Fotografia di Enrico Appiani
Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda
Anno 1 - n. 3 – Luglio-Agosto 2016
Euro 2,50
Intervista ai nuovi sindaci Svago, sport e salute Nicelli direttore generale BCC Treviglio
DA FARE
Fotografia di Enrico Appiani
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iamo arrivati al numero estivo di Tribuna magazine con importanti novità. La prima è senz’altro che la città di Treviglio non è più commissariata, ma ha un nuovo sindaco: è il giovane Juri Imeri, già vicesindaco nella precedente amministrazione. Non proprio una novità, quindi, ma un segnale forte di sicuro: i trevigliesi, o almeno la maggior parte di essi (chi non ha votato ormai non ha nessun diritto di replica), hanno deciso di continuare con la fiducia accordata a questa coalizione cinque anni fa. Nonostante tutto quello che è successo. Mentre scrivo, lontana migliaia di chilometri e a sole 48 ore dal risultato del voto, non sono in grado di raccontare umori e impressioni della prima ora, che vi avranno raccontato meglio i colleghi dei vari giornali e i giornalisti di Tribuna Tv. Posso solo pensare che i trevigliesi abbiano scelto la continuità con ciò che è stato fatto negli ultimi anni, privilegiando la “politica del fare”, filo conduttore della campagna elettorale di Imeri in questi mesi e senza badare agli scandali che pur hanno infiammato gli animi di molti. E anche perché, probabilmente, l’alternativa non è stata abbastanza convincente. Pur non essendo un commentatore politico, e lasciando le analisi approfondite a quelli più preparati di me, da semplice cittadina mi viene da dire che qualcosa è sicuramente andato storto nella proposta della coalizione avversaria, che dovrà riflettere su questa sconfitta, senza però perdere tempo a piangersi addosso, ma cominciando subito un’opposizione seria e costruttiva, come si dice in questi casi. Di tutt’altra musica, almeno per il centrosinistra, si parla invece per il risultato di Caravaggio, dove uno stupefatto Claudio Bolandrini l’ha spuntata su un professionista della politica come Ettore Pirovano. Cosa è accaduto a Caravaggio? Evidentemente la voglia di cambiamento (che a livello nazionale si è manifestata con l’exploit del Movimento 5 Stelle) ha prevalso sulla continuità; e chi non aveva votato né Bolandrini, né Pirovano al primo turno lo ha fatto nel secondo, scegliendo il professore e il suo entusiasmo. In questo numero troverete, come doveroso, tutte le interviste ai nuovi sindaci eletti nella Gera d’Adda: l’augurio per tutti loro è di fare bene e saper collaborare, in modo che il bene del territorio, di cui tanto si parla in campagna elettorale, non sia soltanto una bella frase. Tra le altre novità, c’è la nomina di Roberto Nicelli a nuovo direttore generale della BCC Treviglio: trovate un’intervista esclusiva rilasciata dal nuovo direttore, poche ore dopo la nomina, alla nostra Cristina Signorelli.
Novità anche in casa nostra: già da questo numero potete notare l’arrivo di nuove firme, che renderanno ancora più varia e bella la nostra rivista. A loro e a tutti i collaboratori storici di questo magazine, va ancora una volta il ringraziamento della redazione e l’augurio di una buona vacanza, in vista dell’appuntamento di settembre. A proposito di collaborazioni: siamo i media partner di Treviglio Vintage, la più importante manifestazione che la città può vantare da pochi anni, ma che è cresciuta tantissimo grazie a un team sempre più preparato e attento. Per questo motivo abbiamo voluto dedicare loro la copertina; ma siccome per esigenze fotografiche non siamo riusciti a metterli tutti in prima pagina, rimediamo subito con la foto qui sopra, dove i
protagonisti sono Gabriele Anghinoni, Maurizio Burini, Ivan Blini, Flavio Nava, Ivan Scelsa, Andrea Donghi coadiuvati da Maddalena Borella del Distretto del Commercio. Lo staff di Tribuna tv sarà presente nelle vie della città per tutta la tre giorni di questo spettacolo a cielo aperto, con interviste e servizi, per far conoscere e rendere sempre più appetibile la città di Treviglio. Una festa alla quale sono tutti invitati a partecipare, trevigliesi e non, per un tuffo nel passato più recente. Non mi resta dunque che augurare a tutti una buona estate, amministratori e cittadini, in attesa che le sfide del prossimo autunno possano essere per tutti quel “passo avanti” di cui abbiamo tanto bisogno. Il direttore Luglio-Agosto 2016 t
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Sommario Mensile di approfondimento di Treviglio e Gera d’Adda
6 Il giovane sindaco
Anno 1 - n. 3 – Luglio-Agosto 2016
Euro 2,50
(Cristina Signorelli)
7 La sorpresa Bolandrini (Ivan Scelsa)
Fotografia di Enrico Appiani
8 «Calvenzano mi ama» (Daniela Invernizzi)
9 Commissariamento
a Fornovo San Giovanni (Daria Locatelli)
Intervista ai nuovi sindaci Svago, sport e salute Nicelli direttore generale BCC Treviglio
11 MatitaLibera di Bruno Manenti 12 Cambio ai vertici di BCC Treviglio (Cristina Signorelli)
13 Tutti gli uomini del
nuovo Direttore Generale
Autorizzazione Tribunale di Bergamo n. 6/16 del 19/04/2016 Anno 1° N. 3 - Luglio-Agosto 2016 Editore Tribuna srl Viale del Partigiano, 14 - Treviglio (BG) www.tribuna.srl info@tribuna.srl Contatti di redazione tel. 0363.1971553 redazione@tribuna.srl Amministratore Unico Marco Daniele Ferri REDAZIONE Direttore Responsabile Daniela Invernizzi Coordinamento Daniela Regonesi Redazione Daria Locatelli, Daniela Regonesi, Ivan Scelsa, Cristina Signorelli
(Cristina Signorelli)
14 Il volontariato risponde (Daniela Regonesi)
15 La riforma
(Daniela Regonesi)
16 La “Via degli Artisti” (Cristina Signorelli)
18 Scoprire la Pianura, su due ruote (Daniela Regonesi)
19 Piste ciclabili: (quasi) tutto bene (Patrizio Dolcini)
20 Destinazione estate (Daniela Regonesi)
22 La Sicilia tardo-barocca
della Val di Noto
(Maria Gabriella Bassi)
24 Notte prima degli esami (Daniela Invernizzi)
… Oggi
(Silvia Martelli)
26 Da studenti a imprenditori (Daniela Invernizzi)
29 Un viaggio nel software libero (Diego Defendini)
Social Media Manager Daria Locatelli
30 Quando la cura
Fotografie e contributi Enrico Appiani, Luca Cesni (Foto Attualità)
(Daria Locatelli)
Hanno collaborato a questo numero Maria Gabriella Bassi, Fabio Beretta, Juri Brollini, Pinuccia D’Agostino, Diego Defendini, Patrizio Dolcini, Marco Falchetti, Franco Galli, Francesca Ghisletti, Bruno Manenti, Silvia Martelli, Elio Massimino, Sara Nisoli, Matteo Pioldi, Francesca Possenti Impaginazione e Grafica Pubblicitaria Antonio Solivari UFFICIO COMMERCIALE Roberta Mozzali tel. 0363.1971553 - cell. 338.1377858 commerciale@tribuna.srl Altre collaborazioni Giulio Ferri Stampa Laboratorio Grafico via dell’Artigianato, 48 - Pagazzano (BG) Tel. 0363 814652
Foto di Enrico Appiani
magazine
viene messa al centro
32 Quando lo sport scende in campo
per la ricerca
(Cristina Signorelli)
34 Estate a tempo di AVIS (Ivan Scelsa)
35 Meglio pianificare oggi che...
pagare domani!
(a cura di Fineco Bank)
37 La bellezza della porta accanto (Daniela Invernizzi)
38 I murales:
non sono solo vandalismo (Ivan Scelsa)
40 Toscanini a Treviglio (Marco Falchetti)
42 Una bambina senza stella (Pinuccia D’Agostino)
43 Ritratto della signora
Clorinda Sala Mauri (Francesca Possenti)
45 Il liceo Galilei in un libro (Daniela Regonesi)
Vince chi legge
(Sara Nisoli)
46 Sacro contemporaneo
in Gera d’Adda (Elio Massimino)
47 “Andare per Dimore Antiche
e Nobili Palazzi”, la domenica pomeriggio tra arte e cultura (Francesca Ghisletti)
48 Musica per crescere, insieme (Fabio Beretta)
49 La musica accende Fara (Matteo Pioldi)
50 Perché in due si corre meglio (Daria Locatelli)
51 Recessioni gengivali,
come si curano
(a cura di Studio Azzola)
52 Il Memorial Mazza:
tradizione calcistica trevigliese (Ivan Scelsa)
54 Caravaggio Off Road Weeks (Franco Galli)
55 Dolore toracico:
quando può essere il sintomo dell’infarto miocardico
(a cura della dott.ssa Alessandra di Mauro)
57 Auto Scooter (Ivan Scelsa)
58 L’estate in pianura:
appuntamenti sotto l’ombrellone (Ivan Scelsa)
60 La parola ai lettori 61 Voucher lavoro:
cosa sono e a cosa servono (a cura di Giovanni Ferrari)
62 La vignetta di Juri Brollini Luglio-Agosto 2016 t
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Fotografia di Luca Cesni
Amministrative
Il giovane sindaco di Cristina Signorelli
Juri Imeri, già vice sindaco e assessore nella precedente amministrazione, è stato eletto Sindaco di Treviglio al ballottaggio del 19 giugno
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opo tanti mesi di campagna elettorale di Juri Imeri sappiamo proprio tutto, o quasi. Nato a Treviglio, 34 anni, consulente per la sicurezza, ha la classica faccia da bravo ragazzo che ogni genitore vorrebbe per il proprio figlio. Formato politicamente con Enzo Riganti del quale ricorda con grande affetto e stima la figura: «Per me è stato un vero maestro e amico, a lui dedico la mia vittoria. Sono felice che suo figlio Jacopo, uno dei tanti giovani che hanno condiviso la campagna elettorale, siederà sui banchi del Consiglio Comunale durante il mio mandato». Dopo quattro anni e mezzo trascorsi come Vice sindaco e Assessore a Sport, Ambiente e Agricoltura, esperienza che si è bruscamente interrotta per i ben noti fatti che hanno riguardato l’allora sindaco Beppe Pezzoni, a febbraio di quest’anno Imeri ha deciso di candidarsi Sindaco a Treviglio, vincendo l’elezione al ballottaggio del 19 giugno con Erik Molteni. Una campagna elettorale intensa, con toni talvolta un po’ sopra le righe, ma nell’insieme attenta ai contenuti. Si rimprovera qualche errore che con il senno di poi non rifarebbe? C’è stato un momento in cui ha avuto paura di perdere? «Non dico che non abbiamo fatto errori, ma visto il risultato ritengo di aver condotto una campagna elettorale quasi perfetta. La coalizione comprendeva molte teste, quindi la necessità di mantenere fermo il timone sulla meta, e ci siamo riusciti. L’unico momento in cui ho pen-
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sato che il risultato potesse non essermi favorevole è stato nei giorni precedenti il ballottaggio, quando è apparso chiaro che Molteni avrebbe raccolto i voti di altri schieramenti. Ma il momento di incertezza è durato poco e mi è servito per rinnovare l’entusiasmo mio e dei miei». E questo ha portato alla sua elezione, il Sindaco più giovane di Treviglio. Come intende organizzare l’Amministrazione durante il suo mandato? «Nella mia precedente esperienza di amministratore ho avuto la fortuna di conoscere bene la macchina comunale, così penso alla composizione della Giunta, le commissioni e gli assessorati sulla base delle reali esigenze che si manifestano oggi. Anni fa, per esempio, un Assessorato che si occupasse anche di decoro urbano sarebbe stato impensabile; oggi che Treviglio è stata ampiamente riqualificata, può essere utile se non addirittura necessario. Le anticipo anche un nuovo Assessorato alla Persona che accorperà in sé i Servizi Sociali, Pari Opportunità ecc. così da poter coordinare meglio i servizi assistenziali e sanitari. Altresì importante sarà la valorizzazione dei dipendenti comunali che garantiscono continuità tra un mandato e l’altro. Vedo fondamentale creare una struttura che non dipenda dalla politica né da terzi. Continueremo a collaborare con i privati, come abbiamo fatto in precedenza con i commercianti». A proposito dell’esperienza fatta con il Distretto del Commercio, sempre più
insistentemente si invoca una cabina di regia capace di coordinare le diverse e molteplici istanze cittadine, in un progetto sensato e realizzabile. Come affronterà queste richieste? «Per cabina di regia intendo un’amministrazione capace di compiere scelte chiare e ragionevoli, per evitare che i classici doppioni disperdano risorse. L’esperienza fatta con i commercianti ha dimostrato che le forze in campo ci sono e sono pronte a cooperare. Così il Polo fieristico e la promozione della Città necessitano di attori anche privati, coordinati per garantire tutti i servizi ausiliari al buon funzionamento. Penso per esempio all’organizzazione dei parcheggi, i servizi di pulizia, i trasporti urbani e così via, tutti elementi che concorrono, se ben integrati, a potenziare le occasioni di sviluppo che la Città offre». Parliamo di trasporti. Con l’amministrazione precedente avete attivato dei servizi di collegamento tra i parcheggi e il centro città. Non ritiene necessario considerare oggi un sistema di trasporto urbano adeguato? «Assolutamente sì. Uno dei miei primi atti sarà l’incontro con il presidente di Treviglio Futura per rivedere la pianificazione dei percorsi e della frequenza delle navette. Vorrei estendere il servizio per creare un servizio di trasporto urbano che colleghi i vari quartieri». Si è più volte riferito alla continuità con l’amministrazione Pezzoni, dimessosi quando si è scoperto della falsa laurea. Farà parte della sua squadra? «Sì, mi ha dimostrato di essere un valido amministratore e per me conta questo». Fra 5 anni, al termine del mandato, cosa spera di aver realizzato per sentirsi davvero fiero del lavoro svolto? «Più di ogni altra cosa spero di saper essere un sindaco di tutti, capace di parlare con la gente e capirne necessità e problemi. Spero che davvero il confronto con l’opposizione sia schietto e costruttivo. Il successo sarà poter dire di aver costruito una città migliore collaborando con tutti».
Fotografia di Luca Cesni
La sorpresa Bolandrini di Ivan Scelsa
A Caravaggio, dopo vent’anni di governo leghista, l’asse della giunta si sposta a sinistra. Solo colpa dell’astensionismo e di un centrodestra frammentato?
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aravaggio come Treviglio: solo dopo il voto del 19 giugno anche la Città di Michelangelo Merisi ha espresso il nuovo sindaco. Al primo turno, dalle urne era emerso un buon margine di vantaggio del candidato Ettore Pirovano (Lega Nord e lista civica Noi con Pirovano Sindaco) che aveva raccolto il 37,27% delle preferenze rispetto a Claudio Bolandrini (Partito Democratico e lista civica Bolandrini sindaco per Caravaggio) che si era fermato solo al 29,47%. Nonostante il vantaggio, l’ago della bilancia era stata la debacle di Augusto Baruffi che, concorrendo alla carica, di fatto aveva assottigliando il vantaggio che avrebbe potuto raggiungere l’ex Senatore della Repubblica – già Presidente di Provincia e due volte Sindaco della Città – qualora il centrodestra si fosse presentato compatto all’appuntamento. Erano in molti a pensare che fosse comunque possibile tener testa all’avversario nonostante il tradimento di Forza Italia che, con Baruffi, aveva deciso di dirottare i voti del suo partito verso il candidato di centrosinistra, l’ultimo atto di una guerra fratricida portata avanti non solo in ambito provinciale. Altro aspetto da non sottovalutare l’elevato tasso di astensionismo registrato (quasi il 38% degli aventi diritto) che ha portato Claudio Bolandrini al 55,46% di preferenze che gli ha consegnato le chiavi della Città, storico feudo leghista. Signor Sindaco, sono passati pochi giorni dalla sua elezione, a mente fred-
da, dopo l’entusiasmo delle prime ore, come valuta questo risultato? “La tensione è stata molta, l’emozione ancora di più. È stato un turbinio di emozioni, di sensazioni, abbracci e lacrime che non immaginavo potesse arrivare a questo livello. La campagna elettorale è stata molto sentita, in particolar modo dalle persone che avevano provato in passato a contendere il ruolo di primo cittadino ad un candidato della Lega. La domenica notte, poi, la tensione si è sciolta in un applauso liberatorio ed una serie di abbracci davvero coinvolgenti. Quando siamo partiti con il progetto politico tutto questo sembrava irrealizzabile; un po’ alla volta, però, siamo riusciti a coinvolgere persone di grande competenza e credibilità ed il progetto è diventato reale, palpabile. Dopo il primo turno di votazioni la convinzione nelle nostre possibilità è andata sempre più crescendo, raccogliendo consensi anche tra elettori non propriamente appartenenti al nostro elettorato”. È stata davvero una battaglia politica importante. Cosa, secondo Lei, ha pesato di più sul risultato finale: l’astensionismo o i voti giunti dagli altri schieramenti? “Credo che sia stata premiata una campagna elettorale improntata sul rispetto dell’interlocutore. Abbiamo allargato le linee programmatiche intercettando i voti degli avversari”. Qual è il primo, vero, intervento che caratterizzerà l’inizio del Suo mandato? “Sicuramente l’ascolto di tutti, cittadini e dipendenti comunali, per capire come
funziona la macchina amministrativa locale. Valuteremo gli elementi di criticità e gli interventi da effettuare tempestivamente. Poi porremo fine alla diatriba sull’interporto che, sebbene nato solo in alcuni atti amministrativi, andrà stralciato ed archiviato, soprattutto in virtù di una fattibilità ed interesse non confermati da nessuno studio, sia del Ministero delle Infrastrutture che dalle Ferrovie dello Stato, tanto meno della Regione Lombardia”. Parliamo di cultura. Quale sarà il suo approccio con questo tema? “La mia intenzione è quella di procedere ad una serie di attività culturali che siano realizzate in parte dalle associazioni che in Città sono particolarmente vivaci ed impegnate. Si tratta di mettere in sinergia le diverse realtà e realizzare una serie di iniziative culturali che possano essere festival musicali piuttosto che di letteratura o arte. Iniziative di respiro nazionale, con ospiti importanti che diano il giusto slancio. Il tutto per una cultura che non sia cattedratica ma vissuta, capace di coinvolgere i veri fruitori: i cittadini”. Si considera un uomo di partito o un uomo libero con le sue idee? “Non ho mai avuto tessere di partito; mi considero un cittadino attivo che si è fatto carico di una grande responsabilità. Sono al servizio, prima ancora che dei partiti, dei cittadini. Sono un uomo di Stato, un pubblico ufficiale ed un docente e in quanto tale servo lo Stato nell’educazione e nell’insegnamento ai cittadini di domani”. Crede riuscirà a conquistare e fidelizzare l’elettorato di Caravaggio, da vent’anni ancorato sulle posizioni leghiste? “Ci è stata consegnata fiducia. Se avremo saputo amministrare con serietà ed onestà lo vedremo tra cinque anni. Sicuramente non possiamo promettere miracoli, nessuno dovrà pensare che li faremo. Motiveremo a tutti i cittadini le nostre scelte. Non tutti capiranno, lo so, ma lo spiegheremo, assumendocene la responsabilità”. Luglio-Agosto 2016 t
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Fotografia di Enrico Appiani
Amministrative
di Daniela Invernizzi
Fabio Ferla esulta dopo il successo alle amministrative
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i è presentato con una lista raffigurante un cuore e la scritta Amiamo Calvenzano; ma a chi lo accusava di far leva sui sentimenti, e sull’ancor doloroso ricordo del sindaco Aldo Blini (scomparso improvvisamente il 24 agosto del 2015) per racimolare voti, Fabio Ferla risponde con un 71% di consensi che non possono essere solo il frutto dell’emotività. Lo ribadisce lui stesso nel corso dell’intervista che ci ha rilasciato il giorno dopo la vittoria alle amministrative, contro l’unica altra lista di Calvenzano, capitanata dal leghista Matteo Giuseppe Colombo. «Chi semina virtù, raccoglie fama – commenta il neosindaco – il 71% dei consensi è il frutto del buon lavoro amministrativo. Credo molto nella forza del voto, perché è segreto, e quindi rappresenta davvero il giudizio che la popolazione dà ai suoi amministratori. Abbiamo avuto 1.428 voti, circa 300 voti in più delle amministrative precedenti (Ferla era in lista con Aldo Blini ed era diventato poi il vicesindaco, ndr)». Una delle critiche più feroci, nei suoi confronti, era che si fregiasse del titolo di sindaco senza essere stato eletto. «Quando Blini è scomparso, ho deciso di prendere in mano la situazione, per evitare il commissariamento. L’ho fatto per il bene del mio paese. In ogni caso ricordo ai miei avversari che nella precedente elezione, in lista con Blini, avevo ottenuto il maggior numero di preferenze. Non sono un calato dall’alto, un nominato. Al contrario, la lista avversaria viene da due anni di opposizione inesistente. Per questo motivo non sono riusciti a convincere neppure quelli che li votavano
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prima». Quali sono i meriti che attribuisce a sé e alla sua squadra? «Esperienza e passione, un mix determinante in ogni ambito. Non puoi vincere se non dimostri un sincero amore per il paese in cui vivi. E aggiungerei la serietà e il rispetto per il ruolo istituzionale che ricopro, per quanto riguarda me. Mi riconosco una certa signorilità nel comportamento, il non aver mai dato adito a polemiche inutili, ritengo di essere sempre stato corretto nei confronti di tutti. Anche per questo non ho mai sposato una parte politica. E nella composizione della squadra, non è mai stato chiesto alle persone che ne fanno parte di quale orientamento fossero. Sono state scelte perché le conoscevamo e le stimavamo per la loro qualità e per le loro competenze». Lei è cattolico praticante. Se arrivassero due omosessuali a chiederle di sposarli? «Le racconto un episodio: nel 2009 sposai una coppia civilmente e tutti si stupirono, sapendo la mia posizione in merito. Ma un conto sono io, Fabio, un conto è il sindaco di un paese. Il primo cittadino deve sapersi svestire delle sue convinzioni personali. Non significa approvare quel modo di pensare, ma essere al servizio della comunità. Noi siamo servi della legge, non sta al sindaco decidere ciò che è giusto o sbagliato. Persino il Papa ha detto: “Chi sono io per giudicare?”. Quindi, chi sono io per disobbedire a una legge dello Stato? E se proprio non ce la faccio, benissimo, mi dimetto. Ma non faccio obiezione di coscienza su un atto amministrativo».
Fotografia di Enrico Appiani
«Calvenzano mi ama»
Quando nasce la sua passione politica? «Sono cresciuto in una famiglia dove ho visto i miei fare sempre qualcosa per gli altri. Mio padre fu in consiglio comunale, il nonno fu sindaco. L’altro, tornato dalla guerra, fondò l’Associazione Artiglieri che oggi porta il suo nome, Alfredo Ferla. Molti della mia famiglia lavorarono in consiglio comunale, spinti da un sincero amore per il territorio sul quale vivevano. Io ero solo un bambino, ma queste sono suggestioni che ti restano. Vedevo mio nonno Carlo, già colpito pesantemente dal cancro, continuare a lavorare e a battersi per quello in cui credeva, con determinazione e dignità. Si faceva portare in carrozzella alla Latteria Sociale che a quel tempo rischiava di chiudere, e grazie anche al suo impegno non accadde. Fu un grande esempio, era stimato da tutti, anche da chi lo osteggiava politicamente. È sulla scia di questi grandi esempi che mi sono candidato, perché voglio fare anch’io qualcosa per il mio paese».
Fotografia di Enrico Appiani
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Fornovo San Giovanni le elezioni amministrative dello scorso 5 giugno hanno portato alla nomina non del Sindaco, ma di un Commissario. A seguito della dichiarazione di nullità della consultazione elettorale per l’elezione del Sindaco e del Consiglio Comunale, con proprio decreto in data 08 giugno 2016, il Prefetto della Provincia di Bergamo, ha infatti indicato il nome del Commissario per la provvisoria amministrazione dell’Ente: il dott. Alfredo Nappi, che il 23 dicembre 2015 era stato nominato Commissario per il Comune di Treviglio. Al medesimo sono attribuiti tutti i poteri spettanti al Consiglio, alla Giunta ed al Sindaco e provvederà all’amministrazione del Comune fino all’insediamento degli ordinari organi di governo, da eleggersi in occasione del primo turno elettorale utile. Il Commissariamento di Fornovo è stato l’esito del mancato quorum alle elezioni (affluenza del 47,39%), cui si era presentata un’unica lista civica “Insieme per Fornovo”, con candidato Giancarlo Piana, vice del sindaco uscente Pierluigi De Vita. Il nuovo scenario pone in evidenza problematiche per i cittadini, specie per quanto concerne il possibile slittamento nella realizzazione di alcuni progetti importanti per il territorio. Grande attenzione, per esempio, è riposta sul decollo o meno nei prossimi mesi del progetto di Art Cosmetics, azienda cosmetica di Mozzanica che aveva individuato nell’area industriale fornovese il sito per la costruzione di un nuovo stabilimento: operazione – prevista con scadenza 31 dicembre 2017 – di grande rilevanza per il Comune, sia in termini economici che di impiego di lavoro, e che dovrà confrontarsi ora con l’attuale situazione che verte in Sala Consiliare.
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MatitaLibera di Bruno Manenti
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edica speciale a Ivan Blini , il “papa-� di la tre-giorni di magia grazie alla quale i ricordi diventano un museo a cielo aperto Luglio-Agosto 2016 t
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Fotografie di Enrico Appiani
Banche
Cambio ai vertici di BCC Treviglio di Cristina Signorelli
Una svolta quasi epocale per la Banca di Credito Cooperativo di Treviglio che nomina Roberto Nicelli nuovo Direttore Generale
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ntro nell’ufficio di Franco Riz poche ore dopo che ha passato il testimone al suo vice, Roberto Nicelli, chiedendomi, come forse hanno fatto molti trevigliesi, se la nomina del nuovo Direttore Generale della Banca di Credito Cooperativo di Treviglio sia stata frutto di incomprensioni nuove o antiche, ma fin dai primi istanti mi è chiaro che il gioco è condotto ancora in squadra e l’intesa tra i due è sincera. Riz, come sua abitudine, descrive il passaggio di consegne con parole chiare e inequivocabili: «Ho fatto il mio tempo, ora è giusto e doveroso lasciare spazio e responsabilità dirette a chi ha più energia, grinta e fantasia del sottoscritto. È un avvicendamento che avevamo definito già da tempo, di comune accordo con il Presidente Giovanni Grazioli e l’intero Consiglio di Amministrazione, e che diventa effettivo oggi dopo aver concluso con successo una prima fase di rinnovamento della nostra banca. Ho imparato a conoscere il valore di Roberto nei molti anni in cui è stato mio vice e credo sia la persona giusta a dare nuovi stimoli di pensiero e organizzativi, alla nostra Cassa Rurale». I molti importanti cambiamenti che oggi investono il mondo bancario europeo, italiano, e quello delle BCC in particolare, impegnate nel prossimo biennio dall’at-
tuazione della Riforma che accorperà in un unico Gruppo tutte le Banche di Credito Cooperativo, richiedono lo sviluppo di nuovi strumenti e metodi ma, soprattutto, implicano che le persone compiano un ulteriore sforzo per adeguare le competenze e le capacità al nuovo contesto assicurando, al contempo, coerenza con lo spirito delle Casse Rurali. Inevitabile quindi quel ricambio generazionale a cui lo stesso Riz si riferisce nella lettera inviata al Presidente Grazioli: “Per me è stato un onore guidare la Cassa Rurale in questi dieci anni sulla scia di Maestri di ben altro spessore; credo di non poter essere smentito nel dire che è stato il periodo più difficile della vita della nostra Cassa non solo per la crisi economica ma anche, forse soprattutto, per tutti i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni che hanno toccato la sfera delle relazioni e dei rapporti umani. Ritengo una fortuna aver trovato in Te, nel Consiglio di Amministrazione e nel Collegio Sindacale, interlocutori con cui ho potuto condividere le modalità del passaggio generazionale”. Nella seduta del 14 giugno 2016 il Consiglio di Amministrazione di Banca di Credito Cooperativo, nominando Roberto Nicelli nuovo Direttore Generale, con decorrenza effettiva dal 4 luglio, ha compiuto una svolta quasi epocale per la banca e
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rafforzato le scelte già compiute due anni fa con la nomina a Presidente di Giovanni Grazioli, ponendo ai propri vertici esecutivi, per la prima volta, professionalità cresciute anche esternamente all’Istituto. Infatti Nicelli, lodigiano, 50 anni, seppur da lungo tempo in BCC nella quale è entrato oltre dieci anni fa, ha dapprima maturato una solida esperienza professionale in altre realtà bancarie italiane. «Apprezzo Franco Riz – ha sottolineato Nicelli – per l’atto di umiltà e coraggio che ha saputo fare e lo ringrazio oltre che per gli importanti insegnamenti che mi ha impartito in tanti anni di collaborazione, per voler ancora rimanere nella mia squadra, peraltro con la responsabilità di un settore strategico quale quello del Credito anomalo. Sono perfettamente consapevole che gli impegni dei prossimi anni richiederanno energia e fatica e, proprio per questo, conto su di una squadra di lavoro forte, coesa e preparata che mi affiancherà. Sono convinto che un uomo solo non può decidere delle sorti di una realtà così importante come la Cassa Rurale di Treviglio». Le novità sostanziali che porterà il nuovo Direttore Generale consistono in una struttura decisionale con un organigramma meno verticistico, nel quale ogni responsabile d’area si muoverà in piena autonomia, rispettando il mandato delle deleghe operative affidategli. In tal modo verranno ulteriormente valorizzate le competenze e le professionalità di ogni soggetto responsabile, con forti motivazioni ad assumere pienamente le responsabilità operative. Il nuovo Direttore Generale svincolato dall’operatività quotidiana, seppur con controllo di supervisione, potrà maggiormente dedicarsi ad affrontare le scelte strategiche fondamentali per superare con successo le prossime sfide che il contesto economico e istituzionale pone in essere. Nicelli, che ha proposto e ottenuto dal CdA la nomina di un team (vedi riquadro a lato) preparato a sviluppare i nuovi proget-
Tutti gli uomini del nuovo Direttore Generale
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ella seduta del 14 giugno, il Consiglio di Amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Treviglio ha nominato Roberto Nicelli nuovo Direttore Generale e contestualmente ha approvato la nomina dei responsabili, da lui proposti, per affiancarlo, insieme a tutti i 330 dipendenti, nella sua nuova funzione: Flavio Panzera che, confermato vice Direttore generale, si occuperà di Direzione Organizzazione e Affari Societari; Luca Severgnini, responsabile Direzione Finanza; Riccardo Marciò, responsabile Direzione Credito e Contenzioso; Angelo Zanchi, responsabile Direzione Commerciale. In staff direttamente a Nicelli oltre a Franco Riz, responsabile della Direzione credito anomalo e Monitoraggio mandamentale del credito, ci sarà Massimo Brusoni, che si occuperà della Direzione Pianificazione e Bilancio. La responsabilità dell’area territoriale Sud è affidata a Diego Vescovi e quella Nord a Marco Pagani. Come funzioni di controllo direttamente in staff al CDA vengono confermati Claudio Albertini responsabile servizio Conformità e Antiriciclaggio e Francesco Lingiardi responsabile Servizio Risk Management. C.S. ti, rassicura: «La nuova struttura interna è finalizzata a ottimizzare i processi decisionali per meglio competere sui nuovi scenari nazionali, ma il modo di fare banca della Cassa Rurale di Treviglio non cambierà assolutamente. Non derogheremo mai ai principi e ai valori che hanno fino ad oggi contraddistinto il nostro Istituto». Grande soddisfazione ha espresso il Presidente, Giovanni Grazioli: «Cda e Direzione hanno dimostrato di condividere appieno gli obiettivi e le modalità di attuazione del cambiamento. Ringrazio Franco Riz per l’impegno assunto sempre con competenza e onestà in questi molti anni di Direzione, conducendo la nostra Cassa Rurale, probabilmente, nel periodo più difficile della sua lunga storia, di grave crisi economica internazionale. Sono convinto che la scelta di Nicelli, ormai profondo conoscitore della nostra Banca e del territorio, oltre che persona autorevole e competente, garantisce la capacità di affrontare brillantemente le sfide che ci attendono, dando la necessaria continuità al lavoro fin qui svolto».
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Attualità
Il volontariato risponde di Daniela Regonesi
Approvata la Legge Delega sul Terzo Settore
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erchiamo di fare chiarezza sul Terzo Settore, a partire dalla Legge Delega, recentemente approvata, che lo riforma. Ad aiutarci c’è il trevigliese Ivan Nissoli, Coordinatore Area Giovani, Servizio Civile e Volontariato presso Fondazione Caritas Ambrosiana e Presidente di Centro Servizi Volontariato di Milano (Ciessevi). Innanzitutto, cosa sono i Ciessevi? «Sono organismi nati con la Legge Quadro sul volontariato 266/91, realtà promosse dal mondo del volontariato a servizio del volontariato, e gestite da un’assemblea di soci. Vengono finanziati attraverso le centrali delle fondazioni bancarie ed erogano servizi quali: promozione, consulenza normativa, fiscale e contabile, formazione, comunicazione. Le singole Regioni hanno determinato numeri e criteri di organizzazione; ad esempio in Lombardia ce ne sono 12, uno per ogni provincia, mentre in Toscana ce n’è uno per tutta la Regione». Come sta cambiando il volontariato? «Cresce nel saper intercettare domande e bisogni attuali e nel dare nuove risposte alle esigenze che ci sono. Si riducono le risorse ma cresce la complessità del sistema, che si è evoluto: non è solo socio-assistenziale, ma anche ambientale, sportivo, turistico e culturale. È un mondo fatto da 300.000 organizzazioni non profit (dato Istat più recente), con 6,6 milioni di volontari. Tra di loro 3,5 milioni sono dediti a volontariato sporadico e 4,5 in organizzazioni. I conti sembrano non tornare
perché vale la multi-appartenenza: si è membri di diverse realtà contemporaneamente, le stesse persone sono volontari sia attraverso organizzazioni che in modo sporadico. Essi rappresentano un significativo 10% della popolazione, ma c’è un 90% che non fa volontariato». C’è chi sostiene che le realtà del volontariato siano troppe: è un problema o ciò che manca è una regia? «C’è una minoranza iper-impegnata e una maggioranza che “sta in poltrona”. È sì un problema di regia, ma anche di aumentare il target: bisogna creare poli di coordinamento con competenze e professionalità adatte ad affrontare le sfide». Cos’è il “bene comune”? «È l’attenzione a creare delle condizioni perché una comunità possa vivere bene. È la cura delle relazioni tra le persone di un rete, che possa permettere a chi è in difficoltà di non cadere. La crisi è proprio lo sfilacciarsi delle reti, non solo economiche. La collettività deve tessere relazioni, essere attenta a chi fa più fatica. Ripartire dagli ultimi per arrivare al primo della fila, riconoscendo la dignità della persona e riscoprendo la dimensione dell’umanità: bisogna favorire l’incontro». Il Programma Volontari Expo, è stato ideato e curato da Ciessevi e CSVnet (il coordinamento nazionale), su mandato di Expo Spa. Cosa è rimasto di questa esperienza? «Abbiamo incontrato, colloquiato ed orientato oltre 9.900 persone, delle quali
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I volontari Expo premiati con l’Ambrogino d’oro
il 50% non aveva mai fatto volontariato, e la cui età media era 24 anni. È la conferma che ci sono interesse, volontà e desiderio di partecipazione, che però non incrociano le forme organizzative tradizionali. Bisogna trovare il match tra le occasioni, migliorando e strutturando l’offerta con obiettivi precisi. La sfida è trovare nuovi modelli adeguati ai tempi, che tengano conto di mobilità e flessibilità, perché la disponibilità c’è, ma è diversa. Lo stesso tempo libero non è quello di una volta: ad esempio, un giovane può non riuscire a collaborare tutti i pomeriggi in orari rigidi in una data associazione, ma magari ha tempo, capacità e voglia di curarne la pagina Facebook o il sito web. Un alto numero di stranieri era tra i volontari di Expo, c’è stata partecipazione da parte delle cosiddette seconde generazioni: è stato veicolo di integrazione. L’esperienza del volontariato permette di integrare, comporta il farsi carico, l’avere a cuore, accresce la dimensione della cittadinanza: è un’assunzione di responsabilità nei confronti degli altri. Può essere una risposta al tema dell’immigrazione/ integrazione: il passaggio dalla dimensione personale a quella comunitaria, che è la sfida che abbiamo davanti». Riforma del terzo settore: è fatta? «Il mio giudizio è positivo, va vista la sua concretizzazione. Per la prima volta viene definito cos’è il Terzo Settore dal punto di vista normativo, non solo sociologico o economico. È un passaggio culturale non di poco conto. Inoltre mette ordine a una normativa settoriale, con un codice unico. D’altro canto abbraccia tanti temi (il servizio civile universale, csv, volontariato, ecc.), e non si capisce qual è il principale. Il contesto, comunque, deve essere pronto a recepire le norme, e il Terzo Settore deve assumere consapevolezza di poter cambiare. Il volontariato è leggere, anticipare e dare risposte ai bisogni. Deve
2016-01 La riforma
“D
elega al Governo per la riforma del Terzo settore, dell’impresa sociale e per la disciplina del servizio civile universaleâ€?, questo il titolo del Testo approvato il 25/05/2016. Ăˆ una Legge Delega, pertanto definisce i principi fondamentali attorno ai quali dovranno articolarsi i decreti delegati, che porteranno alla creazione di una sorta di Testo Unico del Terzo settore. Diverse le novitĂ introdotte, come, innanzitutto, la definizione di: Terzo settore, Centri di servizio per il volontariato, e Consiglio nazionale del terzo settore. Istituisce, inoltre, Italia Sociale – una fondazione di diritto privato con finalitĂ pubbliche, che avrĂ il compito di sostenere, attrarre e organizzare iniziative filantropiche e strumenti innovativi di finanza sociale – nonchĂŠ un Fondo destinato alle attivitĂ di interesse generale promosse da organizzazioni di volontariato, associazioni e fondazioni, presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (stanziati 17,3 milioni di euro nel 2016 e 20 milioni di euro a decorrere dal 2017). Il sĂŹ definitivo al testo presentato, il 22 agosto del 2014, è arrivato con 239 voti a favore e 78 contrari. SarĂ il Ministero del Lavoro, in collaborazione con i ministeri interessati e con l’Agenzia delle Entrate, a doversi occupare della vigilanza, del monitoraggio e del controllo sugli enti del terzo settore. La riforma dovrebbe essere pienamente operativa entro quest’anno. D.R.
esercitare una sorta di ruolo profetico, in generale la legge arriva dopo, norma la realtà , che è già piÚ avanti; in questo caso è un volano per leggere l’esperienza fatta, responsabilizza il volontariato sulla funzione svolta finora, certifica e rilancia. Cosa succederebbe se il volontariato si fermasse per 24 ore? Si fermerebbe tutto. Il volontariato in questi anni è stato la stampella del welfare, ma non è sostitutivo. L’articolo 118 della Costituzione parla di sussidiarietà , non di delega nÊ di supplenza. Il volontariato ha un suo valore, deve anche denunciare se l’istituzione non risolve i problemi. Deve educare e farsi carico delle necessità , aiutare, ma non sostituirsi a chi deve dare le risposte reali e ha responsabilità diverse. Se non ci sono le condizioni è un problema di tutti.
Nel cuore di Treviglio la tradizione sposa l’eleganza delle forme in una nuova concezione di panetteria per fornire un servizio efficiente e raffinato
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Eventi
La “Via degli Artisti” di Cristina Signorelli
Un’antica strada trevigliese, la via Sangalli, ospita regolarmente manifestazioni artistiche e benefiche
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a via Sangalli si distingue dalle altre vie del centro storico di Treviglio per il colore che fin da lontano attrae lo sguardo del passante. È la locale “via degli artisti” che, animata periodicamente da manifestazioni di pittura e scultura, sperimenta da anni iniziative tra le più varie. Promotore da sempre di questa vivacità artistica e culturale è Battista Mombrini, artista trevigliese che fin dal lontano 1967 opera nel suo laboratorio di via Sangalli, raccogliendo intorno a sé un gruppo di amici e colleghi pronti a cogliere ogni invito come una nuova avventura per far vivere d’arte la città. Tra le iniziative di Mombrini forse la più eclatante e suggestiva è l’installazione aerea
che da qualche tempo adorna lo spazio di “cielo” tra le case della via. Su di una serie di fili tirati da un tetto all’altro, vengono collocati di volta in volta leggere rappresentazioni di oggetti diversi. Fino a settembre inoltrato, il giallo squillante del maggiociondolo darà il benvenuto a ogni passante. «L’idea del maggiociondolo, una meravigliosa pianta montana che fiorisce a grappolo, mi è venuta come sfida. Dopo essermene innamorato in montagna ho provato a farla crescere nel giardino di casa ma senza successo. Allora eccola apparire in tutta la sua luminosa bellezza estiva sopra le nostre teste in via Sangalli». Oggi ammiriamo il maggiociondolo, ma abbiamo già visto gli ombrellini colorati, poi quelli bianchi, poi i
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pesci. «Visitando alcuni paesi mediterranei – prosegue Mombrini – come la Spagna e la Grecia, mi è capitato di incontrare spesso i cieli tra le case vestiti a festa, così ho voluto riproporre la stessa idea fantasiosa a Treviglio, per rallegrare il luogo dove ha sede il mio laboratorio». Il mese di giugno, avvio dell’estate e della voglia di stare insieme all’aperto, ha visto concretizzarsi varie iniziative a cura di Mombrini e del gruppo che intorno a lui si riunisce, gli Amici di via Sangalli, formato da commercianti, abitanti e naturalmente artisti. “Meravigliando” ha trasformato, per oltre una settimana, la via in un vero laboratorio di scultura a cielo aperto dove, nonostante i ripetuti scrosci d’acqua che hanno bagnato la manifestazione, dieci scultori locali hanno plasmato con scalpello e sgorbie i tronchi di legno a loro disposizione, per creare interessanti opere d’arte, mentre i passanti incuriositi e spesso affascinati dall’abilità degli artisti si fermavano ad ammirarne le creazioni. Ogni opera realizzata durante l’evento verrà conservata nei negozi di via Sangalli ed esposta tutti i sabati fino alla fine di settembre. Di natura un po’ diversa è l’allestimento di grande fascino di una lunghissima tavola, disposta lungo tutta la via, riccamente apparecchiata e pronta a ospitare decine di commensali per un banchetto di beneficienza. “Cenarbeneficando” è stato organizzato, con la collaborazione degli Amici di via Sangalli, da due onlus di Rivolta d’Adda, ilbuongustaio e Cars for Africa, che da anni si impegnano per diversi progetti sociali in Africa e Brasile. La cena di giugno (prevista per il 24, data in cui questo numero sarà già in stampa) è finalizzata a raccogliere fondi da devolvere ad un importante progetto in Etiopia: la costruzione e il mantenimento di un asilo che ospita circa duecentocinquanta bambini in età prescolare. L’opera si propone di offrire nuove prospettive di vita ai piccoli etiopi abbandonati, altrimenti esposti alla più assoluta miseria e all’impiego in lavori
Fotografie di Enrico Appiani
minorili. I fondi raccolti possono assicurare un pasto al giorno e un’istruzione scolastica indispensabile a garantire nuova dignità ai bambini e, soprattutto, una prospettiva reale per il loro futuro. Una parte del ricavato della cena viene devoluto all’associazione Cuore e vita onlus per l’acquisto di un defibrillatore. Mombrini sottolinea anche a proposito di questa iniziativa che gli abitanti di via San-
galli, che certamente durante le manifestazioni subiscono diversi disagi nella loro quotidianità, tollerano con rispetto e, spesso, partecipano con entusiasmo agli eventi che movimentano la via. Un appuntamento, ormai consolidato nel tempo, sarà “Pittori in via Sangalli” che Mombrini organizzò per la prima volta nel 1978 e si ripeté per oltre dieci anni, ospitando di volta in volta, artisti locali e non, an-
che di fama internazionale. Dopo un lungo periodo di pausa, durato oltre venticinque anni, Battista insieme agli Amici, nel 2013, ha riproposto la manifestazione che aveva in passato riscosso notevole successo. Quest’anno a settembre verrà organizzata la terza edizione del nuovo ciclo di questa interessante mostra all’aperto, dove i pittori esporranno le loro opere al giudizio e plauso del pubblico.
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Ambiente
Scoprire la Pianura, su due ruote di Daniela Regonesi
La bicicletta come mezzo per scoprire e valorizzare il territorio grazie ad un parco ad hoc, ne parliamo con Bruno Brambilla
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e bellezze e le potenzialità turistiche del nostro territorio sono da tempo riconosciute pressoché unanimemente, diverse sono le proposte per la loro valorizzazione. Una delle più articolate e di ampio sguardo e respiro è quella formulata dall’Associazione Pianura da Scoprire. Nata nel 2009, in partnership pubblico-privato (composta da comuni delle province di Bergamo, Cremona e Milano, dai Parchi Regionali dell’Adda Nord, dell’Adda Sud, del Serio e dell’Oglio, da enti e aziende privati) essa pone al centro della propria attività la promozione e lo sviluppo della mobilità dolce, la sostenibilità ambientale e la valorizzazione delle risorse e delle peculiarità locali. «Il nostro territorio ha dei valori da promuovere – spiega il presidente Bruno Brambilla – è bello, deve diventare attrattivo, richiamare turisti ma anche insediamenti e servizi che portino occupazione. Va curato, tenuto pulito, vanno organizzati eventi affinché vengano visitatori anche a livello internazionale». Non si tratta di semplici enunciazioni di principio o di slogan che lasciano il tempo che trovano. L’Associazione di promozione sociale, a seguito di un’approfondita indagine promossa ad hoc nel 2012/2013, ha proposto l’idea di realizzare un Parco Cicloturistico della Media Pianura Lombarda. Il Touring Club Italiano definisce
il parco cicloturistico come una rete di percorsi di qualità, ideali per scoprire in bicicletta il patrimonio storico, artistico, culturale e paesaggistico che un territorio può offrire. I risultati particolarmente incoraggianti, emersi dall’indagine, fanno ritenere che il cicloturismo sia il mezzo ideale per qualificare turisticamente questo territorio, riscoprendo e promuovendo la bellezza delle campagne, dei fiumi, dei
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boschi, dei fontanili, dei borghi storici e delle opere che l’uomo ha realizzato per plasmare il paesaggio della pianura. L’idea progettuale porta la firma del dott. Albano Marcarini, urbanista milanese e appassionato cicloamatore, ed è riassunta in un opuscolo dal titolo “Un mondo in bicicletta”: presenta ben 14 percorsi ad anello della lunghezza fra i 30 e i 50 km, tracciati su piste ciclabili ove esistenti e su strade a basso volume di traffico, a cui si aggiunge un itinerario più impegnativo di circa 180 km. Quest’ultimo compone un anello grossomodo coincidente con i confini del territorio di riferimento dell’Associazione, che ha come baricentro il nodo ferroviario di Treviglio e si estende a raggio nelle direzioni di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Milano, fino a raggiungere gli aeroporti di Orio al Serio e Linate. Per favorire i collegamenti in intermodalità i punti di partenza sono ubicati presso una stazione ferroviaria, o facilmente raggiungibili anche in auto. Il parco integra e valorizza i percorsi ciclabili già esistenti come la Ciclovia dei
Piste ciclabili: (quasi) tutto bene di Patrizio Dolcini
T Laghi Sud, le ciclabili dei Parchi fluviali, quelle previste dal Bando Brezza di Fondazione Cariplo, dal progetto VenTo del Politecnico di Milano e dal Piano Regionale della mobilità ciclistica. Infine, grazie alle connessioni, il Parco intercetta i grandi itinerari ciclistici del progetto Eurovelo 5 (Via Romea Francigena), 7 (Sun Route) e 8 (Mediterranean Route). «L’impegno prioritario per il prossimo futuro – commenta il presidente – è quello della sua graduale realizzazione, attivando una fase iniziale di interventi atti a predisporre una prima fruibilità dei percorsi, e a rendere ufficialmente nota l’iniziativa. Quindi, man mano che verrà terminata la fase di confronto con i comuni coinvolti dai singoli itinerari, si inizierà con la progettazione completa di alcuni percorsi, che potrebbero rappresentare i progetti pilota per i successivi interventi. È naturalmente in atto la ricerca indispensabile di opportunità di finanziamento, considerando che sia Regione Lombardia che Fondazione Cariplo sono particolarmente sensibili al tema del cicloturismo, senza trascurare altre occasioni, come ad esempio quelle previste dalla programmazione europea 2014-2020». Non nasconde comunque le difficoltà: «Ci vuole tanta pazienza, si realizza poco per volta, per questo bisogna ipotizzare un compimento graduale. L’importante è che la proposta convinca, e che si sia consapevoli che il parco cicloturistico può essere realizzato solo a step». È una consapevolezza cui va il merito di non smorzare entusiasmi e convinzioni, come conclude Brambilla: «Il parco può essere il “collante” del territorio e collegamento con le reti esistenti, anche europee. I comuni (dai 16 iniziali siamo passati ai 47 attuali) rispondono positivamente, e hanno anche aderito alla “Carta Europea per la promozione e lo sviluppo della mobilità dolce e del turismo sostenibile nella Media Pianura Lombarda”». Treviglio come sede del Parco e centro del marketing territoriale: non è utopia.
reviglio da sola vanta più di 30 Km di piste ciclabili e guardando la statistica si colloca ai primi posti in Lombardia per km di ciclabili/ abitante. Se si estende al comprensorio della Gera d’Adda il dato, in termini di Km, più che raddoppia. Tutto bene? Quasi. Osservandone gli sviluppi si notano vari percorsi mancanti, cui occorre metter mano, soprattutto razionalizzando e collegando fra loro le ciclabili esistenti, potenziando alcuni collegamenti fra centri vicini e sbloccando alcuni progetti. In altre parole passare da una situazione realizzata a caso (ma fortunatamente realizzata) ad una vera e propria rete. Andiamo con ordine: all’interno del centro urbano di Treviglio occorre un collegamento ciclabile sicuro dal centro alla Stazione centrale (dove la bici-stazione necessita di una riprogettazione urgente) e occorre collegare la Zona Ovest con la città, oltre a progettare una ciclabile lungo la circonvallazione interna. Elementi essenziali per parlare di una vera ciclabilità urbana. Manca poi, allargando lo sguardo, un collegamento ciclabile con Cassano, ed è da risolvere il breve tratto mancante di collegamento fra la ciclabile che sale da Casirate e la zona PIP di Treviglio. La pista verso Calvenzano non può restare bloccata all’infinito per i problemi burocratici intervenuti fra Comune e Cepav 2, la società che ha realizzato l’opera. Manca, anche se in progetto, il
cosiddetto Percorso Verde, cioè il collegamento fra la Geromina e il Bosco del Castagno, passando prima per la Valle del Lupo e poi per Castel Cerreto, con un peduncolo verso la Casina Pelesa. Strettamente collegato a questo percorso è l’anello, che sarebbe possibile realizzare a costo zero, chiudendo al traffico Via Reni e Via Contessa Piazzoni, come richiesto dai Comitati di quartiere e da Legambiente. L’anello sarebbe poi assicurato dal sentiero interpoderale verso la Casina Pelesa, sede del polo agricolo biologico della Cooperativa Castel Cerreto, importante iniziativa di rigenerazione agricola del territorio. In questo quadro potrebbe esser valorizzata anche Via Pigafetta, allargando ulteriormente il percorso, grazie al quale ci si collegherebbe anche alla rete dei sentieri che gravitano sul Parco dell’Adda, e che sono connessi alla rete europea delle greenways. Occorre pensare poi a congiungere Treviglio e Arcene, e risolvere il nodo del collegamento verso Vidalengo/ Pagazzano, valorizzando e prolungando Via Castolda. La connessione con Caravaggio necessita di un percorso adatto a tutti: la ciclabile attuale presenta pendenze che la rendono poco “attrattiva” per molti. È stato realizzato un tunnel ciclopedonale sotto l’ex SS 11 in zona Ospedale: si può ripartire da lì, ristrutturando i percorsi agricoli ancora esistenti. Un libro dei sogni? Sicuramente no. Realizzare tutto e subito non è praticamente possibile, ma una attenta programmazione sì. Le ciclabili ora scomposte in vari percorsi separati, devono diventare una rete ciclabile che collega il territorio e le greenway europee che corrono nella zona dell’Adda. Non si dovranno più vedere cartelli di ciclabili “fantasma” tipo la Ciclovia dei Laghi, ma una rete realizzata usufruendo di quei bandi Europei e Regionali (come l’appena “aperto” bando LIFE della UE) che altre realtà territoriali hanno già usato a tale scopo, incrementando anche un turismo locale dal trend in aumento.
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Tempo libero
Destinazione Estate di Daniela Regonesi
Abbiamo selezionato per voi quattro diverse mete “dietro l’angolo”, perché sia un’estate di relax, scoperta, divertimento e gusto
E
state, tempo di svago, aria aperta, sole (si spera) e lunghe giornate. Giornate che possono essere dedicate al riposo e al divertimento, alla gioia del palato e alla ricerca di refrigerio. Abbiamo pensato di proporvi una miniguida al relax e divertimento fuori porta, destinata a tutti: a chi attende le ferie, a chi le ha già dimenticate e a chi nemmeno le farà, ai piccoli e ai grandi, a chi pensa alla pancia piena e a chi preferisce i vuoti allo stomaco dati dalle giostre. Il tutto a pochi chilometri di distanza da casa, perché ci si può divertire anche senza intraprendere lunghi spostamenti.
“In una goccia d’acqua si trovano tutti i segreti degli oceani” (Khalil Gibran) Mentre vi scriviamo l’estate è un po’ “timida”, travestita da autunno; ma, nella speranza che tenga fede alla sua natura,
consigliamo agli amanti dell’abbronzatura e delle nuotate il Parco Acquatico Center Park, di Antegnate. L’azzurro delle piscine la fa da padrone – con giochi d’acqua e tanti scivoli dal diverso tasso di brivido – ma non manca il verde dei prati, punteggiato da ombrelloni e sedie a sdraio per rilassarsi. Completano il tutto l’animazione, il parco giochi per i bambini, i campi da calcetto e pallavolo; nonché il ristorante, la palestra, i bar, il bazar, e gli idromassaggi. Il Parco è aperto tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00. Per dettagli è disponibile il sito www.centerpark.it
“Allontanatevi dal porto sicuro. Esplorate. Sognate. Scoprite.” (Mark Twain) Imbarcarsi? Qui? Sì, la redattrice non è impazzita. Recandosi all’imbarco di Trezzo sull’Adda, fino al 20 novembre, tutti i sabati, le domeniche e i festivi è possibile prendere il largo per una navigazione
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Navigazione sul fiume Adda
della durata di un’ora, alla scoperta degli scenari naturali ed antropici che presenta il fiume. Si possono ammirare la mole del Castello Visconteo, la centrale idroelettrica “Taccani”, capolavoro dello stile Liberty, bellissime oasi naturali che, sia in terra, pardon, acqua, bergamasca che milanese accolgono diverse specie animali, quindi la natura del Parco Adda Nord, la zona “pescatori” e la vecchia “spiaggia” di sassi delle lavandaie. Una guida illustra i vari punti di interesse, non trascurando le pagine del Codice Atlantico scritte da Leonardo Da Vinci riguardanti il tratto di Adda dove lui ha abitato per quattro anni. Le corse domenicali delle 12.00 e delle 18.15 sono speciali: a pranzo viene proposto Navigar Mangiando, per degustare direttamente sull’imbarcazione solo prodotti tipici locali e di produzione genuina, mentre al tramonto è possibile sorseggiare un piacevole aperitivo in barca. Ulteriori informazioni su: www.addainsieme.it/navigazione-trezzo-adda
“Ogni giorno è davvero un altro giro di giostra” (Tiziano Terzani) Sì, ci sono le giostre; tante, ben 39 attrazioni, ma se al solo pensiero vi gira la A sinistra una veduta del Parco Acquatico Center Park. A destra due attrazioni di Leolandia
Qui sopra il Podere Montizzolo, a Caravaggio; a destra il suo Campo Allegro
testa e lo stomaco fa le capriole, non disperate. Andiamo con ordine. Immerso in un grande parco verde, a Capriate San Gervasio, sorge il secondo parco italiano nella classifica di Tripadvisor: Leolandia. Le sue aree tematiche trasportano i visitatori in mondi fantastici e dai nomi evocativi: Cowboy Town, città in stile Spaghetti Western; Terre di Leonardo, dove i bozzetti di Leonardo da Vinci si trasformano in fantastiche giostre; la Riva dei Pirati, terra dei bucanieri; Expo 1906, dedicata all’edizione di inizio ‘900; e infine il Mondo di Peppa Pig. Se non conoscete la maialina più amata della TV non disperate. Neppure se non aspirate a scendere in picchiata, avvitarvi in loop, galleggiare su tronchi, volare sdraiati o solcare rapide. Dal 1971, anno in cui è stata creata per riunire tutta la bellezza dei monumenti italiani più importanti in un unico parco, Minitalia vi aspetta, con due percorsi privi di barriere architettoniche, la riproduzione in miniatura della rete ferroviaria italiana e 16 statue parlanti di italiani celebri, che raccontano le particolarità della loro terra d’origine. Ad arricchire il tutto la fattoria, l’acquario e il rettilario, tanti spettacoli e animazioni itineranti e diversi punti ristoro. Il sito ufficiale dove trovare ogni utile indicazione è www.leolandia.it
“Uno non può pensare bene, amare bene, dormire bene, se non ha mangiato bene” (Virginia Woolf) L’ultima tappa che vi proponiamo non appaga solo il palato, è un invito alla convivialità. Vi portiamo in una cascina, le cui origini risalgono al 1668, accanto alla quale sono stati creati una Bottega ed un Agriristoro. Nella prima è possibile acquistare direttamente la produzione dell’azienda agricola Podere Montizzolo; il secondo, da poco ampliato con un grande porticato esterno, propone piatti a base di salumi, prosciutti e carni suine di produzione propria, ma non mancano comunque le proposte vegetariane. Per chi invece è alla
ricerca di un luogo dove organizzarsi con la famiglia o gli amici per far delle grigliate all’aperto, senza la preoccupazione di portarsi da casa il necessario, è stato pensato Campo Allegro. È il prato a fianco del Podere, usufruibile il sabato e la domenica dalle 10.30 alle 19.00, attrezzato con barbecue, tavoli, ombrelloni e servizi igienici: si arriva, si fa la spesa alla Bottega e poi si va, riforniti di tutto il necessario, alla propria postazione. Completano l’offerta l’area giochi attrezzata e il bar. Se volete saperne di più: www.poderemontizzolo.it Sperando di aver solleticato il vostro interesse vi auguriamo, comunque la passiate, una serena estate.
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Viaggi
La Sicilia tardo-barocca del Val di Noto di Maria Gabriella Bassi
Noto: Teatro “Tina Di Lorenzo” Uno degli eventi più importanti e spettacolari è l’Infiorata che si svolge ogni terza domenica di maggio
il gusto dell’epoca. La ricostruzione fu affidata agli architetti più insigni di allora. I palazzi settecenteschi, pur con evidenti segni del tempo, sono l’espressione di un operato architettonico e artistico di grande livello. Legate allo stile Barocco dell’epoca, le città del Val di Noto realizzano importanti evoluzioni nella pianificazione e nella costruzione urbanistica. Vediamole più in dettaglio.
“La notte della rotonda della cisterna, in punta di piedi, il collo teso fra le foglie del gelso, si può seguire il respiro di fuoco del vulcano mentre a valle, dove gli agrumeti degradano neri verso il mare solcati Noto da serpi di luci dei paesi a catena, frequenti zampillano Il territorio è, per la maggior parte, collida polle rumorose e improvvise i fuochi d’artificio”. nare. Le montagne, a nord, appartengono catena dei monti Iblei. Nella costa, bassa Luisa Adorno alla e sabbiosa nella totalità, a parte brevissimi
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a Sicilia è un’isola bellissima. Offre paesaggi mozzafiato, le città sono splendide e diverse fra loro per storia e stili, i cibi hanno sapori tipici e irripetibili. Vi si trovano siti archeologici unici al mondo, dalle colonie greche ai mosaici romani, dall’architettura arabo-normanna all’arte bizantina. Gli edifici, i palazzi, le chiese stordiscono per la loro bellezza, sono scrigni di opere d’arte. Si respira profumo di zagara e nobiltà. Non vi tornavo da molti anni. Dentro di me sentivo ancora il sapore della granita alla mandorla e il caldo ripieno degli arancini. E il sole assolato delle spiagge di Selinunte, il panorama mozzafiato dal Tempio di Segesta, il cammino sulle ceneri, fra il caldo infernale e il freddo ventoso dell’Et-
na, dalle cui bocche i lapilli illuminano le notti catanesi. Non si può descrivere la Sicilia, bisogna viverla. Questa volta mi sono dedicata alla Val di Noto, in un tour concentrato sulla Sicilia Barocca e sui cosiddetti “Luoghi di Montalbano”. Sono quattro le città principali visitate: Noto, Ragusa Ibla, Scicli e Modica. Tutte inserite nel 2002 nel Patrimonio Unesco dell’Umanità. Ricostruite interamente dopo il terribile terremoto del 1693, le città tardo-barocche della Sicilia sud-orientale (Caltagirone, Militello Val di Catania, Catania, Modica, Noto, Palazzolo Acreide, Ragusa e Scicli) sono il risultato di una grande voglia di rinascita, di tornare alla vita esaltando il bello e
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tratti frastagliati, sono situate le pianure. Probabilmente di origine alluvionale, la piana di San Paolo, nell’entroterra, è la più vasta pianura del territorio, nonché la più intensamente coltivata. Noto è confinante con luoghi magnifici e famosi come Pachino, Avola e Siracusa, Palazzolo Acreide e Modica. Situata in provincia di Siracusa, viene definita la “capitale del Barocco”. Conquistata dagli Arabi, dai Normanni e dagli Aragonesi poi, divenne nel 1400 un centro di grande importanza nel campo dell’arte e della cultura. Il suo destino è simile alle Tramonto a Ragusa Ibla La terrazza del Commissario Montalbano nella casa di Marinella. In realtà è un B&B sulla lunga spiaggia di Punta Secca, vicino a Marina di Ragusa
Scicli
altre città del Val di Noto: distrutta dal terremoto del 1693, mentre era nel suo pieno splendore, fu ricostruita dai migliori architetti e ingegneri dell’epoca. Venne utilizzata la tenera pietra locale che conferisce alla città il tipico colore tra il dorato e il rosato. Le vie della città sono intervallate da scenografiche piazze ed imponenti scalinate che raccordano i dislivelli tra loro. L’Architettura religiosa annovera, fra le altre, la Cattedrale di San Nicolò, la Chiesa del Santissimo Crocifisso, la Chiesa di San Carlo al Corso, la Chiesa di San Domenico e decine ancora. Splendida anche l’Architettura civile con i suoi meravigliosi palazzi nobiliari e il Teatro “Tina Di Lorenzo” considerato come la Scala di Milano in miniatura. Sono stati rinvenuti importanti Siti archeologici come la Villa del Tellaro con splendidi mosaici romani. Noto è stata anche il set di diversi film, con registi come Rossellini e Tornatore.
Ragusa Ibla Deve il suo nome al suo sorgere ai piedi dei monti Iblei, è un’antica città dalla quale si sviluppa come ampia propaggine la grande parte nuova di Ragusa. È situata nella parte orientale della città, sopra una collina dove le case si intagliano e si intersecano le une sulle altre in modo pittoresco. Bianche di giorno, per il colore della pietra calcarea, diventano rosee al tramonto. Le luci suggestive, di notte, le conferiscono un aspetto di antico presepe. È indescrivibile l’emozione che si prova nel vedere il riflesso del tramonto che, lentamente, accende di rosa le case, lasciando che siano poi le luci, come fiammelle, a brillare nella notte che scende. La meravigliosa antica città contiene oltre cinquanta chiese e numerosi palazzi in stile barocco. Ragusa Ibla è inoltre sede di alcune importanti manifestazioni e tradizioni antiche, soprattutto la festa del Patrono di Ragusa S. Giorgio e la Settimana Santa.
Scicli Anche questa città è barocca. Ricca di edifici religiosi e civili, di siti archeologici, si erge ai piedi di rocce da cui si intravedono ancora delle grotte preistoriche che favorirono numerosi insediamenti rupestri. È splendidamente arricchita da numerosi palazzi barocchi monumentali con decorazioni tardo-barocche. Famosi sono i balconi di questi palazzi, ornati di mostri, grifoni, mascheroni grotteschi di ascendenza medioevale. Pur simile alle altre città barocche, qui si respira un’aria diversa. Fascino consumato di antica nobiltà, fra sfarzo e corruzione, fra il rispetto e l’irriverenza. Anche la religione, qui, è ambigua e il misticismo si mescola alla trasgressione. Non per niente nelle sue chiese vi è un Cristo in gonnella e una Madonna guerriera con spada in pugno, mentre incita alla battaglia! La Madonna rappresenta e esalta i valori identitari di Scicli, in memoria della Battaglia delle Milizie, avvenuta nel 1091 ove i Cristiani fermarono l’avanzata dell’Islam. Fra i contrasti non disturbano i segni e i rimandi al famoso sceneggiato del Commissario Montalbano.
Modica Anche Modica, come altri centri storici del Val di Noto, deve la sua notorietà principalmente alla particolare configurazione urbana: similmente a Ragusa Ibla, mol-
te abitazioni della parte vecchia della città sono addossate le une sulle altre, dando un effetto “presepe” alla città. Si tratta spesso di estensioni di antiche grotte, abitate fin dall’epoca preistorica. Sono state censite circa 700 grotte che una volta erano abitate, o comunque adibite a qualche uso. La sua storia è simile a quella delle altre città, insediamento Greco, poi Romano, popolato dai Sicani e dai Fenici poi, infine dai Siculi. Dominio Arabo, Spagnolo e del Regno di Sicilia. Particolarmente splendido è il Duomo di San Giorgio, monumento simbolo del Barocco siciliano tipico di questa zona della Sicilia. Come le altre chiese tardo barocche, non si ha il Campanile (per ovvi motivi legati alla sismicità del luogo) e le campane sono inserite sulla sommità della chiesa. La facciata barocca è imponente e vi si accede da una lunga scalinata. Il Duomo, inserito nella Lista Mondiale dei Beni dell’Umanità dell’UNESCO, è cornice del famoso serial televisivo tratto da Camilleri. Qui non mi sono certo potuta sottrarre dal provare un altro sapore tipico di questa parte della Sicilia: il cioccolato! È senza latte e friabilissimo, una delizia! Perchè Modica, oltre che per i suoi monumenti, chiese e reperti archeologici, è famosa per la sua cioccolata: tipico prodotto che segue un’antica ricetta azteca, da cui deriva la ricetta locale, che fu importata verso la metà del ‘700 dagli spagnoli.
Modica
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Maturità
Notte prima degli esami... di Daniela Invernizzi
Viaggio nei ricordi di maturità Puntuali, come ogni anno, tornano gli esami di maturità. Il mese di luglio vede la maggior parte dei maturandi chini sui libri per il rush finale, e chi è passato attraverso questa prova sa bene quanta fatica costi in termini di concentrazione, per le aspettative che crea e per la valenza, anche psicologica, che viene data a questo passaggio. L’esame di maturità o, come è corretto chiamarlo dopo la riforma Berlinguer del 1997, l’esame di Stato, è passato nel secolo scorso attraverso una serie di riforme più o meno importanti, che hanno cercato di modernizzarlo e renderlo adeguato, almeno in parte, anche alle esigenze del mondo del lavoro. Celebrato nelle canzoni e nei film – basti ricordare “Notte prima degli esami” famosa canzone di Venditti prima (1984) e film di successo poi (2006, regia di Fausto Brizzi) – l’esame di stato è diventato, per tutti i ragazzi di oggi, quello che nelle tribù più arcaiche rappresentava il momento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Ecco perché è molto difficile dimenticarsene; qualcuno addirittura se lo porta appresso per tutta la vita sotto forma di incubo. Per questo motivo abbiamo pensato di chiedere ad alcune persone, di età diverse, il loro personale ricordo. Tra un pizzico di cinismo e tanto romanticismo, ve le riportiamo così come ce le hanno mandate, ringraziandoli ancora una volta per la loro preziosa collaborazione.
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ra tanto tempo fa. In una calda mattina d’estate del 1961, noi della quinta liceo del Facchetti, dodici in tutto, quattro ragazze e otto ragazzi, sostenemmo gli esami di maturità in una scuola di Bergamo. Mentre attraversavamo il grande cortile all’ingresso avevo accanto a me il compagno più disinvolto della classe, che vantava spesso grandi conquiste tra le ragazze; sentivo la sua ansia, forse mi prese per mano. Scoprii con stupore la sua timidezza. Affrontammo gli scritti nell’ampio spazio della palestra, ma la distanza che i professori avevano accuratamente posto tra i numerosi banchi allineati non riuscì a impedirci proficui scambi di opinioni. Procurai qualche idea per lo svolgimento del tema alla mia storica compagna di banco, che anche nell’occasione era seduta accanto a me. Sbrogliai qualche nodo del problema per i tre o quattro compagni che mi sedevano intorno il giorno della prova di matematica: compito ineludibile per la prima della classe. Ma il giorno della prova di disegno, sette ore a disposizione per stendere una relazione e fornire una prova di disegno su un tema assegnato, ci fu un piccolo imprevisto. Avevo appena posato la matita e osservavo il mio lavoro di riproduzione del Tempietto delle Cariatidi quando, con scatto repentino, un compagno sostituì il foglio del mio disegno con il suo foglio bianco. Panico. Ripresi la matita, ma ancora oggi “non mi spiego” come fu che il mio compagno ebbe un voto più alto del mio.
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...Oggi Sono ben cinque anni che mi definisc o una “liceale”. Un appellativo che mi ha spaventata, incoraggiata, estenuata ed allo stesso tempo rinfrancata per duecento giorni l’anno per cinque ann i. Eppure, stasera, un po’ come quando ci si sveglia di soprassalto, realizzo all’i mprovviso che il termine “liceale” sarà parte di me ancora per poco (si spera!). Lo scorso settembre, che ormai sem bra così lontano e così remoto, iniziavo la scuola già demoralizzata all’idea dei successivi nove mesi ancorata a que gli stretti banchi di scuola, temendo che sarebbero sembrati infiniti. Invece, con mia grande sorpresa, è stato tutto il contrario: in un battito di ciglia, son o giunta al termine di uno dei più gra ndi ed importanti capitoli della mia vita. Giorno dopo giorno, verifiche, ansie da prestazioni, progetti, amori, nuove e vecchie amicizie si sono consumate – senza che me ne accorgessi – per non tornare più. Quelle quattro mura della mia classe, a cui ho spes so pensato come a sbarre di una prigione, più che come ad una palestra dell a mente, sono improvvisamente crol late, invitandomi a scavalcarle all’inseguimento dei miei sogni. E così, stasera, mi sento libera, ma anche tremendamente spaesata, salutan do quella che è stata la mia quotidiani tà durante gli anni più belli della mia vita. Stasera, alla vigilia della prim a prova scritta di questa dannata mat urità, che proverà a riassumere con un numero cinque anni di vita, so che in realtà non ci riuscirà mai.
Avevamo studiato veramente tanto. “Portavamo” tutte le materie e richiami degli anni precedenti. Il mattino dalle sei alle otto studiavo con Madda, sul suo terrazzino inondato dal primo sole; qualche ora a scuola e poi pomeriggio e sera a casa mia, a gruppetti diversi a seconda delle materie. Mia madre ci riforniva a più riprese di caffè e biscotti, fino a mezzanotte. Fummo all’altezza della situazione. Quando uscirono i risultati io e Madda eravamo già al mare, ma non ci accontentammo di sapere che eravamo state promosse. Tornammo; volevamo vedere i voti con i nostri occhi. Beh, erano belli, quasi i più belli dell’intero tabellone. In seguito ho studiato e insegnato matematica, ma il voto che più mi piaceva di quel tabellone era il nove in filosofia. Ci aveva accompagnato alla maturità proprio il nostro affascinante professore di storia e filosofia, Umberto Croci; so da molto tempo quanto i miei voti di allora
21 giugno 2016 Ripensando al bellissimo viaggio che ho intrapreso in questi anni di superiori, capisco che in realtà que l numero rappresenterà semplicemente quanto io abbia imparato quest’anno , meglio quanto sia ferrea la mia mem o oria. Verranno tralasciati tutti i picc oli dettagli che mi hanno veramente cresciuta, dalle sgridate dei prof alle ans delle interrogazioni, dal “brava” di ie mia mamma che mi riempiva il cuore, alla curiosità che mi ha guidata lezione dopo lezione, dalle risate con gli ami ci alle delusioni per i fallimenti. Sar à un numero che forse rappresenterà qua nta fatica e sudore io abbia messo in que sto percorso, dal primo giorno all’ultim o, senza tuttavia ricordare che proprio quel primo giorno di liceo mi ha acco lta bambina, e proprio quell’ultimo gior no mi ha restituito al mondo donna. In cuor mio, sarò eternamente grata per questi anni d’oro, per tutti quegli istanti fuggevoli di pura felicità, ma anche, e soprattutto, per i momenti di sconforto: so infatti che sono stat i proprio quelli a fortificarmi, dandom i il coraggio e la voglia di lottare per i miei sogni più che mai, ricordandom i che volere è potere. Infine, ringrazi o il liceo per la cultura che mi ha donato e per gli interessi che ha suscitato in me, ma soprattutto per avermi insegna to che un libro non va mai giudicato dalla copertina, che l’importante non è cad ere bensì rialzarsi, ed infine che la vera felicità si ottiene solo donando se stes si, in tutto e per tutto, alla vita. Silvia Mar telli
fossero anche merito suo. Una sera, dopo trent’anni da quell’esame, ci siamo ritrovati tutti insieme, studenti e insegnanti. Quando il professor Croci si è alzato per uno dei suoi densi, alti discorsi, la sua voce e il suo inconfondibile, raffinato modo di parlare mi hanno riprecipitato per qualche istante nel banco del liceo. Croci è mancato pochi mesi fa. Nelle conversazioni telefoniche che ci siamo scambiati in questi anni mi ha ricordato tante cose che io stessa avevo dimenticato; gliele avrei volentieri chieste in questa occasione. Ho scritto queste righe per ringraziarlo, ancora una volta. Annamaria Manenti, insegnante di matematica
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i sono diplomata nel 2003. Il tg diceva fosse l’estate più calda da sempre, mi pare. Raccomandavano di bere molta acqua e, volendo, di sostituire il pranzo con un gelato. Quello che mi ricordo è che, mentre molti dei miei coetanei se la facevano sotto per questo benedetto Esame di Stato, a me fregava davvero poco. Pertanto decisi di non studiare praticamente nulla e affidarmi a quello che mi ricordavo. Passavo le mie giornate a bere molta acqua e mangiare gelati, chiusa in casa sulle note del tormentone estivo di quell’anno, che era Obsesion degli Aventura. Portai una tesina per niente multidisciplinare sugli Scapigliati, lasciai in bianco la parte di matematica della Terza prova, tradussi la versione di latino meglio che potevo (cioè non benissimo), scrissi un tema delirante sull’importanza della poesia oggi, non sapendo quasi nulla della poesia e soprattutto dell’oggi. La maturità scivolò via un giorno che faceva 34 gradi e quando andai a vedere i risultati non mi stupii molto di quel 76: un voto che non sapeva di niente. Mia madre mi disse che potevo fare di più e io le risposi che era vero. Sognavo l’università, per me il liceo era finito molto tempo prima dell’esame di maturità. Per dire, ho sempre avuto molta più paura degli esami del sangue. Sara Nissoli, copywriter
M
i è stato chiesto di mettere per iscritto il mio ricordo dell’esame di maturità (1986). Ho accettato con piacere, anche perché l’ultimo anno di scuola superiore è stato per me un susseguirsi di novità e di cambiamenti che hanno segnato profondamente, per sempre, il resto della mia vita. Un anno in cui sono sorti e si sono definitivamente consolidati rapporti di amicizia tuttora esistenti e profondi ed è nato un rapporto di amore con la persona che ancora mi è accanto. Il ricordo di quell’anno è tuttora vivo – anche se sopito sotto il carico delle successive responsabilità – tant’è che ritornarci con la mente mi provoca una particolare emozione. Mi è rimasta la certezza di avere vissuto una grande esperienza umana. I ricordi sono tanti. Uno per tutti, dolcissimo: l’ultima serata, al termine degli orali, con tutti i miei compagni di classe, stretti – in un’afosa splendida serata estiva – intorno
alla chitarra suonata da Billy, uno di quelli che la vita si è portata via presto. Mi è rimasto tanto di quel periodo. Quello che mi manca è il senso di spensieratezza e libertà con cui l’ho vissuto, quel senso di libertà che nel corso della vita successiva non è facile mantenere. L’augurio per tutti i ragazzi che si apprestano ad affrontare gli esami di maturità è quello di vivere quel momento con il giusto impegno ma, soprattutto, di mantenersi il più a lungo possibile liberi e spensierati. Gianni Comotti, avvocato
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o sostenuto l’esame di maturità magistrale nel ‘57 al Collegio degli Angeli, e nonostante sia passato molto tempo, ricordo ancora con lucidità quel momento. Ma, curiosamente, associo all’esame di maturità un episodio che non c’entra nulla, solo che accadde pochi giorni prima dell’esame. A quel tempo, prima degli esami si andava ad Olmo al Brembo a passare qualche giorno di svago. Durante una passeggiata con le suore, da una stalla scappò un bovino; ci fu un fuggi fuggi generale, al grido di “il toro, il toro!”. A un certo punto suor Domenica inciampò e cadde: vistasi perduta, mi guardò e disse: «Scappa! Salvati tu, che muoio io!» Ma il bovino la schivò, anzi la annusò e non le fece proprio nulla. Questa storiella mi fa sorridere ancora oggi e quando passo davanti alla tomba di suor Domenica, che è sepolta a Treviglio, non manco di ricordargliela. Tornando agli esami, ricordo soprattutto la mia aggressività, che poi tirai fuori anche nel corso della vita ogniqualvolta ci fosse bisogno di dimostrare qualcosa: davanti ai professori fui lucida, pronta, capivo in anticipo dove volevano andare a parare. Andò benissimo, presi addirittura un 9 in fisica, materia di cui non avevo mai capito nulla. Di quel periodo però ricordo anche l’esame di musica al Conservatorio. Ero brava al pianoforte, conservo ancora le lettere di elogio della mia insegnante, che mi chiamava “Tugnin d’oro”: avevo avuto voti sempre molto alti. Insomma, all’esame arriva questo maestro Casati che a un certo punto mi chiede: «Qual è il più grande amore?» E io: «Il primo!» (dopo tutto avevo 18 anni... Che potevo rispondere?). Ma lui, visibilmente alterato: «Ma no! È la mamma!». E io, cocciuta: «Dipende dai punti di vista…» Risultato, presi 7, quando ero candidata al massimo dei voti. Questo è il ricordo più negativo, non l’esame di maturità che, come ripeto, andò bene. All’epoca si portavano tutte le materie, niente tesine, ma l’intero programma dell’ultimo anno. La mia unica preoccupazione era fisica, ma andò bene anche lì, non so come ancora adesso. La notte prima degli esami? Ho dormito. Molto meno invece prima di quelli di mia figlia, perché le cambiarono la materia e quindi passò tutta la notte a studiare greco. Non sogno mai l’esame di maturità, però sogno spesso di essere laureata e di scoprire, a un cento punto, di non aver mai fatto l’esame di latino, di dover tornare all’Università e di dover pagare tutte le tasse arretrate! Luisella Magni, psicologa
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Start-up
Da studenti a imprenditori di Daniela Invernizzi
Al liceo Galilei una classe quarta realizza una mini-impresa e vince premi
A
l liceo Galilei di Caravaggio si impara anche a diventare imprenditori. E lo si fa nel migliore dei modi, mettendo in campo creatività e idee nuove, che vengono riconosciute e premiate al di fuori dell’ambito scolastico. Come è successo ai ragazzi della 4^M Scienze Applicate, che con un progetto di alternanza scuola/lavoro hanno preso parte a Green Jobs, un programma innovativo di educazione all’imprenditorialità green, inventando un prodotto facilmente commercializzabile e di appeal per i più piccini; e portando a casa il premio Miglior
Impresa Green Jobs per la Lombardia, lo scorso 25 maggio, e il premio creatività Disney al concorso nazionale Biz Factory, svoltosi a Milano il 6-7 giugno scorsi. Il progetto è stato promosso da Fondazione Cariplo con Junior Achievement e InVento innovation lab. Ma che cosa hanno fatto questi studenti per vincere due premi e attirare l’attenzione dei media? I ragazzi hanno messo in piedi una micro-impresa dopo un anno di studio e di lavoro durante il quale, seguiti da esperti di sostenibilità ambientale, hanno progettato diverse idee di business, fino ad arrivare
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Il prof. Motta e alcuni studenti della 4M Il premio Miglior Impresa Green Jobs
a quella realizzabile e potenzialmente commerciabile. È nata così N4ture (il 4 al posto della A, come la loro classe), ovvero pastelli a cera atossici da utilizzare fino in fondo e, dentro la capocchia, il semino di una pianta da invasare nel loro contenitore, anch’esso in materiale riciclato e riciclabile. In questo modo i bimbi, oltre ad utilizzare i pastelli in completa sicurezza, trovano la sorpresa e imparano a prendersi cura di una pianticella. «L’arma vincente è stata presentare un prodotto finito – spiega Paolo Motta, professore di Scienze del liceo e referente per il progetto Green Jobs – sulle 15 start up selezionate dalla giuria il nostro progetto è risultato il più convincente, perché rispondeva in pieno alla richiesta di biodegradabilità e riciclabilità». Non solo l’idea, ma anche tutta la fase di realizzazione e commercializzazione sono stati accuratamente studiati dai ragazzi, che hanno raccolto fondi per avviare l’impresa vendendone le azioni; con i 600 euro ricavati hanno prodotto circa 100 scatole, che poi Il prodotto N4ture
hanno venduto allo stand della Fiera (Fiera Green Jobs a Milano, dove si sono “scontrate” ben 48 scuole, esaminate da una giuria di esperti). Ancora adesso, finché l’impresa “temporanea” può rimanere aperta, i ragazzi stanno vendendo il loro prodotto, con un ottimo riscontro di pubblico. «Pur non essendo una classe modello, la 4ªM ha dimostrato di sapersi organizzare – racconta il prof. Motta – mettendo in campo capacità imprenditoriale e lavoro di squadra, ognuno svolgendo il suo ruolo con serietà; per esempio Francesco, il nostro amministratore delegato (nominato tale perché da lui nasce la prima bozza di idea) è uno dei più scapestrati, ma in questo contesto ha diretto la sua azienda con polso e determinazione». Li ho incontrati nella hall del liceo, dove abbiamo registrato anche l’intervista per tribunatv. Non sono per niente intimoriti dalla presenza della telecamera: «Sono venuti anche quelli della Rai» ci dicono con noncuranza. Mi mostrano il prodotto e poi raccontano: «è stato elettrizzante, non solo perché facevamo qualcosa di nuovo, ma anche perché si trattava di una competizione, nella quale la voglia di fare una bella figura, e perché no, di vincere, è stata determinante. Ed è stato divertente, anche se quelli messi alla catena di montaggio si sono lamentati un po’». I pastelli infatti sono stati lavorati uno ad uno, scoperchiando la parte alta e scavandola per inserire il seme, per poi ricoprirla con cera fusa. «Abbiamo calavoro, che parte da un’idea e arriva fino alla produzione, al marketing e alla distribuzione. Ora ci piacerebbe che qualche azienda “vera” si interessasse al prodotto e lo facesse rimanere sul mercato». Un esperimento di alternanza scuola/lavoro, quest’anno alla sua prima applicazione nei Licei, che ha dato in questo caso un risultato d’eccellenza, dimostrando ancora una volta che i giovani, quando opportunamente stimolati, sanno offrire idee fresche e potenzialità realizzabili nel mondo del lavoro.
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DA FARE 28 t tribuna magazine t Luglio-Agosto 2016
Associazioni
Un viaggio nel software libero di Diego Defendini
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ggi l’informatica è diventata di importanza vitale per il lavoro, lo studio e la ricerca. Rapporti ISTAT riportano come il 60% delle famiglie italiane possieda un Personal Computer e, nelle famiglie che comprendono un minore nel nucleo familiare, la quota sale addirittura al 90%. Questo dato testimonia come, soprattutto tra i giovani, la presenza di un sistema informatico sia ormai indispensabile per comunicare, lavorare o studiare. In questo vasto mondo digitale è sicuramente Microsoft, con il suo Windows a fare da padrone, con oltre l’80% dei PC desktop a livello mondiale che “montano” il sistema operativo dell’azienda di Bill Gates. Esiste anche il famoso e performante MacOS X di Apple, casa del compianto Steve Jobs, anch’egli guru dell’informatica e dell’innovazione tecnologica. Cosa accomuna queste due grandi aziende? Oltre all’indiscussa qualità dei loro sistemi, il costo dei loro prodotti, a volte non proprio alla portata di tutte le tasche, e la rigidità di utilizzo dei loro programmi, che possiedono tutti una propria licenza e non sono modificabili, pena severe sanzioni. È in questo contesto che nasce la bella storia di Linux e delle distribuzioni – in gergo “distro” – libere ed indipendenti. Il sistema operativo GNU/Linux, nato nel lontano 1991 dal finlandese Linus Torvalds, è sviluppato da community mondiali composte da privati cittadini ed aziende. Alla sua base, e dei software liberi (opensource), c’è la filosofia della condi-
visione della conoscenza che viene garantita da licenze che ne permettono l’uso, la copia e la modifica per qualunque scopo (compreso quello commerciale) e, soprattutto, impediscono la chiusura del codice, dando la possibilità a chiunque di modificarlo e migliorarlo. La maggior parte delle distribuzioni Linux e del software libero sono gratuite, ma questo è solo uno dei vantaggi che presenta; altri sono la stabilità, la scalabilità e la sicurezza (non richiede antivirus) e, ovviamente, la libertà. La qualità di queste soluzioni è di altissimo livello e lo dimostrano aziende, Enti ed Istituzioni che lo utilizzano abitualmente: Google, Facebook, NASA, CERN di Ginevra, Ministero italiano della Difesa, Borse valori mondiali come quelle di Londra, Milano, New York, solo per fare degli esempi. In un periodo di crisi come quello attuale, per un privato, ma soprattutto per un’azienda con centinaia di dipendenti, avere la possibilità di installare sui propri PC
un prodotto completamente gratuito, stabile, sicuro e performante è di sicuro un bel risparmio e infatti sempre più spesso a livello imprenditoriale e scolastico si sta optando per questo tipo di soluzioni. L’associazione BgLUG (Bergamo Linux Users Group) ha dato vita in questo senso ad un progetto bello e ambizioso: “Linux va a scuola”, per fornire supporto gratuito alle scuole che intendono creare o migrare i laboratori di informatica con Linux e software libero. L’obiettivo non è solo il risparmio di denaro pubblico, dovuto alla gratuità del supporto ed alla mancanza di costi di licenza, ma anche la sensibilizzazione delle persone sulla condivisione delle conoscenza e sulla cultura della legalità, utilizzano software non “craccati” ma perfettamente legali e licenziati. Il progetto è partito dall’Istituto Comprensivo Mastri Caravaggini di Caravaggio grazie ad un professore ed al Dirigente Scolastico Giuseppe Di Sipio, che ci hanno fortemente creduto. Sono stati realizzati tre laboratori, per un totale di circa 50 personal computer, e l’esperienza è stata replicata con successo all’Istituto Comprensivo Camozzi di Bergamo. Ora la voce si sta spargendo ed altre scuole – a Caravaggio, Bergamo, Osio Sotto e Albino – hanno richiesto di aderire all’iniziativa, che sta suscitando interesse anche fuori dalla nostra provincia, tanto che anche l’Istituto Comprensivo Ilaria Alpi di Milano ha chiesto di aderire al progetto. Linux, nelle sue varie forme e distribuzioni, a prima vista può sembrare complicato e di difficile utilizzo, ma una volta imparati i rudimenti è in grado di appassionare anche i meno esperti, permettendo svariate personalizzazioni e un’esperienza particolare e stimolante in cui è permesso di modificare ogni singolo aspetto nel pieno rispetto della filosofia del software libero: libertà di eseguire, libertà di studiare, libertà di ridistribuire, libertà di modificare e migliorare i programmi condividendo con gli altri. Buon Linux a tutti!
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Servizio fotografico di Enrico Appiani
Salute
Quando la cura viene messa al centro di Daria Locatelli
Inaugurato a Romano il nuovo Centro Infermieristico e Polispecialistico 9coop
“U
na persona che ha cura di un’altra rappresenta il più grande valore della vita (Jim Rohn)”: è questo il principio guida che si respira nel nuovo Centro Infermieristico e Polispecialistico 9coop, inaugurato lo scorso 12 giugno in Via Balilla 66 a Romano di Lombardia (BG). La Cooperativa Sociale 9coop nasce dall’idea di un team d’infermieri con lunga esperienza in vari ambiti professionali, che spaziano dall’area critica – sala operatoria e terapia intensiva – alla medicina del lavoro e si avvale, inoltre, della collaborazione di medici, professionisti e operatori O.S.S. di provata esperienza. In circa dieci anni di attività, il gruppo è cresciuto sia in termini di soci che di ambiti operativi, consentendo di soddisfare esigenze complesse, con presa in carico della gestione di servizi sotto ogni aspetto, in strutture ospedaliere di grande rilievo come Humanitas Mirasole di Rozzano, Humanitas Gavazzeni di Bergamo, Humanitas Materdomini di Castellanza e l’Istituto Europeo Oncologico. Il nuovo Centro sito a Romano è l’ultimo dei numerosi progetti sorti in casa 9coop: «L’idea del poliambulatorio – spiega il Presidente Gianluca Solitro – è nata a partire da settembre 2015, come
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risposta all’esigenza di offrire ai pazienti del territorio una continuità assistenziale a 360°, sia in fase pre che post operatoria, nonché un accompagnamento completo per gli affetti da patologie croniche, ponendoci come un punto di riferimento per tutte le fasi che interessano la cura. Chi si rivolgerà alla nostra struttura potrà usufruire di un’assistenza di altissimo livello da parte dei nostri professionisti, con prezzi calmierati e l’utilizzo di tecnologie d’avanguardia». Il Centro infermieristico e polispecialistico 9coop, guidato dal Coordinatore Infermieristico Gianluca Solitro in sinergia con la Direttrice Sanitaria dott. ssa Roberta Cirelli, si avvale della collaborazione di oltre 30 medici provenienti da strutture di altissima specializzazione (tra cui l’Ospedale San Raffaele di Milano, Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, Istituto Clinico Humanitas Gavazzeni di Bergamo, Clinica San Rocco di Franciacorta e Clinica Castelli di Bergamo) e su una superficie di 250mq conta 5 ambulatori, 1 studio psicoterapeutico, 1 laboratorio di seminologia, 1 locale esclusivo adibito alla raccolta di campioni. Usufruendo di un ottimo rapporto qualità-prezzo, i pazienti potranno contare sulla consulenza dei professionisti del team in
Alcune immagini del Centro Infermieristico e Polispecialistico 9coop inaugurato il 12 giugno scorso.
svariati ambiti e discipline: ambulatorio infermieristico, urologia, laboratorio di seminologia, assistenza nel percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA), ginecologia, ortopedia e medicina dello sport, cardiologia, chirurgia plastica ed estetica, ortopedia della spalla, otorinolaringoiatria, dermatologia, chirurgia vascolare, ambulatorio del medico di famiglia, oculistica, ortottica, radiologia, endocrinologia e diabetologia, biologia della nutrizione, fisioterapia, osteopatia, chinesiologia, ozonoterapia, psicologia infantile e adulta, medicina legale e del lavoro. Un ruolo molto importante per la nostra comunità, quello di 9coop, un innovativo punto di riferimento inaugurato alla presenza della Presidente Nazionale del Collegio Infermieri Ipasvi, la dott.ssa Barbara Mangiacavalli, che ha preceduto il taglio del nastro con un sincero augurio per «un progetto in linea con quello che richiede Regione Lombardia: fare rete e dare al cittadino il senso che il servizio sanitario è presente e vicino». Un riconoscimento forte anche da parte della dott.ssa Beatrice Mazzoleni, Presidente Provinciale Ipasvi: «sono veramente orgogliosa di poter presenziare oggi all’apertura di questo Centro che rappresenta un’iniziativa così importante per tutto il nostro territorio». Chi si rivolge al Centro Infermieristico e Polispecialistico 9coop potrà non soltanto usufruire delle elevate competenze dei professionisti che vi operano, ma soprattutto, far affidamento su una squadra di persone che mettono al primo posto la cura, una parola che già nel suo significato racchiude la propria importanza: “la cura è responsabilità, la responsabilità che segue l’osservazione”. Luglio-Agosto 2016 t
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Fotografia di Enrico Appiani
Medicina
Quando lo sport scende in campo per la ricerca di Cristina Signorelli
A Treviglio sono state organizzate diverse serate dedicate alle attività sportive il cui ricavato è stato devoluto alla Fondazione per la ricerca Humanitas
O
gni occasione è buona per aiutare la ricerca. Ormai da anni Angela Villa le occasioni le crea, dando vita a eventi sportivi e musicali finalizzati a raccogliere fondi per la Fondazione per la ricerca Humanitas. Come le “Serate dello Sport”, che si sono svolte a Treviglio a giugno, organizzate in collaborazione con l’Assessorato allo Sport e i Commercianti trevigliesi. «Nella settimana dedicata, abbiamo dato spazio a tutti gli sport che si praticano sul nostro territorio, portandoli nelle vie cittadine e al Palazzetto dello Sport, con l’intento di dare una dimostrazione pratica delle attività sportive e coinvolgere anche i cittadini che fino ad oggi le ignoravano», commenta Antonio Nocera, Comandante della Polizia Locale, durante “la chiacchierata” condotta da Marco D. Ferri (visibile sul sito www. tribunatv.tv), dedicata al tema della ricerca scientifica. Ospiti per l’occasione, insieme al Comandante Nocera e ad Angela Villa, il prof. Alberto Mantovani, Direttore Scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas ,
e il dott. Stefano Bona, Responsabile della sezione di chirurgia generale e day surgery presso Humanitas, entrambi attivamente impegnati nel campo della ricerca. Non costituisce novità che la ricerca scientifica in Italia sia ormai da molti anni trattata come una Cenerentola, a cui viene destinata una parte irrisoria di risorse pubbliche – poco più del 1,3 % del Pil, a fronte di un 3% medio degli altri Paesi occidentali – ciò a discapito di progresso e innovazione. Anche, e soprattutto, in campo medico nel quale l’innovazione scientifica è alla base di ogni nuovo traguardo, come spiega il dott. Bona: «Sul lungo periodo i Paesi che investono meno in ricerca rischiano di vedere decrescere la qualità delle cure prestate ai malati. Lo sviluppo tecnologico avvenuto in campo chirurgico, per esempio, consente oggi di effettuare interventi in microchirurgia, con traumi a livello fisico nettamente inferiori per il paziente». Egli è Coordinatore nazionale del progetto di ricerca ERAS (Enhanced Recovery After Surgery) un protocollo finalizzato a un miglior recupe-
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ro post operatorio per malati oncologici, del quale si sta sperimentando l’efficacia; ma che come tutti i cambiamenti culturali – in questo caso della gestione post-operatoria del malato – richiede impiego di risorse, anche finanziarie, per diventare operativo. Apprezzabili quindi anche i fondi raccolti con il 5 per mille devoluto dai cittadini con la dichiarazione dei redditi, che contribuiscono, insieme alle tante iniziative di carattere privato, a supportare il lavoro di migliaia di ricercatori. Particolarmente interessata dagli sviluppi della ricerca scientifica l’area medica che si occupa di sistema immunitario e vaccini, la cui diffusa applicazione ha debellato molte malattie anche mortali. All’importanza che le vaccinazioni rivestono nella società, il prof. Mantovani ha dedicato un libro di recente pubblicazione “Immunità e vaccini” (ed. Mondadori): «Lo stimolo principale a scrivere questo libro – dice – me l’ha fornito OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che ha ammonito l’Italia, avendo riscontrato che negli ultimi anni si va via via
Leonardo ed Enrica - Occhiali
riducendo la copertura fornita dai vaccini. È invece fondamentale che si mantenga alta l’attenzione anche verso quelle malattie che crediamo debellate, per la salute nostra, dei nostri figli e soprattutto per quanti, colpiti da gravi malattie, non possono essere vaccinati». Inutile creare facili allarmismi, come nel caso di Zika, il virus alla ribalta della cronaca mondiale, anche a causa delle imminenti Olimpiadi in Brasile. Microbi nuovi ed antichi minacciano continuamente l’Uomo, fondamentale è studiare i parassiti per trovare antidoto alle malattie che procurano. Il prof. Mantovani ribadisce l’impellente e prioritaria necessità di sviluppare la ricerca scientifica, insieme ad una corretta informazione che ne renda visibili i progressi e i risultati. A tal fine valorizzare i molti giovani ricercatori, «che nonostante le scarse risorse risultano essere tra i più produttivi al mondo», può dare speranza al futuro, come gli importanti progressi realizzati proprio dal suo gruppo di lavoro, nel campo della difesa immunitaria contro il cancro, per il quale egli ha ricevuto importanti premi ed encomi dalla comunità scientifica internazionale, come il prestigioso “Premio di Oncologia 2016”, assegnatogli recentemente in Belgio dall’Organizzazione degli Istituti Europei del cancro. «Purtroppo – racconta Angela Villa – fino a che non veniamo, noi o i nostri cari, dolorosamente toccati da malattie come il cancro non siamo sempre inclini a difendere e supportare anche economicamente la ricerca, e spesso diventiamo generosi dopo aver sperimentato direttamente la gravità del problema. Personalmente mi adopero perché sempre più risorse possano essere impiegate e devolute al progresso scientifico, con la speranza che si trovi rimedio al cancro, la malattia più grave e dolorosa del nostro tempo».
Il Lusso...
Qualità e innovazione
Luglio-Agosto 2016 t
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Associazioni
Estate a tempo di Avis di Ivan Scelsa
L’arrivo della stagione estiva non rappresenta soltanto l’arrivo delle vacanze. Le criticità del periodo e le risorse in campo nelle parole di Fabio Conti, Vice Presidente della Sezione di Pontirolo Nuovo.
A
rriva (finalmente) l’estate – mai tanto attesa come in questo periodo di bizze climatiche – e anche nel nostro territorio si ripresenta un problema che ha a che fare direttamente con la salute e, dunque, la vita di alcune persone più sfortunate. È la cosiddetta “emergenza sangue”: d’estate cala infatti il numero delle donazioni volontarie, anche per il semplice fatto che molte persone sono in vacanza, pertanto il sangue disponibile nelle strutture ospedaliere, per eventuali trasfusioni, rischia di diventare insufficiente. Un rischio che, per fortuna, non diventa mai una vera e propria emergenza, anche perché gli appelli dell’Avis – la principale associazione che raggruppa i volontari donatori di sangue – non mancano di giungere prima dell’inizio del periodo feriale. E la risposta è infatti
sempre molto puntuale, così come il numero di donatori iscritti che si fanno avanti. Nel nostro territorio le realtà avisine sono particolarmente attive nell’organizzazione di una serie di iniziative di sensibilizzazione, proprio sul tema del dono del sangue. È il caso, per esempio, della sezione comunale di Pontirolo Nuovo che, fondata nel 1958, nel corso dell’anno organizza una serie di eventi mirati ad aumentare il numero di donatori. «In effetti l’estate è il periodo in cui le donazioni sono inferiori – spiega Fabio Conti, vice presidente dell’Avis di Pontirolo – anche se, fortunatamente, non si arriva mai ad una vera criticità. Credo che il volontariato nell’Avis, con tutto il rispetto per tutte le altre encomiabili forme, abbia un qualcosa in più, perché la persona dona veramente una parte di sé
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stessa, il proprio sangue, oltre al tempo e all’impegno, a favore di chi sta peggio. Credo sia la forma in assoluto più diretta di volontariato che possa esistere. Per questo è molto apprezzata dai giovani: lo scorso anno, basandoci sugli ultimi dati ufficiali, la nostra sezione è cresciuta nel numero di donatori, che ora sono giusto 300 per quanto riguarda i cosiddetti effettivi. E le donazioni sono state ben 634, con un incremento pari al 7%, ovvero in linea con l’aumento dei donatori. Gli avisini di Pontirolo da sempre donano all’ospedale di Treviglio o, in alternativa per comodità, al San Raffaele di Milano. Ed è bello constatare come siano in tanti i giovani che si stanno avvicinando alla nostra associazione». La sezione di Pontirolo organizza, tra i vari eventi, il riuscito Gir di Casine, manifestazione podistica non competitiva, che si è svolta a fine maggio: «L’anno prossimo – aggiunge Conti – raggiungeremo il traguardo delle 35 edizioni, un record per una manifestazione che ci invidiano anche ben oltre i confini di Pontitolo. Quest’anno la pioggia ha soltanto in parte minato la buona riuscita dell’evento, al quale hanno comunque preso parte oltre 1.500 persone. Ne siamo orgogliosi e il merito va a tutta una serie Alcuni membri del gruppo Avis di Pontirolo Nuovo durante le manifestazioni
Le Aziende informano
pagare domani!
I di cittadini che collaborano con la nostra associazione. Tutti i partecipanti al Gir di Casine, infatti, oltre a poter trascorrere una giornata all’insegna del benessere e del relax, tornano a casa con importanti informazioni in più sull’importanza del dono del sangue, anche in vista della stagione estiva. Il 9 e 11 settembre poi, avremo a disposizione il centro trasfusionale mobile “Baobab” dell’ospedale San Raffaele di Milano: in piazza Donatori di sangue, davanti al municipio, gli iscritti all’Avis potranno effettuare la donazione direttamente sul posto, mentre chi non è ancora socio potrà “rimediare” in loco. Vi invitiamo, quindi, ad entrare a far parte di questa nostra famiglia». Il prossimo 24 settembre, poi, l’Avis di Pontirolo ha in programma anche una serata di festa contestualizzata all’interno dei festeggiamenti per il santo patrono, San Michele Arcangelo, in cui avrà luogo la messa in scena di una commedia dialettale. «Nella tradizione dell’Avis, oggi portata avanti dal nostro presidente Aurelia Lorenzi – continua il vice Conti – c’è sempre stato a Pontirolo il desiderio di fare qualcosa di bello per la popolazione, non necessariamente legato al dono del sangue, come appunto la camminata o la commedia dialettale, dimostrando nel contempo come l’Avis sia vicina ai pontirolesi. E i riscontri sono sempre stati, in tutti questi anni, più che positivi».
l passaggio generazionale rappresenta un momento fondamentale per la successione del patrimonio familiare; se comparato con gli altri paesi d’Europa, il panorama fiscale italiano risulta essere particolarmente favorevole: oltre ad aliquote basse, sono attualmente previste franchigie, esenzioni e agevolazioni. In questi giorni, tra le aule parlamentari, si discute di un possibile incremento delle imposte sulle successioni e donazioni. Il processo di modifica ha preso le mosse dalla proposta di legge (la n. 2830), presentata nel gennaio 2015, che prevede di incrementare le aliquote e abbassare le franchigie: coniugi e discendenti in linea retta dal 4 al 7% (per arrivare al 21% per patrimoni superiori a 5 milioni di euro) con diminuzione della franchigia attuale di 1 milione; fratelli e le sorelle dal 6 all’8% (per arrivare al 24% per patrimoni superiori a 5 milioni di euro); parenti fino al quarto grado e
affini in linea retta dal 6 al 10% (per arrivare al 30% per patrimoni superiori a 5 milioni di euro); al 15% (per arrivare al 45% per patrimoni superiori a 5 milioni di euro). Oggi quindi è opportuno porre le basi per una pianificazione successoria la cui convenienza, sotto il profilo fiscale, è direttamente proporzionale a quanta parte del patrimonio viene trasferito alle nuove generazioni prima dell’aprirsi della successione del genitore: “pianifichiamo” oggi per non “pagare” domani! team.advisor.3v@gmail.com
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DA FARE Studio Ballotta & Sghirlanzoni e Associati Caravaggio (BG) - Via Monte di Pietà, 2 - T. 0363 419243 Codogno (LO) - Via Contardi, 18 - T. 0377 435389 www.bsassociati.com - info@bsassociati.com
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Personaggi
La bellezza della porta accanto di Daniela Invernizzi
Il fascino è il suo biglietto da visita: cerchiamo di conoscere meglio Giada Sciortino, modella e fotomodella trevigliese recentemente immortalata su Playboy
G
iada Sciortino è una bella ragazza di Treviglio, ora residente a Cassano d’Adda, che si sta facendo strada nel difficile mondo delle modelle per riviste di moda e non solo. Si è fatta conoscere infatti per essere comparsa recentemente su Playboy, la storica rivista erotica che ha lanciato nell’olimpo dei famosi più di una pin-up. Lo sappiamo grazie alla parte maschile della nostra redazione, che non ha mancato di segnalarci la ragazza. Molto determinata e sicura, in un mondo dove la concorrenza è molto agguerrita, Giada è una giovane donna con la testa sulle spalle, che lavora come commessa per essere indipendente e che però non manca di continuare a coltivare il suo sogno. Giada, quando hai capito che volevi
fare la modella e come hai iniziato? Ho iniziato nel 2012 così per gioco, per provare. Sono sempre stata molto “esibizionista”, un animale da palcoscenico, un po’ egocentrica. Sin da bambina. Ho iniziato con i primi shooting (servizi fotografici, ndr), con diversi fotografi, poi le voci sono girate e mi hanno chiamato sempre più persone. In questo mondo ho trovato l’ambiente giusto per esprimere il mio lato esibizionistico. gnavi di fare da bambina? Da bambina volevo ballare. È un mondo molto duro, però. Lavoro come ballerina nelle discoteche e mi va bene così. Come sei arrivata a Playboy? In modo molto normale: casting, casting,
e ancora casting, e alla fine mi hanno presa. Quali altre esperienze lavorative hai fatto in questo campo? Tante esperienze come fotomodella e modella. Ho posato per il calendario Vega, ho fatto un mio calendario, e servizi per aziende più piccole, centri commerciali e shooting freelance per fotografi. Cosa dicono i tuoi genitori di questa tua attività? I miei genitori sono i miei primi fan e sostenitori. Devo molto a loro, al fatto che mi abbiano sempre sostenuta. Sei fidanzata? Sì, da quasi un anno. Sono molto felice. Lui si chiama Giuseppe. Che rapporto hai con Treviglio? A Treviglio sono nata e ho fatto le superiori alla Zenale. Inoltre a volte mi capita di lavorare in qualche locale. Però mi piacerebbe vivere al caldo, per esempio in Florida o California. Sogno nel cassetto? Sono una ragazza molto semplice, spero solo di avere una vita piena di gioie, sposarmi, fare bambini ed essere lavorativamente appagata. Non sogno grandi cose. Hai mai sofferto l’invidia altrui? Certamente, fin dalle scuole elementari! Ormai ho imparato che è normale ed è solo una cosa positiva, per me. Mi dispiace più per quelle che provano questo sentimento che per quelle come me che lo subiscono.
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Servizio fotografico di Enrico Appiani
Cultura
I murales: non sono solo vandalismo di Ivan Scelsa
Sottile la differenza tra vandalismo ed arte. Al Quartiere Ovest e al parcheggio Turro di Treviglio, l’impegno scolastico per progetti di valenza culturale e sociale
C’
è una linea sottile che divide in due categorie i giovani autori dei disegni urbani che colorano muri e superfici delle nostre città. Una linea sottile tra vandalismo e arte, di cui, troppo spesso, non si parla se non per fatti di cronaca che ad esso rimandano. Un servizio di Tribuna TV, infatti, proprio lo scorso mese ha dato notizia di alcuni giovani writers, denunciati dagli uomini del Commissariato di Polizia di Treviglio; a tal proposito dobbiamo sottolineare come a far la differenza sia indubbiamente la cultura della legalità, che dovrebbe essere alla base della civile convivenza delle persone, che le legittima ed autorizza a poter compiere taluni atti anziché altri. Quella cultura di cui la scuola è portavoce e che, nell’alternanza dei progetti scuola-lavoro, può fornire spunti di riflessione alla comunità e, nel contempo, un’opportunità a chi ne diviene portavoce. Realizzato lo scorso mese di maggio dai ragazzi della classe terza E del Liceo Artistico “Simone Weil” di Treviglio, il coloratissimo murales – progettato dalla quinta classe dello stesso Istituto – entra a far parte della visione urbana di “quar-
tiere vivo”, ed è stato fortemente voluto dal Consiglio del Comitato di Quartiere, con il supporto dell’Amministrazione Comunale uscente, espresso, lo scorso 21 dicembre, con apposita delibera inquadrata nel piano di decoro urbano.
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Due scatti dell’inaugurazione del murales al quartiere Ovest con alcuni membri del Comitato
L’inaugurazione è avvenuta sotto la pioggia, che tuttavia non ha fermato gli abitanti del quartiere e le Autorità presenti alla breve ma significativa cerimonia che, dopo il taglio del nastro tricolore, è proseguita negli spazi del vicino Oratorio San Francesco, dove alcuni ragazzi dell’istituto alberghiero hanno preparato un aperitivo a buffet per tutti i partecipanti tra cui, naturalmente, i giovani artisti autori del progetto che durante lo scorso mese di maggio hanno realizzato un murales davvero significativo. Come sottolineato da Angelo Goisis, instancabile guida del Comitato, il tema del disegno realizzato dai ragazzi con una tecnica tipo writer è volto a sottolineare il vaUn particolare del murales al parcheggio del Turro
Treviglio andata e ritorno
lore dello sport per tutti, anche per gli atleti con disabilità che, in più discipline, riescono a raggiungere importanti traguardi. Alle sue parole hanno fatto eco quelle dell’insegnate, Francesca Poletti che si è soffermata sulla tecnica utilizzata per la realizzazione del murales realizzato sulla facciata dello Stadio Zanconti di via Milano. A tal proposito, il Sindaco appena eletto, Juri Imeri, ha tenuto a sottolineare che “la passata amministrazione ha collaborato con il comitato di Quartiere Ovest, l’Associazione La Bussola e il Simone Weil dimostrando che i murales, se a tema e belli, possono essere un piacevole elemento di decoro della città. Ancor più belli se mettono al centro i giovani. E come anticipato nella campagna elettorale appena terminata, prevediamo l’individuazione dell’area per la realizzazione di una “hall of fame” da destinare ad artisti trevigliesi nell’ambito di un progetto organico di decorazione urbana con elementi di street-art. Anche su questo fronte, la sinergia pubblico-privato ha confermato a Treviglio di poter dare ottimi frutti, come dimostrato anche dai murales realizzati alla stazione centrale ed al vicino parcheggio Turro”. Ed è proprio su quest’ultima opera che ci soffermeremo. Sui muri che delimitano lo spazio del parcheggio a ridosso con l’area di competenza delle Ferrovie dello Stato, sono appena state inserite delle realizzazioni per ricordare le stragi di Parigi dello scorso 13 novembre. Dopo il fondale tricolore della bandiera francese che confluisce in quella italiana (segno della vicinanza tra i due popoli) sono stati realizzati tre distinti murales, ognuno riportante il motto della Repubblica d’oltralpe: Libertè, Fraternitè, Egalitè. Anche per questa seconda opera, un segnale forte da parte dei giovani e dell’amministrazione pubblica per dire no al terrorismo.
Sono tante le famiglie che desiderano abitarci.
I vantaggi sono evidenti: asili, scuole, oratori, palestre piscina,stazioni, collegamenti con strade, con autostrade e con aereoporti; in 20-25 minuti sei a Milano centro. Non molti hanno la fortuna di abitare a Treviglio. Se sei interessato informati!
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Amarcord
Toscanini a Treviglio di Marco Falchetti
Una cartolina testimonia il passaggio trevigliese del celebre direttore d’orchestra
T
reviglio è sempre stata una cittadina importante, un crocevia geografico strategico e una comunità ricca di storia: lo dimostrano innumerevoli testimonianze del passato. Tra queste anche una cartolina d’epoca ritrovata recentemente, che riporta firme di personaggi illustri tra i quali Arturo Toscanini, il più grande direttore d’orchestra di tutti i tempi: il Maestro ha visitato Treviglio! Per un appassionato di musica nonché collezionista di cartoline d’epoca come il sottoscritto, è una scoperta interessantissi-
ma. Potremmo considerare questo “pezzo”, come si dice in gergo collezionistico, non solamente un semplice cartoncino, ma un documento di importanza storica. La cartolina, che raffigura Via Cavallotti, riporta la data del 17 settembre 1905: Arturo Toscanini in quel periodo era già molto famoso e, da tempo, stabile direttore dell’Orchestra della Scala. Molto probabilmente quel giorno lui – in compagnia di sua moglie Carla De Martini, del cognato Enrico Polo, valente violinista, e di sua moglie Ida, soprano e sorella di Carla – si sono recati a Treviglio, possia-
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Enrico Polo
mo supporre in treno, partendo da Milano dove abitavano. Destinazione: far visita all’amico Agostino Cameroni, trevigliese, deputato del Regno e critico musicale, che abitava in una villa in via Milano (ora via Mazzini) e al quale la nostra città ha intitolato una piazza e le scuole medie. La missiva è indirizzata ad un altro loro amico musicista, il pianista Ernesto Consolo, che spesso duettava in concerto con il violinista Polo ed è firmata da tutta la colta “compagnia”, ivi compresa la moglie di Cameroni, Bianca Cucchi De Agostini. Ai tempi era uso tra le donne, firmarsi col cognome del marito. La città può certamente dirsi orgogliosa di avere avuto un simile ospite. Peccato che non abbia potuto dirigere la sua orchestra al Teatro Filodrammatici, all’epoca inaugurato da pochi mesi, il 15 luglio 1905. Possiamo però azzardare l’ipotesi che, quel giorno, lo abbia visitato in compagnia degli illustri amici del trevigliese Cameroni.
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Fotografie di Daniela Nisoli
Libri
Una bambina senza stella di Pinuccia D’Agostino
Un incontro, all’Auditorium del Centro Civico Culturale, con la psicanalista Silvia Vegetti Finzi che ha presentato il suo ultimo libro, diventa occasione di riflessione sull’educazione
H
a riscosso un notevole successo di pubblico la presentazione del libro di Silvia Vegetti Finzi “Una bambina senza stella”, organizzata dall’Ospedale di Treviglio presso l’Auditorium del Centro Civico Culturale. Uscito in libreria negli ultimi mesi del 2015, il libro, pur non essendo (e non vuole esserlo) un caso letterario, è comunque un testo che fa molto parlare perché alterna sapientemente la narrazione del proprio vissuto infantile con le riflessioni e il discorso analitico. Scritto in terza persona (per rimuovere dalla propria coscienza il vissuto personale), il volume è la narrazione di un’infanzia difficile, quella vissuta dall’autrice negli anni della guerra e delle persecuzioni di razza. Nata nell’anno della promulgazione delle leggi razziali in Italia, da padre ebreo e da madre cattolica, Silvia è stata affidata appena nata ad una balia e poi agli zii, che l’hanno accolta nella propria famiglia con l’intenzione di nasconderla e di proteggerla dalla famigerata “stella”. Con i genitori lontani – il padre era in Abissinia ed è stato poi raggiunto dal figlio maschio e dalla
moglie – l’autrice ha vissuto un’infanzia di sentimenti difficili che l’età adulta ha poi saggiamente rimosso: il senso di ab-
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bandono, il non sentirsi amati, l’essere diversi dagli altri che vivono nella norma, doversi rendere invisibile, dover essere un’altra. Come ha affermato Silvia che ha saputo ripercorrere – proprio grazie a quella terza persona – le tappe di un’infanzia difficile, il dover mutare nome ed essere un’altro, è forse il dramma più grosso per un bambino, quello che lascia nella psiche segni indelebili. Un dolore da cui si può uscire in modo autonomo e la Vegetti ce lo ricorda in questo libro che non è un diario, non è una biografia, non è un racconto di un’infanzia difficile. Del resto la letteratura, anche quella di autrici donne, ci ha dato tanti esempi di infanzie ebree vissute nelle ristrettezze e nell’abbandono: il libro richiama alla memoria un’analoga storia di Lia Levi, “Una bambina e basta” oppure il bellissimo “La principessa delle ombre” di Cordelia Edvardson, ma proprio per la ricchezza delle riflessioni e per il saper tenere un razionale distacco tra il ricordo dell’infante e il discorso psicoanalitico dell’adulta, ci offre qualcosa di più: una saggia riflessione sul modo in cui oggi crescono i bambini, iperprotetti e impreparati ad affrontare le difficoltà della vita. Del resto l’autrice, parlando ad un pubblico di genitori, psicologi ed insegnanti, l’ha detto apertamente: «Non pensate sempre che i bambini di oggi non sappiano fare, non sostituitevi a loro, ma aiutateli a saper fare». Un consiglio rafforzato da una saggia rassicurazione: i bambini sanno affrontare la realtà, anche le situazioni più drammatiche e dolorose. In loro c’è, come è stato per la piccola Silvia, una grande risorsa: il rifugio nella fantasia, nell’invenzione del gioco, nel sogno che popola beneficamente il buio delle notti e colma la solitudine. Sono ali di farfalle che una genitorialità ossessiva e iperprotettiva rischia di tarpare.
Arte
Ritratto della signora Clorinda Sala Mauri di Francesca Possenti
Un’affascinante figura femminile è la protagonista dell’opera d’arte che vi presentiamo questo mese L’inquadratura è insolita: la figura infatti si presenta stante ma tagliata nella parte bassa; il viso diventa così il fulcro della composizione, essendo posto al di sopra delle due ipotetiche diagonali che possiamo tracciare partendo dagli angoli del dipinto, e che seguono l’andamento delle
Fotografia di Enrico Appiani
I
l dipinto – opera di Natale Morzenti (Silvano d’Orba 1885 – Martinengo 1947) – risale al 1930 circa, ed è un olio su tela di 120 x 95 cm, in cui è ritratta la signora Clorinda Sala, moglie del pittore trevigliese Davide Mauri. Clorinda è in posa, leggermente di tre quarti, il volto rivolto verso lo spettatore ed inclinato verso sinistra. L’espressione del viso sembra accennare ad un sorriso; lo sguardo intenso e luminoso coinvolge ed interroga allo stesso tempo lo spettatore. La figura si mostra elegante e raffinata, vestita con un abito nero ornato di pizzo bianco ed una pelliccia avvolta attorno al braccio destro, morbidamente piegato. Una collana di perle semplice ma signorile segue la forma della scollatura della veste. Le labbra dipinte di rosso richiamano il colore del tendaggio in primo piano sulla destra che svolge quasi la funzione di una quinta teatrale. L’ambientazione è semplice ma al contempo raffinata: il tendaggio rosso attira l’attenzione dello spettatore per poi indirizzare lo sguardo sulla figura femminile. Dietro la donna si apre un corridoio nel quale si intravede la luce, che entra probabilmente dalla finestra posta sul fondo. La prospettiva accidentale porta l’occhio dello spettatore al di fuori dello spazio del dipinto: così facendo il pittore riesce a creare un ambiente dotato di un’atmosfera particolare, tanto che pare di intuire le grandi dimensioni e contemporaneamente il silenzio di una casa grande ma vuota e silenziosa. La composizione si regge interamente sulle linee verticali poste alle spalle della figura e sulle linee curve che, a partire dalla forma del tendaggio, si presentano anche nella forma della collana, nella posa del braccio, nel contorno del viso.
linee inclinate della guarnizione in pizzo bianco. Anche la luce è particolare: soffusa e morbida, accarezza delicatamente il soggetto, alcuni tocchi di luce bianca illuminano invece le braccia, le mani ed il viso. La signora Clorinda si presenta dunque allo spettatore avvolta da una luce soffusa ma vibrante. Le pennellate sono stese in modo libero, senza linea di contorno, tanto che in alcuni punti si perde la definizione dell’immagine. Notevole la resa realistica della pelliccia, che appare morbida e leggera. I colori sono pochi, tutti intonati sui toni del rosso, bianco e nero. Il ritratto, probabilmente realizzato intorno agli anni ’30 del ‘900, ci mostra la professionalità e la bravura dell’artista Morzenti, ai suoi tempi non molto apprezzato, ma oggi decisamente rivalutato dalla critica.
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tribuna magazine t 43
DA FARE 44 t tribuna magazine t Luglio-Agosto 2016
Libri
Il liceo Galilei in un libro
Vince chi legge
di Daniela Regonesi
Adulti e ragazzi gareggiano da giugno a settembre nel Reading Challenge
di Sara Nisoli
Storie di oltre quarant’anni di vita scolastica raccontate da Walter Macchi
L
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l liceo “Galileo Galilei” di Caravaggio oggi conta oltre mille iscritti, un solida reputazione e una storia bella, che andava raccontata. Ci ha pensato Walter Macchi, docente di matematica e fisica giunto al Galilei il “Cinque ottobre ottantacinque [...] da vincitore di concorso”, e da sempre là. La pubblicazione è stata possibile grazie alla Banca di Credito Cooperativo di Caravaggio, presso la quale è disponibile il libro, e a cui va il plauso per aver continuato a credere – fin dal progetto degli anni ‘70 – nel Galilei. L’autore ha scelto come titolo “e la nave va”, omaggiando l’amato Fellini e narrando le “storie di vita scolastica” circumnavigandone l’arcipelago. Macchi non nasconde che la nave, negli anni, è molto cambiata: «Il clima, inizialmente, era da provincia, nel senso bello e brutto del termine: famigliare e al tempo stesso chiuso. Da barchetta è diventata una nave di lusso, a volte riflettendo all’esterno un’immagine mitizzata. Ma non è un lager. C’è chi confonde l’autoritarismo con l’autorevolezza, e fa sì che il Galilei venga dipinto così. Certo la scuola è un sistema complesso, quindi portatore di patologie: va tenuto sotto controllo. Ho sempre cercato di trovare la rotta, modificandola e aggiustandola anno per anno. Lo spirito dovrebbe essere quello delle origini: trasmettere cultura mediante l’empatia, non annoiare, interloquire con i ragazzi. È una tecnica didattica che non ho inventato io. Fondamentale è mantenere il rapporto tra discente e docente, con il rispetto reciproco». Il volume è una galleria di ritratti, dipinti con delicatezza, affetto e ironia, e proposti così come l’autore li ha incontrati nella vita della scuola: i passeggeri della nave Galilei, del passato lontano e di quello più re-
cente. La scuola è intesa come un progetto che pone al centro i ragazzi e la cultura, ed il testo ne ripercorre gioie e fatiche, scene divertenti e capitoli dolorosi, dagli esordi fino alla pagina bianca della rotta futura. Non è stata una stesura semplice: «Dal punto di vista stilistico – mi spiega – io, che non sono un docente di lettere, ho dovuto limare, rivedere diversi passaggi, passare da uno stile ironico a situazioni più malinconiche, di nostalgia, cercando sempre di trasmettere leggerezza. Dal punto di vista del contenuto ho dovuto ricordare e focalizzare restituendo le atmosfere, che è ciò che volevo trasmettere». Tra le pagine da lui più amate quelle legate a chi non c’è più, Nazario Erbetta e Aldo Torrisi – storico preside il primo, grande insegnante di lettere il secondo – e i suoi studenti, “passati, presenti, futuri” al quale il libro è dedicato. Quegli stessi studenti che ricordano con nostalgia e affetto gli anni del liceo, come testimoniato dalla loro numerosa presenza, l’8 giugno scorso, alla presentazione del libro. «Il ricordo addolcisce», giustifica il Macchi, ma credo che la dolcezza, in fondo, sia insita nel ricordo stesso, nella consapevolezza, che spesso solo il tempo regala, che aver potuto compiere un tratto di mare su quella nave – nonostante le inevitabili tempeste, malori, incagliamenti e bonacce – sia stato un privilegio.
a biblioteca di Treviglio lancia una nuova sfida: il Reading Challenge, partito il 1° giugno scorso e che finirà il 30 settembre. Si tratta in realtà della seconda edizione, quest’anno solo estiva, mentre la prima aveva riempito l’intero 2015 e prevedeva più di 30 libri da leggere. La sfida si divide in 3 livelli: adulti, ragazzi delle medie e delle elementari. I libri da leggere sono 12 per gli adulti e 14 per i ragazzi e si differenziano in base all’età. Per i più piccoli, ad esempio, c’è la fiaba classica oppure una storia divertente; mentre per gli adulti si spazia dalla graphic novel alle biografie. I libri, a scelta, devono rientrare nelle categorie della scheda, che si può richiedere in biblioteca. Quest’ultima, terminato ogni libro, deve essere compilata con il proprio voto da 1 a 5 e poi riportata in biblioteca per ricevere il timbro. Saranno ritenuti validi solo i libri presi in prestito o prenotati alla biblioteca e, per assicurarsi che il libro sia stato letto, le bibliotecarie faranno una domanda ai lettori. I primi tre di ogni livello che hanno completato questa challenge entro la scadenza hanno ricevuto un premio, come è avvenuto, per esempio, per una bambina di 10 anni, che è riuscita a finire la sfida in poco più di una settimana. Un’altra novità di quest’anno organizzata dalla biblioteca è il gruppo di lettura per adolescenti dai 13 ai 18 anni, che inizierà con il primo incontro mercoledì 13 luglio alle 16:30 con il libro “Wonder” di R.J. Palacio. Il libro è disponibile per il prestito presso la biblioteca.
14 LIBRI. 3 MESI DI TEMPO PER LEGGERLI. Pronti per la sfida impossibile?
READING CHALLENGE ESTATE 2016
PER LETTORI DELLA SCUOLA ELEMENTARE E MEDIA
UNA GARA DI LETTURA PER CHI NON HA PAURA DI LEGGERE QUALCOSA DI DIVERSO DAL SOLITO.
INFO E CONTATTI: 0363 317507 biblioragazzi@comune.treviglio.bg.it
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Fotografie di Umberto Lepore
Arte
Sacro contemporaneo in Gera d’Adda di Elio Massimino
L’arte sacra moderna, confronti con il passato
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no spunto per dare uno sguardo più attento alle architetture e alle opere d’arte delle chiese del nostro territorio ce lo offre Michela Beatrice Ferri, docente di storia e filosofia e studiosa di storia dell’arte, che ha appena pubblicato un bel libro intitolato “Sacro Contemporaneo”, presentato a Treviglio lo scorso 16 giugno, a cura dell’Associazione Culturale Malala. L’autrice interroga alcuni tra i più prestigiosi artisti e storici dell’arte intorno al rapporto dell’arte moderna con il sacro, com’è inteso nella chiesa cattolica. Il discorso sarebbe infatti diverso se ci si riferisse anche alle altre due grandi religioni monoteiste, l’ebraica e l’islamica, che non ammettono la produzione di immagini divine. Ma a sua volta il cristianesimo che dal 787, anno del secondo Concilio di Nicea, ammette le immagini sacre nella liturgia, si è poi diviso nel corso dei secoli in tre grandi famiglie, che hanno seguito strade differenti anche dal punto di vista artistico. Sintetizzando, gli ortodossi si sono sostanzialmente fermati alle splendide icone dell’arte bizantina, mentre i protestanti hanno trovato nei rigori e negli slanci del gotico l’espressione del loro rapporto diretto con Dio. Non praticano il culto dei santi e si basano sullo studio della Parola, quindi non hanno bisogno di immagini per la catechesi e per raccogliersi guardano solo alla croce. Una riflessione sull’arte sacra in ambito cattolico non è un argomento per addetti ai lavori ma riguarda tutti coloro, credenti e non, che entrando in una chiesa moderna abbiano sentito la mancanza di quell’alone
di spiritualità che normalmente si avverte nei siti più antichi, siano anche solo chiesine di campagna. E allora la domanda di molti è perché gli artisti moderni non riescono più a suscitare emozioni. Ma il quesito potrebbe anche riguardare la committente di tali opere, cioè la Chiesa, che sembra avere smarrito la cultura e l’ispirazione con cui ha guidato l’opera dei grandi artisti del passato. Pontefici, e cardinali, ma anche i principi rinascimentali, erano sovente spregiudicati uomini di potere ma anche capaci di scoprire un Caravaggio, cioè i talenti del loro tempo e, dunque, sceglievano gli artisti con competenza e sapevano bene cosa chiedere loro. Senza le scelte artistiche e l’autorevolezza dei pontefici del primo ‘500, Michelangelo non avrebbe dipinto la Cappella Sistina e, senza Ludovico il Moro, Leonardo da Vinci non sarebbe venuto a Milano. Venendo alle chiese del nostro territorio, troviamo conferma di come nei secoli rinascimentali gli artisti, superando lo stile gotico internazionale, siano stati indirizzati dalla Chiesa ad interpretare lo “spirito tridentino” cioè la teologia e gli indirizzi di politica religiosa scaturiti dal Concilio di Trento (1545-1563). Ad esempio, per rafforzare il dogma dell’assunzione e il culto dei santi, dal ‘600 in poi le chiese sono state riempite di statue e immagini di madonne assunte, santi, pontefici e prelati. L’arte sacra riguarda anche le architetture, e così nei secoli della Controriforma spesso splendide facciate gotiche e rinascimentali sono state ricoperte da altre in stile barocco per esporre statue, secondo
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Facciata, chiesa dei Santi Fermo e Rustico a Caravaggio Chiamata di San Pietro, chiesa di San Pietro apostolo a Treviglio
lo spirito dei tempi. È il caso del santuario e della cattedrale di Treviglio, mentre a Caravaggio, per fortuna, la bella facciata gotica quattrocentesca della chiesa dei Santi Fermo e Rustico non è stata toccata, ma l’interno è stato stravolto da un diluvio di ori, capitelli e fregi, quindi ancora il barocco per rappresentare una Chiesa ricca e trionfante. Con questi interventi, dice il Piero Tirloni ne “Le chiese di Caravaggio” “la chiesa prese tutt’altro aspetto dal severo che si rimpiange”. La Controriforma ha scoraggiato la pratica della lettura dei testi sacri e quindi la catechesi si è dovuta appoggiare alle immagini. Rimanendo nella citata chiesa caravaggina – ma il discorso sarebbe analogo per tutte le chiese antiche della Gerda D’Adda – troviamo una gran dovizia di scene dell’antico e nuovo testamento, a
Cultura
cominciare dalle sedici medaglie nell’alto delle campate, per continuare nelle varie cappelle. La funzione didattica delle immagini aveva avuto un precedente illustre in Sicilia quando i Normanni nell’XI secolo, dopo la conquista dell’isola ormai musulmana, per sostenere il processo di cristianizzazione della popolazione analfabeta incoraggiarono la produzione di immagini sacre. L’esempio più illustre è dato dai mosaici della Cappella Palatina a Palermo. Ma nel ‘500 la stampa era ormai stata inventata e nei paesi protestanti i fedeli studiavano già le bibbie tradotte nelle lingue locali. Forse è questo tipo di formazione più visiva che testuale che mette a disagio molti cattolici quando entrano in chiese moderne, in cui non trovano ori e affreschi ma pareti disadorne. Certo talvolta vi sono anche opere d’arte di dubbio valore (chi le ha approvate?), ma spesso ve ne sono anche di grande qualità. Penso ad esempio alla chiesa del Conventino di Treviglio, con il notevole Risorto (opera dell’artista Mario Toffetti) che sovrasta l’altare. La chiesa di San Pietro, sempre a Treviglio, come anche il Conventino, è stata arricchita di un ambone e di un battistero molto moderni ma di grande pregio. Inizialmente dietro l’altare era stata apposta un’opera che a giudicare da vecchie foto mi sembra di profonda spiritualità, con un Cristo in croce ma allo stesso tempo trionfante su uno sfondo solare. Peccato che sia stata rimossa, confesso che non mi entusiasma invece l’attuale mosaico realizzato su bozzetto di Trento Longaretti, che trovo piuttosto convenzionale. In conclusione, se l’arte moderna talvolta delude non credo sia colpa degli artisti ma del committente, che non è più capace di sceglierli e di proporre loro temi capaci di ispirarli, come accadeva nei secoli passati. Il rinnovamento della Chiesa di Papa Francesco mi auguro che porti nuova linfa anche all’arte sacra contemporanea.
“Andare per Dimore Antiche e Nobili Palazzi”, la domenica pomeriggio tra arte e cultura di Francesca Ghilsetti
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i è concluso con successo il tour alla scoperta di beni storico-artistici del territorio Palazzi comunali, residenze private, ville di delizia: ce n’è davvero per tutti i gusti nel tour “Andare per Dimore Antiche e Nobili Palazzi”, organizzato dalla Pro Loco Brignano Gera d’Adda e dall’Ufficio Iat di Treviglio e Comprensorio, che da febbraio a giugno, ogni terza domenica del mese, e il 28 marzo, giorno di Pasquetta, ha proposto al pubblico l’apertura di beni storico-artistici del territorio. Quattro i comuni coinvolti: Brignano Gera d’Adda con Palazzo Visconti e l’esposizione permanente “Le Maschere di Palazzo Visconti”; Treviglio con Palazzo Galliari, la Basilica di San Martino e dell’Assunta e il Santuario della Beata Vergine delle Lacrime; Caravaggio con Palazzo Gallavresi e la Chiesa dei Santi Fermo e Rustico; Verdello con Villa Gambarini- Cagnola-Giavazzi e il museo “La Fabbrica sul Viale”. Molti visitatori, circa un migliaio, sono accorsi ad ammirare e a scoprire le bellezze del territorio: alcuni richiamati da lontano dal fascino della storia della Gera d’Adda, altri invogliati dalla curiosità di saperne di più su edifici già noti. Ad accrescere il desiderio di nutrire l’anima ha contribuito anche una golosa promozione: con la visita a tre dimore, il quarto ingresso era gratuito. Ma non è finita qui, l’iniziativa si è resa ancora più interessante per il suo valore formativo. Un gruppo di ragazzi del Liceo “Galileo
Galilei” di Caravaggio, con il progetto alternanza scuola-lavoro “Il mestiere del divulgatore culturale”, si è impegnato nello studio delle realtà locali, seguendo corsi appositamente strutturati per poi promuovere quanto appreso durante le visite: con serietà e simpatia, i ragazzi del liceo hanno approfondito chi un aspetto storico, chi un ciclo pittorico o un personaggio particolare, riscuotendo il plauso del pubblico. Dopo la pausa estiva, il tour riprenderà in autunno e la nuova stagione porterà gradite novità.
Fotografia di Enrico Appiani
Cristo risorto, chiesa del Conventino a Treviglio
Sopra: Santuario Madonna delle Lacrime a Treviglio A destra: Palazzo Gallavresi a Caravaggio
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Musica
Musica per crescere, insieme di Fabio Beretta*
Il Corpo Musicale Franco Poloni di Arcene: una palestra artistica ed educativa dove si trasmette quello che la Musica insegna
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omenica 8 maggio 1994, facevo la Prima Comunione ma non ero l’unico che affrontava una “prima volta” quel giorno. Gli occhi di tutti erano anche per la banda di Arcene: per la prima volta suonava in pubblico e accompagnava proprio noi, proprio me. Oggi sono ventidue gli anni di storia del Corpo Musicale Franco Poloni e di cose ne sono successe veramente tante. Siamo partiti dai banchi delle scuole medie. Il nostro fondatore, l’allora Preside Franco Poloni amava la musica e insieme al Maestro Paolo Belloli, professore di musica delle scuole, ha gettato i semi di un’educazione musicale che ha visto molti ragazzi di Arcene dedicarsi allo studio di uno strumento. Alcuni ne hanno fatto una professione, molti continuano tutt’ora a suonare con noi, o in altre realtà, alcuni hanno preferito dedicarsi poi ad altro. Ma tutti, ne sono certo, hanno trovato un’amica che mai e poi mai li tradirà: la Musica. Lei sì che ti aspetta sempre, pronta a darti allegria, a consolarti, a tirarti su di morale, a spronarti, a insegnarti come si superano le difficoltà, a consegnarti la bellezza dello stare con gli altri, ascoltarsi, capirsi, diventare amici. La Musica fa tutto questo. E chi suona lo sa quanto sia meraviglioso il tempo trascorso in sua compagnia. Il Corpo Musicale Franco Poloni negli anni ha visto susseguirsi più di 70 ragazzi tra le sua fila, e oltre 100 allievi iscriversi alla scuola di Musica. Sotto la direzione del nostro Maestro Paolo Deponti abbiamo vissuto esperienze ricche di emozioni, come le vittorie ai concorsi di Porlezza nel
1999 e di Lavagna nel 2000, il gemellaggio con la banda Luigi Canepa di Sassari nel 2002, i concerti al Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera, e in Piazza Vecchia a Bergamo. Indimenticabili, poi, le collaborazioni artistiche con la Rufus Band, con il Magico Baule, con i cantanti solisti e i cori lirici che ci hanno accompagnato nel tempo. Oggi più che mai la nostra attenzione è rivolta all’educazione musicale: lavoriamo costantemente per migliorare la scuola XCorso Musica, abbiamo attivato corsi di propedeutica per i più piccoli (a partire dai 4 anni), e organizziamo la rassegna SconcertiAMOci, una serie di gite dedicate all’andar per musica, delle quali il prossimo appuntamento è per il 23 luglio con la Turandot all’Arena di Verona. Ma il 2016 ha portato con sé la più bella delle novità: Musica in crescendo. È un progetto educativo promosso dal Corpo Musicale, ma pensato, scritto e deciso insieme all’Amministrazione comunale, alla Scuola dell’infanzia e all’Istituto Comprensivo Cesare Consonni. Dal prossimo anno scolastico interesserà tutti i bambini e i ragazzi in età scolare ad Arcene, con l’obiettivo di diffondere cultura musi-
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A sinistra: 8 Maggio 1994, la prima manifestazione ufficiale
cale alle nuove generazioni. La promessa è quella di consegnare a tutti la possibilità di dedicarsi alla musica e alle bellezze che essa regala, attraverso percorsi differenti e studiati in funzione delle diverse fasce d’età: propedeutica musicale a partire dalla scuola dell’infanzia e per tutto l’arco della scuola primaria; laboratori di strumento dal terzo anno della primaria; studi musicali approfonditi, nonché la creazione di una junior band, nella scuola secondaria. Lo spirito ispiratore di Musica in crescendo è dettato dal “fare insieme”. Non più un solo soggetto che si propone per gli altri, ma il lavoro condiviso di tante diverse realtà di Arcene. Riteniamo questo il modo giusto di affrontare le questioni importanti, soprattutto in questi tempi spesso caratterizzati da individualismi e dalla chiusure. Aprirsi alle idee degli altri e ad un bene più alto che è quello di una comunità, sono valori in cui una realtà musicale di estrazione associazionistica come siamo noi non può prescindere. È la Musica stessa ad insegnarlo, Lei che esprime il suo massimo splendore quando la si fa insieme. E noi ci mettiamo tutta la passione di cui siamo capaci per trasmettervelo. * Presidente del Corpo Musicale Franco Poloni di Arcene
Fotografie di Claudio Romani
La musica accende Fara di Matteo Pioldi
Torna l’appuntamento farese con concerti, beneficenza, volontariato e divertimento
“F
ara Rock - la musica aiuta”, un nome che è anche statuto del festival, giunto alla ventitreesima edizione: concerti, beneficenza, volontariato, divertimento ravviveranno il paese dal 13 al 18 luglio. La storia della manifestazione iniziò nel 1994, quando cinque amici faresi, ispirandosi al “Monasterock” di Vaprio, idearono un evento con il quale aggregare giovani ed al tempo stesso fare del bene, con la gratuità come fondamento. Con il tempo l’evento crebbe grazie alla dedizione dell’associazione collegata e di tutti i volontari, ospitando anche gli Africa Unite nel 1995 ed ispirando una vera e propria rete di manifestazioni analoghe
in tutta la provincia, e, pur ampliando il novero dei generi proposti, non perse la sua natura ed ancora oggi l’ingresso è gratuito, mentre l’intero ricavato è devoluto ai più bisognosi: dai paesi del Terzo Mondo, alla Croce Rossa ed agli anziani in condizioni disagevoli del territorio. L’associazione, inoltre, rivolge ai giovani un’attenzione particolare, dedicando loro la tre-giorni primaverile “Squilibri”, in cui la musica si unisce allo sport con dimostrazioni di skateboarding e bmx, oltre ad un futuro evento settembrino alla ricerca di talenti emergenti locali ed alla neonata Gs Fara Rock, squadra di terza categoria. La comunità contraccambia con una sentita partecipazione ed il patrocinato comunale. Passando al programma di quest’anno, i concerti si svolgeranno nel parcheggio del centro sportivo di via Reseghetti, in riva all’Adda, dalle ore 21, con due ospiti di spicco: i Dubioza Kolektiv (13 luglio), istrionico gruppo bosniaco che si muove tra punk, ska e reggae e che ha partecipato anche all’ultimo concerto del I maggio a Roma; e Piotta (il 17), rapper romano vincitore del disco di platino con “Supercafone” e tornato sulle scene con l’album “Nemici”. Non manca spazio per altri generi, come il folk dei Mau Mau (il 15), il reggae dei The Skints (il 14) – definiti “i tedofori della musica reggae britannica moderna” – e degli emergenti E.B.M. con le loro sfumature hip hop (il 16), concludendo con l’hard rock dal respiro blues dei londinesi The Graveltones, il 18 luglio. Come sempre pulluleranno le attività di contorno: la cucina offrirà sia i classici pasta e pizza sia arditi piatti etnici, mentre delle volontarie gestiranno l’area bimbi, che dalle 19 offrirà animazione (sabato e domenica dalle 19:30), e saranno presenti anche delle caratteristiche bancarelle a ravvivare l’atmosfera.
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T I N T E G G I AT U R E PITTURE DECORATIVE
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Sport
Perché in due si corre meglio di Daria Locatelli
“Disabilincorsa”: un’associazione onlus di Treviglio nata per rendere accessibili ai non vedenti la pratica di svariate discipline sportive, sia a livello agonistico che amatoriale
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na corda, una mano, del tempo: sono piccole risorse che si trasformano in preziosi tesori se messi a disposizione di chi, non vedente, può, se accompagnato, tornare a passeggiare o praticare sport, persino scalare montagne. Scopro un mondo a me finora sconosciuto e meraviglioso incontrando Michele Pavan e Daniela Vittori, in compagnia del loro bellissimo cane guida Fucsia. «Io e Daniela – spiega Michele – siamo marito e moglie e abbiamo entrambi la passione per lo sport. Il principale scoglio da superare per i non vedenti è la solitudine, l’uscire di casa si cristallizza in un problema insormontabile che rende la socializzazione un traguardo molto lontano. L’attività fisica è una scossa che mina questa condizione e ci siamo, pertanto, chiesti come poter rendere accessibile, a chi è come noi, la possibilità di tornare a passeggiare all’aria aperta, correre, gareggiare, andare in bicicletta». Michele e Daniela hanno trovato il modo di farlo: si chiama Disabilincorsa, un progetto divenuto un’associazione onlus a partire dallo scorso febbraio, la cui vetrina è il sito web www.disabilincorsa.com, un portale curato e gestito da non vedenti, sia nella grafica che nella progettazione.
«Ho iniziato a voler praticare sport dalla necessità di perdere peso – prosegue Michele – e ho riscontrato numerose problematiche nel volerlo fare. Data la mia passione per l’informatica, ho iniziato a documentarmi su quale fosse la situazione italiana rispetto a tale questione, ovvero gli strumenti che una persona disabile ha nel quotidiano per poter esercitare attività fisica, fosse anche solo una “semplice” passeggiata all’aria aperta. Nel corso del tempo e ascoltando numerose testimonianze, ho riscontrato la mancanza di un tassello di unione tra la voglia di fare sport delle persone affette da cecità e guide che le accompagnino negli allenamenti: la comunicazione». Grazie alle sue competenze informatiche e il forte desiderio di dare una soluzione a tale problematica, Michele ha ideato un modo di rendere concreto e reale questo ponte: il primo sito web in Italia che mette in relazione i disabili con le guide sportive, che mettono a disposizione il proprio tempo per sostenerli sia nella preparazione che nelle gare. «Abbiamo fatto molti passi in avanti in questi ultimi tredici anni, ma il cammino è ancora lungo. Il nostro prossimo obiettivo, che richiede un forte impegno economico e per il quale chiediamo a tutti un sostegno, è la creazione di
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un’applicazione gratuita per web, tablet e smartphone, che permetta ai non vedenti di trovare le persone guida nella propria zona di residenza – attualmente ci sono 400 guide registrate sul sito – oltre che l’acquisto di una carrozzina sportiva che sia adatta anche a sentieri o alla spiaggia, in modo tale da consentire ai disabili motori di fare un’escursione al mare o in montagna». Questo nobile e lodevole progetto ha portato sia Daniela che Michele a conoscere tantissimi amici – due dei quali sono stati i loro testimoni di nozze – oltre che a prendere parte a numerose iniziative sportive, anche agonistiche: «Ho iniziato a correre dieci anni fa – racconta Daniela – partecipando nel tempo ad alcune mezze maratone, tra cui quella a Treviglio lo scorso febbraio, chiusa con due minuti di anticipo rispetto a quella precedente – sorride orgogliosa mentre lo dice – e vincendo i Campionati Italiani Societari Disabili. La difficoltà maggiore non è stato tanto trovare qualcuno che fosse con me nel giorno delle gare, ma che mi suppor-
Sani sorrisi
i professionisti informano Fotografia di Enrico Appiani
Recessioni gengivali, come si curano L tasse durante tutte le fasi dell’allenamento. Ci sono specifiche tabelle di marcia da mantenere, che necessitano di avere la certezza di qualcuno presente per aiutarti a rispettarle. La guida è indispensabile per farti evitare buche, darti la direzione e il ritmo, oltre che il sostegno che è simboleggiato dalla corda che ci unisce mentre corriamo». Sono numerose le iniziative di sensibilizzazione attuate da Disabilincorsa, come la “Cena ai 4 sensi”, svoltasi lo scorso 11 giugno a Treviglio, un evento al buio per far capire il valore della luce, spiegato da chi non la può vedere. Ed è proprio una luce vivida che traspare nettamente nei volti illuminati di Michele e Daniela, quando raccontano delle loro scalate in montagna, o dei primi traguardi che hanno raggiunto nelle competizioni, o ancora delle esperienze di rafting e del profumo del mare durante le passeggiate: «perché in due si corre meglio».
a recessione è un difetto dei tessuti parodontali che consiste nella migrazione del margine gengivale e di conseguenza nell’esposizione di superficie radicolare. Spesso i pazienti si accorgono di questo problema e riferiscono al dentista che le gengive “si sono ritirate” oppure che i denti appaiono “allungati”. In alcuni casi le recessioni gengivali sono dovute alla malattia parodontale, una patologia molto diffusa tanto da interessare, nelle sue varie forme, circa il 30% della popolazione; le recessioni associate a parodontite spesso sono accompagnate da altri segni come gengive arrossate, sanguinamento durante lo spazzolamento e presenza di placca e tartaro. Altre volte si riscontrano recessioni in pazienti con un alto grado di igiene orale e gengive senza segni di infiammazione: nei difetti di questo tipo la causa più frequente sta proprio nell’uPrima
“Cena ai 4 Sensi” organizzata da Disabilincorsa lo scorso 11 giugno a Treviglio.
Fotografia di Enrico Appiani
Dopo
Azzola
studio d e n t i s t i c o
so dello spazzolino che, se manovrato in maniera troppo energica o se dotato di setole troppo dure, è in grado di traumatizzare le gengive e, soprattutto quando queste sono sottili, di causarne la recessione. Oltre allo spazzolino ci sono altre possibili cause come la presenza di piercing sulle labbra, lo sfregamento sulle gengive di matite o altri oggetti o la presenza di corone protesiche con bordi incongrui. La presenza di recessioni e l’esposizione dei colletti dei denti normalmente provoca ipersensibilità al freddo e maggior rischio di carie cervicale, senza contare il danno estetico. Il primo compito del dentista sarà quello di istruire il paziente alle corrette manovre di igiene orale da eseguire a casa, e solo quando il paziente sarà in grado di pulirsi i denti senza traumatizzare le gengive si potrà procedere con la correzione vera e propria. La terapia delle recessioni consiste, attraverso un intervento di microchirurgia, nello spostare i tessuti verso il margine incisale dei denti per “coprire” letteralmente la superficie radicolare esposta e, quando necessario, aumentare lo spessore della recessione per evitare che questa si ripresenti. Si tratta di una vera a propria chirurgia plastica delle gengive. L’intervento, completamente indolore, si svolge sulla normale poltrona del dentista, richiede uno strumentario adatto alla microchirurgia e ha una durata di circa 45 minuti. Semplici manovre possono risolvere in modo definitivo questo problema e riportare le gengive al loro stato iniziale. Via Giacomo Matteotti, 11 Treviglio (BG) - 0363/49846 info@studioazzola.it www.studioazzola.it
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Sport
Il Memorial Mazza: tradizione calcistica trevigliese di Ivan Scelsa
Appena terminata la 26° edizione del torneo. VillongoSarnico, Stezzanese, Oratorio Cologno e Atalanta si aggiudicano la vittoria nelle rispettive categorie
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terminata lo scorso 11 giugno l’edizione 2016 del torneo nato 26 anni fa con una “pensata d’azzardo” e tramutatasi poi in una importante realtà. Piervincenzo Mazza voleva che la morte di suo padre lasciasse un segno nel mondo che lo aveva visto protagonista. E così è stato.
Il Memorial è l’annuale occasione per ricordare Ambrogio Mazza ma anche per vedere in campo nuove generazioni di giovani atleti, speranze per il futuro calcistico locale e, chissà, forse nazionale. Tribune gremite ed animose ad ogni incontro sono il vero successo della mani-
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I trofei del 26° Memorial Mazza Una fase di gioco di Virtus Bergamo-Stezzanese
festazione, ciò che le attribuisce maggiormente senso. L’Associazione Ambrogio Mazza, che è l’anima organizzativa dell’evento, coadiuvata da una commissione sportiva di tutto rispetto, patrocini e partnership importanti, rappresenta il comitato organizzatore che segue le categorie Allievi, Giovanissimi, Esordienti e Pulcini. Nella dieci giorni sportiva trevigliese il fitto calendario ha visto affrontarsi non solo squadre lombarde, ma anche realtà provenienti da Emilia Romagna, Veneto e Liguria, queste ultime tutte impegnate nella maggiore categoria, quella Allievi, in cui si sono affrontati i giovani atleti di Atalanta, Genoa, Brescia, Spezia, Bologna, Albinoleffe, Pro Vercelli e Como. Nonostante la pioggia – una costante in tutte le giornate di gara – non meno entuAtalanta e Como schierate prima della finale
Servizio fotografico a cura di Enrico Appiani I ragazzi della Virtus Bergamo prima della finale Il Ciserano schierato prima della finale
siasmanti sono stati i tornei della categoria Giovanissimi – che ha visto la partecipazione di Stezzanese, Scanzorosciate, Trevigliese, Romanese, Virtus Bergamo, Grumellese, Brembate Sopra e Ciserano – e degli Esordienti, con le squadre di San Pellegrino, MapelloBonate, Trevigliese, Ponte San Pietro Isola, VillongoSarnico, Pontirolese, Caravaggio e Ghisalbese. E ancora i Pulcini, con le piccole promesse della A.C.O.S. Treviglio C., Brignanese, Oratorio Cologno, Fara Olivana con Sola, Vidalengo, P. Ghezzi, M. Zanconti e Ciserano. Unanime il consenso per lo stato del manto erboso, curato ed apprezzato dalle squadre ospiti, tanto quanto dagli addetti ai lavori e dagli spettatori, che hanno gremito gli spalti contornati dalla rinnovata recinzione adornata dal murales appena realizUna fase di gioco di Atalanta-Como L’Atalanta festeggia la vittoria del torneo
zato da altri ragazzi, quelli del liceo Weil. Ma tornando al gioco, pur mancando una squadra trevigliese, dobbiamo dare atto di un torneo alle cui fasi finali sono approdate meritatamente le compagini di Oratorio Cologno e Ciserano per la categoria Pulcini (terminata 5-0), quelle di Ponte San Pietro Isola e VillongoSarnico per la categoria Esordienti (risultato finale 0-2), la Stezzanese e la Virtus Bergamo per i Giovanissimi (l’unica finale prolungatasi ai tempi supplementari con il risultato di 2-1) e, per gli Allievi, l’Atalanta ed il Como nell’incontro serale di chiusura. Proprio questa partita ha visto vincitrice la squadra bergamasca con un netto 3-0 con gol di Nivokazi, Rizzopinna e Fanti, giovani promesse classe 2000. A seguire, premiazioni per tutti, primi e secondi classificati, capo cannonieri e “scarpetta d’oro” di categoria, con la clemenza del meteo che ha lasciato un po’ di tregua a giocatori ed organizzatori, almeno durante le premiazioni. Piervincenzo Mazza e Pinuccio Redaelli, ai microfoni di Tribuna TV, hanno
poi tenuto a sottolineare l’ottimo livello di calcio espresso dalle squadre in campo, nonché come la rodata formula organizzativa del torneo sia da riproporre anche per le prossime edizioni. Analoga la soddisfazione e l’interesse di Giorgio Magnocavallo, storica bandiera dell’Atalanta Calcio degli anni Ottanta, sempre interessatissimo alle locali iniziative calcistiche giovanili, e di una storica figura: l’ottantenne talent scout Mino Favini, una vita passata ad osservare le giovani promesse del calcio per Atalanta e Como, guarda caso le due squadre finaliste. Le finali dell’11 giugno – ricorrenza della morte di Ambrogio Mazza, avvenuta nel 1990 – sono state la conclusione di una manifestazione che, anno dopo anno, ha saputo migliorare e rinnovarsi, raggiungendo un ottimo livello organizzativo, in campo come in segreteria. L’appuntamento, quindi, è per l’edizione 2017 del Memorial, quella del centenario della nascita di Mazza che, con il consueto impegno, la solida squadra organizzativa comincerà presto a pianificare.
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tribuna magazine t 53
Sport
Caravaggio Off Road Weeks di Franco Galli
Tante le iniziative messe in atto per far conoscere il Bike Park di Caravaggio e la sua associazione
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i si perdoni l’inglesismo, ma l’italianissimo i “fine settimana del Caravaggio Fuori Strada”, non ha la stessa grinta lessicale. Ma, in concreto, cosa significa? Ecco la risposta: come ogni anno il sodalizio sportivo Caravaggio Off Road, allo scopo di promuovere sé stesso ed il proprio bike park, organizza una serie di manifestazioni agonistiche e non, per onorare il suo impegno sportivo. In particolare, quest’anno, ha organizzato presso la propria sede gare di specialità del ciclismo fuoristrada – “ramo” nel quale opera – dividendo equamente ogni domenica del mese tra le specialità di Trial e Bmx. La mountain bike, invece, è stata lasciata in sospeso sino ad altra occasione “ad hoc”, in cui coinvolgere la bella e funzionale struttura sportiva.
L’ouverture è stata data con la gimcana di sabato 4 giugno, in cui i ragazzi dai 7 ai 12 anni si sono sfidati su un percorso in cui l’attenzione al cronometro e alle penalità ha permesso di stilare una classifica che ha onorato tutti i partecipanti, portandone la totalità sul podio e premiandoli per l’impegno messo in mostra. La domenica seguente invece si è disputata la gara di Coppa Italia di trial che, seppur svoltasi sotto un cielo plumbeo e scrosciante di pioggia, non ha scoraggiato i consueti 50 partecipanti di questa spettacolare specialità che, purtroppo, rimane ancora ingiustamente di nicchia. Rimanendo nella sequela delle competizioni, nelle domeniche 12 e 19 giugno la disciplina del bmx ha fatto da padrona, con
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le rispettive prove di Coppa Lombardia e Coppa Italia. Anche qui lo spettacolo è stato assicurato in quanto tra salti, accelerate e poderosi scatti sui pedali, viene catalizza l’attenzione dello spettatore che rimane incantato dal gesto atletico. Per l’ultima domenica del mese, quella del 26, è tornato in scena il trial, con l’evento nazionale per eccellenza, ovvero il Campionato Italiano. I migliori trialisti si sono sfidati e, tra questi, l’atleta di punta del sodalizio, Diego Bani, campione uscente nella categoria master, chiamato a dare il meglio di sé girando sul tracciato “di casa” che ben conosce. Oltre a quanto detto, in un ottica più ludica e meno agonistica si sono tenuti, in due
La rubrica del cuore
i professionisti informano
Dolore toracico: quando può essere il sintomo dell’infarto miocardico
I serate infrasettimanali, anche un torneo di giochi non ciclistici e una pedalata notturna nella campagna Caravaggina, il tutto completato dall’attivazione di un servizio di ristoro che ha allietato il palato, sia dei partecipanti che degli accompagnatori. Questo connubio tra attività ludica e agonistica, rispecchia appieno la filosofia del sodalizio, che rimane principalmente una scuola di ciclismo fuoristrada, che vuole insegnare ai ragazzini di oggi ad andare meglio in bicicletta, con più coscienza e maggior capacità di guida, per essere pronti a destreggiarsi tra il traffico cittadino. Una miglior capacità di guida unita ad un uso consapevole dei sistemi di sicurezza passiva (utilizzo del casco) possono, infatti, rendere meno pericoloso l’uso di questo stupendo e salutare mezzo di locomozione. Presso il bike park, ogni settimana si svolgono le lezioni di guida nelle varie specialità del fuoristrada, aperte a tutti: dai ragazzini di 7 anni fino agli adulti, ognuno può scegliere l’ambito più gradito e, utilizzando le biciclette messe a disposizione dal bike park, verrà accompagnato dai maestri diplomati in questo cammino didattico, ad un costo contenuto. Caravaggio Off Road vi aspetta, e non sarete delusi. Per ogni ulteriore utile informazione vi rimandiamo al sito www.caravaggio-offroad.it.
l dolore toracico è un sintomo comune a patologie di diversa origine, ma tra queste la più temibile è l’infarto miocardico. In quest’ultimo caso assume il nome di “angina pectoris”. Ma come fare a sospettare un nesso tra dolore in regione toracica e la cardiopatia ischemica? Occorre innanzitutto descrivere le caratteristiche del sintomo per circoscrivere quelle tipiche del dolore infartuale: costrizione e sensazione di peso gravativo, spesso indipendente dallo sforzo fisico, irradiato alla base del collo, agli arti (con predominanza dell’arto superiore sinistro), alla mandibola, tra le scapole od alla bocca dello stomaco. Il dolore non si modifica con i movimenti del tronco, con il respiro o la palpazione ed è spesso associato a sensazione di angoscia, mancanza di respiro e malessere generale.
sclerotiche che restringono il lume del vaso. Durante uno sforzo, quando la richiesta di ossigeno aumenta, il flusso di sangue attraverso la coronaria malata si riduce e determina uno stato di ischemia transitoria. Se la placca si complica con l’apposizione di un trombo, la coronaria si chiude del tutto portando alla morte del tessuto che essa irrora. Tale zona può, tuttavia, essere ancora recuperata se si interviene entro poche ore dall’insorgenza del sintomo doloroso. Da qui l’importanza di un accesso ospedaliero estremamente rapido e di un’altrettanta rapida diagnostica strumentale, che possa poi portare alla procedura di rivascolarizzazione miocardica mediante angioplastica ed impianto di stent (rete metallica che si espande a parete e tiene aperto il vaso evitandone la ri-chiusura).
Il paziente appare abbastanza sofferente, si muove e parla poco, spesso non riesce a localizzare con precisione l’origine della sensazione gravativa sul torace. In questi casi, se la durata della sintomatologia supera i 10/15 minuti e si accompagna a mancanza di respiro e malessere, per il quale non sussiste una possibile causa extra cardiaca, si rende necessario il trasferimento tramite Centro Mobile allertato dalla Centrale Operativa del 118 presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale più vicino e da qui direttamente presso l’Unità Operativa di emodinamica per le cure successive. Il tutto in condizioni di sicurezza, risparmiando tempo prezioso. Il fattore tempo infatti è fondamentale nella cardiopatia ischemica. L’infarto miocardico è la chiusura ad opera di un trombo di una coronaria in cui sono già presenti placche atero-
Un altro motivo per un rapido ricovero ospedaliero è la necessità di evitare l’insorgenza di una delle complicanze più pericolose dell’infarto: l’aritmia ventricolare maligna con successivo arresto cardiaco. La fibrillazione ventricolare può essere interrotta da uno shock elettrico esterno eseguito da personale medico/infermieristico addestrato in pronto soccorso o nell’ambulanza del 118 attrezzata per la rianimazione, permettendo di ripristinare i parametri vitali del paziente e garantendo l’inizio delle procedure di rivascolarizzazione miocardica. Dott.ssa Alessandra Di Mauro Medico Specialista in Cardiochirurgia Istituto Clinico Sant’Ambrogio – Milano (02/331271) Centro Diagnostico – Treviglio (0363/300343 - 0363/599411) e- mail: alessandradimauro@yahoo.it
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DA FARE 56 t tribuna magazine t Luglio-Agosto 2016
Motori
Auto Scooter
Due scatti dopo la premiazione a Lignano Sabbiadoro
di Ivan Scelsa
Corrado Prandina ci spiega la sua ultima, vincente creazione
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assare le domeniche e le notti insonni in officina o in un polveroso garage a forgiare un “motore” non è da tutti. Ci sono persone che si accontentano di utilizzare l’automobile o lo scooterone per andare a lavoro, altre collezionano veicoli d’epoca per condividere la propria passione ai raduni che animano i fine settimana. Ci sono poi persone come Corrado Prandina che proprio non ce la fanno a vivere lontano da olio e pistoni. Quello di “Prando” è ormai un nome noto nel mondo del custom, termine di origine anglosassone con cui viene indicato quel modo di vivere il motociclistico trasformando il proprio mezzo in un pezzo unico. Una passione nata quando aveva 23 anni con la sua prima Harley Davidson 883 a cui hanno fatto seguito altre moto e viaggi che, ad oggi, lo hanno portato a percorrere quasi un milione di chilometri. Si sono succedute una Dyna Low Rider del 2000 «un esperimento che non vinse», come gli piace definirla – e ancora, una FX R del 1986: una motocicletta costruita da Arlen Ness che montava un cupolino del tipo “fering” artigianale che acquistò a Beirut e che, all’epoca, fece scuola. Ma chiamiamo le cose con il proprio nome: tutti i “motori” di Prando, infatti, ne hanno uno. Proprio come la sua Camauto Misto, recensita da alcune note riviste di settore (anche estere) con cui è riuscito ad aggiudicarsi importanti premi e riconoscimenti. Ne è seguita un’altra Harley Davidson 883 realizzata in stile giapponese (apparentemente un controsenso visto che parliamo di un mezzo americano) ma
che, di fatto, voleva rendere il giusto merito ai migliori customizzatori al mondo, i giapponesi appunto. «Anche questo veicolo è stato realizzato tutto artigianalmente – ci dice – senza acquistare alcun pezzo e, soprattutto, interamente forgiato nella bassa bergamasca. La particolarità di questa moto, che chiamai “Laci Rat”, era l’accensione a gettone (quelli delle giostre per intenderci) ed i cerchi di una vecchia Bugatti: un tributo al mondo delle giostre e del divertimento, tema ispiratore di tutti i miei progetti». Due anni fa, invece, arriva l’idea per la realizzazione di qualcosa di diverso ed ispirato ad un sidecar degli anni Sessanta di cui, ad oggi, si sono perse le tracce. L’occasione arriva grazie ad un mezzo americano proveniente dalla Polonia, che Prando decide di motorizzare con un motore Iron Head del 1974. Acquistando solo carrozzino e motore, con il suo meccanico Lele di Ciserano, modifica la sagomatura originale e crea il telaio a cui abbina quattro ruote di un Maggiolino. Anche la provenienza di sterzo, freni ed altre piccole parti meccaniche risale a quarant’anni fa, sempre derivante da meccanica Volkswagen. Ma Prando è di Treviglio, e l’idea di creare un mezzo che richiami la sua terra d’origine è forte. Allora perché non utilizzare alcune parti meccaniche dei trattori prodotti dalla Same? A questo punto, quasi d’obbligo anche la scelta del colore: il rosso. La preparazione prosegue per quasi sei mesi al termine dei quali, solo poche ore prima del concorso, la sua Auto Scooter viene presentata a Lignano Sabbiado-
ro, dove si aggiudica il primo premio del campionato nazionale. Ad attenderlo, ora, c’è il campionato mondiale in Germania ove la sua creazione dovrà competere con mezzi ben più costosi. «La filosofia custom che mi ispira – prosegue Prandina – è quella di realizzare i progetti con un budget limitato. Basti pensare che sono stati spesi meno di cinquemila euro per l’intero progetto, a fronte di concorrenti per cui, solo per il motore, ci sono voluti oltre ventimila euro! Dopo la pubblicazione della mia custom su Hot Bike, non nego di aver avuto anche proposte d’acquisto molto vantaggiose. Ma ho rinunciato perché non sono un commerciante e voglio gareggiare ai mondiali. Poi chissà ». Prando si specchia nei cerchi cromati della sua Auto Scooter
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Eventi
3^ EDIZIONE 2016
IL GRUPPO PODISTI FARESI Fara Gera d’Adda (BG) organizza per
Domenica 3 Luglio 2016
7
km
12 km 18 km
Manifestazione podistica “ludico motoria” a carattere internazionale a passo libero aperta a tutti e valida per i concorsi: Internazionali: IVV - Nazionali: PIEDE ALATO FIASP Ritrovo - Iscrizioni - Partenza
Ritrovo e arrivo presso il Centro Sportivo Comunale, via Reseghetti, Fara Gera d’Adda (BG). Partenza libera dalle h 7:30 alle 9:00 - Iscrizione e distribuzione biglietti dalle h 7:00 PER INFORMAZIONI ed ISCRIZIONI: 3389939118 -3450941601 - 3478827044
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Contributo alla manifestazione Servizi marcia e riconoscimento € 4,00 - non tesserati € 4,50 - Servizi marcia senza riconoscimento € 2,00 - non tesserati € 2,50 Dichiarazione esenzione IVA: Tali somme sono contributi non soggetti ad IVA a norma dell’Art.4, Secondo e Sesto periodo-D.P.R.633/72 e successive modificazioni. I contributi suindicati, sono finalizzati alla realizzazione della manifestazione oggetto del presente volantino in diretta attuazione agli scopi istituzionali di cui sensi dell’Art. 2 Comma 1 lettera A-B. DLGS 460/97 e del 3° Comma dell’Art.148 del TUIR.
L’estate in pianura: appuntamenti sotto l’ombrellone a cura di Ivan Scelsa
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er chi resta in pianura bergamasca durante il periodo estivo, ma anche per coloro che rientrano dalle ferie o si concederanno una pausa in un altro momento, le calde giornate possono diventare davvero lunghe. Ed è così che da alcuni anni, sempre con maggiore intensità, amministrazioni comunali, associazioni ed attività commerciali cercano di offrire comunque la possibilità di passare alcune ore di relax ai residenti. E questo avviene, molto spesso, grazie ad eventi gratuiti. Di seguito, quindi, riportiamo alcuni dei principali eventi in programma dal 1 luglio, giorno di uscita in edicola di questo numero, che potrete sfogliare durante questi mesi e che vi accompagnerà fino al mese di settembre. Siamo certi che, con quest’offerta, non vi annoierete. Buone vacanze! 1, 2 e 3 luglio a TREVIGLIO
TREVIGLIO VINTAGE L’evento dell’anno dedicato a tutto ciò che è d’epoca e fa spettacolo di cui Tribuna Magazine e Tribuna TV sono Media Partner ufficiali. Tre giorni ricchi di eventi, attrazioni, concerti ed iniziative di altissimo livello e ospiti d’eccezione tra cui Cortomobile, il cinema più piccolo del mondo, il piccolissimo Circo Sterza e la Band del Brasiliano che chiuderà la manifestazione con il concerto delle 21:30 di domenica. Per info: www.trevigliovintage.it
comitanza con la notte bianca di Mozzanica, con apertura dei negozi e musica in via. 10 luglio a CASSANO D’ADDA
UP SUNDAYS CLOSING Per i più giovani e per chi ha voglia di ballare, l’appuntamento è con la musica di Ian Airam, Ez, Ivory & Hyro, Dj Set a Spazio Esco della Terrazza del Dopolavoro. 13 luglio a TREVIGLIO
3 luglio a FARA GERA D’ADDA
STRAFARA Una manifestazione podistica aperta a tutti sulla lunghezza di 7, 12 o 18 chilometri. Per info: www.podistifaresi.it Dal 5 al 10 luglio a TREVIGLIO
CAMPOSCUOLA ALPINI DI DOMANI Al Parco del Roccolo. Per informazioni ed iscrizioni: www.alpinitreviglio.it Dal 6 luglio al 3 agosto a TREVIGLIO
SHOPPING AL CHIARO DI LUNA XI edizione. I mercoledì sera i negozi resteranno aperti fino alle 23:00. In piazza Garibaldi, concerti di vario genere musicale con orario di inizio dalle 21:00. Stesse date ed orario per Musica nelle piazze e nei cortili che mercoledì 6, 20 e 27 luglio animeranno rispettivamente piazza Garibaldi, il Chiostro del Centro Civico Culturale ed il Cortile del Municipio. Per info: www.accademiamusicaleditreviglio. com Dal 7 al 9 luglio a MOZZANICA
TREVIGLIO ROCK SHOW Giunta alla 10° edizione e promossa dall’Assessorato alla Cultura in collaborazione con l’Accademia Musicale. L’ultimo appuntamento dell’edizione 2016 con I Figli Maschi Band in concerto in piazza Garibaldi con inizio alle 21:00. Per info: www.biblioteca.comune.treviglio.bg.it Dal 13 luglio al 18 luglio a FARA GERA D’ADDA
FARA ROCK Concerti rock e birra alla festa nata nel 1994 e che annualmente anima le sponde del fiume Adda. Per info: www.fara-rock.it 22 luglio a VIDALENGO
I BURATTINI CORTESI Alle 21:00, presso l’Oratorio di Caravaggio, frazione Vidalengo, l’appuntamento è con “Gioppino e Brighella servitori malandrini”. 23 luglio a CARAVAGGIO
NOTTE BIANCA Musica ed apertura dei negozi.
ROCK BEER FEST
23 luglio a TREVIGLIO
Nell’area feste del Cafè Roma, tre serate di concerti con i Sick Brain (serata bikers), Gladioli e Cuori Infranti. La festa è in con-
Treviglio in Rosa: l’appuntamento è alle 20:00 in piazza Garibaldi. In occasione del-
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NOI X LE DONNE
la 15° Festa di Sant’Anna, una camminata solidale contro la violenza sulle donne. Dal 28 luglio al 1 agosto a BARIANO
SAGRA DELLA COZZA E DEL CALAMARO Dalle 19:00 nel piazzale del “Ristorante Pizzeria Da Mimmo - Hotel Borghetto”, specialità di pesce, musica dal vivo e gonfiabili per i bambini. Luglio e Agosto a TREVIGLIO
DANCING NIGHT Dal 7 luglio al 25 agosto, tutti i giovedì alle 21.30 si balla in Piazza Garibaldi. Vari generi musicali: latino americano, liscio, happy music e animazione. Luglio e Agosto a TREVIGLIO
SPECIALE ESTATE AL MUSEO VERTICALE Salite al chiaro di luna, tutti i mercoledì di luglio alle 21 e alle 22 e tutte le domeniche di luglio e agosto alle 17, 18 e 19. Visite con biglietto d’ingresso. Per info: www. cultura.comune.treviglio.bg.it Luglio, Agosto e 5 Settembre a TREVIGLIO
10000 PASSI PER STAR BENE Proseguono le passeggiate del benessere. Ogni lunedì, con partenza alle 20:30 dal parcheggio comunale antistante il Centro Commerciale per una camminata all’insegna del divertimento e del benessere con soste presso i locali aderenti all’iniziativa. Luglio e Agosto a MOZZANICA
BEACH TOUR Giunta alla 16° edizione ed iniziati lo scorso mese di maggio, proseguono anche
a luglio ed agosto gli incontri del torneo di beach volley che vede contrapposte più compagini bergamasche e cremasche sui campi di Mozzanica, Bariano, Offanengo, Castelleone, Soncino, Codogno e Crema. Tornei maschili, femminili e misti per un’estate all’insegna dello sport. Dal 4 agosto al 8 agosto a MORENGO
FESTA DELLA BIRRA Con musica dal vivo. L’appuntamento è nella zona artigianale. Dal 12 agosto al 10 settembre a CASIRATE D’ADDA
GERUNDIUM FEST Ogni serata un concerto, ogni serata un appuntamento con la proposta gastronomica e l’ottima birra proposte. Il Gerundium, anche quest’anno, ci aspetta a Casirate, via dell’Industria. Per info: www. gerundiumfest.it 10 e 11 settembre a TREVIGLIO
TREVIGLIO IN GIOCO E TREVIGLIO LIBRI Programma consultabile anche su www. treviglioincentro.it 23, 24 e 25 settembre a TREVIGLIO
STREET FOOD MARKET Importante appuntamento con l’enogastronomia di qualità nelle vie del centro storico. Programma consultabile su www. treviglioincentro.it 24 e 25 settembre a TREVIGLIO
FESTIVAL DEL BENESSERE, SALUTE, SPORT E TEMPO LIBERO Al Palafacchetti, con orario 11-20 (sabato) e 09:30-20:00 (domenica). Programma consultabile su: www.benessereintreviglio.it Luglio-Agosto 2016 t
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La parola ai lettori Comune di Brembate di Sopra Gentile direttore Vi chiediamo di far conoscere la seguente missiva, ritenendola di interesse generale per la collettività locale: Spett.le Sindaco Diego Locatelli Dott.ssa Sabrina Indelicato Responsabile Servizi Sociali Comune di Brembate di Sopra Mi chiamo Valsecchi Tiziana, abito a Brembate di Sopra, ho 48 anni e scrivo a nome di un gruppo di mamme di bambini disabili gravi, affetti da diverse patologie infantili. Vorremmo far sentire la nostra voce, siamo tutte residenti in regione Lombarda, ma la realtà che vogliamo portare alla conoscenza dell’opinione pubblica, a nostro parere, riguarda tutto il territorio italiano. Noi ci riteniamo la voce di chi non ha voce, i nostri figli non possono parlare a causa di una patologia ma noi vogliamo portare avanti la battaglia che ci vede coinvolte nel campo dei servizi inerenti la disabilità infantile che riteniamo spesso trascurata e oserei dire dimenticata. Portiamo alla vostra attenzione il principale numero di bisogni che non vengono soddisfatti, perché spesso i comuni sono privi di risorse economiche.
Noi possiamo solo parlare bene del nostro Sindaco, perché ha sempre dimostrato piena volontà ad aiutare i nostri figli, nel fornire servizi, ma si deve solo fare conto sul buon cuore di un Sindaco, che cerca di barcamenarsi nella burocrazia attuale per ottenere dei servizi? Oppure è un sacrosanto diritto sancito dalla costituzione ottenere dei servizi, che diventa sempre più difficile avere, per mancanza di soldi. Cosa manca? Presentiamo un semplice elenco di quello che i genitori lamentano maggiormente: - assenza di un’assistenza sollievo durante le ore “morte” dell’anno, ovvero vacanze natalizie, estive e pasquali; - assenza di servizi nelle ore in cui i bambini non sono a scuola; - difficoltà nel ricevere il numero necessario di ore per l’insegnante di sostegno e assistente educatore, previsto dalle normative vigenti; - personale specificatamente qualificato per seguire le diverse patologie, perché i bambini non sono tutti uguali e non hanno gli stessi bisogni.
Infine, si segnala l’incapacità dei servizi sanitari territoriali (ora ATS e ASST) di erogare, per un sufficiente numero di ore, le indispensabili terapie: logopedia, servizio A.B.A., psicomotricità, etc… L’accesso a tali servizi spesso è nullo, oppure le ore non sono sufficienti. Molte volte terminato il ciclo non è possibile, anche se c’è necessità, ripetere la terapia per mancanza di fondi… Molte mamme hanno storie da raccontare e vorremmo essere ASCOLTATE. Per quanto riguarda la mia esperienza personale, il mio desiderio, comunque condiviso con le altre mamme è quello di poter continuare, a Brembate di Sopra, l’esperienza di un “Plesso Potenziato” nelle Scuole Medie, perché questa si è rivelata positiva nella Scuola Elementare; soprattutto per patologie importanti, come quella dell’autismo che vive in molti dei nostri bambini, serve un ambiente strutturato, per garantire al massimo il recupero. Molte mamme si sentono abbandonate dallo Stato, dal Comune, dalle Asl e vorrebbero raccontare la loro storia. Attendiamo una vostra risposta. In fede Valsecchi Tiziana Gentile signora, riceviamo e pubblichiamo volentieri, nella speranza che le sue parole non rimangano inascoltate, come spesso purtroppo accade. E se vorrà, siamo pronti a fare la nostra parte, dandovi voce attraverso le pagine di questo giornale e del nostro portale web.
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accolte oltre un milione di firme a sostegno della legge di iniziativa popolare che riguarda la legittima difesa, della quale vi abbiamo parlato sul numero scorso di Tribuna Magazine. La proposta di legge, presentata da Italia dei Valori, è stata depositata in Senato il 1 giugno 2016.
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Il tributarista in pillole
i professionisti informano
Educazione Gentilissima Direttore, sono un nonno fortunato, perché nell’ultimo periodo ho avuto la fortuna di assistere, con molto orgoglio, a svariati saggi e spettacoli di fine anno dei miei nipoti, sia per la scuola che per i tanti corsi che seguono. Ebbene, a chi come i miei ragazzi si è impegnato e si è misurato con palchi e pubblico va il mio “Bravi!”, e così pure ai loro insegnanti. Ai quali, però, mi piacerebbe chiedere se non sia possibile pensare anche a degli opportuni corsi di ascolto e buona educazione per il pubblico. Mi spiego meglio: ho assistito a comportamenti che non esito a definire inqualificabili. Individui che sedevano in teatro pensando di essere allo stadio, che fischiavano (ma siamo matti? Non sanno che porta sfortuna?!), che disturbavano con continui commenti ad alta voce, che si sono persino messi in piedi a salutare chi era sul palco, chiamandolo a gran voce. Che vergogna! Ho assistito a concerti con un costante brusio di sottofondo, interrotto solo nel momento dell’esibizione del proprio caro. Non si fa così, signori. Insegnate ai ragazzi il rispetto. Dimostrate a TUTTI loro che la fatica e l’impegno che stanno mettendo hanno valore. Non mi dilungo poi sulle modalità con cui qualcuno tratta i luoghi pubblici, mi limito solo ad allegarLe una fotografia. Nel caso abbia la cortesia di ospitare un nonno un po’ deluso per come va il mondo, La ringrazio caramente. Con stima Pasquale Fossoni Gentile signore, le cose che lei mi riferisce mi lasciano senza parole. Ho una figlia già grande, quindi è già passato un discreto numero di anni, ma non ricordo atteggiamenti simili alle recite scolastiche di mia figlia. “Ai miei tempi” certe esibizioni da stadio si vedevano – qualcuno non me ne voglia – appunto solo allo stadio, anche quello dietro casa, dove i genitori arrivavano a male parole per le partitelle dei ragazzini. Atteggiamenti inqualificabili allora, altrettanto discutibili oggi, e che impongono una riflessione seria fra genitori ed educatori. Perché davvero non è questione di dove stiamo andando a finire: abbiamo perso proprio la direzione.
Voucher Lavoro: cosa sono e a cosa servono
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l principale vantaggio del lavoro accessorio, a differenza della prestazione di lavoro occasionale, è la possibilità di beneficiare delle tutele legate al versamento dei contributi. La nuova disciplina si propone di garantire un uso corretto di questo strumento. Solamente nel primo trimestre del 2016, l’acquisto di voucher è aumentato del 45,6 % rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un totale di 31,5 milioni di voucher da 10 euro acquistati. Si è resa quindi necessaria un’attenta verifica, da parte del Governo, per controllare che la formula del lavoro accessorio non venga utilizzata per nascondere rapporti di lavoro continuativi. La modifica al Job Act prevede regole più restrittive, in particolare per ciò che riguarda la tracciabilità dei lavoratori e delle aziende che utilizzano i buoni lavoro. Al fine di contrastare un uso improprio dei buoni lavoro INPS, le nuove regole prevedono che venga inviato un SMS od un’email di posta certificata all’Ispettorato Nazionale del Lavoro, almeno un’ora prima dell’inizio della prestazione lavorativa. Nella comunicazione andranno inseriti i dati anagrafici del lavoratore, il luogo in cui verrà svolta la mansione e la durata della prestazione stessa. In caso di inadempienza, sono previste multe da 400 a 2.400 euro per ciascun lavoratore non in regola. La soglia massima di voucher lavoro, che ognuno può ricevere come pagamento, è pari a 7.000 euro all’anno. Tale importo, però, non può essere corrisposto da un singolo datore di lavoro, poiché il limite massimo stabilito è di 2.000 euro per committente. Per raggiungere il più alto compenso annuale, pertanto, sarebbe necessario prestare servizio verso quattro diversi committenti. L’unico ambito escluso dal limite di 2.000 euro è l’agricoltura. In questo caso, è valida solamente la quota annuale di 7.000 euro, trattandosi di rapporti di lavoro stagionali per natura intrinseca del settore. Anche chi percepisce misure di sostegno del reddito, come la cassa integrazione o gli assegni di disoccupazione, può effettuare prestazioni accessorie pagate con i buoni lavoro. In questo caso, però, il limite è di 3.000 euro annui. È rimasto invariato, invece, l’importo di ciascun voucher lavoro. Un’altra importante novità nel settore è già stata introdotta con la
circolare INPS 68/016. Essa prevede che dal 2 maggio 2016, i professionisti e le imprese che intendono pagare i corrispettivi con i voucher, dovranno versare i contributi INPS tramite l’apposito modello F24 Elide. La causale di versamento deve essere quella di lavoro occasionale accessorio, abbreviata con la sigla LACC. Per i privati cittadini, che usano i buoni lavoro per retribuire piccole attività domestiche, i contributi rimarranno compresi nel prezzo di acquisto del buono. Il costo, infatti, è pari a 10 euro, mentre il lavoratore ne riceverà 7,50. La differenza andrà a coprire l’importo relativo a contributi INPS e INAIL. Le informazioni inviate a questo ufficio sono, inoltre, messe a disposizione degli altri organi di vigilanza, quali la Guardia di Finanza ed l’ASL. La modifica del Job Act, pertanto, è in grado di garantire il rispetto delle regole in tutti gli ambiti che definiscono i contratti di lavoro accessorio. Contrariamente a quanto inizialmente previsto, sembra che l’ultima bozza al vaglio del Governo preveda l’obbligo di tracciabilità solamente per i titolari di partita IVA. Pertanto, i privati cittadini che utilizzano i voucher lavoro per pagare, ad esempio, la baby sitter, non saranno obbligati ad utilizzare il metodo di comunicazione tramite SMS. Sulla base di quanto divulgato, infatti, essi potranno continuare ad acquistare i voucher in pacchetti da 10, 20 o 50 euro, presso le tabaccherie autorizzate, gli uffici postali e le banche che aderiscono al circuito. Giovanni Ferrari Tributarista
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La Vignetta di Juri Brollini
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DA FARE 64 t tribuna magazine t Luglio-Agosto 2016