A TUTTA
Salute
L’appuntamento mensile con il benessere Informazioni, consigli, idee per mantenere uno stile di vita corretto.
Parte 1
Indice Analgesia sedativa
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Scopriamo cos’è e a cosa serve
Attenzione all’indice Glicemico!
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Perchè è così importante?
Basso...è meglio!
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Mantenere l’IG basso è meglio
Non ce la fai più dallo stress?
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Conoscilo e impara a gestirlo
Il check-up
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...e la sua importanza
Psiche
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Quanto ci concediamo di sbagliare?
Una soluzione... per tutti i piedi
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Le principali problematiche del piede
Autismo
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Conoscere il mondo dell’autismo
Il gioco è importante
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Partiamo dal significato della parola...
Quando la dieta fa ingrassare?
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A quanti di voi è successo di seguire una dieta e ritrovarsi ad essere più... grassi di prima?
La Biodinamica Carnio Sacrale
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Orientarsi alla salute che è sempre presente.
La postura
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Il corpo in una visione osteopatica e posturologica
Lo yoga I significati di questa disciplina
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Analgesia Sedativa Scopriamo cos’è e a cosa serve Sono oramai milioni le persone che in tutto il mondo affrontano le cure dentali in assoluta tranquillità grazie all’analgesia sedativa. L’analgesia sedativa, eliminando dolore, stress e ansia, permette cure odontoiatriche, anche invasive, come interventi di chirurgia implantare e parodontale, senza paura, lasciando una piacevole sensazione di benessere.
Cos’è È una sedazione cosciente, grazie alla quale il paziente, come dice il nome stesso, non perde coscienza respira autonomamente, risponde agli stimoli tattili e verbali, interagendo con il dentista per un risultato terapeutico ottimale. È una tecnica ben consolidata, usata da decenni in ambito ospedaliero, e che negli ultimi anni sta conquistando un numero sempre maggiore di pazienti e dentisti.
Obiettivi Offrire ai pazienti terapie odontoiatriche, anche invasive (interventi chirurgici implantari e parodontali), o semplicemente lunghe da eseguire, in situazioni di stato d’animo rilassato, senza stress e paura. Garantire al paziente un sereno dopo cura, grazie al lento smaltimento dell’anestetico residuo. Disporre di un trattamento assolutamente privo di rischi, e costantemente monitorizzato da un anestesista sempre presente. Permettere al dentista di eseguire al meglio i trattamenti programmati, potendo interagire con un paziente validamente analgesizzato, rilassato e collaborante.
Raccomandazioni Il paziente dovrà farsi accompagnare allo studio odontoiatrico, astenersi dalla guida di autoveicoli e dall’impiego di macchinari pericolosi, nonché dall’eseguire lavori impegnativi nelle 24 ore successive al trattamento in sedazione. Potrà lasciare l’ambulatorio solo se accompagnato.
Cosa non è Non è un’anestesia generale. Non determina incoscienza. Non deprime le funzioni vitali. Non presenta nessuno dei rischi di un’anestesia generale. Non sostituisce l’anestesia tronculare e plessica, specifica per i denti.
Come si ottiene Il farmaco comunemente utilizzato è il Midazolan, una benzodiazepina ad azione ultrabreve, che viene somministrata per via endovenosa in piccole quantità frazionate. Determina un immediato effetto di sedazione, una blanda miorisoluzione ed una piccola amnesia retrograda, estremamente gradevole nell’immediato post-operatorio.
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a cura di:
Dr. Paolo Iussig Medico-Chirurgo Specialista in Odontoiatria e Protesi dentale Specialista in Anestesia e Rianimazione
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Attenzione all’indice Troppo zucchero nelle pappe dei neonati
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Troppo zucchero e fin da piccoli. Da una ricerca condotta negli Stati Uniti, dove, dopo aver esaminati almeno un migliaio di alimenti destinati ai piccoli fino ai 3 anni, è emerso che, sebbene pochi abbiano zuccheri aggiunti, molte pappe, puree di frutta o di verdure, forniscono la maggior parte delle calorie da zuccheri. Insomma, a detta degli esperti, non sarebbero ben bilanciate. Questo, oltre ad innalzare il consumo di zuccheri, sembra possa condizionare il gusto anche in età adulta, spingendo a scegliere alimenti più dolci. Bene dunque le pappe fatte in casa.
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Strano ma vero, l’ottimismo aiuta a regolare la glicemia Che la nostra mente sappia regolarsi da sola ed “accendere” il bottone di autoguarigione è un fatto accertato dalla ricerca medica. Che questo poi si traduca in valori del sangue nella norma è il risultato cui è giunto uno studio dell’University of Illinois che ha dimostrato come un atteggiamento positivo ed ottimistico si riversi anche sui livelli di zucchero (e colesterolo) nel sangue. La ricerca ha analizzato un campione di 5mila adulti di età compresa tra i 45 e gli 80 anni. L’analisi della glicemia, pressione sanguigna e colesterolo, ha permesso di associare una maggiore positività nell’affrontare le difficoltà quotidiane anche a una maggiore salute fisica.
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Glicemico! Il diabete degli adulti si vince anche con gli Omega 3 Per evitare l’insorgenza del diabete di tipo 2, quello tipico dell’età adulta, una sana alimentazione deve fornire la giusta dose di acidi grassi Omega 3. Dopo quasi 20 anni di ricerca, uno studio Finlandese pubblicato sulla rivista Diabetes Care ha analizzato la concentrazione di acidi grassi Omega 3 nel sangue di oltre 2mila persone di età compresa fra i 42 e i 60 anni. Questa ricerca ha permesso di constatare come tra i pazienti che nel corso del tempo avevano sviluppato il diabete di tipo 2, vi era un 33% in meno di concentrazione di Omega 3. Al contrario, non avevano sviluppato la malattia coloro i quali avevano buone concentrazioni nel sangue di questi acidi grassi essenziali. Dove trovare gli Omega 3? Nei pesci grassi, nei semi ed olio di lino e nelle noci.
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Attenzione ai picchi glicemici. Aumentano il rischio di tumore al seno Un’attenta valutazione dell’effetto che gli zuccheri hanno sulla nostra salute potrebbe avere effetti positivi in termini di prevenzione dei tumori ed in particolare quelli alla mammella. Una ricerca guidata da Marc Gunter, epidemiologo all’Imperial College di Londra, ha analizzato i dati di più di 3mila donne non diabetiche tra i 50 e i 79 anni, seguite nel loro stato di salute per diversi anni. Il risultato è che nelle donne che manifestavano una reazione a una scarsa funzionalità dell’insulina, incapace di captare gli zuccheri circolanti nel sangue, raddoppiava la percentuale di sviluppare il tumore al seno. La condizione, si è notato, non è necessariamente legata al sovrappeso, dal momento che la resistenza insulinica, sebben più facilmente associata all’obesità, è però riscontrabile anche in persone normopeso e all’apparenza in forma.
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continua...
Basso...è meglio! Cos’è l’indice glicemico e perché più è basso meglio è Il nostro organismo è un sistema complesso, un grande laboratorio chimico dove le sostanze che provengono dai cibi vengono scomposte e metabolizzate. Quando mangiamo un alimento, questo viene diviso nei suoi costituenti più semplici. Uno di questi costituenti semplici è il glucosio. In pratica lo zucchero. Tutti gli altri zuccheri, carboidrati, alla fine diventeranno glucosio. La pasta, il riso, il pane, i pasticcini, la frutta e la verdura, diverranno, almeno in parte, molecole di glucosio. Questo entra nel sangue ed è li che viene “pescato”, con un complicato sistema che ha per protagonista l’ormone insulina, per diventare energia. Energia per il corpo, ma soprattutto per il nostro cervello, che lo ha scelto come suo unico nutriente. Una suggestiva definizione di questo zucchero lo descrive “come energia solare imbrigliata”. Il nostro organismo sostiene solo una quantità limitata di zucchero nel sangue. Questo valore è la glicemia. Se mangiamo alimenti che aumentano troppo la glicemia stiamo mettendo in crisi un delicato meccanismo metabolico. Come capire quanto un cibo alza la glicemia? Ecco l’utilità dell’indice glicemico (IG). Un numero grazie al quale potremo tenere sotto controllo il nostro peso e garantirci la salute a lungo.
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L’indice glicemico o IG è la velocità con cui un alimento influisce sull’aumento del livello degli zuccheri nel sangue
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Parliamo di IG
Un IG alto ci dirà che un cibo ha un impatto intenso sulla glicemia (ossia la concentrazione di glucosio nel sangue), provocando un immediato rilascio dell’insulina che serve per abbassarla. Ma ci dirà anche che stiamo correndo il rischio di accumulare grasso. Il glucosio infatti, se non viene utilizzato per i normali processi cellulari, sarà trasformato in riserva energetica, ovvero in glicogeno o grasso e se mangiamo molti cibi ad alto IG avremo davvero troppo glucosio inutilizzato da accantonare come scorta. Oltre all’indice glicemico, va tenuto conto anche di un secondo concetto, quello di carico glicemico, che tiene maggiormente conto dell’intera composizione dell’alimento e non solo della sua parte glicidica.
Ecco perché i cibi a basso indice glicemico ti fanno stare bene Come detto l’indice glicemico è la velocità con cui un cibo alza il livello di zuccheri nel sangue. È un indicatore importante, è lui, infatti il segreto per una dieta che ci faccia stare bene, perché ci consente di prevenire malattie più gravi, come diabete e tumori, e di perdere peso. Evitare di scatenare l’azione dell’insulina, l’ormone necessario per ridurre gli zuccheri ematici, ci mette al riparo dalle infiammazioni, la più subdola delle cause delle malattie moderne. Scegliere una dieta con i cibi a basso indice glicemico significa quindi garantirsi la salute a lungo termine.
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Quando lento è bello No, non parliamo di vostra moglie ma dei cibi a basso indice glicemico, i quali fanno innalzare lentamente il livello di zuccheri nel sangue consentendo anche di sentirsi sazi più a lungo.
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Non ce la fai più dallo stress? Conoscilo e impara a gestirlo Lo sapevate che lo stress causato da pile di documenti in scadenza, ci allerta a livello psico fisico tanto quanto il fatto di dover scappare da una tigre o da qualcuno che ci vuole aggredire? Lo stress non è il male dei nostri tempi! È semplicemente una reazione di difesa che fornisce all’organismo un surplus di energia, ogni volta che deve affrontare un imprevisto... dal troppo lavoro al correre per sopravvivere! Mente e corpo attuano una mobilitazione energetica: aumento del battito cardiaco, della pressione arteriosa e della frequenza respiratoria, diminuzione delle capacità digestive, tensione muscolare e molto altro ancora. Reazione di difesa che però può diventare pericolosa: mentre la tigre o l’aggressore infatti, dopo qualche attimo di puro terrore, spariscono, il lavoro in ufficio, le scadenze, o stress simili rimangono! Questo significa quindi che permane anche il surplus energetico... che se protratto per troppo tempo, può creare seri danni all’organismo, predisponendolo allo sviluppo di patologie fisiche e psichiche, anche croniche.
Conoscendo i suoi meccanismi, è possibile riprendere il controllo di se stessi, della propria vita e della propria salute.
Lo stress non si può evitare, ma si può imparare ad interagire con esso gestendolo al meglio, senza subire le sue conseguenze.
Allenati un pò alla volta a gestire lo stress attraverso strategie cognitivo comportamentali e di mental training.
a cura di:
Dott.ssa Elena Pendini
Mental Trainer, Psicologa, Master in Psicotraumatologia e Gestione dello Stress BIOS CENTRO MEDICO Cell. 389.0680522 elena.pendini@ordinepsicologiveneto.it
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Il Check-Up ...e la sua importanza Il Check-Up è il controllo della propria salute a livello preventivo con scopo un quadro completo della situazione di salute del paziente, tenendo presente i fattori di rischio legati all’età e alla familiarità nei confronti delle patologie più comuni. Un completo controllo clinico delle funzioni dell’organismo, lo stile di vita e l’occupazione del paziente, permettono di individuarne i principali fattori di rischio. Un check-up può essere anche personalizzato sulla base di quelle che sono le proprie problematiche mediche. Il check-up serve a rivisitare il proprio stato di salute, laddove per salute siamo soliti intendere un equilibrio di energie dell’organismo da cui si genera il benessere e non necessariamente la somma del buon funzionamento dei diversi organi. Alcuni esami consentono una visione d’insieme importante per modificare le abitudini errate del paziente. Alcuni esami possono consentire una prevenzione mirata o permettere una diagnosi precoce, migliorando il
Allergologia Dr. Lucio Bacelle Dr. Alberto Tesser Anestesiologia e Terapia Del Dolore Dr. Eduardo Ruggiero Dr. Mauro Portesan Cardiologia Prof. Francesco Cucchini Chinesiologia Dr. Federico Bisson Chirurgia Della Mano Dr. Alberto Malaguti Chirurgia Estetica Dr. Cristiano Biagi Dermatologia Dr. Luigi Piazzolla Dietologia Dr.ssa Erika Ganazzin
Ecografie Dr.ssa Giuliana Gasparinetti Endocrinologia Dr. Marco Ghezzi Flebologia Dr. Daniele Bianchi Dr. Daniele Duodeci Fisiatria Dr. Maurizio Cavalli Fisioterapia Dr.ssa Baggio Elisa Dr. Vivian Stefano Gastroenterologia Dr. Bruno Crestani Ginecologia ed Ostetricia Dr. Roberto Thiella Dr. Andrea Cocco
trattamento della patologia e diminuendo la mortalità. Vanno eseguiti a seconda dei profili di rischio, della predisposizione genetica e delle abitudini di vita e in base alle indicazioni dei medico. Bassano Salute attraverso la collaborazione attiva dei loro Professionisti e l’accoglienza umana dedicata al Paziente, sono in grado di offrire nella stessa struttura molteplici servizi, dalle visite specialistiche, alla diagnostica con ecografie a tutte le parti del corpo, Ecocolor doppler, esami cardiologici e ginecologici, ai trattamenti fisioterapici manuali e strumentali, consulenze psicologiche, ostetriche, senologiche e molto altro come corsi specifici per i propri pazienti il tutto per la più completa cura e assistenza del paziente in ogni sua esigenza.
Logopedia Dr.ssa Alessia Favero Dr.ssa Jenny Fincato Medicina Del Lavoro Dr.ssa Manuela Scalco Medicina Dello Sport Dr. Antonio Rebecchi Medicina Generale Dr. Guido Blaas Medicina Legale Dr. Lorenzo Meloni Neurologia e Neuropsichiatria infantile Dr. Giovanni Artuso Dr. Lorenzo Bragagnolo Neurologia e Elettromiografia Dr. Federico Morello
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i nostri specialisti
Psiche Quanto ci concediamo di sbagliare? Buttarsi a capofitto e dirsi “come va va” potrebbe essere una soluzione alle volte perchè nell’incoscienza di ciò che si sta facendo non si avverte, o quantomeno si cerca di non avvertire, la paura per il nuovo. Misurarsi con qualcosa che non ci appartiene spesso, ci fa scontrare con le nostre paure, con la nostra autostima. Domande del tipo: “sarò in grado di svolgere quel determinato compito?” “sarò all’altezza?” vanno ad attingere all’immagine che abbiamo di noi stessi; e forse, troppo spesso, tralasciamo il fatto che questa immagine di noi ce la siamo costruita nel tempo, attraverso le esperienze che hanno scritto la storia della nostra vita, attraverso i nostri successi, attraverso i nostri insuccessi e di come abbiamo affrontato questi momenti. Poi c’è sempre la paura del giudizio dell’altro che ci porta a cercare di fare il più possibile del nostro meglio per non inferire delusioni agli altri: “cosa penserà di me?” Oggi, per esempio, mi trovavo a parlare con Cinzia che ha cominciato da poco un nuovo lavoro da infermiera e nonostante sia preparatissima, abbia una notevole esperienza pregressa nel campo e abbia ricevuto delle favorevoli osservazioni dai colleghi sulle sue modalità lavorative, durante le ore di affiancamento, l’ansia da prestazione stava prendendo il sopravvento. E già, perchè ormai sarebbe stata da sola a svolgere le mansioni, e troppe sarebbero state le cose da ricordare, fino a quando non ci siamo fermati a pensare a quanto aveva fatto fino a quel momento e quanto significasse per lei concedersi di fare qualche errore.
Quanto ci concediamo di sbagliare? Questa è una domandona da un milione di euro. Partiamo dal presupposto che ognuno di noi percepisce di valere solo se si rispettano determinate condizioni, le quali, però, possono cambiare o venire tolte in qualsiasi momento. Quindi tendiamo a dare un valore a noi stessi sulla base di un qualcosa di effimero, di sfuggente. E allora come mai non iniziamo a dare un valore incondizionato ad ogni persona? Un valore che sia intrinseco in ognuno di noi, nel nostro Sé. Se ci fermiamo a pensare si tratterebbe di onorare e rispettare chi siamo in quanto esseri umani, indipendentemente da ciò che facciamo e per farlo non dobbiamo attendere alcun permesso, non dobbiamo raggiungere alcun obiettivo. Possiamo decidere di sentirci in questo modo e basta. Quando impareremo a separare l’essere dal saper fare? Possiamo non essere orgogliosi del nostro operato e continuare comunque ad amarci in quanto individui. Avere un comportamento sbagliato, un risultato sbagliato, non significa essere sbagliati. Se ci riteniamo incompetenti è la nostra incompetenza che dobbiamo combattere, non noi stessi. Questo ovviamente vale anche verso gli altri; se qualcuno fa qualcosa di male è dal male che dobbiamo distanziarci non dalla persona. Fare degli sbagli è normale ed è parte del processo di apprendimento. Non possiamo aspettarci di non sbagliare. Il perfezionismo blocca l’azione e imprigiona lo sviluppo personale. È solo quando ci permettiamo di non essere perfetti, di sbagliare, di provare e riprovare che possiamo evolvere e migliorare. Ma possiamo farlo solo quando in questo processo non mettiamo in dubbio il nostro valore come essere umano. Se invece leghiamo la nostra stima al nostro comportamento, ai risultati, al nostro reddito, al nostro aspetto fisico, finiamo per avere delle grosse delusioni. Ecco che se ci permettiamo di accettare tutte le parti di noi, anche quelle meno piacevoli, di accogliere quello che accade nella nostra vita e di onorare chi siamo avremo una marcia in più affinchè la paura di sbagliare non freni qualsiasi nostro cambiamento.
a cura di:
Dr. Tuccio Domenico Savio Psicologo – Psicoterapeuta tel. 329.9286074 www. studiotuccio.com
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Una soluzione... per tutti i piedi Le principali problematiche del piede La salute del piede è importante per garantire il benessere nella vita di tutti i giorni: oltre ad essere il primo motore della deambulazione, il piede garantisce l’equilibrio e permette di eseguire movimenti complessi come la corsa, il ballo, i salti. Mantenere i piedi in buona salute deve dunque essere un obiettivo primario per tutti e dedicare loro una giusta dose di attenzioni ripaga nel tempo con una minore incidenza di patologie. Quando però insorgono i primi problemi, con dolori, fastidi o limitazioni nei movimenti, allora è importante intervenire subito, per bloccare per quanto possibile il progredire delle patologie. Un ottimo aiuto viene dalle ortesi plantari. Dopo aver valutato la situazione del piede utilizzando la pedana baropodometrica, il tecnico specializzato può consigliare la costruzione di un plantare su misura. Ecco le principali problematiche del piede per cui l’ortesi plantare può rivelarsi un ottimo strumento di prevenzione e cura.
Alluce valgo L’alluce valgo è una patologia che colpisce perlopiù le donne e consiste nella deviazione del dito alluce, che si allontana dalle altre dita, provocando l’allargamento dell’avampiede che dà vita alla caratteristica protuberanza. Il plantare è utile per prevenire e limitare l’avanzare del valgismo dell’alluce.
Metatarsalgia La metatarsalgia si manifesta con dolori nella regione plantare del piede che possono avere cause biomeccaniche (anomalie di lunghezza o di motilità) o non biomeccaniche (flogosi, artrite settica). In questo caso l’utilizzo di un plantare può dare ottimi risultati riducendo il carico sull’avampiede e scaricando il peso sui metatarsi.
Sperone calcaneare
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Lo sperone calcaneare consiste in una crescita anomala a forma di uncino del tessuto osseo nella zona del calcagno: causa intensi dolori in posizione eretta e nel corso della camminata. Con l’applicazione di un plantare all’interno delle calzature si riesce a scaricare il peso sotto il tallone in corrispondenza della spina ossea, alleviando notevolmente il dolore.
Autismo
continua...
Conoscere il mondo dell’autismo Sicuramente avrete visto quel film, che racconta di uno di loro, Rain Man con Dustin Hoffman. Nonostante la bella storia per molti rimane comunque una sindrome poco conosciuta: il loro codice di comunicazione è “semplicemente” diverso dal nostro ma non è vero che non provano emozioni, sentimenti o che siano totalmente incapaci di relazioni e comunicazioni. Non è vero che sono indifferenti o pericolosi: faticano molto a gestire “fluidamente” quel complesso mondo di emozioni, simboli, cognizioni e percezioni che caratterizza attimo dopo attimo il nostro esistere. Le persone con autismo desiderano avere un contatto con noi ma non dispongono delle abilità necessarie per riuscire a stabilirlo, e allora chi queste abilità le possiede deve costruire quei ponti attraverso i quali
è possibile incontrarsi e condividere le esperienze della vita. Questa è la sfida...avere il coraggio, di combattere con determinazione e costanza i pregiudizi su una malattia che spaventa per l’imprevedibilità dei comportamenti ma soprattutto perchè la si conosce poco e... quel che non si conosce sappiamo che fa paura! La forza per continuare è sostenere che la vera inclusione
sociale è fatta di occasioni vere (dai campi estivi in una struttura pubblica al viaggio in Sicilia, dall’aiuto nella conduzione di un pattino dromo alla loro costante presenza nelle attività lavorative di un centro sportivo) che se giustamente valorizzate possono diventare volano per accrescere la loro autonomia lavorativa e per sperare in un futuro di vita indipendente. È una sfida che richiede energia, tempo, impegno e dedizione ma che si affronta quotidianamente perchè nonostante siano “ragazzoni” forti che possono sembrare pericolosi, sono anche anime pure, intatte, sovente spaventate e indifese alla mercè di un mondo che, anzichè prendersene cura, li relega ad una vita chiusa, senza opportunità, segnata dalla nascita. Chi ha la fortuna di lavorare con loro e se riesce a stabilire un “contatto”, può solo rimanere affascinata dalla loro magia. Non è semplice... ma ad oggi abbiamo costruito le fondamenta di un progetto e vogliamo ancora fantasticare, pensando e sperando che quel ponte tra noi e loro non diventi l’ennesima opera incompiuta figlia di alcuni funzionari pubblici e politici ottusi. Vogliamo che progetti come questi diventino il vero e giusto mezzo, per concretizzare il desiderio di una solidale convivenza, affinchè la solitudine dell’abbandono non esista più.
Il gioco è importante SIGNIFICATO DELLA PAROLA GIOCO: QUALSIASI ESERCIZIO, SINGOLO O COLLETTIVO, CUI SI DEDICHINO BAMBINI O ADULTI PER PASSATEMPO O SVAGO O PER RITEMPRARE LE ENERGIE FISICHE E SPIRITUALI. Da sempre la necessità di sperimentare il gioco è propria sia dei più piccoli sia degli adulti, in quanto è in questa dimensione ludica che si ha la possibilità di ritrovarsi, di mettere alla prova le proprie capacità espressive e di entrare, anche se per breve tempo, in un mondo in cui regna sovrana la fantasia. Il gioco permette lo sviluppo delle abilità manipolatorie, dell’immaginazione e può rappresentare uno dei principali metodi di apprendimento. Il gioco è significativo per lo sviluppo intellettivo del bambino: nel giocare impara ad essere creativo, a sperimentare le sue capacità cognitive, a scoprire sé stesso e ad entrare in relazione con i suoi coetanei. L’ambiente dove il bambino vive e gioca è estremamente importante per il suo sviluppo psicofisico. Quindi maggiori sono le opportunità di gioco, più è probabile che si verifichino nuovi apprendimenti. Il gioco è quindi indispensabile per lo sviluppo fisico,
psicologico e sociale del bambino. Estrema importanza è l’ambiente dove il bambino gioca… più questo è stimolante, maggiori sono le possibilità che il bambino possa apprendere e crescere in modo sano ed equilibrato. Inoltre attraverso progetti pedagogici, ludici e socioculturali anche i bambini svantaggiati o portatori di handicap, possono trovare, nelle varie sfaccettature del gioco, un sollievo al proprio disagio.
Quando la dieta fa ingrassare?
a cura di:
Dott.ssa Elisa Forlin Psicologa + 340/3306613 forlinelisa@gmail.com www.elisaforlin.it
A quanti di voi è successo di seguire una dieta e ritrovarsi ad essere più... grassi di prima? Come diceva Mark Twain “smettere di fumare è la cosa più facile del mondo, io stesso l’ho fatto un’infinità di volte”! La parola “dieta” richiama comunemente il concetto di restrizione, ovvero una riduzione della quantità o della qualità dei cibi che abitualmente consumiamo, ma già Oscar Wilde ci metteva in guardia con la frase: “niente è più irresistibile di un divieto da trasgredire”, ovvero quanto più ci proibiamo degli alimenti, tanto più fortemente ci sentiremo attratti a consumarli. A chi di noi si è proibito di accendere la sigaretta dopo il caffè, di allungare la mano verso il vassoio di pasticcini o di bere l’ultima birra con gli amici, probabilmente sarà successo di ritrovarsi a vivere in uno stato di “tensione/desiderio” fino al punto in cui, agendo in maniera contraria a come ci si era ripromesso, la tensione lascia il posto alla sensazione di non avercela fatta! Decidere di “non” è un ricorrente autoinganno in cui cadiamo, poiché nell’atto di proibirci qualcosa ci apriamo la strada alla possibilità di cedere, ritrovandoci fortemente attratti da ciò che poco prima ci siamo imposti di evitare. Nonostante questo, però, preferiamo raccontarci che la nostra responsabilità termina nel momento in cui sviluppiamo l’intenzione, pronti, se poi falliamo, a dare la colpa alla dieta che non funziona, alla debolezza di carattere, al periodo stressante, ai problemi di lavoro o al rapporto di coppia che non va. Per coloro i quali, invece, l’impegno nel seguire la dieta e’ ripagato, la bilancia comincia a dare i numeri scontando qualche chilo, ma,
esattamente come gli sconti stagionali, l’entusiasmo dura poco! ahimè, dopo un periodo di discesa si ricomincia a salire... e spesso con gli interessi! È il successo a breve termine che rafforza l’insuccesso sul lungo termine: il dimagrimento ottenuto attraverso un rigido controllo sulla propria alimentazione, proprio per l’inflessibilità stessa che l’ha caratterizzato, anticipa l’impossibilità di mantenere la condotta alimentare per un periodo di tempo lungo; si passa così dal controllo alla perdita di controllo, finendo per ingurgitare tutto quello a cui si è rinunciato e lasciandosi andare ad ogni forma di piacere del mangiare e del bere. L’inefficacia del proibizionismo ben rappresentata dalla frase “ogni evitamento rafforza la pericolosità di ciò che si è evitato”, ricorda che il modo più sicuro per far funzionare una dieta è… sabotarla! Inserire in un percorso di dimagrimento delle piccole ricompense alimentari proprio con quegli alimenti che tendiamo a considerare come proibiti (che per chissà quale scherzo del destino sono proprio quelli che più ci piacciono di più!), permette di non finire incastrati dentro alla rigida alternanza posso/ non posso che conduce inevitabilmente, come abbiamo visto, al fallimento della dieta; perché “se te lo concedi puoi rinunciarvi, se non te lo concedi diventa irrinunciabile”.
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La Biodinamica Cranio Sacrale
a cura di:
Associazione Culturale MU
info@muassociazione.it www.craniosacral-training.it
Orientarsi alla salute che è sempre presente. La BCS è un approccio di lavoro sul corpo che riconosce le fondamenta più profonde del sistema umano. Guarda all’essere umano nella sua globalità, in interconnessione e scambio reciproco con le forze al lavoro nell’universo. È un’arte raffinata di approccio globale alla persona che opera al confine tra il corpo e il suo aspetto energetico. Si tratta di un ascolto profondo, attraverso le mani, del movimento respiratorio primario, della sua espressione e delle sue potenzialità, e un profondo, silenzioso invito alle sue capacità di autoregolazione, di riequilibrio, di completezza. Un approccio con cui sviluppare un profondo senso di fiducia ad affidarsi al corpo e alla vita, quali preziose opportunità di crescita interiore. Il movimento respiratorio primario è l’espressione della forza organizzatrice vitale. Si esprime nel corpo attraverso una serie di ritmi o maree che sono palpabili. La capacità di espressione di questi ritmi esprime la Salute intrinseca dell’organismo umano e organizza tutte le funzioni cellulari e tessutali, dal momento del concepimento fino alla morte. Quando questo movimento si esprime liberamente, ne consegue una maggiore capacita di salute; quando invece è inibito, il corpo ha più difficoltà a entrare in contatto con le proprie risorse, e ne consegue un minor grado di accesso alla salute. L’intenzione del lavoro CS è di ristabilire la relazione fra gli stati caotici del corpomente-spirito con la potenza del movimento respiratorio primario. Il lavoro si basa sulla percezione di come il corpo esprime la Salute, pur in presenza di condizionamenti, resistenze, malattie. Questo concetto è per molti aspetti simile a quello della Medicina Cinese, dove si parla di Jing, e a quello della Medicina Tibetana, dove si parla di “vento delle forze vitali” come matri-
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ce energetica non condizionata del sistema umano. Il lavoro di una sessione di BCS è orientato al facilitare e sostenere la libera espressione del movimento respiratorio primario, portando attenzione sia ai fattori fisiologici (es. lo scorrimento delle fasce) sia a fattori energetici (es. la libera espressione delle forze vitali). Facilitando lo scorrimento fasciale, si facilitano la respirazione cellulare e il movimento dei fluidi, viene dato supporto al ripristino della comunicazione fra i vari sistemi. Il trattamento consiste in tocchi gentili che permettono un ascolto profondo del linguaggio del corpo e delle sue intrinseche capacità di riequilibrio. Attraverso il tocco viene facilitato il riallineamento con le espressioni del movimento respiratorio primario, permettendo un riequilibrio nei vari aspetti del corpo-mente-spirito. Il cliente è sostenuto nel processo di acquisizione di consapevolezza di sé e del proprio corpo. Durante la seduta il cliente può percepire sensazioni particolari, come movimenti nei tessuti, nei fluidi, calore, movimenti di energia, formicolii, stati particolari come rilassamento, senso di integrazione, allineamento, ecc. La BCS è una disciplina Bio-Naturale che permette il raggiungimento, il miglioramento e la conservazione del benessere globale della persona. Non si prefigge la cura di specifiche patologie, ma interviene a sostegno e potenziamento di uno stato di salute, che è presente anche nelle condizioni di malattia. La salute viene vista non tanto come “assenza di malattia”, ma come uno stato che guida la capacità di adattamento e di interazione di tutti i sistemi del corpo. Il tocco leggero, la non invasività, la delicatezza e gentilezza, rendono questa disciplina adatta a qualsiasi condizione e a persone di tutte le età. Può essere pratica sui neonati così come sulle persone anziane o molto debilitate. E’ una disciplina che si affianca e coadiuva molto bene eventuali terapie mediche o riabilitative che la persona sta già facendo (interventi/cure odontoiatriche, riabilitazioni proposte dal fisiatra ecc.) perché non è invasiva e non interferisce con gli approcci sanitari in atto.
La postura Il corpo in una visione osteopatica e posturologica Spesso ormai sentiamo parlare di osteopatia e di posturologia, siamo sicuri di sapere di cosa si parli? Il dubbio nasce proprio dalla tipologia di approccio al corpo umano, non sempre lo capiamo e ne siamo consci quando si parla di queste due filosofie teorico-pratiche. In questo articolo non voglio enunciare tutti i principi dell’una e dell’ altra disciplina, ma bensì voglio descrivere il perché osteopatia e posturologia vedono il corpo come un tutt’uno, un’unità indissolubile. Come vedere una struttura che consideriamo fatta di organi, strutture anatomiche studiate singolarmente, “pezzi di noi” sempre più complessi e che complessamente interagiscono tra di loro? La vision e osteopatico-posturologica vede il corpo semplicemente come una struttura unica senza separarla, legato da quel meraviglioso tessuto che si chiama connettivo e che invece di separare le strutture le tiene tutte insieme. Il tessuto connettivo è quello che vedete in cucina nella vostra bistecca, un tessuto non elastico e fibroso che anche l’ anatomia tradizionale vede come SEPARATORE di setti e strutture anatomiche. In osteopatia e posturologia questo tessuto (costituito da una delle quattro tipologie di cellule fondamentali del corpo: nervose, epiteliali, muscolari e connettivali) non è visto nella funzione di separazione strutturale ma bensì nella funzione di legame tra tutte le strutture che compongono il nostro corpo. In questa visione nei movimenti e nelle sue funzioni quotidiane il nostro tutt’uno non potrà scindere da un movimento globale della struttura soggetta a forze esterne ed interne. Il sistema mio-fasciale, che ingloba integralmente tutto il corpo, influenza i movimenti e la stabilità tramite forze quali la compressione, la trazione, la flessibilità e la torsione. Parliamo
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a cura di:
Giovanni Ferrari
Personal trainer presso palestra king Reflessologo plantare Operatore cranio sacrale Al termine del percorso di studio di osteopatia Tel. 3498016351
quindi di una struttura meccanica costituita da elementi discreti e distinti sottoposti a forze di compressione e da elementi continui sottoposti a sforzi di tensione. Possiamo considerare il corpo come una struttura TENSEGRICA? Lo sviluppo della teoria della tensegrità si è avuto inizialmente nell’architettura, in seguito nell’arte e poi nella biologia e nella fisiologia, quando si sono prodotte o si sono interpretate strutture che si autosostengono per effetto di uno stato di tensione presente nel sistema (da cui il nome di tensegrity, dalla fusione di tension e integrity). Ingberg nel 1998 determinò che dal citoscheletro cellulare fino ad un livello macroscopico con le 206 ossa che compongono il corpo umano ci troviamo in strutture di tensegrità, atte appunto a resistere a forze di tensionamento trazione compressione e decompressione. E’ facile notare quanto nel macrosistema corpo ci troviamo a sottostare a queste leggi, vedendo che lo scheletro osseo può essere semplificato come un insieme di barre che resistono alle forze di compressione essendo però disposte su degli assi di resistenza ed equilibrio dalla trazione dei muscoli , dei tendini e dei legamenti ovvero da tutte le strutture flessibili del corpo che non rappresentano altro che i cavi di tensionamento strutturale del sistema. (Myers-2002) Il vantaggio del corpo in questo nuovo tipo di visione anatomicofunzionale è il risparmio energetico per il mantenimento della pro-
pria omeostasi. In conclusione la visione filosofico-pratica di osteopatia e posturologia proprio perché vede la struttura corpo come un tutt’uno e quindi non indaga il sintomo ma ne ricerca la causa può essere utile come percorso di rieducazione di schemi motori e strutture che risultano in disfunzione.
Lo yoga Quando si utilizza la parola yoga i significati che si possono comunicare sono diversi, a seconda del punto di vista che si assume. Probabilmente ancora oggi si pensa che lo yoga sia soltanto una disciplina nella quale ci si può rilassare attraverso la pratica delle posture. Questa è una visione molto limitata. La pratica dello yoga è semplice perché inizia con l’agire sull’aspetto più concreto della struttura personale: il corpo fisico. Le varie attività mirano a portare equilibrio e coordinazione tra le diverse funzioni organiche, affinché possano lavorare per il benessere di tutto il corpo. Partendo dal corpo fisico, lo yoga esercita la sua influenza anche sui piani più sottili: quello mentale e quello emozionale. Lo yoga può essere definito come un’insieme di principi e di pratiche che hanno il fine di portare equilibrio nella vita della persona: nel corpo fisico, nella mente (emozioni e pensieri), nelle relazioni e nel suo ambiente. L’effetto più facilmente percepibile dopo una seduta è il benessere diffuso ad ogni livello. Eseguire le pratiche in modo regolare permette di acquisire e mantenere delle condizioni psicofisiche migliori e, con il tempo, dare origine ad un nuovo stile di vita che consente di vivere in modo più corretto, cosciente ed efficace. Inoltre, incrementando l’efficienza del proprio corpo e della propria mente e man-
tenendo l’attenzione su di sé, è possibile migliorare la propria espressione nella quotidianità. Lo yoga è però anche uno strumento che, grazie all’equilibrio e all’armonia che genera nella struttura dell’individuo, permette di approfondire la conoscenza di sé. Un maggior benessere ed una conoscenza di sé più profonda si raggiungono attraverso la pratica regolare di: posture, tecniche di respiro, rilassamento, meditazione e idroterapia ma anche seguendo dei principi etici ed un’alimentazione più equilibrata. L’obiettivo originale dello yoga è la ricerca interiore, ossia tentare di approdare ad una conoscenza di sé più profonda; le varie pratiche, però, danno benefici tangibili e diretti a chiunque, indipendentemente dagli obiettivi personali. Il miglioramento del benessere psicofisico è uno dei risultati più importanti dello yoga. Le interazioni della vita quotidiana sono spesso causa di disagio fisico e mentale. Le posture, il respiro ed il rilassamento eliminano il disagio fisico ed i disturbi che si creano durante la propria routine quotidiana nella quale si passa, ad esempio, troppo tempo seduti nel proprio ufficio o nella propria auto. Le pratiche dello yoga hanno in quest’epoca un grande significato, sia a livello personale che collettivo: sono un mezzo per connettersi con se stessi. Lo yoga è ben lontano dall’essere un insieme di semplici esercizi fisici; costituisce, piuttosto, un aiuto per acquisire un nuovo modo di vivere che abbraccia sia la realtà esteriore che quella interiore. Questo particolare approccio, nutrito dalla propria pratica e dall’esperienza diretta, è un’esperienza del tutto personale.
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