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Kitsune Records – 02 Tra luci e consumismo, il ritorno della melodia della bolla

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Koichi di Naomi Cavaliere

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La città delle notti insonni Inondata da luci mormoranti Una donna attraversando la strada la colora Mentre gioca con un cuore imbellettato Taeko Ōnuki, Tokai

Una piscina dai colori sbiaditi, il nuovo singolo di un cantante dal sapore nostalgico, l’atmosfera sognante di una metropoli che offre qualsiasi opportunità, il revival del City Pop ci avvolge con queste suggestioni. Le melodie stranamente familiari che fanno leva sui successi degli anni Settanta e Ottanta giapponesi sono sempre più presenti nel panorama discografico nipponico, ma anche d’oltremare. Questo effetto a catena è dovuto alla grande influenza che sta esercitando il sound tipico del genere che viene definito City Pop – in giapponese Shitii poppu シティポップ.

Viene spontaneo chiedersi come mai, proprio in questo momento, un genere musicale nato attorno agli anni Settanta del Novecento, che all’epoca riscosse molto successo quasi esclusivamente in patria, stia vivendo una seconda età dell’oro.

Dalla fine del Secondo dopoguerra, il Giappone attraversa varie fasi di sviluppo, con un inizio particolarmente lento e difficoltoso fino ai tardi anni Sessanta, quando la vita iniziò a migliorare notevolmente. Con la crisi petrolifera del 1973, conseguenza della decisione dei Paesi dell’Opec di ridurre le esportazioni di petrolio, si ebbe un consistente rincaro sui costi della materia prima, indispensabile all’industria giapponese. Grazie a una serie di programmi economici e leggi approvate dal governo, gli imprenditori riuscirono, con l’assistenza dello Stato, a riorganizzarsi. Nonostante il periodo di forte crisi per alcune industrie, altre ebbero una crescita esponenziale e questa fece da propulsore all’espansione di piccole e medie imprese, che traevano vantaggio dall’incremento di domande per le nuove tecnologie e processi produttivi. I fattori di questo successo furono vari: la priorità assoluta dei governi giapponesi succedutisi in quel periodo fu quella di ricostruire il Paese con interventi a sostegno del settore industriale, ma sottoponendo la popolazione a pesanti sacrifici; Tokyo era nel processo di trasformazione nella metropoli caotica e illuminata dalle luci al neon che conosciamo oggi e che faceva da spartiacque tra il Giappone pre e post-bellico, portabandiera del concetto di modernizzazione importato, talvolta acriticamente, dall’Occidente.

È in questo contesto socioeconomico che si sviluppa il City Pop, nello stile di vita consumistico e volto alla ricerca, da parte delle classi più agiate, di nuovi svaghi cittadini ed esotismo. Le riviste patinate circolano velocemente mostrando sulle loro pagine artisti incipriati e con i capelli lucidi di brillantina, il primo luglio del 1979 fa la sua entrata nel mercato nipponico un nuovo prodotto che rivoluzionerà la fruizione della musica e che influenzerà largamente il City Pop: il walkman. Poter ascoltare la musica nel privato delle proprie cuffie, nonostante ci si trovi fuori casa, diviene il nuovo stile favorito d’ascolto e, grazie a questo, la città viene posta al centro della narrazione presente nei testi dei brani City Pop e la promenade urbana prende le sembianze di una ricerca estetica.

Ci troviamo nella metà degli anni Sessanta quando in Giappone nacque un genere musicale chiamato Nyū Myūjikku ニューミュージ

ック(New Music), che fonde a elementi della musica folk un rock epurato da qualsiasi messaggio politico e sociale. Fino ad allora la musica folk e le canzoni di gruppo erano in voga tra i giovani, ma all’inizio degli anni Sessanta apparvero due musiciste che attirarono l’attenzione per il loro utilizzo della musica folk come scheletro delle loro composizioni, portando una propria sensibilità musicale particolarmente rinfrescante: Arai Yumi e Inoue Yōsui furono le pioniere di una musica che intendeva tracciare una linea di demarcazione netta con la scena musicale popolare convenzionale che si era affermata nei decenni precedenti, diventando il genere mainstream della musica pop giapponese. Altri artisti iniziarono a comporre prendendo in prestito elementi e atmosfere dai generi musicali più disparati, contribuendo al processo di creazione del City Pop. Sebbene sprovvisto di rigidi schemi o metriche e nonostante le frequenti ridefinizioni ed espansioni, è stato osservato come il City Pop presenti alcuni elementi stabili che rendono i brani altamente riconoscibili: alcuni termini chiave sono ricorrenti nei testi dal 1977 al 2016, tutti collegati a concetti simili come quello della metropoli come tokai 都会 (grande città) oppure all’idea di eleganza come senren 洗 練 (raffinatezza), oshare お しゃれ (elegante), sensu セ ンス (buon gusto). Concetti che il genere si propone di rappresentare, collegati con numerosi significanti visuali e quindi dal grande potere suggestivo, capace di plasmare l’immaginario comune associato alle attività urbane.

Tra gli artisti che vengono considerati fondatori del City Pop troviamo la band Happy End, che si cimentò nella combinazione di testi in lingua giapponese con una base strumentale dal sound leggero, e gli Sugar Babe, che hanno segnato gli inizi della scena City Pop influenzando profondamente tutte le produzioni successive.

A cavallo degli anni Settanta e Ottanta, YMO, che aveva attirato l’attenzione con la sua Techno Pop, iniziò ad avvicinarsi al City Pop, portando i suoi ascoltatori ad appassionarsi al genere. Il City Pop si scontrava con la musica di Inagaki Junichi e Sugiyama Kiyotaka, di moda tra il pubblico femminile, e il genere enka, una sorta di musica neo-melodica giapponese. I capolavori del City Pop riuscirono a farsi strada nei cuori del popolo nipponico, salendo in cima alle classifiche annuali degli album e raggiungendo il loro apice di successo nei primi anni Ottanta.

Sofisticato e dalle forti tinte urbane, questo genere era perfettamente in armonia con le pubblicità aziendali e l’aria consumistica che si respirava per le strade e nei depaato デパート, “centro commerciale” in giapponese. I nuovi singoli di successo, infatti, nascevano spesso da collaborazioni con pubblicità televisive di prodotti o dei nuovi dorama ドラマ- ovvero le serie TV giapponesi - della stagione, rendendo il genere un prodotto altamente crossmediale.

Ma essendo nato assieme alla scintillante baburu ekonomii バブルエコノミー - il contesto economico creatosi nel periodo della bolla speculativa - il City Pop era destinato a scomparire assieme ad essa. Con lo scoppio della bolla speculativa del 1991, un senso di stagnazione pervase la società giapponese e il numero di canzoni ascrivibili al genere iniziò a calare in modo drastico, portando l’accorpamento del City Pop alla più vasta categoria musicale del J-Pop, per poi essere dimenticato per lungo tempo.

Il nuovo millennio non riserva le sue attenzioni alla musica da città giapponese fino a circa il 2010. La riscoperta parte incredibilmente dall’Europa e dagli Stati Uniti. A seguito della diffusione di internet negli anni Duemila, lo stile d’ascolto della musica ha subito ulteriori evoluzioni grazie ai siti di streaming e ai video musicali caricati su piattaforme online. Chiunque, in qualsiasi momento e da qualsiasi parte del mondo ha la possibilità di accedere a produzioni musicali di paesi lontani facilmente, e il City Pop – che aveva goduto di un grande successo solo in patria – viene riscoperto da alcuni americani appassionati di musica anni Ottanta. Quasi contemporaneamente, in Inghilterra, i brani di Yamashita Tatsurō ottengono ottime valutazioni dalla critica locale, guadagnando gli appellativi di J-Rare groove e J-Boogie.

Sull’onda di questo revival d’oltreoceano, nel 2010 il City Pop viene riscoperto anche in Asia, grazie al gran numero di turisti che si recavano in Giappone per l’acquisto di dischi rari e merchandising originale.

Un caso particolare è rappresentato dal brano Plastic Love di Takeuchi Mariya, originariamente pubblicato nel 1984 che, dopo essere stato caricato su YouTube nel 2018, ha registrato oltre 39 milioni di visualizzazioni al giugno 2021, diventando un fenomeno virale a quasi trentaquattro anni di distanza dal suo rilascio. Plastic Love è particolarmente emblematico perché l’iconico brano ha plasmato l’immaginario degli ascoltatori del nuovo millennio, fornendo gli elementi chiave che ci si aspetta di ritrovare quando si ascolta una canzone City Pop. Similmente al caso di Plastic Love, anche il brano Mayonaka no doa 真夜中 のドア– Stay With Me di Matsubara Miki uscito nel 1979, è diventato virale per merito di una cover della YouTuber indonesiana Rainych. Grazie alla cover, il singolo di Matsubara ha ottenuto il primo posto nella classifica J-Pop di Apple Music in dodici paesi e la casa discografica Pony Canyon, cogliendo al volo l’occasione, ne ha redistribuito l’edizione in vinile per un periodo di tempo limitato.

Ma quale potrebbe essere il motivo per cui stiamo assistendo a questa riscoperta del City Pop e alla nascita di un nuovo genere definito da alcuni Neo City Pop?

Dietro questo fenomeno ci potrebbero essere due nuove tendenze musicali: il vaporwave e il Future funk. Con Vaporwave viene inteso il genere musicale prodotto con citazioni e campionature dirette di brani degli anni Ottanta e l’estetica intermediale dal nome omonimo. Per la produzione di brani Vaporwave gli artisti si sono cimentati in una vera e propria caccia al tesoro nel mare magnum della produzione musicale anni Ottanta a livello globale. Ed è proprio durante questa ricerca di materiale da campionare e rielaborare che alcuni artisti si sono imbattuti nella produzione nipponica. In risposta al revival del City Pop, definibile come classico, attualmente alcune band estere realizzano inediti che tentano di ricrearne l’atmosfera.

In Giappone, molti artisti emergenti influenzati dal genere etichettano i propri brani come Neo City Pop, che presenta un ulteriore elaborazione di influenze dai generi techno e hiphop. Questi vengono spinti entusiasticamente nel mercato musicale grazie a pubblicazioni su riviste come Music Magazine e su internet. Un esempio di nuovi artisti ascrivibili al genere del Neo City Pop sono Toi Hitomi e la rock-band indie Yogee New Waves.

Ma non sono soltanto artisti della scena indie a proporre brani dalle tinte cittadine e toni nostalgici: gli artisti del momento si cimentano nella creazione di brani City Pop per inserirsi nel trend e scalare le classifiche, come ad esempio il musicista Vaundy e la cantautrice Aimyon, dimostrazione di come questo genere sia tornato per farci compagnia durante le nostre passeggiate in città ancora a lungo.

Traduzione di Mayonaka no doa

To you... yes, my love to you Yes my love to you you, to you

Stay with me...

To you... yes, my love to you

Yes my love to you you, to you

Io sono io, tu sei tu

È questo che ho detto ieri notte

E mi sento ancora così

Tu con indosso una giacca grigia

E una macchia di caffè che mi sembra familiare

Eri come al solito

Le nostre sagome riflesse nelle vetrine

Stay with me...

Bussando alla porta nel cuore della notte

Non tornare a casa, piangevo

Quella stagione è ora davanti ai miei occhi

Stay with me...

Dicendo le nostre parole preferite

Aggrappandoci ai momenti insieme

Facendone tesoro, senza ancora dimenticarli.

L’amore e la passione sono due cose diverse, mi hai detto ieri notte

Anch’io ho quella sensazione

Stay with me...

Bussando alla porta nel cuore della notte

Mi si è aperto un vuoto nel cuore

Quella stagione è ora davanti ai miei occhi

Stay with me...

Sopraffatta dalla solitudine,

L’ago sul giradischi

Continuava a far ripetere la stessa melodia

Stay with me...

Bussando alla porta nel cuore della notte

Non tornare a casa, piangevo

Quella stagione è ora davanti ai miei occhi

Stay with me...

Dicendo le nostre parole preferite

Aggrappandoci ai momenti insieme

Facendone tesoro, senza ancora dimenticarne il tepore

Stay with me...

Bussando alla porta nel cuore della notte

Non tornare a casa, piangevo

Quella stagione è ora davanti ai miei occhi

Stay with me...

Playlist:

Plastic Love – Mariya Takeuchi

Stay With Me – Miki Matsubara

Tokai - Taeko Onuki

Zurui ne - chelmico

Loop - Sirup

CAREFREE - lo-key design

Lazy - kiki vivi lily life hack - Vaundy

Ai wo tsutaetai da toka – Aimyon

Love Space – Tatsuro Yamashita

Last Summer Whisper – Anri

Tsuki no Warutsu – Isayama Mio

Mo-Eh-Wa – Fujii Kaze

Fonti: https://www.utabito.jp/news/8164/ https://folia.unifr.ch/unifr/documents/308987 https://brutus.jp/citypop100/

R. Caroli, F. Gatti, Storia del Giappone, Editori Laterza, Bari, 2017

Con l’arrivo del secondo inverno

Il tuo cuore è ancora più distante

E se provo a guardare indietro vedo

Che ti sentivo qui accanto a me

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