Speciale pupi pupe “Tutti i grandi sono stati bambini una volta. (Ma pochi se ne ricordano)”. Antoine de Saint Exupéry Questo speciale di La Piazza è un tuffo nel mondo dei bambini, per ricordarci com’era, per riprovare le stesse emozioni, per vedere il mondo attraverso i loro occhi. Solo così potremo essere adulti e genitori responsabili e... divertenti!
Buona lettura a tutti i grandi... che vogliono ricordare com’era essere bambini!
gustatevi questa... QUARTA EDIZIONE | 2014
bimbi e psiche
5) I più piccoli attribuiscono spesso pensieri o intenzioni agli oggetti perché dentro di sé credono e sperano che i loro giocattoli siano veri. Per un bimbo è normale attribuire la colpa di una marachella alla bambola o al peluche.
Dire le bugie è normale per i bambini! 1) I più piccoli, non comprendono ancora il concetto di bugia. 2)Dobbiamo pensare che non si può parlare di menzogne vere e proprie, ma di storie immaginarie, frutto della creatività e della fantasia sterminata dei bambini. 3) Nei racconti dei piccoli hanno più peso i desideri e l’immaginazione che l’oggettività delle cose: fino a tre anni, infatti, la distinzione tra realtà e fantasia non è ancora netta.
7) Se nostro figlio ci ha appena raccontato che non è colpa sua se si è rotto il bicchiere ma del giocattolo, cerchiamo di interpretare il suo stato d’animo chiedendogli se è dispiaciuto per l’accaduto.
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4) Per i ‘piccoli Pinocchio’ le bugie esercitano una funzione liberatoria per le emozioni più profonde e istintive.
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6) Ricordiamoci che le bugie sono spesso legate al bisogno di mostrare il meglio di sé a mamma e papà. Il bimbo si illude di poter cambiare la realtà con le parole, con il solo obiettivo di valorizzarsi agli occhi dei genitori, di accontentarli presentandosi sempre come bravo e ubbidiente.
8) Il modo migliore per insegnare a un bambino a non raccontare bugie è non mentirgli: occorre evitare di dargli esem-
E se ci accorgiamo che il bambino ha imparato a dire le bugie come ci dobbiamo comportare? Ecco alcune pillole di saggezza per affrontare la situazione nel modo migliore.
pi poco coerenti con quanto pretendiamo da lui e di fargli promesse che difficilmente potremo mantenere.
Fonte: www.vivalamamma.tgcom24.it
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bimbi e TV...
televisore: meglio dividere il DVD in primo e secondo tempo, da guardare in due giorni diversi. Di solito un cartone animato dura circa 90 minuti: il bambino potrà guardare la prima parte del DVD in un giorno e la seconda parte in un altro.
Quando?
...trovare l’equilibrio! La realtà:
Inutile negarlo, la televisione è un’ottima baby sitter e una fantastica intrattenitrice (gratuita tra l’altro!) quando si hanno tante cose da fare in casa e si ha poco tempo a disposizione, o semplicemente in quei momenti in cui vorremmo lavarci, vestirci e sistemarci in santa pace per 5 minuti prima di andare a lavorare o uscire di casa e il nostro piccolo vorrebbe invece stare tra le nostre braccia o vorrebbe tutte le nostre attenzioni!
Il proposito:
Il sabato e la domenica rappresentano una eccezione a questa regola: il DVD può essere suddiviso tra mattina e pomeriggio e, visto che siamo più liberi anche noi genitori, potremmo sederci tranquillamente accanto ai nostri bambini e guardare i cartoni animati con loro in modo da poter rispondere alle loro innumerevoli domande.
Dove? Evitate di mettere la tv nella camera da letto del bambino! Fonte: www.vivalamamma.tgcom24.it
I bambini in crescita, specie quelli molto piccoli, necessitano di relazioni e interazioni reali, di conoscere la realtà “vera” per poter sviluppare il proprio potenziale intellettivo e verbale.
Il consiglio: Almeno fino ai 2 anni dunque, sarebbe meglio evitare di lasciare il bambino davanti la tv se non per pochi minuti al giorno.
Cosa guardare: Meglio preferire cartoni animati in DVD con le storie classiche come Pinocchio, Biancaneve, Cenerentola o Peter Pan.La costruzione delle scene e dei personaggi è stata studiata da team di psicologi, pediatri e pedagogisti al fine di proporre ai piccoli un prodotto di qualità senza spaventarli in alcun modo.
Quanto? Il modo migliore di presentare un DVD animato è quello “a tempo”. La pedagogia moderna raccomanderebbe di non far stare i piccoli per più di mezz’ora al giorno davanti al
Un’esperienza unica che unisce crescita personale, divertimento e dinamicità. L’energia di un Team giovane e preparato si fonde ad un programma ricco di contenuti e attività. Al Revolution Summer Camp c’è tempo per suonare, cantare, recitare, dipingere, giocare e svolgere i propri compiti scolastici. Oltre alle attività Artistiche proponiamo visite ricreative e culturali come la Gita allo Zoo, le escursioni guidate C.A.I. tra flora e fauna del nostro territorio, sensibilizzando i nostri ragazzi al rispetto della natura e alla conoscenza delle nostre bellezze ambientali. Vivi anche tu questo viaggio attraverso la massima espressione delle tue doti Artistiche e la condivisione di importanti momenti con chi, come te, sa cogliere la differenza tra un passatempo e un Sogno.
ecducazione
Un abbraccio che guarisce: il metodo holding o dell’abbraccio contenitivo Cos’è l’holding? L’holding è una tecnica corporea basata sulla convinzione che un abbraccio faccia bene e possa guarire.
Diverse sono la situazione e la modalità di esecuzione, perché l’holding si applica in momenti di agitazione o sovraeccitazione, in cui un abbraccio è l’ultima cosa che il piccolo sembra volere.
Come si fa? Il bambino viene avvolto dalle braccia dell’adulto, che - guardandolo negli occhi e cercando di farsi guardare - gli impone un contenimento fisico che diventa un contenimento emotivo della crisi in atto. L’adulto, parlerà con calma, dolcezza e tono sereno, ma fermo, provando a dare un nome ai sentimenti che sta provando il bambino e, facendolo sentire compreso (senza banalizzare gli eventuali motivi della sua frustrazione), lo aiuterà a razionalizzare e allentare la tensione.
Com’è nata e perché?
I vantaggi
È un metodo nato negli anni ’70 negli Stati Uniti dalla psicoterapeuta Martha Welch ( e sperimentato inizialmente su bambini affetti da autismo o che presentavano una disabilità. Usato per gestire le loro crisi, l’abbraccio mostrò notevoli miglioramenti nella loro capacità di interazione.
L’holding rafforza il rapporto adulto (di solito la madre)- bambino, arricchendo entrambi da un punto di vista emotivo e relazionale. Il piccolo (ma funziona anche con i grandi) in crisi - stretto in un abbraccio- sente che le sue urla, i suoi pianti, i suoi tentativi anche di divincolarsi o aggredire sono accolti, sente che è libero di sfogarsi, con la consapevolezza che non farà del male né agli altri né a se stesso, perché è al sicuro.
Su quale principio si basa? La dottoressa Welch partì dal presupposto che, così come un neonato ha bisogno del contatto fisicoper superare il trauma della nascita, anche un bambino più grande, può trarre benefici da un abbraccio, che dà sicurezza e fiducia in se stesso a chi lo riceve. Perché è diverso da un abbraccio normale?
Difficoltà I capricci dei bambini a volte esasperano gli adulti, che potrebbero non avere la calma tali da mantenere l’holding, nonostante urla, calci e tentativi di divincolarsi, che potrebbero essere un’ulteriore sfida per vedere quell’abbraccio a cosa può realmente resistere.
A chi è indicato? C’è da dire che alcuni bambini potrebbero considerare l’abbraccio contenitivo come una violenza o una costrizione, provando addirittura panico, senso di oppressione o fastidio, perciò sta alla sensibilità dell’adulto capire se è davvero una tecnica utile e applicabile o meno. Fonte: www.mammeacrobate.com
È stata presentata alla Fiera del Libro per ragazzi di Bologna, unaricercanell’ambito del progetto #NatiDigitali per scoprire abitudini di lettura dei bambini nell’era digitale. Alla ricerca ha collaborato anche FattoreMamma, insieme a Filastrocche.it e Mamamò. it, per veicolare il questionario a mamme e papà e indagare il rapporto carta/digitale tra i piccoli lettori.
#NatiDigitali
Carta o digitale? Ecco come leggono i bambini oggi
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Chi ha risposto al questionario? Alla ricerca, promossa da AIE (Associazione Italiana Editori) e AIB (Associazione Italiana biblioteche), hanno risposto in più di 700 mamme e papà di bambini anche molto piccoli (età compresa tra 0 e 14 anni). La prima evidenza emersa dalla ricerca è che le mamme italiane cominciano a scegliere i libri digitali per far leggere i loro bambini: più di 3 su 10 dicono sì a ebook e app per il bimbo, anche se piccolissimo. Digitale e carta convivono, a seconda del momento della giornata: per addormentarsi (78%) o con mamma o il papà (59%) si leggono soprattutto libri di carta, mentre i libri digitali si usano per intrattenere i bimbi (34,4%), quando si è in viaggio (38,6%) e in vacanza (26,1%).
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L’holding rafforza il rapporto adulto (di solito la madre)bambino, arricchendo entrambi da un punto di vista emotivo e relazionale.
Fonte: www.fattoremamma.com
Fin dai tempi più antichi l’uomo immaginò la macchina più complessa esistente: un’imitazione dell’essere umano stesso. Troviamo quest’immagine già nella mitologia greca: testi antichi narrano che automi meccanici facevano la guardia al labirinto di Dedalo. L’uomo ha sempre costruito strumenti per accrescere la propria potenza e diminuire la fatica e quest’attività è diventata una delle chiavi del progresso economico, particolarmente evidente con la nascita delle macchine della Rivoluzione Industriale dell’Ottocento e di quelle automatiche del XX secolo.
Robotica: i benefici educativi (anche per i più piccoli)
La robotica permetterà di affrontare problemi importanti per la salute, grazie a nuovi strumenti di diagnosi, chirurgia, terapia. Inoltre, con l’aumentare dell’età media della popolazione mondiale, i robot saranno una delle possibili soluzioni per l’assistenza agli anziani e l’aiuto domestico. Per questi e per altri motivi la robotica è uno dei principali business del futuro, come dimostra il massiccio impegno finanziario in attività di Ricerca e Sviluppo dei Paesi più industrializzati.
La Robotica a Scuola Insegnare la robotica oggi significa quindi preparare gli studenti alle opportunità lavorative di domani. Ma non solo. Negli ultimi anni sono nati sempre più robot pensati proprio per l’ambito educativo, con soluzioni adottabili fin dalla scuola dell’infanzia. Lo studio, la metodologia e il lavoro concreto che la robotica comporta, favoriscono negli studenti un atteggiamento critico di interesse, di flessibilità e apertura mentale, anche verso le tradizionali discipline di base (matematica, fisica, informatica, elettronica, disegno tecnico, …). I robot insegnano un metodo di ragionamento e sperimentazione del mondo, rendono più semplice associare alla realtà, concretamente, le spiegazioni
teoriche relative a materie scolastiche che sono spesso le più ostiche per i ragazzi, stimolando al contempo l’interesse necessario ad intraprendere carriere nell’ambito tecnico-scientifico, e promuovendo lavoro di squadra, comunicazione, problem-solving, project management. Inoltre è statisticamente dimostrato che l’uso di kit robotici a scuola favorisce l’interesse per la scienza da parte delle ragazze, un problema che è, ancora oggi, tutt’altro che trascurabile. In Italia la questione è ancora più grave e generalizzata. Abbiamo una delle più alte percentuali di abbandono scolastico: il 18,2% degli studenti (a fronte di una media UE del 13,5%). Inoltre, in questo periodo di crisi, sono cresciuti i Neet (individui che non studiano né che hanno o ricercano un impiego), arrivando ad essere oggi più di 2 milioni (22,7% della popolazione tra 15 e 29 anni). Il numero di laureati italiani in S&T è ancora molto basso (11,3% ogni 1000 giovani): ciò comporta una notevole perdita di competitività sul mercato economico mondiale. Tale dato è ancora più sconvolgente se si pensa che, ad oggi, molti posti di lavoro direttamente connessi alla robotica restano vacanti in Italia per carenza di candidati, che devono quindi essere ricercati all’estero. Per crescere è necessario sapersi rinnovare e adeguarsi al mondo che cambia, a partire dalla scuola. La robotica può essere una soluzione.
Questi i risultati della ricerca annuale condotta da Education First, leader mondiale nella formazione linguistica che vede l’Italia tra gli ultimi paesi a non “saper masticare la lingua”, posizionandola nella fascia “low proficiency”, ovvero : scarsa dimestichezza. La classifica, fondata su test effettuati su 750.000 adulti provenienti da 60 paesi nell’arco di tempo di sei anni (2007-2012), rivela anche come ci sia una forte correlazione tra la conoscenza della lingua da parte della forza lavoro di una nazione e le prospettive economiche del Paese stesso e sebbene molti riconoscano che questo basso livello di competenza italiana sia un problema, nessuna delle riforme dell’ultimo decennio è ancora riuscita a risolverlo.
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Nella terza edizione della classifica EPI 2013 (English Proficiency Index) sulla conoscenza dell’inglese da parte di 60 Paesi del mondo, l’Italia si posiziona al 32° posto a livello mondiale dopo Uruguay,Sri Lanka e Russia, nonché al terzultimo posto a livello europeo, subito prima di Francia e Turchia.
Italiani bocciati in inglese, al terzultimo posto in Europa secondo classifica EPI
Generalmente, non siamo in grado di vedere i vantaggi di uno strumento che ci viene dato, se esso non ci dà un risultato nell’immediato. Ed, imparare una lingua, all’interno del contesto scolastico, purtroppo rientra in questo discorso. La famosa frase “vado in Inghilterra ad imparare l’inglese”, viene ormai interpretata dai più, come una scelta giudiziosa, come un vanto e sacrificio del singolo, che si allontana dalla terra natia per provare a sopravvivere nelle grandi metropoli britanniche. Lavorare e studiare a Londra, sembra quindi essere l’unica alternativa possibile riconosciuta per impadronirsi efficacemente di questa lingua, come se ci fosse negata precedentemente in patria la possibilità di poterla apprendere ad un livello adeguato. Per la maggior parte dei casi infatti, l’inglese, come ogni altra materia scolastica, é visto e vissuto solamente come terreno sul quale essere testati, non come un strumento da utilizzare potenzialmente nella vita di tutti i giorni, ed è proprio per questa differente percezione che contrariamente ai vertice della classifica possiamo trovare invece paesi come Svezia, Estonia e Paesi Bassi, che hanno a tale proposito un approccio profonda-
mente diverso dall’Italia. Qui, ad esempio, i programmi televisivi ed i film americani ed inglesi, non vengono doppiati, ma solamente sottotitolati, dando quindi l’opportunità di ascoltare e percepire la lingua inglese molto più frequentemente, e non unicamente in ambito scolastico, divenendo anzi essenziale, necessaria e reale. Molte università stanno cercando di riformarsi, introducendo ad esempio corsi e programmi in inglese. Nel 2013 il Politecnico di Milano ha annunciato che da quest’anno la maggior parte dei corsi di laurea verrà tenuta e valutata interamente in inglese. Il Professor Azzone, rettore dell’università, ha sottolineato l’importanza di questa decisione: “Oggi abbiamo davanti solo due opzioni: restare isolati nel nostro paese, il che non è realistico in un mondo globalizzato, oppure aprirci ed essere in grado di lavorare in un contesto internazionale.” Anche il sistema scolastico sta cercando di rispondere sempre meglio alle richieste di un mondo del lavoro sempre più internazionale. Nel 2004 la lingua inglese è stata introdotta come materia obbligatoria per tutti gli studenti dai 6 anni di età in su. A partire dal 2014 sarà operativo l’insegnamento di una materia in lingua inglese all’ultimo anno delle scuole superiori di tutti gli indirizzi, anche se una competenza in inglese non appropriata tra gli insegnanti ha rappresentato un ostacolo rilevante per l’attuazione di questa nuova legge. L’inglese costituisce da molto tempo una conoscenza esplicitamente richiesta in molte professioni, in uno studio del 2012 dell’Economist Intelligence Unit, oltre il 70% dei datori di lavoro e dei responsabili delle risorse umane in tutto il mondo hanno rivelato che l’inglese sta diventando un fattore di valutazione fondamentale per le assunzioni e che i candidati con una conoscenza dell’inglese sopra la media locale risaltano rispetto agli altri e ottengono conseguentemente salari più alti del 30-50% rispetto a candidati ugualmente qualificati che non parlano fluentemente l’inglese. Ne deriva dunque che una buona conoscenza della lingua nei bambini di oggi sarà ancora più essenziale nel contesto mondiale per quando questi entreranno nel mondo del lavoro. In ogni parte del mondo sono sempre di più le istituzioni scolastiche che, spinte dalle richieste della società, puntano sull’insegnamento dell’inglese già nei primissimi anni di vita del bambino. Molti sistemi di istruzione oggi prevedono lo studio della lingua
inglese sin dalla scuola materna. Sempre più ricerche scientifiche attestano infatti che per imparare una lingua straniera i primi sei anni di vita sono i migliori. I bambini che conoscono due o più lingue lingue, hanno una grande elasticità nei processi creativi, sono più flessibili nell’apprendimento linguistico e possiedono capacità metalinguistiche molto più sviluppate. Il loro cervello si abitua, infatti, a passare da una realtà all’altra senza quella “fatica” tipica di chi si appresta viceversa all’apprendimento di una nuova lingua in età più adulta. E. Lenneberg fu il primo, nel 1967, a indicare l’età ideale per l’apprendimento linguistico. Con la sua teoria, la Critical Period Hypothesis (CPH), individua il periodo fino alla pubertà come quello più adatto all’apprendimento di un’altra lingua. Il bambino, in quegli anni, dispone di una maggiore plasticità cerebrale ed è più aperto verso ciò che risulta nuovo. Si tratta di un periodo irripetibile per il suo apprendimento e si distingue per la rapidità di acquisizione e per un’ accentuata sensibilità fonetica (Balboni, 2002). Secondo gli ultimi studi condotti insegnare al nostro cervello ad apprendere le lingue, cominciando l’esposizione sistematica già dal primo anno di vita, possibilmente con madrelingua per garantire la purezza del suono fonetico, permetterebbe di minimizzare o addirittura evitare l’impatto dell’età critica, prolungando così negli anni la capacità del bambino ad imparare stabilmente e profondamente lingue diverse. Il suo cervello risulterebbe, infatti, già sensibilizzato verso suoni, intonazioni, ritmi e strutture grammaticali differenti. E’ il motivo per cui le persone bilingue hanno tanta facilità ad apprendere una terza o una quarta lingua. E allora, visto e considerato che la conoscenza dell’inglese non è più solo un lusso ormai, bensì la sine qua non del business globale di oggi, abbiamo il dovere morale, ma non solo, di tramandare alle nostre generazioni future gli strumenti più adatti per metterle in condizione di poter competere un giorno sul mercato internazionale, come nella vita, con quei cittadini del mondo che già da tempo hanno fatto del loro cosmopolitismo il loro cavallo di battaglia. E chissà che proprio i nostri figli possano così in un futuro nemmeno troppo lontano riscattare quest’Italia che troppo spesso ormai viene paragonata ad un fanalino di coda, sempre un passo indietro e un po’ arretrata, quell’Italia che “tanto si sà che ci arriviamo sempre dopo”.
Con la bella stagione, il caldo che è finalmente arrivato e la maggiore esposizione al sole è fondamentale proteggere non solo la nostra pelle e quella dei nostri bimbi ma anche gli occhi dai raggi UV.
salute
Proteggiamo gli occhietti dal sole! Sono diversi gli agenti che possono minacciare la loro salute: la luce intensa ricca di raggi UV, il riverbero sull’acqua, vento e sabbia. I bambini andrebbero protetti più degli altri. Fino a 15 anni infatti i loro occhi e la loro pelle sono particolarmente delicati. Il loro tessuto oculare è strutturato in modo tale da permettere una maggiore penetrazione della luce e il potere filtrante è molto inferiore rispetto a quello degli adulti. Ci sono poi dei consigli da seguire sempre: 1. Limitare l’esposizione durante le ore centrali della giornata (dalle 10 del mattino alle 4 del pomeriggio). Rimanere all’ombra, indossando gli occhiali da sole sempre. 2. Chi indossa occhiali da vista deve stare ancora più attento ai raggi UV: le lenti convergenti, ovvero di potenza ottica positiva, hanno la proprietà di far appunto convergere i raggi luminosi ed espongono maggiormente gli occhi ai raggi solari soprattutto qualora si prendesse il sole sdraiati con lo sguardo rivolto verso la fonte di luce. E’ quindi consigliabile munirsi di un occhiale da sole “graduato”. 3. Evitare lampade solari e lettini abbronzanti. Se proprio non ci si può rinunciare, utilizzare sempre gli occhialini protettivi, preferibilmente con del cotone inumidito tra l’occhio e gli occhialini stessi. Fonte: www.mammeacrobate.com
bimbi e vacanze
VOLARE CON I BAMBINI
In aereo con i bimbi? Scopri come nell’infografica
Le vacanze non sono poi così lontane e chi ha deciso di viaggiare in aereo con i propri bambini ha sempre bisogno di una serie di informazioni pratiche. Cosa vorreste sapere per poter programmare bene il vostro viaggio con i bambini? Sapete, ad esempio, fino a che età i bimbi viaggiano gratis e da quando possono viaggiare da soli? A queste e molte altre domande risponde un’infografica messa a punto da voli.idealo.it, sito di comparazione voli. Utilissima per chi sta programmando il viaggio, questa infografica risponde alle possibili domande dei genitori mettendo a confronto le maggiori compagnie aeree: Airone, Germanwings, Alitalia, Meridiana, Lufthansa ed Easyjet. Se ad esempio vi interessa sapere se potete portare il passeggino fino al gate, avrete la risposta. Se dovete affrontare un lungo viaggio e desiderate una culla per il vostro bebè, potrete scegliere le compagnie che la prevedono a bordo. Qui accanto trovate l’infografica, che si rivelerà uno strumento utile per i vostri futuri viaggi.
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Fonte: www.blogmamma.it
Attenzione: le informazioni fornite sono solo a scopo indicativo. Possono verificarsi eccezioni e modifiche. Si prega di controllare con la compagnia aerea prima di prenotare il volo.
Per rendere il viaggio con i propri figli un momento rilassante e piacevole, ci si può organizzare prima con alcune piccole e semplici cose. Innanzitutto può essere utile mettere tutto l’indispensabile in una borsa con chiusura a zip, ad esempio salviette umidificate, un cambio per sé e per ilbambino, gomme da masticare che aiutano durante la fase di decollo, atterraggio, o in caso di mal di orecchie, giocattoli o un iPad che possono distrarre durante il viaggio. Tante compagnie aeree offrono molti comfort per chi vuole viaggiare con i bambini. Di seguito una panoramica dei servizi offerti da sei importanti compagnie aeree per chi è in procinto di volare.
ANCHE NOI “PICCOLI” abbiamo il nostro stile!
LA VISTA – Presentare a un bambino un colore indefinito oppure un piatto con elementi misti significa partire col piede sbagliato. Viceversa, un passato di zucca o una crema di carote, vivaci e omogenei, possono essere l’approccio giusto con un mondo – quello delle verdure – che difficilmente è amato dai più piccini. IL TATTO – Inserire un elemento croccante, o comunque con una consistenza diversa rispetto a una verdura cotta, trasforma agli occhi del bambino un piatto triste in uno divertente. Ecco, allora, comparire in una crema una lingua di polenta croccante, una caramella di parmigiano, un crostino tiepido.
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È un trucco che funziona davvero! Convincere i bimbi a mangiare le verdure con un viaggio attraverso i cinque sensi, che in loro sono sviluppati in maniera particolare e che per questo sono lo specchio del loro vivere. L’idea è dello chef stellato Marco Sacco.
verdure?
Tutti i trucchi dello chef stellato per farle mangiare ai bimbi
IL GUSTO – Anche per il gusto l’elemento verdura non deve essere assoluto, ma affiancato da qualcosa che piaccia tanto ai bambini. Del resto questa era la filosofia del loro chef preferito, Remy (dal film Walt Disney Ratatouille), sempre attratto dalla diversità dei sapori e dalle loro possibili combinazioni. Una crosta di parmigiano, ottenuta con facilità grigliandola lentamente per 20 minuti e poi tagliandola in cubetti, sarà una piacevolissima scoperta all’interno di una crema di verdure. L’OLFATTO – Sappiamo tutti che “non si fa” e cerchiamo di insegnarlo ai nostri bambini, ma la prima cosa che fanno è mettere il naso nel piatto per capire a cosa vanno incontro. Il trucco? Un aroma che li conquisterà: olio alla vaniglia, frutta, latte. E dal naso torto si passerà al sorriso! L’UDITO – Giochiamo con tutti quei rumori che attirano la loro attenzione: il tintinnio di una posata può diventare musica. Basta usare i materiali giusti. Ecco allora che sulla tavola compare una scatola-contenitore di tante posatine di plastica dai mille colori. Sceglierne una per continuare il gioco sarà divertente!
Per ogni piatto c’è una storia da raccontare. Lo ha scoperto Paola Noè, 39 anni, critica d’arte per Rash art e ideatrice di progetti d’arte contemporanea per bambini (www. unduetrestellababy.com), nonché mamma di Carlotta e Amalia, rispettivamente di 8 e 7 anni.
a tavola...
ogni piatto una storia da raccontare! Ed è proprio quando Amalia inizia a fare la schizzinosa a tavola che Paola Noè s’inventa un modo per non farle lasciare il cibo nel piatto: la pietanza cucinata viene appoggiata sopra un libro e insieme, mamma e figlia, si lasciano risucchiare dalla storia, tra illustrazioni, parole scritte e fantasia. Di seguito, alcuni piatti, ricette e libri che hanno aiutato Amalia a mangiare. MINESTRONE DI VERDURE Il libro: Sam McBratney, Andy Wagner, Debbie Tarbett, Indovina quanto ti voglio bene (Guess how much I love you), Nord Sud Edizioni, illustrazioni di Anita Jeram E’ il libro protagonista dei piatti per eccellenza. C’è in italiano, inglese e francese La ricetta: Ingredienti carota, sedano, cipolla, due foglie di spinacio, bietola, lattuga, cavolo nero, zucchine, patata, fagioli, olio, sale, basilico fresco. Preparazione: Fare un soffritto con l’aglio tritato, l’olio, la cipolla tagliata a pezzi, la carota e il sedano tagliati a tocchetti non troppo piccoli. Soffriggere un paio di minuti. Salare a piacere, aggiungere alcune foglie di basilico. Aggiungere un po’ di acqua. Aggiungere le altre verdure e acqua tiepida. Fare cuocere il minestrone per almeno 20-30 minuti. TORTINA SALATA DI PASTA SFOGLIA E SPINACI CON RICOTTA Il libro: Jill Barklem, Le quattro stagioni di bosco di rovo, Edizioni EL Le topine cucinano tantissimo e i bimbi mangiano. E’ soprattutto il libro della cena perché’ una mamma topina racconta prima di andare a letto. Si gioca anche a cercare
tutte le erbette (quelle cucinate nella torta) in tutti gli alberelli, prati, cespugli illustrati nel libro. La ricetta: Sciogliere il sale nell’acqua, in una ciotola capiente mettere la farina e versare l’acqua, quindi aggiungere anche l’olio. Lavorare l’impasto all’interno della ciotola, poi continuare a lavorare con le mani e la farina fino a quando diventa liscio. Stendere l’impasto e porlo su una tortiera ricoperta con carta da forno. Lessare gli spinaci per una decina di minuti. Scolarli e strizzarli. Tagliarli e unirli in una ciotola con della ricotta fresca. Aggiungere un po’ di sale e pepe. Disporre la verdura nella tortiera. Ripiegare i bordi della torta. Infornare a 180 gradi per 45 minuti. TACCOLE BOLLITE, BASILICO E PINOLI Il libro: Demi, Il vaso vuoto, Rizzoli Si tratta di un fantastico libro sui fiori e sui semi di fiorellini che vengono piantati in tanti vasetti. I pinoli diventano i semini che immagina di piantare. La ricetta: Fare bollire le taccole in acqua salata per 20 minuti. Scolare, lasciare raffreddare, tagliare a pezzettini, unire foglie di basilico, olio, pinoli e sale. Fonte: Pappa&cioccolato - La cucina del Corriere della Sera
“Curiosità... Papà tatuati a Milano
Per non mancare a questo appuntamento i papà tatuati arrivano a bordo di cromate Harley Davidson rumorose e grandi macchine americane anni sessanta. I papà tatuati si incontrano e per tre giorni ascoltano buona musica rock and roll fino a tarda notte bevendo buona birra fresca e chiaccherando delle ultime modifiche fatte ai loro cavalli d’acciaio. A far compagnia ai papà tatuati ci sono dolci e abbondanti pin up con vestiti floreali e lacca nei capelli che allietano la cittadina camminando su tacchi vertiginosi, gonne pompose e stretti corsetti senza dimenticare rossetto rosso e occhiali a punta. I papà tatuati amano sfoggiare i loro colorati tatuaggi, perchè ogni tatuaggio sulla loro pelle è come una medaglia da mostrare. Teschi, draghi, ancore, cuori, demoni, fiori, chiavi, stelle, tigri, pantere, aquile, nomi, frasi... Mentre per i bambini viene allestito, vicino alla fontana, un angolo con la sabbia, gli ombrelloni e le sdraio così, mentre i loro papà tatuati parlano tra loro e le mamme tatuate e non fanno acquisti nelle bancarelle, i piccoli possono giocare spensierati come se fossero al “mare”!
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Esiste una cittadina in provincia di Milano dal nome Inzago City dove ogni anno, nel mese di giugno, si incontrano tutti i papà tatuati.
Fonte: www.mammeonline.net
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il muse dei piccoli scienziati
Nel nuovo Museo delle scienze di Trento, tanti spazi, mostre e attività per stimolare la naturale propensione dei bambini alla scoperta della natura.
Foto di ®Hufton
I giovanissimi scienziati di domani hanno bisogno di imparare divertendosi e giocando, esplorando liberamente spazi e allestimenti, usando i sensi e l’immaginazione. La passione dei piccoli per la comprensione del mondo è un’attitudine che spesso scompare con l’età, rilevava Albert Einstein, aggiungendo che “senza questa passione non ci sarebbero né matematica né le altre scienze”.
Foto di Claudia Corrent
Foto di Rene Riller
Il MUSE mette loro a disposizione spazi permanenti dedicati alla sperimentazione in prima persona, in cui apprendere tante nozioni in allegria, come ad esempio la Palestra della scienza, la Discovery room e – dall’estate il Maxi Ooh! - e propone attività a tema quali la Nanna al MUSE, un’avventura notturna in compagnia dei genitori, e i compleanni al museo. Nel MUSE, i bambini fino a 6 anni entrano gratuitamente, mentre speciali tariffe famiglia consentono l’ingresso agevolato fino ai 14 anni. Spazi espositivi permanenti Al MUSE, i bambini potranno trovare tre spazi espositivi permanenti loro dedicati: Palestra della scienza, Discovery room, Maxi Ooh!, a cui si sommano mostre temporanee, attività a tema, laboratori, dimostrazioni e proposte pensate per risvegliare la naturale curiosità dei più piccoli, anche accompagnati dalle famiglie. La Palestra della scienza propone 20 exhibit interattivi dedicati ai fenomeni naturali. Qui piccoli e grandi possono sperimentare in prima persona il funzionamento di una carrucola, sdraiarsi sul letto del fachiro, vedere il calore emanato dai propri corpi e governare un computer con gli occhi, ascoltare la musica attraverso i denti o ancora girare su se stessi a cavallo di un giroscopio. Un modo divertente per imparare i principi della fisica e delle altre scienze attraverso esperienze pratiche sorprendenti. La Discovery room, nel piano dedicato alla natura alpina, è un bosco magico che racconta la vita degli animali e delle piante in modo originale. Un grande albero racchiude in sé tanti morbidi peluche, un cespuglio custodisce gli odori del bosco e un exhibit interattivo “Acchiappa la pappa” appassiona i più piccoli (e non solo) in una competizione per trovare il cibo adatto ai diversi animali. A partire dall’estate aprirà una zona dedicata ai bambini da zero a cinque anni, il Maxi Ooh!. Unico esempio in Italia, il Maxi Ooh! darà ai più piccoli la possibilità di esplorare attraverso i sensi il rapporto con il mondo e con l’adulto che li accompagna, in un’ottica di scambio e reciprocità. Insieme, bambino e genitore possono modificare lo spazio circostante attraverso il movimento del proprio corpo, sentire “con la pancia” le onde sonore, scoprire come un’azione quotidiana e necessaria, come utilizzare il bagnetto, possa essere un modo per scoprire e osservare l’ambiente da un punto di vista inusuale, divertendosi con giochi di specchi e di luci. In realtà, al di là degli spazi appositamente allestiti per i più piccoli, l’intero MUSE è a prova di bambino. I suoi sei piani dedicati alla natura alpina, alla tecnologia e alla sostenibilità, privilegiano un approccio multisensoriale e interattivo, basato sull’esperienza diretta, che non può che catturare l’attenzione dei visitatori di ogni età, che possono toccare, sperimentare, interagire con molti exhibit mettendosi alla prova in prima persona. Qui tutto è a portata di mano, dal ghiacciaio, con la sua superficie liscia e fredda da toccare, al labirinto della biodiversità, dove l’orso, il cervo, la marmotta, la lepre sono così vicini da poterli guardare negli occhi, dalla galleria dell’evoluzione, con gli scheletri dei dinosauri e dei rettili preistorici, alla serra, con le sue gigantesche piante tropicali, come la banana, la cannella, il cacao o l’inusuale albero delle salsicce. Attività Oltre alle gallerie permanenti, il MUSE ha in serbo molte sorprese per i più piccoli, come la Nanna al MUSE, un’esperienza di grande fascino e suggestione: bimbi e ragazzi dai 5 ai 12 anni hanno la possibilità di trascorrere, accompagnati, un’intera nottata nel museo, tra mille animazioni, spettacoli e attività pensate solo per loro. Il Compleanno al museo permette invece alle famiglie di organizzare i festeggiamenti per il compleanno del proprio piccolo scegliendo tra quattro differenti proposte. Un modo alternativo e intelligente per trascorrere un pomeriggio in compagnia dei propri amici e naturalmente di una buona torta. Tutti i weekend gli spazi del museo si colorano e si animano ospitando sketch di approfondimento, esperimenti, dimostrazioni e giochi scientifici capaci di coinvolgere i bambini attraverso modalità di racconto dinamiche e coinvolgenti. Per chi si sente un novello Livingstone, in estate parte l’Attività con lo zainetto, per scoprire ed esplorare il MUSE autonomamente con l’aiuto di una curiosa sacca piena di strumenti per una indagine scientifica “ad alto coinvolgimento”.
Curioso di natura
Un nuovo sguardo sulla scienza
MUSE - Museo delle Scienze Corso del Lavoro e della Scienza, 3 38123 - Trento www.muse.it
Il volto è un costante strumento di comunicazione ed il sorriso ne rappresenta una parte fondamentale. Dare ai nostri “futuri pazienti adulti” la possibilità di godere di questa ricchezza è quindi l’obiettivo degli studi della Dott.ssa Pavin e del Prof. Ronchin. La costruzione del sorriso non è però qualcosa che si può impostare semplicemente nell’adolescente o nell’adulto. Sin dall’infanzia infatti è possibile fissare i presupposti che consentono di costruire un’ottima dentatura e quindi la bellezza del volto per il domani del nostro piccolo paziente.
l’estetica del sorriso parte da lontano.
Quali sono gli obiettivi dell’odontoiatria pediatrica? Uno degli obiettivi primari dell’odontoiatria infantile è il mantenimento dell’integrità delle arcate dentarie. Ovvero, è necessario evitare la perdita dei denti sia da latte (decidui) che permanenti. Ciò significa che la prevenzione inizia fin dai primi anni: già all’età di 3-4 anni è opportuno che il piccolo paziente sia sottoposto ad una prima visita specialistica. Parecchie sono, infatti, le anomalie che possono sfuggire anche agli occhi dei genitori e dei pediatri più attenti. Sono notevoli i vantaggi biologici ed economici che si possono avere se tali anomalie sono intercettate e trattate per tempo. Ad esempio, nel caso di numerose malocclusioni dentarie, un intervento precoce può risolvere completamente il problema oppure migliorarlo in modo da rendere molto più semplici i trattamenti da effettuare nell’epoca dell’adolescenza o dell’età adulta. Su quali procedure si basa la conservazione della dentatura? I punti più importanti sono costituiti dalla lotta contro la carie e la malattia delle gengive. Entrambe queste patologie sono causate dalla placca batterica che può essere tenuta sotto controllo con l’igiene dentale, la dieta e le sigillature dei denti a rischio. Se la carie ha già causato danni alla dentatura è possibile conservare i denti con delle semplici otturazioni e se la lesione è molto profonda si può trattare l’elemento malato con una cura dei canali radicolari e ricostruzione del dente interessato. Infine, se proprio il nostro dente è totalmente distrutto e quindi irrecuperabile si dovrà estrarre, ma dopo l’estrazione sarà necessario applicare un mantenitore di spazio al fine di conservare l’integrità della dentatura. L’insieme di queste procedure costituisce
la base dell’odontoiatria infantile. Quindi l’ortodonzia viene fatta dopo l’odontoiatria infantile? Possono anche essere fatte contemporaneamente, ma generalmente la pedodonzia precede l’ortodonzia. Nella filosofia che caratterizza i nostri studi medici-odontoiatrici i trattamenti precoci (dai 4 ai 10 anni) vengono limitati ai bambini che ne presentano la reale necessità, con periodi di cura brevi che difficilmente superano i 18 mesi. In questa fase (intercettiva) si agisce sulla struttura ossea ( ampiezza del palato, per esempio) e sulla funzione eventualmente da correggere (anomalie di posizione della lingua e della deglutizione, ecc.). I risultati finali e stabili si ottengono infatti durante la dentatura permanente (dopo i 12 anni). In quest’ultima fascia d’età adolescenziale anche l’estetica, durante il trattamento ortodontico, è un aspetto da tenere in grande considerazione. L’adolescenza è indubbiamente una fase cruciale nello sviluppo dell’individuo e quindi il dover portare per parecchi mesi apparecchiature vistose e antiestetiche può costituire un problema psicologico per molti ragazzi. Come si può risolvere questo problema? Fortunatamente esistono apparecchiature poco apparenti o addirittura invisibili. Personalmente, sin dal 1984, uso attacchi incollati sulla parte interna dei denti, totalmente invisibili. Inoltre, da pochi anni, è possibile utilizzare la metodica INVISALIGN, mini-mascherine sottili, invisibili e confortevoli, in grado di risolvere parecchi tipi di malocclusioni. Nei pazienti adulti, tali tecniche, totalmente estetiche, trovano un’indicazione assoluta. Sono molti i pazienti che, per la professione che svolgono, non possono permettersi di esibire apparecchi correttivi appariscenti e pertanto sono ben lieti di approfittare di queste nuove tecnologie. I nostri studi professionali, già da parecchi anni sono rivolti verso l’ottenimento di risultati estetici di grande qualità nei nostri pazienti adulti, sia per quanto attiene al sorriso, sia per la bellezza del volto, a volte anche con l’esecuzione di interventi di chirurgia maxillo-facciale. Comunque è da tener presente che il viaggio verso un sorriso invidiabile ed una funzione eccellente parte dalla più tenera età. Dott.ssa Giovanna Nadia Pavin Bassano del Grappa VI - Viale XI Febbraio, 42/44 Tel. 0424 522262 contatti@pavin.it Prof. Massimo Ronchin Mestre VE - Via Einaudi, 72 Tel. 041 970517 info@studioronchin.it
“l’ABC
Fai RICHIESTE semplici ma specifiche, chiare e formulate con frasi brevi: Es. “Devi essere educato!” KO! “Quando una persona sta parlando aspetta il tuo turno per dire la tua” OK! PREMIA con un complimento o con un gesto OGNI VOLTA che tuo figlio si comporta nel modo desiderato, così aumenterai la frequenza di emissione di quel comportamento positivo: Es. Marco, che di solito ci mette sempre un’ora a mettersi seriamente a fare i compiti, oggi fa i capricci come al solito, ma dopo mezz’ora è nella sua scrivania. “Vedi che quando vuoi lo fai? Non capisco perché ti costa tanto!” KO! È un rimprovero implicito! “Oggi sei stato veramente bravo perché stai facendo i compiti alle 15:30 anziché alle 16!” OK! IGNORA comportamenti lievemente negativi, che non creano un vero danno a nessuno. Spesso il loro scopo è solo di attirare la tua attenzione. Es. Marco fa i capricci come al solito per non fare il bagno. “Smettila di fare i capricci! Non voglio che frigni! Non fare il bambino piccolo!” KO! “Puoi continuare con questo atteggiamento quanto vuoi, ma finchè non ti farai il bagno non ti è permesso guardare la tv” OK! Le PUNIZIONI vanno concordate e rispettate prendendo provvedimenti ogni volta che una regola viene infranta. Es. Giulia fatica a mettersi a fare i compiti subito dopo pranzo. “Se non ti metti a fare i compiti vedrai poi stasera cosa succede!” KO! “Ogni volta che alle 15 non sarai sulla tua scrivania perderai mezz’ora di cartoni quella sera” OK! FAI DA MODELLO nella risoluzione dei problemi in modo riflessivo e con dei piani d’azione. Es. Giulia non rimettere a posto i giochi quando finisce di giocare. “Se non ordini tutti i giochi, alle 5 andrò da sola dalla nonna!” KO! “Facciamo la gara a chi raccoglie più giocattoli sparsi nella camera? Vediamo chi ne mette a posto di più!” OK! Stabilisci dei CONTRATTI COMPORTAMENTALI, delle regole condivise sui comportamenti appropriati da adottare, scrivili e mettetili in vista. Es. “Te l’ho detto mille volte che devi fare così!” KO! “Come abbiamo stabilito e scritto nel nostro decalogo appeso al frigorifero, alle 9 si va a letto!” OK!
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del genitore efficace Ecco alcuni semplici consigli per rendere più facile la vita con tuo figlio.
Dott.ssa Laura Scapin Psicologa Dott.ssa Laura Gusella Counselor
A cura di:
dott.ssa Laura Scapin, psicologa, referente per i disturbi specifici dell’apprendimento e iperattività dott.ssa Laura Gusella, counselor, referente per il supporto scolastico e i percorsi di sostegno a genitori e ragazzi.
Gli incontri si tengono presso:
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Lo svezzamento del neonato è un momento importante e delicato della vita da un punto di vista nutrizionale e anche psicologico perché si passa un alimentazione con solo latte a un tipo di alimentazione più adulta. Rappresenta quindi un momento di crescita che potrebbe influire sulle future abitudini alimentari del bambino.
i bimbi ed il biologico Lo svezzamento...bio! Le 10 regole ECCO ALCUNE REGOLE: 1) Salvo diverso parere del medico pediatra, è bene non iniziare lo svezzamento prima dei sei mesi, e continuare a dargli latte fino ai 12 mesi almeno per il 50% dell’apporto quotidiano. 2) Per iniziare lo svezzamento è importante il bambino stia bene e che in questa fase ci sia continuità di rapporto con la mamma per tutto il periodo. Per svezzarlo correttamente occorre farlo con calma e prendere tutto il tempo necessario per capire come il bambino si adatta alla nuova alimentazione.
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3) Se si vogliono prevenire allergie o intolleranze alimentari, è bene introdurre un alimento per volta: se lo gradisce e non ha reazioni continuare per almeno tre giorni e poi provare con un altro alimento; se invece non gli piace, aspettare un po’ di giorni prima di riproporglielo. 4) Infatti una delle cose fondamentali da evitare è forzarlo; bisogna invece assecondare i suoi segnali sia di fame che di sazietà. Ciò evita il rischio di creare un rapporto non corretto con il cibo. Se il bambino lo desidera provare a farlo mangiare da solo anche usando le mani.
Perchè non svezzare il proprio bambino utilizzando alimenti biologici, cioè alimenti che non siano trattati mediante prodotti chimici, che siano privi di additivi e assolutamente liberi da OGM, ossia quegli Organismi che sono Geneticamente Modificati?
5) È importante non mescolare gli alimenti per consentirgli di distinguere i vari diversi sapori e usare poca acqua per la cottura per non disperdere i nutrienti quali sali minerali, vitamine o enzimi. 6) È utile partire con una mela grattugiata (con la grattugia di vetro), dandogli anche il suo succo e con gocce di limone per renderla più digeribile. Anche la carota è molto importante in questa fase iniziale, sia cruda e grattugiata, sia come succo.
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7) Se le reazioni sono positive si può iniziare a sostituire una sola poppata con creme di farine precotte e di cereali senza il glutine, assolutamente biologiche. E poi continuare negli altri pasti con il solo latte. 8) Man mano che passano i giorni, o meglio le settimane, si aumentano gradualmente i cereali, variati, e si dà anche la seconda e poi la terza pappa, che consisteranno in passati con verdure (senza il sale almeno fino all’anno). Iniziare con il brodo di verdura soltanto e poi, se va tutto bene, dare la verdura passata. 9) È importantissimo il condimento, ossia l’olio extra vergine di oliva biologico, introdotto a gocce ma solo dopo che sia finito l’ottavo mese di età. 10) Un consiglio pratico: il primo pasto in assoluto dello svezzamento è bene proporlo a pranzo per evitare che eventuali difficoltà di digestione debbano essere gestite di notte. Fonte: www.bio-bimbo.it
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Fonte: www.mamma.it
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“Dolce attesa Arriva un fratellino! 10 consigli di serenità
1) Qualsiasi età abbia il tuo bambino è importante coinvolgerlo nei preparativi per l’arrivo del nuovo bebè, per farlo sentire sempre amato e al centro della tua attenzione. 2) Nel periodo dell’attesa riprendi in mano l’album del tuo bambino più grande e, seduti vicini sul divano, ripercorrilo con lui con grande tenerezza.Lo aiuterai così a capire che anche lui è stato nella tua pancia e poi tra le tue braccia. 3) Ricorda che il periodo più delicato per venire a sapere dell’arrivo di un nuovo fratellino è tra i due e i quattro anni (quando il bambino capisce già molto e attraversa una fase di egocentrismo). 4) Fatti aiutare da un calendario per spiegare ai più piccoli quanti sono nove mesi. 5) Se puoi non far coincidere la nuova nascita con un cambiamento importante per gli altri bambini, come l’arrivo di una nuova baby-sitter, l’entrata all’asilo o il cambiamento di casa. 6) È normalissimo che un bambino di tre, quattro, cinque anni a cui nasce un fratellino, ritorni ad avere comportamenti che aveva già abbandonato, come succhiarsi il dito o bagnarsi con la pipì. In questo caso è inutile sgridarlo, ci vuole tanta pazienza e la disponibilità ad organizzare qualche evento speciale da dedicare a lui solo (un pomeriggio di gioco, la spesa, un film da guardare insieme). 7) Il tuo bambino più grande dovrà trovare una nuova dimensione all’interno del nucleo familiare e tu dovrai aiutarlo in questo. Proponigli di passare un po’ di tempo soli voi due, magari facendoti aiutare dal papà nella gestione del neonato e spiegagli che il bene della mamma non si divide tra i suoi bambini ma che cresce sempre di più. 8) Dovrai insegnarli a rispettare e a voler bene al nuovo piccolo, anche se per ora ai suoi occhi rappresenta solo un fardello che piange, mangia e dorme. Raccontagli che fra qualche mese potrà iniziare a giocare con lui e che il piccolo vedrà in lui il grande da imitare. 9) Quando arriva il fratellino, il figlio maggiore ha più bisogno di affetto e comprensione da parte dei suoi genitori; questo non vuol dire assecondare ognio suo capriccio perciò, dovrai continuare a fargli notare che i suoi comportamenti ostili non possono essere accettati. 10) Dire a un bambino che il papà e la mamma hanno deciso di regalargli un fratellino non è una soluzione che funziona: il piccolo si sentirebbe obbligato ad accettarlo e caricato di una responsabilità troppo grande per lui.
Cara mamma, tu sei felice perché hai scoperto che per te ricomincia l’avventura della maternità. Ecco qualche consiglio per trasmettere la stessa tua serenità ai tuoi figli più grandi.
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