La Consolata casa di misericordia (don domenico machetta)

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Quaderni della Consolata / Spiritualità

Anno Santo della Misericordia

La Consolata: casa di misericordia Triduo di don Domenico Machetta Inizio dell’Avvento Novena dell’Immacolata Anniversario della chiusura del Vaticano II


I testi sono tratti dalle omelie offerte da don Domenico al Santuario della Consolata in occasione del triduo di preghiera in preparazione all’inizio dell’Anno della Misericordia indetto da papa Francesco

Edizioni LA CONSOLATA, Torino, dicembre 2015 Santuario della Consolata, via Maria Adelaide 2, 10122 TORINO +39 011 483.6100 email: rivistasantuario@laconsolata.org Sito Internet www.laconsolata.org con Web-TV 24h24

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La Consolata luogo della misericordia Triduo di preghiera per l’inizio dell’Anno Giubileo della Misericordia don Domenico Machetta

1. Festa di sant’Andrea apostolo PAROLA del SIGNORE – Isaia 2,1-5 Messaggio che Isaìa, figlio di Amoz, ricevette in visione su Giuda e su Gerusalemme. Alla fine dei giorni, il monte del tempio del Signore sarà saldo sulla cima dei monti e s’innalzerà sopra i colli e ad esso affluiranno tutte le genti. Verranno molti popoli e diranno: «Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri». Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra. Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore. Mt 4,18-22 In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono. E’ difficile trattenere la commozione, perché qui ci sentiamo sempre a casa … ringraziamo il rettore, amico di sempre, ordinato prete proprio il 20 giugno, giorno della Consolata e insieme a tutta la fraternità di Nazaret diciamo grazie per questo invito, per esser qui al Santuario della Consolata. Noi riteniamo umilmente che sia proprio Maria, la Consolata, che ci abbia invitato qui in queste tre sere nella sua casa. Per noi è un po’ 3


come tornare alla sorgente, è una tenerezza … per noi l’invito che ci ha fatto don Michele è stato l’invito di Maria. Per questo siamo qui a ringraziare il Signore con voi. Ho qui in mano il bellissimo documento che papa Francesco ha lanciato in vista del Giubileo: Misericordiae vultus, il “Volto della Misericordia”. E sapete chi è il volto della Misericordia? E’ Gesù! Lo dice proprio questo testo, all’inizio: «Gesù Cristo è il volto della Misericordia!». Il Giubileo, dunque, è un anno di riscoperta di Gesù, è un anno su Gesù, sul mistero di Cristo, l’argomento del Giubileo è Lui! Perché, diciamo la verità, lo conosciamo ancora poco, lo conosciamo poco … E’ lo stesso argomento del Concilio, di cui festeggiamo il Giubileo dalla chiusura, 50 anni da quel 8 dicembre del 1965. Il Vaticano II è stato un Concilio su Gesù! Il mistero di Cristo è l’argomento di fondo del Concilio e allora non vi sembra che questo Anno giubilare della misericordia non sia altro che una bella idea dello Spirito Santo per farci vivere una buona volta il Concilio? Non l’abbiamo ancora approfondito … è stata una Pentecoste per la Chiesa … Il Papa lo sottolinea: ho voluto iniziare l’Anno Santo proprio il giorno in cui terminava il Concilio, per dare una “continuità” a questa Pentecoste che è stato il Vaticano II, mettendo in collegamento in questo modo il Giubileo con la grande chiusura fatta da papa Paolo VI di quell’evento dello Spirito che è stato il Concilio Vaticano II. Mi sembra significativo iniziare questi tre giorni di preghiera con la festa di sant’Andrea. Niente è a caso: il 30 Novembre, festa di sant’Andrea, in questo Santuario della Consolata che prima anticamente era la Chiesa di sant’Andrea. L’anno liturgico è appena iniziato, ieri è iniziata la grande novena all’Immacolata: quindi nel cuore di questa novena, all’inizio del gioioso periodo che prepara alla nascita del Salvatore Gesù noi facciamo un triduo di preparazione al Giubileo aiutati dalla figura di sant’Andrea. Cosa ci dice lo Spirito Santo attraverso questo Apostolo? Abbiamo ascoltato il Vangelo, la chiamata dei primi discepoli accanto al lago di Tiberiade. Ne parla anche il Vangelo di Giovanni. Andrea è uno di quei primi due discepoli, che, dopo l’invito di Giovanni Battista “Ecco l’Agnello di Dio!”, sono stati folgorati ed hanno iniziato immediatamente a seguire Gesù. Andrea era uno, l’altro sembra proprio che sia l’autore del Vangelo, l’apostolo Giovanni. Giovanni ed Andrea si mettono a seguire Gesù e da quel giorno, da quell’ora precisa, come annota l’evangelista, dalle 4 del pomeriggio, Andrea è stato folgorato da Gesù, come Giovanni.

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Nel Vangelo di Matteo, invece, abbiamo letto la chiamata dei discepoli: non so quale parola vi abbia colpito, a me sembra che la parola più forte di queste 10 righe in cui si narra il passaggio di Gesù al lago di Tiberiade sia “Subito” … “Ed essi subito lasciata la barca e il padre lo seguirono”. Subito! Se ci avessero ripensato … se avessero detto a Gesù “Lascia che ci pensiamo un attimo …” secondo voi, cosa avrebbero deciso? Gesù sarebbe ripassato di là? Non so … Se non avessero detto con entusiasmo “Eccoci!” sarebbe tornato quel momento? Sant’Agostino diceva timeo Dominum transeuntem, io temo il Signore che passa … e se non passasse più? Devo cogliere al volo il suo sguardo, il suo passaggio … Andrea non ci ha pensato due volte, ha afferrato l’occasione al volo, è stato folgorato. Non so voi, cosa ne dite … io sono molto colpito da questi primi discepoli. Hanno avuto un bel coraggio! Noi spesso non ci pensiamo, oppure tagliamo corto, dicendo “Certo, hanno visto Gesù di persona”. No! E’ stato molto più difficile per loro che per noi! Noi abbiamo duemila anni di storia alle spalle, abbiamo una schiera interminabile di santi, abbiamo esempi folgoranti in duemila anni di chiesa … loro no. Avevano certo l’Antico Testamento, ma sappiamo bene che se anche è vero che il popolo aspettava il Messia, non è per niente certo quale “tipo” di Messia aspettassero. Quale Messia aspettava il popolo di Israele? Aspettavano un Messia potente. Aspettavano un intervento di Dio spettacolare. La mentalità comune era questa: la potenza di Dio sarebbe intervenuta portando giustizia sulla terra. Gesù ha deluso tutti. Gesù ha deluso tutti!! Un Messia che va in mezzo alla gente, nato a Betlemme, che sta lunghi e lunghi interminabili anni in silenzio, mentre avrebbe potuto andare a Roma, ad Atene, nel Medio Oriente a predicare, fare miracoli … lunghi anni a fare il falegname e poi si mette a passeggiare con la gente del popolo … Giovanni Battista dice: “C’è uno in mezzo a voi che non conoscete …” Era lì, è lì, in mezzo a voi, e non lo conoscete … Ci voleva molto coraggio in questi uomini per diventare apostoli. Dobbiamo ringraziarli per il loro coraggio. Si è fidato, si è fidato del maestro, di Giovanni Battista, si è fidato di Gesù. Si vede che il suo cuore era aperto al passaggio di Gesù. Per questo oggi celebriamo la sua festa, il capolavoro che Dio ha operato in Andrea, perché Dio opera sempre un capolavoro nei santi: erano persone come noi, esattamente, con i nostri difetti, e questo ci deve incoraggiare. Se sono riusciti loro, ecco … possiamo anche noi fidarci di Gesù, un Gesù che ha dimostrato con i fatti che la potenza di Dio non si rivela alla maniera del mondo, ma la potenza di Dio si rivela nella misericordia. 5


Il cuore del Giubileo sta qui: Dio è intervenuto, ma non come pensavano a quei tempi, non come pensiamo in certi momenti anche noi … quando diciamo: “Perché Dio non interviene?” Dio ha un sistema di intervento che ci disorienta. Dio manifesta – e il Papa l’ha ricordato, citando nella preghiera del Giubileo un’antica preghiera che troviamo nella Domenica XXVI del Tempo Ordinario – Dio manifesta la sua onnipotenza soprattutto nella misericordia e nel perdono. Abbiamo voluto intitolare così l’inno alla Misericordia che abbiamo cantato all’inizio: “Tu l’Onnipotente ti sei fatto piccolo, debole, Tu sei il volto della Misericordia di Dio, la potenza di Dio e il perdono”. Dio non accetta il sistema del mondo, quello proposto da Satana: “Fai vedere chi sei!”. Se oggi avessimo letto le letture del giorno, avremmo sentito il profeta Isaia proclamare: “Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci … “ Le spade bisogna buttarle via! Quando arriva Giuda nel giardino del Getsemani, accompagnato dalla guardie, per arrestare Gesù, vi ricordate, è successo un parapiglia: gli Apostoli volevano difendere Gesù e hanno tirato fuori le spade. Pietro ha persino tagliato l’orecchio di un servo … ricordate la reazione di Gesù? “Metti via quella spada! Cosa credi, se io volessi, avrei a mia disposizione più di dodici legioni di angeli” … ma il sistema di Dio non è questo, il sistema di Dio ci disorienta. In questo documento, scritto per l’Anno Santo della Misericordia, papa Francesco cita il discorso di papa Giovanni, proclamato nel 1963, all’inizio del Concilio: “La Chiesa, sposa di Cristo, preferisce usare la medicina della misericordia, invece di imbracciare le armi del rigore”. Via le spade! Le spade diventano vomeri … e questo va calato nella nostra vita: l’aggressività che spesso usiamo per dividerci tra noi, deve trasformarsi in opere di bontà. Trasformare le spade della nostra aggressività per fare del bene, per seminare il bene, in vomeri! Accogliamo il messaggio di sant’Andrea. Partiamo dalla Consolata questa sera tornando alle nostre case chiedendo alla Madre di Dio di cambiare le nostre spade in vomeri, la nostra forza aggressiva in forza di fare il bene. Qui alla Consolata si respira Misericordia! E’ il Santuario della Misericordia! La caratteristica di questo Santuario è il sacramento della Misericordia. E allora chiediamo a Maria di cambiare il nostro cuore, caricandolo di stupore e di misericordia.

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2. Martedì della Prima Settimana di Avvento PAROLA del SIGNORE Isaia 11,1-10 In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli umili della terra. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca, con il soffio delle sue labbra ucciderà l’empio. La giustizia sarà fascia dei suoi lombi e la fedeltà cintura dei suoi fianchi. Il lupo dimorerà insieme con l’agnello; il leopardo si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l’orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme. Il leone si ciberà di paglia, come il bue. Il lattante si trastullerà sulla buca della vipera; il bambino metterà la mano nel covo del serpente velenoso. Non agiranno più iniquamente né saccheggeranno in tutto il mio santo monte, perché la conoscenza del Signore riempirà la terra come le acque ricoprono il mare. Lc 10,21-24 In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse:

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«Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono». E’ impressionante - leggendo la Bibbia, ascoltando le Scritture, vivendo la Liturgia - notare come ricorra tante volte la parola “misericordia”. La troviamo anche nei Salmi che cantiamo … il tema della misericordia è quello più cantato dalla Bibbia. In quest’anno che inizia dovremmo fare anche questo esercizio, un esercizio molto bello, che ci riempie di gioia: provare ad ascoltare le letture che vengono lette durante la liturgia o quelle che leggiamo durante la nostra meditazione personale, o provare a cantare i salmi che preghiamo nella liturgia delle ore rimanendo attenti al tema della misericordia. Vedrete quanto sarà impressionante e commuovente e quante volte risuonerà questa parola. Oggi la prima lettura ci mette già su questa pista: la misericordia è lo “stile” dell’intervento di Dio nella storia. Ieri ricordavamo la parole di Isaia, nella liturgia del giorno: «Forgeranno le loro spade in vomeri», come segno forte di eliminazione della violenza, ad imitazione di Dio, di trasformazione della violenza umana in energia positiva di preparazione alla semina della Parola. Oggi il messaggio continua, con insistenza: è lo stile di Dio! Ci viene presentato un capitolo molto famoso, un oracolo che è rimasto impresso negli affreschi, nelle spiegazioni dei Padri, il capitolo 11 del profeta Isaia: si parla del personaggio atteso dai secoli, del Messia, dell’Unto del Signore. Isaia questa sera ci dice: In quel giorno, un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Un germoglio spunterà: com’è bello vedere un germoglio che sboccia! Ed è ancora più bello vedere un fiore che sboccia in un pantano, in un posto dove non ci si aspetterebbe. Lo avete mai notato? Un fiore tra i ruderi … è commuovente vedere che la vita sboccia anche là dove normalmente c’è solo morte. E dove sboccia? Dal “tronco di Jesse”, dice Isaia. Parla di terra: Jesse, lo sapete, è il papà di Davide. Nella sacrestia della Consolata avete un meraviglioso altorilievo in legno, antico, che descrive meravigliosamente questo “Albero di Jesse” che porta al Messia Gesù. Jesse era uno di noi e il suo discendente anche: uno di noi!

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Ma su di lui scende lo Spirito in pienezza, ecco perché segue la lista dei doni dello Spirito Santo, lo Spirito del Signore, Rùah, il Vento di Dio, il Soffio creatore. Per sei volte si ripete questa parola: Rùah, Spirito di intelligenza, Spirito di fortezza … il testo greco e latino aggiungono una parola, per formare il settenario, i sette doni che conosciamo: : la pietà, la tenerezza di Dio. Sono i sette doni dello Spirito Santo che abbiamo imparato nella nostra preparazione alla Confermazione, alla Cresima, doni che non dovremmo dimenticare. Si parla, dunque, dei doni che scendono su Colui che noi abbiamo riconosciuto come Messia, Gesù, si parla di Lui, dell’Amato del nostro cuore, si parla di Gesù Cristo, «Volto della Misericordia divina, Vultus Misericordiae», come l’ha chiamato Papa Francesco, ispirato dallo Spirito Santo. Gesù Cristo è il volto della Misericordia del Padre. Nello stesso documento papa Francesco dice poi un’altra frase, che irrompe come una bomba: Il mistero della fede sembra trovare in questa parola, misericordia, la sua sintesi. La misericordia è la sintesi della fede! Come dire che tutto il contenuto della fede si riassume ed è contenuto in questa parola: misericordia. Il Vangelo di Luca, che noi chiamiamo il Vangelo della misericordia, mette in bocca a Gesù questa parola: la perfezione è la misericordia! Matteo diceva «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro», san Luca riecheggia «Siate misericordiosi come è misericordioso il Padre vostro». Per lui misericordiosi vuol dire perfetti! E’ Gesù che ce lo dice! Siate pieni di misericordia come il Padre celeste. Ed è il motto del Giubileo lanciato da papa Francesco. Il culmine della fede è la misericordia e allora dobbiamo dire della misericordia quello che si dice della fede: «Se avessimo fede quanto un granellino di senape, trasporteremmo le montagne». Si potrebbe parimenti dire che se avessimo misericordia quanto un granellino di senape, il più piccolo tra tutti i semi, diventeremmo tutti santi, la nostra terra sarebbe un paradiso! Se tutti noi avessimo misericordia, noi che stasera siamo venuti dalla Mater Misericordiae, la Madre della Misericordia, la Madre di Gesù Cristo, Consolata e Consolatrice … se noi crescessimo nella misericordia in quest’anno, a casa nostra ci sarebbe il paradiso! Il lupo dimora con l’agnello … avete sentito cosa dice l’oracolo di Isaia? Certo, parla dell’ideale, del traguardo, un traguardo che forse si compirà solo in paradiso … La leggenda del lupo di Gubbio, ammansito da san Francesco, ha queste radici bibliche: è la speranza di un mondo trasformato. Il lattante che gioca nella buca del serpente … è l’immagine dell’armonia totale, del paradiso, il giardino di Eden

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dove l’uomo e Dio ritrovano l’armonia del progetto originario concepito dalla misericordia di Dio. Alle volte diciamo: “Ma questo avverrà solo in paradiso … non avviene sulla terra?” Ci sono state e ci sono ancora oggi delle zone in cui si incomincia a vivere l’armonia: nel cuore dei santi! Nel cuore dei santi il lupo dimorava insieme all’agnello! E può capitare anche a noi, quando siamo avvolti dalla misericordia di Dio: quando due fratelli si vogliono bene, quando una famiglia supera le difficoltà dell’andare d’accordo nella preghiera, nella riconciliazione, quando non si va a dormire alla sera se c’è una ruggine … allora si può dire che il lupo inizia a dimorare insieme all’agnello e l’armonia totale divina inizia a regnare sulla terra. Gesù ci ha mandati nel mondo per essere annunciatori con la vita di questa armonia, di questo traguardo. Allora dobbiamo dire che la strada della misericordia è la stessa strada della fede. E qual è la strada della fede? Leggiamo il Vangelo, scrutando a fondo soprattutto il Vangelo di Luce e di Giovanni: c’è una sola strada per giungere alla fede, ci dice la Parola del Signore: è l’umiltà. Senza umiltà, non si può giungere alla fede. Basta un grammo di orgoglio per bloccare la fede e dunque per bloccare la misericordia. Questo orgoglio che non vuole mai morire e impedisce la misericordia … Gesù ha una frase terribile, al capitolo 5 del Vangelo di Giovanni: “Come potete credere voi che non cercate la gloria di Dio ma cercate la vostra gloria?” (Gv 5,44). L’orgoglio ci impedisce di credere! L’orgoglio di impedisce di essere nella misericordia. Per questo il Vangelo di oggi ci parla di umiltà. E’ un brano molto bello, ci presenta Gesù che scoppia di gioia, esulta nello Spirito e dice: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto i tuoi segreti ai sapienti e ai dotti e ti sei rivelato ai piccoli». Dio rivela i suoi segreti agli umili! I grandi teologi possono sapere la Bibbia a memoria, ma se non sono umili, Dio non lo capiscono! Chi non è umile, non entra nella conoscenza del Signore. Chiamerei questa pagina di Vangelo il “Cantico di Gesù”. Troviamo tanti cantici nella Bibbia, il canto di Maria in cui magnifica il Signore, il canto di Zaccaria che benedice il Dio di Israele, il cantico di Simeone, pregato ogni sera con la preghiera di Compieta … pensate al cantico del mare, il canto pasquale per eccellenza (Esodo 15) … Sono tutti salmi stupendi, sparsi nella Bibbia e hanno tutti uno schema fisso. La chiave di lettura del cantico è una parola piccola piccola: perché. E’ il motivo del cantico. Cantiamo al Signore, è veramente glorioso perché ha mirabilmente trionfato, cavallo e cavaliere ha gettato nel mare (Esodo 15) … oppure con le parole di 10


Maria: Il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore perché ha guardato la miseria della sua serva … (Luca 1). Il motivo del cantico di Maria è lo sguardo di Dio sulla sua piccolezza. E ancora, il cantico di Zaccaria: Benedetto il Signore perché ha visitato il suo popolo nella sua misericordia. Ora lascia o Signore che il tuo servo vada in pace perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza … Anche queste parole del Vangelo di Gesù che abbiamo sentito questa sera sono un cantico, hanno il loro “perché”, la motivazione della esultanza nello Spirito, della gioia profonda che sente Gesù: perché hai rivelato queste cose ai piccoli … Gesù loda il Padre e canta a lui nella gioia perché si rivela agli umili, perché rivela tutto se stesso, i suoi segreti non ai potenti, ma ai piccoli. Pensiamo ai suoi occhi: un Gesù che esulta nello Spirito … che luce, che gioia, che fuoco incandescente di gioia per questa rivelazione, questo svelamento, questa comunicazione profonda di sé che il Padre celesta fa nei confronti di chi è e rimane piccolo, nei confronti di chi è umile perché umiliato … Chiediamo l’intercessione della Madre di Dio Consolata per essere nel numero di questi piccoli, perché anche noi siamo questi umili destinatari della comunicazione profonda di Dio Padre, preghiamo di essere anche noi questi semplici che fanno gioire il cuore di Gesù.

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3. Mercoledì della Prima Settimana di Avvento PAROLA del SIGNORE Iaaia 25,6-10 In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre distesa su tutte le nazioni. Eliminerà la morte per sempre. Il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto, l’ignominia del suo popolo farà scomparire da tutta la terra, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: «Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse. Questi è il Signore in cui abbiamo sperato;rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza,poiché la mano del Signore si poserà su questo monte». Mt 15,29-37 In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene. Siamo particolarmente commossi questa sera, l’ultima di questi tre giorni di preghiera al Santuario della Madre di Dio Consolata. Lasciamo qui il nostro cuore, ci sentiamo in famiglia quando veniamo qui, la portiamo ovunque con noi. Partendo da questo Santuario, noi 13


non ci sentiremo stranieri, lontani, ma ci sentiremo sempre più “uno”, parenti stretti, figli di Maria che ci raccoglie e ci chiama a lodare il Signore. Questa sera le lettura sono particolarmente commuoventi. Avete sentito? Il primo giorno era la celebrazione della trasformazione della nostra violenza, “Forgeranno le loro spade in vomeri”, con sant’Andrea testimone particolare della misericordia, perché Gesù “è il volto della Misericordia” di Dio che ha affascinato gli Apostoli. Ieri era il giorno del “Germoglio” nuovo, la fioritura sorprendente dell’antico ceppo di Israele. Oggi è il giorno del “Banchetto” (Isaia 25,6-10). Anche noi, affascinati dallo sguardo di Gesù, siamo venuti qui per rispondere all’invito del suo banchetto divino. Maria ha assunto su di sé questo ruolo, di innamorarci di Gesù. Chi viene alla Consolata sente su di sè la stessa parola da Lei detta a Cana di Galilea: Fate ciò che Lui vi dirà! Le letture di questa sera ci invitano ad immergerci nella contemplazione e nella meditazione della commozione di Dio. Questa sera le lettura ci parlano di un Dio che si commuove nelle viscere. Dice ai suoi discepoli: “Sento compassione per questa folla”. Il termine originale è molto forte, parla di viscere di misericordia. Davanti a chi proclama la sua debolezza, Gesù sente compassione, si sente smuovere nell’intimo. Sia in ebraico come in greco il termine che noi traduciamo come “compassione” parla di “viscere di misericordia del nostro Dio”. Vorrei sottolineare tre verbi di questa prima lettura che mi sembrano fondamentali. Annunciano un futuro che noi stiamo anticipando, vivendo l’Eucarestia. Un futuro che si compirà nell’eternità ma che ha già il suo anticipo, qui sulla terra. Questo banchetto di festa che Dio ha annunciato è quello preparato per noi, è il paese della felicità, esiste! Dobbiamo parlare del paradiso, di questo paese della felicità che Dio ha creato per noi e che ha il suo anticipo nella liturgia della Chiesa. Allora i tre verbi che mi sembrano fondamentali, annunciati in questa pagina di Isaia che parla del banchetto, della festa preparata da Dio: il primo è eliminerà la morte, per sempre. E’ un tema che sarà ripreso dal libro dell’Apocalisse, la vittoria sulla morte, per sempre e su tutto che è parente con la morte, le malattie, il dolore fisico e morale, la sofferenza … Quando saremo nella festa eterna, non ci sarà più la morte. Dio eliminerà la morte, per sempre! Ormai per noi la morte è solo un passaggio, faticoso, un parto, ma ormai la morte è stata vinta da quando Gesù è stato inchiodato sulla croce. Eliminerà la morte! E’ una profezia già compiuta! 14


Poi dice una cosa molto commuovente: asciugherà le lacrime da ogni volto. Ripetiamo questa parole … ripetiamole giorno dopo giorno, giorno e notte … Dio asciugherà le mie lacrime, le mie lacrime non cadono per terra, cadono nelle mani di Dio. C’è un salmo che dice: “Le mie lacrime nell’otre tuo raccogli” (Salmo 56,9). Non cadono per terra, sembra che cadano, ma Dio le raccoglie tutte. E, alla fine, verrà Lui, Dio, incontro a noi. Riprenderà questa parole l’Apocalisse al capitolo 21: abiterà con loro, l’Emmanuele, e asciugherà le lacrime dai loro occhi … Lasciatemi passare questa immagine: è una cosa commuovente immaginare Dio con il fazzoletto che asciuga le nostre lacrime … asciugherà le lacrime da ogni volto! Infine, preparerà un banchetto : la Bibbia non sa come meglio esprimere la gioia dell’incontro e parla di un Dio che prepara un pranzo di nozze, un grande banchetto, una mensa alla quale tutti sono invitati. Le vivande prelibate, i vini succulenti, conosciamo queste parole ed è il banchetto che, nella fede, anticipiamo vivendo l’Eucarestia. Questo pane e questo vino che fra poco saranno il Corpo vivo e il Sangue di Gesù Cristo … un banchetto speciale perché in forza di questo mistero, noi diventiamo capaci di volerci bene! Lo Spirito Santo che cambia il pane in Corpo e il vino in Sangue cambia i nostri cuori e ci rende nuovi nel cuore. Questo è il miracolo compiuto da questo banchetto eucaristico! Questo è il miracolo annunciato dal Giubileo, annunciato dal Concilio Vaticano II. Lo esprime bene papa Francesco nel documento con il quale ha indetto l’anno santo della Misericordia, dove riprende le parole di papa Giovanni XXIII al momento di indire il Concilio, quando diceva: “La Chiesa, Sposa di Cristo, preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore” (Discordo dell’11 Ottobre 1962). La Chiesa è madre, madre … ridare al mondo il volto “materno” della Chiesa è una novità che non è altro che un ritorno alle origini. Sottolineando il volto di bontà e di misericordia che la Chiesa può e deve dare in questo tempo, papa Francesco cita anche le parole di un altro Papa, Paolo VI, pronunciate alla Vigilia dell’Immacolata nel giorno solenne di chiusura del Concilio, cinquant’anni fa: “Vogliamo notare come la religione del nostro Concilio sia stata principalmente la carità … L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio … Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno”. Come sono attuali queste parole dette da papa Paolo VI! “Riprovare gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore. Invece di deprimenti diagnosi,

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incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo”. Questo è il compito di tutti noi come Chiesa, oggi e sempre: “servire l’uomo, l’uomo in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità” (Paolo VI, 7 dicembre 1965). Sentiamo allora particolarmente vicine queste letture, quasi un programma per il Giubileo della Misericordia che inizia. Essere testimoni delle “viscere di misericordia di Dio” … Gesù che prova compassione per le folle è il volto della misericordia del Padre. Egli ha compassione per i poveri, come ci fa vedere il Vangelo di oggi … gli zoppi, i ciechi, tutti salgono sul monte e noi sappiamo che la parola “monte” nel vangelo di Matteo significa la “Chiesa”. Gli storpi salgono sul monte, entrano nella chiesa, come sperimentiamo qui alla Consolata in modo particolare. In tutte le chiese dove la Madre di Dio viene onorata si compiono queste parole, come ella ha cantato nel suo Magnificat. E’ lo stile di Dio! Quanti poveri, storpi, smarriti, tribolati, ciechi nel corpo e nello spirito entrano in questo santuario! Quanti ogni giorno qui alla Consolata! Qui è il Santuario della Misericordia! Lo specifico della Consolata è il sacramento della misericordia, la confessione, è un classico a Torino il detto “Vado a confessarmi alla Consolata!”. Fin dai tempi antichi qui alla Consolata sono venuti a celebrare la Misericordia i santi … don Bosco è venuto qui a confessarsi, da don Cafasso … qui sono passati i santi della misericordia. Lasciate che vi racconti un ricordo che mi ha raccontato un amico. Ora è già morto questo amico, ma alcuni anni fa si era recato in pellegrinaggio a san Giovanni Rotondo per confessarsi da padre Pio. Davanti al suo confessionale c’era una coda enorme, lunghissima. Ad un certo punto padre Pio scosta la tenda del confessionale, vede la cosa interminabile ed emette un sospiro … poi, indicando quel mio amico nella file, gli dice in modo perentorio: “Ma tu sei di Torino, vai a confessarti alla Consolata” e lo invita ad uscire dalla fila per lasciare spazio ad altri. Conoscete poi la storia della nostra Fraternità di Nazaret … noi siamo partiti di qui, come tanti altri gruppi e famiglie religiose. Era rettore mons. Bretto e ci aveva regalato una bella statua, una copia della Consolata. E’ ancora lì, anche adesso, è la statua che si trova all’inizio della nostra Fraternità a Bairo. Riuscite ad immaginare quante assoluzioni ho dato davanti a quella statua? Persone che da anni e anni non si accostavano ai sacramenti, che non conoscevano la misericordia di Dio … li portavo ai piedi della Consolata e lì avveniva

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l’incontro, perché la Consolata ci porta sempre alla misericordia del Padre, attraverso il volto della Misericordia che è suo Figlio Gesù. Il Rettore don Bretto mi raccontava un aneddoto della vita di don Cafasso che il santo stesso aveva raccontato ai suoi confratelli, ma che forse non è così conosciuto. Sappiamo che egli saliva sul carro dei condannati a morte, alle carceri senatorie di via Corte d’Appello per dare gli ultimi conforti spirituali, per preparali alla visione diretta di Dio, per farli incontrare con la misericordia del Padre nel breve tragitto che aveva a disposizione, prima del Rondò della Forca. Ed era riuscito a confessarli tutti, tutti … meno uno, che non voleva proprio saperne. Ma anche per lui venne il giorno fatidico. Lo fecero salire sul carro e stava percorrendo via del Carmine con don Cafasso al fianco. Lì, al numero 6 c’era (e c’è ancora oggi) un dipinto sul muro, un’edicola della Madonna. Giunti lì davanti, don Cafasso si mise a guardare intensamente quell’immagine della Madre di Dio. Il condannato a morte, che non voleva il prete, davanti a quella immagine si tolse il cappello … don Cafasso intuì immediatamente il miracolo che si era compiuto e rivolse lo sguardo al condannato, il quale gli disse: “Quando passavamo di fronte a questa immagine, mia madre mi faceva sempre dire una Ave Maria … “. “E allora diciamola insieme ora, noi due”, gli rispose il Cafasso e da via del Carmine numero 6 al vicino Rondò della Forca consegnò alla misericordia di Dio l’anima di quel poveretto, ormai salvo, reso figlio di Dio in pienezza con l’accettazione della misericordia di Dio. Ecco, il Cafasso, innamorato della Consolata, che riposa là in fondo in questo Santuario, “perla del clero italiano”, figura alla quale tutti i preti dovrebbero ispirarsi, in modo particolare in questo anno della misericordia. Con questo ricordo della potenza di Maria, noi chiudiamo questi tre giorni di preghiera e di preparazione all’anno santo della Misericordia e le diciamo “Arrivederci a presto!”

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"Temo il Signore che passa" dice sant'Agostino. E io, Signore, non voglio che tu passi senza che io me ne accorga. Non voglio che tu passi mentre in qualche modo sfuggo il colloquio che Tu vuoi avere con me. Non voglio che tu passi mentre ricerco il benessere e la felicità presente. Non voglio che Tu passi mentre dimentico la povertà, il dolore, la fatica di coloro che vivono con me. Non voglio guardare dall'altra parte, mentre Tu mi passi vicino. Aiutami, o Dio, a vederti e riscoprirti, a guardarti ed ascoltarti, ad incamminarmi con te e a seguirti, ma soprattutto, aiutami a riconoscerti. Troppo spesso e troppa superficialità nel mio cuore impedisce di riconoscere il Tuo volto, la Tua mano e la Tua presenza. L'odio, la violenza, la sopraffazione di un mondo corrotto e allo sfascio, mi suggeriscono vie che non sono le Tue e strade che Tu non percorri. Aiutami a riconoscerle: la via della fede, piena del dubbio e incertezza; quella della speranza, piena di gente nello scoraggiamento e nello smarrimento; quella della carità, piena di gente nel dolore e nella necessità. Indicami le tue strade, Signore, da percorrere non da solo, mai da solo, ma con Te e con i miei fratelli”. Don Renzo Gallo

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Da : Misericordiae Vultus BOLLA DI INDIZIONE DEL GIUBILEO STRAORDINARIO DELLA MISERICORDIA Papa Francesco 1. Gesù Cristo è il volto della misericordia del Padre. Il mistero della fede cristiana sembra trovare in questa parola la sua sintesi. Essa è divenuta viva, visibile e ha raggiunto il suo culmine in Gesù di Nazareth. Il Padre, «ricco di misericordia» (Ef 2,4), dopo aver rivelato il suo nome a Mosè come «Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà» (Es 34,6), non ha cessato di far conoscere in vari modi e in tanti momenti della storia la sua natura divina. Nella «pienezza del tempo» (Gal 4,4), quando tutto era disposto secondo il suo piano di salvezza, Egli mandò suo Figlio nato dalla Vergine Maria per rivelare a noi in modo definitivo il suo amore. Chi vede Lui vede il Padre (cfr Gv 14,9). Gesù di Nazareth con la sua parola, con i suoi gesti e con tutta la sua persona rivela la misericordia di Dio. 2. Abbiamo sempre bisogno di contemplare il mistero della misericordia. È fonte di gioia, di serenità e di pace. È condizione della nostra salvezza. Misericordia: è la parola che rivela il mistero della SS. Trinità. Misericordia: è l’atto ultimo e supremo con il quale Dio ci viene incontro. Misericordia: è la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita. Misericordia: è la via che unisce Dio e l’uomo, perché apre il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato. 3. Ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padre. È per questo che ho indetto un Giubileo Straordinario della Misericordia come tempo favorevole per la Chiesa, perché renda più forte ed efficace la testimonianza dei credenti. L’Anno Santo si aprirà l’8 dicembre 2015, solennità dell’Immacolata Concezione. Questa festa liturgica indica il modo dell’agire di Dio fin dai primordi della nostra storia. Dopo il peccato di Adamo ed Eva, Dio non ha voluto lasciare l’umanità sola e in balia del male. Per questo ha pensato e voluto Maria santa e immacolata nell’amore (cfr Ef 1,4), perché diventasse la Madre del Redentore dell’uomo. Dinanzi alla gravità del peccato, Dio risponde con la pienezza del perdono. La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, e nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona. Nella festa dell’Immacolata Concezione avrò la gioia di aprire la Porta Santa. Sarà in questa occasione una Porta della Misericordia, dove chiunque entrerà potrà sperimentare l’amore di Dio che consola, che perdona e dona speranza.

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La domenica successiva, la Terza di Avvento, si aprirà la Porta Santa nella Cattedrale di Roma, la Basilica di San Giovanni in Laterano. Successivamente, si aprirà la Porta Santa nelle altre Basiliche Papali. Nella stessa domenica stabilisco che in ogni Chiesa particolare, nella Cattedrale che è la Chiesa Madre per tutti i fedeli, oppure nella Concattedrale o in una chiesa di speciale significato, si apra per tutto l’Anno Santo una uguale Porta della Misericordia. A scelta dell’Ordinario, essa potrà essere aperta anche nei Santuari, mete di tanti pellegrini, che in questi luoghi sacri spesso sono toccati nel cuore dalla grazia e trovano la via della conversione. Ogni Chiesa particolare, quindi, sarà direttamente coinvolta a vivere questo Anno Santo come un momento straordinario di grazia e di rinnovamento spirituale. Il Giubileo, pertanto, sarà celebrato a Roma così come nelle Chiese particolari quale segno visibile della comunione di tutta la Chiesa. 4. Ho scelto la data dell’8 dicembre perché è carica di significato per la storia recente della Chiesa. Aprirò infatti la Porta Santa nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II. La Chiesa sente il bisogno di mantenere vivo quell’evento. Per lei iniziava un nuovo percorso della sua storia. I Padri radunati nel Concilio avevano percepito forte, come un vero soffio dello Spirito, l’esigenza di parlare di Dio agli uomini del loro tempo in un modo più comprensibile. Abbattute le muraglie che per troppo tempo avevano rinchiuso la Chiesa in una cittadella privilegiata, era giunto il tempo di annunciare il Vangelo in modo nuovo. Una nuova tappa dell’evangelizzazione di sempre. Un nuovo impegno per tutti i cristiani per testimoniare con più entusiasmo e convinzione la loro fede. La Chiesa sentiva la responsabilità di essere nel mondo il segno vivo dell’amore del Padre. Tornano alla mente le parole cariche di significato che san Giovanni XXIII pronunciò all’apertura del Concilio per indicare il sentiero da seguire: «Ora la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore … La Chiesa Cattolica, mentre con questo Concilio Ecumenico innalza la fiaccola della verità cattolica, vuole mostrarsi madre amorevolissima di tutti, benigna, paziente, mossa da misericordia e da bontà verso i figli da lei separati». Sullo stesso orizzonte, si poneva anche il beato Paolo VI, che si esprimeva così a conclusione del Concilio: «Vogliamo piuttosto notare come la religione del nostro Concilio sia stata principalmente la carità … L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio … Una corrente di affetto e di ammirazione si è riversata dal Concilio sul mondo umano moderno. Riprovati gli errori, sì; perché ciò esige la carità, non meno che la verità; ma per le persone solo richiamo, rispetto ed amore. Invece di deprimenti diagnosi, incoraggianti rimedi; invece di funesti presagi, messaggi di fiducia sono partiti dal Concilio verso il mondo contemporaneo: i suoi valori sono

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stati non solo rispettati, ma onorati, i suoi sforzi sostenuti, le sue aspirazioni purificate e benedette … Un’altra cosa dovremo rilevare: tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità». Con questi sentimenti di gratitudine per quanto la Chiesa ha ricevuto e di responsabilità per il compito che ci attende, attraverseremo la Porta Santa con piena fiducia di essere accompagnati dalla forza del Signore Risorto che continua a sostenere il nostro pellegrinaggio. Lo Spirito Santo che conduce i passi dei credenti per cooperare all’opera di salvezza operata da Cristo, sia guida e sostegno del Popolo di Dio per aiutarlo a contemplare il volto della misericordia. 5. L’Anno giubilare si concluderà nella solennità liturgica di Gesù Cristo Signore dell’universo, il 20 novembre 2016. In quel giorno, chiudendo la Porta Santa avremo anzitutto sentimenti di gratitudine e di ringraziamento verso la SS. Trinità per averci concesso questo tempo straordinario di grazia. Affideremo la vita della Chiesa, l’umanità intera e il cosmo immenso alla Signoria di Cristo, perché effonda la sua misericordia come la rugiada del mattino per una feconda storia da costruire con l’impegno di tutti nel prossimo futuro. Come desidero che gli anni a venire siano intrisi di misericordia per andare incontro ad ogni persona portando la bontà e la tenerezza di Dio! A tutti, credenti e lontani, possa giungere il balsamo della misericordia come segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi.

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Anno Giubilare della Misericordia 8 dicembre 2015 – 20 novembre 2016

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