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OSPEDALE SAN BASSIANO DA RECORD PER LE PROCEDURE DI RIVASCOLARIZZAZIONE DELLE ARTERIE DELLA CAROTIDE
Il San Bassiano è il 1° ospedale in Veneto e il 6° in Italia per numero di procedure eseguite per la rivascolarizzazione delle arterie carotidee. Il dato è stato pubblicato dall’AGENAS, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che ha recentemente reso disponibili i risultati aggiornati del Piano Nazionale Esiti, relativi al 2021. A livello regionale, con 130 interventi Bassano precede l’Azienda Ospedaliera di Padova ferma a 116, l’ospedale di Mirano (58), Treviso (66) e Vicenza (54). Un primato destinato con ogni probabilità a rafforzarsi, considerando che nel 2022 sono state invece 170 le rivascolarizzazioni delle arterie carotidee eseguite al San Bassiano. «Questo risultato ci onora ma non deve sorprendere - sottolinea il Direttore Generale dell’ULSS 7 Pedemontana Carlo Bramezzaperché sappiamo di poter contare a Bassano su un ospedale dotato di tecnologie davvero all’avanguardia, insieme a professionalità altamente qualificate. Non solo, c’è anche un grande spirito di collaborazione tra le diverse équipe, che è fondamentale per continuare a crescere e raggiungere traguardi sempre più elevati. Questo primato ne è un valido esempio».
La rivascolarizzazione dell’arteria carotidea è una procedura fondamentale per la prevenzione dell’ictus ischemico nei pazienti ai quali viene diagnosticato un restringimento di questo vaso sanguigno, che svolge la funzione essenziale di garantire l’afflusso di sangue alla testa e dunque al cervello.
«Oggi nella grande maggioranza dei casi si procede per via endovascolare - spiega il dott. Diego Cognolato, direttore dell’U.O.C. Chirurgia Vascolare -, dunque attraverso un catetere arterioso con accesso dall’arteria femorale o radiale. Da lì arriviamo appunto alla biforcazione carotidea, dove posizioniamo uno stent, una sorta di minuscolo tubo traforato auto-espandibile, che aprendosi schiaccia la placca responsabile del restringimento, ripristinando così il corretto afflusso di sangue. Il tutto senza necessità di incisioni e in anestesia locale, con il paziente che generalmente viene dimesso già il giorno dopo con un buon grado di autonomia». Una tecnica che è stata costantemente sviluppata negli ultimi vent’anni e che al San Bassiano può giovarsi di un grande valore aggiunto rappresentato dalla sala ibrida. Proprio quest’ultima, infatti, ha favorito un approccio innovativo e realmente multidisciplinare, con una stretta collaborazione tra gli specialisti di Chirurgia Vascolare, Emodinamica e Radiologia. Sull’importanza di questo aspetto richiama l’attenzione il dott. Antonio Iavernaro, responsabile dell’U.O.S.D. di Emodinamica: «Questa collaborazione fa sì che contestualmente alla procedura di rivascolarizzazione, proprio grazie alla sala ibrida, venga eseguita anche una coronarografia. Questo perché è dimostrata nella letteratura scientifica un’elevata probabilità di lesioni coronariche nei pazienti con problematiche carotidee. Questo si traduce nella possibilità di una diagnosi più tempestiva, evitando allo stesso tempo al paziente lo stress di un secondo accesso in ospedale per un esame comunque piuttosto invasivo. Se troviamo un riscontro, il paziente viene quindi trasferito in Cardiologia per procedere successivamente con un trattamento in Emodinamica».
Un lavoro d’equipe che è il risultato anche di tecnologie all’avanguardia e competenze fortemente specialistiche, come evidenzia il dott. Calogero Cicero, direttore dell’U.O.C. di Radiologia: «La sala ibrida ci consente di ricostruire in 3D la carotide, combinando le immagini acquisite in tempo reale con quelle della tac eseguita in precedenza, grazie proprio a questa apparecchiatura di ultima generazione inaugurata lo scorso anno, permettendo così un risparmio del contrasto utilizzato e precisione millimetrica nel rilascio dello stent, grazie anche alle competenze raggiunte dai nostri tecnici di radiologia, che sono sempre presenti in sala, lavoro multidisciplinare di equipe che rappresenta qualcosa di abbastanza unico nel panorama della sanità, non solo regionale ma anche nazionale».
«La sinergia e collaborazione tra le tre strutture è frutto di un percorso intrapreso anni fa - sottolinea a questo riguardo il dott. Antonio Di Caprio, Direttore Sanitario dell’ULSS 7 Pedemontana - e la sala ibrida ha ulteriormente rafforzato questa integrazione, grazie alla disponibilità della migliore tecnologia oggi possibile, che pochi ospedali possono vantare».
Tanto più che lo stesso approccio multidisciplinare viene utilizzato anche per altre tipologie di pazienti, ad esempio per l’installazione di endoprotesi aortiche per la cura della patologia aneurismatica della aorta addominale e toracica, per l’ostruzione arteriosa degli arti inferiori o ancora per la cura del piede diabetico. Complessivamente, nel corso del 2022 sono stati 597 gli interventi combinati eseguiti nella sala ibrida dalle equipe di Chirurgia Vascolare, Emodinamica e Radiologia del San Bassiano.