La Virgola 2_06_2012

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la virgola Voci libe r e d a l M u n a r i

numero 02 _ giugno 2012

Guerra? Tu uccidi, lo Stato uccide Giusta o sbagliata? “La pace consiste nell’avere la mazza più grande del proprio avversario” diceva il presidente Harry Truman, in un suo discorso per giustificare la corsa agli armamenti durante la guerra fredda. Io penso che entrambe le fazioni in guerra credano di essere nel giusto, perché una persona non potrebbe mai battersi per delle motivazioni che ritiene sbagliate; il fatto che gli altri le ritengano scorrette è un’altra storia, perché giusto e sbagliato sono concetti astratti che ci sono stati insegnati proprio dai vincitori delle guerre. I conflitti sono generalmente condannati perché colpiscono e feriscono maggiormente i più poveri e arricchiscono i più ricchi. Come diceva Marx, le guerre sono uno strumento per l’arricchimento capitalista e per questo motivo i socialisti nella prima guerra mondiale dichiararono “guerra alla guerra”. I motivi delle guerre sono molteplici: religiosi, economici e territoriali, benché molte volte i conflitti vengano legittimati come guerre per la salvaguardia dei diritti dell’uomo o come guerre preventive, oppure addirittura come guerre per la pace, il che è paradossale. Il più assurdo, perfino divertente, è quest’ultimo tentativo di giustificare la guerra come necessaria per salvaguardare la pace! Ora, se analizziamo i due termini, guerra e pace, risulta evidente che esprimono concetti contrari, perciò non riesco a capire come per tutti questi anni le persone al potere siano riuscite ad usare questa moti[continua a pag. 14]

I pro e i contro della pena capitale

La pena di morte è l’attuazione del principio etico – giuridico in base al quale lo Stato può decidere legittimamente di togliere la vita ad un individuo che ha compiuto un crimine molto grave. Questo tipo di sentenza è valida in diversi Paesi del mondo ed è emanata in base alla gravità dei reati, quali omicidi o alto tradimento, ma sono condannate a morte anche persone che hanno commesso stupro, rapina oppure crimini legati al narcotraffico. La pena capitale vanta origini lontane: dall’antico Egitto, passando per l’Impero romano, attraverso il Medioevo e il Rinascimento fino ad arrivare ai giorni nostri. Secondo Amnesty International, che da anni si batte per la sua abolizione, rite-

nendola una punizione crudele, disumana e degradante, è ancora in vigore in 58 stati tra i quali: Stati Uniti, Cina e Giappone. Le modalità di uccisione sono moltissime e variano a seconda del periodo storico: nell’antico Egitto per ammazzare i criminali si utilizzava l’annegamento; nel Medioevo si usavano la decapitazione e la ruota; oggi si ricorre alla fucilazione, alla sedia elettrica, all’iniezione letale. In Italia la pena di morte è stata completamente abolita dopo un graduale processo di riduzione dei reati per i quali era possibile infliggere tale sentenza, ma oggi, in tempi in cui si registra un aumento della criminalità, si torna a discutere sull’opportunità di ripristinare anche nel nostro Paese la condanna a morte.

Secondo qualcuno, infatti, per quanto brutale, ha dei vantaggi. Da più parti si sostiene che l’esecuzione capitale sia la giusta punizione per crimini gravi come l’omicidio o il tradimento della patria, poiché i soggetti che compiono questi reati sono pericolosi e dannosi per la società; le carceri, poi, sono spesso sovraffollate e il mantenimento dei numerosi detenuti ha un costo eccessivo per la comunità. Si ritiene che le famiglie delle vittime avrebbero finalmente la giustizia che meritano e che la pena di morte sarebbe un ottimo avvertimento per chi decide di compiere un crimine, poiché sa a cosa va incontro. Numerose, però, sono le obiezioni a questi argomenti. [continua a pag. 16]

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