Specialebimbi2015

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Nei casi in cui si presenti una malocclusione, l’odontoiatra pediatrico potrà affidare il paziente all’ortodontista che valuterà con attenzione ogni aspetto della crescita del bambino in collaborazione con logopedisti e posturologi di livello, fornendo così un approccio globale. Nella filosofia che caratterizza il nostro studio medicoodontoiatrico i trattamenti ortodontici precoci (dai 4 ai 10 anni) vengono limitati ai bambini che ne presentano la reale necessità, con periodi di cura brevi che difficilmente superano i 18 mesi. In questa fase (intercettiva) si agisce sulla struttura ossea ( ampiezza del palato, per esempio) e sulla funzione eventualmente da correggere (anomalie di posizione del-

la lingua e della deglutizione, ecc.). I risultati finali e stabili si ottengono infatti durante la dentatura permanente (dopo i 12 anni). In quest’ultima fascia d’età adolescenziale anche l’estetica, durante il trattamento ortodontico, è un aspetto da tenere in grande considerazione. L’adolescenza è indubbiamente una fase cruciale nello sviluppo dell’individuo e quindi il dover portare per parecchi mesi apparecchiature vistose e antiestetiche può costituire un problema psicologico per molti ragazzi. Fortunatamente esistono apparecchiature poco appiscenti o addirittura invisibili: da anni, è possibile utilizzare la metodica INVISALIGN, mini-mascherine sottili, invisibili e confortevoli, in grado di risolvere oramai pra-

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ticamente tutti i tipi di malocclusioni. E se il piccolo paziente ha paura? La prima visita dal dentista può non essere per tutti i bimbi un’esperienza priva di timori, soprattutto se sono gli stessi genitori a trasmettere incosciamente poca serenità. Affidarsi a dei clinici esperti e specializzati è il primo passo per conoscere quali mezzi sono necessari per condurre i piccoli pazienti verso un sorriso invidiabile ed una funzione eccellente.

Dott.ssa Lara Zanon STUDIO MEDICO DENTISTICO Dott.ssa Giovanna Nadia Pavin


Quando si parla di bilinguismo, è facile che il discorso cada sull’effettiva efficacia dell’apprendimento di una seconda lingua in tenera età. In Italia, come in molti altri paesi europei, crescere con due lingue diverse non è una pratica comune, spesso a causa dei pregiudizi e della cattiva informazione a riguardo del bilinguismo. Molti, infatti, credono ancora che per imparare due lingue sia richiesto al bambino un grosso sforzo cognitivo, che andrebbe ad influire negativamente sullo sviluppo cognitivo generale: secondo queste teorie, molto in voga tra medici e specialisti del XX secolo, imparare due lingue in tenera età genererebbe nel cervello del bambino nient’altro che confusione, andando ad occupare ed invadere lo spazio di aree del cervello destinate ad altri tipi di apprendimento. Fortunatamente, la ricerca recente sul cervello bilingue ha contribuito a sfatare i pregiudizi negativi sul bilinguismo e a dimostrare che essere bilingue, nei bambini, va oltre alla semplice conoscenza di due lingue. Oltre ai benefici sociali e culturali, che permettono al bambino l’accesso a due culture differenti e quindi la maggiore tolleranza verso le altre culture, e agli indubbi futuri vantaggi sul mercato del lavoro (soprattutto se la seconda lingua è

l’inglese), il bilinguismo comporta, infatti, anche benefici cognitivi molto importanti, che agiscono positivamente sul modo di pensare e agire in diverse situazioni. Il decentramento cognitivo Un beneficio poco noto del bilinguismo consiste nel raggiungimento precoce del cosiddetto ‘decentramento cognitivo’, ovvero della consapevolezza del fatto che altre persone possono vedere le cose da una prospettiva diversa dalla propria. Questo processo, conosciuto dagli psicologi come ‘teoria della mente’, viene normalmente raggiunto dai bambini bilingui circa un anno prima di quelli monolingui. Il vantaggio sembra essere collegato alla pratica costante di valutare la competenza linguistica dell’interlocutore per adattare la scelta della lingua in base alla persona con cui si parla. L’attenzione selettiva Il fatto di essere bilingui impone di esercitare continuamente un’attenzione selettiva. Bisogna “inibire” le competenze relative a una lingua per esercitare le altre e questo porta a sviluppare la capacità di concentrazione che consiste nell’ignorare fatti in quel momento irrilevanti. La ricerca ha dimostrato che i bilingui in questo aspetto sono di solito avvantaggiati rispetto ai coetanei

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monolingui. Questa differenza tra bilingui e monolingui viene mantenuta anche in età adulta, tanto che alcuni risultati preliminari suggeriscono che alcuni di questi vantaggi cognitivi persistono fino alla terza età, proteggendo in qualche modo i parlanti bilingui dal declino delle funzioni cognitive e ritardandone i sintomi. Le capacità percettive Una delle preoccupazioni più comuni delle famiglie è che i bambini, nell’imparare più lingue, finiscano per non parlarne bene nessuna, soprattutto quella di maggioranza, a causa di una forte confusione mentale. In realtà, la ricerca recente ha completamente screditato questa idea, scoprendo che le capacità percettive dei bambini, sia monolingui che bilingui, sono molto sofisticate anche nel periodo neonatale. In generale, tutti i bambini sanno riconoscere i suoni della propria lingua molto prima di iniziare a parlarla. I bambini bilingui di pochi mesi distinguono foneticamente e ritmicamente le loro due lingue e le differenziano da altre lingue non conosciute. Parlare due lingue sin dalla più tenera età, quindi, lungi dal provocare danni, comporta notevoli benefici, soprattutto se il bambino è esposto alle lingue dalla nascita e continua a praticarle nel corso della vita.


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Accanto all’interesse e alla passione, dunque, c’è sempre una componente di fatica. Perciò, bisogna che i genitori capiscano che, se la scelta di avvicinarsi alla musica non dipende dalla volontà dei bambini stessi, c’è il forte rischio che lo studio dello strumento venga abbandonato a causa di momenti di noia e frustrazione. L’atteggiamento migliore, quindi, è quello di ascolto e comprensione della volontà e delle esigenze del bambino: se il figlio ci crede, è importante supportare la sua scelta e rinnovarla insieme ogni giorno; ma se il bimbo decide di abbandonare la strada della musica non bisogna farne un dramma. D’altra parte, avere un’educazione musicale non significa, per forza, dover diventare musicisti professionisti. Questo vale anche per la scelta dell’età di inizio dello studio di un determinato strumento. Non esiste, infatti, un’età giusta per suonare il violino, il pianoforte o il flauto: la strada corretta è il corso propedeutico che permette

al bimbo di conoscere tanti aspetti della musica e vari strumenti, in modo che sia poi lui stesso a scegliere, in modo spontaneo, a cosa è più interessato.

Come scegliere lo strumento giusto?

Il primo passo è quello di avvicinarsi alla musica in modo graduale e giocoso. L’approccio ottimale è quello dei corsi propedeutici di gruppo - pensati per piccoli di 3-4 anni - dove si scopre tutto l’universo musicale in modo divertente. Se durante questa esperienza, il bimbo inizia a manifestare un particolare interesse e molta attenzione verso una dimensione musicale si può sperimentare lo studio di uno strumento. Per capire verso quale strumento indirizzare il proprio figlio, potrebbe essere utile fargli ascoltare brani musicali appartenenti a generi diversi e verificare quale tra questi lo incuriosisce particolarmente. Se il bambino mostra interesse verso la musica classica, molto probabilmente sarà incuriosito da strumenti

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come il pianoforte, il violino o il flauto; se, invece, predilige un tipo di musica più movimentata, come il rock, il jazz o il blues, allora potrebbe essere affascinato da strumenti a corda, come chitarre e bassi, oppure a fiato, come sax e trombe. Oltre ad aiutare i genitori a capire su quale genere di strumento cade l’interesse del figlio, portare il bambino a concerti di musica dal vivo è molto utile al bimbo stesso, che svilupperà così un orecchio musicale non indifferente e soprattutto sarà a diretto contatto con il mondo dell’arte musicale. Infine, se uno dei due genitori suona uno strumento musicale, potrà suonarlo davanti al figlio per cercare di capire se questo strumento piace anche a lui. L’importante, in ogni caso, è non costringere il proprio figlio a suonare lo stesso strumento musicale solo per soddisfazione personale.


Finalmente è arrivata la bella stagione e i bimbi non vedono l’ora di tuffarsi al mare o in piscina per divertirsi e giocare in acqua... ma quali sono i supporti giusti per far si che il bambino possa divertirsi e allo stesso tempo imparare il prima possibile a farne a meno? I sostegni più conosciuti sono senz’altro i salvagenti, i braccioli e i giubottini di salvataggio. I salvagenti hanno il vantaggio che sostengono bene il bambino, permettendogli di avere sempre il capo e le spalle ben fuori dall’ acqua. Può essere quindi utile come primo approccio per i bambini molto piccoli e che hanno paura dell’ acqua. Bisogna però fare attenzione perché se il bambino si sbilancia in avanti il salvagente si può sfilare e il bambino si può ritrovare in posizione capovolta con “le gambe all’ aria” e il capo sotto. Inoltre con questo attrezzo il bambino non ha bisogno di fare sforzi per stare a galla e si adagia. Se si abitua a questo sostegno si corre poi il rischio che non accetti attrezzi con minor galleggiabilità e che ritardi il raggiungimento dell’ autonomia . I braccioli permettono invece un maggior contatto con l’ acqua (la bocca infatti ne sfiora il livello) e proprio per questo non sono ben graditi dai bambini alle prime armi. Hanno inoltre il limite che abituano il bambino ad uno

spostamento verticale anziché obliquo, rendendo poi più difficile l’ avanzamento a cagnolino spontaneo autonomo. I giubbotti di salvataggio rappresentano il sostegno più sicuro in caso di caduta in acqua, anche con soggetti non coscienti, ma solo a condizione che si cada in posizione supina. Viceversa, se un bambino piccolo si ritrova in posizione prona, avrà grosse difficoltà a tenere il viso fuori dall’ acqua o a riuscire a girarsi. Non è inoltre adeguato per imparare a nuotare perché è troppo ingombrante. Un nuovo attrezzo di sostegno che pochi conoscono sono le “Magic air belts”, delle cinturine gonfiabili, studiate nel dettaglio proprio per permettere che i bambini riescano ad imparare a galleggiare senza sostegni, anche dove non toccano, già a partire dai 18 mesi di vita..! Possono venir usate in cinque modi diversi: tipo salvagente, tipo braccioli e successivamente come cinture che aderiscono perfettamente al corpo del bambino, senza alcun ingombro, facendo assumere la posizione più adatta per imparare a nuotare spontaneamente a cagnolino, con il minimo sforzo, evitando le posizioni verticali . Si possono utilizzare doppie o singole e gonfiare e sgonfiare manual-

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mente (attraverso una valvola) permettendo di regolare il tipo di sostegno a seconda del livello di acquaticità: man mano che il bambino migliora la propria forza e la propria coordinazione le si sgonfia e si stringono in modo che siano sempre perfettamente aderenti al corpo. Senza rendersene conto il bambino impara a nuotare con la cintura completamente sgonfia (a parità di sforzo fisico) e poi completamente da solo! Nel sito bimbipiu.it c’è anche un breve video su come utilizzarle. Prima il bambino impara a nuotare in modo autonomo e più avrà modo di divertirsi e di sentirsi più sicuro a contatto con l’ acqua, magari in compagnia di amici ! Ricordiamo che qualsiasi sostegno non rappresenta di per sé una prevenzione sicura dei rischi dell’ annegamento e va usato obbligatoriamente in presenza di un adulto. E’ quindi importante cogliere ogni occasione per insegnargli a nuotare da solo, soprattutto dove non tocca! L’estate sta arrivando...preparatevi al meglio per potervela davvero godere anche quando siete in acqua assieme ai vostri bambini..!


Per i bambini, il giorno del compleanno è un giorno veramente speciale: lo attendono con ansia tutto l’anno, spesso sperando di festeggiarlo in maniera indimenticabile. E allora perché non accontentarli per una volta, organizzando una festa di compleanno veramente memorabile? Direttamente dall’Inghilterra, ecco alcune idee strampalate per festeggiare il compleanno di vostro figlio in maniera veramente originale! 1. Un pomeriggio dall’estetista Sì, può sembrare una follia, eppure le feste di compleanno dall’estetista sono una delle novità più gettonate nel panorama inglese. D’altra parte, chi da bambina non ha mai sognato di potersi truccare e colorare i capelli come la mamma? Durante le feste di compleanno nei negozi estetici si fa proprio questo: chiedendo una tariffa fissa per ogni bambina, le estetiste si impegnano a truccare ed acconciare le invitate, trasformandole in delle vere e proprie principessine. Spesso, alla fine del party, le bambine ricevono un sacchettino con qualche dolcetto e una fetta di torta. 2. Diventa un idolo pop

I vecchi tempi delle feste a base di karaoke sono ormai passati! Ora le nuove generazioni desiderano diventare come i loro idoli musicali, registrando canzoni personalizzate insieme agli amici, durante feste di compleanno che li fanno sentire delle vere star. In Inghilterra questo è possibile: con tariffe diverse a seconda del numero degli amici che entrano in sala di registrazione e delle tracce incise sul cd, alcuni studi di registrazione inglesi permettono di organizzare questi party originali ed alternativi. 3. A scuola di circo Un’ora e mezzo di lezione con un insegnante di circus che spiega ai bambini come arrampicarsi su funi e nastri e fare piroette, mettersi a testa in giù, muoversi come i trapezisti. Per festeggiare il compleanno in questo modo, non serve che i bambini abbiano esperienza: vengono istruiti da un esperto e poi vengono lasciati liberi di sperimentare ciò che hanno imparato e di divertirsi. Alla fine del party, viene organizzato un piccolo buffet per recuperare un po’ di energia. 4. Party al galoppo Sulla scia del circus party, ma in tutt’altro ambito, molto interessante è anche il party al maneggio, con i bambini

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che seguono un’ora di lezione sui cavalli e vengono fatti muovere in circolo in diversi spazi protetti, oltre a pulire e accudire gli animali. E, per finire, scambio dei doni con super merenda. 5. Un tuffo in piscina Adatto ai compleanni che si festeggiano nei mesi più caldi, il “Wet’n’wild party” (letteralmente “festa bagnata e selvaggia”) consiste nell’affittare una piscina per un’ora e mezzo, riempirla di cuscini e palloni flottanti e lasciare i bambini liberi di sfogarsi come se fossero al mare. Se dovesse piovere, non c’è problema: queste feste si possono organizzare anche nelle piscine interne, anche quando fuori piove a dirotto. L’unico requisito per partecipare è saper nuotare! 6. Scateniamoci sui gonfiabili Per un compleanno all’insegna del divertimento, un’alternativa valida alla solita festa in casa consiste nel noleggiare dei grandi e colorati gonfiabili da mettere in giardino, oppure nel recarsi in un parco giochi adibito a questo tipo di divertimenti. In questo modo, i bambini avranno la possibilità di sfogarsi saltando qua e là e scivolando giù dai grossi scivoli gonfiabili.


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Il latte di capra, il primo latte di cui l’uomo si è nutrito, per molti anni è stato emarginato a favore del più comune latte vaccino. Negli ultimi anni, complici le sempre più frequenti e numerose allergie ed intolleranze alimentari, questo è stato rivalutato per le sue importanti caratteristiche nutrizionali. Il latte di capra infatti è costituito da acidi grassi a catena corta e per questo è più leggero e digeribile; esso è inoltre ricco di vitamina A, sali minerali quali potassio, calcio, rame e ferro. Sempre più spesso i bambini presentano intolleranze al latte vaccino nella primissima infanzia. Alcuni medici

nutrizionisti consigliano il latte di capra per lo svezzamento in quanto è ricco di Taurina, sostanza presente nel latte materno e fondamentale per l’accrescimento e lo sviluppo cerebrale del bambino. Il latte di capra risulta essere un ottimo alimento anche per gli adulti. Secondo alcune ricerche, favorisce la pulizia delle arterie dal colesterolo cattivo (LDL) a favore di quello buono (HDL).

L’Azienda Agricola VECCHIO MULINO dal 1989 si dedica all’allevamento della capra e trasforma direttamente il latte ottenuto in vari tipi di formaggi. Fin da subito ha fatto la scelta di adottare il METODO DI PRODUZIONE BIOLOGICO sia per quanto riguarda la produzione dei foraggi sia per l’allevamento, sia per la trasformazione del latte in formaggio.

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La qualità della relazione tra il bambino e chi lo accudisce plasma l’espressione innata dell’attaccamento del bambino e la rappresentazione mentale di sé, dell’altro e della relazione. Bowlby riteneva che l’attaccamento si sviluppa attraverso alcune fasi e che possa essere di tipo “sicuro” o “insicuro”. Un attaccamento di tipo sicuro si ha se il bambino sente di avere dalla figura di riferimento, protezione, senso di sicurezza, affetto; in un attaccamento di tipo insicuro invece il bambino riversa sulla figura di riferimento comportamenti e sentimenti come instabilità, prudenza, eccessiva dipendenza, paura dell’abbandono. Bowlby identifica quattro fasi attraverso le quali si sviluppa il legame di attaccamento. La prima va dalla nascita fino alle otto-dodici settimane: in questo periodo il bambino non è in grado di discriminare le persone che lo circondano anche se può riuscire a riconoscere, attraverso l’odore e la voce, la propria madre. Superate le dodici settimane il piccolo comincia a dare maggiori risposte agli stimoli sociali. In un secondo momento il bambino, pur mantenendo comportamenti generalmente cordiali con chi lo circonda, metterà in atto modi di fare sempre più selettivi, soprattutto con al figura materna. Fra il

sesto ed il settimo mese, il bambino diviene maggiormente discriminante nei confronti della persone con le quali entra in contatto e dal nono mese l’attaccamento con il caregiver si fa stabile e decisamente visibile: il bambino richiama l’attenzione della figura di riferimento, la saluta, la usa come base per esplorare l’ambiente, ricerca in lei protezione in particolare se si trova a cospetto di un estraneo. Il comportamento di attaccamento è stabile e profondo fino a circa tre anni, età in cui il bambino acquisisce la capacità di mantenere tranquillità e sicurezza in un ambiente sconosciuto; deve però essere in compagnia di figure di riferimento secondarie ed avere la certezza che il caregiver faccia presto ritorno. ABBIAMO 4 PATTERN DI ATTACCAMENTO E DIVERSI MODELLI OPERATIVI INTERNI DI SE’ E DI CIASCUNA FDA (figura di accudimento) A: ATTACCAMENTO EVITANTE Se la madre lo lascia solo non protesta, piange non la segue e quando torna dopo una breve separazione evita ogni contatto con lei, continua a giocare distogliendo lo sguardo da lei o volgendole attivamente le spalle. B: ATTACCAMENTO SICURO Quando la madre lo lascia solo con un estraneo protesta

intensamente ma appare prontamente rassicurato dal ritorno della madre. L’attenzione del bambino è orientata coerentemente sia al genitore che si allontana, per richiamare la sua attenzione, sia è libera di rivolgersi all’esplorazione quando è in sua presenza, focalizzandola fluidamente sul gioco, o su di lui, ora esplorando, ora mostrandogli i risultati della sua esplorazione. C: ATTACCAMENTO ANSIOSO-RESISTENTE (ambivalente) Quando la madre lo lascia solo con un estraneo protesta intensamente ma non appare prontamente rassicurato dal ritorno dela madre: preso in braccio continua a piangere, mostrando resistenza ai tentativi di rassicurazione della madre. D: ATTACCAMENTO DISORGANIZZATO E DISORIENTATO Essi presentano dei comportamenti disorientati, disorganizzati e non direzionati: strillano cercando il genitore attraverso la porta e se ne allontanano durante la riunione, si avvicinano ad esempio alla fda con la testa voltata dall’altra parte, come se non potessero organizzare il proprio comportamento nè nel senso dell’avvicinamento né nel senso dell’evitamento.

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Chi ha detto che la moda è una cosa da grandi? Sulle passerelle della 79esima edizione di Pitti Bimbo, a Firenze, i grandi brand della moda per bambini hanno proposto le loro nuove collezioni, lanciando tendenze esclusive per la stagione primavera/estate 2015, pensate appositamente per i più piccoli. Colori accesi, motivi allegri e di tendenza, look dallo stile retrò e tantissimi capi di abbigliamento e accessori dal mood casual e sporty. Ecco cosa far indossare ai nostri bambini nei prossimi mesi. Le stampe Sono tantissime le stampe che vedremo nel guardaroba dei bambini della prossima primavera-estate 2015. Lo stile navy, come sempre, sarà un must irrinunciabile per la stagione estiva: del resto è quello che forse rappresenta al meglio la stagione calda, con i suoi continui rimandi al mare. Quindi via libera a t-shirt a righe rosse o blu, in pieno stile marinaresco. Oltre alle righe, anche i fiori e le stampe animalier saran-

no un motivo da tenere in considerazione per i più piccoli, per le femminucce e non solo. Magliette, felpe, ma anche leggings e pantaloni stampati con fiori e fantasie animalier, saranno perfetti per dare un tocco di allegria e vivacità al loro guardaroba, portando un po’ di primavera nei loro armadi. Molto amato dai maschietti, lo stile camouflage si vestirà di tonalità particolari, soprattutto per il guardaroba delle bambine, così da portare un tocco di femminilità anche in un mood così tipicamente mascolino. Lo stile vintage La moda vintage è un trend che spopola sulle passerelle ormai da qualche stagione. E molti marchi l’hanno riproposto anche per questa primavera/estate. Via libera, quindi, a pizzi, merletti, fantasie a pois, colori pastello e tessuti che ricordano i meravigliosi capi indossati dalle immortali icone di stile del passato. Look sporty chic Eleganza e comodità si fondono nello stile sporty chic,

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un look che si adatta particolarmente bene ai bambini, visto che, senza rinunciare alla raffinatezza, si basa su capi dal taglio e dai tessuti casual e sportivi, impreziositi con dettagli chic. Per il tempo libero e per i momenti di gioco, ecco allora t-shirt, calde felpe, ma anche capi di abbigliamento in denim, un trend molto apprezzato da diverse case di moda. Gli accessori Tantissimi anche gli accessori presentati dai migliori brand: sciarpe a pois, borsette a tracolla con stampe romantiche, scarpe con stampe floreali o con dolci cuoricini, ballerine frou frou, snakers dal gusto sportivo e casual chic, sandali con fiori applicati, occhiali da sole a forma di cuore. Sono veramente molte le proposte per la stagione primavera/estate 2015: da quelle più eleganti, per look ricercati e per occasioni importanti, alle proposte più casual e comode, adatte per vestire ogni giorno i nostri bambini. Non resta che dare libero sfogo alla fantasia!


La Floriterapia nasce nella prima metà del secolo scorso ad opera del medico omeopata inglese E. Bach. Questa tecnica si basa sulla consapevolezza che il fiore, in quanto componente più evoluta della pianta, porta con sé le sue più profonde informazioni caratteriali, ed esse, poiché tutto è vibrazione, possono essere trasmesse ad altri esseri viventi mediante l’assunzione di essenze floreali, allo scopo raggiungere un nuovo equilibrio. Durante la preparazione dei rimedi le informazioni dalle piante vengono infatti trasferite all’acqua da assumere, e conservate con l’aggiunta di un po’ di brandy. Nel particolare legame che unisce una mamma e il suo bambino, la floriterapia si propone di lavorare con dolcezza per favorire il benessere e l’acquisizione di modelli relazionali costruttivi, senza il rischio di effetti collaterali. Ci sono infatti due aspetti importanti da tenere in considerazione in questo ambito: prima di tutto il benessere della madre è fondamentale per favorire quello del piccolo poiché esso con lei vive un legame molto profon-

do ed assorbe informazioni senza la capacità di filtrarle, dunque una mamma serena aiuta il suo bimbo a stare bene; secondo, i bambini risentono di squilibri energetici come gli adulti e possono manifestarli in diversi modi: ad esempio nei comportamenti, come le difficoltà a dormire, o a stare con altre persone che non siano la mamma e il papà, oppure a livello del corpo con somatizzazioni varie, rendendo talvolta più faticosa la vita della mamma. La Floriterapia, come uno strumento musicale, porta nei soggetti e nella relazione una vibrazione positiva e fa emergere nuovi pensieri e nuove sensazioni, riarmonizzando progressivamente il sistema; nei bambini ciò avviene con maggiore facilità poiché meno bloccati dalle resistenze della mente ai cambiamenti. I Fiori, in questo contesto, aiutano a superare più fluidamente la gravidanza, le difficoltà del parto e le paure che si presentando donando forza e consapevolezza; a favorire l’ambientarsi del bimbo e della mamma alla nuova situazione, ed ancora a sentirsi sostenuti durante i cam-

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biamenti rinforzando l’energia fisica nei periodi faticosi, nonché a recuperare equilibrio dopo uno stress. Inoltre sono importanti per la comunicazione tra la mamma e il bambino, per ridurre il carico di lavoro mentale e per lasciare andare con maggiore serenità emozioni dolorose che altrimenti potrebbero creare difficoltà. Sono utili anche in preparazione di una eventuale gravidanza e per comprendere meglio le predisposizioni d’animo della nuova creatura. Un buon rapporto mamma-bambino è fondamentale per la salute fisica, mentale e spirituale di entrambi. L’utilizzo dei Fiori favorisce il rilassamento e un contatto autentico con la natura, essi possono essere applicati in differenti tematiche e con diverse modalità a seconda delle necessità. La scelta dei fiori viene maturata attraverso il colloquio poiché ogni esperienza e ogni essere sono assolutamente unici. L’Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce questa tecnica dal 1976.

NATUROPATA Giulia Montefusco


Il tema della separazione della coppia non è solo un tema di grande attualità ma appartiene, ormai, all’esperienza di molti. Negli ultimi anni stiamo assistendo ad un cambiamento dell’idea tradizionale di famiglia e molti bambini stanno crescendo all’interno di configurazioni familiari diverse (un solo genitore, famiglie allargate con figli di precedenti relazioni, ecc..). Parlare di separazione vuol dire parlare di noi stessi e dei figli; di quello che si fa, che non si dovrebbe fare e di ciò che si potrebbe fare. Ci si addentra, quindi, in un terreno comune a molti genitori e figli, fatto di affetti e relazioni, bisogni e rifiuti, comunicazioni e silenzi, paure e aspettative. Le domande, in relazione alle diverse situazioni, sono molteplici: è meglio che i figli vivano con i genitori in continuo contrasto oppure sarebbe meno doloroso coinvolgerli in un contesto di separazione? Quali potrebbero essere le condizioni per aiutare a minimizzare gli effetti

della rottura familiare, a promuovere il benessere nei bambini e le adeguate abilità genitoriali negli adulti? Sempre più famiglie stanno vivendo o hanno vissuto la dolorosa esperienza della separazione. Molte sono le storie di dolore, rabbia, confusione… ma anche di dialogo, superamento, ricostruzione. Per i figli i due genitori, pur separati, restano padre e madre. Spesso però i genitori tendono ad agire con i figli nella diade padre-figlio o madre-figlio, con la complicazione che spesso ognuno ha la convinzione che l’altro genitore sia una persona negativa. Questo atteggiamento può condizionare l’accettazione delle diversità da parte del bambino, limitando la sua autonomia e la sua libertà di scelta. I vissuti che accompagnano la separazione variano per ciascun membro della famiglia ma sicuramente il soggetto più vulnerabile è il bambino. E’ importante relativizzare le preoccupazioni di molti genitori rispetto al fatto che la separazione possa di per se danneggiare

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permanentemente i loro bambini. Il bambino non può essere indifferente al dolore della separazione ma può superare positivamente le difficoltà della transizione. E’ fondamentale e vantaggioso fare in modo che, nonostante il cambiamento, i bambini possano continuare a mantenere buoni rapporti con entrambi i genitori; è importante inoltre la capacità dei genitori di accettare e vivere positivamente la nuova situazione, di trasmettere rassicurazione e concretezza del ruolo che continueranno ad avere per la vita dei propri figli. Il delicato processo della separazione inizia molto prima che la decisione sia concretamente messa in atto, un supporto professionale in un contesto di mediazione può aiutare i genitori a gestire la crisi in modo tale che i figli non siano strumentalizzati negli inevitabili conflitti e siano aiutati ad accettare il cambiamento.

Dott.ssa Chiara Panni


A Santa Croce c’è un angolo di Bassano che è una piccola e fiorente oasi sportiva. Un’oasi che, proprio in questo periodo, a primavera, sembra fiorire e scaldarsi. Il campo di atletica, animato e coccolato da cinquant’anni dal Gruppo Atletico Bassano, finiti i mesi invernali sembra moltiplicare le presenze - in realtà prima solo più nascoste e timide, ma sempre numerose - aprendosi alle belle giornate, alle corse senza giacca a vento, agli sciami di ragazzi di tutte le età che ora sembrano farsi più allegri e rumorosi. A primavera riprende poi la stagione agonistica all’aperto - e sono diverse le manifestazioni regionali e nazionali ospitate a Bassano nei 12 mesi dell’anno - ma si conclude in bellezza anche il percorso condotto dal GAB (acronimo del Gruppo Atletico Bassano) nelle scuole elementari del territorio. Il GiocoAtletica, un progetto che da anni fa conoscere ed amare l’Atletica Leggera e lo sport in generale ai bambini di tutte le scuole elementari di Bassano del Grappa e del circondario, infatti vive in parallelo all’anno scolastico, muovendo i primi passi a settembre per concludersi a maggio

o giugno. Gli istruttori portano la loro professionalità e il loro entusiasmo nelle classi, facendo lavoro di squadra con le insegnanti e, permettendo così ai bambini di ricevere un’offerta sportiva sempre adeguata e aggiornata. Finita l’attività negli istituti scolastici, il GiocoAtletica si conclude ogni anno con una giornata di festa, in scena direttamente sulla pista di atletica in cui i piccoli atleti possono sperimentare tutte le specialità dell’ Atletica Leggera, un gioco divertente con la giusta sfumatura di agonismo. Quest’anno il sabato da segnare in rosso sul calendario è quello del 9 maggio: un giorno in cui si festeggerà un compleanno importante, di quelli che rendono orgogliosi e spingono a fare, anche, qualche bilancio: 19 anni. La prima edizione della grande festa finale - a conclusione del percorso didattico vissuto in classe - andava in scena quasi due decenni fa, dopo qualche anno di rodaggio e di attività nelle scuole in scala ridotta, condotti in prima persona dalla campionessa olimpica di Los Angeles 1984 Gabriella Dorio. Poi, anno dopo anno, la crescita, la selezione degli istruttori e l’ampliamento

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del raggio d’azione, fino a toccare negli anni Duemila tutte le scuole primarie del bassanese e della Valbrenta e coinvolgere, come poche altre, anche genitori, studenti delle scuole superiori, istruttori, allenatori, atleti ed ex atleti. Un’idea, quella della promozione sportiva a scuola, che è così cresciuta nel tempo sino a diventare esempio da imitare per tante altre associazioni sportive. Un seme piantato vent’anni fa, mossi dalla passione per la Regina degli sport e dalla convinzione che potesse essere preziosa per il benessere e la salute dei più giovani, le cui cure sono poi passate ad altre mani, nel segno della continuità ma anche del rinnovamento generazionale, e che sono coordinate da Anna Pozzobon. E allora l’appuntamento è per sabato 9 maggio con centinaia di bambini, dalla classe prima alla quinta, a dare vita a una grande mattinata di sport e divertimento. In attesa di giugno, quando partirá “Summer sport academy”, centro estivo ricreativo del GAB, di luglio, mese di Campionati Italiani, di settembre, quando si va in raduno in montagna… a Bassano l’atletica, come le stagioni, non si ferma mai.


1 PRIMIGI 2 PINGU’S ENGLISH SCHOOL 3 AZIENDA AGRICOLA MUNCIO 4 CENTRO ACQUA 5 LA PROVENZALE 6 IL NIDO 7 ST. MEDICO DENTISTICO PAVIN 8 GIULIA MONTEFUSCO 9 DOTTORESSA CHIARA PANNI 10 OTTICA PONTICELLO

11 MAGILANDIA PARK 12 VECCHIO MULINO 13 PUNK MULTIMEDIA 14 I GELATI DI PEDRO 15 ALPENISE 16 REVOLUTION SCHOOL 17 LA GIOSTRA 18 DOTTORESSA SILVIA IANESELLI 19 ATLETICA BASSANO P 71


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1. Per prima cosa, disegnate su cartoncino un paesaggio o un soggetto in stile Liberty. Se non avete fantasia, non preoccupatevi: andate su Internet, cercate insieme a vostro figlio il disegno che più vi piace e stampatelo. In questo modo sarà più semplice riprodurlo sul cartoncino. 2. Una volta terminato il disegno, staccate un pezzo di plastica adesiva delle dimensioni del cartoncino e appoggiatela sopra il disegno, facendo attenzione a non premere troppo. 3. Stando sempre leggeri, per evitare che la plastica adesiva aderisca troppo al cartoncino, ripassate le linee del

disegno con il colore nero acrilico e lasciate seccare bene il colore. Questo passaggio servirà a creare le linee di contorno in rilievo tipiche delle vetrate Art Nouveau. 4. Una volta che il colore nero si sarà asciugato, mescolate la tempera con il detersivo liquido (due parti di colore e una di detersivo) e colorate il disegno. 5. Lasciate asciugare, staccate lentamente la plastica adesiva dal cartoncino…et voilà, ecco pronta una bellissima e coloratissima vetrata da attaccare su una finestra. Vedrete che magnifico effetto vetro si creerà con la luce del sole!

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Un consiglio: con questa tecnica si possono realizzare moltissimi tipi di stickers per decorare e rallegrare le vostre finestre e, perché no, anche le pareti dell’acquario o della boccia del vostro pesciolino :-)


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