Vegetare - l'opera, il workshop, la performance

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2012

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Essere/i in cerca di un contatto con la Natura >>

Il Laboratorio Linfa per la sua V edizione del workshop ha proposto un’esperienza formativa nel parco museo di Opera Bosco a Calcata(Vt). Alla ricerca di nuove idee e forme per un mondo piÚ sostenibile. Un modo particolare di dialogare con la Natura:impiegare gli elementi del suo ciclo vitale per comporre installazioni artistiche capaci di ispirare una nuova convivenza simbiotica. Al materiale principe del workshop, il legno recuperato da pallet per il trasporto merci, si affiancano materiali provenienti da tutt’altro ambito: quello selvatico del bosco.


2012

vegetare

l’opera

lascia un segno nel bosco, capace di confrontarsi con l'uomo e con le tante creature presenti. Interrompe la continuita' di un sentiero naturale, che segna il limite tra la parte gia' segnata dal passaggio dell'uomo a quella piu' impervia e scoscesa, che porta al letto del torrente. Un taglio ortogonale alla pendenza del dirupo, percorso per lo piu' di notte da gruppi di cinghiali. Questa interruzione e' un punto interrogativo in un percorso di avvicinamento alla natura. L'uomo che percorre il bosco trova in una protesi, in un artificio, il modo per incrementare le sue capacita' sensoriali. Attraverso l'uso di una macchina, di un filtro amplificatore, si scopre il fitto linguaggio degli esseri che popolano la vallata. L'effetto placebo che la "macchina" procura all'uomo gli permette di raggiungere una dimensione primitiva, piu' aperta all'ascolto, alla comprensione; una dimensione aulica, meditativa. In posizione d'attesa, silenziosa, si riscopre la presenza di esseri altrettanto silenziosi, o rumorosi, che nella vallata riecheggiano assieme al vento. Un gioco alchemico che attira anche il piu' piccolo visitatore, che diverte, che stupisce nella sua estrema purezza formale. La morfologia dell'opera vuole restituire la complessa e cangiante genesi formale delle piante. La parte piu' stretta, che potremmo definire apicale, si compone di assi di legno recuperato dal disassemblaggio di pallet per il trasporto merci; risulta simile ad una scatola, alla sezione intermedia di un tubo catodico. Un volume fluido troncato di netto, tagliato perche' dichiari il suo interno, o il suo intento. Un rettangolo che funge da schermo, che serve a interpretare, codificare segni sotto la soglia della nostra abitudinaria comprensione. L'uomo e'attratto dallo schermo, viene guidato verso un codice che riconosce, il codice che egli stesso ha creato per inquadrare la sua esistenza. Un segno squadrato che e' il simbolo indelebile della presenza di un pensiero razionale. Il legno attorno risulta levigato, amichevolmente arrotondato, in tutto conforme alle caratteristiche riconoscibili dell'artefatto, o se vogliamo dello stereotipo.

L'archetipo dell'innaturale - filtrato dalla presenza del legno - si trasforma in movimento naturale, complesso, che il tempo mutera' in modo esponenziale, incontrollabile. Piu' ci si allontana dall'apice piu' il legno da levigato si fa grezzo, si trasforma da tavole in rami, da tessiture piatte a volumi fessurati. I rami, scortecciati prima, piu' grezzi poi, sviluppano sul volume una grossa pancia; il volume scende fino a terra, penetra il sentiero per riemergere in bilico sullo strapiombo. Le linee direttrici del volume da rette si fanno curve, dando vita a un moto elicoidale che prende ispirazione dalle dinamiche di crescita delle piante. I fasci di rami appaiono un flusso incessante che si spinge e si apre verso il vuoto. Nella sua globalia' la forma dell'opera ricorda un lungo corno, o una cornucopia. In realta', la forma sinuosa dell'opera si presta a diverse libere interpretazioni, che vanno dal mondo della zoologia a quello piu' vicino della botanica. Una lunga proboscide, la coda di un grande mammifero preistorico; fermo immagine di un grande dinosauro che solca la fitta boscaglia in cerca di cibo, che incrocia il sentiero spoglio

segnato dal passaggio di altri animali. La sua pretesa e' essenzialmente quella di essere il tramite per un messaggio, che puo' partire dall'uomo, posto ad un capo del trasmettitore, ma che viene anche dal bosco, alla ricerca di chi lo sappia ascoltare. Bisbigliare qualcosa, far risuonare un corno, battere una pietra sulla cassa di legno per riprodurre un richiamo primordiale. Sentire il fruscio degli alberi, intromettersi nei lunghi colloqui tra uccelli, trovare l'eco di rumori irriconoscibili, che rispondono al nostro richiamo.


vegetare

il workshop ha visto un gruppo di giovani studenti e laureati del settore arte/design/architettura misurarsi con il particolare mondo dell'Arte nella Natura. Segue il format "10,100,1000 Pallet" diffuso dal 2008 dal Laboratorio Linfa e dall'omonima Associazione di promozione sociale e culturale. Questa esperienza propone di salvare dalla discarica e riutilizzare i pallet per il trasporto merci - arrivati a fine ciclo di trasporto - per la creazione di complementi d'arredo o di opere artistiche. La progettazione condivisa vista come vero momento di dialogo, di condivisione, di cultura tangibile. In occasione della V edizione, ospiti di Opera Bosco, si e' lanciato il bief con l'ironica quanto sarcastica domanda/affermazione "Vegetare!?": tornare ad avere un rapporto con la natura. Proporre un progetto per indurre l'uomo a porre maggior attenzione verso agli esseri viventi che con lui sono parte dell'ecosistema. I partecipanti al workshop, selezionati in base ai progetti proposti in risposta ad un bando di idee, sono stati nove: Martina Bellisario, Giammarco Capanna, Valeria Fabiano, Benedetta Fedele, Federico Fiordigiglio, Stefano Nazzani, Marco Sanesi, Andrea Vitti, Gian Marco Vitti. L'esigenza primaria era di trovare un punto d'incontro tra le diverse idee progettuali proposte, in modo da suddividere per mansioni le diverse fasi di ricerca e realizzazione e riuscire a portare a termine tutti insieme un'opera collettiva in poco meno di una settimana. Tutto questo sfruttando le personali propensioni dei partecipanti e sviluppando le dinamiche di gruppo. A creare tutto cio' ha contribuito la condivisione di quelle che sono le mansioni quotidiane del vivere insieme, come preparare la colazione, cucinare, lavare i piatti, mantenere pulite le aree comuni. Momenti di vita condivisa, conviviale, in tenda, in mezzo al bosco o attorno al fuoco. Luoghi dove misurare e far crescere la propria capacita' di adattarsi, di tollerare, di rispettare, di condividere. La presenza di Anne Demijttenaere in tutte le fasi cruciali del progetto ha dato forza ad un gruppo che ha avuto si' dei tutor, delle guide, ma che si e' sentito libero di esprimere la propria opinione, e di vedere un pezzo del proprio "Io" mischiarsi con quello degli altri.

campo tenda a Opera Bosco / momento di brainstorming

Il lavoro duro aveva inizio la mattina, quando ci si misurava con i pallet; martello, tenaglia e piede di porco gli attrezzi con cui operare il disassemblaggio. Il parto piu' lungo quello del progetto, che ha dovuto abbandonare tante belle idee per approdarne ad una condivisa. Un punto di non ritorno lo ha segnato la definizione della siluette dell'opera, disegnata in scala 1:2 su un foglio lungo 4,5 m. Nel frattempo un gruppo elaborava differenti texture che avrebbero definito il pattern materico del volume. In fondo al bosco c'e' chi prendeva misure, chi costruiva con i rami recuperati in giro le centine che avrebbero sorretto i rami piu' piccoli e le foglie. Nell'improvvisato ma ben organizzato laboratorio di falegnameria il volume ha preso pian piano forma; si e' lavorato per mantenere una struttura abbastanza leggera, ma capace di resistere al carico di alcune persone, o dell'urto di un cinghiale. Anche giu' nel bosco i lavori sono andati avanti, se pur l'ambiente fosse molto caldo, umido e con non poche zanzare. Si e' sviluppato un grande cilindro svasato totalmente ricoperto di liane, rami di nocciolo, rametti di bambu' e dei tanti altri alberi presenti.

Nel pomeriggio un po' piovoso del 4 giugno abbiamo deciso di portare giu' nel bosco quello che fino a quel momento era appartenuto al "mondo degli uomini". La discesa non e' stata facile, non tanto per il peso della struttura quanto per le condizioni scivolose del terreno, caratterizzato da sentieri con forte pendenza. Una volta deposta nel bosco la parte realizzata in legno di pallet, e congiunta alla struttura realizzata in rami recuperati in loco, ci si e' dedicati a modellare una proposta di percorso, che aumentasse l'effetto scenico del volume principale. Si e' poi messo in sicurezza il tutto, legando a terra con dei paletti la parte della struttura posta sul ciglio dello strapiombo. La mattina dell'ultimo giorno a Opera Bosco, in cui ci si aspettava solo la foto di rito vicino all'opera in continua evoluzione, abbiamo avuto un risveglio molto speciale; una illuminante lezione di yoga conclusa con la solita sana colazione al sacco. La fresca brezza mattutina dava all'aria il sapore del muschio, i raggi attraversavano le chiome e finivano sui nostri piedi nudi tra le foglie. Con Alessia Antonetti abbiamo sperimentato qualcosa di veramente poco banale. Il corpo si china, le mani penetrano la terra, le foglie ci avvolgono i polsi e i piedi, fino a farli diventare radici; le gambe sono rami, saldi e verticali verso il cielo. Modalita' diverse, per arrivare a sentire la natura dopo aver provato a sentire se stessi, il proprio corpo, il personale legame con gli Altri.

2012

disessemblaggio dei pallet / lavori di falegnameria / costruzione della struttura in rami trovati in loco


2012

vegetare

il funerale al Pallet chiude la penultima giornata di lavori a Opera Bosco. Viene ripresa la discesa della struttura in legno, dal laboratorio di falegnameria, ai margini del bosco, verso il suo proseguimento costruito in mezzo al bosco, assume un carattere allegorico molto forte. Nei suoi movimenti, il gruppo che trasporta il grosso "becco" di legno assume valenze altre, che riportano ad una dimensione popolare, grottesca. Ne nasce un video, con alcuni dei materiali fotografici prodotti. Con questa performances si vuole alludere alle vecchie manifestazioni popolari, ai riti propiziatori o di iniziazione, ai riti funerari.

<< Piove. Ma il legno c'e'. Approfittiamo di una tregua dal cielo per dare inizio alla deposizione. I partecipanti portano a spalla la loro creazione verso il cuore piu' impervio del bosco. Nel silenzio vegetale la discesa del corpo è difficile e straziante. Ma la fine e' arrivata, le creature del bosco lo attendono alla tomba, sul ciglio del pendio che affaccia sulla vallata. Legno che ritrova la sua origine, dopo chilometri trascorsi a trasportare merci per le strade del mondo. Legno che incontra le strutture organiche che il bosco genera, forme complesse, caotiche, che anche nella loro casualita' tendono alla perfezione. Legno che sostiene l'Edera,

Il ritmo cadenzato delle percussioni dei Salentorkestra trasmettono la giusta dose di malinconia ad un corteo che sembra portare in spalla una bara; viene rappresentata la fine di un ciclo che se pur di reintegrazione e rinascita, per noi uomini e' sempre triste: la morte. Il soggetto protagonista stavolta e' il legno, non il suo contenuto; una storia che si chiude con il ritorno al bosco, a marcire pian piano ed essere inglobato nel magnifico ciclo fertile e riproduttivo del bosco. Un tronco, in un luogo qualsiasi della Terra, e' stato abbattuto per essere ridotto in tavole ed asservire l'uomo. Ora, dopo aver percorso chilometri in lungo e in largo, viene disessemblato dalla sua forma di pallet e condotto alla terra. Con il tempo esso si pieghera' alle intemperie, agli attacchi dei roditori, mostrandosi in tutta la sua fragilita'. Cio' che era, materiale vivo robusto ed elastico, nutrito dalla linfa sottratta alla terra, dai raggi del sole e dalla pioggia, oggi diviene nutrimento. Humus per la terra, ossigeno per le nostre idee. Cerca "funerale al pallet" su internet.

che devia i corridoi notturni dei Cinghiali, che si oppone al devastante passaggio dell'Uomo. L'unione tra i due mondi genera un turbinio di linee; un insieme di pensieri, che hanno voglia di Vegetare. Hanno voglia di guardare avanti nel rispetto della natura, delle sue difficili armonie, hanno voglia di dialogare con il mondo vegetale, con la terra, di conoscere il segreto della sua longevita'. Pensieri che hanno voglia di tornare alla natura, che hanno voglia di starla a sentire.>>

trasporto dell'opera in legno lungo un sentiero molto scosceso di Opera Bosco / corteo alle prese con uno stretto tornante / opera dopo la sua ricongiunzione con la natura; alla sua sinistra il sentiero aperto dal quale venire a contatto con la bocca


2012

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5 giu

2012 ore 15:00

il workshop lascia ad Opera Bosco la sua opera collettiva Calcata (Vt)

scopri tutte le fasi di Vegetare sul diario del workshop vai al sito

www.laboratoriolinfa.com


in collaborazione con:

con il supporto di:


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