La parola del rettore Carissimi amici e devoti della Consolata, d’intesa con il nostro Arcivescovo, ho scelto il giorno della festa di S. Andrea Apostolo per iniziare il mio ministero come nuovo rettore del Santuario della Consolata: questo Apostolo infatti è stato il titolare dell’antica chiesa in cui a Torino è nata e si è sviluppata la devozione alla Vergine Consolata-Consolatrice. Come visibile passaggio di testimone, in quel giorno, il can. Michele Olivero – che ringrazio per il suo servizio, troppo breve, come rettore e che continua una presenza preziosa tra noi, pur con l’incarico di rettore del santuario di Forno in Coazze – mi ha affidato la rosa d’oro che Papa Francesco aveva portato in dono al nostro Santuario nel corso della sua visita del 21 giugno 2015. Monsignor Arcivescovo, il 30 novembre scorso, ha voluto essere presente e presiedere personalmente la Concelebrazione Eucaristica in cui è avvenuto il passaggio delle consegne tra i due rettori. Nel corso dell’omelia ha proposto delle linee orientative per la pastorale del nostro Santuario, che mi sembra opportuno e doveroso far conoscere anche a tutti voi. Ecco alcune delle sue parole: «Il Santuario della Consolata è stato sempre considerato dai torinesi, e dalla Diocesi, un punto di riferimento fondamentale non solo per la devozione a Maria, ma anche per trovare in questo Santuario quei servizi spirituali e religiosi che rispondono all’invito di Maria alle nozze di Cana: “Fate quello che mio Figlio vi dirà”. E Gesù ci ha detto di spezzare il pane della Parola e dell’Eucaristia, ci ha detto di confessare – confidando nella misericordia di Dio – i nostri peccati per ricevere il perdono del Padre. Qui, in questo Santuario i sacramenti pasquali dell’Eucaristia e soprattutto della Riconciliazione hanno la loro casa: una casa aperta a tutti quei fedeli che vogliono usufruirne. È questo il servizio fondamentale, decisivo». Poi Mons. Nosiglia ha auspicato esplicitamente una presenza, tra i confessori del Santuario, anche degli altri sacerdoti diocesani e religiosi torinesi, dicendo: «Sarebbe un modo perché le parrocchie della Città sentissero il Santuario come qualcosa di bello, di fondamentale, di importante proprio per questo servizio di cui c’è tanto, tanto bisogno». Ed ancora: «Un’altra cosa che voglio domandare al nuovo rettore è l’attenzione alla nostra Diocesi, che ama la Consolata. Al di là della Novena, mi sembra importante promuovere dei pellegrinaggi al Santuario anche durante l’anno da parte delle nostre parrocchie e realtà che sono sparse nel territorio. Questo vale non solo per gli anziani, per gli adulti, per i giovani e per le famiglie ma anche per i ragazzi». Sono grato al nostro Arcivescovo per le concrete indicazioni proposte e sarà mio preciso impegno, con l’opera dei sacerdoti collaboratori e dei numerosi volontari che ci offrono la loro disinteressata presenza in vari ambiti operativi, attuare quanto il nostro Pastore desidera realizzato nel e attraverso il Santuario a cui l’intera Arcidiocesi di Torino fa riferimento. Desidero da ultimo comunicare che si è recentemente costituito il Consiglio Pastorale del Santuario. È formato da un gruppo di sacerdoti e di laici, scelti tra i volontari che da tempo offrono in modo stabile la loro generosa collaborazione nel Santuario. Chiedo a tutti di accompagnarci con una fervida preghiera alla Consolata perché questo organismo possa rivelarsi di valido sostegno nei vari settori operativi in cui si esprime la vitalità del nostro Santuario. Affido alla Vergine Consolata, nostra Consolatrice, le preghiere e le attese di ognuno di voi invocando dalla sua intercessione materna l’abbondanza delle consolazioni che solo Dio – Padre e Figlio e Spirito Santo – ci può e vuole donare. mons. Giacomo Maria Martinacci 3
v Una nuova stagione di speranza con Maria
v Don Osvaldo Maddaleno opo il cammino della misericordia, nel giubileo, Papa Francesco ha iniziato una serie di catechesi al mercoledì sulla virtù della speranza. Io colgo questo segno come un invito a tutta la chiesa a “Non lasciarsi rubare la speranza” (E.G. 86) come aveva supplicato nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium. Anche il nostro Arcivescovo Nosiglia nella festa del Patrono della città di Torino aveva invitato a non lasciarsi prendere “dalla stanchezza e dallo scoraggiamento” ricordandoci che “la speranza del mondo è con noi da venti secoli, ha trasformato e continua a trasformare la nostra storia non con qualche intervento magico, ma facendosi presente, con la grazia di Dio, nella vita e nell’impegno di tutte le persone di buona volontà.” Allora dobbiamo chiedere alla Vergine Consolata che ci insegni e ci aiuti a essere buoni comunicatori di speranza e di fiducia nel nostro tempo. La situazione oggi nella chiesa e nel mondo è piuttosto complessa. Abbiamo bisogno gli uni degli altri per tener viva la nostra speranza nel domani. Ciò che possiamo fare ci sembra così poco rispetto all’entità dei problemi che si devono affrontare, come quelli del lavoro, della casa, dell’accoglienza… Eppure malgrado questa sensazione, sappiamo che la realtà non è solo questa. Vorrei partire da cosa scriveva Pietro a una comunità perseguitata, piccola minoranza in un
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◗ Maria Consolatrice, Cappella delle Anime, Santuario della Consolata. (fotografia di Andrea Aloi)
mondo ostile. “Non sgomentatevi per paura di loro e non turbatevi, ma adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. (1Pt 3,14-15) Rendere ragione della speranza significa almeno due cose: giustificare la speranza evangelica riconducendola al fondamento della fede (la morte-risurrezione del Signore) e indicare oggi i segni della speranza. Fa parte della speranza cristiana l’intelligenza di guardare le situazioni in profondità (come scrissi nell’ultima rivista, è Maria che ci attrezza con gli occhi adatti), cogliendo anche dietro i fallimenti più clamorosi i segni del rinnovamento. C’è una parola di Gesù che dovrebbe allargarci il cuore: “Alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura” (Gv 4,35). In qualsiasi tempo della storia le messi biondeggiano. Se non le vediamo, è perché i nostri occhi sono annebbiati o perché sono privi di speranza o perché siamo piegati su noi stessi. Per vedere i segni occorre levare lo sguardo: “Alzate i vostri occhi”. Viene in mente anche un episodio della vita di Elia (1 Re 19,15-18), profeta coraggioso, difensore della signoria di Dio fino all’intransigenza. Ebbene, anche questo profeta coraggioso ha attraversato lo scoraggiamento. Nella solitudine del deserto egli desidera morire, perché non c’è più 4
in Israele un uomo che non abbia piegato le ginocchia davanti agli idoli e perché non c’è più un profeta dopo di lui. Ma con sottile ironia Dio gli dice di tornare indietro perché sulla strada c’è già pronto Eliseo a prendere il suo posto di profeta, e perché in Israele ci sono almeno settemila uomini che non hanno piegato le ginocchia davanti agli idoli. Certo la speranza ha anche bisogno di concretezza: i segni di speranza. E qui svolge un ruolo importante la comunità cristiana, che è chiamata a farsi segno. Segno è qualcosa di visibile e di convincente, ma anche qualcosa che rinvia. Il segno non ferma lo sguardo su di sé, ma rinvia altrove. L’importante è ricordarsi che il segno è valido se chiaro, non necessariamente se è grande. Anche piccole comunità possono, perciò, essere segni. Ma si ha l’impressione che oggi molti cristiani subiscano la tentazione del «grande», dimenticando il «chiaro». Anche noi come comunità che si trova al Santuario della Consolata vogliamo essere, nel nostro piccolo, un segno di speranza. Un segno concreto è la nascita del Consiglio Pastorale del Santuario. La Chiesa è sinodale per sua natura, non per una scelta di tipo organizzativo. Siamo un popolo in cammino: la Chiesa discute e dialoga e i suoi membri esercitano l’arte dell’ascolto reciproco, in un atteggiamento di apertura e accoglienza verso ciò che il Signore suggerisce. La Vergine ci protegga in questo “Camminare insieme”. La speranza richiede il coraggio dello sguardo lungimirante, cioè della pazienza che sa sopportare e che non si lascia piegare da nessuna difficoltà. L’uomo paziente sa attendere come il contadino. Il contadino inizia dal seme e sa che deve attendere a lungo prima di vedere il premio della propria fatica. Un’attesa lunga, ma anche certa. Una volta gettato nel terreno, il seme sicuramente cresce. L’impazienza rende impossibile la speranza. Gli impazienti non sono mai uomini di speranza. Questa pazienza la impariamo soprattutto dal modo di agire di Papa Francesco, che nella prima catechesi sulla speranza (7/12/2016) ha detto: “L’ottimismo delude, la speranza no! Ne abbiamo tanto bisogno, in questi tempi che appaiono oscuri, in cui a volte ci sentiamo smarriti davanti al male e alla violenza che ci circondano, davanti al dolore di tanti nostri fra5
telli. Ci vuole speranza! Ci sentiamo smarriti e anche un po’ scoraggiati, perché ci troviamo impotenti e ci sembra che questo buio non debba mai finire.” Questo raccontino ci può aiutare più di tante spiegazioni. “Un giorno, il diavolo organizzò una fiera per l’esposizione e la vendita delle sue armi e dei più sofisticati strumenti per tentare gli esseri umani. Per giorni i suoi dipendenti si erano dati da fare per allestire gli stand, collegare fari e luci, srotolare la moquette, stendere tappeti ed esporre in modo allettante le ultime invenzioni diaboliche. C’erano congegni e dispositivi per tutte le categorie di peccati. Soprattutto per i sette peccati capitali: kit lussuosi per eccitare alla superbia, all’avarizia, alla golosità, all’ira, alla lussuria, all’invidia, all’accidia. E insieme ai dispositivi, montagne di cataloghi, video, cd. E diavolesse conturbanti, naturalmente. I cartellini con i prezzi erano ben visibili, con lo sconto, come in ogni fiera che si rispetti. Ma nel grande e sontuoso stand c’era una vetrinetta misteriosa. Conteneva una piccola chiave dorata, su un cuscinetto di velluto rosso. Era l’unico oggetto che invece del solito cartellino aveva una targhetta che diceva: “Non in vendita”. Un visitatore sbandierando una carta di credito dorata voleva a tutti i costi sapere che cosa serviva e sbraitava di essere disposto a pagare qualsiasi prezzo. Di fronte alla sua ostinata insistenza fu chiamato il Principale. Dopo un po’ di attesa, Satana arrivò preceduto dall’inconfondibile odore di zolfo. Con i suoi modi sottili e falsamente gentili, Satana disse al cliente visibilmente interessato che quella chiave gli era oltremodo cara, che non aveva prezzo e che lui ci teneva tanto, perché gli permetteva di entrare nell’anima di chiunque, fosse laico, prete, religioso, anche vescovo o cardinale. Qualunque fosse stato il grado della sua fede della sua santità, della sua età quella chiave prodigiosa funzionava sempre. Il cliente era molto insistente e alla fine Satana, nonostante la sua astuzia, non riuscì a mantenere il segreto e a mezza voce, confessò: “Questa chiave è lo scoraggiamento”. (B. Ferrero) Non lasciamoci allora ingannare e diamo il via a una nuova stagione di speranza, con la guida e l’aiuto di Maria Consolatrice. ■
◗ Le sorelle dell’America Latina
Una corona di auguri
v A cura di Sr. Raffaelda Saleri, Missionaria della Consolata n occasione dello scorso Natale del Signore, il Rettore, a nome suo e dei sacerdoti che collaborano al Santuario, ha inviato alle Missionarie e ai Missionari “ad gentes”, in qualche modo legati all’Arcidiocesi di Torino e alla Consolata (almeno a coloro dei quali avevamo gli indirizzi), il seguente messaggio di auguri:
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«Carissimi Missionari/e, come certamente avrete saputo, sono stato nominato Rettore del Santuario della Consolata, sostituendo don Michele chiamato a svolgere un altro apostolato. Nell’imminenza delle festività natalizie desidero, con piacere, raggiungere ciascuno di voi per augurarvi BUON NATALE E SERENO 2017. Papa Francesco, nella recente Lettera Apostolica che ha pubblicato terminando il Giubileo della Misericordia, afferma: «La misericordia possiede anche il volto della
Consolazione… non deve mai venire meno la certezza che il Signore ci ama» (n.13). Dal Santuario della Consolata-Consolatrice, giunga l’augurio di saper essere espressione della vicinanza di Dio attraverso la consolazione offerta ai fratelli. È l’impegno e la preghiera che noi sacerdoti del Santuario della Consolata cerchiamo di testimoniare e donare a tutti con il nostro augurio per le prossime festività. Siete, voi Missionari, molto presenti nella nostra Preghiera, specialmente la domenica ai Vespri. Se venite in Patria, la Consolata sarà molto contenta di ricevervi ed anche io potrò salutarvi. Buone feste e buon Anno Nuovo». Grazie all’immediatezza della posta elettronica, abbiamo avuto tante risposte dai più vari Paesi del mondo: ci hanno scritto dal Camerun, dal Kenya, dalla Tanzania, dalla Guinea Bissau, dal Togo e dalla Liberia; ci sono giunte risposte anche dall’America Latina, dall’Argentina e dal Brasile, dagli Stati Uniti e perfino dalla Mongolia. 6
◗ Missionari in Mongolia
Inoltre alcuni dei destinatari hanno rilanciato gli auguri e le loro risposte ad altre case missionarie sparpagliate nel mondo, per cui il messaggio è arrivato anche in Ecuador e in India. Tra le risposte ricevute, riportiamo quella di suor Letizia, della Congregazione delle Suore di Sant’Anna: «Rev.do Mons. Giacomo Maria Martinacci, la ringrazio di cuore per il gentile pensiero avuto nei miei riguardi. Bellissimo il messaggio di essere strumenti di consolazione per tutti i fratelli e sorelle che incontriamo ogni giorno nel nostro lavoro missionario. Io lavoro con i prigionieri e cerco veramente di essere per loro una presenza di speranza e consolazione. Approfitto per farle giungere i miei più sinceri auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo 2017. Sua sorella in Cristo Sr. Letizia (della Congregazione delle Suore di Sant’Anna di via Consolata 20)». In conseguenza a questo virtuoso scambio, possiamo pensare che, in aggiunta alle tradizionali corone che – per tradizione – talvolta adornano le immagini di Maria, se ne sia aggiunta un’altra fatta, di questi auguri che hanno abbracciato l’intero globo. ■ 7
I messaggi di auguri sono stati inviati alle case centrali che poi hanno provveduto a farli giungere alla Missioni della proprio Circoscrizione. Questi sono i Paesi in cui i nostri missionari sono impegnati attivamente. Africa: Angola, Burkina Faso, Congo, Costa d’Avorio, Djibouti, Etiopia, Mozambico, Sudafrica, Sierra Leone, Ghana, Madagascar, Capo Verde, Gabon. America Latina: Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Guatemala, Messico, Paraguay, Perù, Uruguay, Venezuela. Stati Uniti: Boston, Miami, Plantation. Asia: Corea, Filippine, Giordania, India, Mongolia. Europa: Albania, Francia, Inghilterra, Irlanda, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Spagna, Svizzera, Ucraina. Oceania: Australia. ◗ Un cammino insieme
Un legame speciale
v Daniele Bolognini
Pontefice – possono ottenere l’indulgenza plenaria: nel giorno anniversario della dedicaurante l’Anno Santo della Misericordia una zione della Basilica [11 giugno], nel giorno delle Porte Sante dell’Arcidiocesi torinese della celebrazione liturgica del titolare [20 giuè stata al santuario della Consolata, aperta gno], nella solennità dei Santi Apostoli Pietro nella solennità del 20 giugno, fino al 13 novembre e Paolo [29 giugno], nel giorno anniversario scorso. Vi sono però luoghi – la Consolata è uno della concessione del titolo di Basilica [7 di questi – nei quali, in alcuni giorni dell’anno, è aprile], una volta all’anno nel giorno stabilito possibile ricevere il dono dell’indulgenza plenaria. dall’Ordinario del luogo, una volta all’anno Nelle pagine di questa rivista (n. I/2016) abbiamo nel giorno liberamente scelto da ciascun fepresentato un excursus storico di tali concessioni, dele». Il “Manuale delle Indulgenze” aggiunge ai a partire da quelle di Papa Onorio III all’inizio del predetti giorni anche l’indulgenza della “PorziunXIII secolo. Se ne aggiunsero altre, ricordiamo al- cola” [2 agosto]. Si stabilirono inoltre “impegni e meno la Bolla di Sisto V del 1587 in cui si stabilì doveri propri della Basilica in ambito liturgico paun primo legame con le chiese “indulgenziate” di storale”: fondamentale il vincolo di comunione Roma. Il 7 aprile 1906, grazie all’interessamento col Papa da celebrare, oltre che nella solennità del Card. Richelmy, san Pio X elevò il santuario dei Santi Pietro e Paolo, con la festa della Cattealla dignità di Basilica Pontificia, con onori e privi- dra di San Pietro [22 febbraio] e nell’anniversario legi spettanti alle Basiliche Minori di Roma. Si dell’elezione o dell’inizio del ministero papale. sommarono quindi nuove Da qualche tempo è indulgenze fino alla “ripossibile, a particolari forma” voluta da Paolo VI luoghi di culto, stabilire nel 1967 quando, con la un legame speciale con la Costituzione apostolica Inpiù antica basilica al dulgentiarum doctrina, mondo intitolata alla Veruna materia tanto comgine Maria, S. Maria plessa venne semplificata. Maggiore di Roma, detta Le norme e le indicaanche “Liberiana” dal zioni che attualmente renome del suo costruttore golano le indulgenze Papa Liberio (IV secolo). lucrabili presso le BasiliIl 18 ottobre scorso, così, che Minori furono fissate il rettore don Michele Olicon il decreto Domus Ecvero ha presentato richie◗ Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma clesiae, promulgato il 9 sta di “affiliazione” al novembre 1989 dalla Congregazione del Culto Cardinale Arciprete della Basilica romana, per Divino e della Disciplina dei Sacramenti: «I fedeli «evidenziare il rapporto – nella Città degli che visitano devotamente la Basilica e che in Apostoli Pietro e Paolo – con uno dei luoghi essa partecipano a qualche rito sacro o almeno contrassegnati dalla venerazione alla Madre di recitano il Padre nostro e il Credo, alle solite Dio fin dai primi secoli del Cristianesimo». Agcondizioni – oltre all’esclusione di qualsiasi af- giungendo, poco oltre: «Nella sua storia che fetto al peccato anche veniale, la Confessione data da molti secoli, il Santuario è stato rifesacramentale, la Comunione eucaristica e la rimento costante nelle vicende liete e nelle sipreghiera secondo l’intenzione del Sommo tuazioni di sofferenza che Torino ha dovuto
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◗ Il “Diploma” della Penitenzeria Apostolica
affrontare. Tutti i figli migliori della Chiesa torinese e piemontese qui hanno attinto grazia. La presenza costante di più sacerdoti rende un prezioso servizio pastorale integrativo a quello offerto dalle parrocchie, particolarmente nel ministero nel sacramento della Riconciliazione e nel delicato servizio di accompagnamento spirituale». Il Vicario Generale mons. Valter Danna ha appoggiato l’istanza (con lettera del 24 ottobre), ricordando la visita in santuario di san Giovanni Paolo II. La risposta non si è fatta attendere. Il 25 novembre il Card. Santos Abril ha inviato il Rescritto della Penitenzieria Apostolica concer nente l’Indulgenza Plenaria concessa in alcuni giorni indicati e un Diploma che «farà memoria dell’avvenimento alla pietà dei fedeli e dei pellegrini». È pertanto possibile ottenere l’indulgenza anche nel giorno della festa titolare della Basilica Liberiana [5 agosto], nelle solennità solennità di Maria SS. Madre di Dio [1 gennaio], dell’Assunzione della B. V. Maria [15 agosto] e dell’Immacolata [8 dicembre]. Inoltre in occasione di un pellegrinaggio di gruppo e una volta nell’anno, in un giorno a libera scelta del singolo fedele. ■
Indulgenza plenaria nel Santuario-Basilica della Consolata di Torino Giorni in cui è possibile ricevere il dono dell’indulgenza plenaria (alle condizioni sopra indicate) visitando il Santuario-Basilica della Consolata di Torino secondo il calendario: 1 gennaio - Solennità Maria SS. Madre di Dio 7 aprile - concessione del titolo di Basilica (1906) 11 giugno - anniversario della dedicazione del Santuario-Basilica (1904) 20 giugno - solennità titolare del Santuario-Basilica 29 giugno - solennità dei Santi Pietro e Paolo Apostoli 2 agosto - Porziuncola 5 agosto - solennità titolare della Basilica Papale di S. Maria Maggiore 15 agosto - Solennità dell’Assunzione della B. V. Maria 8 dicembre - solennità dell’Immacolata Concezione della B. V. Maria Inoltre Ogni volta che si partecipa a un pellegrinaggio di gruppo. Una volta nell’anno in un giorno a libera scelta del singolo fedele. In un giorno da stabilirsi dall’Ordinario (per ora non fissato).
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La Deposizione in mostra alla Galleria Sabauda Fabiana Borla
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a Consolata conserva al suo interno importanti opere d’arte che testimoniano la sua storia e la fede che per tanti secoli l’ha accompagnata. Tra queste, una delle testimonianze più significative, è costituita dalla grande tela raffigurante La Deposizione di Cristo, un tempo all’interno della chiesa e oggi custodita in un ambiente del Convitto Ecclesiastico. Il quadro, il cui ultimo restauro risale al 2002, è attualmente esposto nella mostra temporanea organizzata dai Musei Reali, intitolata Le meraviglie del mondo. Le collezioni di Carlo Emanuele e allestita presso le sale della Galleria Sabauda di Torino, dove rimarrà fino al prossimo due aprile. L’opera è stato oggetto, nel corso degli ultimi anni, di uno studio approfondito da parte della dottoressa Ada Quazza che, su suggerimento di Giovanni Romano, ne ha riconosciuto l’autore in Alessandro Ardente, un pittore originario di Faenza, che verso il 1572, si trasferì in Piemonte al servizio di Emanuele Filiberto di Savoia. Il faentino rimase presso la sabauda anche con il successore del duca, suo figlio Carlo Emanuele I di Savoia. Alla morte dell’artista, nel 1595, Carlo Emanuele incaricò due pittori di corte, Rossignolo e Caracca, di recuperare i dipinti lasciati dal pittore nel suo studio, tra i quali si trovava la Deposizione che il duca donò, in un secondo tempo, al Santuario torinese. Il dipinto fu collocato all’inizio dei Seicento sull’altare di sant’Andrea, un tempo situato dove ora si trova la balconata che affaccia verso la cappella delle Grazie. In quel luogo sorgeva un grande apparato decorativo, testimonianza della devozione dei Savoia verso la Consolata, che conosciamo grazie alla descrizione rilasciata nel 1705 da due attenti fedeli. La loro deposizione fu trascritta alla presenza di un notaio ed è una fondamentale fonte d’informazione su come fosse la
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chiesa prima del rifacimento architettonico, terminato nel 1704, su progetto di Guarino Guarini. La relazione attesta che in capo alla navata centrale era collocato «l’altare maggiore dedicato al glorioso Apostolo s. Andrea di bosco, con il quadro in mezo, rapresentante la reposizione di nostro Signore Gesù Christo morto con molte figure, […] lateralmente […] una statua di sant’Andrea, et dalla parte […] la statua di san Lorenzo, al di sopra di detto quadro l’arma della Casa Savoja sostenuta da due leoni laterali, et sopra di questa altro quadro rappresentante la resurezione di nostro Signore Gesù Christo, al di sopra di detta statua di s. Andrea un’altra statua rappresentante la speranza e al di sotto di sant’Andrea una figura dipinta, che si dice essere del fu Carlo Emanuel Primo di gloriosa memoria Duca di Savoja, et da canto a s. Andrea […] una statua di s. Benedetto, et al di sopra di detta statua di san Lorenzo altra statua con un bambino in brachio rapresentante la carità; et al di sotto di detta statua di san Lorenzo una figura dipinta che si dice rappresentar la moglie di Carlo Emanuele Primo predetto; et a canto di san Lorenzo, […] altra statua di san Bernardo […]». Di questa grande “macchina d’altare” si è conservato solo il dipinto centrale dell’Ardente, che fu sostituito, verso la metà del Settecento, con il Martirio di sant’Andrea (attualmente disperso) del pittore Felice Cervetti. La Deposizione fu quindi spostata prima nella cappella di san Valerico e poi nel “coro” dei monaci, chiuso a seguito dei lavori di ingrandimento del santuario attuati dall’ingegnere Antonio Vandone, su progetto dell’architetto Carlo Ceppi, tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del secolo successivo. A seguito di queste modifiche l’altare di sant’Andrea fu spostato sul lato opposto e in sostituzione della tela di Cervetti fu collocato un
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luminosa e cromaticamente molto vivace, è occupata dalla scena principale, che si svolge in primissimo piano. Nella zona soprastante, più cupa e tendente al monocromo, si sviluppano, in prospettiva, alcuni episodi secondari dislocati sullo sfondo di un territorio collinare. Il palo verticale della croce, su cui appoggiano le due scale oblique, taglia verticalmente la scena, con una forte spinta verso l’alto, collegando le due sezioni orizzontali del dipinto e andando a costruire uno spazio reale entro cui si muovono gli attori dell’evento rappresentato. Grazie alla disponibilità del precedente rettore don Michele Olivero, e all’autorizzazione della Diocesi di Torino e della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, l’opera, dopo più di quattrocento anni, è uscita dal luogo dove fu collocata per volontà di Carlo Emanuele I di Savoia. Il visitatore avrà la possibilità di ammirare il dipinto a una distanza molto ravvicinata rispetto a quella consentita dalla sua collocazione originaria, e di apprezzare la delicatezza con la quale il pittore dipinse i singoli dettagli, come ad esempio le lacrime della Vergine o i capelli della Maddalena. All’interno della mostra i visitatori avranno la possibilità di ammirare anche il dipinto raffigurante San Bernando con i simboli della Passione di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (1568-1625). Proveniente dalla Consolata e confluita verso la metà dell’Ottocento nelle collezioni regie – oggi Galleria Sabauda –, l’opera, il cui autore fu uno dei più importanti artisti del ◗ Alessandro Ardente, Deposizione di Cristo, olio su tela, 1580 circa. periodo, testimonia ulteriorTorino. Santuario della Consolata, Convitto Ecclesiastico, Cappella mente il ruolo primario assunto d’inverno. dal Santuario quale punto di ridalla Vergine, e dalla Maddalena, circondato da un ferimento per la devozione della comunità cittanutrito gruppo di persone. La composizione si di- dina, allora come oggi. vide in due fasce orizzontali, la cui parte inferiore, ■
dipinto di Luigi Reffo, con il medesimo soggetto. L’antico quadro di Ardente rimase celato alla vista e inserito all’interno di uno degli ambienti privati del Convitto Ecclesiastico, chiamato Cappella d’Inverno, racchiuso all’interno della sua imponente cornice originaria. Il dipinto raffigura il corpo di Cristo che, deposto dalla croce, viene amorevolmente soccorso
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v La rosa di Francesco al nuovo rettore
v l 30 novembre 2016 la cerimonia del passaggio delle consegne di rettore dal can. Michele Olivero a mons. Giacomo Maria Martinacci è stata partecipata con raccoglimento e gioia dai numerosi fedeli e dai sacerdoti che all’altare facevano corona all’Arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia. Momento intenso è stato il passaggio tra i due rettori della Rosa d’oro, dono, dono del Papa Francesco alla Consolata in occasione della Sua visita alla città di Torino il 21 giugno 2015. Queste le parole dell’Arcivescovo che hanno sottolineato il senso di quel gesto: «Qui c’è la rosa d’oro che il Santo Padre Francesco, venendo nel Santuario lo scorso anno, ha voluto donare a Maria come segno del suo amore e della sua devozione.
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Il can. Michele Olivero, fino ad ora rettore del Santuario, la consegna al nuovo rettore mons. Giacomo Maria Martinacci affinché la custodisca con lo stesso cuore del Santo Padre, con tutta la devozione necessaria a fare di tutti noi un dono d’amore verso gli altri, come ha fatto Maria. E che questo sia un dono d’oro, non solo di ferro o di bronzo: un dono forte, come l’oro che risplende, che si vede, che dà tanta bellezza a tutte le nostre cose. Così sia anche l’impegno del nuovo rettore per rendere la devozione a Maria, nel Santuario, sempre dorata, carica di bellezza, di gioia e di amore per tutti». ■ 12
Anniversari sacerdotali alla Consolata
v er i sacerdoti della nostra Diocesi è ormai un’annuale tradizione quella di venire a celebrare, pregando insieme, l’anniversario della loro ordinazione. E così con la cadenza dei cinque anni si ritrovano a ridire ai piedi della Consolata il loro grazie per il dono ricevuto e a rinnovare il loro impegno di servizio ai fratelli nella fede.
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6 febbraio 2017. Dalla sinistra: don Roberto Populin (15°), don Martino Ferraris (10°), don David Duò (10°), don Alessandro Sacco (15°), don Giuseppe Vietto (60°), mons. Giuseppe Ghiberti (60°), mons. Maggiorino Maitan (65°), mons. Giacomo Martinacci rettore, don Maurilio Scavino (15°), don Domenico Veglio (10°), don Angelo Gutina (65°), can. Giuseppe Ferrero (65°), can. Giovanni Ferretti (60°), don Pier Giuseppe Sandretto (15°), don Giovanni Oddenino (60°) 13 febbraio 2017. A partire dalla sinistra in basso: don Giuseppe Sibona (55°), don Sandro Faranda (55°), Mons. Carlo Ellena (55°), don Mario Canavesio (55°), don Ottavio Paglietta (55°), don Ermis Segatti (55°), don Pietro Gambino (50°), don Livio Mollar (50°), don Giuseppe Pronello (55°), don Piero Laratore (50°), don Giorgio Piovano (50°), don Felice Reburdo (50°), don Andrea Fontana (50°), mons. Giuseppe Trucco (50°). 13
1000 voci per Amatrice
v Stefano Passaggio nche il Santuario della Consolata ha aderito a “1000 voci per ricominciare”, ospitando sabato 17 dicembre 2016 il concerto dell’Accademia Corale Guido d’Arezzo, diretta dal maestro Riccardo Naldi. Lo spettacolo si è svolto nel cosiddetto “ovale guariniano”, l’ampio spazio che introduce al resto della chiesa, che fu edificato dal Guarini sullo stesso posto dove sorgeva l’antica chiesa romanica di Sant’Andrea. Il luogo era colmo di spettatori, nonostante la fredda serata dicembrina e la concomitanza di altre iniziative solidali, come sempre accade nei periodi “più festivi”, quando ci sentiamo più disponibili. “1000 voci per ricominciare” è il progetto nato dall’iniziativa di oltre un centinaio di cori italiani uniti dal desiderio di aiutare, con il canto, le popolazioni terremotate del Centro Italia, come già fecero per l’Abruzzo e per l’Emilia. La ricostruzione di un territorio passa anche dalla riedi-
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ficazione della sua cultura e dei luoghi comunitari dove la stessa veniva coltivata ed accresciuta, perciò le offerte raccolte durante il concerto sono state devolute a favore della ricostruzione del Teatro di Amatrice. La generosità del pubblico torinese, che ha dimostrato di apprezzare il programma composto di brani delle tradizioni classiche e natalizie europee, ha portato alla raccolta di oltre millecinquecento euro. Per chi volesse maggiori informazioni sull’argomento, queste sono disponibili sul sito: www.1000vocixricominciare.it; mentre, per chi volesse ancora contribuire, è ancora possibile effettuare versamenti sul c/c dedicato pro terremotati Centro Italia, intestato “1000 voci per ricominciare” presso RivaBanca BCC, IBAN IT18W0711730860000010100908, sul quale sono finora confluite offerte per oltre cinquantamila euro. ■