza, durante la quale verranno presentate le “Ambasciate” del Terzo Paradiso in Italia e nel mondo, ovvero le attività che le Ambasciate sviluppano nei cantieri in cui il Terzo Paradiso si manifesta e prende forma .



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LE TERME CULTURALI

A BIELLA UNA PROPOSTA INNOVATIVA DI PARTECIPAZIONE ATTIVA ALLA PRODUZIONE CULTURALE A Cittadellarte - istituita nel 1998 all’interno dell’ex lanificio Trombetta di Biella, e pensata come attuazione concreta del Manifesto Progetto Arte, con il quale il maestro Michelangelo Pistoletto propone un nuovo ruolo per l’artista - ha avviato nel 2015 un’iniziativa innovativa nel contesto della fruizione della cultura: le Terme Culturali. L’intera struttura di Cittadellarte diventa così un luogo dedicato alla cura e allo sviluppo della sensibilità che l’arte e la cultura riattivano e rinvigoriscono. Parte centrale delle Terme Culturali è uno spazio permanentemente dedicato alla spiritualità laica e al progetto del Terzo Paradiso: progetto globale, individuale e collettivo di ribilanciamento creativo e continuo degli opposti, natura-artificio, positivo- negativo. Chi arriva alle Terme Culturali può fermarsi per una visita di un paio di ore oppure per un soggiorno di una giornata, un weekend o un’intera settimana: a seconda della sua disposizione e disponibilità. Per ciascuno di questi periodi, l’ospite potrà seguire dei percorsi termali adatti, scegliendo tra un ampio ventaglio di “trattamenti”, laboratori sui temi del rapporto tra l’arte e i diversi ambiti di attività umana (dall’architettura alla moda, dalla produzione alla politica). Sarà accompagnato da mediatori esperti che racconteranno anche le storie e i raggiun-

Sopra: il cortile interno di Cittadellarte e l'ingresso della cafeteria luogoComune Sotto: vista aerea degli spazi di Cittadellarte

gimenti di Cittadellarte stessa, così come dei partner della rete globale costituita dalle migliaia di organizzazioni federate nel segno della visione che Cittadellarte ha identificato come la propria missione: il Terzo Paradiso. Le Terme Culturali sono uno spazio dove prendersi cura della propria mente e della primaria facoltà del creare. «Creare è umano», ha sintetizzato Michelangelo Pistoletto. L’arte è l’espressione più piena e diretta di questa facoltà.


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Come l’esercizio fisico risveglia e mantiene attivo il nostro corpo, così la mente necessita di educazione ed esercizio attraverso l’arte. Riprendendo questa analogia, attraverso le Terme Culturali, Cittadellarte mette a disposizione dei suoi visitatori uno spazio dove massaggiare e riscaldare i muscoli della creatività e riattivare così la propria personale dimensione creativa, attraverso cui riscoprire le basi della responsabilità per ciò che si pensa e ciò che si fa. «Cittadellarte - ci spiega Paolo Naldini, direttore - è un’opera artistica collettiva. L’esperienza offerta dalla visita alle Terme Culturali è un'immersione nei suoi luoghi e nelle sue storie. È una vasca spazio temporale in cui scoprire come un lanificio dell'800 sia diventato uno dei

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Sopra: street art negli spazi di archeologia industriale recuperati da Cittadellarte Sotto: Concept, il club ospitato da Cittadellarte

centri culturali di produzione artistica più avanzati, connesso con una rete globale e interlocale di realtà differenziatissime tra loro, ma tutte riunite da una comune visione che Pistoletto e Cittadellarte individuano nel mito del Terzo Paradiso. La visita coglie alcuni dei punti e degli snodi fondamentali di una storia in parte riconosciuta (nei luoghi dell'arte come il Louvre di Parigi o la Biennale di Venezia, ma anche da molte Università, da istituzioni come le Nazioni Unite e la Commissione Europea, da imprese, associazioni, organizzazioni della società civile, cittadini e attivisti delle più varie geografie e culture) e in parte in pieno divenire: in progress. Le mostre con le loro installazioni sono i punti focali di un percorso ogni volta diverso, reso vivo e unico dall'interazione diretta tra il visitatore e il ‘massaggiatore/mediatore’. È successo spesso che un visitatore ci abbia chiesto: ‘Come posso allora io partecipare direttamente, adesso che conosco questa storia e desidero coinvolgermi?’ La risposta sta in quello che ciascuno sta facendo nel proprio contesto, di lavoro o famigliare, collettivo o individuale... si tratta di riconoscere le potenzialità insite (a volte nascoste) in ogni caso e in ogni casa e unire le forze con altri che hanno già cominciato. Sono nati così gli ambasciatori del Terzo Paradiso, per esempio! Ma questa è una storia che fa parte del racconto che troverete quando verrete a trovarci e a immergervi nelle Terme Culturali, anche solo per un paio di ore». In occasione di Arte al Centro 2015, apre al pubblico il più recente tra gli spazi ex-industriali che Cittadellarte ha rigenerato lungo le sponde del torrente Cervo, grazie all'ispirazione e all’attività del “Comitato Biellesi per


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visual screen il Terzo Paradiso”. Il comitato, nato nel dicembre 2013, promuove la nascita di una sede permanente per le attività legate al Terzo Paradiso e sviluppa la conoscenza dell’artista e del suo pensiero, radicandole ulteriormente nella città di Biella, intervenendo sullo stabile dell'ex Lanificio Giuseppe Trombetta di via Serralunga 46. Il Terzo Paradiso, simbolo al centro di innumerevoli progetti in ogni parte del mondo, dall’India a Cuba, dalla Finlandia alla Nuova Zelanda, trova, grazie all’impegno del Comitato, la sua ufficiale collocazione a Biella, in un luogo che si propone di diventare il centro della rete internazionale di attività e responsabilità indirizzate alla trasformazione sostenibile della società. A seguire, le iniziative in programma a Cittadellarte, nell'ambito delle Terme Culturali, dal 19 giugno al 31 dicembre 2015.

I Malus. Una storia della mela A cura di Andrea Caretto | Raffaella Spagna coordinamento Juan Sandoval _ufficio arte cittadellarte, in collaborazione con Let Eat Bi (dal 19 giugno 2015 al 31 dicembre 2015) La mostra nasce dal desiderio di mettere in relazione la realtà contadina e artigianale, la conoscenza ed esperienza degli appassionati pomologi e dei produttori locali della comunità di “Let Eat Bi - Il Terzo Paradiso in terra biellese” con la sensibilità, gli interessi e le pratiche degli artisti contemporanei, Caretto/ Spagna, in questa occasione nelle vesti di artisti e curatori, sintetizzano con un ricco allestimento il percorso - di studio, di incontri, di narrazioni, di organizzazione, di lavoro materiale - intrapreso in questi tre mesi di residenza nel territorio biellese e ancora non del tutto esaurito. Sono presentate opere nuove, frutti estetici e critici di una ricerca artistica lasciata volutamente aperta e in fieri, su un tema inedito del quale qui si racconta una storia tra le tante, che non è ancora stata narrata: quella della mela dei produttori locali biellesi. Spazio riCreativo a cura di ufficio arte_ cittadellarte, con l'intervento creativo degli artisti del MAAM (Museo dell'Altro e dell'Altrove Metropoliz) di Roma Lo Spazio riCreativo è un luogo dove rilassarsi e concentrarsi, lasciandosi raggiungere dalle ispirazioni raccolte nelle visite o nei trattamenti. È qui, soprattutto, che il benessere della mente incontra quello del corpo e dello spirito. Ciò che nelle terme tradizionali potrebbe essere definito area relax, a Cittadellarte, nelle Terme Culturali, diventa un luogo dove poter fermarsi a leggere, giocare, pensare, guardare video, individualmente, in gruppo, in famiglia. I “giochi” sono, per esempio: il Calcetto Love Difference, dove invece che 2 squadre di 11 giocatori, scendono in campo 22 giocatori di altrettante squadre (nazionali) diverse; il Ping Pong Segno Arte, la cui forma viene prima dell'idea del ping pong: è il ping pong che segue l'idea dell'arte, e non viceversa; il Minigolf della Ban28 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

ca dei Valori Umani, dove cercando di fare centro ci si può interrogare sul significato del concetto di risparmio, deposito, investimento, azione, rendita...

Documentarism Iñaki Bonillas, Duncan Campbell, Keren Cytter, Sam Durant, Jimmie Durham, Robert Kuśmirowski, Clemens Von Wedemeyer, Danh Vo. Mostra della collezione FRAC Piemonte, a cura di Simone Frangi La mostra cerca di censire diversi usi del documento e delle sue tattiche nella collezione del FRAC Piemonte, raggruppando una serie di opere che giocano sulla funzione testimoniale dell’opera d’arte come documento, capitalizzando il suo potenziale di contraffazione e rettificazione del reale oltre che la sua ambivalenza semantica.

In alto: Cittadellarte Fashion B.E.S.T. Studios Sopra: vista dello Spazio riCreativo

500x1000 - Artista sponsor del Pensiero a cura di ufficio arte_ cittadellarte Progetto espositivo nato all’interno di MANYDEE, la rete degli ex-residenti del programma UNIDEE, con lo scopo di favorire lo sviluppo di relazioni tra le diverse edizioni. Artisti come Beatrice Catanzaro, Charlie Jeffery, Gayle Chong Kwan, Will Kwan, Juan Esteban Sandoval, Cai Weidong e Shah Zaman Baloch hanno deciso di impegnare le proprie opere per sostenere UNIDEE, non solo come mentori per le future attività, ma anche rendendosi disponibili a garantire una borsa di studio per la partecipazione al programma stesso. Tale impegno si sviluppa attraverso 500per1000, le cui opere in esposizione sono state affidate a Cittadellarte perché ne proponga l’acquisto al pubblico, facendo sì che metà degli introiti (il 500 per 1000 o 50%) siano attribuiti all'artista che ha realizzato l'opera, mentre l'altra metà sia destinata a un fondo che copra i costi di partecipazione al programma offrendo a giovani artisti di tutto il mondo una possibilità che in alcuni casi altrimenti non potrebbero raggiungere per problemi economici. Per info: www.cittadellarte.it/termeculturali


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consolidamento e messa in condizione ottimale di posa per caldane problematiche. Tutto per rendere il lavoro del progettista più snello possibile. Da tre anni l’azienda si è anche impegnata nel settore delle scale raggiungendo degli ottimi risultati e, soprattutto, ricevendo un alto indice di gradimento da parte della proopria clientela. Brescia Parquet realizza scale di ogni forma e dimensione senza utilizzare moduli standardizzati. Ogni scala e progettata e costruita su misura utilizzando non solo legno ma anche acciaio, vetro plexiglass e qualdiasi materiale il cliente voglia inserire nel suo progetto. Fino a questo momento tanto è stato fatto per raggiungere questi risultati, ma l’obiettivo resta solo uno: migliorare sempre.


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EXPO 2015

ESPOSIZIONE UNIVERSALE

È il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e nutrizione. Oltre un milione di metri quadri ospiteranno fino a fine ottobre i padiglioni dei paesi partecipanti, affidati all’ingegno di architetti e creativi. Stiamo parlando di 140 paesi, di cui 54 con il proprio padiglione. Alcuni fra gli studi di architettura più importanti al mondo - Foster+Partners, Michele De Lucchi, Studio Italo Rota, X-Tu Architectes, Piuarch, Milla & Partner, solo per citarne alcuni - si sono sbizzarriti per realizzare spazi espositivi innovativi, sostenibili e rispecchianti il tema dell’Expo 2015: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. E per l’intera durata della manifestazione, Milano e il sito espositivo saranno animati da eventi artistici e musicali, convegni, spettacoli, laboratori creativi e mostre.

A CURA DI Cristiana Zappoli Iole Costanzo Federica Calò


La sostenibilità, le aree tematiche, la novità dei cluster, il padiglione Zero. Sono alcuni degli argomenti di cui abbiamo parlato con Ciro Mariani, Architectural & Design Manager di Expo 2015. Buttando un occhio anche al futuro, spiega: «È necessario mettere a frutto quanto di innovativo è stato ideato durante l’Esposizione Universale»

EXPO 2015


SALVARE IL PIANETA Sono 140 i paesi partecipanti, di cui 54 hanno costruito un proprio padiglione con un investimento complessivo di circa un miliardo di euro. Sono attesi 20 milioni di visitatori e si prevede che il turismo italiano beneficerà per un volume di affari di circa 5 miliardi di euro. Sono questi i numeri di Expo 2015, che è considerato il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione. Il tema dell’Esposizione milanese, infatti, è “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. «La progettazione e la costruzione di Expo Milano 2015 racconta Ciro Mariani, Architectural & Design Manager della manifestazione - è stata una sfida avvincente. Ogni paese ha cercato di raccontare anche attraverso l’architettura del proprio padiglione un elemento caratteristico della tradizione agroalimentare del territorio, dando così ragione delle infinite sfumature che può avere il tema dell’Esposizione Universale “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Soprattutto, è stata riservata un’attenzione particolare alla tematica della sostenibilità: sono stati utilizzati materiali ecocompatibili, soluzioni tecnologiche all’avanguardia e fonti rinnovabili per ridurre i consumi. Il sito espositivo è stato pensato per diventare una Smart City, visitata da oltre 20 milioni di persone, in grado di integrarsi con il territorio che lo ospita». L’area espositiva è di oltre un milione di metri quadri e si sviluppa su due assi ortogonali, chiamati Cardo e Decumano. Il sito è completamente circondato da un canale e grandi tende sistemate sui percorsi aiutano i visitatori a ripararsi dalla pioggia e a proteggersi dal sole. Nei quattro punti cardinali sono collocati i principali elementi iconici di Expo Milano 2015: la collina mediterranea, l’Open Air Theatre, la

Lake Arena e l’Expo Centre, punti di riferimento per orientare i visitatori e ospitare i grandi eventi dell’esposizione. Lungo il Cardo (su un asse di circa 400 metri) si distribuisce la partecipazione italiana: spazi espositivi dedicati alle eccellenze agroalimentari regionali che trovano massima espressione in Palazzo Italia, luogo di rappresentanza per incontri istituzionali e governativi, e aree di intrattenimento e spettacolo. Sul Cardo trovano spazio anche due altri importanti padiglioni: quello della produzione vitivinicola italiana, promosso dal Ministero dell’Agricoltura, e quello dell’Unione Europea, per la prima volta presente a un’Esposizione Universale con un’area autonoma. Il decumano (lungo circa 1,5 km) è invece l’affaccio degli Spazi Espositivi dei paesi. I cluster sono la grande novità introdotta da Expo Milano 2015. Sono aree espositive comuni dedicate ai paesi che per differenti ragioni di opportunità non desiderano realizzare un proprio padiglione. «Sono sicuramente uno degli elementi più innovativi introdotti da Expo Milano 2015», spiega Mariani. «Per la prima volta nella storia dell’Esposizione Universale, infatti, i paesi che non costruiscono un proprio padiglione sono raggruppati in 9 “villaggi” espositivi, in base alla produzione di un alimento - caffè, riso, cacao e cioccolato, cereali e tuberi; frutta e legumi, spezie - o a una tematica alimentare specifica – Bio-Mediterraneo: agricoltura e nutrizione nelle zone aride; Isole, Mare e Cibo. Ogni cluster è caratterizzato da un progetto architettonico unico, all’interno del quale i singoli paesi raccontano la loro cultura, le tradizioni e la loro esperienza legate a una filiera alimentare o a una tematica specifica. Questa formula espo-

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EXPO 2015 sitiva, grazie alle aree comuni, vuole però essere anche un invito per i partecipanti a condividere possibili soluzioni legate alle sfide dell’agricoltura, della nutrizione, del benessere e dello sviluppo sostenibile». Un altro punto di interesse della visita sono le aree tematiche, realizzate dalla società Expo 2015, una sorta di fil rouge della manifestazione, per rendere più comprensibili i confini entro i quali si muove l’approfondimento del tema: il padiglione Zero, curato da Davide Rampello con l’architettura di Michele De Lucchi, è lo spazio introduttivo che funge da trampolino di lancio nei temi e nei linguaggi dell’Expo; il Future Food District, curato da Carlo Ratti in collaborazione con MIT di Boston, intende consentire ai visitatori di gettare uno sguardo al futuro della filiera alimentare; il Children Park, curato da Reggio Children, è un’area di gioco e di conoscenza interamente dedicata ai bambini e alle famiglie; il Parco della Biodiversità, grazie alla collaborazione dell’Università di Milano e di Slow Food di Carlin Petrini, riproduce la varietà della vita in un paesaggio multiforme molto suggestivo, capace di coinvolgere emotivamente e di stimolare intellettualmente il visitatore. Come racconta Mariani: «lo spazio, che è dedicato alla biodiversità agraria e all’agricoltura biologica, permette ai visitatori di immergersi e affrontare alcune delle problematiche principali aperte dal tema del-

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la manifestazione. Il Biodiversity Park si estende per circa 8.500 mq e si sviluppa su due grandi ambienti: uno esterno e uno interno. Il visitatore può scoprire la biodiversità italiana passeggiando attraverso frutteti e cinque aree climatiche e paesaggistiche della nostra penisola. E proseguire il viaggio alla scoperta della biodiversità all’interno del padiglione del Biologico e del Naturale, del Teatro “Il Centro della Terra” e della mostra della Biodiversità». Completa questi percorsi tematici la mostra curata da Germano Celant “Arts & Foods”, dedicata al rapporto tra arte e cibo, allestita presso la Triennale di Milano. Milano fino a ottobre sarà una piattaforma di scambio e di confronto, offrendo una grande occasione per condividere soluzioni tecniche e metodologiche per garantire cibo sano, sicuro e sufficiente a tutti nel mondo e che potranno essere adattate a contesti nuovi e migliorate. Il patrimonio condiviso di esperienze e conoscenze rappresenterà il principale lascito della manifestazione, che, si augura Mariani insieme a tutti gli organizzatori, «possa davvero contribuire a rendere il mondo più vivibile e più equo nella distribuzione delle risorse». La “Carta di Milano” è il documento che raccoglierà suggerimenti e linee guida sulla sicurezza alimentare globale. È la principale eredità che l’Esposizione Universale lascerà al mondo. Sarà con-


La Soc. Agr. Coop. ECOTECNICA VALTRUMPLINA, opera in diversi settori rappresentando un punto di riferimento di acquisita serietà e professionalità per Enti Pubblici, Comunità Montane, aziende e privati della Valle Trompia e di diverse località delle province di Brescia, Bergamo, Milano, Mantova, Cremona e Verona. PRINCIPALI SETTORI DI ATTIVITÀ 1. Verde urbano pubblico e privato - Azienda specializzata in progettazione del verde e del paesaggio, realizzazione e manutenzione di parchi e giardini, pubblici e privati, verde sportivo, impianti d’irrigazione automatici, potatura in tree-climbing. 2. Riqualificazione paesaggistica e ambientale - manutenzione e riassetto del territorio - Ingegneria naturalistica per consolidamento versanti e frane, sistemazione degli argini dei fiumi e dei bacini, manutenzioni e idrosemine per piste da sci, regimazione torrenti, terre armate, idrosemina, anche con elicottero, riqualificazioni cave, discariche e fontanili, miglioramenti silvo-pastorali di alpeggi, realizzazione di sentieri montani, realizzazione di percorsi pedonali, pontili ed attrezzature per l’osservazione della fauna palustre, opere di difesa spondale e viabilità forestale e montana, recupero di tracciati militari, ripristino di pozze montane. 3. Forestazione - Opere forestali, rimboschimenti con fornitura e messa a dimora di specie forestali autoctone, cure colturali, puliture e conversioni boschive, interventi di protezione dagli incendi boschivi, interventi di lotta alla processionaria/ al bostrico/ al cinipide del castagno. Azienda iscritta all’Associazione Florovivaisti Bresciani e all’elenco soci delle ditte qualificate dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica. Attestazione S.O.A. per verde e arredo urbano - categoria OS24 classifica II°; opere di ingegneria naturalistica - categoria OG13 classifica II°.

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EXPO 2015 segnata al Segretario Generale dell’Onu, Ban-Ki moon, in occasione della sua visita a Milano, il 16 ottobre, come contributo alla discussione internazionale sugli Obiettivi del Millennio. Alla sua stesura sta lavorando attivamente come promotore il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. A ogni fine Expo si parla di un effetto boomerang, che non ha risparmiato neppure Shanghai che è ritornata dopo la manifestazione al suo solito inquinamento da cui sembrava essersi parzialmente ripulita. «Per evitare questo boomerang - specifica Ciro Mariani - è necessario mettere a frutto quanto di buono e di innovativo è stato ideato, proposto e mostrato durante l’Esposizione Universale. Per questo motivo è determinante il gioco di squadra tra istituzioni e la collaborazione dei cittadini. Oltre a un’area interamente infrastrutturata e servita, Expo Milano 2015 lascerà un ricco patrimonio di idee e proposte sui temi della nutrizione e della sostenibilità ambientale. A tal proposito, per la prima volta nella storia delle Esposizioni Universali, è stato e sarà pubblicato un “Rapporto di Sostenibilità”, un documento che dal 2013 viene redatto ogni anno e che rendiconta sulle azioni intraprese per la tutela ambientale: una vera e propria legacy per i Grandi Eventi». L’impegno a favore della sostenibilità da parte di Expo Milano 2015 si è concretizzato in una serie di attività e di ini-

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ziative volte a indirizzare e supportare i partecipanti all’Esposizione Universale nella riduzione degli impatti ambientali connessi alla loro presenza sul sito espositivo. Per questo motivo, ad esempio, sono state elaborate delle linee guida sul tema dell’energia, dei materiali utilizzati, dell’acqua. In questo modo si è creato uno strumento molto utile e pratico per i progettisti che hanno lavorato alle architetture presenti sul sito. Il regolamento del BIE prevede che tutti i padiglioni vengano smontati, al termine della manifestazione. Spetterà quindi a ogni paese decidere come utilizzare il proprio padiglione a Esposizione Universale conclusa. Molte architetture saranno ricollocate e destinate a nuovi usi e funzioni, tuttavia alcuni paesi hanno già manifestato la loro disponibilità a lasciare il proprio padiglione all’interno dell’area di Expo Milano 2015. Andrà poi valutata la loro funzionalità in base alle necessità del dopoExpo: «Il futuro del sito espositivo di Expo Milano 2015 - spiega Mariani - è di competenza della società Arexpo, che si dovrà occupare di trovare per quest’area una destinazione d’uso al termine dell’evento. Sono state avanzate diverse proposte, tra cui quella di realizzare un parco tecnologico universitario. Palazzo Italia sarà una delle due strutture, insieme a Cascina Triulza, che non sarà smantellata al termine dell’evento. L’idea è di farne un Palazzo dell’Innovazione».


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EXPO 2015

Il Padiglione Italia è composto da Palazzo Italia e da un insieme di edifici temporanei. L’intero complesso espositivo è costruito sul Cardo, l’asse corto delle due strade, tra loro perpendicolari, che strutturano il masterplan dell’Expo. Il Palazzo Italia offre 14.400 mq, per esporre e far conoscere le eccellenze italiane, distribuiti su 6 livelli fuori terra. Questo “intricato” Palazzo, per posizione e per linguaggio architettonico, ha assunto all’interno dell’impianto generale un ruolo di “landmark”, di “pietra miliare”, perché insieme all’Albero della Vita fa da fondale scenico al Cardo. Se il Decumano è l’asse più lungo che va da est a ovest e percorre il sito espositivo in tutta la sua lunghezza, il Cardo che va da nord a sud, lungo solo 350 metri e largo 35, è completamente dedicato all’Italia. Il Palazzo Italia, progettato dallo gruppo Nemesi & Partners Srl, è ispirato a una “foresta urbana”. L’involucro esterno dell’edificio, la “pelle”, è ramificato. Ha un tessuto variamente intrecciato che evoca una figuratività primitiva e tecnologica al tempo stesso. La tessitura, fitta sul basso e più

ITALIA

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ariosa nella parte alta, genera alternanze di luci e di ombre, di vuoti e di pieni che danno vita a un’architettura-scultura. L’attacco a terra è discontinuo. È costituito da ampi piloni al cui interno sono stati posti dei servizi e la cui superficie esterna, allargandosi, arriva a coinvolgere tutto l’edificio. Il piano terra è una piazza coperta e vi prospettano i singoli piloni che costituiscono l’edificio: quattro volumi, dalle dimensioni limitate, che man mano prendono corpo lungo il loro sviluppo in altezza fino a svettare verso il cielo, senza mai concludersi. A svolgere il compito di collegamento tra i diversi corpi e quindi tra i sei livelli, vi sono la scala principale, la torre degli ascensori e le diverse scale interne. La scala posta al centro della piazza interna, il vuoto a tutta altezza che coinvolge l’intero edificio, è un elemento scultoreo e sinuoso che ben campeggia all’interno di questo spazio protetto dalla sovrastante copertura geometrica realizzata in vetro. Il progetto del Padiglione Italia è il risultato di un concorso internazionale conclusosi il 10 aprile 2013 con la vittoria del grup-


po italiano Nemesi&Partners s.r.l. con Proger e BMS Progetti per la parte ingegneristica relativa alle strutture e agli impianti e il Prof. Livio De Santoli per la sostenibilità dell’edificio. È caratterizzato da una forte sperimentalità e i quattro blocchi/piloni, pensati come quinte urbane, ospitano al loro interno zone espositive, un auditorium, uffici di rappresentanza e spazi per conferenze e meeting. Quattro piloni che non sono altro che la metafora di grandi alberi i cui appoggi massivi a terra simulano delle grandi radici. Il design di questa “pelle” è una texture geometrica, originale, che ricorda l’intreccio casuale di rami. Una casualità che in questo caso ha dato vita a un’architettura nell’architettura: quattro volumi all’interno di un unico più grande che si conclude con una copertura progettata come una “vela”, dal design innovativo e costruita con vetro fotovoltaico tagliato secondo campiture geometriche quadrangolari, che interpreta l’immagine di una foresta vista dall’alto. Ma il suo punto di maggior

Il Padiglione Italia è formato dalla grande struttura permanente, (in foto), Palazzo Italia e dei volumi che riprendono le tipiche linee del “Borgo Italiano”. All’interno del padiglione è possibile trovare informazioni su alcune regioni italiane

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EXPO 2015

di riscaldamento. Tutto ciò avviene grazie ai 9mila mq di superficie esterna coperta da oltre 700 pannelli di cemento “i.active BIODYNAMIC” di Italcementi. Anche la malta adoperata all’80% è ricavata in buona parte dagli sfridi di lavorazione del marmo di Carrara, inerti che conferiscono a questo tipo di cemento una brillanza superiore a quella tradizionale. Ma non è solo questo il contributo che Palazzo Italia fa alla sostenibilità: tutto l’edificio è stato concepito a energia quasi zero grazie anche al contributo del vetro fotovoltaico con cui è stata costruita l’intera copertura. Gli edifici temporanei del Cardo invece, a differenza del grande palazzo massivo destinato a sopravvivere all’evento, sono staespressione è in corrispondenza del cuore della piazza interna, perché è proprio lì che il grande lucernario vetrato, uno pseudo cono capovolto, gravita sulla piazza e sulla scala centrale, irradiando il tutto di luce naturale. Il padiglione ha le sembianze di un’architettura naturale che si risolve però con maestria in una complessità strutturale e spaziale avvolgente, luminosa e ammaliante. È un’architettura-paesaggio il cui percorso – per chi vuole ammirarla - inizia nella grande hall di accoglienza, dove superfici inclinate e curve conferiscono fluidità e dinamismo disegnando uno spazio suggestivo. La piazza interna è un luogo unico dominato dalla luce. Da una verticalità avvolgente, quasi atavica e comunque candida che accompagna lo sguardo fino in copertura. È uno spazio che ha smaterializzato la materia che lo ha creato. Il cemento con cui è stato costruito l’involucro esterno è fotocatalitico, realizzato cioè con quella particolare malta che cambia la velocità di reazione chimica attraverso l’azione della luce. Un prodotto innovativo che abbatte gli inquinanti atmosferici attraverso la “cattura”delle polveri sottili e degli ossidi generati dagli scarichi delle automobili e dai fumi degli impianti 54 ARCHITETTURA&PAESAGGIO


PIANTA PIANO TERRA LEGENDA 1.Scala principale d’ingresso 2. Ingresso 3. Spazio eventi 4. Area Expo 5. Area uffici 6. Area delegati 7. Ristorante e cucina 8. Superficie comune e foyer 9. Collegamenti verticali 10. Area tecnica 11. Terrazza

Nella pagina a fianco, in alto a sinistra: la piazza interna su cui prospettano i quattro piloni che danno poi vita all’intera struttura. Al centro: parte della copertura vista dal basso. In basso: uno dei percorsi presenti nei sei livelli

ti progettati con un sistema strutturale “a secco” pronti a essere “smontati” per essere ricollocati in altra sede. Il concept di Nemesi&Partners s.r.l. per gli edifici del Cardo si basa sull’idea del tipico “Borgo Italiano” formato da volumi che si giustappongono a piccole piazze, terrazze e percorsi porticati. Composizioni geometriche differenti che si susseguono incastrandosi tra loro, come a dar vita a un grande insieme autonomo. Nel Cardo sud ovest viene esposto il concetto di filiera corta e quello di sostenibilità della dieta mediterranea. Nel nord est il vino. Mentre nel

Cardo nord ovest le regioni italiane espongono i loro prodotti enogastronomici più tipici. Qui saranno esposte le diverse identità alimentari. Così come all’interno di Palazzo Italia una mostra sulle culture e le tradizioni nazionali farà da cardine a eventi legati alle nostre regioni. Verranno illustrate storie sulla professionalità, sui panorami e sui capolavori architettonici: la bellezza italiana sarà raccontata insieme alle storie provenienti dal mondo dell’agroalimentare e dell’artigianato. Il tutto accompagnato da essenze tipiche delle nostre regioni.

SEZIONE

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EXPO 2015

ISRAELE In alto: il “giardino verticale”, con sistema di irrigazione computerizzato, che si affaccia sul Decumano. In basso: fotografia dell’accesso principale posto tra due setti traslati. Quello inclinato ospita un giardino verticale organizzato in settori paralleli ospitanti varie tipologie di graminacee coltivate con un sistema idroponico

bili. Il padiglione di Israele a Milano ha un nome Fields of Tomorrow, “I campi di domani”, ed è la dimostrazione della capacità che questo paese ha nella coltivazione su terra rocciosa, per ciò che riguarda la crescita di ortaggi nel deserto, e per i nuovi metodi di irrigazione e di miglioramento della qualità dei semi. Il padiglione ha un elemento caratteristico: il “giardino verticale” composto da piastrelle modulari utilizzate per la coltivazione di alcuni cereali. Ciascuna di queste piastrelle contiene il sistema di irrigazione a goccia computerizzato tipico di questo paese, solitamente usato per ottimizzare le condizioni di crescita di molte piante. Il grano, il riso e il mais, che sono le prin-

Foto di Knafo Klimor Architects

Il padiglione all’Expo 2015 Ideato dallo studio Knafo Klimor Architects per lo stato di Israele, la Terra Promessa, è la testimonianza di un paese dalla terra arida e dalle esigue risorse naturali. Un paese diventato un laboratorio unico per gli studi e gli esperimenti sull’agricoltura. Israele è uno stato giovane, circa settant’anni, con tradizioni millenarie e un ricco bagaglio di nuove conoscenze e tecnologie. Tutti saperi che gli agricoltori e i ricercatori condividono con l’unico scopo di migliorare le differenze climatiche presenti su questo piccolo territorio e sopperire così alla scarsità d’acqua e rendere fertile buona parte dei terreni disponi-

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cipali fonti di cibo, sono qui coltivati, in questo campo verticale, creando un mosaico di texture, di odori e di colori. La parete è lunga 70 metri ed è alta 12 e simboleggia proprio la continua lotta che Israele conduce contro la desertificazione, e con pieno successo. Prova ne è la Valle di Arava, nel cuore del deserto del Neghev a sud di Bersabea, a 1000 metri sopra il livello del mare, una particolare zona vulcanica e per di più con un terreno salino, che attualmente dona lavoro, con le sue coltivazioni, a buona parte della popolazione presente. Le coltivazioni più tipiche sono quelle legate a un clima mediterraneo come pomodori e peperoni, datteri, fichi, meloni, uva, e anche diversi fiori. Sono molte le coltivazioni realizzate in serra e molte seguono le regole dell’agricoltura biologica o soilless, cioè idroponica: una coltivazione fuori suolo ed effettuata o in acqua, in sabbia, basalto o altro succedaneo. Oggi in questo Paese l’agricoltura rappresenta il 2,4 del pil e l’8,9% di tutta la popolazione (in totale 2,7 milioni di abitanti) è occupata nell’agricoltura. Produce il 90% del proprio fabbisogno e sono direttamente le aziende agricole (kibbutz, moshav e moshava) a gestire i terreni. E queste stesse aziende una volta all’anno partecipano all’Arava Open Days, una delle più importanti fiere agricole in cui è d’obbligo lo scambio di saperi ed esporre le più recenti innovazioni. Tutto ciò sarà presentato all’interno del padiglione all’Expo 2015 posto all’incrocio tra il Cardo e il Decumano, non molto lontano da quello italiano, e completamente costruito con materiali riciclabili. Il vertical planting, il giardino verticale, è la dimostrazione stessa di come sia possibile ottimizzare lo spazio da utilizzare per le colture. Sono due le sale espositive all’interno che permettono ai visitatori di fare un tour virtuale per conoscere Israele. E lo stesso padiglione, costruito seguendo i più noti diktat dell’architettura sostenibile, permette un grande risparmio energetico e idrico e ha anche installato al suo interno l’impianto per il trattamento dell'aria. Una porzione della mostra presente nei suoi ambienti interni è dedicata alla foresta KKL-JNF, par-

Sopra: un particolare del padiglione. In basso: sezione esplicativa del sistema strutturale del padiglione e della parete con il giardino verticale

ticolare situazione vegetativa in cui duecentoquaranta milioni di alberi, negli ultimi sette decenni, sono stati piantati. Si tratta di riforestazione del territorio, e tra queste piante è stata anche costruita una banca dei semi e una nursery botanica. Israele, grazie a questo progetto, è l’unico stato al mondo che con gli anni ha aumentato notevolmente il suo numero di alberi. Il padiglione è stato progettato pensando che l'architettura potesse essere in questa particolare occasione un veicolo per promuovere la sostenibilità, la tutela delle risorse naturali e la dedizione alla prosperità sociale. Il tutto per il futuro dell'umanità. SEZIONE

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EXPO 2015 Le lunghe e sinuose travi in legno lamellare creano una texture che genera il padiglione in tutta la sua interezza. L’edificio è sostenibile già a partire dal legno, proveniente da una zona non molto lontana dalla fabbrica e a soli 200 chilometri da Milano

FRANCIA

È un padiglione appositamente pensato per dimostrare quanto la Francia sia attiva nella ricerca agroalimentare e come la qualità dei suoi istituti d’istruzione permetta al paese di ottenere ottime risposte in questo campo. Il padiglione francese, biocompatibile e progettato dallo studio X-Tu Architects, è un nuovo concept low-tech che farà da esempio per molte architetture in futuro. Tra i temi maggiormente sviluppati dalla Francia la diversità ha un ruolo dominante e il paese lo rende noto realizzando per l’Expo di MIlano un’architettura innovativa e durevole di 3600 mq di cui 2mila mq edificati. È un mercato distribuito su due piani, un nuovo Les Halles, il mercato per eccellenza. E come Les Halles, che venne smontato nel 1971 per riprendere poi vita in parte a Nogent - sur - Marne e in parte a Yokoama in Giappone, anche il padiglione presente a Milano verrà smontato per poi essere rimontato altrove. Ciò sarà possibile grazie all’ossatura realizzata con del legno proveniente da Jura, una piccola regione vinicola francese che si trova a 50 chilometri dalla fabbrica e a 200 da Milano. È un edificio passivo, a basso consumo energetico, con ventilazione e raffrescamento naturale e flussi d’aria provenienti dal lucernario centrale, posto sul terrazzo, lì dove la vegetazione galleggiante raffresca l’aria che vi passa attraverso. In questo luogo sono esposte tecniche di coltura fuori terra, in facciata sono state allocate piante di luppolo, sulla terrazza erbe aromatiche, mentre nel ristorante frutti e legumi caratterizzano l’ambiente. I visitatori sono accolti in un campo agricolo, antistante il padiglione, ed è coltivato con 60 specie vegetali. Tutto questo mentre la ricchezza e la varietà dei prodotti francesi è continuamente proietta-


PIANTA

IDEOGRAMMA

situazione reale

paesaggio invertito

geologia e topologia

1. giardino 2. entrata 3. mostra mercato 4. esposizione temporanea 5. negozio 6. vip 7. ufficio

paesaggio e topografia

territori e genetica

Sotto: due immagini dell’interno. Diverse essenze vegetali sono presenti all’interno del padiglione, pensato come un paesaggio invertito, mentre la comunicazione pedagogica e didascalica è affidata a tre supporti digitali legati ad altrettanti schermi LCD che aggiornano il visitatore sulle tematiche agricole e agroalimentari della Francia

ta su tre grandi schermi LCD e altri dispositivi pedagogici, didascalici e digitali che accompagnano il visitatore nella conoscenza delle tematiche agroalimentari della Francia. L’interno è un paesaggio “invertito”, una scenografia olistica di cui i visitatori sono gli attori, in quanto invitati a partecipare. Al piano terra lo spazio si svolge intorno ai pilastri che rappresentano i messaggi francesi e sono presenti un negozio e altre aree savoir-faire. Al primo piano si trovano gli ambienti per i vip organizzati in salotti, spazi che possono essere anche unificati. “Le cafè contemporain” dove poter assaggiare la gastronomia francese si trova al secondo piano e dispone di 300 posti, qui è possibile gustare specialità francesi stando seduti tra una ricca vegetazione coltivata fuori suolo. Questa suggestiva grotta porta il visitatore a percepire la visita come un viaggio iniziatico all’interno di una volta ricoperta di vegetazione. Ecco perché il padiglione è considerato un mondo al contrario, perché la vegetazione gravita sulla testa di chi visita la struttura. È palese quale sarà il futuro dell’agricoltura: un mondo che proteggerà il suolo evitandone l’impoverimento. Sempre che questa nuova logica non conduca all’abbandono e all’inaridimento delle terre coltivate. Quello che la Francia vuole è che gli abitanti del pianeta, entro il 2050, vengano equamente nutriti. E propone una rivisitazione della catena alimentare e mette in discussione la sostenibilità dei processi produttivi fino ad oggi imperanti. Ha così creato una nuova idea di mercato coperto, un “edificio territorio” colmo di profumi e colori. Un viaggio nel verde al di sotto di un soffitto ricco di vegetazione, dove trovare alimenti freschi che potranno essere direttamente serviti e consumati. ARCHITETTURA&PAESAGGIO 59


EXPO 2015

Dal “Better City, Better Life”, “Città migliori, una vita migliore” il tema dell’Expo di Shanghai, al “The Land of Hope”, la terra della speranza dell’Expo di Milano 2015. Sembra proprio che ci sia una continuità d’intenti. Se nel 2010 la finalità ultima era quella di esplorare le potenzialità della città del 21°sec, oggi sembra che con consapevolezza la Cina dica: la strada è raggiungere l’armonia tra città e natura. E infatti il padiglione cinese, nato dalla collaborazione tra lo Studio Link.Arc e la Tsinghaua University, ha proprio come tema la speranza vista come sintesi e incontro tra l’ambiente urbano e il paesaggio naturale. La forma di questo progetto, di questo tetto ondulato e galleggiante, nasce dall’estrusione e fusione di due diversi profili: lo skyline urbano, della città di Pechino, quello riportato sul lato nord del padiglione, e il profilo di un paesaggio naturale riportato sul lato sud. L’architettura finale, la sintesi, rappresenta il concetto ideale di “speranza”, un’idea che può essere realizzata con il totale raggiungimento dell’armonia e dell’equilibrio tra ciò che l’uomo ha creato e ciò che è natura. Tra i due opposti Yin e Yang: i due concetti base della filosofia cinese, quella profonda disciplina che nasce dall’osservazione dell’alternarsi del giorno e della not-

te. Una concezione presente nel Taoismo come nel Confucianesimo, nella medicina tradizionale cinese come nelle arti marziali, e ovviamente anche nel Feng Shui o in altre correnti di pensiero che hanno guidato l’edilizia e l’architettura di questo paese. Perché Yin e Yang sono due facce della stessa medaglia, l’uno non può esistere senza l’altro. Sono tra loro in un continuo stato di flusso e riflusso. Conditio sine qua non per

In alto e in basso: immagini dei due diversi prospetti. La particolare copertura nasce dall’estrusione di questi due prospetti a loro volta nati da due diversi skyline, quello urbano, della città di Pechino e quello di un paesaggio naturale. Due segni opposti che hanno generato un’unica dinamica copertura. Lo spazio, al di sotto di questa simbolica copertura, ospita la speranza di un futuro migliore che sappia legare il progresso tecnologico al rispetto della natura

CINA


SPACCATO ASSONOMETRICO Pannelli di bambù

Struttura in acciaio e legno

raggiungere quell’equilibrio, a cui il mondo contemporaneo dovrà anelare, e trovare la giusta armonia tra ciò che è città e ciò che è natura. Un equilibrio che sarà possibile perché secondo i due principi Yin e Yang il concetto di fusione non va ad inficiare l’identità di nessuna delle due parti coinvolte. Dalla fusione di Yin e Yang nasce il Taiji, cioè quella linea a forma di “S” che separa e mette in relazione nel Tao il bianco e il nero. E così in questo padiglione i due profili generano un nuovo Taiji, un nuovo profilo, una nuova forza che porta a un nuovo pensiero, una nuova base per il futuro. Non a caso la copertura, in bilico tra un sistema costruttivo di tradizione cinese e la tecnologia contemporanea, ha una struttura che pur se costruita in legno offre lunghe campate. Il tetto è ricoperto di pannelli realizzati con il bambù che reinterpretano le antiche tegole di ceramica. E il padiglione tutto, perché è tutto un tetto, è stato concepito come una stratificazione di più elementi: la struttura in legno e acciaio con funzione di sostegno, le articolazioni e gli alloggiamenti, l’impermeabilizzazione trasparente e i pannelli di bambù. Alla struttura portante, formata da un ondulato grigliato di acciaio e legno si agganciano questi esili pannelli di bambù che danno consistenza e profondità creando una luce, attraverso gli effetti di trasparenza, morbida e avvolgente per gli ambienti sottostanti. Intorno al piano terra un campo di grano potenzia la suggestione della speranza e del sogno. Quel campo, che in quasi tutte le culture ha un profondo significato simbolico di rinascita, qui ospita nel suo cuore, nella sua parte centrale, un padiglione che senza alcuna soluzione di continuità fa passare i suoi ospiti dalla natura alle installazioni multimediali, realizzate in led, accompagnando i visitatori fino all’interno, dove è possibile comprendere cosa intende la Cina per “The Land of Hope”, per terra della speranza. Un tema che richiama il titolo di un brano cantato dalla nota cantante folk e soprano di Pechino, Peng Liyuan. Una speranza espressa pienamente dalle installazioni interattive, dalle diverse offerte culturali, dal tradizionale rito del te, e dall’osservazione di altre installazioni che raccontano il Festival della Primavera che annualmente si festeggia in Cina. Una sequenza che si conclude sul tetto di bambù, da cui gli ospiti godono di un’ampia vista sull’Expo.

Sala Vip Reception Vip Amministrazione Ufficio

Sala multimediale

Rampa

Ristorante Sala del te Sala d’attesa

Installazione campo di grano Bookstore Uscita principale

Entrata principale Sedute Piazza esterna

PLANIVOLUMETRICO

In alto, a destra: lo spaccato assonometrico della struttura. Di fianco: il planivolumetrico. Il padiglione è inserito all’interno di un lotto stretto e lungo che si attesta al corso d’acqua perimetrale

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EXPO 2015

FUTURE FOOD DISTRICT Anche il Future Food District è posto nel cuore del sito espositivo tra il Cardo e il Decumano. È una delle aree tematiche dell’Expo Milano 2015. È uno spazio sperimentale, un supermercato, realizzato in collaborazione con Coop, che si compone di un padiglione di 2.500 mq con una piazza pubblica di 4.500 mq su cui insiste un’altra struttura, l’Exhibition Area. A guidare la suggestione iniziale di questo progetto curato dall’architetto Carlo Ratti, è stato Palomar, quel particolare personaggio di Italo Calvino che, entrando in una fromagerie parigina, sente di trovarsi all’interno di un qualcosa concettualmente molto vicino all’idea di museo e afferma: “Dietro ogni formaggio c’è un pascolo d’un diverso verde sotto un diverso cielo (…) Questo negozio è un museo”. Palomar si sente come al Louvre. Un viaggio non solo nei sapori, ma anche nella storia. Nell’immaginario così come nelle tradizioni. E così è il Future Food District. All’interno si creano interazioni tra consumatori e prodotti. È un luogo dove i tavoli interattivi su cui sono esposti gli alimenti permettono al visitatore di ottenere maggiori informazioni, quelle che oggi sono disponibili in rete e che non rientrano in un’etichetta tradizionale. I tavoli interattivi fungono da “etichette aumentate” e il prodotto ha modo di raccontare se stesso, le sue proprietà, la sua storia, il suo tragitto dalle origini all’utente finale. Inoltre, come in un tradizionale mercato, lo spazio di ac-

Sopra e di fianco: la facciata che prospetta sulla piazza interna è un vertical plotter e i volti disegnati sono quelli dei clienti che si sono fatti fotografare e che hanno fatto conoscere le loro abitudini di acquisto e alimentari

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Sotto: render dell’insieme visto dall’alto. A destra: uno degli interni. L’idea è quella di un bancone con “l’etichetta aumentata”, cioè con una informazione più dettagliata sul prodotto esposto. Il supermercato si evolve e diventa luogo d’acquisto, d’informazione e di scambio

quisto diventa nuovamente luogo di incontro, mettendo a disposizione dell’utente gli strumenti per ampliare la consapevolezza delle proprie scelte, restituendo contemporaneamente una dimensione sociale alla catena di vendita. Future Food District è come sarà il supermercato del futuro. Di un alimento si espongono i principi nutritivi, con quali prodotti è stato coltivato e la sua impronta ecologica. Renderà accessibili informazioni che potranno influenzare la scelta d’acquisto. Il FFD è diviso in 5 vie intitolate a 5 filiere e la disposizione interna nasce da un’idea in seguito a un’esperienza vissuta da parte di giovani dipendenti Coop under 35. La piazza invece è uno spazio di condivisione in cui sperimentare l'agricoltura urbana e altri tipi di colture: quelle delle alghe per la produzione di biodiesel e la purificazione dell’aria; gli orti verticali con colture idroponiche per produrre insalata nei sei mesi di durata dell’Expo Milano 2015, aiuole con erbe aromatiche utilizzabili anche come tavoli presso cui riposare o mangiare e varie tipologie di chioschi. È presente anche il vertical plotter, un dispositivo che ricostruisce in tempo reale, disegnandoli sulla facciata del padiglione, i volti di persone entrate nel padiglione che sono state disposte a farsi fotografare e a raccontare anche le loro abitudini alimentari e d’acquisto. Lo scambio che qui si genera tra utente e ambiente rinforzerà il legame tra produttori e consumatori. Innovazione e cooperazione viaggeranno insieme. Car-

lo Ratti ha ideato un luogo di incontro e di scambio in cui le barriere lasceranno il posto a un paesaggio pensato per favorire le interazioni, così come avveniva nei mercati di un tempo. Il padiglione FFD non è stato pensato come un luogo ipertecnologizzato e con una tecnologia fine a se stessa. È tecnologia alla portata di tutti, che facilita le comunicazione e le interazioni tra le parti, è al servizio dell’utente, del cliente, del consumatore e anche del produttore. E non solo. È una tecnologia che farà crescere senza sprechi in favore di una logica green. Inoltre nell’exhibition area è possibile prendere visione dei prototipi delle fattorie del mare, un progetto universitario che condurrà lo spettatore a riflettere su un pianeta in cui la terra come superficie coltivabile sarà infinitamente più scarsa di oggi. E pertanto il consumatore diventa il protagonista dell’informazione e in quanto tale sarà attore consapevole di realizzare scelte che inevitabilmente influenzeranno il futuro.

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PADIGLIONE ZERO Il Padiglione Zero progettato da Michele De Lucchi è il primo che si incontra nella visita all'Expo arrivando dagli ingressi Nord. È un padiglione emblematico che ha il compito di introdurre il tema Nutrire il pianeta-Energia per la vita e che proprio per questo è impostato così da poter raccontare ai visitatori, con la sua stessa forma, la ricchezza di aspetti insiti in questo titolo e le aspettative per questa grande manifestazioIn alto, a sinistra: la valle della civiltà, lo spazio esterno che si trova al centro della struttura, tra le sei colline. A destra: l’archivio, il primo ambiente da cui inizia il percorso di visita, realizzato in noce e faggio. In basso: la facciata principale. A destra, in alto: il rendering e uno degli ambienti interni: l’“arca”

ne. Ha un ruolo non puramente didattico ma prevalentemente rappresentativo. È stato concepito come una larga fetta di crosta terrestre tagliata e sollevata per invitare a entrare in profondità nelle conoscenze e nei segreti del pianeta. Nel cuore del padiglione si scopre una valle incastrata tra dolci declivi collinari, di cui alcuni raggiungono l’altezza di 26 metri. In pianta è di forma rettangolare, si entra da uno dei lati corti e si esce


dal fronte opposto, e in totale occupa un’area di circa 7mila mq. Lo stesso progettista scrive: «I pendii sono trattati, come sempre si fa sulle carte geografiche, con le curve di livello che sono riportate nella realtà fisica delle colline, cosicché l’intero tetto è formato da gradoni che trasformano le montagne in gigantesche scalinate: fa riscoprire la bellezza delle curve che si usano per disegnare i movimenti del terreno e che segnano in pianta i livelli ad altezze costanti, come se il mondo fosse fatto a strati». E mentre dal basso si guardano le montagne, lo sguardo va in alto, verso la vetta, dando così la sensazione al visitatore di essere piccolo in un mondo grande. Forse è così che

si impara ad avere un maggior rispetto della natura! È tutto costruito in legno con uno straordinario effetto monomaterico. E cosa meglio del legno, la materia viva per eccellenza, può trasmettere la sensibilità della natura all’uomo contemporaneo? Il tema “nutrire il pianeta” è stato curato da Davide Rampello e racconta l’evoluzione dell’uomo attraverso l’alimentazione senza alcun impiego di tecnologie digitalizzate ma usando soltanto oggetti artigianali totalmente realizzati con materiali naturali e di sintesi. Dodici ambienti creano il percorso, ma lo spazio di partenza è un antico archivio, di 23 m per 50, fatto di cassetti che si susseguono l’un l’altro, realizzati in noce e faggio.

PIANTA LIVELLO 00 1A. Muro della memoria; 1B. Monitor; 2. L’albero delle foreste; 3. Sostanze eduli; 4. Strumenti; 5. Contenitori; 6. Valle delle civiltà; 7. Industrialesimo; 8A. Il mercato; 8B. Effetti del cibo; 9. I paesaggi; 10. Gli uomini e le buone maniere

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Sopra: vista a volo d’uccello del rendering. L’impianto è leggibile: il percorso simbolico principale, il tamburo in fondo contenente l’auditorium e altri servizi e i “vicoli”

Foto di Filippo Poli

EMIRATI ARABI Foto di Filippo Poli

EXPO 2015

Saranno gli Emirati Arabi Uniti a ospitare nel 2020 il prossimo Expo. Il paese, fondato con 225mila abitanti nel 1971, e in vertiginosa crescita, ne conta oggi 9milioni. Il padiglione che rappresenta questo giovane paese all’Expo 2015 di Milano è stato progettato da Foster+Partners, lo stesso studio che ha curato il masterplan sostenibile di Masdar City ad Abu Dhabi, la città a completa emissione zero, il cui nome significa: città sorgente, perché “sorgente” di energie alternative. Masdar si autoalimenta e azzera la produzione dei rifiuti. È una nuova città ecosostenibile pianificata per circa 50mila abitanti e costruita nel deserto con un’estensione di 6 kmq. Un piccolo nucleo autonomo che usa per l’80% l’energia solare proveniente da una centrale fotovoltaica e per la restante percentuale l’energia viene prodotta da piccole centrali posizionate sul territorio cittadino. Nell’Expo milanese il padiglione degli EAU è una Masdar in formato pocket. Un piccolissimo centro che ammalia i suoi visitatori attraverso il suadente richiamo delle due pareti ondulate, alte 12 metri, che nell’essere percorse in tutta la loro lunghezza, 140 metri, rievocano gli stretti vicoli e i tradizionali cortili delle storiche città arabe. E anche il colore o le sfumature insieme alla sinuosità ripropongono la suggestione delle dune di sabbia presenti negli ambienti desertici. Il padiglione è stato realizzato con pannelli di calcestruzzo rinforzato con fibra di vetro supportati da un telaio in acciaio che ne facilita lo smontaggio e la postuma ricostruzione, a fine Expo 2015, negli Emirati Arabi Uniti. Un autentico segno grafico che acquisendo tridimensionalità diventa simbolo. Simbolo di un nuovo modo di pensare la città. Percorso il canyon una rampa conduce verso l’auditorium contenuto all’interno di un tamburo e posto nel cuore del sito. E mentre i diversi percorsi espositivi si concludono tutti in lussureggianti oasi progettate per far conoscere la flora presente negli Emirati Arabi Uniti, qui come a Masdar, il controllo sul consumo di energia viene attuato attraverso escamotage architettonici appositamente studiati per


Foto di Filippo Poli

Foto di Foster + Partners

ridurre al minimo l’uso dell’aria condizionata. Anche le brezze del Golfo Persico vengono sfruttate a Masdar così come l’ombra degli stessi manufatti, o il vento prodotto dall’alta torre eolica che soffia su tutto il centro, assicurando un abbattimento di 15° delle temperature presenti. Di rimando, Dubai, la città cosmopolita, contemporanea per eccellenza, è una città dicotomica e piena di contraddizioni, costosa e soprattutto energivora. Il design del padiglione a Milano è invece la sintesi di tutto ciò che è ricerca sostenibile. È una combinazione di tecniche passive e attive legate ai principi LEED, ed è completamente autonoma. Un approccio progettuale che ha portato Norman Foster a dichiarare: «Siamo molto orgogliosi di essere stati scelti ancora una volta per creare il padiglione nazionale degli Emirati Arabi Uniti. La nostra sfida è stata quella di progettare contemporaneamente per due climi diversi e per creare un naturale, fresco e confortevole spazio per i visitatori di Milano, considerando pur sempre la ricostruzione negli Emirati, dove vi è la necessità di fornire riparo dal sole intenso. Il design riflette le nostre indagini sulle antiche città e il nostro apprezzamento per il paesaggio desertico».

Foto di Filippo Poli

Sopra: la planimetria del piano terra. Sotto: diversi punti di vista dei percorsi canyon, alti 140m, e realizzati con pannelli in calcestruzzo e fibra di vetro e dalle nuance tipiche delle dune desertiche. Le pareti smontabili renderanno più facile la ricostruzione del padiglione, dopo l’Expo, negli Emirati, dove sarà comunque adatto al clima, anche se diverso

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EXPO 2015

RUSSIA

SEZIONE LONGITUDINALE

La Russia a Milano è rappresentata da una particolare struttura, progettata dallo studio SPEECH, che incarna le aspirazioni dei padiglioni premiati nelle precedenti esposizioni: esperienze tutte positive come quella a Parigi nel 1937 in cui l'Unione Sovietica venne premiata con il Grand Prix o la vittoria riportata nel 1958 a Bruxelles, mentre nel 2010 il padiglione russo si è aggiudicato una medaglia d’argento all’EXPO di Shanghai. Quello dell’Expo milanese è strettamente connesso all’esperienza russa nel campo dell’architettura e dell’artigianato ligneo. La grande facciata, una mensola aggettante che si estende per trenta metri sull’ingresso principale, sostiene una copertura a terrazza organizzata con un camminamento fatto di scalini e piani inclinati che accompagnano gradualmente gli ospiti dall’ingresso fino alla punta più estrema. Un tetto terrazzagiardino su cui si organizzano eventi per far conoscere i sapori e le eccellenze alimentari della Russia. Inoltre tutti gli elementi strutturali e anche quelli decorativi sono tutti completamente realizzati con materiali ecocompatibili. Questo nuovo padiglione, costruito su un’area di 4mila mq, ha una struttura dinamica, un piano terra semitrasparente, una pianta a “L” ed è caratterizzato da un continuo gioco di specchi. La copertura è l’emblema di questo gioco perché ha l’estradosso rivestito da pannelli d’acciaio inossidabile. È una copertura specchiante che riflette il mondo esterno dandogli una nuova lettura, quelIn alto: l’ingresso principale posto sotto al mensolone, lungo trenta metri, e rivestito di pannelli di acciaio inossidabile lucido. A fianco: uno degli interni

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la del sotto-sopra, una lettura che cambierà di volta in volta, con il cambiare delle giornate, dei mesi e del pubblico. Sergei Tchoban, l’architetto che ha modificato lo skyline della capitale russa e capo gruppo dello studio, ha dichiarato: «L’obiettivo principale era quello di trovare una vivida immagine conforme alle tendenze architettoniche moderne. L’idea era di combinare una soluzione semplice ma memorabile, con una facciata fatta di legno ecologico». La scelta del legno è legata anche all’intenzione di voler richiamare le grandi distese boschive presenti in buona parte del territorio nazionale. Ma la particolare linea di questa struttura nasce anche dalla ricerca sui tratti tipici, na-

zionali, del linguaggio architettonico. Un linguaggio legato al territorio, al pensiero russo, al genius loci e quindi alle immense distese, alle lunghe distanze e alle grandi foreste. Prende spunto dalla storia stessa dei paglioni russi e potrebbe anche evocare un’arca di Noè, che con semplicità porterà con sé il bagaglio culturale del mondo dell’architettura e di quello agro-alimentare. È ovviamente smontabile e come quello dell’esposizione del 1967 a Montreal, che è stato montato in una piazza a Mosca, anche questo padiglione, dopo le necessarie modifiche per adattarlo al cambio del clima, verrà esposto in un quartiere moscovita.

PLANIMETRIA PRIMO LIVELLO

In alto: scorcio dei prospetti laterali. L’attacco a terra è in vetro mentre il livello superiore è realizzato con elementi verticali di legno dal ritmo regolare che si intensifica nel coronamento ARCHITETTURA&PAESAGGIO 69


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SPAGNA Sembra una serra, ma richiama nella forma anche un granaio, un galiziano grain store. È il padiglione spagnolo, una struttura a “doppia faccia” che simboleggia la fusione di due qualità del Paese: la tradizione e l’innovazione. Anch’esso costruito alla confluenza delle due strade principali dell'Expo, il Cardo e il Decumano, è la perfetta armonia tra semplicità del segno e complessità tecnica che nel combinarsi diventa funzionalità. Il concetto geometrico che sottende tutto il progetto dello studio B720 di Fermín Vázquez Arquitectos è chiaro: due file di portici di legno lamellare e acciaio che rappresentano la fusione tra tradizione e innovazione. È una commistione di interno ed esterno, una poetica alternanza tra ciò che è dentro e ciò che è fuori. Rispetta un concetto più che presente nell’archi-

SEZIONE LONGITUDINALE

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tettura classica spagnola. E proprio perché lega anche tradizione architettonica classica non poteva non avere un aranceto. Il Patio de los Naranjos è nell’immaginario iberico sempre presente, è uno spazio aperto coltivato ad aranceto spesso annesso ad altra struttura quale una cattedrale o un palazzo importante. Il padiglione della Spagna ha una superficie totale di 3.300 mq, ed è stato realizzato principalmente con materiali riciclabili ed elementi prefabbricati che garantiscono lo smontaggio della struttura per un possibile altro utilizzo in altro luogo. Si tratta di una struttura semi-aperta che si pregia di soluzioni architettoniche atte a sfruttare le condizioni climatiche e ambientali del sito. La struttura è scandita dalla successione ritmata dei telai ed è stata assemblata con un sistema a pannelli in legno massiccio di grandi dimensioni tagliati a misura. Per un totale di 8mila mq di pannelli laminati di pino e


assi d’abete provenienti dai disboscamenti sostenibili spagnoli. Il padiglione è così suddiviso: la parte che evoca nell’immaginario collettivo l’idea di casa, la serra, è suddivisa in due navate, nella zona completamente realizzata con telai lignei è posta la tradizione, in quella con i telai rivestiti in acciaio è possibile approfondire l’aspetto innovativo dei diversi processi legati all’alimentazione e all’agricoltura. Ma il Viaggio del Sapore inizia con una valigia. Un’installazione realizzata dall’artista catalano Antoni Miralda, composta da 20 valigie che proiettano diverse proposte dedicate tutte all’alimentazione. L’artista ha anche posto all’interno della grande valigia una selezionata quantità di alimenti storicamente importanti e culturalmente presenti nella cucina spagnola come il riso, la patata, il pepe, il cacao, il mais, il grano, l’aglio e i pomodori, e ancora l’olio, le mandorle, il miele, ovviamente gli agrumi e alcuni tipi di carni. E ogni cibo così incorniciato finisce per divenire un’opera d’arte. Ad amplificare l’aspetto evocativo di questi alimenti Miralda ha scelto di accompagnare tutto il processo conoscitivo con la musica di Pablo Salinas, un compositore di Malaga. Il Viaggio del Sapore, che altro non è che un viaggio del sapere è un’immersione totale nel piacere. La musica è diffusa da più di 25 altoparlanti in tutto il padiglione. Una condizione che lo farà vibrare di musica e odori. La struttura bipartita e a due navate nobilita la tipologia della serra, simbolo dell’innovazione tecnologica nell’ambito della produzione agricola e le strutture solitamente molto semplici dal punto di vista dell’ideazione geometrica ma tecnologicamente molto complesse, non fosse altro perché le più sono

Di fianco: il renderig del padiglione/serra bipartito e realizzato in legno e acciaio. La parte in legno è dedicata alle tradizioni, quella in acciaio alle innovazioni. Nelle foto piccole: alcuni degli interni del padiglione spagnolo

catalizzatori di energia solare. Il padiglione occupa tutto il lato lungo del sito e ha una forma a L, il restante spazio è occupato dal patio. La visione dell’insieme è ricca, la struttura a frame della serra, traslucida e opaca nell’insieme, è accattivante. La copertura in policarbonato è oscurante nelle zone climatizzate e trasparente in quelle aperte. C’è comunque da evidenziare che le aree completamente aperte sono molte perché il concetto che sta alla base di questo padiglione è la permeabilità assoluta, soluzione che evita la formazione di code d’attesa specie al piano terra dove sono stati organizzati i negozi, il ristorante e l’auditorium. Al primo livello invece sono stati organizzati gli orti e le attività legate alla produzione degli alimenti. Il tutto a memoria dello storico contributo che la Spagna ha dato nei secoli all’evoluzione del cibo. È stata di fondamentale importanza nel corso della storia per ciò che concerne l’adattamento e la diffusione di piante provenienti da diversi continenti in Europa, così pure per ciò che riguarda la diffusione di piante e bestiame coltivate e allevato in Spagna e diffuse in altri continenti. Il padiglione mostra gli avanzamenti tecnologici che questo paese ha realizzato nei secoli e ai nostri giorni e mette anche in evidenza le perizie raggiunte nella coltivazione, irrigazione, distribuzione e trasformazione degli alimenti. Un paese. Una storia. Una cultura del cibo.

SCHEMA TRIDIMENSIONALE DELLE FUNZIONI Frutta secca

Vino

Cereali

Cibo sotto sale

Rampa d’accesso

Aromi

Ortaggi

Gastronomia

Mercato virtuale

Proiezione paesaggi

Archivio fotografico Esposizione di tapas

Prosciutto iberico

Antoni Miralda

Olio d’oliva

Totem interattivo Tortilla di patate

Entrata

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EXPO 2015

BRASILE Un manufatto, il padiglione brasiliano, concepito per ospitare l’immersione sensoriale del visitatore mescolando attività del tempo libero alle informazioni sull’alta tecnologia, all’interazione e all’apprendimento, solleticando il desiderio d’ispirare la curiosità verso questo territorio e nei confronti della propria popolazione con l'intento di generare nuove relazioni che vadano oltre il periodo della manifestazione. Progettato dallo Studio Arthur Casas e Atelier Marko Brajovic a seguito della vincita del concorso commissionato da APEX-Brasil, il padiglione è un grande volume semitrasparente, aperto ai visitatori, che funge da percorso tra le diverse specie vegetali tipiche di questo paese. I colori della tensostruttura metallica, che rimanda alla metafora della rete, sono quelli della terra ed evidenziano il carattere naturale del Brasile. La transizione graduale tra l’interno e l’esterno di questo volume contribuisce a smaterializzare i confini tra l’architettura e quello che è stato appositamente progettato come scenografia. Il padiglione è composto da tre elementi primari: una piazza coperta, una grande rete con una DISEGNO META PROGETTUALE

forma organica e un edificio polifunzionale. Questi elementi sono tutti intrecciati e non esistono confini netti fra essi, al contrario formano un percorso vario che offre diverse possibilità ai visitatori, dallo sguardo rapido all’approfondimento delle aree tematiche. L’involucro dell’intero edificio è composto di una doppia membrana. Quella più esterna ha la forma di un parallelepipedo regolare e poroso con la funzione di incanalare il flusso dei visitatori, mentre all’interno è stato disposto un secondo rivestimento come una sorta di rete flessibile che rimanda al concetto del pluralismo tipico della società brasiliana. Una rete, quindi, che rappresenta la distribuzione di elementi in grado di produrre sinergie per rispondere, con soluzioni collettive, alle domande che l’Expo pone. Questa griglia permette di dare forma a paesaggi organici in un gioco di sovrapposizione e di dialogo tra la mano dell’uomo e le forze della natura che Sopra: galleria coperta con pannelli di corten. All’ultimo terzo della galleria si affianca un corpo rivestito in sughero. Sotto: uno schizzo preparatorio che esplicita la suggestione che ha sostenuto l’intero progetto


nel padiglione si mescolano. Lungo il percorso i visitatori trovano tavoli interattivi, dove la rete stessa prende parte e si mimetizza con essi passando da scenografia a contenuto di un focus. La rete inizia al piano terra e sale su due piani e diventa, oltre che percorso, anche strumento musicale interattivo con una colonna sonora composta dal musicista Livio Tragtenberg. La griglia, che apparentemente può sembrare un gioco, è stata progettata considerando un peso e il passaggio di circa un migliaio di persone. Ha richiesto un calcolo strutturale e adeguamenti alle normative europee di sicurezza molto complesse. Il volume introdotto nella parte posteriore della trama reticolare ospita spazi espositivi, un auditorium, un pop-up store, una caffetteria, un salone, un ristorante e l’ufficio servizi, tutti spazi collegati tra loro da un grande atrio che funge da pozzo di luce naturale. L’edificio polifunzionale è rivestito in sughero, combinandosi con i toni della terra della struttura e ospita diverse attività. Le diverse aree sono suddivise secondo i temi dell’alimentazione, dell’agricoltura familiare, della silvicoltura e dell’integrazione tra l’agricoltura e l’allevamento. Alcuni box contenenti delle piante autoctone sono stati organizzati secondo una griglia ortogonale, e tra essi un percorso sinuoso ispirato al corso del Rio delle Amazzoni si snoda in autonomia. Artisti e designer brasiliani sono stati invitati a esporre le loro creazioni per dare risalto - con l’inventiva di queste ricerche - alle installazioni interattive, che spiegano la rivoluzione tecnica nell'industria alimentare brasiliana. Il progetto rispetta i requisiti di sostenibilità ambientale sia nel sistema di costruzione realizzato con alcuni moduli prefabbricati, sia nei meccanismi di riutilizzo dell’acqua sino all'impiego di materiali certificati e riciclabili. Sopra: all’interno della tensostruttura/galleria è visibile la rete dalla forma organica che gravita sopra agli eventi organizzati a quota zero. La rete su cui è possibile camminare e che interagisce con gli ospiti è la metafora della flessibilità di questo paese. A sinistra: interno del padiglione

ESPLOSO ASSONOMETRICO

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BELGIO Ispirati dalla teoria di Leon Battista Alberti secondo la quale “La casa è una piccola città e la città una grande casa”, l'intenzione dei progettisti - lo Studio Belga Patrick Genard&Ass / Marc Belderbos - è stata quella di ricostruire all’interno del padiglione belga un modello in miniatura di buona pratica di pianificazione urbana: la Lobe City. Tale modello, già sperimentato in diverse città del nord Europa, propone porzioni di verde per separare i quartieri e ossigenare i grandi centri abitati nel loro nucleo centrale, pur mantenendo una concentrica rete di percorsi atti a unificare le diverse aree urbane. All’interno di questi microambienti sono stati ricostruiti i territori agricoli tipici dei paesaggi del Belgio, insieme alla dimo-

strazione di tecnologie innovative sviluppate per una produzione alimentare sostenibile del futuro. Il modello Lobe City è diventato così un’architettura che fa da contenitore ai vari elementi del progetto: i volumi principali rappresentano i quartieri residenziali, i padiglioni costruiti in legno rimandano ai complessi delle fattorie in Belgio. Il loro contatto diretto con la natura viene espresso anche mediante la forma tipica allungata e il tetto a capanna. L’area centrale, infine, rappresenta il centro storico della città, cuore del progetto, caratterizzato da una grande struttura geodetica in vetro chiaro, un evidente rimando alle grandi Serre Reali di Laeken. Una volta superato lo spazio semi-coperto della reception, il visitatore accede nel

RENDERING

Sopra: l’ingresso della galleria, realizzata con elementi di legno, che conduce al nucleo centrale del padiglione. Sotto: il rendering vista laterale. L’idea fondante è quella di proporre una nuova cella urbana in miniatura con asole di verde che ne separano i diversi nuclei

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Sotto: rendering, vista dall’alto. Il nucleo centrale, l’atrium, costituito da una cupola geodetica, è attorniato da quattro poliedri. A destra: la sezione evidenzia la produzione alimentare presente nell’ambiente semipogeo. Al centro: la galleria

grande volume della fattoria che è immersa nella luce naturale e ombreggiata tutt'intorno da un mosaico di schermi. Lungo il lato rivolto verso l’asse principale del decumano è presente una piazza polifunzionale all’aperto, concepita come luogo di attrazione per i visitatori con un ampio schermo a led e tribune di legno per ospitare un cinema all’aperto, concerti dal vivo e una discoteca. Le varie aree tematiche si alternano tra proiezione di video dai temi diversi o rappresentanti personaggi belgi conosciuti dalle origini italiane, che hanno coniugato nel loro lavoro le due culture europee dimostrandone la forza e la qualità ottenuta. Una rampa proiettata nel futuro conduce a una grotta buia dove sono raccolti progetti universitari ed esperimenti di produzione alimentare alternativa come risposta alle sfide e alle domande poste da Expo. Questo spazio d’innovazione è assistito da una comunità di scienziati belgi che mostrano ai visitatori soluzioni possibili per la produzione alimentare, in particolare approfondendo gli aspetti dell’agricoltura idroponica coltivata indoor o dell’aquaponic, un sistema di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra acquacoltura convenzionale (allevamento di animali acquatici, come le lumache, il pesce, gamberi o gamberi in vasche) con idroponica (coltivazione di piante in acqua) in un ambiente simbiotico. Una parete vetrata separa il pubblico osservatore dalla zona di coltivazione intensiva racchiusa in grandi silos, i cui prodotti che cresceranno serviranno anche per il consumo nei ristoranti all’interno di questo padiglione. In linea con il tema dell’Expo, quest’architettura è stata pensata e progettata secondo i temi della sostenibilità, seguendo precise regole per contenere lo spreco di energia, l’uso di materiali e lo spreco dell’acqua. Questa filosofia green è perseguita a tutti i livelli del progetto: soprattutto nella scelta dei materiali per lo più naturali, riciclabili, isolanti e modulari come il legno e in grado di facilitare le operazioni di smontaggio limitandone l’impatto sul sito una volta conclusa la manifestazione. Il tetto, con i suoi pannelli fotovoltaici di ultima generazione, filtra la luce e alimenta gli schermi a led, dove sono proiettati video riguardanti i prodotti belgi primari di grande qualità, come la cioccolata, la birra, le patate e altri componenti che tradizionalmente fanno parte dell’industria alimentare.

SEZIONE


EXPO 2015

SLOVENIA Nonostante le dimensioni relativamente piccole, si estende infatti su 20.273 km², il territorio sloveno offre al visitatore un’ampia gamma di paesaggi naturali, dal mare alla montagna, passando per laghi, fiumi, foreste e grotte. Il padiglione della Slovenia all’Expo, progettato da SoNo Arhitekti, vuole mostrare ai visitatori tutti questi diversi aspetti del paese. L’edizione milanese dell’esposizione universale è un’importante opportunità per lo stato dell’ex Jugoslavia per diversi motivi: prima di tutto la vicinanza geografica con Milano e il fatto che la maggioranza dei turisti che visitano il paese sono italiani. Inoltre l’Italia è il secondo partner commerciale più importante della Slovenia e il terzo paese per investimenti nel suo territorio. La filosofia alla base del padiglione prende spunto dallo slogan “I FEEL SLOVENIA. Green. Active. Healthy”, che esprime l’idea che la Slovenia sia la cornice ideale per una vita sana e attiva. Questo filo conduttore si manifesta attraverso una serie di elementi interattivi e il progetto architettonico. Cinque strutture prismatiche, posizionate su una superficie geometrica dinamica che ricorda un campo coltivato, rappresentano i diversi paesaggi geografici della Slovenia e simboleggiano l’importanza di perseguire uno sviluppo sostenibile. La vastità della sua foresta, l’abbondanza dei suoi laghi e dei suoi fiumi, il fascino del suo mare, e delle sue coste, la ricchezza delle sue riserve naturali, la sua varietà di flora e fauna mostrano al mondo tutte le bellezze naturali di questo paese. Ma non solo. Vuole stimolare i sensi dei visitatori offrendo una vetrina completa della sua diversità culinaria. Nonostante in termini geografici sia relativaIn alto: la facciata principale del padiglione in legno e vetro. La struttura è realizzata con pannelli lignei che contengono all’interno ricorsi di acciaio verniciati. Sopra e a sinistra: gli altri lati completamente ciechi

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mente piccolo, il paese comprende 24 regioni gastronomiche e all’Expo i visitatori hanno la possibilità di assaggiare un’ampia varietà di delizie per il palato, inclusi i vini: le vigne infatti caratterizzano un’ampia parte del territorio. Sul palco centrale del padiglione si alternano le presentazioni delle varie regioni, e rinomati chef danno vita a spettacoli di cucina. Viene mostrato il forte legame tra un ambiente sano e un cibo sano prodotto a livello locale con metodi che non intaccano l’ecosistema circostante: le risorse naturali sono, infatti, la chiave per un cibo sostenibile e per una buona qualità della vita. Camminando in mezzo alle aree verdi, che sono la caratteristica principale del padiglione, i visitatori sono immersi in paesaggi lussureggianti. Il padiglione, che si estende su 1910 mq di cui 800 edificati, è stato costruito con materiali naturali, soprattutto con legno e vetro, cosa che non sorprende considerando che in Slovenia le foreste occupano circa il 60% del territorio e il legno è un materiale, quindi, decisamente disponibile. La struttura, completata da pareti, interne ed esterne, verdi, è complessa ed è una delle prime costruzioni ibride realizzate da architetti sloveni. SoNo Arhitrkti è uno studio composto da un team di nuova generazione, con lo scopo di creare un’architettura moderna e di qualità, grazie all'intreccio tra teoria, studio e ricerca delle location, innovazione e sperimentazione di nuovi materiali e tipi di costruzione. Il progetto del padiglione combina uno scheletro di legno con elementi portanti in laminato incrociato. La

In alto: uno degli interni. La superficie verde, messa tanto in risalto dall’ambiente completamente bianco, rimanda alle grandi distese rigogliose presenti in questo paese. Nella foto sopra: un altro interno bianco

facciata a ovest è caratterizzata da grandi aperture a forma triangolare che permettono di vedere all’interno del padiglione. Le altre facciate non sono così aperte verso l’esterno e sono rivestite da listelli in legno interrotti da profili in acciaio bianchi, che ricordano la superficie di una foglia. La struttura è stata realizzata da Lumar IG che è considerato uno dei produttori sloveni leader nella costruzione di edifici a basso consumo energetico e di edifici passivi prefabbricati. All’interno sono in mostra il sale di Pirano, le api, le acque termali e quelle minerali, l’escursionismo nella natura, il ciclismo e il progetto della misurazione del carbonio nero. Al termine della visita, in uno spazio nel quale ci sono ulivi, viti e una piccola foresta, a ogni visitatore vengono regalati 5 chicchi di grano saraceno, tradizionalmente presente in Slovenia: è un prodotto della terra decisamente salutare e utile per l’uomo, l’agricoltura e le api.

SEZIONE TRASVERSALE

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EXPO 2015

ENEL Lo studio di architettura milanese Piuarch ha voluto esprimere il tema della “condivisione dell’energia” racchiuso in un unico manufatto, realizzando un volume virtuale: l’edificio rappresenta così un luogo generato da una griglia sulla quale s’innestano 650 vettori in policarbonato. La successione di questi elementi verticali illuminati ingloba al proprio interno altri volumi e piccole lussureggianti corti. L’elemento di base, concettuale e strutturale dello spazio, è costituito dalla griglia visibile a terra che, attraverso una rete di distribuzione dell’elettricità e dei dati, conferma la condivisione dell’energia. Questa rete si sviluppa a filo del pavimento e conferisce al sistema una geometria ondeggiante. Su di essa s’innestano i vettori - le terminazioni nervose del circuito - realizzati con tubi in policarbonato trasparente del diametro di 150 mm e di altezze variabili tra 5,30 e 7 metri, che generano un bosco virtuale illuminato attraverso una serie di lampade a Led collocate sulla griglia. L'interazione tra l’ambiente e il visitatore costituisce l’elemento fondamentale del concept di questo progetto. La percezione che i visitatori hanno del volume virtuale si modifica continuamente in relazione al punto di osservazione e al movimento della loro persona. La sovrapposizione, l’allineamento e il disallineamento degli elementi verticali produce un continuo mutamento della percezione dello spazio. L’effetto cinetico è accentuato dalle vibrazioni prodotte dalle variazioni della luce, effetti che permettono di stimolare l’aspetto

ludico dell’edificio. Il visitatore può inoltrarsi liberamente nel “bosco” e interagire con i vettori attraverso inaspettate situazioni luminose e sonore. Sia nelle tre corti densamente alberate sia nelle superfici che circondano il padiglione sono impiegate una grande varietà di piante che appartengono al “giardino mediterraneo”. Essenze ricche di fioriture, colorate e durature, che sono state selezionate per garantire una loro turnazione con il succedersi delle stagioni durante tutto il periodo dell’Expo. Un passaggio sopraelevato costituisce il percorso sensoriale dinamico che conduce il visitatore sia all’interno del bosco virtuale sia in quello naturale. Il camminamento è realizzato con una passerella di legno coperta da una pensilina in vetro serigrafato che protegge dalla pioggia e crea uno spazio ombreggiato. Un impianto di nebulizzazione arricchisce la passeggiata mentre una melodia diffusa crea l'ambiente evocativo. Lungo tutto il percorso scorre un nastro informativo e interattivo che conduce i visitatori all'interno del bosco virtuale. Il centro nevralgico e gestionale dell’intero ecosistema è la control room. Quest’ambiente specchiato è immerso nel bosco virtuale e permette al visitatore di comprendere, tramite filmati e contenuti interattivi, come funziona l’intero sistema intelligente rappresentato dall’edificio. Un secondo volume vetrato ospita invece uno showroom e uno spazio di rappresentanza, entrambi prospicienti sul bosco virtuale. L'intero sistema è alimentato da energia assorbita e ricavata da pannelli fotovoltaici posti sulle coperture dei due volumi.

Sopra: il padiglione visto di scorcio. Sul lato lungo vi è uno dei due accessi al bosco virtuale. Il rendering (di fianco) evidenzia come il percorso sinuoso compenetri il sistema di vettori verticali servendo anche i tre volumi con funzione didattica. Le essenze naturali e gli elementi in policarbonato convivono in piena armonia

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EXPO 2015

COLOMBIA A differenza dell’Italia e della maggior parte dei paesi nel mondo, in Colombia la natura non è influenzata dalle stagioni, ma dall’altitudine, ovvero i prodotti della terra sono legati a luoghi geografici più che ai cicli temporali, essendo posta tra l’Equatore e il Tropico del Cancro. In particolare si distinguono cinque livelli termici in cui la temperatura rimane sempre costante apportando una produzione agricola rigogliosa durante tutto l’anno. Infatti, il progetto dello Studio di Architettura Car-

PROSPETTO PRINCIPALE

SEZIONE LONGITUDINALE

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denas Conscious Design, interpreta il tema dell'Expo suddividendo l’edificio in 5 livelli altimetrici e climatici, organizzati nei seguenti piani: Caraibi a 0,00 metri sul livello del mare posto al piano terra; il piano primo ospita l’Amazzonia e l’Orinoco e si trovano a quota mille metri slm; la zona del caffè e quella produttiva di 1.000-2.000 metri slm è ospitata al piano secondo; al piano terzo le Ande a 2.000-3.000 metri slm e, infine, il Paramo e i Ghiacciai a 3.000-4.000 metri slm posti al pia-


no quarto. La Colombia vuole dimostrare come nel proprio territorio sia possibile assicurare un’alimentazione sostenibile, sana, buona e sufficiente per tutti, grazie alla sua posizione geografica. In questo paese esistono coltivazioni di ogni tipo che crescono per tutto l’anno e che ne fanno un esempio concreto di quale può essere la strada per sconfiggere la fame nel mondo. Il padiglione è sia una sorta di rappresentazione del territorio e delle sue risorse naturali, sia una mappa epistemologica della musica, della cucina, dei processi produttivi e dei beni storico-culturali. Il visitatore è condotto lungo questo percor-

so, dove può entrare in contatto con i diversi paesaggi, immagini, temperature e vegetazione rappresentanti le relative zone termiche. Esse sono connesse fra loro dal filo conduttore dell’equilibrio tra uomo e natura, che traspare da quest’architettura che si estende su un’area di 1.907 metri quadri. Elemento importante di questo progetto è la facciata che tenta di restituire il tema del “percorrere” e del "conoscere" e che avvolge i diversi volumi della struttura. È composta di lamelle verticali che ospitano tre grafiche rappresentanti la Colombia e i suoi piani termici. Spostandosi esternamente lungo l’edificio, e quindi cambiando il punto di vista, l’osservatore può notare le tre grafiche mutevoli diventando esso stesso direttamente l’artefice della dinamicità della facciata. I prospetti sono elementi in continuo cambiamento, come lo sono il clima, i paesaggi, la cultura e i prodotti. Quest’architettura è costruita interamente “a secco”, mediante una struttura ecosostenibile realizzata utilizzando il legno degli abeti bianchi, integrato con altri materiali riciclabili al 100% e senza acqua e calcestruzzo. Si tratta di un’opera lowtech e sostenibile, utilizzando legno certificato, proveniente dai boschi della Carnia. La struttura è di facile montaggio e smontaggio e permette il trasporto in container dalle dimensioni standard. A Expo ultimato i vari elementi potranno essere spostati e riutilizzati per altre occasioni. Pagina a fianco: l’entrata principale del padiglione colombiano. A sinistra: schema esplicativo dedicato al sistema facciata. Le immagini proiettate contemporaneamente su ogni singolo prospetto sono tre e la visione cambia totalmente in relazione al punto di vista di chi guarda. Sotto: un rendering


Tutte le foto di Simon Oberhofer

EXPO 2015

REPUBBLICA CECA

Il concept intorno al quale ruota questo progetto è l’acqua con i suoi valori di estrema importanza per la vita degli esseri umani. L’edificio, i cui progettisti sono una giovane coppia di architetti Chybik + Kristof Associati Architects, ospita infatti gli ultimi progressi nel campo delle nanotecnologie per la purificazione di questo importante bene comune. L’acqua accomuna il mondo della scienza, la nutrizione, la cultura e la vita delle persone. È concretamente presente nel padiglione con uno specchio d’acqua fruibile dai visitatori che diventa l’epicentro dell’architettura stessa. Questo rimando proviene da una ricca tradizione nella produzione agricola e alimentare della Repubblica Ceca che è nello stesso tempo leader mondiale in alcuni campi specifici di questo settore di ricerca. L’acqua è l’elemento principale dell’Esposizione, in linea con il tema dell’evento “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Un chiaro contributo quindi per supportare il dialogo globale sulla sostenibilità e le fon-

ti di cibo parlando anche delle tecnologie per la potabilizzazione idrica in Africa, in Asia e ovunque ci sia mancanza di questo bene prezioso. L’esigenza di voler affrontare quest’argomento da parte della Repubblica Ceca deriva anche da una lunga tradizione di gestione delle proprie risorse idriche, resa manifesta anche dalla presenza di numerosi centri benessere e piscine molto frequentate. L’architettura moderna del padiglione rimanda a quella linearità tipica del modernismo. L’edificio, infatti, è composto di una struttura modulare che permetterà di smontarlo dopo la manifestazione, riutilizzandolo anche in altro loco, ad esempio tornando nel paese di provenienza. I moduli compongono un padiglione completamente bianco distribuito su tre livelli. Una piscina, un piccolo anfiteatro e un ristorante si trovano al piano terra in corrispondenza dell’ingresso del manufatto. La grande piscina messa a disposizione dei visitatori durante le date di apertura dell’Expo pone l’accento sul tema dell’acqua che fa da protagonista ed è un elemento naturale che veicola il viaggio conoscitivo di questo paese dell’est Europa. Al primo piano, invece, ci sono spazi espositivi distribuiti intorno a un atrio centrale insieme a un altro ristorante. All’ultimo piano è stato realizzato un tetto verde che offre ai visitatori una vista dell’intera area del sito dell’Expo. Nella progettazione del padiglione sono state prese in considerazione, inoltre, anche le condizioni climatiche dell’estate milanese spesso calda e afosa. A tale scopo i progettisti hanno realizzato dei luoghi per permettere il riposo dei visitatori che potranno scegliere se sostare in uno dei tre ristoranti oppure rilassarsi nella piscina che è stata concepita come “pool urbano”. L’attrezzatura necessaria alla sosta e all’utilizzo della piscina diventa strumento di comunicazione. Infatti, i visitatori non troveranno flyer o il tradizionale materiale promozionale, ma ri-

Sopra: il padiglione visto di lato. L’attacco a terra è su pilotis in parte inglobati all’interno di un ambiente vetrato. Il volume superiore ha un rivestimento, bianco su bianco, realizzato con doghe verticali. A sinistra: uno degli interni

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ceveranno ciabatte infradito, costumi da bagno e un asciugamano con le informazioni sulla mostra e sulla Repubblica Ceca. Questi stessi oggetti, portati e usati altrove e quindi non buttati, sono veicolo di comunicazione del territorio. Essi sono stati realizzati con materiali intelligenti e con la nanotecnologia in cui la Repubblica Ceca è uno dei paesi all’avanguardia. L’interno del padiglione è stato progettato in collaborazione con i maggiori artisti cechi contemporanei. Il visitatore può osservare opere d’arte di artisti come Luke Rittstein - statua in piscina, scultura; Jakub Nepras – Blanka Neprasova - scultura sul tetto, Zoo di Praga e Maxim Velcovský - scultura cinetica nella zona centrale della scala. La realizzazione dell’edificio è stata affidata a Koma, ditta specializzata nella costruzione modulare di prefabbricati a basso costo, per perseguire l’obiettivo di voler realizzare un manufatto riutilizzabile e poco invasivo. È un padiglione che segue i principi dell’Expo 2015 in tema di sostenibilità e ha anche impiegato materiali riciclabili che a conclusione dell’evento saranno riutilizzati in patria per diventare un asilo nido per i bambini di questo Paese.

Nella foto, in alto: il prospetto principale. A destra: l’assonometria del manufatto. La piscina antistante è uno degli elementi caratterizzanti tutta la struttura, avendo la Repubblica Ceca scelto come emblema del suo padiglione il valore dell’acqua

TERRAZZA GIARDINO

BAR

RISTORANTE VIP

PISCINA

RISTORANTE ARCHITETTURA&PAESAGGIO 83


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GERMANIA

Con il motto “Fields of Ideas” la Germania si propone come “paesaggio” vivace, produttivo e ricco d’idee, qui rappresentato da un’architettura dal particolare intreccio tra la scenografia degli spazi e quella dei contenuti. Il titolo “Fields of Ideas” trova espressione nell’edificio - progettato dal gruppo composto da Schmidhuber per l’architettura e il masterplan, da Milla & Partner per l’allestimento e NUSSLI per la gestione del progetto e della fase costruttiva - che evoca il tipico paesaggio rurale tedesco fatto di prati e campi sotto forma di un pianoro in lieve salita. Gli elementi rappresentativi centrali del padiglione sono le grandi piante stilizzate che, come “germogli di idee”, fuoriescono dal piano dell’esposizione e raggiungono la superficie esterna dove si aprono, come se fiorissero, formando un ampio baldacchino e collegando così lo spazio interno con quello esterno. L’edificio ripropone un linguaggio formale moderno che fa uso, però, di materiali tradizionali, richiamando il concetto di ambiente sostenibile, mediante un rapporto economico tra risorse, spazio e tecnologie non invadenti, realiz-

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zate con costruzioni intelligenti. I visitatori possono scoprire i “Fields of Ideas” attraverso due percorsi distinti. Percorrendo il primo, passeggiano sul pianoro paesaggistico che è liberamente accessibile e che invita, come un parco pubblico, alla sosta e al riposo. Nei punti in cui i “germogli di idee” spuntano dalla superficie, essi offrono una visuale su alcuni scorci dell’esposizione sottostante. Il secondo percorso conduce, attraverso l’esposizione tematica all’interno del padiglione, dalle fonti dell’alimentazione (suolo, acqua, clima e biodiversità) fino alla produzione alimentare e al consumo del suolo urbano. Da un punto di vista formale l’architettura ricorda un frammento di paesaggio “ritagliato” e poi “adagiato” sul lotto per svilupparsi in un pianoro lievemente inclinato che raggiunge i 10 metri di altezza: in questo modo il padiglione segue fin nel dettaglio l’idea di un paesaggio stilizzato di campi e prati. L’impiego di svariati legnami locali, con le loro diverse venature e colorazioni, conferisce una nota caratteristica, mentre il paesaggio di campi e prati si tramuta in una copertura lignea cal-


pestabile, dove il legno non è solo un elemento empatico, ma è segno anche di un utilizzo consapevole di materie prime ricostituibili e caratterizzate da un bilancio di CO2 equilibrato. Anche il progetto della facciata sfrutta il legno come materiale costruttivo, facendo uso di una struttura lamellare orizzontale; questa si adegua al ritmo del prospetto, seguendone l’andamento in altezza e le diverse aperture e rimanda agli strati orizzontali del terreno. Il materiale espositivo e i punti informativi affrontano temi legati al futuro dell’alimentazione. Queste idee provenienti dal mondo della politica, dell’economia, della società civile danno la loro impronta al motto del padiglione, “Be active!”, invitando il visitatore ad attivarsi in prima persona. Grazie alla “Seed Board”, uno strumento interattivo mobile, è possibile interagire con il materiale esposto e ottenere ulteriori informazioni multimediali. Nel coinvolgente spettacolo finale, i visitatori si trasformano in musicisti di un’orchestra e guardano il mondo dell’alimentazione dal punto di vista di due api in volo. Il padiglione prende così una posizione chiara sul tema dell’Expo e invita ad agire e ad avere con la natura un rapporto che ne rispetti il suo valore. Attraverso le soluzioni e gli spunti di riflessione proposti nell’esposizione, esso contribuisce ad affrontare le grandi sfide del futuro, trasmettendo al contempo un’immagine autentica della Germania come un Paese invitante e ricco di stimoli e attrazioni.

SCHEMA ASSONOMETRICO DI AREAZIONE

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EXPO 2015

BANCA INTESA

Intesa Sanpaolo è official global partner di Expo Milano 2015 e all’interno dello spazio espositivo ha un proprio padiglione che si affaccia sul decumano: misura quasi mille metri quadri ed è stato progettato dall’architetto Michele De Lucchi. È stato realizzato con materiali ecologici e riciclabili, ispirandosi ai principi dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile. Sharing è il principio ispiratore del progetto, dallo spazio espositivo realizzato con attenzione all’impatto sociale, al calendario di eventi che offre a tutti, famiglie, imprese, ospiti internazionali, con la possibilità di interagire e di offrire un proprio concreto contributo alla costruzione di un mondo nuovo e possibile. Sharing vuol dire condividere: esperienze, emozioni, storie capaci di generare valore per contribuire alla formazione di nuove prospettive, di un patrimonio comune di idee, per riflettere su scenari non immaginati prima. Nel proprio padiglione la banca ospita, oltre ai tantissimi eventi, 400 imprese del Made in Italy. The Waterstone, questo il nome del padiglione, è una costruzione evocativa di forte personalità. Ricorda tre sassi levigati con quattro cascate d’acqua che scorrono tra le con-

Sopra: il padiglione evoca tre sassi nelle cui giunture sono state poste delle cascate. Il fronte fotografato è quello che prospetta sullo specchio d’acqua antistante a cui si accede da una scalinata. A destra: la struttura portante consta di nove portali arcuati. Ha due piani ed è completamente in legno

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nessioni. La struttura portante, in legno lamellare, è costituita da nove grandi portali arcuati, posati a passo di cinque metri. Travetti e assito in legno uniscono i portali e lasciano la struttura lignea a vista come l’interno di un grande fienile. Due pareti sovrapposte proteggono l’involucro: quella interna in legno protegge dall’acqua e dal vento, quella esterna ombreggia e dà forma all’edificio. Tra le pareti si forma un’intercapedine vuota dove l’aria sale per induzione naturale verso l’alto, impedendo al calore di penetrare. Il manto esterno ombreggiante è realizzato in scandole bianche posate distanziate in modo da creare spazi vuoti per l’illuminazione naturale. Di notte, un sistema a LED crea un suggestivo effetto illuminotecnico tra le scandole. Lo spazio interno si distribuisce su due livelli. Il piano terra è rivolto al grande pubblico, con una filiale innovativa con i servizi più aggiornati e un’installazione artistica multimediale di Studio Azzurro che rappresenta l’impegno della banca in ambito culturale e sociale. Al primo piano sono collocati spazi dedicati a eventi e incontri con le imprese. «Una storia Indù racconta che, - spiega Michele De Lucchi - per ottenere la saggezza e la felicità, bisogna diventare come i sassi nel fiume che sanno che l’acqua passerà sempre inevitabilmente sopra. Il sasso la fa passare e lascia che la corrente scivoli sulla sua pelle arrotondando le asperità, modellandone il corpo. L’acqua rimane pulita e trasparente, non si intorpida e il sasso può rimanere indisturbato a godersi l’avvicendarsi del giorno e della notte e il cambio delle stagioni. Il padiglione di Intesa Sanpaolo è composto da tre sassi levigati dall’acqua e tutti arrotondati. Sono attaccati gli uni agli altri e da diverse posizioni appaiono come un sasso solo. Tra i sassi l’acqua ha scavato il suo solco». Con The Waterstone Intesa Sanpaolo ha voluto identificare un nome per il proprio padiglione in grado di trasmettere un’immagine di forza, solidità, operosità, dinamismo, informalità e, insieme, un concetto coerente con l’ispirazione originale del progetto. Anche il riferimento all’acqua, che è parte viva della struttura fisica del padiglione, esprime positività ed è in linea con il tema di Expo 2015 e con la corporate identity del Gruppo Intesa Sanpaolo.

A destra: le foto evidenziano il particolare rivestimento che tanto caratterizza il padiglione. Il materiale scelto è pur sempre il legno ma la tecnica usata riprende una tradizione costruttiva detta a “scandole”. Anticamente, dopo alcuni decenni le scandole venivano girate e ribaltate sottosopra e poste sotto altri due strati ARCHITETTURA&PAESAGGIO 87


EXPO 2015

AUSTRIA Abbinando processi naturali e tecnologici si creano soluzioni futuristiche per le questioni problematiche a livello globale. È questo il messaggio che l’Austria vuole comunicare attraverso il proprio padiglione, breathe.austria, che si focalizza sul mezzo primario di sostentamento e una delle risorse più importanti al centro dell’attenzione internazionale: l’aria. Il padiglione, realizzato sotto la direzione di Klaus K. Loenhart, architetto e paesaggista, forma una cornice attorno a un bosco di ampie dimensioni facendo da contenitore al paesaggio all’interno. Si tratta di oltre 60 alberi, con altezze fino a 12 metri: abeti rossi, abeti bianchi, larici, faggi, betulle, querce e molti altri tipi. Agli alberi si affiancano arbusti e cespugli, insieme a muschi e licheni a completare la rappresentazione della varietà degli ecotipi boschivi. Complessivamente le piante del bosco austriaco producono ogni ora una quantità di ossigeno sufficiente per circa 1.800 persone. Il concetto “climaticamente attivo” di breathe.austria dimostra la bellezza, ma anche l’utilità della natura. In una foresta ricca d’acqua l’effetto rinfrescante è da riportare all’evapo-traspirazione degli alberi e delle piante. Nel padiglione questo effetto è supportato tecnicamente tramite il raffreddamento evaporativo. I circuiti d’irrigazione e vari ugelli per l’evaporazione e per l’umidificazione delle superfici verdi garantiscono una corretta umidità e un profumo di bosco. Lo specchio d’acqua inserito nel progetto raccoglie l’acqua piovana e serve per la filtrazione. Per la produzione di energia elettrica è stata installata una nuova tecnologia su una grande area della facciata. Si tratta di una tecnologia basata sull’effetto Grätzel, un’applicazione della nano bionica, un sistema fotovoltaico a vetri che viene realizzato dall’azienda SFL technologies. «Le celle solari a 88 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

In alto: il prospetto principale. La scritta Breathe Austria realizzata con elementi al neon è offuscata dai nebulizzatori presenti nel giardino esterno. Sopra: esterno e interno del padiglione. A destra, in alto: due foto del rigoglioso giardino ricco di essenze selezionate così da garantire un continuum vegetativo in ogni stagione


foresta SPACCATO ASSONOMETRICO guscio climatizzato accesso passeggiata

insetti uscita entrata

api e farfalle

microorganismi

basamento laghetto topografia

colorante rappresentano una tecnologia a vetro assolutamente innovativa a livello mondiale. Basandosi sul principio della fotosintesi, la luce viene trasformata in energia elettrica», spiega Mario J. Müller, Presidente del FIBAG. Nel sistema sviluppato e brevettato da Michael Grätzel la luce non viene trasformata in corrente mediante effetto fotoelettrico, bensì mediante sostanza colorante in scala mesoscopica (simile alla clorofilla). Le celle di Grätzel riescono a sfruttare anche la luce debole o diffusa e presentano una colorazione trasparente: in questo modo anche l’illuminazione artificiale notturna del padiglione potrà es-

sere convertita in energia. Durante il giorno le celle di Grätzel attenuano l’intensità della luce solare, producendo un “effetto ombra”. La facciata è in assoluto la prima installazione artistica al mondo realizzata con tecnologia Grätzel. Massimo risparmio energetico anche per l’illuminazione. Grazie alla struttura aperta del padiglione, durante il giorno la luce naturale è sufficiente a illuminare l’area interna. Nelle ore serali viene impiegata una sobria illuminazione di base, intelligentemente progettata. Vengono utilizzate luci a LED con un grado di efficienza superiore all’80% e una potenza di almeno 120 lumen/Watt.

PROSPETTO

SEZIONE LONGITUDINALE

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EXPO 2015

KUWAIT «Il padiglione del Kuwait a Expo 2015 - spiegano i progettisti dello Studio Italo Rota - racconta la storia di un paese caratterizzato dalla sabbia del deserto e dall’acqua salata del mare. Un paese in cui l’acqua potabile è un tesoro nascosto. Racconta come i kuwaitiani sfruttano formazione, tecnologia, ricerca scientifica e, ove possibile, energie sostenibili per rendere questo deserto abitabile e creare una società moderna, vivace e ambiziosa, e dunque in grado di contribuire allo sviluppo globale e al nutrimento del pianeta...». In tutti gli aspetti che riguardano la realizzazione del padiglione sono stati applicati accorgimenti e tecniche, attive e passive, per rispettare il principio di sostenibilità limitando l’uso di materiali da costruzione e il loro impatto sull’ambiente. Le vetrate sono rivestite da una pellicola semitrasparente che filtra i raggi solari, al fine di controllare l’irraggiamento interno dell’edificio e salvaguardare le coltivazioni idroponiche. Inoltre, l’acqua piovana raccolta dal padiglione viene rimessa in circolo e recuperata assieme a quella messa a disposizione da Expo, come infrastruttura primaria per lo smaltimento del calore generato dagli impianti di raffrescamento. Lo scopo dell’estetica è quello di richiamare la tradizionale imbarcazione del Kuwait, il sambuco. Il fronte e la 90 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

prima parte del padiglione sono, infatti, una riproduzione delle tipiche vele “kuwaitiane”, che donano alla facciata dinamicità, movimento e forza attrattiva, prendendo spunto da un elemento del patrimonio culturale del Kuwait. La facciata laterale è progettata come una serra e permette di vedere le numerose piante idroponiche coltivate all’interno della struttura. Questa combinazione di vele di sambuco e piante verdeggianti crea un’immagine di grande effetto, che anticipa il percorso narrativo della visita. Il percorso di visita è un’esperienza sensoriale, composto di numerose stazioni e applicazioni interattive analogiche e multimediali. Entrando nel padiglione, il pubblico si trova nel deserto del Kuwait e assiste a una suggestiva rappresentazione di notte e giorno, presente e passato, scoprendo le forme di vita che si adattano a un ambiente così duro. Successivamente i visitatori assistono alla pioggia, e vedono la trasformazione del carattere implacabile del deserto in un giardino rigoglioso, coperto di verdi distese erbose e fiori colorati. Sopra: il prospetto principale. Le vele, tele bianche di forma triangolare sorrette da elementi d’acciaio, dinamizzano tutta la parte iniziale del padiglione e stilisticamente richiamano il sambuco, una classica imbarcazione kuwaitiana


Tutte le foto di cNicholas Tarantino

In alto: la serra del padiglione in cui sono esposti i vari elementi di coltura idroponica. Nel rendering (sopra) è leggibile la divisione in tre elementi del padiglione: le vele di sambuco, il deserto con i suoi repentini cambiamenti e la serra idroponica. A sinistra: interni con le diverse colture presenti in Kuwait e con alcuni pannelli dei vari studi applicati per proteggere l’acqua e per desalinizzarla

Si tratta di un momento di grande impatto, che suscita la consapevolezza di quanto sia importante l’acqua e di come abbia generato la civiltà nel Kuwait. Una grande mostra offre una panoramica del paese. In particolare delle esperienze legate all’uso dell’acqua, dell’energia e alla conoscenza. L’esposizione ospita, infatti, un gran numero di progetti sostenibili realizzati in Kuwait sui temi della desalinizzazione e del riuso dell’acqua, dell’aiuto umanitario, dello sviluppo dell’agricoltura e delle risorse ittiche. Nel momento culminante della visita, il pubblico scopre il Kuwait, la sua gente e il suo stile di vita in un vivace e coinvolgente mercato che offre un’impressione condensata dell’ospitalità del paese ma, soprattutto, è l’occasione per conoscere la popolazione del Kuwait e interagire con essa. La parte terminale del percorso, infatti, è formata da un ambiente che riproduce la struttura di un souk tradizionale dov’è possibile comprare i principali prodotti tipici del territorio. L’intero percorso di visita prevede attività particolari dedicate ai bambini e una via alternativa, da seguire in compagnia delle hostess, che li condurrà lungo un condotto al di sotto del percorso principale nel segmento centrale del padiglione, permettendo di guardare più da vicino gli ambienti e i momenti di spettacolo riprodotti. ARCHITETTURA&PAESAGGIO 91


EXPO 2015

AZERBAIGIAN Assieme alla Georgia e all’Armenia, l’Azerbaigian occupa la zona in gran parte montuosa che sta fra Turchia, Iran e Russia. Nonostante sia toccato a nord dal Caucaso è uno stato in prevalenza pianeggiante, che si affaccia a est sul più grande lago del mondo, il Mar Caspio. L'Azerbaigian è un unicum: è l’unico stato in cui si possono trovare la maggior parte dei climi esistenti al mondo (9 su 11), dal secco e umido subtropicale (in Lankaran) fino alla tundra di montagna (altopiani del Grande Caucaso). È quindi un modello unico di biodiversità ed è luogo di incontro di culture millenarie. L’armonia e le varietà paesaggistiche e culturali dell’Azerbaigian sono protagoniste del padiglione ideato per Expo Milano 2015 da Simmetrico, network italiano di creativi, project manager ed esperti in tecnologie multimediali, in collaborazione con lo studio di architettura Arassociati, i progettisti strutturali di iDeas e lo studio di architettura del paesaggio AG&P. Un percorso sorprendente e immersivo fra installazioni, video, riproduzioni sonore, esperienze di realtà virtuale e un’app dedicata alla scoperta dei tesori custoditi nel paese. Il padiglione celebra la biodiversità e la cultura del paese, un sistema in cui elementi differenti convivono in perfetto equilibrio tra loro. Il progetto parte dall’idea di biosfera come metafora del paese: un sistema aperto ai flussi esterni che valorizza e protegge le diversitàal suo interno. L’Azerbaigian, che per la prima volta partecipa a un’Esposizione Universale, è una nazione attenta alla valorizzazione della propria identità culturale ma aperta all’innovazione, come dimostra il fatto che il padiglione è stato concepito per essere smontato al termine di In alto: una delle tre sfere in vetro ricurvo e acciaio che caratterizzano il padiglione. Il resto è realizzato in legno lavorato con nuove tecnologie. Anche l’interno (sopra e a destra) è in legno e le sfere, che simboleggiano la biosfera, ospitano alcuni esempi bioclimatici presenti in questo paese

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In questa pagina: le immagini mettono in evidenza la finalità del padiglione dell’Azerbaigian: far conoscere la ricchezza flora-faunistica tipica del territorio e il tipico e variegato artigianato, giustapposizione tra tradizione e innovazione

Expo 2015 e poter essere quindi nuovamente rimontato a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Fra le particolarità costruttive del padiglione ci sono le grandi sfere in vetro curvo e acciaio, vero esempio di architettura complessa, realizzate dalla società People&Projects con un’innovativa tecnologia di derivazione aeronautica per la quale è in corso la procedura di brevetto. L’idea principale è la biosfera, ovvero un sistema aperto ai flussi esterni ma capace di proteggere e favorire lo sviluppo della vita al suo interno. È composto da tre biosfere che si incastonano come gioielli sull’impianto generale dell’edificio. Le pareti lignee ondulate abbracciano l’edificio ed evocano il vento tipico del territorio azerbaigiano, simbolo dei flussi culturali e creativi che da sempre attraversano il paese, e preservano il microclima del padiglione che è stato realizzato attingendo ai materiali tradizionali dell’Azerbaigian, come il legno, lavorato in modo innovativo, e abbinato a materiali universali come il vetro e il metallo. All’ingresso il visitatore si trova al centro di una bussola che rappresenta la centralità di questo stato, da sempre un crocevia aperto al dialogo e rivolto verso i punti cardinali del mondo. Questa prima sfera non è chiusa come le altre ma è pensata per favorire i flussi di ingresso al padiglione. Lo spazio è segnato da grandi totem curvi a led che offrono immagini suggestive del patrimonio culturale del paese, attraverso filmati girati con la tecnica del time lapse e animazioni a passo uno. All’interno della sfera i visitatori camminano su un piano di cristallo sospeso, un’installazione di luce dedicata alla geomorfologia del paese. Questa sfera, come tutte le altre, intercetta due piani ed è accessibile da ognuno di questi. La seconda biosfera si proietta verso il decumano, un segno forte che caratterizza la facciata principale del padiglione. All’interno una grande installazione di legno e luci disegna un albero la cui chioma è realizzata con veri rami di alberi di melograno. Il melograno è infatti una pianta significativa nella tradizione, un simbolo di vita e prosperità. Nella parte bassa dell’albero un’installazione di schermi mostra oltre 100 video, ritratti di uomini e donne che rappresentano uno spaccato sociale di questo territorio, rivelando la vera energia profonda che lo nutre: investire sulle risorse umane, fonte indispensabile per un futuro di crescita sostenibile. Nella chioma dell’albero di melograno un’installazione interattiva con visori 3D permette al visitatore di scoprire i simboli iconici del paese. La terza sfera incastonata tra il secondo e il terzo piano dell’edificio rappresenta un albero capovolto. Metafora della relazione tra innovazione e tradizione in Azerbaigian, le cui radici guardano verso l’alto, prendendo ispirazione dal cielo per nutrire la visione del futuro e dare linfa ai frutti dell’innovazione. Nella parte superiore della biosfera le radici dell’albero descrivono le forti tradizioni che sostengono la visione del futuro. Tra queste radici sono esposti “i Tesori dell’Azerbaigian”, opere dell’artigianato, della storia e della cultura. La parte inferiore accoglie il visitatore nella chioma dell’albero capovolto. Lo spirito di rinnovamento che oggi è mostrato su tre schermi e l’ospite può scegliere tre percorsi (via aria, acqua e terra) per esplorare Baku, simbolo per eccellenza dell’innovazione del paese. ARCHITETTURA&PAESAGGIO 93


EXPO 2015

COCA-COLA Un edificio sostenibile interamente ideato per rispecchiare il modello di sostenibilità Coca-Cola: dall’uso dei materiali alle soluzioni tecniche e tecnologiche adottate, dal concept interno alla sua destinazione al termine dell’Esposizione. Il padiglione Coca-Cola, progettato dall’architetto Giampiero Peia (Peia Associati) sorge nelle adiacenze del Lake Arena e del padiglione Italia, in uno degli epicentri di Expo a nord-est del Car-

In alto: interno con gioco interattivo. Sotto: uno dei prospetti d’accesso al padiglione, caratterizzato nella parte alta da una cascata d’acqua e dalle sagome di 12m della classica bottiglia Contour della Coca-Cola, che decorano gli elementi verticali della struttura portante

do nord. La vita di soli sei mesi di questo fabbricato ha determinato le scelte in fase di progettazione: un padiglione completamente smontabile e riutilizzabile, per facilitare, dopo Expo, una nuova destinazione d’uso. È stato, infatti, concepito per trasformarsi in un campo da basket. Al termine dell’esposizione il padiglione verrà difatti smontato e ricostruito per diventare uno spazio coperto dove praticare attività fisica e spor-


SPACCATO ASSONOMETRICO

tiva, a beneficio della comunità locale. L’edificio, un parallelepipedo di 35 x 20 circa, alto 12 metri e con una superficie complessiva di 1000 mq suddivisa su due piani e con una “piazza” a tripla altezza, è composto da elementi modulari e realizzato con materiali altamente ecosostenibili, riutilizzabili e facilmente riciclabili. Le pareti in legno e vetro mostrano sui lati maggiori il famoso logo, e dall’altro l’iterazione infinita della silhouette della storica bottiglia Contour in vetro, che nel 2015 festeggia i suoi primi 100 anni. Cascate d’acqua sospese sovrastano le due grandi aperture che corrispondono, sui lati minori, a ingresso e uscita dei flussi di visitatori. Il progetto del padiglione rispetta i più restrittivi parametri di ecosostenibilità attraverso l’uso di innovative soluzioni tecniche e tecnologiche: tutto l’edificio, con la sua forma e il suo involucro, derivato dal concetto di passività, sfrutta per il raffrescamento un sistema di ventilazione naturale che per effetto camino vede nella captazione di correnti fresche esterne e nell’espulsione del calore interno le componenti della principale strategia di risparmio energetico e di benessere naturale per il visitatore. La riduzione dell’effetto “isola di calore” sarà garantita dalla copertura a tetto verde, una superficie di verde naturale, fatta di una vegetazione di essenze in grado di sopravvivere in caso di estrema siccità e con alte capacità di rigenerazione e auto propagazione, con un innovativo sistema a bassissimo consumo di acqua, che garantisce un ottimo isolamento termico degli ambienti interni, diminuendo di conseguenza l’impiego di energia per il raffrescamento, oltre a utilizzare all’interno apparecchiature idriche, sensori e illuminazioni a LED che permettono un ulteriore risparmio di energia. I materiali, le scelte tecnologiche e i sistemi costruttivi del padiglione rispondono ai più alti requisiti di eco-compatibilità per garantire un ciclo di vita virtuoso in tutte le sue fasi: prefabbricazione, trasportabilità, montaggio a secco, rimontaggio, riutilizzo totale dell’involucro esterno, futura destinazione come struttura sportiva.

In alto: due foto degli interni del padiglione. I due piani, che presentano entrambi due piccole platee, sono stati allestiti in modo completamente diverso e si prestano a diversi tipi di intrattenimento. All’interno del padiglione, come si può vedere dallo spaccato assonometrico (a sinistra), vi è un’ampia piazza a tripla altezza ARCHITETTURA&PAESAGGIO 95


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