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I doni e le anime di Edo
by kotodama
di Donatella Principi
La Edo di Masahara Koichi è un insieme di valori tramandati di generazione in generazione, di sentimenti e legami invisibili che tengono unite le persone. Gli scorci sui paesaggi ricchi di natura, i dettagli dell’architettura, la cura negli abiti e nelle decorazioni ci fanno viaggiare in tempi e spazi lontani, senza perdere di vista chi siamo e facendoci riflettere sui legami, la vita e il nostro posto nel mondo.
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Sin dai primi volumi sfogliati in libreria, c’è un elemento, nei manga, ad avermi sempre affascinato: la capacità di rendere i protagonisti in qualche modo coerenti all’ambiente circostante. Gli autori tendono a enfatizzare alcuni dettagli o ad aggiungerne altri, in base al momento della storia, i sentimenti dei personaggi o la stagione. Uno in particolare che mi ha colpita per la costruzione della cornice della storia intorno a uno dei protagonisti del suo fumetto: Masahara Koichi.
Nato nel 1967 a Kyoto, ha debuttato come mangaka nel 1999 e nel 2011 ha ricevuto il premio nella categoria Nuovi Talenti del Japan Media Arts Festival nella sezione manga. In Italia lo abbiamo scoperto grazie alla casa editrice Bao Publishing che ha pubblicato I doni di Edo e Le anime di Edo. Entrambi i volumi raccolgono storie brevi ambientate a Tokyo, quando ancora la capitale giapponese si chiamava Edo e nel periodo che prende da essa il nome (1603-1868).
La città non si limita a essere un contorno del fumetto: è un contenitore di tradizione, cultura e sentimenti. È sì il luogo che accoglie i protagonisti dei racconti, ma non rimane lo sfondo della storia. Un particolare curioso è proprio il modo in cui l’autore ha scelto di arricchire di dettagli gli scorci che ci offre, impreziosendo paesaggi e ambienti, mentre i suoi personaggi hanno tratti semplici.
Masahara attinge dal passato per raccontare storie di persone con cui potrebbe sembrare difficile trovare un punto di incontro, ma la realtà è sorprendente. Uno dei temi ricorrenti è la famiglia, intesa come legame di sangue, ma anche come affetto che si crea fra sconosciuti: succede che un uomo che si leghi in maniera profonda a suo suocero, con cui condivide l’esperienza di essere stato adottato dalla famiglia della moglie. In quanto uomini inseriti in un contesto profondamente matriarcale, hanno faticato ad adattarsi a un nuovo stile di vita. Nel racconto La cura, invece, un maestro cerca di insegnare a due fratelli cosa sia la cura, prendendo come esempio due giovani che non hanno legami di sangue ma che nonostante tutto continuano a sostenersi come fratello e sorella.
«Immagino così i soba di Edo: frumento misto al grano saraceno, riflesso di due anime che a lungo si cercano. Ma sei lontana da me… E così divisi sembriamo soba tirati che infine si spezzano». In alcune storie i protagonisti si trovano a dover prendere delle decisioni che riguardano il loro futuro. Li vediamo in lotta con loro stessi, divisi fra ciò che la società si aspetta da loro e quello che invece li appassiona e vorrebbero fare. Da queste storie emerge il senso di onore, di dovere verso la propria famiglia e l’ambizione. Questi personaggi sono alla ricerca di loro stessi e di un posto nella società, nel mondo. Le vicende narrate, pur lontane nello spazio e nel tempo, si avvicinano molto alla nostra quotidianità. Tutti passiamo dei momenti di sconforto, a tutti sarà capitato di sentirsi persi e davanti a un bivio. Così come tutte le persone provano amore e affetto e si sentono parte di una famiglia, che sia di sangue o meno.
Masahara Koichi è riuscito attraverso i suoi fumetti a parlare di una quotidianità moderna, in cui è possibile rispecchiarsi, e di valori antichi che ci portiamo dietro tutt’oggi. L’intento dell’autore è proprio questo. Ispirandosi a Yamanaka Sadao, regista cinematografico, e Kusunoki Shohei, autore di gekiga, ha voluto raccontare la contemporaneità attraverso vicende del passato.
«Se le nove storie contenute ne I doni di Edo, da me disegnate ispirandomi a tali giganti, saranno riuscite a far ritrovare i lettori in dinamiche simili a quelle dell’umanità di oggi, sarò molto lieto di esserne stato l’autore.»