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Indice: 4 Genitori si cresce pag.
consigli per diventare genitori “inutili”
Bellissimi!
6 con la Vitamina C pag.
Ringraziamo per la preziosa collaborazione i nostri esperti:
L’alitosi: che imbarazzo!
8 un problema che può nascere non solo dalla bocca pag.
- Dott. Marco Melloni Veterinario Esperto in Comportamento Animale iscr. ord. Vi n 629
Igiene Dentale:
- Erica Rebeschini
10 profilassi e cura pag.
pag.
12
- Farmacia del Grappa Romano d’Ezzelino
I Benefici dell’Osteopatia
Problematiche della Pelle pag.
14
Alluce Valgo
- Roberto D’Aponte e Salvo D’Aponte promotori d’informazione sulla Canapa
Ricette Sane
18 senza tralasciare il gusto
Problemi Venosi
20 come affrontare la gravidanza pag.
Test: ciò che mangi fa bene al tuo intestino? 24 Vestirsi di Natura
pag.
22
pag.
tutti i benefici delle fibre naturali sulla pelle
Cos’è il CBD?
26 scopriamo qualcosa in più pag.
speciale salute e benessere 2019
- Malindi Donvito aspirante pasticcera e finalista di Bake Off Italia 5
- Girardi Barbara Sanitaria Ezzelina
16 e non solo... pag.
- Ortopedia Sanitaria Lolato www.lolato.it
- Sofia Cavallin Dott.ssa Biologa Nutrizionista
come trattarle con la fitoterapia pag.
- Dr. Damiano Pellizzari Psicologo Psicoterapeuta
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Genitori si cresce consigli per diventare genitori “inutili”
ansia generalizzata
redazionale a cura di: Dr. Damiano Pellizzari Psicologo Psicoterapeuta Tel. 347.6474401 damianopellizzari.it
attacchi di panico, depressione, stress: negli ultimi anni stiamo assistendo ad un rapido incremento di questi disturbi psicologici sulle nuove generazioni, con importanti ripercussioni anche sulla salute fisica e, in generale, sul benessere dei nostri figli. La psicologia evolutiva prova ad offrire una chiave di lettura di questo fenomeno, prendendo in considerazione l’impatto dell’educazione sui bambini nei primi tre o quattro anni di vita. È proprio l’educazione, infatti a costituire l’elemento primario per la strutturazione del sé e dell’identità degli individui. L’imprinting che viene offerto ad un figlio e l’ambiente in cui viene cresciuto e stimolato costituiscono la base alla quale il bambino farà riferimento nei successivi
stadi di apprendimento per poter strutturare le proprie risposte. Inoltre, è attraverso l’esempio concreto fornito dagli adulti che il piccolo può assimilare delle nuove conoscenze, per mezzo dell’imitazione. Di conseguenza, se il genitore è insicuro e timoroso, sarà molto probabile che il figlio acquisisca tali atteggiamenti nell’affrontare il mondo.
Come mai, allora, gli adulti di oggi risultano essere così spaventati e ansiosi? Di che cosa si ha paura?
Il desiderio di proteggere il proprio figlio, di saperlo al sicuro, è qualcosa di estremamente naturale ed è, anzi, uno degli obiettivi principali dell’essere genitori. Ciascuno di noi desidererebbe che il proprio figlio, piccolo o grande che sia, fosse risparmiato dalle delusioni, dai fallimenti, dal dolore e, fino ad un certo limite, è normale cercare di farlo. Quand’è allora, che si supera questo limite? Quando, cioè, la nostra presenza premurosa e protettiva diventa un problema,
tanto da ostacolare la crescita dei nostri figli e da impedire loro che sviluppino le proprie abilità di vita e la propria autonomia? Quando le nostre paure diventano le loro? Prendiamoci qualche minuto per analizzare con onestà il nostro comportamento e decidere se ci riconosciamo nel ritratto del genitore iperprotettivo. • Facciamo a nostro figlio mille domande nella speranza di sapere, della sua vita, ogni più piccolo dettaglio? • Non gli permettiamo, ovvia-
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mente in rapporto all’età, di allontanarsi, di fare delle piccole esperienze in autonomia, di esplorare ciò che ancora non conosce? • Abbiamo l’abitudine di sostituirci a lui, cioè di fare al posto suo delle cose che sarebbe in grado o che dovrebbe essere in grado di fare da solo? Lo togliamo dagli impicci? Risolviamo i suoi conflitti, andando a parlare coi genitori di quel compagno che lo ha infastidito? Interveniamo per fare in modo che non affronti una sua difficoltà? • Ci lasciamo troppo coinvolgere dalla vita scolastica o extrascolastica di nostro figlio, ad esempio assicurandoci che abbia il compagno di banco adatto, l’allenatore migliore, il ruolo più giusto in squadra ecc? Ecco, se tutti questi comportamenti o la maggior parte di essi ci sono familiari, è bene che ci chiediamo se stiamo aiutando nostro figlio ad imparare a volare o non stiamo, piuttosto, dicendogli che volare è una cosa troppo difficile
per lui. Che fare, allora, se ci rendiamo conto che finora abbiamo un po’ esagerato? Che siamo, insomma, nella lista dei genitori che tendono ad essere iperprotettivi? Prima di tutto, dobbiamo comprendere che se proteggeremo i nostri figli da tutto, diventeranno degli adulti insicuri, timorosi, incapaci di affrontare le prove, le difficoltà, il dolore. È proprio da piccoli, infatti, che si pongono le basi della sicurezza in se stessi, del problem solving e che si impara che la vita, talvolta, comporta anche un po’ di dolore, che va accettato e vissuto per poter essere superato. La prima scuola di life skills è proprio quella che possiamo offrire noi da genitori. Come? Ad esempio, insegnando a nostro figlio come affrontare le situazioni di conflitto con i compagni, anzichè risolverle per lui, come comunicare in mdo assertivo, come reagire alle provocazioni ecc. Oppure, aiutando nostro figlio a comprendere il valore di un brutto voto e a parlarne con l’insegnante per
rimediare, anzichè farlo al posto suo! O ancora, lasciando che sia lui ad annotare i compiti sul diario in modo puntuale, anzichè essere noi a presentargli la lista rimediata sul registro elettronico o sul gruppo delle mamme! In questo modo lo aiuteremo a sviluppare delle abilità utili per il suo futuro. È poi importante che incoraggiamo la sua autonomia: cose semplici come rifare il proprio letto, lavarsi oppure tagliarsi la carne nel piatto possono essere fatte in maniera più o meno autonoma già intorno ai 5-6 anni! È importante incoraggiare i bambini a fare le proprie esperienze, in maniera indipendente, sentendosi sostenuti dal proprio genitore. E quando capiterà che non ci riesca, che fallisca, che resti deluso, è bene rimanere calmi, rassicurarlo sulle sue capacità e sul fatto che, la prossima volta, andrà sicuramente meglio! Infine, ma non meno importante, proponiamoci ai nostri figli come modello: mostriamo loro, cioè, che anche un “grande” qualche volta ha paura, ma l’affronta, che
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5 talvolta sbaglia, ma lo riconosce, lo accetta e cerca di imparare dal proprio errore ecc. Se nostro figlio fatica a fare nuove amicizie, insomma, non andiamo noi a presentarlo ai suoi coetanei, ma spieghiamogli che talvolta anche la mamma ha un po’ di timore a presentarsi a degli sconosciuti, raccontiamogli la nostra strategia per affrontare quella situazione difficile ed incoraggiamolo a trovarne una propria. Anche se per noi non sarà facile, seguendo questi semplici consigli cresceremo dei figli più sicuri di sè, più consapevoli dei propri limiti ma anche preparati ad affrontarli. E quando arriverà il giorno in cui ci sentiremo “inutili” perchè non avranno più bisogno di noi, quello sarà il giorno in cui sapremo di aver fatto un ottimo lavoro!
speciale salute e benessere 2019
Bellissimi! con la Vitamina C
la vitamina C conosciuta anche con il nome di acido ascorbico, è un composto molto simile al glucosio e sensibile alla luce, al calore e all’aria. E’ di fondamentale importanza perchè tiene in attività il collagene, proteina indispensabile per la formazione del tessuto della pelle, dei legamenti e delle ossa. E’ un prezioso antiossidante e quindi sfavorisce l’insorgere dei radicali liberi, protegge dai danni dovuti all’esposizione solare, rende giovane e tonica la pelle. La vitamina C è presente soprattutto nei vegetali a foglia scura (broccoli, crescione, spinaci, cavolo), in peperoni, pomodori, patate, kiwi, negli agrumi e nel ribes nero. E’ particolarmente concentrata nel frutto di ciliegia amazzonica e nella rosa canina. La vitamina può perdersi nel caso in cui questi alimenti vengano tenuti all’aria per molto tempo o dentro contenitori di metallo (ad esempio di rame). Per mantenere attive le proprietà della vitamina C contenuta nei cibi occorre evitare una cottura prolungata ed è preferibile consumare frutta e verdura fresche, che vanno tenute al riparo da luce e calore, ma non congelate. Può essere un efficace alleato in alcuni casi di inestetismo. Vediamo quali:
C
M
Y
> contro le rughe rimuove le cellule morte presenti sulla superficie della pelle stimolando la formazione di nuove cellule. La pelle appare morbida, liscia e distesa.
> rinvigorisce i cappillari rinforza il tessuto che riveste i piccoli vasi sanguigni, favorendone elasticità e forza tanto da impedirne la dilatazione che di solito è conseguenza degli sbalzi termici.
> protegge dal sole combatte i radicali liberi e quindi ripara i danni causati dall’esposizione solare. Inoltre in abbinamento a creme solari con filtri Uv ne potenzia l’effetto.
> purifica le pelli impure con le sue proprietà antinfiammatorie riduce le eruzioni cutanee e la presenza di acne. Favorisce anche l’eliminazione degli anti-estetici punti neri.
> arricchisce i lineamenti rinforza le molecole di collagene e le rende maggiormente pronte ad affrontare le aggressioni esterne, evitandone il degrado. Combatte i cedimenti cutanei.
> restringe i pori ha potere astringente, bloccando il dilatamento dei pori e favorendo la luminosità della pelle del viso. L’incarnato risulterà meno irregolare e più fresco.
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CM
MY
CY
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K
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L’alitosi: che imbarazzo! un problema che può nascere non solo dalla bocca
l’alitosi
ovvero l’alito cattivo, è un problema che può compromettere seriamente la vita sociale di una persona. L’alitosi è molto temuta e altamente imbarazzante specialmente se qualche collega di ufficio ti fa notare che “ti puzza l’alito”. Un problema da risolvere per migliorare la sfera sociale.
gli alimenti
Nell’alitosi alcuni alimenti giocano davvero un ruolo importante e possono provocare un sensibile peggioramento:
• cipolla ed aglio in primis • zucchero perché stimola la proliferazione batterica • latticini: latte, formaggio, gelato e yogurt • caffè poiché ha un pH acido
un disturbo come liberarsi dell’alitosi? che può colpire soggetti di qualsiasi sesso ed età, anche se il problema si presenta con maggior frequenza negli anziani. L’alito cattivo ha diverse origini.
Oltre a rivolgersi al proprio dentista, la persona può intensificare e migliorare la propria igiene orale quotidiana, integrando la normale pulizia dei denti, con prodotti specifici.
Nella maggior parte dei casi, tutto parte dalla bocca: residui di cibo che generano batteri responsabili della placca e quindi una scarsa attenzione all’ igiene orale su denti e lingua.
Prevenzione
Altri insediamenti batterici possono trovare spazio in ricostruzioni dentali imperfette, ascessi, protesi e dentiere poco pulite. Un’altra causa può essere una ridotta idratazione della mucosa orale. Ma quando non è la bocca la responsabile di tanto imbarazzo bisogna cercare altrove. • Nelle malattie respiratorie: tonsillite, bronchite e sinusite;
1.
Lavare i denti almeno tre volte al giorno, usando un dentifricio al fluoro; spazzolare bene lungo il bordo della gengiva e sulla superficie dei denti e anche la lingua, in particolare nella parte più vicino alla gola.
2.
Usare il filo interdentale o gli scovolini almeno una volta al giorno per rimuovere i residui di cibo fra i denti.
3.
Usare il collutorio e sciacquare per circa 30 secondi prima di sputare.
4. 5. 6.
Eliminare i cibi contenenti cipolla, aglio. Evitare il consumo di alcool e non fumare. Consumare caramelle o gomme senza zucchero alla
menta. • Nelle patologie e disturbi digestivi, come il reflusso gastroesofageo; • Nelle malattie sistemiche come il diabete o disfunzioni epatiche o renali.
7.
In caso di uso di protesi o dentiere, disinfettale spesso, anche dopo ogni pasto, lasciandola a bagno in una soluzione disinfettante dopo averla spazzolata.
8.
Sottoporsi alla pulizia dei denti dal dentista almeno due volte l’anno.
speciale salute e benessere 2019
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Igiene Dentale: profilassi e cura
i problemi dentali
redazionale a cura di: Dott. Marco Melloni Veterinario Esperto in Comportamento Animale iscr. ord. Vi n 629
nei piccoli animali sono molto comuni e spesso sottovalutati, per questo come in ambito umano anche nei cani e nei gatti l’igiene orale è di grande importanza. Le patologie della bocca sono spesso accompagnate da alitosi, dolore e a volte l’animale non riesce a mangiare. In questi casi, in seguito ad una visita accurata del cavo orale si possono quindi osservare:
-placca -tartaro -neoformazioni -corpi estranei
Le patologie orali o dentali inoltre possono coinvolgere non solo le strutture locali, ma possono contribuire anche a patologie sistemiche come batteriemia, malattia renale cronica, ecc.
cenni di anatomia Il dente è composto da più parti: -corona: che è la porzione dentale emergente nella cavità orale e a sua volta è costituita dal-
lo smalto, dalla dentina, e dalla polpa dentale. -radice: è la porzione dentale avvolta da tessuto tenero ed è inserita nella cavità ossea all’interno della mandibola o mascella. La radice è costituita da canale radicolare, membrana periodontale, cemento, dentina
stengono e racchiudono i denti:
-processo alveolare -periostio alveolare -gengiva -attacco epiteliale
-colletto: è il punto d’incontro tra corona e radice
Si suddividono in decidui e permanenti. I primi sono quelli provvisori che andranno poi sostituiti da quelli definitivi presenti nell’animale adulto.
La struttura portante del dente è composta dai tessuti che so-
I denti decidui sono 26 nel gatto mentre nel cane sono 28, quelli
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infiammatori come la gengivite che può degenerare in parodontite più o meno grave, neoplasie o a volte corpi estranei rimasti incastrati (es. Pezzetti di legno, ossa, pezzi di plastica, stuzzicadenti ecc.)
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Per tali motivi può rendersi necessario svolgere la detartrasi con asportazione del tartaro e in seguito la lucidatura dei denti dopo che il Veterinario ha svolto una visita generale dell’animale. permanenti sono 30 nel gatto e 42 nel cane. I denti subiscono una grande varietà di stimoli come caldo, freddo e pressione variabili in base alla salute del dente e alla sua sensibilità. Questi stimoli possono trasformarsi in sensazione dolorifica che l’animale manifesta mangiando solo cibi morbidi, avvicinandosi alla ciotola ma non afferrando nulla con la bocca, non mangiando nulla, oppure
con scialorrea (bava), tutti questi sintomi dovrebbero attrarre l’attenzione dei proprietari e far sospettare un problema al cavo orale. Quando sono presenti alcuni dei sintomi sopraelencati è consigliato quindi portare il vostro animale dal Medico Veterinario affinchè venga svolta una visita accurata del cavo orale. Alla base di questi sintomi possono esserci infatti problemi
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Tale operazione deve necessariamente essere svolta con l’animale in anestesia generale in quanto, essendo l’apparecchio ad ultrasuoni, con una concomitante emissione di acqua vaporizzata, l’animale potrebbe spaventarsi, muoversi e farsi male, inoltre l’anestesia permette al Veterinario di controllare in modo accurato tutto il cavo orale e se necessario prescrivere in seguito le adeguate terapie.
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I Benefici dell’Osteopatia
cos’è?
L’osteopatia è un sistema consolidato di assistenza alla salute che si basa sul contatto manuale, sulla valutazione, sulla diagnosi e il trattamento di diverse sintomatologie, che mette al primo posto la salute della persona. Ogni paziente è a se. Il dolore va indagato e mai soppresso: è necessario ascoltarlo, per arrivare alle cause primarie che lo hanno scatenato. I trattamenti hanno lo scopo di stimolare i processi di auto-guarigione ed auto-regolazione che preesistono nel nostro organismo, poiché lo scopo del terapeuta è ricercare la “disfunzione osteopatica” intesa come alterazione del corretto movimento a carico della struttura corporea.
cosa tratta? L’osteopatia è una valida scelta terapeutica che indaga affondo il sintomo senza servirsi di alcuno strumento o medicinale ma solo della propria sensibilità e percezione manuale dell’operatore. È una scienza olistica perché vede l’individuo come un’unica unità dove apparati, psiche, strutture e liquidi interagiscono fra loro per il benessere complessivo. Questo concetto di unità corporea è alla base del ragionamento clinico osteopatico portando il terapeuta a pensare in maniera dinamica: considerare che un trauma a livello del cranio potrebbe avere delle ripercussioni sull’appoggio a terra del piede e viceversa. Di seguito elencherò alcune fra le più frequenti sintomatologie che i pazienti riferiscono quando si rivolgono all’osteopata.
redazionale a cura di: Erica Rebeschini Osteopata
cefalea
La cefalea, più comunemente conosciuta come “mal di testa”, è una sintomatologia che affligge molte persone e si manifesta con segni e sintomi differenti da persona a persona. Molto spesso dal punto di vista della medicina tradizionale la causa scatenante viene definita aspecifica poiché nell’ambito anatomico/ fisiologico non risultano esserci anomalie. L’osteopata, dopo essersi assicurato di non essere in presenza di una patologia, inizia la sua indagine analizzando tutti gli elementi che potrebbero concorrere alla manifestazione della sintomatologia riferita dal paziente. Tensioni a livello cranico possono essere causate da: tensioni cervicali, cattiva postura del capo, problematiche oculari, vascolari, mandibolari/occlusali, uditive, traumi pregressi a cui non si è prestata la giusta attenzione e infiammazioni/turbe intestinali.
acufene
L’acufene è la percezione di un suono in assenza di una reale stimolazione sonora, comunemente chiamato “fischio all’orecchio”. È una sintomatologia molto frequente di cui ancora oggi non si conosce una cura specifica e risolutiva. L’osteopatia, però, può aiutare a rendere alcune situazioni più tollerabili in quanto lavora su strutture e sistemi direttamente interessati.
mal di schiena
Il mal di schiena è diventato oggigiorno il “male comune” e si tende ad ignorarne i vari stadi di insorgenza fino a quando il problema diventa ingestibile e limitante. La convinzione più comune è quella di avere l’ernia. In realtà è una convinzione errata poiché la presenza di ernie non implica obbligatoriamente la manifestazione del dolore, infatti moltissime persone hanno ernie ma non ne sono a conoscenza perché non provocano dolore. Comuni cause di dolori alla schiena (lombalgie, dorsalgie, cervicalgie) possono essere postura scorretta, traumi dovuti a cadute o incidenti, blocco della mobilità muscolo-scheletrica, disfunzioni articolari o delle curve vertebrali (scoliosi, iperlordosi, ipercifosi), usura dei dischi intervertebrali, sollecitazione di nervi. Anche la tensione generata dagli organi interni può essere una causa poiché vi è una relazione sia di natura meccanica (in caso di eccessiva contrazione degli organi dell’apparato digerente) sia di natura neurologica. Il trattamento osteopatico consente la riduzione del dolore e dello stress, sciogliendo le tensioni e ripristinando i movimenti alterati in modo da ripristinare l’armonia funzionale del corpo.
dolore addominale
Alla base di una corretta motilità intestinale c’è una sana e varia alimentazione, attività fisica e una buona funzionalità dell’apparato digerente. Spesso però capita che nonostante si conduca uno stile di vita sano e vario si possa soffrire comunque di dolori addominali. L’intestino è stato recentemente definito il nostro “secondo cervello” e come tale è in stretta correlazione con il primo. Sono direttamente correlati l’uno con l’altro dal sistema nervoso autonomo. Quest’ultimo grazie alla sua disposizione anatomica è in grado di trasmettere gli impulsi della psiche a livello di intestino e stomaco; di conseguenza, una eccessiva tensione emotiva - come ad esempio stress, rabbia e ansia - può sfociare in un’anomala contrazione della muscolatura addominale, che a sua volta può provocare sintomi come stitichezza, diarrea, gonfiore addominale, crampi, spasmi; un eccesso di secrezione acida a livello gastrico; tensione e restrizione di mobilità del muscolo diaframma. Altri segni di un intestino “stressato” sono: frequenti squilibri della flora batterica, difficoltà e lentezza nella digestione dei cibi, spossatezza, sonnolenza, meteorismo e nausea. L’approccio viscerale osteopatico offre delle manipolazioni in grado di apportare dei grossi benefici lavorando a livello viscerale e neurovegetativo.
a chi e’ indirizzata l’osteopatia?
L’osteopatia è una terapia adatta a tutti, poiché grazie al suo approccio olistico è in grado di approcciarsi alle problematiche del neonato, del bambino, dello sportivo, della donna in gravidanza e dell’anziano.
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Problematiche della Pelle
redazionale a cura di: Farmacia del Grappa Romano d’Ezzelino
come trattarle con la fitoterapia
i rimedi
naturali e i preparati fitoterapici trovano un ampio ambito d’applicazione nella cura di alcune patologie della pelle: gran parte dei prodotti che si applicano è preparato con l’ausilio di composti che provengono dal mondo vegetale e se esiste una branca della medicina dove l’utilizzo di piante medicinali nella cura delle patologie è universalmente riconosciuta, questa è proprio la dermatologia, sia da un punto di vista puramente medico che cosmetologico.
la pelle o apparato tegumentario, è l’organo più esteso del corpo umano (può infatti giungere fino a due metri quadrati di superficie) e ha la funzione di proteggerlo, difenderlo e isolarlo dall’ambiente esterno; per cause diverse questo importante organo può però andare incontro a disturbi, come prurito, eritemi, rash cutanei o infiammazioni di varia natura, che possono essere causati da infezioni o patologie croniche, utilizzo di particolari farmaci oppure per un contatto ripetuto con sostanze irritanti. Talvolta i problemi sono provocati da un accumulo nell’organismo di tossine e sostanze nocive che possono essere escrete attraverso la pelle, ma esistono anche tipologie di disturbi epidermici di natura psicosomatica, originati da turbamenti e tensioni di tipo emotivo, che causano eccessivo stress che si può manifestare mediante alterazioni a carico dell’apparato tegumentario.
una delle patalogie
che trova maggior giovamento dalla cura mediante preparati fitoterapici è l’acne, disturbo provocato da un disordine ormonale tipico dell’età dello sviluppo, che può essere trattato tramite l’applicazione di creme o lozioni e l’utilizzo di integratori ad uso orale. Le piante utilizzate come coadiuvanti per combattere l’acne sono diverse, ma la prima e più usata in assoluto è la Bardana, che ha proprietà depurative e normalizzanti la secrezione sebacea ed esercita inoltre un’ importante azione antibatterica; un’altra pianta adatta per combattere l’acne è la Viola tricolor, dalle proprietà antiacneiche, depurative, diuretiche, antinfiammatorie e antipruriginose. Anche il Carciofo viene utilizzato per le sue proprietà depurative mirate soprattutto ad un buon funzionamento dei reni e del fegato, che possono così esplicare al meglio le funzioni detossinanti. Un altro dei disturbi della pelle che può essere trattato con prodotti naturali è la dermatite, o eczema, termine che indica genericamente un processo infiammatorio della pelle, che ha cause diverse e che porta a sintomi quali eritema, prurito, desquamazione, comparsa di bollicine o vescicole, fino a lesioni e lacerazioni dell’epidermide; se la dermatite è su base allergica può essere molto utile utilizzare delle creme ad attività lenitiva a base di Camomilla o Calendula e associare del Ribes nigrum per via orale, un gemmoderivato che ha un’azione simile a quella del cortisone senza però trascinare con sé tutti gli effetti collaterali del potente antinfiammatorio. Se invece si tratta di dermatite atopica, che si manifesta di frequente nei bambini, le cause reali non si conoscono, ma si sa che è una malattia multifattoriale complessa, in cui vi è una predisposizione costituzionale, con un’alterazione della barriera epidermica e una tendenza alle sensibilizzazioni agli allergeni. La sua insorgenza è favorita da alcune condizioni ambientali scatenanti che possono alterare la barriera cutanea causando una iper-reattività della pelle, la quale va incontro a manifestazioni di vario tipo per le quali non esiste una terapia risolutiva. È necessario perciò gestire nel tempo il problema, mediante l’applicazione quotidiana di creme idratanti a base di componenti naturali quali gli oli di Jojoba, Mandorle dolci e Iperico che trattano la secchezza cutanea; sono poi molto utili le creme a base di Calendula, pantenolo, Aloe vera o acido betaglicirretico, un estratto della Liquirizia, dall’azione antinfiammatoria, lenitiva e idratante, che favoriscono il ripristino delle caratteristiche fisiologiche di barriera della pelle. Sempre nei bambini è molto frequente la dermatite da pannolino che può essere invece trattata tramite un’accurata igiene locale mediante l’utilizzo di detergenti delicati a base di Malva, Avena o Calendula e la successiva applicazione di pomate specifiche contenenti bisabololo, ossido di zinco e estratti di Camomilla o Mimosa, dall’azione nutriente, lenitiva e filmogena, che proteggono la pelle da agenti irritanti. Si ricorda infine l’importante azione della vitamina E e dell’acido ialuronico che, in sinergia con i trattamenti fitoterapici, svolgono un’azione citoprotettiva, cicatrizzante, restitutiva, dermoriparatrice ed hanno inoltre attività antiossidante, risultando utilissimi nel trattamento di stati infiammatori e degenerativi della cute, indipendentemente dalla causa.
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il piede
rappresenta un punto fisso al suolo su cui grava l’intero peso del corpo; ci consente di assumere la postura eretta e di spostarci nello spazio. È una “struttura” che riceve comandi tramite i muscoli ed interagisce con il resto del corpo fornendo costanti informazioni provenienti da recettori cutanei presenti sulla sua pianta, oltre che da propriocettori presenti sui muscoli, sui tendini e sulle articolazioni.La sua architettura è complessa; basti pensare che in questo piccolo segmento scheletrico dedicato alla mobilità troviamo ben 28 ossa se consideriamo anche i sesamoidi, 2 piccoli ossicini posizionati al di sotto della testa del 1° metatarso. Oltre al alluce valgo che è stato ben descritto nell’ ultima rassegna, c’è tutta una serie di patologie che possono colpire il piede, a seguire e nel prossimo numero proporremo le più comuni riscontrate.
mordo di haglund Il morbo di haglund è un’infiammazione che si manifesta con una zona prominente dolorosa accompagnata da ipercheratosi e segni infiammatori sulla faccia posteriore ed esterna del calcagno giusto in prossimità dell’inserzione del tendine d’achille. La calzatura inadeguata, usata durante l’attività sportiva o le normali attività lavorative, comprime il tendine contro il calcagno sporgente causando forte dolore. fu descritta per la prima volta nel 1928 da haglund; si presenta fondamentalmente in giovani tra 15 e 30 anni ed è solitamente bilaterale. Cause del morbo di haglund Le cause che determinano il morbo di Haglund possono essere anatomiche o funzionali. Nelle prime si osserva un au-
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dito a martello
Il dito a martello è una deformazione caratterizzata da una flessione della articolazione interfalangea prossimale e da una iperestensione dorsale della articolazione metatarsofalangea e della articolazione interfalangea distale che dispone il dito come il martelletto del tasto del pianoforte da cui deriva il nome. Oltre ad un difetto estetico, ben visibile, queste deformità sono causa di infiammazione, forte dolore e arrossamento nel punto di contatto con le calzature. L’attrito porta alla formazione di calli dorsali o plantari che possono sfociare in lesioni ulcerative ed infezioni. Quali sono le cause del dito a martello? La causa principale del dito a martello è uno squilibro muscolo-tendineo che porta al piegamento del dito. Inizialmente vi è la degenerazione e la successiva rottura della capsula articolare metatarso-falangea che aumenta l’instabilità e la predisposizione a sviluppare la deformità. Altra causa può essere un dito eccessivamente lungo che in scarpe strette e dall’attrito viene forzato a piegarsi. Occasionalmente può essere legato ad un trauma, ad una condizione ereditaria, a patologie reumatiche, nervose o anche ad esiti di precedenti trattamenti chirurgici e non. TERAPIA E INTERVENTO CHIRURGICO Quando l’utilizzo di scarpe comode, l’impiego di protettori in silicone o di altri dispositivi a protezione della zona dolorosa interessata non portano un benefico sollievo al paziente, è necessario ricorrere all’intervento chirurgico che effettuo esclusivamente con tecnica percutanea mininvasiva.
neuroma di morton
Il neuroma di Morton (detto anche sindrome o morbo di Morton) è un fastidioso rigonfiamento del nervo interdigitale che si trova fra le teste metatarsali e che scatena crisi dolorose intermittenti di tipo nevralgico; interessa in particolar modo i soggetti di sesso femminile di età compresa tra i 25 e i 50 anni. Tecnicamente si tratta di una “fibrosi perineurale”, ossia di una formazione di tessuto cicatriziale fibroso causata dalla continua frizione sul nervo delle adiacenti ossa metatarsali e del legamento intermetatarsale profondo.Di norma il neuroma di Morton è localizzato nello spazio fra il terzo e il quarto metatarso ma anche in quello tra il secondo e il terzo, tra il quarto e quinto e, anche se molto più raramente, tra il primo e il secondo. Quali sono le cause del neuroma di morton? L’eziologia del neuroma di Morton è multifattoriale; le cause più frequenti sono: l’uso di calzature non adeguate, poco comode e non fisiologiche; appoggio plantare scorretto; scompensi di tipo posturale; disturbi a livello neurologico; alluce valgo; alterazioni morfologiche del piede (piede cavo e piede piatto). TERAPIA PER IL MORBO DI MORTON Nel trattamento del neuroma di Morton è importante la precocità della diagnosi; entro i primi sei mesi è possibile un approccio con metodi conservativi (es. farmaci antinfiammatori, infiltrazioni di cortisone a livello locale, terapie di tipo fisico). I plantari sono molto spesso utilizzati per attenuare l’infiammazione dovuta al neuroma. Se la sintomatologia dura da più di sei mesi o da anni è quasi sempre necessario un intervento chirurgico che, a seconda della grandezza del neuroma, può essere effettuato con tecnica percutanea o tecnica aperta. mento della tuberosità postero superiore o postero esterna del calcagno; a volte l’esistenza di un varismo del calcagno può determinare la prominenza della porzione postero-laterale pur non essendo presente una tuberosità ossea evidente. Tra le cause funzionali l’aumento dell’attività fisica, sportiva o lavorativa, può favorire l’insorgere di processi infiammatori che possono evolvere in una situazione cronica associata ad ipercheratosi, eritema ed aumento della sensibilità dolorosa.
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TERAPIA La malattia ha decorso benigno e può essere trattata con metodi conservativi quali: utilizzo di calzature adeguate con la porzione posteriore rialzata in modo da evitare che il bordo della scarpa causi sfregamento e dolore contusivo nella zona infiammata; le infiltrazioni non sono considerate un metodo risolutivo e sarebbe meglio evitarle per non causare eventuali danni al tendine d’Achille; farmaci antiinfiammatori locali o per via generale. La guarigione completa richiede tempo, anche
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un paio d’anni; se il trattamento medico non porta beneficio, è possibile intervenire con il trattamento chirurgico con tecnica percutanea mininvasiva da utilizzarsi solo per la semplice eliminazione della sporgenza ossea del calcagno.
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Ricette Sane senza tralasciare il gusto
cream tarte di primavera đ&#x;Œ¸đ&#x;Œ¸
redazionale a cura di: Malindi Donvito aspirante pasticcera e finalista di Bake Off Italia 5 Sofia Cavallin Dott.ssa Biologa Nutrizionista
chi siamo?
Nate e cresciute a Bassano del Grappa siamo due ragazze giovani, semplici, solari e che amano il proprio territorio. Amanti dei #viaggi, del divertimento e della libertà . Condividiamo entrambe una stessa grande PASSIONE: l’amore per la cucina. Le nostre due diverse inclinazioni, la pasticceria e lo studio dell’alimentazione, si uniscono in un ambizioso progetto comune. L’obiettivo è quello di realizzare dei #dolci sani, buoni ed originali che possano soddisfare il palato e preservare la salute. In questi mesi sono state tantissime le ricette che abbiamo pubblicato sulle nostre pagine FACEBOOK (Malindi Bake Off 5 / dott. Sofia Cavallin biologa nutrizionista) e INSTAGRAM (malindi.donvito / myhealthygooddiet) ed altrettante sono state le dimostrazioni di affetto che abbiamo ricevuto da parte vostra. Dai numerosi LIKE alle nostre foto, alle ricette che a casa replicate e poi ci inviate in privato. Questo è tutto quello che ci fa continuare a sperimentare e poi condividere con Voi da oggi anche qui su LA PIAZZA! Ci vediamo alla prossima RICETTA!
Malindi e Sofia
ingredienti:
PASTA FROLLA alle nocciole 200 g farina 0 bio 50 g farina di nocciole 70 g acqua 70 g olio di semi di girasole 1/2 bustina di cremor tartaro 1 cucchiaino di bicarbonato scorza di 1 limone CREMA AL LATTE di cocco 400 g latte di cocco in lattina 500 g panna vegetale 1 bacca di vaniglia DECORAZIONE Fragole Frutta a piacere Nocciole Cocco rapĂŠ Gocce di cioccolato Fiori
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procedimento:
In una ciotola emulsionare l’olio e l’acqua, grattuggiare la scorza del limone e aggiungere le farine, il cremor tartaro e il bicarbonato mescolando con una frusta e continuando poi ad impastare con le mani. Formare una pallina, e sentere la frolla a 3mm tra due fogli di carta forno. Ricavare due cerchi o la forma che preferite dare alla vostra torta. Cuocere in forno a 170° per 20 minuti circa. Nel frattempo preparare la crema!
zando le fruste elettriche o una planetaria. La panna deve risultare ben ferma! Ora apriamo la lattina (senza scuoterla) prelevando il latte e lasciando da parte il liquido trasparente. Mescoliamo con una spatola per ammorbidire e aggiungiamo il latte alla panna. Incorporiamo con le fruste elettriche e riempiamo una Sac a poche con bocchetta rotonda.
Intanto prepariamo la crema che è davvero semplicissima: l’unica accortezza sarà quella di usare la lattina di latte di cocco ben fredda di frigo (magari dal giorno prima).
Componiamo la nostra torta facendo degli spuntoni di crema. Nel primo strato rendiamo piĂš golosa la farcitura aggiungendo gocce di cioccolato e fragole a pezzetti (spruzzate con del succo di limone). Appoggiamo un altro strato di frolla e continuiamo a farcire con la crema.
Per prima cosa però montiamo la panna assieme ai semi della bacca di vaniglia utiliz-
Infine decoriamo la superficie come piĂš ci piace, via libera alla fantasia!!!!
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Problemi Venosi come affrontare la gravidanza
redazionale a cura di: Girardi Barbara Sanitaria Ezzelina sanitariaezzelina.it
la gravidanza è un momento unico per il corpo della donna, durante il quale l’azione degli ormoni, l’aumento di volume del sangue e l’espansione dell’utero che accoglie il bimbo possono determinare l’insorgere o l’aggravamento di disturbi venosi, quali sensazione di pesan-
tezza e tensione alle gambe, irrequietezza alla sera, formicolii e crampi notturni, piedi gonfi, varici (vene superficiali ingrossate che compaiono rapidamente o che s’ingrossano ulteriormente). Occorre ricordare che questi disturbi non sono solo antiestetici, ma
consigli pratici per aiutare il sistema venoso in gravidanza
cosa fare per contenere i problemi venosi
Innanzitutto è bene evitare il più possibile di stare in piedi a lungo: la posizione eretta, per la forza di gravità, scarica sulle vene delle gambe tutta la massa sanguigna e se queste sono incontinenti o varicose, le dilata enormemente. Sarebbe opportuno ogni tanto stendersi con le gambe sollevate (bastano anche 15/20 minuti) avendo cura di adagiare le gambe su un piano inclinato, in modo che tra cuore e tallone si crei una differenza in altezza di 15 cm.
Bisogna fare attenzione ai bagni troppo caldi ed alle situazioni ambientali dove la temperatura sia troppo elevata. Quindi, in caso di villeggiatura al mare, è consigliato frequentare la spiaggia nelle prime ore del mattino e nelle ore serali, camminare sul bagnasciuga e stare seduta sotto l’ombrellone nelle ore più calde. È necessario, salvo controindicazioni del medico curante, camminare molto, se possibile nuotare: questi tipi di attività ginnica sono dei toccasana per il circolo venoso. Nei giorni caldi, afosi o dopo una giornata faticosa sono molto utili docce con acqua fresca dai piedi alle ginocchia. Se le gambe sono molto pesanti alla sera, aiuta molto dormire con i piedi leggermente sollevati (inserire un cuscino basso SOTTO IL MATERASSO). Dal sesto mese di gravidanza sarebbe utile indossare una fascia di sostegno perchè aiuta ad alleggerire la pressione e la tensione nella parte inferiore dell’addome, favorendo il deflusso sanguigno.
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comportano anche un rischio per la salute: le vene dilatate in modo abnorme possono andare incontro a fenomeni di infiammazione acuta o addirittura a rischio di una trombosi venosa profonda, specialmente negli ultimi mesi della gestazione e durante il parto.
Poichè le donne incinte normalmente dovrebbero evitare l’assunzione di farmaci, i ginecologi più noti consigliano alle future mamme di adottare una misura utilissima, assolutamente priva di rischi ed efficace: indossare costantemente le calze elastiche. Per scegliere la calza giusta, ci si può rivolgere ad un flebologo per una visita angiologica in modo da diagnosticare con certezza la presenza di una malattia venosa. Sarà il medico a prescrivere la corretta compressione. La calza elastica è, a tutti gli effetti, un dispositivo medico, cioè curativo: la pressione che il prodotto esercita alla caviglia deve essere pertanto correlata al grado dell’ insufficenza venosa riscontrata. Non meno importante è la scelta della taglia perchè una calza troppo comoda o troppo stretta nel migliore dei casi non serve a nulla, in altri può arrecare danno. Per individuare la taglia corretta è necessario prendere SEMPRE la misura delle circorferenze della gamba, quindi è consigliabile affidarsi all’esperienza di professionisti del settore ed evitare il fai da te. Tra i vari prodotti offerti dal mercato è indispensabile acquistare solo calze certificate CE affinchè venga garantita la corretta compressione che deve assolutamente essere decrescente dalla caviglia alla coscia.
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Test: ciò che mangi fa bene al tuo intestino?
L’insieme di batteri dell’intestino (microbiota), deve essere ben efficiente! Molti fattori determinano le nostre abitudini alimentari: i gusti personali, il lavoro e gli impegni di tutti i giorni, che limitano il tempo che passiamo a tavola, facendoci mangiare in fretta! Tutto questo ci fa assumere, molto spesso, alimenti scorretti. Con questo test scopri se quello che mangi fa davvero bene alla flora batterica del tuo intestino e di conseguenza a tutto il tuo roganismo. 1. LA VERDURA NEL TUO PIATTO... a) presente ad ogni pasto 0 b) presente, ma non sempre +1 c) non c’è quasi mai +2 2. LA TUA DIETA È... a) varia 0 b) monotona +2 3. I LEGUMI: QUANTO SPESSO LI MANGI? a) molto spesso 0 b) non più di una volta a settimana +1 b) in pratica mai +2 4. MANGI YOGURT? a) quotidianamente 0 b) ogni tanto +1 b) non lo mangio mai +2 5. CONSUMI CEREALI INTEGRALI? a) sempre 0 b) ogni tanto +1 b) mai +2 6. SALAME E AFFETTATI, OGNI QUANTO LI MANGI? a) davvero spesso +2 b) massimo due volte a settimana +1 b) praticamente mai 0 7. CI SONO PERIODI IN CUI UN ALIMENTO TI È DIFFICILE DA DIGERIRE? a) no 0 b) spesso +2 b) qualche volta +1 8. MAI FATTO UNA DIETA DEPURATIVA? a) sì, periodicamente 0 b) ogni tanto, ma ho solo provato +1 c) no, mai fatta +2 9. QUANDO MANGI? a) ad orari abbastanza regolari +1 b) quando capita +2 c) sempre regolarmente 0
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10. DOPO UN PASTO... a) mi sento sempre gonfio b) a volte fatico a digerire c) non ho problemi particolari
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RISULTATI:
meno di 10 punti SULLA BUONA STRADA mangi molti alimenti che garantiscono un buon funzionamento dell’apparato digerente. Se vuoi migliorare aggiungi fibre, e scegli cibi che proteggono l’integrità della mucosa intestinale.
tra i 10 e i 15 punti DEVI CORREGGERE QUALCOSA c’è bisogno di un pò più di attenzione nell’alimentazione. Meglio seguire ogni tanto una dieta depurativa per alleggerire il carico di lavoro dell’intestino, otterrai risultati positivi in poco tempo.
più di 15 punti DEVI CAMBIARE segui i consigli alimentari di un esperto se sono già presenti dei disturbi. Puoi seguire una dieta specifica per ritrovare la regolarità e poi riequilibrare definitivamente la flora intestinale.
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Vestirsi di Natura
tutti i benefici delle fibre naturali sulla pelle
le fibre naturali sono ottenute da materiali già esistenti in natura e lavorate in modo tale da non modificarne la struttura, garantendo quindi un tessuto che mantiene tutte le caratteristiche naturali della fibra originale. Ma da dove vengono queste fibre? Possono
essere di origine vegetale o animale, si ricavano dalla corteccia o dai fusti delle piante, dai fiori stessi, (cotone, bambù, canapa...) oppure di origine animale (lana, seta, pelle…). I tessuti naturali sono quelli che vengono creati senza processi chimici, senza utilizzo
i benefici
Indossare tessuti ottenuti da fibre 100% naturali significa avere tutta una serie di grandi vantaggi e benefici che le fibre sintetiche non possono in alcun modo garantire:
sono traspiranti La caratteristica principale è che i tessuti naturali sono altamente traspiranti, non avendo plastica e sintetico all’interno (che è impermeabile) permettono l’assoluta traspirazione del corpo. La pelle non resta umida, il sudore evapora e il corpo rimane asciutto, dettaglio importantissimo sia in estate che in inverno perché se il corpo è asciutto non si sente il freddo e non ci si ammala!
non puzzano La prima cosa che si nota indossando capi in fibra naturale è che non si impregnano di odori! Anzi, ci sono tessuti (la canapa e il bambù soprattutto) che li rilasciano naturalmente. In natura questi tessuti erano piante infestanti, che tendevano ad eliminare parassiti e batteri per crescere rigogliose: diventando tessuto mantengono questa caratteristica, quindi tendono naturalmente ad eliminare tutte le sostanze “non proprie” e gli odori sono una di queste. Non solo quindi ti fanno sudare meno, se sudi traspiri e, oltre a questo, non assorbono gli odori! Basta mettere i capi mezz’ora all’aria ed essi si rigenerano naturalmente.
la temperatura corporea. Non serve coprirsi sotto mille strati di abbigliamento per stare al caldo, basta vestirsi con poche cose ma giuste: una semplice canotta in lana e seta è molto spesso ciò che basta per tenere il tuo corpo alla giusta temperatura e asciutto durante i mesi più freddi. In estate invece la pura seta ti rinfresca e ti “sfiamma” in caso di improvvisi colpi di calore.
ciò che ti metti addosso è importante!
Leggere le etichette prima di acquistare un prodotto è fondamentale per capire COSA stai acquistando e soprattutto se vale i soldi che stai spendendo! Poliestere, Poliamide, Acrilico… sono fibre sintetiche che impediscono la traspirazione della pelle e favoriscono l’insorgere di allergie e irritazioni ma soprattutto sono tessuti molto scadenti ed economici! Attenti a non farsi ingannare dalla marca, dal brand o dalla linea accattivante. Spesso si tratta di un capo che ha un basso valore di mercato e non ha alcun beneficio, anzi, contenendo poliestere, può essere causa di allergie, irritazioni, nonché di un’eccessiva sudorazione. Quindi prima di acquistare qualsiasi capo, leggi attentamente l’etichetta interna, per capire bene che tipo di tessuto andrai ad indossare e ricorda sempre che più naturale è e meglio ti sentirai durante tutta la giornata!
anallergici e morbidissimi! Non essendo tessuti impregnati di resine e colle chimiche e non essendo mescolati con fibre sintetiche, i capi in fibre naturali sono estremamente sani da indossare. Non causano allergie, irritazioni da sfregamento, dermatiti e non sono intrisi di odori chimici. Vengono infatti consigliati a persone soggette ad allergie e intolleranze perché sono estremamente compatibili con il nostro corpo. Molti tessuti oltre ad essere anallergici sono anche naturalmente antibatterici e spesso anche curativi in caso di dermatiti già presenti (ad esempio la seta).
termoregolatori I tessuti naturali capiscono e si adattano alle esigenze del tuo corpo. Ciò significa che, indossati, mantengono la tua temperatura ideale tenendoti caldo se hai freddo e fresco se hai caldo. Le fibre naturali di origine animale sono perfette in questo (lana e seta) perché regolano
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di plastiche e resine derivate da petrolio, metano e carbone. La differenza rispetto alle fibre sintetiche è che, essendo 100% naturali, oltre ad essere ecosostenibili sono anche in assoluta sintonia con il corpo umano.
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Cos’è il CBD? scopriamo qualcosa in più
il CDB (Cannabidiolo) è un metabolita della Cannabis Sativa ed è la seconda sostanza più abbondante presente in essa.
Studi scientifici hanno ampiamente dimostrato i suoi effetti benefici sull’organismo mentre altre ricerche sono ancora in corso
quali sono i suoi benefici? Uno degli effetti benefici del CBD è la riduzione delle infiammazioni e dei dolori, oltre ad essere un gastroprotettore naturale. Stando a quanto pubblicato nel 2012 sulla rivista scientifica Journal of Experiment Medicine, il cannabidiolo potrebbe annientare i dolori cronici infiammatori. Alcuni consumatori di cannabis terapeutica hanno testimoniato che gli integratori alimentari che adoperano a base di CBD sono particolarmente efficaci nel far diminuire i sintomi infiammatori abbinati ai dolori cronici. Nel corso di questi ultimi anni è stato ampiamente dimostrato a livello scientifico che il CBD riesce a ridurre significativamente due importanti forme di ansia ovvero il disturbo ossessivo compulsivo e quello post traumatico causato dallo stress. Fra cannabinoidi e i sintomi dell’ansia c’è una forte relazione. I cannabinoidi possono essere adoperati per curare importanti compulsioni sia fisiche che mentali. Inoltre il CBD stimola in modo positivo la serotonina (neurotrasmettitore che regola l’umore). Da poco tempo è stato scoperto che è anche un ottimo anticonvulsante. Secondo un recente studio di settore è particolarmente efficace nelle terapie che vengono effettuate per trattare anche l’epilessia infantile come quella causata dalla sindrome di Dravet.
benefici riscontrati in patologie come:
Ansia – Stress – Attacchi Di Panico – Dolori – Dolori Da Ciclo Mestruale – Infiammazioni – Psicosi – Cancro – Insonnia – Depressione – Nausea – Malattie Infiammatorie – Dolori Cronici – Emicrania – Mal Di Testa – Artrite Reumatoide - Fibromalgia – Sclerosi Multipla – Morbo Di Parkinson – Morbo Di Alzheimer.
come il CBD interagisce con il nostro corpo?
per comprovare altre sue importanti funzioni sul corpo umano. Viene assunto sotto forma di concentrato in gocce sublinguali.
in cellule del sistema immunitario con elevata densità nella milza. I recettori CB1 hanno un’azione antiossidante, antiemetica, analgesica, antispastica e stimolante dell’appetito, mentre la stimolazione dei recettori CB2 è riconducibile alle azioni antinfiammatorie e immunoregolatrici. CB1 e CB2 si legano molto bene agli endocannabinoidi (molecole organiche), agendo nel sistema endocannabinoide, il sistema che rende il nostro corpo predisposto per natura all’assunzione di cannabidiolo (CBD).
controindicazioni? quasi nulle...
Il concentrato di CBD non ha particolari controindicazioni essendo un prodotto totalmente naturale e diluito il più delle volte in olio di Canapa Biologico. Così naturale che l’uso è consentito anche per bambini (in bassissime percentuali di concentrazione) e per animali domestici. Può essere utilizzato anche se si stanno effettuando già altre terapie, di qualsiasi genere. Un eccessivo uso (ABUSO) di concentrato di CBD potrebbe causare sonnolenza e stanchezza, ma si intende sempre una reazione leggera e non istantanea e solo in caso di abuso. Un articolo pubblicato nel 2017 sulla rivista Cannabis and Cannabinoid Research documenta la sicurezza del CBD e un altro studio comparso sulla rivista Current Drug Safety, dimostra che il concentrato non ha reazioni avverse sui parametri fisiologici, inclusi battito cardiaco, pressione sanguigna, temperatura corporea, funzioni psicologiche e psicomotorie, transito gastrointestinale e alimentazione. Un’unica osservazione da tenere bene in considerazione è che il CBD potrebbe, IN ALCUNI CASI, inibire l’effetto di contraccettivi, in questo caso si consiglia il confronto con il proprio medico prima dell’utilizzo. L’utilizzo del CBD è legale non solo in Italia ma anche in quasi tutto il resto d’Europa.
L’azione delle molecole del CBD è possibile grazie al fatto che all’interno dell’organismo umano, sia nel sistema nervoso centrale che in cellule del sistema immunitario quali linfociti e macrofagi, vi sono dei siti di legame, recettori, accoppiati alla proteina G (interruttori molecolari). I recettori sono stati nominati CB1 e CB2. I recettori CB1, scoperti nel 1990, sono largamente diffusi in tutto l’organismo, anche se trovano maggior concentrazione nel SNC (sistema nervoso centrale), tra cui cervelletto, ippocampo, nucleo caudato, ipotalamo, amigdala e midollo spinale. In misura minore si trovano su polmoni, reni, fegato e in cellule dell’apparato riproduttivo sia maschile che femminile. I recettori CB2, individuati nel 1993, sono maggiormente localizzati
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redazionale a cura di: Roberto D’Aponte e Salvo D’Aponte promotori d’informazione sulla Canapa
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