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voglia di sharing
«Contro la crisi per un nuovo modello» L’economia del noi invade il Belpaese di Maurizio Regosa
S
arà anche soft ma ormai è sempre più power. L’esercito di quanti “pensano” l’esistenza assieme agli altri e praticano un’economia consapevole puntando sulla condivisione è sempre più nutrito. Esprime appunto un potere diffuso (e perciò soft) che conquista sempre più persone, come dimostrano le esperienze e i dati. E dietro al quale non c’è solamente la crisi. C’è piuttosto il desiderio di cambiare modello di sviluppo. I teorici la chiamano sharing economy, mercato peer to peer o consumo collaborativo. Prendete per esempio i gruppi di acquisto solidale, la spesa collettiva per garantire qualità e convenienza, spesso a km zero.
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La nuova ecologia / novembre 2012
Risparmio economico e costruzione del nuovo “paradigma”. È il “soft power” della sharing economy. Qui sopra il gruppo di The Hub, a Roma, che progetta innovazione sociale
Nati nel 1994, nel 2004 erano 150 e nel 2011 più di 800. O ancora il car e il bike sharing, mobilità individuale a basso impatto e senza spendere cifre folli. L’auto in condivisione ha conquistato circa 20mila utenti, mentre sono disponibili quasi 3.900 biciclette fra Milano, Torino, Parma e Bari (le quattro città italiane variamente promosse da una ricerca sul bike europeo, sui 151 servizi attivi in Italia). In realtà si condividono