Rivista Santuario Consolata - aprile/giugno 2019

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Periodico religioso trimestrale - Anno 121 - V. Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abb. postale «regime R.O.C.» - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/TORINO - Nuovo corso n. 3/2019

IL

SANTUARIO CONSOLATA

Rivista fondata nel 1899 TORINO

DELLA n. 2 APRILE - GIUGNO 2019


In copertina: «Madonna del Popolo» Olio su tavola - fine XIII sec. - nella chiesa di S. Maria del Popolo in Roma Opera del pittore Filippo Rusuti

Il Santuario della Consolata Torino immagine tratta dal sito: www.roma.repubblica.it rielaborata gracamente da A. Aloi

Periodico religioso trimestrale Anno 121 - n. 2 Aprile - Giugno 2019 Poste italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale «Regime R.O.C.» - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, NO/TORINO - Nuovo corso n. 3/2019 C.C. post. n. 264101 intestato a: Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino Tel. +39 011 483.61.11 Fax +39 011 483.61.99 E-mail: rivistasantuario@laconsolata.org Sito web: www.laconsolata.org

editoriale

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Impaginazione grafica rivista: Andrea Aloi Sito web: www.andreaaloi.it

La parola del Rettore Giacomo Maria Martinacci rubriche

Stampa: A4 servizi grafici di Serra Sergio Snc Via F.lli Meliga 5/D - Chivasso (TO) Tel. 011919.55.96 E-mail: info@a4servizigrafici.it Sito web: www.a4servizigrafici.it

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Liberi dalla paura Osvaldo Maddaleno

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La Madonna del Popolo Daniele Bolognini

Direttore responsabile: Marco Bonatti

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Il Crocifisso del 1400 Giulia Poretti

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Messaggio dell’Arcivescovo per la Novena e la Festa

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La nave dei pirati algerini Lino Ferracin

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La Consolata in dialogo con Torino La Redazione

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Festa della Consolata: Programma

Autorizzazione del Tribunale Civile di Torino n.379 del 22 febbraio 1949

Redazione:

D. LGS. 196/2003 PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI Informiamo i lettori che i loro dati personali sono utilizzati esclusivamente per l’invio della nostra rivista. Tali dati sono trattati con la massima riservatezza e non vengono ceduti per nessun motivo a terzi. In ogni momento si potrà richiedere la consultazione, l’aggiornamento, la cancellazione.

Andrea Aloi Daniele Bolognini Lino Ferracin Osvaldo Maddaleno Giacomo Maria Martinacci Stefano Passaggio Giulia Poretti


editoriale

La parola del Rettore mons. Giacomo Maria Martinacci

Carissimi amici e devoti della Consolata, il tempo pasquale che stiamo vivendo è un'importante occasione di grazia che la Liturgia della Chiesa ci offre e noi intendiamo viverlo insieme alla Vergine Maria che, come fece con gli Apostoli, anche oggi è in preghiera con noi nell'attesa dell'effusione dello Spirito Santo in occasione della Pentecoste. Ci aiutano in questo cammino i Nove Sabati voluti dal Beato Giuseppe Allamano a partire dall'anno 1899 come Novena ampliata verso la Festa della Consolata -deniti in quel tempo come l'“Avvento della Consolata”- e quest'anno è una felice e bella coincidenza che la Domenica di Pentecoste con la successiva festa di Maria Madre della Chiesa introducano la nostra grande Novena verso la Festa del 20 giugno. Il recente tempo quaresimale è stato segnato da una importante e nuova iniziativa pastorale che si è rivelata particolarmente felice nei risultati: in ogni giorno feriale -dal lunedì al sabato- è stato possibile offrire anche nelle ore di metà giornata (la cosiddetta “pausa pranzo”) la presenza di un sacerdote confessore ai fedeli che in quelle ore sostano in Santuario. Ho fortemente desiderato questo ulteriore servizio, che non era possibile richiedere ai sacerdoti che vivono nel Santuario, e nella lettera inviata in occasione del Natale a tutti i sacerdoti dell'Arcidiocesi ho presentato l'iniziativa ottenendo alcune disponibilità. L'apprezzamento dimostrato dai fedeli che sono venuti a cercare ed a

ricevere il perdono sacramentale mi conferma circa l'opportunità di offrire anche in altri tempi liturgici la medesima opportunità. Per intanto questo servizio pastorale -necessariamente più ridotto- continua in ogni sabato feriale e nella vigilia delle festività. Chi ora entra nel Santuario non può non notare la presenza di un grande Crocisso quattrocentesco a lato dell'altare delle celebrazioni. Il trasferimento nelle Filippine delle monache del Monastero della Santa Croce di Rivoli (TO) ha reso possibile questa straordinaria acquisizione. In altre pagine di questo numero della nostra rivista si potrà trovare una presentazione dettagliata, con fotograe, di questa notevole opera d'arte che impreziosisce notevolmente il nostro Santuario. Una nuova proposta ai torinesi ha preso l'avvio sperimentale la sera di lunedì 8 aprile. Frutto di una collaborazione tra il Santuario e il settimanale diocesano La Voce e Il Tempo, nella sera del secondo lunedì del mese l'aula di Sant'Andrea nel Santuario è luogo di accoglienza per incontri-dibattito su argomenti per un pubblico anche più variegato di quanti frequentano abitualmente il nostro Santuario e il titolo scelto lo evidenzia: La Consolata in dialogo con Torino. Ci è sembrato opportuno proporre questo tipo di incontro con personaggi noti nel mondo cittadino e non solo, convinti

come siamo che il nostro Santuario ha da secoli la vocazione ad accogliere credenti e non, fedeli praticanti e visitatori occasionali: la sosta entro queste antiche mura lascia un messaggio, suscita ricordi, evoca emozioni e talora conduce all'aperta professione di fede anche di chi aveva imboccato o scelto altri orientamenti. La prima esperienza è risultata ampiamente positiva e molto promettente. Quando questo numero della nostra rivista giungerà nelle vostre case la Novena e la Solennità della Consolata saranno ormai alle porte. Mi auguro che tutti sapranno vivere questi eventi proprio nella luce della Pasqua e della Pentecoste: Maria ci accompagna, in modo tanto discreto che quasi non appare ma estremamente signicativo ed efcace, verso un incontro vivo e vivicante con Gesù Risorto mentre l'esperienza da lei vissuta nel rapporto con lo Spirito Santo la rende adatta a guidare il nostro cuore a scoprire la presenza del Consolatore inviato da Gesù e a lasciarci totalmente impregnare dai suoi ineffabili Doni. Attendo tutti in Santuario nelle prossime festività titolari e sarò lieto di incontrarvi nelle varie celebrazioni, mentre assicuro la preghiera quotidiana alla Vergine ConsolataConsolatrice per le intenzioni di ognuno e chiedo alla Vergine di ottenerci le consolazioni di Dio.

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Liberi dalla paura Senza tante parole, Maria consola e libera don Osvaldo Maddaleno

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«Crocissione», olio su tela di Guglielmo Caccia, soprannominato il Moncalvo (1568 - 1625). Convitto Ecclesiastico della Consolata, Salone dei Rettori, Torino (foto di A. Aloi)

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ome uscire da questo clima progressivo di paura? Ci può aiutare il guardare a Maria. Nella Gaudete et exultate (Esortazione Apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo) Papa Francesco scrive al n. 176 «Maria è colei che trasaliva di gioia alla presenza di Dio, colei che conservava tutto nel suo cuore e che si è lasciata attraversare dalla spada. È la santa tra i santi, la più benedetta, colei che ci mostra la via della santità e ci accompagna. Lei non accetta che quando cadiamo rimaniamo a terra e a volte ci porta in braccio senza giudicarci. Conversare con lei ci consola, ci libera e ci santica. La Madre non ha bisogno di tante parole, non le serve che ci sforziamo troppo per spiegarle quello che ci succede. Basta sussurrare ancora e ancora: Ave o Maria…». Venendo in pellegrinaggio alla Consolata sperimentiamo di avere una Madre che non solo ci consola ma ci libera da ogni paura. E per fare questo, dice Papa Francesco, Maria non ha bisogno di tante parole. Elisabetta, nel mistero della Visitazione, benedice Maria e la chiama riconoscendola non per quello che era, ma per ciò che l'amore di Dio l'ha fatta diventare. Viene accolta come la Madre del Signore. È messo in luce dal Vangelo Colui che ella porta nel grembo, frutto di quella misericordia grazie alla quale Dio si è ricordato nella fedeltà alle sue promesse. Se Dio è il fedele per eccellenza, Maria ed Elisabetta stanno cantando la misericordia fedele che l'Altissimo ha avuto per loro. L'Emanuele, generato dallo Spirito nella Vergine, l'ha resa benedetta. La misericordia di Dio non si vede con gli occhi umani. Maria giunge in Giudea come una mamma qualunque, ma la vita che porta in grembo, il saluto dell'angelo che ha ricevuto, la misericordia che Dio ha avuto di lei sola-


mente un'altra donna, ugualmente visitata dalla grazia, riesce a vederli. L'umile serva del Signore è testimonianza che Dio non visita i suoi servi per se stesso, ma rende quella grazia che regala occasione d'incontro e gioia grande. La Madonna vuole portare anche a noi il grande dono che è Gesù, e con Lui ci porta il suo amore, la sua pace, la sua liberazione. Così la Chiesa è come Maria: la Chiesa non è un negozio, non è un'agenzia umanitaria, la Chiesa è mandata a portare a tutti Cristo e il suo Vangelo. È per questo che la Chiesa deve essere come Maria quando è andata a visitare Elisabetta. E chi guarda la Vergine Maria? Guarda tutti noi, ciascuno di noi. E come ci guarda? Ci guarda come madre, con tenerezza, con misericordia, con amore. Così ha guardato il glio Gesù, in tutti i momenti della sua vita, gioiosi, luminosi, dolorosi, gloriosi, come contempliamo nei misteri del Rosario, semplicemente con amore. Veniamo con gioia alla Consolata: Maria sa di cosa abbiamo bisogno! Lei si prende cura di noi, intercedendo presso Gesù. Il nostro cammino di fede è legato in modo indissolubile a Maria da quando Gesù, morente sulla croce, ce l'ha donata come Madre dicendo: «Ecco tua madre» (Gv 19, 27). Queste parole hanno valore di un testamento e danno al mondo una Madre. Un attimo prima i soldati avevano preso tutto. Qui, al contrario, Gesù dona tutto. I soldati sono riusciti a prendere qualcosa della vita di Gesù, qui, il Maestro, riesce a compiere tutto. I soldati prendono delle cose, Gesù afda delle persone. Maria da quel giorno ha assunto il suo compito di madre di tutti e ci guida nel cammino della vita non tanto con belle parole ma con la sua testimonianza. «Figli miei, vogliamoci bene sul serio, a fatti. Non solo a parole o con bei discorsi!» (Prima lettera di Giovanni 3,16-18). Un bel racconto ci può aiutare a capire meglio. «Basta! Non li sopporto proprio più!» Tutti, in Paradiso, trattennero il ato. Nessuno aveva mai visto Gesù così arrabbiato. Ed era proprio lui che manifestava con voce tonante la sua divina collera. «Sono stato 33 anni in mezzo agli uomini, ho detto loro migliaia di volte che le opere valgono immensamente di più delle parole e per questo sono stato crocisso; ho spiegato in tutti i modi che non son le tante parole e le cerimonie vuote a qualicare i miei discepoli, ma l'amore realizzato. Ma quasi nessuno lo ha capito! Predicano ai quattro venti, cantano inni commoventi, partecipano a celebrazioni coinvolgenti e toccanti, ma fanno così poco!». «Che cosa intendi fare?» chiese timidamente un angelo. «Toglierò loro la parola… Come è successo a Zaccaria, il padre di Giovanni Battista!» decise Gesù e tolse a tutti i cristiani la facoltà di parlare. E così di colpo, in tutto il mondo, fra i cristiani calò un gran silenzio. In un primo momento si stupirono. Molti si precipitarono in farmacia a comprare sciroppi e pillole per il mal di gola, erbe ofcinali e miele andarono a ruba. Poi co-

minciarono a preoccuparsi e inne si spaventarono. Come potevano pregare senza parole? Come facevano a dire a Gesù e al prossimo che li amavano senza parole? I grandi teologi non potevano più dire neanche “transustanziazione” e i predicatori senza parole forbite e profondi concetti si sentivano disoccupati. La gente comune non riusciva neanche più a litigare, ma quel che è peggio non sapevano come esprimere solidarietà, conforto, sostegno, compassione, comunione, … A forza di pensarci arrivarono a una semplice conclusione: «Quello che non possiamo più dirlo con le parole possiamo comunicarlo con i fatti!». Molti la pensarono allo stesso modo. I grandi maestri della parola divennero spontanei e sinceri ed impararono ad esprimersi con lo sguardo, con il sorriso, con le carezze e gesti di servizio. Nelle Università di teologia si aprirono mense e dormitori per i poveri e i disperati. Anche il catechismo divenne pieno di gioia e di giochi. Molti si vergognarono ricordandosi di quanto era facile mentire con le parole. Su qualche giornale apparvero articoli con il titolo: «Guardate come si amano!». Sempre più gente trovò questa fede molto interessante, sentendosi attirata dall'atmosfera di dolcezza, pace, serenità e vera accoglienza che si respirava tra i discepoli di Gesù. Quando, dopo un po', Gesù restituì loro la possibilità di parlare, ne furono quasi rammaricati. Nel tempo del grande silenzio avevano sperimentato quanta tenerezza c'è nella fede cristiana (B. Ferrero). Papa Francesco in Marocco dove i cristiani son rispettati e apprezzati ha detto: «La nostra missione di battezzati, di sacerdoti, di consacrati, non è determinata particolarmente dal numero o dalla quantità di spazi che si occupano, ma dalla capacità che si ha di generare e suscitare cambiamento, stupore e compassione; dal modo in cui viviamo come discepoli di Gesù… Le vie della missione non passano attraverso il proselitismo, che porta sempre a un vicolo cieco, ma attraverso il nostro modo di essere con Gesù e con gli altri». Il problema perciò per Francesco «non è essere poco numerosi, ma essere insignicanti, diventare un sale che non ha più il sapore del Vangelo, o una luce che non illumina più niente… Penso che la preoccupazione sorge quando noi cristiani siamo assillati dal pensiero di poter essere signicativi solo se siamo la massa o se occupiamo tutti gli spazi». La Vergine Consolata ci vuole liberare dalla nostra paura di non avere numeri grandi per diventare un popolo non di tante parole, ma di persone che con i fatti sono un segno signicativo e luminoso nella nostra società di oggi. L'amore di Dio è nella bocca di molti, ma nel cuore di pochi.

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p L’interno della Basilica di Santa Maria del Popolo, Roma. Sul fondo, l’altare maggiore con l’icona di Filippo Rusuti.

La Madonna del Popolo Modello «diffuso» di devozione, dal Medioevo ad oggi Daniele Bolognini

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MARIA.DE.PPLO.DE.URBE: la scritta apparve evidente quando Secondo Pia (il primo fotografo della Sindone) chiese di fare uno scatto con la sua macchina anche al venerato quadro della Patrona torinese nel 1899. Era evidente, ma non sollecitò la curiosità degli studiosi. Quando l'opera fu sottoposta a restauro, dopo il furto delle corone “donate” alla Madonna nell'Ottocento, perpetrato nella notte tra il 7 e l'8 febbraio 1979 che aveva causato anche piccoli strappi alla tela, la scritta e il facile collegamento con l'icona della Basilica romana di S. Maria del Popolo diedero invece il via a importanti indagini da parte di Andreina Griseri, che ne attribuirono autore e committenza. La Consolata di Torino è copia fedele dell'icona romana, realizzata da Antonio di Benedetto degli Aquili, detto Antoniazzo Romano (1430 circa -1508), donata ai torinesi da un suo Vescovo vissuto alla ne del XV secolo: il Card. Domenico della Rovere (1442-1501) che fu anche il costruttore del Duomo di San Giovanni.

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Domenico della Rovere fu un mecenate, collaboratore di Papa Sisto IV e dei suoi successori, aveva una cappella di patronato in S. Maria del Popolo e abitazione in S. Pietro in Sassia (Borgovecchio). Fu successore di S. Massimo,

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ma non lasciò Roma. Venne in città nel luglio 1483 per l'ingresso solenne come Vescovo. Presenziò nel 1485 alla donazione di Cipro a Carlo I di Savoia da parte di Carlotta di Lusignano, nel 1491 offrì il progetto per la nuova Cattedrale. Rafnato collezionista di libri preziosi, alcuni pervenuti poi alla torinese Biblioteca Nazionale Universitaria, fu a Torino certamente nel 1496. È probabile che in una delle sue visite abbia donato la copia della Madonna del Popolo, che sostituì l'immagine della Vergine venerata in uno degli altari laterali dell'antica chiesa romanica di S. Andrea, forse una scultura che risentiva dei segni del tempo. Probabilmente si sostituì anche perché un dono del Vescovo che arrivava da Roma era da collocare in chiesa con adeguato riguardo. La relazione dei restauratori del 1979 confermò che l'immagine fu dipinta su lino e il blu è polvere di lapislazzuli. La solenne ricollocazione sull'altare juvarriano fu un evento, preparato da giorni di preghiera cui parteciparono le Congregazioni religiose che alla Consolata hanno particolari legami di devozione: il 26 gennaio intervennero i Sacerdoti, i Fratelli e le Suore del Cottolengo, il 30 gennaio i Giuseppini del Murialdo, le Suore di S. Anna e le Piccole Serve della Beata Michelotti. Il gior-

▲ Sopra: «Madonna del Popolo», olio su tavola del Rusuti, 1297 ◄ Sotto a sinistra: «Santa Maria de Popolo de Urbe» dell’artista Antoniazzo Romano. «La Consolata» di Torino.

no seguente i Missionari e le Missionarie della Consolata, il 1° febbraio i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliarice. Il 2 febbraio ci fu la solenne ricollocazione del quadro durante una concelebrazione presieduta dal Cardinale Anastasio Ballestrero, il quale disse: «La lunga tradizione storica della Consolata per i torinesi fa fede di questa imponderabile efcacia dell'immagine. E proprio in questa tradizione si può vedere la conferma della sacralità dell'efgie: i devoti “guardano” e nello stesso tempo “vanno oltre”». Il recente restauro dell'icona romana –una tela impannata su tre assi in legno di noce– ha svelato due importanti notizie: la data d'esecuzione, il 1297, e l'autore Filippo Rusuti che fu attivo anche ad Assisi e col glio Giovanni e un altro pittore romano, alla corte francese di re Filippo il Bello. Nel passato autunno l'opera restaurata è stata esposta nel Museo Nazionale di Castel Sant'Angelo. La Madonna del Popolo di Roma è un'immagine di derivazione bizantina, la Vergine è ritratta frontalmente con in braccio il Bambino rigidamente eretto, vestito e benedicente. La gestualità crea intimità in chi prega, riuscendo a “calamitare l'occhio e il cuore” del fedele. È una Vergine Odigitria, in greco: “Colei che indica la via, cioè Cristo”. La mano “calma” della Vergine invita a

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guardare al Figlio. Trasmette l'affetto familiare: Maria volge il capo verso il Bambino che poggia la mano sinistra su quella della Madre, stringendone il pollice, conferma del suo attaccamento. Maria possiede in entrambe le mani un anello, come sposa di Giuseppe e della Chiesa. I colori delle vesti, azzurro, rosso e verde, rimandano, secondo le “regole iconograche”, all'Incarnazione di Cristo e alla maternità divina di Maria. Il blu rappresenta la Divinità, il verde richiama la vita creata per opera dello Spirito Santo. Rosso è il colore del sangue, quindi della vita e dell'Amore Divino. È un'immagine che ha origine nella lontana Siria cristiana, tipica poi dei santuari greci e russi, adottata in Italia a partire dal secolo XIII, in particolare da autori del Centro Italia.

L'icona romana della Madonna del Popolo è legata in-

Antoniazzo Romano, un autentico “san Luca del XV secolo”, realizzò molte copie del quadro, alcune ascrivibili alla sua bottega. Caratteristici sono i “nodi essibili” le vesti dei personaggi rappresentati. Le immagini sono oggi sparse per l'Italia e anche all'estero, alcune in fase di studio per l'attribuzione. A Trento, in duomo, vi è una copia datata 1466, dono del vescovo Giovanni Hunderbach che ebbe rapporti con il cardinale Domenico della Rovere da cui fu accolto nel 1478 nella Confraternita dell'Ospedale di S. Spirito in Sassia. A Roma un esemplare della Madonna del Popolo è presso l'altar maggiore di S. Lucia del Gonfalone, un altro è nel duomo di Amelia solitamente custodita in sacrestia ed esposta alla venerazione dei fedeli il primo giorno dell'anno. Ad Anco-

La rma del pittore riscoperta dopo i restauri (immagine tratta dal sito: www.aboutartonline.com)

scindibilmente alla Basilica che sorse dove era una piccola cappella edicata nel 1099 sui resti della tomba di Nerone e nel XIII secolo ingrandita da Papa Gregorio IX. Dalla metà del '400 divenne una delle icone più venerate dai romani, coperta da un velo, era esposta ai fedeli in occasione delle maggiori feste religiose e nelle calamità. Le recenti analisi hanno evidenziato la presenza di chiodi –probabilmente sostenevano “reliquie” delle vesti della Vergine– e che il manto blu fu ottenuto da polvere di lapislazzuli. Nel 1473 Andrea Bregno creò per collocare l'icona uno splendido altare, l'incarico gli fu dato dal Cardinale Rodrigo Borgia che sarà poi Papa Alessandro VI. Due anni più tardi fu indetto il Giubileo e nell'ambito di un movimento lobizantino l'immagine ebbe una singolare diffusione, in particolare grazie all'attività di Antoniazzo Romano e Melozzo da Forlì. Nel 1509, su commissione di Giulio II della Rovere, Bernardino di Betto (il Pinturicchio) affrescò, nella volta del coro, San Luca mentre dipinge l'icona. La Madonna del Popolo fu infatti attribuita per secoli al tradizionale pennello del santo Evangelista. Nel 1627 fu realizzato un

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nuovo altare, nei decenni successivi Maria e il Bambino ricevettero in dono due corone.

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na una copia era nello scomparto centrale del trittico della Cattedrale, commissionata dal Vescovo Benincasa dei Benincasa per la propria cappella funeraria. Il trittico fu distrutto dai bombardamenti del 1944. Altra committenza vescovile fu per la Cattedrale di S. Giovenale a Narni, a volerla Pedro Gormaz Vescovo dal 1498 al 1515. Quest'ultima è attribuita a Pancrazio Jacovetti da modelli di Antoniazzo. Altre copie su tela sono nel santuario di S. Maria delle Grazie a Scandriglia (attribuita ad Antoniazzo) e presso la chiesa di Santa Maria Assunta a Villanova sull'Arda attribuita a Melozzo da Forlì. Il Museo di S. Francesco a Montefalco conserva una “Madonna del Popolo”, già del convento agostiniano di S. Illuminata che nel 1492 era passato alla Congregazione Agostiniana di Lombardia, la medesima della Basilica romana di S. Maria del Popolo. Altra copia nel santuario di Viterbo di S. Maria della Quercia (dove giunse da altra chiesa per volontà del Comune nel 1959). Interessante la diffusione dell'immagine della Madonna del Popolo all'estero, già a partire dal XVI secolo. In Ca-


talogna un'esemplare è oggi nel Museo Archeologico di Gandía, proveniente dal monastero di S. Clara, dono di Papa Alessandro VI a una suora che si monacò una volta vedova. Un'altra riproduzione è a Sevilla, nella chiesa del monastero della Madre de Dios de la Piedad, in un superbo retablo (grande altare con più scomparti), che localmente è attribuita ad un pittore anonimo sivigliano degli inizi del '500, ma probabilmente attribuibile ad Antoniazzo, all'epoca in cui le monache domenicane si stabilirono in quel monastero. Sempre in Spagna, a Granada, le copie sono due: la Virgen de los Perdones (della bottega di Antoniazzo) inserita in un superbo retablo (Trionfo di Santiago, San Giacomo, dopo la riconquista cattolica sugli islamici) nella Cattedrale della città realizzato agli inizi del '700, e un'altra, nello stesso edicio, nella Sala del Capitolo della Cappella Reale, appartenuta alla collezione della regina Isabella la Cattolica e inviata a Granada nel 1505. Un esemplare era segnalato in una collezione madrilena agli inizi del '900. La Madonna del Popolo giunse anche in Ungheria, oggi è possibile ammirarla nel museo dell'Arciabbazia Imperiale di S. Martino al Sacro Monte di Pannonhalma. Alcune copie commissionate ai tempi per edici religiosi sono oggi in musei o in collezioni private. Da citare la Collezione Loeser di Firenze, la Collezione Hurd, il Parrish Art Museum di New York. Di altre sappiamo che sono transitate nel mercato antiquario a New York e a New Orleans, una nella Casa d'Asta torinese Zabert nel 1976. Una copia più tarda della Madonna del Popolo è legata ad un importante Ordine religioso, quello dei Camilliani che nel 1586 si stabilirono presso la chiesa di S. Maria Maddalena a Roma che divenne Casa Madre dell'Ordine. Nel 1614 Settimia de Nobili donò il dipinto a San Camillo dopo averlo onorato in casa: davanti a quell'immagine fu guarita da una grave infermità e per questo ebbe il titolo di Salus Inrmorum. Il Santo pregò davanti a quel quadro che, però, giunse alla Maddalena dopo la morte della donna (1616). Il Beato Giuseppe Allamano quando era a Roma (vi andò più volte per seguire la causa di Canonizzazione del Cafasso, a volte accompagnato dal Beato Luigi Boccardo) amava pregare nella chiesa della Maddalena perché vi ritrovava la “sua” Consolata.

▲ «Madonna del Popolo», pittore Antoniazzesco, Parrish Art Museum, Water Mill (Suffolk County, New York), (1485-1500 circa)

Copie del quadro vennero inviate a diverse case dell'Ordine – da ricordare Messina, Gaeta, Sessa e Milano. Oggi in ogni comunità camilliana, in numerosi Paesi del mondo, non manca la Salus inrmorum, come avviene nelle case dei Missionari e delle Suore Missionarie della Consolata. L'immagine della Madonna del Popolo, da secoli, invita i fedeli ad afdarsi a Maria. È interessante inne notare che l'impostazione iconograca della Consolata “torinese”, a seconda dei tempi in cui venne rafgurata, assume anche caratteristiche baroccheggianti –come nella statua processionale– piuttosto che neoclassiche, se si guarda alla statua in cima alla colonna votiva esterna, ex-voto del colera del 1835. Segno caratteristico il Bambino Gesù che stringe il pollice della Madre.

Bibliograa: A. GRISERI - F. PERADOTTO (a cura di), La Consolata. Arti e mestieri: la civiltà della preghiera, U. Allemandi Editore, Torino 2005; G. RUSSO, Un contributo per l'attività di Antoniazzo Romano copista sacro. Alcuni casi ignoti o poco conosciuti di copie della “Madonna del Popolo”, L'Erma di Bretschneider, Bollettino d'Arte, fascicolo n. 27 – luglio-agosto, Roma 2015. Ringrazio il dott. Giovanni Russo per la gentile collaborazione.

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Il Figlio tuo, o Padre, sia per tutti noi la via che ci fa salire a te, la veritĂ che ci illumina, la vita che ci nutre e ci rinnova, la luce che rischiara il cammino, la pietra su cui possiamo fondarci, la porta che ci introduce nella nuova Gerusalemme.

Il Crociď€ sso del 1400 Dalle monache di clausura al nostro Santuario Giulia Poretti

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◄ A lato: Il crocisso ligneo restaurato da N.O.V.A.R.I.A restauri (Foto di A. Aloi) ▼ Dettaglio dell’opera lignea (Foto di A. Aloi)

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el venerdì un tempo dedicato a Maria presso il Figlio sulla croce, l'Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia ha inaugurato il crocisso ligneo quattrocentesco afdato al nostro Santuario afnché venga custodito e proposto alla preghiera

dei fedeli. L'antico Crocisso è appartenuto alle monache dell'Ordine delle Canonichesse Regolari di Sant'Agostino e ha seguito la vita della Comunità monastica nei primi secoli della loro presenza a Torino e no al ricostituirsi del loro Monastero di Santa Croce in Rivoli dopo le traversie che nell'Ottocento riguardarono gli Istituti religiosi nelle nostre terre. La chiusura denitiva del Monastero avvenuta nel novembre del 2017 per l'apertura di una nuova Casa nelle Filippine (da cui tutte le attuali Monache erano originarie) ha determinato il suo trasferimento nella parrocchia di San Martino Vescovo in Rivoli e poi il suo arrivo in Santuario a gennaio dello scorso anno. L'intera scultura del Cristo è in legno scolpito policromo, un unico tronco per il capo, il corpo e le gambe e di altre due parti assemblate in un secondo momento per le braccia. Di notevole pregio appare il perizoma con una rinitura di colore bianco da cui traspare il colore rosato dell'incarnato. Sebbene la sua rara bellezza e la sofferenza del corpo di Cristo scolpita abilmente nel legno abbia colpito tutti al primo sguardo, la scultura presentava evidenti segni di degrado rendendo necessario un intervento di restauro estetico e conservativo; l'operazione è stata afdata alle abili competenze dei restauratori di N.O.V.A.R.I.A restauri e reso possibile grazie a una generosa persona che ha donato l'intera copertura dell'intervento. I principali danni che la scultura lignea presentava sono da imputare a diversi fattori: l'attacco di insetti del legno che hanno causato una sostanziale erosione materica e conseguenti cadute di porzioni di legno, la presenza dei chiodi che, soprattutto nelle zone delle mani, hanno generato punti di spaccatura e decoesione (in passato tamponate con stuccature in gesso di fortuna), i punti di giuntura nella zona ascellare, zona di ammorsamento delle braccia al corpo e inne i movimenti di assestamento del legno che hanno determinato una spaccatura del tronco per tutta la sua altezza dal torace al perizoma. Inoltre, la corretta lettura dei colori originali era impedita dal deposito della polvere accumulata che ha virato i colori della scultura lignea verso tonalità di grigi non realistici, soprattutto negli incavi del modellato come i capelli, la corona di spine e le mani. La mappatura completa del degrado ha evidenziato la stratigraa dei diversi interventi del passato che, in alcuni casi, sono stati fonte di un ulteriore degrado a causa dell'incompatibilità dei materiali adoperati. L'intervento ha previsto lo smontaggio del corpo dalla croce così da procedere al risanamento delle due parti, una pulitura iniziale seguita dal trattamento di disinfestazione. Successivamente il legno è stato consolidato laddove presentava punti spugnosi e in alcuni casi sono state inserite protesi di sostegno per le zone in precaria condizione di staticità. I rifacimenti che ricoprivano il colore originale sono stati rimossi mentre sono stati reintegrati i pigmenti dei colori originali e una stesura nale di vernice.

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«Maria con gli Apostoli nella Pentecoste», olio su tela di M. Gilardi, 1943. Paliotto del nostro Santuario (foto di A. Aloi)

Maria: modello nel vivere i Doni dello Spirito Santo nella Chiesa Messaggio dell’Arcivescovo, Mons. Cesare Nosiglia, per la Novena e la Festa della Consolata Ai sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, anziani, giovani e adulti, bambini e ragazzi, famiglie e fedeli tutti dell'Arcidiocesi di Torino

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arissimi, ogni anno il mese di maggio vede moltiplicarsi le iniziative pastorali che si ispirano alla presenza di Maria nella vita delle nostre comunità. È molto bello sapere che i fedeli, a volte anche in cortili o in giardini pubblici e non solo nell'interno delle chiese e dei numerosi santuari mariani che co-stellano l'intero territorio della nostra vasta Arcidiocesi, sono sensibili a queste proposte che coinvolgono piccoli e grandi, giovani e adul-

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ti, famiglie intere e gruppi vari offrendo motivi di riessione insieme a preghiere comunitarie. Desidero evidenziare anche l'avvicinarsi della festa della Patrona dell'Arcidiocesi che, al centro del mese di giugno, ormai da secoli ci convoca al suo Santuario nel centro storico di Torino. L'anno liturgico questa volta offre una bella coincidenza: la novena inizia esattamente nel giorno che

segue la nuova memoria di Maria Madre della Chiesa, che Papa Francesco ha voluto inserire nel calendario della Chiesa collegandola direttamente con la Domenica di Pentecoste. Sarà signicativo celebrare l'intera novena alla luce dei Doni che lo Spirito Consolatore promesso da Gesù offre alla Chiesa, guardando alla Vergine Consolata-Consolatrice come a modello concreto per saperli accogliere e vivere. Attendo quindi,


nelle sere della novena, i pellegrinaggi che dalle varie Unità Pastorali conuiranno nel principale Santuario mariano di Torino: con tutti voi e con la vostra duciosa preghiera imploreremo l'efcacia dei Doni dello Spirito, di cui Maria ha sperimentato in prima persona la portata incommensurabile. Conto davvero molto sulla partecipazione numerosa alle celebrazioni della novena e della festa della nostra Patrona perché la preghiera corale ottenga dall'Alto luce e forza, fantasia e concretezza per un'azione pastorale rinnovata, coinvolgente e generosa, condando anche nell'apporto che le giovani generazioni, speranza del presente e del futuro, ci potranno e sapranno offrire. A loro, che invito a partecipare con le loro Unità Pastorali alla novena e soprattutto alla processione della sera del 20 giugno, ricordo quanto Papa Francesco ha scritto nella sua Esortazione post-sinodale riguardo a Maria, giovane ragazza di Nazaret che ha saputo “osare” sulla Parola del Signore accogliendola con coraggio e gioia. Il Papa afferma: «Oggi

questa ragazza è la Madre che veglia sui suoi gli, su tutti noi suoi gli che camminiamo nella vita spesso stanchi, bisognosi, ma col de-siderio che la luce della speranza non si spenga. La nostra Madre guarda questo popolo di giovani che lei ama, che la cerca facendo silenzio nel proprio cuore nonostante che lungo il cammino ci siano tanto rumore, conversazioni e distrazioni. Ma davanti agli occhi della Madre c'è posto soltanto per il silenzio colmo di speranza. E così Maria illumina di nuovo e sempre per ogni suo glio la nostra giovinezza» (cfr. Cristus vivit, n. 48).

no della festa il suo quadro scenderà anche quest'anno dalla sua collocazione abituale, nella gloria di angeli, per accoglierci proprio sulla soglia della sua e nostra casa. La sua immagine percorrerà poi le vie del centro storico di Torino per confermarci anche visivamente che Maria cammina con noi nelle vicende della nostra quotidianità e che sa comprendere quanto troppe volte ci avvolge e ci abbatte: incertezze e difcoltà, dubbi e contraddizioni. È importante cercare, scoprire ed assaporare la sua presenza di madre e di sorella nella fede: tutto diventa più semplice, più facile e possibile.

Quando entriamo nel Santuario della Consolata sappiamo di essere attesi e accolti dalla Madre: sentiamoci a casa! Come gli che, usciti dall'ambiente familiare della loro infanzia e giovinezza, nello scorrere degli anni vi ritornano volentieri per svuotare il cuore, assaporare gioie, speranze, conforto e affetto, ripartendo poi rincuorati e sapendosi sostenuti nell'ulteriore tratto di cammino … no al successivo ritorno … a casa! La Madre ci attende tutti e nel gior-

Con voi mi rendo pellegrino anch'io nella casa della Madre amata e con gioia vi accoglierò. Pregheremo insieme e torneremo poi alle nostre occupazioni abituali rinnovati interiormente: con Maria, che ci accompagnerà perché il Figlio a lei ci ha consegnati come gli. Invoco le consolazioni del Signore su tutti voi e … arrivederci alla Consolata.

LA COMPAGNIA DELLA CONSOLATA del Santuario di Torino La Compagnia della Consolata ha come scopo di favorire la devozione alla Vergine Maria, venerata come Consolata dai doni di Dio e, per questo, Consolatrice dei sofferenti e degli afflitti: modello e sorgente di speranza, Ella ci precede nel cammino della fede e ci sostiene nelle difficoltà della vita quotidiana. È vivamente raccomandata agli iscritti la partecipazione personale alle celebrazioni liturgiche del Santuario e, nel giorno della festa titolare (20 giugno), alla processione in onore della Consolata.

Tutti, anche i defunti, possono essere iscritti nella Compagnia. Per loro, in Santuario, ogni sabato viene celebrata una S. Messa alle ore 10,30. Per iscrizioni e maggiori informazioni rivolgersi alla sacrestia del Santuario o telefonare al n. 011/483.61.01.

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p La nave, ex-voto del 1715 donato al Santuario dalla famiglia Sclopis della Volvera (foto di A. Aloi)

La nave dei pirati algerini Un ex voto che vola Lino Ferracin

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ono 300 anni che nella nostra Basilica nel corridoio dei confessionali tra centinaia e centinaia di ex voto naviga in alto, appesa alla volta, una nave. Si tratta, dice l'esperto di storia marinara Luigi Griva, di uno “sciabecco settecentesco, un'imbarcazione a vela munita di otto cannoni. Lo scafo è nero con un fascione verde bottiglia lungo le murate. Ha uno scafo panciuto, carena, poppa quadra con profonda invasatura. I tre alberi sono armati con vele, ma queste sono ammainate, e non se ne distingue il tipo”1. Grande, molto più grande di ogni altro ex voto presente in Basilica, forse così grande proprio per essere pari alla riconoscenza degli offerenti verso la Consolata, la nave ha una storia confermata da documenti di archivio; una storia avventurosa con pirati e prigionieri, “mori” e cristiani, separazioni e ricongiungimenti, schiavisti e liberatori. Riviviamo le vicende attraverso le parole di un cronista anonimo del 1767: “Nell'anno 1715 Giuseppe [Sclopis] della Volvera, di professione chirurgo, ed Anna Maria Torinese di lui consorte, navigando da Genova a Napoli, per tre volte in questo viaggio col patrocinio di Maria Consolatrice si salvarono dal naufragio in mare, il quale triplicamente infuriossi. Da Napoli risolsero di venire a


▲ Vista della poppa dello sciabecco settecentesco (foto di A. Aloi)

Roma a ne di visitare le Sacre Basiliche, e di bel nuovo in questo viaggio non solo per la quarta volta assistiti dalla protezione della Consolata giunsero a salvamento dopo sofferta era tempesta, ma si salvarono altresì dal rischio di essere fatti preda de' pirati Turchi…; dovendo poi per li loro interessi ripigliare il viaggio da Roma a Napoli nel 1716 caddero miserevolmente al 20 d'Agosto negli aguati de' pirati Algerini, essendo allora Anna Maria incinta di sei mesi, e condotti schiavi in Algeri, quivi a prezzo esorbitante venduti furono separatamente a due de' più potenti di quella barbara Repubblica. Acrebbe assai più questa separazione il cordoglio de' due consorti, che la disgrazia della schiavitù. […] (Qui l'anonimo cronista apre una lunga digressione sul fatto che il continuo sdare gli elementi da parte dei due sposi sicuri della protezione della Consolata apparisse più presunzione che condenza. E citando Agostino “Con tutta la condenza in Dio non conviene esporsi a' pericoli quando questi sono evitabili, poiché pare un tentare Dio non prevalersi dell'umana prudenza). …venduti e separati in Algeri, di nuovo invotatisi alla loro singolar protettrice Maria Vergine della Consolata, furono per opera del console di Francia il Signor di Chiranbault, tuttoché a lui incogniti, inspirazione assistiti. A mediazione del detto Console fugli dato dal Bei d'Algeria permesso di riunirsi, e con lo sborso da loro inaspettato, fatto da' Padri della Redenzione (in un documento del Fondo Si-

meon conservato nell'Archivio Storico della Città di Torino è riportata la cifra del riscatto, 3200 lire piemontesi), rimessi in libertà; sicché avuto comodo di venire a Marsiglia indi intrapresero il cammino per Torino, ove giunsero alli 9 di Luglio dell'anno 1717 a rendere le dovute grazie alla Consolata, ed in autentica dell'inaspettata miracolosa protezione della Vergine appesero nella Cappella un ben architettato modello d'una nave consimile a quella da cui erano stati miserabilmente depredati”2. Un modello “consimile” di nave pirata anche se sulla poppa è presente un'anacronistica piccola statua di una serena Consolata, anacronistica ma giusticata. Troviamo ulteriore conferma di questa vicenda in un fondo archivistico presso l'Archivio Storico della Città di Torino dove si parla della liberazione di 135 schiavi, tra il 1717 e il 1794, con l'indicazione dei nomi, la diocesi di provenienza, il luogo di detenzione e il prezzo pagato dai Padri trinitari per il riscatto; nell'elenco compare il nome dello Sclopis e della moglie Anna Maria, non quello del glioletto Giovanni, nato in Algeri ma morto nell'ospedale di Sospello, luogo di quarantena dopo lo sbarco a Marsiglia3. Ed ancora nel nostro archivio a sigillare il tutto rimane il giuramento dei protagonisti. Oh fedele visitatore che alzi sorpreso gli occhi alla nave, innalza anche il tuo cuore a Maria Consolatrice!

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p Dettaglio della statua della Madonna con Bambino ssata sulla poppa della nave (foto di A. Aloi)

I Padri dell'ordine della SS. Trinità I Padri dell’ordine della SS. Trinità e degli schiavi, detti anche Padri Trinitari, sono stati fondati nel 1198 dai Santi Giovanni de Matha e Felice di Valois. L’ Ordine si proponeva di diffondere il culto per la Santissima Trinità e di riscattare i cristiani fatti schiavi dai saraceni. La Regola obbligava l'Ordine a destinare un terzo dei propri beni o rendite all'esclusivo riscatto degli schiavi. L'abito dei religiosi era ed è di lana bianca con croce rossa e azzurra sullo scapolare e sul mantello.

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L'Ordine dopo l'approvazione papale si diffuse rapidamente in Europa e nel Medio Oriente proprio perché il problema della pirateria nel Mediterraneo e le conseguenti razzie di cristiani ridotti in schiavitù era un problema vivo e di forte impatto sulle popolazioni costiere, e tale rimase no al secolo XVIII. Sul nire del Cinquecento si costituì il ramo dei Riformati Scalzi che si rifece alle originaria Regola in tutto il suo rigore. In seguito alla conquista francese dell'Algeria dopo il 1830 il pericolo della pirateria nel mediterraneo cessò e questo contribuì insieme ad altri fattori di carattere socio politico alla crisi dell'Ordine. Dopo il Concilio Vaticano II, l’Ordine Trinitario ha iniziato un processo di rinnovamento e di ridenizione della propria identità. Le nuove Costituzioni, approvate nel 1983, afdano al servizio di liberazione di ascoltare le nuove forme di schiavitù (prostituzione, alcolismo, tossicodipendenza, ecc.); assistere i cristiani dubbiosi; svolgere il compito di evangelizzazione; partecipare alla liberazione degli indigenti dalla condizione di povertà. I Padri Trinitari sono attualmente 566 e sono presenti con un centinaio di opere in tutti i Continenti.

L’Ordine a Torino Ai Padri Trinitari, presenti anche a Torino dal 1600 al periodo napoleonico, fu afdata la chiesetta, ora all'angolo del convalescenziario e dirimpetto alla piazza del mercato, con il titolo di Beata Vergine delle Grazie, il nome del quartiere Crocetta viene proprio dalla croce sulla divisa dei Trinitari; mentre gli Scalzi ebbero prima come sede l'antica chiesa di san Michele, presso Porta Palazzo, poi abbattuta, ed in seguito quella di San Michele Arcangelo, all'angolo di piazza Cavour con via Giolitti, oggi parrocchia degli italo-albanesi di rito bizantino.

LUIGI GRIVA, Alla Consolata di Torino la nave dei pirati algerini, Studi piemontesi, giugno 2006, vol. XXXV, fasc. 1, p. 107. Citazione della dott.ssa BORELLO dall'Istoria del miracoloso ritratto di Maria Vergine detto della Consolata consacrata a S.A.R. Carlo Emanuele Fernando Maria principe di Piemonte, Torino 1767, pp. 134-139, riportata in Gli ex voto della Consolata. Storie di grazia e devozione nel Santuario Torinese, Provincia di Torino – Assessorato alla cultura, Torino 1982. LUIGI GRIVA et ALII, Gli ex voto marinari del Santuario della Consolata di Torino, Associazione Italiana Documentazione Marittima e Navale, Bollettino 28, anno 2014, p. 137.

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La Consolata in dialogo con Torino Incontri-dibattito ogni secondo lunedì del mese La redazione (foto di Andrea Pellegrini)

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rovare un luogo che ci accolga, ci conceda il tempo e la serenità per riettere e che ci permetta di ascoltare persone che si sono distinte negli anni della loro carriera al servizio della comunità, non è sempre così scontato. L'aula barocca di Sant'Andrea, lunedì 8 aprile, ha ospitato circa duecentocinquanta persone intervenute per partecipare al primo di tre incontri-dibattito organizzati grazie alla collaborazione instaurata tra il nostro Santuario e il settimanale diocesano “La Voce e Il Tempo”. L'argomento del dibattito “Dio perdona. Noi no? Il conne tra giustizia e carità” è stato affrontato dal magistrato Marcello Maddalena, Procuratore della Repubblica a Torino, che ha approfondito il tema delicato e attuale della giustizia e il conne che esiste tra essa e la carità cristiana. Il magistrato torinese ha arricchito il suo discorso con esempi attinti dalla

sua lunga ed esemplare carriera e dalla narrazione di quei momenti in cui si è trovato a faccia a faccia con il problema morale del perdono e la giustizia umana del tribunale. L'intervento del pubblico e del moderatore, il direttore del giornale Alberto Riccadonna, ha aggiunto un grande valore al dibattito con domande e spunti di riessione, arrivando al cuore del discorso e alla necessaria interpretazione personale che ognuno di noi può cogliere. Il rettore del Santuario ha poi concluso la serata evidenziando la gura di San Giuseppe Cafasso nella sua caratteristica di dispensatore del perdono di Dio, che va alla radice del cuore umano –andando al di là di ogni misura della giustizia di uno Stato– perché effonde una misericordia che ridona pienezza di vita e di amore. L'occasione per uno scambio di idee con un relatore esperto, un moderatore che guida l'incontro e un pub-

blico coinvolto e sollecitato a intervenire con le proprie riessioni, si ripeterà per altri due incontri che vedranno in scena altri due dibattiti molto interessanti. Nel secondo lunedì di maggio il Santuario della Consolata ospiterà per la prima volta l'esponente della comunità musulmana torinese, il vicepresidente del Coreis Yusuf Abd Al-Hakim Carrara che affronterà nel mese mariano il tema della donna e ci spiegherà “Perché i Musulmani onorano Maria Madre di Gesù”. Il terzo e ultimo appuntamento prima della pausa estiva sarà la sera di lunedì 10 giugno, data che coincide con l'anniversario dell'inizio della seconda guerra mondiale: il noto storico e scrittore Alessandro Barbero ci parlerà de “La lezione (dimenticata) delle due guerre mondiali”.

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FESTA CONSOLATA DELLA

2O19

11-19 giugno: Novena OGNI GIORNO ore 6: ore 18:

S. Messa per le Religiose S. Messa presieduta da don Domenico Machetta

Pellegrinaggi serali: ore 20,30: Rosario; ore 21: S. Messa presieduta dall’Arcivescovo Arcidiocesi di Torino Santuario della B. V. della Consolata Via Maria Adelaide 2 10122 Torino

mercoledì 12 Distretto Torino Città

Tel. 011/483.61.11

giovedì 13

Distretto Torino Nord

Web: www.laconsolata.org

venerdì 14

Distretto Torino Ovest

Streaming TV: www.laconsolata.direttastreaming.tv

lunedì 17

Distretto Torino Sud-Est

martedì 18

Universitari, Associazioni e Movimenti

martedì 11

Distretto Torino Città

(U.P. 1-12) (U.P. 13-23)

Facebook: Santuario della Consolata

Mercoledì 19 giugno: Vigilia Sante Messe: 6 - 7 - 8 - 9 - 10,30 - 12 - 18 - 19 ore 17 Primi Vespri

Percorso della processione Via Consolata Piazza Albarello Corso Siccardi Via Bertola Via San Francesco d’Assisi Via Milano Porta Palazzo Piazza Emanuele Filiberto Via Giulio Piazza della Consolata

Giovedì 20 giugno Festa della Consolata Il quadro della Madonna viene collocato vicino all’ingresso maggiore del Santuario: la Consolata accoglie quanti vengono a far festa per Lei e con Lei Sante Messe: ore 6 - 7 - 8 - 9,30 - 11 - 12,30 - 16 - 18 ore 11

S. Messa con Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo

ore 12

Supplica con Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo

ore 16

S. Messa con Mons. Guido Fiandino, Vescovo Aus. em., i Missionari e le Missionarie della Consolata

ore 17

Secondi Vespri

ore 18

S. Messa con il Card. Severino Poletto, Arcivescovo em.

ore 20,30 Processione con la statua della Consolata Dopo la processione sarà celebrata l’ultima S. Messa Sono graditi addobbi e luci sulle case lungo il percorso della processione


calendario liturgico del Santuario

Giugno 2019 1. S. Giustino, martire (mem.) 7° sabato della Consolata

2.

c

Agosto 2019 1. S. EUSEBIO, vescovo e martire, patrono del Piemonte (festa) 2. S. Alfonso Maria de' Liguori, vescovo e dottore della Chiesa (mem.) Porziuncola. Perdono di Assisi Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

ASCENSIONE DEL SIGNORE (sol.)

Giornata Mondiale per le comunicazioni sociali

3. 5. 6. 8. 9.

Santi Carlo Lwanga e Compagni, martiri (mem.) S. Bonifacio, vescovo e martire (mem.) Memoria del “Miracolo di Torino” (mem.) 8° sabato della Consolata

Solennità titolare della Basilica Papale di S. Maria Maggiore a cui la Consolata è collegata. Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria TRASFIGURAZIONE DEL SIGNORE (festa)

c

PENTECOSTE (sol.) Beato Luigi Boccardo, sacerdote: per 30 anni fu confessore nel nostro Santuario (mem. fac.) 10. Beata Vergine Maria Madre della Chiesa (mem.) 11-19. Novena della Consolata 11. ANNIVERSARIO DELLA CONSACRAZIONE DEL SANTUARIO (1904) (sol.) Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

S. Barnaba, apostolo (mem.) 13. S. Antonio di Padova, sacerdote e dottore della Chiesa (mem.) 15. 9° sabato della Consolata 16. c SS. TRINITÀ (sol.) 20. BEATA VERGINE MARIA CONSOLATRICE (sol.) Solennità titolare del Santuario Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

21. S. Luigi Gonzaga, religioso (mem.) 23. c SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO (sol.) S. GIUSEPPE CAFASSO, sacerdote: le sue reliquie sono conservate nel nostro Santuario (festa) 24. NATIVITÀ DI S. GIOVANNI BATTISTA, patrono della Città di Torino (sol.) 25. S. Massimo di Torino, vescovo (mem.) 26. Beata Nemesia Valle, vergine (mem. fac.) 28. SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ (sol.) Giornata Mondiale per la santificazione sacerdotale

c

18a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. Giovanni Maria Vianney, sacerdote (mem.) 5. Dedicazione della Basilica di S. Maria Maggiore (mem. fac.)

4.

6. 8. S. Domenico, sacerdote (mem.) 9. S. TERESA BENEDETTA DELLA CROCE, vergine e martire, patrona d'Europa (festa) 10. S. LORENZO, diacono e martire (festa) 11. c 19a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. Chiara, vergine (mem.) 12. S. Giovanna Francesca de Chantal, religiosa (mem. fac.) 14. S. Massimiliano Maria Kolbe, sacerdote e martire (mem.) 15. c ASSUNZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA (sol.) Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

16. 18. 20. 21. 22. 24. 25. 27. 28. 29. 30.

S. Rocco (mem. fac.) a c 20 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO S. Bernardo, abate e dottore della Chiesa (mem.) S. Pio X, papa (mem.) Beata Vergine Maria Regina (mem.) S. BARTOLOMEO, apostolo (festa) a c 21 DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO Beato Luigi della Consolata Bordino, religioso (mem. fac.) S. Monica (mem.) S. Agostino, vescovo e dottore della Chiesa (mem.) Martirio di S. Giovanni Battista (mem.) Beata Teresa Bracco, vergine e martire (mem. fac.)

S. Ireneo, vescovo e martire (mem.) 29. SANTI PIETRO E PAOLO, apostoli (sol.) Oggi, visitando il nostro Santuario-Basilica, è possibile ricevere il dono dell'indulgenza plenaria

30.

Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria (mem.) 13a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

c

Giornata Mondiale per la carità del Papa

Luglio 2019 3. S. TOMMASO, apostolo (festa) 4. Beato Pier Giorgio Frassati (mem. fac.) 6. S. Maria Goretti, vergine e martire (mem. fac.) 7. c 14a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 11. S. BENEDETTO, abate, patrono d'Europa (festa) 14. c 15a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 15. S. Bonaventura, vescovo e dottore della Chiesa (mem.) 16. B. V. Maria del Monte Carmelo (mem. fac.) 21. c 16a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 22. S. MARIA MADDALENA (festa) 23. S. BRIGIDA, religiosa, patrona d'Europa (festa) 25. S. GIACOMO, apostolo (festa) 26. Santi Gioacchino e Anna, genitori della B. V. Maria (mem.) 28. c 17a DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO 29. S. Marta (mem.) 31. S. Ignazio di Loyola, sacerdote (mem.)

Orario delle celebrazioni in Santuario Sante Messe: ▪ Giorni festivi: 7 - 8,30 - 10 - 11,30 16 (sospesa in luglio e agosto) - 18 - 19,30

▪ Sabato e prefestivi: 18 ▪ Giorni feriali: 6,30 - 7 - 8 - 9 - 10,30 - 12 18 - 19 (sospesa nei prefestivi e in agosto)

Liturgia delle Ore: ▪ Lodi mattutine: 8 (lun./ven. feriali) ▪ Vespri: 17 (sab./dom.) - 18 (lun./ven. feriali) Adorazione Eucaristica: Sabato feriale: 12,30 - 17,30

Confessioni: ▪ Giorni festivi: 6,30 - 12,15 / 15 - 20,15 ▪ Sabato feriale e prefestivi: 6,30 - 18,45 ▪ Giorni feriali: 6,30 - 12,15 / 15 - 19,15 Rosario: Ogni giorno: 17,30


► tramite bonico su conto corrente bancario UNICREDITSPA: IBAN IT 91 A 02008 01046 000105031377 specicando la destinazione al “Santuario B. V. della Consolata - Ramo O.N.L.U.S.” (codice scale 97501670018) ► tramite versamento sullo specico conto corrente postale n. 1040900498 allegato ad ogni numero della rivista del Santuario Attraverso queste operazioni le somme versate potranno godere dei beneci scali nell’annuale denuncia dei redditi.

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Lasciti e donazioni Da tanti anni, affezionati devoti della Consolata esprimono la volontà di destinare al Santuario parte delle loro sostanze. Il Santuario B. V. della Consolata, con sede in Torino, gode di personalità giuridica come ente ecclesiastico (decreto ministeriale del 18.6.1987) ed è iscritto nel registro della Prefettura di Torino al n. 463. Come tale può ricevere legati ed eredità. Per le formule da utilizzare nella stesura di un testamento -che è sempre modicabile e/o revocabile- può essere utile il consiglio di un notaio al ne di evitare spiacevoli errori o incomprensioni, che rischiano di inciarne la validità. Solo con il generoso aiuto di tutti il Santuario può continuare ad essere un luogo accogliente e sicuro per svolgere il servizio pastorale che gli è proprio. Quanto potrà essere destinato al Santuario sarà un dono prezioso, segno di particolare amore alla Vergine Consolata-Consolatrice. Per informazioni rivolgersi direttamente al rettore del Santuario.

Attenzione: in caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio di Torino C.M.P. Nord per la restituzione al mittente, Rettore del Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino, che s’impegna a corrispondere la relativa tariffa.

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RAMO O.N.L.U.S. DEL SANTUARIO

Il Ramo O.N.L.U.S. è dal 13 novembre 2017 una realtà operativa. Esso si dedica esclusivamente alla tutela, custodia, valorizzazione e promozione del Santuario B. V. della Consolata e dell'annesso Convitto Ecclesiastico e delle opere d'arte in essi custodite, nonché della loro manutenzione sia ordinaria che straordinaria. Per sostenere le iniziative di studio, promozione, ricerca e documentazione anche storica destinate a interventi di tutela, custodia, manutenzione, conoscenza, valorizzazione e fruizione del bene si può contribuire preferibilmente:

Il Santuario della Consolata Via Maria Adelaide, 2 - 10122 Torino E-mail: rivistasantuario@laconsolata.org Spedizione in abbonamento postale - Pubbl. inf. 50%

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