Design + num.15

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in esclusiva per l’Emilia Romagna

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DESIGN + RIVISTA DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DI BOLOGNA - N.15 - LUGLIO 2014 - KORE EDIZIONI

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DESIGN+ RIVISTA DELL’ORDINE DEGLI ARCHITETTI, PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORI DI BOLOGNA

N. 15

ISSN 2038 5609 - "Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale D.L.353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n° 46) art.1 comma.1 - CN/BO”

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Euravenir, la nuova torre di Lille dello studio LAN • House of Music di Aalborg progettata da Coop Himmelb(l)au • Jockey Club Innovation Tower di Zaha Hadid




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LINEA b ambienti cucina, nasce agli inizi degli anni '80 come laboratorio artigianale specializzato nella progettazione e produzione di cucine. Oggi continua a mantenere la stessa qualità allargando i propri orizzonti commerciali, investendo in strutture tecnologiche avanzate e nella specializzazione del personale. Nelle cucine LINEA b, troviamo la presenza di un design elegante, la cura dei dettagli, la solidità delle scelte: una visione che coniuga la semplicità di materiali preziosi e accuratamente selezionati alla rigorosità di finiture ricercate, alla necessità di originali accostamenti. Bellezza, eleganza e funzionalità: cucine dalla fisionomia innovativa prodotte su misura per il cliente.


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DESIGN + Iscritta con l’autorizzazione del Tribunale di Bologna al numero 7947 del 17 aprile 2009

Direttore Editoriale Alessandro Marata Direttore Responsabile Maurizio Costanzo Caporedattore Iole Costanzo Coordinamento di Redazione Cristiana Zappoli Art Director Laura Lebro Redazione Margherita Abatangelo, Marta Badiali, Emiliano Barbieri, Federica Benatti, Giovanni Bertoluzza, Mercedes Caleffi, Giuliano Cirillo, Edmea Collina, Biagio Costanzo, Mattia Curcio, Silvia Di Persio, Antonio Gentili, Pier Giorgio Giannelli, Andrea Giuliani, Antonella Grossi, Francesca Lanzarini, Stefano Pantaleoni, Alberto Piancastelli, Duccio Pierazzi, Nilde Pratello, Clorinda Tafuri, Luciano Tellarini, Gianfranco Virardi, Veronica Visani Hanno collaborato Manuela Garbarino, Donatella Santoro Stampa Grafiche Baroncini - Imola (Bo) www.grafichebaroncini.it Finito di stampare in luglio 2014

Via Saragozza, 175 - 40135 Bologna Tel. 051.4399016 - www.archibo.it

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Via F. Argelati, 19 - 40138 Bologna Tel. 051.343060 - www.koreedizioni.it Foto di copertina: ScagliolabrakkeeŠNeutelings Riedijk Architects, Rotterdam, The Netherlands


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CONTENUTI

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Editoriale RIUSO_03 La rigenerazione sostenibile della città di Alessandro Marata

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Segnali Per coniugare arte e design p.11 Impiegare lÊarte nella produzione di oggetti dÊuso: è questa la filosofia di Officine Calesini Edizione limitata p.15 La nuova chaise-longue limited edition di Cassina e Louis Vuitton per omaggiare Charlotte Perriand Un bar temporaneo p.18 In Giappone alcuni studenti hanno costruito un bar temporaneo fatto solo con canne del Lago Biwa

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Progetti Plurisfaccettata e poliedrica Progetto di LAN Architecture

p.20

Silenzio e musica Progetto di Coop Himmelb(l)au, Wolf Prix & Partner ZT GmbH

p.32

Pedagogia didattica e design Progetto di Zaha Hadid, Patrik Schumacher

p.46

Volumi a contrasto Progetto di Neutelings Riedijk Architects

p.64

Anteprima Arte e design in mostra

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Speciale outdoor Spazi esterni design

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EDITORIALE

RIUSO_03 La rigenerazione sostenibile della città Entro la fine del mese di luglio sarà pubblicato il bando per la partecipazione a RIUSO_03, la terza edizione del Premio per la Rigenerazione Sostenibile della Città, promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, insieme all’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili, a Legambiente e con il Patrocinio dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Le due edizioni precedenti hanno visto la partecipazione, anche internazionale, di oltre ottocento proposte, tra progetti, realizzazioni e tesi di laurea. Anche quest’anno il Premio RIUSO è organizzato insieme al SAIE Salone Internazionale dell’Innovazione Edilizia, in occasione del quale, nella giornata del 24 ottobre e all’interno del convegno su rigenerazione urbana e smart city, si terrà la cerimonia di premiazione, con l’assegnazione dei premi in denaro conferiti da SAIE. Si potrà partecipare con progetti di riqualificazione funzionale degli spazi urbani, di recupero di aree industriali e militari dismesse, di densificazione della città volti anche al contenimento del consumo di suolo agricolo. Si richiedono proposte per il riutilizzo dei materiali nei processi edilizi, la valorizzazione delle tecnologie per la sostenibilità, la sicurezza strutturale degli edifici esistenti, il retrofit energetico, gli edifici a energia quasi zero nzeb, nearly zero energy buildings, le nuove forme dell’abitare, quali co-housing e co-working, il riuso temporaneo. Altre parole e concetti chiave: la mobilità sostenibile, il design for all, la condivisione della città, il metabolismo urbano, lo smart building e la smart city, orizzontale vs verticale, locale vs glocal, i nuovi paesaggi urbani. La città rappresenta ancora, seppure nella sua complessa contraddittorietà, la prova della magnifica capacità dell’uomo di modificare l’ambiente nel quale vive e lavora. Purtroppo però, negli ultimi decenni, la qualità degli spazi urbani è drasticamente peggiorata fino a giungere, molto spesso, a livelli di intollerabile e irresponsabile mancanza di attenzione ver-

so i cittadini e l’ambiente. Le cause di questo fenomeno sono da ricercare nelle molteplici contraddizioni che caratterizzano il nostro tempo e nelle trasformazioni della società moderna contemporanea, che sono sempre più veloci e incontrollabili. Sono cambiamenti di tipo quantitativo e al tempo stesso qualitativo. Le città sono cresciute a ritmo a volte vertiginoso, per cui il controllo delle periferie e dello spazio urbano si è fatto oggettivamente più difficile. La complessificazione della burocrazia ha spostato spesso l’attenzione dal progetto architettonico a quello normativo. La mancanza di obiettivi e programmi pubblici chiari e virtuosi, a volte contaminati da corruzione e irresponsabilità, hanno fatto il resto. Tra i mutamenti epocali si possono annoverare la maggior facilità di mobilità dei cittadini del mondo, la diminuzione delle barriere tra gli stati, l’aumento delle disparità sociali e, ultima in ordine di tempo, la crisi economica nella quale siamo immersi. Se si aggiunge a tutto ciò la crisi energetica con la diminuzione delle risorse, il problema dell’inquinamento e quello della diseguaglianza sociale, il quadro che si delinea per il futuro induce a una maggiore e ineludibile attenzione nella ricerca dei metodi che possano fornire soluzioni che assicurino, a tutti i cittadini del mondo, una qualità migliore della vita e del loro futuro, che, per la grande parte, si svolge negli spazi, pubblici e privati, della città. Il Premio Riuso, per le due edizioni precedenti è consultabile il sito http://concorsi.awn.it/riuso/02/home, si prefigge anche l’obiettivo di essere un contenitore nel quale le proposte per la città, declinata nelle sue molteplici accezioni, siano promosse e condivise tra tutti gli attori della continua e inarrestabile trasformazione degli spazi urbani in una ottica di sviluppo sostenibile. Alessandro Marata

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E G N A L I La scultura fa parte di un progetto di tre opere col nome Abitare lo spazio. È in acciaio a vista ed è collocata di fronte alla sede del Quartiere San Donato, in Piazza Spadolini, Bologna

PER CONIUGARE ARTE E DESIGN Il desiderio di entrare nel mondo dell’arredo, offrendo un prodotto che si allontani dalla produzione industriale, ha spinto le Officine Calesini Art Design a concentrarsi sulla ricerca di forme e linee semplici, volte a esaltare la materia stessa. Partendo dal disegno le officine mettono in campo la propria esperienza artigiana attraverso la cura meticolosa dei dettagli, affinché ogni esemplare diventi un oggetto unico. «Le Officine Calesini -

spiega Judith Castelló, curatrice di progetto dell’azienda - intendono rievocare l’insegnamento dell’Aemilia Ars, movimento artistico bolognese, che tra la fine dell’Ottocento e inizi del Novecento portò la tradizione italiana a essere riconosciuta in tutto il mondo. Intendono, inoltre, contrapporre il valore della creatività alla freddezza della produzione in serie, portando l’eccellenza italiana oltre i confini del tempo». Il marchio, con sede a

Ozzano Emilia, in provincia di Bologna, realizza oggetti che sono il risultato di una combinazione d’arte e artigianato, e riscopre il valore della creatività. Tavoli, librerie, sedie, porte e complementi d’arredo hanno la qualità unica della lavorazione a mano e i canoni estetici di un raffinato e innovativo design. In pratica, oggetti di arredo artistico. «È una definizione prosegue Judith Castelló - che noi utilizziamo quando l’arte viene impiega-

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ARTE&DESIGN

A sinistra: seduta Mariantonietta, elemento scultoreo in acciaio con inserti in tela e corda 36x46x200cm. Sopra: tavolo Cardinale, base scultorea in acciaio con elemento rotante verniciato rosso e piano in vetro extrachiaro temprato 240x120x72cm. A destra: seduta Scranno, in acciaio verniciato rosso 40x44x162cm

ta nella produzione di oggetti d’uso. Ossia quando un oggetto d’arredamento nasce da un’opera scaturita dalla mente e dalle idee di un artista». L’azienda realizza due linee: Officine Calesini e Fontanesi. La linea OC è appena nata, ed è una fucina per nuovi designer o artisti che vogliano esprimersi usando l’acciaio: generoso, elastico e versatile, è un materiale che si lascia plasmare e che l’azienda bolognese conosce e lavora bene. «Stiamo esperimentando - specifica Castelló - anche nuovi materiali come il plexiglass e abbiamo in mente tanti altri progetti che a breve vedranno la luce. La lampada Riflessi, per esempio, è il frutto di un’idea di Alberto Calesini, con alcune modifiche di materiale apportati dal fratello Paolo». L’altra linea è quella disegnata dall’artista Alcide Fontanesi che, negli anni Settanta, si rivolse a Celso Calesini, fondatore dell’azienda, affinché le sue opere scultoree potessero essere realizzate. Il rapporto collaborativo continuò per vari anni, fino a quando i figli Alberto e Paolo entrarono a far parte dell’azienda. L’anno scorso il Museo Magi ‘900 di Pieve di Cento ha organizzato una mostra monografica dedicata ad Alcide Fontanesi. Ed erano presenti diverse opere realizzate da Officine Calesini. La scultura d’arredo, tema caro al maestro, 12 DESIGN +

rappresenta l’essenza della Linea Fontanesi. Ogni modello è nato da un pensiero scultoreo che prende forma e si plasma nella materia. Il suo scopo è quello di conferire all’arte un valore, oltre che estetico e concettuale, di utilità quotidiana, dove l’espressione artistica trova collocazione all’interno della vita domestica. L’autenticità dell’opera è garantita dal numero di serie inciso su ogni esemplare e dalla firma dell’autore. Inoltre, le caratteristiche tecniche e il numero di serie sono riportate sul certificato d’autenticità. Appare evidente che chi si rivolge all’azienda di Ozzano è una persona che cerca, negli oggetti d’arredamento, arte e originalità. «Le Officine Calesini - conclude Judith Castelló - mettono a disposizione la propria esperienza pluriennale, a favore di architetti e privati, desiderosi di produrre o sviluppare una propria idea o progetto. Questa formula di collaborazione alimenta la creatività dei designer e sollecita le capacità artigianali e tecniche delle Officine Calesini, dando vita a lavori di qualità e di grande valore progettuale». PER SAPERNE DI PIÙ Officine Calesini, via Tolara di Sotto, 62/a 40064 Ozzano (Bo) - tel. 051.6521274 www.officinecalesini.it



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INTERIORS

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EDIZIONE LIMITATA

Cassina e Louis Vuitton hanno voluto ricordare Charlotte Perriand con una chaise - longue limited edition. In Emilia Romagna ce ne sono solo tre pezzi e si possono trovare nel temporary store di Gianpaolo Gazziero a Bologna

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uesta versione della chaise-longue, la LC4 CP, – spiega Barbara Lehmann, responsabile dell’archivio storico di Cassina - è un omaggio a Charlotte Perriand soprattutto per la raffinatezza dei dettagli con cui è stata realizzata. Dettagli di alta selleria, che già negli anni Trenta avevano ispirato le collezioni dell’alta moda. Alcune delle versioni storiche dei modelli della collezione LC rieditate da Cassina furono infatti rielaborate dalla stessa Charlotte rispetto ai modelli studiati insieme a Le Corbusier e Pierre Jeanneret con l’apporto di un contributo personale, capace di “aggiungere una dimensione di umanità al talvolta freddo razionalismo

del maestro”. Si trattava di rielaborazioni e definizione di alcuni dettagli che nascevano da un’attenzione profonda all’uomo e ai suoi gesti, tipica e caratteristica del suo modus operandi. Charlotte Perriand, una donna pioniere del moderno, è stata scelta da Louis Vuitton come musa ispiratrice di una sua collezione, per il carattere di libertà e anticonformismo che ha sempre caratterizzato la sua attività». Barbara Lehmann spiega così perché Cassina e Louis Vuitton, insieme, hanno voluto rendere omaggio all’architetto Charlotte Perriand, con una chaise-longue evocativa LC4 limited edition di cui sono stati prodotti solo 1000 pezzi. Louis Vuitton, inoltre, ha scelto lo stile anticonformista di LC4 CP di Le Corbusier, Pierre Jeanneret, Charlotte Perriand in occasione della Collezione Icones 2014 di Louis Vuitton. La nuova edizione limitata è stata presentata a Design Miami/Art Basel Miami Beach 2013

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INTERIORS

Il cuoio naturale fornito dalla conceria di Louis Vuitton è fissato direttamente alla struttura della LC4 CP, e il poggiapiedi e il poggiatesta sono stati realizzati in cuoio marrone scuro a contrasto

Charlotte Perriand come ispirazione per le Collezioni Icônes Primavera /Estate 2014 e per l’Autunno /Inverno 20142015. La LC4 CP è estremamente innovativa grazie alla lavorazione del materasso autoportante che è stato sviluppato con il know-how industriale di Cassina e l’expertise di Louis Vuitton nella selleria artigianale. Dettagli caratteristici sono particolarmente riconoscibili nella cucitura

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gialla del cuoio naturale e nei cinturini eleganti del poggiatesta che ricordano la lavorazione delle borse firmate Louis Vuitton. Ogni base color basalto porta la dedica “Hommage de Cassina à Charlotte Perriand à l’occasion de la Collection Icônes 2014 de Louis Vuitton” ed è autenticata con il numero progressivo dell’edizione limitata. Le firme degli autori e il logo Cassina I Maestri sono incisi, co-

me sempre, sulla struttura per sottolineare che Cassina è l’unica azienda autorizzata a realizzare i mobili disegnati da Charlotte Perriand. Questa icona distintiva del design è disponibile presso le migliori boutique Cassina in tutto il mondo. Mentre in tutta la regione Emilia Romagna se ne trovano solo tre pezzi esclusivamente presso il temporary store di Gianpaolo Gazziero in Galleria Cavour (sul ballatoio del primo piano) a Bologna. «Questa poltrona – prosegue Barbara Lehmann - è sempre stata speciale per Charlotte Perriand perché è simbolo delle sue ricerche sui diversi modi di sedersi e riposarsi. Charlotte Perriand fu infatti la persona che si occupò in maniera diretta della realizzazione dei primi prototipi dei rivoluzionari arredi esposti nel 1929 al Salon d’automne. Per tale ragione fu particolarmente orgogliosa di poter depositare per questo modello un brevetto d’invenzione (depositato solo per tale modello e non per gli altri della collezione) per il sistema di scorrimento della culla che avviene per attrito sui tubi di gomma che rivestono i traversi del piedistallo. Questa straordinaria donna fu inoltre immortalata in una significativa e affascinante foto sdraiata sulla chaise longue stessa. Una fotografia che esplicitava con immediatezza il significato profondo di questa icona, la corrispondenza quasi mimetica tra il corpo umano e l’oggetto di arredo divenuto “attrezzatura per gli interni” – équipement d’intérieur».



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TRAS.FORMARE

UN BAR TEMPORANEO

In Giappone alcuni studenti hanno realizzato uno stand dove è possibile sedersi a mangiare Oden in tutta tranquillità. È un progetto assolutamente sostenibile infatti è realizzato solo con le canne che crescono spontaneamente nei pressi dell’università

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gni anno la classe di Progettazione del Territorio dell’Univesità di Arti e Design di Seian, in Giappone, progetta e costruisce uno spazio fatto con le canne che crescono intorno al Lago Biwa. L’università infatti si trova vicino al lago, nella Prefettura di Shiga, a nord-est di Kyoto. L’anno scorso, guidati dal designer nonché loro insegnante, Naoya Matsumoto, per il secondo anno consecutivo, hanno costruito una sorta di bar, uno stand in cui vendere Oden (un cibo tipico giap-

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ponese) in occasione della festa della scuola, lo hanno chiamato Yoshi Bar 2nd. La struttura si costruisce in un paio di giorni e con estrema facilità: è fatta da sei pannelli di canne intrecciate (uno per la parte davanti, uno per il retro, due per le pareti a destra e a sinistra e due per il tetto) uniti sempre tramite canne. Dal davanti la struttura ha l’aspetto della tipica casa giapponese con il tetto a due spioventi, una forma, quindi, cara ai giapponesi così come l’Oden, il cibo che si vende all’interno: lo scopo è quello di dare a chi vi entra

un’idea di calore familiare e la possibilità di rilassarsi. È un progetto del tutto sostenibile, che evoca la bellezza delle canne lasciandole allo stato grezzo. Durante il giorno il “bar” appare quasi trasparente, di notte le luci illuminano le canne facendole brillare. Nel 2013 il progetto ha vinto il prestigioso Platinum A' Design Award in Interior Space and Exhibition Design Category: A' Design Award and Competition è un importante concorso mondiale di design che premia i migliori design, le idee di design e i prodotti e servizi.



PROGETTO / 1

PLURISFACCETTATA E POLIEDRICA

Tutte le foto Julien Lanoo

el suo contesto n e sc ri se in si n e b le. Una torre che n masterplan, che segnano un il L : a it sc re c in Una città dio LAN, icio, una città, u u if st d e o ll n a U d . o ir tt n a e d v a re urbano: Eur o. È un progetto ri o it rr te l e di Iole Costanzo d le 8 a 9 it 9 v 1 l to e n d e A m cambia masterplan di OM so o m fa l e d e n o si a conclu


SCHEDA

Progetto Euravenir Luogo Lille, Francia Progettazione LAN Architecture Finanziatore Groupe IRD Costo euro 5,9 m Superficie costruita 3486 m² Cronologia 2010-2014 Studio facciate Elioth


PROGETTO / 1

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e città cambiano. Evolvono e crescono. Ma, pur modificandosi, conservano comunque una loro parvente staticità che inganna. Che induce a credere che le città restino uguali a se stesse nei secoli o che il cambiamento avvenga per aggiunta all’esistente, senza che le preesistenze ne subiscano modifiche. Ma la realtà è diversa. Le città nel tempo evolvono, si adeguano a nuove progettazioni e si adeguano a nuovi bisogni e necessità. E soprattutto rispondono ai nuovi piani, alle nuove strategie di sviluppo pensate e sviluppate secondo principi socio-economico e culturali molto diversi tra loro. Per Lille, l’antica città francese delle Fiandre, è andata proprio così. Storicamente nota per la sua vocazione mercantile e industriale, oggi è diventata una città vivace, ricca, eclettica, studentesca e soprattutto è divenuta un centro economicamente molto attivo. Ma ciò che risulta molto interessante è che questa storica città ha modificato completamente la sua vocazione, la sua identità. Lille è oggi il baricentro del noto triangolo d’oro Parigi-LondraBruxelles. È la porta d’ingresso per il nord d’Europa. Ed è proprio questa nuova condizione socio economica che da qualche anno ne ha determinato la crescita in più direzioni, coinvolgendo anche, ovviamente, l’aspetto urbanistico. L’impianto cittadino ha subìto grandi cambiamenti e i più sono avvenuti secondo il famoso masterplan, redatto nel 1998, da OMA-Rem Koolhaas. E proprio di recente, sull’ultima particella di questo noto e discusso masterplan, è stato costruito l’edificio per uffici Euravenir, la torre pluridirezionale progettata da LAN, lo studio italo-francese guidato da Benoit Jallon e Umberto Napolitano. Il sito su cui è stata costruito l’edificio dell’Euravenir, posto fra la stazione, la circonvallazione, il quartiere residenziale di

LE FACCIATE SONO STATE PROGETTATE ANCHE PER FAVORIRE DALL’INTERNO LA VISTA, A 360 GRADI, DI LILLE, DEI SUOI NUOVI QUARTIERI E DEI SUOI SPAZI VERDI 22 DESIGN +

PIANTA PIANO TERRA

PIANTA PRIMO PIANO

PIANTA QUARTO PIANO

PIANTA OTTAVO PIANO



PROGETTO / 1 SEZIONE LONGITUDINALE

Euravenir, proprio perché costruita secondo alcune direzioni presenti nel sito, ha acquisito il valore di cerniera, o comunque di elemento di raccordo tra le parti. A destra e in basso, la torre vista da due angolazioni differenti

È LA NUOVA CONDIZIONE SOCIO ECONOMICA DI LILLE CHE DA QUALCHE ANNO NE HA DETERMINATO LA CRESCITA, COINVOLGENDO ANCHE L’ASPETTO URBANISTICO Saint Maurice, il parco Henri Matisse di Gilles Clément e il grande cimitero, ha in un certo qual modo condizionato tutto il progetto. La torre è infatti un nodo, una cerniera, un elemento di raccordo, un punto di sutura tra diverse parti di città, condizione che ha reso questo manufatto un’architettura plurisfaccettata, poliedrica, composita, che si presenta con una geometria alquanto rigida che però risponde bene alla scala del progetto e che ben si adatta a quella urbana. La forma di questa struttura ha una sua precisa genesi, nasce dall’dea di un volume sezionato secondo la direzione di alcuni assi viari presenti nel tessuto urbano esistente e precisamente Avenue Le Corbusier, Boulevard Pasteur e rue Faubourg de Roubaix. La torre è, dunque, un prisma multisfaccettato che ha ogni lato parallelo a un diverso asse viario. E così pensata altro non 24 DESIGN +

è che una quinta per l'avenue Le Corbusier e una conclusione per l’angolo con place Valladolid. I prospetti, le diverse facciate, non solo sono determinate da alcune direzioni già esistenti, ma riprendono anche il ritmo e la scansione degli edifici vicini, generando così con l’intorno una continuità spaziale e dimensionale che lega il tutto. A completamento di questa inusuale logica progettuale basata sull’interazione con l’ambiente circostante, le facciate sono state progettate anche per favorire dall’interno la vista a 360 gradi di Lille e per la precisione dei suoi nuovi quartieri, dei suoi spazi verdi e anche del centro. Gli uffici, pensati per essere ambienti flessibili, seguono una logica propria, contraria a quella normalmente in uso: è la forma a determinarne la funzione e non il contrario. Inoltre in ogni piano vi è un nucleo cen-



PROGETTO / 1 PLANIMETRIA GENERALE

trale, un nocciolo entro cui sono stati racchiusi gli spazi di servizio e i collegamenti verticali, che ha anche funzione portante. Mentre per l’involucro, in vetro e rame, la logica compositiva, diversa per ogni facciata, è stata dettata dalle esigenze espositive: la pelle dell’edificio è infatti formata da doppi ricorsi di pannelli variamente porosi, e la matrice delle forature del rivestimento di rame così come la disposizione stessa delle bucature, guidata sempre dall’orientamento, serve per filtrare la luce negli am-

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bienti interni e garantire il maggior confort agli utenti. Inoltre a cambiare la percezione degli spazi interni è l’alternanza tra parti opache e forate, una condizione che rende ogni interno diverso l’uno dall’altro. La torre è tutta costruita sull’onda del cambiamento, non gratuito o fine a se stesso. Un cambiamento generato da nuove esigenze socio-economiche che hanno completamente modificato il destino della città. Ma soprattutto un cambiamento “in asse” con tutto ciò che la circonda.


A sinistra, sulla planimetria generale del progetto sono segnate le direzioni principali che hanno influenzato l’evoluzione del progetto. I prospetti hanno volutamente diverse direzioni, ma quelli sulla strada hanno il fronte allineato con le facciate degli edifici esistenti. Nelle due foto, il prospetto ovest visto da due diverse angolazioni. Il rame in facciata riprende le tonalità già presenti negli edifici che stanno intorno



PROGETTO / 1 SCHEMI SINOTTICI

A sinistra, una fotografia dall’alto. La Torre Euravenir si inserisce perfettamente nel contesto urbano preesistente. È evidente quanto il lotto 41-A, ultimo rimasto del masterplan del 1998, sia proprio vicino a un incrocio

INQUADRAMENTO TERRITORIALE

importante e con più direzioni. A destra, l’inquadramento territoriale di piccola scala che mette in relazione la torre con la stazione Lille-Europa e con il resto della città. In alto, gli schemi sinottici della logica progettuale adottata


PROGETTO / 1

PROSPETTO OVEST

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PROSPETTO SUD


Euravenir è un elemento di completamento in un quartiere cresciuto sotto la direttiva programmatica del noto piano redatto da OMA-Rem Koolhaas. Con la sua posizione fa da quinta scenica per l’Avenue Le Corbusier, una strada importante per il quartiere che in quell’ultimo tratto diventa un viadotto

PROSPETTO EST

PROSPETTO NORD

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PROGETTO / 2

SILENZIO E MUSICA

Ha una sala per la musica sinfonica tra le migliori in tutta Europa, la nuova House of Music di Aalborg progettata da Coop Himmelb(l)au. Una struttura a U, dalle rigide geometrie, con al centro la sala, il cuore pulsante dalla forma organica e con un valore di riduzione del suono pari a NR10 di Iole Costanzo


SCHEDA

Foto ©Duccio Malagamba; planimetrie ©Coop Himmelb(l)au

Progettazione COOP HIMMELB(L)AU, Wolf Prix & Partner ZT GmbH CEO Wolf D. Prix Cliente North Jutland House of Music Foundation, Aalborg, Danimarca Acustica Arup, New York, USA Landscape Jeppe Aagaard Andersen, Helsingør, Denmark Strutture Rambøll, Aalborg, Denmark; B+G Ingenieure, Bollinger und Grohmann GmbH, Frankfurt, Germany Superficie edificio 17.637 m² Superficie lotto 20.257 m²


PROGETTO / 2 HOUSE OF MUSIC È UN CENTRO CULTURALE E SPAZIO MULTIFUNZIONALE CHE OSPITA AL SUO INTERNO UNA SALA CONCERTO E UNA SCUOLA MUSICALE E COREUTICA


O

ggi forse più che mai costruire un auditorium ha un senso. Di recente ad Aalborg, in Danimarca, è stata inaugurata House of Music, una nuova struttura dal linguaggio architettonico duro e asciutto, anche se tendente al decorativismo, realizzata in cemento armato, acciaio, alluminio e vetro. Progettata dallo studio austriaco Coop Himmelb(l)au, la House of Music è una struttura che unisce le funzioni culturali a quelle pedagogiche. È un ibrido dotato di ampi spazi, in un certo senso “sinergici” e pensati per facili-

tare gli scambi tra artisti, studenti, educatori e anche spettatori. La sala concerti, da 1300 posti, è il cuore di tutta la struttura ed è incastonata al centro dell’edificio a U che ospita le aule per la didattica e quelle per lo studio degli strumenti. Ma cos’è House of Music? È un luogo appositamente pensato per guidare l’ascolto. Un ascolto attivo, vicino alla fonte del suono, fatto anche di vibrazioni e silenzi. È un luogo in cui più di ogni altro c’è la scelta di ascoltare e in cui si va preparati e soprattutto consapevoli di ciò che si ascolta. E oggi che siamo circondati da musica e

Il prospetto principale è antistante la piazza e protende verso il fiordo poco distante. La House of Music è un complesso di quattro volumi tra loro collegati. Il perno su cui tutto ruota è la sala da concerto posta al centro


PROGETTO / 2 SCHEMI SINOTTICI

In alto due tipologie di schemi sinottici: i primi due chiariscono la circolazione all’interno della struttura, quelli più in basso schematizzano l’organizzazione funzionale di tutto il complesso

LA STRUTTURA, CHE UNISCE LE FUNZIONI CULTURALI A QUELLE PEDAGOGICHE, È DOTATA DI AMPI SPAZI SINERGICI 36 DESIGN +

rumori, luoghi di questo tipo acquistano valenze importanti. I rumori ci avvolgono continuamente. Non è un caso che è solo negli ultimi decenni che si parla di inquinamento acustico. Il nostro periodo storico è anche quello dell’ascolto passivo e continuo, in cui i suoni/rumori sono ripetutamente e passivamente sentiti e da cui la mente umana si difende con l’insensibilità acustica, una risposta difensiva che sembra possa produrre anche conseguenze quali l’impoverimento dell’immaginario. Raymond Murray Schafer, uno studioso-compositore canadese, ha coniato un nuovo termine per descrivere il nostro tempo: schizofonico. Termine più che

adatto a descrivere quest’epoca della massima riproducibilità tecnica e in cui il suono è nettamente separato dalla fonte originaria di produzione. Schizofonico è sicuramente un’affermazione forte ma è anche difficile da smentire. Ecco perché oggi è giusto più che mai che le città si corredino di auditorium, di case della musica o di centri polivalenti dove l’ascolto è dal vivo. Luoghi così pensati sono diversi dal teatro. Ed è in queste architetture, più che in qualsiasi altro luogo, che il suono diventa ambiente. Un ambiente dalla particolare morfologia, dove le onde sonore e i materiali riflettenti sono stati appositamente studiati. Così è per la sala, dalla



PROGETTO / 2 La hall al terzo piano è lo spazio antistante la sala sinfonica e da cui si può godere anche di un panorama a 360° sul paesaggio che gravita intorno alla struttura. È qui che arriva la scala elicoidale che parte dal foyer

Il piano volumetrico rende evidente il confronto tra la House of Music e gli edifici presenti nei pressi. La massa e le altezze sono similari tra loro. Tutta l’isola si rapporta in maniera diretta con il fiordo antistante

Il foyer, un volume oblungo e organico, si proietta verso la piazza, abbassandosi d’altezza fino a diventare un’asola sinuosa a cui si attesta la gabbia rigida della porta di accesso principale

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PROGETTO / 2 PIANTA LIVELLO 3

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SALA JAZZ

SALONE

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TERRAZZA

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SALONE TERRAZZA

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1. sala per le esibizioni musicali; 2. aula per l’educazione musicale; 3. dietro le quinte; 4. orchestra sinfonica di Aalborg; 5. foyer; 6. sala ristorante; 7. bar; 8. locali per la cucina; 9. biblioteca; 10. spazio per gli impianti tecnici; 11. deposito; 12. spazio adibito a parcheggio PIANTA LIVELLO 2

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1

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40 DESIGN +

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PIANTA LIVELLO 1

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1

5

È PRESENTE UN SISTEMA DI RISCALDAMENTO LA CUI TRASMISSIONE TERMICA È AFFIDATA ALL’ACQUA, CHE CIRCOLA IN TUBI ALL’INTERNO DEI SOLAI PIANTA LIVELLO 0

ENTRATA SCUOLA

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ENTRATA

1 4

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ENTRATA PRINCIPALE

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ENTRATA ENTRATA ARTISTI/STAFF

DESIGN + 41


HOUSE OF MUSIC È UN LUOGO APPOSITAMENTE PENSATO PER GODERE DI UN ASCOLTO ATTIVO, VICINO ALLA FONTE DEL SUONO, FATTO DI VIBRAZIONI E SILENZI


PROGETTO / 2 SEZIONE LONGITUDINALE DELLA SALA SINFONICA

forma fluida, dell’House of Music di Aalborg. Una sala pensata per ottenere la massima resa acustica sfruttando anche la forma delle sedute dell’orchestra o dei balconi curvi, senza che ciò ne pregiudichi la vista del palco; e che è stata progettata così da essere unica nel suo isolamento dall’esterno. Nella House of Music anche il foyer, questo spazio oblungo che si proietta verso la piazza e il fiordo antistante, è di ampie dimensioni e i molti finestroni offrono la vista sulla natura e sulle sale prove, come sulla sala concerti, donando agli utenti la sensazione di stare dentro agli eventi musicali. Ma il foyer presenta anche un altro ele-

mento architettonico che lo caratterizza molto, la scala, una struttura verticale che ha funzione di torre dei venti e che consente continui collegamenti con i vari piani. La logica sostenibile è stata adottata in molte parti dell’edificio. Ovunque è stato applicato infatti un sistema di riscaldamento la cui trasmissione termica è affidata all’acqua, che circola in tubi situati all’interno dei solai, sia in estate che in inverno. Mentre le pareti perimetrali della sala, realizzate in cemento armato, fanno da massa accumulatrice. Una massa attutente, protettiva, accogliente. Forse è anche adatto dire accudente, perché isola dai rumori

1. sala per le esibizioni musicali; 2. aula per l’educazione musicale; 3. dietro le quinte; 4. orchestra sinfonica di Aalborg; 5. foyer; 6. ristorante; 7. bar; 8. cucina; 9. biblioteca; 10. spazio tecnico; 11. deposito

SEZIONE LONGITUDINALE DELL’INTERO EDIFICIO

2 10

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4 1

esterni, condizione che fa della sala il cuore silenzioso della House of Music. Suono e silenzio sono elementi importanti in musica come in architettura e fanno riemergere alla memoria alcune parole pronunciate da Renzo Piano nel 2010 in una intervista: «Talvolta l’architettura cerca il silenzio e il vuoto in cui la nostra coscienza si possa ritrovare. Il silenzio è un po’ come il buio: bisogna avere il coraggio di guardarlo. E poi pian piano si comincia a vedere il profilo delle cose. Quindi l’architettura è anche l’arte di creare luoghi per il silenzio, per la meditazione». E per l’ascolto di sé e della musica, che da sempre produce emozioni.

5

3

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DESIGN + 43


PROGETTO / 2


LA STRUTTURA SI AFFACCIA SULLA PIAZZA CON IL SUO ASPETTO AUSTERO E LE SUE GEOMETRIE RIGIDE, MA SI APRE AL TEMPO STESSO SU DI ESSA CON IL FOYER CHE INVITA A ENTRARE E CONDIVIDERE GLI SPAZI INTERNI


PROGETTO / 3 SCHEDA

Foto Iwan Baan

Opera Jockey Club Innovation Tower Città Hong Kong Progettisti Zaha Hadid, Patrik Schumacher Acustica Westwood Hong & Associates Ltd Superficie totale livelli 15.000 mq Altezza totale 78 m Capacità 1800 studenti & staff

La dinamica e fluida Jockey Club Innovation Tower progettata dallo studio di Zaha Hadid a Hong Kong altro non è che una scuola di design con ne aule, laboratori e tutto ciò che concer la didattica. Una scuola dalle linee nuove e per nuove generazioni di Mercedes Caleffi


PEDAGOGIA DIDATTICA E DESIGN


Foto Iwan Baan


PROGETTO / 3

M

a è una torre? Sia lo studio di progettazione che i comunicati presenti su web usano questo termine. E perché no, potrebbe essere il termine esatto. Ma a voler spaccare il capello, dal punto di vista etimologico il termine “torre” indica una costruzione dalla spiccata evoluzione in una sola direzione, l’altezza. La torre è un’antica tipologia architettonica difensiva, che ai nostri giorni si è trasformata in un edificio multifunzione. E a ben analizzare la JCIT, la Jockey Club Innovation Tower, l’edificio di 15 piani progettata da Zaha Hadid nella città di Hong Kong e ospitante al suo interno tutto ciò che concerne il mondo dell’insegnamento del design (studi, laboratori, atelier, aree espositive, aule polifunzionali, sala conferenze e spazi comuni) è realmente una torre? La sua pianta non è compatta e non ha neanche

Foto Doublespace

A sinistra, la JCIT, con la sua massa vibrante, vista dalla vicina strada a scorrimento veloce. A destra, una visione prospettica dell’edificio, tra la strada e il campo di calcio, con la luce del tramonto. In basso, schema assonometrico della circolazione interna

ridotte dimensioni. Ha una forma a “L” che quasi avvolge il campo di calcio, e a voler fare una similitudine iconografica contemporanea si potrebbe quasi paragonarla a un oblungo pac-man pronto a fagocitare l’impianto sportivo. A parte le più immediate e intuitive associazioni di idee, l’ampiezza della pianta, dell’attacco a terra, è tale da essere quasi simile all’altezza della struttura. E quindi ancor di più la domanda è lecita: ma è una torre? Certo oggi che l’architettura si basa su teorie non univoche, che presenta aspetti poliedrici ed è oltremodo influenzata da dinamiche interattive e cangianti, ponendosi così in un campo da molti definito della “deregolazione”, tentare una classificazione tipologica risulta essere alquanto anacronistico come approccio analitico. Oltretutto essendo Zaha Hadid, architetto anglo-irachena dal linguaggio avvolgente, metamorfico, sfuggente, informe e “liquido” , la progettista della Jockey Club Innovation Tower, ancor di più preoccuparsi della tipologia sembra essere inadeguato. Torre o no, la JCIT, costruita all’interno del campus della Hong Kong Polytechnic University, ha una forza espressiva unica. Diventerà un segno. Un elemento urbano, dalla forza scenica in grado di connotare l’anonimo quartiere dal paesaggio piatto, uguale a se stesso e relativamente nuovo, essendo cresciuto nell’arco degli ultimi 50 anni. La JCIT sarà un nuovo spazio urbano che arricchirà la diversità e la dinamicità della vita universitaria. Il lotto su cui insiste, posto all’estremità nord-ovest del campus universitaDESIGN + 49


Foto Iwan Baan

Il volume fluido e dinamico della Jockey Club Innovation Tower visto dalla terrazza di uno degli edifici adiacenti. L’edificio è reso vibrante dal sistema delle facciate, frammentario e leggero, fatto di vetro e brise-soleil

rio, si presenta irregolare e stretto, limitato da un lato dal campo di calcio dell’università e dall’altro da uno svincolo autostradale. Nonostante questo la struttura è comunque strettamente collegata con il cuore della città universitaria. Ma ciò che maggiormente arriva è la fluidità delle linee dell’intera struttura: una morbidezza di linee che coinvolge l’interno e l’esterno, il dentro, il fuori e i cortili che, nella loro peculiarità, creano spazi informali adatti allo scambio, all’interazione e soprattutto all’integrazione tra gli spazi espositivi e quelli ricreativi. Sicuramente la fluidità di questi spazi promuove la multidisciplinarietà. Se ciò che è fluido è in un certo senso anche liquido, è come dire che un’architettura avvolgente, in un certo senso informe e forse è anche il caso di dire sfuggente e fluttuante, genera più connessioni, conseguenze e legami di un amore fluido; vedi Zygmunt Bauman. Nella Jockey Club Innovation Tower è presente un’elevata connettività, rappresentata soprattutto dalla trasparenza, dagli spazi comuni e dai percorsi: soluzio-

ni architettoniche che favoriscono e alimentano l’interazione tra persone e persone e tra persone e discipline. Nulla di più adatto perché le idee crescano. E perché ne nasca un buon design. Perché l’unione fa la forza? Non è così banale. Perché il confronto arricchisce e fa crescere l’uomo. E difatti non esistono succedanei a questo tipo di rapporti-incontri, neanche ai nostri giorni, in cui la comunicazione è il perno stesso della società. Perché sono incontri proficui fatti di idee, amicizia e solidarietà. “Anarchici” direbbe Bauman. «Vista attraverso la lente di un mondo ordinato, ben costruito e perfettamente funzionante, l’area grigia dell’amicizia e solidarietà umana appare come il regno dell’anarchia». A questo punto, in chiusura, non può mancare un sillogismo aristotelico: se solidarietà e amicizia fanno parte del regno dell’anarchia, e gli spazi “liquidi” generano sentimenti come l’amicizia e la solidarietà, allora la JCIT, una torre dall’andamento “liquido”, altro non è che una torre “anarchica”. Se di torre possiamo parlare.


PROGETTO / 3


Foto Iwan Baan



PROGETTO / 3 LA TORRE DI 15 PIANI PER 78 METRI DI ALTEZZA PRESENTA UNA FORMA AVVENIRISTICA E OCCUPA UN’AREA DI 15MILA METRI QUADRATI E PUÒ OSPITARE 1800 STUDENTI. IL COMPLESSO È DESTINATO A PROMUOVERE PROGRAMMI INTERDISCIPLINARI ORIENTATI ALLA RICERCA E SPERIMENTAZIONE DI NUOVI LINGUAGGI

54 DESIGN +


Foto Iwan Baan

PLANIMETRIA GENERALE

Sopra, la planimetria generale: in un tessuto urbano rigido spicca la sinuositĂ della JCIT. A sinistra la JCIT vista da est. La struttura abbraccia il campo sportivo che vi sta alla base. Ma su uno solo dei due bracci la fluiditĂ , che tanto connota questa

struttura, si sviluppa in altezza. Condizione che conferisce tanto slancio e morbidezza alla torre, sin dal basamento, da sembrare la parte antistante di una nave (carena e prua) quando con calma e morbidezza giunge in un porto, dominandolo

PROSPETTO SUD

DESIGN + 55


PROGETTO / 3 PIANTA QUOTA 0

1. piano terra ingresso; 2. workshop legno; 3. workshop metallo; 4. studio fotografia; 5. produzione tv; 6. laboratorio meccanica; 7. sottopasso PIANTA PIANO 6

1. atrio; 2. studio design; 3. laboratorio di ricerca; 4. sala riunione; 5. ufficio; 6. esposizione temporanea 56 DESIGN +


PIANTA PIANO 1

1. ingresso primo livello; 2. laboratorio meccanica; 3. workshop multimediale; 4. workshop modellazione; 5. ufficio; 6. disimpegno esterno PIANTA PIANO 12

1. sala riunione; 2. ufficio; 3. aula; 4. laboratorio ricerca; 5. giardino pensile; 6. spazio comune DESIGN + 57


PROGETTO / 3 SEZIONE AA

1. laboratorio di car design 2. modellazione della creta 3. studio fotografico 4. workshop tv 5. laboratorio audio/video 6. spazio espositivo 7. hall d’ingresso 8. aula 9. sviluppo progetti 10. archivio biblioteca 11. laboratorio design 12. art studio 13. ufficio

SEZIONE BB

1. workshop 2. workshop modellazione 3. workshop media 4. spazio espositivo esterno 5. auditorium 6. atrio 7. studio di design 8. laboratorio digitale 9. laboratorio di design 10. sede didattica 11. uffici 12. terrazza 13. spazio espositivo

SEZIONE CC

1. workshop tv 2. laboratorio design 3. hall d’ingresso 4. spazio espositivo 5. atrio 6. aula 7. spazio progetti 8. ufficio 9. laboratorio computer

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SEZIONE DD

1. workshop 2. spazio multiuso 3. laboratorio di car design 4. esposizione 5. aula 6. spazio progetti 7. ufficio 8. laboratorio computer

SEZIONE EE

1. studio fotografico 2. workshop 3. esposizione 4. punto vendita 5. aula 6. spazio progetti 7. archivio biblioteca 8. sala riunione 9. laboratorio di ricerca 10. laboratorio di computer 11. ufficio 12. terrazza

SEZIONE FF

1. studio fotografico 2. workshop 3. esposizione 4. atrio 5. spazio progetti 6. sala riunione 7. laboratorio design 8. sezione didattica 9. terrazza

DESIGN + 59


Foto Virgile Simon Bertrand

LE VETRATE INTERNE E I VUOTI PORTANO LA TRASPARENZA E LA CONNESSIONE VERSO L’ESTERNO, MENTRE GLI SPAZI COMUNI STIMOLANO L’INTERAZIONE FRA I TANTI GRUPPI

60 DESIGN +


Foto Iwan Baan

Foto Virgile Simon Bertrand

Foto Iwan Baan

PROGETTO / 3

A destra, tre viste degli ambienti interni: ampie aule, luoghi di socializzazione e laboratori attrezzati: ambienti bianchi e illuminati da una luce filtrata dai brise-soleil posti in facciata. Le aule e i laboratori sono tanti, posti lungo il perimetro delle piante, lasciando cosĂŹ la parte centrale ai servizi, ai collegamenti e agli spazi comuni

Foto Iwan Baan

Sopra e a sinistra, la scala, morbida, scultorea e centrale, che collega tutti i piani. Ha una balaustra carenata bianca che ne accompagna l’intero sviluppo su tutti i piani. Pertanto la tromba risulta essere un vuoto luminoso plastico e maestoso

DESIGN + 61


Foto Iwan Baan


Foto Doublespace

La rampa di scale ha un’illuminazione naturale zenitale che ne rinvigorisce il candore. La carenatura scultorea del corrimano vibra con il passare delle ore del giorno. La luce del sole, con il variare delle stagioni, riflette in modo diverso tra le stratificazioni che costituiscono la ringhiera


PROGETTO / 4

VOLUMI A CONTRASTO

L’Eemhuis Cultural Centre progettato da Neutelings Riedijk Architects è un edificio ubicato in una zona di riqualificazione urbana. È stato concepito secondo una logica di mescolanza che ha visto confrontarsi una biblioteca, un centro espositivo, gli archivi del patrimonio e una scuola di danza, musica e arti visive di Federica Calò


SCHEDA

Tutte le foto ScagliolabrakkeeŠNeutelings Riedijk Architects, Rotterdam, The Netherlands

Progettisti Neutelings Riedijk Architects Luogo Amersfoort, Olanda Superficie 16.000 mq Inizio lavori 2011 Inaugurazione 2014


PROGETTO / 4

A destra, vista serale dell’edificio che mostra la combinazione dei tre materiali utilizzati, mattoni a vista per il basamento, finestre a vetro per il rivestimento della biblioteca e lastre metalliche per i volumi dell’ultimo livello

U

n complesso progetto di riqualificazione nel centro storico della città di Amersfoort, nei Paesi Bassi, è stato il pretesto per realizzare una particolare architettura come emblema di un nuovo spazio pubblico. È stato inaugurato lo scorso giugno, infatti, l’Eemhuis Cultural Centre progettato da Neutelings Riedijk Architects situato nei pressi della Piazza Eem, vicino alle rive del fiume omonimo. L’edificio prende forma al centro di un ampio spazio aperto presente ai piedi del suo basamento. Un volume complesso s’innalza sulla piazza pubblica e si articola in diversi corpi distinti ognuno da una sua funzione e da una sua finitura. Il progetto è caratterizzato, infatti, da una piazza rivestita di pietra e aiuole verdi, il cui carattere di luogo di aggregazione prosegue al piano terra dell’edificio che contiene la caffetteria e gli ingressi alle varie funzioni. La linearità del basamento dell’intero complesso, variabile e sinuoso, è realizzata in mattoni smaltati di 30 cm di lunghezza, anch’essi caratterizzati dalla forma allungata che rafforza la percezione del rivestimento orizzontale. Sopra questo livello compatto si adagia il volume di rivestimento dell’intera area destinata alla biblioteca rivestita da vetrate trasparenti con vista sulla città circostante. Mentre la finitura

dei volumi aggettanti è costituita da pannelli metallici con pattern punteggiato da semisfere lucenti che regalano un tocco di creatività all’imponente presenza dei corpi a sbalzo. Lo spazio espositivo si trova al piano terra, quasi come se, anch’esso, fosse il proseguimento della piazza pubblica ed è dotato di una grande sala centrale, per metà interrata, circondata da una serie di ambienti di dimensioni più ridotte, sempre destinati all’allestimento di mostre. Lo spazio della biblioteca, posto nel cuore dell’edificio stesso, è anch’esso una sorta di prolungamento del luogo di aggregazione esterno, che, grazie alla sua forma allungata e ad ampi gradoni, sviluppati all’interno di un open space a tutta altezza, conduce i visitatori fino al suo piano principale. Gli arredi e gli scaffali dei testi, scadenzati con lo stesso ritmo dei gradoni, accentuano questa separazione per livelli aiutando anche nei percorsi della suddivisione fra le varie aree di consultazione. Questo spazio - indubbiamente la funzione portante dell’intero edificio - sia per le dimensioni sia per la posizione all’interno dello stesso, rappresenta il cuore pulsante di quest’architettura e si percepisce anche da un senso di centralità dell’ampia sala di consultazione sulla quale si affacciano, da vari livelli, un susseguirsi di aperture trasparenti che danno su altre sale adiacenti più piccole.

IMPORTANTE È LA PIAZZA RIVESTITA DI PIETRA E AIUOLE, IL CUI CARATTERE DI AGGREGAZIONE PROSEGUE AL PIANO TERRA DELL’EDIFICIO




LIVELLO -1

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LIVELLO 3

LIVELLO 4

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1. libreria; 2. archivio; 3. Scuola delle Arti; 4. spazio espositivo DESIGN + 69


Lo spazio della biblioteca è un prolungamento del luogo di aggregazione esterno, che, grazie alla sua forma allungata e ad ampi gradoni, sviluppata all’interno di un ampio open space, conduce i visitatori fino al suo piano principale



PROGETTO / 4 SEZIONE LONGITUDINALE

3

3

1

4

Gli arredi realizzati in legno chiaro riprendono lo stesso materiale di rivestimento della pavimentazione, offrendo quel senso di continuità e di armonia degli elementi che danno forma alla composizione di questi interni. Tutto è quindi piacevolmente coordinato e in grado di restituire una visione d’insieme e un comfort ideale grazie anche all’effetto naturale del legno. Il rivestimento ligneo si ritrova, inoltre, su molti altri dettagli del resto dei vari corpi. Tutto il pavimento dei differenti ambienti è realizzato, infatti, in parquet; le varie arcate presenti come divisione fra le sale sono rifinite con pannellature lignee della stessa essenza così come tutte le scale di collegamento. Arrivati all’ultimo livello delle scale della

biblioteca è stato predisposto un ampio spazio adibito a sala lettura/studio affacciato sulla vista della città. Sovrapposto a questo spazio vi è il volume dell’archivio che funge da copertura a quest’area di consultazione. L’ultimo piano dell’edificio ospita la scuola di Arti composta dai tre dipartimenti di Teatro/Danza, Arti Visive e Musica, ciascuna organizzata in un volume separato a sbalzo e posto perpendicolarmente rispetto al resto dell’edificio sottostante. Lo stesso particolare rivestimento di pannelli metallici con il pattern di semisfere lucide è ripreso anche negli spazi interni per dare maggior carattere ad alcune pareti di separazione. La finitura vetrata, oltre a rivestire gran parte delle superfici verticali dell’involucro della biblioteca, favorendo in questo Viste degli spazi destinati a ospitare le funzioni della Scuola delle Arti, che comprende una scuola di danza, di musica e di arti visive, corrispondenti ai volumi a sbalzo presenti all’ultimo livello

SEZIONE TRASVERSALE

3

3

1

4

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A sinistra, nelle due sezioni: 1. libreria; 2. archivio; 3. Scuola delle Arti; 4. spazio espositivo


modo anche l’ingresso della luce naturale, un fattore importante per questo tipo di funzione, si distribuisce anche negli altri volumi. Il vetro, infatti, è stato utilizzato anche per le aperture a nastro che corrono lungo tutto il basamento in mattoni del corpo che poggia a terra ed è stato usato anche per realizzare aperture nelle lastre metalliche della Scuola delle Arti. I volumi a sbalzo posti all’ultimo livello sono dotati di un sistema d’illuminazione che si riflette sulla vetrata sottostante e sui pannelli metallici. Tutto questo permette, in particolare nelle ore serali, la creazione di un effetto particolarmente scenografico dell’edificio e delle sue diverse componenti che provoca un suggestivo gioco di luci e ombre. DESIGN + 73



AN

T E P R I M A

Veduta della mostra No Name Design (foto di Hans Hansen)

OGGETTI PER TUTTI I GIORNI

U

na selezione, a cura di Franco Clivio e Hans Hansen, di circa 1.000 oggetti, classificati per funzione, tipologia, materiale o per associazioni formali. Da diversi decenni Franco Clivio ricerca e colleziona oggetti di uso comune solitamente considerati banali ma che racchiudono qualità tecniche ed estetiche straordinarie. Formatosi alla Hochschule für Gestaltung di Ulm, Clivio ha insegnato per molti anni alla Hochschule für Gestaltung di Zurigo. Visiting professor presso diversi istituti universitari, dal 2003 al 2010 è stato docente alla Facoltà di Design e Arti presso l’Università IUAV di Venezia. Da osservatore perspicace e curioso, mette in evidenza l’ingegnosità e l’intelligenza di questi utensili dal design spesso anonimo. Vero e proprio “cabinet de curiosités”, la mostra è un omaggio a oggetti a priori insignificanti che però hanno modificato e migliorato la qualità della nostra vita. Franco Clivio è designer, ha studiato alla Hochschule für Gestaltung di Ulm e ha insegnato presso la Zürcher Hochschule der Künste di Zurigo. “Se sono ‘anonimi’, - spiega Silvana Annichiarico, direttore del Triennale Design Museum - è solo per la persistenza di quel pregiudizio umanistico che ritiene ‘volgare’ tutto ciò che è frutto delle ‘arti meccaniche’. In realtà, gli oggetti quotidiani collezionati nel

corso degli anni da Franco Clivio delineano uno straordinario atlante di cultura materiale: un repertorio che colpisce non solo per la perfezione tecnica, la performatività e l’eleganza, ma anche per l’orgogliosa modestia. Non pretendono di essere ‘arte’, i martelli e i coltelli, le forbici e gli occhiali che Clivio ha selezionato, catalogato e raccolto con la passione rigorosa di un entomologo delle cose. Eppure, e non c’è dubbio, sono fatti ‘con arte’. Cioè con sapienza, con passione, con competenza. E tuttavia bisogna riconoscerlo, è soprattutto il fatto di essere accolti in una collezione che rivela di colpo tutta la loro indiscutibile bellezza: perché la bellezza è sì nell’oggetto in sé, ma anche e soprattutto nello sguardo, in questo caso, lo sguardo di Franco Clivio, di chi ha deciso che quell’artefatto è degno di essere accostato ad altri che gli assomigliano, e di far parte di un insieme, e di essere mostrato in un certo modo. Degno, cioè, di essere conservato e collezionato”.

MILANO No Name Design Triennale (fino al 14 settembre 2014)

DESIGN + 75


A

MOSTRE

Messa in onda, Zaven + Bottin

Pizza Maxi, Daniele Bortolotto

Bob, Sovrappensiero

La Nazionale Italiana Design, quest’anno guidata da Andrea Maragno (JoeVelluto) e Claudio Larcher (Modoloco), scende in campo per rappresentare l’italianità nel mondo dell’arredo, del design e della comunicazione. Da sempre i Mondiali trasformano le case degli italiani, per questo undici creativi under trentacinque hanno realizzato prodotti che interpretano le mutazioni abitative e umane che si manifestano durante i Mondiali. Il risultato di questo lavoro, arbitrato dal direttore del Triennale Design Museum Silvana Annichiarico, è in mostra presso La Triennale di Milano. La squadra è composta da Sovrappensiero, Zaven, Simone Simonelli, Daniele Bortotto, Giorgio Biscaro, Alessandro Gnocchi, Gianluca Seta,Tankboys, Matteo Zorzenoni, Happycentro e Filippo Protasoni, tutti U35. Gli sponsor e le aziende coinvolte nella realizzazione dei progetti sono Bosa, Black Tie, Corraini edizioni, DesignBottega, Design

76 DESIGN +

MOOD, EcoZema, Lineabeta, Pitti Immagine, Rosso Ciliegia, Wahhworks, W. Nazionale Italiana Design è un progetto di JVLT (JoeVelluto). Il progetto della Nazionale Italiana Design è nato nel 2006 con l’obiettivo di dare visibilità ai giovani designers italiani di talento. In mostra ci sono oggetti pratici e spiritosi, come per esempio “Bob” di Sovrappensiero: il nome sta per “Bug-out-bag”, una 24 ore con un kit di emergenza per i mondiali con all'interno tutto il necessario per l'atmosfera e il tifo giusto per la partita: birra, bandierina e radiolina. L'oggetto è pensato per essere utilizzato in casa, appeso come un estintore o per essere trasportato in giro per prevenire situazioni di emergenza. Gustarsi una pizza maxi con gli amici è spesso il modo migliore per allentare la tensione da partita dei mondiali. “Pizza Maxi” di Daniele Bortotto diventa lo strumento ideale per servire la pizza e condividerla; il piano del tavolino è un comodo vassoio, una volta alloggiato

La Nazionale che vince

nella struttura ognuno può tagliare il proprio trancio con gli accessori disegnati ad hoc, e gustarselo in attesa di un gol. Il pouf “Oronzo” di Giorgio Biscaro ironizza sulle dinamiche quasi liturgiche che accompagnano i calci di rigore degli incontri calcistici. È possibile sedervisi come su un normale pouf, ma in caso di necessità scaramantiche è possibile utilizzarlo anche come inginocchiatoio per implorare le divinità di assistere benevolmente la propria squadra. Il nome è un esplicito omaggio a Oronzo Canà, allenatore della leggendaria Longobarda negli anni ’80. Molto utile anche l’idea del designer Simone Simonelli, “Oracolo”, dedicato ai fedelissimi del “Calcio minuto per minuto”: un tavolo con radiolina integrata. MILANO

Nazionale Italiana Design 2014 Triennale (fino al 7 settembre 2014)


Una mostra dedicata alle fotografie degli edifici disegnati da Magistretti a Milano e conservate nell’archivio, opere di autori come Basilico, Sinigaglia, Monticelli, Casali. Per la prima volta la Fondazione studio museo Vico Magistretti propone una mostra su Magistretti architetto lavorando sulle restituzioni fotografiche di alcuni edifici che hanno caratterizzato il volto di Milano come la Chiesa Santa Maria Nascente al QT8 (1947-55, con Mario Tedeschi), la Torre al Parco Sempione in via Revere (1953-56, con Franco Longoni), la casa in via Leopardi (195861, con Guido Veneziani) la casa in piazza San Marco (1966-73) e il dipartimento di Biologia dell’Università Statale (1978-81, con Franco Soro). Da segnalare, oltre alla mostra, il progetto “Milano, Magistretti e Me. I luoghi di Vico e i tuoi per una mappa collettiva della città”: la Fondazione parte dalle parole di Magistretti per presentare un nuovo

progetto di partecipazione. Solo tra il 1949 e il 1959, nella Milano della ricostruzione, Magistretti ha progettato e realizzato in collaborazione con altri architetti circa quattordici interventi per l’INA-Casa. I pensieri e i giudizi di Vico Magistretti su Milano sono riportati su una mappa della città e rivelano i luoghi cui era più affezionato, le case, sue e di altri architetti, predilette e quelle che avrebbe demolito, i suoi percorsi. Anche i visitatori sono invitati a segnare su questa mappa i luoghi più amati, quelli detestati, gli itinerari quotidiani. Una narrazione collettiva di esperienze urbane per condividere emozioni, pensieri legati ai luoghi, alla città e ai suoi servizi. Le citazioni di Vico Magistretti riportate sulla mappa sono state scritte da Julia Binfield. Il progetto è anche online: i visitatori potranno scattare fotografie o girare video in giro per Milano e condividerli sulla pagina Facebook della Fondazione

Magistretti&Milano

Casa in piazza San Marco, Archivio Studio Magistretti

applicando ai propri scatti l’hashtag #MilanoMagistrettiMe. Il progetto è simile a quello organizzato lo scorso anno e che prosegue ancora adesso: “Il mio Magistretti”, con il quale la Fondazione ha chiamato a raccolta chi possiede un oggetto disegnato da Magistretti per raccontare le tante storie degli oggetti dell’architetto dal momento in cui diventano parte della casa – e della vita – di persone diverse. La Fondazione studio museo Vico Magistretti è stata costituita nel gennaio 2010. Si tratta di una fondazione di partecipazione promossa e presieduta da Susanna Magistretti, figlia del progettista, e intende tutelare e valorizzare l’archivio e con esso il lavoro di Vico Magistretti. MILANO

Architettura in Posa - Fondazione studio museo Vico Magistretti (fino al 19/12/2014)

DESIGN + 77


A

MOSTRE

Greene Street Chair (1984-87)

Up 5&6 (1969)

Per tutta la vita ha teorizzato la diversità, la casualità, l’abbattimento delle barriere tra discipline, la libertà dal conformismo e dalla prevedibilità, ha progettato oggetti ispirati alle persone che rispecchiano l’imprevedibilità della vita, elogiando il difetto e l’errore: è Gaetano Pesce architetto, designer, artista di fama internazionale a cui il MAXXI dedica una mostra, realizzata grazie al contributo di Eni, che ripercorre il suo percorso creativo dalle origini alle ultime ricerche. Il cui filo conduttore sono i temi della creatività e dell’opera d’arte come commento aperto della realtà, tratto distintivo del suo pensiero e della sua produzione artistica. In mostra disegni, bozzetti, schizzi, modelli originali e oggetti in scala al vero, a sottolineare l’aspetto ideativo e concettuale dei progetti di Pesce. In un itinerario che rende il visitatore protagonista, coinvolgendolo nella scelta di sette percorsi tematici che guidano nella storia della

78 DESIGN +

produzione dell’autore: Non standard, Persona, Luogo, Difetto, Paesaggio, Corpo, Politica. La mostra, che all'interno del museo occupa tutta la Galleria 1 al piano terra, è caratterizzata in una prima parte da un allestimento costruito con un sistema di 40 pannelli mobili, che raccontano attraverso diverse espressioni il lavoro di Pesce dagli anni Sessanta ad oggi. Il tema della diversità, sotteso a tutta l’esposizione, si esprime infatti nell’idea di un allestimento in divenire, in cui il pubblico viene guidato a una lettura sempre diversa della mostra, espressa di volta in volta nella disposizione casuale e variabile dei pannelli. La seconda parte è pensata in contrapposizione a quella precedente: dalla foresta dei pannelli semoventi, simile a un labirinto, si passa a una sala di più ampio respiro in cui è protagonista una singola opera: una video installazione pensata e realizzata appositamente per il MAXXI, che ha per protagonista il Tempo. Sulla piazza esterna

Sette strade che portano a Pesce

Kid Lamp (2013)

campeggia invece la versione gigante della Up 5&6, la poltrona/icona a forma di donna, creata da Gaetano Pesce nel 1969 per denunciare la condizione femminile. La grande seduta, detta “Donna e anche Mamma”, concentra in sé molti dei temi ricorrenti nella produzione dell’autore, tra cui il legame con il corpo e l’aspetto performativo. Uniti a un significato recondito di grande intensità: un monito alla condizione femminile nel mondo. Up 5&6 rappresenta il modo di Pesce di fare arte partendo dal reale e per la vita reale, e nella sua versione gigante che ben dialoga con lo spazio del MAXXI, vuole creare un luogo di riflessione in cui trattare questo tema ancora drammaticamente attuale. ROMA

Gaetano Pesce. Il tempo della diversità MAXXI (fino al 5 ottobre 2014)


Il percorso espositivo racconta l’itinerario artistico e professionale dell’architetto a partire dalle vicende storiche del suo paese, il Portogallo, uscito da un lungo periodo di dittatura. Radicato nella tradizione del luogo d’origine, Siza ha pazientemente lavorato sul rapporto con la misura umana e con il paesaggio, alla ricerca di un linguaggio architettonico di grande coerenza e autorevolezza internazionale. La mostra al Mart, attraverso una selezione di progetti (realizzati o in corso di realizzazione), approfonditi con un ricco apparato di disegni, fotografie e modelli, vuole raccontare la pratica progettuale di Álvaro Siza entro un itinerario “metodologico” basato sulle esperienze personali, le curiosità e il metodo di osservazione della realtà che attribuisce un ruolo centrale alle relazioni tra uomo e natura come motore della storia. “Trasformare lo spazio allo stesso modo in cui trasformiamo noi stessi: mediante pezzi confrontati con ‘gli altri’. La

natura come dimora dell’uomo, e l’uomo, come creatore della natura, assorbono entrambi tutto, accettando o respingendo ciò che aveva una forma transitoria, perché tutto lascia in essi il segno. Partendo da pezzi isolati, cerchiamo lo spazio che li sostiene.” Così Álvaro Siza, vincitore nel 1992 del Pritzker Prize, racconta il proprio modo di intendere l’esercizio del mestiere dell’architetto: una “professione poetica” dedicata alla progettazione di spazi per la vita dell’uomo nella natura. Nato nel 1933 a Matosinhos, vicino a Porto, Álvaro Joaquim de Melo Siza Vieira si laurea in architettura a Porto nel 1955 e inizia a collaborare con Fernando Tavora, prima di aprire, nella stessa città, il proprio studio professionale. Sempre a Porto, presso la Facoltà di Architettura, nel 1976 è nominato titolare della cattedra di “Costruzione”, attività portata avanti con grande impegno fino al 2003 e nel corso della sua carriera Siza si è dedicato

Álvaro Siza a Rovereto

Ricostruzione del Chiado, Lisbona. A fianco, Facoltà di Architettura di Porto. In alto, Block 121 a Kreuzberg (19801990) a Berlino

all’insegnamento anche in molte altre università del mondo. Le prime opere dell’architetto portoghese risalgono alla seconda metà degli anni ‘50: come il Ristorante Boa Nova a Leça de Palmeira (1958) o la Piscina a Conceição (19581965). Negli anni ‘70, dopo la caduta della dittatura in Portogallo, con l’esperienza delle “brigate SAAL” (Serviço Ambulatório de Apoio Local), Siza si impegna nel campo dell’edilizia popolare. Sono gli anni dei primi riconoscimenti da parte della critica internazionale. In Italia si è impegnato fin dagli anni ‘80 in studi urbanistici e progetti di architettura e restauro. Dal 2000 ha progettato e realizzato alcune stazioni della metropolitana di Napoli, nonché il restauro del Palazzo Donnaregina. ROVERETO

Álvaro Siza. Inside the human being Mart, fino all’8 febbraio 2015

DESIGN + 79


A

MOSTRE

I simboli di Roma

Il “dinosauro" della Stazione Termini, il Pantheon in ferrocemento del Palazzetto dello Sport, le coperture plissettate dell’Aula Nervi in Vaticano, le forme sinuose del Ponte sull’Appia e ancora i Mercati Generali sulla Prenestina e la Cupola della Basilica di Massenzio: sono i protagonisti della mostra. L’esposizione vuole raccontare alcuni progetti che negli anni sono diventati simboli e punti di riferimento a Roma; opere di grandi architetti e ingegneri che si sono confrontati con la bellezza della “città eterna”, la città stratificata per eccellenza che ha accolto e assorbito le strutture innovative di Pier Luigi Nervi, Sergio Musmeci e Eugenio Montuori.

La scultura ceramica

ROMA Strutture romane. Montuori, Musmeci, Nervi Maxxi (fino al 5 ottobre 2014)

Letture antiche

Nick van Woert

Divisa in 7 sezioni, l’esposizione curata da Rossella Rea e Roberto Meneghini, con 120 tra statue, affreschi, rilievi, strumenti e supporti di scrittura, documenta l’evoluzione del libro e della lettura nel mondo grecoromano dall’età ellenistica al tardo antico, così come i luoghi pubblici e privati dove si scambiava e si custodiva il sapere. I monumentali ambulacri del Colosseo si rivestono di armaria, antiche scaffalature, e di immagini degli spazi dedicati alla cultura in un inedito allestimento scenografico.

Neocubismo, informale, pop art, minimalismo, arte concettuale: la mostra racconta, in centoventi opere, come dal dopoguerra fino agli anni 2000 l’approccio alla ceramica sia cambiato avvicinandosi sempre più al valore scultoreo. Uno sguardo, ad oggi inedito, di un percorso di grande eccellenza artistica nella quale l’Italia ha avuto un ruolo chiave e indiscusso. “Persiste una notevole difficoltà critica – scrive Claudia Casali, curatrice della mostra - nell’affrontare la dimensione 'scultura ceramica', per decenni vincolata a ottuse gerarchie di genere legate a una presunta genialità scevra dalla tecnica. Il presunto ‘primato delle arti alte’, contro cui lo stesso Martini si scaglia”. Per la prima volta vengono esposti assieme ai grandi protagonisti del cambiamento della scultura italiana, non solo ceramica, come: Arturo Martini, Lucio Fontana, Leonardo Leoncillo, Fausto Melotti, Nanni Valentini, e altri artisti che ai grandi si sono ispirati. Si comincia con Arturo Martini, poi la mostra si snoda attraverso la sezione del picassismo e del neocubismo, fino ad arrivare alla grande stagione dell’Informale e alle sue molteplici declinazioni, per passare alla dimensione astratta che dalla metà degli anni Sessanta porta un rinnovamento e una riflessione sulla ceramica come rivestimento o intervento architettonico a partire da invenzioni modulari. Per poi concludere con una parte dedicata ai percorsi più eccentrici nel quale spiccano percorsi singolari e molto personali: come Fior, Bonaldi, Antibo, Marano, Laveri e Leoni.

È la prima personale in Italia e all'interno di un'istituzione museale di una delle voci più originali dell'arte contemporanea statunitense. La mostra, curata da Gianfranco Maraniello, rende visibili al pubblico, nella Sala delle Ciminiere e negli spazi espositivi adiacenti, 33 opere rappresentative delle tematiche ricorrenti nel lavoro dell'artista. Emerge con immediata evidenza la convinzione che esista una semantica dei materiali e che ogni materiale generi valore intrinseco. Al di là degli aspetti funzionali, gli oggetti che popolano la nostra quotidianità vengono intesi dall'artista per ciò che sono, anziché per come appaiono.

ROMA

FAENZA

BOLOGNA

La biblioteca infinita

La ceramica che cambia

Nick van Woert. Nature Calls

Colosseo (fino al 5 ottobre 2014)

MIC (fino all’1 febbraio 2015)

MAMbo (fino al 7 settembre 2014)

80 DESIGN +


Natura selvaggia

MERANO

Alpi Architettura Turismo Merano Arte (fino al 7 settembre 2014)

Non solo arte

Architettura alpina, architettura per il turismo, oppure turismo d’architettura nelle Alpi sono varie sfaccettature di un unico argomento: l’architettura, ovvero l’essenza di un’opera edilizia, il suo specifico essere, ciò che generalmente non si perde nemmeno con l’andare degli anni. È partendo da questo assunto che si spiega la longevità dell’architettura alberghiera di pregio: se la buona architettura del ‘900 è apprezzata ancor oggi, si può allo stesso modo presumere che la buona architettura dei nostri giorni manterrà il proprio valore anche fra cent’anni. La casistica di architetture per il turismo documentata in mostra spazia dalla semplice pensione all’albergo più illustre, passando dagli impianti di risalita fino alle sculture d’architettura di Passo Rombo.

In montagna

Le ultime 100 immagini premiate al prestigioso concorso di fotografia naturalistica, indetto dal Natural History Museum di Londra con il Bbc Wildlife Magazine e arrivate in Italia grazie all'esclusiva concessa dal Museo londinese alla Pas Events di Torino. Giunto alla 49a edizione, il concorso ha attirato 43mila partecipanti, tra fotografi professionisti e dilettanti provenienti da 96 paesi, le cui fotografie sono state rigorosamente selezionate da una giuria internazionale di esperti, in base alla creatività, al valore artistico e alla complessità tecnica. L’esposizione coglie la bellezza del nostro pianeta, regalando un raro sguardo sugli aspetti più intriganti e spettacolari della natura. Immagini mozzafiato catturate grazie alla pazienza e all’abilità dei fotografi ma anche importante documentazione sui luoghi della terra che sono in costante evoluzione, al fine di preservarne la ricchezza e la diversità. In mostra al Museo Minguzzi i vincitori e i premiati delle diciotto categorie in gara, tra cui spicca il riconoscimento più ambito, The Wildlife Photographer of the Year, assegnato al fotografo sudafricano Greg du Toit, con il suo scatto “Essence of Elephants”, un ritratto di elefanti africani, misterioso e pieno di energia, scattato nella Nothern Tuli Game Riserve nel Botswana. Lo stesso premio per la categoria junior, 11-14 anni, The Young Wildlife Photographer of the Year è stato vinto dal quattordicenne Udayan Rao Pawar, con la foto “Mother’s little headful”, che mostra i coccodrilli gharial sulla riva del fiume Chamba.

Intorno a Scarpa

In mostra la relazione fra il maestro veneziano e architetti e artisti contemporanei che hanno interpretato lo spazio Carlo Scarpa in Fondazione: Margarita Andreu, Ivana Franke, Candida Höfer, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Remo Salvadori e, da ultima Haris Epaminonda. Ma anche la coreografa Sasha Waltz, il compositore Atsuhiko Gondai con il violoncellista Mario Brunello, la fotografa Alessandra Chemollo, il regista Riccardo De Cal, il grafico Giorgio Camuffo. L’esposizione ne raduna simbolicamente le testimonianze accanto al nucleo di schizzi e disegni che documentano la fase di concepimento di quegli stessi ambienti da parte del grande architetto.

MILANO

VENEZIA

Wildlife Photographer of the year

Nel segno di Carlo Scarpa

Museo Minguzzi (dal 19/9 al 26/10/2014)

Fondazione Querini Stampalia (fino al 29/9/2014)

Due percorsi, “Roma interrotta” e “Piero Sartogo e gli artisti”, in cui arte e architettura dialogano tra loro. Il primo è una riedizione della mostra del 1978 ai Mercati di Traiano: in quell’occasione dodici architetti di fama internazionali furono chiamati a “immaginare Roma”. Per il secondo sono stati scelti i progetti di architettura di Sartogo in dialogo con l’arte, gli interventi degli artisti, documenti, disegni, modelli in cui rivive il dialogo tra gli autori.

ROMA

Tra/Between. Arte e Architettura Maxxi (fino al 21 settembre 2014)

DESIGN + 81


Inside Out, VG La collezione di vasi-lampada per interni ed esterni gioca con materiali, finiture e linee per creare scenografie differenti in cui la luce è protagonista indiscussa di un innovativo e affascinante modo di intendere l'arredamento e la decorazione. Inside Out comprende 8 diversi modelli, sempre contraddistinti da silhouette imponenti e allo stesso tempo aggraziate, capaci di esaltare sia gli ambienti più lussuosi sia gli spazi moderni e minimalisti.

SPAZI ESTERNI DESIGN

Tavoli, sedie, complementi d’illuminazione per giardini e terrazze. Perché è estate e la parola d’ordine è outdoor. Arredi di design e rigorosamente made in Italy di Cristiana Zappoli


SPECIALE OUTDOOR

Martingala, Pierantonio Bonacina Disegnata da Marco Zanuso, è una poltrona con struttura in rattan curvato a mano e rifinita con legature in cuoio, realizzata in colore naturale o tinta nei colori del campionario. Il telaio del sedile è in acciaio verniciato e molle. Il cuscino di seduta è in espanso con rivestimento sfoderabile. Zanuso ha vinto il Compasso d’Oro quattro volte, è considerato uno dei protagonisti fondatori del design italiano, per aver imposto la sua ricerca estetica strettamente legata alle esigenze della produzione industriale.

Drop chair, Infiniti Creata dai designer Orlandini & Radice, è caratterizzata dal foro circolare posizionato fra la fine della seduta e l’inizio dello schienale, che serve anche a permettere il deflusso dell’acqua piovana. Oltre a questo tratto distintivo, linee estremamente morbide e sinuose rendono Drop particolarmente accogliente e confortevole. Realizzata interamente in polipropilene con carica di fibra vetro ottenuta con processo a iniezione e svuotamento gas, si rivela particolarmente adatta per ogni tipologia d’ambiente e atmosfera.

Low Lita, Slide È la collezione di design, composta da poltrona, sofà, lettino/sdraio e tavolino, progettata dalla designer Paola Navone. È realizzata in polietilene mediante la tecnica dello stampaggio rotazionale ed è disponibile in diversi colori: dal verde brillante ai più accesi arancione e rosso, fino alle tinte eleganti del nero e avorio. Nelle poltrone, il design, sottile e pulito per lo schienale e la seduta, contrasta con le quattro importanti gambe che la reggono e che conferiscono solidità formale e funzionale. DESIGN + 83


SPECIALE OUTDOOR Cornelia, Cattelan Italia Sedia a dondolo in acciaio verniciato goffrato bianco o graphite, anche per uso esterno. Il designer è Giorgio Cattelan, ultimo di una famiglia di sette fratelli, figlio di un noto falegname di Thiene. Cattelan ha sempre respirato il profumo del legno e coltivato l’arte di creare mobili e nel 1979 ha fondato l’azienda che porta il suo nome.

Fontana, UpGroup Disegnata da Achille Castiglioni nel 1985, è realizzata completamente in marmo. Sfruttando le cave di proprietà (nella zona di Massa, ma anche all’estero), UpGroup ha saputo negli anni plasmare una materia antica come il marmo nelle forme affascinanti e tornite di oggetti, complementi d’arredo, tavoli, bagni, fontane e panchine da giardino.

Magic Hole, Kartell Realizzata con la tecnica dello stampaggio rotazionale, questa linea outdoor, disegnata da Philippe Starck con Eugeni Quitllet, si compone di un divano a due posti e di una poltrona dalla silhouette asciutta e scattante. La sobrietà delle linee viene infranta ed esaltata da un originale dettaglio stilistico: una “tasca” svasata dalla sagoma interna dei braccioli.

84 DESIGN +


Moondance, Busnelli Disegnata dall’architetto Enrico Cesana, questa poltroncina sospesa ha la struttura portante in tubolare di metallo verniciato, disponibile nella versione black o white. La seduta è in cuoio ad alto spessore per versione in-door o in tessuto tecnico per l’out-door. Sono disponibili anche cuscini con tessuto da esterno idrorepellente.

Hand Made, Lucente La versione da esterno della lampada disegnata da Sandro Santantonio Design è in vetroresina naturale e gioca sull'effetto trasparenza del materiale. Può essere a sospensione oppure a terra, quest'ultima utilizzabile anche come pouf luminoso.

Cubico, Déco Un sistema modulare costituito da tre elementi componibili, disegnato dallo studioPANG. Tre forme geometriche base, con cui crearne infinite altre. Ognuno degli elementi può poggiare su tutti i lati ed essere sovrapposto o allineato agli altri, per costruire sedute, tavolini e sgabelli, di varie dimensioni, da montare e smontare a piacimento. È leggero e maneggevole, realizzato in alluminio verniciato bianco, reso elegante dalle doghe in Teak Birmano. DESIGN + 85


SPECIALE OUTDOOR Spun, Magis Una poltroncina roteante. Il suo volume armonioso, dinamico e perfettamente simmetrico, ricorda un rocchetto di filo, una trottola che ruota su se stessa, oppure un vaso che prende forma sul tornio. Dalla creatività di Thomas Heatherwick, un progetto anticonvenzionale che ha già conquistato uno dei riconoscimenti più importanti nel mondo del design, il Compasso d'Oro ADI 2014.

X2 Chair, Lessmore Chaise longue, singola o doppia, da interni o da esterni coperti. Infinite combinazioni che esaltano questa seduta ergonomica dalla forma fluida ed elegante. Realizzabile in cartone per interni oppure, per esterni, in legno (impregnato per esterni), metallo, materiali plastici, sintetici e schiuma poliuretanica. Infinite le combinazioni di materiali, finiture, colori. Pandora, Myyour È la natura a ispirare le forme di Pandora, che vivono del riverbero della loro texture minimale. Entità eteree che fanno della luce un valore aggiunto, compongono un set senza tempo giocando a dissimulare il materiale che le compone. Le Pandora possono essere utilizzate come lampade da terra sia negli spazi esterni che interni, quali lampade a sospensione o come piantane.


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