La Giovane Voce n.16

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LA NOSTRA STORIA

la

LA RAGIONE DEL NOSTRO AGIRE

voce

Associazione politico - Culturale

L

a Giovane Voce nasceva nel 2010 dal desiderio di un gruppo di amici animati dalla consapevolezza che un impegno per il bene comune, portato avanti a qualsiasi livello, risulta tanto più efficace quanto più chiara è la coscienza della propria identità, cioè dei primari valori della libertà, della persona, del popolo, della società, della sussidiarietà, dell’autonomia,

Il paese più democratico del mondo è anche quello in cui gli uomini hanno perfezionato e applicato più frequentemente l’arte di perseguire in comune gli oggetti dei desideri comuni. Alexis de Tocqueville

dell’educazione, della famiglia nei quali crediamo e da cui ci sentiamo uniti. La nostra storia è già la somma delle singole, piccole storie di ognuno di noi. Sono storie di quotidiano impegno, di amore per la vita, di scoperta che ogni piccola conquista frutto di sacrificio porta ad una visione autentica della vita, rispettosa di se e degli altri, priva di eccessi ed in armo-

nia con ciò che ci circonda. Ciascuno dovrà fare tesoro, della propria storia personale, professionale, sociale, e deve rilanciare il proprio bagaglio d’idee e competenze oltre il fosso della rassegnazione e dell’indifferenza in cui molti ormai si richiudono. Ed insieme potremo percorrere nuove vie, immaginare nuove opportunità di convivenza civile e crescita economica e sociale. (...) continua a pag. 14

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In Copertina di Salvatore Bilancio e Giosuè Capuano

CASAL DI PRINCIPE:

QUI LA CAMORRA HA PERSO Intervista a Renato Natale

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pesso i percorsi della vita possono esseri lunghi, brevi, tortuosi, molto facili e vantaggiosi, dipende sempre dalle strade che si imboccano, dalle scelte che si fanno, dai motivi o dalle condizioni che spingono certe scelte. La vita stessa è una continua scelta. La scelta del proprio percorso di vita, il modo con cui lo facciamo, la ragionevolezza che ci mettiamo e la responsabilità che decidiamo di prenderci sulle relative conseguenze, positive o negative. La vita è un viaggio, un cammino, come questa intervista è la storia, è il racconto di scelte fatte, nello stesso tempo è lo specchio della vita di ognuno di noi, un viaggio tra il bene e il male, di fiducia e di speranza.

Muoiono di mafia non solo le vittime della delinquenza organizzata, ma tutti coloro che si rassegnano a vivere nell’illegalità e nell’ingiustizia: chi chiude gli occhi di fronte ai reati; chi fa affari eludendo la legge; chi cerca i favori dei potenti; chi accetta il clientelismo e il compro¬messo per ottenere un beneficio. Sindaco, cos’è cambiato dal 1994 ad oggi nella sua città? Cosa è cambiato. Nel 94’ hanno ammazzato un prete, allora una buona parte della forza armata del clan era in libertà, la situazione era quella di una città in ostaggio nelle mani di un gruppo militare molto forte e potente. Anche dopo il processo Spartacus resta molto forte la presenza camorristica, infatti basti ricordare che il gruppo di fuoco guidato da Setola era molto attivo sia nel Casertano che nel basso Lazio. Ricordiamo la Strage di Castel Volturno, l’omicidio di Domenico Noviello. Sono anni di vero stragismo. Posso dire che io ho cresciuto i miei figli in guerra. Oggi non dobbiamo illuderci che sia tutto sparito ma sicuramente siamo in una situazione di maggior tranquillità. Per esempio in questi giorni sono state fatte delle gare d’appaltato per alcuni lavori qui a Casale, c’è stata la partecipazione di 150-160 ditte. Impensabile fino a qualche anno fa. Risuonano nella mia mente le parola indimenticabili di un uomo, Giovanni Falcone, che una volta disse che: “la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un inizio e avrà quindi una fine”. Possiamo dire che oggi qui la camorra è

stata sconfitta? Il clan dei casalesi non esiste più. È stato sconfitto con l’arresto dei suoi capi e dei latitanti storici Antonio Iovine e Michele Zagaria. I boss sono in carcere, ma il groviglio delle relazioni, dei rapporti, delle trame indicibili, è ancora lì, forte. Per sconfiggere la camorra che va oltre i casalesi e continua a fare affari, non basta arrestare boss e affiliati. E neppure portargli via i beni. Il trono è vuoto ma lo Stato non ha vinto. Non ancora. Il mondo è quel disastro che vedete. Non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare. Lei sicuramente è uno di quelli che non è stato lì a guardare… Sono nato e cresciuto qui, non sarei stato capace di vivere in un altro modo. Mi sono ritrovato qui, a fare delle scelte, a percorrere una strada e ad andare avanti. Fare il Sindaco di Casal di Principe era un sogno che coltivavo da sempre: far diventare questo luogo, conosciuto da più come terra di camorra, in una terra di riscatto e di rinascita. Sono tantissime le difficoltà e gli ostacoli che mi sono trovato ad affrontare per tornare alla normalità. Pochi dipendenti negli uffici; dissesto finanziario; strutture paragonabili a quelle del Terzo mondo; abuso edilizio; discariche abusive che prendono fuoco e tante altre situazioni di disagio con pochissimi strumenti per affrontarle. La pianta organica prevede 110 unità, ne abbiamo 47. Ci sono soli 5 vigili urbani. Impossibile gestire i 2,5 milioni per La Giovane Voce

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la rete idrica: bisogna indire gare, ma l’ufficio preposto è vuoto. Il rischio è quello di dare la possibilità a qualcuno di pensare che si stava meglio prima. Ora non c’è pressione del crimine organizzato, ma quella di una burocrazia imponente, questo rischia di vanificare il cambiamento. Verità e Potere non coincidono mai.
 Conoscere come funziona il meccanismo degli appalti, come un politico viene eletto, capire, è l’unico modo per difenderci? Per esempio: Come ha composto le sue liste? Nel 94’ ho fatto una scelta di amici per la lista. Ciò nonostante tre di quella lista mi tradirono e si sciolse il consiglio comunale. Da quella vicenda, oggi, non do per scontato nulla, fanno parte delle dinamiche politiche e culturali. L’ultima campagna elettorale è stata svolta all’insegna di un’ampia partecipazione, con grande entusiasmo. Però sapevo, che subito dopo le elezioni, incominciavamo a perdere pezzi, perché chi partecipa ritiene in qualche modo di essere riconosciuto come protagonista. Il primo problema si presenta nella scelta della Giunta. Chiunque non scelgo si sentirà colpito. Chi scelgo si sentirà legato, ma fino a un certo punto, perché può sempre incominciare a pensare: «ho un pezzo di potere che gestisco io». Sono meccanismi che fanno parte del gioco. La mia educazione politica mi ha insegnato che il consenso si conquista sulle cose che realizzi, non sul rapporto personale che instauri con una persona. Per un contadino la propria ricchezza sono i propri frutteti, per un professionista la propria formazione, per lei amministratore di questa comunità quali sono le ricchezze di questo territorio? In che modo si può costruire un futuro migliore? La maggior parte del territorio vive di edilizia, le maestranze di questa terra sono le migliori, hanno costruito mezza Italia: l’Umbria, la Toscana, l’Emilia. C’è una frattura profonda da ricomporre. Oltre al tessuto sociale, quello economico richiede nuova linfa. Molti 5

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Hanno ucciso Don Peppino, ma non potranno mai uccidere le idee che ci ha donato… La camorra ha segnato le vite di molti uomini che per scelta o per tragico destino si sono imbattuti in questo male assoluto. Uomini e donne più o meno noti che hanno lasciato un segno tangibile in chi li ha conosciuti, ma anche in una società civile che deve vedere in loro un esempio, una possibilità di cambiamento, un dovere di riscatto civile. Il ricordo di queste vittime determina un solo desiderio: Vivere per un mondo più giusto.

imprenditori hanno lasciato questa terra. Gli proponiamo di tornare. Abbiamo bisogno di investimenti e risorse. Le esperienze come quelle della Nuova Cucina Organizzata, le Terre di Don Peppe Diana e la Cooperativa Al di là dei sogni, hanno gettato le fondamenta della svolta. Alla logica del profitto a qualsiasi costo, del business senza scrupoli, sono stati contrapposti i principi di un’economia sociale che tutela l’ambiente. Uno dei prodotti tipici della nostra terra è la Mozzarella di Bufala Campana, di cui andiamo fieri e orgogliosi e che viene esportata in tutto il mondo. Ha riscosso un grandissimo successo la mostra “La luce vince l’ombra” gli Uffizi a Casal di Principe. L’arte e la cultura come reazione e risposta alla criminalità organizzata e alle mafie, installata in uno dei luoghi che rappresentavano il potere malavitoso, oggi trasformato in un ambiente espositivo per dare risalto alla bellezza che l’uomo è stato in grado di realizzare. La fantasia e la creatività, contro la morte e il dominio. Siamo un territorio ricco di architettura, il monumento più di spicco è il Palazzo Coppola. Ricca ed interessante è la storia anche del vostro comune, le sue radici affondano nei meandri millenari delle vicende dell’antica città di Atella, di cui Sant’Arpino è la più diretta continuità spaziale e temporale. Atella rimane famosa nel mondo letterario per essere stata la culla del teatro italiano. È possibile scegliere di rimanere qui sperando in un futuro migliore? L’ultimo aggiornamento del


In Copertina Renato Natale

registro tumori non offre dati incoraggianti. Io resto ingenuamente ma fortemente convinto che senza sogni e speranze non c’è futuro e che sarà compito di tutti noi cittadini rendere possibili che alcuni di essi si avverino e che, quindi, quella ferita si chiuda definitivamente. Non fatevi strappare la vostra terra da nessuno, la terra è vostra, è di chi la ama e di chi la tutela, non di chi la rapina. Corrado Alvaro diceva: “La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile”. Questa terra per molto tempo è stata messa sotto silenzio, per troppo tempo questa terra stranamente non è stata raccontata. La vera forza delle mafie sta fuori alle mafie, sta in quella zona grigia, di soggetti a volte consapevoli a volte stupidi, a volte falsamente inconsapevoli, che consentono l’ingresso delle organizzazioni mafiose nella società civile e nell’imprenditoria sana. Perché un giorno si possa realizzare la profezia di Giovanni Falcone, sta a noi uomini delle istituzioni impegnarsi per questo obiettivo guadagnando innanzitutto la fiducia dei cittadini, perché senza la fiducia dei cittadini, la mafia, la camorra non saranno mai sconfitte.

Lei è uno di quegli uomini che non ha avuto paura…
 Lei è uno di quegli uomini che ha resistito...
 Lei è riuscito a immaginare di poter scegliere...
 Lei non si è rassegnato ad accettare come un destino naturale quel che è invece opera degli uomini. Per questo le diciamo “Grazie” .

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Le Opinioni di Simona Padricelli

IL PUZZLE POLITICO SANTARPINESE Intervista al Presidente di Primavera Santarpinese Alessandro Sala

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ancano, ormai, pochi mesi ed i cittadini del Comune di Sant’Arpino saranno chiamati alle urne. Come solitamente accade in clima di elezioni, tra aspiranti sindaci, nuovi partiti e scissioni interne a formazioni politiche già esistenti, l’atmosfera comincia a farsi incandescente. Ma, confrontata alla norma, l’attuale situazione politico-amministrativa del Comune Atellano è davvero confusa e frammentaria. Numerosi partiti e singoli candidati cercano di imporre la propria linea politica, talvolta indipendentemente da un democratico confronto, rendendo la situazione ancora più difficile da comprendere per i cittadini. Gli attuali schieramenti che si proporranno alle prossime elezioni, per il momento, sono “Libera@Democratica”, formata dai consiglieri comunali Francesco Capone, candidato sindaco del raggruppamento, Elpidio Iorio, capogruppo e Caterina Tizzano, prima degli eletti dei candidati del PD. “Speranza e Futuro per Sant’Arpino”, coordinato da Giuseppe Dell’Aversana, che è già stato sindaco del Paese. Si candideranno, poi, Iolanda Boerio, in qualità di rappresentante di “Alleanza Democratica per

Sant’Arpino”, ed il facente funzioni Zullo. Cominciando dalle origini, in seguito alla vicenda giudiziaria che ha coinvolto l’ex sindaco Eugenio Di Santo, il Comune è stato affidato ad una sorta di “Giunta con funzioni di Commissario”, fino alle prossime elezioni che si terranno tra maggio e giugno. All’interno di tale Giunta, che in parte costituiva la maggioranza eletta dai cittadini, via via, si sono create spaccature sempre più profonde. La situazione è precipitata in seguito alla decisione del facente funzioni, Aldo Zullo, di revocare le deleghe ai due assessori Iolanda Boerio e Manuela Cinquegrana che non hanno voluto firmare una delibera di costituzione nell’ultimo processo intentato, e perso, dall’ex sindaco. Le posizioni dei vari consiglieri si sono allontanate sempre più, fino alla situazione attuale in cui la giunta in carica risulta essere sostenuta solamente da otto consiglieri. Mentre gli altri sono contrari al punto di aver chiaramente espresso la loro netta sfiducia verso l’amministrazione, anche se non è stato poi raggiunto il numero necessario per lo scioglimento. Accanto ai consiglieri Manuela

Cinquegrana, Adele D’Angelo, Angelo Lettera, Elpidio Maisto, Giovanna Varlese ed Andrea Guida, a dichiarare per primi la sfiducia sono stati anche i membri di “Primavera Santarpinese”. Con l’obiettivo di voler inaugurare, come dichiara il Presidente di “Primavera”, Alessandro Sala, una nuova stagione politica e mettere fine ai personalismi e alle ambiguità che ultimamente caratterizzano la vita politica santarpinese. Sala, ha infatti, sottolineato i suoi tentativi di risanare le fratture createsi all’interno del partito “Alleanza Democratica”, e la sua volontà di coinvolgere Di santo, Presidente del partito, nella discussione con le altre forze del Consiglio Comunale, senza precludere nessuno. Ma, Di Santo ha perseverato nella sua scelta e autonomamente designato Boerio come candidata a sindaco. A questo punto è nata la volontà di cambiare e dopo una serie di incontri è nato il documento con il quale è stato chiesto al facente funzione di dimettersi e creare una nuova coalizione che attraversi trasversalmente le forze politiche del paese. “Zullo doveva essere semplicemente un traghettatore dalla decadenza di Di Santo fino al voto ed occuparsi La Giovane Voce

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solamente dell’ordinario. Invece, si è spinto nello straordinario, ad esempio con il P.U.C. che per noi è totalmente illegittimo, in quanto, di un atto fondamentale per lo sviluppo del Paese, non può occuparsene un facente funzioni non eletto dal popolo ed una maggioranza composta da otto consiglieri contro di lui”, afferma Sala.

Alla domanda: “In vista delle prossime elezioni, ricoprirà un ruolo di leadership?”, Sala risponde: “Ciò che è importante è restare compatti ed individuare di comune accordo una persona valida ed adatta a questo ruolo. Sarò sicuramente in primo piano, e darò sostegno al progetto fino all’ultimo momento, ma in quest’ottica sono disposto a far non uno, ma ben due passi indietro rispetto al ruolo di leader”. 9

La Giovane Voce

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Prendendo atto del fallimento di “Alleanza Democratica”, del fatto che il progetto iniziale ormai non esiste più, riconoscendo i meriti e soprattutto facendo tesoro degli errori del passato, il giovane Presidente di Primavera, ha definito la politica che egli stesso promuoverà insieme al suo raggruppamento, una politica nuova. I giovani di Primavera hanno aderito ad un tavolo di confronto politico composto dai sei consiglieri comunali che hanno votato la sfiducia, composto di persone serie e credibili e che ha già avviato le prime fasi per la costituzione di una nuova coalizione degna di rappresentare i santarpinesi. Si collaborerà con chiunque abbia le capacità e le competenze richieste, a prescindere dall’orientamento politico. Si tratterà di un percorso politico aperto a tutti, naturalmente nel rispetto altrui. Saranno i cittadini stessi a predisporre, in una serie di incontri che si svolgeranno in questi mesi, le loro problematiche e i punti più importanti sui quali bisogna intervenire, a partire dalla valorizzazione del territorio e delle sue risorse.


Intervistando di Salvatore Capuano

INTERVISTANDO AMEDEO PERROTTA, GIOVANE MUSICISTA E CANTANTE.

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vere un sogno e crederci fermamente. È quello che fa Amedeo Perrotta sin da quando era bambino. Che sia come cantante, musicista o produttore discografico, ciò che importa ad Amedeo, è “vivere di musica”, nonostante gli ostacoli e la crisi. Amedeo, racconta il suo percorso….. Amedeo, quando è nata la tua passione per la musica? La mia passione per la musica nasce 20 anni fa, quando all’età di due anni improvvisavo esibizioni con una vec¬chia chitarra che cercavo di utilizzare nonostante non sapessi ancora suonare. Poi ho cominciato i miei studi di musica e tecnica vocale. Cos’è la musica per te? La musica è una costante della mia vita, senza non potrei vivere. Passo le notti a scrivere e a comporre canzoni al pi¬anoforte, è una cosa che mi dà un senso di libertà unico. Che significato dai al talento? Il talento è come un bene primario di cui bisogna per forza di cose essere muniti. Senza talento puoi studiare quanto vuoi ma resterai sempre uno dei tanti. Questo nella musica come in tutte le cose. Affermarsi vuol dire essere riconosciuto per le proprie qualità artistiche e la musica è un’arte che richiede tanto studio e dedizione, quindi studio e talento sono un binomio inscindibile. Quanto spazio è riservato ai giovani emergenti?

A parte i talent show come Amici e X Factor non ci sono spazi dedicati ai giovani emergenti. Purtroppo i talent presentano tanti effetti collaterali e molto spesso dopo un piccolo momento di popolarità bruciano l’artista per sempre. Dunque non è tutto rose e fiori e sono più i “contro” che i “pro” e se pure dovesse andare bene, quando non sei più in tv le case discografiche ti abbandonano senza ripensamenti. L’esperienza al talent show “Amici”, quanto e in che modo ha influito sulla tua carriera? L’opportunità di conoscere e collaborare con artisti del calibro di Elisa, Mengoni, The Kolors ecc. Dunque mi sto facendo le ossa cercando di costruire a piccoli passi lamia identità artistica. Il tuo ultimo singolo è accompagnato dal video-clip girato a Napoli. C’è qualche aneddoto curioso che è successo sul set delle riprese e che vuoi raccontarci? Il videoclip del mio ultimo singolo “Non ti dirò” è stato girato a Napoli con la regia di Luciano Filangieri che vanta collaborazioni con Sal Da Vinci, Gigi Finizio, Club Dogo e molti altri. È stata una giornata di riprese estenuanti, la gente che passava davanti al set si fermava per cercare di capire chi ero e cosa stessimo girando…beh tra le cose divertenti ricordo una signora che mi ha scambiato per il figlio di Gianni Morandi chiedendomi di salutarlo. Se dovessi scegliere un cantante italiano con cui duettare, a chi penseresti? Sogno di realizzare un duetto con Tiziano Ferro, ma mi rendo conto che è un sogno o forse non è così impossibile.. chissà.. intanto qualche mio testo gli è passato di mano ma evidentemente non era il momento giusto. La Giovane Voce

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Amedeo, il tuo sogno nel cassetto? Un sogno nel cassetto? Realizzare una carriera artistica che duri nel tempo, perché la vera difficoltà di chi fa questo lavoro è essere sempre presente nel tempo. Amedeo, un’ultima domanda. Quali sono i tuoi prossimi progetti? Attualmente sto lavorando al mio album di inediti che

presenterò all’auditorium Paolo VI di Succivo, il posto dove tutto è cominciato con un concerto con la mia band. A Succivo devo tanto, soprattutto ai suoi talenti Andrea Mormile che sta curando la parte fotografica del mio progetto artistico e Carmine Landolfi drummer ormai tra i più apprezzati in Italia che ha suonato alcuni brani del mio disco. Un altro ringraziamento va Gianni Aversano che mi ha proposto l’iniziativa.

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Horror di Francesca Leadger

PICCHIETTI Anemone Ledger Tornò nella sua tana di sera tardi e subito notò qualcosa di strano. Oggetti spostati, quadri sottosopra, mobili riversati. Incominciò a sentire i picchiettii una volta entrato nella stanza da letto, ridotta ad un putiferio. Provenivano dal basso e Stephen si accovacciò, tutto tremante, per sentire, per riuscire a capire se fosse davvero diventato del tutto pazzo. I toc toc, erano diventati dei sonori bum bum, come il rumore del suo cuore in quel momento, che gli era balzato letteralmente in gola. La grande finestra della stanza si aprì, l’aria che fino a poco prima di fuori appariva delicata, calda e carezzevole entrò nella stanza prepotentemente, portando con sè freddo, ghiaccio e morte. Forse sua madre era venuta per prenderlo. Stephen sentì nuovamente delle mani che, questa volta, gli stringevano saldamente le spalle. Sentiva dei cuscinetti dolci e morbidi, labbra forse, che gli accarezzavano il collo. “Eccomi, Stephen, sono qui.” Lui balzò in piedi, toccando ogni parte del proprio corpo, sperando che fosse tutto uno scherzo. Se la sarebbe scrollata di dosso, oh sì, non le avrebbe permes-

so di portarlo via. Fu quando capì che forse avrebbe dovuto fuggire da quella stanza, da quella casa, che il pavimento incominciò a picchiettare forte, fortissimo. Qualcosa dietro di lui, sua madre probabilmente, lo spinse sul materasso, dove lui aveva dormito come un poppante fino al dodicesimo, forse addirittura tredicesimo anno d’età. Ricordava che con molta riluttanza aveva lasciato quel letto matrimoniale. La mano invisibile spinse con sorprendente forza la sua testa contro il materasso, come se volesse sfondarlo per fargli vedere cosa ci fosse stato aldilà. Stephen lottava, non riusciva a respirare, batteva come un disperato i pugni sul letto, dietro la sua testa. Ma non riusciva a toccare nulla. Fu costretto a strisciare in avanti, facendo leva sugli avambracci, per poter raggiungere il confine del letto che gli avrebbe permesso di prendere aria. Intanto la mano spingeva, spingeva tanto che Stephen per un momento pensò che probabilmente la sua testa si sarebbe staccata dal resto del proprio corpo. Ben presto le spinte andarono a ritmo con i picchiettii, in una danza macabra, che sapeva di morte.

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“Vuoi dormire con me? Vuoi dormire con me?” Stephen avrebbe solamente voluto che la voce di sua madre se ne andasse, che la sua mente finisse di fargli quei tremendi ed incessanti scherzi. Urlò un sonoro “no!” con ciò che gli era rimasto di fiato nei polmoni e il tutto si fermò di colpo. La voce, i picchiettii, perfino gli oggetti caduti per terra sembrarono ritornare al proprio posto. Possibile che fosse diventato davvero così fottutamente matto? Aveva immaginato tutto, diamine, anche la sofferenza per il soffocamento? Cercò di alzarsi, con tutto il collo dolorante, quando notò che il pavimento giù in basso era leggermente incurvato. E sentiva grattare, lì sotto, insieme a dei leggeri toc toc simili a quelli delle prime settimane. Si accasciò su se stesso, tappandosi le orecchie con entrambe le mani, non risolvendo nulla. Anzi sembrò udire ancor meglio i suoni. Assurdo. “Sicuro di non voler dormire con me?” Stephen alzò lentamente i suoi occhi iniettati di sangue in direzione della voce ed incontrò quelli rivoltati quasi completamente verso l’alto di sua madre. I suoi occhi

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azzurrissimi come il mare e bellissimi, dannazione. Gli tendeva una mano, straziata per l’avanzato stato di decomposizione. Gli sorrideva, come mai aveva fatto in vita, con la schiuma che le colava sul mento scoprendo i denti marciti, per convincerlo ad andare con lei. Ma più Stephen prolungava i tempi per la risposta, più il sorriso di quel cadavere si faceva tirato. “Se non vieni da solo, ti prenderò io.” Sua madre avanzò verso Stephen, acquattandosi su se stessa, ridendo ed inarcando le sopracciglia. Rivoltò l’iride e la pupilla all’indietro, all’estremo, rimanendo con nient’altro che infinito bianco al posto dei comuni occhi. Stephen indietreggiò, in preda al panico, e riuscì appena ad arrivare all’altro confine del letto quando sua madre gli balzò addosso. Gli balzò addosso e girò di quasi 360° la sua testa. In aria si levò un sonoro crock, seguito dall’ululato del vento forte proveniente dalla grande finestra spalancata. Il mattino seguente, dopo quel sogno, Stephen tremava al pensiero anche solo di muovere un dito o un muscolo per convincere se stesso di essere ancora vivo.

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(...) E’ un percorso il cui nome è “sentiero della speranza “che ognuno di noi è chiamato a percorrere per dare concreta autentica fiducia ad una comunità che ha bisogno di rinnovare il senso del convivere civile, di essere capace di apprezzare la diversità di opinione e di cultura, di operare un profondo discernimento per trovare nuove energie nell’affrontare le sfide di in un mondo che, a livello globale e locale, ci chiama ad un rinnovato impegno gratuito per il bene comune. Amici percorriamo di nuovo noi tutti insieme questo sentiero! Saremo felici, avremo più forza, saremo capaci di rialzarci e riconoscere che è giunto il momento di riaffermare e rivendicare ciò che altri hanno dimenticato. Riconoscere che al centro di una comunità civile vi sta il cittadino al quale la comunità riconosce diritti inviolabili. Una comunità che vuole riscattare il proprio futuro deve ritrovarsi attorno a dei principi comuni, porsi degli obiettivi, scommettersi per realizzarli. Riportiamo al centro della elaborazione politica la libertà personale, la tutela della salute, la scuola, la tutela del lavoro, la tutela dell’ambiente, le donne, i disabili. Vogliamo riconoscere e dare prospettiva a tutti lottando contro i blocchi sociali. Bisogna ritornare

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ad una politica interclassista. Rimettiamo al centro valori quali pace, giustizia sociale, solidarietà, accoglienza, gratuità. Il solidarismo, ecco il percorso luminoso da compiere durante il nostro cammino! Ecco ciò che è e sarà la nostra storia. L’emergenza è ridare alla politica ciò che ha perduto, la forza delle idee, la capacità di dare risposte alle tante attese, di effettuare le scelte con oggettivo equilibrio a tutela dei tanti di buona volontà ed a discapito dei soliti pochi privilegiati. Vogliamo così favorire la più ampia e serena convivenza civile. Camminiamo insieme, tenendoci per mano affidandoci l’uno all’altro, ripensiamoci dentro una storia locale, ancorata al territorio e alle sue bellezze, capace di valorizzare le sue tante risorse positive, i suoi talenti nascosti: spingiti insieme a noi verso nuovi e liberi orizzonti! Rendiamo la nostra Città migliore domani ricostruendo insieme il nostro Comune oggi! Non c’è politica senza partecipazione per il bene comune, senza un’identità espressa e visibile, senza un progetto ed una proposta. Desideriamo suscitare partecipazione alla vita politica come servizio d’interesse collettivo e promuovere attività culturali per la crescita sociale ed economica

della comunità, affinché ciascuna Persona possa trovare piena realizzazione mettendo a frutto le proprie capacità e competenze. Una riflessione culturale e politica che non sia penosa e sterile ripetizione di slogan, ma frutto di lavoro e studio competente, di rigore culturale e morale, capace di guardare lontano. Questi i nostri obiettivi, ai quali offriamo il nostro contributo umano e professionale come occasione per indicare una prospettiva di futuro per Succivo, capace di dialogare con l’intero hinterland agro-aversano. I punti centrali della nostra azione sono: • la FORZA delle scelte da operare per rilanciare la città, scevra da condizionamenti e logiche particolaristiche; • la PARTECIPAZIONE attiva del mondo associativo e della comunità nel suo insieme per rimettere in moto l’entusiasmo e la condivisione; • il BENE per Succivo e per i suoi cittadini. Da qui l’idea di un gruppo di amici di costituire un’associazione animata dal solo senso del bene comune. Il Presidente dell’Associazione

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