just a little bit dark

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...che mi lasciava disegnare sui muri di casa

Fausto Gilberti, Just a little bit dark Ronchini Arte Contemporanea P.zza Duomo 3 05100 Terni Tel. 0744-58816 info@ronchiniarte.com www.ronchiniarte.com Catalogo edito da/catalogue published by: Gli Ori Realizzazione del volume: Gli Ori Testo/Text: Luca Beatrice Intervista/Interview: Omar Pedrini Grafica/Design: Kovre Traduzioni/Translations: Cecilia Daquanno, Valentina Carini Crediti fotografici/Photo credits Laura Anselmi Sergio Coppi Kovre Damiano Nava Galleria Pack Perugi Artecontemporanea 1000eventi Si ringrazia/Thanks to: Perugi Artecontemporanea Tutti i diritti sono riservati/All rights reserved ©2010 Autori/Authors ©2010 per l’edizione, Gli Ori ISBN 978-88-7336-397-2


Indice/Contents 7. 15. 114. 118. 132. 134. 138.

Luca Beatrice : Il senso di Fausto per il nero English text Omar Pedrini intervista Fausto Gilberti Interview Mostre selezionate/Selected exhibitions Bibliografia/Bibliography Indice delle illustrazioni/Index of illustrations


Il pedofilo perverso, 2000

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Il senso di Fausto per il nero Luca Beatrice

Immaginatevi un ragazzino distratto sui banchi di scuola, che invece di seguire la lezione, si concentra a riempire un foglio disegnando omini neri piccolissimi e fitti fitti. Nella stragrande maggioranza dei casi qualsiasi insegnante avrebbe punito lo scolaro svagato con un compito supplementare, o peggio una nota sul diario. Il maestro di questa storia invece no. Ammirato dalla perizia tecnica e dalla fervida immaginazione del piccoletto, lo invita a continuare. Non tutta la scuola italiana è da buttare, per fortuna. Nasce così, da una punizione mancata, la carriera artistica di Fausto Gilberti. Parecchi anni dopo, ho saputo della sua esistenza da un ex-collega che insegnava con me all’Accademia Albertina di Torino. Mi segnala la mostra di questo suo studente talentuoso, in pratica all’esordio assoluto, in una galleria un po’ così, non esattamente di tendenza, eppure uno di quei posti dove ogni tanto trovi qualcosa oltre le righe, non proprio assimilabile al gusto corrente. E’ passata da poco la metà degli anni Novanta quando Fausto Gilberti si presenta al pubblico torinese con una serie di strani dipinti e disegni abitati da migliaia di faccine con grandi occhi. Faccine disegnate, ritagliate e fritte nell’olio, giusto per dimostrare quanto attaccamento provasse l’autore per le sue “opere”. Personaggi che non fanno davvero nulla di particolare, eppure raccontano qualcosa di loro, dalle espressioni che hanno stampate sui volti. Tutte e sempre rigorosamente tracciate e marcate di nero. Quegli occhioni sgranati, sognanti e stupefatti li ritroveremo soltanto in alcuni personaggi di Tim Burton: il ragazzo ostrica, Jack Skeleton, i clown, Candy Monster… Per un pittore deve rappresentare un certo risparmio la scelta di rinunciare alla tavolozza dei colori e utilizzarne solo uno, sempre lo stesso. E non avendo il nero nessuna sfumatura particolare non c’è da diventare matti a cercare una marca o quell’altra. Certo, Gilberti non è l’unico artista a lavorare solo in tale direzione. Quando comincia a muovere i suoi primi passi è già in voga quella tendenza a depauperare la pittura, spogliandola dell’enfasi anni Ottanta e riducendola ai minimi termini. Storiette appena

abbozzate, linguaggio dei comics, paradossi del quotidiano, una certa dose di cinismo, cattiveria stemperata dalla comicità che ci permette di ridere di tutto, senza pensare al lato tragico dell’esistenza che ridere davvero non fa. Banale, patetica, minimale nei contenuti oltre che nelle forme, volutamente antigraziosa, la pittura degli ultimi dieci-quindici anni si è dapprima impoverita, ha perso fascino e aura eppure ha ritrovato se stessa allontanandosi per esempio dall’obbligatorio confronto con fotografia e video. E’ tornato di moda, insomma, il piacere del fare a mano, ciascuno con i propri mezzi, le proprie incertezze, le proprie incapacità. Anzi, trasformando la precarietà in estetica. Interessante coincidenza. Mentre accadono queste cose nell’arte, anche la musica segue un percorso analogo. Date alla mano, gli anni Novanta chiudono il decennio dell’elettronica e del digitale per (ri)aprire la porta al dilettantismo, al bric à-brac della domenica. Si (ri)scopre il piacere della manipolazione al punto che si può parlare di una nuova era dell’analogico. Alle chitarre nel New Acoustic Movement, ai dischi registrati in casa con apparecchietti di fortuna, corrispondono le sculturine in carta di Slominsky, le installazioni provvisorie di Tom Friedman. Tutto è incerto, ma dell’incertezza di una delicata poesia fondata su emozioni passeggere, a tratti commoventi. La pittura, tra le arti, è la più restia a manifestarsi debole perché, da sempre, si regge sull’estro, il talento, la varietà stilistica, l’eroismo. Eppure nel gioco del “contemporaneo” qualcosa è costretta anche lei a perdere per strada. Gilberti non fa dell’appropriazionismo, come Richard Prince che ridisegnava o riproduceva le stupide barzellette della settimana enigmistica; anzi, tutto il suo lavoro si basa sull’esplosione della fantasia e dell’originalità, a tratti addirittura incontinente perché una ne fa e cento ne pensa. Rispetto a uno degli artisti cui più spesso è stato accostato, lo scozzese David Shrigley, il Nostro non ricorre alla parola né gli interessa il possibile effetto didascalico che talora scivola nell’eccesso concettuale. In verità, tra i due, sono più le differenze che le similitudini. Quello di Shrigley è uno sguardo dilettantesco e amatoriale: il suo disegno si regge

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sull’instabilità stilistica, sull’assenza di disciplina contro la noia che pervade qualsiasi tipo di specializzazione. Quello di Gilberti si basa invece su immagini ricorrenti, su personaggi che interpretano la loro parte in una storia dai riferimenti che si possono riscontrare nella realtà. Entrambi ignorano il colore e usano semplicemente il nero, un tratto povero e niente affatto virtuosistico. Nel primo caso ci troviamo davanti immagini essenziali che talvolta tendono a sparire, lasciando il posto a una scrittura di getto, con tanto di errori e cancellature, come se qualcuno avesse lasciato un messaggio sul frigorifero prima di uscire di casa. Frasi banali e sconclusionate, microracconti in cui lo “statement” può commentare l’immagine o discostarsene completamente. La sua attenzione si sofferma in genere su cose di poco conto, che sfuggono perché niente affatto interessanti. In Gilberti, invece, è evidente il senso della composizione, che negli anni si fa sempre più articolata e complessa, dove non c’è nulla di casuale o improvvisato e nessuno potrebbe mai scambiare i suoi lavori per un postit spiritoso, da registrare e buttare nel cestino. Shrigley è un manipolatore nevrotico e complusivo, Gilberti un disegnatore “folle” con una precisa volontà di raccontare, a suo modo, ciò che ha imparato dalla realtà o quello che lo ha ispirato nei dischi, nei film, negli oggetti, nelle automobili. Questa monografia festeggia un decennio abbondante di carriera di Fausto Gilberti, sottolineando da una parte la coerenza del percorso, dall’altra la varietà dei soggetti, delle storie e dei racconti. Punto di partenza il ciclo di lavori dedicato a Laura Palmer, che molti ricorderanno essere stata l’eroina “assente” della serie tv Twin Peaks ideata da David Lynch e trasmessa per la prima volta nel 1990. La tentazione di soffermarci a raccontarne i particolari è forte, ma non vogliamo sviare dalla strada principale, l’esegesi gilbertiana (tranne ribadire che Twin Peaks è stata una delle prime occasioni in cui un pubblico molto giovane, di solito refrattario alla televisione, rimaneva a casa incollato davanti all’apparecchio nel tentativo di scoprire chi avesse ucciso Laura Palmer). Il compianto su Laura Palmer morta, dipinto da Fausto nel 1999, cita quasi letteralmente Giotto agli Scrovegni ma in più mostra la composizione di un

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quadro manierista, dove almeno cinque dei sette personaggi si torcono in pose innaturali nei modi del Parmigianino o del Rosso. Ciò che a prima vista può sembrare un lavoro semplice è in realtà piuttosto complesso, poiché Gilberti riesce a sintetizzare l’immediatezza dell’illustrazione (le differenze “sessuali” tra personaggi sono risolte con una soluzione facile e geniale, se hanno un triangolo rovesciato indossano un vestito, dunque sono donne, e se rimpicciolti sono bambini) con l’artificio sintattico della pittura classica. Peraltro, in una vecchia intervista l’autore aveva precisato di non essere particolarmente interessato al fumetto - ad eccezione di Andrea Pazienza - e di considerare David Lynch il suo preferito, poiché aspirante a un’idea di arte totale. Qualche volta nelle opere di Gilberti c’è un solo personaggio. Più spesso sono a gruppi, o meglio famiglie. Ma a differenza del nostro cinema o della nostra letteratura qui non siamo esattamente in un luogo riparato dalla storia, protettivo e conciliante. Anzi, la famiglia secondo il Nostro è opprimente, angosciante, incombente e nerissima. The Grandmother (2001) è uno dei lavori che meglio sintetizza questo stato di malessere e disagio che si insinua tra le mura domestiche: la testiera di un grande letto ci nasconde la vecchia e crudele nonna che probabilmente terrorizza con la sua sola presenza la malcapitata ragazzina. A mio avviso si tratta di uno dei quadri più crudeli degli ultimi tempi e bisognerà aspettare l’arrivo di Nathalie Djurberg per trovare famiglie ancor più devastate di questa. L’iconografia religiosa di madre e figlio, già tagliata e vivisezionata da Damien Hirst, si contamina con quei fatti di cronaca nera che raccontano nuclei apparentemente normali ma davvero terribili, in cui è difficile separare il sano dall’abnorme e i colpevoli possono essere davvero tutti, genitori (Cogne) o figli (Novi Ligure). Nonostante tali episodi, noi italiani continuiamo ad avere nei confronti della famiglia un sacro rispetto e una totale devozione. Altrove decisamente meno, e quando parli con i giri della “controcultura” americana spesso alla parola “famiglia” viene unito il nome Manson, ovvero quel gruppo di folli invasati responsabili del massacro di Bel Air. A tale fatto, Gilberti ha dedicato il suo finora unico lavoro in video,


Il compianto su Laura Palmer morta, 1999

Whores, 1999

10050 The Psycho Posse (nato, tra l’altro, come un gioco per la rassegna Clip‘IT, portata da me in giro alcuni anni fa). Capitato per sbaglio nel lettore dvd di casa, quando mia figlia vide questo particolare cartone animato si spaventò piuttosto, segno che gli uomini neri, per quanto distanti dal nostro linguaggio, continuano a sollevare paure ancestrali. Ciò che terrorizzava la piccola Stella erano gli occhi spiraliformi dei personaggi, e a nulla valse la motivazione che l’artista doveva essersi ispirato alla grande pittrice optical Bridget Riley. Non solo terrore nelle famiglie di Gilberti, ma anche abbondanti dosi di ironia. Hoover (2000), ad esempio, quadretto idilliaco di un sabato pomeriggio dedicato all’acquisto dell’aspirapolvere e, certamente, oltre alla citazione dagli Arnolfini di Van Eyck (la donna incinta, il grande cappello) è omaggio a Jeff Koons, lui sì fissato con gli elettrodomestici, che spiegava: “Ho scelto l’aspiravolvere per le sue qualità antropomorfiche. E’ una macchina che respira. Ha degli orifizi e degli accessori fallici”. In Come to Daddy (2001) la signora Cunningham, madre di Chris, non ne può davvero più di quel folle che le salta per tutta casa con la videocamera in mano e spaventa la povera nonna che reagisce con urla assurde. Born Again (2004) rivisita il tema del bambino-diabolico, chiaro omaggio a

Rosemary’s Baby di Polansky e ai Black Sabbath che dei gruppi “satanisti” restano i più giustamente celebrati: è un tondo di oltre tre metri di diametro dal fondo ancora optical (deformazione del logo della etichetta discografica Vertigo). Insomma, in famiglia non si può proprio stare tranquilli. Nonostante ciò Fausto convola a giuste nozze e contribuisce allo (scarso) ripopolamento del Paese impegnandosi a generare in un breve lasso di tempo Emma e Martino. Una delle regole non scritte nel “sistema dell’arte” è quella per cui se un giovane pittore aspira a essere sufficientemente di moda, non deve essere prigioniero del proprio linguaggio e consentire alla pittura di espandersi nello spazio, tra installazione, oggetto, scultura e quant’altro. Insomma un fidanzamento, seppur provvisorio, con l’arte concettuale prima o poi tocca affrontarlo e Gilberti si concede una breve digressione dalla pittura pura con una mostra dove prevale l’aspetto installativo. All Black, questo il titolo del lavoro del 2002, un anno dopo il G8 di Genova, è una riflessione sul mondo dei ragazzini e dei loro zainetti, operazione dal contenuto sociale piuttosto ambiguo, perché da una parte si interessa ai temi della globalizzazione (gli zaini sono marchiati Nike ma chi li porta spesso marcia contro le

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10050 the psycho posse, 2004


effigi del capitalismo), dall’altra evoca la bellezza estetica di quegli angeli/demoni completamente vestiti di nero ascrivibili, come dice l’autore stesso, alla destra e al senso dell’ordine. La fase più recente di Fausto Gilberti comincia, a mio avviso, con l’opera Gioventù Sonica (2004), che oltre a essere un esplicito omaggio alla rock-art-band più significativa degli ultimi trent’anni, introduce la tecnica del collage destinata a tornare in altri riusciti lavori (I Like My Room, My Mother Was a Monster) dove solo episodicamente rinuncia al fondo bianco per stabilire delle relazioni tra personaggi, vicende e spazio. Ma soprattutto, comincia la lunga e ininterrotta esplorazione di Gilberti nel mondo del rock ‘n roll, che lo porta a intraprendere il work in progress sulla “sua” storia della musica. Impossibile non trovare almeno una decina di gruppi preferiti, francamente verrebbe voglia di staccare i disegni dalla parete, portarseli a casa e conservarli come reliquie, con l’affetto che solo i fans sanno trasporre. Dal punto di vista “sociologico”, questo lavoro rimette in discussione il principio che i punk odiassero chi porta i capelli lunghi, identificandoli con i fricchettoni tout court. E invece non è vero:“esiste la figura dell’hippy – spiegava Mike Kelley in un’intervista con John Miller pubblicata nel 1994 - come esponente della classe operaia oppure l’idea promossa da Hollywood. La mia opinione della cultura hippy è più dadaista. Era dark, oscura, con un lato volto alla spazzatura. Ad esempio gli hippy erano attratti dalla figura di Manson. Così arriviamo alla dicotomia tra gli hippy buoni e cattivi, ma prima non esisteva qualcosa di simile all’hippy buono; gli hippy erano tutti malvagi”.

Morte (il gusto dal Manierismo si è spostato nel Nord Europa), popolato da personaggi incappucciati alla Sunn O))). Di cronaca sembra esserci meno traccia, soppiantata da storiette bibliche, la trama è decisamente sfumata e il tutto deve essere osservato con più cura e attenzione. Ciò che resta inalterato è il potere del nero, difficile che decida di cambiare colore quando è così spiccato il senso di Fausto per il nero.

Dal 2007, coinciso con la vittoria del Premio Cairo, Gilberti ha introdotto ulteriori elementi nel suo linguaggio, articolandolo e complicandolo con l’esplosione di mille particolari. Vittima volontaria di horror vacui, i suoi nuovi disegni sono pieni zeppi di dettagli, racconti che si frammentano in infinite microstorie, forse riprendendo il primo abusivo lavoro eseguito sui banchi di scuola grazie al maestro compiacente. Certo, in trent’anni e più lo stile di Gilberti si è affinato eccome: oggi siamo in presenza di qualcosa che ricorda le miniature gotiche e i Trionfi della

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Born again, 2004

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Diecimila watt, 2001

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Fausto’s sense for black Luca Beatrice

Imagine an inattentive boy at his school desk who, instead of following the lesson, concentrates on filling in a sheet by drawing tiny little black men very close together. In most cases any teacher would have punished the absentminded pupil by giving him some additional homework, or worse still with a reprimand in his diary. Not the teacher in this story. Impressed by the technical skills and the lively imagination of the little one, he encourages him to continue. Not all Italian schooling is rubbish after all. It is from this missed punishment that Fausto Gilberti’s artistic career started. Several years later I heard of his existence through a former colleague of mine who also taught at the “Accademia Albertina” in Turin. He brought to my attention the very first exhibition of this gifted student of his at a gallery which was not quite trendy, but still one of those places where one can at times find something different, not exactly in line with the current taste. Right after the mid 90’s Fausto Gilberti introduced himself to the people of Turinwith a series of strange paintings and drawings populated with thousands of tiny faces with big eyes. These faces were drawn, cut out and deep fried in oil, just right for demonstrating how devoted the author was to his “pieces of work”. The characters not doing anything special at all, and yet telling us something about themselves through the expressions printed on their faces. All and always rigorously sketched and marked in black. We will find those same wide-open, dreamy and puzzled eyes only in some of Tim Burton’s characters: the oyster guy, Jack Skeleton, the clowns, Candy Monster… It must represent quite a saving for an artist to choose to forgo the colour palette and use only one colour, over and over again. And since black has no special nuances one needn’t go mad looking for such and such a brand. Gilberti is certainly not the only artist who works in that direction only. When he started to get under way it was already fashionable to impoverish painting, stripping it of the emphasis of the 80’s, reducing it to its lowest terms. Little drafts of stories, the language of comics, daily paradoxes, a good deal of cynicism, wickedness softened by some humour that allows us to laugh about almost everything,

without thinking of the tragic side of existence that does not make one laugh indeed. Obvious, pathetic, minimal in its contents and shapes, intentionally anti-graceful, the painting of the last ten, fifteen years has first impoverished itself, has lost its charm and aura and yet has made new sense of itself by moving away from the compulsory comparison with photography and video. The pleasure of the hand-made is back in fashion, everybody using their own ways, their own uncertainties, their own inabilities. Better still, transforming precariousness into aesthetic. An interesting coincidence. While art is experiencing such things, music too follows a similar pathway. As a matter of fact, the 90’s closed the digital and electronic decade to re-open the way to amateurism and Sunday bric-à-brac. One re-discovers the pleasure of manipulation to such an extent that it can be defined as the new analogical age. The guitars of the New Acoustic Movement, the home made discs recorded using makeshift devices, correspond to Slominsky’s little paper sculptures and Tom Friedman’s temporary installations. Everything is uncertain, but it is the uncertainty of a wistful poem based on fleeting emotions, at times moving emotions. Painting is, among the arts, the most reluctant to show its weakness because, from time immemorial, it is ruled by inspiration, talent, stylistic variety, heroism. And yet, taking part in the “contemporary” play, she herself is forced to lose something along the way. Gilberti is not involved in appropriationism, like Richard Prince who used to redraw or reproduce the silly jokes from puzzle magazines; on the contrary, all his work is based upon an outburst of imagination and originality, at times unrestrained, because he is full of ideas. Compared to one of the artists who he has been often likened to, the Scotsman David Shrigley, Our artist does not seek the help of words nor is he interested in a possible didactic effect that sometimes lapses into a conceptual extreme. Truly, there are more differences than similarities between the two. Shrigley’s look is amateurish and unprofessional: his drawing is ruled by stylistic instability, on the absence of

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discipline against the boredom that pervades any type of specialization. Gilberti’s instead is based on recurrent images, on characters who play their parts in a story with references to reality. Both ignore colours and make use of black only, a poor and not at all virtuoso stroke. In the first case we are dealing with essential images that are sometimes prone to disappear, leaving place to a piece of writing dashed off with errors and deletions, as if someone had left a note on the fridge before leaving home. Banal and incoherent phrases, micro-tales in which the “statement” can comment the image or completely stray from it. His attention generally dwells upon things of little account, that pass unnoticed because not interesting at all. On the contrary, Gilberti’s compositions have become more and more structured and complex over the years; nothing is left to chance or improvisation and nobody could ever mistake his works for a funny post-it, to be recorded and thrown in the bin. Shrigley is a neurotic and compulsive manipulator, Gilberti a “mad” drawer willing to tell, his own way, what he has learned from reality or what has inspired him in records, movies, objects, cars. This monograph celebrates more than a decade of Fausto Gilberti’s career, highlighting on the one hand the coherence of his path and on the other the variety of the subjects, of the stories and of the tales. The starting point is the series of works dedicated to Laura Palmer, the popular “absent” heroin of the TV series Twin Peaks invented by David Lynch and broadcast in 1990 for the first time. We are very much tempted to linger over it and tell the details, but let us not divert from the main route, Gilberti’s exegesis (except to reassert that Twin Peaks was one of the first occasions in which a very young audience, usually indifferent to television, would stay at home glued to the TV set intent on finding out who Laura Palmer’s murderer was). The mourning over the dead Laura Palmer, painted by Fausto in 1999, almost literally quotes Giotto at the Scrovegni but it also shows the composition of a Mannerist picture where at least five of the seven characters twist themselves into unnatural poses in the ways shown by Parmigianino or Rosso. At first glance it might seem quite a simple work, in reality it is a rather complex one because Gilberti is

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able to summarize the immediacy of the illustration (the “sexual” differences among the characters are resolved with a simple and ingenious idea, if they have an upside down triangle they are wearing a dress, therefore they are women and if made smaller they are children) with the syntactic stratagem of classical painting. Furthermore, in an old interview the author pointed out that he was not very interested in comics – except for Andrea Pazienza’s – and considered David Lynch as his favourite, because he aspired to an idea of total art. Sometimes there is only one character in Gilberti’s works. More often there are groups or, better, families. But unlike our cinema or our literature, we are not actually in a protective and conciliating place sheltered by history. Quite the opposite, to Our artist the family is rather oppressing, distressing, looming and deep black. The Grandmother (2001) is one of the works that better summarizes this state of disquiet and unease that creeps into the home: the headboard of a large bed hides an old and cruel grandmother who probably terrifies the unfortunate little girl just by being there. In my opinion we are dealing with one of the most cruel paintings of the last few years and we will have to wait for Nathalie Djurbert’s arrival to find even more dysfunctional families. The religious iconography of mother and child, already cut up and dissected by Damien Hirst, gets tainted by those crime news items telling us about apparently normal households but really terrible instead, where it is difficult to separate the sane from the abnormal and anybody could be the culprit, the parents (Cogne) or the children (Novi Ligure). In spite of such episodes, we Italians continue to have a sacred respect and a total devotion towards the family. Much less elsewhere. And when you hear from the American “counterculture”, the word “family” often refers to the name Manson, that is that group of mad, possessed men responsible for the massacre of Bel Air. Gilberti has dedicated his only video work, 10050 The Psycho Posse to this episode (born, by the way, as a game for the film show Clip ‘IT, that I showed a few years ago). When my daughter saw this cartoon, that happened to be in our DVD player at home, she was very frightened. This is to prove that bogeymen, as far as they are from our language, continue


Come as you are, 2008

to raise ancestral fears. What terrified the little Stella were the spiral eyes of the characters, and it was of no use explaining that the artist must have been inspired by the great optical painter Bridget Riley. Not only terror in Gilberti’s families, but also a great deal of irony. Hoover (2000), for instance, is an idyllic small picture of a Saturday afternoon dedicated to the purchase of a Hoover that - besides quoting Arnolfini by Van Eyck (the pregnant woman, the little dog, the large hat) - certainly pays homage to Jeff Koons, obsessed indeed with household appliances, who explained: “I have chosen the Hoover for its anthropomorphic qualities. It is a machine that breathes. It has orifices and phallic accessories”. In Come to Daddy (2001) Mrs Cunningham, Chris’s mother, is really sick and tired of that madman who jumps about the house holding a video camera and frightening the poor grandmother who reacts by screaming out loud. Born Again (2004) reassesses the subject of the diabolic child and clearly pays homage to Polansky’s Rosemary’s Baby and to the Black Sabbath, still the most rightly celebrated “Satanist” band: it is a roundel of over three meters in diameter with an optical background again (distortion of the logo of the record company Vertigo). In short, one can not really have an easy mind at home. Nonetheless, Fausto gets married and contributes to the (scarce) repopulation of the Country by devoting himself

to beget Emma and Martino over a short period of time. One of the unwritten rules of the “art system” is that if a young painter strives to be trendy enough, he or she must not be confined to his or her own language but rather allow painting to expand into space and become an installation, an object, a sculpture or whatever. Therefore, sooner or later one must go through an engagement with conceptual art, even if a temporary one. And Gilberti allows himself a brief digression from pure painting with an exhibition where installation is dominant. All Black is the title of his work of 2002, one year after the G8 in Genoa. It is a reflection upon the world of the little boys and their back packs. An effort with a quite ambiguous social content since on the one hand it deals with globalization (the back packs are Nike but those who are wearing them are often marching against the effigies of capitalism) and on the other hand it evokes the aesthetic beauty of those angels/demons completely dressed in black and who can be ascribed, as the author himself says, to the Right and a sense of order. Fausto Gilberti’s most recent phase starts, I believe, with Gioventù Sonica - Sonic Youth - (2004), that, besides explicitly paying homage to the most significant rockart-band of the last thirty years, introduces the technique of collage, bound to come back in other successful works

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(I Like My Room, My Mother Was a Monster) where only occasionally the artist renounces the white background to establish relationships among characters, events and space. But above all, Gilberti starts his long and ceaseless exploration into the world of rock ‘n roll, that leads him to embark on a work in progress about “his” music history. It is impossible not to find at least ten favourite bands. Honestly, one would feel like taking down the drawings from the wall, taking them home and keeping them as relics, with an affection that only fans can transpose. From a “sociological” point of view, this work questions the principle that the Punks hated those with long hair and simply identified them with weirdoes. But it is not true. As Mike Kelley explained in an interview with John Miller published in 1994, “there is a figure of the hippy as a working class exponent or the idea promoted by Hollywood. I have a more Dadaist opinion of the hippie culture. It was dark, gloomy, with a trash side. For instance, hippies were attracted to the figure of Manson. This way we get to the dichotomy between good and bad hippies. But there was nothing similar to a good hippie before; hippies were all vicious”. Since 2007 – when Gilberti was awarded the Cairo Prize – the artist has introduced further elements into his language, organizing it and making it more complex through an outburst of a thousand details. A voluntary victim of horror vacui, his new drawings are stuffed with details, tales that break up into endless micro-stories and maybe taking up again his first illicit work performed at school thanks to his accommodating schoolteacher. In over thirty years Gilberti’s style has become refined, indeed: we are now experiencing something that recalls Gothic miniatures and the Trionfi della Morte – Triumphs of Death (from Manierism, taste has moved to Northern Europe) is filled with hooded characters after the Sunn O))) style. There seems to be less news, superseded by Biblical short tales, the plot is definitely softer and everything needs more careful observation. What is unchanged is the power of black, it is unlikely that he will decide to change colour, Fausto’s sense for black being so strong.

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L’albero della salvezza, 2005

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Hoover, 2000

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War family, 2000

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La plafoniera, 2001

Good family, 2001

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La scrofa, 2001

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Come to daddy, 2001

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The grandmother, 2001

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Triumph, 2000

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Slk, 2001

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Esso, 2002

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Playstation 2, 2001

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Bambola gonfia, 2000

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Jessica, 2000

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Esselunga, 2001

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Scala mobile con uomo travestito da donna, 2002

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Parental advisory, 2002

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Kill the pigs, 2002

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Rock ‘n’ roll nigger, 2002 All black, 2002

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Mamma due palle + Psychic hearts, 2003

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Raga al para, 2003


Gate, 2003

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New wave, 2004

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Dark room, 2004 Point black, 2006

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Mexico, 2005

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Giovent첫 sonica, 2004

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La marea, 2005


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Esodo, 2006




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Il salice piangente, 2005

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Nirvana, 2006

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Lullaby, 2006

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Good world, 2006

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Il candelabro, 2006

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Crocifissione con iPod, 2006

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Interno con lievito, 2006

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Le braccia non ci servono, 2006

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Il trionfo della morte, 2007

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In ictu oculi, 2007

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Rave, 2007

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Down down, 2009

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...e ti vengo a cercar, 2009

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Good friends are hard to find, 2009

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No camping please, 2009

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In ictu oculi, 2008

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San Giovanni Battista e la morte, 2008

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OMAR PEDRINI + FAUSTO GILBERTI “TWO IMAGINARY BOYS”

Il soprannome che concedo solo agli intimi, perchè poco rock è Omi ... quindi intitolerei questa intervista “omi-ni immaginari“ o meglio Two Imaginary Boys! Bel titolo, mi piace, io aggiungerei Two Black Imaginary Boys. Ho capito Omi, ti riferisci all’album dei Cure, Three Imaginary Boys. Fausto, artista e padre di due bambini già inclini all’arte: sui muri di casa i loro disegni e le “regole“ del quieto vivere a uso delle nuove generazioni. Mi colpisce la regola tre: svegliarsi allegri, mi ricorda una frase scritta sui muri de L’Avana: “Defendemos la alegria...”! Martino, mio figlio di tre anni, al mattino vorrebbe dormire molto di più e si alza spesso poco allegro, per non dire rognoso, e quella è la sua regola da rispettare. A casa ci sono alcune norme, ma lui e Emma (l’altra mia bimba di quattro anni) godono anche di molte libertà, ad esempio possono disegnare sui muri e attaccare i disegni ovunque. Come mi permetteva di fare anche mia mamma. Ti conosco come un artista del bianco e nero. Ma in cucina, altra tua passione, hai un uso del colore straordinario, abbinamenti audaci (un po’ sixties) azzurri e rossi, verde con giallo, suppellettili e stoviglie coloratissime... è il mondo colorato per affascinare i tuoi cuccioli e per farli mangiare più volentieri o è una compensazione visto che la tua opera e tutta senza colore: black&white? Devo ammettere che i colori mi piacciono. Non sopporto le case bianche con mobili di design bianchi, pavimenti neri, soprammobili grigi, tappeti marroni eccetera. Il mio prof. di educazione artistica mi scriveva sempre in pagella: “ Fausto ha un vivo senso del colore”. Chissà che giudizio mi darebbe se vedesse oggi una delle mie opere! E’ lo stesso prof. al quale dobbiamo gratitudine per averti

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indirizzato verso la tua arte? No quello insegnava una noiosissima materia: geometria descrittiva. Me lo ricordo benissimo. Un mattino a scuola, mentre spiegava, io stavo lavorando di nascosto a un disegno (non geometrico!). Mi beccò, ma, invece di strigliarmi mi disse, dopo aver dato un’occhiatina: “Continua Fausto”. Quel giorno presi coscienza del fatto che forse potevo farcela a diventare artista. Era il 1987. Il disegno in questione si intitola “La suora” e rappresenta 562 omini alti 2,5 cm, tutti diversi e disposti su 10 file nello spazio di un foglio di 20x40 cm. Horror vacui! La cucina. Esigenze familiari del marito contemporaneo (“la” Laura tua moglie è psicologa a tempo pienissimo) o passione. Come nasce il cuoco Fausto? Quale il suo gusto? Il percorso? Gustando con occhi e palato, noto un rispetto per la tradizione lombarda e bresciana... Non tutti sanno che a Brescia e provincia si mangia benissimo e ci sono moltissimi ristoranti di alto livello come forse in nessun’altra città italiana e prodotti locali alimentari tradizionali di spiccato valore culinario. Mi sono appassionato alla cucina dopo avere conosciuto Laura. Lei mi ha insegnato a cucinare, ma poi ho superato il maestro, come Giotto con Cimabue! Dopo il matrimonio ho dovuto iniziare a cucinare per tutta la famiglia e per gli amici che vengono a trovarci e ho scoperto che mi diverte molto. Mi piace preparare piatti tradizionali bresciani come il manzo all’olio, il coniglio arrosto e la tinca al forno, ma anche personalizzare alcune ricette. Di solito gli altri apprezzano... A proposito ti ricordi che buono che era quel minestrone che hai mangiato da me... ecco: era un minestrone surgelato Findus! Brescia. Chi non conoscesse la fortissima tradizione industriale della Valle Trompia (una valle dove quasi ogni cittadino possiede un’azienda) e bresciana in genere, potrebbe stupirsi osservando i tuoi protagonisti che invece


sono molto metropolitani. Alienazione e inquinamento post industriale?

Tuo fratello è pittore e mi dicevi che fin da piccolissimo giravi con lui...

Infatti, la valle rimanda a qualcosa di genuino, sano, pulito e nostrano. La Valtrompia è anche questo se si sale molto in alto, ma per il resto non è molto differente dalla città. La tecnologia e la possibilità infinita di comunicare che offre la rete, ormai consentono a chiunque di vedere e ascoltare qualsiasi cosa e di trarne ispirazione. A volte però si pensa che il genius loci emerga più facilmente fuori dai centri metropolitani e che alienarsi da tutto e da tutti serva a creare opere originali e fuori dagli schemi. ll mio ideale sarebbe abitare in una via di mezzo. Mi piacerebbe infatti andare a vivere a Montisola, l’isola lacustre che sorge in mezzo al Lago d’Iseo, circondato dalla natura e dall’acqua: isolato materialmente dal resto del mondo, ma collegato virtualmente con tutti. La mia arte non ne risentirebbe affatto, anzi!

Mi portava nelle città d’arte e alle sue mostre “naif” nelle zone in cui visse e operò Ligabue (il pittore). Ho ereditato il suo studio dove affumicava i dipinti su vetro incendiando la carta da giornale dentro il water!

Montisola... dove fanno il famoso salame lavorato a coltello e affumicato come nei tempi remoti! Ma passiamo a tutt’altra arte, una cosa su tutte mi conquista... I protagonisti dei tuoi lavori manifestano atteggiamenti inquietanti, handicap fisici e mentali, talvolta li troviamo esanimi, in pose perverse o funeree. Ma non mi trasmettono mai negatività, anzi forte senso dell’ironia... poetica del grottesco? Mi fa molto piacere che tu colga questi aspetti che corrispondono a ciò che sento davvero di esprimere nel mio lavoro anche se a volte mi è capitato di inquietare e infastidire il pubblico. Ad esempio una delle mie prime mostre personali dedicata al telefilm culto Twin Peaks provocò questo effetto. Ritengo però che anche in tutta l’opera di David Lynch ci sia lo stesso tipo di poetica del grottesco che interessa anche a me e che scaturisce dalla curiosità per l’altro lato oscuro della quotidianità, per la noia che condiziona i comportamenti dell’uomo comune che cela sotto il sorriso vizi inconfessabili. Velluto blu, Cuore selvaggio, Strade perdute... Dumbland

Darei dieci bottiglie della mia cantina privata per un tuo disegno in cui si intravede un libro di Raymond Carver... Mi piace il minimalismo di Carver e anche le bottiglie di vino che so mi darai. Come nei suoi racconti anche nei miei lavori non si capisce mai completamente cosa stia succedendo. Le situazioni sono reali, quotidiane, ma serpeggia sempre un’atmosfera oscura, misteriosa. Carver per esempio, racconta di famiglie e coppie normalissime che vivono la loro vita semplice. Una semplicità in cui però fermenta un senso di minaccia e di inquietudine. Hai mai pensato ad un nome per l’anonimo protagonista dei tuoi disegni? E’ come Eddie per gli Iron Maiden? No, perchè non lo considero un personaggio. I miei omini sono universali, rappresentano l’uomo ridotto ai minimi termini. Sono come le figure statiche della pittura medievale: “Tipi generali, rivestiti di un’identità unicamente in merito degli attributi che ostentano” come scrisse bene il mio amico critico d’arte Guido Bartorelli. Siamo cosi arrivati al rock: fondamentale nella tua vita e nella tua opera (soprattutto rock duro). Dove sta andando il rock? Cosa ascolti del passato e cosa di oggi? Nei tuoi disegni trovo echi underground di una certa dark wave, dark metal.. insomma dai Joy Division agli Slayer, dai Cure ai Nirvana. Mi viene ancora in mente “Three Imaginary Boys” di Robert Smith...

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Siiii, il rock oltre che da colonna sonora vitale è per me anche fonte di ispirazione. Negli ultimi anni mi sono avvicinato sempre più al rock duro, dopo un’adolescenza jazz-rock, una maturità dark-new wave e un fine secolo post-rock ed electro. Black, death, doom, trash, progressive... sono attratto dall’immaginario che ci sta dietro, perchè il rock non è solo ascoltabile ma anche guardabile: le copertine, i video, le performance sul palco, il look, i booklet dei cd. Un nome per ogni decennio che ho vissuto musicalmente 80-90-00: Miles Davis, Nine Inch Nails, Radiohead. L’ultimo disco che mi ha molto affascinato e coinvolto non è “duro”. Parlo degli Arcade Fire di “Neon Bible” Per concludere: Raymond Pettibon – Black Flag, Sonic Youth Mark Kostabi - Ramones, Guns and Roses Andy Warhol -Velvet Underground Damien Hirst - Blur Robert Mapplethorpe – Patti Smith Daniel Johnston - Nirvana Fausto Gilberti? e...Omar Pedrini chi vorrebbe?


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OMAR PEDRINI + FAUSTO GILBERTI “TWO IMAGINARY BOYS”

The nickname that I allow just to close friends since it is not very rock is Omi…so I would like to entitle this interview ‘imaginary omi-ni (little men) or better Two Imaginary Boys! Nice title! I like it! I would add Two Black Imaginary Boys. I understood Omi. You are referring to The Cure’s album, called Three Imaginary Boys. Fausto is an artist and father of two children already prone to art: on their house’s walls there are drawings and the rules of a quiet life for the use of new generations. Rule no. 3, that is to wake up happy, reminds me of a phrase written on Havana’s walls: ‘Defendemos la alegrìa…’! Martino, my three year old son would like to sleep a lot more during the morning and he often wakes up not very happy or rather troublesome and that is his rule we must respect. At home there are some rules but Emma (my other four year old daughter) and Martino have lots of freedom. For example they are allowed to draw on the walls and stick their drawings everywhere. As my mother allowed me to do. I know you as a black&white artist. While cooking, which is your other passion, you make an extraordinary use of colour: daring light blue and red matchings (from the 60’s), colourful furnishings and tableware…is it a coloured world to fascinate your babies and to make them eat more gladly or is it a compensation since all your work is in absence of colour: black&white? I must admit that I love colours. I can’t stand white houses with fashionable white furniture, black floorings, grey knickknacks, brown carpets etc. My art teacher always wrote on my report card: ‘Fausto has a lively sense of colour’. Who knows what opinion he would give on me if he saw one of my works today! Is he the same teacher to whom we must be grateful for having started you off on art? No! That one taught a very boring subject: descriptive geometry. I remember him very well. One morning at school

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while he was explaining I was secretly working at a drawing (not a geometrical one!). He caught me, but instead of giving me a dressing-down he told me after a tiny glance: ‘Go on Fausto’. That day I realized that maybe I could have become an artist. It was 1987. The drawing at issue is called “La suora (The nun)” and represents 562 little different men 2.5 cm tall and placed on 10 rows within a sheet of 20x40 cm. Horror vacui! The cooking. Is it a family requirement of the contemporary husband (your wife Laura is a full-time psychologist) or a passion? How does Fausto the cook come into being? Which is his taste? His path? Tasting with eyes and palate I notice consideration for the Lombard tradition and for Brescia’s tradition too… Not everyone knows that you eat wonderfully in Brescia and its province, where there are many high-level restaurants and local traditional foodstuffs of remarkable gastronomic value as probably in no other Italian town. I became very keen on cooking after having met Laura. She taught me to cook but then I overtook the teacher, as Giotto did with Cimabue! After my marriage I had to start cooking for the family and for all the friends that came to visit us and I found out that I enjoy it very much. I like preparing traditional dishes from Brescia like oil beef, roasted rabbit and roasted tench, but also customize some recipes. The others usually appreciate… By the way do you remember how good was that thick soup you ate at my place?...Well, it was Birdseye thick soup! Brescia. Those who are not aware of the extremely strong industrial tradition of Brescia and in particular of the Trompia Valley (a valley where almost every citizen owns a firm) could be surprised by your main characters that are very metropolitan. Post-industrial alienation and pollution? As a matter of fact the valley refers to something genuine, healthy, clean and home-made. The Trompia Valley is this too if you climb up very high, but as for the rest it is not much different from a town. Technology and the infinite opportunities to communicate that the net offers allow everyone to see and listen every sort of thing and draw inspiration from it too. Sometimes you may think that the genius loci more easily emerges out of metropolitan areas and that becoming estranged from everything and


everyone helps to create original works which break out of the mould. My ideal thing would be living halfway. I would like to live in Montisola, the lacustrine island which rises in the middle of the Iseo lake sorrounded by nature and water: materially isolated from the rest of the world but linked to everyone. My art would not suffer from it at all! Montisola…is where they produce the famous hand sliced and smoked salami as they did during ancient times! Talking about another kind of art one thing conquers me above all…The main characters of your works reveal disturbing attitudes, physical and mental disabilities, sometimes we find them lifeless, having wicked or mournful postures. But they never convey me negativity and instead I feel a strong sense of irony…grotesque poetics perhaps? I am very pleased you grasped these aspects that correspond to what I really feel to express in my work even though sometimes I happened to annoy or make my public uneasy. For example one of my first one-man exhibitions dedicated to the cult TV movie Twin Peaks caused this effect. By the way I believe that in David Lynch’s entire work there is the same kind of grotesque poetics that interests me too and that flows from the curiosity towards everyday’s dark side and towards boredom that influences the behaviour of common men which hide unavowable vices under a smile. Blue Velvet, Wild heart, Lost highway...Dumbland. Your brother is a painter and you told me that when you where a little boy you went out together… He brought me to the cities of art and to his naive exhibitions in the area where Ligabue the painter lived and worked. I inherited the study where he smoked his paintings on glass setting fire to newsprint in the toilet bowl! I would give ten bottles of my private wine cellar for one of your drawings in which you can make out one of Raymond Carver’s book. I like Carver’s minimalism and the bottles of wine I know you will give me. In my works as in his novels you never completely understand what is happening. The situations

are real, daily, but an obscure and misterious atmosphere is always spreading. For instance, Carver writes about very normal families and couples that live their simple life. A simplicity in which a sense of threat and restlessness seethes. Have you ever thought of a name for the anonimous main character of your drawings? Is it like Eddie is for Iron Maiden? No it is not, because I do not consider him as a character. My little men are universal and they represent men reduced to next to nothing. They are as the static figures of medieval painting. My friend Guido Bartorelli wrote: “Common types wearing an identity exclusively for the features they flaunt”. Thus we have come to rock which is fundamental in your life and in your work (especially hard rock). Where is rock going? Modern or old stuff? In your drawings I see underground echoes of a certain dark wave, dark metal…in a word from Joy Division to Slayer, from The Cure to Nirvana. I still remember Robert Smith’s “Three Imaginary boys”… Yessss! Rock is both my vital sound track and my inspiration source. During these last years I moved closer to hard rock, after a jazz-rock adolescence, a dark new-wave adulthood and a post-rock and electro end of the century. Black, death, doom, trash, progressive…I am attracted to the imaginary that stands behind, because you can both listen and look at rock: covers, videos, on stage performances, the look, the cd pamphlets. There is a name for every decade I have musically lived: 80’s, 90’s, 21st century: Miles Davis, Nine Inch Nails, Radiohead. The latest record that fascinated and intrigued me really very much is not “hard”. I am talking about the Arcade’s Fire “Neon Bible”. In conclusion: Raymond Pettibon – Black Flag, Sonic Youth Andy Warhol – Velvet Underground Damien Hirst – Blur Robert Mapplethorpe – Patti Smith Fausto Gilberti? e…Omar Pedrini who would he want?

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Fausto Gilberti, Brescia, Italy 1970.

Premi/Awards Premio Cairo, 2007 Premio ACACIA – Miart 2004 Mostre personali/Solo exhibitions 2010 Just a little bit dark, Galleria Ronchini Arte Contemporanea, Terni. 2006 Materia grigia, Galleria 1000Eventi, Milano. 2005 Beautiful people, Caffè Florian, Venezia. One man show, Perugi Artecontemporanea-Art Brussels, Bruxelles. 2004 Bizarre show, Galleria Perugi Artecontemporanea, Padova. 2003 La vita è una cosa seria…, Galleria 1000Eventi, Milano. 2002 Parental advisory, Galleria Perugi Artecontemporanea, Padova. 1999 Laura Palmer paintings, Galleria Perugi Artecontemporanea, Padova. Sono anche un espressionista, Galleria Corraini, Mantova. 1997 Siamo fritti, Ass. culturale L‘uovo di struzzo, Torino. 1996 Il mio pubblico, Ass. culturale L’uovo di struzzo, Torino. Principali mostre collettive/Selected group exhibition 2009 Love me Fender, Museo Internazionale e Biblioteca della Musica, Bologna. Appetite for destruction, Museo Nazionale di Villa Guinigi, Lucca. 2008 Drawings in action, Disegni animati dall’Italia, Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato. 2007 Premio Cairo, Palazzo della Permanente, Milano. Selection 2007, Proje4L Elgiz Contemporary Art Museum, Instanbul. 2006 Colleccìon VAC, IVAM, Valencia, Spain. Today even the drawers are winners, Klara Wallner Galerie und Klara Wallner Plus, Berlin. Il corridoio della paura, Palazzo della provincia, Torino. Allarmi 2, Caserma De Cristoforis, Como. 2005 Ap-punto, Triennale di Milano. A band a part, Studio Stefania Miscetti, Roma. Optica: international festival de videoarte e fotografia, Gijon-Asturias, Spain. Shade, Koelsch Gallery, Huston, Texas, USA. Clip’IT, Fondazione Sandretto Re-Rebaudengo, Torino; British School, Roma; Gay Palace, Rotterdam; Prague Biennale 2 .

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2004 On air: video in onda dall’Italia, GC.AC. Monfalcone; MACRO, Roma; Im haus der Sparkasse, Kunst Meran, Merano. Melting Music, Galleria Guidi & Schoen, Genova. Anteprima della Quadriennale d’arte di Roma, Palazzina della Promotrice di Belle Arti, Torino. 2003 Assenze Presenze: un nouvelle generation des artistes italiens, Le Botanique, Bruxelles. From Italy, Flash Art Museum, Trevi; Artforum, Berlin; Galleria Lipanjepuntin, Trieste. L’isola che non c’è, Chiostri di San Domenico, Reggio Emilia. 030: arte da Brescia, Palazzo Bonoris, Brescia. 2002 Tensio, GC.AC. Monfalcone, Gorizia. Pentotal, Studio Cannaviello, Milano. 2001 My opinion, Palazzo Lanfranchi, Pisa. Noise, Galleria Pack, Milano. Senza Mani, Galleria Antonio Colombo, Milano. Antologia, Il giovane Holden, Galleria Maurizio Corraini, Mantova. Pop Heart e generazione MTV, Light Gallery, Faenza. Such a joy, Galleria Comunale d’Artecontemporanea, Castel San Pietro Terme, Bologna. Emporio, Viafarini, Milano. Ghost, Claudia Gianferrari e Ciocca Artecontemporanea, Milano. Musei di notte, Museo archeologico, Bergamo. Intercity, Spazio Futuro, Roma. Radioestensioni night, Il Covo, Bologna. 2000 Paksi Keptar, Museum of Contemporary Art, Paks, Hungary. Hackers, Perugi artecontemporanea, Padova. Artbeat 2, Acquario Romano, Roma. XL Premio Suzzara, Galleria Civica d’Arte Contemporanea, Suzzara, Mantova. Periscopio, Palazzo delle Stelline, Milano. 1999 Monsieur Tarzan, Perugi Artecontemporanea. Padova. Libri e progetti speciali-books and special project Dodici ilustrazioni per il libro di Paolo Nori Esattamente il contrario. Drago Edizioni 2010 Illustrations for Liebling magazine, every issues 2008-2009, Berlin Drawings for t-shirts and stickers produced by Garpart Due illustrazioni per il libro di Dacia Maraini Un sonno senza sogni. Drago Edizioni 2006 Litografia per il volume Nell’orbita di riga, voci poetiche della nuova Lettonia. Edizioni L’obliquo 2006 Proyecto n° 8 per Art.Es international contemporary art magazine, marzo 2005. Mister Dildo, disegni porni. Petra Editrice 2004 Copertina della rivista Exibart on paper n.16 agosto–settembre 2004 Project for Adbuster.com, artwork for the pre-homepage, June 2003 Project for Juliet Art Magazine n. 100 dicembre 2000-gennaio 2001 Fausto Gilberti, disegno inciso su legno di bosso da A.Porazzi e aforismi di Jgor Ravel. Edizioni Pulcinoelefante 1999 Serigrafia per il volume Spezzatini all’inchiostro di Osvaldo Patani. Corraini Editore 1998 Alda Merini, L’uovo dell’eternità, con omino di Fausto Gilberti. Edizioni Pulcinoelefante 1998 Aforisma con disegnino. Edizioni Pulcinoelefante 1996 Un omino. Edizioni Pulcinoelefante 1996

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Bibliografia selezionata-Selected bibliography 2010 Guido Bartorelli, I miei eroi. Note su un decennio di arte da Mtv a YouTube.1999-2009, Cleup, Padova Luca Beatrice (a cura di), Love me Fender, Damiani, Bologna (cat.) 2009 Alessandra Redaelli, Disegno (italiano), in “Arte” n.432 2008 Licia Spagnesi, Premio Cairo, vince il disegno, in “Arte” n.413 2007 Paola Noè, Fausto Gilberti, in “Artforum” n. 7 march Stefano Castelli, Fausto Gilberti, in “Espoarte” n.45 Riccardo Conti, Materia Grigia, in “Exibart on paper” n.37 Valentina Costa, Fausto Gilberti, in “Flash Art” n.262 Dario Neira, Un minimalismo all black, in “Miele” n.6 2006 Pia Capelli, Cronaca nerissima, in “Arte” n°400 Norma Mangione (a cura di), Allarmi 2, Como (cat.) Andrea Bruciati, Alessandra Galasso (a cura di), Painting codes: i codici della pittura, GC.AC. Monfalcone (cat.) 2005 Roberto Nardi e Stefano Stipitivich (a cura di), Beautiful People, Fausto Gilberti al Caffè Florian, Venezia (cat.) Lara Facco, Storia del signor G. vita e opere di Fausto Gilberti pittore noir, in “Rockerilla” n.298 Michela Arfiero, Fausto Gilberti Proyecto 8, in “Art.Es international contemporary art magazine” n.8 2004 Luca Beatrice (a cura di), Ninna nanna, visioni e suggestioni di inizio millennio, in Anteprima della Quadriennale d’Arte di Roma, De Luca, Roma (cat.) Gianluca Marziani (a cura di), Melting Music, Guidi e Schoen, Genova (cat.) Alessandra Galasso, Il massacro di Cielo Drive, in On Air: video in onda dall’Italia, GC.AC. Monfalcone Gianluca Marziani, L’arte futura riscopre carta e matita, in “Specchio” 10 aprile Beatrice Buscaroli, Performance su tela, in “Ventiquattro magazine” n.7 Emma Gravagnuolo, Con l’imprinting di Roger Rabbit, in “Arte” n.372 Stefano Pirovano, Antipittura, in “Mood kids” n.3, luglio Alfredo Sigolo, Bizarre Show, in “Exibart on paper” n.16 Norma Mangione, Fausto Gilberti Interview, in “Uovo” n.9 Sara Del Corona, Chi ha paura di Mister dildo?, in “Marie Claire” novembre Valentina Costa, Fausto Gilberti-Bizarre Show, in “Flash Art” n.248 Mariella Rossi, Fausto Gilberti, in Tema Celeste n.106 Autori Vari, Fausto Gilberti, Enciclopedia dell’arte Zanichelli, Bologna 2003 Daniela Lotta, Fausto Gilberti, in Dizionario della Giovane Arte italiana, Politi Editore, Milano Francesco Tedeschi (a cura di), Il tessuto vivo della città, in 030: arte da Brescia, Brescia (cat.) Cinzia Tedeschi, Fausto Gilberti l’all black del disegno che graffia, in “Campus” giugno Paola Artoni (a cura di), Arte con la sindrome di Peter Pan, in L’isola che non c’è, Musei civici, Reggio Emilia (cat.) Paola Capata, Fausto Gilberti in From Italy: nuovi aspetti della pittura, Claudio Poleschi, Lucca (cat.) 2002 Pablo Echaurren, L’impero del male è un fumetto cattivo, in “Carta” n.15 Luca Beatrice, Pittura Italiana, in “Flash Art” n.232 Michela Arfiero (a cura di), All Black All White, in Parental Advisory, Perugi Artecontemporanea, Padova (cat.) Francesca Pasini, G8 tra normale violenza sociale e alterità, in “L’Unità” 10 aprile Mariella Rossi, Fausto Gilberti, in “Tema Celeste” n.90-91 Stefania Michelato, Fausto Gilberti, in “Flash Art” n.234 Michela Arfiero, Intervista a Fausto Gilberti, in “Juliet” n.104 Daniela Lotta, Verso l’astrazione, in “Arte e Critica” n.32 Francesca Pasini, Normalità apparente, in “Linus” n.11 novembre Luca Beatrice, Johnson Righeira, I’dont care, in Noise, Galleria Pack, Milano (cat.) Andrea Bruciati (a cura di), Tensio: un percorso, in Tensio, GC.AC. Monfalcone (cat.)

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Benvenuti esseri deboli, 2002


2001 Luca Beatrice, Dal kitsch al sex in “Flash Art” n.226 Marco Altavilla, Nuove tendenze tra fascinazioni pop e ritorno alla manualità in “Mood”14 giugno Francesca Pasini (a cura di), My Opinion, Fondazione Teseco per l’Arte, Pisa (cat.) Angela Vettese, Non tutte le opinioni, in “Il Sole 24 Ore” 14 ottobre 2000 Stefania Michelato, Fausto Gilberti, in “Flash Art” n.220 Francesco Tedeschi (a cura di), Verso un ‘arte “sociologica”. Del concettuale, l’ironia e altre storie. in Periscopio, Milano (cat) 1999 Fabriano Fabbri (a cura di), Homer sapiens, in Laura Palmer Paintings, Perugi Artecontemporanea, Padova (cat.) Mirella Bandini (a cura di ), Di-segno italiano, L’uovo di struzzo, Torino (cat.) Guido Curto, Fausto Gilberti, in Torino incontra l’arte, Ass. Artegiovane, Torino (cat.) 1996 Paolo Levi, La mostra, in “La Repubblica”, 5 marzo, Torino

Il collezionista, 2004

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Indice delle illustrazioni/Index of illustrations

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Il pedofilo perverso, 2000 (pag.6) olio su tela/oil on canvas cm 180x150 collezione Pavanello

La plafoniera, 2002 (pag.22) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 200x140 collezione Zagarese

Il compianto su Laura Palmer morta, 1999 (pag.9) olio su tela/oil on canvas cm 87x100 collezione privata

Good family, 2001 (pag.23) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 150x220 collezione privata

Whores, 1999 (pag.9) olio su tela/oil on canvas cm 87x100 collezione Pavanello

La scrofa, 2001 (pag.24) olio su tela/oil on canvas cm 150x180 collezione privata

10050, the psycho posse, 2004 (pag.10) video-animazione/video-animation DVD edizione limitata/ limited edition courtesy Perugi Artecontemporanea

Come to daddy, 2001 (pag.25) olio su tela/oil on canvas cm 120x180 collezione privata

Bridget, 2003 (pag.11) china/indian ink su/on carta/paper cm 21x29,7 collezione privata

The grandmother, 2002 (pag.27) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 150x230 courtesy Perugi Artecontemporanea

Born again, 2004 (pag.12) acrilico su mdf/acrylic on mdf cm 300∅ collezione VAC - IVAM, Valencia

Triumph, 2001 (pag.28) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 150x180 collezione privata

Diecimila watt, 2001 (pag.14) acrilico su tela/acrylic on canvas dittico/dyptich cm 150x180 + 120x100 collezione Zegna

Slk, 2001 (pag.29) olio su tela/oil on canvas cm 150x160 collezione privata

Come as you are, 2008 (pag.17) olio su mdf/oil on mdf cm 70∅ courtesy Fausto Gilberti

Esso, 2001 (pag.30) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 150x230 collezione Liebert

L’albero della salvezza, 2005 (pag.19) china su carta/indian ink on paper cm 42x58,4 collezione Luger

Playstation 2, 2001 (pag.32) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 100x120 courtesy Perugi Artecontemporanea

Hoover, 2000 (pag.20) olio su tela/oil on canvas cm 100x120 collezione privata

Bambola gonfia, 2000 (pag.33) olio su tela/oil on canvas cm 100x120 collezione Nardi

War family, 2000 (pag.21) olio su tela/oil on canvas cm 100x120 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Jessica, 2000 (pag.34) olio su tela/oil on canvas cm 100x120 collezione privata


Esselunga (supermarket), 2000 (pag.35) olio su tela/oil on canvas cm 100x110 collezione Consolandi

Dark room, 2004 (pag.51) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 120x180 collezione privata

Scala mobile con uomo travestito da donna, 2002 (pag.37) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 200x150 collezione privata

Mexico, 2005 (pag.53) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 100x100 collezione Ronchini

Parental advisory, 2002 (pag.38) veduta della mostra/exhibition view Perugi Artecontemporanea, Padova.

Gioventù sonica, 2004 (pag.57) china, collage/indian ink, collage cm 23x16 collezione privata

Kill the pigs, 2002 (pag.39) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 100x120 collezione privata Rock ‘n’ roll nigger, 2002 (pag.40) acrilico su muro/acrylic wall painting courtesy Perugi Artecontemporanea All black, 2002 (pag.40) acrilico, zaini, mazze da baseball, cuffie stereofoniche, elmetto acrylic on knapsacks, clubs for beating, headphones, helmet collezione Danieli Mamma due palle, 2003 (pag.42) acrilico su muro/acrylic wall painting courtesy 1000eventi Psychic hearts, 2003 (pag.42) acrilico su palla/acrylic on ball collezione Guglielmi Raga al Para, 2003 (pag.44) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 150x200 collezione privata Gate, 2003 (pag.47) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 180x220 collezione Bosa New wave, 2004 (pag.49) acrilico su compensato/acrylic on wood cm 120∅ collezione Benenson Point black, 2005 (pag.51) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 130x200 courtesy Perugi Artecontemporanea

My mother was a monster, 2006 (pag.58) china, collage/indian ink, collage cm 31,4x20 collezione privata Ci vuole orecchio, 2006 (pag.59) china su carta/indian ink on paper cm 21x15 collezione privata Si cena presto, 2003 (pag.60) china su carta/indian ink on paper cm 21x 29,7 collezione privata I like my room, 2006 (pag.61) china, collage/indian ink, collage cm 27x22 collezione privata Naufraghi tranquilli, 2004 (pag.62) china, collage/indian ink, collage cm 25,5x19,8 collezione privata Carta da parati, 2004 (pag.63) china, collage/indian ink, collage cm 21x16,7 collezione Benenson My Ipod is broken, 2004 (pag.64) china su carta/indian ink on paper cm 29,7x42 courtesy Ronchini Arte Contemporanea Pensiero stupendo, 2003 (pag.65) china su carta/indian ink on paper cm 21x29,7 collezione privata

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Paesaggio con cadavere e capra, 2004 (pag.66) china su carta/indian ink on paper cm 29,7x42 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Nirvana, 2006 (pag.86-87) china su carta/indian ink on paper cm 140x235 collezione privata

Slayer, 2004 (pag.68) china su carta/indian ink on paper cm 29,7x21 collezione privata

Lullaby, 2006 (pag.88-89) china su carta/indian ink on paper cm 133x195 collezione Bormioli

La marea, 2005 (dettaglio/detail pag.70) (pag.114) china su carta/indian ink on paper cm 42x386,1 courtesy Perugi Artecontemporanea

Good world, 2006 (pag.90-91) china su carta/indian ink on paper cm 300x456 collezione Golinelli

Esodo, 2006 (pag.72) china su carta/indian ink on paper cm 42x120 collezione privata

Carosello, 2007 (pag.92) china su carta/indian ink on paper cm 80x110 collezione Zagarese

Fiammingheria, 2005 (pag.74) china su carta/indian ink on paper cm 70x100 collezione Ranzato

Il candelabro, 2006 (pag.94) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 courtesy 1000Eventi

Paesaggio alla Della Francesca, 2004 (pag.76) china su carta/indian ink on paper cm 29,7x42 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Crocifissione con iPod, 2006 (pag.95) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 courtesy 1000Eventi

Il carlino, 2005 (pag.78) china su carta/indian ink on paper cm 29,7x42 collezione privata

Interno con lievito, 2006 (pag.96) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 courtesy 1000Eventi

Trionfo della morte, 2006 (pag.80) china su carta/indian ink on paper cm 140x200 courtesy Perugi Artecontemporanea

Le braccia non ci servono, 2006 (pag.97) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 courtesy 1000Eventi

Open space, 2004 (pag.82) china su carta/indian ink on paper cm 42x29.7 collezione privata

Il trionfo della morte, 2007 (pag.98-99) matita su carta/pencil on paper 4 disegni/4 drawings - ognuno/each cm 33x48 collezione Cairo

Apple tree, 2006 (pag.83) china su carta/indian ink on paper cm 74x67 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

In ictu oculi, 2007 (pag.100) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 collezione privata

Il salice piangente, 2005 (dettaglio/detail) (pag.85) china su carta/indian ink on paper cm 70x100 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Rave, 2007 (pag.101) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 collezione privata


XII, 2008 (pag.102) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

San Giovanni Battista e la morte, 2008 (pag.112) olio su mdf/oil on mdf cm 120x160 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Down, down, 2008 (pag.104) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Rockstars, 2010 (pag. 116,121,122,124,126,127,129,130,131) pennarello su carta/marker on paper cm 21x29,7 courtesy Fausto Gilberti

...e ti vengo a cercare, 2008 (pag.105) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Fiamma, 2002 (pag.132) acrilico su tela/acrylic on canvas cm 70x70 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Come save us, 2008 (pag.106) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Benvenuti esseri deboli, 2003 (pag.135) acrilico su muro/acrylic wall painting GC.AC. Monfalcone

Good friends are hard to find, 2009 (pag.108) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 collezione privata No camping please, 2009 (pag.109) matita su carta/pencil on paper cm 33x48 courtesy Ronchini Arte Contemporanea In ictu oculi, 2008 (pag.111) olio su mdf/oil on mdf cm 120x160 courtesy Ronchini Arte Contemporanea

Il collezionista, 2004 (pag.136-137) attore/actor, soprabito/coat, disegni/drawings (performance) courtesy Perugi Artecontemporanea Are you going with me? (pag.141) acrilico su tela/acrylic on canvas cm (150x200) collezione Proje4L Elgiz museum, Instanbul

Are you going with me?, 2005

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I love my dog (tattoo per Giuseppe), 2010

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Tiratura 1000 copie/Print run of 1000 copies Stampato in Italia/Printed in Italy - www.grafichetagliani.com - marzo/march 2010 30 copie di questo libro sono numerate, firmate e contengono un disegno originale di Fausto Gilberti 30 copies of this book are numbered, signed and contain an original drawing by Fausto Gilberti

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Ronchini Arte Contemporanea


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