Architettura&Paesaggio n. 1

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architettura&paesaggio

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n.

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ARCHITETTURA & PAESAGGIO Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Brescia al numero 3/2014 del 21 febbraio 2014 Numero 1 / febbraio 2015 Rivista quadrimestrale

Direttore Editoriale Umberto Baratto Direttore Responsabile Maurizio Costanzo Caporedattore Iole Costanzo Coordinamento di Redazione Cristiana Zappoli Art Director Laura Lebro Consiglio dell’Ordine Stefania Annovazzi, Umberto Baratto, Stefania Buila, Gianfranco Camadini, Serena Cominelli, Alessandro D’Aloisio, Laura Dalè, Paola Faroni, Luisa Favalli, Fabio Maffezzoni, Roberta Orio, Alessio Rossi, Eugenio Sagliocca, Roberto Saleri, Eliana Terzoni

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Hanno collaborato Stefano Bordoli, Stefania Buila Claudia Cè, Viviana di Martino Francesca Faini, Valentina Gualtieri Luciano Lussignoli, Mario Mento Luisa Palini, Valeria Pastorelli Silvia Salvini, Michela Tiboni, Paolo Ventura Stampa Grafiche Baroncini Imola (Bo) www.grafichebaroncini.it Finito di stampare: febbraio 2015

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sommario

EDITORIALE

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di Umberto Baratto

CITTÀ E METROPOLITANA

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Verso un nuovo PGT per la città di Brescia di Michela Tiboni

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Metrobus e valore degli immobili urbani di Paolo Ventura

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Piani norma del Piano Secchi dal 1995 all’attualità di Francesca Faini / Claudia Cè

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Nodo Poliambulanza... un comparto polifunzionale di Luisa Palini / Silvia Salvini

ARCHITETTURA

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Identità rigenerata CENTRO CULTURAL DAOÍZ Y VELARDE, MADRID Progetto di Rafael de La-Hoz Castanys

64

Spazi dedicati alla socialità BIBLIOTECA JOAN MARAGALL, BARCELLONA Progetto di BCQ Arquitectura Barcelona

74

Un nuovo plaza shopping HANJIE WANDA SQUARE, WUCHANG, WUHAN, HUBEI, CINA Progetto di UNStudio

FORMAZIONE

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Aggiornamento continuo modalità di attuazione

di Viviana di Martino

CONCORSI

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40

Recupero delle aree Caffaro e Ideal Standard di Valentina Gualtieri / Valeria Pastorelli

45

Rigenerare la cultura e la disciplina per la città di Luciano Lussignoli / Stefania Buila

Il Piranesi allo studio GTRF

94

Il valore aggiunto del concorso in architettura

di Stefano Bordoli

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Alcune recenti buone pratiche

di Mario Mento


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editoriale

A distanza di circa un anno dall’uscita del numero 0, ci presentiamo ora con il numero 1. Architettura & paesaggio è una rivista che vuole rappresentare, come già ribadito nelle presentazione del numero zero, un momento di riflessione e di dibattito sull’urbanistica, l’architettura e il paesaggio, con una particolare declinazione alla nostra realtà e al nostro territorio. Uno spazio culturale che si nutre sia dei contributi che scaturiscono dalle attività delle Commissioni dell’Ordine, sia dell’apporto di interventi e contributi esterni. Qualcosa di più sedimentabile e meno fugace di un contenitore di informazioni, per le quali continueremo ad affidarci alla tempestività offerta dalla diffusione online, che vedrà, entro pochi mesi, un significativo potenziamento dei contenuti e della fruibilità attraverso una completa ristrutturazione del sito istituzionale dell’Ordine. È comunque prevista la pubblicazione online della rivista, per una consultazione aperta a tutti i visitatori. Rivista che rafforza la sua struttura semplice: una prima parte con carattere monografico, su argomenti di particolare attualità e una seconda parte, articolata in rubriche, nelle quali troveranno posto, tra gli altri, alcuni significativi progetti del panorama internazionale. Il tema sul quale ruota questo numero è quello del rapporto tra Brescia e la metropolitana, un’opera destinata a segnare a lungo il futuro della nostra città. I contributi tematici partono dalla descrizione di alcuni importanti fatti urbani: i circa due chilometri quadrati di ristrutturazioni e addizioni urbanistiche realizzate nel decennio 1995-2005, seguite dalla costruzione della metropolitana, inaugurata nel 2013, con poca interrelazione tra i due fatti, per poi esplorare la rigenerazione del comparto Ideal Standard Caffaro, peraltro con l’idea di utilizzare il tramtreno sul sedime della Brescia-Edolo, ed altre, come la riqualificazione e il completamento urbano dell’area della stazione Poliambulanza, una delle meno frequentate, nonostante le sue notevoli potenzialità. La rassegna è introdotta dall’articolo di Paolo Ventura, che ha curato la selezione dei casi studio, che si applica a valutare l’impatto economico della metropolitana sui valori immobiliari. L’obiettivo, ancorché non esplicito, è quello di far risaltare le potenzialità del trasporto pubblico in sede fissa come elemento ordinatore e compattatore dello sviluppo urbano della città.

Da qui lo spunto per una riflessione sul ruolo della metropolitana nelle dinamiche urbane, che è anche sollecitazione per una pianificazione di ampio respiro nella quale integrare mobilità e scelte urbanistiche. Ad esse si riallaccia positivamente il contributo di Michela Tiboni, assessore del Comune di Brescia, con delega, tra le altre, all’Urbanistica e pianificazione per lo sviluppo sostenibile, che illustra le linee fondamentali del documento programmatico che accompagna il processo di revisione generale del PGT di Brescia. Si colgono le prime connotazioni di indirizzo strategico che vedono nell'azzeramento del consumo di suolo, nella rigenerazione urbana, nel recupero delle aree dismesse e nella mobilità sostenibile i principi ispiratori della futura azione dell’amministrazione. Nella seconda parte, alcune riflessioni sul concorso d’architettura, per rimarcarne, una volta di più, il ruolo e il portato di qualità dello strumento. Rigenerare la cultura e la disciplina per la città e il territorio è un altro importante obiettivo. La Commissione Urbanistica dell'Ordine, in collaborazione con INU, apre a una riflessione di più ampio respiro sulle modificazioni della disciplina urbanistica, con particolare riferimento, a scala regionale, alla legge sul consumo di suolo. Le recenti modifiche alle linee guida per la formazione permanente deliberate dal Consiglio Nazionale, sono illustrate in modo dettagliato e rappresentano un’informazione utile su un tema non ancora completamente assimilato. Infine lo sguardo sul panorama internazionale, curato dalla redazione della rivista, si concentra su 3 interventi. Particolarmente significativo, per l’attualità del tema, la riqualificazione a Madrid, del Daoíz y Velarde Cultural Center, progettato dall’architetto spagnolo Rafael de La-Hoz Castanys. Un ex edificio industriale, già utilizzato come caserma militare, un tipo di intervento e un approccio culturale, quello del rispetto degli edifici industriali, che stenta a imporsi. Concludo con un ringraziamento agli ospiti, agli autori, specie ai più giovani, ai colleghi del Consiglio Direttivo e a tutti coloro che hanno reso possibile e che hanno creduto in questo progetto. Umberto Baratto

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VERSO UN NUOVO PGT PER LA CITTÀ DI BRESCIA

UN’OCCASIONE PER RIFLETTERE SU COME LA PIANIFICAZIONE PUÒ MIGLIORARE LA QUALITÀ DEL VIVERE E LA POSSIBILITÀ DI LAVORARE A BRESCIA. QUESTA LA FINALITÀ DEL NUOVO PGT Nell’ottobre del 2013 è stato dato formale avvio al procedimento di variante generale del PGT, al fine di rendere coerente lo strumento di governo del territorio con le nuove linee programmatiche che stanno alla base dell’attività amministrativa sotto la guida del sindaco Emilio Del Bono. Il persistere di uno stato di crisi, dal carattere complesso, che pregiudica l’attrattività di Brescia e la qualità del viverci, ha spinto l’amministrazione ad avviare un percorso di revisione, che parte ovviamente dalla declinazione degli obiettivi che meglio potrebbero avviare un processo di miglioramento delle condizioni di criticità; obiettivi da tradurre poi in specifiche azioni, che saranno oggetto di confronto e approfondimento con gli attori del processo di Piano, fino a diventare corpo della Variante Generale. La fase di avvio del processo è stata accompagnata da un Documento Programmatico, sulla base del quale è stato poi costruito nei mesi successivi il Quadro Strategico, nel quale obiettivi e strategie cominciano ad assumere forma sulla mappa della città. Questo scritto è l’occasione per illustrare il lavoro che l’Ufficio di Piano, con il supporto di alcune preziose collaborazioni professionali esterne, su specifiche tematiche, ha portato avanti in questi mesi, con l’obiettivo di arrivare nella primavera del 2015 all’adozione. Lavoro che prende le mosse da una questione ovvia ma con una risposta che di fatto si traduce nella declinazione degli obiettivi e delle successive azioni che troveranno forma nel PGT della giunta Del Bono: perché l’esigenza di avviare una Variante Generale? La risposta a tale domanda necessita una riflessione sulla consapevolezza che la crisi di Brescia è il risultato della correlazione tra gli aspetti di criticità del sistema economico, ambientale e sociale e che da ciò derivi la necessità di un loro approccio unitario, stante l’evidente interazione tra elementi che sono causa e effetto gli uni degli altri, in un inesauribile circolo vizioso. Una visione unitaria che parta anche dalla consapevolezza del ruolo strategico che Brescia ha nell’area vasta. Per il suo ruolo di principale polo economico, culturale e di servizio della provincia, Brescia non può evidentemente essere letta come un contesto isolato, ma va vista al centro di un sistema a rete: rete di relazioni che hanno com-

Sopra: Il PGT vigente contempla una capacità edificatoria consistente. Prevede in termini di superficie lorda di pavimento realizzabile le seguenti quantità: 1.122.740 mq di slp, di cui 184.016 mq destinati ad attività produttive, 608.072 mq destinati a edilizia residenziale, 289.152 mq destinati ad attività commerciali e 41.500 mq destinati a servizi

portato lo sviluppo di una fitta rete di spostamenti. L’esigenza di trattare congiuntamente temi di interesse comune e di valenza sovracomunale - quali la pianificazione territoriale, la tutela dell’ambiente, lo sviluppo e la promozione delle peculiarità del territorio, la gestione della rete infrastrutturale e i servizi di valenza territoriale - ha portato, nel dicembre 2013, alla costituzione della “Giunta dei Sindaci” di Brescia e dei comuni limitrofi. Il ruolo di Brescia, quale polo di riferimento per i servizi strategici dell’Area Vasta, può essere valorizzato nelle sue funzionalità e fruibilità mediante uno sforzo congiunto volto al potenziamento dei sistemi che determinano l’accessibilità a tali risorse. Questa qualità, insieme a un’offerta di alloggi che incontri le reali esigenze della domanda e le occasioni di lavoro che la rigenerazione urbana può contribuire a creare, formano i presupposti per l’inversione della tendenza all’uscita dalla città. La pianificazione della città si pone in relazione a quella territoriale sovraordinata (in particolare rispetto al P.T.C.P. adottato nel gennaio 2014) rendendo coerenti i propri strumenti in un’ottica sia ‘spaziale’ che ‘temporale’. Il PGT recepisce e declina alla propria scala gli scenari territoriali (con particolare riferimento a quello ambientale e infrastrutturale), individuando le scelte più opportune per perseguirli e per tradurli in punti di forza alla scala locale. Al contempo, il Piano attua scelte che possono essere concretizzate anche entro l’arco temporale della propria validità, mettendole in relazione strategica e funzionale con quelle che necessitano di tempi di attuazione più lunghi. Perché ciò avvenga serve una visione organica e di lungo periodo dell’assetto territoriale, che si realizza anche attraverso la tessitura delle pianificazioni locali. È necessario pensare al PGT non come uno strumento risolutivo dello stato di crisi di Brescia, ma, innanzitutto, come occasione per riflettere (e tradurre in azioni) su come la pianificazione possa dare risposte alla richiesta di miglioramento della qualità del vivere e della possibilità di lavorare a Brescia, nonché di fruire dei servizi sociali e culturali che la città offre. La debolezza del PGT vigente, forse, risiede nell’aver individuato nell’approccio quantitativo (orientato a una visione di “Brescia città-metropoli”) la principale risposta per affrontare lo staARCHITETTURA&PAESAGGIO 21


città e metropolitana QUADRO STRATEGICO SISTEMA AMBIENTALE

to di crisi, mettendo in secondo piano le altre questioni, in particolare quella ambientale e socio-economica. Con la Variante si intende partire da un punto di vista diverso, ponendo le basi della pianificazione su alcuni concetti-capisaldi: ➜ Brescia ha storicamente fondato crescita e sviluppo sulla produzione: non solo città dell’industria del ferro, ma città con una forte vocazione produttiva, artigianale e commerciale. La perdita di gran parte di questo potenziale non ha lasciato solo i ‘vuoti urbani’ delle aree dismesse e l’inquinamento ambientale di cui spesso l’industria si è rivelata responsabile, ma anche un impoverimento economico, demografico, e del patrimonio immobiliare diffuso. Recuperare il ruolo di polo produttivo è un punto di partenza essenziale per rendere credibile una possibilità di riduzione di altri fattori di criticità. ➜ È necessario affrontare con coraggio il tema dell’ampio patrimonio immobiliare disponibile, nuovo e invenduto. Risulta infatti arduo ipotizzare un percorso di rigenerazione urbana, in presenza di questa mole di volumi inutilizzati. Un approccio interessante al tema è la ricerca di possibilità di conciliazione, di questo patrimonio immobiliare, con un mercato anche diverso da quello ipotizzato all’origine dei singoli interventi, ponendo una particolare attenzione alla domanda di housing sociale. Rientrano in quest’ambito di analisi anche quegli interventi che, pur dotati di legittimità previgente il PGT, o addirittura di titoli abilitativi, non sono ancora stati avviati, costituendosi come elementi di potenziale aggiunta di criticità.

Consolidamento e/o recupero della struttura ecologica di particolare rilevanza appartenente al Parco delle Colline Mantenimento delle valenze naturalistiche ed ecologiche connotanti i settori territoriali appartenenti al Parco delle Colline, contraddistinti da una forte eterogeneità strutturale Ricostruzione del sistema ambientale lungo i corridoi infrastrutturali esistenti con finalità di continuità della rete ecologica Recupero ambientale del sistema appartenente agli ambiti delle cave. Valorizzazione degli elementi ecosistemici presenti Miglioramento degli elementi naturali del paesaggio per concorrere alla riduzione delle criticità ambientali e migliorare la funzionalità eco sistemica territoriale dei corsi d’acqua principali Ambiti contraddistinti da elementi a elevata eterogeneità ambientale. Pianificare strategie per migliorarne la funzionalità Valorizzare delle aree di frangia del Parco agricolo di S. Polo Superfici agricole con limitate possibilità di riconnessione funzionale ai principali elementi della rete. Possono essere oggetto di interventi di rinaturalizzazione Valorizzazione degli spazi aperti destinati a funzioni pubbliche Valorizzazione del sistema delle connessioni ambientali, attraverso politiche volte a evitare la saldatura dell’edificato. Preservare la continuità e funzionalità dei corridoi ecologici Avvio di interventi articolati per i siti inquinati da PCB

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È importante vedere, nelle azioni di recupero delle aree dismesse, occasioni uniche e imperdibili per avviare una nuova fase di sviluppo urbano, in grado di curare le criticità e, al contempo, far crescere una città organica nel suo complesso. ➜ Serve definire una nuova forma di attenzione nei confronti dell’edificato esistente della città, che, partendo da una minuziosa indagine delle caratteristiche di ciascun ambito omogeneo (quartieri, villaggi, centro storico, ecc.) ne individui le potenzialità di miglioramento al proprio interno, ma anche di dialogo e interazione con la città. ➜ La cura ambientale è imprescindibile dalla rigenerazione. Rigenerare ha un significato diverso da riqualificare o recuperare; implica l’introduzione di un concetto fondamentale quale è quello della resilienza ovvero il raggiungimento di un livello di equilibrio tra domanda e offerta di risorse ambientali, in condizioni di scarsità. ➜ L’Ente pubblico non ha più la forza economica per sostenere l’introduzione e la manutenzione di servizi la cui strategicità, sia sociale che ambientale, rende comunque necessari. Serve quindi individuare nel partenariato tra pubblico e privato la strada per ottenere l’erogazione e la manutenzione dei servizi. Agire nella direzione di tali presupposti porta inevitabil-


mente a soddisfare anche quei principi di pianificazione urbanistica, riconosciuti come prioritari non solo a livello nazionale, ma anche comunitario: ➜ Azzeramento del consumo di suolo, attraverso l’eliminazione di quelle previsioni che comportano l’erosione di aree agricole, in particolare quelle caratterizzate da un maggiore valore agronomico, a vantaggio di altre destinazioni d’uso. A tale scopo potrebbe rendersi necessario attivare forme di rinegoziazione di quei diritti, dotati di legittimità pregressa, che risultano ormai in palese contrasto con il principio di salvaguardia delle aree libere. ➜ Rigenerazione urbana mediante strategie che attivino processi di riqualificazione (architettonica, ambientale, energetica) del patrimonio edilizio esistente e la messa in sicurezza dei territori dal rischio idrogeologico e sismico. ➜ Recupero delle aree urbane dismesse, quale occasione privilegiata di sviluppo della resilienza urbana, nonché di integrazione e completamento del deficit di funzioni all’interno del tessuto urbano. ➜ Perseguimento di un elevato grado di accessibilità alle risorse urbane, anche mediante lo sviluppo della mobilità sostenibile. Se sullo sfondo appare chiaro e delineato questo nuovo paradigma per le politiche urbane e territoriali, nell’immediato (e nel concreto delle esigenze specifiche della città ) si impone l’avvio di una successione di azioni dal carattere modesto e processuale, ma al contempo ambiziose e forti di una visione ampia del fine cui tendere. Azioni centrate sulla trasformazione diffusa e sulla manutenzione. In sostanza piccole opere credibili, affinché la politica di rinnovo e miglioramento della città possa far leva su interventi diffusi di riqualificazione dello spazio pubblico, in coerenza con le possibilità di bilancio e con la certezza della loro fattibilità. Un agire che si concretizzi anche ove risulti ancora possibile la negoziazione di quei diritti pregressi che l’amministrazione eredita da una diversa visione di Brescia.

QUADRO STRATEGICO RIGENERAZIONE URBANA

Riqualificazione di aree dismesse e/o sottoutilizzate Completamento e ridefinizione del nuovo quartiere Sanpolino Previsione di contesti attrattivi per nuovi modelli di produzione sostenibile, in ambiti caratterizzati da pluralità di funzioni Favorire la permanenza dei complessi industriali esistenti e il contenimento dei disagi verso tessuti prossimi abitati Previsioni di nuove linee di forza del trasporto pubblico Azioni di potenziamento e integrazione della rete stradale Riqualificazione dei percorsi ciclabili esistenti Realizzazione di nuovi tratti di percorsi ciclabili Rafforzamento delle centralità lungo l’asse del metrobus

Quattro in sintesi sono dunque i capisaldi che stanno alla base della variante al PGT a cui l’Ufficio di Piano del Settore Urbanistica del Comune di Brescia sta lavorando: 1. contenere il consumo di suolo e riqualificare i suoli non urbanizzati come beni comuni capaci di dare qualità ecologica e ambientale; 2. rinnovare e riqualificare il territorio già urbanizzato; 3. il recupero delle aree urbane dismesse quali nuove opportunità di migliorare la qualità della vita e di dare spazio alle ragioni del lavoro; 4. l’accessibilità alle risorse urbane come strategia per una città amica: servizi e mobilità.

Nuclei storici

Michela Tiboni Professore Associato in Tecnica e pianifi-

Parco agricolo S.Polo

cazione urbanistica, Ph.D, Università degli Studi di Brescia, DICATAM, Assessore all'Urbanistica e pianificazione per lo sviluppo sostenibile del Comune di Brescia

Riconoscimento dello statuto dei diversi nuclei storici e protezione del loro ruolo

Tessuti storici Edifici storici isolati

Rigenerazione di parti di città - Villaggi Marcolini Rigenerazione di parti di città (via Milano, via Orzinuovi, quartiere Girelli, San Paolo e viale S.Eufemia, Mandolossa/via Vallecamonica, San Bartolomeo - Casazza) Riqualificazione e realizzazione di attrezzature a scala urbana Riconoscimento del valore strategico di servizi a scala territoriale Realizzazione di attrezzature e spazi pubblici

Parco delle Cave Interventi ambientali di forestazione

Servizi ambientali a scala urbana e territoriale. Potenziamento del verde urbano

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città e metropolitana

METROBUS E VALORE DEGLI IMMOBILI URBANI

Foto di Vincenzo Lonati

LE LINEE DI TRASPORTO PUBBLICO SU ROTAIA E IL CONTESTO URBANO IN CUI SONO INSERITE INFLUISCONO SULLA VALUTAZIONE DEGLI IMMOBILI. ANALISI SUL CASO DI BRESCIA

Le relazioni tra accessibilità e valori immobiliari È noto come l’accessibilità sia una qualità molto ricercata per l’insediamento di attività economiche, con diverse caratteristiche, o di servizi, tant’è che le varie categorie di utenti della città competono tra loro nella ricerca di un ottimale insediamento e sono disponibili a spendere di più per procurarsi un vantaggio di posizione idoneo alle loro specifiche necessità. Ne consegue che il valore (prezzo) di un terreno o di un immobile dipende sommamente dalla “posizione”, pur rimanendo influenzato da altri molteplici fattori. L’accessibilità tramite il trasporto pubblico su rotaia, metropolitana o tram, è ambita principalmente dalle seguenti funzioni urbane: attività economiche commerciali di media dimensione, servizi privati e pubblici, scuole superiori e università, residenza non di lusso, economica e popolare. Ne consegue che tale accessibilità determina sugli immobili adibiti a tali scopi incrementi di valore, anche se tali effetti potrebbero essere smorzati fino a diventare negativi da specifici eventuali elementi di disturbo determinati dal mezzo pubblico. Gli effetti variano altresì sulla base del contesto urbano. Le aree attraversate da una linea di trasporto pubblico sono di regola molto eterogenee quanto a vitalità economica e reddito degli abitanti. Le linee di trasporto pubblico su rotaia determinano esse stesse delle opere di impatto, quali ponti e viadotti, trincee, binari a raso, depositi del materiale rotabile, di regola costruiti all’estremità delle linee in prossimità alle zone industriali e della viabilità primaria, che normalmente causano una depressione dei valori immobiliari. Pure i

Sotto: la stazione sopraelevata del quartiere Sanpolino

mezzi di trasporto possono causare, se tecnicamente non correttamente dimensionati, affollamento sulla viabilità di accesso, vibrazioni e inquinamento acustico. La pianificazione urbanistica può deprimere o valorizzare i valori immobiliari in determinati settori urbani, modificandone l’accessibilità. L’identificazione degli effetti determinati dall’accessibilità tramite trasporto pubblico sul valore degli immobili urbani richiede tecniche complesse, perché entrano in gioco diversi fattori ed è difficile estrapolare gli effetti di un componente specifico1. Sono stati redatti studi specifici in contesti metropolitani basati sul rilevamento dei prezzi delle compravendite e degli affitti di mercato in zone prossime, ovvero distanze che variano tra 300 metri fino a qualche chilometro, alle stazioni ferroviarie e sul confronto dell’andamento di tali valori nel contesto più ampio delle zone studiate. Tali studi, per quanto siano concordi che la vicinanza delle stazioni delle linee di trasporto pubblico, ferroviario o metropolitano, determina un incremento del valore degli insediamenti, pervengono a considerazioni più articolate: Uno studio comprensivo2 ha messo in evidenza che: 1. L’accessibilità ferroviaria influenza positivamente i valori degli immobili residenziali o commerciali.3 2. Talvolta4 aree con valori più elevati vicino alle stazioni ferroviarie hanno mostrato cali, mentre le aree a più basso reddito hanno registrato un aumento di valore. 3. Gli immobili molto vicini alla linea ferroviaria possono

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città e metropolitana subire una diminuzione, anche sensibile, dei valori immobiliari a causa del rumore o semplicemente del cattivo contesto ambientale.5 Sono dimostrate correlazioni positive sui valori immobiliari nelle seguenti circostanze: ➜ nel caso di immobili dotati di accessibilità pedonale alla stazione da 300 fino a 400 metri; ➜ quando la linea serve luoghi di lavoro ovvero quando la stazione fa parte di un sistema di livello regionale o più ampio; ➜ quando il piano urbanistico offre scarsa o nessuna disponibilità di terreni in altre zone limitrofe. L’uso del trasporto pubblico tende ad aumentare in condizioni di tensione abitativa e di aumento dei costi dei carburanti. Un recente studio francese6 applicato principalmente alla realtà parigina perviene alla conclusione che la vicinanza di una stazione della metropolitana (meno di 300 m) dà luogo a una valorizzazione del 7,8% nel 2000 e del 11,61% rispetto ai valori del 2010. Tali incrementi sono spiegati dal minor tempo che gli utenti impiegano per l’accesso al centro, ai principali centri economici e alla pubblica amministrazione. Come Mc Kenzie, anche lo studio francese conviene che la prossimità ai mezzi pubblici è un attributo indiretto e che la misurazione del fenomeno va svolta col metodo edonistico. La vicinanza ai mezzi pubblici determina un risparmio di tempo che a sua volta può determinare un incremento di valore. Già Pierre Merlin nel 1984 aveva dimostrato che il tempo dedicato al trasporto può arrivare anche al 60% del tempo dedicato al lavoro. In generale, la vicinanza alla stazione ferroviaria determina un effetto positivo di modesta entità sul valore degli immobili sia residenziali che commerciali, con l’eccezione di edifici residenziali situati direttamente accanto alla stazione, che in alcuni casi registrano una leggera flessione a causa di fattori di disturbo. Il fattore di disturbo è ritenuto maggiore nelle tranquille aree suburbane. C’è in generale convergenza negli autori americani nell’incoraggiare lo sviluppo di insediamenti lungo la linea di trasporto pubblico rapido per realizzare i benefici attesi dalla costruzione

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Sopra: interno della stazione di Sanpolino priva di schermature sugli immobili residenziali Sotto: viadotto sopra la via Lucio Fiorentini visto dai piani alti degli immobili residenziali di Corso Bazoli

della linea ferroviaria.7 Alcuni sostengono che una linea di TOD potrebbe aumentare in modo significativo i valori delle proprietà, in modo che il conseguente aumento delle tasse di proprietà potrebbe pagare una parte significativa dei costi di capitale della rotaia.8 La realizzazione della metropolitana di Brescia (1985-2013) La realizzazione della metropolitana è principalmente dovuta alla determinazione dell’ex Azienda dei Servizi Municipalizzati (ASM), società municipalizzata costituita dal 1908 di gestione della rete dell’acqua potabile, del gas e dell’energia elettrica, dei trasporti pubblici urbani e della raccolta dei rifiuti in ambito urbano, nonché dal 1970 erogatrice della rete di teleriscaldamento. Da tale peculiarità dipendono le principali caratteristiche positive dell’iniziativa, ossia la capace gestione finanziaria, la rapidità nell’esecuzione, l’efficienza del funzionamento. Fu, infatti, l’ASM ancora alla metà degli anni Ottanta, in condizioni di persistenti utili di impresa dipendenti dal servizio di teleriscaldamento, a lanciare l’idea di un trasporto pubblico in sede fissa e a concretizzarlo, con ratifica del consiglio comunale, con una gara tra consorzi di imprese e con la stipula di accordi con alcuni comuni interessati all’estensione in Valtrompia. L’ASM ottenne in tal modo un primo finanziamento statale di 165 miliardi di lire salito nel 2002 con nuova deliberazione del CIPE a 244


milioni di euro, per poi proseguire con forte tenacia e autonomia imprenditoriale l’iniziativa, scartando le ipotesi alternative di tranvia leggera proposte dal coordinatore del PRG 1995. Nel biennio 2001 - 2003 venne individuato il sistema idoneo in quello proposto dal raggruppamento ferroviario Ansaldo, Astaldi, Ansaldo Breda e Acciona. Dopo ulteriori precisazioni del progetto a seguito della VIA, i lavori sono iniziati nel novembre 2003. Dopo l’incorporazione nel 2008 di ASM in A2A, gruppo nato dalla fusione delle ex aziende municipalizzate di Milano e di Brescia, la metropolitana di Brescia è stata inaugurata nel marzo 2013. La non completamente convinta partecipazione del Comune di Brescia si è riflessa nello scarso coordinamento delle previsioni di carattere urbanistico con il nuovo sistema di trasporto. Il piano del 1995 ha tenuto in poca considerazione il tracciato della metropolitana come asse prioritario di trasformazione urbana. Per altro il progetto, secondo molti sovradimensionato per una città di medie dimensioni, si è dovuto confrontare con le disponibilità di fondi insieme alla necessità di adattarsi agli insediamenti urbani frammentati della città di Brescia. Tali circostanze hanno determinato l’accantonamento della seconda linea e alcune semplificazioni di tracciato. L’attraversamento del centro storico in sotterranea profonda con una stazione in posizione baricentrica, ha comportato un minimo impatto dei lavori sulla città, ma anche l’esclusione della zona popolosa del quartiere di via Vittorio Veneto, maggiori costi e inferiore accessibilità per le stazioni. Nella zona sud est, il tracciato, per circa 1,3 km a raso, serve il quartiere di San Polo dall’interno del parco, tagliandolo in due, per poi alzarsi in sopraelevata nel quartiere di Sanpolino. Caratteristiche del tracciato e valori immobiliari Una prima importante distinzione degli incrementi dei valori immobiliari dipendenti dal metrobus dipende dalle caratteristiche dei 13,7 km del tracciato. Gli incrementi saranno maggiori nei 10,7 km in sotterranea (trincea coperta e galleria) da Prealpino fino a Volta, per un totale di 12 stazioni, e minori nei 3 km da Poliambulanza a Sant’Eufemia (trincea aperta e sopraelevata) per un totale di cinque stazioni. Più precisamente la collocazione delle 17 stazioni comporta quanto segue: ➜ Le stazioni dei tratti estremi rivestono prevalenti funzioni di raccordo intermodale con mezzi automobilistici: a nord le due polarità di Prealpino - Casazza e a est la stazione di Sant’Eufemia.

A sinistra: potenti opere d’arte del viadotto sul corso Luigi Bazoli. A destra: viadotto sulla via Lucio Fiorentini visto dalla strada

➜ Le polarità di Mompiano, Europa e Ospedale svol-

gono rispettivamente prevalenti funzioni di servizio per la zona universitaria e per il centro ospedaliero. ➜ Le stazioni di Marconi e San Faustino servono la zona compatta a nord del centro storico. ➜ Le due stazioni di Vittoria e Stazione FS servono il centro città e le zone ottocentesche a sud del medesimo. ➜ Le stazioni di Brescia Due, Lamarmora e Volta interessano le aree urbanizzate di recente formazione a sud della città. ➜ Le stazioni di Poliambulanza, San Polo Parco, San Polo e Sanpolino servono i quartieri di San Polo e Sanpolino e le aree limitrofe, dove la linea corre verso est in trincea aperta o in sopraelevata. Al sensibile miglioramento dell’accessibilità nelle porzioni di territorio urbanizzato circostanti alle dodici stazioni sotterranee, da Prealpino a Volta, c’è da attendersi un leggero aumento dei valori immobiliari per una fascia di circa 500/800 metri, pari circa a fino 10 minuti di percorso a piedi al netto dei tempi di salita dal sottosuolo in superficie. Poiché le stazioni sotterranee distano tra di loro mediamente 700 metri, il miglioramento dell’accessibilità si applica a una fascia continua che si estende per almeno 9 kmq. Le variazioni di tali vantaggi vanno calcolate analiticamente caso per caso, tenendo conto degli aspetti prima individuati, e possono essere incrementati da opere complementari mirate a facilitare l’attraversamento della viabilità ordinaria. Le due stazioni Prealpino e Casazza, tra loro distanti solo 500 metri, costituiscono i nodi estremi della linea verso nord. Prealpino funziona quasi esclusivamente come nodo intermodale, grazie al parcheggio di circa 500 posti auto. Con una frequentazione media intorno ai 1500 utenti al giorno, ci si aspettano aumenti, anche se non in maniera significativa, sia dei valori immobiliari degli insediamenti commerciali residenziali circostanti, sia quelli del Villaggio Prealpino separati dalla assai trafficata via Triumplina. Del resto nell’area, destinata a ospitare lo sbocco dell’improbabile tangenziale est, è prevista un’importante area di trasformazione urbana. Casazza, collocata in corrispondenza dell’intersezione di via Triumplina con la strada provinciale ex statale 237, è sede di un’altra importante area di trasformazione che mira a costituire una micro-centralità urbana del complesso residenziale e commerciale Futura, e di fungere da nodo di interscambio per il traffico in arrivo dalla direttrice Nave-Caino e Val SabARCHITETTURA&PAESAGGIO 27


città e metropolitana bia. Al momento tuttavia i passeggeri si attestano intorno agli 800 al giorno. Le due stazioni Mompiano ed Europa, tra loro distanti circa 600 metri, vengono a innervare il settore urbano lungo l’asse viale Europa – via Sorelle Agazzi. La stazione Mompiano a Nord, distante circa 1 km da Casazza, è collocata in un’ampia zona pedonale distante dagli edifici residenziali, che il PGT destina a essere di una significativa area di densificazione urbanistica. All’interno della fascia d’influenza della stazione si trovano lo Stadio Rigamonti e il nuovo parco Montini - Nicolajewska. La stazione Europa si trova in prossimità dell’incrocio tra via Branze e viale Europa. A ovest sono raggiungibili gli edifici universitari, i relativi spazi sportivi e i parcheggi, mentre ad est, separati dal viale Europa, insediamenti residenziali e il seminario arcivescovile. Entrambe le stazioni hanno una frequentazione di poco meno di 1000 utenti giornalieri. La stazione Ospedale, distante circa 870 metri dalla precedente, è collocata sul lato est del Piazzale Spedali Civili, a nord dell’intersezione tra via Antonio Schivardi, via Pietro del Monte e via San Rocchino, in prossimità dell’ingresso principale del nosocomio. Ne consegue una collocazione relativamente eccentrica rispetto alle aree residenziali separate dalle arterie viarie di grande traffico. La frequentazione si attesta oltre i 1500 utenti giornalieri. Le due stazioni Marconi e San Faustino, tra loro distanti circa 850 metri, servono il settore urbano a nord del centro storico, disposto lungo l’asse via San Faustino - via Trento – via Montesuello – via Marconi, caratterizzato da insediamenti densi. La stazione Marconi, distante circa 800 metri dalla stazione Ospedale, presenta un’area di influenza importante costituita da insediamenti residenziali a media e alta densità misti a servizi commerciali minuti, specie lungo l’asse di via Santa Maria Crocefissa di Rosa, e di servizi pubblici, soprattutto gli uffici comunali di via Marconi, e privati, in particolare l’Istituto Clinico Città di Brescia. Nonostante tali potenzialità, la frequentazione della stazione è inferiore ai 900 utenti giornalieri. La stazione San

Sopra: la stazione di San Polo, punto di cerniera tra via del Verrocchio e via Cimabue Sotto: il percorso aereo consente la fruizione del paesaggio urbano

Faustino, in galleria profonda, si trova in prossimità del perimetro delle mura della città vicino al convento e alla chiesa dei Santi Faustino e Giovita, sede dell’Università degli Studi di Brescia. L’area d’influenza è eterogenea: edilizia prevalentemente residenziale a elementi isolati a nord delle mura, edilizia antica a elementi continui della porzione nord del centro storico. La frequentazione della stazione si aggira sui 1300 utenti giornalieri. Le due stazioni Vittoria e Stazione, entrambe in galleria profonda, sono le più frequentate attraendo circa il 30% dei passeggeri. Vittoria, collocata a circa 700 metri dalla stazione S. Faustino in prossimità della Piazza della Vittoria, unica stazione all’interno del centro storico, presenta la frequentazione massima pari a circa 3400 utenti giornalieri. La Stazione FS, distante circa 770 metri da Vittoria, è collocata in prossimità della stazione ferroviaria e delle due principali autostazioni delle linee interurbane. Nonostante rivesta funzioni di nodo intermodale importante, la Stazione FS accoglie mediamente 2500 utenti giornalieri, meno di quelli che ci si attenderebbe, a causa della limitazione della sua area di influenza agli insediamenti dalla barriera dei fasci ferroviari. L’area di trasformazione collocata a sud della stazione ferroviaria appare scarsamente influenzata dalla stazione che si trova sul lato nord dei fasci dei binari. La porzione del territorio comunale a sud della stazione ferroviaria è servita da tre stazioni della metropolitana: Bresciadue, Lamarmora e Volta per un’area di influenza complessiva di circa 2,5 kmq. La stazione Bresciadue, al limite ovest del quartiere direzionale di Brescia Due in prossimità degli insediamenti residenziali ad alta densità della Via Cipro, presenta un tasso di frequentazione intorno ai 1000 utenti giornalieri. Lamarmora, distante circa 800 metri dalla stazione Bresciadue, concepita come stazione di diramazione della linea a ovest verso il quartiere di Chiesanuova, è una delle meno frequentate. La stazione Volta, all’incrocio tra via della Volta e via Lamarmora, nonostante la collocazione in prossimità del cimitero della Volta, gode di una frequentazione oltre le 900 unità giornaliere grazie ai complessi residenziali di via Boves e via Volta. Per quanto riguarda la tratta in trincea aperta, a raso o in linea aerea da Poliambulanza a Sant’Eufemia, per un totale di 3 km, sono prevedibili effetti contrastati. Nella sezione a est del tracciato la metropolitana invece di correre nelle zone più abitate del quartiere di San Polo ne attraversa il parco agricolo per poi passare in mezzo al quartiere Sanpolino e concludere nella stazione terminale di


Sant’Eufemia – Buffalora. Il caso della stazione Poliambulanza, a raso e ai limiti degli insediamenti urbani, contempla notevoli opportunità sia per il collegamento viabilistico diretto al casello autostradale di Brescia Centro, sia per la creazione di un parcheggio scambiatore a raso, sia per le capacità edificatorie che il piano urbanistico consente nei terreni prossimi alla stazione. Tali circostanze, dipendenti dalla presenza nelle vicinanze dell’Istituto Ospedaliero della Fondazione Poliambulanza, che funge da potente polarità di sviluppo, rendono l’area prossima alla stazione suscettibile di importanti addizioni urbanistiche, come del resto previsto dal vigente piano urbanistico. La stazione Poliambulanza è tra le meno utilizzate, solo circa 400 utenti al giorno, similmente alla vicina stazione di San Polo Parco, che è collocata ai limiti dell’edificato, connessa solo a percorsi pedonali e ciclabili con flussi bassi o nulli, non appaiono effetti al momento apprezzabili, né pare possibile attendersi un miglioramento significativo nell’uso del metrobus la domenica e i giorni festivi come accesso al parco. La stazione San Polo, in trincea coperta, si trova a circa 1,2 km da San Polo Parco nella porzione più ristretta del Parco di San Polo nel quale si toccano le

unità insediative servite da sud dalla via Merisi con quelle a nord incentrate su via Andrea del Verrocchio. Intorno si trovano due scuole e una chiesa. L’utenza sale a circa 700 utenti giornalieri. Il PGT ha previsioni prudenti. La stazione successiva, collocata su viadotto a circa 750 metri di distanza dalla precedente, al centro del quartiere di Sanpolino, ripresenta gli ingredienti tradizionali della viabilità delle grandi metropoli europee: boulevard con automobili e marciapiede, mezzo pubblico in soprelevata, con sottostante fascia spartitraffico pedonale, negozi aperti su ampi marciapiedi. L’utenza media della stazione di Sanpolino si assesta sui 700 utenti giornalieri. In tale contesto è prevedibile un effetto depressivo sui valori delle unità immobiliari degli edifici in prima linea in prossimità della stazione, molestati visivamente e acusticamente dal Metrobus che controbilancia in parte i vantaggi di accessibilità. Per gli immobili in posizione più riparata è probabile in-

A destra e sotto: i treni in prossimità della stazione Sanpolino

vece un lieve apprezzamento. Per le unità immobiliari commerciali in prossimità della stazione è da prevedersi un apprezzamento, che sarà più sensibile in ragione della vicinanza ai flussi pedonali generati dalla stazione. La stazione capolinea verso est, situata al di là della via Serenissima in una zona produttiva in prossimità del confine col comune di Rezzato, svolge un ruolo di nodo intermodale verso i comuni dell’hinterland, nonché verso i quartieri di Sant’Eufemia e Buffalora. L’utenza giornaliera di aggira sui 950 utenti giornalieri. La metropolitana ha determinato in questa zona di Sant’Eufemia Buffalora una non trascurabile rianimazione, non ultimi gli effetti dei depositi della metropolitana collocati in prossimità. Prospettive La metropolitana si è rivelata capace di rilanciare il trasporto pubblico a Brescia. I passeggeri del TPL sono in aumento. Tuttavia gli elevati costi, sia per l’impianto, sia per la gestione, non sono controbilanciati da un idoneo uso del mezzo. I ricavi desunti dalla vendita dei biglietti per i 12 milioni di passeggeri annui del 2013, ammontano a circa 4 milioni di euro di incasso, a fronte di costi di sola gestione di ben 25 milioni di euro.9 Tale parziale osservazione contabile al netto del contributo regionale, deve essere integrata dalla considerazione degli aumenti di valore degli immobili serviti dalla metropolitana e dalle valutazioni qualitative sul miglioramento della vita dipendente dall’incentivazione del sistema di trasporto pubblico: rivalutazione della mobilità pedonale, minore inquinamento, contenimento della mobilità privata, risparmio di suolo agricolo, compattazione dell’urbanizzato. Un calcolo attendibile a livello statistico degli incrementi dei valori immobiliari aggregati non è difficile e può essere effettuato con accuratezza coi dati a disposizione nel catasto e negli uffici urbanistici comunali. Considerando prudenzialmente che almeno tre milioni di metri quadrati di edilizia collocata nel territorio urbanizzato servito dalla metropolitana sia interessata da un incremento sempre prudenziale di soli € 50 al mq (5% di un valore medio di € 1000/mq) si ottengono incrementi aggregati dell’ordine di € 200 milioni. L’ovvia necessità, economica e qualitativa, di sfruttare al massimo la metropolitana suggerisce in primis politiche urbanistiche, che non solo favoriscano l’incremento selettivo delle densità delle aree prossime o connesse al metrobus, con attese ulteriori valorizzazioni immobiliari, ma anche che impediscano o procrastinino l’urbanizzazione delle aree più remote, conARCHITETTURA&PAESAGGIO 29


città e metropolitana seguendo gli obiettivi di riduzione del consumo del suolo e di compattazione della città. Studi e ricerche coerenti con tali politiche da effettuare nel futuro dovrebbero prevedere: ➜ il monitoraggio dell’andamento dell’uso e dei prezzi degli immobili, insieme alla qualità e quantità dei passeggeri trasportati dal metro anche per considerazione di eventuali misure fiscali; ➜ un’accurata pianificazione della mobilità in modo da incentivare il metro: per esempio navette verso le stazioni, fermate dei mezzi di trasporto extraurbani, integrazione del metro con gli altri trasporti pubblici su rotaia: la ferrovia Iseo Edolo, riqualificata come tram treno, che in ambito urbano e periurbano potrebbe avere almeno 4/5 stazioni; la sincronizzazione del metro con i trasporti pubblici su gomma in ambito extraurbano e urbano. Un sensibile miglioramento è atteso dall’attività dell’Agenzia della Mobilità costituita con notevole ritardo; ➜ l’adeguamento del piano urbanistico per l’ottimizzazione degli effetti del metro. La maggior parte delle nuove aree di espansione non sono servite dal metro. La nuova variante dovrebbe correggere tale anomalia con una moratoria della costruzione nelle aree più remote e impedendo la collocazione di forti attrattori di traffico in aree non servite dalla metropolitana; ➜ l’individuazione di aree da sottoporre ad interventi puntuali per anticipare eventuali criticità: integrazione con i sottopassi della stazione ferroviaria, creazione di sottopassi in alcune stazioni. Bibliografia • Bacca, Davide. «Mezzi pubblici, è boom In 12 milioni sul metrobus Ma resta l’incognita costi: un salasso nel 2015.» Corriere della Sera. 31 5 2014. http://brescia.corriere.it/notizie/cronaca/14_maggio_31/mezzi-pubblici-boom-12-milioni-metrobus-0b2aad36-e8a0-11e3-86094be902cb54ea.shtml (consultato il giorno 1 21, 2015). • Brescia Mobilità. «La storia del Progetto.» Brescia Mobilità. 2006. http://www.bresciamobilita.it/gruppo-brescia-mobilita/metro-bresciasrl/storia-della-metropolitana/la-storia-del-progetto (consultato il giorno 10 20, 2014). • Calthorpe, Peter. «The Urban Network: A New Framework for Growth.» Calthorpe Associates. s.d. http://www.calthorpe.com/publications/urbannetwork-new-framework-growth. • Calthorpe, Peter, William Fulton, e Robert (foreword) Fishman. The Regional City: Planning for the End of Sprawl. Washington, D.C.: Island Press, 2001. • Dubreuille, Stéphane, Stéphane Fourneaux, e Nicolas Tarnaud. «la proximité du métro influence-t-elle la valeur d’un appartement ?» Ieif Réflexions Immobilières, n. 59 (2012): 29-35. • Il Giorno. «Mezzi pubblici: crescono i passeggeri, calano gli incassi. Più di 3mila non pagano il biglietto.» Il Giorno. 31 5 2014. http://www.ilgior-

Sotto: viadotto e ambiti di degrado a Sanpolino

no.it/brescia/cronaca/2014/05/31/1072595-biglietto-mezzipubblici.shtml (consultato il giorno 1 20, 2015). • MacKechnie, Christopher. Rail Transit and Property Values. http://publictransport.about.com/od/Transit_Projects/a/Rail-Transit-And-PropertyValues.htm (consultato il giorno 10 10, 2013). • Merlin, Pierre. La planification des transports urbains - Enjeux et méthodes. Paris: Masson, 1984. • Metodo dei prezzi edonici. http://it.wikipedia.org/wiki/Metodo_dei_prezzi_edonici (consultato il giorno 10 10, 2013). • Qui Brescia. «Brescia, il popolo dei passeggeri “invisibili” sul metrò.» Qui Brescia. Post srl. 6 10 2014. http://www.quibrescia.it/cms/2014/ 10/08/brescia-ilpopolo-dei-passeggeri-invisibili-sul-metro/#comment42694 (consultato il giorno 1 20, 2015). • Wikipedia. «Metropolitana di Brescia.» Wikipedia. 16 9 2014. http://it.wikipedia.org/wiki/Metropolitana_di_Brescia#Critiche (consultato il giorno 10 20, 2014).

Note 1 Un modo di individuare tale componente è l’utilizzo di un modello edonico, che “perviene alla stima del valore di mercato di determinati caratteri o servizi (cosiddetto prezzo edonico), ricavandolo dai prezzi di mercato dei beni che lo incorporano, isolando con tecniche di regressione multivariata il contributo che l'attributo d'interesse fornisce al prezzo osservato”. (Metodo dei prezzi edonici s.d.) 2 (MacKechnie s.d.) 3 Lo studio riguarda alcune grandi metropoli americane: Washington DC, la Baia di San Francisco, New York, Boston, Los Angeles, Philadelphia, Portland, Oregon, e San Diego 4 È il caso di Atlanta 5 (Landis, J. e D. Loutzenheiser BART a 20:. BART accesso e Office Building Performance Berkeley, Istituto di urbanistica e di sviluppo regionale, Università. of California, 1995). I disagi determinati dalla stazione sulla residenza possono essere superati attraverso un'attenta pianificazione per schermare il rumore e inquinamento visivo da terra adiacente 6 (Dubreuille, Fourneaux e Tarnaud 2012) 7 (Calthorpe, s.d.) (Calthorpe, Fulton, & Fishman, The Regional City: Planning for the End of Sprawl, 2001) 8 Il sindaco Rob Ford di Toronto è stato un sostenitore di utilizzo di questo nuovo approccio al finanziamento fiscale, incremento per contribuire a pagare l’estensione della metropolitana di Sheppard 9 Tali dati sono stati dichiarati e pubblicati il 31.5.2014 sul Corriere della Sera Brescia. (Bacca, 2014)

Paolo Ventura Professore Ordinario in Tecnica e Pianificazione Urbanistica - Presidente CCSM Architettura e Master Rigenerazione Urbana - Università di Parma, DICATeA, www.urbanistica.unipr.it



città e metropolitana

PIANI NORMA DEL PIANO SECCHI DAL 1995 ALL’ATTUALITÀ

BILANCIO DEL PIANO SECCHI. REDATTO NEL 1995, ADOTTATO NEL 1998 E REVOCATO NEL 2001. DOPO UNA SENTENZA DEL TAR, RIADOTTATO NEL 2002 E APPROVATO IL 06.12.2004 Il Piano Regolatore Generale 1995-98, adottato alla conclusione del mandato del sindaco Martinazzoli, segna un atteggiamento di aperta competizione del capoluogo con il territorio circostante a differenza del ventennio precedente che aveva visto Brescia, nonostante l’episodio di San Polo, perdere popolazione (dai 210mila nel 1971 ai 194mila del 1991), rispetto alla crescita demografica della provincia (da 957mila a 1,04 milioni di abitanti nello stesso intervallo di tempo). Nell’imponente materiale istruttorio e interpretativo redatto per la predisposizione del piano del 1998 la città è interpretata come “frattale” o “frammentata”, esito delle politiche urbanistiche del passato, che per la presenza di vuoti e interstizi poteva essere intesa come un’importante opportunità di sviluppo. Il PRG 1995-98 parte, infatti, da una visione d‘insieme, dalla “Grande Brescia” per poi scendere nel dettaglio e nell‘analisi di ogni singolo frammento. Diversamente da ciò che questa impostazione potrebbe far supporre, il nuovo Piano si limita a una superficiale analisi della strut-

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Sotto: collocazione delle aree di trasformazione del Piano Secchi 1995

tura generale di Brescia, per poi lasciare una totale autonomia alle singole parti. Questi frammenti (analizzati all‘interno dei Piani Norma), secondo il coordinatore generale del PRG Bernardo Secchi, erano aree in cui era ancora possibile progettare e disegnare in maniera corretta un sistema di connessioni infrastrutturali, per inserirli nel miglior modo possibile all‘interno del contesto della città esistente e secondo le sue prospettive possono diventare dei singoli quartieri dotati di una propria identità e servizi. Le analisi svolte sulla Grande Brescia, ragionando per sistemi, riguardano, nell‘ordine, la mobilità e l‘ambiente, i luoghi centrali, i centri civici, le residenze, la produzione. Questi elementi costituiscono delle strutture indipendenti ed eterogenee, ma che nella sua filosofia, avrebbero dovuto interagire per sfruttare al massimo il singolo potenziale di ogni singolo sistema. Lo studio della mobilità e dell‘ambiente sono stati posti sullo stesso piano in quanto costituiscono gli elementi che meglio possono garantire continuità tra aree e ambienti diversi nel territorio. L‘iter riguardante il quadro generale non ha impedito il varo di singole parti del Piano stesso. Anticipazioni che hanno seguito la procedura della variante del PRG previgente. Dopo le elezioni, che riconfermarono il centrosinistra guidato stavolta da Paolo Corsini, si aprì una fase tumultuosa di valutazione delle 1.300 osservazioni, che portò, dopo due anni, all‘annullamento e alla ripresentazione del PRG 2002-2004. Del piano del 1995-98 è rimasta tutta la parte di rilievo che costituisce il fondamento di studio e progetto attuato a una scala senza precedenti per Brescia, esteso agli elementi di conoscenza che riguardano l‘ambiente, la geologia, la società e le sue continue trasformazioni. Il PRG del 2002-2004 individua, sull‘intero territorio comunale, 24 aree di trasformazione di particolare interesse che sono state definite e studiate come Progetti Norma. Le aree di trasformazione rappresentano delle unità specifiche di modifica del territorio e sono state individuate sia in base alla posizione strategica rispetto alla città e alle infrastrutture principali sia, in seguito al progressivo allontanamento dal centro della città delle industrie, in base ai grandi vuoti urbani degradati che necessitavano di un intervento di recupero. Quasi tutti i PN sono stati divisi in unità minime d‘intervento realizzabili separatamente grazie alla caratteristica di autonomia economica e progettuale. Le


pianificazioni prevedono il raggiungimento di alcuni obiettivi, già enunciati all‘interno del PRG del 1998, che sono tesi a soddisfare i bisogni della città. L‘intento del comune, attraverso l‘introduzione dei Progetti Norma, è quello di dare importanza a determinati criteri, in particolare, prestando grande attenzione a garantire una quantità elevata di verde pubblico e di standard urbanistici all‘interno di ogni singolo intervento e cercando, ove possibile, di salvaguardare i corridoi ambientali esistenti. Ogni intervento ha seguito dei particolari iter che sono spiegati approfonditamente all‘interno delle singole schede dei Progetti Norma, che sono state confermate con modifiche secondarie anche nel vigente PGT. È possibile distinguere quattro categorie di aree di trasformazione: 1) le “aree di recupero urbano”, ovvero quelle aree soggette a risanamento che in passato erano occupate da fabbricati industriali; 2) le aree di “espansione edilizia” ovvero quelle inglobanti terreni agricoli; 3) gli edifici a uso terziario e le attrezzature urbane inclusi i grandi parchi urbani; 4) i grandi parchi urbani. 1. Le “aree di recupero urbano” sono collocate principalmente a ridosso del centro storico cittadino, nella fascia che si può definire come quella di prima espansione, o comunque lungo i fasci ferroviari della linea Milano - Venezia. Tali aree hanno contemplato una superficie territoriale complessiva di circa 0,8 Kmq con una SLP realizzabile ragguardevole di circa 400 mila mq articolati in 8 Piani Norma. Esse presentavano, al momento

Sopra: Centro Fiera (Fonte Google). Sotto: intervento residenziale realizzato Comparto Milano “Life” (Fonte Google)

della stesura del PRG, tutte le caratteristiche tipiche delle aree urbane marginali, risultato di un processo di progressiva dismissione delle attività produttive che, iniziato nella metà degli anni Ottanta, è continuato fino ai giorni nostri. Tra queste aree possiamo citare Comparto Milano e i Magazzini Generali, zone di rilevante importanza che sono state completamente abbandonate in seguito al fenomeno del decentramento delle industrie. A tutt’oggi l’insediamento previsto presso i Magazzini Generali non è stato realizzato (sono state eseguite solamente le demolizioni e i lavori di bonifica), il Comparto Milano risulta invece concretizzato ma solo in parte. Percorrendo questa zona della città si può rilevare l’imponente cambiamento parziale, prodotto dall’inserimento di un centro commerciale, un edificio a torre (a fronte dei tre previsti) e fabbricati a destinazione residenziale. Rimangono comunque molti vuoti urbani in quelle aree in cui sono stati demoliti i vecchi stabilimenti industriali e sono state eseguite le bonifiche dei terreni. Resta tuttora aperta la possibilità o meno di realizzare all’interno di una delle aree bonificate il Museo dell’industria e del lavoro (MUSIL). In generale, analizzando i progetti proposti, si può rilevare che sia stata data poca importanza al recupero dell’archeologia industriale, infatti in quasi tutti i casi sono stati demoliti i fabbricati per fare spazio a nuove costruzioni, principalmente a carattere residenziale o commerciale/terziario. Unica eccezione è il progetto di riqualificazione di Borgo Wuhrer, in cui è stato mantenuto e riqualificato il corpo principale della fabbrica. In ogni progetto è comunque stata data molta importanza al verde pubblico e alla realizzazione di parchi urbani. 2. I Piani Norme riferiti ad aree di “espansione edilizia”, sono collocati nel primo hinterland cittadino, hanno contemplato una superficie territoriale di circa 0,8 Kmq con una SLP realizzabile ragguardevole di circa 300 mila mq. Per contrastare il decremento demografico degli anni precedenti un particolare sforzo è attribuito a sostenere interventi di edilizia, in acquisto, a prezzi convenzionati o, in affitto, a prezzi moderati, nei Piani Norma di Sanpolino (PN 21 esteso 57 ha di superficie territoriale, 240mila mq di SLP residenziale ad alta densità, realizzato in parte), Milano Ovest (3 ha per SLP 20mila mq) e del Violino (PN 9 esteso 5 ha per 15mila mq di SLP). Per questi nuovi insediamenti gli uffici tecnici comunali hanno dettato regole precise di carattere morfologico ARCHITETTURA&PAESAGGIO 33


città e metropolitana

e architettonico, pervenendo a un notevole controllo del paesaggio urbano e a un elevata sperimentazione nel campo del risparmio energetico. Ciò nonostante, a causa della crisi economica che ha investito l’economia negli ultimi anni, molti alloggi e locali commerciali risultano ancora vuoti. Gli interventi di iniziativa privata, quali il PN 2 Montini (7,5 ha per 11 mila mq di SLP), attivato ma non concluso, e PN 18 Duca degli Abruzzi (8,8 ha per 19 mila mq di SLP), concluso, sono caratterizzati da forme architettoniche più tradizionali per incontrare il gusto dell’utenza insufficienti a dare rese immobiliari sufficienti a evitare la sopravvivenza economica dell’imprenditoria. 3. Gli edifici a uso terziario e le attrezzature urbane sono state previste in prossimità delle principali infrastrutture, aree fino a quel momento poco considerate e lasciate a un graduale abbandono. Tra queste possiamo citare l’area Fiera, che ha visto trasformare una vastissima area in prossimità del casello autostradale di Brescia Ovest e della Tangenziale Sud (PN 10 esteso 29 ha per una SLP di mq 104 mila). Il progetto, oltre alla realizzazione dei padiglioni espositivi, ha visto modificare e potenziare la rete di infrastrutture per supportare un maggior flusso di traffico. Come tanti interventi che sono stati realizzati all’inizio del 2000, anche la Fiera di Brescia, in difficile competizione col polo monteclarense, soffre della crisi. Un altro esempio sono le Tre Torri direzionali, semivuote da diversi anni, di via Flero, situate a sud-ovest della città tra la Tangenziale Sud, via Labirinto, via Corsica e via Flero nonostante la collocazione in zona baricentrica rispetto a zone residenziali densamente abitate (PN 15 Via Flero che si estende 6 ha con una SLP di circa mq 25 mila). Il caso dimostra con particolare evidenza come la richiesta da parte dell’amministrazione di elevate dotazioni di verde pubblico abbia obbligato l’adozione di volumi edilizi a torre, residenziali e non, in tutte le aree di trasformazione urbana, anche in punti che indicano, nel tessuto della città, contesti particolarmente significativi. La città presenta uno skyline modificato rispetto al passato. Brescia è passata da uno sviluppo prettamente oriz34 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

zontale a edifici architettonici a sviluppo ascensionale e, grazie a un minor consumo di suolo, si è arricchita di nuove aree verdi. 4. Le aree di trasformazione relative alla realizzazione dei grandi parchi urbani si inquadrano nell’obiettivo di mitigazione degli effetti ambientali tramite una dotazione elevata di spazi verdi (ad esempio boschi urbani lungo le autostrade). L’obiettivo del progetto ambientale era la costruzione di una rete di connessioni in grado di stabilire il maggior numero di relazioni tra ambienti ecologicamente diversi. Per questo la programmazione urbanistica prevedeva aree con diverse valenze e intonazioni, tra gli obiettivi principali: l’estensione della quantità di verde pubblico tramite la realizzazione di nuovi parchi e giardini e il miglioramento qualitativo degli spazi pubblici esistenti quali piazze, aree pedonali sia in centro storico sia nelle periferie, la ristrutturazione e manutenzione straordinaria del verde pubblico esistente, la realizzazione di piste ciclabili nuove con l’intento di creare una rete, per quanto possibile, senza soluzione di continuità. Rientrano in questa categoria la realizzazione del Parco Tarello, situato in un’area delimitata da via Malta, via Nenni, via Sostegno e via Cefalonia, i cui lavori sono iniziati nel febbraio del 2005 e terminati nel maggio 2006 (PN 16 esteso circa 0,77 Kmq con una SLP di mq 103 mila circa). Rientra pure nella fattispecie la sistemazione del Parco di San Polo e della Volta (PN 20 esteso circa 470 ha per una SLP di circa mq 53 mila), anche se in quest’area sembrano prevalere interventi di carattere viabilistico e infrastrutturale (potenziamento polo ospedaliero Poliambulanza, nuova viabilità, stazione metro, parcheggi) e infrastrutturale. L’idea del Piano Martinazzoli - Corsini di rinnovare la città a partire dalla riqualificazione e dalla bonifica delle aree industriali dismesse a ridosso del centro cittadino era il simbolo di tutti questi cambiamenti: “il vecchio che lascia spazio al nuovo”, architetture dalle forme innovative che avrebbero segnato il cambio di direzione di un’intera città, così come avvenuto in diverse città italiane e straniere. In realtà a tale impostazione è seguito un progressivo condizionamento alle richieste della proprietà immobiliare senza un forte coordinamento con la rete del TPL e in particolare con la metropolitana leggera. Il mancato convinto perseguimento dell’obiettivo di compattare la città comporta notevoli costi collettivi: problemi di gestione e di controllo delle enormi disponibilità acquisite di spazi verdi e oneri crescenti per il trasporto pubblico. Il problema della deframmentazione della città è sempre aperto. Francesca Faini (Brescia 1981) ha conseguito la laurea Magistrale in Architettura presso l’Università di Parma nel 2009. Vive e lavora nella provincia di Brescia.

Sopra: Comparto Milano, strutture dei vecchi stabilimenti industriali

Claudia Cè (Cremona 1981) ha conseguito la laurea Magistrale in Architettura presso l’Università di Parma nel 2009. Vive e lavora nella provincia di Cremona.


ARCHITETTURA&PAESAGGIO 35

Completamento edificato (funzioni miste), realizzazione parco Tarello

Spazi pubblici, residenza e centro commerciale

Parchi, risistemazione mobilità (strade parcheggi e stazione metro)

Piano di zona

Piano attuativo

PN 20 - PARCO SAN POLO e DELLA VOLTA (UMI 1-2-3-4-5)

PN 21 - SANPOLINO

PN 23 - CENTRO SERVIZI

Parco urbano ed edilizia convenzionata

Ridefinizione area industriale ex Santoni (funzioni miste)

PN 19 - CANTON MOMBELLO (UMI 1-2-3)

PN 18 - VIA DUCA DEGLI ABRUZZI

PN 17 - SAVOLDO

Palazzo per uffici, spazi pubblici

PN 16 - BRESCIA SUD (UMI 1-2-3-3b-4-5-6-7-8-9-10)

PN 15 - VIA FLERO

Rigenerazione urbana ex area industriale (commercio, residenza, terziario)

Miglioramento spazi urbani, completamento della residenza

Completamento area Milano (residenze convenzionate e spazi pubblici)

Ridefinizione viabilistica e collocazione polo fieristico

57.062,00

573.831,00

479.171,00

57.062,00

88.351,00

12.246,00

246.726,00

63.235,00

112.619,00

19.651,00

32.677,00

291.000,00

52.355,00

0,00

239.024,00

53.625,00

25.458,00

19.220,00

7.330,00

49.667,00

24.800,00

102.065,00

3.400,00

20.002,00

104.557,00

15.373,00

Attivato

Attivato

Attivate UMI 1-2-3 Non Attivate UMI 4-5

Attivato

Attivato

Attivato

Attivate UMI 4-5-6-7-8 Non Attivate UMI 1-23-3b-9-10

Attivato

Attivato

Attivato

Attivato

Attivato

Attivato

Attivato

167.819,00

318.305,00

Piano di zona

Piano di zona

Attivata UMI 1 Non Attivate UMI 2-3-4-5

Attivato

Attivate UMI 1 e 2 Non Attivata UMI 3

Attivato

Attivate UMI 1 e 2 Non Attivata UMI 3

10.800,00

11.400,00

8.840,00

11.000,00

28.870,00

STATO ATTUAZIONE

19.312,00

21.360,00

27.450,00

75.454,00

73.998,00

SLP MAX REALIZZABILE mq

Riconversione area industriale (residenza)

Recupero area industriale (verde residenze e commercio)

Ridefinizione margini urbani (residenze, commerciali, spazi pubblici)

Completamento quartiere residenziale e servizi, parco urbano

Riqualificazione spazi urbani, edifici residenziali e commerciali

OBIETTIVO PREVALENTE

PN 14 - MAGAZZINI GENERALI (UMI 1-2)

PN 13 - FORNACI

PN 11 - MILANO OVEST (UMI 1-2-3)

PN 10 - FIERA

PN 9 - VIOLINO

PN 8 – COMPARTO MILANO (Sub 1-2-3-4-5-6-7)

PN 7 - REVERBERI (UMI 1-2-3-4-5)

PN 6 - CIDNEO

PN 5 - VIA CHIUSURE (UMI 1-2-3)

PN 2 - MONTINI

PN 1 - VIA TRIUMPLINA (UMI 1 - 2 - 3)

PIANI NORMA

SUPERFICIE TERRITORIALE mq

PIANI NORMA INSERITI NEL PRG 2002 - 2004

Realizzazione parcheggio autovetture e autotreni, struttura ricettiva, sistemazione viabilità

Realizzazione edifici residenziali (edilizia economica popolare e convenzionata),servizi, parco urbano e stazione metropolitana leggera

Realizzazione stazione metropolitana e relative pertinenze, sistemazione ed adeguamento viabilità

Realizzazione di un edificio a torre (funzioni miste) e di un centro commerciale, in corso di realizzazione edifici residenziali

Realizzazione edifici residenziali (edilizia convenzionata) e verde di competenza

Realizzazione edifici residenziali e parco urbano, ristrutturato edificio esistente

Realizzazione edifici ad alto risparmio energetico, edificio a funzione terziaria e di un parco pubblico

Realizzazione tre palazzi per uffici, servizi e parco

Demolizioni e bonifiche, nessuna realizzazione

Nessuna realizzazione

Realizzazione edifici residenziali (edilizia convenzionata)

Realizzazione polo fieristico e nuova viabilità di raccordo alle maggiori infrastrutture

Realizzazione quartiere residenziale e aree a verde

Realizzazione centro commerciale, edifici residenziali, struttura turistico-alberghiera e modifica viabilità

Realizzazione di un edificio residenziale e relative aree a verde

Demolizione capannoni esistenti e realizzazione di edifici residenziali con relative aree a verde

Realizzazione edifici residenziali (edilizia convenzionata)

Realizzazione parco Urbano e di una struttura RSA e servizi socio assistenziali

Realizzazione complesso Futura (funzioni miste) e stazione metropolitana

OPERE REALIZZATE

PGT VIGENTE


città e metropolitana

NODO POLIAMBULANZA... UN COMPARTO POLIFUNZIONALE

UN BANDO DI GARA PER L’ALIENAZIONE DI AREE DI PROPRIETÀ DI BRESCIA INFRASTRUTTURE SI RIVELA L’OCCASIONE PER RIFLETTERE SUL FUTURO DI UNA ZONA STRATEGICA DELLA CITTÀ Lo studio si applica a una piccola porzione periferica, che può essere considerata strategica per la posizione rispetto alle grandi infrastrutture e per gli inevitabili cambiamenti che, nel prossimo futuro, coinvolgeranno il suo contesto denso di servizi di scala urbana: l’Ospedale Poliambulanza, la stazione metro omonima, il Parco di San Polo. Il tema contempla la valutazione di fattibilità di un nuovo polo di servizi quale portale sud per l’accesso alla città (un punto di riferimento per l’utenza esterna e interna) e, al contempo, la realizzazione di un disegno organicamente connesso al tessuto consolidato: un insieme fruibile e sicuro, caratterizzato da una chiara identità e appropriata funzione urbana. L’area, estesa circa 4 ettari, è compresa a ovest dalla via Morelli (nuova direttrice promossa dal PGT come uno degli ingressi principali alla città) e a nord dalla via Bissolati – Ospedale Poliambulanza. Gli edifici presenti hanno carattere eterogeneo: edifici industriali adibiti a deposito nella zona centrale, piccoli servizi (edicola, centro ricreativo anziani, pozzo) a nord sull’affaccio di via Bissolati, uno spazio non edificato nella porzione ovest. 36 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

Sopra: aerofotogrammetrico della zona della stazione Metrobus Poliambulanza. In evidenza i confini dell’area oggetto del bando. A sud riconoscibile il parcheggio scambiatore (nell’immagine ancora in fase di completamento)

Il confine sud è delimitato dalla stazione Metrobus Poliambulanza e dal percorso della linea, anch’esso sistemato in trincea e a raso. Un bando di gara, pubblicato da Brescia Infrastrutture srl il 30 agosto 2013, riguardante l’alienazione di aree prossime alla stazione metro Poliambulanza, dopo la sua conclusione nell’ottobre 2013, non ha ancora trovato una soluzione definitiva. L’iniziativa si inserisce nell’insieme di operazioni strategiche delineate dal PGT, finalizzate a ottenere una densificazione significativa lungo la linea Metrobus. Il bando individua una precisa zona oggetto di alienazione immediatamente a nord della stazione e indica la realizzazione di 22.300 mq (slp minima) dei quali, almeno 15mila mq, dedicati a servizi privati a uso pubblico. Oltre a questa destinazione sono ammesse altre destinazioni complementari, residenziali, commerciali di vicinato e ricettive. L’area di intervento è racchiusa da altri diversi ambiti di trasformazione esterni al progetto: due unità prevedono il recupero di edifici esistenti sottoposti a vincolo monumentale, un’unità a est prevede una struttura di 12mila


mq da adibire a servizi, un singolo lotto a sud (regolato da un diverso Piano Attuativo) è indicato per la futura edificazione di residenza/terziario. Svariati progetti sulla mobilità (alcuni completati, altri in fase di realizzazione, altri previsti) interessano il contesto dell’area di intervento, segnalati come fattori importanti nel bando. In relazione all’entrata in funzione della linea Metrobus, negli ultimi due anni è stato ultimato il parcheggio scambiatore (realizzato a raso) posizionato a sud della stazione e staccato dall’area d’intervento dalla linea in trincea. Risulta completata anche l’arteria di via Morelli che indirizza il traffico proveniente dal casello Brescia Centro e dalla Tangenziale Sud verso il centro cittadino. Nel bando è anche segnalata la previsione di altre opere complementari a supporto della stazione Metrobus e la necessità di rivolgersi alla scala urbana per coinvolgere un elevato flusso di persone perseguendo l’obiettivo finale: l’ottimizzazione dell’uso del mezzo Metrobus. Nelle indicazioni molta attenzione è conferita al ruolo dello spazio pubblico e a uso pubblico, destinato alla percorrenza e sosta dei pedoni e agli spazi di collegamento tra il parcheggio scambiatore, la stazione, l’ospedale, il quartiere di San Polo, garantendo sempre la permeabilità dell’area. Riguardo ai caratteri prestazionali per la progettazione, il bando contiene indicazioni sul rapporto con le preesistenze storiche, con gli elementi del paesaggio e, soprattutto, pone molti vincoli dovuti agli elementi e confini con i vari ambiti di trasformazione esterni all’area: tutto l’assetto insediativo risulta notevolmente assoggettato all’intorno e il comparto spezzettato in tanti diversi progetti. Il mancato raggiungimento di una soluzione giudicata attuabile impone un’ulteriore riflessione sul tema. Nonostante la chiarezza degli obiettivi nel bando, le sue linee guida e le indicazioni progettuali conferiscono una certa rigidità all’intervento da attuare. Le difficoltà potrebbero essere imputabili alla complicata connessione dell’operazione con le dinamiche in atto nell’intorno dovuta alla frammentazione del piccolo comparto in tanti ambiti diversi che si vincolano fortemente l’un l’altro. I tempi di completamento dei diversi cantieri esistenti hanno portato alla percezione che oggi si ha della zona: una porzione di territorio incompiuta e poco definita. Le strutture di servizio, quali il parcheggio scambiatore e la stazione metro, sono state messe in funzione senza un’idea chiara sul progetto dell’intera area e senza un adeguato flusso d’utenza necessario al loro ottimale sfruttamento. A quasi due anni dall’attivazione del servizio, un altro fattore di perplessità risulta essere la insufficiente determinazione della pianificazione urbanistica a compattare lo sviluppo di Brescia e il conseguente numero di fruitori del Metrobus non all’altezza delle risorse impiegate. Il problema riguarda particolarmente la stazione Poliambulanza, che risulta la meno utilizzata di tutto il tracciato. La carenza di flusso di utenti in questa stazione è uno dei fattori cardine da considerare in fase di progetto, dato che la fermata è catalogata come stazione di accesso a servizi (nello specifico l’Ospedale), ma fino a oggi, non ha ancora trovato un elemento propulsore di sufficiente rilevanza.

Il Parco “agricolo” di San Polo, sullo sfondo si intravedono le torri dell’omonimo quartiere e la linea passante a raso della metropolitana

I capannoni industriali di Brescia Infrastrutture situati nel lotto, adibiti oggi a deposito. Ne è prevista la demolizione

Scorcio della stazione della metropolitana “Poliambulanza”

Una delle preesistenze presenti nel sito ed escluse dall’area di intervento, la cui trasformazione è regolata da un Piano Attuativo

ARCHITETTURA&PAESAGGIO 37


città e metropolitana Percorso pedonale di collegamento alla stazione Poliambulanza realizzato nel quadro delle opere complementari al Metrobus, sulla destra il parcheggio scambiatore

Un progetto improntato su un polo di servizi quale una stazione polivalente (che si concretizzi tramite l’integrazione della stazione metro con fermate bus, taxi, stazione di mezzi ciclabili, parcheggi scambiatori interrati e servizi di supporto), dedicata all’interscambio di tutte le tipologie di trasporto pubblico, potrebbe rappresentare un buon filtro per trattenere e moderare l’accesso al centro del mezzo privato, rafforzando contemporaneamente l’utenza della linea Metrobus e integrando l’offerta del servizio pubblico. Per quanto riguarda le caratteristiche del nuovo insediamento, la speciale posizione dell’area, al limite tra costruito e il territorio aperto del parco di San Polo, implica l’esigenza di operare una ricucitura tra tessuto urbano e l’area libera: un obiettivo è di legare il disegno del nuovo comparto attraverso l’inserimento di una quota residenziale in continuità con l’esistente (sfruttando il sottopasso già realizzato), ben riparata dal traffico di via Morelli, operando azioni di adeguamento e moderazione su questa direttrice che incanala il traffico su gomma verso il centro. Per integrare l’operazione è utile prevedere inoltre l’inserimento di attività complementari compatibili sia con la residenza che con la stazione polivalente, quali commerciali e ricreative. Lo studio della modulazione e disposizione dei servizi lungo assi pedonali ordinatori e un orientamento planimetrico indirizzante verso i principali poli esistenti potrebbero agevolare la fruizione dell’intero comparto.

Sotto: la stazione di San Polo Parco limitrofa alla stazione Poliambulanza, l’unica raggiungibile solamente a piedi o in bici e, come l a stazione Poliambulanza, i n difficoltà dal punto di vista del flusso d’utenza

Tali operazioni contribuirebbero a ridurre o eliminare l’effetto di straniamento, ora predominante all’uscita della stazione metro, rendendo quest’ultima il centro d’accesso alle altre stazioni, alle direttrici principali, al parcheggio scambiatore, superando la divisione del territorio dovuta alla linea Metrobus. Alcune ipotesi di risistemazione potrebbero coinvolgere anche il parcheggio scambiatore già in uso, suggerendo il parziale ripristino dell’area a verde pubblico, tramite la promozione di soluzioni di parcheggio interrate. La stazione di San Polo Parco, distante 370 metri a sud-est di quella Poliambulanza è la meno utilizzata dopo la stazione limitrofa e singolare in quanto l’unica isolata dalle rete stradale, raggiungibile esclusivamente a piedi o con il mezzo ciclabile attraverso il Parco di San Polo. L’inserimento di un forte polo attrattivo nell’area di progetto, il potenziamento e ridisegno dei percorsi pedonali/ciclabili, la previsione di una grande stazione/parcheggio bicilette, sono fattori importanti per conferire nuova vitalità anche alla stazione e zona di San Polo Parco: uno spunto per un maggior coinvolgimento, una nuova percezione dell’area verde da parte dell’utenza. Le direttrici a est e nord che delineano il comparto, la morfologia esterna della stazione Metrobus e del parcheggio scambiatore, il confine col Parco di San Polo, sono elementi connessi alle dinamiche dell’area. Un’ipotesi di progetto efficace dovrebbe rappresentare una soluzione univoca e omogenea per l’intero comparto, nell’ipotesi che possa anche comprendere azioni di moderazione e ripensamento degli elementi confinanti realizzati.

Luisa Palini (Brescia 1984) si è laureata in Scienze dell’Architettura all’Università di Parma nel 2006 ed è laureanda magistrale in Architettura. Vive e lavora nella provincia di Brescia.

Silvia Salvini (Leno 1983) si è laureata in Scienze dell’Architettura all’Università di Parma nel 2006 ed è laureanda magistrale in Architettura. Lavora nelle province di Brescia e Mantova, si occupa di architettura d’interni.


Sopra: planimetria di sintesi, i limiti dell’area del bando e gli ambiti di trasformazione che lambiscono la zona con indicazioni planimetriche delle diverse unità di intervento A destra: vista di via Morelli. Si vede a sinistra uno scorcio del quartiere Ferrari, e sulla destra le preesistenze dell’area di intervento

ARCHITETTURA&PAESAGGIO 39


città e metropolitana

RECUPERO DELLE AREE CAFFARO E IDEAL STANDARD APPROFONDIMENTO DELLE PREVISIONI DI RIQUALIFICAZIONE URBANISTICA PREVISTE DAL PGT. TENENDO CONTO DEI PUNTI DI FORZA E OPPORTUNITÀ DETERMINATE DAGLI INTERVENTI

L’importante settore urbano Caffaro – Ideal Standard si estende per circa 2 kmq all’interno di una più ampia zona della città situata a sud-ovest del centro cittadino, compresa tra la via Milano a nord, la tangenziale ovest, la ferrovia Brescia-Edolo a sud e il centro storico a est, sulla quale, per generale iniziativa dei proprietari ex industriali, si sono susseguiti da almeno un trentennio progetti e interventi di trasformazione e valorizzazione immobiliare. Diverse sono le caratteristiche dei due impianti. Gli stabilimenti Ideal Standard, chiusi nonostante un’aspra protesta sindacale nel 2009 -10, sono costituiti da un insieme continuo di fabbricati industriali di mediocre qualità. Gli stabilimenti della Caffaro, parzialmente attivi, presentano un edificato frammentato, costituito da molti edifici separati tra loro, vasche per la raccolta dell’acqua a sud dell’area e immobili di pregio sul lato nord. Entrambi i complessi sono testimonianza di un periodo florido della città di Brescia, quello del boom economico e dello sviluppo delle industrie cittadine che risale alla seconda metà Sopra: inquadramento dell’Ottocento, quando la zona di via Milano a est del ci- territoriale delle aree 40 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

mitero vantiniano, attraversata dalla Ferrovia Brescia-Iseo, era interessata da diversi insediamenti industriali lungo il Fiume Grande, destinati a crescere nel periodo della prima guerra mondiale. Lo stabilimento della Caffaro fu costruito per iniziativa dell’ing. P. Curletti nel 1901 nei campi agricoli a ovest della città, a ridosso della scuola elementare Dusi costruita nel 1858. L’industria occupava un’area di circa 40mila mq di cui 20mila al coperto. Nel 1932 lo stabilimento aveva raggiunto le dimensioni attuali di 110mila mq, di cui un terzo coperti. Nei primi anni della seconda guerra mondiale l’industria vide un ulteriore sviluppo, tanto che nel 1940 venne aperto un nuovo laboratorio di studi e ricerche, per proseguire negli anni Cinquanta e Sessanta. Dopo un periodo di ulteriore sviluppo e di utili negli anni Settanta, nonostante lo scoppio del caso PCB (riconosciuta tossicità dei policlorobifenili nel 1976-79), alla fine degli anni Ottanta iniziò un ripiegamento delle attività che portò alla chiusura di diversi reparti senza però determinare l’inattività degli impianti. Lo stabilimento di Brescia dell’Ideal Standard viene fon-


dato pochi anni dopo quello della Caffaro, nel 1909, dalla American Radiator Company, una compagnia statunitense immediatamente a ovest, lungo il Borgo San Giovanni, oggi in via Milano, su un’area di quasi un ettaro. La seconda guerra mondiale causò un calo della domanda che si concluse nel 1942 con il sequestro della fabbrica in quanto “proprietà nemica”, ma solo tre anni più tardi lo stabilimento vede la sua rinascita e viene quasi completamente ricostruito. Nel 1948, lo stabilimento assume la denominazione che tutti i cittadini bresciani conoscono,

cioè quella di Ideal Standard: l’Ideal si occupava della produzione di caldaie e radiatori in ghisa, mentre la Standard dei prodotti ceramici. Così tra il 1958 ed il 1963 l’Ideal Standard vede una significativa espansione, legata al successo del mercato edilizio-immobiliare, tanto che nel 1970 occuperà un’area di 10 ettari circa. Negli anni successivi, con la riduzione delle attività di costruzione e l’ampliarsi della concorrenza, la crisi inizia a prendere piede tra le industrie ceramiche italiane fino alla chiusura della fabbrica del 2010. Il PGT del Comune di Brescia adottato nel 2011 e approvato nel 2012 prevede per entrambe le aree un intervento di rinnovo urbano che allude a funzioni prevalentemente residenziali. Sulla base di tali indirizzi abbiamo elaborato una sistemazione urbanistica dell’area capace di rispondere alle esigenze di fattibilità economico-finanziaria e ambientale, nel rispetto della normativa urbanistica vigente, oltre a rispondere alle esigenze di basso impatto ambientale. Una prima serie di interventi riguarda il contesto per il quale va ripensata la viabilità esistente, che va moderata (in particolare la via Milano) e, per quanto riguarda

Sotto: inserimento territoriale degli stabilimenti della Caffaro e Ideal Standard

le zone che lambiscono la ferrovia, modificata deviando il corso di via Morosini all’interno delle aree di progetto, declassata a strada interzonale e realizzato un nuovo accesso a ovest dell’area Ideal Standard. Una seconda serie di interventi riguarda il miglioramento del TLP. La stazione di San Giovanni della ferrovia Brescia-Edolo, conservata e riqualificata, diventa un fulcro e nodo di scambio della mobilità pedonale e del trasporto pubblico, che consente una rapida accessibilità dalla stazione ferroviaria di Brescia a Lago d’Iseo. Per la rete

degli autobus urbani appare opportuna una deviazione del percorso all’interno dell’area Ideal Standard e lungo via Villa Glori con capolinea dello stesso in corrispondenza dello spiazzo adiacente la stazione ferroviaria, dove potrebbe essere collocata anche una postazione di bike-sharing. Per quanto attiene alla sistemazione dell’area abbiamo ritenuto idoneo allo scopo un impianto tradizionale basato sul rapporto strada/edificio, tale da valorizzare gli edifici di archeologia industriale e ricordare le preesistenze, scegliendo tra più ipotesi la densità di 200 abitanti l’ettaro. Il progetto colloca le residenze nell’area Ideal Standard, destinata a totale demolizione e ricostruzione, prevedendo edifici di ridotte dimensioni, di due, tre e quattro piani, mentre per l’area Caffaro, più caratterizzata sul piano ambientale, anche per gli edifici industriali con le loro tubazioni apparenti, appare ragionevole collocare infrastrutture e servizi di interesse urbano e locale: laboratori universitari, asilo, centro anziani, aree attrezzate per lo sport e servizi commerciali. Più precisamente sono previsti una quarantina di edifici plurifamiliari, dei quali una trenARCHITETTURA&PAESAGGIO 41


tina hanno 3-4 piani, mentre il resto è costituito da edifici unifamiliari, aggregati a schiera, di due piani. L’utilizzo di edifici in linea a quattro piani, più gradito dagli utenti rispetto alle torri, consente di ottenere quella mixité funzionale evocata dal PGT Secchi ma scarsamente perseguita negli interventi di rinnovo realizzati, che oggigiorno è un elemento fondamentale per uno sviluppo sostenibile, permettendo di rispettare gli standard urbanistici, lasciando una fitta rete di spazi verdi pubblici e privati. Il ruolo del verde non può prescindere dall’obiettivo di recuperare le aree degradate, poiché, restituite alla città, costituirebbero un immenso potenziale ambientale e di spazi fruibili. Dette aree presentano, infatti, forti disturbi ambientali a causa di fattori di inquinamento dovuti alle attività industriali precedenti; esse possono essere trattate attraverso due metodologie di purificazione del terreno: asportazione del terreno, ovvero pulizia di esso in strutture preposte e ricollocazione dello stesso in loco, ritenuta plausibile per la bonifica dei suoli delle aree Ideal Standard e Caffaro, per le quali appare necessario uno scavo almeno fino a un metro di profondità per l’intera superficie dei lotti, oppure un trattamento di phytoremediation attraverso specie vegetali adatte al lavoro di fitodepurazione, necessario per mitigare l’inquinamento dei terreni agricoli che caratterizzano il territorio contiguo al comparto fino a via Rose di Sotto e oltre. I maggiori rischi del processo di riuso del complesso industriale Caffaro-Ideal Standard appaiono

42 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

Sopra, a sinistra: entrata dello stabilimento Ideal Standard, 1952, fonte: Cucchini R.e Fornoni E., 2002 Sopra, a destra: foto aerea degli stabilimenti della Caffaro negli anni Cinquanta

fondamentalmente risiedere nei costi di bonifica che si riflettono in alti prezzi di vendita degli immobili superiori a quelli medi della zona. Un preliminare business plan del progetto, che tiene conto dei costi di demolizione, di bonifica, di costruzione, delle spese tecniche, degli oneri finanziari e il valore dell’area d’acquisto dell’industria Caffaro e dell’Ideal Standard e gli oneri totali dovuti al Comune, ha dato una serie di risultati non completamente scoraggianti. I costi della bonifica delle due aree mediante scavo e fitotrattamento sono stati stimati intorno a € 32 milioni, mentre i costi di opere edilizie, servizi e spese ammonterebbero a circa € 635 milioni. Tali valori indurrebbero a prezzi di vendita minimamente redditizi per gli operatori pari a € 3mila al metro quadrato. Poiché un incremento delle densità comporterebbe una riduzione dei prezzi unitari di vendita, si può desumere come a livello economico il progetto non appaia sostenibile, a meno di una significativa partecipazione da parte dell’operatore pubblico (Comune o Regione), motivato dagli interventi di risanamento e riqualificazione delle aree ex industriali che gioverebbe all’intera città. Valentina Gualtieri (Brescia 1984) è laureata Magistrale in Architettura. Vive e lavora nella provincia di Brescia come interior designer presso un’importante azienda manifatturiera.

Valeria Pastorelli (Reggio Emilia 1986) è laureata MagiSotto: due foto di interni degli stabilimenti Ideal Standard

strale in Architettura e specializzata in Rigenerazione Urbana. Vive e lavora nella provincia di Reggio Emilia.


Sopra: classificazione residenze e infrastrutture dell'Ipotesi 3. A destra: classificazione delle strade del Progetto Ipotesi 3. Sotto: due fotografie che ritraggono la viabilitĂ interna degli stabilimenti Caffaro

ARCHITETTURA&PAESAGGIO 43


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RIGENERARE LA CULTURA E LA DISCIPLINA PER LA CITTÀ

L’APPROCCIO MULTIDIMENSIONALE È IL PARADIGMA PER AFFRONTARE PROBLEMI LEGATI ALLA GESTIONE DELLA CITTÀ. PER UNA MIGLIORE RIQUALIFICAZIONE DEL CENTRO E DELLE PERIFERIE

Nei prossimi mesi la disciplina urbanistica sarà chiamata più volte a dare il proprio contributo nella definizione di rilevanti provvedimenti legislativi e amministrativi che investono l’intero sistema istituzionale in cui si articola il governo del territorio. La Regione Lombardia ha approvato la legge sul consumo di suolo e ha avviato la revisione del Piano Territoriale Regionale. Il Comune di Brescia ha in corso la variante al Piano di Governo del Territorio e non ultima, la nuova Provincia, dovrà occuparsi della gestione del Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale appena approvato. Infine si può considerare conclusa, con l’approvazione della quasi totalità dei PGT, la prima stagione dell’urbanistica lombarda in applicazione della L.R. 12/2005. Tutto ciò avverrà in una situazione socio-economica e ambientale che vede la nostra città e l’intera provincia messe a dura prova dalla crisi economica. Per anni il “sistema Brescia” ha assistito passivamente al dissolversi degli asset che avevano posizionato la città e la provincia con un ruolo di primo piano nell'ordinamento lombardo e nazionale, mentre l’assenza di una visione comune dello sviluppo della società e del territorio lasciavano spazio alle decisioni “caso per caso” inadeguate a definire un progetto con orizzonti più ampi. In questo quadro l’Ordine degli Architetti della Provincia di Brescia, attraverso la propria Commissione Urbanistica, riconquista il proprio ruolo culturale e disciplinare aprendo una riflessione e un dibattito che coinvolga le diverse forze economiche, sociali e istituzionali: un profondo cambiamento dei paradigmi posti alla base delle politiche territoriali e del governo del territorio costituiscono la precondizione per lo sviluppo futuro. I cambiamenti tecnici e legislativi impongono agli attori delle azioni territoriali, e in particolare a noi architetti e urbanisti, una riflessione disciplinare capace di ripensare la tecnica urbanistica e i suoi strumenti; ci impegna nel-

la promozione culturale di nuovi modelli che, ispirati alla sostenibilità, sappiano interpretare i bisogni reali e l’interesse generale. Per fare questo è necessario uno sforzo che veda la partecipazione più ampia e il contributo di idee dei protagonisti della cultura e dei processi territoriali. Per questo motivo la Commissione Urbanistica dell’Ordine degli Architetti ha avviato una collaborazione con l’INU, che intende allargare anche al mondo universitario e alle organizzazioni economiche, in primis al Collegio Costruttori, con i quali condividere idee e proposte. Di seguito i primi 5 argomenti individuati per le attività del prossimo anno che saranno affrontati attraverso seminari e convegni. Consumo di suolo La prima stagione della pianificazione comunale post L.R. 12/2005 ha confermato la prevalente tendenza dei PGT al consumo di nuovo suolo inedificato. I dati forniti dal Centro di ricerca sul consumo di suolo (in Italia si consumano 8 mq di suolo al secondo) e l’inutilità del proliferare delle aree di espansione dei PGT nel rispondere alla crisi del settore immobiliare, esigono una maggiore riflessione sulla valorizzazione delle residue risorse territoriali. L’obiettivo della riduzione del consumo di suolo, ormai diventato legge regionale, pone numerose domande alle quali i territori e la politica urbanistica dovranno dare risposte efficaci senza rinunciare alle proprie specificità. Valutare l’attitudine dei suoli, la loro capacità di fornire servizi eco sistemici, sviluppare le potenzialità di un’agricoltura periurbana, ecc. sono alcuni degli argomenti conseguenti a una politica di contenimento del consumo di suolo che richiedono nuove politiche e nuovi strumenti di promozione e gestione. Si profilano alcuni rischi potenziali. Il primo riguarda il rischio di un’ulteriore burocratizzazione degli strumenti di governo, al quale abbiamo già assistito con i PGT: una sorta di "accanimento terapeutico" sulla città costruita; il secondo uno sterile aumento della rendita fondiaria delle aree dismesse o già costruite. Rigenerazione urbana Il tema della rigenerazione urbana è stato ridotto troppo spesso al solo riuso delle aree dismesse e/o alla riqualificazione degli edifici. Una prospettiva in chiave multidimensionale ricerca invece una visione strategica più ampia che metta sullo stesso piano gli aspetti paesisticoambientali, energetici, sociali, culturali ed economici. ARCHITETTURA&PAESAGGIO 45


città e metropolitana Si tratta di ricercare politiche e progetti in grado di ripensare non solo a funzioni e modi d’uso delle aree urbane sottoutilizzate, degradate o dismesse, ma a un “disegno” multidimensionale capace di intervenire contemporaneamente sia sul degrado fisico e ambientale sia sull’esclusione e sulle marginalità sociali, potenziando il “capitale sociale ed economico” presente e facendo attenzione alle fragilità collettive ed economiche delle minoranze e delle identità culturali. L’approccio multidimensionale è il paradigma per affrontare problemi come l’assenza di identità di un quartiere o di una porzione di tessuto urbano, la bonifica delle aree inquinate, la valorizzazione del patrimonio storico-culturale e paesaggistico, la carenza o la dequalificazione degli spazi pubblici, il rafforzamento del senso di appartenenza ai luoghi, la riduzione delle disparità tra quartieri e territori, la riqualificazione delle infrastrutture urbanizzative e il trattamento delle tematiche sociali, economiche, ambientali. Infine è la condizione per ridurre ed eliminare il continuo consumo di suolo non urbanizzato. Infrastrutture, mobilità e trasporto pubblico È ormai acquisito che la mobilità di persone e merci rappresenta sempre più una condizione strategica per le città e per i territori. Ripensare a una mobilità maggiormente efficiente e sostenibile richiede alla pianificazione urbanistica di stabilire prioritariamente una sinergia fra sistemi di trasporto e rigenerazione delle città/dei territori, impostando politiche di sviluppo che sappiano utilizzare la mobilità e il trasporto pubblico come strumenti per rendere maggiormente accessibili beni e servizi, facendo sintesi fra sostenibilità ambientale e sociale e riportando nei centri urbani il lavoro. L’entrata in funzione a Brescia della metropolitana ha rappresentato il primo passo verso un approccio innovativo; se non si proseguirà oltre, imple-

mentando e integrando l’intero sistema, l’infrastruttura realizzata non potrà sviluppare le sue potenzialità. A ciò non saranno estranee le scelte urbanistiche che la pianificazione comunale saprà mettere in campo in modo coerente e strategico. Sul piano provinciale e regionale, la mancata visione di insieme delle infrastrutture esistenti e in fase di progettazione (BreBeMi, AC/AV, aeroporto di Montichiari, scalo merci della Piccola velocità) non ha consentito fino a oggi di costruire un progetto strategico in grado di supportare il sistema socio-economico bresciano. Programmi comunitari 2014-2020 I programmi comunitari e le risorse economiche collegate, ancor più oggi in presenza di una limitata capacità di investimento degli enti territoriali, rappresentano un’occasione favorevole per promuovere e sviluppare le politiche per le città e per il territorio. La programmazione europea 2014-2020, unitamente al Programma Operativo regionale, rappresentano l’attuazione della nuova politica di coesione economica, sociale e territoriale dalla quale attingere obiettivi strategici, politiche e risorse per i programmi che si baseranno sullo “sviluppo urbano sostenibile”e sull’uso efficiente delle risorse. Gli obiettivi sono i seguenti: promuovere una ridefinizione dei sistemi territoriali, dei luoghi di innovazione e sperimentazione economica, sociale e ambientale valorizzando l’abitare sociale; ridurre i consumi energetici negli edifici, nelle strutture pubbliche e a uso pubblico, residenziali e non residenziali; incrementare la quota di spostamenti con sistemi a bassa emissione e ridotto consumo pro capite di energia fossile. Luciano Lussignoli (Brescia 1955) laureato al Politecnico di Milano, dal 1980 svolge attività da libero professionista. Dal 1986 al 2012 ha svolto attività didattica al Politecnico di Milano. Opera nel campo dell’urbanistica e dell’architettura.

Stefania Buila (Tirano, SO, 1971) si laurea al Politecnico di Milano. Dal 1993 si occupa di progettazione di edilizia pubblica e privata, di architettura di interni e di infrastrutture.


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IL VALORE DEL LEGNO SIMBOLO DELLA PERFEZIONE Brescia Parquet mette in campo tutta la sua esperienza e professionalità acquisita da due generazioni di parquettisti che da quarant’anni realizzano splendide creazioni in legno. Dopo tutti questi anni di esperienza acquisita sul campo i nostri tecnici del legno sono in grado di offrire una risposta a qualsiasi desiderio, che si tratti di un pavimento prefinito o di una composizione tradizionale dalle più svariate geometrie. Brescia Parquet propone ai propri clienti solo materiali certificati f.s.c. che garantiscono un regolare sfruttamento delle risorse del pianeta. I materiali vengono poi posati con collanti ecologici, esenti quindi da formaldeide per la vostra e la nostra salute. Inoltre dal 2010 Brescia Parquet ha aderito al programma di energia pulita consumando elettricità proveniente dall’eolico e dal solare. Particolare attenzione viene dedicata alla figura dell’architetto che è sempre alla continua ricerca di nuovi materiali, di finiture particolari e di prodotti che riescano ad esprimere al meglio la fantasia nel dare anima e unicità ai progetti . Brescia Parquet è in grado di soddisfare ogni esigenza, anche quelle più difficili e particolari, in quanto, oltre alle classiche colorazioni, produciamo finiture personalizzate per ogni esigenza. Offriamo un servizio completo, dal solo acquisto del materiale alla posa in opera dello stesso, fino alla gestione di tutte le fasi pre e post messa in opera del materiale, come rilievi in cantiere, misurazione umidità residue di massetti,

consolidamento e messa in condizione ottimale di posa per caldane problematiche. Tutto per rendere il lavoro del progettista più snello possibile. Da tre anni l’azienda si è anche impegnata nel settore delle scale raggiungendo degli ottimi risultati e, soprattutto, ricevendo un alto indice di gradimento da parte della proopria clientela. Brescia Parquet realizza scale di ogni forma e dimensione senza utilizzare moduli standardizzati. Ogni scala e progettata e costruita su misura utilizzando non solo legno ma anche acciaio, vetro plexiglass e qualdiasi materiale il cliente voglia inserire nel suo progetto. Fino a questo momento tanto è stato fatto per raggiungere questi risultati, ma l’obiettivo resta solo uno: migliorare sempre.


La Soc. Agr. Coop. ECOTECNICA VALTRUMPLINA, opera in diversi settori rappresentando un punto di riferimento di acquisita serietà e professionalità per Enti Pubblici, Comunità Montane, aziende e privati della Valle Trompia e di diverse località delle province di Brescia, Bergamo, Milano, Mantova, Cremona e Verona. PRINCIPALI SETTORI DI ATTIVITÀ 1. Verde urbano pubblico e privato - Azienda specializzata in progettazione del verde e del paesaggio, realizzazione e manutenzione di parchi e giardini, pubblici e privati, verde sportivo, impianti d’irrigazione automatici, potatura in tree-climbing. 2. Riqualificazione paesaggistica e ambientale - manutenzione e riassetto del territorio - Ingegneria naturalistica per consolidamento versanti e frane, sistemazione degli argini dei fiumi e dei bacini, manutenzioni e idrosemine per piste da sci, regimazione torrenti, terre armate, idrosemina, anche con elicottero, riqualificazioni cave, discariche e fontanili, miglioramenti silvo-pastorali di alpeggi, realizzazione di sentieri montani, realizzazione di percorsi pedonali, pontili ed attrezzature per l’osservazione della fauna palustre, opere di difesa spondale e viabilità forestale e montana, recupero di tracciati militari, ripristino di pozze montane. 3. Forestazione - Opere forestali, rimboschimenti con fornitura e messa a dimora di specie forestali autoctone, cure colturali, puliture e conversioni boschive, interventi di protezione dagli incendi boschivi, interventi di lotta alla processionaria/ al bostrico/ al cinipide del castagno. Azienda iscritta all’Associazione Florovivaisti Bresciani e all’elenco soci delle ditte qualificate dell’Associazione Italiana per l’Ingegneria Naturalistica. Attestazione S.O.A. per verde e arredo urbano - categoria OS24 classifica II°; opere di ingegneria naturalistica - categoria OG13 classifica II°.

Società Agricola Cooperativa Ecotecnica Valtrumplina

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ANDARE OLTRE... LA RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE

Sopra: posa paving green presso la ditta Flos S.p.a. di Bovezzo (BS) Sotto: realizzazione di un giardino privato A destra: riqualificazione di un fontanile in provincia di Brescia

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La cooperativa Tenda Verde nasce nel 1993 con l’obiettivo di dare una risposta al bisogno di reinserimento nella società civile di persone provenienti da esperienze di disagio sociale. Fin dalla sua costituzione Tenda Verde si è occupata della manutenzione di aree verdi pubbliche e private e delle realizzazioni di parchi urbani, investendo in percorsi formativi specialistici presso la “Scuola Agraria del Parco di Monza”, ampliando significativamente di anno in anno il numero dei propri clienti. La cooperativa fornisce consulenza tecnica per molti comuni. Inoltre gestisce da diversi anni le aree verdi presso molti enti pubblici, redigendo per essi dei piani annuali di manutenzione del verde: lo sfalcio programmato dei tappeti erbosi, la potatura di siepi e cespugli, la gestione degli impianti di irrigazione, le manutenzioni a opere edili quali fontane e vialetti, a giochi per bambini e a tutti gli elementi di arredo presenti. Nel 2009, Tenda Verde attenta alla trasformazione del mercato nella filiera del verde, ha rivolto la sua attenzione a un servizio dedicato alle aziende private e al singolo. Rilevando un Vivaio e un Garden Center ha avviato un percorso legato al mondo degli eventi e della formazione, sviluppando servizi che, staccandosi dalla sola manutenzione di spazi verdi, hanno generato opportunità di lavoro. «Durante il percorso di crescita della cooperativa - ci spiega Fiorenzo Savoldi, presidente di Tenda Verde - grande attenzione è stata posta nel migliorare la professionalità, puntando a rea-

lizzare interventi di carattere operativo e progettuale: ciò, per fornire alle persone un’occupazione in grado di gratificarle e motivarle nel loro operato». Presidente Savoldi, qual è la mission di Tenda Verde? «La nostra cooperativa realizza l’obiettivo di inserire socialmente persone cosiddette “svantaggiate”, avviandole in un circuito di contatti umani che sono alla base di una vita “normale”. Al fine di valorizzare il buon livello di professionalità raggiunto dai nostri operatori, ultimamente, stiamo investendo in risorse umane e strumentali, con l’obiettivo di attivare all’interno della nostra cooperativa un settore che si occupi della riqualificazione e del ripristino ambientale, prevedendo anche l’utilizzo di tecniche di ingegneria naturalistica. È pertanto nostra intenzione proporci, in un primo momento, per la realizzazione dei lavori e poi, in un secondo momento, anche per la progettazione degli stessi, supportati in questo da tecnici forestali che operano nel nostro organico. Con lo stesso modus operandi sopra descritto ci rivolgiamo al mondo degli allestimenti e della formazione avvalendoci di una nuova equipe formata nel settore ormai da diversi anni». Il verde pubblico è il vostro punto di forza? «Sì, è uno dei nostri punti di forza. Tenda Verde da anni è presente sul mercato su più fronti, questa diversificazione dell’offerta ci ha permesso di crescere e sopravvivere in questi anni in cui la spesa pubblica è sta-


ta al centro di numerosi tagli. Essere competitivi su più fronti è stata l’arma vincente e portare avanti nuove idee sostenute dal lavoro di giovani tecnici e progettisti ha permesso di essere all’avanguardia nelle scelte e nella gestione aziendale. Così, nell’ultimo anno, le entrate derivanti da lavori pubblici e privati sono state uguali». Vi occupate anche di recupero ambientale. Che tipo di lavori fate in questo ambito? «Recupero ambientale per Tenda Verde vuol dire: opere di riforestazione, stiamo ad esempio lavorando alla riqualificazione della ex cava di Castenedolo piantumando 10mila nuove piante autoctone di cui cureremo nei prossimi anni lo sviluppo; sistemazioni idrauliche spondali causate da dissesto idrogeologico, quest’anno abbiamo operato nel territorio di Offanengo risistemando le sponde della Roggia Babbiona; sistemazioni idrauliche spondali riferite alla riqualificazione di corsi d’acqua e fontanili, dove nel territorio provinciale abbiamo svolto diversi lavori. I lavori più importanti che avete fatto? «Ogni anno Tenda Verde porta a termine commesse importanti sottolineando l’impegno costante degli operatori a tutti i livelli, per noi vanto è una grossa collaborazione che dura da tantissimi anni con i Comuni di Brescia, Montichiari, Mazzano e Castenedolo per cui curiamo la manutenzione del verde e allestimenti

floreali. Quest’anno anche il Comune di Torbole ha scelto attraverso di noi di effettuare inserimenti lavorativi e ci ha affidato la responsabilità della manutenzione ordinaria del paese. Tenda Verde ha progettato e cura i giardini della sede della ditta Flos Spa azienda leader mondiale. Lavora inoltre per aziende come Buffoli Transfert e Service Metal Company. Nel 2014 abbiamo svolto lavori per il Consorzio ArcoTeem per la realizzazione della nuovissima tangenziale esterna est di Milano. Tenda Verde lavora per una serie di clienti privati, collabora con cooperative e consorzi, con la provincia di Brescia. Quest’anno ha portato a termine un progetto denominato “qualificazione e valorizzazione ai fini della promozione del turismo rurale del sistema degli itinerari afferenti alla Strada del vino Lessini Durello e la Strada del Recioto e dei Vini di Gambellara DOC” dove, vista la complessità, abbiamo unito molte delle nostre competenze in un unico lavoro». Come funziona il vostro ufficio tecnico? «È composto da due periti agrari e un geometra che, coadiuvati da una figura commerciale e da due impiegate, gestiscono attività quali: sopralluoghi e preventivi per enti pubblici e privati, progettazione di aree verdi, progettazione impianti di irrigazione, partecipazione a gare d’appalto, consulenze tecniche, pianificazioni e manutenzioni del verde».

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SERVIZI OFFERTI SERVIZIO AREE VERDI: progettazione e realizzazione aree verdi; progettazione e realizzazione impianti di irrigazione col metodo della copertura totale; stesura di piani di gestione delle aree verdi; manutenzione aree verdi; interventi di potatura alberature; servizio di monitoraggio sistemi di irrigazione. OPERE EDILI: montaggio staccionate in legno e in ferro; posa chiusini; manutenzione segnaletica stradale e di parchi pubblici; posa porfido e betonelle, realizzazione getti in cls come sottofondo per pavimentazioni; posa cordoli per marciapiedi.

idrogeologici; sistemazioni idrauliche spondali, riqualificazione ecologica di corsi d’acqua, creazione di fontanili; realizzazione di barriere antirumore, fasce di vegetazione tampone. ALLESTIMENTI FIERISTICI: progettazione e realizzazione allestimenti fieristici. MATRIMONI: realizzazione allestimenti per matrimoni. NOLEGGIO PIANTE: noleggio piante e installazioni verdi.

OPERE DA FABBRO: montaggio recinzioni, riparazione cancelli pedonali e carrai; manutenzione segnaletica stradale verticale.

VERDE PENSILE E PARETI VERDI: progettazione e realizzazione verde pensile e pareti vegetali.

ARREDO E GIOCHI: posa giochi e gomme anti-trauma; manutenzione periodica e riparazione giochi per bambini; montaggio e manutenzione arredi esterni in ferro e in legno (panchine, cestini portarifiuti, ecc.); posa prato sintetico.

ORTI URBANI: progettazione e realizzazione orti urbani di piccole e grandi dimensioni.

RIQUALIFICAZIONE AMBIENTALE: riforestazione; sistemazione di frane e consolidamento di versanti naturali soggetti a dissesti

CONSULENZA E PROGETTAZIONE: ideazione di scenografie vegetali per eventi.

GADGET: realizzazione e confezionamento gadget.

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IDENTITÀ RIGENERATA Centro Cultural Daoíz y Velarde / Rafael de La-Hoz Castanys MADRID (SPAGNA). In tutta Europa già dagli ultimi anni del secolo scorso si sta svuluppando un importante processo di dismissione dei beni militari. I motivi? Diversi. L’abbattimento del muro di Berlino. La conclusione della “guerra fredda”. E soprattutto il progressivo assestamento dell’Unione Europea a partire dal 2007, cioè da quando nell’UE sono stati aggiunti i paesi dell’Est. Ed è proprio l’Unione Europea che ha richiesto l’adeguamento dei paesi ai nuovi principi economici comunitari e la conseguente riduzione del debito pubblico. Condizione che ha portato alla ridiscussione del patrimonio statale con l’intenzione di bloccare o comunque arginare le spese di manutenzione di quelle strutture in stato di abbandono, deterioramento e degrado o che avrebbero comunque richiesto necessariamente opere di adeguamento alle nuove tecnologie, normative e standard. Queste sono le ragioni del perché mol-

ti beni, tra cui quelli militari, nei diversi paesi europei sono stati dismessi, perché onerosi, per poi nei migliori dei casi essere alienati e recuperati. Il complesso militare Daoíz y Verlarde di Madrid dopo aver subìto dei lavori di ristrutturazione e recupero è diventato Centro Cultural Daoíz y Velarde. Il progetto, curato da Rafael de La-Hoz Castanys, è finalizzato al rispetto della geometria di base dell’edificio esistente, nonché della sua struttura metallica a dente di sega presente in copertura e della facciata in muratura. Lo spazio interno è stato svuotato per creare un contenitore per il centro culturale. È stato diviso in due aree, due livelli, con ingressi separati e con la caratteristica di adattarsi ai diversi tipi di eventi proprio perché dotati di una profonda connessione visiva e spaziale. Il Centro Cultural Daoíz y Velarde sarà un nuovo punto di riferimento per la cultura della città. Un possibile nuovo indotto economico per Madrid che,

A sinistra: il prospetto principale. Il tessuto murario in laterizio è stato rispettato e ripulito. L’essenzialità del linguaggio, nella sua regolarità, diventa eleganza. Sotto: due immagini della struttura sul lato delle scale


Sopra: l’interno della struttura. È un ampio open space dalle forti connessioni visive, ulteriormente rinforzato dal piano di calpestio realizzato con uno strato di resina omogeneo e opaco. I pilastri a traliccio in metallo sono rimasti nella loro posizione originale

come tante altre città, sempre in Europa, a causa degli abbandoni dei siti militari ha subìto una perdita in attività e posti di lavoro. Sono molti i centri abitati che si sono ritrovati con zone vuote, in degrado e invase da vegetazione spontanea, proprio in quelle stesse aree che prima erano recintate, attive e con edifici efficienti. Edifici che, mancanti di una regolare manutenzione, con rapidità si sono

deteriorati e sono oggi caratterizzati da un’incipiente obsolescenza. Ma analizzare il tutto da un altro punto di vista ha portato le città come Madrid a considerare le ex aree militari una nuova opportunità, quella di ridisegnare e rivalutare intere zone cittadine, promuovendovi nuove attività e iniziative economiche che ne possano valorizzare il patrimonio e lo sviluppo. Infatti il Centro Cultural Daoíz y Ve-


larde sarà un luogo di incontro, di informazione e mostre. Un’agorà coperta da un tetto hi-tech rigenerato proprio per sfruttare al meglio la luce naturale e la ventilazione. La ristrutturazione effettuata è sostenibile e attenta al risparmio energetico, all’efficienza e all'integrazione di sistemi di energia rinnovabili. La facciata in mattoni, esistente, è stata rispettata, ed è stata creata una nuova struttu-

ra di cemento che l’accompagna e la rinforza senza smorzare la sua capacità espressiva, la sua identità, la sua trama di laterizi. Il Centro Cultural Daoíz y Velarde è nato da uno dei tanti edifici dismessi che oggi sono sotto l’occhio di chi amministra la città e che rappresentano un’opportunità di crescita e di rivalutazione del territorio. Un’occasione che evidenzia quanto lo sviluppo del tessuto ur-

Pagina a sinistra, in basso: setti di cemento armato rinforzano le pareti esterne permettendo di creare i due corridoi a doppia altezza. Sotto, a sinistra: il volume intonacato di bianco ospita spazi polifunzionali. A destra: la copertura ripresa dalla parte delle vetrate


PIANTA LIVELLO 0.00

CREDITI Progettazione Rafael de La-Hoz Castanys / Ubicazione Avenida Ciudad de Barcelona 162, Madrid / Strutture Ciete S.A. / Geotermia Eneres / Illuminotecnica Antòn Amàn Cronologia 2007 - 2013 / Superficie 6.850 mq PIANTA LIVELLO – 4.00

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bano attualmente sia strettamente legato alla capacità di rigenerare l’uso di spazi già esistenti mettendo in gioco interessi e occasioni di diversa natura, perché le città sono chiamate a riorganizzarsi secondo nuovi principi e nuove logiche di sviluppo. Ma c’è chi ritiene che il tema del riuso, oggi considerato solo sotto l’aspetto della sostenibilità ambientale e del risparmio energetico, possa esse-

SEZIONE LONGITUDINALE

re considerato un elemento di valorizzazione sociale. Si tratta di alimentare intorno agli elementi di riconversione momenti, condizioni, situazioni che possano facilitare l’integrazione tra il manufatto e la cittadinanza. Ma nel caso del Centro Daoíz y Velarde di Madrid il gioco quasi sicuramente sarà più facile proprio perché si tratta di un centro culturale.

Sopra: il livello a quota 0.00. Il blocco dei servizi diventa l’elemento centrale di collegamento con il piano sottostante. Tutti i livelli in testata sono raccordati dalla platea del teatro, come è evidente nella sezione longitudinale posta in basso


SEZIONE TRASVERSALE

SEZIONE LONGITUDINALE

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Tre immagini del plastico in balsa dell’intera struttura. Sono visibili i diversi livelli: i due principali a quota 0.00 e -4.00 e i due intermedi. La sala del teatro coinvolge tutti i

piani e occupa un’ampia sezione dell’edificio. Nel Centro Cultural Daoíz y Velarde tutti gli altri spazi sono stati progettati per essere variamente usati

PROSPETTO EST - VIA ALBERCHE

PROSPETTO OVEST VIA PEATONAL

uscita di ingresso ingresso uscita di sicurezza pubblico pubblico sicurezza

PROSPETTO NORD

uscita di sicurezza

uscita di sicurezza

PROSPETTO SUD

ARCHITETTURA&PAESAGGIO 63


SPAZI DEDICATI ALLA SOCIALITÀ

Foto Ariel Ramirez

Biblioteca Joan Maragall / BCQ Arquitectura Barcelona

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BARCELLONA (SPAGNA). In Le piazze del sapere - biblioteche e libertà di Antonella Agnoli si legge: “Se escludiamo i paesi protestanti… le nazioni dove si è risposto in modo più ambizioso a questo interrogativo (qual è lo scopo di una biblioteca) sono state la Spagna, dove i primi governi democratici hanno investito molto sulla scuola e la cultura…” e prosegue citando ancora la Francia sotto il ministro della cultura Jack Lang e il Portogallo durante il governo Soares. Tuttora la Spagna continua con la costruzione di biblioteche. E solo qualche mese fa a

Barcellona, nel quartiere Sant Gervasi, ne è stata inaugurata una nuova: la Biblioteca Joan Maragall. A progettarla vi ha pensato lo studio BCQ Arquitectura Barcelona, il quale ha partecipato al concorso di idee, appositamente indetto, con un motto “Giardino di Luce” che ben riassume l’idea progettuale: creare la nuova biblioteca proseguendo a preservare il giardino esistente senza rinunciare alla luce. La biblioteca è una struttura semi-ipogea costruita sotto il giardino di Villa Florida, un’ex scuola di infanzia, un edificio modernista dalle forme fiabesche

Al di sotto di Villa Florida, uno spazio storico del quartiere Sant Gervasi di Barcellona è nata una nuova biblioteca semi-ipogea, che ripropone il verde occupato con dei giardini pensili posti ad altezze diverse tra loro. I volumi rigidi e sfaccettati all’interno sono comunque molto luminosi grazie ai pozzi di luce costruiti tra i volumi

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Foto BCQ Arquitectura Barcelona

risalente al XVI sec, che attualmente ospita il Centro Civico di Sant Gervasi. Le particolarità di questa preesistenza non sono solo la facciata e la torre costruiti con un linguaggio architettonico vernacolare, ma anche l’uso che di questo immobile viene fatto. All’interno vi si svolgono attività quotidiane pensate per un’educazione alimentare migliore e per la salute dei residenti del quartiere: si tengono corsi di laboratori di cucina, fitness, pilates, lezioni sul consumo, mostre, e altro. La scelta dello studio BCQ è stata quella di costruire il nuovo edificio sotto il giardino esistente a protezione sia della storia di questo spazio, che dal 2005 è anche noto come il primo giardino terapeutico spagnolo, sia delle essenze presenti che tra l’altro, dopo i lavori necessari per la costruzione della biblioteca, sono state ripiantate anche all’interno del giardino pensile. Il tetto-giardino è stato costruito allo stesso livello di quello preesistente e così facendo la nuova biblioteca lascia che la preesistenza continui a es-

sere l’edificio dominante. La Biblioteca Joan Maragall entra in modo delicato a far parte del tessuto cittadino di Barcellona e per farlo sfrutta l’esistente dislivello tra il giardino e via Sant Gervasi de Cassoles. Lo spazio interno si articola tra il patio “della luce e del silenzio” antistante la strada (un pozzo di luce che ha portato alla creazione di isole di tranquillità e di privacy dove godere della lettura pur stando all’esterno) e quello “dei libri e della conoscenza” costituito da prismi solidi, rivestiti in laterizio, che inglobando la struttura portante, contengono al proprio interno i libri posti in libera consultazione. È tra questi due elementi che si svolge lo spazio tipico della biblioteca fatto di nicchie e sale riservate, con i tavoli per la lettura, gestite così da garantire un ambiente accogliente e familiare. L’interno è caratterizzato dall’uso di poche texture: soffitto, pavimento, arredi e tramezzature sono semplici, intonacati di bianco e lineari, tre caratteristiche anodine che ben si contrappongono al ri-

Sopra: le pareti vetrate di uno dei cortili interni. Sotto: la planimetria dell’intero isolato evidenzia il rapporto tra la nuova biblioteca, il giardino e l’edificio preesistente. A destra: un esterno

PLANIMETRIA

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Foto Ariel Ramirez


Foto Ariel Ramirez

Gli ambienti nella loro essenzialità, anche cromatica, sono accoglienti e ariosi. Il bianco è il colore dominante dal pavimento all’arredo. E in ogni ambiente è presente una superficie vetrata che mette in stretta relazione interno ed esterno

Foto Ariel Ramirez

Poche texture sono presenti. Tra le più evidenti il rivestimento di mattoni in argilla che caratterizza gli elementi portanti dell’edificio e gli scaffali di libera consultazione. Tra gli arredi scelti, anch’essi bianchi, solo le sedute imbottite sono rivestite con tessuti dalle tinte calde

Foto BCQ Arquitectura Barcelona

A destra: uno dei cortili interni. Questa biblioteca è corredata di elementi tecnologici che permettono all’utente di ridurre il tempo di attesa e migliorarne l’autonomia. Gli spazi per la lettura e la consultazione hanno un’organizzazione multimediale mobile che facilità l’utilizzo di laptop, tablet e smartphone

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Foto Ariel Ramirez

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SEZIONE TRASVERSALE CENTRALE

SEZIONE TRASVERSALE

SEZIONE LONGITUDINALE

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Foto Ariel Ramirez


PROSPETTO SU CARRER DE REUS

PROSPETTO SU CARRER DEL BISBE SIVILLA

PLANIMETRIA LIVELLO -1

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PLANIMETRIA LIVELLO 0


Foto Ariel Ramirez

vestimento di mattoni in argilla che identifica gli elementi portanti dell’edificio. L’intera struttura consta di due piani semi-ipogei che si collegano con il giardino esterno attraverso due volumi emergenti: uno spazio di servizio della biblioteca direttamente collegato alla sala, e il lucernario che porta la luce zenitale naturale all’interno dello spazio dedicato ai bambini. La Biblioteca Sant Gervasi-Joan Maragall è innovativa nella sua impostazione. È infatti la terza biblioteca comunale pubblica che incorpora il servizio di auto-controllo e la prima a presentare il servizio di restituzione con la classificazione automatica dei documenti. Un servizio che consentirà agli utenti di ridurre il tempo di attesa e migliorare l’autonomia nell’uso della biblioteca. Ha uno spazio multimediale mobile che ben si presta a una organizzazione free e all’utilizzo di laptop, tablet e smartphone. Nuove logiche necessarie per rendere la biblioteca uno spazio accogliente, che dovrà ospitare i giovani ma anche i numerosi anziani, gli ultra sessantacinquenni che sempre più saranno presenti nella società di oggi e ancor più di domani. Due utenze, queste, categorie non semplici e non ovvie, che una biblioteca dovrà accogliere e che richiedono un approfondito studio sociale e prossemico degli spazi pubblici a loro destinati.

CREDITI Tipologia biblioteca pubblica Progettisti BCQ Arquitectura Barcelona Paesaggio Mika Litomi Committente Comune di Barcellona Ingegneria JG Ingenieros S.A. Strutture Manuel Arguijo y Asociados S.L. Superficie 2.983 mq Cronologia 2007 - 2014

Sopra: immagine della biblioteca ripresa nelle prime ore della sera. Sotto: rendering che rende chiare le proporzioni tra l’edificio del centro civico preesistente (l’edificio bianco al centro) e la nuova biblioteca costruita al di sotto del giardino

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UN NUOVO PLAZA SHOPPING

Tutte le foto di Edmond Leong

Hanjie Wanda Square / UNStudio



La facciata è dinamica e fluida. È composta principalmente di due materiali: l’acciaio inox lucido e il vetro modellato. Le nove tipologie di sfere presentano diverse sezioni ed è questa diversificazione ad assicurare il morbido movimento che tanto richiama la riflessione


WUCHANG, WUHAN, HUBEI (CINA). La Cina sta cambiando. Ha un’economia che può essere definita in continua ripresa. Molto attiva. Ma nonostante ciò sono solo quattro le città, su 600, a essere classificate “tier-one”, di prima fascia: Pechino, Shanghai, Shenzhen e Guangzhou. Difatti insieme ospitano il 9 per cento della popolazione nazionale. Resta però da precisare che le aree importanti per l’economia del paese sono tre: nel bacino dello Yangtze vi sono le province Anhui, Jiangxi e Hunan; Chongqing e Sichuan nel sud-ovest e nel centro-nord Henan e Hubei. Di quest’ultima provincia il capoluogo è Wuhan, la città comunemente nota come la Chicago della Cina. Una città senza grandi elementi di attrazione ma che proprio per la sua posizione geografica è stata scelta dai grandi marchi della moda. Wuhan è un centro urbano che cambierà. E oggi cosa testimonia un cambiamento, più di qualsiasi altro simbolo, se non la creazione di un luogo per lo shopping? Hanjie Wanda Square è il nuovo “plaza shopping” costruito nel centro storico-culturale della città di Wuhan su progetto del noto gruppo olandese UNStudio. Il concept è risultato nel 2011 vincitore di un concorso che ha coinvolto architetti nazionali e internazionali. La proposta di UNStudio è stata selezionata proprio per la sua particolare facciata e per la

disposizione degli interni. La struttura, già in funzione, ospita note boutique di fama mondiale, punti di ristoro e cinema. Ben van Berkel, l’architetto portavoce di UnStudio, all’apertura ha dichiarato: «Riflessione e luce sono gli elementi maggiormente utilizzati in Hanjie Wanda Square, per creare un mondo quasi fantastico. Nuovi microcosmi pensati per il cliente. Un mondo simile al teatro. Il centro commerciale diventa così un palcoscenico o un luogo di prestazione che offre al visitatore una varietà di differenti impressioni ed esperienze». Hanjie Wanda Square è ben difficile che possa rientrare nel termine di “nonluogo”, il termine coniato negli anni ‘90 dall’etnologo Marc Augé per descrivere questi luoghi, in quegli anni visti e percepiti come spazi “diversi” da quelli classici. Sono tutt’altro che spazi storici e identitari. In quegli anni il neologismo “nonluogo” è stato usato per indicare uno spazio anonimo, dagli usi molteplici, con un transito frenetico di clienti e in cui tutto alimenta la percezione di solitudine. Tutte condizioni stereotipate che non creavano, e forse anche oggi non creano, l’humus adatto alle relazioni interpersonali. Almeno questo era il pensiero comune nell’ultimo decennio del XX sec. Ma la tipologia dei centri commerciali è cambiata. Non sono più ambienti senza alcuna personalità. Anche

MATRICE DISPOSITIVO ILLUMINANTE

Sopra: con il variare delle sezioni della sfera cambia la logica di illuminazione e riflessione della luce fluida

Sotto: due pannelli esplicativi della diversa capacità di illuminare delle sfere

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A sinistra: sezione esplicativa della disposizione delle sfere a uno degli accessi principali. In alto: studio sulla disposizione delle sfere. La logica scelta è quella della diagonale e della traslazione della matrice di un modulo

SCHEMA SINOTTICO DEL “CONCEPT”

ACCIAIO INOSSIDABILE

ALABASTRO

CONTEMPORANEO

TRADIZIONALE

78 ARCHITETTURA&PAESAGGIO


Due immagini della maquette di studio da cui è facile comprendere l’andamento del volume. La copertura con l’evolversi del progetto è cambiata. La particolare facciata coinvolge solo parte dell’edificio, sull’altro lato l’impostazione è completamente diversa


PIANTA PRIMO LIVELLO


PIANTA COPERTURA

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A sinistra e in alto: l’interno. È sinuoso, morbido, bianco candido. Il vetro, la resina laccata, l’acciaio cromato riflettono la luce proveniente dal lucernaio, anch’esso ricurvo, posto in copertura. Intere superfici vetrate, serigrafate con segni optical bianco latte, caratterizzano alcuni degli ambienti dei piani superiori

gli utenti sono cambiati. Gli adolescenti, e non solo loro, oggi sentono questi luoghi come un tempo veniva percepita una piazza. Sono spazi progettati anche per la socialità. E infatti Hanjie Wanda Square è un connubio di tradizione e contemporaneità. Design ed eleganza. Non è un luogo orientato solo all’acquisto ma anche ad altre attività. È un luogo in cui ciò che più è in evidenza è il concetto di lusso. È d’obbligo allora sottolineare quanto il concetto di lusso sia anch’esso cambiato in questi ultimi anni. Si è modificato così tanto da inglobare l’idea stessa di benessere e di qualità della vita. C’è chi ritiene che questo termine si sia democratizzato. Forse. Nella realtà non esprime più un mondo per pochi. Non indica più il superfluo. Il termine lusso re-

sta legato al mondo della moda, del design, dell’arte e della tecnologia. Concetti, questi, che trovano piena espressione nella costruzione di Hanjie Wanda Square, un centro commerciale classico e contemporaneo realizzato con materiali nobili e semplici lavorati artigianalmente, con eleganti geometrie e curati dettagli architettonici. Un insieme di tradizione e design. Una duplice anima della città a cui corrisponde un doppio ingresso: sul lato nord quello legato agli aspetti tradizionali della cultura cinese e quello legato alla contemporaneità sul fronte sud. Il primo è dominato dai colori caldi dell’oro e del bronzo, nuance tradizionali della città; il secondo riprende l’attualità attraverso l’uso dell’argento e dei toni del grigio. Entrambi gli spazi sono dotati di lucernari a

SEZIONE LONGITUDINALE ILLUSTRATA

hall ascensore

struttura a imbuto posta a nord

ascensore panoramico

balaustra

design delle toilet

lucernario sul corridoio

disegno del pavimento

struttura a imbuto posta a sud

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A sinistra: in corrispondenza dei due atri, due ascensori scorrono all’interno di due particolari strutture a imbuto, rivestite di 2600 pannelli di vetro stampati in digitale. L’intreccio avvolgente e autoportante, di vetro e acciaio, dalla copertura, su cui ha funzione di lucernario, arriva al piano terra

loro volta sostenuti da una struttura a imbuto rivestita con 2600 pannelli di vetro stampati in digitale, che collega la copertura al piano terra e al cui interno sono stati posti due ascensori panoramici. Il tutto è stato organizzato così da poter garantire una fluidità negli spostamenti all’interno della struttura e anche dall’esterno verso l’interno. Non a caso è la fluidità dell’acqua il principale principio organizzativo del progetto di Hanjie Wanda Square, i flussi dei visitatori sono guidati verso le facciate dinamiche e gli ingressi dell'edificio, e dopo l’accesso i corridoi, connettori tra i due atri, lasciano con morbidità scoprire gli interni. Anche il design della facciata sviluppa un effetto dinamico, comunque fluido, che combina con perizia artigianale i due materiali scelti: l’ac-

CREDITI Progettisti UNStudio Luogo Wuchang, Wuhan, Hubei, Cina Struttura Imbuto Shanghai General Metal Structure Engineer Co. Ltd, GMS Facciata Arup SHA Landscape Design Ecoland Cliente Wuhan Wanda East Lake Real State Co.

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ciaio inox lucido e il vetro modellato. Di vetro sono infatti le sfere, nove tipologie, ciascuna caratterizzata da una diversa dimensione e un diverso taglio. La posizione delle sfere ricrea l’effetto di un morbido movimento che richiama la riflessione dell’acqua o le suadenti pieghe di un drappo di seta. Un drappo che cambia al calar della sera quando i Led posti all’interno delle sfere si possono illuminare di luce diretta e di luce riflessa. E non solo. Contemporaneamente, un altro sistema a Led posto sul retro delle sfere illumina in modo diffuso il rivestimento. I due sistemi combinati tra loro consentono di programmare diversi giochi di luce adatti a particolari momenti: situazioni che integrano ancora di più l’edificio all’interno della vita cittadina.




formazione

AGGIORNAMENTO CONTINUO MODALITÀ DI ATTUAZIONE DAL 1° GENNAIO 2014 VIGE L’OBBLIGO DI AGGIORNARE LA PROPRIA COMPETENZA PROFESSIONALE MEDIANTE LA PARTECIPAZIONE AD ATTIVITÀ FORMATIVE, AUTORIZZATE DAL CONSIGLIO NAZIONALE AL RILASCIO DEI CREDITI FORMATIVI PROFESSIONALI (CFP) Obbligo formativo Il triennio formativo costituisce il riferimento temporale per tutti gli iscritti: il primo periodo di valutazione decorre dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2016. In tale arco temporale i CFP da acquisire sono 60, con un minimo di 10 crediti annuali di cui almeno 4 ogni anno derivanti da attività di aggiornamento sui temi della deontologia e dei compensi professionali. In questo primo anno di regime transitorio tuttavia il Consiglio Nazionale ha ritenuto di prorogare al 30 giugno 2015 il termine per l’acquisizione dei 4 CFP obbligatori per l’anno 2014. Non sono riconoscibili crediti formativi per frequenza di attività formative svolte prima del 30 giugno 2013, data dell’entrata in vigore del regolamento. È ammesso riportare crediti maturati in eccesso rispetto ai 60 richiesti, da un triennio al successivo, nel limite di 10 crediti. L’inosservanza dell’obbligo formativo costituisce illecito disciplinare e verrà valutata dal Consiglio di Disciplina al termine del triennio, fatta salva la possibilità per l’iscritto di provvedere a un ravvedimento entro i primi 6 mesi del triennio successivo. Enti abilitati al rilascio dei CFP Mentre l’aggiornamento sui temi della deontologia e dei compensi professionali è competenza del CNAPPC e degli ordini territoriali, tutte le altre attività di aggiornamento possono essere organizzate anche da soggetti formatori terzi. Queste attività devono essere sottoposte a preventiva verifica e attribuzione dei relativi crediti da parte del CNAPPC. Il riconoscimento dei CFP avviene su base nazionale, pertanto i crediti ottenuti frequentando attività formativa presso ordini degli architetti diversi dal proprio sono sempre valevoli ai fini della formazione obbligatoria. Corsi, seminari, convegni e attività similari Il CNAPPC valuta gli argomenti, la tipologia e la qualità delle attività formative proposte, attribuendo i crediti formativi in base all’articolazione e alle caratteristiche dei singoli eventi. In particolare i CFP vengono attribuiti nella seguente misura: ➜ Corsi di aggiornamento, 1 CFP/ora fino a un massimo di 15 CFP e con partecipazione ad almeno l’80% della durata complessiva dell’iniziativa. ➜ Seminari, convegni e attività similari, 1 CFP/ora con durata minima dell’evento pari a 2 ore fino a un massimo di 6 CFP e con partecipazione al 100% dell’iniziativa. Corsi abilitanti e relativi corsi di aggiornamento Anche i corsi abilitanti (coordinatori per la sicurezza nei cantie-

ri, prevenzione incendi, acustica, certificazione energetica) e i relativi corsi di aggiornamento possono avere validità ai fini dell’obbligo formativo previo accreditamento da parte del Consiglio Nazionale: i crediti formativi verranno riconosciuti in misura ridotta (1 CFP ogni 4 ore con un limite massimo di 15 CFP per corsi di durata superiore a 60 ore) in considerazione della valenza abilitante di tali attività formative. Solo per i corsi abilitanti e i relativi aggiornamenti in materia di sicurezza, prevenzione incendi e acustica organizzati da soggetti pubblici regionali o nazionali o da enti da essi accreditati e non dagli ordini professionali o da enti terzi non accreditati, il nuovo regolamento della formazione prevede la possibilità da parte dell’iscritto di autocertificare nella propria anagrafe formativa i CFP maturati senza che vi sia stato un preventivo accreditamento da parte del CNAPPC. Altre attività aventi valenza formativa La normativa prevede inoltre la possibilità di attribuire crediti formativi anche per le seguenti attività: ➜ Master universitario di primo e secondo livello, dottorato di ricerca, laurea specialistica o seconda laurea in materie affini: 15 CFP per ogni anno di corso. ➜ Corsi di gestione tecnica dell’emergenza di durata non inferiore a 60 ore: 22 CFP. ➜ Partecipazione attiva a gruppi di lavoro o commissioni di studio del CNAPPC e degli Ordini territoriali: 1 CFP per ogni seduta con il limite massimo di 5 CFP all’anno. ➜ Attività di docenza non retribuita nell’ambito di iniziative formative promosse dagli ordini territoriali: 1 CFP per ciascuna docenza con il limite massimo di 5 CFP all’anno. ➜ Attività di responsabilità e coordinamento di eventi formativi promossi dagli 0rdini territoriali: 1 CFP per ogni singolo evento formativo con il limite massimo di 5 CFP all’anno. ➜ Attività di volontariato di protezione civile: 2 CFP per ogni giorno di attività con il limite massimo di 10 CFP all’anno. ➜ Visite documentate a mostre di architettura: 1 CFP per ogni singola mostra con il limite massimo di 5 CFP all’anno. ➜ Monografie, articoli e saggi scientifici o di natura tecnicoprofessionale, pubblicazione di progetti su riviste a diffusione nazionale, internazionale e pubblicazioni ufficiali degli ordini territoriali: 1 CFP per ogni pubblicazione con il limite massimo di 5 CFP all’anno. ➜ Viaggi di studio organizzati o promossi dagli ordini territoriali, da associazioni di iscritti o da fondazioni di ordini territoriali: 1 CFP per ogni giorno di visita con il limite massimo di 5 CFP all’anno. ARCHITETTURA&PAESAGGIO 87


formazione L’attribuzione dei CFP relativi a tali attività verrà effettuata a seguito dell’autocertificazione da parte dell’iscritto attraverso la piattaforma iM@teria. Attività formative svolte all’estero Anche le attività formative svolte all’estero (corsi di aggiornamento, convegni, seminari, workshop e simili) possono concorrere all’ottemperamento dell’obbligo formativo, previa valutazione da parte del CNAPPC: a tal fine il professionista dovrà trasmettere al CNAPPC tramite la nuova piattaforma telematica iM@teria un’espressa richiesta corredata da ogni documentazione utile ad attestare l’effettiva partecipazione all’iniziativa in oggetto e i contenuti della stessa. Entro 60 giorni dall’invio dell’istanza il CNAPPC comunicherà all’iscritto il numero di CFP attribuiti e provvederà a caricarli sulla piattaforma. Esoneri dall’obbligo formativo Le seguenti categorie sono automaticamente esonerate dall’obbligo formativo in misura totale o parziale: ➜ Professionisti con almeno 20 anni di iscrizione all’Albo al compimento del settantesimo anno di età: esonero totale e automatico dall’obbligo formativo. ➜ Neoiscritti: l’obbligo formativo decorre dal 1° gennaio dell’anno successivo a quello di prima iscrizione all’ordine, con conseguente riduzione dei CFP da acquisire in misura temporalmente proporzionale alla parte restante del triennio in corso. È facoltà dell’interessato chiedere e ottenere il riconoscimento dei CFP maturati nel periodo intercorrente tra la data di iscrizione all’albo e l’inizio dell’obbligo formativo. La normativa prevede inoltre la possibilità di presentare richiesta di esonero parziale anche nei seguenti casi: ➜ Iscritti che non esercitano la professione neanche occasionalmente: possibilità di richiedere l’esonero per un periodo minimo di un anno formativo (20 CFP). Per avere diritto all’esenzione è necessario non essere in possesso di partita IVA, personale o societaria, né soggetto al relativo obbligo in relazione ad attività rientranti nell’oggetto della professione; non essere iscritto alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza, né soggetto al relativo obbligo; non esercitare l’attività professionale neanche occasionalmente e in qualsiasi forma. ➜ Maternità: possibilità di richiedere l’esonero per un anno formativo (20 CFP). ➜ Infortunio, malattia grave, assenza dall’Italia e altri casi di documentato impedimento determinati da cause di forza maggiore: possibilità di richiedere un esonero parziale per periodi della durata minima di 6 mesi (riduzione dei CFP da acquisire nel triennio in misura temporalmente proporzionale). Dipendenti pubblici e privati I dipendenti pubblici che svolgono presso l’ente di appartenenza un ruolo tecnico con attività che hanno attinenza con la professione di architetto (ad esempio progettazione architettonica e urbanistica, direzione lavori, R.U.P., istruttoria, verifiche e validazioni progetti, commissioni tecniche, collaudi, studi di fattibilità, concorsi d'architettura, sicurezza, antincendio, certificazioni e pe88 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

rizie, ecc.) o che, anche occasionalmente, svolgono incarichi a carattere professionale per conto dell’ente o in proprio sono soggetti all’obbligo formativo. Lo stesso principio si applica anche agli iscritti all’albo dipendenti e/o collaboratori con qualsiasi modalità di contratto in studi professionali, enti o aziende pubbliche o private. L’obbligo riguarda anche l’iscritto che non firma progetti. Coloro che invece per conto dell’ente o dello studio professionale svolgono attività che non hanno attinenza con la professione dell’architetto (ad esempio ruoli amministrativi o in altri settori) possono richiedere l’esonero dall’obbligo formativo se in possesso dei requisiti previsti dalla normativa. I dipendenti pubblici possono inoltre sottoporre all’autorizzazione dell’ordine i progetti di formazione predisposti dai propri datori di lavoro che saranno valutati in termini di crediti formativi in conformità con quanto stabilito dalla normativa. Registrazione dei CFP acquisiti: la piattaforma Moodle - iM@teria Il Consiglio Nazionale ha recentemente messo a disposizione degli ordini e degli iscritti una nuova piattaforma digitale dedicata alla gestione di tutti i principali aspetti connessi all’aggiornamento professionale: tramite la piattaforma iM@teria sarà possibile ad esempio consultare l’offerta formativa erogata dagli ordini e dagli enti accreditati a livello nazionale, effettuare l’iscrizione ai singoli eventi, verificare lo stato delle istanze di accreditamento delle varie iniziative proposte e, soprattutto, verificare in autonomia la propria situazione crediti accedendo con il proprio account personale. Aggiornamento delle linee guida Infine, lo scorso 26 novembre il CNAPPC ha approvato un nuovo testo aggiornato delle linee guida attuative del regolamento per l’aggiornamento e sviluppo professionale continuo, introducendo alcune novità che saranno in vigore dal 2015 e che riguardano principalmente i seguenti aspetti: ➜ In seguito all’entrata in funzione della piattaforma iM@teria è stato tolto l’obbligo di autocertificazione del percorso formativo svolto da parte dell’iscritto originariamente previsto entro il mese di febbraio. ➜ È stato ridotto da 36 a 24 il numero di CFP derivanti da attività diverse da corsi e seminari (pubblicazioni, mostre, commissioni, ecc.) per il triennio 2014-2016 introducendo il limite di 5 CFP complessivi per ciascun anno formativo. ➜ Sono state introdotte nuove procedure di autocertificazione in via telematica mediante iM@teria relative alla presentazione delle istanze di esonero e al riconoscimento dei CFP derivanti dalle attività descritte al punto precedente e delle attività formative svolte all’estero. ➜ È stato ampliato l’elenco di tematiche la cui trattazione concorrerà all’attribuzione dei CFP obbligatori in materia di deontologia e compensi professionali.

Viviana di Martino (Brescia 1981), laureata in architettura a Milano e dottore di ricerca in Pianificazione urbana, è responsabile dell’organizzazione del coordinamento degli eventi formativi presso l’Ordine degli Architetti di Brescia. Svolge inoltre l’attività professionale.


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concorsi

IL PIRANESI ALLO STUDIO GTRF

Da alcuni anni l’Accademia Adrianea di Architettura e Archeologia, in collaborazione con le più importanti università europee, assegna il prestigioso premio internazionale Piranesi, Prix de Rome, valutando progetti realizzati in ambito archeologico dove l’architettura contemporanea risulta esemplare nel dialogare con le testimonianze del mondo antico. L’Albo d’Oro dei premi vede finora iscritti Rafael Moneo Vallés (alla carriera), Joao Luis Carrilho de Graca, Guido Canali (alla carriera), Nieto Sobejano Arquitectos, Peter Eisenman (alla carriera), David Chipperfield, Josè Ignacio Linazasoro e, da quest’anno, Giovanni Tortelli e Roberto Frassoni.

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Il premio allo studio bresciano, scelto unanimemente da una giuria internazionale tra diciotto finalisti, è stato assegnato per la musealizzazione dell’Aula di Cromazio e la sistemazione delle piazze di Aquileia. Tortelli e Frassoni nella loro qualificata attività professionale hanno maturato una significativa esperienza di progettazione in ambito storico e archeologico, caratterizzata da interventi che, rispettando, o meglio valorizzando a pieno, le architetture o i resti delle architetture antiche, hanno sempre lasciato un segno riconoscibile di contemporaneità, con un linguaggio pulito e volutamente rigoroso. 90 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

Dal Museo di Santa Giulia con le Domus dell’Ortaglia a Brescia, passando attraverso il Museo Archeologico di Cremona o il recente Museo del Tesoro di Bergamo, si nota una cifra stilistica costante, pur nelle varianti delle diverse situazioni, che vede declinare un linguaggio architettonico non fine a se stesso ma studiato anche per catturare l’attenzione del pubblico sui resti archeologici e favorirne la comprensione. Il lavoro di Aquileia, già ben documentato sul numero 819 di Casabella da Manuela Castagnara Codeluppi, è però emblematico di una situazione tutta italiana. Spogliata di tutte le emergenze monumentali

della romanità, Aquileia, tra le più importanti città dell’Impero con oltre duecentomila abitanti, è ora un borgo rurale della pianura friulana. Solo la grande basilica post-teodoriana, in parte ricostruita nel XII secolo dal patriarca Poppone, ha saputo resistere a un abbandono pressoché totale in favore prima di Grado e poi di Venezia. Proprio per la presenza del complesso monumentale della basilica, con la sua immagine fortemente consolidata, e per l’importanza delle testimonianze musive romane e paleocristiane riportate alla luce, il problema del rapporto tra contesto e archeologia ha sem-


pre denunciato la difficoltà di posizioni inconciliabili. Da un lato il mondo della ricerca con le università e quello della tutela con le Soprintendenze; dall’altro quello degli architetti che ad Aquileia, se si escludono gli interventi degli anni’20 di Guido Cirilli per il Cimitero degli Eroi, non sono mai stati in grado di proporre progetti di architettura condivisi. La soluzione adottata da Tortelli e Frassoni per l’Aula Meridionale del Battistero, giunta in porto dopo un tortuoso percorso autorizzativo, è frutto di un Concorso Internazionale vinto nel 2004, prima significativa occasione di confronto tra diversi orientamenti metodologici e

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progettuali relativi alla valorizzazione dei resti antichi. Il progetto ha comportato la realizzazione di una nuova addizione volumetrica al complesso patriarcale che evidenzia il ruolo dell’architettura contemporanea per la conservazione e la fruizione degli importanti mosaici del IV° secolo commissionati dal vescovo Cromazio. Senza gratuite forzature rispetto alla delicata situazione ambientale, il linguaggio esprime inequivocabilmente il nostro tempo: all’esterno in modo discreto, grazie all’essenzialità del volume parallelepipedo realizzato con i materiali di scarto dagli scavi (mattoni e frammenti di pietra arenaria già

destinati alle discariche), assecondando in tal modo la vocazione millenaria di Aquileia a rinnovarsi attraverso il consumo di se stessa; all'interno in modo più marcato, grazie anche all’impiego di materiali dal carattere più forte (il rivestimento in lastre metalliche verniciate a polveri epossidiche) uniformemente impiegati per pareti e soffitto in modo da annullare la percezione geometrica dello spazio e favorire il concentrarsi dell’attenzione sui resti musivi. L’accesso avviene dal Battistero tardoantico attraverso una porta altomedievale, murata nell’800, di cui erano visibili solo gli stipiti, oltre la quale, da una grande piastra so-

una grande fora vetrata consente, dall’interno, di relazionarsi con il contesto del complesso basilicale e, dall’esterno, di godere della vista dei mosaici anche la sera. Di grande impatto anche la sistemazione delle due nuove piazze adiacenti alla Basilica, il cui disegno è dedotto dagli studi dell’orditura della città antica, riproposta in superficie come connettivo tra l’eterogeneità degli spazi e come contributo per riconoscere la pertinenza e le relazioni tra i frammenti delle importanti architetture superstiti. Lastre di vario calibro, spuntate e sbozzate, in pietra di Muggia e di Aurisina, disegnano

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1. Aquileia: Piazza Capitolo; 2. Aquileia: Piazza Capitolo vista dall’alto del campanile; 3. L’Aula di Cromazio vista dal pronao basilicale; 4. L’Aula di Cromazio con la grande vetrata verso la Basilica; 5. Interno dell’Aula con l’allestimento dei reperti archeologici

il piano pavimentale di Piazza Capitolo, restituendo la pianta del sottostante quadriportico di Cromazio, mentre Piazza dei Patriarchi recupera con gli stessi materiali lapidei, e soprattutto con il verde, il disegno dei grandi Horrea costantiniani che per secoli hanno affiancato l’impianto basilicale.

prelevata, in acciaio e pietra arenaria a spacco, il pubblico può affacciarsi sui piani pavimentali in mosaico e dominare tutta la superficie dell’Aula. Altre piastre analoghe, realizzate sulle lacune del piano pavimentale, accolgono reperti archeologici coerenti mentre

Manuela Castagnara Codeluppi ha posto a Giovanni Tortelli alcune domande sul difficile e faticoso mestiere dell’architetto, per una riflessione che ci possa aiutare a comprendere meglio il dietro le quinte di un progetto di questa portata. ARCHITETTURA&PAESAGGIO 91


concorsi Il progetto di musealizzazione di un sito archeologico è un tema di architettura relativamente nuovo e poco dibattuto e con una scarna letteratura. È certamente un tema che prende le mosse dai lavori di quei maestri che già dai primi anni del Novecento si sono occupati di musei e di esposizioni, ma perché secondo lei questi “maestri” non si sono occupati della musealizzazione e della fruizione di siti archeologici? «I nostri comuni maestri del “moderno” non si sono particolarmente cimentati in temi di interesse archeologico e non ci hanno lascia-

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to molte testimonianze. I siti archeologici o gli scavi erano campo di intervento solo per i tecnici interni alle soprintendenze e raramente hanno costituito argomento di dibattito e di ricerca per gli architetti. Ricordo solo il progetto di Carlo Scarpa per la sistemazione del sito archeologico sotto la Banca Popolare a Verona, e quello, non realizzato, per la musealizzazione degli scavi della Cattedrale di Feltre. Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta del secolo scorso sono stati attuati alcuni interventi sperimentali progettati da Franco Minissi che hanno poi 92 ARCHITETTURA&PAESAGGIO

comportato la necessità di sostituzione con nuove e più pacate soluzioni, come per esempio la copertura della Villa del Casale, a Piazza Armerina, o la sistemazione del teatro di Eraclea Minoa. Per la nostra personale formazione molto più incisivo è stato l’insegnamento di maestri come Franco Albini e Franca Helg, ai quali il nostro studio è molto debitore, che ci hanno lasciato un catalogo esemplare di soluzioni museografiche ed allestitive mirabili, alcune delle quali anche in campo archeologico, come ad esempio quelle adottate per la sistemazione delle sculture romane nell’atrio di Palazzo Rosso a Genova o quelle, definite con Antonio

visorio e “sperimentale” di cui parla, che in ogni caso palesa il desiderio di volerlo affrontare, intuendone l’importanza? «Succede spesso in campo archeologico che tale sperimentalità si materializzi con soluzioni provvisorie che poi vengono in seguito restaurate o sostituite da altre ancora provvisorie, rinviando sine die la scelta di un progetto definitivo. Il problema è anche attribuibile al fatto che molti degli interlocutori coinvolti nella soluzione di questi problemi non si rassegnano ad accettare che la protezione, la valorizzazione o la musealizzazione di un sito archeologico siano temi prevalentemen-

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Piva, per il museo degli Eremitani a Padova». Quindi quelle importanti esperienze del Novecento italiano si sono caratterizzate per aver agito con familiarità sui volumi chiusi, all’interno di musei-contenitore apprezzati per le loro qualità di spazi delimitati, trascurando allora la monumentalità e le potenzialità dei luoghi del paesaggio; per questa ragione il tema del recupero e della musealizzazione di spazi aperti e/o di siti con reperti archeologici è stato affrontato con l’approccio prov-

te di architettura in quanto determinano la necessaria modifica di un contesto». Queste riflessioni potrebbero anche aiutarci a capire le difficoltà e le aporie che oggi sono sotto gli occhi di tutti a Pompei. Ma torniamo a voi: le soluzioni ideate dal vostro studio per il Museo di Santa Giulia e poi per le Domus dell’Ortaglia a Brescia, sono l’esempio di un nuovo approccio al tema della valorizzazione e della musealizzazione di beni archeologici e sono anche entrate nei libri di testo per


essere utili alla formazione dei giovani architetti: quanto di quelle esperienze fatte avete trasferito nel progetto per Aquileia? «Credo che ci sia rimasto tutto, semplicemente arricchito da nuovi stimoli; c’è stata un’evoluzione del linguaggio ma il metodo è rimasto lo stesso. Dal progetto di musealizzazione delle Domus al progetto dell’Aula di Cromazio sono passati pochi anni e fa piacere scoprire che molti attenti cultori di museografia riconoscano alle due realtà, pur nelle evidenti differenze di contesto, una matrice comune. A Brescia i problemi sono stati affrontati e risolti nell’ambito del rapporto con

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le istituzioni e tutti gli interventi museografici, anche se innovativi, sono stati accolti con molto interesse, forse perché preceduti anche da anni di ricerca e di dibattito sulla destinazione museale dell’ex complesso monastico. Ad Aquileia oltre alle soluzioni di linguaggio, di fruizione, di dettaglio, abbiamo affrontato problemi più complessi che hanno coinvolto la città, il territorio, la società civile e tutto il mondo scientifico nazionale ed internazionale che da sempre rivolge ad Aquileia le dovute attenzioni». Architettura e archeologia sono due di-

scipline umanistiche che hanno un rapporto non sempre facile, caratterizzato spesso da diffidenze. È possibile trovare un’intesa? «Nel Rinascimento gli architetti sono stati i primi a interessarsi al mondo classico e a chiedere al papa di proteggere le rovine della Roma antica dal degrado e dallo spolium indiscriminato. Questo interesse è stato molto vivo per secoli, fino a quando l’architettura ha rivolto altrove le proprie attenzioni, lasciando che le discipline archeologiche diventassero sempre più specialistiche. Credo che siano ormai maturi i tempi di una stretta collaborazione e di una doverosa prepa-

Per gli interventi aquileiesi il vostro studio ha ottenuto il prestigioso Premio Internazionale Piranesi “Prix de Rome”: possiamo quindi pensare che la strada da voi indicata sia quella giusta e che quindi possa essere presa come un modello, o certamente un metodo da seguire? «Il Prix de Rome è stato motivo di grande soddisfazione per noi, per tutti i collaboratori del nostro studio e anche per gli aquileiesi, che hanno trovato in questo riconoscimento un motivo in più di orgoglio. Osservando il variegato panorama internazionale offerto dai progetti selezionati per il premio abbiamo ve-

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6. L’ingresso del Museo del Tesoro di Bergamo; 7. Cremona: Museo Archeologico; 8. Brescia: Museo di Santa Giulia/ Domus dell’Ortaglia; 9. Domus dell’Ortaglia: interni

razione a comprendere gli uni le ragioni degli altri. Se i nostri progetti museografici si rivelano buoni supporti a servizio del bene archeologico e dei suoi fruitori ciò accade senza che per questo rinunciamo al nostro mestiere o a esprimere il nostro pensiero».

rificato una volta di più che esistono molte strade per raggiungere la qualità di un intervento e che ogni situazione richiede un percorso progettuale ad hoc. Molte delle architetture in concorso realizzate in Spagna o in Portogallo difficilmente avrebbero consenso in Italia e verrebbero considerate esagerate o irrispettose. Nel nostro paese, dove le testimonianze archeologiche sono moltissime e di straordinaria importanza, c’è bisogno di attenzione ma anche di un po’ più di coraggio e preparazione da parte dei committenti e di maggiore fiducia negli architetti». ARCHITETTURA&PAESAGGIO 93


concorsi

IL VALORE AGGIUNTO DEL CONCORSO IN ARCHITETTURA L’Ordine degli Architetti PPC ha più volte evidenziato il ruolo che il concorso d’architettura assume nella formazione del paesaggio italiano. Sempre più paesi europei adottano la forma concorsuale per salvaguardare i loro territori e risolvere temi di pubblica utilità in ambito urbanistico e architettonico. Gli innumerevoli esempi d’architettura realizzati nelle città europee visualizzano paesaggi contemporanei d’alta qualità. Tramite la forma concorsuale molte città e province europee hanno riqualificato spazi aperti, costruito e recuperato edifici pubblici, migliorato le proprie infrastrutture dimostrando il valore dello strumento. Il concorso d’architettura ha il compito culturale di determinare un confronto riflessivo sulle modalità di trasformazione del territorio e il ruolo di garantire il raggiungimento reale degli obiettivi attraverso un’ideazione di qualità. Lo spirito del concorso, se favorito dalla legislazione in materia d’opere pubbliche, conferisce alle amministrazioni comunali la possibilità di acquisire, all’interno di una gamma di proposte, la miglior risposta progettuale al tema in esame. La forma concorsuale anticipa nel tempo la visione delle risposte alle problematiche sottoposte ai concorrenti e garantisce agli amministratori l’acquisizione del giusto progetto. Per i motivi sopra riportati lo strumento del concorso è da considerarsi competitivo ad altre forme d’incarico di servizi di progettazione. In sintesi; “il committente definisce le proprie esigenze, i progettisti si confrontano offrendo una rosa di soluzioni concrete, una giuria competente compie la scelta del progetto da realizzare, l’opinione pubblica ha la possibilità di valutare le diverse proposte e comprendere le ragioni delle scelte di ciò che stiamo costruendo”, questa è la possibilità che lo strumento del concorso offre agli Enti banditori. Il D.lgs. n. 163 del 12 aprile 2006, dedicato alla regolamentazione dei lavori pubblici, contempla il tema del concorso d’architettura distinguendolo sostanzialmente in due forme: 1. Concorso d’idee; 2. Concorso di progettazione.

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La prima forma concorsuale è finalizzata all’acquisizione di una proposta ideativa di massima e l’elaborazione richiesta non può essere di livello pari o superiore al progetto preliminare. La stazione appaltante può affidare al vincitore del concorso d’idee i successivi livelli di progettazione con procedura negoziata senza bando. Il concorso di progettazione è indetto nell’ambito di una procedura d’aggiudicazione d’appalti pubblici di servizi e l’elaborazione richiesta può essere di livello pari al progetto preliminare. In caso di concessione di lavori pubblici la proposta ideativa contie-

La crisi finanziaria attuale ha generato un’inflessione importante degli investimenti pubblici che ha portato i comuni a usufruire sempre più della forma concorsuale d’idee innescando uno spreco d’energie ne la redazione di uno studio economico. La stazione appaltante può affidare al vincitore del concorso di progettazione i successivi livelli con procedura negoziata senza bando. Esiste poi una terza forma che è quella della procedura concorsuale in due fasi adottata in caso di temi complessi e che porta alla redazione di due proposte rispettivamente paragonabili a un preliminare e a un definitivo. Le forme concorsuali rispondono quindi alle diverse esigenze dell’Ente, ai differenti obiettivi e programmi finanziari. La crisi finanziaria attuale ha generato un’inflessione importante degli investimenti pubblici che ha portato i comuni a usufruire sempre più della forma concorsuale d’idee innescando uno spreco

d’energie professionali che difficilmente sono sfociate in un incarico reale. I rari investimenti, poi, sono sempre più affrontati tramite forme d’incarico complesse come ad esempio “gli appalti integrati” caricando più professionisti di una produzione che per quantità e qualità risulta essere economicamente dispendiosa. Regioni come il Trentino Alto Adige si sono già da tempo allineate ai canoni europei. L’attenzione al territorio e alla cultura del paesaggio, sia esso urbano o agricolo, ha fatto capire a tali amministratori che la forma concorsuale applicata alla risoluzione di problematiche di qualsiasi scala dà risposte qualitativamente alte. La forma concorsuale adottata e collaudata dai comuni del Trentino è quella in due fasi, ove una preselezione aperta conduce alla scelta di dieci concorrenti da far competere nella seconda fase in cui è richiesta una progettazione di livello definitivo, la prima fase giudica i professionisti sulla base dei curricula, di progetti ed eventuali costruzioni; ciò che interessa fin da subito all’Ente appaltante è la qualità dell’approccio intellettuale dell’architetto alle problematiche in atto e ciò è visionabile in un semplice curriculum. Il requisito tecnico ed economico è affrontato tramite la legge che introduce forme d’associazionismo professionale che tutelano gli Enti e garantiscono ai meno giovani l’approntamento di una carriera. A questo modello bisogna guardare, la consapevolezza del valore del nostro territorio ci deve rendere responsabili nel momento in cui siamo chiamati ad apportare modifiche al paesaggio e le esigenze non possono prescindere da una corretta pianificazione. La Commissione Concorsi dell’Ordine degli Architetti è disponibile a consigliare, guidare e sostenere le amministrazioni pubbliche nella redazione dei bandi di gara. Stefano Bordoli (Brescia 1965), consegue la laurea in Architettura presso lo IUAV nel 1995; dal 1996 svolge attività professionale, prima come socio fondatore di UDARCH ASSOCIATI poi come singolo professionista in ambito privato, pubblico e nel campo dell'urbanistica.


ALCUNE RECENTI BUONE PRATICHE Gli esempi proposti si riferiscono ad alcune delle esperienze milanesi degli ultimi dieci anni. Si tratta di concorsi di progettazione, in una o due fasi (come nei casi più recenti) finalizzate alla realizzazione dell’opera. Tra i più interessanti, anche in relazione agli esiti, si segnalano: il concorso dal titolo “Abitare a Milano” che il Comune di Milano, in attuazione di quanto previsto dal Programma Comunale per l’Edilizia Residenziale Sociale, bandiva nel 2005. Un concorso internazionale di progettazione, a procedura aperta, in un’unica fase e in forma anonima, per la redazione del progetto preliminare, per la realizzazione di quattro nuovi quartieri destinati all’edilizia residenziale sociale. Le immagini scelte si riferiscono all’area di via Gallarate e alla successiva realizzazione a seguito del concorso vinto da MAB Marotta Basile Arquitectura di Barcellona. Più recentemente, nel corso del 2014, si sono svolti i concorsi relativi al Centro Civico del quartiere Isola-Garibaldi e alla Ludoteca Padiglione Infanzia. Nel primo caso Il Comune di Milano ha bandito un concorso internazionale di progettazione, con procedura aperta in due fasi, per la progettazione del Centro Civico del quartiere Isola-Garibaldi, da realizzare nel nuovo parco pubblico "La Biblioteca degli Alberi". Sono risultati vincitori gli architetti Bernardelli Alessio, Avigni Simona, Pergetti Francesco, Manfredi Serena. Nel secondo caso, con le stesse modalità del primo, il Comune di Milano ha bandito il concorso per la progettazione di una Ludoteca “Padiglione-Infanzia” dedicata ai bambini con disabilità, situata all’interno del nuovo Parco pubblico “La Biblioteca degli Alberi” previsto tra via De Castillia, largo De Benedetti, via Sassetti, viale Melchiorre Gioia e piazza Gae Aulenti nell’ambito del Piano Integrato di Intervento “Garibaldi-Repubblica”, in Milano, concorso vinto dagli architetti spagnoli Pèrez, Balmaseda Domìnguez e Barrio Garrudo. È opportuno sottolineare che nei tre esempi proposti si tratta di giovani architetti.

Mario Mento (Brescia 1962), consegue la laurea al Politecnico di Milano. Dal 1992 è libero professionista. Svolge in collaborazione con altri professionisti attività concorsuale con la quale ottiene diversi riconoscimenti.

> Milano: Centro Civico nel quartiere Isola Lo studio Chilometro429 ha vinto il concorso di progettazione per il nuovo Centro Civico. I progettisti mantovani (Alessio Bernardelli, Francesco Pergetti, Simona Avigni e Serena Manfredi) si sono aggiudicati la prima competizione in Italia condotta interamente on line

> Milano - Padiglione infanzia Il 20 dicembre 2013 il Comune di Milano ha bandito un Concorso Internazionale per la progettazione di una Ludoteca “PadiglioneInfanzia” dedicata ai bambini con disabilità, concorso successivament vinto dagli architetti spagnoli Esaù Acosta Pèrez, Alba Balmaseda Domìnguez e Ariadna Barrio Garrudo

> Abitare a Milano - Via Gallarate È stato un intervento di edilizia residenziale sociale, terminato nel 2009 e frutto di un concorso bandito dal Comune di Milano nel 2005. Il 1° premio, con successivo incarico per il progetto definitivo, è andato allo studio italiano, con sede a Barcellona, MAB Arquitectura di Massimo Basile e Floriana Marotta

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