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ATTIVITÀ FISICA E DIMAGRIMENTO Nessuno ha dubbi sul fatto che l’attività fisica faccia bene per la salute cardiovascolare e il benessere dell’organismo. Sul fatto che l’attività fisica da sola faccia perdere il grasso in eccesso i dubbi ci sono eccome. Da biologo nutrizionista ho studiato approfonditamente il funzionamento cellulare e posso asserire che l’utilizzo del grasso corporeo accumulato nelle cellule adipose può avvenire se ci sono le giuste condizioni ormonali. In particolare l’eccesso di ormone insulina, rilasciato dopo l’aumento degli zuccheri nel sangue in seguito a un pasto squilibrato, causa l’immediato blocco del dimagrimento. Una delle cose più sbagliate per chi decide di iniziare una sana attività fisica anche per dimagrire è utilizzare bevande ricche di zuccheri. Attenzione, sto parlano di persone comuni non di atleti di endurance che invece ricavano benefici dall’assunzione di zuccheri durante la loro attività fisica di lunga durata. Per ricavare tutti vantaggi di una sana attività fisica e contemporaneamente dimagrire è fondamentale avere un’alimentazione a basso impatto glicemico. Nulla di complicato: è sufficiente mangiare alimenti normali come spaghetti al dente, pesce, verdure, carne, olio extravergine d’oliva, alcuni tipi di frutta, negli orari giusti per permettere un dimagrimento continuo. Tra gli alimenti assolutamente da evitare, perché sono dei veri e propri farmaci ingrassanti, abbiamo le bevande zuccherate, che mi piace definire antinutrienti in quanto deprivano il corpo di preziose vitamine. Dr. Luca Manzardo Biologo Nutrizionista - Dottore Magistrale in Scienze dell’Alimentazione e della Nutrizione Umana. Per info 393 9003000
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LE DANZE SCOZZESI Le danze tipiche scozzesi che si ballano oggi risalgono al XVII secolo, ma hanno unito passi tipici dei balli popolari a movimenti del piede del balletto classico. La danza scozzese affonda le sue origini nelle English Country Dances, dove country indicherebbe sia la patria che la campagna. Da alcune attestazioni, sembrerebbe che fosse già danzata alla corte di Elisabetta Tudor, per poi diffondersi anche nel resto d’Europa. Origine delle Scottish Country Dance sono quelle danze in cui i cavalieri disposti in lunghe file fronteggiavano le proprie dame. Nel XX secolo, l’associazione Royal Scottish Country Dance Society, che difende e protegge queste tradizioni popolari, le ha standardizzate: ora è prevista una disposizione in coppie adiacenti disposte su due file. Ma qual è la caratteristica principale di questo ballo? Le coppie, proseguendo con la danza, si cambiano di posto con la coppia vicina. La sequenza si ripete coinvolgendo anche la coppia successiva. I ruoli di cavaliere e dama sono intercambiabili. I balli scozzesi, grazie ai loro movimenti e alla loro versatilità, favoriscono la socializzazione.
Y R T N U O C H IS T T O C S E L L “ORIGINE DE UI C IN E Z N A D E L L E U Q DANCE SONO E H G N U L IN I T S O P IS D I I CAVALIER RIE P O R P E L O N A V IA G G E FILE FRONT DAME.”
Alcuni studi commissionati dalla Regione Veneto allo scopo di stabilire le linee guida regionali per l’attività sanitaria mostrano che lo stato di salute di un soggetto è influenzato per il 35% da fattori ambientali, quali ad esempio l’inquinamento, per il 5% dal patrimonio genetico, per il 20% dalle cure sanitarie offerte dal Sistema e per il 40% allo stile di vita (alimentazione, movimento, controllo dello stress etc.). In quest’ottica il “medical fitness” o “ginnastica assistita”, secondo una libera traduzione, si propone la diffusione dell’esercizio fisico come “settimanale abitudine di vita”, al fine di agire sul movimento ed influenzare quindi lo stato di salute della popolazione nella sua componente più importante. Uno stile di vita attivo attraverso il movimento è, infatti, uno degli strumenti fondamentali per ottenere benessere, inoltre è modus vivendi segnalato nei più importanti congressi medici come fondamentale prevenzione e soluzione di molteplici eventi patologici, tra i quali ipertensione, sovrappeso, resistenza insulinica, colesterolo, ecc. Tuttavia, non tutta la ginnastica può essere considerata benefica soprattutto in alcune condizioni motorie. Affinché l’esercizio sia realmente efficace,
CONSIDERAZIONI SUL MEDICAL FITNESS esso deve essere programmato ed elaborato sulla base delle esigenze di ogni singolo soggetto. Tre sono gli elementi principali di programmazione: la validità e le evidenze dell’attività proposta, la specificità dell’offerta, la continuità dell’attività. Il principale elemento di programmazione è rappresentato dalle evidenze scientifiche: ci si riferisce cioè agli articoli e ai riferimenti teorici che giustificano la scelta di un esercizio o un’attività rispetto ad un altra. Sono gli strumenti che la Comunità Scientifica mette a disposizione per capire se un esercizio o un’attività siano realmente efficaci aldilà di esperienze personali, consuetudini e soprattutto mode.
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Il secondo elemento è quello di rendere specifica l’offerta di attività fisica in quanto lo stesso esercizio non può rispondere indistintamente alle necessità di chiunque: gli effetti positivi dell’attività fisica, sia nei soggetti in buono stato di salute che in soggetti affetti da patologia, sono ottimali solo se l’esercizio fisico è adeguato all’obiettivo, vi è continuità e costanza nel tempo e vi si associa un corretto stile di vita alimentare e comportamentale. Viene in mente la ginnastica aerobica degli anni ’90, proposta come divertente toccasana “antigrasso” e tonificazione, che era applicata in modo indifferente a persone di diversa età anagrafica con caratteristiche cardiache diverse, con pesi (e sovrappesi) diversi, con danni fisici talvolta irreparabili e talvolta poco divertenti. Il terzo elemento è quello della continuità. Solo una frequenza ed un tempo adeguato riescono ad adattare le strutture del corpo supercompensando, cioè compensando oltre i livelli di partenza, le capacità vitali dell’organismo. Un tempo adeguato per iniziali progressi è quello delle 12 settimane con una frequenza di stimolo di almeno 2/3 volte a settimana. Le proposte di ginnastica e di movimento di medical fitness sono moltissime e molto variate. Come scegliere l’attività fisica adeguata? In prima istanza l’ovvio suggerimento è di affidarsi a professionisti del settore che aiuteranno a scegliere fra le molteplici attività. Un concetto che può aiutare, ad eccezione dell’ambito agonistico-sportivo, è quello di scegliere l’attività in base a criteri di prevenzione. Infatti si può accompagnare ad ogni atto preventivo uno specifico tipo di attività fisica: 1. Prevenzione Primaria: ovvero la prevenzione dei danni che si effettua facendo esercizi atti a proteggere dall’esordio di malattie. Tipico esempio di prevenzione primaria è l’attività di fitness. 2. Prevenzione Secondaria: si prevengono i danni che insorgono all’esordio della patologia, cioè con i primi danni d’organo. Questa fase richiede interventi più specifici sull’organo interessato ed in questo caso si può intervenire con il “Medical fitness”; 3. Prevenzione Terziaria: quando si devono gestire patologie conclamate, con specifici interventi di tipo rieducativo e riabilitativo. Nel rispetto di queste premesse e sulla base dell’esperienza maturata negli anni, oggi vi sono progetti per la promozione dell’attività fisica per tutte le esigenze di salute. Ad esempio le sale attrezzi/pesi sono studiate appositamente per coloro che intendono migliorare, attraverso l’attività fisica, il loro stato di salute con
esercizi di riequilibrio muscolo-articolare e programmi di ginnastica posturale globale. Con questa attività si aumenta la resistenza, si condiziona l’organismo, si riduce lo stress e si controllano le calorie in eccesso. In questo caso gli esercizi di base sono simulazioni di un “movimento moderato”, come quello che si può fare nelle mansioni di tutti i giorni (camminando, salendo le scale, andando in bicicletta) con un controllo dei parametri utili (frequenza cardiaca, tempo impiegato, calorie bruciate). Un allenamento cardiofitness deve avere una durata di 30-60 minuti e deve avvenire tra le 2-5 volte la settimana. Il “Medical Fitness” è rivolto a tutti ed in particolare a chi, su consiglio del proprio medico curante, ha necessità di aumentare la propria attività motoria, per tenere sotto controllo alterazioni metaboliche e fisiologiche. Giovanni Umberto Sala Laurea Specialistica in riabilitazione e Fisioterapista Centro Kinesi
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articolazioni e la muscolatura. E’ ottimo per chi desidera mettere in movimento con gradualità il proprio corpo o per chi si sente irrigidito dopo un periodo di tensione o poca attività fisica. Patrizia Tosin Operatrice Olistica Punto Motorio
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Insegnare ginnastica posturale significa innanzi tutto tener conto dell’unità indissolubile corpo-mente, creando una relazione con la persona ancor prima di occuparsi dei suoi disturbi fisici. Numerosi sono i fattori che l’insegnante deve inizialmente saper cogliere nella persona che vuole iscriversi ad un corso: il modo di comunicare il disturbo psicofisico, di camminare, di muoversi e di respirare. Successivamente il lavoro sarà basato sulla presa di coscienza da parte del soggetto del suo schema corporeo che, tanto più è carente, più egli è destinato a veder peggiorare la propria condizione psicomotoria. Camminare per la strada specchiandosi nelle vetrine, senza fermarsi, può essere un buon metodo per confrontare la propria idea motoria con la propria immagine reale.
la diminuzione dei problemi provocati da abitudini scorrette. Chiunque può utilizzare le tecniche sopra descritte ottenendo ottimi risultati, senza controindicazioni o limiti di età. Anna Camonico Insegnante educazione fisica, Punto Motorio
CHE COS’E’ LA GINNASTICA E R IO L IG M A R U POSTURALE? T S O P “LA LLA QUALE I
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Ci si può così concentrare sul corpo in movimento, facendo maggior attenzione alle varie parti: capo, collo, spalle, colonna vertebrale, bacino, piedi. La postura corretta però passa attraverso un’educazione percettiva di tutti gli stimoli provenienti dall’esterno (visivi, ma anche uditivi e tattili), che mandano costantemente messaggi al sistema nervoso centrale, il quale, a sua volta, elabora e invia impulsi ai muscoli interessati, con l’obiettivo di avere un movimento valido e coordinato per salvaguardare i tessuti. “La postura migliore è quella nella quale i segmenti corporei sono equilibrati nella posizione di minimo impegno e massima stabilità” (Metheny). Nasce quindi l’esigenza di un lavoro specifico sull’equilibrio, definito il sesto senso, attraverso esercizi su piani instabili per stimolare il corretto allineamento della colonna vertebrale; essi vanno a stimolare una reazione di aggiustamento posturale automatico, proprio nell’attività motoria squilibrante, assicurando il recupero ed il mantenimento della posizione corretta. Inoltre, per favorire l’apprezzamento della condizione posturale, sono stati studiati esercizi che prevedono il contatto, più o meno gradevole, con vari attrezzi, non convenzionali, dove l’elemento “scomodità” sembra favorire
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VINTAGE: LA MODA PIÙ PARTICOLARE Una nonna con un armadio bello pieno è una vera e propria miniera d’oro. Già, perché di questi tempi l’usato, o per dirla nel modo più corretto il vintage, è una tendenza che non passa inosservata. Premettendo che nel mondo della moda tutto torna e tutto viene riproposto, perché acquistare capi nuovi dal taglio retrò quando si frugare nei guardaroba di mamme, nonne, zie e trovare abiti, borsette e accessori a costo zero? Vestirsi vintage, oltre che farti risparmiare, ti differenzia anche dalla massa: difficilmente troverai qualcuno con un abito uguale al tuo, se risale agli anni 60 o 70. Sarà per la crisi, ma in questo periodo l’usato è molto in voga e stanno nascendo sempre più realtà dedicate a questo mondo. Da negozi che selezionano e rivendono abiti usati, a siti internet, fino all’idea più originale e conveniente: dei veri propri atelier dove esperte del settore trasformano vecchi abiti adattandoli alle tendenze attuali.
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“Conosci te stesso”, diceva l’Oracolo di Delfi. Ma perché conoscersi è così importante? Semplice, avere consapevolezza delle proprie capacità e delle proprie qualità è fondamentale per piacersi. E piacersi è il primo passo per piacere anche agli altri. Chi si approccia a questo stile di vita sceglie di intraprendere un percorso di crescita personale e consapevolezza per la padronanza di sé e delle proprie emozioni, per lo sviluppo delle risorse interiori e l’armonizzazione delle relazioni affettive, amicali ed anche professionali. Ma come fare a raggiungere questo senso di benessere interiore (ed esteriore)? C’è chi riesce da solo, chi si affida a degli specialisti e chi partecipa a degli incontri collettivi. Durante gli incontri i partecipanti vengono seguiti da degli esperti formatori, ma attenzione: un percorso formativo del genere non è psi-
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coterapia, bensì percorso di formazione per tutte quelle persone che desiderano dedicare tempo ed attenzione a se stesse, per conoscersi maggiormente ed acquisire strumenti cognitivi ed esperienziali per sviluppare il loro pieno potenziale umanistico di benessere interiore e relazionale. Le tematiche fondamentali affrontate sono quelle che costituiscono cause di maggior disagio e sofferenza nelle persone, per permettere loro, con le opportune conoscenze ed esperienze, di acquisire maggior padronanza di sé e benessere. Fondamentali, per conoscersi e stare bene, sono in primis la scelta di essere felici, l’acquisizione delle competenze per armonizzare le relazioni ed infine la trasformazione delle convinzioni limitanti riguardo il pieno potenziale anche economico e di prosperità. Non esistono limiti e non esistono problemi d’età. Chiunque ne sentisse bisogno può avvicinarsi a questo stile di vita, anche i più giovani. Conoscere se stessi non è un’opzione aggiuntiva, ma significa volersi bene. E chi si vuole bene si stima di più, gestisce meglio i conflitti emotivi e relazionali e resiste meglio allo stress. E tu ti vuoi bene? Francesca Tamai
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Nella consapevolezza che tutto si evolve, l’unico modo per continuare a crescere artisticamente è assecondare il cambiamento autorizzando l’arte ad essere attuale, contemporanea, nel senso più contemporaneo del termine. Anche la danza orientale negli anni, nel rispetto dell’anatomia e della dignità femminile, si è fusa ed evoluta dando così origine e numerose correnti.
così riallacciato il rapporto con il proprio centro sacro di energia femminile, che al giorno d’oggi è sempre più spesso fatto tacere dalla vita frenetica o dallo stress. Angelica Amira insegnante di danze orientali ASD Oriental Flames
In antichità, la danza del ventre era associata al culto della Dea Madre: le donne si riunivano e danzavano con movimenti il più naturali possibili, come simbolo della loro femminilità e come segno di sorellanza. Oggi sono diverse le tipologie di danze orientali. Nello specifico, la Tribal Fusion Bellydance nasce dalla fusione della tec-
TRIBAL FUSION BELLYDANCE nica Fusion, basata sul potenziamento muscolare, sullo stretching e sull’isolamento, con l’American Tribal Style bellydance, nato negli anni 80 a San Francisco. Quest’ultimo stile fonde a sua volta i movimenti del flamenco, della danza Khatak, della danza orientale e di altri balli folkloristici. La Tribal Fusion, essendo figlia di diversi stili di danza, permette ad ogni ballerina di sviluppare uno stile personale, attraverso l’utilizzo di diversi generi musicali, dalla musica tradizonale araba, a quella indiana, passando per lo swing, la danza jazz, la musica balcanica ed elettronica. Sono queste le caratteristiche che la rendono una forma d’arte viva, in continua evoluzione e sperimentazione. Questo tipo di danza è molto completo. Rifacendosi alla semplicità, le sue posizioni prendono ispirazione da forme geometriche (otto, cerchio etc.), elementi naturali (la luna, il serpente, la terra, l’acqua, l’aria, il fuoco). Se eseguita correttamente, si otterrà un miglioramento del controllo muscolare, di flessibilità, equilibrio, elasticità e tonicità. Grazie al forte lavoro di addominale, vengono corretti anche respiro e postura. Le donne che praticano Tribal Fusion Bellydance sono più eleganti ed armoniose, ma non è tutto: i suoi benefici arrivano a toccare anche la sfera emozionale. Una donna consapevole della sua femminilità ha un migliore rapporto con se stessa e guarisce le sue insicurezze, piacendo di più anche agli altri. Viene
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Molto spesso ci si interroga su quale possa essere l’età giusta per iniziare ad imparare una nuova lingua. A tale proposito si è espresso il neurologo e linguista Eric Lenneberg, il primo, nel 1967, ad indicare l’età ideale per l’apprendimento linguistico. Con la sua teoria, la Critical Period Hypothesis (CPH), Lenneberg sostiene che il bambino nei suoi primi anni di vita disponga di una maggiore plasticità cerebrale e si dimostri più aperto verso tutto ciò che risulta nuovo. Imparare una seconda lingua all’interno della cosiddetta fascia d’età precoce, che và dai 0 agli 6 anni, è infinitamente più semplice perché il cervello è più elastico, quindi si modifica meglio, e consente di fissare le nuove conoscenze linguistiche in quella che viene definita la memoria permanente del bambino.
ticali differenti. E’ il motivo per cui le persone bilingui hanno tanta facilità ad apprendere una terza o una quarta lingua. Facciamo ora un salto in avanti, quando i nostri bambini cercheranno un posto di lavoro saranno richieste almeno 2 lingue straniere conosciute e certamente non in modo scolastico. Se però pensiamo alla durata dello studio di una sola lingua (circa 15 anni) e ai risultati ottenuti (mediamente mediocri rispetto a studenti di altri paesi), sorge spontanea la domanda: come è possibile imparare addirittura due lingue straniere? La risposta potrebbe essere: sfruttiamo meglio tutti questi anni lasciando che i bambini, prima, e i ragazzi, poi, si appassionino alla lingua straniera non come materia specifica, ma come completamento del proprio bagaglio culturale.
IMPARIAMO L’INGLESE! Pensiamo infatti a quante cose impara contemporaneamente, giorno per giorno, il nostro bambino nel suo primo anno di vita. Si tratta di un periodo irripetibile per il suo apprendimento che si distingue per la rapidità di acquisizione e per un’ accentuata sensibilità fonetica. Viceversa più si aspetta e più imparare diventa laborioso. Il cervello umano esprime il suo massimo potenziale di “assorbimento” e rielaborazione dalla nascita fino ai 6 anni, dopodichè la capacità di acquisizione linguistica nel bambino inizia a diminuire e questo perché l’individuo tende a metter in atto schemi procedurali relativi alla prima lingua quando si esprime nella seconda lingua, da qui le molte difficoltà di un individuo non più in età prescolare nello studio di una seconda lingua. I bambini, che conoscono due o più lingue, hanno infatti una grande elasticità nei processi creativi, sono più flessibili nell’apprendimento linguistico e possiedono capacità metalinguistiche molto più sviluppate. Il loro cervello si abitua a passare da una realtà all’altra senza quella “fatica” tipica di chi si appresta viceversa all’apprendimento di una nuova lingua in età più adulta. Pertanto insegnare al nostro cervello ad apprendere le lingue, cominciando l’esposizione sistematica già dal primo anno di vita, possibilmente con madrelingua per garantire la purezza del suono fonetico, permetterebbe di minimizzare o addirittura evitare l’impatto dell’età critica, prolungando così negli anni la capacità del bambino ad imparare stabilmente e profondamente lingue diverse. Il suo cervello risulterebbe, infatti, già sensibilizzato verso suoni, intonazioni, ritmi e strutture gramma-
Come? Valorizzandoli come persone, stimolando la loro curiosità e coinvolgendoli affettivamente. In questo modo aumenterà la loro volontà di studiare la materia.
O N O C S O N O C E H C I, IN B “I BAM O N N A H , E U G IN L IÙ P DUE O E D N A R G A N U I T T A INF I S S E C O R P I E N À IT IC T S ELA CREATIVI...”
Le prime corse agonistiche risalgono a prima della nascita delle moderne biciclette, erano cioè corse di bicicli. La prima si svolse esattamente nel 1868 a Parigi; in Italia, invece, due anni dopo, nel 1870, si tenne la Firenze – Pistoia. Nel 1885, nacque l’Unione Velocipedistica Italiana e seguì, nel 1884 a Torino, il primo Campionato italiano di velocità. Per la nascita dei veri e propri campionati, come li intendiamo oggi, e delle corse internazionali, si dovette attendere l’evoluzione dell’antico biciclo in bicicletta, intorno al 1891. Di lì a poco, nacquero dunque alcune tra le corse più importanti tuttora, come la Liegi- Bastogne – Liegi (1892), la Parigi – Bruxelles e la Vienna –
BREVE STORIA DEL CICLISMO
Berlino (entrambe 1893). Il primo Tour de France e il primo Giro d’Italia si tennero rispettivamente nel 1903 e nel 1909. Nel 1905 e nel 1907, invece, nacquero il Giro di Lombardia e la Milano – Sanremo. La sua vera età dell’oro, però, si colloca tra il 1930 e il 1950, nonostante l’interruzione a causa della Seconda Guerra Mondiale. Durante questo periodo, il ciclismo era tanto popolare quanto il calcio (non che ora non lo sia, chiaro, ma di certo, il calcio, oggigiorno, ottiene sempre più seguito popolare, mentre il ciclismo diventa un pò più di nicchia). Sono gli anni di figure leggendarie, come Bartali e Coppi, e delle prime “scalate delle montagne”, come i passi delle Dolomiti e lo Stelvio. Negli anni 60-70 sono protagonisti gli azzurri Gimondi, Adorni e il belga Merckx, ed in seguito, tra i 70 e gli 80, Moser, Saronni e Hinault. A partire dagli anni 90, purtroppo, in particolare dalla seconda metà, il ciclismo agonistico si è corroso a causa delle note e tormentate vicende di doping, che, in alcuni casi, hanno persino offuscato i risultati di Tour de France e Giro d’Italia, le due principali corse a tappe.
“LA SUA VERA ETÀ CA O L L O C I S , Ò R E P , O R O ’ DELL ” . . . 0 5 19 IL E 0 3 19 IL A TR
“Il nuoto è lo sport più completo.” Quante volte lo avete sentito dire? Ma vi siete mai interessati sul perché effettivamente nuotare faccia così bene? Esistono almeno 8 motivi precisi, vediamoli assieme. Banale, ma fondamentale. Il nuoto fa bruciare calorie e quindi dimagrire: in un’ora di attività, infatti, se ne possono consumare fino a 500. Senza contare che, non mettendo sotto pressione le articolazioni, può essere praticato anche ogni giorno. Cosa state aspettando? E’ un ottimo esercizio aerobico e può essere proposto a persone a qualsiasi età e con caratteristiche fisiche differenti. Nuotare, potenziando la capacità polmonare, può essere utile per combattere l’asma. Lo conferma uno studio della Mc Master University.
PERCHE’ IL NUOTO FA BENE? Il nuoto fa bene alla mamma incinta e al feto perché aumenta la circolazione del sangue e quindi il flusso di sangue all’utero. Nuotare aiuta a prevenire il diabete e aiuta i diabetici ad aumentare il controllo glicemico. Senza stressare le articolazioni, grazie alla dolcezza dell’acqua, il nuoto aumenta la flessibilità corporea. Secondo uno studio di qualche anno fa, condotto da Steven Blair della University of South Carolina, i nuotatori sono più longevi. Il nuoto, quindi, riduce il rischio di morte del 50%. Il nuoto, o in generale gli sport in acqua, aiutano a combattere ansia e depressione. A dirlo sono i Centers for Disease Control and Prevention di Atlanta.
“NUOTARE AIUTA A E T E B IA D IL E IR N E PREV D A I IC T E B IA D I A T E AIU O L L O R T N O C IL E R A T N AUME GLICEMICO.”
In lingua originale si chiama Raks Sharki. E’ quella che noi comunemente definiamo Danza del Ventre o Danza Orientale e, oltre a essere la più sensuale e antica delle danze, pare abbia anche effetti benefici sulla salute. In effetti, la danza orientale non nasce per essere uno spettacolo che allieta gli uomini, bensì come una danza delle donne per le donne che si ricollega ad antichi culti religiosi legati alla madre terra che propiziavano e celebravano la fertilità nelle antiche società matriarcali della Mesopotamia. Inoltre, alle origini, il significato di questa danza era strettamente connesso alle sue valenze terapeutiche e psicofisiche. Le potenzialità benefiche di questa danza possono essere ricondotte a quelle della musicoterapia (la musica orientale ha una risonanza sui nostri
la coordinazione. Ne traggono beneficio circolazione e cuore. Il livello di trigliceridi e colesterolo nel sangue si abbassa, mentre quello che protegge le arterie aumenta. La Danza Orientale aiuta a perdere peso e i muscoli dell’addome, dei fianchi e dei glutei vengono sciolti e rinvigoriti. La vita si assottiglia, assumendo un aspetto morbido e femminile grazie ai numerosi movimenti rotatori, che donano beneficio anche alle parti interne dell’apparato femminile. Il portamento eretto, la base per ogni danza, favorisce il tono muscolare dei pettorali e contribuisce a sostenere il seno. Grazie anche alla giusta posizione del petto e delle scapole, si elasticizza l’apertura della gabbia toracica e si facilita l’ossigenazione. Infine, sciolgo-
LA DANZA DEL VENTRE ritmi fisiologici che tendono ad entrare in sintonia con essi, generando serenità, gioia, senso di fiducia in se stessi), della danzamovimentoterapia e della psicologia dello sport. A livello fisico si verifica un miglioramento della circolazione sanguigna, del transito intestinale, dei dolori mestruali e di quelli della colonna vertebrale, sia a livello lombare che cervicale. La muscolatura dorsale viene rafforzata e chi soffre di disturbi lombo-sacrali, cervicali e dorsali può trarne un ottimo giovamento, dato che alcuni esercizi sono simili allo stretching. La muscolatura del perineo (cioè i muscoli della cavità pelvica) è ben sollecitata e allenata. Tali muscoli sono importanti nel sostenere gli organi interni anche durante il parto. Attraverso i movimenti della colonna vertebrale e del bacino si ha un effetto simile a quello dello yoga, associato al rilassamento. A livello psicologico permette di allentare le tensioni, di acquisire una maggiore consapevolezza corporea e raggiungere un senso di rinascita e di riscoperta della femminilità. Concentrarsi sui movimenti distrae dalle preoccupazioni e soprattutto è divertente. Stimola il cervello a produrre più endorfine, le sostanze che danno benessere ed euforia. Infine, aumenta l’autostima grazie all’ accrescimento della propria seduttività. La Danza Orientale, insomma, è una forma di ginnastica dolce e, come tale, migliora la circolazione sanguigna. Permette di consumare 400 calorie in un’ora, andando a modellare soprattutto fianchi, pancia e spalle. Muovendosi al ritmo della musica araba, il corpo diventa più agile e migliora anche
no le articolazioni, prevenendo il rischio di osteoporosi. Insomma, si può dire senza paura di sbagliare che la danza del ventre può contribuire ad allungare la vita. Gessica insegnante Danza Orientale Formazione Danza
ZA N A D A L , À IT H IC T N A “IN A T IA C O S S A A R E E R T N E DEL V IÙ P N A V E D O T L U C L A NATURALI...”
Non chiamatelo arte marziale. Eh già, nonostante da Judo, Ju-Jitsue, Kung-fu, Karate e Thai Boxe abbia preso molto, il krav maga non ha nulla a che vedere con queste discipline. La differenza sostanziale sta nel fatto che mentre le arti marziali constano di un’impostazione attendista (ovvero, lasciano all’avversario la prima mossa), il krav maga punta a neutralizzare il nemico prima che si trasformi in una minaccia. Inoltre in questa attività non esiste agonismo e in allenamento non è contemplato l’uso di guantoni, protezioni etc. (solo la conchiglia para-genitali per gli uomini). L’obiettivo principale di questa disciplina made in Israele dunque è sopravvivere e tornare a casa sani e salvi. Sulla strada, si sa, non ci sono regole ed infatti, alcuni dei colpi del krav maga, sono proibiti in altri tipi di combattimento, come ad esempio nella boxe. Stiamo parlando di attacchi
KRAV MAGA: NON CHIAMATELO ARTE MARZIALE! agli occhi o ai genitali, veri e propri colpi di difesa personale. La reazione deve anche essere precisa e determinata, perché prima si annienta il nemico, prima si riesce a mettersi in salvo. Le tecniche proposte ad allenamento devono rispecchiare azioni di difesa applicabili in circostanze di tutti i giorni, quindi l’istruttore deve ricreare situazioni ad hoc. Non ci si può tirare indietro, si è costretti a reagire. Essenziale la forma fisica: l’allievo si deve sottoporre dunque ad allenamenti cardiovascolari e di allungamento per aumentate la flessibilità. Fondamentali anche resistenza, velocità reattività e precisione. I principianti possono allenarsi anche una volta alla settimana per due ore circa; dai professionisti, invece, ci si aspetta un impegno più costante di tre allenamenti alla settimana almeno.
“LE TECNICHE PROPOSTE AD ALLENAMENTO DEVONO RISPECCHIARE AZIONI DI DIFESA APPLICABILI IN CIRCOSTANZE DI TUTTI I GIORNI...”
Difesa Personale israeliana ISTR. NAZIONALE CHRISTIAN QUINZIANI • Istr. Krav Maga III° Liv. • Resp. P.le Settore Krav Maga per AICS • Membro Commissione Tecnica Regionale • Specializzazione in Police Program • Specializzazione in Woman Self-Defense • CN di Karate Tradizionale Shotokan
Cos’è il KRAV MAGA
Ciò che differenzia il Krav Maga da altre forme di arti marziali e difesa personale sono i principi di base su cui questo sistema di combattimento è costruito. Tali principi costituiscono il cuore del sistema, e sono il fondamento di ogni tecnica insegnata nel Krav Maga. L’obiettivo primario è sopravvivere
Il Krav Maga non è uno sport. Il fine ultimo non è vincere trofei o titoli, ma tornare a casa sani e salvi. Sulla strada non ci sono regole, arbitri, classi di peso o colpi proibiti; si tratta di un tipo di violenza che non conosce restrizioni. Per questa ragione, il Krav Maga prepara un individuo perché sia pronto a tutto ciò che è necessario fare per sopravvivere ad un’aggressione. L’utilizzo di queste tecniche assume un’importanza e una ragione d’essere fondamentali nel contesto di un attacco portato sulla strada da un aggressore, che non è interessato semplicemente a “vincere”, ma che mira a ferire o peggio. Il Krav Maga non guarda alla violenza come ad una forma di competizione, bensì come a una questione di vita
o di morte. Pertanto, tutto nel nostro sistema è interamente focalizzato sul concetto di sopravvivenza.
La semplicità
Sulla strada non ci sono regole. Non è affatto da escludere che l’aggressore sia fisicamente più forte o addirittura armato. Come non è da escludere a priori l’eventualità di un numero molteplice di assalitori. In situazioni simili, non ci si può permettere scontri prolungati, in quanto ad ogni istante di permanenza nello stato di conflitto aumentano le probabilità di rimanere feriti o peggio. E’ necessaria una reazione precisa e veloce che riesca ad eliminare il pericolo imminente. Le tecniche del Krav Maga non sono quindi studiate per essere elaborate o coreografiche; esse puntano piuttosto sulla semplicità e l’immediatezza d’esecuzione.
Capacità di reazione da posizione di svantaggio
L’elemento sorpresa insito nella natura stessa di un’aggressione violenta di stampo predatorio impone un tipo di allenamento che condizione chiunque pratichi difesa personale ad abituarsi a reagire da una posizione di svantaggio, contro un aggressore idealmente più forte e massiccio. L’efficacia delle tecniche non è fondata sulla forza fisica, sulla stazza o
sulla capacità atletica del praticante; l’economia di movimento e l’esplosività del contrattacco diretta contro punti sensibili del corpo umano permettono a chiunque di poterle applicare con successo.
Tecniche fondate sulle reazioni istintive del corpo Un ulteriore punto di distacco dalla maggior parte dei sistemi di arti marziali e self defense esistenti, è rappresentato dal fatto che il Krav Maga non tenta in alcun modo di “riprogrammare” quelle che sono le reazioni naturali istintive dell’essere umano agli stimoli aggressivi provenienti dall’esterno. Al contrario, esso prende proprio la reazione istintiva sotto stress quale punto di partenza sul quale costruire difese e contrattacchi, facilitando enormemente il processo di apprendimento e la capacità di risposta dell’allievo in una situazione di minaccia reale improvvisa.
L’efficacia universale
Il Krav Maga nasce come sistema di combattimento ufficiale dell’esercito israeliano, un esercito nel quale prestano obbligatoriamente servizio tutti i cittadini di ambo i sessi. Nel giro di pochi mesi di addestramento, ogni soldato doveva aver acquisito le competenze necessarie a renderlo operativo sul campo
di battaglia. Perciò Imi Lichtenfeld, padre fondatore del Krav Maga, ideò un sistema universalmente efficace per chiunque, indipendentemente da età, peso o prestanza atletica. Questo principio ha costituito una delle linee guida fondamentali per tutte le successive evoluzioni del sistema.
Training basato su scenari realistici
Il Krav Maga è un sistema di self defense relativamente moderno, in quanto tale, si prefigge di fornire soluzioni alle tipologie di attacchi violenti (aggressioni a mani nude o con armi, con uno o più aggressori, in piedi e a terra ecc) statisticamente più frequenti nell’attuale contesto urbano. La riproduzione all’interno dell’ambiente sicuro della palestra di scenari realistici caratterizzati – nel limite del possibile – dalle condizioni di stress e panico associate agli eventi di natura violenta, nonché l’occhio di riguardo riservato a tematiche quali l’uso legale della forza e della difesa personale, sono parte integrante e caratterizzante delle nostre sessioni di allenamento.
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Ritmi incessanti, stress, errata alimentazione, sregolatezza… queste realtà entrano ogni giorno nelle nostre vite minando i nostri equilibri. Il primo a farne le spese è il nostro corpo, la “macchina” che ci consente di affrontare ogni sfida quotidiana, ma anche l’unica realtà sulla quale possiamo ancora avere controllo e possibilità decisionale. E allora ecco che, nel tentativo di voler stare bene, di dimagrire o semplicemente di sentirsi più in forma e meno stressati, iniziamo a praticare un’attività fisica senza prima valutare se questa faccia al nostro caso e/o in che misura debba essere somministrata. Il benessere che si ottiene attraverso il movimento è fondamentale; esso va perseguito con costanza, impegno e avvalendosi di certezze senza cadere nell’errore di improvvisarsi atleti. Ognuno di noi è diverso, il nostro vissuto è diverso, le nostre caratteristiche sono diverse, le nostre stesse esigenze sono diverse; perché allora improvvisare e far da se senza cognizione di ciò che si sta eseguendo con il rischio di non riuscire ad ottenere i risultati sperati o addirittura di infortunarsi? Il fitness non deve essere una parola alla moda, ma deve sottintendere competenza, capacità e multidisciplinarietà perché il nostro corpo è costituito da un
I S E H C E R E S S E N E B IL “ OTTIENE ATTRAVERSO IL MOVIMENTO È ” . . . E L A T N E M A D N FO
IL VERO BENESSERE È COSTRUITO SU MISURA! insieme di elementi quanto mai complessi la cui conoscenza presuppone che ci si affidi ad un team di esperti: medico specialista (ortopedico, fisiatra, dietologo, ecc.), fisioterapista, osteopata, personal trainer sono figure indispensabili per darci le risposte che cerchiamo quando vogliamo fare del fitness. Affidarsi ad essi significa partire con cognizione di causa; l’analisi iniziale del nostro stato di salute, dei nostri eventuali vizi posturali, dei deficit di forza e mobilità, nonché dei nostri trascorsi di vita, anche traumatici, è presupposto fondamentale per poter individuare l’attività sportiva che fa al caso nostro e le sue corrette modalità di esecuzione. Affidarsi a dei professionisti significa inoltre avere la possibilità di essere controllati e seguiti con costanza, e questo da modo di avere una valutazione obiettiva dei risultati ottenuti fino al raggiungimento dell’obiettivo finale. Ricordiamoci che non esiste un metodo, ma esiste la PERSONA e che il fitness deve essere costruito SU MISURA!
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Il KENDO, che significa “via della spada”, è una arte marziale giapponese che rappresenta l’interpretazione moderna di una tradizione secolare. Infatti, il KENDO discende dal Kenjutsu: scuole di spada che hanno origine nel Giappone medioevale hanno tramandato e affinato la tecnica che serviva per usare la spada in guerra, per uccidere l’avversario. La modernità, però, non ha bisogno di questo ed infatti l’evoluzione del nome (da ken-jutsu a ken-do) indica questo cambiamento di prospettiva: il KENDO è una via (in giapponese “do”) per migliorare il proprio spirito attraverso la pratica della spada.
IL KENDO
Il KENDO si pratica con una spada di bamboo (detta “shinai”) o con una spada di legno massiccio (detta “bokuto”). Per evitare lesioni fisiche che sarebbero inevitabili nella pratica intensa, il corpo viene protetto da una armatura apposita in tutte le parti a rischio. La pratica del KENDO è una sfida mentale e fisica perché unisce la fatica muscolare alla meticolosa concentrazione del budo, la cultura marziale giapponese. Stefano Mezzalira Insegnante karate Pianeta Sport
ON C A IC T A R P I S O D N E K “IL O O B M A B I D A D A P S A UN A N U N O C O ) I” A IN (DETTA “SH IO C IC S S A M O N G E L I D A SPAD ” . ) ” O T U K O B “ A T T E (D SONO PARTITI I CORSI DI: zumba
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Il KARATE, per esempio, non è soltanto un efficace mezzo di autodifesa, ma anche una valida attività fisica che coinvolge in modo globale l’ intera entità personale di un individuo. Il KARATE può essere studiato sia dai bambini sia dagli adulti, senza alcuna discriminazione di età o di sesso. Inoltre, le diverse capacità motorie e cognitive di ciascun allievo sono correttamente stimolate attraverso la pratica di questa disciplina. Il KARATE tradizionale è profondamente basato su importanti principi, promuovendo lo sviluppo dei giovani sia dal punto di vista fisico sia da quello mentale. Lo studio del KARATE permette di incrementare le capacità fisiche condizionali e muscolari, di cogliere il significato recondito di ogni tecnica e
KARATE DO
NON SOLO AUTODIFESA di migliorare la propria autostima. Il rispetto del prossimo è la prima regola che viene impartita e che ogni praticante deve imparare a rispettare. Il corretto insegnamento delle tre diverse componenti del KARATE, kihon (tecniche fondamentali), kata (esercizi codificati di forme) e kumite (combattimento), può favorire la formazione dei giovani nell’ ottenere un progressivo e ottimale sviluppo del corpo come della mente. Infatti, ognuna di queste tipologie tecniche di movimento può essere praticata e appresa, data la semplicità e la naturalità dei gesti, dai bambini in età scolare come dai giovani delle scuole secondarie di I e II grado. Obiettivi formativi Il KARATE si pone obiettivi formativi profondi sia cognitivi sia motori: conoscere se stessi e le proprie potenzialità, emotive e fisiche, comprendere scopi e finalità di ogni movimento, favorire il controllo delle risposte motorie a stimoli esterni, migliorare progressivamente le proprie qualità, insegnare ad accettare le regole della convivenza civile. Nella scuola italiana, ognuna delle citate finalità educative è caldamente raccomandata, all’ interno dei programmi ministeriali di educazione fisica. Attraverso la pratica di questa arte marziale è quindi possibile contribuire allo sviluppo armonico ed equilibrato dell’ individuo, segnatamente nel periodo dell’età evolutiva, coinvolgendo pariteticamente la sfera biologica, quella cognitiva e comportamentale.
Infatti, uno dei principi cardine, intorno ai quali si è sviluppato il KARATE nel corso dei secoli, considera l’aspetto corporeo e quello mentale dell’ individuo, imprescindibili l’uno dall’altro. (Articolo tratto dalla rivista Sport&Medicina) Maestro Stefano Mezzalira cint. nera 6° dan , Direttore Tecnico del Karate Club Bassano del Grappa
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