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6.5.2 Lavorazioni forestali

sistema di presa del fusto idraulico, di una motosega per il taglio della pianta e di un sistema idraulico per la successiva rotazione del fusto per il suo abbattimento può migliorare le condizioni di lavoro. Infine, sostituendo la testa con altre attrezzature si possono effettuare anche la fase di movimentazione e carico del legname. Si consiglia, infine, di procedere a: •indagini geologiche delle aree del territorio; •mappatura del territorio; •interventi di trasformazione da bosco ceduo a fustaia in modo da aumentare il numero di anni tra un intervento ed il successivo sulla stessa superficie boschiva; •divieto di taglio nei periodi più asciutti e/o preventiva bagnatura del fusto; •formazione ed informazione dei lavoratori.

Lavorazioni forestali: operazioni meccaniche

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1.apertura di sentieri

• aerodispersione primaria: intercettazione di vene o di materiale fibroso

Soluzioni tecniche

• bagnatura del suolo • installazione filtri impianto cabina di guida

Soluzioni organizzative e procedurali

• razionalizzazione degli spazi funzionali nell’area di lavoro • svolgimento di attività con cabina guida chiusa con pulizia giornaliera dei filtri • allontanamento del lavoratore da sorgenti di aerodispersione • informazione e formazione • istruzioni adeguate ai lavoratori • programmazione misure per il miglioramento nel tempo • segnaletica • manutenzione e pulizia delle attrezzature

2.taglio con mezzi meccanici

• aerodispersione secondaria: risollevamento di polveri

Soluzioni tecniche

• adozione di testate di taglio su escavatori dotati di cabina

Soluzioni organizzative e procedurali

• svolgimento di attività con cabina guida chiusa con pulizia giornaliera dei filtri • allontanamento del lavoratore da sorgenti di aerodispersione • informazione e formazione • istruzioni adeguate ai lavoratori • manutenzione e pulizia delle attrezzature

3.trasporto del legname

Soluzioni tecniche

• bagnatura del suolo • adozione macchine operatrici dotati di cabina • aerodispersione secondaria: risollevamento di polveri

Soluzioni organizzative e procedurali

• razionalizzazione degli spazi funzionali nell’area di lavoro, • allontanamento del lavoratore da sorgenti di aerodispersione • informazione e formazione • istruzioni adeguate ai lavoratori • segnaletica • manutenzione e pulizia delle attrezzature

Fasi di lavorazione: operazioni manuali

1. taglio delle piante con motosega Sorgenti di aerodispersione

• aerodispersione secondaria: risollevamento di polveri

Soluzioni tecniche

• adozione pratiche agricole che privilegino l’uso di macchine

Soluzioni organizzative e procedurali

• adozione di DPI • controllo sanitario • informazione e formazione • istruzioni adeguate ai lavoratori • programmazione misure per il miglioramento nel tempo • segnaletica • manutenzione e pulizia delle attrezzature

Approfondimento: Il caso della Basilicata

L’indagine epidemiologica

A seguito dell’indagine epidemiologica svolta nel 2002 dal Dipartimento di Prevenzione dell’ex ASL 3 di Lagonegro (PZ) che individuò tre casi di mesotelioma pleurico in un brevissimo arco temporale e interessanti una coorte di popolazione insistente in due comuni dell’area sud della Basilicata, fu avviata dalla Regione una prima indagine conoscitiva sul rapporto di causalità tra la suddetta patologia e gli affioramenti di ofioliti (“Pietre Verdi”). L’indagine fu svolta in collaborazione con l’Istituto di Scienze della Terra dell’Università La Sapienza di Roma, l’Istituto di Igiene Industriale dell’Università Cattolica di Roma e la locale Azienda sanitaria. I primi risultati confermarono che i soggetti con mesotelioma avevano vissuto e svolto attività lavorativa di tipo agricolo in territori in cui erano presenti in affioramento ofioliti con presenza di tremolite, crisotilo, crocidolite e talco. In tutte le aree indagate, la morfologia del terreno si presentava molto simile con estesi affioramenti di serpentiniti molto fratturate, con superfici traslucide di colore dal nerobluastro al verde scuro, untuose al tatto per la presenza di talco; solo in rari casi con tessitura massiccia. Le fibre di amianto “tremolite” sono state individuate nei ciottoli, nella roccia in posto, in vene, schiacciate lungo piani di scistosità e negli argilloscisti. Frequenti fibre bianche o bianco-verdastre di amianto sono state notate sia in roccia, lungo superfici di discontinuità, sia, più spesso, disgregate nei depositi di copertura o sul piano di campagna Il livello di contaminazione dei luoghi visitati appariva abbastanza significativo, soprattutto per l’estensione degli affioramenti e per il rimaneggiamento subito nel tempo. Al termine dell’indagine preliminare la Regione Basilicata avviò, a partire dal 2003, un programma di monitoraggio geologico consistente nella mappatura definitiva delle aree (in collaborazione con il CNR, ARPAB e altri enti regionali. Sono stati poi avviati: •un programma di sorveglianza epidemiologico-sanitaria degli esposti con l’obiettivo di valutare la prevalenza di patologie respiratorie correlate con l’esposizione occupazionale ed ambientale ad asbesto; •un programma di comunicazione alla popolazione esposta dei livelli di rischio per la salute; •le misure di riduzione del rischio con interventi di messa in sicurezza delle strade interpoderali di proprietà pubblica.

La sorveglianza epidemiologica ha riguardato una coorte di 699 soggetti (332 M 367 F) visitati fra aprile 2008 e marzo 2009. Sono risultati affetti da patologie asbesto correlate 63 soggetti pari al 9% del totale. La patologia prevalente è risultata essere placche e/o ispessimenti pleurici (24 maschi 11 femmine).

Figura 6.25 - Zone di pascolo nelle aree di confine tra i Comuni di Lauria (PZ) e Castelluccio Superiore (PZ), (Schettino e Colafemmina, 2012)

È stato individuato un caso di carcinoma polmonare in un soggetto con placche pleuriche ex-fumatore con storia di esposizione ambientale ed occupazionale ad asbesto. È stata riscontrata diagnosi di mesotelioma pleurico in due soggetti ultrasettantenni con storia di esposizione ad amianto lavorativa probabile nell’industria ed in agricoltura avendo entrambi svolto lavorazioni agrarie in aree contaminate da fibre di tremolite. Al riguardo si osserva che la diagnosi di mesotelioma riguarda circa 3 casi su 1000, valore superiore al tasso grezzo di mesotelioma pleurico certo per il sesso maschile in Italia riportato dal Registro nazionale dei mesoteliomi (ReNaM), riferito all’anno 2001, pari a 2,74 per 100.000 uomini. Nonostante l’esposizione ambientale a tremolite riguardi l’intera popolazione residente, il 62% delle patologie asbesto-correlate riscontrate ha interessato soggetti con storia, attuale o pregressa, di occupazione in edilizia o in agricoltura avendo svolto attività implicanti azioni di disturbo meccanico del suolo con potenziale esposizione a tremolite superiore a quella ambientale. Campioni dei terreni delle zone di lavorazione sono stati analizzati da Inail rivelando la presenza di fibre di tremolite in un caso e di crisotilo negli altri due.

Lo studio della Regione Basilicata

Il progetto di mappatura e monitoraggio del rischio amianto implementato dalla Regione Basilicata, ricompreso nel Piano Amianto Regione Basilicata del 2016, ha previsto l’individuazione, la delimitazione e la mappatura dei siti caratterizzati dalla presenza di amianto nell’ambiente naturale, combinando dati di telerilevamento, osservazioni dirette in situ ed analisi di laboratorio. Il territorio investigato ha una superficie di circa 70.000 ha delimitato dal poligono che comprende porzioni di territorio di S. Severino Lucano, Castelluccio Superiore, Viggianello, Episcopia, Lauria, Chiaromonte, Terranova del Pollino. I risultati ottenuti dimostrano la possibile presenza di minerali asbestiformi negli affioramenti di serpentiniti, anfiboliti, metabasiti, oltre che nei suoli, nei corpi di frana, brecce di versante e detriti. In attuazione della Legge nazionale 23 marzo 2001, n. 93 e relativo d.m. applicativo n. 101/2003 “Regolamento per la realizzazione di una mappatura delle zone del territorio nazionale interessata dalla presenza di amianto”, le attività svolte successivamente al 2001 in relazione alla presenza di amianto di origine naturale nel territorio regionale hanno permesso di finanziare n. 6 progetti di bonifica con messa in sicurezza della viabilità interpoderale di proprietà pubblica ricadente su affioramenti di rocce contenenti amianto nell’area del Pollino. Tra le misure operative prese nei primi anni 2000 vi sono le ordinanze che vietano la manipolazione di materiale per il rifacimento muretti, recinzioni, etc.; divieto di coltivazione intensiva e pastorizia; estrazione e movimentazione materiali per la realizzazione di strade/sentieri nei suddetti Comuni. Diversi autori hanno infatti evidenziato come l’emissione di polveri durante la coltivazione possa variare in funzione delle tecniche e tecnologie utilizzate. A seguito dello studio dell'uso del suolo e dei principali tipi di colture utilizzate localmente, è stato inoltre riconosciuto il contributo di questi fattori alla vulnerabilità del suolo all’erosione, in particolare quella idraulica. Sarebbe opportuno l'utilizzo di tecniche che eliminino completamente l’aratura e quindi il rivoltamento degli orizzonti del terreno. Alcune azioni di prevenzione proposte sono state: •rotazione delle colture scegliendo specie che assicurino copertura del suolo estesa per tutto l’anno; •pratiche di salvaguardia delle aree non coltivate; •misure di mitigazione dei processi di ablazione del suolo quali: -tecniche di coltivazione che minimizzino la mobilizzazione e dispersione di polveri; -colture che proteggano coprendolo il suolo in tutte le stagioni dell’anno.

6.6 Rimozione e smaltimento/bonifica di ballast

L’utilizzo per diversi scopi di materiali provenienti da aree in cui è nota la presenza

di Pietre Verdi può portare ad una inconsapevole diffusione sul territorio di rocce potenzialmente contenenti amianto. Tra le tipologie di più ampia diffusione si possono citare gli usi di pietrisco per pavimentazioni stradali, delle frazioni fini in malte ed intonaci edili, di lastre e lastroni per coperture di tetti; è anche il caso del ballast ferroviario costituito da alcune tipologie di Pietre Verdi, ampiamente utilizzato sul territorio nazionale per le ottime caratteristiche meccaniche. Il ballast è lo strato di pietrisco sul quale poggiano le traverse di una ferrovia, interposto tra la piattaforma stradale e l’armamento con lo scopo di: •distribuire i carichi verticali sul piano di regolamento del corpo stradale; •assicurare al binario le condizioni geometriche di progetto; •assorbire gli sforzi indotti nel binario dalla circolazione dei treni; •assorbire gli sforzi indotti nel binario dalle variazioni di temperatura; •costituire un drenaggio delle acque meteoriche; •conferire elasticità al binario; •realizzare un filtro tra binario ed ambiente nei confronti dei fenomeni vibrazionali.

Il ballast è costituito da pietrisco a spigoli vivi di pezzatura tra 30 e 60 mm, disposti secondo un profilo di un trapezio isoscele con i lati inclinati di 3/4, di spessore minimo variabile a seconda delle caratteristiche della linea ferroviaria, per dimensioni e carichi previsti. Le rocce di provenienza del ballast hanno generalmente caratteristiche di elevata resistenza a compressione; le cosiddette Pietre Verdi sono state spesso utilizzate a questo scopo. Le problematiche di salute e sicurezza possono sorgere nel momento in cui si procede con interventi di manutenzione o di rinnovo delle massicciate ferroviarie con conseguente movimentazione e/o asportazione di pietrisco ferroviario. Verranno di seguito descritte le fasi lavorative correlate a tali operazioni e le misure di prevenzione a tutela dei lavori da adottare in presenta di ballast costituito da Pietre Verdi, a prescindere dalla determinazione del contenuto in amianto. La gestione del ballast risultato contaminato a seguito di caratterizzazione preventiva, come rifiuto pericoloso, non sarà oggetto della seguente trattazione, in quanto esula dagli scopi del presente documento. Le operazioni relative al rifacimento del ballast, attualmente effettuate con sistemi automatizzati, possono essere: •livellamento, allineamento e rincalzatura; •risanamento; •asportazione e bonifica.

Le macchine impiegate lavorano a ciclo continuo e sono composte da vagoni che camminano sui binari da trattare in cui sono montati: •dispositivi di scavo; •sistemi di misurazione; •dispositivi di vagliatura;

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