Tribuna magazine 2016 06

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Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda

Foto di Enrico Appiani

Foto di Enrico Appiani

Anno 1 - n. 2 – Giugno 2016

Euro 2,50

in allegato

In attesa del voto Diritti: difesa e accoglienza I nuovi progetti per la scuola



Foto di Enrico Appiani

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lezioni, ci siamo. Quando uscirà il prossimo numero di Tribuna magazine avremo finalmente un sindaco. Treviglio potrà ripartire, dopo lo stallo degli ultimi mesi dovuti al commissariamento; ma anche gli altri paesi della bergamasca aspettano di poter rimettersi in marcia, di darsi altri cinque anni di tempo per attuare quelle innovazioni necessarie al proprio rilancio; collaborando, con la buona amministrazione, alla ripresa del Paese, ancora troppo poco avvertita. Tra pochi giorni ci recheremo alle urne, dopo quasi tre mesi di campagna elettorale partita subito col botto, tra colpi di scena, presentazioni, ritiri, candidature opportune e meno opportune, lanci di accuse e proclami. Per chi ha frequentato la piazza, si è fermato ai gazebo, è andato agli incontri con i candidati, non è mancato il materiale relativo ai programmi: precisi, puntuali, esaustivi, ricchi di buoni propositi. Tutto per il bene della città, come è giusto che sia. E questo vale per Treviglio come

per Caravaggio, Calvenzano, Fornovo, Cassano (trovate un bel riassunto di liste e candidati nelle prossime pagine). Leggendoli, pur con i dovuti distinguo, sono tutti ben fatti e diventa davvero difficile scegliere. E dunque, come fare? Personalmente, a parte le simpatie che inevitabilmente mi legano a quel candidato piuttosto che a un altro (perché magari siamo andati a scuola insieme, o li ho avuti come insegnanti, o frequentavamo lo stesso corso in palestra) ho deciso di affidarmi all’istinto; perché, come diceva qualcuno, il diavolo (o la perfezione) sta nei particolari: il tono di voce sbagliato, un atteggiamento sfuggente, una caduta di stile o di preparazione su argomenti specifici possono davvero fare la differenza, almeno per la sottoscritta. Detto questo, vi invito a sfogliare questo bellissimo numero di Tribuna magazine, dove le fotografie di Enrico Appiani sono un omaggio alla bellezza della natura e all’operosità dell’uomo; e a leggere i numerosi articoli che le

accompagnano, alcuni dei quali (come l’inchiesta sui migranti o l’indagine sulla legittima difesa) sono di strettissima attualità e, ritengo, di interesse per tutti noi. Non mancano le nostre rubriche dedicate alla cultura, all’arte, alla musica, argomenti che per noi non vanno relegati alle ultime pagine, ma sono i protagonisti, sempre e comunque, di una rivista come questa, che fa della conoscenza e dell’approfondimento una propria missione; non manca il personaggio eccellente, Andrea Possenti, ancora una volta un trevigliese di cui andare fieri (ma promettiamo di estendere il cerchio anche agli altri paesi); non manca, infine, la satira, con i bravissimi Juri Brollini e Bruno Manenti, che qui pubblicamente voglio ringraziare per la loro fantasia e ironia. Insomma, non fermatevi alla copertina, che pure è bellissima. A proposito, qualcuno sarà capace di fare della dietrologia anche su questa? Buon voto a tutti Il Direttore Giugno 2016 •

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Sommario copertina bozza

6 Verso il voto

Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda Anno 1 - n. 2 – Giugno 2016

Euro 2,50

(Daniela Regonesi)

Foto di Enrico Appiani

Foto di Enrico Appiani

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8 MatitaLibera di Bruno Manenti 10 Porto d’armi e diritto di difesa La proposta di legge sulla legittima difesa (Cristina Signorelli)

11 I dati della Polizia in allegato

In attesa del voto Diritti: difesa e accoglienza I nuovi progetti per la scuola

(Daniela Invernizzi)

12 Da Treviglio a Bergamo, col pedaggio (Ivan Scelsa)

14 Una gita al fontanile Brancaleone Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 6/16 del 19/04/2016 Anno 1° n. 2 - Giugno 2016 Editore Tribuna srl viale del Partigiano, 14 - Treviglio (BG) www.tribuna.srl info@tribuna.srl Contatti di redazione tel. 0363.1971553 redazione@tribuna.srl Amministratore Unico Marco Daniele Ferri REDAZIONE Direttore Responsabile Daniela Invernizzi Coordinamento Daniela Regonesi Redazione Daria Locatelli, Daniela Regonesi, Ivan Scelsa, Cristina Signorelli Social Media Manager Daria Locatelli Fotografie e contributi Enrico Appiani, Luca Cesni (Foto Attualità) Hanno collaborato a questo numero Silvia Bianchera, Juri Brollini, Pinuccia D’Agostino, Diego Defendini, Bruno Manenti, Silvia Martelli, Elio Massimino, Maria Palchetti Mazza, Francesca Possenti, Lucia Profumo, Romano Zacchetti Impaginazione e Grafica Pubblicitaria Antonio Solivari UFFICIO COMMERCIALE Roberta Mozzali tel. 0363.1971553 - cell. 338.1377858 commerciale@tribuna.srl Altre collaborazioni Giulio Ferri Stampa Laboratorio Grafico via dell’Artigianato, 48 - Pagazzano (BG) Tel. 0363 814652

(Daniela Invernizzi)

16 Attacchi d’epoca (Ivan Scelsa)

Foto di Enrico Appiani

magazine

18 Lions Club: sempre al servizio della Comunità (Cristina Signorelli)

20 Progetto accoglienza (Daniela Regonesi)

22 Importanti novità in Assemblea (Cristina Signorelli)

24 Quando la ricerca si fa impresa Opportunità per le imprese (Daria Locatelli)

27 Lazzarini, l’autofficina che cercavi 28 Progetto e-Portfolio (Daniela Invernizzi)

30 Mensa: arriva la schisceta Buona commissione (Daniela Regonesi)

32 Le.Ali, Sostegni per figli speciali (Silvia Bianchera)

33 Focus sugli Emirati Arabi Uniti (a cura di Pieralberto Cangelli)

37 “Memento Homo” (Daniela Regonesi)

50 L’Abate Cameroni, patriota e illuminista (Elio Massimino)

52 Da Pietrasanta a Treviglio (Maria Palchetti Mazza)

54 Tribuna TV: uno sguardo “glocal” sulla Gera d’Adda (Lucia Profumo)

55 Shopping al chiaro di luna (Daniela Invernizzi)

57 Fanno sul Serio, in serie A (Ivan Scelsa)

59 A passeggio con le racchette

Costi e benefici del nordic walking (Cristina Signorelli)

38 M.A.G.O. un museo da scoprire

60 Il circuito di Zingonia

40 Finalmente Giulia! 41 I luoghi del lavoro

61 Un oggetto, tanti ricordi

(Diego Defendini)

(Daniela Invernizzi)

42 Situazione macroeconomica (a cura di Fineco Bank)

Premio Nazionale Tre Ville (Pinuccia D’Agostino)

45 Ritratto di Giovinetto (Francesca Possenti)

46 La voce di noi giovani (Silvia Martelli)

Il concerto per la festa della Repubblica (Daniela Invernizzi)

48 Il cielo stellato di Andrea Possenti (Daria Locatelli)

(Ivan Scelsa) (Daniela Regonesi)

62 1997 - 2016: gli “ultimi” venti

anni di attività del Coro ICAT (Romano Zacchetti)

63 Il dolore toracico: quando il cuore

è il vero responsabile?

(a cura della dott.ssa Alessandra di Mauro)

64 La parola ai lettori

Con noi alla scoperta di Treviglio Vintage (Ivan Scelsa)

65 Il Modello 730 (a cura di Giovanni Ferrari)

66 La vignetta di Juri Brollini Giugno 2016 •

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Elezioni

Verso il voto di Daniela Regonesi

Alla vigilia delle elezioni amministrative facciamo brevemente il punto sui candidati e i loro programmi per il governo di Calvenzano, Caravaggio, Cassano d’Adda, Fornovo San Giovanni e Treviglio.

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i presentiamo una breve panoramica dedicata ai cinque comuni del nostro bacino d’utenza, chiamati al voto per rinnovare la propria amministrazione comunale. Treviglio e Caravaggio, superando i 15mila abitanti, sono le uniche due cittadine per le quali potrebbe essere previsto il ballottaggio, qualora al primo turno nessun pretendente alla carica di sindaco ottenga la maggioranza assoluta dei voti validi. Al ballottaggio saranno ammessi i due candidati che al primo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti. In tale ipotesi avranno facoltà, entro sette giorni dalla prima votazione, di dichiarare il collegamento con ulteriori liste rispetto a quelle con le quali erano collegate in precedenza. Comuni e candidati sono qui di seguito presentati in ordine alfabetico, con un’estrema sintesi dei loro programmi, di cui riportiamo i punti principali rispettandone l’ordine di priorità con cui sono stati da loro redatti.

Calvenzano Matteo Giuseppe Colombo si candida con la lista Calvenzano è anche mia, sostenuta da Lega Nord e di Fratelli d’Italia. Punti principali del programma sono: comunicazione con i cittadini, sicurezza, case comunali, gestione improntata all’efficienza

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organizzativa, riduzione della pressione fiscale al minimo consentito, servizi alla persona, scuola, cultura, sport. Fabio Ferla, vice sindaco uscente (reggente del Comune dopo la scomparsa improvvisa di Aldo Blini) è il candidato della lista civica Amiamo Calvenzano. Pone in primo piano, nel suo programma: bilancio e programmazione finanziaria, ambiente e territorio, lavori pubblici edilizia e viabilità, cultura e pubblica istruzione, servizi alla persona, sicurezza, sport, associazionismo e politiche giovanili.

Caravaggio Sebastiano Baroni è il candidato di Sinistra per Caravaggio. Il suo programma prevede innanzitutto: il comune luogo di democrazia partecipata e autogoverno, gestione amministrativa trasparente, redistribuzione del reddito contro la crisi, garanzia dei servizi sociali con attenzione a giovani, anziani e disabili. Augusto Baruffi è sostenuto dalle liste Caravaggio nel cuore e Prima Caravaggio. Dice no ad interporto, cemento e clandestini; propone: strade pulite e amministrazione green, riqualificazione delle frazioni e dell’orfanotrofio, attenzione alle fragilità e riduzione delle tasse. Claudio Bolandrini è il candidato di Bolandrini sindaco per Caravaggio e Partito

Qui sopra: Calvenzano; sotto: Caravaggio

Democratico Caravaggio. Punti cardine del suo programma sono: coinvolgimento delle associazioni e dei giovani, sostegno all’imprenditorialità, vita delle persone al centro della politica urbana, cultura, viabilità e mobilità sostenibili, amministrazione diffusa. Giovanni Agostino Castelli si propone come sindaco per il Movimento 5 Stelle. Partecipazione di tutti i cittadini, connettività, tutela ambientale, energia, mobilità e urbanistica sostenibile, lavoro, scuola, salute, sicurezza, turismo e cultura sono i temi principali nel suo programma. Ettore Pirovano è il candidato di Lega Nord e Noi con Pirovano sindaco. Pone in primo piano, nel suo programma, la sicurezza, le persone (anziani, giovani ed associazioni), la comunicazione e i servizi ai cittadini, la sinergia tra ambiente e agricoltura, il rilancio della città e del territorio.


Servizio fotografico a cura di Enrico Appiani

Cassano d’Adda Mario Albè si candida sostenuto da Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’ItaliaAlleanza Nazionale. Il suo programma si articola su: sicurezza, attenzione ad anziani e bisognosi, giovani, scuola, lavoro, conclusione cantieri, cura e decoro del territorio, riqualificazione del centro storico, sostegno al turismo. Elena Bornaghi è il candidato della lista civica Cassano obiettivo comune. Questi i punti del suo programma: riqualificazione del centro storico e delle periferie della città, benessere sociale, valorizzazione dell’identità culturale e della vocazione turistica, artigianale e delle PMI, efficienza della pubblica amministrazione. Roberto Maviglia, sindaco uscente, è sostenuto dalla coalizione Partito Democratico, Cassano Etica Ecologista e Sinistra per Cassano. Propone di continuare

Sopra: Cassano d’Adda e Treviglio

il proprio operato puntando su: riqualificazione del centro storico e degli ambiti sportivi, ampliamento dei servizi sociali e culturali, sostegno alla vocazione turistica. Antonio Rizza è il candidato scelto dal Movimento 5 Stelle. Ambiente e innovazione nello smaltimento dei rifiuti, riqualificazione del centro storico, stop a nuove costruzioni esterne, eliminazione delle barriere architettoniche e rilancio del commercio locale articolano il suo programma elettorale. Concetta Sannino si candida a sindaco per la lista civica Trasparenza e Legalità per Cassano. Il suo programma si basa su: partecipazione attiva tra cittadini e amministrazione, trasparenza su iniziative e spese dell’amministrazione, politiche sociali, sicurezza, lavoro, scuola. Andrea Savino è il candidato delle liste civiche Io Scelgo! Cassano Groppello Cascine e Cassano Sicura. Punti cardine in programma la sicurezza, la vivibilità, il rilancio del piano commerciale, il sostegno del sociale e dello sport, la difesa degli animali e l’apertura di uno sportello per il turismo e commercio.

Fornovo San Giovanni Qui si presenta un’unica lista civica, Insieme per Fornovo, il cui candidato è Giancarlo Piana, vice del sindaco uscente Pierluigi De Vita. Lavoro, sicurezza, urbanistica, ambiente, cultura, sociale, sport e associazioni sono i cardini del suo programma elettorale.

A sinistra: Fornovo San Giovanni

Treviglio Emanuele Calvi è il candidato del Movimento 5 Stelle. Il suo programma prevede: amministrazione economica trasparente, politica pulita, ambiente, urbanistica e territorio, lavoro, innovazione e impresa, commercio, agricoltura, cultura, turismo e sport, scuola, politiche giovanili, servizi per anziani e deboli. Giuseppe D’Acchioli si propone con la lista civica Treviglio è nostra. I principali argomenti nel suo programma sono: democrazia partecipativa, sicurezza, squadra di territorio, sviluppo sostenibile, autorevolezza delle istituzioni, imprese e rete, ruolo dell’ente locale, volontariato, risorsa terza età, infrastrutture. Juri Imeri è sostenuto da Con Mangano per Treviglio, Fratelli d’Italia - Alleanza Nazionale, Io Treviglio e Lega Nord. Il suo programma prevede: città solidale, sostegno ad attività e imprese, sicurezza, sostenibilità e rispetto del territorio, infrastrutture e mobilità, fare rete, ambiente, sport, scuola, cultura e arte, buona amministrazione. Erik Molteni vede la propria candidatura sostenuta da Lista Arancio, Molteni sindaco, Partito Democratico e Treviglio al CentroIdv. Controllo di vicinato, decoro urbano, polizia locale, trasporto, smart city, marketing territoriale e turismo, rilancio delle attività produttive, ambiente, parchi, rifiuti, energia, PGT e trasformazioni urbane sono i primi punti del suo programma. Gianluca Pignatelli è il candidato di Prima Treviglio, Pignatelli sindaco e Nuova Prospettiva - Forza Italia. Punti nodali del suo programma sono: pacchetto sicurezza, rilancio economico e lavorativo, scuola e cultura, urbanistica, servizi alla persona, terzo settore e volontariato, famiglia e vita di coppia, ambiente, viabilità, sanità, pendolari. Giugno 2016 •

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MatitaLibera di Bruno Manenti

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Juri Imeri

Giusepipoeli D’Acch

.Gianluca Pignatelli

Erik Molteni

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Attualità

Porto d’armi e diritto di difesa di Cristina Signorelli

Facciamo un po’ di chiarezza sul porto d’armi, richiesto per esercitarsi a sparare al Poligono di tiro e per detenere un’arma da difesa

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ei giorni scorsi sono stata testimone in più occasioni, presso la caserma dei Carabinieri e in Commissariato, delle richieste di porto d’armi da parte di persone che mai avrei immaginato desiderassero munirsi di un’arma. Più di tutte, un paio di donne di una certa età che rivendicavano il permesso di detenere una pistola mi hanno sì incuriosito, ma anche fatto riflettere. Tralasciando le motivazioni di chi lo chiede, come si ottiene un porto d’armi? E in cosa consiste? Innanzitutto è opportuno chiarire che chiunque detenga un’arma da fuoco in casa ha necessità di una speciale licenza, poiché le norme che ne regolano il possesso sono molto severe. Pertanto anche la vedova di un cacciatore che volesse tenere il fucile appartenuto al marito dovrebbe munirsi di licenza al maneggio delle armi, come ci spiega Paolo Mezzadra, Presidente del Tiro a Segno Nazionale di Treviglio: «Vi sono tre diversi tipi di porto d’armi: difesa personale, per uso sportivo

e per attività venatoria. Ognuna di queste licenze ha caratteristiche specifiche, ma viene rilasciata secondo una procedura comune». L’iter prevede che per prima cosa il soggetto richiedente produca un certificato medico, che attesti la idoneità psico-fisica per l’utilizzo delle armi da fuoco. Il medico ASL, o un medico militare, deve accertare che la persona è psicologicamente stabile e che non sussistono particolari problemi fisici che impedirebbero l’uso corretto dell’arma. La seconda fase prevede che venga data prova di saper usare l’arma, capacità che, eccetto per chi ha prestato servizio nell’esercito o in polizia, viene attestata da una certificazione di idoneità al maneggio delle armi rilasciata dal Tiro a Segno Nazionale. Paolo Mezzadra chiarisce: «Rilasciamo la certificazione di idoneità a seguito della frequenza di un breve corso che si compone di una parte teorica, sia illustrativa della legge che delle operazioni di manutenzione delle armi, la pulitura, la carica dei colpi

La proposta di legge sulla legittima difesa

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orse vi sarà capitato, negli scorsi mesi, di ricevere sui social network l’invito a firmare una proposta di legge sulla legittima difesa, depositata presso il vostro Comune di residenza. Si tratta di una proposta di legge di iniziativa popolare che, come previsto dall’art. 71 della Costituzione, necessita della firma di almeno cinquantamila elettori per essere sottoposta all’attenzione del Parlamento. È un progetto di legge intitolato “Misure urgenti per la massima tutela del domicilio e per la difesa legittima”, proposto dal movimento politico Italia dei Valori e pubblicato in Gazzetta Ufficiale del 18 febbraio 2016. Il testo prevede che il diritto alla difesa, nell’ambito della propria casa, venga sancito con l’integrazione all’art. 55 del codice penale del seguente paragrafo: “Non sussiste ec-

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cesso colposo in legittima difesa quando la condotta è diretta alla salvaguardia della propria o altrui incolumità o dei beni propri o altrui nei casi previsti dal secondo e terzo comma dell’art. 52”. La proposta, inoltre, prevede, con modifiche all’art. 614 del codice penale, aumenti delle pene detentive per i reati commessi alla violazione di domicilio, procedibilità d’ufficio e l’impedimento a colui che si introduce in casa altrui per commettere furto o rapina “di chiedere un risarcimento di qualsivoglia danno subìto”. La raccolta firme per la proposta di legge sulla legittima difesa, depositata presso tutti i Comuni d’Italia, conclusasi il 31 maggio 2016, è stata firmata da circa tremila cittadini residenti nei comuni di Treviglio, Caravaggio, Calvenzano, Casirate e Brignano. C.S.

e via dicendo. La seconda parte riguarda la pratica all’uso di pistole o fucili, secondo il tipo di brevetto che viene richiesto. In totale sicurezza l’allievo inizia a sparare al bersaglio e si allena per diverso tempo. Solo dopo che la prova da sostenere avrà avuto esito positivo potremo rilasciargli l’attestazione di idoneità». A questo punto sarà la Questura a fare la valutazione finale e rilasciare la licenza al porto d’armi. Sebbene il Poligono di Tiro sia, da sempre, frequentato da chi spara per sport – diverse infatti sono le discipline olimpiche che riguardano le armi – un’attenzione sempre maggiore viene data all’arma per difesa personale, come testimonia anche il numero di firme raccolte dal progetto di legge di iniziativa popolare (vedi box). In un vuoto di informazione quasi totale, è comunque sintomatico che dei cittadini, seppur i numeri percentuali siano decisamente bassi rispetto alla popolazione adulta, si siano recati presso il proprio Comune ad apporre una firma, reclamando in tal modo norme più tolleranti in tema di legittima difesa.


I dati della Polizia

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ual è la situazione reale? Aldilà della raccolta firme sulla legittima difesa, possiamo parlare di un vero aumento delle richieste di porto d’armi? Abbiamo girato la domanda al dott. Angelo Lino Murtas, oggi a capo del Commissariato di Polizia di Treviglio, il quale ci ha fornito i dati resi noti all’ultima festa della Polizia e raccolti in un apposito opuscolo. In esso si evince che i porto d’armi ad uso caccia nel 2015 erano 219, 221 nel 2016, quindi sostanzialmente invariati. Diversa la situazione del porto d’armi ad uso sportivo; 296 nel 2015, 559 nel 2016, mentre le richieste di nulla

osta per acquisto di armi sono passate da 9 nel 2015 a 32 nel 2016. Questi due dati sono significativi e potrebbero far pensare a un rinnovato interesse per le armi, specie quelle ad uso sportivo; ma potrebbero prestarsi anche ad altre interpretazioni, per esempio il desiderio di dotarsi di un’arma a scopo difensivo. Purtroppo questo unico dato, di per sé, non è sufficiente a giungere a queste conclusioni. In ogni caso, come

già ricordato nell’articolo principale di questa pagina, ottenere il nulla osta per un’arma, che sia per uso sportivo o per altri motivi, non è semplice; e anche una volta ottenuto il permesso, si è soggetti a continui controlli; al minimo segnale di “squilibrio” (minacce, uso improprio) la licenza può essere ritirata. «Raccomando la massima cautela nella detenzione e uso delle armi – dice Murtas – gli incidenti sono sempre dietro l’angolo e ne vediamo fin troppi. Non solo. Ritengo che chi vuole detenere un’arma debba avere una marcia in più dal punto di vista psicologico: deve saper gestire le proprie emozioni e controllare i propri impulsi nel modo più assoluto. Non per niente i controlli sono sì sulla capacità tecnica (saper maneggiare l’arma) ma anche sull’equilibrio psichico della persona. Al minimo dubbio, procediamo con il ritiro». Daniela Invernizzi Giugno 2016 •

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Infrastrutture

Da Treviglio a Bergamo, col pedaggio di Ivan Scelsa

Un’arteria di cui si parla da tempo e la cui realizzazione sembra ormai indispensabile

U

na volta parlavamo di Interconnessione PedemontanaBreBeMi, l’IPB per intenderci. Poi arrivò il progetto autostradale. Ora l’aria che tira sembra sia quella di realizzare una vera e propria arteria a pedaggio che nei servizi possa essere accomunata ad una superstrada, di fatto a

pagamento, sfruttata come se fosse un’autostrada. Le voci mai sopite di un collegamento viario importante tra il Capoluogo di provincia e l’area geografica di Treviglio hanno ripreso forza a fine aprile, a seguito di un incontro tenutosi in Regione Lombardia tra l’assessore alle Infrastrutture Alessandro Sorte e il nuovo Consiglio d’Amministrazione della Società Autostrade Bergamasche – presieduta da Antonio Sala, eletto alla guida del CdA ad inizio aprile – che sembrerebbe intenzionata a portare avanti il progetto. Potrebbe ricollegarsi ed arrivare fino a Treviglio, anziché fermarsi a Dalmine, il tracciato autostradale della A4, per poi convergere verso la A35, attualmente penalizzata dal suo isolamento. L’ipotesi, quella di una superstrada che colleghi i due più grossi centri della provincia, Bergamo e Treviglio appunto, sarebbe ottenuta incrociando l’asse interurbano di Colognola e Treviolo, in grado di far confluire il traffico, da e per la pianura, lungo la nuova arteria che verrebbe realizzata con due corsie di marcia, e con l’obiettivo dichiarato di snellire il traffico sempre più congestionato della SP 525 e della SS 42 del Tonale e della Mendola che, attualmente, funesta il percorso di centinaia di pendolari ogni giorno. Ancora in fase di studio il tracciato del progetto, ma l’interesse di Autostrade Bergamasche sembra essere concreto, tanto da non poter essere fatta alcuna ipotesi sui costi di percorrenza che, comunque, potrebbero essere davvero bassi ed incentivanti sia per mezzi pesanti che per gli automobilisti. Fermo restando lo studio sul percorso, però, una cosa sembra essere chiara: la necessità di un pedaggio, seppur minimo, per usufruire del servizio. A tal proposito è stata paventata l’idea di una tariffa “simbolica” per la percorrenza dell’intera tratta, capace di collegare Bergamo a Treviglio in meno di dieci minuti e contestualmente snellire il traffico veicola-

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re sulle arterie già esistenti. Ma a parte queste ipotesi, per ora, le parti sembrano voler accelerare, fissando le date per definire il confronto con le realtà locali e con la Regione Lombardia ed arrivare ad una concessione in tempi rapidi a cui, ovviamente, seguirebbe un bando di gara per l’assegnazione dei lavori. Per ciò che concerne i fondi necessari alla realizzazione dell’opera, invece, si è parlato di una cifra di circa 180 milioni di euro provenienti da finanziamenti interamente privati, e confermato l’impegno della Regione a finanziare la variante di Verdello, ormai una priorità, vista la perenne congestione nel budello semaforico ubicato in quel comune. Com’è facile immaginare, le ripercussioni positive ci sarebbero anche per la SP 591 nel tratto tra Zanica ed Urgnano e, come detto, per la SP 525 nella tratta compresa tra i comuni di Dalmine, Osio Sopra, Osio Sotto e Boltiere. Con tanti Enti interessati dal tracciato, è quindi essenziale prendere atto della necessità di interloquire con le rappresentanze del territorio, sindaci in primis, al fine di creare un tavolo di lavori che possa portare in tempi rapidi alla realizzazione del progetto, che dovrà rispolverare quanto interrottosi nel 2012, quando ancora si parlava dell’autostrada Bergamo-Treviglio. Intanto monta la diatriba, spesso polemica tra i sostenitori e gli oppositori del progetto che, in un virgulto postumo alla notizia, hanno ripreso l’eterna lotta tra i pro e i contro, opponendo la questione ambientalista dovuta al forte impatto che l’opera avrebbe su di un territorio sul quale era prevista anche la nascita di un parco.

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Ambiente

Una gita al Fontanile Brancaleone di Daniela Invernizzi

Inaugurata l’oasi naturalistica dopo l’intervento di riqualificazione

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entre questo numero andava in stampa, non era ancora avvenuta l’inaugurazione, prevista per il 29 maggio, di uno dei luoghi più belli e affascinanti della bassa pianura bergamasca: il Fontanile Brancaleone, una vasta area naturalistica, situata nel comune di Caravaggio, ricca di specie vegetali e faunistiche. L’apertura di questa area protetta, soggetta a notevoli vincoli proprio in virtù della delicatezza del suo habitat, si è finalmente decisa dopo mesi di rimandi, dovuti principalmente alla volontà dell’amministrazione comunale di Caravaggio di pagare tutti i soggetti che hanno lavorato alla riqualificazione dell’area, che non erano stati compensati

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a causa dei vincoli del Patto di Stabilità e che poi, grazie al decreto “Sblocca Crediti” avevano ricevuto il dovuto. Tutto questo avveniva già nel 2013, ma il rinvio del taglio del nastro si è protratto fino ai giorni nostri. «Sono un milione e mezzo di euro di investimento sull’ambiente – ci dice l’assessore all’ambiente Giacomo Canevisio – che ha richiesto molto tempo e lavoro; ma adesso abbiamo un’oasi naturalistica che è un vanto per la nostra città e una ricchezza per tutto il territorio». In effetti, chi ha avuto la fortuna di visitarlo, rimane a bocca aperta nel constatare come, a pochi metri da casa, possa esistere una riserva di tale bellezza e pregio. Il verde, in tutte le sue innumerevoli sfumature, è il colore in-

contrastato di quest’oasi di pace, interrotto solo dalle pagliuzze dorate che il sole crea sull’acqua insinuandosi fra le foglie. Ora il Brancaleone è pronto per essere restituito alla comunità in tutto il suo splendore, dopo un lavoro di riqualificazione importante e che ha richiesto l’impiego di professionisti specializzati in diversi settori. Il progetto ha visto impegnato l’ufficio ecologia del Comune e ben sette aziende, che fin dall’istituzione del Piano di Gestione della riserva naturale regionale fontanile Brancaleone, avvenuta nel 2005, ha dato il via ai lavori di riqualificazione, consistenti innanzitutto nel controllare le acque dalla roggia Basso, che defluisce all’interno della riserva, portando con sé i detriti derivan-


Servizio fotografico a cura di Enrico Appiani

ti dalle acque del torrente Morletta, a sua volta proveniente da Bergamo; in secondo luogo la pulizia e l’esbosco delle specie infestanti, quindi la creazione di percorsi illustrativi per la fruizione dell’area. Questo monumento ambientale, istituito a riserva già nel 1985, è stato riconosciuto sito di importanza comunitaria (SIC) con la direttiva 92/43/CEE, nota anche come “Direttiva habitat”, volta alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche (IT 2060013). Ma dov’è il fontanile Brancaleone? La riserva è in località Gavazzolo, a nord del comune di Caravaggio, al confine con il comune di Pagazzano. La superficie è di 10,15 ettari. L’accesso avviene princi-

palmente da via Pagazzano, nella frazione di Masano, percorrendo la strada sterrata che costeggia la ferrovia Milano-Venezia, in prossimità del cavalcavia. Non è però possibile accedervi autonomamente: proprio per la delicatezza dell’habitat, le visite si effettuano a piccoli gruppi previa richiesta all’ente gestore, cioè il Comune di Caravaggio. Ciò non deve scoraggiare: chiunque può organizzare una bella gita per sé, gli amici e i familiari (max 30 persone) semplicemente telefonando, e usufruire anche di una visita guidata. Essere accompagnati da un esperto rappresenta, infatti, il modo migliore per godere di questa ricchissima oasi, residuo delle antiche foreste che popolavano la pianura Padana prima

delle bonifiche. La sua origine sta nella diversa composizione litologica che distingue le fasce dell’alta e della bassa pianura. La fascia intermedia, o fascia delle risorgive, è quella chiusa fra i terreni dell’alta pianura, che sono permeabili, e quella della bassa, quasi impermeabili. L’alta pianura assorbe quindi una grande massa d’acqua che poi, nel suo defluire verso sud, si insinua in profondità per poi riemergere nella bassa, generando appunto le risorgive. Presso il Fontanile Brancaleone è possibile trovare oltre cento specie erbacee, venti specie arbustive e arboree, e numerose specie tipiche della flora acquatica. Per quanto riguarda la fauna, sono numerose le specie molto interessanti dal punto di vista naturalistico, prima fra tutti la rana Lataste, ormai presente in pochi esemplari, ma anche il Bufo Bufo e la rana verde, anch’essa quasi completamente scomparsa, non solo perché cacciata da sempre per le sue carni pregiate, ma anche per il continuo inquinamento delle acque nel recente passato. Acque che invece ora sono limpidissime e, se guarderete bene sul fondo, troverete due specie animali nuove, il Niphargus microcerberus e il Niphargus duplus, piccoli crostacei simili ai gamberi d’acqua dolce, ma privi del possente carapace che ricopre il torace. Tantissime le specie che generano curiosità, come la ranatra, strano insetto a forma di stecco, capace di mimetizzarsi perfettamente, o i Tricotteri, insetti che con la sabbia e frammenti di vegetali si costruiscono una casa e se la portano appresso come le chiocciole. Chi dice che non esistono più le lucciole deve fare un salto da queste parti, mentre il canto melodioso degli usignoli o quello inconfondibile del cuculo sarà l’inevitabile colonna sonora. Ma anche l’airone cenerino, il barbagianni, la talpa; l’elenco delle specie animali che qui hanno trovato una casa è infinito. Non resta, dunque, che mettere scarpe comode e chiamare il comune di Caravaggio: il fontanile Brancaleone, e tutti i suoi abitanti, vi stanno aspettando. Per maggiori informazioni www.fontanilebrancaleone.it Il Video Inaugurazione Brancaleone è disponibile sul portale www.tribunatv.tv

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tribuna magazine • 15


Collezionismo

Attacchi d’epoca di Ivan Scelsa

In viaggio da 150 anni, le carrozze e i cavalli di Fiorenzo Erri vincono i concorsi più importanti d’Europa. Li vedremo a Treviglio Vintage

U

lismo paragonerebbero alla storica Mille Miglia, fatte di abilità e di atmosfere del passato in contesti barocchi e in splendidi giardini, in cui vengono valutate la destrezza e l’eleganza degli equipaggi. Al contrario di quanto si possa pensare, non sono concorsi statici ed i concorrenti vengono valutati secondo tre diversi criteri: la presentazione, ovvero le caratteristiche, la conservazione e la pulizia della carrozza, dei finimenti e dei cavalli; il percorso, che può essere di campagna o anche di città, per una distanza variabile di circa 14-17 chilometri; e l’abilità in manovra che impegna l’equipaggio in prove speciali con gincane e slalom tra birilli e porte. È quindi chiaro che, con questi presupposti, le carrozze non possano essere considerate dei semplici cimeli da museo: c’è

Foto di Enrico Appiani

na collezione che verrà presentata al pubblico in piazza Garibaldi il prossimo 3 luglio in occasione di Treviglio Vintage, fatta di esemplari unici e di pregio appartenuti ad alti prelati e nobili facoltosi dell’Ottocento e provenienti da tutto il mondo. Fiorenzo Erri, 68 anni, appassionato di cavalli da quando ne aveva 24, dopo aver praticato sport equestri per quasi quarant’anni, per accontentare i nipoti acquista un cavallo frisone –particolarmente scomodo da cavalcare – ed una piccola carrozza. Ancora non lo sa, ma è l’inizio di una grande storia di collezionismo e vittorie che nel giro di otto anni lo porta a gareggiare sui campi di tutta Europa. Sono le “gare di attacchi di tradizione”, quelle che gli appassionati di automobi-

un organismo europeo, l’AIAT, che ne regolamenta le competizioni. In Italia sono quattro gli appuntamenti annoverati e che hanno luogo a Villa Manin a Passariano in provincia di Udine, alla piemontese Reggia di Venaria Reale, alla Tenuta Bussolera Branca di Mairano di Casteggio in provincia di Pavia, e al Borgo di Mustonate, Varese. Tutti posti bellissimi e suggestivi, per ogni appassionato di equitazione e di quello stile che richiama alle competizioni e all’architettura barocca delle location che ospitano i campi di gara. Le competizioni nazionali – giunte alla loro quarta edizione – sono state vinte per ben tre volte dall’equipaggio di Erri, che si è visto sfuggire il pocker di vittorie per un lievissimo errore nell’affrontare una porta nella fase di abilità della gara, relegandolo – se così si può dire – al secondo posto. Va comunque detto che in ambito europeo le competizioni più importanti hanno luogo in Spagna, un paese dalla spiccata cultura equestre e degli attacchi, con manifestazioni capaci di richiamare migliaia di spettatori paganti a Siviglia, la capitale mondiale dei cavalli. Anche qui, come a Ronda e al Castello di Cuz, in Francia, premi e vittorie non sono mancate, portando i pezzi di questa collezione tra i più importanti del mondo.

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«Un ruolo fondamentale – spiega Erri – ha l’allenamento dei cavalli. Lo fanno tutti i giorni: al mattino sul tapis roulant, al pomeriggio con la monta che seguo io stesso, attaccando i cavalli alle carrozze da “maratone”, per un allenamento a giorni alterni. Ma altrettanta cura va messa nella ricerca dei particolari e degli accessori, che spesso ricerco in internet e muovendomi in tutta la Penisola, tra mercatini ed inserzionisti non sempre consapevoli del pezzo in loro possesso».

Vedremo in piazza la più vecchia carrozza della collezione, quella del 1857, di cui esiste solo un altro esemplare simile, negli Stati Uniti, una Corning buggy costruita a New York dall’architetto Gondrad. Oppure la Fhaeton di fine Ottocento della parigina Binder, all’epoca chiamata a produrre carrozze per nobili ed alti prelati. L’esemplare della collezione, infatti, sembra essere appartenuto ad un Vescovo: un dettaglio desumibile dal particolare attacco per tre cavalli in linea, di cui la carrozza è dotata, e rispon-

dente a quelle regole tramandate per cui solo i prelati di quel rango potevano fregiarsi di carrozze così trainate; un po’ come per le carrozze della Regina che venivano trainate da sei destrieri. E ancora: la Fhaeton del 1870 dotata di un conta miglia dell’epoca, unica del suo genere, tutt’ora sconosciuta ad altri esemplari ammirabili sui campi di gara. Un ulteriore elemento distintivo e di pregio per l’edizione 2016 del Treviglio Vintage che, a giorni, prenderà il via coinvolgendo l’intera Città.

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Foto di Enrico Appiani

Associazioni

Lions Club: sempre al servizio della Comunità di Cristina Signorelli

I Lions Club del territorio sono stati impegnati con diversi service a favore di istituzioni benefiche e sociali

L’

associazione umanitaria fondata a Chicago nel 1917, Lions International, è ormai nota e diffusa in tutto il mondo. A livello mondiale è impegnata prevalentemente sui temi che riguardano i giovani, l’ambiente, la fame e la vista. A livello locale i Lions Club operano attivamente, secondo il motto dell’Associazione “We serve”, in un volontariato di servizio (service) a favore della comunità a cui appartengono. A Treviglio sono presenti i Lions Club Treviglio Host, il primo ad essere stato costituito, e il Treviglio Fulcheria, fondato oltre vent’anni fa. Nei mesi di aprile e maggio l’attività dei service ai quali entrambi i club hanno operato è stata particolarmente intensa e produttiva.

Il riso fa bene al cuore L’iniziativa, curata da Lions Club Treviglio Fulcheria e l’omonimo Leo Club, si è svolta nel mese di aprile in piazza Manara a Treviglio, ed era finalizzata a rac-

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cogliere offerte dei cittadini da destinare all’acquisto di riso. In questo service si è coniugato perfettamente l’indirizzo dato dal Lions Club International – operare per contrastare la fame nel mondo – con un servizio volto a soddisfare bisogni che nascono sul territorio nel quale il Club opera. La somma raccolta, oltre tremila euro, è stata interamente impiegata per comprare un quantitativo di riso, utile a soddisfare oltre 56.000 pasti. Il riso, acquistato direttamente dal produttore per non disperdere neppure un euro nel passaggio tra produzione e vendi-

ta, è stato destinato in ugual misura a tre diverse organizzazioni che operano a Treviglio e dintorni: La Quercia di Mamre, la Comunità AGA (Associazione Genitori Antidroga) e infine la Caritas.

I Cavalieri della Vista Impegnati nel campo della prevenzione e conservazione della vista i Lions, nel 1990, hanno istituito il programma internazionale “Sight First” che ha per obiettivo debellare la cecità prevedibile e curabile nel mondo. In accordo con il service internazionale ed uniti dalla volontà di fare, i quattro Lions Club del territorio – L.C. Treviglio Host, L.C. Treviglio Fulcheria, L.C. Romano di Lombardia, L.C. città di Dalmine – hanno organizzato, a maggio in piazza Manara a Treviglio, tre giornate di “screening della vista”. L’iniziativa è stata patrocinata dalle Aziende Ospedaliere Treviglio - Caravaggio, Papa Giovanni XXIII di Bergamo e dalle Cliniche Castelli, oltre che dall’Università degli Studi di Bergamo, dal Comune di Treviglio e dalla IAPB (Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità), e ha ricevuto il contributo fattivo di diverse associazioni che operano sul territorio, nell’ambito della prevenzione e risoluzione dei problemi visivi. Durante le tre giornate in piazza, un’Unità Mobile Oftalmica della “Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità” era a disposizione di uno staff composto di 11 specialisti, tra oculisti e ortottisti, per effettuare screening della vista alla popolazione interessata. L’iniziativa ha offerto, a tutta la cittadinanza, un’opportunità importante di diagnosticare le principali patologie oculari, attraverso esami compiuti con strumentazione


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medica d’avanguardia. Da tempo è noto che la miglior prevenzione consiste nella sensibilizzazione e informazione sulle possibili malattie, anche nel campo di quelle oculari, così l’interesse e l’attenzione dei cittadini sono stati testimoniati dalle oltre 150 visite effettuate, di cui circa il 15% a bambini. Il progetto dei Lions comprende anche la raccolta di occhiali usati che, dopo opportuna pulitura, vengono rigenerati e inviati alle Missioni Africane aiutate dai Club. Anche quest’anno il piccolo gesto di consegnare gli occhiali che non usiamo più ridarà una vista ottimale a tante persone altrimenti costrette a vedere male.

Una risata migliora la vita Ultima in ordine di tempo, ma non per importanza, l’iniziativa promossa dai Lions Club Treviglio Host, Treviglio Fulcheria e Leo Club Treviglio Fulcheria a favore della Comunità AGA di Pontirolo Nuovo, la quale dal 1982 aiuta chi ha bisogno ad affrontare le dipendenze da droga, alcool e gioco. I Lions Club trevigliesi hanno organizzato uno spettacolo teatrale al TNT durante il quale alcuni famosi attori comici, già protagonisti delle ben note trasmissioni Zelig e Colorado, tra cui la concittadina Marta Zoboli oltre a Max Pietroboni, Andrea di Marco e Giorgio Verduci, si sono alternati sul palco per strappare ben più di una risata al pubblico trevigliese. L’intero ricavato della serata benefica è stato interamente devoluto alla Comunità AGA, a favore della quale i Lions si impegnano da tempo con l’obiettivo di dare una maggiore visibilità possibile, e informare sulla drammatica emergenza sociale delle dipendenze, in particolare per i soggetti minori di 21 anni.

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Attualità

Progetto accoglienza di Daniela Regonesi

Spesso rifugiati e richiedenti asilo sono percepiti come un’entità astratta. La loro presenza a Treviglio ci permette di conoscerne in concreto la realtà

C

osa significa essere un migrante, un richiedente asilo, un rifugiato? Chi sono? Persone da aiutare o da scacciare? Individui a cui tendere la mano, o da tenere al di là delle frontiere? Non avendo le idee chiare al riguardo, e volendo farci un’opinione, non filtrata dai telegiornali o da proclami politici, abbiamo intrapreso un viaggio in tre tappe – senza percorrere molti chilometri, in verità – che vorremmo condividere con voi.

Prima Tappa: Chi accoglie Abbiamo incontrato Ivan Campo di Cooperativa Ruah, coordinatore della struttura, per conto della Caritas, dove dal giugno dello scorso anno sono ospitati i richiedenti asilo a Treviglio. Com’è la situazione a Treviglio? «Qui ci sono 22 richiedenti asilo: i primi 17, arrivati nel giugno 2015, sono ospitati in via Casnida presso la struttura della Fondazione Portaluppi; un mese e mezzo dopo in Geromina sono giunti gli altri 5, ospitati in un appartamento degli Istituti Educativi di Bergamo. Provengono tutti da altre strutture di prima accoglienza Caritas e Ruah. Chi abita negli appartamenti non è appena arrivato, sa abbastanza bene l’italiano, ha superato la barriera linguistica e, soprattutto, ha dimostrato di essere pronto per un percorso di autonomia. Questo perché vivere in un’abitazione implica una maggiore integrazione sul territorio». Come funziona la collocazione dei richiedenti asilo nelle strutture? «La Prefettura di Bergamo indice una gara d’appalto a cui chiunque, pubblico e privato, può aderire, basta che ne abbia i requisiti e garantisca le capacità professionali nella gestione delle persone accolte, nonché la qualità “materiale” delle sedi. Per Bergamo c’è la Caritas, con cui collabora la nostra Cooperativa, che ospita i ragazzi in strutture affittate da Enti o da privati. Ad esempio a Romano di Lombardia i proprietari di un albergo, ormai senza più clienti, lo hanno messo a disposizione per ospitare 50 persone. Si va verso un’accoglienza diffusa, alla riduzione delle grandi strutture comunitarie. L’indicazione data da Papa Francesco è che le parrocchie stesse si aprano all’ospitalità. Non è un’emergenza, ma una realtà da tenere presente negli sce-

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nari dei prossimi anni. È un problema civile, non ecclesiastico. Accogliere non è solo dare cibo e un tetto, è anche dare contesti e relazioni buone, per questo le realtà sociali e il mondo del volontariato sono chiamati a collaborare per far inserire i ragazzi. Tutto ciò tenendo presente che non viene tolto nulla ad altre realtà o ai cittadini. Caritas non ha eliminato gli aiuti ad altri progetti, come il sostegno alle famiglie, l’aiuto per pagare le bollette, ecc.». Veniamo alla questione costi... «35 euro al giorno è la quota assegnata a chi prende in carico i ragazzi. Da questa quota 2,50 € vanno al ragazzo, che invia 75 € mensili alla propria famiglia rimasta al Paese d’origine. Il resto copre lo stipendio degli operatori, dei mediatori culturali e linguistici, i costi della struttura e delle relative utenze, il vitto e parte del vestiario, le spese legali e sanitarie, i biglietti per i trasporti, il materiale didattico per i corsi di alfabetizzazione». Qual è l’iter burocratico che devono seguire? «Si presenta domanda di asilo. Se la Commissione territoriale di Bergamo non ritiene che il richiedente ne abbia diritto esprime un primo diniego. Si passa quindi al ricorso presso il Tribunale Civile di Brescia: l’avvocato incontra il ragazzo e lo costruiscono insieme, alla presenza di un mediatore culturale. Il legale lo presenta e viene analizzato. Alcuni ottengono l’accoglimento dello status “umanitario”, che vale due anni, o di “rifugiato”, valevole cinque. In caso di secondo diniego c’è la possibilità di appello, per il quale però non tutti gli avvocati sono disponibili: nel caso si riceva un terzo no, la persona deve lasciare il progetto di accoglienza. Due ragazzi dopo il primo diniego se ne sono andati dal progetto, un altro è uscito dopo il primo. Se non ottengono lo status di rifugiato e il permesso di soggiorno lo stato italiano li considera “irregolari”e li invita a lasciare il territorio nazionale». Chi sono i ragazzi ospitati a Treviglio? «Sono giovani, quasi tutti ventenni, il più “anziano” ha 41 anni. Nove vengono dal Senegal, tre dal Mali, tre dal Gambia, due dalla Nigeria e gli altri da Camerun, Burkina Fasu, Ghana, Guinea e Guinea Bissau. Uno di loro studiava giurisprudenza in Gambia. Scappano da povertà e fame con l’idea di trovare un futuro migliore in

Europa. Spesso lasciano a casa moglie e figli. Sono cristiani e musulmani, ma non c’è problema di convivenza». Come passano le loro giornate? «Frequentano la scuola 3/4 volte la settimana: sono iscritti ai Centro Per l’Istruzione degli Adulti, presso il Polo Tecnico Professionale Industriale di Treviglio, con gli insegnanti c’è da parte nostra un dialogo costruttivo. Alcuni ragazzi hanno

frequentato corsi di formazione professionale per i cuochi, altri seguono corsi di meccanica, falegnameria, sartoria, panificatore, gommista, tutti realizzati in collaborazione con ABF. Ricevono una quota economica settimanale per acquistare il cibo: vanno a fare la spesa e cucinano da soli o in gruppi. Sono inoltre tenuti alla pulizia e al mantenimento dell’ordine della casa, secondo turni e giorni stabiliti. Svolgono piccole attività di volontariato, come ad esempio la pulizia dei locali


della Fondazione Portaluppi, o la collaborazione con Legambiente per l’iniziativa “Curiamo il Bosco”. Organizziamo anche serate a tema con gli adolescenti delle parrocchie, per un momento di testimonianza e condivisione. Due o tre volte la settimana, poi, giocano a calcio». Come sono organizzati il vostro lavoro e le attività dei volontari? «Gli operatori non sono fissi nella struttura per 24 ore, affinché i ragazzi acquisiscano maggiore autonomia. L’appartamento è un’esperienza positiva perché dà l’opportunità di crescere, ed è apprezzata la dimensione domestica: è più facile l’inserimento in un contesto piccolo. A ciò va aggiunta la preziosa presenza di un gruppo di volontari trevigliesi, che collabora con gli operatori e lavora a più stretto contatto con i ragazzi accolti: al mercoledì e giovedì sera li aiutano nello

sono problemi di convivenza all’interno né all’esterno dell’appartamento: non ci si accorge nemmeno della loro presenza». Avete incontrato problemi? «Difficoltà culturali: non è facile insegnare a dei giovani come prendersi cura di una casa, devono imparare la fatica, e che il volontariato – che fa parte della cultura europea – comporta il dare tempo e lavoro gratis. Altro problema è il “digerire” la burocrazia: non è facile far capire che non subiscono un trattamento diverso perché loro sono dei migranti, ma che il percorso amministrativo è lo standard previsto dalla legge. Per loro non è semplice capire che non c’è lavoro per tutti, che ci sono situazioni di difficoltà economica. Per questo è fondamentale il filtro esercitato dai volontari. Cerchiamo di dar loro il massimo possibile, per il periodo che possiamo accoglierli, ma non sarà un’accoglienza “a vita”: diamo degli strumenti affinché continuino il loro percorso migratorio a Treviglio o in un altro Paese. Questa è la logica del nostro intervento educativo».

Seconda Tappa: Chi chiede asilo

svolgimento dei compiti. È un sostegno utilissimo sia per imparare la nostra lingua sia per creare un po’ di familiarità, tant’è vero che ci sono anche famiglie con figli giovani. Sono il ponte con il resto della nostra città: ci aiutano ad abbattere i muri della paura e della diffidenza perché sono i primi a conoscere i ragazzi e a non averne timore». Come sono stati accolti? «Non abbiamo visto manifestazioni di protesta contro il loro arrivo, come invece è avvenuto in altri comuni. Non ci

È in una fredda sera di un anomalo maggio che torniamo in via Casnida per incontrare Malang, che grazie alla mediazione di Enrico Pietroboni e alla disponibilità di Ivan, ha acconsentito a raccontare un po’ di sé. Alcune domande non ci sono permesse, per non urtare la sua sensibilità né fargli ripercorrere la sofferenza vissuta, come quelle riguardanti il viaggio, o la sua vita prima di salire sullo scafo che l’ha consegnato alle terre europee. Possiamo solo cercare di indovinarne le risposte, dietro i silenzi o i sorrisi smorzati, di questo altissimo giovane figlio della grande madre Africa, che parla bene l’italiano e gesticola come se fosse sempre vissuto qui. Ti piace l’Italia? Da quanto sei qui? «Sì, mi piace. Sono qui da un anno e mezzo. Vengo dalla Guinea Bissau. Sono arrivato nell’ottobre 2014 a Messina; da lì sono stato portato a Bergamo, poi a Fiume Nero, Casazza e infine Treviglio. Compirò 23 anni a settembre». Qual’è stata la cosa più difficile da imparare o da fare, qui? «Le persone non sono tutte uguali, qualcuno è buono, qualcuno è cattivo, come in tutto il mondo. La cosa più difficile è stata imparare l’italiano a Casazza. Qui vado a scuola, al Mozzali. Mi piace stare in giro, non stare in casa. Mi piace stare con gli italiani, parliamo. Ho fatto volontariato all’oratorio di Casazza, qui aiuto a tagliare l’erba, cambio i sacchi neri all’oratorio Sant’Agostino. Quando qui a casa ci sono stati i lavori di sistemazione per il consultorio ho aiutato i muratori. Faccio anche volontariato presso la scuola “De Amicis”, dò una mano a sorvegliare i bambini».

Ti sei sentito trattato bene? «Sì, ho tanti amici. Sabato e domenica scorsi, con altri 4 ragazzi, siamo stati a Cassano d’Adda, abbiamo aiutato ad organizzare un pranzo etnico con gli scout e le loro famiglie. Abbiamo preparato cous cous, riso e domodà: ho ricevuto molti sms di ringraziamento». Cosa vorresti fare “da grande”? «Francesco, il signore che aiuto nei lavori del campo sportivo dell’oratorio, mi ha dato l’idea di chiedere un pezzo di terra per farne un orto: ho piantato peperoni, pomodori, due tipi di insalata, zucchine e cetrioli. Anche là in Guinea Bissau curavo l’orto, coltivavo banane. Ma a me piace guidare, vorrei fare l’autista». C’è qualcosa di cui senti la mancanza? «Tante cose mi mancano. Quando sono arrivato non conoscevo nessuno. Ero l’unico della Guinea Bissau (ora nell’appartamento sono in due, ndr). A Casazza nessuno parlava il mandinka (una delle lingue mandingo, cioè il gruppo di idiomi e dialetti parlati dal popolo Mandingo dell’Africa Occidentale; è parlata in Gambia, Guinea Bissau e Senegal, ndr). La lingua è una grande difficoltà. Qui ho incontrato Patrizia, che mi ha detto: “Se non hai niente da fare puoi venire da me”. Spesso vado a vedere le partite con i suoi figli, che hanno la mia età. A volte stare qui a casa è difficile: siamo tutti africani, ma l’Africa è grande. Le teste sono dure. Una cosa che non capisco e che mi fa rimanere male è che qui, se io saluto una persona per strada, come facciamo con tutti in Africa, lei non mi risponde. E allora io mi chiedo “perché non mi saluta?”». Vorresti rimanere qui? «È un bel posto, dove ti aiutano. Sì, vorrei rimanere qui. Sono sicurissimo. Mi piace Treviglio, conosco tante persone».

Terza Tappa: Chi impara? Il “viaggio” si conclude ad un lunghissimo tavolo, ingombro di matite e libri di testo, dove osserviamo i volontari aiutare i ragazzi nei loro compiti di scuola. I dialoghi si sovrappongono, le consulenze si moltiplicano, laddove occorre cercare una foto sul cellulare o fare ricorso alle conoscenze di inglese e francese per riuscire a comprendere il significato di una parola. Ma l’insegnamento non è unidirezionale: chi è accolto impara lingua, usi e regole italiani, ma è palpabile l’interesse sincero con cui chi accoglie apprende ricette, ricordi e racconti di un mondo lontano. Ci sono uomini e donne, ragazzi italiani ed africani, mamme con i loro figli. Si improvvisano dettati, si beve una tazza di piccantissimo ginger, si completano le frasi del libro di testo, ci si accorda per vedere insieme la partita, si ride, si richiedono impegno ed attenzione, si discute di passato prossimo – grammaticale e reale – ci si punzecchia con battutine. E si impara, innanzitutto a conoscersi. Giugno 2016 •

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Foto di Enrico Appiani

Banche

Importanti novità in Assemblea di Cristina Signorelli

BCC Treviglio e BCC Caravaggio incontrano i loro Soci nelle Assemblee Annuali

D

ue delle principali banche del territorio, Banca di Credito Cooperativo di Treviglio e Banca di Credito Cooperativo di Caravaggio, hanno incontrato i rispettivi Soci nell’Assemblea Annuale per ragguagliarli riguardo a delle importanti novità. Come è ben noto, negli scorsi mesi è stata approvata l’Autoriforma delle BCC e sono in preparazione i decreti attuativi che definiranno, puntualmente, le future fasi da affrontare per renderla operativa. Ecco il primo importante elemento di novità, comune ad entrambe le banche, sul quale aggiornare i Soci. L’Onorevole Giovanni Sanga, relatore della Riforma presso la Camera dei Deputati, è intervenuto ad entrambe le Assemblee ricordando i principi cardine sui quali si basa la legge: «che vuole costruire un Gruppo bancario forte nel quale ogni banca esprima la sua creatività, vitalità e dinamismo».

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L’imminente riforma delle BCC prevede la costituzione di un unico Gruppo, guidato da una Capogruppo alla quale aderirà ogni singola Banca di Credito Cooperativo mediante un “contratto di coesione” che prevede un’autonomia correlata ai criteri di merito (risk based approach). In tal modo il modello mantiene i centri decisionali delle singole Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali nei rispettivi territori, ma al contempo costruisce un efficiente sistema a rete, in grado di rispondere alle sollecitazioni delle normative europee e ad un mercato del credito sempre più esigente e concorrenziale. In entrambe le Assemblee sono emersi temi rilevanti che tratteremo separatamente poiché BCC Treviglio e BCC Caravaggio seppur con una comune matrice – essere banca cooperativa – sono cresciute negli anni con proprie specifiche fisionomie e diverse sono state le scelte strategiche poste in essere in questo periodo.

BCC Treviglio All’apertura dei lavori il Presidente Giovanni Grazioli ha introdotto la relazione di bilancio dell’anno 2015, sottolineando l’importanza strategica delle scelte compiute per il triennio 2015-2017 in vista dell’imminente riforma, della quale dice: «A titolo personale e di tutto il CDA esprimiamo un giudizio estremamente positivo del nuovo assetto bancario che si formerà. Abbiamo contribuito fattivamente a costruire l’impianto dell’autoriforma perché crediamo che, con questo modello, potremo dare continuità e rispetto ai nostri valori fondanti, e al contempo assicureremo maggior solidità al sistema tutto delle BCC per affrontare le nuove sfide del sistema bancario ed economico in generale». Durante la sua esposizione il Direttore Generale, Franco Riz, ha commentato le poste di bilancio, dando evidenza che il risultato negativo, generatosi nell’esercizio 2015, è interamente determinato dalla gestione non caratteristica della banca, finalizzata a migliorare i propri indicatori patrimoniali. «Ciò costituisce il presupposto per affrontare in piena indipendenza, sia strategica che operativa, le sfide future». In particolare aver rafforzato gli indici patrimoniali garantirà una maggiore autonomia nel nuovo Gruppo delle BCC. In questo senso va l’offerta al pubblico di azioni finalizzata all’aumento del capitale sociale di dieci milioni di euro, studiata con un meccanismo premiante per i soci che lo sottoscriveranno.


COME LAVORIAMO

STUDIO

BCC Caravaggio Carlo Mangoni, Presidente di Banca di Credito Cooperativo Caravaggio, ha mostrato soddisfazione per la Riforma che: «Pur tenendo conto delle istanze delle Autorità Regolatorie, rispetta i principi irrinunciabili del Credito Cooperativo, in primo luogo l’identità mutualistica delle BCC». Il bilancio dell’esercizio 2015 si è chiuso in utile di un milione e mezzo circa di euro, come ha evidenziato il Direttore Generale, Luigi Fusari, che ha esposto i valori di bilancio sottolineando: «Di crescita per la nostra BCC si può parlare non soltanto in termini di numeri, ma anche sotto il profilo della visibilità e reputazione». Per essere in grado di affrontare le sfide future con un soggetto adeguato, per struttura e patrimonio, pur dando continuità al modello cooperativo, è stato presentato il progetto di fusione “alla pari” tra la BCC di Caravaggio e la BCC dell’Adda e del Cremasco che genererà una nuova banca denominata “Credito Cooperativo di Caravaggio Adda e Cremasco – Cassa Rurale”. La fusione, approvata all’unanimità dall’Assemblea dei Soci del 22 maggio, darà vita ad un nuovo soggetto che, sottolinea il Presidente Mangoni: «fruirà dei vantaggi derivanti dalle sinergie dei due apprezzati Istituti e, attraverso l’ottimizzazione delle rispettive strutture organizzative e distributive, conseguirà più elevati livelli competitivi e servirà al meglio le Comunità locali».

PROGETTAZIONE

RENDERING

CONSEGNA

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Le Aziende informano

Quando la ricerca si fa impresa di Daria Locatelli

A

40 minuti di auto da Treviglio, in Via Einstein a Lodi, è situata la sede di un parco scientifico e tecnologico che da oltre 10 anni opera nei settori dell’agroalimentare, della bioeconomia e delle Scienze della Vita: il Parco Tecnologico Padano (www.ptp.it). Ricerca e supporto alle imprese: ecco la mission del PTP, che svolge attività mirate all’innovazione e al creare sapere aggiunto per le filiere produttive, contando ad oggi più di 90 progetti di sviluppo che hanno avuto una valenza entro ed oltre i confini nazionali. Sorpassano il centinaio le aziende che hanno usufruito dei servizi offerti dal Science Park lodigiano, che

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ha generato relazioni internazionali in molteplici Paesi, coinvolgendo 500 istituti di ricerca e 650 imprese. «Il nostro ruolo – afferma Gianluca Carenzo, direttore del PTP – è quello di mediatori dell’innovazione: cerchiamo, infatti, di declinare il sistema della ricerca (costituito da progetti condotti dalle università, da istituti pubblici e privati) nel mondo dell’impresa, offrendo alle realtà imprenditoriali tutto il sapere che abbiamo costruito negli anni, ossia mezzi biotecnologici (come la tracciabilità della produzione e le certificazioni in campo alimentare), servizi di laboratorio, ricerca applicata e supporto nelle fasi di

Il PTP Science Park

concretizzazione e sviluppo delle idee di business». Le attività del Parco Tecnologico Padano non sono destinate soltanto alle aziende, ma si rivolgeranno, a breve, anche ai cittadini: «Dall’anno scorso – illustra il Dott. Carenzo – sono stati sviluppati alcuni laboratori per la genetica umana, i cui studi porteranno alla generazione di servizi “B2C” (Business to Customer), ossia usufruibili per la prima volta direttamente dai privati: ne sono un esempio l’ideazione di uno screening prenatale non invasivo (che consentirà di poter evitare l’amniocentesi, laddove le analisi condotte ne escluderanno l’utilità) e test genetici atti a elaborare diete specifiche o alla diagnosi delle malattie». L’attenzione del PTP è, altresì, rivolta al supporto delle nuove realtà di business, un focus che trova la sua attuazione nell’incubatore e acceleratore di impresa “Alimenta”, che annovera 40 e più idee imprenditoriali che sono state affiancate


dal Parco Tecnologico Padano in tutte le fasi necessarie quando “la ricerca si fa impresa”. «Il nostro impegno è costantemente riposto nel fornire a tutti i soggetti meritevoli gli strumenti indispensabili a concretizzare ricerca e innovazione; la base tecnologica dei progetti che ci vengono sottoposti deve essere solida, così come la sinergia e le diverse competenze di chi costituisce il team». Il PTP affianca, quindi, le start up innovative, offrendo tutte le competenze necessarie a far sì che le idee si traducano in business, seguendo un percorso condiviso e forte del supporto di professionisti al fianco degli aspiranti imprenditori; un servizio, questo, del quale saranno fruitori, per esempio, i 5 finalisti premiati ad “Alimenta2Talent”, il concorso che individua le idee più originali e valevoli nei settori dell’agroalimentare, della tecnologia e delle Scienze della Vita. Benché la ricerca possa trovare un’applicazione concreta nel mondo imprenditoriale, così come dimostrano i progetti condotti da Parco Tecnologico Padano, si riscontrano, tuttora, difficoltà nel suo

opportuno riconoscimento all’interno del panorama italiano: «Negli ultimi anni l’attenzione sulla ricerca è, ahimè, calata, così come i fondi ad essa destinati – sostiene il direttore del PTP – rendendo sempre più necessario un maggiore investimento in questo settore, sia da parte delle istituzioni che delle imprese. L’Italia, anche grazie al successo di Expo, ha un potenziale che deve saper sfruttare: il nostro Paese gode, fortunatamente, del favore di numerosi investitori internazionali, oltre a contare dell’eccellenza che caratterizza i nostri ricercatori, il cui know how è da sempre riconosciuto in tutto il mondo (come si può riscontrare nelle tante pubblicazioni scientifiche italiane valutate come le migliori). Bisogna far sì che siano incrementati gli strumenti attraverso i quali poter valorizzare tutto questo e incentivare le risorse destinate dalle PMI italiane in ricerca, principio alla base del Credito d’imposta, un’iniziativa che si è rivelata positiva per le aziende e che mi auguro sia solo l’inizio di una serie di mezzi atti a fare della ricerca non

un costo, ma un investimento». «Lo scorso anno – spiega Pieralberto Cangelli, tecnico esperto del settore cooperativo – proprio usufruendo del Credito d’imposta sulla ricerca e sviluppo, abbiamo ideato un progetto finanziato dal Consorzio Conast: il “Supply Chain Monitor”. Grazie al nuovo prodotto informatico scaturito dalla ricerca condotta dal PTP Science Park, Conast porterà a livello internazionale i propri servizi, cercando a breve un interlocutore negli Emirati Arabi Uniti e a Hong Kong. L’attività del Parco Tecnologico Padano consentirà, altresì, al consorzio di creare una rete commerciale che, nel prossimo anno, impiegherà fino a 30 giovani tecnici. Innovazione tecnologica, sviluppo e occupazione sono un sistema causaeffetto in cui Giuseppe Mulè, Presidente di Conast, e Paolo Foglietti, Amministratore Delegato, hanno creduto da sempre. Spero in un futuro di vedere molte aziende seguire l’esempio del consorzio per contribuire a un nuovo “sistema paese” e per il rilancio della nostra economia».

Opportunità per le imprese L a Legge di Stabilità 2015 modifica il Credito d’imposta per la ricerca e sviluppo rendendolo più agevole per le imprese. Con contributi economici che vanno dal 25% al 50% e con un minimo di € 30.000 fino ad un massimo di € 5.000.000, è una grossa opportunità per chi vuole finanziare nuovi studi e ricerche con personale altamente specializzato. Le attività finanziabili sono la ricerca fondamentale e industriale, nonché lo sviluppo sperimentale di nuovi processi o prodotti.

Possono essere, quindi, rendicontate spese relative a: 1) personale altamente qualificato in possesso di dottorato di ricerca, ovvero iscritto ad un ciclo di dottorato presso università italiana od estera, oppure in possesso di laurea magistrale in ambito tecnico o scientifico; 2) quote di ammortamento di strumenti scientifici o laboratori (spese non inferiori a € 2.000); 3) contratti di ricerca extra muros con università, enti di ricerca e start up innovative; 4) brevetti e competenze tecniche.

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tribuna magazine • 25


Da fare 26 • tribuna magazine • Giugno 2016


Le Aziende informano

Lazzarini, l’autofficina che cercavi

N

on è facile trovare competenza, serietà ed attenzione alle proprie esigenze quando si è alla ricerca di un’officina per la manutenzione della propria autovettura. Ed in questo senso l’esperienza ed il costante aggiornamento possono fare davvero la differenza. Da oltre 60 anni però, a queste molteplici necessità va incontro l’attività svolta dall’Officina Lazzarini di via dei Mille 18 a Treviglio. Aperta a Rivolta d’Adda nel 1953 da Antonio Lazzarini, dopo 5 anni viene trasferita nell’odierna sede dove continua ad operare con la stessa professionalità, di padre in figlio. Dal 1972, infatti, è Angelo Lazzarini a prendere le redini dell’autofficina che porterà avanti fino al 2011, anno in cui, alla ricerca di nuovi orizzonti ed un sempre crescente spirito di innovazione ed aggiornamento professionale, cambia fisionomia abbandonando la vendita di vetture del marchio Citroën a favore della sola riparazione di veicoli di tutte le Case costruttrici. Ed è proprio in tal senso che all’attività d’officina viene affiancata quella di riparazione di motori marini e di elettrauto, una necessità per le nuove vetture sempre più sofisticate, la cui riparazione richiede, spesso, attrezzature computerizzate e programmi specifici.

Nel 2011, poi, Adriano Lazzarini raccoglie l’eredità lasciatagli dal padre Angelo, con una gestione improntata al rinnovamento e all’aggiornamento professionale, che consenta di essere ancor di più al passo con i tempi e con le nuove tecnologie, fornendo, nel contempo,

nuovi e più ampi servizi alla propria clientela, con la competenza, la serietà ed il rispetto per il cliente che hanno contraddistinto l’attività di famiglia sin dalla sua nascita. L’elevato standard qualitativo raggiunto è il frutto di un costante aggiornamento professionale e delle attrezzature utilizzate per eseguire tutti i controlli e gli interventi cui necessita la vettura. Oltre al servizio di officina meccanica, infatti, la vostra autovettura potrà essere sottoposta a specifiche diagnosi elettroniche, nonché ad eventuale rimappatura della centralina che le permetterà di aumentarne le prestazioni e, contestualmente, ridurne i consumi. Potrete effettuare la ricarica del climatizzatore o la modifica di un impianto particolarmente vecchio, cambiandone il gas contenuto all’interno con quello previsto a norma di legge. Una novità: avrete anche la possibilità di installare impianti a idrogeno, sia che la vostra vettura abbia alimentazione a benzina che a gasolio, o che possieda già un impianto GPL o metano. Risparmierete, così, dal 25 al 50% di carburante (la percentuale è variabile a seconda del veicolo su cui la modifica viene eseguita), con un notevole abbattimento delle emissioni inquinanti fino all’80%. Tra i servizi disponibili anche quello di pulizia di interni e la sostituzione, convergenza ed equilibratura degli pneumatici, con la possibilità di depositare in loco gli stessi al cambio stagionale. Lazzarini: un unico centro per la cura della vostra auto a 360 gradi. Giugno 2016 •

tribuna magazine • 27


Scuola

Progetto e-Portfolio di Daniela Invernizzi

Attraverso questo progetto l’istituto Zenale e Butinone attua il piano nazionale di Scuola Digitale

U

na carta d’identità virtuale che accompagna lo studente nel suo percorso formativo di oggi, fino a diventare un curriculum vitae del professionista/lavoratore di domani: questo è e-Portfolio, l’innovativo progetto al quale ha lavorato una classe sperimentale dell’Istituto Statale di Istruzione Superiore Zenale e Butinone di Treviglio. La realizzazione è stata presentata alla cittadinanza qualche settimana fa, ed ha raccolto consensi unanimi ed entusiasti per la sua capacità innovativa. «Abbiamo cominciato oltre un anno fa, con l’intento di costruire un ponte con il mondo del lavoro – ha spiegato la dirigente scolastica Paola Pellegrini – e per svolgere questo compito abbiamo creato una classe sperimentale ad hoc, supportata dall’esperienza di un team di professori formato da Luca Mascaretti, Giorgio Rozzoni, Carla Bonfichi, Alessia Gusmini, Emanuele Rozzoni, Simone Bianchi. Il progetto, terminato dopo un anno di lavoro, ha dato vita al sito www.ezenale.

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eu, creato interamente dai docenti e dagli studenti per raccogliere i portfolio digitali. Il sito si propone come un ponte teso fra le due rive della formazione: la scuola e il lavoro». «Abbiamo avuto tanti dubbi, inizialmente, su come realizzare questo progetto – ha commentato il prof. Mascaretti – soprattutto in relazione al fatto di aver messo insieme ragazzi con età e formazioni diverse, 26 per l’esattezza, che con impegno notevole, fermandosi a scuola duetre ore in più rispetto all’orario scolastico, hanno riflettuto su quello che stavano facendo, sulla qualità della formazione e sulle competenze che ne sarebbero derivate, con grande responsabilità». La finalità ultima è quella di sostenere e facilitare, un domani, la ricerca di un’attività lavorativa con uno strumento moderno e in linea con i tempi. Alla fine del loro percorso di formazione, che viene “immagazzinato” nel Portfolio sotto forma di competenze acquisite, i ragazzi avranno un curriculum vitae virtuale che è già un

collegamento con il mondo del lavoro. Il progetto ha richiesto circa 460 ore di lavoro, per un investimento economico di 175 euro per ogni portfolio che si è riusciti a realizzare (19 in tutto). Una cifra destinata a scendere se si riuscisse a far diventare curriculare il progetto stesso. Dopo essersi complimentato con in ragazzi per questo lavoro, il prof. Pier Cesare Rivoltella, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e direttore del CREMIT (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia), ha chiuso l’incontro con un intervento puntuale ed articolato, spiegando l’importanza di un e-Porfolio. «L’e-portfolio è innanzitutto un dispositivo di riflessione sulle pratiche – ha spiegato il docente – dello studente di oggi e del professionista di domani. È un modo per riflettere sulle proprie competenze, anche quelle che arrivano dal vissuto di ognuno, per esempio dai viaggi. In secondo luogo è un dispositivo di valutazione, ovvero, in una “scuola delle competenze” la valutazione dello studente passa anche attraverso il Portfolio, ossia su come lo studente sia arrivato a realizzarlo, sulla capacità di promuoverlo online, ecc È infine un dispositivo di avviamento alla professione; per i futuri grafici, come questi ragazzi, è una sorta “book” dei lavori eseguiti (per esempio quelli effettuati nell’alternanza scuolalavoro), insieme al curriculum vero e proprio».


spalla grande istituzionale

2016-06 bozza 1

Il professore ha poi dato consigli anche per il miglioramento del progetto: 1) l’esperienza deve diventare obbligatoria per tutti; 2) bisogna pensare a una piattaforma dedicata, che potrebbe essere addirittura LinkedIn, dove sono già presenti le aziende: perché dunque non metterci anche le scuole? 3) Adottare un sistema certificato secondo uno standard internazionale, quello già usato dalle aziende, per usare un linguaggio comune; 4) a proposito del costo, contrariamente a quanto detto dai professori, questo non deve scendere, ma salire, per diventare uno strumento dinamico, magari coinvolgendo le aziende, ancora non abituate alla logica dell’alternanza scuola/lavoro, affinché il Portfolio diventi davvero il ponte verso la professione. Poi i ragazzi hanno preso la parola, parlando della loro esperienza. In particolare Carlo Tiberto e Valentina Di Zinno hanno dato una dimostrazione pratica presentando il loro personale e-portfolio, comprensivo di esperienze scolastiche, lavori eseguiti, stage, concorsi e premi vinti, interessi vari. Una visita nelle belle aule di laboratorio grafico ha completato la giornata di presentazione, con i saluti della professoressa Paola Crippa dell’ufficio scolastico provinciale, la quale ha sottolineato l’assoluta novità, in provincia di Bergamo, di un progetto come questo. Che auspichiamo, come detto da tutti, si estenda a tutte le scuole di istruzione superiore.

È brutto diventare vecchi ma non arrivarci è peggio!!

Col passare degli anni i figli si allontanano e si resta soli in una casa grande e vuota.

Ideale sarebbe cambiarla con una più piccola, vicino al centro e ai servizi, in un condominio servito di ascensore con moderate spese condominiali. Come cercarla? Proviamoci!

Via dei Mille, 5 - 24047 Treviglio BG - 0363 40274 - www.studioferrara.it Giugno 2016 •

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Foto di Enrico Appiani

Scuola

Mensa: arriva la schisceta di Daniela Regonesi

Novità in vista nella refezione scolastica trevigliese: a settembre parte la sperimentazione del pasto portato da casa

N

on sarà cucina stellata – ma sfidiamo i genitori a negare che capita che i propri bambini rivelino, candidamente, di trovare più buoni certi cibi mangiati in mensa piuttosto che quelli preparati a casa – e chi scrive ha ricordi inquietanti di paste al pomodoro mangiate a scuola, ma, in questa rapida indagine nel mondo della refezione scolastica, possiamo dire di aver trovato disponibilità al dialogo e buona volontà. Non stiamo per farvi un quadro idilliaco, ma nemmeno è tutto da buttare o rifare, anzi. Il “pasto portato da casa” muove in questa direzione. Partirà infatti a settembre la sperimentazione, dedicata agli alunni delle secondarie statali di primo grado di Treviglio, che ho chiesto di illustrarmi a Federica Rampinelli, dell’Ufficio Servizi Scolastici del comune: «È una novità importante, realizzata per la prima volta nella nostra provincia. Nasce da un tavolo tecnico istituito tra Comune, ATS (Azienda Tutela Salute ex ASL) e dirigenti dei due Istituti Comprensivi. È una risposta che si è pensato di provare a dare a quei genitori che, a più voci, chiedevano di poter lasciare i propri figli a scuola durante la pausa pranzo, ma senza usufruire del servizio mensa. Si è stabilito di provare questo anno sperimentale con gli studenti delle scuole medie, che hanno un numero ridotto di pomeriggi scolastici (due o quattro la settimana) e, soprattutto sono più auto-

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nomi rispetto agli alunni della primaria e dell’infanzia». Le indicazioni redatte dall’ATS spiegano come il consumo del pasto offerto in mensa sia da preferirsi, in quanto offre maggiori garanzie dal punto di vista igienico e dietetico, “pertanto la possibilità alternativa del pasto portato da casa sarebbe da percorrere solo in presenza di oggettive difficoltà e non semplicemente per accontentare le preferenze dei ragazzi”. Il documento illustra i cibi ammessi e quelli proibiti (no a salse e bibite gassate, per esempio), ed invita a variare gli ingredienti nel corso della settimana, dando ampio spazio a frutta e verdura.

Le modalità di iscrizione sono regolate dai due Istituti, che hanno approvato nei rispettivi Consigli un regolamento condiviso. Innanzitutto l’iscrizione al servizio si effettua, presso le segreterie, nello stesso periodo stabilito dall’amministrazione comunale per l’iscrizione alla mensa (c’è tempo fino al 30 giugno), ed è da considerarsi come alternativo ad esso; non è pertanto consentito avvalersi di entrambi nel medesimo anno scolastico. Viene richiesto un contributo forfettario annuo pari a € 20, per coprire le spese di organizzazione e di gestione, e la sperimentazione partirà in presenza di almeno 20 iscrizioni. In base al numero di iscritti, verranno costituiti gruppi composti mediamente da 25 alunni, aggregando studenti di classi diverse, che saranno affidati alla vigilanza di un docente dell’istituto. I ragazzi saranno coinvolti nella pulizia dei locali: dopo aver consumato il pasto, infatti, ognuno dovrà provvedere al riassetto e alla pulizia del banco utilizzato e inoltre due alunni, a turno e per ciascun gruppo, si occuperanno di ripristinare la classe con una sommaria spazzatura del pavimento e la raccolta dei rifiuti. I collaboratori scolastici supervisioneranno le operazioni di pulizia, fornendo i materiali necessari e provvedendo al lavaggio del pavimento laddove ciò fosse necessario. Una bella lezione di economia domestica, servita in pausa pranzo.

Alunni Iscritti al servizio di refezione scolastica Comune Arcene

Scuola infanzia

Scuola Primaria

Secondaria di 1° Grado

Totale

Fornitore del servizio

-

142

53

195

Ser.Car. Spa

Arzago d’Adda

70

114

-

184

Ser.Car. Spa

Brignano Gera d’Adda

78

83

18

179

Ser.Car. Spa

Calvenzano

101

97

44

242

Ser.Car. Spa

Caravaggio

447

535

189

1171

Gemeaz Elior Spa

Casirate

80

141

140

361

Ammin. Comunale

Castel Rozzone

-

122

51

173

Ser.Car. Spa

Pontirolo Nuovo

-

160

61

221

Ser.Car. Spa Gemeaz Elior Spa

Treviglio

567

1177

480

2224

Totale

1343

2571

1036

4950


Buona Commissione

«Stiamo perdendo il contatto sano con il cibo – sostiene la dott. ssa Luigina Marone, responsabile Area Servizi Scolastici del Comune di Treviglio – C’è bisogno di riscoprire un cultura alimentare e darsi parametri condivisi». È in quest’ottica che è stato rivisto tutto il Regolamento del Servizio di Refezione Scolastica, approvato con la D.C. n. 93 del 24.11.2015, tra le cui norme spicca il fatto che, per il prossimo anno scolastico, non potranno iscriversi al servizio gli utenti non in regola con il pagamento delle quote. Ma è stato fatto soprattutto uno sforzo per riorganizzare la Commissione Mensa, che ha mandato annuale ed è formata da rappresentanti di Gemeaz Elior, genitori, docenti, amministrazione e consiglieri comunali. Due i suoi compiti principali: monitora l’accettabilità del pasto con l’assaggio diretto e la compilazione di apposite schede di valutazione, inoltrate al centro cottura entro 24/48 ore, in modo da permettere le opportune verifiche; svolge un ruolo propositivo per le variazioni di menù e le modalità di erogazione del servizio. A questo proposito il presidente, Annamaria Molinai, spiega come siano stati utili gli incontri con ATS, per migliorare le competenze di assaggiatori e commissari: «Faccio parte della Commissione mensa ormai da alcuni anni, ma non ho mai assistito a grandi cambiamenti come in questi ultimi mesi. Con il coordinamento degli assaggiatori non si rischiano più sovrapposizioni, possiamo verificare mese per mese i sopralluoghi nelle varie scuole e, quindi, indirizzare gli assaggi nelle sedi non ancora verificate o che hanno avuto dei problemi. Nell’ultimo incontro del 18 maggio, siamo riusciti a discutere parecchie proposte per il prossimo anno in un clima disteso e di grande collaborazione, come non si vedeva da tempo». Dialogo e confronto, piuttosto che animosità, permettono di conoscere e intervenire più pertinentemente, e in quest’ottica si inserisce la disponibilità espressa da Gemeaz-Elior di far visitare il centro cottura e la relativa cucina ai commissari, affinché tocchino con mano le varie fasi di lavorazione e di cottura, anche della famigerata svizzera di pesce. D.R. Giugno 2016 •

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Associazioni

Le.Ali, Sostegni per figli speciali di Silvia Bianchera

Genitori di Bergamo e della Gera d’Adda si sono organizzati in una grande ed impegnativa rete sociale, pensando al futuro dei loro figli speciali

È

normale che ogni genitore degno di questo nome sia in ansia per il futuro dei propri figli: vorrebbe evitargli ogni dolore, ogni delusione, ma si sa come ciò non sia possibile. Ci sono, però, genitori speciali la cui preoccupazione per il cammino dei loro figli è ben più greve di quanto possiamo pensare. Ed è proprio per conoscere l’attività di queste famiglie che mi trovo seduta in un elegante bar di Treviglio, davanti a un buon caffè. A dire la verità, non riesco a nascondere l’emozione e l’ammirazione che provo al cospetto di queste mamme e questi papà così importanti. Sì, importanti, non c’è altro aggettivo che meglio si attagli per definire questi genitori, così determinati e risoluti nel guardare al futuro dei loro figlioli meno fortunati. «Anche Treviglio (per la precisione Geromina), assieme a Fara Gera d’Adda, oltre che Bergamo – così inizia a parlare Beppe, papà di Andrea – è tra le città del nostro territorio ad aver dato vita, già da tempo, a cinque onlus il cui impegno, come è facile immaginare, è quello di rendere il quotidiano dei nostri figli il più sereno e vivo possibile: con attività ludiche, creative, culturali. I nomi di tali Associazioni sono: “Ceralacca onlus”, “G.C.I. (Genitori Costruire Integrazioni) onlus”, “Fare per Essere onlus”, “Al di là del mio naso c’è”, “Associazione UNICI-APS”. Ma, per il futuro dei nostri figli tutto questo impegno non può bastare, noi genitori un giorno non ci saremo più...». «Come avrai capito – ora è Loredana, la

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moglie di Beppe a continuare – il pensiero primario di noi genitori è il domani dei nostri ragazzi. Ecco perché abbiamo deciso tutti insieme di dare vita a un nuovo Comitato. Le cinque Associazioni, che ha elencato mio marito, sono un po’ come le dita di una mano, che di per sé hanno un valore importante, ma relativo, però se le uniamo creando un pugno, la loro potenza aumenta a dismisura. Noi delle zone trevigliesi siamo senz’altro un po’ duri di carattere, poco domabili forse – mi dice sorridendo – ma quando c’è da agire con concretezza e determinazione, nessuno ci ferma: un po’ come avvenne con la spedizione dei Mille o come sanno operare, quando il bisogno li chiama, i nostri Alpini». Questa recentissima rete a finalità sociali, sarà denominata Fondazione di Partecipazione, e porta il nome di LE.ALI Sostegni onlus. La signora Terry, mamma di Jacopo, è seduta di fronte a me, e mi porge una copia dello statuto, che porta in prima pagina gli articoli 2 e 3 della nostra Carta Costituzionale, che recitano chiaramente come sia compito della Repubblica far sì che ogni cittadino sia “uguale agli altri nella sua dignità sociale”. Vedo riportati anche alcuni articoli della Convenzione ONU tra i quali leggo: “il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità...”. «È il “dopo di noi” – mi dice Beppe – il pensiero fisso di noi genitori, a volte angoscioso, pesante, snervante; ed è proprio partendo dal testo supremo della Repubblica che iniziamo questo lavoro insieme

ad altri genitori. Per questa ragione è stato costituito un Comitato che porta il nome di Comitato Promotore della Fondazione di Partecipazione: è dotato di una sua personalità giuridica, non persegue scopi di lucro, e ha, ovviamente, un insieme di beni vincolati dato lo scopo che si prefigge. Ma va anche sottolineato che noi, mamme e papà, quali fondatori del Comitato stesso, vogliamo essere elementi attivi per lavorare insieme verso una “nuova cultura” della disabilità». Chiedo quindi se esistono in Italia realtà concrete simili alla loro: «Sì – mi risponde Gianluigi, che è papà di Sara – siamo in costante contatto con la Fondazione Idea Vita onlus di Milano, che è anche nostro membro onorario». Terry estrae dalla sua borsa una coloratissima rivista che riporta la lunga agenda delle attività della “sua” Associazione Al di là del mio naso c’è (rivista on line ma anche stampata a Fara Gera d’Adda) che porta l’emblematico titolo di “Seminare Largo”, mentre Loredana, tornando a parlare della futura fondazione, mi delinea ora con chiarezza la figura del monitore, importantissima, fondamentale persona di riferimento anche per il “dopo di noi”, ovvero colui o colei, che dovrà guardare con occhio genitoriale alla persona disabile, per aiutarla a trovare le migliori soluzioni alle problematiche della sua vita. Mi accorgo che sarebbero ancora molte le cose da dire e gli argomenti da trattare, ma non è possibile. E, arrivato il momento di salutarci, mi azzardo a chiedere, dato che i trevigliesi sono più propensi ad agire che non a chiacchierare, come potrebbero fare se qualcuno di loro volesse dare una mano: «Innanzitutto – mi dice Beppe – ci farebbe piacere che i lettori di “tribuna magazine” facessero qualche ricerca su internet per conoscere al meglio il nostro lavoro, e magari chiedere informazioni o farci proposte costruttive, nel caso le reputino importanti. Se poi volessero generosamente contribuire con donazioni rimando per ogni dettaglio al nostro sito www.lealisostegni.org». Con un forte abbraccio ci salutiamo tutti e sei. Sei, non cinque, perché con noi c’è anche Andrea seduto sulla sua sedia speciale.


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Focus sugli Emirati Arabi Uniti

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Focus sugli Emirati Arabi Uniti

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Gli Emirati Arabi Uniti: un’area strategica del Medioriente scelta da un numero sempre crescente di investitori e aziende internazionali, tra le quali, sempre di più, italiane. Dubai e gli altri sei Emirati prospettano svariati vantaggi a chi decide di lavorare in e con gli EAU, vantaggi che, però, sottendono la necessità di conoscere in modo più approfondito le regole che governano questo territorio. Ecco una breve guida del mondo giuridico, economico, politico e imprenditoriale di quello che può essere definito un vero e proprio “ponte tra Oriente ed Occidente” Gli EAU sono una federazione composta da sette Emirati: Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ajman, Umm Al Quwain, Ras Al Khaimah e Fujairah. L’Arabo è la lingua ufficiale, sebbene l’Inglese sia molto parlato insieme a Urdu e Hindi. La popolazione stimata, secondo l’istituto di statistica degli EAU, è pari a 8.26 milioni di persone, di cui solo 1 milione costituito da popolazione locale. La moneta in uso è l’AED, composto da 100 Fils con tasso di conversione fisso US$ 1.00 = AED 3.67. La religione ufficiale è l’Islam. Il più antico insediamento, noto come Dubai, risale al 1799, sebbene ci siano riferimenti storici relativi alla città già a partire dal 1095. Nel 1833 essa è stata istituita formalmente da HH Sheikh Maktoum Bin Buti Al Maktoum ed è rimasta sotto il suo controllo fino al 1892, anno in cui passò sotto la tutela del Regno Unito. La posizione geografica costituisce un punto strategico per il commercio. L’estrazione petrolifera del territorio è piuttosto scarsa, se confrontata con quella dei paesi limitrofi (il 2% del totale degli EAU); lo sviluppo economico prevalente è quindi avvenuto nel settore terziario. Grazie all’edilizia e

alla sua vocazione commerciale, Dubai è caratterizzata da una costante evoluzione, riscontrabile in standard urbanistici di tipo occidentale e in un moderno apparato di servizi commerciali-turistici, finanziari e sociali, mentre è rimasto relativamente in ombra il settore industriale. L’Aeroporto Internazionale di Dubai è altresì scalo di numerose linee che collegano l’Europa all’India e al Sud Est Asiatico, rappresentando, pertanto, un ponte strategico tra Occidente ed Oriente.

Ordinamento giuridico e politico Il sistema giuridico degli EAU viene classificato come “misto civil law-islamico”, in quanto sebbene la legislazione locale derivi, in via generale, da quella egiziana – quindi da una tradizione di diritto civile ove il precedente giudiziario non è vincolante per i casi analoghi già oggetto di sentenza – molte questioni continuano ad essere disciplinate dalla Shari’a (legge Coranica). La costituzione degli Emirati prevede, infatti, che l’Islam sia la religione di Stato e la Sha-

Sede ICE Dubai

ri’a la fonte principale del diritto, pertanto nessuna legge degli EAU può contraddire i principi della religione coranica. Nella prassi, l’applicazione della Shari’a è limitata a questioni di carattere personale dei cittadini emiratini, mentre le attività economiche sono regolate sia da leggi federali che da quelle emanate nei singoli emirati. Il sistema giudiziario è strutturato in un sistema di corti federali e civili. A livello internazionale, gli EAU fanno parte del consiglio di cooperazione del Golfo (CCG), della Lega Araba, dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (OCI), delle Nazioni Unite (ONU), dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), nonché delle altre più importanti organizzazioni internazionali e regionali. Con l’Italia sono stati stipulati degli accordi che regolano la cooperazione economica, militare, finanziaria e culturale. Gli Emirati Arabi sono definibili come una federazione di monarchie assolute. Ognuno dei sette emirati mantiene un’ampia autonomia per gli affari locali e dispone di un proprio esercito. Ogni governo locale si suddivide in municipalità e dipartimenti. Il presidente della federazione è eletto dal Consiglio Supremo Federale composto dai sovrani dei sette membri. Il Consiglio designa anche il vicepresidente, i membri del Sheikh Zayed Road

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consiglio dei ministri (che ha potere esecutivo e legislativo) e i giudici della corte suprema, formula gli indirizzi della politica generale, ratifica le leggi ed i trattati internazionali. Benché le cariche di presidente siano formalmente elettive e rinnovate ogni cinque anni, sono di fatto ereditarie: è consuetudine che il presidente sia lo Sceicco di Abu Dhabi e che il primo ministro sia lo Sceicco di Dubai, che ricopre solitamente anche la carica di Vicepresidente. Il rapporto tra il governo federale e quelli locali è regolato dalla costituzione, che tutela la facoltà degli emirati di mantenere la propria potestà politica e giudiziaria.

Le forme giuridiche delle imprese GPC – General Partnership Company Società composta da due o più partners responsabili in solido per tutti gli obblighi dell’impresa. Questa tipologia è destinata ai soli cittadini emiratini, in quanto i soci sono responsabili dei debiti della società con tutti i loro beni e gli stranieri detengono la maggioranza dei loro assets all’estero. PJSC – Public Joint Stock Company Società simile alle nostre imprese quotate in borsa. La responsabilità di un azionista è in relazione al numero di azioni possedute. Il capitale minimo richiesto per formare una PJSC sono 10 milioni di AED. Per la costituzione di società è necessario un contratto tra soci fondatori, un prospetto supportato da un business plan certificato da un revisore, una “due diligence”, un “memorandum of articles and association”. È richiesto che i soci siano almeno 10 ed il consiglio di amministrazione costituito da un minimo di 3 a un massimo di 15 persone, con mandato non superiore ai tre anni. Il Presidente e la maggioranza dei membri del CdA devono essere emiratini, così come almeno il 51% delle azioni della

Focus sugli Emirati Arabi Uniti Società. I soci possono detenere soltanto il 45% del capitale sociale, lasciando il 65% come quota pubblica. Secondo la legge, le aziende del settore bancario, finanziario e assicurativo devono essere PJSC. PSC – Private Shareholding Company Impresa di partecipazione privata costituita da almeno tre persone. È una società per azioni privata, dove il capitale minimo da investire per la costituzione e partecipazione azionaria è di 2 milioni di AED. Il presidente e la maggioranza dei componenti del CdA devono essere cittadini degli Emirati Arabi. Consortium Company – Joint Venture Società dove due o più partner decidono di dividere profitti o perdite di una o più imprese commerciali. Il contratto può essere scritto, ma non è richiesta alcuna forma pubblica. LLC – Limited Liability Company Società a responsabilità Limitata: il modello più comune di società commerciale formato a Dubai per intraprendere attività commerciali. Può essere costituita da un da un minimo di 2 a un massimo di 50 persone, con responsabilità limitata alle quote e al capitale della società. La percentuale di partecipazione degli emiratini deve essere almeno pari al 51. L’utile o la ridistribuzione delle perdite possono essere riequilibrati con patti parasociali. La responsabilità della gestione può essere conferita sia a partner nazionali che internazionali, oppure a terzi. Le azioni di tale società non sono aperte per la sottoscrizione da parte del pubblico e non possono essere nemmeno emesse come negoziabili. Le licenze rilasciate alle LLC ricoprono una vasta gamma di attività commerciali, ad esclusione del settore bancario, assicurativo e finanziario. Una LLC può essere utilizzata come veicolo preferenziale tra una parte straniera ed una Emiratina, qualora le parti abbiano un obiettivo aziendale comune da raggiungere negli EAU.

Dubai Exhibition Centre

BROC – Branch of Representative Office of Foreign Companies Il diritto societario consente ad una società straniera di esercitare la sua principale attività negli EAU aprendo una filiale o un ufficio di rappresentanza. Se una società estera apre una branch negli Emirati può esercitare liberamente le attività per le quali le è stata concessa la licenza; un ufficio di rappresentanza può praticare soltanto la promozione dei prodotti e dei servizi forniti dalla società controllante, non può svolgere attività di impresa e la condizione principale per la sua apertura è la nomina di un Service Agent (persona fisica o giuridica Emiratina).

Free Zones – Mainland Una Free Zone (zona franca) è tipicamente una porzione delimitata di territorio all’interno della quale si applicano alcune esenzioni rispetto agli obblighi previsti in generale dalla legislazione nazionale. Spesso le zone franche sorgono in prossimità di porti ed aeroporti e storicamente sono state utilizzate come “zone di transito” di merci verso altre destinazioni e luogo di accentramento degli investimenti esteri per attività quali trading, logistica e trasformazione industriale. Sono previste tre tipologie all’interno delle Free Zones: la Branch di società estera o emiratina, la Free Zone Company e il Free Zone Establishment. Dubai Science Park

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tribuna magazine • 35


Focus sugli Emirati Arabi Uniti

Messaggio promozionale

Jebel Ali Port

• La Branch di società estera o emiratina non costituisce un’identità autonoma, in quanto è semplicemente un’emanazione della società madre e può comportare una limitazione per alcune attività, come quelle di trading; • La Free Zone Company è a responsabilità limitata completamente separata, con due/cinque soci; • Il Free Zone Establishment è una società a responsabilità limitata posseduta da un solo azionista. Negli Emirati Arabi esistono 38 Free Zones, ma le più utilizzate ammontano a una decina, situate prevalentemente nella zona di Dubai ed Abu Dhabi. I vantaggi offerti

dalle Free Zones, rispetto al resto del paese, consistono tipicamente in: riduzione del prelievo fiscale in un determinato pe-

riodo di tempo; esenzione dalle limitazioni previste dalle norme sulla composizione dell’azionariato sociale; snellimento della procedura per la costituzione di società e sportello unico per il rilascio di licenze, visti e di ogni altra certificazione relativa alla società costituita nella Free Zone; disponibilità di uffici e magazzini in locazione in vicinanza di porti, aeroporti e dogane; esenzione da dazi doganali per le merci in transito, purché non siano introdotte nel territorio nazionale. Con il termine Mainland si intende, invece, il territorio degli EAU non compreso nelle Free Zones. Le “società Mainland” sono sottoposte alla legislazione societaria presente negli EAU. Le richieste di licenze da parte di queste imprese devono essere rivolte al DED (Department of Economic Development) dei rispettivi Emirati di appartenenza, salvo i casi in cui sia richiesta l’approvazione del Ministero dell’Economia, di altri ministeri o enti di riferimento. Stand ICE a Big 5 - fiera edilizia

I

l dott. Pieralberto Cangelli si occupa di internazionalizzazione delle imprese e innovazione tecnologica dal 2012 con un impegno costante. In questi 4 anni ha organizzato circa 50 iniziative imprenditoriali all’estero, fra incontri B2B, fiere e missioni scientifiche. I paesi target sono stati molteplici, ma il focus principale è stato riposto su Hong Kong, Cina, Medio Oriente – in particolare gli Emirati Arabi Uniti – e Russia, con specifica attenzione alla regione Moscovita. Dottore Agronomo dal 1993, laureato in Scienze Agrarie a Milano, nel 2015 acquisisce una seconda Laurea in Economia presso l’Università degli Studi di Bologna. Dopo la laurea, dal 1994 al 1997 lavora come libero professionista nell’ambito del riciclaggio dei sottoprodotti dell’industria agroalimentare in agricoltura. Nel 1996 partecipa al Pro-

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getto di Concept Farm di alcune multinazionali del seme di mais. Dal 1997 diventa tecnico per la cooperazione agricola presso Confcooperative Bergamo, prima su un progetto dell’allora Ministero dell’Agricoltura e poi per conto delle Regione Lombardia. Segue per alcuni anni i campi prova di mais della Regione Lombardia in collaborazione con il CRA stazione di Bergamo. Passa poi al CSA – centro servizi di Confcooperative Bergamo – seguendo i servizi gestionali. L’ufficio, composto da quattro persone, si occupa di formazione professionale, qualità, sicurezza e ambiente, ma soprattutto di progettazione in ambito regionale, nazionale ed europeo. Dal 2008 e fino al 2016 è direttore dell’Unione Provinciale di Bergamo di Confcooperative, dirigendo contemporaneamente il centro servizi CSA, sino ad oggi. Dal 2013 è presidente di Futura soc. coop., start

up innovativa con sede presso il Parco Tecnologico Padano di Lodi – centro di ricerca sulle Biotecnologie Agrarie – e membro del CDC (comitato di controllo) del CaTAL, Cluster Agrofood Lombardia.


Foto di Enrico Appiani

Arte

“Memento Homo” di Daniela Regonesi

Grande successo ed affetto hanno accompagnato la proiezione del documentario dedicato a Trento Longaretti

I

l 23 maggio scorso è stato possibile ammirare anche a Treviglio – dopo la prima del 29 marzo a Bergamo e la proiezione all’Accademia di Brera del 12 maggio – il documentario “Memento Homo”, presentato nel salotto dell’Ariston Multisala nella città natale del protagonista, Trento Longaretti.

Il progetto, realizzato da Teamitalia Videoproduzioni – in collaborazione con Associazione Trento Longaretti e con il sostegno della Fondazione Credito Bergamasco – si è articolato in nove mesi di lavoro a stretto contatto con il pittore, rivelatosi meticoloso e riservato, e di incontro con i volti e i luoghi

che hanno caratterizzato la sua esistenza. Sulle note di Chopin lo vediamo tra i banchi dell’Accademia di Brera conversare con gli studenti, o nell’Accademia Carrara che lo ha visto insegnante e direttore, o ancora passeggiare per Città Alta, dove ha scelto di vivere. Non mancano le testimonianze, dai critici ai maestri contemporanei d’arte, dai collezionisti ai famigliari, ma su tutte spicca la sua, diretta, di artista e grandissimo lavoratore. Le riprese ci permettono di seguirne la quotidianità, semplice e al contempo straordinaria: ogni mattina si siede davanti al cavalletto e comincia il suo lavoro. Poter ammirare il prodigio in cui il bianco della tela, dapprima con poche linee e poi via via con sempre più dettagli, si popola di quegli “ultimi” in cammino alla ricerca della felicità, dà testimonianza di quel «Dono divino», come lui stesso definisce la sua arte. Oggi sono i profughi, ieri i mendicanti, ma per loro, i “poveri diavoli”, Longaretti mantiene quella capacità di cogliere l’intimo della natura e di veicolare messaggi profondi, sempre con stile discreto e delicato: una specie di «pretesa di portare nelle case della gente che mi ha comprato un quadro, dato il soggetto che io tratto, il ricordo che c’è qualcuno che sta peggio», spiega; da qui il titolo del documentario. La giovane regista Teresa Sala, che prima di cimentarsi nella realizzazione del film non conosceva il professore, si è dichiarata «Innamorata dell’arte e della sua arte», che ha saputo ritrarre fedelmente, trasferendo sullo schermo la devozione totale e l’amore per la professione che accompagnano Longaretti in tutta la sua lunga, quasi centenaria, vita. Il pittore ha apprezzato il film, che ha definito «Un atto di affetto che mi ha fatto molto piacere», e soprattutto la calorosa accoglienza ricevuta nella sua città natale: «Mi commuove tutta questa gente, miei concittadini. Bergamo è la mia seconda patria, ma la mia patria è Treviglio». Giugno 2016 •

tribuna magazine • 37


Cultura

M.A.G.O. un museo da scoprire di Diego Defendini

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Il castello di Pagazzano ospita la preziosa collezione dei reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi per la realizzazione delle grandi opere infrastrutturali

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agazzano è recentemente salita agli onori della cronaca grazie alla mostra “Andy Warhol e l’Italian Pop”, allestita nella sala del torchio del Castello Visconteo, e apprezzata da moltissimi visitatori, tra i quali il famoso storico dell’arte Vittorio Sgarbi. Non molti sanno, però, che la costruzione ospita al suo interno anche un’altra “perla” della Bassa: il museo M.A.G.O., acronimo di Museo Archeologico Grandi Opere. Lo spazio espositivo ospita al suo interno tutti i reperti archeologici rinvenuti durante gli scavi per la realizzazione della BRE. BE.MI (l’autostrada che collega le tre grandi “capitali” economiche della Lombardia, Brescia, Bergamo e Milano), della TAV nel tratto Brescia-Treviglio, e delle opere accessorie e connesse a queste infrastrutture. Il M.A.G.O. propone una serie di reperti storici che risalgono all’epoca romana e paleocristiana, fino all’età della dominazione longobarda della pianura padana. Molte le rarità presenti, come ad esempio la situla, un vaso cerimoniale in bronzo con decora-

zione figurata, risalente V secolo a.C., primo esemplare di questa tipologia ritrovato nell’intera Lombardia; oppure una serie di dioboli, monete in argento poco comuni, appartenenti ad un guerriero vissuto nel secondo secolo avanti Cristo nei territori dell’odierna città di Bariano. Oltre a queste rarità, il museo ospita anche una serie di altri reperti importantissimi dal punto di vista storico e culturale. Si va, ad esempio, dalle ceramiche e dagli oggetti di vita comune ritrovati nella necropoli rinvenuta a Caravaggio, fino alla statuetta di bronzo di un cavaliere rinvenuta tra i resti di una antica villa romana che sorgeva sui nostri territori. Affascinante scoperta è stata anche quella della necropoli longobarda, venuta alla luce nel comune di Fara Olivana, risalente al II secolo dopo Cristo, contenente ben 103 tombe funerarie, in cui sono stati ritrovati monili decorativi come croci in oro, fibbie ed anche armi, quali lance acuminate e parti di antichi scudi. Questo straordinario museo ci racconta del nostro lontano passato, ma strizza l’occhio al futuro e alla tecnologia: sono diverse, infatti, le integrazioni tecnologiche alle


opere esposte, capaci di far immergere il visitatore in un’esperienza culturale e storica a tutto tondo. All’ingresso, ad esempio, è presente un’innovativa postazione di “realtà aumentata”, fruibile utilizzando i tablet presenti nella struttura: puntando il dispositivo verso quella che, ad occhio nudo, sembra la pianta di una capanna preistorica ritrovata nella zona, si può vedere sullo schermo del dispositivo una ricostruzione tridimensionale della stessa, avendo inoltre la possibilità di ingrandire e osservare l’abitazione da diverse angolazioni, in base a come si orienta il device che si sta impugnando. Altra interazione tecnologica dal notevole impatto è quella della fedele ricostruzione grafica a computer dei volti di un uomo, di una donna e di una bambina dei quali sono stati trovati i resti tumulati. Un museo unico e importantissimo il M.A.G.O., che racchiude in sé reperti storici di grande valore e, soprattutto, strettamente legati al nostro territorio e a quelle popolazioni che hanno vissuto nelle nostre terre e che ora, piano piano, stanno tornando a noi raccontandoci una storia millenaria ricca di fascino.

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Le Aziende informano

Finalmente Giulia!

D

opo la presentazione della versione sportiva da 510CV, proprio mentre andiamo in stampa, Giulia, la nuova creatura del Biscione, fa bella mostra di sé e si presenta al pubblico nelle sue diverse versioni (cinque allestimenti e cinque nuove motorizzazioni, tra cui i nuovi 2.2 Diesel da 150 CV e da 180 CV): un evento speciale per celebrare il ritorno di un marchio più che secolare, da quel 24 giugno del 1910 quando a Milano venne fondata l’Anonima Lombarda Fabbrica Automobili. Una vettura senza compromessi: basta sedersi a bordo del nuovo modello per capire che si sta per entrare in una dimensione diversa, dove il fulcro di questa creazione è il guidatore, con le sue emozioni e la sua voglia di vivere un’esperienza di guida esaltante. Merito della sensibilità dello sterzo, della risposta dell’acceleratore e delle reazioni immediate del cambio e del freno. A queste caratteristiche si deve aggiungere la scelta della trazione posteriore o integrale, che non è solo un tributo alle radici più autentiche del mito Alfa Romeo, ma anche una soluzione tecnica che assicura prestazioni elevate e grande divertimento. “La meccanica delle emozioni”: questo in sintesi il fil rouge che lega la nuova filosofia industriale del marchio a prodotti che si inseriscono ad alto livello su un mercato sinora dominato dalla presenza dei grandi gruppi tedeschi: e lo fa con le migliori capacità progettuali e tecniche della tradizione tipicamente italiana. Sarà il mercato a giudicare, ma

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crediamo che le premesse siano effettivamente entusiasmanti per tornare a valorizzare una grande tradizione che conta migliaia di appassionati in tutto il mondo, fedeli a modelli che dagli anni ’30 (8C Giulietta Sprint, Giulia, e l’indimenticabile spider Duetto) hanno popolato i sogni degli automobilisti. Ne abbiamo parlato con Fabio Baccanelli, AD dell’omonima concessionaria, presenza storica del nostro territorio per il marchio Alfa Romeo: «In effetti è un momento particolarmente positivo per Alfa: il successo di Mito e Giulietta ci fa ben sperare anche per la nuova Giulia. Le sensazioni sono molto buone, i clienti che hanno avuto occasione di apprezzarla in preview sono entusiasti ed abbiamo già parecchi ordini in portafoglio. È una vettura con cui miriamo ad entrare nel mercato fino ad oggi dominato dalle concorrenti tedesche, con un modello dai contenuti estetici e tecnici assolutamente di prestigio».

E il punto vendita di Treviglio? «A Treviglio eravamo presenti da anni, ma la sede non era più adatta a gestire tutte le nostre esigenze: abbiamo una gamma che cresce (sono previsti altri due modelli entro l’anno prossimo), senza dimenticare che siamo anche uno dei principali punti in Italia di Mirafiori Outlet per le vetture aziendali e a chilometro zero. Nel frattempo continuiamo a servire ed assistere la nostra clientela nel punto vendita di Romano di Lombardia; entro fine anno inizieremo, tra l’altro, la costruzione del nuovo show-room a Romano, in attesa di identificare uno spazio adeguato anche su Treviglio, che resta un territorio per noi fondamentale e a cui siamo molto legati, anche per il grande apprezzamento che ha sempre dimostrato per il marchio Alfa Romeo». Nel dare il benvenuto a Giulia salutiamo allora un atteso ritorno di eccellenza della grande tradizione di design e tecnologia italiana!


Foto di Enrico Appiani

Libri

I luoghi del lavoro di Daniela Invernizzi

Viene pubblicato, dopo una lunga gestazione, il quinto volume dedicato alla Pianura Bergamasca scritto da Barbara Oggionni

“A

tutte le donne che hanno insegnato e continuano a insegnare ai loro figli il lavoro più faticoso e importante: il lavoro domestico” Con questa dedica si apre l’ultima fatica di Barbara Oggionni, architetto, docente e scrittrice, che nei giorni scorsi ha presentato il quinto volume della Collana “Alla scoperta della Pianura Bergamasca” promossa dal sistema culturale integrato, e che porta il titolo “I luoghi del lavoro”. Si tratta di una ricerca, faticosa e tutt’altro che esaustiva, come ha sottolineato l’autrice, su quelli che sono stati i luoghi “principe” del lavoro nella Bassa bergamasca, rappresentati in primis dalle cascine, ma anche dai mulini, dalle cave e poi dalle prime fabbriche. Un lavoro difficile sia per la vastità dell’argomento, sia per la difficoltà di reperire notizie e documenti certi, sia per la necessaria, ma

complicata, opera di selezione dei luoghi e degli edifici. «Alla fine abbiamo optato per quelli maggiormente legati al territorio e che più fisicamente hanno trasformato il paesaggio» ha spiegato Oggionni. Il primo luogo scelto è ovviamente la terra, in omaggio al nostro passato agricolo e alle nostre cascine, di cui il nostro territorio è molto ricco: «Ne sono state censite una trentina, anche se ce ne sono di più. Alcune però sono completamente abbandonate, spesso rifugio di sbandati; altre invece sono ancora in attività e molto ben condotte, in linea con i tempi (vedi Cascina Pezzoli, diventata fattoria didattica). Lo scopo di questo libro non è solo quello di farle conoscere, ma anche di lanciare un grido di aiuto affinché se ne possa salvare il maggior numero possibile». Con le cascine anche i mulini, legati al sistema della macinatura ma anche ad una attività artigianale più ampia, e che a Treviglio

sono ben rappresentati dal mulino Fanzaga. Poi il capitolo sulle cave e sull’attività estrattiva, che ha avuto un’incidenza notevole sul paesaggio originario. «Pur avendolo notevolmente modificato, è bene ricordare – ha detto l’autrice – che, grazie alle cave, non solo è stato possibile realizzare moltissime costruzioni, ma che di esse poi si è fatto tesoro trasformandole in luoghi ricreativi e anche didattici». Il terzo capitolo è dedicato all’architettura industriale, che ha inciso fortemente sul territorio e sul tessuto sociale, specie attraverso l’attività delle filande. Oltre al luogo del lavoro vero e proprio, in questo caso la Oggionni si è soffermata anche sulle strutture annesse alle fabbriche, ovvero quelle case operaie che oggi sono il vanto di paesi come Crespi d’Adda, ma anche di Treviglio e di Fara. Un’attenzione particolare è stata data poi alle rogge e alle deviazioni fatte dall’uomo nel corso del tempo. Tutte queste attività lavorative hanno dato vita anche a società di mutuo soccorso con le quali le popolazioni delle nostre terre, abituate a vivere nelle comunità delle cascine, si davano vicendevolmente un aiuto e che ancora oggi sono una caratteristica nostra. Il libro è pieno di belle fotografie realizzate da alcuni studiosi del territorio, come Riccardo Caproni, ma anche da studenti della professoressa Oggionni, come Ivan Mascaretti, che ha ringraziato per averla accompagnata anche nelle lunghe perlustrazioni in cascine abbandonate e pericolose. Moltissime sono comunque le persone che l’autrice ha voluto menzionare e ringraziare, dai responsabili della biblioteca di Treviglio agli studiosi del territorio, che insieme a lei hanno svolto il faticoso lavoro di ricerca e selezione. Nella parte finale, il libro raccoglie una carrellata di dipinti, anch’essi selezionati, che raffigurano il lavoro e la condizione dei lavoratori. «Scrivere questo libro è stato davvero difficile – ha concluso, commentando queste immagini – ma è proprio pensando a loro, alla fatica dei lavoratori, all’anima dell’uomo, che l’ho svolto con piacere e tanta passione». Giugno 2016 •

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Le Aziende informano

Cultura

Situazione Macroeconomica

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onostante le divergenze degli interventi delle principali Banche Centrali, a livello globale la politica monetaria resta espansiva. La crescita mondiale dovrebbe avvicinarsi al potenziale e si conferma modesta. Anche se il prezzo del petrolio spinge al ribasso i tassi di inflazione, non ci si aspetta un contesto deflazionistico di lungo periodo. Si prevede un aumento della volatilità sui mercati soprattutto intraday. Gli utili piuttosto modesti e i costanti timori circa le prospettive di crescita di alcuni Paesi emergenti potrebbero temporaneamente frenare l’andamento dei mercati azionari e, nel breve periodo, rendere preferibile un’allocazione più difensiva. Nel quadro di una crescita modesta e con rendimenti reali contenuti, i dividendi continueranno a

rappresentare un elemento importante nella performance azionaria complessiva. Per quanto riguarda il comporto obbligazionario governativo area euro (titoli di stato) ci si attende un po’ di volatilità nel prossimo mese (allargamento dello spread) con l’avvicinarsi delle scadenze da rifinanziare della Grecia e con il referendum nel Regno Unito sulla Brexit. team.advisor.3v@gmail.com

Premio Nazionale Tre Ville di Pinuccia D’Agostino

Assegnati i premi del concorso di narrativa e poesia giunto alla sua diciottesima edizione

D

iciotto anni di attività ininterrotta ed un crescendo continuo di adesioni da ogni parte d’Italia: il Premio Nazionale “Tre Ville”, creato e realizzato dall’Associazione Culturale Clementina Borghi, ha raggiunto la maggiore età e l’ha festeggiata lo scorso 28 maggio all’Auditorium della Banca di Credito Cooperativo con una bella cerimonia di premiazione, alla quale sono intervenute, portando il saluto della città, alcune importanti personalità del mondo amministrativo e culturale trevigliese; mentre la meritata cornice del premio era costituita dai numerosi vincitori e premiati di questa ultima edizione: Rita Imperatori, Rodolfo Vettorello, Rosy Gallace, Daniele Lotti, Marilisa Trevisan per la poesia; Alia, Debora Dipietra, Ornella Sala, Michele Pelosi, Andrea Dilaghi e Luigi Manca per la narrativa. A questi si aggiungono i ben meritati premi della sezione Junior: a Sara Boccassi, che si rivela abile narratrice e sensibile giovane poetessa, e ad Alessia Tagliabue, che ha ben meritato il primo premio con un racconto sul tema del bullismo tra gli adolescenti. Un ulteriore riconoscimento al racconto che meglio ha interpretato il ruolo della donna nella società è stato assegnato dal Club Soroptimist di Treviglio e Pianura

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2016-01

bergamasca a Marina Scrivani; menzione di merito anche per la concorrente portatrice di Sla, Roberta Scappaticcio per la poesia, “Donna”. Il Club Soroptimist collabora da alcuni anni con l’Associazione trevigliese, sia per questo concorso, con una vera e propria sezione, sia con altre iniziative culturali cittadine. Ai vincitori sono stati, quindi, distribuiti premi in denaro per i primi classificati e, per il premio Soroptimist, alcuni libri ed un bel quadro donato alla Clementina Borghi dal pittore Battista Mombrini. Ma a sottolineare la maggiore età del concorso, va ricordata la pubblicazione di un piccolo volume, dal titolo “In prosa e in versi” che contiene tutte le opere degli autori premiati e menzionati. La pubblicazione è giunta alla sua terza edizione e sta diventato un’ambita antologia letteraria, che testimonia l’impegno della Clementina Borghi nella diffusione della cultura presso tutti, ma in modo particolare presso i giovani. I tre volumi della collana “In prosa e in versi” possono essere acquistati telefonando all’Associazione o contattando la segreteria della stessa attraverso il sito web.

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Arte

Ritratto di Giovinetto* di Francesca Possenti

Con questa opera cominciamo un viaggio alla scoperta di opere note e meno note grazie alla professoressa Francesca Possenti, docente di Storia dell’arte

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orrei presentarvi una tela un po’ misteriosa, almeno per quanto concerne il suo autore. Il dipinto raffigura un ragazzino che volge lo sguardo verso lo spettatore. L’atteggiamento è poco naturale e un po’ impacciato: con un braccio infatti solleva il mantello e con l’altro tiene il cappello di cui si scorgono in basso le piume. Il bambino, posto leggermente di tre quarti, è vestito con un abito da cerimonia di colore grigio sulla cui stoffa possiamo notare i segni di cuciture e ricami. La resa accurata dei dettagli è una caratteristica propria della pittura olandese e fiamminga che, già a partire dal Rinascimento, si soffermava sui particolari, evidenziandoli in maniera spesso ossessiva ed innaturale. Il colore grigio domina nel dipinto, declinandosi secondo diverse tonalità che sfu-

mano l’una nell’altra in modo graduale e raffinato. L’abilità del pittore è evidente anche nella bellissima gorgiera, che è rappresentata soffice e leggera, costituita da più strati. Da notare anche la resa pittorica dei merletti a punte, che adornano la parte finale delle maniche, e che rimandano alla moda olandese del tempo. Il fanciullo ha uno sguardo tenero ed infantile, rivolto verso lo spettatore, che lascia trasparire tristezza ed un velo di malinconia. La luce illumina lateralmente il viso lasciando in ombra la parte destra, che sfuma delicatamente conferendo volume. Sull’incarnato del volto, dipinto con pennellate delicate e con la tecnica dello sfumato, si riflettono le ombre grigie della veste. Lo sfondo scuro e senza particolari concentra l’attenzione sul soggetto raffigurato,

mentre la gorgiera candida mette in luce il colore rosato del viso. L’opera è forse da attribuirsi a Paulus Moreelse (Utrecht 1571-1638), un pittore ed architetto olandese che probabilmente si è formato a Delft presso il noto ritrattista Michiel van Miervelt. Moreelse stesso divenne un ritrattista di fama, molto ricercato dalla committenza, come dimostrato dal notevole numero di ritratti conservati nei maggiori musei del mondo. Nelle sue opere si possono notare alcuni caratteri che saranno poi propri del grande Rembrandt: i suoi ritratti sono naturali e vivi, sempre espressivi, i particolari dipinti in modo molto accurato, ma senza mai eccedere. Il fatto che si sia formato a Delft non può lasciarci indifferenti se pensiamo che questa cittadina darà in seguito i natali al grande pittore Jan Vermeer (Delft 1632-1675). Se mettiamo a confronto il dipinto in esame con due opere di Paulus Moreelse, il “Ritratto di ragazza” detto “La piccola principessa”, conservato al Rijskmuseum di Amsterdam ed il “Ritratto di bambino”, di proprietà del Metropolitan Museum di New York, possiamo notare che la posa, la resa dei merletti sui polsi e l’atteggiamento dello sguardo sono realizzati in maniera simile: ciò ci porterebbe a concludere che anche il “Ritratto di Giovinetto” conservato al Museo Civico “Ernesto e Teresa della Torre” di Treviglio sia opera di P. Moreelse. * Pittore olandese attivo nella prima metà del XVII secolo (forse Paulus Moreelse) Olio su tela, cm 86,1 x 66,5 Museo Civico “Ernesto e Teresa della Torre”, Treviglio

Una finestra sull’arte

“L

a bellezza salverà il mondo” afferma il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij. Nel suo piccolo, anche tribunaTV vuole dare il suo contributo, e vi invita ad affacciarvi a Una finestra sull’arte, rassegna speciale curata dalla professoressa Francesca Possenti. Questo mese ci presenterà il Ritratto di Miss Grace Henshaw – opera del 1756 di J. Reynolds conservata nel Museo Civico di Treviglio – e, per chi non avesse potuto visitarla o volesse ripercorrerla, sul nostro portale è ancora disponibile la puntata relativa a Andy Warhol in mostra a Pagazzano, realizzata in occasione dell’esposizione “Andy Warhol e l’Italian Pop”. Appuntamento dunque su www. tribunatv.tv D.R. Giugno 2016 •

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Musica

La voce di noi giovani di Silvia Martelli

La Consulta Studentesca Provinciale di Bergamo ha organizzato il suo primo grande evento musicale “Se vi chiedessimo di pensare a qualcosa di bello? Qualcosa come un concerto, un concerto in cui si esibiscono ragazzi, un concerto in un caldo pomeriggio primaverile e nell’elettrizzante serata che ne seguirà? Ecco, se vi chiedessimo di pensare a qualcosa del genere, come reagireste? Eravamo così curiosi di saperlo che lo abbiamo organizzato per davvero”. Questo l’invito della Giornata della Musica (GDM) che si è tenuta sabato 7 maggio, presso il Parco della Fara a Bergamo Alta, dalle ore 16 alle ore 24. L’evento è stato organizzato da noi cosiddetti “consultini”, in altre parole membri della Consulta Provinciale Studentesca di Bergamo, l’organismo di rappresentanza degli studenti delle scuole secondarie della provincia di Bergamo (due studenti di quarta o quinta superiore per ogni scuola), tra cui i Salesia-

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ni Don Bosco, il Simon Weil e l’Oberdan. Sebastiano Goggia, diciannovenne dell’ITIS Pietro Paleocapa e presidente di Consulta, racconta che è un progetto che la rappresentanza sognava da tempo. L’iniziativa, nata dal vivo desiderio di far esplodere la tipica vitalità giovanile e condividere passioni, si riprometteva tuttavia di essere oltre che un momento di svago anche una vera dimostrazione di rispetto consapevole delle regole. «Proprio per questo mi rivolgo a voi ragazzi con un appello contro lo sballo e gli eccessi – ha detto Sebastiano ai giovani presenti – e soprattutto con un invito all’osservazione delle norme come vera e propria forma di rispetto, prima verso se stessi e poi verso gli altri». La GDM voleva dunque tramutare in musica i valori della consapevolezza, della partecipazione, della diversità come risorsa e della condivisione reciproca, puntando le luci su energia e creatività, e riuscendo pienamente nel suo obiettivo. Infatti, circa 2.000 studenti hanno partecipato all’evento, assistendo alle scoppiettanti esibizioni di dieci gruppi, dallo stile house a quello rock, dal pop al rap. Sebastiano si ritiene pienamente soddisfatto: «Ovviamente consideriamo questa, essendo alla prima edizione, una grande vittoria da parte della consulta provinciale, poiché grazie alle nostre forze è stato possibile creare un evento nuovo, all’insegna della legalità e del rispetto civico». La GDM si è rivelata dunque un divertimento sano e innovativo, concretizzazione del suo stesso slogan: “Ci piace la musica, ci piace organizzare, ci piace coinvolgere”.

Il concerto per la festa della Repubblica di Daniela Invernizzi

Torna l’atteso omaggio del Corpo musicale Città di Treviglio durante le celebrazioni del 2 giugno


Leonardo ed Enrica - Occhiali

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reviglio inaugura alla grande il mese di giugno con il tradizionale concerto per la Festa della Repubblica, uno degli appuntamenti irrinunciabili con il Corpo musicale città di Treviglio, insieme al concerto di Natale e a quello per la festa della Madonna delle Lacrime. Anche quest’anno, dunque, il maestro Paolo Belloli e tutto il corpo musicale in gran spolvero renderanno omaggio alla Repubblica, di cui si celebra il 70° anniversario. Come sempre accade per questo concerto, il maestro Belloli proporrà una selezione accurata dei brani che più si adattano all’occasione, introdotti dall’immancabile Inno di Mameli.

Il programma: • Tancredi (Sinfonia) di Gioachino Rossini • Parata d’eroi (marcia) di Francesco Pellegrino

Il Lusso...

Qualità e innovazione

• Danze Ungheresi n.5-6 di Johannes Brahms • Piccola Suite Kezmer di Franco Arrigoni • Centenario (Grande marcia da concerto) di Paolo Belloli • Giocherello di Silvano Scaltritti • Celebration di Marco Marzi • Danza diabolica di Joseph Hellmesberger jr. Il concerto si tiene mercoledì 1 giugno presso il Chiostro del Centro Civico culturale, a ingresso libero. Presenzieranno tutte le autorità civili e militari, dal commissario prefettizio Alfredo Nappi, probabilmente alla sua ultima uscita pubblica come commissario di Treviglio, fino ai vertici di tutte le forze dell’ordine e delle associazioni combattenti e reduci. Giugno 2016 •

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Personaggi

Il cielo stellato di Andrea Possenti di Daria Locatelli

Osservare con sguardo curioso l’universo in compagnia dell’astrofisico trevigliese

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li uomini hanno delle stelle che non sono le stesse. Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide. Per altri non sono che delle piccole luci. Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi”: così descrive gli astri Antoine de Saint-Exupéry ne “Il piccolo principe”. Le stelle non sono problemi, ma una passione innata per il sapiente Andrea Possenti, astrofisico trevigliese. «Non ricordo di aver mai voluto fare altro nella vita, il cielo mi ha appassionato da sempre» mi risponde sorridendo, nel momento in cui domando quando sia nato in lui l’interesse per l’astronomia. Un richiamo di curiosità per l’universo che si è tramutato in studi e professione: laurea in fisica presso l’Università degli Studi di Milano, dottorato di ricerca a Bologna, direzione dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari INAF dal 2010. Quando si parla di e con Andrea Possenti non si può che associare il suo nome a quello di “pulsar doppia”, oggetto della scoperta che l’astrofisico ha fatto nel 2003 e che gli chiedo di illustrarmi. «Già ai tempi del dottorato la mia attenzione era riposta sullo studio delle pulsar, scoperte da Antony Hewish nel 1967. Esse si formano al termine della vita di una stella: in un diametro di pochi chilometri (sull’ordine di grandezza di quello di una città) contengono una massa minore del corpo originario, ma pari a quella del Sole, compressa a tal punto da avere una

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densità tipica del nucleo interno degli atomi. La particolarità di queste “stelle di neutroni” è insita anche nell’elevata velocità di rotazione che, combinata all’azione del campo magnetico, crea un fascio di onde radio – da qui il nome radio pulsar – a periodi ciclici». Rassicurandosi di non entrare in troppi dettagli scientifici, Possenti prosegue: «Poiché gli impulsi vengono emessi in modo stabile, ossia misurabile, è possibile paragonare le pulsar a degli orologi naturali, studiando i quali si sarà sempre più in grado di verificare l’applicazione della teoria della relatività generale. La “pulsar doppia” è stato il risultato di una serie di esperimenti che ho eseguito, insieme a dei colleghi, a partire dagli anni ’90 in Australia. Abbiamo individuato il primo sistema binario composto da due pulsar legate fra loro da una relazione orbitale caratterizzata da un periodo di rotazione estremamente ridotto, una relazione orbitale mai più riscontrata così stretta nei sistemi scoperti in seguito. Due stelle di neutroni in rotazione, quindi due “orologi”, sono il miglior laboratorio che la natura ci ha messo a disposizione per studiare la relatività e misurare, in modo sempre più preciso, quanto le teorie attuali riproducano quello che accade, il come e il perché». Chiedo, quindi, all’astrofisico quale altra scoperta ambirebbe a fare e risponde: «Qualunque cosa nuova ripaga questo mestiere, capire come funziona e quale sia il suo posto nell’universo è per me una grande sco-

L’astrofisico Andrea Possenti L’inaugurazione del Sardinia Radio Telescope. SRT è uno dei progetti di punta dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), un innovativo radiotelescopio situato in Sardegna, a circa 40 km a nord di Cagliari, in località Pranu Sanguni, nel comune di San Basilio. Alto circa 70 metri e dal peso di oltre 3000 tonnellate, ha una parabola dal diametro di 64 metri La sede dell’Osservatorio Astronomico di Cagliari, nel comune di Selargius Andrea Possenti con il Sardinia Radio Telescope (SRT) sullo sfondo.

perta. Se dovessi identificare quella ideale direi: trovare una pulsar orbitante intorno a un buco nero, ma questo è un desiderio comune a tanti altri scienziati, oltre che a me. Essere curiosi è l’atteggiamento che ci consente di imparare qualcosa di nuovo tutti i giorni». A proposito di curiosità, mi piacerebbe avere proprio da chi ama, studia e osserva da sempre i corpi celesti, la sua definizione di stella: «Da un punto di vista astrofisico – afferma Possenti – la stella è un agglomerato di materia tenuto insieme dalla gravità. Sono fermamente convinto che al di fuori delle dinamiche lavorative non si debba separare l’aspetto scientifico da quello umanistico, per cui quando cerco di descrivere le stelle, come mi stai chiedendo, non posso fare a meno di raccontare che mi piace spesso guardare il cielo di notte, esattamente come quando ero un ragazzino. Osservare quei punti che brillano e cercare di scoprire perché lo fanno non toglie emotività al cielo, anzi la aggiunge, perché ti aiuta a capire che posto occupi in quello che è il videogame con cui giocano gli astrofisici, ovvero l’universo». Treviglio, nell’universo di Andrea Possenti, che posto occupa? «Innanzitutto le mie iniziali attività da astrofilo si sono svolte sul terrazzo di casa dei miei genitori. Anche nelle mie prime fasi professionali – quando non c’era a disposizione la tecnologia informatica odierna, grazie alla quale è facilitata l’osservazione del planetario da ogni posto del mondo – per calcolare le sorgenti sulle quali puntare il mio telescopio ragionavo su quali sarei riuscito a vedere proprio dalla mia città».


Quali consigli poter dare ai giovani che si avvicinano alla scienza? «Il mio suggerimento è di guardare dentro di sé e capire quanta passione si ha per la ricerca. Senza una forte motivazione non è possibile riuscire a fare questo mestiere così difficile e impegnativo divertendosi, e l’entusiasmo deve guidare tutti gli studi per la comprensione del cosmo. Altre qualità indispensabili sono la perseveranza e la pazienza. Con il passare degli anni è diventato sempre più complicato tradurre in professione l’attitudine per

SERVIZI DI CARPENTERIA

il campo scientifico. Nonostante il numero di persone stimolate a fare ricerca sia aumentato, quello degli sbocchi lavorativi non ha lo stesso trend ed è perciò fondamentale che la determinazione e la costanza guidino gli aspiranti astrofisici in tutto il loro percorso». La chiacchierata con Possenti potrebbe proseguire a oltranza, tanto è grande il fascino che le sue parole e la sua passione per il cielo trasmettono in chi ha la fortuna di incontrarlo. Mi piacerebbe poter presenzia-

re alla cena ideale che propongo ad Andrea, al quale chiedo quali uomini di scienza vorrebbe invitare se ne avesse la possibilità: «Al tavolo dei miei sogni sarebbero seduti: Albert Einstein, Carl Friedrich Gauss e Georg Cantor». Dice il Piccolo Principe al serpente “Mi domando se le stelle sono illuminate perché ognuno possa un giorno trovare la sua”: di sicuro, lasciando che la curiosità guidi il nostro sguardo quando si osserva il cielo, qualcuno potrà rispondere a questa domanda.

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Personaggi storici

L’Abate Cameroni, patriota e illuminista di Elio Massimino

Protagonista del Risorgimento, vedeva nella cultura la via per il riscatto sociale e l’emancipazione delle donne

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alla Chiesa Cattolica ogni tanto emergono dei religiosi in anticipo sui tempi e quindi oggetto di ostracismo da parte delle gerarchie. Nel ‘900 abbiamo avuto don Lorenzo Milani, padre David Maria Turoldo e don Primo Mazzolari, per rimanere in Italia. Nel secolo ancora precedente, un caso interessante mi sembra quello dell’abate trevigliese Carlo Cameroni (1793-1862). Non posso dire che sia stato “perseguitato” dai suoi superiori, anche perché era sotto la protezione del governo piemontese, ma certamente era in netto contrasto con le direttive politiche della Chiesa di San Pio IX, dato che svolse un ruolo di rilievo nel nostro Risorgimento. Non era un timido prete di provincia ma un uomo deciso e colto, come si può intuire osservandolo nel bel ritratto di Eliseo Sala conservato nel museo di Treviglio, e infatti ricopriva la carica di vice presidente della Società per l’I.R. Strada Ferrata Ferdinandea (la Milano-Venezia) quando la Guardia Civica milanese, dopo le “Cinque giornate”, lo inviò a Torino a perorare l’intervento di Carlo Alberto. Non deve sorprendere che un prete venisse incaricato di una tale missione: in quel momento lo scontro con l’Austria sembrava svolgersi con la “benedizione” di Pio IX, ma presto il Pontefice avrebbe preso le distanze dai patrioti, per diventare un irriducibile nemico del Risorgimento. Ma non l’Abate Cameroni, che invece continuò a lavorare per l’Unità d’Italia.

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La Prima guerra di indipendenza (1848), come è noto, si concluse con la sconfitta del Piemonte e il ritorno degli Austriaci in Lombardia. Molti patrioti si rifugiarono in Svizzera (tra questi Tommaso Grossi) e ancora più numerosi furono quelli che ripararono in Piemonte. Come detto, il nostro abate si trovava già a Torino, dove venne nominato vicepresidente del “Comitato Centrale per i Soccorsi agli Emigranti Italiani”, l’organismo governativo creato apposta per assistere le molte migliaia di rifugiati per motivi politici che da tutta Italia confluivano in Piemonte. Tutto sembrava perduto per chi sognava l’Italia unita: l’Austria era più forte che mai e negli stati della penisola, Vaticano compreso, le forche erano in piena attività contro i patrioti, ed erano state revocate le costituzioni concesse sotto la pressione dei moti del ‘48. Faceva eccezione il Piemonte, che proprio nel momento più buio della sua storia, seppe conquistarsi il ruolo di guida del Risorgimento. L’apertura delle frontiere di quel piccolo stato a decine di migliaia di rifugiati politici di tutta Italia si inquadra nella sua politica liberale e nel formidabile processo di riforme che ne fecero lo stato più moderno d’Italia e un protagonista della scena europea. La sua politica religiosa rappresentò un aspetto dello sforzo di modernizzazione. Vennero anzitutto aboliti privilegi degli ordini religiosi in materia di proprietà, donazioni, insegnamento, foro ecclesiastico, diritto d’asilo ai ricercati; ed eliminati gli effetti civili di alcune delle troppe feste religiose che dan-

Carlo Cameroni, olio su tela di Eliseo Sala 1852, museo civico di Treviglio Vittorio Emanuele II Pio IX

neggiavano l’economia. Il mondo clericale e tradizionalista si mobilitò contro la riforma presentata dal ministro Giuseppe Siccardi il 25 febbraio 1850, e il re si trovò in mezzo tra il parlamento che la aveva approvata e le pressioni di chi voleva impedirgli di promulgarla, a cominciare da Pio IX per finire con don Giovanni Bosco, che presagiva punizioni divine. Vittorio Emanuele II esitò, in fondo era il giovane re di un piccolo stato sconfitto ma, alla fine, nel rispetto dello Statuto, firmò, meritandosi il titolo di “re galantuomo”. Il Papa replicò scomunicando tutti coloro che avevano favorito l’approvazione della riforma, a cominciare dal monarca. L’opera dell’abate in Piemonte aveva certo carattere umanitario ma al tempo stesso esprimeva una chiara scelta di campo di tipo politico, opposta alla linea vaticana. Il vescovo di Torino monsignor Franzoni, in rotta di collisione con il governo piemontese, spingeva i preti alla disobbedienza, al punto che si fece un mese di carcere e quindi non può avere approvato la leale collaborazione del Cameroni con i governi d’Azeglio prima e Cavour dopo. Quanto fosse ferma la chiusura della Chiesa contro quei liberali, lo confermano i guai che ebbe con i suoi superiori il francescano fra Giacomo da Poirio per aver dato i sacramenti in punto di morte allo scomunicato Camillo Cavour. Non sarei quindi sorpreso se esistessero, in qualche archivio, delle lettere di richiamo da parte della Curia al nostro Abate, che “si sentiva responsabile degli emigranti e nello stesso tempo parte attiva del governo piemontese” (Francesco Tadini, Conoscete voi il prete Cameroni? “Quaderni della Gera D’Adda” Aprile 2013). L’Abate Cameroni “prete liberale”, così lo definisce giustamente il Tadini (op.cit.), di quel liberalismo che vedeva in Casa Savoia e quindi in Massimo D’Azeglio e Camillo Cavour i punti di riferimento per l’Unità


d’Italia, non in Giuseppe Mazzini o Carlo Cattaneo, promotori l’uno di un Risorgimento insurrezionale e, l’altro, di un’Italia federale. Non solo prete liberale, ma anche illuminista. Il liberalismo e il modernismo non sono gli unici tabù che i cattolici hanno combattuto fino al Concilio Vaticano II. L’altro grande nemico della tradizione cattolica è stato l’Illuminismo e il nostro Abate, a me sembra, ha anche il merito (o la colpa, diranno altri) di essere stato un illuminista. Noi siamo rappresentati dai libri che abbiamo letto e allora, se guardiamo alla sua biblioteca, troviamo non tanto e non solo libri di devozione, ma soprattutto testi di carattere storico, giuridico e scientifico. Non posso entrare in dettagli per motivi di spazio, ma i suoi libri storici non sono semplici opere celebrative di Santa Romana Chiesa, ma esprimono un “laico” desiderio di comprendere il mondo. Erano quelli, poi, anni in cui le menti aperte si interrogavano sulle origini della vita, volendo andare oltre i miti biblici e quindi le loro biblioteche si arricchivano di testi scientifici. Non faceva eccezione Cameroni, nella cui biblioteca manca solo L’origine della specie di Charles Darwin (1859), ma scommetterei solo perché non ha fatto in tempo a leggerla, essendo arrivata tradotta in Italia solo dopo sua morte. Non manca, invece, una preziosa edizione dell’Enciclopedie di Diderot e D’Alambert, la (proibitissima) opera cardine dell’illuminismo. Liberale e illuminista è stata la sua scelta di donare la sua biblioteca “alle genti di Treviglio, [...] perché ove l’ignoranza e la superstizione tengono avvinto il popolo, mal si può conservare quanto per un rapido slancio di patriottismo si è guadagnato co’ sacrifici e col sangue”. Si è appena conclusa l’Unità d’Italia quando scrive queste parole nella lettera di donazione diretta al sindaco di Treviglio del 19 novembre 1861, il suo vero testamento spirituale. E continua rivelando anche una grande sensibilità verso la condizione della donna, la cui emancipazione vede legata alla cultura “sicché, per dir breve, la maggiore istruzione del popolo accresce il valore e il rispetto della donna”. Si intuisce in questa lettera che l’Abate seguisse anche i grandi temi legati alla condizione operaia, infatti anche in Italia era arrivata la rivoluzione industriale e nascevano i primi sindacati. Il Cameroni sentiva il problema sociale da cattolico perché “gli uomini ben lungi dal dividersi in due classi – dei padroni e degli schiavi – sono fatti tutti a sembianza di uno solo, figli tutti d’un solo riscatto”, e seguiva i primi tentativi che nel mondo cattolico progressista nascevano in favore della classe operaia e contadina attraverso “istituzioni di provvidenza e mutuo soccorso: cose tutte che tendono a rendere eguale in faccia alla legge ogni ordine di cittadini, ad avvicinare l’una all’altra le diverse classi sociali”. Trent’anni dopo a Treviglio un altro prete avrebbe fondato la “Cassa Rurale” e sarebbero sorte le “Case operaie”.

Referente Medico Struttura: Dott. Stanislao Aloisi (Medico Chirurgo) Supervisore discipline non EBM: Dott. Michele Tumiati (Medico Chirurgo) Referente Discipline Integrate: Simona Ardemagni (Tecnico di laboratorio analisi / Naturopata) Convenzione tecnico-scientifica con l’ambulatorio di Medicina di Base: Dott. Armando Pecis

• Medicina Funzionale - Biochimica Clinica Medica • Nutrizione Metabolica Medico Nutrizionistica • Osteo-Fisioterapia - Massoterapia - Taping Neuromuscolare • Naturopatia D.B.N Regione Lombardia • Reflessologia Plantare D.B.N Regione Lombardia • Agopuntura Medica • Riflessologia auricolare funzionale F.A.S.T. Discipline Bio-Naturali • Detossicazione ionica plantare Iscritte ai Registri Ufficiali • Analisi di laboratorio con referto medico: - Mineralogramma / Indagine Gastrointestinale - Analisi dei Metalli Tossici / Tossicosi croniche - Intolleranze alimentari su sangue D.B.N Regione Lombardia - Check up Salute e Prevenzione La Nostra Mission: «Riconoscere il ruolo fondamentale della Medicina Ufficiale nell’ambito della salute, aprendo a nuove interpretazioni e reali possibilità di trattamento fornite dalle Discipline Bio-Naturali indicate nei registri della Regione Lombardia salvaguardando la valenza scientifica attraverso periodici case reports e meta-analisi caso correlate».

Treviglio - Via Sangalli, 17 - Tel. 0363.1760007 Mail: spazio.richieste@virgilio.it Facebook: mater salute e prevenzione primaria Giugno 2016 •

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Da fare 52 • tribuna magazine • Giugno 2016


Personaggi

Da Pietrasanta a Treviglio di Maria Palchetti Mazza

Vivere nella bergamasca con la Toscana nel cuore e un grande amore per l’arte

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o conosciuto Paolo Cacia nel ristorante di famiglia, dove lavora, in via Galliari a Treviglio. Quel parlare toscano, quell’ironia sottile propria della mia gente, così come il suono delle parole, hanno risvegliato in me ricordi di un tempo lontano, spesso rimpianto. Un giorno Paolo mi ha regalato un bel disegno, leggero e forte al tempo stesso: vi è raffigurato il santo di Treviglio, San Martino, che, nobile e ricco, si è fermato dinanzi al povero per donargli metà del suo mantello a proteggerlo dal freddo. Il dono è già avvenuto e c’è, sospesa nell’aria, la silenziosa voce del ringraziamento che il povero rivolge al suo benefattore, e non vi è raffigurato il consueto taglio del mantello, ma la muta voce di un uomo di tempi remoti, vera come la disperazione che ancora oggi tante creature stanno vivendo. Ho ringraziato Paolo e gli ho chiesto della sua città, dal nome che sa di miracolo. «Siamo in provincia di Lucca: Pietrasan-

ta è stata fondata nel 1300 da un milanese e nominata città “nobile”, famosa per l’arte, nel 1841. Rappresenta per me il luogo ideale in cui vivere e appena ho un attimo libero corro a ritrovarla. Ho studiato all’Istituto d’Arte, preso dall’atmosfera che si respirava nella fonderia di mio padre, dalla quale sono partite per tutto il mondo opere meravigliose. A Treviglio ho incontrato San Martino, colui che donò al povero metà del suo mantello; mi è piaciuto sottolineare il momento del ringraziamento da parte del beneficiato, più che l’attimo del dono. Credo infatti che la riconoscenza sia un sentimento che annulla le distanze sociali e ci fa sentire fratelli».

Che sensazioni le dà questo suo correre da Treviglio a Pietrasanta e viceversa? «Là sono tutti i miei ricordi. È come se vivessi in contemporanea due diverse realtà: quella di Treviglio, dove c’è il mio lavoro consueto e dove ho conosciuto tanta brava gente, e quella della mia terra, nella quale sogno un’ipotetica attività d’arte, quella che ho desiderato per tutta la vita. Quando posso, sono il Paolo di Pietrasanta e disegno, spinto dal desiderio di celebrare il bello e il buono, che, anche se spesso non appare, esiste nel mondo. È il miracolo che ci fa amare la vita, sentita come una trama sottile dalla quale siamo avvolti, spesso anche senza esserne consapevoli. Per San Martino ho disegnato anche la bella chiesa a lui dedicata che fiorisce nella piazza principale di Treviglio, con il suo campanile, oggi museo, a sfidare i secoli». Paolo ha un sogno nel cassetto: dedicarsi a un’attività che gli dà gioia e appaga la sua sete di bellezza. Gli auguro di realizzarlo, perché non bisogna mai rinunciare ai sogni. Per ora ritorna al suo ristorante... Giugno 2016 •

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Foto di Foto Attualità Cesni

Web

Tribuna TV: uno sguardo “glocal” sulla Gera d’Adda di Lucia Profumo

Marco Daniele Ferri, Amministratore Unico di Tribuna Srl, ci illustra le prospettive del network, nato all’inizio dell’anno con l’ambizione di diventare un punto di riferimento per l’informazione sul territorio

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n portale per veicolare gli aspetti di eccellenza della Bassa Pianura Bergamasca, un contenitore innovativo che guarda senza timori reverenziali a format tipo Netflix, in cui chiunque possa accedere e attingere a informazioni che gli interessano, un taglio locale, ma con una prospettiva ben più ampia del bacino geografico di riferimento. Certamente a Marco Daniele Ferri, amministratore della società che gestisce TribunaTV e Tribuna Magazine, non manca la visione, e neanche le idee. La chiacchierata parte da un veloce panorama sulla situazione esistente: un mensile, Tribuna Magazine, che si è affermato con autorevolezza sul palcoscenico dell’informazione locale della Gera d’Adda; un’evoluzione veloce verso un taglio più moderno, in stile magazine, per veicolare in modo equilibrato ed equidistante da suggestioni politiche i temi del territorio, con attenzione particolare agli aspetti di valore, evitando le lusinghe della cronaca nera, del gossip, del semplice colore locale. Una squadra giovane e qualificata con le idee precise dello spazio da riempire nell’offerta dell’informazione locale. Numeri in crescita, raccolta pubblicitaria in linea con le previsioni e, ciò che più conta, bastevole alle attuali esigenze gestionali. Risultati non da poco per un progetto che ha preso le mosse alla fine

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del 2014, dunque in piena crisi, e in un settore, l’informazione, che in Italia vede in difficoltà anche gruppi. Ma la carta stampata è solo il primo passo di un progetto molto ambizioso: dotare la bassa bergamasca di un contenitore online di informazioni sempre aggiornate, non col taglio della cronaca, quanto piuttosto di un’attualità selezionata con occhio esperto per offrire contenuti di qualità dal territorio, ma non di interesse e valore solo locale. Ecco quindi la nascita di TribunaTV, il portale che si affianca sinergicamente al mensile cartaceo e che ne vuole essere il prolungamento quotidiano. Sinergicamente, perché dal portale è possibile in ogni momento accedere ai contenuti della rivista, ma anche e soprattutto perché i contenuti web permettono di cogliere in modo dinamico tutti quegli argomenti che la carta stampata è costretta a rimandare ai tempi della sua uscita. Notizie quindi, con la nascita, nell’immediato futuro, di un telegiornale quotidiano; ma anche approfondimenti monografici su diversi temi (arte, cucina, sport, per esempio) o format innovativi che strizzano l’occhio ai social network (vedi per esempio, La chiacchierata). Contenuti che possono essere scaricati anche in un secondo momento sulla base dell’interesse specifico o della necessità, e che non sbia-

Nelle foto alcuni esempi dei contenuti e dei format proposti dal portale

discono con la velocità della cronaca o del pettegolezzo di paese. Anche per la parte digitale TribunaTV può contare su una squadra preparata, che verrà potenziata e su una dotazione tecnologica mirata ma all’avanguardia. E anche qui piedi per terra, per garantire l’equilibrio fra risorse, capacità, risultati e prospettive. E questa strategia global-bergamasca sta dando i suoi frutti, sia in termini di ascolti e contatti, che di interesse: un indicatore per tutti, la lista delle richieste di partecipazione a “La chiacchierata” è ormai molto lunga e con personaggi di spessore. TribunaTV copre al momento prevalentemente attualità, cultura, approfondimenti da Treviglio e dagli altri centri della Pianura Bergamasca. I prossimi mesi porteranno un ampliamento del focus con una maggiore presenza di temi quali sport ed economia, con il telegiornale e soprattutto con incursioni nelle tematiche nazionali; perché se è vero che la tecnologia ha oggi abbattuto gran parte della differenza fra centro e periferia, è altrettanto vero che la provincia corre il rischio di crogiolarsi nella sua piacevole routine, dimenticando di vedere cosa c’è oltre la siepe del suo ben curato giardino. Infine, largo ai giovani: sia nei temi affrontati che nelle collaborazioni. E a Tribuna TV sono ben consapevoli che il portale assolverà il suo compito se saprà diventare “Glocal”, vale a dire se sarà in grado di trarre spunto dagli avvenimenti di casa senza cadere nell’autoreferenzialità. L’abilità starà quindi nel cogliere manifestazioni locali di problematiche generali, aiutando il lettore a coglierne reale portata e significato, e consentendogli di riportarle agli avvenimenti epocali che caratterizzano il nostro tempo. Buon lavoro dunque a TribunaTV e al suo staff, in attesa delle novità annunciate.


Foto di Enrico Appiani

Eventi

Shopping al chiaro di luna di Daniela Invernizzi

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ornano i mercoledì dedicati allo Shopping al chiaro di luna. La manifestazione, organizzata dall’Associazione commercianti trevigliesi, professionisti e artigiani, in collaborazione con l’Ufficio Cultura, giunge quest’anno alla sua decima edizione. Il successo di questa iniziativa è dimostrato dal numero sempre crescente di persone che affollano le vie del centro durante le serate dei mercoledì che vanno dal 1 giugno al 3 agosto. Negozi aperti, dunque, dalle 20.30 alle 23 per gli amanti dello shopping; ma come sempre un ricco calendario di eventi animerà le strade e i cortili del centro storico. Grazie all’Ufficio cultura, infatti, si terranno una serie di appuntamenti musicali in grado di soddisfare tutti i gusti. Il primo è previsto per il 16 giugno, con il concerto di fine anno dell’Accademia musicale di Treviglio, in piazza Garibaldi. Seguirà, il 29 giugno, Tozzi Sisters, gruppo musicale “vintage”, sempre in piazza Garibaldi. Il 7 luglio sarà la volta di Parma Brass Band, con “Una notte a New Orleans”; mentre il 18 luglio vedrà protagonisti I Figli Maschi, band rock-hard rock. Il 20 luglio, presso il Centro Civico culturale, I musici del Teatro diretti da Paolo Belloli; infine il 27 luglio, nel cortile del municipio “Un italiano a Parigi”, con Grace O’Malley Quartet and Friends (flauto, chitarra, violino e voci). «Non solo musica, ma anche altri eventi collaterali allieteranno le serate – assicura Gabriele Anghinoni, presidente dei commercianti trevigliesi – sorprese che dovrete scoprire da soli partecipando numerosi».

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Da fare 56 • tribuna magazine • Giugno 2016


Sport

Fanno sul Serio, in serie A di Ivan Scelsa

Le ragazze della ASD Mozzanica sono ai vertici del massimo campionato nazionale. Una realtà di provincia contro grandi nomi di città

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arlare di calcio non è il mio mestiere: sono un appassionato della prima ora, uno di quelli che vive dei ricordi di bambino, quando il calcio era molto meno milionario, fatto di sudore ed attaccamento alla maglia, di giocatori che in carriera militavano al massimo in tre diverse squadre. I ricordi più veri, però, sono quelli adolescenziali dei campi di periferia, polverosi oltre l’immaginabile nel sud Italia in cui sono nato e vissuto. Scalcinati, magari senza spogliatoi, ma carichi di significato per gli appassionati radunatisi a ridosso del-

la linea laterale. Vincere una partita era il simbolo di un riscatto sociale senza eguali, la soddisfazione che aiutava il tifoso ad “affrontare” gli amici al bar. Il calcio moderno, invece, vive un’altra epoca, fatta di sponsorizzazioni, interessi milionari in cui le squadre di provincia, solitamente, rivestono un ruolo marginale, quasi sempre relegato nelle serie minori. Ci sono poi le eccezioni, come nel calcio femminile, in cui la ASD Mozzanica rappresenta la favola della giovane di provincia che sfida, affronta e batte le blasonate donne di città. Nata nel 2004 come FCF Mozzanica (Football Club Formativo) subentrando come denominazione all’OR Mozzanica – a sua volta nata nel 2002 – si iscrive al campionato di serie D femminile dopo aver disputato campionati nel CSI per diversi anni. La Società nasceva grazie all’impegno dell’attuale Presidente, Luigi Sarsilli che, con Claudio Salviti, Giovanni Baita e Fabrizio Gerosa, già allenatori della squadra femminile CSI a 7, erano riusciti a coinvolgere un gruppo di amici nel progetto. Ed è così che, sull’onda dell’entusiasmo, incominciano a lavorare sodo. I primi risultati positivi non Elisa Bartoli e Manuela Giugliano (Mozzanica-Luserna).

Squadra schierata prima della partita d’andata contro il Brescia, vinta 4-0. Festeggiamenti dopo il goal di Giulia Rizzon nella stessa gara.

si fanno certo attendere e, con la vittoria del campionato di serie D già al primo anno, arriva la promozione alla categoria superiore. Si rafforza così il gruppo dirigenziale e, oltre alla squadra femminile, entrano a far parte della FCF Mozzanica anche i settori giovanili, sia maschili che femminili. Ma l’ottima prestazione ottenuta in campionato non è casuale. Anche l’anno seguente le soddisfazioni per il team Sarsilli culminano con la vittoria del Campionato di serie C, la conquista della Coppa Lombardia e della Coppa Italia, oltre a numerosi piazzamenti d’onore nel settore giovanile, segno di una particolare attenzione societaria alla crescita dei giovani talenti. Seguono due stagioni agonistiche in cui la squadra si ferma solo – si fa per dire – al secondo posto (campionati 2005/2006 e 2006/2007) ma, grazie alla fusione con la società Aurora Bergamo, riesce ad ottenere la promozione per il campionato di A2 che porta quindi con sé la nascita dell’attuale ASD Mozzanica. Le atlete biancoazzurre terminano al secondo posto sia la stagione 2007/2008 che quella successiva. È nell’anno seguente, 2009/2010, che il sogno si realizza e la squadra vince il campionato di serie A2, raggiungendo meritatamente la promozione in serie A, classificandosi al quarto posto del campionato 2010/2011, in un tripudio di festeggiamenti dei cittadini mozzanichesi. Da allora questa piccola grande squadra di provincia ha sempre lottato ai vertici della massima serie, conquistando le simpatie degli appassionati di sport di tutta la bassa bergamasca (e non solo…) ed incontrando sul suo cammino società di città importanti: Brescia, Fiorentina, Verona, Roma, Lazio, Bari, Torino, Venezia, solo per citarne alcune. Come dire: Davide contro Golia… Al femminile però, sia chiaro. Giugno 2016 •

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A passeggio con le racchette di Cristina Signorelli

Nordic Walking: fare sport passeggiando all’aria aperta

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i è mai capitato, durante una passeggiata in campagna, di incontrare persone che camminano spedite con l’ausilio delle racchette, emulando in qualche modo gli sciatori di fondo? Sono gli appassionati di nordic walking che, dandosi slancio con i loro bastoni, si godono la camminata nel verde. Nata pochi anni fa in Scandinavia, la camminata nordica, o più comunemente nordic walking, è una attività sportiva che applica le regole dello sci di fondo ad una semplice passeggiata, così da potersi allenare anche in mancanza di neve. In seguito si è sviluppata come disciplina sportiva, accreditatasi a tutti gli effetti nel 1997 quando Marko Kantaneva ha pubblicato un libro che ne tracciava il profilo, descrivendo in dettaglio gli esercizi, come svolgerli, le specifiche tecniche dei bastoni e il carattere generale del nuovo sport. A Treviglio Elisabetta Brambilla, titolare insieme a Barbara Marta del DEF Club Pilates, si è appassionata di recente a questo nuovo sport e organizza per ristretti gruppi di amici e allievi uscite di nordic walking nella campagna lombarda, durante i fine settimana. Betty che cosa ti ha attratto principalmente in questo sport? «Dopo diverse esperienze maturate nell’ambito dell’educazione fisica e motoria, sia sperimentate personalmente, come la ginnastica artistica, che come insegnante, mi sono specializzata nell’insegnamento del pilates, un tipo di attività fisica di cui si riscontrano solo i benefici, praticabile a qualsiasi età e in quasi ogni condizione di salute. Così, quando ho scoperto il nordic walking, che ha caratteristiche simili al pilates ma viene praticato all’aperto, me ne sono da subito appassionata». Perché dici che sono attività fisiche simili? «La camminata nordica richiede che

ad ogni passo si imprima forza ai bastoni, dotati di una particolare impugnatura con laccioli a forma di guanto, che trasmette la spinta senza dover stringere l’impugnatura. In questo modo il braccio assume un andamento armonico con il resto del corpo e si slancia in avanti e indietro. Ciò implica l’uso di tutto il corpo diversamente da una normale camminata, nella quale il passo è corto e il tronco del corpo è bloccato. L’effetto finale garantisce un miglior controllo della postura, come accade praticando il pilates, quindi minor affaticamento della schiena e una attività cardiovascolare più intensa».

Avvalendosi della struttura organizzativa del DEF Club, associazione sportiva iscritta al CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale), Betty propone, di solito la domenica mattina, delle uscite in piccoli gruppi, durante le quali si percorrono lunghi tratti di campagna con la tecnica del nordic walking, scoprendo tesori del nostro territorio, spesso sconosciuti ai più. «Ho iniziato l’anno scorso – precisa Betty – ad organizzare queste camminate con pochi amici, oggi i gruppi sono più numerosi ma mantengo l’attività quasi a livello amatoriale. Mi piace vivere un momento ricreativo all’aria aperta, facendo uno sport sano». La diffusione del nordic walking in questi anni si è molto intensificata, soprattutto nei paesi nord europei, dove sempre più spesso la camminata nordica viene adottata anche durante le visite turistiche delle città più interessanti: l’urban walking. Forse anche Betty proporrà in futuro, ai tanti appassionati che la seguono, delle nuove avventure, alla scoperta dei piccoli borghi di cui è ricca la nostra terra.

Costi e benefici del nordic walking

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urante una tranquilla camminata di norma sono interessati solo gli arti inferiori, nel nordic walking invece, sono coinvolti attivamente anche i muscoli del tronco. L’uso della parte superiore del corpo viene assicurato dal movimento delle racchette che, appositamente studiate con una impugnatura che lascia libera la mano di aprirsi, coinvolge attivamente anche i muscoli del torace, delle spalle e delle braccia. Questo tipo di attività genera un incremento di quasi il 50% del consumo di energia rispetto ad una normale camminata, fatta agli stessi ritmi. Inoltre, il forzato coinvolgimento di gran parte della mu-

scolatura assicura benefici quali: - aumento di forza e resistenza nei muscoli principali; - aumento della frequenza cardiaca; - miglioramento delle vie vascolari ed efficienza di ossigenazione; - miglior equilibrio e stabilità; - maggior consumo di calorie; - minori sforzi su anche, ginocchia e caviglie; - minori sforzi sulla struttura ossea. I costi da sostenere per dotarsi dell’attrezzatura adeguata sono decisamente modesti, rispetto ad altri sport. Sul mercato esistono diverse proposte per le racchette adatte al nordic walking, che si differenziano in base ai materiali di composizione, con un ventaglio di prezzi a partire da pochi fino a qualche decina di euro. L’abbigliamento richiesto è di tipo sportivo, comodo ed adeguato a camminare liberamente, completato da un buon paio di scarpe da corsa. Giugno 2016 •

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Amarcord

Il circuito di Zingonia di Ivan Scelsa

La storia del motociclismo passa anche dalla pianura bergamasca. Un percorso entusiasmante nato quasi cinquanta anni fa

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l legame di Zingonia con il mondo dei motori nasce negli anni Sessanta, quando la zona diventa lo scenario del suggestivo Circuito da cui prende il nome. Con partenza ed arrivo collocati all’altezza dell’odierno Centro Sportivo Bortolotti – dove ha sede l’Atalanta – il Circuito di Zingonia si snodava in direzione di corso Asia di Verdellino, per poi immettersi su corso America e quindi via Berlino, proseguendo per le vie Madrid e Londra e quindi imboccare nuovamente corso Europa. Lungo il tracciato erano dislocati ben otto posti di controllo pista ed i segnalatori. Le tribune, invece, erano collocate, oltre che al traguardo, anche sulla rotatoria all’intersezione tra corso Europa e viale Londra.

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La prima gara, quella del 9 luglio 1967, era stata preparata dal Moto Club Bergamo e ad essa erano precedute le prove che già avevano fatto intuire lo spettacolo a cui il pubblico avrebbe assistito la domenica seguente, ammassandosi al traguardo e creando non pochi problemi agli organizzatori che a stento erano riusciti a portare sul podio il vincitore. I bergamaschi avevano chiaramente voluto manifestare il loro affetto ed entusiasmo, non solo per la bella vittoria, ma anche quale tributo alla carriera e alle doti di Giacomo Agostini, importante nome del motociclismo presente ai nastri di partenza. Alla media di 119,334 km/h, infatti, sulla sua motocicletta MV Agusta, il pilota si era aggiudicato il pri-

mo posto precedendo Silvio Grassetti e Renzo Pasolini, entrambi in corsa su motociclette Benelli, effettuando un giro veloce alla ragguardevole velocità di 123,292 km/h, per un tempo cronometrato di 1’.53’’ conquistato nel corso del 15° giro, ma che il pilota aveva cominciato a preparare con meticolosa cura dall’inizio della gara, con attenzione e prudenza, senza però rinunciare alla decisione che lo contraddistingueva. Il circuito, tuttavia, non era riservato solo alla classe 500 in cui correva Agostini; altrettanto impegnative ed avvincenti gare si erano disputate al mattino nelle classi 125, 175 e 250 cc, evidenziando in generale ottime prestazioni ed uno spettacolo di buon livello tecnico ed agonistico con il giovane Giuseppe Rossetti, che si era fatto notare nei 13 giri della classe 125 giungendo terzo al traguardo alla guida della sua motocicletta Dremm. Storie d’altri tempi, di olio bruciato e pistoni rombanti, di un’era del motociclismo in cui l’elettronica non era parte attiva delle macchine in corsa e in cui i piloti avevano un’anima. I percorsi facevano la differenza, animando il pubblico e coinvolgendolo, quasi a rendendolo protagonista ed idealmente in sella con i suoi beniamini in una volata verso la vittoria.


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Un oggetto, tanti ricordi

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di Daniela Regonesi

Un’immagine ci racconta un episodio del passato

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li oggetti possono raccontare molte cose, soprattutto se hanno visto molte primavere e se sono appartenuti a persone speciali, magari non più al nostro fianco: sono custodi di innumerevoli ricordi. Ringraziamo allora Mirella Maccagni per averci permesso di condividere con voi, l’immagine che vedete: il casco del suo papà, quell’Umberto Danilo Maccagni (classe 1900) imprenditore edile e comandante dei Vigili del Fuoco Volonatari di Treviglio dal 1929 al ‘62. E con esso, tra i tanti, un ricordo in particolare: «quando sentiva la sirena mollava tutto e partiva. Una sera – aggiunge col sorriso e gli occhi lucidi – è arrivato a casa tutto bendato!». L’episodio a cui si riferisce risale alla piovosa sera dell’11 febbraio 1963, quando un violento incendio divampò nei locali della Vetreria Cefis, in uno dei più antichi palazzi cittadini, in via Fratelli Galliari. Il fatto suscitò grande sgomento, soprattutto tra gli abitanti dei caseggiati limitrofi, costretti a decine ad abbandonare le loro abitazioni, dove, sempre per precauzione, si era provveduto all’interruzione dell’erogazione di energia elettrica e metano. Il Maccagni, che era in pensione – era stato infatti recentemente premiato con una medaglia d’oro di benemerenza da parte del Comune, per i suoi 40 anni di servizio nel Corpo – non esitò a dare il proprio contributo, rimanendo ferito alla testa dal crollo di un cornicione. Trasportato all’ospedale venne poi dimesso, tornando a casa, appunto, con vistose fasciature. Chiedo dunque come fosse vivere con un papà così ligio al dovere. Mi risponde: «Abbiamo sempre avuto familiarità con i vigili del fuoco. La mia mamma era terrorizzata, ma non ha mai ostacolato nulla. Basti pensare al fatto che in tempo di guerra stazionavano fissi in caserma...». Certamente il signor Maccagni ha potuto contare su una grande squadra anche a casa, non solo al Comando.

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Musica

1997 - 2016: gli “ultimi” venti anni di attività del Coro ICAT di Romano Zacchetti

Alla vigilia dei festeggiamenti per il 50° anniversario di fondazione, che avverranno il prossimo anno, ripercorriamo l’ultimo periodo dell’attività corale

N

el 1997 il presidente Arnaldo Bellini, a seguito di una precisa disamina, prospetta e propone la sostituzione del Maestro Giuseppe Costi con un nuovo direttore e Gian Luca Sanna viene ritenuto un valido candidato: conosce il coro e ne ha fatto parte – tredicenne vi era entrato in qualità di tenore nel settembre 1981, rimanendoci fino al 1992, quando impegni di studio e professionali lo avevano costretto a malincuore ad abbandonare i compagni di canto – risiede a Treviglio, ha completato brillantemente gli studi in conservatorio, è diplomato in organo, composizione e canto e, non per ultimo, ha molte conoscenze ed esperienze nell’ambiente. Cosa si può scegliere di meglio? Tutti, nessuno escluso, esprimono il loro gradimento alla proposta, ricambiata da Gian Luca una volta ricevuta l’offerta. Si può affermare che con la nuova direzione l’ICAT inizia una nuova epoca: vengono accantonati i programmi che prevedevano l’interpretazione di brani singoli di autori diversi e vengono introdotte opere intere, a volte accompagnate da un organo, altre da un pianoforte, se non da un’orchestra d’archi, piccola o grande in base al programma da eseguire. In tali occasioni Sanna è impegnato nel doppio ruolo di direttore del coro e dell’orchestra. Alcuni eventi di quel ventennio hanno lasciato un’indelebile traccia nella memoria non solo dei coristi ma anche dei cittadini.

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Ecco dunque un breve riassunto, iniziando dal 4/12/1999, quando, nella Chiesa dei Santi Bartolomeo e Stefano in Bergamo, viene eseguito il Rejoice in the Lamb di Benjamin Britten, una sofisticata quanto difficile cantata – ripetuta poi il 4/12/2000 al castello di Marne – per 4 solisti, coro e organo. In questa occasione la “trevigliese” Maria Luisa Isgrò, moglie del direttore, ha modo di manifestare le proprie doti canore in qualità di soprano solista, ruolo che da allora ha sempre ricoperto. Il 9/2/2002 in Basilica viene eseguita la “maestosa” Messe Solennelle de Sainte Cécile di Charles Gounod, con una grande orchestra composta da 65 orchestrali e da un coro di 51 coristi. La partitura prevede, oltre la presenza di ben 4 arpe, anche quella di un formidabile strumento ad arco, l’ottobasso, ossia un contrabbasso alto ben 3,85 m e prodotto nell’Ottocento in soli tre esemplari, di cui ai giorni nostri uno solo funzionante e suonante. Ebbene il direttore del coro fa di tutto, riuscendoci, per allietare il pubblico trevigliese con la presenza ed il magico suono di un siffatto ed unico strumento. L’11/11/2003 il coro viene chiamato ad esibirsi, accompagnato dall’Orchestra Stabile di Bergamo, al teatro Donizetti a Bergamo per eseguire, sotto la prestigiosa direzione del M° Romano Gandolfi, il Requiem di Gabriel Fauré; in tale occasione Sanna lascia la bacchetta di direttore per schierarsi fra le fila dei coristi, sempre in qualità di tenore.

A sinistra il Coro ICAT impegnato, nel febbraio 2002, nella Messe Solennelle de Sainte Cécile di Charles Gounod: sulla destra è visibile il raro ottobasso, formidabile strumento ad arco. Esecuzione del Requiem di Gabriel Fauré, al teatro Donizetti di Bergamo nel 2003.

Il 29/2/2004 vede l’ICAT impegnato nell’esecuzione dello Stabat Mater di Gioachino Rossini, accompagnati da una grande orchestra sinfonica, in quel tempio della musica di Milano che è la Basilica di San Marco (ove il nostro coro si esibirà per ben altre tre volte) e con la replica di questo concerto a Treviglio il successivo 7 maggio. Il 6/5/2005, quale benvenuto al nuovo parroco don Giovanni Buga, per l’ICAT è la volta della IX Sinfonia di Ludwig van Beethoven eseguita nella nostra Basilica, sempre accompagnato da grande orchestra sinfonica che affascina ed incanta il pubblico lasciandone lunga memoria; ne viene prodotto un bootleg (CD contenente una registrazione non ufficiale), mentre il 1/12/2006 è la volta del Requiem in D Minore K626 di Wolfgang Amadeus Mozart nella versione filologica con l’utilizzo di strumenti d’epoca, in commemorazione della morte del compianto concittadino Giacinto Facchetti, alla presenza dei suoi famigliari e con la realizzazione di un DVD a ricordo. Nel repertorio non potevano mancare i Carmina Burana di Carl Orff, compositore tedesco che musicò alcuni brani tramandati da un poderoso e importante manoscritto prevalentemente redatto in latino medioevale: ebbene, dopo la chiusura della mostra antologica del 2008 a conclusione dei festeggiamenti per il 40° anniversario della fondazione (1967-2007), l’occasione si presenta l’8/5/2009 con un’esibizione al Palazzetto dello Sport (ora Palafacchetti). Le celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia vedono impegnato il coro ICAT ed il proprio direttore nel riuscitissimo concerto lirico del 17/3/2011 al teatro Filodrammatici, struttura che si dimostra non sufficientemente capiente per riuscire a contenere tutto il pubblico accorso, parte del quale si adatta a fermarsi nel foyer, pur di non rinunciare all’evento. Nel mese di novembre 2013 avviene l’av-


i professionisti informano

La rubrica del cuore

Il dolore toracico: quando il cuore è il vero responsabile?

I

l cuore ed il primo tratto intra-toracico dell’esofago hanno in condivisione oltre al sito anatomico anche l’innervazione, che in questo caso è fornita dal nervo vago.

vicendamento nella carica di presidente del coro con Roberto Fabbrucci che subentra ad Arnaldo Bellini, il quale può annoverare oltre 105 concerti eseguiti dal coro ICAT durante i suoi 20 anni di presidenza. Nello stesso periodo viene riconosciuto dal sindaco l’appellativo di Gruppo Corale Icat – Città di Treviglio. Una tappa importante è la partecipazione dei coristi al progetto Singing Omni Level, per la promozione del canto corale a livello europeo, e che riunisce organizzazioni provenienti da sette Paesi (Cipro, Francia, Italia, Polonia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Ungheria). I coristi trevigliesi hanno dunque dapprima imparato brani e pronunce nelle lingue dei paesi aderenti al progetto, per poi partecipare ai concerti avvenuti nel corso degli anni 2014 e 2015 nelle importanti città europee designate dal comitato direttivo. In questa elencazione ritengo utile sottolineare l’esecuzione dello Stabat Mater di Giuseppe Verdi avvenuta il 27/3/2015 nella chiesa di S. Tomaso Apostolo a Bergamo. Ritengo doveroso ricordare dapprima che nel 2009, 2011 e 2015 sono stati organizzate a Treviglio tre edizioni del Concorso Nazionale di Canto Corale - Trofeo “Città di Treviglio” con la partecipazione di molti cori nazionali di prestigio e, per ultimo, le esibizioni dell’ICAT alla Chiesa dell’Incoronata a Lodi, alla Chiesa di S. Maria Maggiore a Bergamo, alla Chiesa di S. Maria Assunta a Romano di Lombardia, all’Auditorium delle Suore Orsoline a Bergamo, alla Chiesa di SS. Cornelio e Cipriano a Cornello del Tasso, alla Chiesa di Santa Maria del Carmine a Brescia, a Palazzo Clerici, Piazza del Cannone del Castello Sforzesco, Studios RAI, Teatro della Quattordicesima e Teatro dal Verme a Milano, e...purtroppo devo fermarmi qui, chiedendo scusa alle tante altre località, talune importanti, che non ho potuto citare. Non rimane a questo punto attendere i prossimi avvenimenti che vedranno impegnato il Gruppo Corale ICAT – Città di Treviglio ed in particolar modo, l’anno prossimo, i festeggiamenti per il compimento dei 50 anni di attività!

È proprio il nervo in comune la causa della sintomatologia “anginosa” facilmente attribuibile al cuore o all’esofago sia per caratteristica di insorgenza, per collocazione e per irradiazione. M.B. 45 anni, iperteso in trattamento farmacologico, ipercolesterolemico, soffre da anni di reflusso gastroesofageo trattato stagionalmente con protettori gastrici; si presenta per una visita cardiologica con un elettrocardiogramma basale, a pochi giorni dall’ennesimo accesso in Ospedale per aver accusato forte “bruciore” in sede retro sternale. L’elettrocardiogramma, così come l’esame obiettivo e l’analisi degli esami eseguiti in Pronto Soccorso, non suggerisce nulla di riconducibile all’apparato cardiovascolare. Il paziente chiede come è possibile distinguere il sintomo doloroso riportato al cuore da quello riferito all’esofago per evitare in futuro ansia da “imminente attacco cardiaco”. Il dolore da origine gastroesofagea dipende dal reflusso degli acidi gastrici che avviene nel momento in cui il cardias, o sfintere esofageo inferiore, si indebolisce o si rilassa. La valvola si può aprire leggermente perché il paziente è troppo pesante, perché si consumano pasti troppo abbondanti o ci si sdraia dopo poco tempo dal pasto. Alcuni alimenti, nonché l’eccesso di alcool o di caffeina, possono far rilassare la valvola o aumentare la produzione di acidi gastrici. È a volte molto difficile distinguere l’angina esofagea dall’angina pectoris: localizzazione, intensità, esordio durante sforzo o emozione e possibili sintomi di accompagnamento (ansia,

sudorazione, lipotimia) sono, infatti, comuni ad entrambi. Alcune caratteristiche cliniche sono comunque considerate più tipiche dell’una rispetto all’altra: un dolore della durata di ore o addirittura di un paio di giorni, la sua associazione con la disfagia, l’esordio dopo il bruciore di stomaco o con assunzione di cibo o bevande calde o fredde sono da correlare a patologie esofagee. Viceversa, un dolore che insorge marcato al braccio sinistro, l’inizio durante l’esercizio fisico, l’eventuale simultanea presenza di aritmia, tenderebbero a suggerire un’origine cardiaca del dolore. Va comunque sottolineato che nessuna delle interpretazioni di cui sopra è specifica. Infatti nel 50% dei pazienti cardiopatici sono state trovate anomalie motorie dell’esofago, così come l’infusione di acido nell’esofago può indurre alterazioni all’ECG compatibili con ischemia cardiaca.

Concludendo, prioritaria deve essere l’esclusione di un problema di origine cardiaca. Il tutto deve essere fatto da un medico competente in grado di indirizzare la diagnostica in modo appropriato e tempestivo a seconda delle caratteristiche cliniche presentate dal paziente. Dott.ssa Alessandra Di Mauro Medico Specialista in Cardiochirurgia Istituto Clinico Sant’Ambrogio – Milano (02/331271) Centro Diagnostico – Treviglio (0363/300343 - 0363/599411) e- mail: alessandradimauro@yahoo.it

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La parola ai lettori

Eventi

San Bernardino: un chiarimento Egregio Direttore, ho letto su “la Tribuna” del mese di Aprile 2016 un articolo relativamente alla chiesa di San Bernardino a Caravaggio. Sento la necessità di correggere alcune delle informazioni nel predetto articolo, in quanto errate.

A) Nell’autunno dell’anno 2013 ho ricevuto presso la mia residenza la visita di un gruppo di rappresentanti della Comunità di San Bernardino e del Gruppo Città dell’Adda, chiedendo il mio intervento, unitamente al loro, per richiedere al Comune di Caravaggio la ristrutturazione del tetto della chiesa in oggetto, ormai pericolante, al fine di evitare la rovina di uno dei monumenti più amati ed importanti per i Caravaggini. Il problema era piuttosto serio, considerando sia che la proprietà della chiesa era ed è del Comune di Caravaggio, soggetto al ferreo patto di stabilità, sia che i rappresentanti della Comunità di San Bernardino erano molto verbosi, disposti sì a promuovere innumerevoli tavole di confronto, ma purtroppo carenti nel suggerimento e nella proposta di soluzioni pratiche. Ho individuato finalmente uno spiraglio di fattibilità quando ho preso visione del Bando Regionale relativo a Expo. Sulla scorta di tale bando, ho contattato l’allora Presidente della Provincia Ettore Pirovano, che ha subito accettato di collaborare, apportando la sua esperienza per superare gli ostacoli che man mano si presentavano durante la realizzazione del progetto. Il suo intervento è stato determinante nella trattativa con il Sindaco di Caravaggio, Giuseppe Prevedini, preoccupato di violare il patto di stabilità, per l’ottenimento della deroga necessaria. Il Sindaco, dopo svariati incontri, si è convinto ed ha firmato la domanda volta all’ottenimento del finanziamento regionale, una volta che il fascicolo contenente la domanda e tutti i documenti necessari era stato predisposto dall’architetto Bordegari del Comune di Caravaggio e dalla sottoscritta. Tale fascicolo è stato presentato all’Ufficio Protocollo della Regione Lombardia entro il termine previsto, ovvero il giorno 14/02/2014. A latere, nel frattempo, si è costituita un’Associazione denominata Salviamo S.Bernardino, con lo scopo di promuovere l’intervento di restauro. I membri di tale associazione erano i seguenti: - rappresentanti della Comunità di S. Bernardino - io - Alda Cologni Sonzogni (membro di Pianura da scoprire, ente che ha contribuito al restauro della chiesa con l’erogazione di un contributo di Euro 70.000,00), che si è fatta carico del disbrigo di tutte le molteplici pratiche

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burocratiche necessarie all’ottenimento della qualifica di Onlus per l’Associazione - Massimo Tomasoni (Consigliere di Amministrazione dell’istituto di Credito BCC di Caravaggio) - Ing. Massimo Grechi - Silvio Rondelli (con il compito di segretario dell’Associazione e tesoriere) - Roberto Fabbrucci (sempre assente) - Maria Rosa Gastoldi Carminati, che, con il marito, ha interamente provveduto a proprie spese, sotto il controllo dell’uff. Tecnico del Comune di Caravaggio, al recupero del piccolo campanile e della campana della chiesa. Alla fine del mese di giugno dell’anno 2014 è stata pubblicata la graduatoria regionale relativamente al bando di cui sopra, da cui è emerso l’ottenimento, da parte del Comune di Caravaggio, del contributo richiesto ammontante ad Euro 270.000,00. Preciso che il costo dell’intervento necessario al recupero della chiesa è più del doppio di quanto ottenuto dalla Regione Lombardia. Il Comune si è subito attivato per ottenere la deroga al patto di stabilità ed espletare tutte le pratiche necessarie per le gare di appalto. Nell’Agosto 2014, è nato anche il movimento per la raccolta firme per salvare la chiesa di S. Bernardino, facente capo al FAI. Tale raccolta firme ha evidenziato l’interesse dei cittadini per la chiesa, cosa gratificante, visto l’impegno profuso per il recupero. Purtroppo, quanto fatto non ha portato da parte del FAI alcun contributo. Di seguito riassumo i contributi ricevuti e quanto sborsato dal Comune per le opere necessarie alla ristrutturazione: - Pianura da Scoprire: euro 70.000,00 - Regione Lombardia: euro 270.000,00 - Comune di Caravaggio: euro 270.000,00 - FAI: euro 0,00 Il giorno 18/12/2014, essendo i lavori di recupero del tetto in corso d’opera, felice di avere raggiunto l’obiettivo che era stato prefissato, ho rassegnato le mie dimissioni da presidente dell’associazione Salviamo S. Bernardino.

B) Relativamente a quanto osservato dall’autore dell’articolo che avete pubblicato, concernenti l’alterazione del profilo della chiesa, il Tecnico Comunale arch. Bordegari mi ha assicurato che il recupero è stato effettuato secondo le norme previste, avendo peraltro avuto anche il benestare del dott. Napoleone delle Belle Arti, il quale, dopo avere effettuato i sopralluoghi necessari, non ha avuto nulla da eccepire. Ringraziando per l’attenzione, la saluto cordialmente. Laura Imeri

Con noi alla scoperta di Treviglio Vintage di Ivan Scelsa

Solo un mese ci separa dalla ricca tre giorni di eventi, che vi facciamo pregustare grazie alla brochure allegata

È

iniziato il conto alla rovescia per l’evento più atteso dell’anno di cui tribunaTV e tribuna magazine sono partner ufficiali. All’importante lavoro svolto in questi mesi dal Comitato organizzatore, dall’Associazione Commercianti Trevigliesi, dal Distretto del Commercio e dalle associazioni tutte e i gruppi che stanno dando il loro supporto spontaneo, si aggiunge quello della nostra redazione che seguirà in esclusiva l’evento e darà tutto il supporto necessario affinché questa terza edizione rappresenti la chiave di volta, quella che consentirà di catalizzare l’attenzione sulla nostra Città. Come media partner daremo voce alla piazza, seguiremo l’evento per le strade intervistando in anteprima organizzatori e protagonisti, andremo dietro le quinte e vi renderemo partecipi di quanto accade nel primo caldo week end del mese di luglio, quello che segna anche l’inizio del periodo dei saldi. Segnate dunque queste date: 1, 2 e 3 luglio 2016. Ricchissimo il programma degli appuntamenti a calendario che renderanno il centro storico (e non solo…) un vero e proprio “spettacolo” a cielo aperto, suggestivo e colorato. Cortomobile, il cinema più piccolo del mondo, il piccolissimo circo Sterza, tre giorni di concerti, tra cui quello di chiusura della Band del Brasiliano che domenica sera proporrà successi e temi classici del


i professionisti informano

Il tributarista in pillole

Il Modello 730

I poliziottesco… E ancora: il vintage in via, con bancarelle selezionate e gli allestimenti dedicati ai film che hanno reso grande l’automobile e la motocicletta nella cinematografia, curati da Associazione CinemAlfa e dal Club Automoto Storiche Treviglio. Il Gruppo Meucci con i telefoni d’epoca e l’impegno dei gruppi facebook Sei di Treviglio se ricordi… e Treviglio Amarcord, i festeggiamenti per i 70 anni della Vespa e la gloriosa Bianchi, iconico marchio del ciclismo che sul territorio rappresenta una certezza, un simbolo. Tutte realtà aggregative e commerciali in apparenza non imparentate ma che, di fatto, con la loro presenza in piazza sono l’essenza del Vintage, la loro parte più vera! Allegato a questo numero avete trovato il programma della manifestazione: autentica mappa e bussola dell’evento con orari e location di riferimento, per non perdere nemmeno un attimo dell’intensa tre giorni. A tutti quanti collaborano all’iniziativa, che sono la vera anima e il cuore pulsante dell’evento – anche chi non è stato possibile citare per motivi di spazio – Ivan Blini, Gabriele Anghinoni, Maurizio Burini, Flavio Nava, Andrea Donghi e chi vi sta scrivendo, sono grati per quanto finora fatto e per quanto vi faranno apprezzare e rivivere a Treviglio Vintage dove, ne siamo sicuri, non mancheranno le sorprese. Vi aspettiamo!

l modello 730 è il modulo fiscale da compilare per la dichiarazione dei redditi dedicato ai lavoratori dipendenti e pensionati, da utilizzare per le seguenti tipologie: redditi di lavoro dipendente, assimilati a quelli di lavoro dipendente, redditi derivati da terreni e fabbricati, da capitale, e da lavoro autonomo senza Partita Iva. Dallo scorso anno il Governo ha introdotto il Modello 730 precompilato con i dati già noti al Fisco, che il contribuente può accettare per intero o integrare, trasmettendolo per via telematica dal sito dell’Agenzia delle Entrate (con codice personale o PIN INPS), oppure tramite CAF e intermediari. Le dichiarazioni con il Modello Unico sono valide per coloro che possiedono, oltre al reddito di lavoro dipendente, anche redditi di impresa e derivanti dall’esercizio di arti o professioni. Sono del tutto esonerati dalla dichiarazione dei redditi coloro che possiedono esclusivamente i redditi derivanti da: abitazione principale, lavoro dipendente o pensione, lavoro dipendente o pensione con abitazione principale, rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, pensioni di guerra, borse di studio. L’esenzione può scattare anche per motivi di minimo reddituale, ossia per tutti coloro che possiedono esclusivamente determinati redditi inferiori ad una specifica soglia. Una volta stabilito a chi spetta la presentazione di tale modulo, se non si opta per l’invio telematico, allora il Modello 730 cartaceo può essere consegnato o al proprio sostituto d’imposta (datore di lavoro o ente pensionistico), o al CAF, oppure ai professionisti iscritti all’albo dei commercialisti e tributaristi. In busta chiusa va sempre consegnato anche il modello 730-1 per la scelta (o meno) della destinazione dell’8 e del 5 per mille.

Una volta completata questa procedura, non è necessario che il contribuente consegni il modulo all’Agenzia delle Entrate poiché questo adempimento spetta o al datore di lavoro, all’ente pensionistico o al CAF. In caso di rimborso dell’imposta o di saldo a debito da parte del contribuente, le somme rinvenute vengono versate o trattenute a luglio direttamente dalla busta paga o dalla pensione, a meno che non si richieda esplicitamente che il corrispettivo venga inviato direttamente al contribuente dall’Agenzia delle Entrate. Qualora si riscontrasse un errore nel Modello 730 consegnato, è possibile rettificare con un modulo integrativo, rivolgendosi a un intermediario, oppure si può presentare un Modello Unico per persone fisiche entro il termine di invio della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta successivo. Il Modello 730/2016 si può consegnare entro il 7 luglio unitamente alla certificazione unica, a fatture, ricevute, scontrini di farmaci da banco, altra documentazione necessaria per il riconoscimento delle spese deducibili o detraibili, ricevute di bonifici, l’ultima dichiarazione presentata, attestati di versamento degli acconti d’imposta effettuati dal contribuente. Tale documentazione va conservata per i successivi quattro anni dalla presentazione della dichiarazione. Giovanni Ferrari Tributarista Giugno 2016 •

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La Vignetta di Juri Brollini

...E che Vintage sia!

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