CLASSICI
Christopher Corr è nato a Londra e ha studiato al Royal College of Art. I suoi lunghi viaggi in Europa, Asia e Africa sono stati la fonte di ispirazione delle sue opere. Numerosi i riconoscimenti ottenuti a livello internazionale.
Gli incantevoli racconti di Shahrazad hanno il potere di trasportarci in terre lontane, tra principi e califfi, mercanti e splendide fanciulle, animali esotici e strani incantesimi. Una misteriosa magia che dura da secoli.
ISBN 978-88-9047-734-8
Dai 7 anni
€ 15,00
Raccontate da Nadia Terranova con illustrazioni di Christopher Corr
Le Mille e una Notte
nata a Messina, vive a Roma da dieci anni. Ha studiato filosofia, si è dottorata in storia moderna e di mestiere scrive storie. I suoi libri hanno ottenuto diversi riconoscimenti tra cui il Premio Napoli 2012.
«Vieni qui, siediti di nuovo accanto a me e raccontami un’altra storia…»
ISBN 978-88-9047-734-8
9 788890 477348 www.lanuovafrontierajunior.it
laNuovafrontiera junior
Nadia Terranova
Le Mille e una Notte
laNuovafrontiera junior
La prima notte
C’
era una volta un re magnifico e potente di nome Shahriyar. Viveva in un grandioso palazzo dalle torri alte fino alle stelle del cielo e dai giardini freschi come la luce della luna, regnava saggiamente sul suo popolo e amava profondamente la moglie, una regina dalla carnagione splendente e dai lunghi capelli profumati. Un giorno disgraziato scoppiò una guerra ai confini del regno e Shahriyar a malincuore partì abbandonando la sua reggia per combattere a fianco dei sudditi. Tornò vittorioso, ma così spossato e malinconico che l’unica cosa
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che desiderava era riabbracciare sua moglie. per farle una sorpresa, all’ora in cui faceva la sua consueta passeggiata, si appostò dietro un albero del giardino e l’aspettò. poco dopo la vide arrivare più luminosa e bella che mai. Stava per correrle incontro quando, ahimè, da un altro albero spuntò il gran visir. Shahriyar non volle credere ai suoi occhi finché non lo vide avvicinarsi e baciare la regina, che nel frattempo si guardava intorno con circospezione per essere sicura di non essere vista da nessuno. Il re, pazzo di gelosia, si avventò su entrambi e li uccise. Con le mani ancora sporche di sangue fece il suo ingresso a palazzo e ordinò di rimuovere dal giardino i corpi dei traditori. Da allora Shahriyar non fu più lo stesso. Sprofondò in una grande tristezza e non gli importò più di niente e nessuno. Sul calar del sole lo si poteva scorgere nei giardini del palazzo, mentre vagava assorto nei suoi pensieri per poi fermarsi sempre nel punto dove aveva
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scoperto che la sua amatissima moglie lo tradiva proprio con colui che riteneva il più fedele dei suoi uomini. Una mattina però Shahriyar annunciò che era giunto il momento di sposarsi di nuovo. Felicissimo, il nuovo gran visir diede la caccia alle fanciulle più belle e ricche del regno e le convocò alla presenza del re. «prendo questa e la sposo immediatamente, oggi stesso» disse il re senza troppa convinzione appena sfilò la prima. «Ma sire, non avete ancora visto le altre» obiettò il gran visir. «tienile nelle stanze degli ospiti, mi torneranno utili domani» ghignò il sovrano. Il consigliere non capì esattamente ma ubbidì senza fiatare. poche ore dopo si celebrò il matrimonio. La mattina seguente la schiava che aveva il compito di pulire il talamo nuziale uscì dalle stanze urlando e battendosi il petto: «La regina! Aiuto! Qualcuno ha ammazzato la nostra povera regina!» «taci, schiava» la zittì il re. E lanciando un’occhiata al gran visir, che osservava la scena impietrito, aggiunse: «Non ti avevo detto che quelle donne potevano essere utili? Forza,
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va’ e scegline un’altra.» Il consigliere ubbidì di nuovo e poche ore dopo si celebrò un altro matrimonio. La mattina dopo si ripeté la stessa scena. Presto fu chiaro che ogni giorno il re avrebbe sposato una donna diversa e nella notte l’avrebbe ammazzata: una vendetta cieca e malvagia con cui sperava follemente di lenire il suo cuore ferito. In pochi mesi nel regno non c’era più l’ombra di una fanciulla degna di sposare il sovrano ma Shahriyar, che non andava troppo per il sottile, ordinò che gli fossero portate anche le schiave e le contadine. Ormai, quando vedevano comparire il messo di corte con la richiesta di matrimonio, le donne gridavano e si strappavano i capelli, certe di andare incontro a morte sicura. Eppure poche riuscivano a ribellarsi e chi ci aveva provato non aveva fatto una bella fine. Un giorno, poco prima del solito matrimonio, il re si voltò a guardare la ragazza che stava per sposare e gli sembrò diversa dalle altre. «Come hai detto che ti chiami?» chiese, e la fanciulla rispose che il suo nome era Shahrazad e che era solo un’umile schiava, indegna di sposare un sovrano. «Non avrai neanche il tempo di accorgertene!» disse lui malvagiamente, ma dentro di sé per la prima volta dopo tanto tempo sentì qualcosa che somigliava al dispiacere. Soffocò subito quel sentimento e tutto andò avanti come al solito, finché quella notte, quando Shahriyar stava per compiere il solito rito, la fanciulla aprì bocca tremando: «Signore, conosco il
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triste destino che mi attende. Ho solo un ultimo desiderio prima di morire: lascia che ti racconti una storia.» «Una storia!» sbottò Shahriyar. «Mi hai preso per un bambino?» Mentre diceva così però avvertì un profondo senso di dolcezza ricordando tutte le fiabe che da piccolo gli raccontava la regina sua madre e si disse che in fondo non c’era niente di male a esaudire quel bizzarro desiderio. «Va bene, racconta» capitolò, e chiuse gli occhi. Shahrazad cominciò. «C’erano una volta, in un’antica città della Persia, due fratelli, Cassim e Alì Babà. Il primo aveva sposato la figlia di un ricco mercante…» Dopo un po’ la donna si fermò a metà di una frase. «Che ti prende? Continua! Non fermarti!» il sovrano era proprio
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curioso di sapere come sarebbe andata a finire. «Io continuerei volentieri, mio re, ma credo che per voi sia ora di tornare agli affari di governo» rispose Shahrazad. Il re aprì gli occhi. Il sole era già piuttosto alto nel cielo… Mentre seguiva le peripezie di quella strana fiaba, il tempo era volato! E lui moriva dalla curiosità di sapere come sarebbe andata a finire. «Tornerò stasera e mi racconterai il finale» grugnì mentre si rivestiva, «dopodiché non scamperai alla tua sorte.» Shahrazad non disse nulla e salutò il sovrano con un inchino. Quella sera il re tornò e di nuovo chiuse gli occhi lasciandosi trasportare per tutta la notte nel mondo di Alì Babà, e poi volle un’altra storia, e di nuovo sul più bello sorse il sole e di nuovo il re tornò la sera dopo per finire la vecchia storia e ascoltarne una nuova…
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