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3 ricettine sfiziose
e irresistibili...
a prova di ogni bimbo!
secondo piatto: Veggie burger x 4 porzioni
• 500 grammi di patate • 1 carota
primo piatto: :D GNAM!!! Orecchiette con broccoletti e gorgonzola • 240 grammi di orecchiette • 1 cipollotto • 1 broccolo medio • olio extravergine di oliva • sale e pepe q.b. Portate ad ebollizione 2 pentole con abbondante acqua salata. Tagliate i broccoli in cimette e versateli in una delle due pentole. Nell’altra le orecchiette. Prendete un tegame, preparate un soffritto con olio e cipollotto, fatevi sciogliere il gorgonzola e unite, una volta cotte, le cimette schiacciate con una forchetta per rendere una purea. Amalgamate bene, pepate e salate leggermente (fate attenzione poichè il gorgonzola ha già un gusto molto deciso). Unite la pasta. Servite ben caldo, spolverizzando all’occorrenza con prezzemolo tritato.
• 50 grammi di mais • 30 grammi di grana • olio extravergine di oliva • farina di mais • sale e pepe q.b. Pelate e lavate le patate, tagliatele a pezzetti e cuocetele in acqua salata, quindi schiacciatele in una ciotola con una forchetta. Mondate la carota ed il broccolo e cuoceteli a vapore lasciando la prima intera e il secondo diviso in cimette (10 minuti). Una volta cotte aggiungetele, assiema al mais, alle patate. Condite con sale, pepe e formaggio grana amalgamando il tutto. Formate i veggie burger con un coppapasta, compattando bene. Disponeteli sulla carta forno e infarinateli con farina di mais da entrambi i lati. In una padella antiaderente con un filo d’olio cuoceteli su entrambi i lati per qualche minuto. Servite ben caldi.
x 4 porzioni
• 50 grammi di gorgonzola al mascarpone
• 1/2 broccolo medio
a merenda:
Pancake di mele e yogurt x 10 porzioni
• 70 grammi di farina 00, • 50 grammi di farina di riso, • 3 cucchiai di yogurt, • 2 cucchiai di olio di semi • 1/2 bicchiere di latte • 1 uovo • 1/2 mela grattugiata • 1 cucchiaio di zucchero • 1 cucchiaino di cannella • 1 pizzico di lievito • sciroppo d’acero Iniziate setazziando le due farine assieme a lievito, zucchero e cannella. Aggiungete quindi uovo, latte e yogurt e mescolate per bene. Unite la mela precedentmente grattugiata e fate riposare l’impasto per 30 minuti circa. Ungete una padella con pochissimo burro, versatevi un cucchiaio di impasto e portate a cottura girando da entrambi i lati. Servite caldi con sciroppo d’acero.
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nonni e nipoti
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L’essere nonni oggi, si presenta come un ruolo nuovo anche perché non è assimilabile a quello tradizionale del nonno patriarca, depositario di cultura e saggezza, legato al mondo contadino. L’essere nonni oggi, si presenta come un ruolo nuovo anche perché non è assimilabile a quello tradizionale del nonno patriarca, depositario di cultura e saggezza, legato al mondo contadino. I profondi cambiamenti avvenuti all’interno della società e della famiglia, legati soprattutto al mondo del lavoro e al ruolo della donna, hanno dato vita ad una nuova immagine del nonno, così come hanno mutato i rapporti fra genitori e figli. I nonni, in particolare il nonno, rispetto al passato, è divenuta una figura sotto certi aspetti indispensabile per i bambini e i ragazzi, molto ricercata e amata. Tra Nonni e Nipoti generalmente si sviluppa una relazione unica e speciale dove i primi trasmettono alle generazioni successive quel senso di prezioso affetto che aiuta a crescere e a confrontarsi
con la vita e i secondi regalano in cambio allegria e conferma del valore e dell’importanza rivestita dai loro tanto amati nonni. L’intensità del legame che unisce nonni e nipoti nasce da una grande complicità, fatta di comprensione e tolleranza e a volte anche da una ricerca di mediazione rispetto al compito educativo dei genitori. In questo rapporto, tendenzialmente i nonni sono coloro i quali a volte possono rompere delle piccole regole e concedere ai più piccoli dei vizi, che il ruolo educativo ed autorevole di mamma e papà spesso non può consentire. I nonni sono anche coloro i quali danno sostegno ai propri nipoti nei loro momenti di difficoltà; dispensano consigli; esprimono la loro approvazione ed il loro orgoglio rispetto ai risultati scolastici raggiunti; sono dei costanti punti di riferimento con i quali poter...continua a pagina 04
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si confrontare; danno sicurezza per la loro saggezza legata alle esperienze di vita vissute.. Un nonno competente, è colui che si mostra sensibile e aperto in quanti più ambiti importanti per la formazione della personalità del nipote. Tra questi figurano le seguenti dimensioni: sensoriale (farsi le coccole, azzuffarsi per gioco, ecc…), motoria (fare attività fisica insieme, organizzare gite, ecc…), emotiva (dare conforto, lodare, ecc…), comunicativa (affrontare le preoccupazioni e i problemi) e cognitiva (trasmettere conoscenze e valori). Il rapporto tra nonno e nipote potrà essere qualcosa di davvero speciale, ma anche un disastro completo. Ogni volta che i bambini interagiscono con i nonni, c’è la concreta possibilità che qualcosa possa non andare bene. Innanzitutto i nonni nella maggior parte dei casi non vivono con il bambino e non possono conoscerlo bene come i genitori. I bambini stessi possono essere un pò stressati nel lasciare i loro genitori per trovarsi in un ambiente poco familiare o che comunque non fa parte della loro quotidianità. I nonni possono non avere una casa a prova di bambino. O, ancora, possono prendere poco sul serio le raccomandazioni dei genitori considerandoli poco esperti al loro confronto. L’elenco potrebbe andare avanti a lungo; sicuramente si tratta di una situazione che potrebbe volgere al peggio senza una buona comunicazione e aspettative chiare. Viceversa, parlare e crearsi aspettative ragionevoli può rendere il rapporto con i nonni di grande soddisfazione per tutti Spesso arrivano in studio genitori inferociti con i propri genitori perché “viziano “ i nipotini . La chiave, come spesso accade, è il rispetto dei ruoli, soprattutto dei ruoli genitoriali. Ma qual è il ruolo dei nonni? Il loro non è un ruolo educativo! I genitori devono educare e far rispettare le regole mentre i nonni hanno un ruolo più rilassato fatto di coccole e giochi insieme,
il loro è il tempo del gioco e del godimento. E’ molto importante che esista un dialogo tra i genitori e i nonni per chiarire la base dell’educazione che essi prediligono per il piccolo, soprattutto per rispettarla e non creare confusione. Il bambino infatti tenderà a preferire i nonni se questi lo “vizieranno” con amore permettendogli di fare cose che gli sono state vietate. Non è l’approccio educativo più giusto. Per questo è logico chiarire subito le regole attorno alle quali poi è possibile spaziare. Il bambino deve capire che i genitori hanno uno scopo preciso, devono educarlo e i nonni non devono sottovalutare questo ruolo importante, non devono sminuire le regole educative imposte perché finirà per farlo anche il piccolo che tenderà a vedere i genitori senza particolare autorità smettendo di ascoltarli. Questo atteggiamento renderà i nonni “ buoni” agli occhi del piccolo e i genitori “cattivi”. Non è un buon atteggiamento perché il piccolo percepisce che i propri genitori non sono in grado di far valere le regole visto che alla fine sono i nonni che hanno “il comando” della situazione. È ovvio che l’amore dei nonni ed il rapporto speciale con i nipoti non potranno mai minacciare l’attaccamento del bambino verso i genitori che rimangono sempre le figure di riferimento più importanti a prescindere da tutto. I nonni possono essere più permissivi o autoritari dei genitori, ma se questi ultimi svolgono il loro ruolo nel modo dovuto il bambino capisce subito che con i genitori valgono certe regole e con i nonni altre. Detto ciò, ritengo che i nonni siano per i nostri bambini e i nostri ragazzi una risorsa preziosa, importante, indispensabile, una risorsa da valorizzare e da considerare sempre, non solo nel bisogno. Dott.ssa Aida Letizia “Psicologa dell’età evolutiva” Rossano Veneto - Tel. 346.3131885
la seconda vita degli oggetti...
la tendenza è “riutilizzare” Le abitudini di acquisto degli italiani stanno cambiando e nello shopping entra sempre di più il concetto del riutilizzo, dare agli oggetti una seconda vita. Ora si punta di più sull’utilizzo e non sul possesso dell’oggetto, quando non ti piace più, lo vendi e ne compri un altro. Un oggetto, conclusa la sua utilità per una persona, può servire ad un‘altra e quindi non diventerà mai qualcosa da buttare, ma resterà vivo, pronto per essere usato ancora. In Inghilterra è una tendenza, una filosofia largamente diffusa da anni; in Italia questa tendenza sta diventando un giro d’affari consistente. Complice anche la crisi di questi ultimi anni, si sta facendo sempre più strada il concetto di economia circolare che promuove il recupero e la manutenzione dei prodotti, basandosi sull’opportunità di utilizzare ciò che normalmente verrebbe gettato. Negli anni il mercato si è molto evoluto, passando dai mercatini dell’usato a veri e propri negozi. Borse, vestiario, culle, lettini e passeggini possono avere una seconda vita. Il mercato dell’usato in Italia ha raggiunto un volume d’affari impressionante: secondo Doxa, le cifre si aggirano intorno ai 18 miliardi di euro all’anno se si aggiunge anche la compravendita online: un grosso contributo l’ha dato infatti la diffusione di piattaforme online per la vendita di prodotti usati. Un italiano su tre compra e vende prodotti in internet, e
il canale Facebook fa la sua parte. Il settore è composto da negozi che vendono un po’ di tutto, dai classici mercatini e dai negozi dedicati a specifici mercati. Ci sono negozi dedicati all’abbigliamento usato (il vestiario copre circa il 40% dell’intero settore) e che si tratti di moda vintage o abbigliamento per bambini, sempre più persone si affidano a siti online per vendere i loro abiti e per cercarne di nuovi. Ma non solo. Nell’attrezzatura, come ad esempio, carrozzine, passeggini il risparmio è di oltre la metà. Molto ricercati sono anche gli articoli sportivi e i prodotti dell’elettronica, gli oggetti per la casa, dischi, cd e vinili. Il mercato dell’usato nel settore delle auto non subisce mai crisi. Sono tanti infatti quelli che preferiscono acquistare un’auto usata, invece di andare in una concessionaria per prenderne una nuova. Le motivazioni sono sicuramente legate al prezzo, ma anche al fattore ambientale. Anche il libro ha il suo mercato. Nonostante l’avvento degli ebook e dei supporti digitali per la lettura, la carta continua a conservare il suo fascino. L’economia circolare e la compravendita di oggetti usati permette agli oggetti di vivere una seconda, alle risorse del pianeta di essere conservate e alle persone di risparmiare.
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preparate i pop-corn...
ecco a voi 6 film
di animazione imperdibili! inside out il viaggio di arlo Siete pronti per un viaggio epico assieme ad Arlo? Allora prima conosciamolo. Arlo è un piccolo dinosauro evoluto che stringe un’insolita amicizia con un essere umano. Viaggiando assieme imparerà ad affrontare le sue paure, scoprendo luoghi misteriosi e pieni di insidie.
Produzione: Pixar Animation Studios Distribuzione: Walt Disney Pictures Durata: 100 minuti
home - a casa Chi sono i Boov? Che domande! Una razza aliena che ha conquistato la Terra e che vuole riorganizzare il pianeta. Ma dovranno fare i conti con un Boov bandito di nome Oh, (un tipo solitario che vorrebbe solo un pò di considerazione) e la sua complice, una ragazza piena di risorse.
Riley deve fare i conti con le sue emozioni...in tutti i sensi proprio! Trasferita con la famiglia dovrà affrontare una nuova città, una nuova scuola, una nuova casa e le emozioni che convivono nel centro di controllo della sua mente. Gioia, Paura, Rabbia, Disgusto e Tristezza.
Produzione: Pixar Animation Studios Distribuzione: Walt Disney Pictures Durata: 94 minuti
lego movie
Semplicemente la storia di un mondo LEGO e di un omino LEGO, che per errore viene identificato come eroe in grado di salvare il mondo da un’apocalisse imminente. Dovrà quindi partire, molto impreparato, con una compagnia di sconosciuti per fermare un malvagio tiranno.
Produzione: Animal Logic, The LEGO Group, Lin Pictures, Warner Bros Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia Durata: 100 minuti
Produzione: DreamWorks Animation Distribuzione: 20th Century Fox Durata: 94 minuti
hotel transylvania 2 Grazie ad Hotel Transylvania ormai vampiri, lupi mannari e mostri vari non ci fanno più paura! Ci hanno conquistato nel primo episodio e sono: il Conte dracula, i coniugi Frankenstein, la famiglia di lupi mannari, Murray la mummia e l’uomo invisibile Griffin... ora tornano al completo con questo sequel che promette molto.
Produzione: Columbia Pictures, Sony Pictures Animation Distribuzione: Warner Bros Durata: 89 minuti
snoopy & friends L’amatissima banda dei “Peanuts” debutta sul grande schermo e pure in 3D! Charlie Brown, Lucy, Linus...e naturalmente Snoopy, il beagle più amato del mondo! Imprese epiche ed inseguimenti vi terranno incollati allo schermo.
Produzione: Blue Sky Studios Distribuzione: 20th Century Fox Durata: 92 minuti
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w i premi:
l’importanza del rinforzo positivo
Per gettare le basi di una corretta crescita e di una positiva educazione, affrontiamo un tema molto importante e molto discusso: premi e punizioni. In materia si sentono le opinioni più disparate. C’ chi ritiene che qualche premio in particolari occasioni sia sempre auspicabile, chi costruisce la propria quotidianità con i figli sulla base di un meccanismo di continue minacce o di frequenti promesse di piccole ricompense… Per tutti noi l’attenzione ricevuta dopo un certo comportamento ha conseguenze sul comportamento stesso. Quando parlo di attenzione, mi riferisco sia al rinforzo positivo che deriva dall’eventuale approvazione del nostro comportamento sia alla punizione che può seguire, in altri casi, il comportamento stesso. Nella vita quotidiana, quindi, ogni evento può diventare un rinforzo, positivo o negativo. Relazionandosi con i figli, di ogni età, piccoli o adolescenti che siano, è quindi facile trovare situazioni comuni (mangiare un gelato, leggere un libro insieme, un abbraccio, un semplice “bravo!”) che possono essere sfruttate con facilità per un rinforzo positivo che poi ha benefici effetti sul comportamento e sull’autostima del bambino. Tuttavia, purtroppo ai genitori , e agli adulti in genere, viene quasi sempre più naturale
criticare quando si trovano di fronte a prestazioni imperfette e negative dei figli o anche a semplici capricci (“Questo compito è scritto male. Rifallo!”) o punire (“Non hai fatto quello che avevo detto, adesso non esci!”), anziché rinforzare positivamente i comportamenti corretti al fine di farli ripetere e renderli abituali proprio al posto di quelli scorretti. E’ probabilmente molto più efficace, le ultime ricerche lo dimostrano, far sperimentare alle persone il modo in cui possono Ma come possiamo utilizzare proficuamente i rinforzi? Far seguire ai comportamenti corretti del bambino conseguenze positive e gratificanti. Porre sempre in evidenza le conseguenze negative derivanti dai comportamenti scorretti che si vogliono indebolire. Per indebolire alcuni atteggiamenti, è bene non degnarli di alcuna attenzione, ovvero ignorarli. La strategia basata sull’ignorare” è molto importante. Imparare ad ignorare ciò che può essere ignorato vuol anche dire scegliere le proprie battaglie! Solo se un particolare comportamento fa soffrire il bambino o qualcun altro, è necessario intervenire. Qualo-
ra invece nessuno ne soffra, si può scegliere di lasciare che il bambino proceda liberamente e scopra da solo le conseguenze delle proprie azioni. Questo permette ai genitori anche di trasmettere un messaggio importante : “Ti amiamo al punto da accettare che tu commetta degli errori!”. Se si insegna al bambino, man mano che cresce, che quasi ogni sua azione è negoziabile (cioè ha alternative) , lui si abitua anche a risolvere problemi, a valutare meglio le decisioni di mamma e papà. La punizione conferma al bambino la sua incapacità di ottenere qualcosa. Usata di frequente, la punizione fa spesso perdere al piccolo la fiducia in se stesso e nelle sue capacità, lo allontana dal genitore per paura di subirla e gli rende difficile sentirsi accettato dalle altre persone, adulti e coetanei. E’ come se il bambino dicesse a se stesso: “Qualsiasi cosa faccia, sbaglio e vengo punito”. Vi consiglio di cambiare completamente strategia: insegnate al bambino come può raggiungere quello che vuole. In che modo? Con un rinforzo positivo. Dott.ssa Aida Letizia “Psicologa dell’età evolutiva”
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acquaticità
0-6 anni
Come scegliere il corso più adeguato in vista dell’estate! L’attività in acqua nei primi 6 anni di vita può essere una splendida occasione per far amare l’acqua ai bambini, per renderli autonomi, più sicuri, in grado di cavarsela da soli, fin dai 18 mesi d’età, in caso di caduta accidentale in acqua. Ricordiamo che l’annegamento rappresenta in Europa la prima causa di morte accidentale per bambini da 1 a 4 anni. Se proposta in modo corretto l’acquaticità in tenera età favorisce il rafforzamento del sistema circolatorio, respiratorio e immunitario, migliora l’apparato muscolare e osteo-articolare, l’equilibrio, la coordinazione, affina la percezione dello schema corporeo e la strutturazione degli schemi motori di base. Ma attenzione, raggiungere tutti questi risultati non è facile. È necessario che gli insegnanti abbiano un’ottima conoscenza dei bambini in età prescolare, che adottino una metodologia chiara e precisa che permetta di far emergere, nel bambino, il meglio delle sue potenzialità, divertendosi. I gruppi dovranno venir suddivisi in strette fasce d’età (le attività che coinvolgono un bambino di 6/7 mesi non possono essere le stesse che per un bambino di 12/14 mesi o più grande); i materiali dovranno essere vari e specifici per ogni fascia (altrimenti dopo qualche lezione il bambino non è più motivato a dare il meglio di sè per raggiungerli e scoprirli); l’attività dovrà venir proposta in acqua profonda (dove il bambino non tocca).
Ci dovrà inoltre essere un buon lavoro di tutto lo staff per programmare sia le singole lezioni che l’intero corso. Troppe volte i corsi di acquaticità neonatale vengono improvvisati e affidati ad operatori che, pur essendo competenti per la scuola nuoto, poco sanno di bambini di questa tenera fascia d’età e non hanno fatto nessun corso di formazione, ignari dei danni che possono arrecare sia a breve che a lungo termine. Un attività non adeguata può: far passare la voglia, anche a bambini ben predisposti, di ritornare ancora in piscina, scatenando paure che possono portare con sé anche in età adulta; demotivare i genitori che, spesso, vedono che per più mesi (per non parlare di anni) che i loro bambini fanno sempre le stesse cose, con gli stessi giochi, senza progredire e spesso annoiandosi; creare degli schemi motori rigidi (tipo le gambate scoordinate nel dorso) quando il bambino non è pronto ad apprenderli per immaturità sia del sistema nervoso che muscolare. Certi schemi motori una volta automatizzati creano molte difficoltà, al ragazzino più grande, nell’ apprendere uno stile corretto. Molto spesso quando il ragazzo è sotto stress per stanchezza, per una gara o per altri motivi, è facile che ritorni l’automatismo scorretto appreso nei corsi di acquaticità! Certi modi di tenere il bambino possono creargli problemi alle articolazioni; un bambino ben ambientato solo in acqua bassa,
te dell’esta a t is v in
Non hai mai fatto corsi da noi?! Vieni a fare una lezione di prova senza impegno!
sarà portato a pensare che tutti gli specchi d’acqua abbiano quelle caratteristiche: ne sarà attratto (molto di più rispetto ai bambini che invece sono diffidenti e la temono) ed è molto più probabile che si tuffi (ignaro dei pericoli) e in caso di caduta accidentale dove non tocca, verrà sopraffatto dalla paura e non sarà in grado di ritornare fuori da solo. L’obiettivo di un buon corsi di acquaticità come quelli proposti con il metodo “CRESCINACQUA CON ME DA 0 A 3” è proprio quello di far sì che sempre più bambini e genitori possano trovare, nell’ambiente piscina, un luogo accogliente, piacevole e divertente per sviluppare al meglio tutte le aree della loro personalità (motoria, cognitiva, affettivo- relazionale) oltre che gli strumenti per avere più probabilità di sopravvivenza quando si trovano nelle vicinanze dell’acqua… imparando a nuotare in tempi brevi soprattutto in acqua profonda! PER I GENITORI: prima di iscrivere vostro figlio ad un corso in piscina chiedete: 1. a che età i bambini sono in grado di nuotare da soli in acqua profonda in questa piscina? 2. possiamo assistere o partecipare ad una lezione? 3. gli insegnanti hanno fatto dei corsi specifici per l’acquaticità neonatale? 4. I corsi sono divisi per fasce d’età omogenee (almeno 4/8 mesi, 8/14 mesi, 14/20 mesi, 20/36 mesi)? … e poi scegliete! Articolo scritto da Nadia Carollo
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letture e laboratori
in biblioteca!
sabato 16 aprile Volta la carta
Letture ad alta voce in Biblioteca - BASSANO DEL GRAPPA c/o Biblioteca Civica. Letture e laboratorio al giardino Parolini per bambini dai 3 ai 6 anni. Ore 10.00 - 11.30 Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria. Info: 0424 519924 - biblioteca@comune.bassano.vi.it
Piedi, mani, tutto il corpo! Yoga e lettura per bambini dai 6 agli 8 anni. BASSANO DEL GRAPPA c/o Biblioteca Civica. Ore 16.00-17.00 Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria Info: 0424 519924 - biblioteca@comune.bassano.vi.it
C’era una volta un libro... Letture ad alta voce in biblioteca. MAROSTICA c/o Biblioteca “La farfallina bianca” con l’Asilo Nido comunale. Per bambini da 0 a 3 anni. Ore 11.00-12.00 Info: 0424 479101 - biblioteca@comune.marostica.vi.it
martedì 19 aprile Cuore e batticuore
Primavera in biblioteca - CASSOLA c/o Biblioteca scuola primaria di Cassola. Letture con laboratori per bambini dai 7 ai 10 anni. Letture e realizzazione di un biglietto per la festa della mamma. Ore 16.45 Incontri gratuiti su prenotazione (massimo 15 bambini). Info: 0424 530275 - biblioteca@comune.cassola.vi.it ...continua a pagina 14
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mercoledì 27 aprile Volta la carta
mercoledì 20 aprile
Volta la carta
Letture ad alta voce in Biblioteca - BASSANO DEL GRAPPA c/o Biblioteca Civica. Storytime, letture e laboratori in inglese. Per bambini dai 4 ai 6 anni. Ore 16.45- 18.15 Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria Info: 0424 519924 - biblioteca@comune.bassano.vi.it
sabato 23 aprile
C’era una volta un libro... Letture ad alta voce in biblioteca - MAROSTICA c/o Biblioteca “Storie di lupi…e altri animali” con l’Ass. Il Gufo. Per bambini dai 3 ai 6 anni. Ore 16.30-17.30 Info: 0424 479101 - biblioteca@comune.marostica.vi.it
Letture ad alta voce in Biblioteca - BASSANO DEL GRAPPA c/o Biblioteca Civica. Kamishibai, teatrino di immagini e parole. Per bambini dai 4 agli 8 anni. Ore 16.45 - 18.15. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria Info: 0424 519924 - biblioteca@comune.bassano.vi.it
La Biblioteca racconta… MUSSOLENTE c/o Biblioteca Comunale. Letture ad alta voce di storie e fiabe. “Storie buffe e strampalate”. Ore 16.15 Info: 0424 578480 - biblioteca@comune.mussolente.vi.it - fb Biblioteca Comunale di Mussolente “Paola Bianchetti Drigo”
sabato 30 aprile
C’era una volta un libro... Letture ad alta voce in biblioteca - MAROSTICA c/o Biblioteca “Metti che io ero un bandito…e altre storie” tratte da premio città di Marostica 2015. Ore 16.30-17.30 Info: 0424 479101 - biblioteca@comune.marostica.vi.it
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imparo e mi diverto
acquaticità
L’ambientamento rappresenta la fase preliminare all’acquisizione di qualsiasi competenza motoria acquatica. Per ambientamento s’intende il raggiungimento di uno stato di benessere psicofisico e la conoscenza del modo in cui il proprio corpo reagisce all’immersione. Il superamento della paura dell’acqua è alla base di qualsiasi abilità acquatica. Una didattica basata nell’ignorare la paura dell’acqua e sulla ripetizione meccanica dei gesti può risultare pagante nel breve periodo ma compromette irrimediabilmente le possibilità di ulteriori acquisizioni, irrigidendo gli schemi motori. Con i principianti, avendo a disposizione la vasca piccola, dove gli allievi possano restare in piedi con l’acqua sotto il livello delle spalle, l’istruttore deve sempre essere in acqua, riducendo lo spazio di lavoro al minimo indispensabile.
Per trovarsi a proprio agio il bambino ha bisogno di conoscere il nuovo ambiente. I bambini devono quindi esplorare e familiarizzare con la piscina. La forma privilegiata di apprendimento per il bambino è il gioco. Attraverso il gioco il bambino acquisisce le competenze fondamentali sulle quali costruirà le varie tecniche di locomozione acquatica. Le competenze acquatiche di base saranno quindi acquisite attraverso delle tappe ben precise: • Il rilassamento. • L’immersione della testa. • L’apertura degli occhi sott’acqua (senza occhialini).
• La respirazione (inspirare solo con la bocca, per evitare che l’acqua invada le vie aeree superiori; espirare con bocca o naso. • Il galleggiamento statico prono e supino. • Il galleggiamento dinamico (scivolamento) prono e supino. È importante che tali acquisizioni avvengano con un approccio ludico, attraverso giochi finalizzati: giocando i bambini si divertono, sono maggiormente motivati ad imparare anche grazie all’emulazione dei compagni più abili. Si possono studiare tanti giochi quanti ne escogitano la fantasia dell’insegnante e dei bambini. Un esempio: tentando di raccogliere oggetti dal fondo gli allievi sono stimolati a tenere gli occhi aperti; si accorgono che non è facile dirigersi verso il fondo, familiarizzando così con la spinta idrostatica; scoprono che soffiando fuori l’aria tendono ad affondare, affinando il meccanismo respiratorio; lanciandosi verso il basso tendono a sollevare le gambe, realizzando le prime forme di galleggiamento. Decisamente più efficace e divertente di un’interminabile serie di immersioni del capo/bollicine con le mani al bordo! (Retaggio della vecchia scuola nuoto). Il possesso delle competenze descritte e la percezione dell’acqua come un ambiente naturale e piacevole possono essere riassunti nel termine acquaticità. Pertanto, un bambino ambientato è un bambino acquatico. Saper nuotare significa saper nuotare dove non si tocca, cioè in acqua alta. La paura dell’acqua alta è infatti in grado di inibire la tecnica anche di nuotatori molto evoluti e persino di atleti di altissimo livello. I bambini principianti della vasca piccola possono effettuare delle piccole spedizioni verso la vasca grande. È fondamentale un approccio progressivo. Infatti, un passaggio brusco dalla vasca piccola alla vasca grande può vanificare settimane e mesi
di ambientamento, costringendo l’istruttore a tornare sui propri passi per riadattare tutte le competenze al nuovo ambiente e al nuovo clima psicologico (un caso tipico: bambini perfettamente ambientati in vasca piccola che, trasferiti bruscamente in vasca grande, per la paura non riescono nemmeno più a soffiare sott’acqua). Se l’avvicinamento è invece graduale, nella vasca grande i bambini possono apprendere nuove abilità utilizzando le competenze acquisite nei mesi precedenti. Per essere considerato autonomo e ragionevolmente al sicuro in acqua alta, un allievo deve essere in grado di: • Staccarsi dal bordo. • Spostarsi per un breve tratto (4-5m) in posizione prona. • Posizionarsi in verticale. • Mantenere la posizione verticale per qualche secondo. • Tornare al bordo spostandosi in posizione supina. Non è importante la tecnica: questo è l’esercizio fondamentale per la sicurezza. L’ambientamento in acqua alta è una tecnica usata solo dove non si dispone di una vasca didattica (con l’acqua bassa), ma è una soluzione di ripiego. La vasca con l’acqua dove si tocca agevolmente (70/90 cm) e con la temperatura di 30°, costituisce l’ambiente ideale per bambini e adulti che vogliono imparare ad avere un rapporto sereno e gioioso con l’ambiente acquatico. Antonella Beghetto Docente S.I.T. Federazione Italiana Nuoto
La famiglia Lookkino ha pensato proprio al tuo bambino, per fargli sapere che indossare un occhiale non solo sarà utile alla sua salute, ma potrebbe anche essere un gioco per valorizzare la sua personalità, osservando il mondo che lo circonda con la simpatia e la spensieratezza proprie dell’età che sta vivendo.
A che età i bambini devono fare il primo controllo della vista dall’oculista? Se anche voi non siete sicuri di quale sia la risposta giusta, sappiate che, da un sondaggio*, solo l’11% dei genitori italiani sa che i bambini devono effettuare il primo esame della vista entro i 3 anni. La ricerca ha evidenziato che la conoscenza dei disturbi visivi infantili da parte di mamma e papà dovrebbe essere approfondita. Oltre il 10% dei genitori, ad esempio, pensa che il cosiddetto “occhio pigro” sia una malattia che si cura con il collirio, solo il 56% sa che è una vera e propria alterazione della visione che, se non curata, può causare un deficit visivo permanente. O, ancora, il 14% degli intervistati è convinto che la miopia consista nel vedere bene da vicino e lontano ma male la sera, il 20% crede che i miopi vedano bene da lontano e male da vicino. I pediatri di Paidòss e della Simpe (Società italiana di medici pediatri) hanno stilato un elenco di campanelli d’allarme che potrebbero segnalare la presenza di disturbi visivi e ai quali i genitori dovrebbero prestare attenzione.
E’ consigliato, quindi, recarsi dal pediatra o dall’oculista se il bimbo: 1. avvicina molto la testa al piano di lettura; 2. strizza le palpebre o ha gli occhi arrossati a causa di un continuo sfregamento 3. prova fastidio alla luce 4. la sua testa è sempre reclinata da un lato mentre legge o studia 5. nelle foto presenta un riflesso bianco dentro alla pupilla 6. ha gli occhi troppo grandi o troppo piccoli 7. ha una palpebra abbassata rispetto all’altra, l’iride irregolare nella forma o nel colore, o presenta scosse irregolari (nistagmo) 8. ha occhi non correttamente allineati o in asse 9. ha un occhio apparentemente “storto” (segno di strabismo) 10. strizza le palpebre per vedere meglio da lontano o si avvicina troppo per guardare la televisione/pc/tablet
11. ha le palpebre e le ciglia frequentemente ricoperte di secrezione.
“Si raccomanda inoltre” - consiglia Giuseppe Mele, presidente di Paidòss - “di sottoporre a maggiori controlli i bambini che hanno familiarità con patologie oculari importati, come genitori che hanno sofferto di strabismo o che sono affetti da maculopatie”. * Indagine presentata il 7 dicembre a New York da Paidòss (Osservatorio nazionale sulla salute dell’infanzia e dell’adolescenza), durante il congresso“United Scientific Group International Congress on Advances in Pediatrics”.
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la boxe è anche
per i bambini?
Chi ha detto che la boxe è uno sport prettamente maschile? Forse chi dice che ci sono limiti di età per praticarla?! Falso! Vi spieghiamo perchè... La boxe moderna nasce in Inghilterra alla fine del 1800, ma ha radici molto profonde: ci sono testimonianze che venisse praticata fin dai tempi dei Greci e dei Romani. Dagli inglesi viene subito definita “la nobile arte” per l’elegante e ritmata tecnica che la caratterizza. E’ facile cedere al fascino di questo sport, in cui potenza, agilità e tecnica si fondono in un mix esplosivo, ma è bene non sottovalutarne la latente pericolosità, in particolare modo se non vengono rispettate le regole e se si sale sul ring senza un’adeguata preparazione fisica e tecnica. E’ per questo che ritengo molto importante la figura dell’allenatore - preparatore, che impartisca come prima regola l’incolumità degli atleti. La preparazione fisica alla boxe è un insieme completo ed armonioso di esercizi, che coinvolgono tutte le fasce muscolari del corpo, e in cui
vengono sollecitati legamenti e tendini. Per questo motivo è necessario seguire l’allenamento con estrema attenzione. Tale preparazione, per quanto intensa e faticosa, è in grado di regalare una forte sensazione di benessere fisico, ed è consigliata anche a chi non intende infilare i guantoni per l’allenamento “tecnico”. La boxe può essere praticata da chiunque, l’età consigliata per iniziare a livello agonistico va dai 12 fino ai 30 anni, mentre per il livello amatoriale non ci sono limiti d’età. Michele Brun
educazione
montessoriana
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Da moda a principio educativo da realizzare giorno dopo giorno in ogni casa. Il riconoscimento di questo metodo da parte dello stato risale al 1987 ma negli ultimi anni le idee di questa pedagogista si sono diffuse così come l’apertura delle scuole pubbliche che seguono il principio di Maria Montessori. Questa è una fortuna in quanto, fino a qualche anno fa, per avere una scuola montessoriana, bisognava effettuare ricerche nel settore privato e quindi bisognava adeguarsi a prezzi per tanti proibitivi. Molti sono i genitori che, dovendosi cimentare con la scelta della scuola per i propri figli, entrano all’interno di queste scuole e provano a capire di più su questo metodo e sulle sue effettive valenze educative. Ma cosa diceva Maria Montessori? Maria Montessori è un medico diventata inizialmente famosa per degli studi riguardanti i bambini con problemi psichici e la loro educabilità (che al tempo non era minimamente considerata). Partendo da questi studi ha sviluppato un metodo di fama mondiale riguardante tutti i bimbi che ha come presupposto ed obiettivo principale il libero sviluppo del bambino e delle sue capacità. Ma a livello pratico come si può fare questo? Beh si può (anzi: bisogna!) cominciare già dall’ambiente domestico! Un bambino, secondo questo pensiero, deve avere un ambiente fatto (o rivisitato) a sua misura: non devono essere presenti pericoli, gli oggetti del quale il bambino ha bisogno per svolgere le azioni quotidiane ed i giochi devono essere alla sua portata così che lui possa imparare, provando e riprovando a FARE DA SOLO! Sì: è molto importante che il bimbo provi, riprovi e ri-
provi ancora fino a che non riesce ad eseguire ciò che si era prefissato. Ecco che la conquista dell’obiettivo così assume un sapore diverso: il bambino comincia a capire l’importanza della fatica, dell’impegno e della costanza per raggiungere obiettivi che, nel corso della vita, si presenteranno quotidianamente. L’adulto, sia esso genitore o insegnante, diventa una sorta di “angelo custode” del bambino sempre presente ma mai invadente, che risponde alle domande del bambino e lo indirizza solo se questo sta commettendo errori o se vi è una richiesta da parte del piccolo. Le regole risultano fondamentali in tutto questo: devono essere chiarite prima dell’inizio di qualsiasi attività, devono essere create e condivise con i bimbi e devono essere ripetute quotidianamente così che non ci siano titubanze su quale è il comportamento giusto e quale invece è quello sbagliato. Una caratteristica fondamentale per essere dei bravi “genitori montessoriani” è, a mio avviso, la pazienza! È fondamentale armarsi di pazienza e mettersi in testa che i bambini hanno bisogno dei loro tempi per fare qualsiasi cosa (anche ciò che a noi sembra banale) come ad esempio preparare la tavola, mangiare, accendere la televisione, lavare della biancheria, stendere i panni, allacciarsi le scarpe… Parlo di pazienza in quanto è molto più comodo (e veloce!) fare queste cose senza l’aiuto dei bimbi ma pensateci un attimo: tutte queste cose, fatte con l’aiuto di vostro figlio, oltre ad aiutarvi a consolidare un solido legame affettivo, aiuteranno il piccolo a sviluppare la
motricità fine, la precisione, la responsabilità, la fantasia (queste esperienze potranno essere trasformate in un gioco simbolico ed ecco che voi potete diventare delle principesse che hanno bisogno di aiuto da parte del principe-figlio per svolgere le faccende domestiche) e lo faranno sentire utile all’interno del contesto famigliare! Molti sono i genitori che iscrivono i figli a scuole montessoriane perché conoscono i principi di questo metodo ma altrettanti sono coloro che risultano un pò incoerenti (o che non conoscono davvero i principi che ne stanno alla base)! Molti bimbi all’età di 3 anni non sanno che cosa sia la tempera, per altri correre e saltare in una pozzanghera sporcandosi è un’esperienza impossibile da realizzare con mamma e papà, altri ancora non hanno il coraggio di fare una capriola nell’erba perché hanno paura di sporcarsi ed alcuni addirittura non vogliono la pasta al sugo perché poi la maglia si potrebbe macchiare. Cari genitori, so bene che fare una lavatrice o lavare il pavimento, nel contesto frenetico odierno, molte volte è faticoso ma mettetevi in gioco! Aspettate un acquazzone estivo e, non appena spunta l’arcobaleno, correte con vostro figlio in mezzo alle pozzanghere, trasformatevi in maialini che saltano nel fango e quando tornate a casa, dopo una bella doccia, regalate al vostro bimbo una bacinella con un pezzo di sapone e fatevi aiutare a pulire i vestiti come si faceva tanto tempo fa! Chiara Bizzotto - titolare di EduChiDra e insegnante
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bambini e cibo: strumento
o nutrimento?
L’errore più comune che facciamo è quello di credere che curare l’alimentazione sia un dovere di pochi e sfortunati individui ‘indotti’ a preoccuparsene dai numeri comparsi sulla bilancia o da quelli indicati sui referti medici. Questa credenza ci è utile per continuare a mantenere il nostro stile alimentare e di vita. Per evitare di ritrovarci a recitare ai nostri figli il mantra del “ Te l’avevo detto! “, è importante sapere come trasmettiamo anche a loro le nostre credenze. Secondo l’ Organizzazione Mondiale della sanità, il numero di bambini obesi o in sovrappeso, con meno di 5 anni di età, è passato da 31 milioni nel 1990 a 41 milioni nel 2014. Questa situazione ha costretto alla formazione di una task force (Commission on Ending Childhood Obesity) che si è prefissa di arginare il fenomeno entro il 2020 attraverso una serie di campagne di informazione e prevenzione nelle scuole. Ma terminata la scuola, durante i pasti che prepariamo ai nostri figli, quali cibi mettiamo loro a disposizione? Con quali regole e valori li educhiamo a nutrirsi? Insegnare ai bambini a mangiare sano significa imprimere delle esperienze ‘sane’ con il cibo nella trama delle loro abitudini. Per farlo efficacemente occorre fornire
loro degli esempi da seguire, ben più utili di qualsiasi indottrinamento teorico. E’ proprio per questo motivo che non possiamo sottovalutare la responsabilità diretta che hanno i genitori, i quali, attraverso i comportamenti ed i significati che attribuiscono al nutrirsi, trasmettono ai figli una ‘cultura della nutrizione’. Ma cosa intendiamo per esperienze ‘sane’ con il cibo? Un’ alimentazione che possa definirsi ‘sana’ comprende diversi aspetti: quello prettamente nutrizionale e quello legato, come detto sopra, al senso ed al significato che ognuno di noi attribuisce al nutrirsi. Se per il primo possiamo riferirci alle indicazioni del nutrizionista che ci insegna quali cibi privilegiare per dare poi il buon esempio a tavola, per il secondo dovremmo dedicare delle riflessioni circa i messaggi che il cibo veicola nel rapporto con noi stessi e con i nostri figli, aspetti legati tra di loro. Uno degli errori più comuni che fanno i genitori è credere che sia preferibile far mangiare un piatto di verdura pur al costo di lotte estenuanti, o piuttosto costringere i bambini a finire il cibo che hanno nel piatto utilizzando come forma di ricatto la possibilità di giocare o meno, o ancora premiarli per determinati comportamenti con
gli alimenti preferiti. Decidere di usare il cibo nella relazione con nostro figlio, significa trasmettere un doppio messaggio: uno esplicito, legato alla correttezza o meno di determinate qualità o quantità di cibo, con conseguente incapacità di compiere scelte basate sulle proprie necessità, e un messaggio implicito di potere relazionale che viene espresso attraverso il controllo e lo scambio (per ottenere qualcosa devi darmene un’altra). In questo esempio il cibo, sganciato dalla funzione nutritiva originale, assume le caratteristiche di uno strumento relazionale e come tale sarà utilizzato in futuro dal figlio nella relazione con se stesso e con gli altri. L’utilizzo del cibo come strumento affettivo-relazionale intersecato con un’alimentazione eccessiva e sedentarietà protratte nel tempo, può condurre, in alcuni casi, a situazioni di difficoltà più o meno accentuate. Concludendo ricordo le parole di La Rochefoucoult quando diceva che mangiare è una necessità, ma mangiare intelligentemente è un’arte. Dott.ssa Elisa Forlin Psicologa