Gennaio 2016 - La Piazza Rimini

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Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 ANNO 21 N. 1 Euro 1,50

Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini REDAZIONE: PIAZZA GRAMSCI, 34 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - TEL. 0541.611070 www.lapiazzarimini.it - lapiazzarimini@libero.it

Politica litigiosa, comunità in frantumi?

RIMINI - 6-7-9

Che 2017 che fa di Gabriele Paci - «E fa saper a’ due miglior da Fano,/ a messer Guido ed anco ad Angiolello,/ che, se l’antiveder qui non è vano,/ gittati saran fuor di lor vasello/ e mazzerati presso a la Cattolica/ per tradimento d’un tiranno fello». Così Dante (Alighieri) nel XXVIII Canto dell’Inferno all’interno della sua ‘Comedìa’, poi ribattezzata ‘Commedia’ e definita ‘Divina’. Ci troviamo nell’VIII cerchio, IX bolgia. Dove stanno i seminatori di discordia. L’’antivedere’ è per il fiorentino lungamente inurbatosi in Romagna espediente narrativo più volte ricorrente, pure se lui se la cavava astutamente anti vedendo quello che era già successo. Quanto a noi, nani sulle spalle di giganti, continueremo a provare a capire, e proporre, cosa effettivamente potrebbe accadere nel 2017, a partire dalle prossime settimane e mesi di questo ‘strano anno’ che s’avanza, con eventi che segneranno a lungo il futuro.

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GENNAIO 2017

Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27.2.2004 n. 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini

Addio a Accreman, “indisciplinato” principe del foro

EDITORIALE

Monte Cerignone - Tel. 0541.978524

RICCIONE - 14-15

Cultura balneare: ieri, oggi CATTOLICA - 26

Unione Valconca, seduta lampo con polemiche MORCIANO - 41

Casa, migliaia di famiglie in lista di attesa La provincia conta oltre 2.500 alloggi popolari. Solo nel comune di Rimini c’è una lista di attesa di 1.200 famiglie, 2.300 in provincia

MADE IN MADE INITALY ITALY Se a partìn dal disèt al sarà una sfiga per tot... Il 2017 sarà una sfida per tutti...

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Aforisma Chi si disinteressa della cosa pubblica è destinato ad essere governato da malvagi Platone (filosofo)

1. La Piazza

di Marcello Di Bella* - “La Piazza”. Cominciamo dal nome, che non è dei più rari per un periodico: prediletto in località periferiche, come Alberobello, Thiene, Marmirolo, Giovinazzo, Greve in Chianti, Piazza Armerina, ecc. Tuttavia non saprei quante di queste omonime testate siano ancora effettivamente in vita e non piuttosto dei ruderi del web.

di Francesco Toti - Aumentare il numero delle case popolari (ma ce ne sono più di 2.500 in provincia). Più trasparenza (da giugno fa testo il nuovo l’Isee) e soprattutto più equità (in tanti non ne avrebbero il diritto).

INFORMAZIONE

Cecco - Angelo Morbelli - 2017

A pagina 3

MISANO ADRIATICO

VALCONCA

Crisi commercio Ping pong tra esercenti e sindaco

San Clemente Nasce Valle dei Teatri

CONDOMINI

Partecipazione spese Usufrutto e ristrutturazioni A pagina 19

Unione, nelle mani della Cecchini?

San Giovanni Capolavoro in abbandono Coriano Raibano, strade rotte Montegridolfo Bocce, 2016 di successi Mondaino Precettore di Leopardi


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INCHIESTA

E’ una delle emergenze sociali. Colpite le giovani coppie e gli anziani a basso reddito

Case popolari, migliaia di famiglie in lista di attesa NUMERI

Quasi il 3 per cento della popolazione vive in case popolari. Rimini, e non solo, hanno edifici di pregio in centro

Provincia, patrimonio di 2.526 appartamenti

INCHIESTA

continua dalla prima

Sono le direttrici del nuovo presidente dell’Acer (Azienda casa Emilia Romagna), il riminese Riccardo Fabbri. Solo nel territorio di Rimini ci sono 1.200 famiglie in lista di attesa, 2.300 in provincia. Più coloro i quali, per pudore, cercano di arrangiarsi. Insomma, la domanda provinciale è in forte aumento; è sintomo di un crescente disagio sociale, prima ancora che economico. Sintomo di una politica abitativa iniqua e dagli orizzonti bassi; con i Psc (Piano strutturale comunale) che premiano i palazzinari e non le esigenze del vivere civile. A livello nazionale le famiglie col disagio abitativo sono 1,7 milioni (il parametro

Giornale d’informazione fondato nel 1997

Riccardo Fabbri, neo-presidente di Acer è quando l’affitto è superiore al 30% del reddito). La quota nel 2004 era del 16% della popolazione; oggi è al 35. In poco più di un decennio è più che raddoppiata. Della serie: viva l’ingiustizia economica. Riflette Fabbri: “Dato il momento, il pubblico non è più in grado di costruire nuovi alloggi. Una delle soluzioni potrebbe essere partecipare alle aste giudiziarie. Solo allargando l’offerta, possiamo dare risposte reali. Il ricambio nei nostri alloggi è quasi nullo. Per essere credibili occorre una banca dati unica del sociale; cosa che manca. E’ fondamentale possedere una fotografia della realtà famigliare per distribuire al meglio le risorse. Ad essere penalizzati sono le giovani coppie, i separati e gli stranieri; a differenza dei luoghi comuni, sono pochissimi ad avere gli alloggi popolari”.

Direttore responsabile Giovanni Cioria Edizioni la Piazza Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico Redazione Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070 Abbonamenti e pubblicità - 0541.611070 Stampa La Pieve Poligrafica Editore Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364

Giornale in stampa il 16 gennaio

Dipendenti

30 - L’azienda Acer conta 30 dipendenti; con un costo del personale pari al 18-20 per cento dei ricavi. Un dato ottimo rispetto alla media nazionale.

“Fino agli anni ‘80 - continua Fabbri - gli inquilini tipo erano composti da coppie, o anziani soli. Oggi, le unità famigliari sono di 4-5 persone. La casa come sicurezza sociale è anche uno dei collanti per tenere unita la comunità. In questo momento iniziamo anche a guardare coloro i quali non ne hanno diritto. Non c’è nulla di più sgradevole che persone agiate rubino ai poveri. Dal 2016, per accedere agli alloggi a canoni calmierati bisogna presentare la nuova Isee”. Sfratti Ogni anno, nella provincia si effettuano una ventina di sfratti. “Per me - dice Fabbri, laurea in Scienze della formazione - sono particolarmente dolorosi. In compenso abbiamo una morosità bassissima, del 14 per cento, un dato strepitoso rispetto alla media nazionale molto più alta”. Gli alloggi popolari hanno tre livelli di affitto: di protezione, di accesso e canone calmierato. A chi gli chiede se una politica percorribile è vendere parte del patrimonio agli inquilini per ampliare l’offerta, argomenta Fabbri: “A far bene i conti non è proprio questa la strada da percorrere. Con la cifra che si andrebbe ad incassare si acquisterebbero meno spazi. Gli appartamenti di pregio in mano

alle pubbliche amministrazioni [il patrimonio edilizio è in gran parte di proprietà dei comuni che lo hanno ceduto in gestione all’Acer, ndr] si trova, quasi tutto, nel centro storico di Rimini. Mi chiedo: è giusto allontanare i più poveri dal centro, oppure si ha il dovere di farli vivere dove hanno sempre vissuto? Sono del parere che i centri storici vanno preservati dallo spopolamento, ma anche che ci siano tutte le fasce sociali”. Il tema delle case popolari uguale disagio sociale da noi non si pone, tuttavia esiste un ragionamento eco-

BELLARIA 48 CASTELDELCI 1 CATTOLICA 140 CORIANO 37 GEMMANO 38 MAIOLO 9 MISANO 17 MONDAINO 18 MONTEFIORE 35 MONTEGRIDOLFO 15 MONTESCU-COLO 31 MORCIANO 43 NOVAFELTRIA 13 PENNABILLI 9 POGGIO TORR. 23 RICCIONE 240 RIMINI 1.512 SALUDECIO 22 SAN CLEMENTE 12 SAN GIOVANNI 73 SAN LEO 20 SANT’AGATA 5 SANTARCANGELO 131 VERUCCHIO 34 TOTALE

2.526

nomico. Fabbri: “Secondo i nostri esperti la palazzina ottimale per avere i giusti costi di costruzione, le cosiddette economie di scala, è di sei appartamenti. Si hanno anche buone relazioni sociali”. Nuovo addio Gli ultimi alloggi a canone calmierato l’Acer li ha consegnati al Comune di Rimini, località Tombanuova, la scorsa primavera. In tutto 58 appartamenti. Si tratta

LA CITAZIONE

I mattoni di Tonino Guerra Tonino Guerra

- Il poeta santarcangiolese Tonino Guerra ha scritto cose meravigliose. Questa è in quel solco.

Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, fazzo i mattoni anche me’, ma la casa mia n’dov’è? (Calzinazz)

Canone medio

137,16 - I 24 comuni della provincia di Rimini hanno 2.526 alloggi. Insufficienti rispetto al fabbisogno. Il canone medio è di 137,16 euro al mese, per 7 milioni di euro di entrate annuali. L’avanzo di bilancio è di 200mila euro l’anno.

dell’ultimo intervento di nuova costruzione. Ora, non ci sono più progetti di una certa entità. Nel 2017, dovrebbero essere consegnati tre a Montefiore. Nell’ultimo decennio sono stati costruiti quasi soltanto in tre comuni: Rimini (307), Riccione (64) e San Giovanni (10). Carica della durata di 5 anni, Riccardo Fabbri è la persona giusta al posto giusto: educato, sobrio, colto. Lontano dall’ostentazione. Uomo delle istituzioni, per 12 anni ha diretto la segreteria del presidente provinciale, prima Nando Fabbri, poi Stefano Vitali. Madre cattolica, padre di cultura repubblicana, giovane studente di simpatie progressiste a 18 anni vota Pci. Lettore onnivoro, Bobbio e Amendola intellettuali del cuore, della politica, dice: “E’ l’attività più importante e nobile del mondo. In questo momento di disaffezione, ti devi giustificare se la fai. La politica vera è servizio civile”.

Riccione

62 - Quasi tutti i comuni della provincia di Rimini hanno un canone minimo di 100 euro, eccezion fatta per Riccione (62 euro), San Giovanni e Morciano (80). Nel 2004, il canone mensile medio eera di 109 euro. Prevsione 2017: 140 euro.


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Nasce sullo slancio di Enzo Cecchini. L’ambizione di raccontare la comunità con coraggio 1.

- “La Piazza”.

Cominciamo dal nome, che non è dei più rari per un periodico: prediletto in località periferiche, come Alberobello, Thiene, Marmirolo, Giovinazzo, Greve in Chianti, Piazza Armerina, ecc. Tuttavia non saprei quante di queste omonime testate siano ancora effettivamente in vita e non piuttosto dei ruderi del web. Circa poi il significato della parola “piazza” ci troviamo di fronte a una duplice connotazione: quella di luogo di scambio, commercio, mercato, incontro, ma anche spazio della folla più o meno tumultuante, più o meno arringata, più o meno ondivaga. Eppure esiste anche una piazza che dice e ascolta, in cui si vede e si è visti, in cui si discute anche senza venire alle mani: quella civile intorno alla quale sorgono le città antiche, almeno come le concepiamo, o le immaginiamo nel nostro Occidente. Nel caso de “la Piazza – Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini”, questo il titolo completo del periodico, ci troviamo di fronte a una esperienza che celebra i suoi vent’anni di permanenza in vita anche se le origini sono più lontane, come ci ricorda

“La Piazza”

di Marcello Di Bella* Enzo Cecchini, e si rintracciano in quel foglio nato nel 1992 che si chiamava “la Valle”, con riferimento alla valle del fiume Conca; oggi come allora il direttore responsabile è Giovanni Cioria, così come i collaboratori per lo più sono gli stessi, a cominciare da Enzo Cecchini, agitatore (benevolo e generoso) della rivista. Giovanni Cioria lo conosco da quasi un trentennio, da quando seguiva le manifestazioni culturali che organizzavo quando lavoravo a Cattolica, per lo meno da un certa data. Soprattutto era interessato agli incontri di filosofia: la rassegna si intitolava, e si intitola ancora, dal momento che è stata ripresa lo scorso anno, “Che cosa fanno oggi i filosofi?”. Era nata nel 1980 e non aveva mancato di suscitare curiosità e attenzione, anche per la partecipazione di personalità di grande rilievo. Nel contempo, e forse propiziato dal clima “filosofico”, cominciava il lungo travaglio che avrebbe portato a quello che è attualmente, con deno-

Marcello Di Bella con Umberto Eco (a sinistra) minazione burocratico amministrativa, il Centro Culturale Polivalente del Comune di Cattolica generato urbanisticamente da una nuova piazza (una premonizione?). Mi ricordo ancora una intervista di Cioria in cui cercava, da giornalista, di collegare il mio lavoro pubblico (in realtà di molti, tanto politici che tecnici) e il mio vissuto personale. In proposito pubblicò un articolo in cui rimarcava il fatto che portavo al polso uno Swatch, forse intravedendo in questo dettaglio una propensione verso un agire molto moderno e democratico (nel senso che non mostravo un

Rolex o simili ornamenti lussuosi) in sintonia con il carattere divulgativo delle iniziative in cui ero parte in causa. Ma ancora da più lunga data avevo familiarità con Enzo Cecchini, collega in Comune, a suo tempo animatore di Radio Talpa; una radio locale che, come scriveva il settimanale “il Ponte” di Rimini lo scorso anno in occasione della pubblicazione di un volume edito proprio da “la Piazza” con il titolo “ma libera veramente” Radio Talpa ’77-’84. Storia di una generazione, un libro collettivo a cura di Enzo (Cecco) Cecchini: “La Talpa ha un taglio

ironico, ribelle e satirico. Elementi che si ritrovano anche quando si trattano argomenti difficili, complicati oppure tragici. L’idea di prendere in giro il potere, anche quello locale”. Ora “la Piazza” conserva in parte quello spirito vagamente graffiante, soprattutto nei commenti di Cecchini, cui si aggiunge un variegato panorama di notizie, talora istituzionali, a carattere locale, che toccano buona parte della provincia di Rimini, a cominciare dal capoluogo. Spiccano le informazioni, le interviste e gli interventi su manifestazioni culturali diverse, di diverso rango e portata, da quelle di interesse generale, direi nazionale e oltre, ai fenomeni più marcatamente locali, talora strapaesani. Non mancano articoli di autori più che qualificati, come ad es. lo sto-

rico Alessandro Roveri, o il giurista Alessandro Bondi. A qualche necessaria reverenza, qua e là, alle autorità politiche vigenti fanno da controcanto critiche qualche volta intinte d’ironia acidula. Non mancano le immagini d’epoca, specie nelle rubriche di Dorigo Vanzolini, raccoglitore di testimonianze, fotografo, stampatore di bellissimi b.n. nel laboratorio del Centro culturale di Cattolica. Certo qualche pagina trasuda nostalgia un po’ codina per “il buon tempo antico” per le “cosa ‘una volta” per “l’amarcord” che non è sempre quello di Fellini. Nel complesso c’è da augurare che “la Piazza” duri ancora molto, proprio nella dimensione della cultura “a chilometri zero”, quella che non si rinviene altrimenti da nessun’altra parte e che non necessariamente depone i panni dell’intelligenza Non è facile, lo so, camminare sulle proprie gambe ed eludere le secche delle compiacenze, ma qui soccorrono abilità comprovate che dovrebbero trovare sempre più riscontro nei lettori e negli inserzionisti illuminati anche attraverso le opportunità offerte dalla rete. *Già direttore della biblioteca di Cattolica e Gambalunga di Rimini



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Il caposaldo del parlamentare. Rinuncia alla segreteria regionale Cisl per fare l’operaio in fonderia

Arlotti: “Le cose si fanno insieme” - La prima visita da parlamentare la fece ai vecchi colleghi di lavoro di una fonderia d’alluminio a San Marino. L’episodio racconta molto del carattere di Tiziano Arlotti, parlamentare riminese eletto nel Pd nel 2014. Altre pennellate caratteriale: dà al partito 3mila euro al mese, alle feste dell’Unità lascia sempre scivolare un obolo nella cassettina all’ingresso. ‘Tra i pochi dirigenti’, racconta un iscritto che si rimbocca le maniche e fa. Passione per la bicicletta, l’uomo è educato, preparato e con una buona dose di coraggio. Non proprio ingredienti semplici da trovare in politica. La sua vita è contrassegnata da svolte poco ortodosse. Inizia ad insegnare, ma opta per il sindacato: Cisl, settore costruzioni (il babbo muore a 51 anni, scivolando da un’impalcatura). Fa carriera. Nel 1996, si ritrova segretario dell’Emilia Romagna. Per diversità di vedute con Sergio D’Antoni, segretario nazionale, lascia e va a fare l’operaio a San Marino. Ricorda: ‘Ne voleva fare un soggetto da pre-politica; decisi di andarmene. Scrissi la lettere di dimissioni; cercò di fermarmi Raffaele Bonanni. Mi disse: ‘Dove vai?’. Mi ritrovo in fonderia davanti ad un estrusore. La sera del

Sostiene il territorio attivandosi per i contributi. Il sindacato grande scuola

Tiziano Arlotti, parlamentare eletto nel Pd

L’INTERVISTA primo giorno, mia moglie mi guarda come per dirmi: ‘Hai voluto la bicicletta; ora pedala’”. Arlotti esce dal sindacato e si iscrive, per la prima volta ad un partito: il Partito popolare (uno dei due genitori del Pd). Viene nominato presidente dello Iacp. Turni di notte e presidente di giorno. Nel 1999, si candida al consiglio comunale di Rimini; Ravaioli sindaco. Viene eletto, Arlotti, con 202 preferenze. Diventa assessore alle Risorse umane. Nelle comunali del 2001 (sempre candidato a sindaco Ravaioli) è il più votato con 350 preferenze. E’ di nuovo asses-

sore. Nel 2005 si dimette, torna a San Marino presso un’azienda di un amico. Questa volta però si occupa di commerciale; il suo lavoro di oggi. Nella tornata elettorale comunale del 2006, si ripresenta in lista. Incamera 740 preferenze; il più votato. A chi gli chiede che cos’è per lui la politica, risponde: “Ma la porto dentro fin da bambino. Piaceva a mio babbo, che simpatizzava per il Pci. Per me è passione

e quando non lo è, è meglio dedicarsi ad altro. E’ quello che diceva un grande sindacalista come Pierre Carniti: ‘Amore verso il mondo del lavoro e freschezza di pensiero’. Da studente mi iscrivo alla Fgci; negli anni ho sempre votato a sinistra. La mia scuola vera è quella del sindacato. Si facevano lunghi corsi con una trentina di persone; 15 giorni di lezioni teoriche e 15 di lavoro pratico. Ricordo prestigiosi insegnanti: Romano Prodi, Franco Nobili, Ersilio

Tonini, Domenico De Masi, Federico Caffè, Guido Cella. A nostra volta li tenevamo noi i corsi. Il sindacato ti costringe alla preparazione, ad entrare nel contenuto, alla responsabilità. Tutte cose che ho portato in politica. Quando ero assessore ai Lavori pubblici a Rimini ogni 6 mesi facevo una rendicontazione per verificare lo stato. Oggi rendiconto quello che faccio attraverso una news letter agli iscritti’. Che cosa non sopporta della politica: ‘‘Ho sempre creduto nel lavoro di squadra in tutte le cose che ho fatto; è questa la soluzione migliore. Dai problemi si esce solo insieme. In questo ultimo periodo mi interrogo sulla parola lealtà. Vengo dalla campagna e la parola data vale più di un atto notarile. Quando spendo una parola e non riesco a onorarla, mi chiedo come facciamo a venirne fuori insieme. Fare le cose in squadra poco si sposa con l’arrivismo; senza tuttavia privare ciascuno delle proprie ambizioni. Mi piace condividere le scelte”. Che cosa fa per il Riminese

a Roma? “Ha senso se rappresenti il territorio. Cerco sempre di partire dalle necessità della provincia. Dal Fondo nazionale per le emergenze sono arrivati 10 milioni di euro all’Emilia Romagna; ne hanno beneficiato San Leo, Miratoio, Gemmano. Sono state finanziate opere complementari alla terza corsia autostradale: gli svincoli per San Marino e Montescudo; il collegamento tra Riccione e Misano. Mi piace ricordare i 18 milioni per le periferie, i 9 milioni per il Museo Fellini. E tutto il tema dell’alta velocità ferroviaria sulla dorsale adriatica, grazie anche al lavoro di Delrio e della Regione. Si sta parlando di una cifra di 300 milioni di euro. Inoltre, la partita sulle ristrutturazioni alberghiere, con risorse sull’anti-sismica. Le risorse per le fusioni dei Comuni”. Sposato, due figli maschi già grandi (35 a 32 anni), residente a Sant’Ermete, Arlotti sa che cos’è il lavoro. Da bambino andava a spigolare con la madre; a 12 anni la prima stagione a Rimini. Alla seconda, in pescheria, il titolare lo lasciava comprare all’asta del pesce. “E’ un ragazzetto che sa quello che fa”. E’ il volto della mitica trasmissione televisiva “In zir per la Rumagna”.


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Sindaco di Rimini, parlamentare comunista, corrente amendoliana. Coltissimo

Addio Veniero Accreman, ‘indisciplinato’principe del foro - Veniero Accreman ha 88 anni. Li porta benissimo, almeno 20-30 anni di meno. Mente agile e ferma come quella di un ragazzino, ha attraversato il cosiddetto secolo breve (immagine coniata dallo storico anglo-tedesco Eric Hobsbawm) da protagonista: riconosciuto principe del foro di Rimini (penalista da primo della classe), parlamentare Pci (corrente di Giorgio Amendola) per una dozzina d’anni (dal ’63 al ’76, con una parentesi dal ’68 al ’70), sindaco di Rimini (dal ’57 al ’58). Tra pochi mesi, allo scoccare del novantesimo, ha deciso di non appendere i codici al fatidico chiodo. Cinque anni fa, per gli 85, decide di chiudere “bottega”. Dopo aver bruciato l’archivio, opta di riprendere a “lavorare”, che poi per lui sarebbe un divertimento. Accreman ancora oggi, tutte le mattine si fa una “passeggiata in tribunale”. Una passerella affettuosa in cui colleghi e

- Veniero Accrenman se n’è andato lo scorso 27 dicembre, nelle prime ore del mattino. Classe 1923, aveva 93 anni. Lascia un figlio. Ha contrassegnato la vita politica, sociale e culturale della provincia di Rimini dal dopoguerra fino ad oggi. Penalista raffinato (principe del foro anche in blasonate piazze), eloquio asciutto e teatrale, penna veloce, senza fronzoli e di specchiata eleganza. Riportiamo un’intervista uscita su queste pagine nel 2012 AMARCORD magistrati gli rendono l’onore riservati ai grandi, con la consapevolezza della precarietà. Ha una scrittura asciutta non meno che elegante. La sua autobiografia che è poi uno spaccato del Riminese, “Le pietre di Rimini”, è dedicata “alla mia città, a mio figlio”. Da dove arriva il suo cognome? “Dalla Germania, dalla Baviera. I miei avi arrivarono circa 250 anni fa a Roma, come piccoli banchieri al servizio dello Stato pontificio. Il cognome originario era Ackremann, poi italianizzato. Mio babbo venne a Rimini nel 1923, come

capo-stazione. Conobbe mia madre, Letizia Migani, che aveva un negozio di lane di fianco al cinema Fulgor. Negozio che andò distrutto durante la Seconda guerra mondiale, al quarto bombardamento di Rimini”. Ci potrebbe raccontare qualcosa della sua educazione? “Mio babbo non era un cristiano praticante; la mamma sì. Fino a 13 anni ho frequentato la parrocchia di Santa Maria Maggiore dei Servi di Maria. E mi piaceva molto. Fino a quell’età ho creduto; poi mi sono allontanato. Ho scoperto

la scienza, la democrazia. Senza dubbio sono un ateo. Lo racconto nel mio libro, ‘Le pietre di Rimini’, con tanto di confessione al parroco”. Nella sua vita chi ha contato di più come esempio? “Più che dalle persone fisiche, ho avuto molti esempi dalla storia degli uomini. Potrei dire Seneca e Marco Aurelio. Ero innamorato della latinità, e quasi lo parlavo, il latino. Mi piaceva, e piace, Tacito. Ha una prosa stringata, altissima, tacitiana, come si usa dire. Ai fatti che raccontava come storico, aggiungeva sempre il giudizio morale. Vanno bene gli avvenimenti, ma ci vuole anche la chiave di lettura per essere, la storia, maestra di vita”. Si dice che il destino è il carattere di un uomo, come si descriverebbe? “Il carattere è stato l’elemento fondamentale che ha indirizzato la mia vita: nei comportamenti e nei giudizi. Avessi avuto un altro carattere

forse avrei fatto più carriere nel Pci (Partito comunista italiano). Nei miei confronti di intellettuale stimato c’erano sempre delle riserve, sia a Rimini, sia a Roma. Io discutevo tutto, anche se la disciplina di partito diceva che quello che arrivava dall’alto non si potesse discutere. Ero per indole indisciplinato”. Lei ha conosciuto direttamente uomini che hanno fatto la storia d’Italia. Che ricordi ha di Palmiro Togliatti, Giorgio Amendola… “Togliatti era molto riser-

vato, con la compagna Nilde Iotti sempre molto vicino. Era un uomo di carisma e non di potere. Ho stimato la sua politica; non posso non dire che quel deferente rapporto verso l’Unione Sovietica non mi lasciassero dubbi. La sua leadership si è incominciato a metterla in discussione nel ’56, con i fatti d’Ungheria. Io criticavo l’invasione, ma Giorgio Amendola diceva che gli insorti erano gli avversari politici e che noi dovevamo stare con L’Urss. Con l’invasione di Praga sostenere


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Aveva 93 anni. Penalista di valore anche fuori dai confini di Rimini. Coltissimo ‘‘Diciamo che quando si intersecano gli interessi tra il pubblico ed il privato c’è una forma di corruzione” Veniero Accreman (23.11.1923 - 27.12. 2016) La caricatura è di Marino Bonizzato

queste posizioni divenne più difficile. Io ero vicino ad Amendola, una persona straordinaria. Per noi della cosiddetta destra comunista era un esempio. Ne ammiravamo il forte carattere, l’intelligenza, la capacità di decidere. Nei rapporti con gli altri era brusco. Parlava rapidamente, grazie all’elasticità mentale. Era privo di sentimentalismi e faceva ironia su se stesso. La moglie nei sui confronti aveva una dedizione assoluta e lui nei suoi. Fuori dal Parlamento erano sempre insieme. Ho avuto il piacere di essere stato loro

ospite a cena. Allora, i dirigenti di partito lavoravano nella direzione e venivano in Parlamento solo dopo le 19 per il voto. Ho conosciuto il giovane Napolitano. Mi colpì per intelligenza Mario Alicata, scomparso prima del tempo”. Che cosa apprezza di più negli uomini? “Direi, l’amore per la verità. Penso che la razionalità e la scienza siano il raggiungimento dell’uomo. E che per la libertà e la giustizia si possa sacrificare anche la propria vita”. Nessuno più parla di giustizia sociale, perché?

“La storia ha determinato che il capitalismo ha vinto. L’ideale delle giustizia è in ombra perché la vita l’ha messa in ombra. Il capitalismo nei suoi ideali non ha la giustizia sociale, ma il guadagno. Ed è un fattore di creazione di disuguaglianza, anche se con molta lentezza eleva il tenore di vita generale. E questa è la ragione per la quale ha trionfato”. Che cosa umilia di più un uomo? “Il dispregio verso l’umanità è l’offesa più alta”. Qual è l’attestato che ricorda con più piacere?

“Non ne ho uno in particolare. Ho ricevuto molte soddisfazioni: dalla vita politica dove sono rimasto fino al 1976, da quella professionale. Ricordo con affetto i circa 100 comizi tenuti in piazza; sentivo che riuscivo ad interpretare quello che la platea pensava. Era gratificato dal fatto che potessero pensare: Guarda come dice bene, quello che pensiamo”. Nella professione la soddisfazione è la tesi accolta dal giudice, che ti fa sentire il valore sociale. Noi avvocati abbiamo una brutta nomea, quella di vendere l’anima al diavolo per il danaro. Non è proprio così;

il penalista perché ho la predilezione per le cose diverse dal normale. Avevo pensato anche di fare lo psichiatra”. Perché si delinque? oltre a sentire il valore sociale, “Non si riesce a controllare contribuisci alla giustizia”. Perché continua a lavora- gli istinti. I fondamentali sono due: il possesso e il sesso”. re? I suoi hobby? “Tra sei mesi avrò 89 anni “Le letture, la musica, la e chiudo. Anche cinque anni fa ebbi l’idea di smettere. Bru- preparazione dei processi, la ciai l’archivio. Poi, però, nel riflessione. Mi piacciono la pitmomento in cui dovevo dav- tura e la scultura. E la mia non vero staccare mi sono posto il è una raccolta, come potrebbe problema: ‘Che cosa faccio il sembrare, ma sono i ricordi pomeriggio?’. Mi fece impres- della vita. Ogni oggetto d’arsione non dovermi più occupa- te reca con sé momenti della re di cose importanti. E ripresi. vita politica, professionale. Mi Oggi, quando vado in tribuna- fa bene guardarli e rammento le, quasi tutti i giorni, ricevo tante cose; come si dice: si vive l’affetto dei colleghi e dei giu- anche di ricordi”. Come vede il futuro? dici. Lo scorso anno, per gli 88, “Vedo una serie di difficolla Camera penale mi festeggiò tà, ma se ne esce. Certe catacon una grande riunione”. A che cosa non rinunce- strofi passate non possono più ripetersi”. rebbe mai? Perché in Italia c’è tanta “Alla mia libertà di giudicorruzione? zio”. “Quello che avviene in Chi è il bravo avvocato? “Occorrono due doti. Una Italia, avviene anche altrove. tecnica e saper rappresentare Diciamo che quando si intersecon le parole gli altri. La capa- cano gli interessi tra il pubblico cità di mettere in fila una serie ed il privato c’è una forma di di argomentazioni e rendere corruzione”. Chi erano gli amici di giol’idea; infine, sorprendere con una metafora. E farlo con faci- ventù? “L’ex sindaco di Rimini lità e oggettività. Poi, c’è la capacità di capire Walter Ceccaroni, Gino Paperché qualcuno ha commesso gliarani, Giorgio Gondoni, il crimine. Io ho deciso di fare Guido Nozzoli”.



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Saluto ad un grande riminese. Una capacità orataria che sapeva emozionare il pubblico

Caro Veniero, che la terra ti sia leggera - Ciao Veniero. Fra quel tuo amoroso pubblico della mattina di venerdì 30 dicembre, nella sala consigliare del Comune di Rimini, c’ero anch’io. Un vecchio compagno, tra i pochi cattolichini che hanno sentito il bisogno di venire a rendere l’estremo saluto ad un grande riminese. Perché tu sei stato veramente una delle persone cui Rimini può avere il vanto di averti avuto come suo illustre cittadino. In tutti i sensi: sia come persona per la tua rettitudine, la tua cultura ed il piacere che avevi nel dispensarla, sia come campione del foro per la tua professione e sia come compagno nella tua militanza, dalla Resistenza al tuo impegno amministrativo e politico a Rimini e a Roma come parlamentare. Ti ricordo fin dal primo incontro, che fu nel tuo ufficio di Rimini nell’estate del 1956, quando venni a chiederti un parere, mandato da mio cugino Sergio Grossi, un altro vecchio compagno cattolichino, che è rimasto a comporre la sempre più esigua schiera di sopravvissuti di quegli entusiasmanti anni che furono e che, nella loro penuria di tutto, erano tuttavia pieni di una grande speranza. Ricordo i tuoi comizi. Quando venivi al Teatro Zacconi e noi, tanti cattolichini, accorrevamo in massa a riempire tutti e tre i piani di quel

mirabile teatro che ora non c’è più per colpa dell’ignoranza e miopia di quegli amministratori che lo fecero demolire, ed aveva poco più di trent’anni. Avevi una capacità oratoria che trascinava il pubblico presente. Sapevi illustrare l’argomento con maestria fuori dal comune. Anche i temi più complessi li sapevi descrivere e rendere alla portata di tutti. Ritornavi sul tema più volte, argomentando con l’uso, di volta in volta, di diversa espressione verbale senza essere mai pleonastico. Riuscivi a spiegare ed a far apprendere anche l’argomento più astruso, perché analizzandolo sapevi renderlo assimilabile. Quando si sapeva che saresti venuto a Cattolica, era un passaparola per avvisare tutti. Il tuo cognome, per tanti non acculturati compagni, era difficile da ripetere e lo storpiavano: “Stasera al ven Lacrima tal Zacconi” ed era un accorrere di folla. Tu avevi una cultura fuori dal Comune. Io non provenivo dagli studi classici e te la invidiavo, giacché per me è stata una pesante rincorsa per vari decenni per cercare di attingere a questi livelli del sapere. Ricordo la tua conferenza storica del 19 febbraio 2011 nel nostro Centro Sociale al Monte Vici di Cattolica. Io feci la tua presentazione poi tenni le altre conferenze successive e pubblicammo assieme un piccolo

Veniero Accreman

volume dal titolo “Considerazioni in occasione del 150° dell’Unità d’Italia” edito da “La Piazza Editrice” con il contributo della BCC di Gradara, di cui spedimmo poi alcune copie a Roma al Presidente Napolitano, che ci rispose con un plauso. Ricordo che negli incontri per la preparazione del libro avemmo modo di ricordare Guido Nozzoli, un tuo grande amico e compagno, e la sua toccante elegia sui Tre Martiri del 16 agosto 1944 e tu mi ricordasti la mia abituale propensione di recitarla a memoria, quell’Elegia. Sai quanto mi dispiace di non aver avuto l’ardire, l’altro ieri, di chiedere di salire sul palco e venire a recitartela per l’ultima volta, quella pregevole “Elegia per i Martiri di Agosto”. Ho avuto un senso di ritrosia a farlo. Ci ho pensato dopo e mi

sono dispiaciuto. Oltre quella sublime lettura piena di tremenda angoscia dell’incontro di Ettore con la moglie e il figlioletto, dal sesto canto dell’Iliade, che Ti ha dedicato il tuo carissimo figlio Lorenzo, avrei dovuto superare quella riluttanza e chiedere di recitarla in tuo ricordo. Non sono riuscito a farlo. Ora posso solo riportarla qui di seguito, in onore e in ricordo di quel giovane che Tu eri e che avevi allora appena superato i vent’anni, con il ricordo del compagno Guido Nozzoli che ci ha lasciati sedici anni fa. Sarai sempre nel cuore dei nostri ricordi, caro, grande ed illustre compagno. Dispensatore di cultura e di sapienza. Vorrei salutarti, Veniero, con i mirabili versi del grande poeta iberico Garcia Lorca assassinato ottant’anni fa dai falangisti a Viznar: “Va’ Veniero. Non sentire il caldo bramito. Dormi, vola, riposa. Muore anche il mare”. Addio Veniero. Che il peso della morte ti sia leggero. Silvio Di Giovanni Cattolica, 1 gennaio 2017

Elegia per i martiri di agosto A Cappelli, Nicolò, Paglierani uccisi di capestro dai nazisti in piazza Tre Martiri all’alba del 16 agosto del 1944 Fu dal fiotto di sangue aggrumato sui vostri panni che in un giorno affocato di mezzo agosto raccogliemmo il grido della vostra agonia, e nei capestri tesi che sentiamo pesare anche i corpi nostri lasciati a guastarsi in quella desolata morte penzolante nel sole. Tre volte l’alba, con il singhiozzo dei galli e il macinare delle ruote, scivolò dai tetti nei vostri occhi spalancati Due volte la notte brancolò tra l’urto dei treni e i latrati dei cani nel vostro sangue spento. L’impiccatore vi tolse infine allo sciame delle mosche, e rimase un fetido crepuscolo a sbiadirsi tra la polvere secca e l’orina dei cavalli. Andammo allora nelle nostre tane che serbavano ancora l’impronta dei vostri piedi scalzi, vagammo nella campagna stordita dall’alito dei fieni, ma l’estate ci parve vuota come lo sguardo dei ciechi. E ci fu solo il cuore a ridarci il coraggio,

questo piccolo cuore logorato dalla guerra insonne e dal giallore delle stoppie. Quando tornammo a voi (il settembre era ancora squassato dai cannoni) l’aria sapeva di terra rimossa dalle macerie e colavano bave d’erba dalle ferite delle case. Là non trovammo fiori sulle fosse, non trovammo i nomi tra le dolci menzogne delle lapidi, nè un cero che avesse illuminato per un’ora la vostra eterna caduta. Tre croci sbilenche di canna erano il solo segno di pietà. Come balbettare parole? Le parole del pane, del mare, del vento e della strada non sanno dire la morte che non ha strada, nè vento, nè mare. Silenzio solo silenzio nella siepe di batticuori. Gli uomini strinsero i pugni alzati nel saluto E il sole portò le croci nelle lacrime azzurre delle madri. Guido Nozzoli Viserba di Rimini, Ottobre 1944


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Gennaio 2017

SIGEP

A Rimini Fiera dal 21 al 25 gennaio. E’ alla 38.ma edizione. Mille espositori - Nel mondo i giochi del gelato si fanno a Rimini. Non solo a Rimini Fiera, ma anche nella provincia, che è uno dei distretti mondiali per la produzione degli ingredienti per la gelateria e non solo. Se poi allarghiamo lo sguardo al Pesarese, le due province sono eccellenza produttive in grado di portare l’intelligenza dei luoghi e del Made in Italy nei cinque continenti. Forse è più tipicamente italico il gelato della moda. Dunque, Rimini capitale mondiale. L’appuntamento è al Sigep (Salone internazionale del gelato e della pasticceria), dal 21 al 25 gennaio. Dovrebbero arrivare più di 200 addetti ai lavori; quasi un quarto dall’estero. La ricaduta turistica sul territorio è quantificabile in almeno 20 milioni di euro; si riepmiono alberghi e ristoranti coma e Ferragosto. Alla XXXVIII edizione, Sigep è leadership internazionale indiscussa oltre che nella gelateria, anche nella pasticceria artigianale, panificazione; abbinati al mondo del caffè. E’ al Sigep che Pascucci si è aperto le porte del mondo; oggi la sua bandiera è in

Capitale mondiale del gelato Anche pasticceria, prodotti da forno e caffè. Una visita significa idee che aiutano a lavorare meglio ed a pensare quasi 500 locali, la maggior parte in Asia. La rassegna è la vetrina per le tendenze ed innovazioni delle quattro filiere. In esposizione dalle materie prime ed ingredienti agli impianti e attrezzature, arredamento e servizi. La storia di Sigep, nata su suggerimento dei gelatieri italiani aderenti alle associazioni artigiane che chiedevano una manifestazione di supporto alla loro attività, è scandita da un crescente successo che prende avvio con la sua inaugurazione nel 1980. L’idea di affiancare all’area espositiva un ricco programma di eventi spettacolari si è rivelata fin da subito vincente.

Il gelato, emozioni per tutte le età

Le relazioni internazionali sono garantite da una rete di collaboratori che coinvolge quaranta paesi. Per connettere al meglio domanda e offerta, già da anni, è attivo il progetto Top Buyer da Cinque Continenti, che permette a espositori e buyer stranieri di definire l’agenda degli incontri da sviluppare in fiera. I concorsi internazionali, le dimostrazioni tecniche, i seminari, i convegni sono parte integrante della proposta SIGEP e costituiscono fattori di comunicazione e scambio tra le aziende, gli operatori, i media, le associazioni di categoria che rappresentano le intere filiere e gli opinion leader del settore. Una serie di concorsi durante Sigep ed in giro per il mondo durante tutto l’anno rendono protagonista il gelato artigianale in ogni stagione e ad ogni latitudine: La Coppa del Mondo della Gelateria, le selezioni delle squadre che si svolgono in ogni continente, il Gelato World Tour.

Attese 200mila persone. Introito turistico da 20 milioni di euro - Attese almeno 200mila persone per l’edizione numero 38 del Sigep; circa 40mila dall’estero. Da un punto di vista prettamente turistico la caduta sul territorio è di circa 20 milioni di euro. Ecco, negli anni, il trend dei visitatori. 2016 - 201mila 2015 - 187mila 2014 - 173mila 2013 - 144mila 2011 - 106mila 2007 - 93mila


11 VALMARECCHIA Santarcangelo, Caterina e la vita che sorprende sempre Gennaio 2017

La città ha dato i natali a papa Clemente XIV

CULTURA E TERRITORIO di Gianloris Cresti - CATERINA: LA VITA SORPRENDE SEMPRE. Oddio, la vecchia Ancilla stava di nuovo preparando la zuppa di cipolle e gobbi, e sicuramente l’odore forte che si sentiva fuori dall’uscio, dentro la piccola casa sarebbe stato ancora più forte, doveva fare presto, consegnarle le due ceste di vimini che suo nonno le aveva fatto, ritirare il pollo che aveva promesso in cambio, e tornarsene subito a casa. Per un attimo, una leggera brezza, portò via dal suo naso quel forte odore, tanto che Caterina potè cogliere anche il profumo del cespuglio di giaggiolo che la donna aveva vicino alla stalla. Un profumo delicato e intenso. Arrivò alla porta, bussò, e pregò che la donna poi non si mettesse a raccontarle della gioventù passata a Ca’ Ermete, e di come aveva conosciuto suo marito Nicodemo, ad una festa sull’aia di suo nonno. Le lacrimavano già gli occhi per la cipolla. “Caterina buongiorno, sono per me quei due bei cesti di vimini?”, chiese la donna dopo aver aperto lo spesso portone, vecchio, cigolante e malridotto. “Buongiorno Ancilla, sì le ceste sono per lei, ed è mio nonno che ve le manda, e mi ha detto di dover ritirare un pollo, come pagamento del lavoro fatto”. La vecchia annuì con la testa girandosi e facendo cenno alla ragazza di entrare in casa “Arrivo subito, attendi un attimo e ti consegno il pollo per il vecchio Basilio... mi servivano davvero tanto quelle ceste ragazza...”, dicendo così sparì dietro ad una porta in fondo al buio corridoio, e sicuramente sarebbe riapparsa da lì a poco con un pollo, in mano o in un vecchio sacco di iuta, lei poi avrebbe dovuto trovare velocemente una scusa, magari dirle che, a casa, sua madre, l’aspettava per andare a fare il bucato alla Fossa, l’avrebbe salutata e si sarebbe allontanata da quell’odore pestilenziale, che proprio non sopportava. La porta si riapri. “ Grazie per la cortesia Ancilla e ora... ora...” a Caterina le morirono le parole in gola. “Sei tu Caterina? questo è il pollo che devi portare a tuo nonno Basilio, mi ha detto la nonna, tieni”. Un ragazzo alto, con i capelli folti e scuri, con due grandi occhi verdi e un sorriso aperto come il panorama che si poteva vedere su dal Castello dei Malatesti, o dal Convento dei Frati, era apparso al posto delle vecchia Ancilla, e Caterina ne era rimasta a dir poco folgorata. Con il fuoco in viso e le mani che le tremavano la ragazza prese dalle mani del giovane il pollo, balbettò un ringraziamento e si rigirò verso la porta per uscire. “La nonna” proseguì il ragazzo “mi ha detto anche di dirti che le piacerebbe vedervi, a te e alla tua famiglia, domenica alla festa che

faremo qui da noi, nell’aia, ci sarà mio padre Cristoforo con l’organino, mangeremo ciambella e balleremo un po’, lo dirai a tuo nonno vero?”. “Sì, sì... certamente... buonasera!”. I suo passi presero un ritmo veloce, seguivano quello dei battiti del suo cuore. Chi era mai quel giovane, nipote aveva detto, oddio e aveva pure il vestito con una tasca strappata oggi, che vergogna. Anche i pensieri di Caterina correvano come i suoi passi. Lungo il sentiero che costeggiava il fiume, con la brezza leggera che le spettinava i lunghi capelli corvini, e il sole che stava facendo l’ultimo sbadiglio prima di coricarsi dietro al Monte della Scorticata, il pensiero era fisso sul viso di quel ragazzo. Frequentava la casa della Ancilla da anni ma non aveva mai saputo che avesse un nipote, conosceva Giusta, sua figlia, la moglie del contadino vicino alla chiesa dell’Arcangelo, ma non sapeva che avesse un figlio. Arrivata davanti casa, cercò con lo sguardo suo nonno, e non vedendolo da nessuna parte, portò il pollo direttamente in cucina, ma la trovò deserta, lasciò il pollo e andò a cercare sua madre, o suo nonno. Andando dietro casa, si imbattè in Luigino, maestro d’ascia, loro vicino e compare di lavoro di suo padre, su alla Castello dei Malatesti, sul Monte Gio-

La Rocca Malatestiana In basso, la Colleggiata

ve, e chiese all’uomo se avesse visto sua madre o suo nonno, ma l’uomo rispose di no, le disse però che gli era sembrato di aver sentito la voce di sua madre in casa della Costanza, forse era lì, forse la figlia Daria aveva finito il tempo e stava partorendo, aveva sentito un gran vociare di donne. Caterina si diresse verso la casa della donna, e lungo il sentiero, seduto accanto alla Salce che segnava il confine fra il loro campo e quello della Costanza, suo nonno fumava

seduto, con lo sguardo verso il fiume, assorto in chissà quali pensieri. “Buonasera nonno Basilio, ho lasciato il pollo della Ancilla dentro la cucina, vi ringrazia di cuore per le ceste, e stò andando a cercare mia mamma, mica l’avete vista per caso?”, gli chiese mettendosi seduta accanto all’uomo. Il vecchio, aspirò due profonde boccate dalla pipa poi disse “la Daria della Costanza stà partorendo, tua mamma è con le altre donne e la levatrice in casa loro, dovrebbe essere un maschio”, e lo disse senza alzare mai lo sguardo da terra, era triste, lo si capiva benissimo, e Caterina conosceva il motivo di tanta amarezza e sconforto. Solo pochi mesi fa, Francesco, suo primogenito e la figlia Brigida di soli 4 anni, erano stati portati via dalle acque del grande fiume, in una notte di piena, sorpresi nel sonno, si erano salvati solo la moglie Adele, e i

LA STORIA

Santarcangelo, nati grandi artisti e intellettuali - Una delle più accattivanti città della Romagna nota per la sua bellezza e per aver dato i natali a un concentrato di intellettuali e artisti, ieri come oggi, come nessun altro luogo di provincia. Anche un papa vi ebbe a nascere: Papa Clemente XIV, Ganganelli, come ricordano alcuni monumenti a lui dedicati. Qui l’arte, la cultura, la storia e le tradizioni sono di casa, lo si respira nelle sue piazze, nei suoi suggestivi angoli e nelle molteplici manifestazioni che scandiscono le stagioni, divenute anche attrazioni turistiche. Da visitare. La Rocca Malatestiana voluta

e costruita, come molte altre rocche presenti in Romagna, dalla famiglia Malatesta, in particolare da Carlo Malatesta nel 1386. La struttura è caratterizzata da un’alta torre del XIV secolo. La Rocca assunse però solo nel 1447 la struttura che ancora oggi conserva grazie agli ultimi interventi voluti da Sigismondo Pandolfo Malatesta. Si pensa che al suo interno sia avvenuta l’uccisione di Paolo e Francesca. Le Grotte di tufo: nella parte orientale del colle Giove sono scavati nell’arenaria e nell’argilla 152 ipogei che formano un percorso di circa 5-6

km. e che risalgono al periodo medievale. La Chiesa Collegiata: è l’edificio di culto più importante di Santarcangelo e risale al XVIII secolo. Al suo interno, fra le altre cose, è conservato un quadro di Guido Cagnacci e un Crocifisso di Pietro da Rimini. La Pieve di San Michele Arcangelo: l’edificio religioso più importante della città e del territorio, fino alla metà del XVIII secolo, è il luogo di culto più antico della città. La chiesa risale al VI secolo e fu costruita in stile bizantino su modello delle chiese ravennati di età giustinianea.

figli maschi Armando e Giacinto, perché dormivano nella parte alta della casa, e il maggiore Venanzio che era fuori per lavoro, a Verucchio. Il vecchio padre ne aveva sofferto molto, i due uomini erano molto legati, avevano combattuto insieme al soldo dei Malatesti, a Ravenna e nelle terre del Picenio, e vi era profondo rispetto fra di loro. Dopo un leggero sospiro, Caterina informò il nonno che l’Ancilla li aveva invitati ad una serata nell’aia, di lì a due giorni, e aveva chiesto che tutta la famiglia vi partecipasse. “A proposito, ma la moglie di Nicodemo, ha un nipote? E’ lui che ci ha invitati a dire il vero, lo ha fatto nel darmi il pollo per voi”. Senza distogliere lo sguardo il vecchio le rispose “sarà stato il figlio più giovane della Quintina, quello che è fuggito dal Convento di Scorticata, i suoi lo volevano prete ma lui...”. Si girò verso la nipote e disse “dicono essere un bel giovane, testa un po’ calda ma un giovane dal fisico forte, avrà più o meno la tua età” guardò la ragazza, che alle parole dell’uomo arrossi leggermente, abbassò lo sguardo e si alzo e disse “Venite, vi accompagno a casa, farò io la cena visto che mia mamma è impegnata dalla Costanza”. Lo aiutò ad alzarsi e insieme si diressero verso casa. Fra faccende domestiche e sogni, passarono due giorni e Caterina, emozionata, si apprestava con mamma e nonno, ad andare alla festa nell’aia della Ancilla. Avrebbe rivisto il giovane che tanto l’aveva colpita. Non ne conosceva neppure il nome ma poco le importava, l’unica cosa che desiderava era essere rapita da quel sorriso. Erano ormai alla festa da un po’, ma del ragazzo neppure l’ombra, la mamma chiacchierava con la Quintina, l’Ancilla e le altre donne, il nonno giocava alla morra sotto la quercia con Nicodemo e il figlio maggiore Giovanni, mentre il minore, Cristoforo, con il suo organetto faceva ballare i più giovani. La padrona di casa le si avvicinò sorridente “Mio nipote Laurio è dovuto andare giù al Mulino dei Franzesi, c’era da macinare del grano giallo, mi ha detto che sperava di poter tornare in tempo per fare almeno un ballo con te”. La ragazza arrossì alle parole della anziana donna. “La ciambella era molto buona Ancilla, e anche il pane con le noci, un giorno dovrete insegnarmi a farlo, e dovrete insegnarmi anche a cucinare le patate nella cenere, le mie si bruciano sempre, le vostre invece erano profumate e ben cotte, anche questa sera”, rispose Caterina cercando di cam-

biare discorso “va bene, va bene, ma come mai tutte queste richieste, mica vorrai prender marito?”. La donna rise, ritornando in mezzo a quel groviglio di voci e di pettegolezzi, che aveva abbandonato poco fa, lasciando la ragazza seduta sulla panca vicino al pozzo, intenta in piacevoli pensieri, pensieri che il cuor le comandava, e che lei non disubbidiva. Il fuoco nel centro della grande aia si stava ormai spegnendo, molti giovani fanciulli erano addormentati sulle ginocchia delle madri, quando le sembrò in lontananza di sentire un ragliare di somaro. Di lì a poco, apparvero dal buio del sentiero che saliva dalla Fossa, Laurio accompagnato dal vecchio somaro di suo nonno Nicodemo, di ritorno dal Mulino. Fece un cenno di saluto a tutti e si diresse dietro alla casa. I loro sguardi non si erano incontrati e a Caterina era dispiaciuto molto. Era sicuramente stanco e sarebbe andato subito a coricarsi, pensò la giovane, giocando a disegnare con un bastoncino fra la sabbia dell’aia, attorno ad un covo di formiche intente a correre qua e là come pazze, nonostante la tarda ora. Giacinto aveva ripreso a suonare, le piaceva la musica, tutt’attorno sembrava essersi spento ogni rumore, si sentiva solo l’organetto. “Buonasera Caterina, grazie per essere venuta, è stata una piacevole serata?” alzò gli occhi, la gola le si asciugò, il cuore le si fermò, le mani non smettevano di muoversi nervosamente. Lui era lì, davanti a lei, con il suo sguardo incorniciato dal ciuffo color del carbone e un sorriso che le apparve come un raggio di sole dopo un temporale. Le prese una mano, la fece alzare e come se nulla fosse la portò al centro dell’aia, vicino alle ceneri del fuoco, e chiese al padre di suonargli una quadriglia. “Chi vuole fare un ultimo ballo con noi?” chiese, e senza aspettar risposta, prese entrambi le mani della ragazza e inizio a muoversi al ritmo allegro dell’organetto, guardandola sempre negli occhi, occhi che lo fissavano come fosse colpita da incantesimo. Altre due coppie di ragazzi li raggiunsero, ballarono, ridendo come solo dei giovani nel pieno della loro vita potevano fare, e gli adulti attorno a loro battevano le mani a tempo, per sostenerli e incoraggiarli. Quando la musica finì, Laurio prese per mano Caterina, la portò sotto la vecchia quercia, dove prima gli uomini si sfidavano a morra, il cuore batteva ad entrambi come fossero tamburi impazziti, le scostò un ciuffo di capelli dalla fronte, un brivido scosse la ragazza, lui la guardò profondamente negli occhi e le disse “Voglio che diventi mia moglie” - “Domani mattina andrò su al Monte Giove, al Castello dove stà lavorando tuo padre e chiederò la tua mano”. Nella testa della ragazza un grande fuoco si stava accendendo, un fuoco che le era nato nel cuore e che era alimentato dallo sguardo e dalle parole di quel ragazzo, sfrontato, diretto, ma che le piaceva tanto, le piaceva tanto davvero.



IDEE

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Gennaio 2017

Cosa nostra, ‘Ndrangheta, Camorra, Casalesi, Stidda. Le diverse sfumature della criminalità organizzata EDITORIALE

Che 2017 che fa Continua dalla prima

giurisdizionale

sui

possibili Referendum sociali e nuova (nuova?) legge elettorale post Italicum, tra sentenze della Corte Costituzionale e interventi del nuovo (nuovo?) Governo postreferendario al proposito. La bolgia globale ha il proprio punto dirimente nell’insediamento di Donald Trump alla guida della prima (ancora prima?) potenza mondiale, gli Stati Uniti d’America. Un gennaio che darà molte indicazioni, non solo contingenti, ma ciascuna nel proprio ambito destinata a segnare molto tempo a venire, in qualche caso appunto in maniera epocale. E poi, poi… Partendo da casa nostra «Renzi, chi?» si potrebbe dire parafrasando la battuta del medesimo su un povero viceministro (ed allora oppositore di parti-

to), ché il contrappasso dantesco lo colpisce oggi con una scomparsa mediatica (e non solo), in parte voluta, ancor più subita. Quanto al post Referendum sulla Riforma Costituzionale e Istituzionale dello scorso dicembre 2016 siamo ad una sorta di «Tranquilli, non è successo niente» dopo il suo esito. Sconvolgente, ma non poi molto nelle conseguenze pratiche, a parte l’apparente cambio del Presidente del Consiglio. Quanto al resto del mondo, meglio allacciarci le cinture, ché dal 20 gennaio, Anno I° Giorno I° D.T. (Dopo Trump) nulla sarà più come prima. E quanto ai ‘seminatori di discordia’, nostrani e globali, vecchi e nuovi, sia il loro comportamento premio ad essi medesimi. E perciò vengano ripagati «misura per misura». E questo è Shakespeare, mica bruscolini. Gabriele Paci

X.

Mafie e l’impresa criminale FOCUS

Alessandro Bondi

di Alessandro Bondi*

- PIL criminale. Si è ragionato di mafie, partendo dalla dimensione internazionale, arrivando a quella locale. Sono i viaggi dell’impresa criminale, pronta più di altre a sfruttare l’apertura dei mercati. Una caratteristica, in realtà, presente anche quando i confini erano chiusi, i viaggi duravano settimane e le guerre ricordavano la follia eroica di uomini morti seguendo una bandiera. Il presente trova in più il riconoscimento di una dimensione transnazionale. E il linguaggio dell’economia. L’impresa criminale individua un’attività economica volta alla produzione di beni servizi con un aggettivo di troppo, quel ‘criminale’ che offre a siffatte organizzazioni imprenditorialità moderna e peculiarità antiche. Dal 2014, l’UE prescrive che, nel calcolo del prodotto interno dei singoli Stati, siano inclusi i fatturati legati a prostituzione, stupefacenti, contrabbando: per l’Italia, 15 miliardi e

“..forza d’intimidazione diffusa, assoggettamento, omertà non siano più idonee a definire le condotte di chi ricicla denaro a San Marino; di chi reimpiega i capitali illeciti in alberghi e negozi della Riviera” mezzo. Il mito e la realtà. Si è scritto di Camorra e di ‘Ndrangheta. È il momento di Cosa nostra. Insieme alla Stidda, identifica la mafia siciliana: la mafia per eccellenza. Tanto per rimanere sulla forza dell’immagine che crea il mito, è Cosa nostra quella dei film in serie del Padrino e nelle troppe serie in film della Piovra. Ma è Cosa nostra pure quella delle stragi di Capaci, di via D’Amelio, di via dei Georgofili. È Cosa nostra quella dei primi pentiti; da Buscetta in poi, perdenti, sinceri, falsi, sempre vendicativi. È Cosa nostra quella che attenta allo Stato, che tratta con lo Stato, che perde contro lo Stato. È Cosa nostra quella che cede all’Ndrangheta il controllo assoluto del traffico dei stupefacenti, sebbene cinque delle sei grandi famiglie criminali di New York siano ancora sue. Popolare e aristocratica. Il suo silenzio era la sua forza. Ora può essere ragione di un salto di qualità del vertice che ha accesso a mercati infettati, passando per l’amministrazione, la politica; superando i confini di nazioni incerte; raggiungendo la finanza secondo un modello

piramidale più volte evidenziato nello scrivere di criminalità organizzata. A qualcuno piace distinguere tra una mafia popolare e un’aristocrazia mafiosa (Scarpinato, la Repubblica 28.02.2016). Con le solite sfumature di grigio, rimane criminalità; ma le compagnie cambiano e non è di poco conto. Legislazione e geografia. Anche per Cosa nostra si dovrà ripartire da vocabolario, storia, economia; seguendo il procedere con cui si è finora scritto della criminalità organizzata. I fondamentali non cambiano, anche se l’apparenza si mostra diversa e il contesto fa i conti con lo scorrere del tempo. Quando si alza la testa invece di rincorrere la palla, si vede meglio il gioco e tenere la posizione è saggio. Tanto per dire che quando la criminalità organizzata sembra diversa giocando fuori casa, si può pensare che la fattispecie di associazione a delinquere di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.) non sia più adatta, che le sue caratteristiche fondate sulla forza d’intimidazione diffusa, assoggettamento, omertà non siano più idonee a definire le condotte di chi vince appalti senza averne i titoli a Reggio

Emilia; di chi chiede il pizzo tra Piacenza e Forlì; di chi ricicla denaro a San Marino; di chi reimpiega i capitali illeciti in alberghi e negozi della Riviera. Ma non sempre il legislatore deve intervenire. La logorrea normativa è una piaga difficile da guarire: non ha vera causa nel parlamentarismo debole, ma nella politica facile. Anche in campagna elettorale una nuova legge non è mai a costo zero. Insistere su paura e rabbia è strumento comunicativo che, finalmente, mostra stanchezza e ipocrisia. La norma vive grazie all’interpretazione data dalla giurisprudenza chiamata ad applicarla. In tal senso, la fattispecie di associazione a delinquere di tipo mafioso è generosa di significati. Quando i riflettori dell’accusa si spengono, vi è un’attività giudiziaria meno eclatante cui si può ancora dare fiducia (cfr Rel. comm. min. d.m. 10.06.2010). È mafia quand’è mafia. Dopo aver insistito tanto sulla presenza della criminalità organizzata anche in regioni storicamente estranee a questi fenomeni, non dovrebbe essere frainteso questo richiamo finale alla cautela. Si vuole solo ricordare come le ipotesi criminose delle procure trovano un ruolo nella qualificazione della fattispecie mafiosa, per la quale sono previste possibilità investigative e strumenti cautelari importanti: insieme a un pubblico interesse sostenuto dai media. Un concetto ripreso quando, nel settembre del 2015 sulla Piazza, si sono commentati i titoli giornalistici su Roma capitale e la terra di mezzo descritta dai signori dell’anello capitolino. Un avviso che non si ferma alle pendici del Titano, che non si perde nella metropoli della Riviera, che non s’ignora nella ricchezza d’industria, agricoltura e servizi offerta dalla terra delle due regioni. Anche in Emilia Romagna, la mafia rovina qualcosa di più di una immagine, ma non è il passe-partout di qualsivoglia politica giudiziaria. *Professore, Cattedra di Diritto penale Dipartimento di giurisprudenza Università di Urbino


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Gennaio 2017

RICCIONE

Da fuori sembra un tutti contro tutti nel Pd e nella coalizione del sindaco Tosi ALLEGRO MA NON TROPPO

Spigolature

degli Scrondi GONFIABILI-TARANTA-DEFRIBRILLATORI-SALE

Gonfiabili - Leggiamo: “Riccione Village, promozione turistica sulle Dolomiti con maxi gonfiabili che riproducono mosconi e cabine”. Ecco perché dicevano che i ricionesi sono solo dei palloni gonfiati... La Taranta - Leggiamo: “Il modello Gallipoli sbarca al Marano, considerato tra i più importanti del divertimento italiano”. Balleremo la Taranta?!?... Balneazione - Leggiamo: “Foce del Marano, estate a rischio. Secondo Arpae ha la peggiore qualità delle acque”. Balneazione difficile, però balleremo al ritmo della Taranta... Defribrillatori promessi - Leggiamo: “Alberto Arcangeli (Pd): ‘I defribrillatori? Non c’è traccia’”. Il Pd ne avrebbe tanto bisogno... Forza Italia - Leggiamo: “Forza Italia, alla cena di Natale in trenta non trovano posto. Arrivati in 170”. Incredibile! Il tutto, poi, senza il Silvio, la Minetti, né la Ruby... Rifiuti abbandonati - Leggiamo: “Rifiuti abbandonati, scattano i controlli delle guardie ecologiche”. Riccionesi, basta di buttare i piddini fuori dai cassonetti!... Libiamo - Leggiamo: “Capodanno, gli alberghi esultano: un pienone”. Libiamo, libiamo, libiam ne lieti calici... Agenzia Mobilità - Leggiamo: “Il Comune affida i trenini ad A.M. E’ la stessa agenzia che chiede 2 milioni di danni per il Trc”. Attenti ai trenini!.... Multe - Leggiamo: “Autisti indisciplinati a Riccione, 560mila euro di multe in tre mesi”. Achtung! Autovelox... Geat - Leggiamo: “Cinzia Bauzone (Pd): ‘Geat, il sindaco Tosi vuole spolparla’”. Poveretta la Tosi, lasciatela mangiucchiare... è così mingherlina... Sale - Leggiamo: “Piano neve, pronte 70 tonnellate di sale”. Attenzione, tutti i medici dicono di usare poco sale... Fuoco - Leggiamo: “Il Villaggio di Natale diventa una fiera. Fuoco del Pd sui gestori”. Ma dai!... E’ Natale, dovremmo essere tutti più buoni... Sanità - Leggiamo: “Sanità Riccione, il direttore Ausl: ‘Non saranno ridimensionati né i numeri di prestazioni né la loro qualità”. Siamo sicuri???...

Politica in frammenti, società in frantumi? di Teresio Spadoni

- La celebre frase di Antoine-Laurent de Lavoisier, “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, per chi si accinge a scrivere sul come è stata gestita la politica a Riccione nell’anno appena trascorso pare certamente la più indicata. Nulla è più come prima. Si era partiti (giugno 2014) con una giunta di centrodestra sostenuta da una maggioranza composta da Noi Riccionesi (sette consiglieri più il sindaco), Forza Italia (sei consiglieri), Lista G. Bezzi e Fratelli d’Italia-An (un consigliere ciascuno) – riuscita, dopo settant’anni, nell’intento di mandare all’opposizione il centrosinistra – e con la minoranza formata da Partito democratico (sette consiglieri) e M5S (due). Nel 2016 abbiamo assistito allo smembramento della maggioranza - con la costituzione di una nuova lista civica, “Unione Civica per Riccione”, composta da consiglieri dissidenti usciti in parte da FI e in parte da Noi Riccionesi e con il consigliere di Fratelli d’Italia-An passato al Gruppo Misto e del Partito democratico - con la costituzione del gruppo “Oltre per Riccione”, composto dai quattro consiglieri espulsi.

A oggi, dunque, la situazione è questa: i consiglieri di Noi Riccionesi sono rimasti in quattro, come quattro sono quelli rimasti in FI; l’Unione Civica ne conta cinque, e uno la lista Bezzi. Al Partito Democratico ne sono rimasti tre, mentre quattro sono quelli di Oltre; poi ci sono i due del M5S e quello del Gruppo Misto. Quella del M5S risulta essere l’unica lista ancora unita… ma solo formalmente, perché è noto che i suoi due consiglieri non si parlino molto tra loro. Tutto si trasforma, dice Lavoisier. Sicuramente! Ma visto che la politica non risponde a leggi fisiche, nulla è riconducibile al prima; e dunque nessuno si straccerà le vesti per tentare di realizzare il poco che resta di quanto promesso in campagna elettorale. Ciò che appare chiaro, infatti, è che la maggioranza si trovi in una condizione di conflitto aperto con la sindaco; perché, dicono, la sentono non più autonoma ma ostaggio di alcuni personaggi del suo partito. Prova ne è che nell’intervista di fine anno al Resto del Carlino, al giornalista che le ha fatto notare

che la sua maggioranza scricchiola, la Tosi ha detto: “È vero, a volte c’è la voglia da parte di tutti di essere determinanti, di poter incidere”. Per poi rifugiarsi in un: “Gli obbiettivi sono solidi e sui grandi progetti la maggioranza è certa”. Già, i grandi progetti! Ma con questi chiari di luna… “Adesso acceleriamo su tre corsie” – ha continuato. “Sul turismo puntiamo sulla qualità dell’offerta: magari arriveranno meno persone, ma con una maggiore capacità di spesa. E questo darà fiato anche al resto dell’economia della città”. Bene, ma sicuramente non saranno sufficienti i due anni e mezzo che mancano alla fine della legislatura per riconvertire il turismo a Riccione; nemmeno con una stabilità granitica della maggioranza. Per intanto, archiviato il magro gradimento ottenuto durante le festività dalla pista del ghiaccio e dal villaggio nel suo insieme, per il futuro di idee in giro ce ne sono pochissime. E la discussione sul bilancio finirà giocoforza per diventare il campo di verifica della tenuta della maggioranza. Non amo parlare di ‘resa dei dei conti’; tendo a evitare espressioni troppo forti, ma pare che in

Lele Montanari (Unione)

Marco Parmeggiani, Pd FI siano intenzionati a puntare i piedi; a trovare soddisfazione per le proprie richieste. C’è poi l’Unione Civica; e anche loro avranno richieste da far valere nella pratica bilancio; non si capirebbe altrimenti la scelta fatta. Un cambio di Giunta? un assessore?… si vocifera! In ogni caso, non serve uno scienziato per capire che con la creazione della nuova lista civica la maggioranza si sia effettivamente lacerata. Ma “Se Atene piange, Sparta non ride”! Il Pd, fortemente impegnato a emarginare le voci dissonanti prima, e a buttarle fuori poi, è alla spasmodica ricerca di una leadership e di una persona da

AMARCORD

Addio a Giovanni Olivieri, medico gentiluomo - Giovanni Olivieri si è spento lo scorso 14 giugno, alle 7; in una mattinata di luce, fredda e senza vento. Aveva 83 anni. Lascia una figlia, Lucia. La moglie Anna lo aveva preceduto alcuni anni fa. Apparteneva a quelle famiglie che a modo loro hanno fatto la storia di Rimini e di Riccione; una perfetta sintesi di professionalità ed umanità. Genitori entrambi insegnanti, il padre Arduino è stato il mitico ed amatissimo preside del liceo classico Giulio Cesare. Nonostante la riservatezza di lui, di Giovanni, tanto ci sarebbe da dire e da scrivere. Io, che mi fregio di essergli stato amico, di lui voglio ricordare due aspetti: l’autorevolezza e il sorriso. Prima ancora che di persona l’ho conosciuto per fama: come, penso, tutti a Riccione. Medico serio e scrupoloso, in ospedale come in ambulatorio; uomo mite ma determinato, pacato. La sua autorevolezza ho potuto apprezzarla negli anni della comune collaborazione in Famija Arciunésa. Ricordo con malcelata soddisfazione l’intesa che avemmo quando in Famija si decise di commissionare una statua a Maria Ceccarini in occasione dei cento anni dell’intitolazione del viale che ne

Giovanni Olivieri

porta il nome. Una sera scorrendo in internet le pagine di scultori romagnoli mi imbattei in un artista di Cesena che lavorava il bronzo: Leonardo Lucchi. La visione dei suoi lavori mi catturò all’istante. Giovanni fu il primo che chiamai a guardare lo schermo; se avevo ben compreso la profondità della sua sensibilità ero certo che l’avrebbe apprezzato. “Giovanni, non so cosa possa chiederci questo qui, ma fa dei lavori...”. Mi guardò e: “È bravissimo!”. Poi, rivolto agli altri: “Guardate queste opere! Io penso che andare a chiedergli

quanto vuole sia un tentativo da fare”. Pochissime o nulle le obiezioni degli altri consiglieri alle sue parole. Oggi l’opera di quell’artista cesenate è realtà. Ecco, in quel momento ebbi a capire la forza della sua autorevolezza. Sorridente: devo dire che l’ho conosciuto sorridente, sempre! Non portatore di un sorriso ostentato, di forma; ma indice di una serenità e insieme di una consapevolezza che solo le persone nobili d’animo sanno avere. Non c’era per lui nulla che non potesse essere accompagnato dal sorriso. Sorrideva… lui sorrideva; sapeva sorridere alla vita e ai suoi acciacchi. Perfino quando il dolore gli faceva sanguinare l’anima trovava la capacità di sorridere. Anche adesso sorridi, Giovanni! Solo che, scommetto, adesso è alla morte che stai sorridendo; a quella morte che pudicamente tante volte hai toccato e alla quale, quando ti ha bussato, serenamente avrai detto “Eccomi, andiamo! Non credere, però, di farmi un dispetto. Forza su, portami da lei, da Anna, la mia amata”. Ecco, così ti ho trovato; così ti penso. Teresio Spadoni


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Le ragioni? Una risposta: è un momento senza il partito come luogo di discussione...

Nanà Arcuri, Noi riccionesi

Fabio Ubaldi (già Pd?) candidare. Nel frattempo il modus operandi è cavalcare ogni pretesto per scagliarsi contro l’amministrazione. Tre giorni di polemiche sui media per il ‘gesto dell’ombrello’ - da stigmatizzare, certamente - di

Andrea Prada (presentatore dell’evento Web Star Day) nei confronti di Rimini, danno il senso di una volontà polemica fine a se stessa. Tra sei mesi è estate; riparte la stagione: su questo dovrebbe essere incalzata la maggioranza. Ma il Partito democratico pare non averla una linea. Dopo aver rigettato il programma col quale si era presentato agli elettori nel 2014 perché – sostengono in modo a dir poco pretestuoso - bocciato dalle urne, non pare abbia prodotto grandi progetti sui quali inchiodare la maggioranza. Infine, c’è il neonato gruppo di Oltre del quale, ovviamente, ancora non si sa se e come voglia strutturarsi, quale partita intenda giocare e con quali carte. Ergo, a oggi nessuno si premura di dire cosa intende fare per la città: siano essi di maggioranza o di opposizione. Questo è il quadro che si presenta a un incolpevole 2017! Fosco? Patetico? Sconfortante?… Certamente! Tutto questo e altro ancora;

ma a oggi questa è la situazione: si vivacchia. Con una punta di rassegnazione si potrebbe dire “Embè... piutòst che gnint l’è mèj più tòst”. Attenzionando quel “più tòst” però, perché… Racchiudendo il tutto nella cornice di ciò che succede a livello nazionale, mi si consenta di esprimere un pensiero a me caro: in democrazia la volontà popolare è esercitata per delega conseguente al voto e il compito del cittadino elettore non si esaurisce con l’elezione del/dei proprio/i rappresentante/i. Il voto, infatti, è solo l’inizio del secondo tempo di una partita che prevede un controllo serrato e continuo di colui al quale è stata affidata la delega; nel primo tempo, invece, in gioco deve esserci il proprio impegno personale, sia – eventualmente - in qualità di candidato, che nell’individuare il migliore tra quelli in campo. Diversamente, servirà a poco dire nel 2018 che il 17 non porta bene!

Unione civica, l’’ago della bilancia - “Inutile nasconderlo, ma il 2017 si presenta come un anno arduo dal punto di vista del pareggio di bilancio per il nostro Comune. Quelli che si sono dimostrati purtroppo errori di pianificazione a inizio mandato, insieme ad oggettive restrizioni finanziarie operate dallo Stato centrale, ci pongono davanti ad un bilancio fatto più di tagli che di investimenti. All’inizio del nostro percorso politico ci siamo trovati stretti nelle indicazioni di partito, quelli dove eravamo stati eletti, ma proprio perchè i movimenti erano inibiti abbiamo dato vita ad una nuova formazione dove il margine di manovra poteva essere più ampio e più libero. Unione Civica è nata da questa esigenza. Quando abbiamo dato vita a questa nuova formazione in Consiglio comunale, prevista dalla legge quindi pienamente legittima, non era e non è nostro intendimento avere poltrone, ma solo contare di più in merito alle scelte politiche secondo le linee di mandato conferitoci dagli elettori. In un Comune ci sono tre entità decisionali: sindaco,

- Nata dentro la maggioranza, l’Unione civica, e non solo, hanno nelle mani il futuro del sindaco Renata Tosi; a meno che non cambino gli equilibri in consiglio comunale. Tradotto in soldoni; significa che dal Pd, o eventuali transfughi del Pd, possa arrivare il sostegno in cambio di pezzi di potere. Staremo a vedere. Nelle crude, giuste o sbagliate, logiche della politica, i cinque consiglieri dell’Unione civica ambiscono a un assessore, oppure ad esssere coinvolti nella gestione vera del potere, se non del bene comune. Hanno stilato una nota in perfetto politichese; uno stile che racconta molto. Eccola. giunta, consiglio comunale. Attualmente pur essendo il primo gruppo politico di consiglieri in termini numerici della maggioranza non abbiamo voce in capitolo dove si prendono l’80% delle decisioni amministrative e cioè nella giunta comunale. Decida quindi il Sindaco visto che è in suo potere, se farci partecipi delle

scelte e dello sviluppo delle pratiche là dove si formano e cioè in giunta. Diversamente può tenerci come maggioranza esterna in Consiglio comunale, da parte nostra ci sarà lo stesso impegno nel proporre emendamenti migliorativi ai provvedimenti della maggioranza da cui siamo esclusi. Con la piena responsabilità, nel caso non venissero accettati, di poter votare contro l’intero provvedimento, con le conseguenze politiche relative. Quindi il Sindaco può scegliere: dentro, ma con il pieno coinvolgimento, oppure fuori, con i rischi politici del caso. Ma si scordi la figura dei soldatini silenti, perché nel caso preferiamo andare direttamente a casa piuttosto che tradire il programma sottoscritto con i nostri elettori. I consiglieri comunali: Fabio Mercatelli, Filippo Urbinati, Emanuele Montanari, Francesco Montalto. Michele Mingucci, Andrea Polazzi

Calcio femminile, grande annata - Al giro di boa, è tempo di testare lo stato di salute della Femminile Riccione, una delle realtà più belle della Romagna, con un nucleo di circa 130 tesserate. Un vero e proprio polo calcistico che gode di ottima salute, come raccontano numeri e risultati. Bilancio positivo, a cominciare dalla prima squadra, militante in serie C, che in questa stagione conta solo una sconfitta, contro la capolista Bologna F.C. 1909 e un ottimo secondo posto in graduatoria. Secondo miglior attacco e seconda migliore difesa, con soli 7 gol incassati, tra le sue fila il capocannoniere del girone, capitan Federica Cesari, che continua a produrre stoccate efficaci. Bene anche il cammino in Coppa Emilia, dove la Femminile Riccione è in semifinale, che si disputerà domenica 5 febbraio allo Stadio Nicoletti, ore 14.30; a contendere la finale il Parma. La palla, poi, passa al Campionato, che riprenderà il 26 febbraio con il match in casa dell’Olimpia Forlì; probabilmente decisivo sarà invece lo scontro diretto di domenica 5 marzo, in cui le biancazzurre incroceranno gli

Arianna Fabbri, l’anima della società

scarpini con il Bologna. Non si rilevano movimenti in entrata, le riccionesi che lasciano la casacca sono invece i centrocampisti Nicole Succi al San Mauro Pascoli e Edimara Da Silva all’Onda Pesarese, in prestito; mentre per ragioni di studio fa le valigie Arianna Sanchi, difensore. “Un campionato molto equilibrato quello che ho modo di vedere quest’anno in serie C - racconta il patron Arianna Fabbri -. Siamo

molto felici e soddisfatti di questi primi mesi, non manca l’entusiasmo e il fatto di crederci sempre. Il numero delle giocatrici è in continuo aumento, a dimostrazione che stiamo lavorando bene, anche il clima devo dire è sereno: c’è voglia di stare assieme anche fuori dal campo, la giornata non finisce quando l’arbitro fischia. La compagine che mi ha maggiormente colpito è il Bologna, che vanta non a caso il primato in classifica. Penso che per questa seconda parte farà la differenza chi si allena meglio e avrà maggiore fame di vittoria”. Accanto alla prima squadra, la Primavera, che quest’anno raddoppia “A” e “B”, chiude l’anno con il primo posto in classifica. La Primavera A infatti accede alla fase regionale con la difesa meno bucata, solo 7 palloni raccolti in fondo al sacco, con l’obbiettivo di raggiungere la fase nazionale. “Ai nastri di partenza ci siamo trovate con entusiasmo ma anche dubbi, la decisione

Foto di gruppo con due squadre maturata di creare due squadre è comunque impegnativa, non solo dal punto di vista finanziario ma anche gestionale. Strada facendo, ci siamo rese conto che rischiare, il provare, premia sempre - sottolinea Arianna Fabbri -. Ogni sabato riuscire a scendere in campo con una trentina di giocatrici per noi è stata una vittoria, i punti sono poi arrivati sul campo. La Primavera B, nonostante la maggior presenza di ragazze più giovani o alla prima esperienza, ha conquistato ben 10 punti, migliorando in qualità ed autostima. Il sorriso più bello è stato quella contro il San Marino per 2-0; venivano dalla goleada subita ad opera dalla Jesina e con due giocatrici squalificate. Le ragazze hanno saputo dimostrare tutto il loro carattere. La Primavera A è un grup-

po con maggiore esperienza e qualità; ha raggiunto il vertice del ranking, lasciandosi alle spalle realtà più blasonate come San Zaccaria e Jesina. Ha un collettivo in cui il gioco di squadra esalta le potenzialità delle singole. Le reti messe a segno portano firme differenti, a dimostrazione che indipendentemente da chi parte dal primo minuto, o subentra, è il gioco espresso che permette di concretizzare le occasioni da gol. Tra gli arrivi nella categoria Primavera devo sottolineare quello di Martina Tamburini, classe 2002, dal Villa San Martino, promettente attaccante. Poi va rimarcato il grande lavoro operato dai tecnici e dalle ragazze. Passiamo alla seconda fase convinti che entrambe le squadre potranno dire la loro”. Vena di ottimismo che non

manca anche per le Giovanissime e i Piccoli Amici che non si fermano mai. Venerdì 6 gennaio sarà la volta della Champions della Befana ad Urbania, alle quale prenderà parte la categoria 2006 biancazzurra. “Questo importante movimento calcistico riccionese - chiude la Fabbri- è possibile grazie alla passione, perché di puro amore per il calcio si tratta, dei mister, delle ragazze, delle bambine, delle famiglie, davvero preziose e la disponibilità della Fya Riccione, che ci ha accolte all’interno di questa bellissima famiglia. Iniziamo questo 2017 con grande carica e voglia di fare bene, un grande grazie a tutti coloro che ci sostengono e credono in noi, dando anima e corpo e un augurio a tutti coloro che amano il calcio femminile”.



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Giovanni Copioli eletto lo scorso dicembre. Passione per i motori trasmessagli dal nonno

- Il mondo dei motori riparte dalla base. Il riccionese Giovanni Copioli è il nuovo presidente della Federazione motociclistica italiana (FMI). Sostituisce il bergamasco Paolo Sesti, giunto a naturale scadenza di mandato. Il nuovo corso si apre all’insegna della continuità. Fa sapere che non procederà all’implementazione del nuovo programma senza prima aver concluso le questioni pendenti che eredita dalla gestione Sesti. Un assaggio del programma si avrà quindi a partire dal 2018. Anche se il 2017 si pronostica come l’anno della transizione, il neo presidente intende fin da subito rinnovare il sodalizio con la base dei tesserati, che resta ragguardevole a fronte di una crisi economica che stenta a dissolversi. Sul piano politico, la presidenza Copioli coincide con l’avvento del dicastero presieduto dal ministro Luca Lotti, chiamato a occuparsi di una delle tante “questioni nazionali”: lo sport. Una buona notizia per il Coni e per le federazioni sportive tutte, FMI compresa Quello di Copioli per il motociclismo è più di un impegno politico, è uno stile di vita che affonda le radici nella genealogia di famiglia: “una passione inculcata da mio nonno, fondatore e primo presidente della Federazione motociclistica di San Marino. Mi portava alle gare e lì ho maturato la passione per il fuoristrada, che ho anche praticato. Viene da

Riccionese alla guida della Fmi Giovanni Copioli

LO SPORT di Daniele Morritti lontano, non si è improvvisata negli ultimi anni. Il cambiamento verso un ruolo politico, sportivo, c’è stato nel 2004 con l’elezione a consigliere nazionale”. Una presidenza con cognizione di causa, potremmo dire. Avvocato, come arriva a questa presidenza? “Figuro da sempre come tesserato del motoclub Berardi di Riccione. Nel 2004 sono stato eletto come consigliere nazionale della Federazione motociclistica, quindi rieletto altre 2 volte, nel 2008 e nel 2012. Nell’ultimo quadriennio, dal 2012 al 2016, ero già vice presidente della Federazione motociclistica”. Progetti futuri? Cosa cambia rispetto alla presidenza precedente? “La federazione motociclistica è una federazione multidisciplinare, più complessa rispetto alla maggior parte delle altre federazioni. La velocità è diversa dal turismo. Abbiamo il motocross, il registro storico

delle moto d’epoca, l’educazione stradale, il trial, solo per citarne alcune. Pertanto ogni settore è una federazione a sé stante, con un coordinatore, con uno staff di persone. Venendo alla sua domanda, parlerei più che altro di cambiamenti in seno all’organico. Il prossimo consiglio federale valuterà la rinomina dei coordinatori e dei commissari di gara. Un rinnovamento compatibile con gli obiettivi individuati nel 2016, va da sé. Nel 2018 si vedrà qualche cosa di più. Tuttavia, un paio di cose il consiglio federale le implementerà fin da subito: in primo luogo abbiamo sollecitato i tesserati a farci pervenire un programma, un progetto o qualsiasi suggestione entro la fine di marzo 2017. Ritengo che il rapporto con la base sia fondamentale. In secondo luogo, è prerogativa del

Consiglio federale ottemperare agli obblighi che derivano da impegni precedentemente sottoscritti. Su tutti, l’assegnazione dei premi ai piloti”. C’è un ministero dello sport adesso. Avete già pensato come interagire con questo e che ruolo giocherà negli affari della FMI? “Subito dopo la mia elezione ho partecipato a due incontri al Coni. Una cerimonia che ha visto l’intervento del ministro Lotti, fresco di nomina. Il primo consiglio nazionale del Coni è stato quindi teatro per un primo, cordiale, scambio di vedute con il nuovo ministero dello sport. Il rapporto che ho potuto toccare con mano con il nuovo ministro, anche se non in prima persona, è sicuramente di una disponibilità nei confronti di quello che lui do-

vrà rappresentare”. Quanti iscritti conta la FMI? Avete notato inversioni di tendenza negli ultimi anni? “Come un po’ in tutte le cose noi abbiamo avuto un picco di iscritti alla fine del 2011 poi nel 2012, complice in buona parte la crisi economica, la parabola è stata discendente. Da 160.000 tesserati, siamo scesi nel 2016 a circa 125.000. Nel 2016 non c’è stata un’inversione di tendenza, anche se la parabola si è stabilizzata. Le perdite sono state nell’ordine del 2%. Speriamo che in futuro la curva torni a salire. Perché, come sappiamo, persistono ancora perplessità per quella che è la crisi economica. Certo noi come federazione dobbiamo fare quanto possibile per cercare d’incrementare il tesseramento. La nostra è una federazione che a dispetto di altre si autofinanzia. Mentre ci sono federazioni che ricevono finanziamenti quasi totali dal Coni, noi ci autofinanziamo per circa l’82%. Contribuisce, certo, ma il nostro bilancio, che è di circa 18 milioni di euro è per più del 80 % autofinanziato attraverso tesseramenti, licenze, attività sportive appannaggio

dei motoclub (i quali, per avere dei servizi, commissari di gara e coperture assicurative passano attraverso la federazione). Tra quelle non olimpiche, tuttavia, la nostra federazione è riconosciuta come la più importante”. In quale zona d’Italia è presente il maggior numero di tesserati? “Diciamo che la regione che ha più tesserati è la Lombardia, dopo viene l’ Emilia-Romagna, in linea con Piemonte e Veneto. Ma la Lombardia ha trentamila tesserati e le altre la metà”. Quanta Romagna c’è in questa FMI? “Io spero tanta. Perché fino adesso i presidenti hanno avuto una lunga carriera. Prima c’era un avvocato che si chiama Zerbi, ancora presidente onorario e di origini calabresi e Sesti, il presidente uscente, è di Bergamo. Sappiamo tutti che la nostra è una terra di motori, una sorta di triangolo d’oro incastonato tra Coriano, Tavullia e Pesaro. E Misano, va detto, col suo autodromo spettacolare. Questa zona ha poi dato i natali a tantissimi piloti, frutto anche dell’importanza che ricoprono le mini-moto. Avere quindi un presidente riccionese credo sia un coronamento. Senza nulla togliere al resto d’Italia, comunque ben rappresentata in consiglio federale. Da statuto, il nord ha quattro consiglieri, il centro e il sud uno. La Romagna tutta se lo meritava”.


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Francesconi presenta il libro di Mazzoni-Maggioli sugli ebrei nel Riminese il 27 gennaio - “Il nostro problema morale riguardo la Shoah non sta nel fatto che gli autori erano disumani, ma nel fatto che erano umani, proprio come noi”. Per non dimenticare, il 27 gennaio si celebra la bellezza dell’uomo attraverso la barbarie nazista, che è sempre dietro l’angolo se la coscienza si addormenta. Alle 18, Spazio Tondelli (già Teatro del Mare), viene presentato il libro di Antonio Mazzoni e Lidia Maggioli. Si intitola “Spiagge di lusso” (Edizioni Panozzo) e racconta gli ebrei della provincia di Rimini dopo le leggi razziali del 1938 contro gli ebrei volute da Benito Mussolini. Riportiamo una parte della raffinata e profonda introduzione alla conferenza di Rodolfo Francesconi. “Non fare l’ebreo. Nel “Dizionario dei modi di dire della lingua italiana”, edito da Hoepli, questo modo di dire è riportanto ancora nel 2010 (addirittura on line) con il signifi-

Quando l’uomo dimentica l’umanità “Antisemitismo e razzismo in camicia nera nel territorio riminese”. Nel giorno della memoria

Antonio Mazzoni

L’UOMO cato inizialmente di non essere usuraio, poi strozzino. Io non vi venderò a prezzi troppo alti la presentazione del libro “Spiagge di lusso” della Maggioli e di Mazzoni, anzi questa iniziativa sarà “gratuita” perchè è necessario essere consapevoli come il razzismo ci abbia infettato e abbia influito sulla nostra cultura e sulla nostra formazione e come molti di noi (non tutti, come dimostra

appunto il dizionario citato) sono riusciti ad attivare i relativi anticorpi. Il sottotitolo del libro recita infatti “Antisemitismo e razzismo in camicia nera nel territorio riminese” ed è una precisazione necessaria perchè la ricerca dei due autori non è solo una elencazione di date, nomi ed avvenimenti, ma uno studio approfondito non solo di quanto successo nel periodo

delle leggi razziali, ma anche del prima e del dopo. Ed è soprattutto di questi periodi che vorrei parlarvi collegandoli alla mia personale esperienza. Non tutti ovviamente se, come ampiamente documentato nel testo, l’antisemitismo allignava in Italia e a Rimini fin dal 1515 quando fu stabilito dal Consiglio riminese l’obbligo per gli ebrei di indossare una

berretta gialla se maschi e una benda gialla se femmine; non esisteva infatti ancora il ghetto nel quale rinchiuderli e un sistema di identificazione andava comunque fatto, anticipando di molti moltissimi anni il contrassegno applicato durante le leggi razziali. Il ghetto infatti nacque nel 1516 a Venezia quando gli ebrei vennero rinchiusi in un sestriere specifico. Ghetto è una contaminazione fre il veneto geto (lat. Iacio, io getto) di getto o fuso in fonderia e l’ebraico get, lettera di separazione e poi luogo di separazione. Torniamo a Rimini quando il 22 luglio 1548 il Consiglio generale della città anticipa misure che Paolo IV adotterà di li a pochi anni: la restrizione nel ghetto (contrada Sant’Andrea oggi via Bonsi), l’obbligo

del distintivo e divieti di vario genere fra i quali quello di acquistare beni, eccetto “casa e bottega” , e di toccare “frutti in piazza o mettere le mani sui panieri, ceste o some”. (Permettetemi un inciso: A San Leo, durante la Seconda Guerra Mondiale, se un ebreo fosse entrato in un negozio di frutta e verdura avrebbe fatto appassire la merce.) Nel 1619 fu distrutto a Rimini il ghetto degli ebrei di via S.Andrea e S. Onorio e in quell’occasione si vide ancora l’odio popolare contro quella gente. Nel 1842 nello Stato delle Anime di Riccione inizia ad apparire un nuovo agglomerato urbano: il ghetto (esiste tuttora il Ghetto di Bastella) che altro non era che un abitato riservato all’alloggio dei braccianti agricoli, i casanti o casanolanti. Arriviamo però ai tempi nostri e cerchiamo di capire (se vogliamo scandagliare il ‘prima’) come si è sviluppato l’antisemitismo e il mito della razza”.


19 CONDOMINI - EDILIZIA SUCCESSIONI - ANGEVOLAZIONI Esperti rispondono Gennaio 2017

Domanda Cosa si intende chiaramente per “Innovazioni” e se un condomino può dissociarsi e non partecipare alle spese? Risposta La Corte di Cassazione civile con sentenza n: 12654/2006 ha definito le innovazioni come “le modifiche materiali o funzionali dirette al miglioramento, uso più comodo o al maggior rendimento delle parti comuni” Ne consegue che l’innovazione può riguardare qualcosa di nuovo che prima non c’era, migliorativo di una precedente situazione. Per l’approvazione delle innovazione che possono incidere profondamente su una situazione preesistente il codice civile ha previsto delle maggioranze ben precise e delle facoltà in capo ai condomini dissenzienti per evitare peso delle nuove opere. L’art. 1136 codice civile secondo comma statuisce che “ al fine di disporre delle innovazioni è necessaria la maggioranza degli intervenuti e la presenza di un numero di condomini tale da rappresentare almeno la metà del valore dell’edificio”. L’art 1120 del codice civi-

Innovazioni e non partecipare alle spese Usufruttuario e ristrutturazione le chiarisce “ che sono vietate quelle innovazioni che possono recare pregiudizio alla stabilità e alla sicurezza del fabbricato, che alterano il decoro architettonico o che rendono talune parti comuni dell’edificio inservibile all’uso e al godimento anche di un solo condomino”. Preciso altresì che l’art. 1121 del codice civile dispone che “ qualora l’innovazione importi una spese molto onerosa o abbia carattere voluttuario rispetto alle particolari condizioni o all’importanza dell’edificio è consista in opere o impianti o manufatti suscettibili di utilizzazione separata, i condomini che non intendono trarre vantaggio sono esonerati da qualsiasi contributo nella spesa”. Preciso inoltre che l’ultimo comma dell’art. 1124 codice civile dispone che la mancata partecipazione alla spesa iniziale per i condomini dissenzienti non significa privarsi per

sempre dell’utilizzo del bene poiché in qualunque tempo gli stessi o i loro eredi aventi causa possono partecipare ai vantaggi dell’innovazione contribuendo alle spese di esecuzione e manutenzione dell’opera. Vincenzo Pupolizio geometra Domanda Sono usufruttuario di un appartamento che vorrei ristrutturare. Gradirei sapere se il bonus del 50% compete al nudo proprietario o all’usufruttuario ed inoltre i pagamenti effettuati a mezzo assegno di conto corrente sono validi? Risposta Per le ristrutturazioni hanno diritto al bonus del 50% sia il nudo proprietario che l’usufruttuario. Attenzione però : l’agevolazione spetta solamente a chi

ha sostenuto materialmente le spese. Per usufruire della detrazione prevista del bonus ristrutturazioni 2017 è necessario che i pagamenti siano effettuati con bonifico bancario o postale nel bonifico dovranno essere indicati i seguenti dati: • Causale del versamento; • Codice fiscale o partita Iva del beneficiario del pagamento; • Quando ci sono più persone che sostengono la spesa e che intendono usufruire nella detrazione bisognerà indicare nel bonifico il codice fiscale di tutte le persone interessate al bonus ristrutturazione L’Agenzia delle Entrate con la circolare n. 57/E del 1998 ha chiarito che la detrazione IRPEF per le spese relative ai interventi di recupero del patrimonio edilizio residenziale fino ad un ammontare di €. 96.000 per unità immobiliare

Condominio - Certificazione energetica Successioni - Consulenza tecnica-legale Esperti rispondono - Avete problemi con i diritti e i doveri nella gestione del vostro condominio? Oppure semplicemente delle curiosità. La Piazza, gratuitamente, mette a disposizione questa rubrica. Potete rivolgervi ai geometri: Vincenzo Pupolizio, esperto di amministrazione condominiale e immobiliare, di problemi tecnico-legali, già consulente del Tribunale di Rimini e al libero professionista Marco Secchi. Siete pregati di inviare le domande, brevi e chiare, ai seguenti numeri e indirizzi: 348.3621675. E-mail: lapiazzarimini@libero.it; geom.pupolizio@outloook.it; secchi.marco92@gmail.com

spetta al possessore o al detentore dell’immobile che ha sostenuto le spese nella misura in cui le stesse sono rimaste a suo carico ( art. 16 bis del Tuir) nello specifico hanno diritto alla detrazione sia il nuovo proprietario che l’usufruttuario, quest’ultimo in quanto titolare di un diritto reale di godimento sull’immobile.

Per verificare in concreto a chi spetta la detrazione e necessario verificare chi sostiene materialmente le spese. Il bonus ristrutturazioni è stato prorogato sino al 31/12/2017 quindi entro tale data Lei dovrà ultimare i lavori. Marco Secchi geometra


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MISANO

La vecchia si trovava di fronte al cimitero. “Un antro buio, umido e pericolante”

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Via Romagna 25 - Tel. 0541.610055 47843 MISANO ADRIATICO

ALLEGRO MA NON TROPPO

‘Fnil’, parole da...

(Il vecchio nome di Misano Mare)

Brufa44@libero.it AUGURI - Anche il 2016 è stato consegnato alla storia con molti interrogativi. Se il 2017 sarà un anno migliore lo diranno i fatti concreti e le promesse con le gambe. Attenti però! Non siate ciechi e sordi. La genta iè mench balòsa ad quel cus pensa. La gente è meno stupida di quel che si pensa. IL PANIERE - Un anno davvero positivo dicono le statistiche e l’informazione. Il paese cresce? Tasse, imposte, bollette, disoccupazione, precarietà, ecc. ecc. Non si potrà dire che il 2016 non sia stato l’anno della crescita. O, am sbài? Oppure, mi sbaglio? IL BERNOCCOLO - Nel 2016 negli USA hanno chiuso 150 attività commerciali di grandi dimensioni, i cosiddetti Ipermercati. La causa? Dicono, le vendite On line. Ormai Internet è padrone del mercato globale. E noi? Noi in controtendenza, buon’ultimi, ne apriamo. La fantasia dei nostri “comandanti” è quella che è, e non c’è da meravigliarsi se, ad esempio, si grida al miracolo, per l’aumento delle presenze turistiche, dovute a suo dire, grazie alla Fondazione turistica, alla piadina “regalata” insieme a qualche depliant, in giro per l’Europa. Andava bene 40 anni fa. Un bel passo indietro! Ma daver davera l’è questa la strèda? Siete proprio sicuri che sia questa la strada? A PROPOSITO DI STRADA - In attesa dell’agognato ed architettonico Sotto/Sovrapasso, per raggiungere direttamente il mare dalla via Del Carro, con un investimento molto più ragionevole, si potrebbe realizzare, dalla rotonda sulla statale all’altezza di Marco Muccioli, una breve bretella di strada per congiungersi con la strada già esistente di via Gramsci. Questo stralcio non precluderebbe l’altro futuribile ed ambizioso progetto. A beneficiarne sarebbe anche la zona di Misano sopra la Ferrovia. L’accendiamo? LA SOLFA - Si avvicina l’estate e non ci sono notizie rassicuranti per quanto riguarda i trasporti ed eventuali voli su Rimini. Su Bologna invece si vola. Meno male! Navette? Tutto tace. E’ troppo presto per parlarne? Non mi pare! Di questo passo anche il turismo come le verdure, si venderà solo prodotto italiano a km 0. In questo caso però non sarà un bene. Che stress!

MISANO ADRIATICO -Via Puccini 27/F Tel. 0541.601758 - Fax 0541.602058

Scacciano morti nella grande guerra. Da un numero unico del 14 giugno 1934 della Chiesa Parrocchiale di Scacciano, Diocesi di Rimini, si rinviene un’intera pagina dedicata alla Chiesa di Scacciano, al Campanile, alla Chiesa del parroco. Riporta 4 fotografie di cui una di Pio XI [che si chiamava Ambrogio Damiano Achille Ratti nato a Desio (Milano) nel 1857, morto a Roma il 10 febbraio del 1939 (papa dal 1922 al 1939)]; questo papa è autore e coautore con Mussolini dei “Patti Lateranensi” dell’11 febbraio 1929, sottoscritti da quest’ultimo e dal Cardinale Gasparri per conto del papa. L’altra foto in alto riprende il vescovo

di Silvio Di Giovanni - Quale storia della Chiesa di Scacciano, riporta un vecchio stralcio di stampa senza autore, senza data e senza intestazione alcuna, che la vecchia Chiesa esisteva già nell’anno 1400. Risulterebbe da una pergamena dello storico Luigi Tonini di Rimini, nell’appendice del IV Volume della “Storia di Rimini” a pagina 292, con una descrizione della Diocesi, redatta per ordine del Cardinale Angelico al tempo del papa Gregorio XI (pontefice dal 1370 al 1378) il francese

La chiesa dell’Assunta

Scacciano, chiesa già nel 1400 Pierre Roger Beaufort, che riportò la sede apostolica a Roma nel 1376, dopo la “cattività Avignonese” iniziata nel 1309 con papa Clemente V, poi Giovanni XXII, Benedetto XII, Clemente VI, Innocenzo VI, Urbano V, Gregorio XI. Questo scritto, reca che nel 1930 la parrocchia di Scacciano contava 117 famiglie con 814 abitanti. Al tempo della stampa dell’articolo, nella stessa parrocchia, le famiglie erano già diventate 170 e gli abitanti 1060, con una superficie di kmq. 5,33 (nello scritto è riportato mq. 533, il che è indubbiamente un errore di stampa). Lo scritto riporta inoltre che la parrocchia di Scacciano confina a levante e a mezzogiorno con la parrocchia di Misano, a ponente con Besanigo, a tramontana con Riccione. Più avanti, nello stesso articolo, oltre ad attestazioni di fede e di miracoli, in occasioni di pestilenze, come era d’uso credere, si racconta che la vecchia Chiesa si presume eseguita nel 1530 e fu demolita perché non riparabile, su conforme parere con

COMUNITA’ sopralluogo di un tecnico del Genio Civile di Forlì. Si dice che le campane che erano sul campanile a triangolo della vecchia Chiesa, risultano fuse da una casa di Roncofreddo un secolo prima, nel 1834 quando era parroco Michelangelo Tonti di Misano. Da l’Avvenire d’Italia del 1° novembre 1929 si arguisce che: un certo Agostini Ugo scrive un articolo sulla “Nuova Chiesa di Scacciano”. - Riporta che a Scacciano non c’era una chiesa ma: “Aveva un antro buio, umido e pericolante, un luogo squallido”. Si trovava di fronte cl cimitero. Pertanto veniva costruita una nuova chiesa su un terreno donato dalla “nobile signora Teresa Nediani Bianchini Massoni”. Diresse le iniziative il sig. Giuseppe Bianchini Massoni, mentre era costretto a letto per malattia. S.E. l’onorevole Paolo Mattei– Gentili diede la sua opera verso i giusti canali per poter iniziare l’opera.

Pare che l’opera sia iniziata in autunno inoltrato, poi sospesa per i rigori dell’inverno (fu il nevone del 1929), ripresa dei lavori in primavera ed il 15 agosto 1929 la Chiesa fu inaugurata in concomitanza con la festa della “S. Maria Assunta in Cielo”, presenti tutte le autorità, il vescovo di Rimini Mons. Scozzoli, il podestà di Misano Geom. Pio Donati, che rappresentava anche il Prefetto, il Dott. Bianchini Antonio, l’Ingegnere Notaloni del Genio Civile di Forlì, il professor Francesconi di Rimini, il Dott. Basigli ed il Gr. Uff. Silvio Lombardini di Riccione, il sig. Brondi di Roma. Il parroco di Scacciano Don Brici, che ovviamente esultava nel fare gli onori di casa. “La Chiesa è con semplice e severo stile romanico”, su progetto dell’Ing. Ugo Verbano Sicca, costruita dalla Ditta Mussoni–Ugolini di Rimini. In una cripta realizzata sotto l’altare maggiore ricavarono poi una cappella da dedicare ai soldati di

di Rimini Vincenzo Scozzoli. Le altre due foto riprendono: una, l’interno della Chiesa e l’altra l’esterno, con già costruito sia il campanile che la casa del parroco. I lavori, per la costruzione della Chiesa, furono iniziati il 3 ottobre 1928, con la benedizione della posa della prima pietra. Gli stessi lavori furono completati e inaugurati il 15 agosto 1929. Inoltre, si legge che il 2 novembre 1930, per la festa dei Morti, veniva iniziata la Cappella con la cripta in memoria dei soldati caduti in guerra. Il 3 ottobre 1931 posero la prima pietra di inizio lavori per la casa del parroco, adiacente alla Chiesa, i cui lavori finirono i primi di maggio 1932. Rimaneva da costruire il campanile. In concomitanza con l’anno Santo 1933 (quale 19° secolo dalla passione e morte del Cristo), si decise di costruirlo. Venne incaricato l’Ing. Professor Ugo Verbano Sicca e la prima pietra fu del 3 ottobre 1933. I lavori del campanile finirono in giugno 1934.

Bambini Villaggio, doni per bambini di Arquata

- Come ogni anno il Babbo Natale del Comitato Cittadino di Villaggio Argentina consegna i doni, preparati dalle insegnanti, ai bimbi della scuola dell’infanzia statale “Il Giardino Magico” di Villaggio Argentina. Quest’anno una grande sorpesa, i bambini assieme alle proprie famiglie hanno portato a Babbo Natale tanti regali da consegnare ai bambini della

scuola dell’infanzia di Arquata del Tronto. Un progetto portato avanti dalle due scuole statali di Misano Adriatico “il Giardino Magico” e “Arcobaleno” in collaborazione con il Comitato di Villaggio Argentina. I doni sono stati consegnati alla scuola dell’infanzia di Arquanta del Tronto trasferita a San Benedetto del Tronto con una let-

tera che riportiamo. “A seguito di tutto quello che è successo, i nostri pensieri, le nostre attenzioni sono state subito e sempre rivolte a voi, al vostro paese, ai vostri paesi colpiti e tutto il disastro e il niente rimasto. Anche noi abbiamo avuto tanta paura, anche se qui danni non ce ne sono stati! Un’idea, l’idea, ci è venuta subito, aldilà di tutti i Progetti Scolastici in atto: c’è un problema... si risolve insieme... come facciamo sempre poi a scuola! Noi sentivamo il bisogno di aiutarvi per quanto e per quello che potevamo, dovevamo muoverci, dimostrarvi che non ce ne stiamo senza far nulla, quando non lontano da noi, ora c’è il nulla!

Vogliamo donarvi un pochino della nostra presenza! Grazie all’aiuto, anche di Luigi Guagneli, presidente del Comitato di quartiere del Villaggio, siamo riusciti a raggiungervi e portarvi questi regali. Sono proprio dei piccoli regali, dei piccoli pensieri che ciascuno di noi ha voluto donarvi col cuore, Vi auguriamo un Natale Speciale, veramente Speciale sotto tutti i punti di vista. Un Natale più semplice, più quieto, più puro, ma tanto condiviso. Un abbraccio forte, forte a tutti voi”. I bambini, le famiglie, le maestre, il personale ausiliario, il dirigente


MISANO Via Romagna 25 - Tel. 0541.610055 47843 MISANO ADRIATICO - Prima di Natale c’è stato un vicace scambio di punti di vista tra i commercianti ed il sindaco Stefano Giannini. I primi scrivono una lettera aperta agli amministratori in cui chiedono di essere coinvolti ed ascoltati. Giannini risponde loro che il problema sono loro stessi. Antonio Gaia, presidente della Confesercenti: “Con questa contrapposizione non si va da nessuna parte. E’ difficile fare commercio e oggi ancora di più. Misano Mare è una piccola realtà schiacciata tra Cattolica, Riccione e Rimini. Solo con un progetto insieme alla pubblica amministrazione di medio e lungo periodo è possibile cercare di crescere. Se iniziamo ad accusarci a vicenda è finita. Vanno tirate fuori idee ed energie. E spesso anche queste non bastano per competere. Chi pensa che sia facile, sbaglia. Se ognuno tira per conto proprio ci si annulla”.

Riportiamo la lettera dei commercianti, con in calce 50 firme. - E’ un buio non solo esteriore

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Scambio di vedute tra categorie e sindaco: lettera e replica. Protesta firmata da 50 operatori

Commercio, è sana litigata?

quello che ci spinge a scrivere queste righe. E’ un buio soprattutto interiore, che esprime purtroppo alla perfezione lo stato d’animo di noi commercianti, titolari delle circa 50 attività aperte a Misano tutto l’anno, che vedono purtroppo solo buio alla fine di questo tunnel chiamato “inverno’ . Il nostro coraggioso impegno nel continuare a tenere alzate le nostre serrande anche durante il periodo invernale sembra passare inosservato agli occhi della nostra amministrazione comunale. E’ scoraggiante vedere come, anno dopo anno, non appena conclusa la stagione estiva, diventiamo sempre più invisibili. Speravamo almeno che il periodo natalizio ci avrebbe riservato qualche piacevole novità, visti tra l’altro i molteplici incontri avuti con l’assessore alle Attività economiche e con le associazioni di categoria, iniziati già in primavera, e dai quali era addirittura nato un interessante calendario di eventi che avrebbero

Antonio Gaia, presidente della Confesercenti

coinvolto tutto l’asse commerciale e previsto una ramificazione di luminarie semplici ma caratteristiche e d’effetto. Eravamo felici di essere stati contattati dall’amministrazione stessa affinché si potesse creare insieme un efficace programma di riqualificazione del centro commerciale naturale del paese, con l’obiettivo di valorizzarlo soprattutto in un’ottica annuale, anche in virtù della legge 41, di cui noi commercianti

saremmo i beneficiari. Beneficiari teorici però, perché in realtà non abbiamo ancora visto un singolo euro speso a nostro giovamento. Ad oggi purtroppo di tutto ciò resta solo una grande amarezza. La situazione del centro di Misano è paragonabile a quella di una periferia abbandonata. E’ proprio così che ci sentiamo: abbandonati. Del programma costruito e pensato per questo periodo di feste e di tutto l’impegno e l’energia da noi spesa nel farlo, non vi è traccia: le vie del centro sono ancora buie, anche quelle che vedono la presenza di attività commerciali aperte; le 10 palle installate funzionano solo

in parte. Siamo stati completamente esclusi dal calendario eventi promosso dall’amministrazione e, triste dirlo, nemmeno informati a riguardo. Nessuna finestra aperta ad un nostro coinvolgimento. Passeggiamo tra le vie di altri comuni non molto distanti dal nostro, anche più piccoli, e notiamo con rammarico quanto poco ci vorrebbe per rendere attraente Misano ad un turismo annuale. Siamo certi che l’amministrazione abbia a cuore le sorti di noi commercianti, come potrebbe non esserlo del resto; siamo noi in fondo che, nonostante il difficile momento di crisi, continuiamo a tenere vivo il paese con la nostra presenza, le nostre luci, la nostra partecipazione (anche economica) a tutte le manifestazioni organizzate dai vari comitati anche nel periodo estivo. Sarebbe agghiacciante trovarsi in estate un centro privo di negozi ed attività costretti alla chiusura, una disfatta per il comune, per gli alber-

gatori e soprattutto per i nostri turisti. Quest’ultimi già costretti a cercare l’atmosfera natalizia altrove e invogliati ad affluire nei comuni limitrofi a causa di una viabilità che non prevede alcun tipo di segnaletica indicante il centro di Misano. Non possiamo e non vogliamo credere non ci possa essere una collaborazione tra noi e la nostra amministrazione che tenga conto finalmente anche delle nostre esigenze e che possa sfociare in interventi volti a dare forma alle infinite potenzialità del nostro paese, troppo spesso penalizzato da una visione turistica rivolta unicamente alla stagione estiva. Noi pensiamo invece che si debba partire proprio dalla stagione apparentemente più buia, porre questa sotto i riflettori, per riuscire a sviluppare e rinvigorire anche l’estate. Siamo sicuri ne sarebbero entusiasti anche i nostri colleghi albergatori e bagnini a cui va il nostro appello ad appassionarsi alle sorti di Misano anche durante i mesi senza sole. Il futuro del nostro paese è nelle mani di tutti, non lasciamocelo sfuggire!!! Lettera firmata da 50 commercianti

Misano Podismo... e sono quattro!!! - Campioni provinciali per il quarto anno consecutivo. Si è disputata nella magnifica cornice del ristorante “Santamonica”, all’interno del Misano World Circuit, la grande festa di fine anno di Misano Podismo: la bella realtà misanese che in pochi anni è riuscita ad imporsi nel panorama nazionale. Daniele Bombardi e Isabella Ricci si sono laureati “Supercampioni 2016” la classifica interna che premia quelli che “vanno forte”. Chiudono il podio Diego Amadio e Daniele Bianchi per la classifica maschile e Isabella Mercini e Anna Maria Tacchi per quella femminile. Al primo posto delle singole categorie si sono classificate Daniele Bartolomei, Giacomo Fabi e Marco Montanari. La mitica vince anche classifica presenze, medaglia d’argento per Giancarlo Pasolini e medaglia di bronzo per Cristian Tomassoni. L’agguerritissimo campionato marchigiano è stato vinto da Daniele Bombardi che ha avuto la meglio su Claudio Bezzi e Francesco Antonioli. Stefania Dell’Aquila ha trionfato nella classica femminile davanti all’inossidabile Tacchi. I tanto temuti, e ambiti, premi goliardici sono andati

a Mauro Gualtieri per la simpatia, Salvatore Mangano per i miglioramenti cronometrici e alla coppia Giuseppe Bagnato e Marco Gabellini denominati “Camminatori dell’anno”. “E’ stato un anno intenso e ricco di soddisfazioni”, dichiara Andrea Bagli, presidente della società. “Non è facile gestire un gruppo così grande ma dopo sette anni l’entusiasmo è sempre lo stesso e ci permette di fare tante belle cose. Il 26 febbraio organizzeremo il 6° Granpremio Città di Misano all’interno dell’Autodromo, una manifestazione che negli anni è cresciuta tantissimo ed è diventata un punto di riferimento nel panorama podistico nazionale. Poi le maratone da ‘spingitori’ assieme alla nostra amica Giada Giorgetti, le trasferte organizzate in varie città italiane, le attività assieme ai ragazzi di Io Centro. E poi Vivimisano, la serie di appuntamenti estivi assieme ai turisti, ideato ed organizzato dall’istruttore Rossano Masi con il supporto dell’amministrazione comunale”. “Anche se la società è cresciuta in maniera esponenziale - continua Bagli - per il direttivo e per tutti i ragazzi, la corsa resta un bel passatempo e mettono al primo posto l’amicizia, il divertimento e la sana pratica sportiva”.



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Donato ettolitri di latte. Ignoto anche alla Conad. Garbuglia: “Cerchiamo volontari”

Via Romagna 25 - Tel. 0541.610055 47843 MISANO ADRIATICO

Caritas, due anonimi benefattori - Un primo signore ha donato sette ettolitri e mezzo di latte alla Caritas di Misano. Nessuno sa chi è l’anonimo gentiluomo. Neppure la Conad. Un secondo benefattore invece ne ha fatti avere altri due ettolitri e mezzo, sempre di latte. Ora l’associazione misanese ri-

esce ad andare avanti per quasi quattro mesi. Ogni, sabato ne distribuiscono 70-80 litri; ossigneo per bambini ed anziani. I due sono stati “sollecitati” dagli appelli lanciati nelle chiese e al Centro sociale Del Bianco da Mauro Garbuglia, neo-presidente della Caritas misanese

dagli inizi di gennaio; succede a Davide Carroli. Originario di San Mauro Pascoli, sposato, due figli, che studiano medicina e logopedia, a Misano dal ‘99, Garbuglia è nella Caritas da sempre. Attorno alla sezione locale ruotano una decina di volontari; vengono assistite 45

Mauro Garbuglia, neo-presidente della Caritas misanese. Succede a Davide Carroli

famiglie; erano 51. “Sono calate - racconta Mauro - perché qualcuno ha trovato lavoro. Noi diamo loro un pacco alimenti ogni settimana. Cinque famiglie vengono servite direttamente a casa. Un quarto è composto da anziani. Chi scivola nel bisogno, va giù anche mentalmente, fino ad estraniarsi dal mondo ed a rinchiudersi in se stessi. Noi cerchiamo anche di fare ascolto; nell’ascolto si cresce insieme. Ci si sente di nuovo

persona. Detta così potrebbe sembrare quasi banale, ma non lo è affatto. Ne approfitto per dire che se qualcuno volesse entrare nella nostra associazione è il benvenuto. Per questo ed eventuali donazioni ci sono i numeri: 339.6902967 (Mauro) e 339.4575999 (Angelo)”. Il 21 gennaio, ore 21, al teatro Astra, si tiene una commedia dialettale, “La famija ad Burdon”, a favore della Caritas.

Quella meglio gioventù - Siamo alla fine degli anni Settanta. Era la squadra del bar ‘Luigi’, portabandiera della metà di Misano Mare (da via Scuole-ferrovia-via Garibaldi). Le sfide toste, roba da derby, iniziano con gli amici de E Fnil, il vecchio nome di Misano Mare. Era la seconda metà della città: (dalla ferrovia al mare). Poi i duelli si fanno accesi anche col Misano Brasile e la Cella. Le disfide si giocavano al campaccio di Santamonica, quello sulla diga.

Erano delle verie e proprie battaglie. Cattive e micragnose. Però alla fine tutti insieme davanti ad una piadina. Quasi altri tempi. Ogni giocatore aveva il soprannome, spesso mutuato da qualche campione). La fotografia (fine anni Settanta, conservata dal mitico Tiziano Pangrazi) è stata una sorpresa che ha emozionato e fatto rivivere storie e ricordi. La gigantografia si può ammirare nell’officina dei fratelli Fabbri, sulla Nazionale.

Accosciati, da sinistra: Massimo Berardi, Bruno Guidi, Luciano Achilli, Massimiliano Fabbri, Savino Tonti. In piedi, da sinistra: Gianni Fabbri, Roberto Zannoni, Augusto Bianchi, Gilberto De Angeli, Massimo Casadei, Tiziano Pangrazi. Mancano i fratelli Fabbri (Giuliano e Giorgio), Fabio Biancospini, i fratelli Silvagni (Aldo e Silvagni), Cesare Torsani, i fratelli Alessandroni, Oriano e Paolo.



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Ne è autore Franco Bugli. Quelle tante espressioni per l’italiano “molto”

Dialetto, la grammatica in un libro - Franco Bugli ha costruito la grammatica del dialetto romagnolo e pubblicata in un libro dal titolo: “Dialetto romagnolo”. Sotto titolo: “Come si parla a Misano Adriatico, nella Valconca, nel Riminese, a San Marino e sostanzialmente in tutta la Romagna”. Scrive Bugli: “Senza che ce ne accorgiamo, parlando una lingua qualsiasi, seguiamo (a orecchio) delle regole precise. Per poter capire queste regole, occorre decodificare la lingua e analizzarla in modo corretto per poi poterla scrivere, rileggere quel che è stato scritto, anche per una persona che era assente, oppure tramandare in un tempo futuro un’opinione, un messaggio o quant’altro sia utile ad un individuo, alla società o al mondo intero. Non mi risulta che finora qualcuno si sia impegnato a risolvere in modo efficiente questa faccenda. Un bel giorno, arrabbiato di come viene trattato il nostro dialetto, ho deciso: ‘Ci penso io’. Liberato da alcuni dei miei impegni, mi sono messo a studiare, riflettere, analizzare, confrontare, paragonare ecc.

La copertina del libro

Ho incominciato a sviluppare alcuni appunti. L’impegno è durato per anni. Qualcosa mi è costato, ma sono rimasto soddisfatto dei risultati ottenuti, avendo scoperto, assolutamente da solo, cose che mai avrei immaginato come funzionava, il perché ed il percome si parla. Le soluzioni che ho individuato non hanno nulla a che vedere con le soluzioni parziali trovate da altri studiosi più bravi di me e che io rispetto nel modo più assoluto. Per fare un esempio, ho individuato un modo di catalogare le coniugazioni dei verbi che mi ha

lasciato perplesso. I verbi in italiano hanno tre coniugazioni, in latino quattro, in dialetto addirittura nove, in virtù del fatto che esistono verbi a doppia radice e i verbi incoativi della terza coniugazione. E non solo. I verbi della seconda coniugazione (quelli che di solito terminano con una consonante) hanno una regola inversa perché, a differenza degli altri, il modo infinito semplice (il presente), entra a far parte della radice secondaria, modificando e invertendo del tutto le regole per la coniugazione, così come è per gli altri verbi. In questo modo, i verbi irregolari sono pochissimi. L’importanza del dialetto per la persona, il suo modo di vivere e di essere. I cittadini che si trovano lontano dal luogo di origine, si tengono aggiornati coi giornali, internet, telefonate, chiacchiere ecc. seguono la vita (e la lingua) della loro beneamata città. Tutte le persone che dovessero perdere l’amore per le loro origini, il ricordo di chi gli ha

voluto bene e li ha aiutati, non solo sono persone ingrate o degenerate ma sono persone che non hanno di per se stesse, quei valori culturali fondamentali dell’esistenza in questo mondo e dopo di ciò, non resta più niente. “Altro esempio - continua Bugli -, nel dialetto non c’è una parola come quella che in italiano significa ‘molto’. - Per scriv st’al pagine ai o mes una masa ad temp; - A o stampè una mócia ad libre; - um è cost di mundi; - se i mi amigh, per ogni libre, im dà ‘na péza suspesa da Cané; - a avrò un frach ad péze da cunsumé; - al durarà per un bel po’; - a avrò fat un sach ‘d amigh; E tót a saresme felic e cuntent. Avrete notato che in ogni caso, è una locuzione, cioè servono due parole. Se è seguito da un sostantivo occorre aggiungere l’articolo partitivo “ad” o, per dirlo in modo sintattico, di una proposizione – complemento di specificazione partitiva”.

COMUNITA’

Francesco Barogi e Giuliano Cesaroni nella prima uscita

Avis, raccolta per Norcia - L’Avis di Misano Adriatico sta raccogliendo fondi da portare direttamente alla corrispettiva associazione di Norcia, presieduta da Valter Proia. E’ iniziato il 17 dicembre con quattro giornate davanti alla Conad Rio Agina. La quinta, il 6 gennaio, in piazza della Repubblica, con brulè, tè e panettone per tutti; all’interno della consegna dei doni della Befana. La sesta raccolta, il 3 febbraio, per la festa di San Biagio, patrono di Misano; purtroppo non meno che sconosciuto per tantissimi misanesi. Si chiude con la Festa dei Donatori il 19 febbraio. Pranzo al “Mulino”, dopo la messa delle 11 a Misano Mare. La lotteria interna andrà a favore dell’Avis della cittadina umbra. Loro, insieme alla parrocchia di Norcia, costruiranno una struttura di legno per i giovani.

Misano Monte, fare comunità a tavola - Vai all’unico bar, il ‘Novecento’ e capisci che a Misano Monte c’è un’altra aria. Aria da ex capoluogo con radici lunghe e profonde. I tavoli sono ingentiliti da tovaglie e coprimacchia, in tinta, naturalmente. Un altro piccolo grande episodio che fanno comunità sono gli incontri quasi a cadenza mensili attorno alla tavola: la domenica, sotto

la bella struttura di fianco alla canonica di don Angelo, prete da esportazione. L’ultima tavolata c’è stata prima di Natale, domenica 18. Un mezzogiorno da re, grazie al certosino ed appassionato lavoro di una decina di ‘azdore’. Agli uomini sono riservati i lavori più pesanti. Ecco il menù: antipasto misto (crostini, prosciutto, salame...), cap-

pelletti fatti a mano con brodo di carne, bollito con salsa verde, zampone, coniglio ripieno, panettone farcito fatto in casa. E, solo per le signore, cioccolatini. Ad organizzare, i pranzi con finalità benefiche, il Circolo don Bosco; vi partecipano gran parte dei cittadini dell’antico borgo e non solo. Alla fine sono stati sorteg-

giati i vincitori della lotteria inserita anch’essa dentro lo spettacolo culinario espresso dai ‘cuochi’. Fanno sapere gli organizzatori: ‘L’incontro è riuscito benissimo perché è stata una festa ed una parentesi di allegria, in attesa del Natale. Bisognerebbe organizzarli più spesso questi momenti di amicizia che per due o tre

ore riescono ad estraniarci dalle preoccupazioni di tutti i giorni e nell’intento di aiutare gli altri!’. Egidio, tra i misanesi migliori, originario di Ca’ Rastelli, sceso a Misano Mare nel dopoguerra in cerca di opportunità, saputo delle domeniche da non perdere, commenta con umorismo da vecchio misanese innamorato del proprio paese:

‘Quelli di Misano Monte sono i più forti, dopo quelli nati a Ca’ Rastelli’. Per la cronaca, quando a Misano c’erano poche anime, Ca’ Rastelli era l’agglomerato urbano più importante dopo il capoluogo Misano Monte. Il palazzo comunale fu trasferito, notte tempo, a Misano Mare, solo nel dopoguerra. Gianpietro Piccioni


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- Vagando negli ambienti del Centro Culturale di Cattolica può capitare di imbattersi in alcuni esemplari di “design balneare”, testimonianze di un recente eroico tentativo da parte dell’amministrazione comunale di sostenere un articolato progetto culturale di lungo termine. Tutto era cominciato all’inizio degli anni ’80, con la CULTURA E URBANISTICA di Maurizio Castelvetro* inaugurazione dell’ambizioso quanto lungimirante Centro Culturale Polivalente, sorto isolato in mezzo ad una piazza isolata e vuota (allora nominata “della Repubblica”, poi paradossalmente mutata nell’odierna “arena della Regina”), con l’obbiettivo di completarsi con un auditorium (poi teatro) a formare una sorta di neo-pavaglione, recuperando una tipica tradizione romagnola, posto come polo di un percorso urbano che si snodava sino alle Navi. Questo megaedificio, modernissimo, quasi un Beaubourg rivierasco, aveva come motore intellettuale il suo direttore Marcello Di Bella, il cui obbiettivo strategico, lucido sin da allora, era chiaro: mettere in rapporto cultura popolare e cultura d’avanguardia, la provincia con la metropoli, valorizzando risorse umane/creative e qualità del territorio – il genius loci, come si imparò a definirlo – utilizzando un approccio scientificamente corretto e tecnologicamente avanzato, privo di ogni nostalgia. Tra i vari percorsi che perseguivano questo obbiettivo, stimolato da incontri e situazioni locali, fu abbracciato con decisione quello relativo alla definizione di una “cultura balneare”, un ambito nuovo ed ancora inesplorato nei suoi vari aspetti. Fu così che nacque l’idea, apparentemente bizzarra, di realizzare una grande mostra sul design su questo tema. Nel 1983 fu inaugurata l’esposizione DESIGN BALNEARE a cura di Maurizio Castelvetro e Stefano Giovannoni, invitando nomi illustri del design “di tendenza” e giovani architetti (alcuni di essi sono oggi affermati a livello internazionale) a creare oggetti “a tema” per la mostra, con l’inedita ed audace formula di finanziarne par-

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CATTOLICA

Inizia negli anni ’80, con l’inaugurazione dell’ambizioso quanto lungimirante Centro Culturale Polivalente...

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Cultura balneare: ieri e oggi

zialmente la realizzazione da parte dell’amministrazione comunale. L’evento era realizzato nel contesto della articolata iniziativa “Memoria e Mito balneare”, che prevedeva anche una esposizione intitolata ARCHEOLOGIA BALNEARE, prima indagine sulle architetture storiche balneari di Cattolica, curata da Lucia De Nicolò, che l’anno prima aveva realizzato la mostra LA STAGIONE DEI BAGNI. “Design Balneare” ebbe successo e risonanza nazionale, con un interessante livello qualitativo, per cui fu deciso di dare continuità all’evento anche negli anni successivi. In questa fase evolutiva maturò l’incontrò con il percorso progettuale di Ugo la Pietra, architetto milanese, “ricercatore nelle arti visive”, esponente del design e dell’architettura radicale italiana (una importante corrente del design internazionale), che già da tempo aveva avviato un suo filone di ricerca sulle culture urbane ed extraurbane, espressione di forme particolari di socialità, vitali ed alternative a quella “ufficiale” e patinata, ed in cui a buon diritto poteva inserirsi la “cultura balneare”. Sarà così lui ad organizzare le successive edizioni del 1985 (II) e del 1990 (III): la prima ebbe come giuria designer del calibro di Bruno Munari e Michele Provinciali. Nel tempo il concetto di “balnearità” si amplia verso quello di “mediterraneità”, verso il tema del rapporto tra tempo libero/tempo del lavoro, verso i contatti con il mondo della produzione. Nel 1987 viene presentata la sua ricerca CULTURA BALNEARE: ANALISI CAMPIONE SUL TERRITORIO DI CATTOLICA E PALERMO [ovvero Mondello, N.d.R.], realizzata in collaborazione con Gaddo Morpurgo, Riccardo Cecchini, Massimo Leardini e Massimo Migliori. Nel 1989 viene esposta la ricerca per immagini AVANGUARDIA ROMAGNOLA: ARCHITETTURE BALNEARI DEL XX SECOLO curata da Gianfranco Giovagnoli, Giovanna Mulazzani – facenti parte del gruppo di architetti che nella metà degli

Schizzo di Ugo La Pietra per Il volo del gabbiano (realizzazione Akomena Mosaici - RA) Ugo La Pietra, Monumento alla balnearità di U. la Pietra (2000)

«Contano più le intenzioni o i risultati? Se fosse per i risultati non rifarei nulla di quello che ho fatto o non ho fatto, deludenti ed effimeri gli esiti. Ma, se guardo alle intenzioni, mi sembra di aver arato e seminato molto, altri raccoglieranno». (Ugo La Pietra, La vita è una cuccagna, 2003) anni ’80 avevano censito per la prima volta le colonie marine in Romagna – e Maurizio Castelvetro. Nel 1992 ha luogo presso le Navi la esposizione SOUVENIR: NUOVI OGGETTI E PROGETTI PER UNA MEMORIA BALNEARE, pure essa curata da Ugo La Pietra, che nel frattempo, con l’obbiettivo di sedimentare i temi ed i materiali elaborati, alla fine egli anni ’80, aveva dato impulso alla nascita di un OSSERVATORIO DELLA CULTURA BALNEARE, centro di raccolta, documentazione e diffusione (tutt’ora esistente, seppure non in attività). Obbiettivo dichiarato di queste iniziative, tutte legate ad una cultura materiale – attivate e sostenute dagli assessori alla cultura negli

anni ’80 Oscar Micucci e Giovanna Piccioni e dal sindaco Franco Mazzocchi – era quello di dare visibilità e consapevolezza alla identità dei nostri luoghi, per creare (senza Internet né social media...) una visione culturale evoluta e consapevole, una immagine interiore originale e creativa strettamente connaturata al territorio e suscettibile di influenzare e caratterizzare l’ambiente urbano. In questo flusso si inseriva nel 2000 una poetica architettura “effimera” realizzata da La Pietra davanti al Centro Culturale intitolata “Monumento alla balnearità”: una specie di prototipo condensato di simboli ed elementi della balnearità. Ispirati da quell’allestimento si decise di portare, pochi anni dopo, l’esperienza innovativa

L’insuccesso di quella operazione urbana costituisce un fallimento civico, di fatto la ammissione dell’assenza di una consapevole specifica creativa identità urbana che non preveda l’utilizzo spicciolo di segni stereotipati e intercambiabili, incapaci di connotare i luoghi. Oggi l’omologazione dilaga, tutto ciò che di specifico vi è viene appiattito o distrutto, a volte per ricerca del consenso, a volte per ignoranza, a volte per semplice cattivo gusto, più spesso per un tornaconto economico

e concreta del lavoro svolto sino ad allora nel cuore della città turistica, in una via Bovio (ex Via Balneare) appena rinnovata, realizzando ed installando quattro opere definite appunto “monumenti alla balnearità” che dovevano in un certo modo sancire il legame tra il territorio e l’autocoscienza estetica della propria identità culturale, esprimendo visioni dell’immaginario balneare: “Quattro passi di danza”, “Bellezza al bagno”, “Costume” e “Il volo del gabbiano”. L’atterraggio nella realtà reale fu tuttavia traumatico. Una parte (quella più rumorosa) della città si sollevò, affiggendo addirittura un critico manifesto intitolato significativamente “La Pietra, chi è costui?”: parafrasando il Don Abbondio dei Promessi Sposi – con il medesimo conformismo e chiusura mentale – quei cittadini espressero il proprio rifiuto ad una operazione considerata troppo intellettuale. Le opere, rimaste al loro posto per alcuni anni, lentamente ad una ad una sono state smantellate; abbandonate nei magazzini, di esse si è infine indegnamente persa ogni traccia. L’ultima opera superstite, “Il volo del gabbiano”, è stata recentemente rimossa, sancendo la fine di un’epoca senza che nel frattempo nessuno tracciasse un nuovo originale percorso. Lo stesso Ugo La Pietra, successivamente informato, ha così voluto precisare: «I monumenti alla balnearità realizzati a Cattolica rimangono un raro esempio di arte territoriale o arte per il sociale. L’artista non ha realizzato monumenti a sé stesso (come molti autorevoli artisti hanno

sempre fatto, collocando le proprie opere nelle strade e nelle piazze, fuori dai Musei e dalla Gallerie). Non ha celebrato con forme e simboli personaggi e avvenimenti con sculture che adornano le nostre piazze e i nostri giardinetti ma ha celebrato l’identità di un territorio, il suo genius loci, creando segni in grado di esprimere e connotare lo spazio attraverso i caratteri del luogo e del gruppo sociale che vive di cultura balneare, attingendo quindi alle risorse del territorio attraverso l’uso di simboli che lo valorizzano (balneari, shopping, danza, svago…) e i materiali disponibili nel territorio stesso (mosaico di Ravenna, Ceramica di Faenza e di Imola)». L’insuccesso di quella operazione urbana costituisce un fallimento civico, di fatto la ammissione dell’assenza di una consapevole specifica creativa identità urbana che non preveda l’utilizzo spicciolo di segni stereotipati e intercambiabili, incapaci di connotare i luoghi. Forse nel presente l’unica traccia significativa che vada nella direzione di un recupero produttivo e creativo della cultura balneare (con un accento pop) si può scorgere in alcuni lavori del designer cattolichino Marco Morosini. Oggi l’omologazione dilaga, tutto ciò che di specifico vi è viene appiattito o distrutto, a volte per ricerca del consenso, a volte per ignoranza, a volte per semplice cattivo gusto, più spesso per un tornaconto economico. Alla fine rimane quello che possiamo osservare ai bordi delle nostre strade e sulle nostre spiagge: manufatti spesso tanto insignificanti quanto pretenziosi. Anziché ad una stratificazione della memoria, in cui il contemporaneo si affianca o si integra con la tradizione, da decenni si assiste sulla costa alla sua cannibalizzazione: ogni innovazione avviene a discapito della preesistenza, che viene fagocitata senza tanti complimenti, bella o brutta che sia (esemplare al riguardo è la storia del nostro Kursaal). Così è scomparsa e continua a scomparire la nostra memoria materiale a tutto beneficio di quella immateriale della rampante nuova era digitale. *Architetto BIBLIOGRAFIA: Anna Maria Bernucci (a cura di), Biblioteamus. Il Centro Culturale di Cattolica, Bononia University Press, Bologna, 2008.


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2017 Annus Horribilis

IL PORTAVOCE DEL SINDACO

I CONSULENTI DEL BILANCIO Gina,

iché u j’è snò quatre bajoch e un po’ ad fusaja...

Cecco - Totò 2017

ALLEGRO MA NON TROPPO di Cecco

Pd-maramao perché sei morto, pane e vin...

Ciò, ma Marièn ai dgirìn che l’acènda un cér ma la Madona...

Cecco - Quentin Metsys 2017

HOMELESS St’an av si divartì sa tòt cli lus e sal Video Mapping... eh!?!

Sì, da murì...

Cecco - Botero 2017 Pd-miao miao miao miao. Quando tutto tace su nel ciel Renzi appar col mio più dolce caro Pd-miao. Ti amo Pd-maramao. Vedo tutti i piddini renzini sopra i tetti passeggiar, ma pure loro senza te sono tristi come me. Pd-maramao perché sei morto, pane e vin non ti mancava l’insalata era nell’orto e una banca avevi tu. Le piddine innamorate fanno ancor per te le fusa, ma la porta è sempre chiusa e tu non rispondi più. Pd-maramao maramao maramao Pd-mao mao mao mao mao. Pd-maramao maramao fanno i piddini in coro. Pd-maramao maramao Pd-mao mao mao mao mao. Pd-maramao perché sei morto, pane e vin non ti mancava l’insalata era nell’orto e una banca avevi tu…

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Libera interpretazione della canzone “Maramao” del Trio Lescano

L’affondo giunto alla fin della licenza…. 15 Il Nuovo Pantani Manuale dei termini ciclistici ad uso di colti ed incliti

‘Il sangue’ di Gabriele Della Rovere

- Il sangue è elemento fondamentale, in senso proprio e metaforico, nel mondo del ciclismo. C’è chi ha il ‘sangue caldo’, cioè l’audacia, ed è quindi in grado di affrontare le diverse contingenze da protagonista, c’è chi ha il ‘sangue freddo’, cioè la razionalità operativa, ed è quindi in grado di impostare tattiche e strategie nonché affrontare le situazioni sopravvenienti. C’è chi ha uno dei due. C’è chi ha entrambi. C’è chi non ne ha nessuno. E c’è poi (anzi prima e fondamentalmente) il sangue vero che scorre, più di quanto venga detto e fatto vedere, tra cadute ed incidenti vari. C’è poi la fondante, e sempre più dirimente, questione degli additivi di vario genere che nel sangue dei corridori scorrono, a propriamente ‘dopare’ il singolo atleta, metaforicamente ‘drogare’ la singola competizione, e l’intero settore. Nel mondo del ciclismo. E non solo.

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Bilancio - leggiamo: “il pd al sindaco: ‘chi sono i consulenti del bilancio?’”. Sta bon! Magari l’avésa di bon cunsulént, sno la sarà dura sfanghèla sa chi cunt sgangarèd... Ospedale - leggiamo: “un comitato per difendere l’ospedale”. A j’arsìn! Al séndaca al dis sì mal piano dla ausl, isé al rés-cia da tajès i badanaj... E anche i nost. Caz!... Portavoce (1) - leggiamo: “il pd sul concorso di portavoce: ‘hanno illuso venti giovani professionisti’”. Al cuncors l’è stè anuléd e al séndaca l’ha fat ‘na figuracia... Portavoce (2) - leggiamo: “‘i candidati non conoscono cattolica’. Il sindaco resta senza portavoce”. Ligènd tut li robie che al vléva al séndaca, più che un portavoce al vléva un séndaca nov. Va pu là. Quèsta l’ha i calzét... Portavoce (3) - leggiamo: “concorso portavoce del sindaco. Gennari: ‘nessun candidato è all’altezza’”. Marièn, an’è che duviva asum un curaziér. Pora nun... Portavoce (4) - leggiamo: “caso portavoce. Alessandro montanari (segretario pd): ‘il sindaco è ossessionato dal pd’”. Sandro, t’zé sigur? Um sa che sti grilén i v’ha invurnì ad s-ciafun... A tirè al fiéd si dént. Madunéna sènta... Portavoce (5) - leggiamo: “sindaco gennari: ‘il mio portavoce non può votare per il pd’”. Caz, ma alora dil prima e ciapa un di tuv. Se t’fè un cuncors publiche... L’articule 3 dla custituzion in l’ha scrét pri sgranchì i déda? Os-ceria!... Vincita - leggiamo: “al bar la riffa con un gratta e vinci da 5 euro vince 500mila euro”. Quèst sé cl’è cul!... Governare - leggiamo: “il sindaco gennari: ‘e’ dura ma dobbiamo crederci’”. Marièn, t’è ‘na bèla gata da plè... Iché la s’fa gnèta la pulonga... Via corridoni - leggiamo: “via corridoni in rivolta contro la ciclabile: ‘faremo ricorso al tar’”. A spirèn che in facia ricorso mal tir. Ulmamént al và ‘na masa ad moda... Miracoli (1) - leggiamo: “eventi e luci, i commercianti aprono il portafoglio”. Da nu créd!... Miracoli (2) - leggiamo: “il regalo di natale dei bagnini: 7.500 Euro per la scuola”. J’éra ciamèd quij dli sacoc a garagol. Santa grézia madunéna!... Bacchetta magica - leggiamo: “fausto battistel (assessore lavori pubblici e urbanistica): ‘strade imbarazzanti, oltre un milione per i lavori. Ma non ho la bacchetta magica’”. Ma per truvé più d’un milion an basta gnénca al mago otelma... Poltrone - leggiamo: “incarichi ai super architetti, dubbi e interrogazione del pd”. Cum j’è dvént atént adès quij dal pd. L’è propria véra che ogni tènt cavé la pultrona da sota al cul al fa bén ma la testa. Os-cia!... Cimitero - leggiamo: “il comune fa il censimento dei defunti: ‘dobbiamo ridisegnare il cimitero’”. Burdèl fè bimbén, an vria arvéda cal film: la notte dei morti viventi... Bel natale - leggiamo: “soddisfatti i commercianti e operatori economici: ‘natale ben organizzato’”. Stli parolie per quij dal pd li è come ‘na curtlèda tla schina. Da strimulì al sangue... Circolo - leggiamo: “il pd smarrito dopo la sconfitta vuole creara un nuovo circolo”. Mé dirìa da entrè tla protezione animali in via d’estizione. In gir al tira ‘na bruta èria per i partìd. I sta cume al pès tal paièr... Dissidenti - leggiamo: “il segretario del pd chiude la porta ai tesserati che vorrebbero un altro circolo: ‘non c’è posto per i dissidenti’”. Se ul dis l’arbitro romero... J’arvanzarà in 3 a nu fè i disidént... Povertà - leggiamo: “emergenza casa, in 250 chiedono aiuto al comune”. Però st’an isè pudù cunsulè sa una catolga illuminéda e sal video mapping. Os-cia!... Sondaggio - leggiamo: “solo il 6% degli italiani ha fiducia nei partiti”. L’è sno quij chi magna t’un cal piat. Cl’èlt 96% i farìa tut cinciang-le. Caz!...



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Il mezzosoprano Julija Samsonova si racconta: dalla Lituania in Romagna, i successi e i progetti per Cattolica e non solo

Cattolica in vetrina col Bel Canto - Intervista al mezzosoprano Julija Samsonova-Khayet, lituana di nascita, cattolichina d’adozione. Quali sono stati i suoi esordi nel mondo della musica? “Ho cominciato a studiare musica all’età di 12 anni, e per il sistema musicale dei paesi dell’Est è un’età abbastanza avanzata, poiché i bambini da noi cominciano molto presto affinché non siano costretti a bruciare le tappe e possano crescere gradualmente. Come passatempo frequentavo un circolo insieme ad altri miei coetanei dove facevamo il karaoke per puro divertimento. La maestra che ci seguiva dopo un paio di lezioni mi prese in disparte e mi raccontò dell’esistenza di una scuola molto speciale a Vilnius – la capitale della Lituania. E’ un Ginnasio delle Arti, unico nel suo genere in Europa, dove i bambini dall’età di 5-6 anni studiano danza classica, arte e musica. Una scuola che ha formato una miriade di artisti di fama internazionale. All’età di 16 anni e dopo soli 4 anni di studio della musica, era assolutamente impossibile entrare in questo Ginnasio, ma senza alcun timore raccolsi tutto ciò che avevo: articoli di giornale per il quale scrivevo, titoli vinti nei vari concorsi teatrali e tanta tanta passione per la musica. Il mio caso è stato più unico che raro perché dopo essermi presentata al Direttore di questa scuola e dopo aver sostenuto un esame improvvisato con i maestri che si trovavano in quell’istante nella scuola, fui ammessa senza riserve. Fu così che iniziai a studiare canto e direzione di coro vincendo presto i primi concorsi”. Com’è nato l’amore per il canto? “In realtà non ricordo ci sia stato un solo giorno della mia vita in cui non abbia cantato. Non dimenticherò mai l’impatto che ho avuto al primo ascolto del Requiem di Verdi al Teatro

Grande passione per la musica fin da bambina. Ha cantato nei massimi teatri italiani ed europei. Il 5 febbraio (Rigoletto) e il 5 marzo prossimi (La Traviata) al Teatro della Regina di Cattolica

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Julija Samsonova-Khayet

BELCANTO dell’Opera di Vilnius: rimasi letteralmente folgorata dalla bellezza delle voci e dalle emozioni che mi risvegliavano. Da quella sera il mio cuore si era diviso a metà tra il canto e la direzione. Fu una scelta difficile ma alla fine il canto prese il sopravvento”. A che età è arrivata in Italia e cosa l’ha portata fino a qui? “Ho voluto rischiare anche questa volta. L’Italia è da sempre il paese dell’Arte e del bel canto per eccellenza. La scelta è ricaduta sul Conservatorio di Ferrara, dopo un anno di studi mi sono trasferita al Conservatorio Rossini di Pesaro dove mi sono laureata con lode sotto la guida del mezzosoprano E. Dundekova. Erano tempi difficili per me, dovetti sostenermi economicamente da sola, studiare e al tempo stesso svolgere i lavori più umili e faticosi, dalla cameriera alla lavapiatti ed infine tradut-

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trice. Pur di avere i soldi per pagarmi le lezioni private, capitava persino di fare un solo pasto al giorno e andare a piedi al lavoro attraversando tutta la città (a quei tempi vivevo a Bologna). Per me era chiaro, dovevo cominciare a cantare il prima possibile perché non avrei potuto continuare cosi a lungo. Non so quale forza e quale passione mi abbia tenuta in piedi, ora a distanza di anni mi meraviglio da sola. Devo dire però che qui in Italia ho incontrato persone meravigliose, che non mi hanno mai lasciata sola! Presto arrivarono le prime vincite nei grandi concorsi e seguirono tantissime esperienze lavorative come il debutto al Rossini Opera Festival nel Viaggio a Reims, al Wildbad Rossini Festival, al Teatro del Maggio Fiorentino, al Comunale di Bologna, al Teatro La Fenice di Ve-

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Il programma di gennaio - Sabato 14 ore 20,30: Apericena e Ballo con Gerboni e Vivi. Contributo 10 euro. - Domenica 22 ore 12,30: Pranzo del Baccalà. Contributo 18 euro. - Sabato 28 ore 20: Apericena e Ballo con Angela e Michele. Contributo 10 euro. Informazioni e prenotazioni Centro sociale: 333-9447390 348-5309730

nezia, al Vlaamse Opera di Belgio, al Teatro Carignano e Teatro Regio di Torino e tantissimi altri. Moltissime masterclass con i più grandi cantanti, direttori e registi. Tantissimi premi nei concorsi vinti, l’ultimo proprio lo scorso mese, durante il Concorso lirico Martinelli (a Pertile in provincia di Mantova), presieduto dai più importanti direttori artistici”. Quale artista o direttore le ha lasciato un segno indelebile? “Tantissimi, tutti hanno lasciato qualcosa nella mia memoria per un motivo o per un altro, ciascuno ha donato un pezzettino della loro esperienza. José Cura, uno dei massimi tenori drammatici dei nostri tempi, fu tanto generoso nei miei confronti e mi chiamò a cantare al suo fianco in tantissime occasioni. Un’altra eccellenza, Dalton Baldwin, grandissimo pianista che ha lavorato e registrato con i più grandi cantanti del nostro secolo. Non dimenticherò mai come dopo il Concorso Renata Tebaldi di San Marino mi invitò completamente spesata a studiare con lui a Nizza tanta bellissima musica da camera, un’ esperienza indimenticabile! L’ultima ma non per questo meno importante è la Signora Raina Kabaivanska, la mia attuale Maestra; la incontrai all’Accademia Chigiana di Siena e l’ho seguita all’Istituto Vecchi Tonelli di Modena. Un vero esempio di eleganza, della ricerca di perfezione nel canto,

dell’essere un’artista con la A maiuscola, un mito!”. Ci parli dei suoi futuri progetti e dove si può ascoltarla. “Una delle mie recentissime esperienze è stata la collaborazione con il tempio della lirica, Teatro alla Scala di Milano. Ho avuto la fortuna di cantare nel Simon Boccanegra sul palco più ambito al mondo al fianco di Placido Domingo, in seguito ho preso parte alla tourneè in Corea, a Shanghai e al Bolshoi di Mosca cantando il Requiem di Verdi e la 9° Sinfonia di Beethoven. Da un paio d’anni si sta sviluppando un progetto nato proprio a Cattolica in cui alcuni eccellenti artisti locali e non solo, collaborano per la realizzazione delle più note opere liriche. Il 5 febbraio e il 5 marzo prossimi andremo in scena al Teatro della Regina con Rigoletto e Traviata. Nel Rigoletto vestirò i panni della zingara Maddalena, mentre il ruolo del titolo sarà cantato da Daniele Girometti, una vera voce di baritono verdiano in grado di spaziare libera lungo tutta la tessitura ed emozionare con le più varie sfumature. La Traviata sarà eseguita dal soprano Marta Torbidoni, Alfredo sarà Enrico Giovagnoli, due voci di prim’ordine che meritano attenzione, l’Orchestra i Cameristi del Montefeltro verrà diretta dall’instancabile Maestro Stefano Bartolucci, io curerò per la prima volta la regia. Il Coro Lirico della Regina sotto la guida sicura del M° Gilberto Del Chierico darà il suo contributo alla realizzazione dei due titoli Verdiani per eccellenza. Per chi invece volesse sentire un po’ di Rossini faremo Il Barbiere di Siviglia al Teatro Sanzio di Urbino il 22 gennaio. Vorrei ringraziare con tutto il cuore l’Amministrazione Comu-

nale di Cattolica e la direttrice del Teatro della Regina dott.ssa Simonetta Salvetti per la disponibilità e l’interesse mostrato per questo progetto. Stiamo lavorando incessantemente per la sua promozione e per l’ampliamento, sperando di trovare in futuro anche sponsor e poter cosi regalare alla splendida città di Cattolica una stagione lirica. Ci sono in previsione tantissimi altri appuntamenti musicali ma vorrei attendere un po’ prima di renderli noti. Viviamo in tempi molto particolari, non voglio nominare la tanto temuta parola crisi, penso semplicemente che stia cambiando l’approccio al mondo del lavoro, la consapevolezza, abbiamo a disposizione tantissimi strumenti che solo 20 anni fa non esistevano. Abbiamo il timore che le persone si allontanino dal teatro, dall’arte, dall’esperienza diretta con la musica. Ma quando poi vedo, dopo la recita, venirmi incontro i bambini con gli occhi pieni di gioia e meraviglia capisco che non finirà, che serve, che il dono meraviglioso di vivere la musica non è stato sprecato. Credo tantissimo nelle nuove generazioni, credo che saranno migliori di noi, ma hanno bisogno di essere indirizzate, aiutate. Fare la musica anche in modo semplice porta gioia, appagamento e fa riscoprire la condivisione e lo stare insieme per davvero e non tramite i social, cose che oggi mancano. Ho personalmente scritto un progetto di Teatro e Musica dedicato alle scuole che vede i bambini veri e propri protagonisti dalla A alla Z, cercheremo con tutte le forze di farlo partire già da quest’anno. Roma non è stata costruita in un giorno, anche noi procediamo a piccoli passi con mille difficoltà di vario genere, ma la grande passione e fede ci unisce in questo percorso e credo possano nascere bellissime sorprese proprio qui nella nostra Cattolica!”.


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CATTOLICA

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Prestigiosi risultati a squadre e singoli. Quel classico tuffo gelato per Capodanno

Foto di gruppo prima del tuffo di Capodanno

protagonisti ai vari meeting regionali e nazionali. Gli istruttori sono inoltre sempre impegnati nei corsi per adulti e nel formare centinaia di bambini che anche quest’anno hanno inscenato il saggio di Natale, uno spettacolo magico basato sui 4 elementi che ha entusiasmato e divertito i tanti spettatori intervenuti. Siamo giunti così alla fine del 2016 e ricordandosi che per tagliare qualsiasi traguardo occorre fare il primo passo trovando il coraggio di partire, quale occasione migliore di un tuffo nel 2017, il tradizionale bagno con cui ormai dal 2004 gli impavidi podisti augurano a

Atletica 75, annata da incorniciare - Come di consueto, prima di iniziare una nuova stagione, è bene soffermarsi su quella appena trascorsa ed è solo leggendo il giornale redatto dalla sezione podismo dell’Atletica 75 (scaricabile gratuitamente dal sito www. atletica75.it) che è possibile rivivere tutte le fasi emozionanti di un’annata ricca di soddisfazioni. Sfogliando infatti questa sorta di diario di bordo, si nota come sin dall’inizio Marco Magi ha saputo brillantemente raccogliere il testimone lasciato dal sempre presente Luigi (“il Capo”) Zavagnini guidando il gruppo sia dal punto di vista organizzativo che da quello sportivo: dopo una “battaglia” cui non si assisteva da anni si è infatti aggiudicato il trofeo interno A so’l più fort! per una manciata di punti davanti

a Giuseppe Crescentini e Michele Tamburini, già presenti nell’albo d’oro. L’accresciuta competizione ha evidentemente innalzato il livello di tutta la squadra che si è classificata 2ª nel campionato di riferimento Mare-Verde-Monte e 1ª nel nuovo trofeo King & Queen of the road. Anche a livello individuale il 2016 è stato estremamente proficuo in termini di titoli conquistati ed imprese realizzate. Su tutti possiamo citare Adolfo Accalai e Onelio Galeazzi che hanno fatto incetta di premi nazionali, europei e mondiali, Luca Gallinucci che in poco meno di 45 ore ha completato il celeberrimo e massacrante Ultra Trail del Monte Bianco (170km, 10.000m+), Roberto Bertuccioli che ha inanellato il

Che cosa fanno oggi i filosofi? Il tema: Cognizione (di causa). La domenica alle ore 17. Ridotto del Teatro della Regina CULTURA - CHE COSA FANNO OGGI I FILOSOFI? Nuova serie II – 2016/17 n.2 Il programma di gennaio. Le conferenze iniziano alle ore 17 al Ridotto del Teatro della Regina (Cattolica, Piazza della Repubblica). - Domenica 8 gennaio. MAURO DORATO, Professore di Filosofia della Scienza, Università di Roma Tre - Dopo Einstein - Domenica 15 genna-

Ivano Dionigi io. PAOLO ERCOLANI, Professore di Filosofia dei Media, Università di Urbino - Donna: causa e cognizione dell’umano. - Domenica 22 gennaio ALESSANDRO BONDI, Professore di Diritto Penale, Università di Urbino - Cognizione di causa. - Domenica 29 gennaio. IVANO DIONIGI, Professore di Letteratura Latina, Università di Bologna - La conoscenza della parola.

quarto Passatore consecutivo (100km, Firenze-Faenza) e Stefano Grilli, finisher del Cappadocia Ultra Trail (114km, 3.340m+). Fra una corsa e l’altra si è trovato il tempo di organizzare numerose manifestazioni tra le quali spicca il XV Trofeo Città di Gabicce Mare che grazie al coinvolgimento di diverse discipline (corsa su strada, trail, mtb, nordic walking) ed alla partecipazione di circa 200 bambini alla camminata delle scuole, per la prima volta ha sfondato il muro delle 1.000 presenze, un numero impressionante per una gara non competitiva autunnale. Ma non dimentichiamoci che l’Atletica 75 è anche e soprattutto ginnastica artistica e atletica leggera, attività in cui tanti ragazzi hanno partecipando da

tutti un Buon Anno dopo una corsetta fra le vie di Cattolica e Gabicce. Il pubblico delle grandi occasioni si è ritrovato nella spiaggia antistante Piazza Primo Maggio per brindare con spumante, thè, cioccolata, panettone offerti dall’Atletica 75 e applaudire il passaggio dei sempre più numerosi intrepidi baciati da un sole “quasi” estivo. Grazie agli eventi organizzati dalla società sportiva di Cattolica molti appassionati si sono avvicinati al gruppo, legando inesorabilmente la loro vita al movimento, alla sana competizione, al divertimento, alla passione, all’amicizia ed alla salute. Con questi presupposti anche quest’anno sarà lecito aspettarsi grandi cose dai ragazzi dell’Atletica 75! Luca Gallinucci

Centro scambio/raccolta presso lo SPAZIO°Z di Radio Talpa

Baratto solidale in favore delle popolazioni terremotate

SOLIDARIETA - Baratto solidale. Dai una mano alle popolazioni terremotate, contribuisci al Baratto solidale! Servono: Olio oliva/semi, aceto, sughi pronti, carne in scatola, nutella, merendine, giardiniere, verdure lessate pronte, olive, caffè, orzo, thè, tisane, camomilla, succhi di frutta, sacchi immondizia, spugne, panni per pavimento, candeggina, pane in cassetta, marmellate.

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Fisco. Tasse. Famiglia. Impresa

Detrazione fiscale e riqualificazione energetica - La legge di stabilità ha prorogato anche per il 2017 le detrazioni nella misura del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Le quote di detrazione sono suddivise in 10 anni in rate costanti. Per l’applicazione della corretta aliquota si fa riferimento alla data dell’effettivo pagamento per le persone fisiche, mentre per gli esercenti arti e professioni e gli enti non commerciali, imprese individuali, società ed enti commerciali si fa riferimento alla data di ultima prestazione, indipendentemente dalla data dei pagamenti. Le tipologie di investimento ammesse sono di diverso genere: - Riqualificazione energetica di edifici esistenti spese ammesse fino a 100.000; - Involucri di edifici, ammesse fino 60.000; - riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento (pannelli solari) spesa massima 60.000; - miglioramento termico dell’edificio (coinbentazioni - pavimenti- finestre - comprensive di infissi) spesa massima 60.000; - sostituzione di impianti di climatizzazione invernale al massimo fino 30.000. Possono usufruire della detrazione: - persone fisiche; titolari di un diritto su un immobile, i condomini per le parti condominiali, gli inquilini, coloro che hanno immobile in comodato, sono ammesso anche i familiari conviventi con il possessore o detentore dell’immobile oggetto di intervento che sostengono le spese per la realizzazione dei lavori, a patto che non siano beni strumentali per impresa; - contribuenti che hanno reddito di impresa, associazioni tra profes-

sionisti, enti pubblici o privati che non svolgono attività commerciali Questa agevolazione non è cumulabile con altre agevolazioni previste per gli stessi interventi, le aliquote iva applicabili per le prestazioni di servizi relative ad interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria è del 10%, per le cessioni di beni si applica aliquota ridotta solo quando la fornitura è posta in essere nell’ambito del contratto di appalto, tranne nei casi in cui l’appaltatore fornisca beni di valore significativo come ad esempio, ascensori, montacarichi, infissi esterni ed interni, videocitofoni, apparecchi condizionatori per riciclo dell’aria, sanitari e rubinetterie da bagno, impianti di sicurezza allora l’aliquota ridotta si applica a tali beni solo fino a concorrenza del valore della prestazione, al netto del valore dei beni stessi. Per poter beneficiare dell’agevolazione è necessario avere l’asseverazione che consente di dimostrate che l’intervento è conforme ai requisiti tecnici richiesti e l’attestato di certificazione (qualificazione) energetica che comprende i dati relativi all’efficienza energetica del prodotto, occorre fare una pratica all’Enea e trasmettere entro 90gg dalla fine lavori la copia dell’attestato di certificazione o qualificazione energetica e la scheda informativa. La data di fine lavori coincide con il collaudo, la trasmissione deve avvenire in via telematica tramite il sito dell’Enea. I pagamenti devono essere fatti a mezzo bonifico bancario o postale le persone fisiche a cui verrà applicata una ritenuta pari all’8%, mentre i titolari di reddito d’impresa sono esonerati da questo obbligo, ma devo comunque fornire idonea documentazione del pagamento. Studio Baldassarri, Cattolica


CATTOLICA

Amarcord

di Wilma Galluzzi - Un gruppo di volontarie di Cattolica e Pesaro ha dato avvìo a una sede operativa nella nostra città dell’associazione onlus Omphalos Autismo & Famiglie, nata nel 2008 nelle Marche su iniziativa di un gruppo di genitori di bambini in carico al Centro Autismo Età Evolutiva di Fano. Omphalos, dal greco “ombelico”, per significare l’inizio della vita e anche il punto di convergenza delle esperienze di vita. L’associazione promuove la circolazione e lo scambio delle conoscenze, delle strategie e degli strumenti

Cattolica, darsena, metà anni ‘50. Cesare Francolini “Giarèn” (1905-1963) al rammendo di una rete da sarda. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)

Anche a Cattolica l’associazione Omphalos Autismo & famiglie che sostengono le famiglie nell’affrontare le problematiche quotidiane che l’autismo comporta. La mission: elaborare progetti di vita per le necessità di ogni soggetto coinvolto nell’esperienza di autismo. Omphalos si adopera per servizi come assistenza alla didattica e all’attività sportiva, opportunità di inserimento nelle realtà produttive pubbliche e private, assistenza legale, compartecipazione nell’utilizzo di servizi già esistenti attraverso forme di volontariato con il coinvolgimento diretto delle famiglie.

TEATRO DELLA REGINA

Programma di gennaio - Sabato 14 ore 20,30: Apericena e Ballo con Gerboni e Vivi. Contributo 10 euro. - Domenica 22 ore 12,30: Pranzo del Baccalà. Contributo 18 euro. - Sabato 28 ore 20: Apericena e Ballo con Angela e Michele. Contributo 10 euro. Informazioni e prenotazioni Centro sociale: 333-9447390 3485309730

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di Dorigo Vanzolini

Cattolica, anni ‘50. Da sinistra: Enrico Del Bianco “Cagnèt”, Nazzareno Girometti “la Dora” (Presidente della Cooperativa Casa del Pescatore dal 1961 al 1979), Lino Vanni, Carlo Rossi “Bunora”. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica

SOLIDARIETA’

Gennaio 2017

L’attrice Anna Finocchiaro

Le fondatrici dell’associazione

Per organizzare una rete di solidarietà concreta, Omphalos ha aperto molte sedi locali nelle Marche e ora anche a Cattolica perché la solidarietà non ha confini amministrativi. Le sedi offrono supporto psicologico e scambio di esperienze di auto e mutuo aiuto. Dalle sedi i volontari promuovono iniziative volte a reperire fondi di finanziamento per progetti volti al miglioramento della qualità di vita dei soggetti colpiti da questa disabilità sempre più presente nella nostra società occidentale. Il gruppo di volontarie che ha attivato il centro cattolichino è formato da: Paola Mataloni, Wilma Galluzzi, Giuliana Tomassoli, Stefania Gatti, Elena Montanari, Luciana Del Fattore, Anna Villani e Graziella Ottaviani. Il gruppo ha allestito un negozio natalizio in via Matteotti, di proprietà di Giuliana Tomassoli e da

lei gentilmente concesso in uso gratuito per oltre un mese. In questo prezioso spazio espositivo sono stati raccolti i primi fondi per il centro cattolichino attraverso la vendita di panettoni artigianali di grande qualità oltre ad altri prodotti del territorio. Molto

riscontro hanno incontrato anche le famose bambole, gli angeli e numerosi oggetti natalizi realizzati in stoffa da Elena. Ma al di là del successo delle vendite, il risultato più importante è stato far conoscere l’Associazione e il suo modo di operare, attraverso i genitori dei ragazzi e i volontari, tutti a titolo gratuito. In un periodo ricco di eventi e proposte di regali, il nostro negozio è andato oltre le aspettative e ha attivato contatti e sostegni impensati. Con i contatti aperti continuerà un’attività già in fase di programmazione e un dialogo, nel progetto

comune di operare concretamente nella realtà dell’autismo. Anche il sindaco Mariano Gennari e la sua Giunta hanno espresso grande interesse per il progetto di un centro di attività varie a Cattolica, gestito da Omphalos, che porti sostegno concreto a questa disabilità molto presente nel territorio. Il progetto completo sarà comunicato appena l’amministrazione comunale avrà definito gli spazi da dedicargli. Nel frattempo le iniziative di raccolta fondi e di comunicazione continueranno da una sede provvisoria. Referenti locali: Paola Mataloni 329 0620785 e Wilma Galluzzi 339 3919889; Omphalos Autismo & Famiglie Corso Matteotti 4, 61032 Fano www. associazioneomphalos.org Contatti: Massimiliano Fiorelli (Marche Nord) 334 0030678; Franco Manfrini (Marche Centro) 334 3951971; Gianfilippo Di Benedetto (Marche Sud) 329 1690061.



CATTOLICA

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Chiacchiere con l'autore davanti ad una tazza di tè. SPAZIO.Z di Radio Talpa ore 17

Un autore con tè Sabato 21 gennaio. Cena di pesce e grande musica

LIBRI - Riprendono a gennaio gli incontri di “Un autore con tè”, organizzati dalla libreria Sogni e Bisogni di Gabicce Mare in collaborazione con Radio Talpa e la trasmissione radiofonica interamente dedicata ai libri Talpa chi legge. Anche nel 2017 molti saranno gli autori di spicco della scena letteraria italiana ad intervenire allo Spazio°Z, in Via Del Prete 7 a Cattolica, si comincia con un pomeriggio particolare, dedicato a un genere in decisa affermazione: la graphic novel. Domenica 29 gennaio alle ore 17, con l’illustratore Lorenzo Sabbatini e la scrittrice Lisa Biggi si parlerà di “Liquida”, un racconto a fumetti pubblicato dalla casa editrice ‘Round Midnight. Gli incontri proseguiranno sabato 11 febbraio con il giornalista e scrittore Alessio Viola con il suo “Fidati di me fratello (una storia vera)”,

edito da Aliberti compagnia editoriale, che racconta dall’interno la storia di due fratelli che vivono la tragedia dell’uccisione del padre malavitoso e scelgono di reagire e vivere in modi diversi. Lo Spazio°Z sarà tappa sabato 18 febbraio del tour on the road di due autori, due Outlaws, come si definiscono, dal nome della collana dei loro libri: Nicola Manuppelli, già conosciuto anche come traduttore e Claudio Marinaccio con rispettivamente “Merenda da Hadelman” e “Come un pugno”, entrambi pubblicati da Aliberti compagnia editoriale. Tutti gli incontri sono aperti e gratuiti e si svolgono alle 17 allo Spazio°Z di Radio Talpa, in Via Del Prete 7. Si possono inoltre ascoltare in diretta streaming su www.radiotalpa.it Per info e per seguire gli aggiornamenti potete visitare www.libreriasogniebisogni.it

Radio Talpa, festa con cena e ballo per tutti al Bikini

Lo scrittore Luca Perasi (al centro) durante la presentazione del suo libro il 10 dicembre scorso, intervistato da Metella Orazi (a sinistra) e Barbara Masini (a destra). Sulle pareti alcune opere di Giuliano Cardellini Il logo della trasmissione sui libri di Radio Talpa

“Occasione per ridare decoro al patrimonio costruito indecentemente nel dopoguerra”

Rischio sismico, che fare?

Terenzio Bernardi

L’INTERVENTO - Occorre essere onesti: siamo tutti “terremotabili”; dobbiamo essere consapevoli di vivere in un paese meraviglioso ma fragile. Questo lo spirito dell’incontro organizzato il 15/11/2016 presso la Sala Consiliare di Cattolica con l’amministrazione comunale e la cittadinanza. Un incontro importante, che non deve però essere la risposta emotiva alle scosse del terremoto dell’ottobre 2016, bensì l’occasione per un approfondimento sincero, ed un percorso lungo e proficuo di tutela e salvaguardia del nostro territorio. Nella nostra riviera il patrimonio edilizio relativo alla ricettività risale per l’80% agli anni Sessanta/Settanta. Strutture costruite con materiali poveri e pochi controlli, basti ricordare che il Comune di Cattolica, come quasi tutti i Comuni del circondario, è stato dichiarato zona sismica soltanto nel 1983. Il materiale inerte era per la maggior parte ghiaia di fiume, con sabbia che le imprese prelevavano dalla spiaggia (e oggi siamo tutti tragicamente consapevoli dei problemi che causa la sabbia di mare alle strutture). Gli edifici erano costruiti in più periodi, da una stagione

all’altra, con sopraelevazioni che non si preoccupavano di un adeguamento sismico. Non sono pochi, inoltre, gli alberghi in cui per mancanza di spazio, a coronamento della sopraelevazione sul tetto veniva realizzata la piscina. I nostri genitori hanno rischiato tantissimo perché se la stagione non era favorevole potevano anche perdere tutto quello che avevano costruito, esisteva però un clima di collaborazione fra gli operatori nella popolazione, si poteva superare qualsiasi ostacolo. Di questi sacrifici hanno potuto godere le generazioni successive, oggi però è arrivato il momento di tornare a correre rischi, rimboccarsi le maniche e tornare ad investire. Dobbiamo tornare ad essere competitivi in termini di qualità dell’offerta turistica e non più per le contingenze della crisi in Nord Africa e Medio Oriente. Spagna e Croazia ci hanno già superato da

tempo. Con la collaborazione delle amministrazioni che potrebbero agevolare gli oneri di urbanizzazione ed il costo di costruzione, ovvero non applicarli affatto, favorendo così chi demolisce e ricostruisce, potremmo in pochi anni riqualificare tutta la nostra riviera e affrontare anche gli eventi sismici con tutto un altro spirito. Con i materiali che abbiamo a disposizione sul mercato è possibile demolire e ricostruire un albergo da settembre a giugno. È chiaro che occorre avere il progetto ben definito e le idee chiare su ciò che si intende realizzare. Edifici più funzionali, più ecologici, più luminosi ed anche più belli. Non possiamo pensare ad interventi utilissimi che però abbruttiscano il paesaggio. Si tratta della nostra occasione per ridare decoro al patrimonio costruito indecentemente nel dopoguerra. E’ un problema di edilizia certo, di cantieri, veri, reali concreti, ma anche e soprattutto un problema culturale di cui la pubblica amministrazione, le scuole e noi tutti dobbiamo tenere conto. E’ per il nostro futuro e per i nostri figli. Ingegner Terenzio Bernardi

- Ritorna la serata per divertirsi, rifocillarsi e sostenere la webradio. Radio Talpa compie 40 anni! SABATO 21 GENNAIO dalle ore 21, cena presso il Bikini Disco Dinner. A seguire, si balla nelle 2 piste con la musica selezionata dai dj di RadioTalpa.it Dalle 21: CENA A BASE DI PESCE* con: sardoncini piadina e insalata, filetto di branzino spinato, sgombro spinato, spiedini di gamberi

e calamari, 1 bottiglia di vino ogni 3 persone, acqua, caffè. (*) Su prenotazione menù vegetariani o di carne. Costo: 25 euro. La serata continua dalle 23 con i dj di Radio Talpa nelle 2 piste: Rock e New Wave, Disco Music ‘70/’80/’90 FREE ENTRY Per info e prenotazioni: Paolino dj 389 8509500 Maurizio B. 389 8044776 Bianco 335 224458

Progetto “Filosofia per ragazzi” LA SCUOLA - Nel mese di novembre 2016, nella scuola media “E. Filippini”, si è svolto un progetto di filosofia per ragazzi, promosso e finanziato dalla Biblioteca comunale di Cattolica grazie ad un contributo della L.R. 18/2000 dell’Emilia Romagna “Norme in materia di biblioteche, archivi storici, musei e beni culturali”. Il progetto ha coinvolto due classi: la III B (con la prof.ssa Cristina Cecchini) e la III F (con la prof. ssa Simona Donati). I ragazzi, sessione dopo sessione, hanno provato a costituire una vera e propria comunità di ricerca, ponendosi domande, analizzando le parole, guardando le cose da un altro punto di vista, cercando di ascoltarsi e di esprimere in maniera chiara e coerente i propri pensieri. Dopo una riflessione introduttiva sulla filosofia e sul significato del pensare, siamo passati a interrogarci sui concetti di realtà e irrealtà: cosa è reale? Anche le cose che non possiamo percepire con i sensi (e che dunque sono astratte) hanno, innegabilmente, un loro grado di realtà. In che rapporto stanno con le cose concrete? Uno degli incontri più coinvolgenti è stato quello in cui ci siamo chiesti cosa significhi immaginare. Che differenza c’è tra immaginazione e fantasia? L’im-

di Giulia Negrini* maginazione è una facoltà riproduttiva o anche produttiva? Che rapporto c’è tra immaginazione e realtà? E’ stato bellissimo vedere i ragazzi appassionarsi alla discussione e continuarla anche dopo la fine dell’incontro. Nel quarto e ultimo incontro, come materiale-stimolo, invece che un testo scritto abbiamo usato un breve video che racconta, in modo grottesco e sarcastico, il rapporto di dominio e sfruttamento che l’uomo ha da sempre instaurato con la natura e con gli altri abitanti del pianeta Terra. Nel corso del progetto, abbiamo dunque realizzato un breve viaggio: dalla realtà dei pensieri alla realtà esterna, dalla nostra identità alla natura che ci circonda, con la speranza che ognuno di noi impari sempre più ad avere cura sia di sé (e dei propri pensieri) sia delle altre forme di vita. Che la filosofia sia una cosa importante, per cui vale la pena appassionarsi anche da bambini,

lo ha certificato l’Unesco, che nel 2002 ha istituito la Giornata Mondiale della Filosofia, con queste motivazioni: la filosofia è una disciplina che da sempre incoraggia lo sviluppo di un pensiero critico e indipendente contribuendo allo stesso tempo a una migliore comprensione del mondo e richiamando ideali quali la tolleranza e la pace. La Philosophy for Children and for Community rappresenta una delle più significative esperienze pedagogiche contemporanee. Iniziata negli anni ’70 da Matthew Lipman, filosofo di formazione deweyana profondamente interessato a problematiche pedagogiche e fondatore dell’Institute for the Advancement of Philosophy for Children (IAPC), ha avuto ampio seguito e diffusione dapprima negli Stati Uniti e successivamente in tutto il mondo con l’istituzione di numerosi centri e una consolidata sperimentazione del programma. La P4C è attualmente praticata in più di 300 scuole in tutta Italia. *Laureata in filosofia, esperta in P4C


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Aziende informano

Valore: 190mila euro. E’ la prima in Italia. Caldari: “Orgogliosi di questa iniziativa”

BCC Gradara dona all’ospedale di Pesaro strumento per la cura dei tumori della pelle

Il presidente della BCC di Gradara Fausto Caldari al taglio del nastro. Alla sua sinistra, il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli; alla destra il sindaco di Pesaro Matteo Ricci.

SALUTE - <<Un’attrezzatura unica in Italia: una tecnologia che può aumentare la mobilità attiva e diminuire la mobilità passiva>>. La direttrice generale di Marche Nord, Maria Capalbo, con queste parole lo scorso 13 gennaio ha presentato il macchinario Esteya donato dalla Banca di Credito Cooperativo di Gradara all’azienda ospedaliera Marche Nord: un’apparecchiatura all’avanguardia, del valore di 190 mila euro circa, in grado di erogare raggi x in modo preciso e focalizzato sulle lesioni cutanee nelle aree del corpo dove si manifesta il cancro della pelle. Grazie alla nuova tecnologia la macchina riesce a trattare in modo non invasivo i tumori cutanei. <<Si tratta di un miglioramento tecnologico al servizio dei cittadini: sappiamo quanto è importante avere tecnologia all’avanguardia e di qualità ed oggi questo è realtà grazie alla Banca di Credito Cooperativo di Gradara che ha donato la macchina all’azienda ospedaliera – spiega il presidente della Regione Luca Ceriscioli - E’ importante avere poche strutture di alta qualità che permettono di fare interventi più ampi possibili per dare al territorio quello che serve. Qui c’è stata anche la grande capacità dell’azienda in grado di rispondere ad un atto di generosità. Un grazie a chi ha donato, convinti che la strada giusta per rispondere al bisogno di salute dei cittadini sia qualificare e dare tecnologie di alto livello>>.

La presentazione della macchina Caldari intervistato dal Tg3 Marche

La tecnologia, già presente in altri paesi europei, non è ancora sbarcata in Italia. <<Un’attrezzatura unica in Italia che grazie alla BCC di Gradara siamo riusciti ad avere a Marche Nord – esclama soddisfatta la d.g. Capalbo – Auspichiamo che questo ci consentirà di aumentare la mobilità attiva e contestualmente diminuire quella passiva>>. I tumori cutanei (carcinoma basocellulare o spinocellulare) sono neoplasie estremamente frequenti soprattutto in età adulta: un’incidenza che au-

BCC, befana ai bambini del territorio BAMBINI

- Il Teatro della Regina di Cattolica, era al gran completo per la settima edizione della Festa della Befana, ideata e organizzata dalla Banca di Credito Cooperativo di Gradara, in collaborazione col Comune di Cattolica. Dopo lo spettacolo teatrale gratuito “Pinocchio. Storia di un burattino”, interpretato da Stefano Naldi e Andrea Fedi, della compagnia “Il Teatro delle forchette”, la festa è proseguita con l’apparizione della befana che ha consegnato un

Teatro della Regina da grandi occasioni regalo, a tutti i quasi 400 bambini presenti. “Questa iniziativa – afferma il presidente Fausto

Caldari - è un ulteriore modo per esprimere la nostra vicinanza al mondo giovanile e alle tante fami-

glie del nostro territorio. Un po’ di spensieratezza non guasta mai a nessuno!”.

menta progressivamente con l’età. In media ogni anno si registrano circa 120 casi di tumore cutaneo (non melanomatoso) ogni 100.000 uomini e circa 90 casi ogni 100.000 donne. Generalmente insorgono nelle aree più fotoesposte, prevalentemente in soggetti con carnagione chiara e che abbiano avuto intense, prolungate o intermittenti, esposizioni solari o a raggi Uv. L’incidenza di queste neoplasie è in crescita soprattutto in relazione all’aumento dell’età media della popolazione. Ecco allora che diventa strategico poter curare la malattia con una tecnica non invasiva. <<Abbiamo già sottoposto tre pazienti a questo trattamento: due con tumore cutaneo ed uno con linfoma cutaneo - premette il direttore di Radioterapia di Marche Nord Feisal Bunkheila - Il sistema è in grado di erogare la dose radiante in tempi estremamente brevi (2/3 minuti) e con grande risparmi dei tessuti sani sottostanti>>. Parole che suonano come un enorme “grazie” all’indirizzo della BCC di Gradara. <<La BCC di Gradara è una banca locale che, alla tradizionale attività bancaria, affianca un’attività sociale, culturale, di prevenzione e cura della salute - spiega il presidente della banca Fausto Caldari -. Siamo orgogliosi di contribuire a questa iniziativa ed a qualificare e migliorare il presidio di prevenzione e cura della salute del territorio accorciando i tempi di accesso ai servizi ed ottimizzando i risultati>>.


GABICCE MARE-GRADARA-TAVULLIA

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La denominazione “terremotato” che circola nel web preoccupa per la prossima stagione

Amarcord

di Dorigo Vanzolini

Gabicce Mare (fine anni ‘60). 1) Mario Pritelli, 2) Augusto Pini, 3) Flavio Franca, 4) Ezio Tabellini, 5) Eros Gennari, 6) Padre Raffaele, 7) Tito Franchini, 8) Maurizio Romani, 9) Padre Teodoro, 10) Federico Serafini “Chicco”, 11) Marco Michelini, 12) Ugo Terenzi, 13) Mario Franchi “Mariola”. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)

Il nuovo Palazzo comunale, per ridare energia al turismo gabiccese?

- Mentre uno dei luoghi più belli d’Italia vive un dolce ed inarrestabile declino turistico che poi non è altro che una certa apatia verso se stessi, il “terremotato” palazzo comunale potrebbe essere il perno sul quale far girare i sentimenti di una comunità turistica, e non solo, stranamente stanca. Che non vede orizzonti, purtroppo. Ma è sempre pronta al lamento, più che alla riflessione. Una domanda potrebbe aprire mille dibattiti: “Ma io andrei in vacanza nel mio albergo?” Chiuso dopo il terribile terremoto umbro-marchigiano, è irrobustito nelle parti più deboli, aspettando il totale recupero. Voci affermano che dovrebbe riaprire i battenti entro giugno, ma osservare il cantiere senza operai in molti gabiccesi sorgono dubbi. Dubbi sorgono anche per il fatto che per le scorse feste natalizie nei suoi pressi erano state montate le giostrine per i bambini. Intanto sul web corrono titoli

Il palazzo comunale rinforzato negli archi come: “Palazzo comunale di Gabicce Mare terremotato”. Cosa che fa preoccupare non poco gli operatori turistici della città. Chi legge potrebbe essere indotto a travisare la portata vera del messaggio. Per molti, il palazzo comunale potrebbe simboleggiare una specie di svolta per tutta la città. Potrebbe stimolare i gabiccesi ad investire, all’orgoglio degli splendori andati: quando era

la Capri dell’Adriatico. A fare bene il proprio mestiere. Quel centro cittadino con il palazzo comunale, da anni, è di un degrado urbanistico unico. Eppure a Gabicce Mare ci sono operatori che possano essere da stimolo ed esempio per i colleghi. Per capire il valore della cittadina, sarebbe sufficiente salire a Gabicce Monte e guardare la forza e la bellezza del mare. Bellezza e forza dentro i gabiccesi.

PIZZA ANCHE A MEZZOGIORNO



GABICCE MARE-GRADARA-TAVULLIA

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Lanfranco e Giacomo dalle Gabicce ceramisti rinascimentali nei maggiori musei del mondo. Da valorizzare

Gabiccesi di livello mondiale in conferenza Carte culturali - Ripercorrendo il successo delle ceramiche dei Lanfranco dalle Gabicce, l’associazione culturale Il Fortino insieme all’illustre studioso misanese professor Riccardo Gresta che di queste ceramiche è il massimo esperto, organizza una conferenza il giorno 4 Febbraio alle 9.30 presso l’aula magna delle scuola Elementare Rodari di Gabicce Mare. Aiutati dalla preziosa collaborazione del plesso scolastico del comune e la disponibilità dell’assessore alla cultura, con l’iniziativa intendiamo ridefinire storicamente il luogo di appartenenza e di origine della nota famiglia di ceramisti del ‘500 Girolamo e Giacomo Lanfranco dalle Gabicce. Titolo dell’incontro: “A scuola dai Lanfranco: Girolamo e Giacomo dalle Gabicce”. E’ una importante pagina di storia del nostro paese che come associazione abbiamo voluto condividere soprattutto con gli studenti della scuo-

e turistiche per arricchire la città CULTURA la madia Lanfranco, appunto, affinché possano continuare il percorso educativo di appartenenza al territorio iniziato a scuola. A tal proposito già i ragazzi delle medie con i loro insegnanti, hanno redatto una guida che oltre a mettere in rilevo le peculiarità di Gabicce Mare ha inserito anche un piccolo capitolo sui Lanfranco. Ora è arrivato il momento dello studioso esperto professor Riccardo Gresta che nell’occasione ci racconterà nel dettaglio l’opera dei ceramisti gabiccesi del ‘500 partendo dagli istoriati fino all’ultima attribuzione di un corredo apotecario presente nel catalogo delle opere del Metropolitan Museum di

Riccardo Gresta Ceramiche dei dalle Gabicce conservate al Museo Metropolitan di  New York atto diventeranno una pietra miliare per la storia di Gabicce. New York. La collaborazione tra l’associazione il Fortino e il professor Gresta intende continuare anche dopo la conferenza del 4 Febbraio; per mantenere desta l’atten-

zione su questo importante capitolo di storia gabiccese e non solo, sono iniziati i primi incontri tra lo studioso e l’amministrazione di Gabicce per pensare ad iniziative culturali legate alla storia dei

POESIA SCRITTORI CONTEMPORANEI

Un poeta alle pendici del Catria di Dario Stillo - Pictor*, «pseudoanimo» di Marco Fraternale, è «scrivano» da sempre; dall’agosto del 2007, interrotta la sua attività di guida naturalistica e «rianimatore» (per usare le sue stesse parole) di aree protette, si è stabilito ai piedi del venerato monte Catria, in provincia di Pesaro e Urbino, per trascorrere altresì le giornate dedicandosi anima e

corpo agli studi. Ancora in attesa, i suoi non pochi ammiratori, di pubblicazioni ufficiali che ne compendino adeguatamente l’opera; resta comunque piuttosto immediato fruirne l’estro, per esempio attraverso rassegne dedicate, o estemporanee, fra Marche e Romagna, come pure per mezzo di brillanti maniere di diffusio-

Lanfranco. Il progetto che stiamo così costruendo è ambizioso e richiede grandi sforzi, soprattutto economici, ma sicuramente l’alto livello degli studi e ricerche messe in

Per maggiori informazioni sulla conferenza del 4 febbraio contattare l’associazione Il Fortino all’indirizzo mail: associazioneculturaleilfortino@gmail.com Associazione culturale Il Fortino

Borra d’autore

Sigis Mundus

Quanta polvere Nelle borre intagliate Dai sapienti canini del lirico Scomode Come certi regali d’autore

Tra l’acuto EL grave Sempre giunge soave Accento Dai calici generosi

Perché non sputarla Così com’è Rappresa e ruvida Di Verità Cristallina? ne alternativa (prime fra tutte le sue celebri newsletter su invito). Di Pictor* abbiamo l’onore di presentare, su queste pagine, due componimenti poetici inediti.

22 aprile 2013 Marco Fraternale

Come Regina Dei bulbi squamosi Di ‘Lilium Candidum’ Spalmerà il Suo profumo Sulla pelle nuda Di questo assurdo * Pianeta-Satellite * Circonflesso e candito D’infruttescenze penduli Ai Cieli assurto E biscottato Dal Sole 21 giugno 2013


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SAN GIOVANNI

Da zero ha creato azienda leader in Europa. L’Mt produce mandrini per i torni COMUNITA’

I 40mila del FantaNatale Piazza Silvagni

- Il freddo non ferma i bambini marignanesi per la Befana. In centinaia si sono presentati in Piazza Silvagni per ricevere la calza dalle mani degli Elfi e della Befana; arrivata a bordo di un colorato trenino. Alle 16 si è svolta la premiazione del Concorso FantaNatale, arrivato alla 15^ edizione e promosso dall’associazione commerciale “Il Granaio dei Malatesta”, che riunisce oltre 30 attività marignanesi del centro. Il concorso, che assegnava come primo premio una crociera per 2 persone, ha visto i seguenti vincitori: 1° premio, STEFANO GALLI, 2° PATRIZIA MAGNANI, 3° pre-

mio GIOVANNA FABBRUCCI, 4° SIMONE SALUCCI, 5° LUCIANA MARCHETTI, 6° premio RITA GAIA, 7° DIEGO AURDUINI, 8° CLAUDIA CAMPOLUCCI, 9 premio, MANUELA GALLI, 10 premio, GIUSY FANTINI. Il Granaio dei Malatesta ha anche premiato, con un buono di € 250,00, le classi vincitrici del Concorso ‘Una Storia per Nocciolino’, 1^A e 1^ C della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo Statale e 3^ della Scuola Maestre Pie dell’Addolorata. “E’ una grande soddisfazione portare avanti questo concorso anche in tempi di difficoltà. Sono state oltre 40.000 le cartoline imbucate in occasione del concorso”, dice Monica Mazzini, il presidente del Granaio. Il sindaco Daniele Morelli: “Ringrazio tutti per il grande impegno della comunità, che come ogni evento fa la differenza e rende San Giovanni un borgo vivo tutto l’anno e ricco di iniziative di pregio”.

Marchetti, cavaliere della repubblica - Non è mai troppo tardi. Giusto riconoscimento per Terenzio Marchetti, scompasro prima del tempo nel febbraio del 2016. Postumo, è stato insignito del cavalierato della Repubblica italiana. La famiglia Marchetti ha ricevuto il riconoscimento lo scorso 18 dicembre presso la Prefettura di Rimini, nel tradizionale scambio di auguri. Oltre alla famiglia, era presente il sindaco Daniele Morelli: “Sono molto orgoglioso per questo riconoscimento per un marignanese che ha dato tanto impegno e professionalità sul lavoro, contribuendo a dare lustro all’economia del nostro paese”. Terenzio Marchetti è stato il fondatore della Mt (acronimo di Marchetti Terenzio), azienda leader nella produzione di mandrini per torni. Originario di Cattolica, Marchetti fonda la sua creatura nel 1972 in un sottoscala. Da piccola realtà, l’aveva fatta crescere fino a farla diventare riferimento mondiale del settore.

La famiglia Terenzi con il sindaco Daniele Morelli

Racconta in un’intervista Marchetti: “A 17-18 anni sognavo di avere un tornio per esprimere quello che avevo dentro”. Dopo 40 anni quell’avevo dentro significa essere tra i leader mondiali nella produzione di utensili motorizzati per torni a controllo numerico. In pratica, sarebbero i mandrini intelligenti che vengono montati su dei mostri di macchine. Fino al ’96, la “Mt” era un’ottima azienda metalmecca-

nica terzista. Aveva 104 clienti, tra cui la Lamborghini Auto, Scm, Bugatti. Grazie alla Francia, era andata in orbita coi satelliti. Se la professionalità si intreccia con la fortuna, il destino gioca con l’uomo. In quel fatidico ’96, Terenzio Marchetti compra una nuova macchina utensile. Ha bisogno di un set di mandrini per il suo tornio a controllo numerico. Si fa fare una serie di preventivi. Li ricor-

da così: “Mi chiedono dei prezzi molto alti, dal mio punto di vista. Così per gioco e sfida, nel tempo perso, me li autoproduco. La notizia raggiunge i miei venditori di utensileria che iniziano a ordinarmeli. Poiché i pezzi erano di alta tecnologia, col tempo ho abbandonato le lavorazioni abituali per concentrarmi sulla nuova strada”. Passione per la pesca, scuola di avviamento alle spalle, corsi serali di approfondimento, il giovane Marchetti inizia a lavorare all’Italdraghe. Il suo maestro è Sergio Barchiesi. “Era – ricordava Marchetti – un autentico genio. Un creativo, che con un niente faceva tutto. Con due macchinacce riusciva a fare lavori impossibili”. Nel 1973, Terenzio Marchetti, si mette in proprio. Aveva a 23 anni e 200 metri di sottoscala: terzista per la grande madre Scm. Che la terra, ti sia lieve.


SAN GIOVANNI

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Iniziati i restauri, ma interrotti. Non tutta la famiglia è d’accordo. Ci si sposava

Chiesa santa Maria del Monte, crollato il soffitto - Ora si vede il cielo dai portici dell’elegante chiesa di Santa Maria del Monte sopra il cimitero di San Giovanni in Marignano. Il tetto è completamente crollato mentre la struttura era nella fase di restauro, almeno a leggere il cartellone che reca l’inizio e la fine dei lavori. Per ragioni personali i vari rami della nobile famiglia Spina non ha trovato l’accordo per portare a termine l’operazione. C’era anche la grù, ma è stata smontata; dunque, il fatto lo si potrebbe leggere così: addio lavori. La semplice ed elegante chiesolina dalla vista mozzafiato su San Giovanni, la Valconca ed il mare era anche il luogo dei matrimoni. Poi l’evitabile declino di una bella cartolina del patrimonio storico ed artistico di San Giovanni. Ecco una breve nota storica. “La chiesetta di Santa Maria del Monte fu edifica-

ta nel 1699 con il contributo dei fedeli, sulla collina che sovrasta il centro di San Giovanni, dove sorgeva la Cella di Castelvecchio, della qule gli ultimi documenti risalgono al Quattrocento. E’ importante ricordare che fino agli inizi del ‘400 il paese sorgeva sul colle di Castelvecchio, nei pressi della Cella, per poi essere spostato nella sua attuale posizione. Del vecchio edificio, di cui non si conosce l’esatta data di costruzione, rimane solo una piccola cappella contenente la prodigiosa immagine della Madonna del Monte, la cui esistenza è testimoniata anche da quanto riportato sulle lapidi presenti sulla facciata principale dell’attuale chiesa. In particolare quella di destra riporta: “Nel 1668 certo Giambattista di Gregorio Beretta, che spesso visitava questa immagine della Vergine Madre, allora

venerata in una piccola cella detta del Monte, vide per ben tre notti apparire l’ombra d’un monaco in cotta e stola (…)”. Importante invece nella seconda lapide la data riportata (1625) a ricordare che la cella ancora esisteva, nonché per confermare le lunghissime tradizioni del culto verso la miracolosa immagine: “(…) se ne partivano salvi e consolati come si ha da una pia e costante tradizione. Crescendo viè più la devozione a questa sacra immagine, fu ed è sempre nè mai invano invocata dal nostro popolo(…)”. Fu dal forte sentimento religioso della popolazione che nacque l’esigenza di veder risorgere un edificio religioso degno dell’importanza attribuita al colle di Castelvecchio, ma soprattutto per onorare il culto dell’antichissima immagine della Madonna col Bambino. La sacra immagine è stata maldestramente restaurata, forse dagli stessi monaci, in tempi relativamente recenti. Nonostante ciò, mantiene la sua mistica suggestione e l’estrema originalità del disegno, nel quale il volto della Madonna appare sorprendentemente di carnagione scura.

Due vedute della chiesolina. Prima e dopo l’abbandono

La chiesa della Madonna del Monte presenta una pianta ad una navata, un portico esterno su tre lati, e uno stile riconducibile al tardo barocco molto povero e semplice, la cui realizzazione è avvenuta, molto probabilmente, con materiali di recupero provenienti dagli edifici circostanti ormai abbandonati. L’attribuzione della costruzione è incerta ma è probabile che vi prese parte più o meno attivamente tutta la popolazione realizzando un edificio quasi spontaneo. Assieme all’oratorio vero e proprio sorse anche una parte dedicata a piccolo convento. Ciò è verificabile dalle due aperture poste in alto ai lati dell’altare e che un tempo erano chiuse da grate, le quali permettevano una veduta globale della chiesa. E’ ipotizzabile che da tali aperture i monaci in preghiera assistessero senza essere visti alla celebrazione eucaristica. Il cantiere di restauro fu aperto il 23 novembre del 2014. Il fine lavori doveva essere nel giugno del 2015. Tra i proprietari, l’avvocato Spina era il più motivato a riportare la chiesolina agli antichi splendori.

7. Fiume Conca. Capinera, va per cachi

- Esile, robusto e dal bellissimo canto. Ghiottissimo di cachi, la capinera. Nidifica alla base degli arbusti e deposita dalle tre alle sei uova. Parzialmente migratore, alcune popolazioni stanziano in Europa in boschi ombrosi, parchi e giardini. E forse non è un caso se hanno scelto l’Inghilterra, terra di appassionati giardinieri, come luogo dove svernare. Nel mondo ce ne sono un centinaio di milioni. La bellissima istantanea è stata scattata lo scorso 28 dicembre, al mattino attorno alle 8. Più piccolo di un passerotto, qui è stato immortalato a tre metri con l’obiettivo di 400 millimetri. E’ un volatile che non gradisce lo scatto, ma forse è tra i più facili da avvicinare. Gli affezionati affermano che si becca non appena si ferma; mentre altri se la svignano con largo anticipo, conoscendo le civiltà degli uomini. L’autore di questa rubrica, al settimo appuntamento, è Giuseppe Bucci. Da anni racconta la flora e la fauna della Valconca (e non solo). Ne è un esperto sia per una naturale vicinanza all’ambiente, sia per la fotografia. Dice: “Nella caccia fotografica non c’è nulla di scontato. Ci vuole pazienza ed un pizzico di fortuna, come nella vita”.


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Generosi, fieri e gente che sa sorridere e ironizzare dei proprio difetti ALLEGRO MA NON TROPPO

Foro Boario Natale -

Commercianti inferociti col Palazzo per i pochi eventi natalizi e non solo. Il più importante si è consumato domenica 18 dicembre. L’eventone doveva essere il pomeriggio con le Winx, quelle fatine che fino a pochi anni fa spopolavano tra le bambine di mezzo mondo. Ingresso gratuito, pubblicità sui mega manifesti, le fanciulline dovevano arrivare alle tre del pomeriggio; per uno spettacolo che doveva finire alle 19. Invece, non si sa per quale nascosto mistero sono apparse attorno alle 17. Sembra, ed è questo il caso di dire, che siano fuggite verso altri luoghi poco prima delle 18 causa il troppo freddo. Ma non sono fatine? Nel frattempo, hanno scontentato tutti: i commercianti e soprattutto i pochi bambini presenti che le hanno aspettato nonostante le basse temperature.

Natale 1 -

Commercianti inferociti col Palazzo. Questa volta per via del mercato settimanale. Gli amministratori hanno pensato di organizzarlo anche le domeniche prima di Natale. I commercianti, contrari, hanno raccolto le firme e bloccato l’appuntamento extra. Una parte degli esercenti però era favorevole alle nuove date: portano comunque movimento. Un commerciante ha ipotizzato: “Non era il caso di provare e vedere gli incassi con il mercato?”.

Natale 2 -

Commerciante deluso dal Palazzo. Aveva chiesto di addobbare con i festoni natalizi una rotonda. Il Palazzo gli ha risposto di sì, solo che la bolletta della luce doveva essere a suo carico. Il commerciante ha risposto: “No, grazie”. Rotonda triste.

Natale 3 -

Commerciante non solo critico verso il Palazzo, dà un’altra chiave di lettura: “Noi ci lamentiamo, ma alle riunioni c’è il deserto. Dunque, rimbocchiamoci le mani e proponiamo soluzioni. Criticare è troppo facile”.

ALLEGRO MA NON TROPPO

Il nostro mondo - Nel terzo millennio esistono ancora i sogni. A tutt’oggi qualcuno spera nel futuro, vive di passioni, di progetti ed idee, confuse o meno, non importa. Oggi qualcuno si prepara a diventare qualcuno domani. Qualcun’altro studia, suda e sacrifica se stesso per un ideale, ancora oggi. Esiste chi vive d’arte, chi di fuggevolezza, chi alla giornata, c’è chi vive per essere sempre ventenne, chi vive come fosse sempre alla maturità: un esame dopo l’altro. C’è chi si dona al cielo, ad un Dio, ad una ricerca incessante, alla propria fede. C’è chi è nato per essere eroe. C’è chi vive raccontando fantasie o realtà, chi vive solo un istante, chi osa oltre il limite, chi ama ingenuamente, chi scrive sui muri, chi chiude gli occhi pensa al domani e si convince che il mondo si può cambiare. È il XXI secolo. Non vi sono cardini fissi e tutto è relativo e sovvertibile, tutto pare realizzabile, ogni cosa sembra facile e fattibile. Tutto ruota attorno alle nostre esigenze, le più strane esistite mai. “Impossible is nothing”. Uno slogan racchiude tutto ciò che pensa un adolescente così come, ormai, un trentenne che allontana da sé tutto ciò che è responsabilità, in qualsiasi forma si presenti.

Non esistono confini, tutto può essere rintracciabile e afferrabile. Il virtuosismo ci acceca e ci modella. Siamo la generazione hi-tech, il mondo cambia. Forse è sempre lo stesso ma più caotico e confuso. Forse a cambiare siamo soltanto noi. Ogni cosa oggi deve essere al limite del consentito, non di meno, tanto da arrivare a confondere ciò che è lecito e ciò che non lo è. Siamo i ragazzi che amano il rischio. Disordine e fretta sono nel nostro DNA, non è un gene che fa la differenza piuttosto le scarpe. Sì quelle fanno la differenza. Aggiungasi la macchina lussuosa e i vestiti griffati. Ognuno si esprime così come appare, e ognuno appare per esprimere qualcosa. Che cosa? Stravaganza, arroganza, libertà e spiccata fantasia. La modernità è il nostro custode, un habitat al di fuori del quale l’uomo, e non solo i giovani, è perso. La vita non è un valore, solo una cartina di sigarette, la si sfrutta la si consuma senza pietà alcuna. Si è ingrati verso ogni cosa che ci circonda e ci sentiamo molto al di sopra di tutto. Padroni del creato e beffardi del Creatore. Siamo gli amici imperfetti e sbadati, che ti consigliano la via

Morcianesità e sassi del Conca Mercurio, simbolo di Morciano (Foto Mario Polverelli)

LA RIFLESSIONE di Giordano Leradini - Questo articolo non deve essere considerato come una ricerca storica nel senso comune della parola, ma la testimonianza di un passato più o meno remoto, dal quale emerge in maniera decisa l’anima autenticamente Morcianese. Sono stati scritti vagonate di libri, saggi, ed altre cose sul paese di Morciano, ma sulla Morcianesità? Le ragioni sentimentali ‘più che storiche’ sulla Morcianesità sono tante, quanti i mattoni di Morciano e i sassi della Conca. La semplicità e la familiarità dell’argomento, allontanano da me ogni sospetto accademico. Il mondo è pieno di gente che spremono il sapere più astratto e consumano il tempo solo per la soddisfazione introversa di dire “Io ho scritto”, io sarò felice se potrò dire, invece: “Mi hanno letto”. Ma torniamo al nostro argomento: “La Morcianesità“. L’ospitalità è la prima natura Morcianese, generata da un modo di pensare e di sentire tutto Romagnolo, ma dire che siamo Romagnoli non è tutto, noi siamo di Morciano. Ci siamo guardati bene? I tratti essenziali del nostro aspetto e del nostro carattere

che ti porta dritto nei guai, che ti aiutano a credere in te stesso. Siamo l’amore fuggevole e snob. Siamo i generosi bastardi, che prendiamo in giro tutti e soprattutto noi stessi. Siamo il branco che resta unito nonostante tutto. Siamo i soliti ritardatari, siamo tutti in corsa dietro l’autobus già partito. Siamo dietro i banchi e sappiamo già tutto. Niente e nessuno ha da insegnarci qualcosa. Siamo i patetici artisti di strada senza futuro. E’ il rumore incessante dentro le nostre orecchie, un Ipod, che ci fa compagnia, è la perfezione distorta che giunge dalla tv che ci pone obiettivi. E’ l’incoscienza che guida ogni folle gara di giovani, ed è sempre lei che ci conduce dove non vorremmo o dovremmo mai essere. Un mondo, sempre più piccolo, confuso e vivace, colorato e pieno di graffiti. E’ il nostro mondo, a nostra immagine e somigli.

Cuccumeo

conservano qualcosa della fierezza Nomade delle genti che, alcuni secoli fa, si fermarono sulle rive del Conca e si accamparono. Ciò che dirò sarà una risposta indiretta a quanti non vedono che cosa Morciano abbia di diverso dagli altri paesi e non capiscono perché ci stia tanto a cuore. La Morcianesità l’hanno scolpita nella memoria e nei fatti “Tipi“ che hanno dato a Morciano la piega del loro temperamento e il frutto della loro forza costruttiva. Un esempio di grandi Morcianesi sono stati Gaspare Mariotti, Diomede Forlani (non posso menzionare Boccioni perché, checché se ne dica, non è Morcianese). Ma alle loro spalle sbucano figure secondarie, utili al contesto della Morcianesità, perché tutto si collega e nessuna catena è più resistente del suo anello più debole. Anche certi “Tipi“, che stavano a Morciano, come la pulce sta al cavallo di

razza, esistevano per qualche cosa: se non fossero esistiti bisognava inventarli, perché un paese serio che lavora deve anche sedersi e ridere su qualche difetto, come ad esempio, Stivanon, Ciro Giulietti, Giungi e molti altri. Invece, il dottor Malavasi, Pierino Filippini, Luigi Ghigi, Piren de Psarol, questi li ho conosciuti. Un mio grandissimo amico che era emigrato all’’estero’ (San Marino), ha scritto così su Morciano : “Ecco che rivedo, dopo tanti anni, la mia Morciano. Anche un tempo relativamente diventa lungo, quando si misura dai passi di un paese che cammina rapidamente”. E continua: “ Avanzo sulla breve salita, svolto e mi si spalanca Morciano, salutandomi attraverso Mercurio, la piazza della fontana è ora un giardino, la fontana non si vede più è nascosta dal verde delle piante (ora è tornata Piazza). Mercurio, visto di fronte, sembra corrermi incontro spiccando un salto alato sopra gli alberi “…… So che è assurdo perdere la nozione del tempo e delle cose, specie davanti ad una attualità che pulsa e si mostra con tanti segni. La Morcianesità è così viva e presente a se stessa ed è così

radicata alla sua valle da potersi permettere una leggenda: quella di Mercurio. Affaticato dal suo volo febbrile, un giorno posò in terra la punta del suo piede, attirato da una vallata che gli suggeriva un’idea di spazio. Risalendo nell’Etere, lasciò giù il proprio spirito, condensato nel bronzo che sormonta la fontana; riflesso nell’operosità e nel pensiero molteplice dei Morcianesi. Gli esempi di questa operosità – aggiungo oggi – abbondano sui nostri passi, sicché il problema non è di cercarli, ma di riassumerli. La nostra operosità (Morcianesità) ha origini senz’altro commerciali e agricole. Ma faremmo torto al vero se ignorassimo anche certe origini industriali, come il Pastificio Ghigi e la Tipografia Gasperi (ora non più a Morciano). I Morcianesi sono gente sbrigativa e disinvolta, quanto sentimentale. Sempre quel mio amico scriveva: “Un giorno, se potrò e se Dio vorrà, tornerò a rivivere qui la vita e i ricordi di Morciano, dove ho conosciuto l’alba della vita, spero di trascorrere il mio tramonto (è scomparso prima). Il problema non è quello d’invecchiare e di morire, ma di fare bene le due cose, saldando e facendo proseguire il filo ideale e storico di Morciano e della nostra Morcianesità.

Avis Morciano, soldi per i terremotati - L’Avis di Morciano ha dato un contributo all’Avis di Tolentino (Macerata) affinché possano riaprire la sede danneggiata. La delegazione morcianese composta da nove persone, guidata dal presidente Secondo D’Andrea, ha incontrato gli amici marchigiani lo scorso 11 dicembre. Ad accoglierli la presidentessa Ivana Ciucci. Con il gruppo morcianese c’era anche rappresentanti di San Clemente. La signora Ivana ha ringraziato, con parole affettuose e commoventi i donatori morcianesi che si sono prodigati nella raccolta fondi.

La delegazione morcianese a Tolentino


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Nell’Unione del 28 dicembre, seduta di 25 minuti. Due argomenti importanti IL FATTO

Scovato tesoro lirico Uno dei tanti libretti

- Un curioso ed intraprendente morcianese casuale testimone di un eccezionale ritrovamento. Il padiglione fieristico di Morciano come teatro ideale. Tra bancarelle stracolme di oggettistica varia, la dea bendata sceglie lui, come interlocutore privilegiato. E’ all’affannosa ricerca di un libretto lirico dell’opera di Giacomo Puccini, Manon Lescaut. Un nome per lui significativo: Manon è il nome della primogenita. Proprio mentre sta per gettare la spugna, dopo una decina di minuti di vane ricerche tra voluminosi e impolverati libri, scorge un nome che lo illumina. E che lo collega alla classicità. Quel nome è Giuseppe Verdi, e sotto all’importante firma, fa capolino un titolo: il Nabucco. Questo titolo non è che la punta dell’iceberg: disposti in vicine file parallele si paventa un vero tesoro: decine di libretti, degli autori piu disparati. Sempre dello stesso Verdi, c’è anche Falstaff e l’Aida; ma anche nomi altrettanto altisonanti: Giovanni

Bovio, Pietro Mascagni e Carlo Lombardo. C’è posto anche per autori meno conosciuti, come “Il Conte di Lussemburgo” di Willner Robert Bodanzsky e il dramma lirico “Germania”, su musica di Franchetti e “Il re di Lahore” di G. Massenet In un’ora sono circa cento i libretti che il morcianese decide di acquistare, tutti in perfette condizioni, conscio di aver recuperato un vero tesoro. Alla richiesta sulla provenienza del materiale, il venditore lo informa che la collezione apparteneva ad un appassionato di opera e collezionista che li vendeva in blocco. Il paese da cui provengono i libretti lo lascia di stucco: Bussetto, il paese di Giuseppe Verdi. Inizia la trattativa e l’affare: da uno a quattro euro l’uno. Un prezzo decisamente conveniente, non fosse altro per il fatto che le diciture sui libricini riportano le date dell’ultimo decennio del XIX secolo e sono provvisti di testo, alcuni anche di musica. Ma, oltre alla soddisfazione dell’acquisto, l’idea del fortunato signore è quella di fare una mostra, non solo degli autori piu noti, ma anche, e soprattutto, di quelli misconosciuti, per il desidero di attuarne una possibile rivalutazione. Emanuele Foschi

Valconca, seduta lampo con polemiche LA RIFLESSIONE - Seduta lampo con polemiche quella del Consiglio dell’Unione Valconca dello scorso 28 dicembre: 25 minuti (dalle 20,40 alle 21,5). È stato convocato per il cambio del consigliere del gruppo di maggioranza di Saludecio: Alessandro Lapi (Pd), al posto di Alessandro Casadei; provvedimento approvato all’unanimità, e la trattazione di altri due argomenti importanti. Consiglio iniziato in ritardo per l’insufficienza del numero legale e svolto in assenza di più di un terzo dei consiglieri. Nove su 24: Manuel Tienforti (Gemmano), Luigino Casadei e Enrico Chiaretti (Mondaino), Vito Vaselli e Vallì Cipriani (Montefiore), Alessandro Renzi e Roberto Ciuffoli (Montegridolfo), Filippo Gennari (Morciano) e Dilvo Polidori (sindaco di Saludecio). Non si spiega questa quasi costante disaffezione verso l’Unione. Abbiamo interpellato alcuni assenti per capire le ragioni. Lapidarie: “Con tutto il tempo che è trascorso dall’ultimo Consiglio, senza alcun incontro e comunicazione, non si può convocare una seduta durante le festività di fine anno e pretendere che tutti siano presenti”. A qualcuno dei consiglieri presenti si è chiesto le ragioni della durata lampo (25 minuti), in cui hanno parlato solamente i tre funzionari dell’Unione (Cinzia Farinelli, il vice segretario reggente Lorenzo Socci e il responsabile dello Sportello Unico per le Attività Produttive (S.U.A.P.) Francesco Bosco) e il perché del mancato dibattito nella seduta pubblica. E’ emerso che i consiglieri hanno

Il consiglio dell’Unione Valconca

ricevuto solamente il 20 di dicembre l’avviso di convocazione del Consiglio per il 28, senza peraltro alcun allegato (bozza del Regolamento gazebi e copia della deliberazione della Giunta riguardante alla Variazione del Bilancio dell’Unione). Mirna Cecchini, sindaco di San Clemente nel suo breve discorso programmatico, durante il Consiglio del 30 luglio, in cui è stata eletta presidente dell’Unione Valconca, aveva dichiarato: “Sono passati quattro mesi da quando si è dimesso il presidente Riziero Santi. È stata effettuata una fusione tra i Comuni di Montescudo e Monte Colombo. L’Unione ha assunto una posizione di attesa. Questa è una fase transitoria. La mia candidatura è per questa fase di circa un anno. Tra un anno ci vediamo, quando l’Unione partirà con il nuovo assetto istituzionale”. Infatti, al punto 4 dell’ordine del giorno era l’approvazione della variazione di 252.000 euro al Bilancio di previsione finanziario 2016 – 2018. Questa grossa variazione di fine anno si è creata principalmente per tre voci: spese per l’acquisto di programmi informatici e l’addestramento del personale al loro uso per un totale di 39.700 euro; affitto annuale della Casa

di riposo per anziani (RSA) dovuti al Comune di Morciano per un totale di 141.000 più IVA; 15.000 euro per il progetto del teatro della valle affidato ai gruppi teatrali Città Teatro, L’arboreto – Teatro Dimora, L’Attoscuro e Teatro dei Cinquequattrini. Il presidente Cecchini, in cinque mesi di presidenza, non ha risposto all’unica domanda, effettuata dal Consigliere Mauro Macrelli (M5S) di Montefiore. Macrelli ha chiesto informazioni sulla ditta fornitrice dei programmi informatici acquistati. È toccato al dottor Lorenzo Socci dichiarare che la fornitrice è la stessa ditta pesarese del passato, aggiungendo che per la descrizione tecnica dei programmi, i consiglieri possono rivolgere all’addetto all’informatica dell’Unione in sede. A questo punto, la variazione di 252.000 euro al Bilancio di previsione finanziario 2016 – 2018 è stata messa ai voti ed è stata approvata nel modo seguente: favorevoli 10 consiglieri della maggioranza PD – Centro Sinistra, contrari 5 consiglieri. Il punto 5 dell’ordine del giorno era l’approvazione del Regolamento per la disciplina degli spazi e degli arredi sul suolo pubblico di Bar ed esercizi commerciali (gazebi, in francese dehors).

Il Responsabile dello Sportello Unico per le Attività Produttive (S.U.A.P.), Dott. Francesco Bosco, ha relazionato che mancava questo regolamento ed è stato già approvato nel Comune di Morciano e sollecitato da quest’ultimo. Va ricordato che inseguito alla verbalizzazione della Polizia Locale dell’Unione della Valconca, la Procura della Repubblica di Rimini, per le irregolarità di alcune di queste strutture permanenti ed ingombranti sul suolo pubblico di Morciano, aveva già emesso l’ordine di demolizione. E’ dunque divenuto necessario questo intervento tardivo del Consiglio comunale di Morciano. Il testo di questo nuovo Regolamento dell’Unione non è fino ad oggi (8 gennaio 2017) noto, ma il dottor Bosco ha spiegato “che saranno i Comuni a definire le strutture che vorranno costruire nei loro centri storici. Potranno essere di legno o di ghisa. Quando assumano valenza paesaggistica, per il rilascio del permesso d’installazione è importante il parere della Sovrintendenza di Ravenna”. Messo ai voti il regolamento gazebi, è stato approvato con i seguenti risultati: favorevoli 10 consiglieri della maggioranza PD – Centro Sinistra; contrario 1 consigliere del Centro Destra (Roberto Ciallotti ); astenuti 4 consiglieri (Liliana Leurini del Centro Destra, Mauro Macrelli e Fulvia Roselli del M5S). Hossein Fayaz



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Tutto nelle mani del presidente Mirna Cecchini ed i consiglieri. Anni sprecati

1954, quando si correva a Morciano Unione Valconca, ha un futuro?

Genunzio Silvagni circondato dai tifosi. Chi saranno i morcianesi nella fotografia? - La Romagna, com’è ben noto, è considerata da sempre una terra di ardenti passioni per il motociclismo, “è mutor”, come amano chiamare questo sport i romagnoli. Anche a Morciano, negli anni ’50 e ’60 del Novecento, in particolare, si sono effettuate gare di motociclistiche in un circuito cittadino. La foto ritrae il diciottenne Genunzio Silvagni in sella ad una Laverda 75 c.c., festeggiato dai tifosi, dopo la

sua prima vittoria (delle settanta della carriera), avvenuta il 10 ottobre 1954 sul circuito morcianese. Più volte campione italiano, vincitore di nove tappe del Giro d’Italia motociclistico o Motogiro (edizioni ’56 e ’57), si è aggiudicato questa importante corsa a tappe nell’ultima edizione (effettuatasi nel 1957), nella classe 75 c.c. Con questo pilota romagnolo, ottantenne, che partecipa tuttora con l’entusiasmo di un ragazzo a

rievocazioni storiche ed a manifestazioni volte a rammentare quel motociclismo “d’altri tempi”, ho avuto diversi incontri in questi ultimi due anni, ai fini della realizzazione un libro sul Motogiro, che fece sempre tappa a Riccione in tutte le sue cinque edizioni. Un valente centauro, certamente, Silvagni, ma soprattutto un campione di signorilità e modestia. Fosco Rocchetta

- Che cosa possono fare il presidente Mirna Cecchini e i consiglieri per rivitalizzare l’Unione Valconca e salvarla dal pericolo dello scioglimento? 1 – Per garantire la partecipazione reale dei cittadini alla vita dell’Unione, fare il mancante Regolamento per i referendum previsti nell’articolo 24, comma 8, con la partecipazione dei cittadini residenti interessati, come dall’articolo 28, comma 2 dello Statuto dell’Unione della Valconca. 2 – Risolvere le controversie, trascinate da lunghi anni, con il Comune di Morciano riguardo ai debiti dell’Unione per gli affitti delle sedi dell’INPS e della Camera di Commercio in Valconca e le irregolarità nella costruzione della Residenza Sanitaria per gli Anziani (RSA) 3 – Superare i cronici problemi e le carenze informatiche dell’Unione destinando sufficienti risorse e organizzando una regolare gara d’appalto che garantisca efficacia ed efficienza del Servizio. 4 – Per quando riguarda la fusione dei Comuni di Morciano, San Clemente e Gemmano, non servirà a nulla lo studio di fattibilità commissionato recentemente alla società Nomisma di Bologna, parte integrante dell’attuale sistema di potere emiliano-romagnolo, con ingente impiego di denaro pubblico, e dall’esito presumibilmente scontato per le amministrazioni di questi Comuni. La fusione dei due Comuni di

Mirna Cecchini, presidente Unione Valconca

Morciano e San Clemente con più di 5.000 abitanti, e completamente autosufficienti, non ha alcuna ragione plausibile di essere effettuata. Casomai, è un problema dell’amministrazione regionale. La Regione principalmente, per far sostenere i servizi essenziali dei piccoli Comuni ai contribuenti dei Comuni più popolosi, sostiene e propaganda le fusioni. Gli amministratori comunali, o candidati tali, alla ricerca di un feudo più grande con la retribuzione mensile più cospicua per se stessi e i loro dirigenti comunali, tifano per le fusioni e raccontano la storia dei contributi statali e regionali al nuovo Comune per 3 – 15 anni. Senza dire che dove è stata fatta la fusione, ad esempio, ma non solo, Montescudo – Monte Colombo, questi contributi non sono bastati, neppure, a coprire l’aumento delle spese correnti di questo nuovo Comune. Per rivitalizzare l’Unione occorre convocare conferenze con-

sultive con i cittadini interessati come dall’articolo 27 dello Statuto, nonché seminari, per parlare e scambiare opinioni con i contribuenti dell’Unione. Questi incontri potranno incentivare la partecipazione popolare alla ricerca di soluzioni appropriate ai problemi dei piccoli Comuni e dell’Unione Valconca e creare il consenso attorno ad un progetto per il futuro dell’Unione. Riuscire a far funzionare bene, finalmente, l’Unione della Valconca rispetto ai quattro compiti principali che le sono stati delegati dai Comuni membri (Polizia locale, sportello SUAP, Servizi informatici e ambito Socio Sanitario) permetterà ai suoi aderenti di conservare la loro importante e storica autonomia comunale. I Comuni sono vitali presidi di democrazia e della tutela dell’ambiente, del paesaggio e dell’identità storica di una comunità, e quindi non vanno fusi per farli diventare quartieri periferici dimenticati di un ente più grande, sovrapposto ed artificiale. È doveroso verso la terra ospitale che ha dato la dimora a tanti immigrati da altri Comuni italiani, o da Paesi lontani come lo scrivente (Iran), di avere un profondo rispetto e amore per il genuino sentimento d’identità storica locale della comunità e del Municipio in cui hanno scelto di vivere. Hossein Fayaz



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Fondata da Paolo Bacchini, un consulente aziendale che ha voluto sfidare se stesso

“Dna Bio”, la Regione la finanzia come una delle aziende più innovative dell’Emilia Romagna Paolo Bacchini, il fondatore, nonché consulente aziendale di fianco ai suoi prodotti

Produce zuppe, burger, formaggi vegetali, polpette, con il metodo della nonna. Firmato contratti con la grande distribuzione ECONOMIA - Si chiama “Dna Bio”. Molto probabilmente ne sentiremo parlare, si spera molto, in futuro. E’ stata “premiata” con 116mila euro dalla Regione come una delle idee imprenditoriali (start up) più innovative dell’Emilia Romagna. Nella speciale classifica era posizionata al decimo posto; ne finanziavano 30 su un lotto di 152 partecipanti. Tra i beneficiari del sostegno

pubblico un’altra azienda del Riminese che ha progettato un software per la sicurezza ambientale. Il danaro sarà utilizzato per migliorare la velocità della produzione e far conoscere il prodotto. Nel primo piano

rientra l’acquisto di un essiccatore in grado di lavorare un quintale di prodotto in due giorni; di aumentare il processo di confezionamento, un nuovo gestionale. Infine, di comunicare al mercato che ci sei.

RIAPRE IL 17 GENNAIO

Il marchio “Dna Bio” significa alimentazione naturale (bio, per usare una parola che fa molta presa) che si può preparare fresco aggiungendo soltanto acqua e olio extravergine di oliva. I piatti vengono essiccati a meno di 40 gradi, o pre-preparati a bassa cottura, come facevano un tempo le nonne in modo del tutto naturale al sole. A questa temperatura restano invariate le proprietà nutritive. L’azienda morcianese

porta sul mercato zuppe (quinoa rossa, ceci, lenticchie e piselli, dei burger (lenticchie, ceci e quinoa); delle polpette (con quinoa e soia al sugo di pomodoro); una crema pasticcera senza latte e senza uova; un formaggio vegetale. Il risultato è un prodotto vivo, con tutte le proprietà nutritive grazie a questo percorso antico, ma di estrema modernità. Modernità che lo aveva smarrito per strada, come spesso succede. Come diceva la saggia

nonna di Roberto Bronzetti che punteggia i suoi concetti per vecchi detti: “Spesso per andare avanti bisogna tornare indietro”. I piatti “Dna Bio” vengono preparati con facilità dal consumatore, avvalendosi soltanto di acqua e olio. Per facilitarlo, la confezione è dotata di un bicchierino graduato ed una bustina richiudibile attraverso una semplice zip. Il mangiar sano negli ultimi anni sta esplodendo. E’ aumentata la consapevolezza e la preoccupazione che una buona alimentazione è determinante per la salute. Dietro l’idea morcianese c’è Paolo Bacchini, un consulente d’azienda che ha voluto sfidare se stesso. Ha lavorato (e continua a lavorare) per imprese importanti del Riminese, del Pesarese e non solo. Racconta: “Mi sono detto: voglio mettere in pratica i princìpi, il rigore ed il piacere di fare che porto fuori. Devo dire che l’avventura imprenditoriale è avvincente, dura e gratificante”. Il neo imprenditore ha già siglato contratti con i marchi Iper, Conad, Lando, Pam Panorama, Auchan, Vega, Fiordiloto.


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S. CLEMENTE-GEMMANO-MONTEFIORE Installazione “artistica” - Siamo a Sant’Andrea in Casale al momento dell’uscita degli alunni da scuola. L’istantanea racconta che gli italiani sono prima artisti, poi poeti e navigatori. Infine, forse in pochissimi casi, anche anti. Hanno realizzato un’installazione artistica degna di un blasonato poeta della scultura. Leonardo e Michelangelo apprezzerebbero.

Referendum: se non avesse bleffato, lo avremmo seguito - Sull’ultimo numero de La Piazza ho letto con attenzione, e qualche attimo di fastidio, quanto scritto sull’esito del referendum e vorrei anche io portare un contributo. Solo su una cosa sono d’accordo: finalmente la snervante campagna elettorale è finita ed aggiungo che il popolo (una parola che sembra dare fastidio anche a chi un tempo se ne riempiva costantemente la bocca) ha dato la sua sentenza: non la si può ignorare. Intanto vorrei partire da un dato di fatto: a questo referendum si poteva rispondere solo in due modi, o si o no. Due scelte diverse, con pari dignità ma nemmeno il risultato (clamoroso) acquisito sembra riconciliare le due “tifoserie”. Pensavo che in un paese democratico quando un premier chiamasse alle urne la gente governata, dovesse poi accettarne le scelte e assieme a lui tutte le persone in disaccordo con quell’esito. La Gran Bretagna e la Brexit potevano essere un esempio recente e fantastico. Invece, qua c’è ancora il vezzo italico che si attarda a classificare i cattivi con nomi di improbabili capicorrente. Non contenti di una lunga campagna elettorale scorretta, fatta di promesse assurde, di prese di posizione allegrotte, di promesse surreali e a volte un po’ vigliacche, della negazione della pari dignità delle posizioni, della ricerca della polemica piuttosto che del confronto per finire con l’arrocco del SI sull’accusa

LA RIFLESSIONE

che il paese, a causa di una scellerata scelta democratica, dovrà implodere ed andare in dafault. Del resto questi signori sono gli stessi che non hanno avuto nulla da dire quando le reti televisive nazionali sono state monopolizzate dal “giovane Premier”, quando viaggi di stato sono stati messi a disposizioni di ministri solo per propagandare le ragioni del SI nelle sedi degli italiani all’estero. Chissà se in quelle riunioni la ministra spiegò a quegli emigranti che gli stava togliendo il diritto di voto! Nel frattempo ne abbiamo sentite di tutti i colori, promesse di finanziamenti, di guarigioni da gravi malattie, senza sdegnare l’aiuto nella stesura della riforma da parte di plurinquisiti e di abbracciare “raccimolatori di voti” clientelari che, come il denaro sporco, evidentemente non puzzano. La pretesa era quella che si desse fiducia a questa gente che non aveva mantenuta una sola delle promesse fatte, che in poco tempo avesse smontato senza tentennamenti molte delle conquiste di una parte sociale, ma che, con baldanzosa arroganza, minacciasse e promettesse che se avesse perso il referendum avrebbe lasciato la politica. Basterebbe questo per chi crede che un politico debba essere migliore del peggiore degli

amici del bar, a scegliere l’opposto delle promesse che fa. Ma poi, anche senza dotte citazioni, resta il fatto che anche chi non ha votato SI sa leggere e si è informato sulle ragioni del NO. Le ha confrontate ed ha fatto una scelta consapevole. Ha deciso che era meglio che le cose rimanessero com’erano piuttosto che cambiarle in modo sbagliato. Del resto se al di là dell’orgoglio qualcuno avesse lasciato decidere sulla chiusura del CNEL e basta avrebbe raccolto il 99% dei consensi. Se non ci avesse mentito sull’abolizione del senato e l’avesse voluta veramente tutti lo avremmo aiutato, se non avesse bleffato sui conti dei risparmi, lo avremmo seguito in tanti nonostante le tante, troppe bugie che comunque ha raccontato e continua a raccontarci. Si tranquillizzino i signori del SI l’abbiamo letta tutta la proposta Boschi/ Verdini e non c’è piaciuta ed abbiamo scelto il NO consapevolmente pensando di avere pari dignità. Del resto capiamo che molti di loro sono seguaci del nostro “grande vecchio”, che a proposito di Brexit riuscì a parlare di “eccesso di democrazia”, quasi che solo nella sua mente ne fossero segnati i giusti confini. È superficiale e offensivo sentirsi catalogati come dalemiani, bersaniani, vendoliani, riccioniani, camussiani e smu-

ragliani. È sbagliato pensare che la gente sia ingabbiata in schemi che riportano ad una vecchia sinistra e alle sue immediate periferie. C’è un sacco di gente che della vecchia politica correntizia ne ha le scatole piene e non intende più farsi ingabbiare in vecchi schemi e che nella regionalizzazione del potere non ha nessuna fiducia. L’invito sincero per questi signori è di uscire da quegli schemi e di cominciare a chiedere onestà, coerenza e rispetto a politici che sono usciti dal ruolo al loro assegnato e si sono creati un mondo tutto loro che sta schiacciando il paese. Mi sembra poi opportuno segnalare una cosa: proprio come molti che hanno votato No potrebbero domani votare per Renzi. E’ bene che anche quel 40% di consensi per il SI non siano considerati voti definitivamente acquisiti da questo uomo ancora al comando nonostante, come sempre, non abbia mantenuta una sola delle sue promesse. Nel frattempo si sono persi mesi in una modifica costituzionale non necessaria, incasinata e sbagliata; si è persa una congiunzione economica irripetibile e l’Italia è tornata in deflazione come nel 1959 nonostante due anni di governo del nuovo uomo della provvidenza. Io qualche domanda me la farei prima di pensare alla pochezza del pensiero degli altri. Claudio Casadei

ALLEGRO MA NON TROPPO

Il ducetto e non solo... Io vivo in un paese soffocato da chi, in vita sua, mai ha lavorato e campa sulle spalle dello Stato. ‘Sta gente priva d’anima e di cuore, capace a volte di un buon congiuntivo, si erge a Dio senza alcun pudore! Favella di promesse e di princìpi che scorda poi al primo respiro e al popolo dona sol i suoi raggiri! Questa accozzaglia, consolidata Casta, per obbiettivo ha solo il proprio scranno ed una paga eterna ma usurpata! Non sono solo i politici romani, che predicano ben ma razzolan malissimo, simili a lor son troppo tanti nostrani! Un tempo almeno aveano il pudore condito da un filin d’educazione di raccontar perché di un certo errore. Invece adesso han sol la presunzione di liquidare il mondo con un twitt e solo interna a loro è la tenzone. C’illudon che da noi sian vagliati pel fiume di parole raccontate ma poi, assisi, son assai sbadati! E capita che un re da sol si scelga un omo affine solo al suo disegno lasciando al popol sol “legge del menga”. Ed io che da un po’ non son sereno, dopo una vita di travaglio serio, penso a pension e già d’adesso tremo! Ho avuto un partito prediletto che un filo rosso mantenea nel cuore di lui perciò accettai quas’ogni errore. A lui il villan ponea la propria speme e all’operaio dava sicurezza, ognun pel giusto far avea fede. È vero che però alle elezioni troppo frequentemente convocate noi tutti ci ritroviam coglioni Silenti noi si vaga in rotte vaghe e mai ci ribelliamo alli potenti E il nano d’Arcore di dignità fea strage! Bui furon quei tempi per la normal morale e un Tosco contro questo fea promesse: quel giovane c’ illuse voler cambiare. Ma già il suo esordio c’accese qualche lampo lo staisereno in cor diede un allarme, poi i nostri dubbi crebbero e di tanto. Fece ogni cosa con spreco d’arroganza, in noi spegnendo ogni comprensione scavò coi suoi la massima distanza! Scrisse le leggi con ogni condannato, alla sua gente scordò ogni promessa

e al lombardo strinse un patto scellerato. Con pletora di giovani arrivisti del Macchiavelli scelse strategia ma troppi suoi elettori lasciò tristi!

Confusi i suoi fedeli sul che fare vider la gente avversa fino a ieri entrare in casa propria e comandare. Fin nelle periferie lontane i dirigenti scelser tradimento volendo porsi al far delle puttane. L’umiliazione dell’ avversario interno l’infido tosco scelse con ferrea decisione pur di spadroneggiare lui al governo. E or di quelli che l’avean bramato, in tanti ormai nel suo total disprezzo, le spalle a lui ed al partito hanno girato. Solo chi tessera tiene in portafoglio accetta, chissà se per convinzione, l’alleato che pria era ‘no sbaglio. Tolti i diritti ai deboli, di fatto, sparse promesse giammai mantenute solo ai “padroni” concesso ha il mentecatto. Nessuna legge contro corruzione depenalizza pene per chi ruba e solo ai ricchi assì fè protezione. “Che fare” pensò un uomo assai lontano che i deboli sembrava avesse in core? Peccato che ai suoi, poi, sfuggì la mano! Giustizia è la risposta alla questione che chi è onesto sia sempre premiato mai più spremuto a modo di limone. Invece il tosco, stolto ed arrogante, continua a blaterar del cambiamento per ora e sol ducetto assai irritante. E mentre i suoi raccontan poesie il popolo diviso assai rimbrotta di quei subendo, inermi, litanie. Ma lo cantava anche la Pavone se lo ricordi il Tosco e la sua corte se lo affami il popol fa rivoluzione! Fausto Nottiberti


S. CLEMENTE-GEMMANO-MONTEFIORE

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Nasce la Valle dei Teatri CULTURA

COMUNITA’

Tommaso, la bellezza della solidarietà - L’esempio di associazioni e studenti: Comitato Parco degli Ulivi e IPSSEOA S.Savioli sugli scudi. Alla fine sono fatiche che non pesano. Alla fine i sorrisi regalati, le risate improvvise, gli scherzi e gli sfottò, le arrabbiature e le chiacchiere la fatica non te la fanno sentire. Essere protagonisti in iniziative di solidarietà, quando il tuo cuore prende il sopravvento e tu fai tutto per il bene di qualcuno, ti rende invincibile e lavori come se il tuo futuro dipendesse da quelle poche ore. E lo fai anche se sai già che quella soddisfazione per la riuscita delle iniziative intraprese è l’unica paga che ti resterà e da domani non avrai dato nulla per nessuno. A dicembre, il 16, sono stati tanti i ragazzi che con qualche insegnante dell’IPSSEOA “Severo Savioli”, l’Istituto Alberghiero di Riccione con il convinto sostegno del dirigente scolastico, professor Giuseppe Ciampoli, hanno organizzato per un fine benefico una cena speciale, una serata di successo per le famiglie e soprattutto per una causa importante. Tutto è

andato per il meglio e tanti gli intervenuti ottimi piatti e tanti giochi per i bimbi: una festa di famiglie per una famiglia. Con lo stesso motivo il 30 ottobre il comitato del Parco degli Ulivi di San Clemente si era già impegnato in un pranzo di beneficienza. Circa duecentoventi persone intervenute, tra loro il sindaco di San Clemente, Mirna Cecchini, la partecipazione dei parroci e tanti volontari che con il loro lavoro alla fine hanno raccolto una discreta cifra da devolvere. Ma più di tutti sugli scudi l’affaticata e soddisfatta Tonina, insignita alla fine della serata del titolo tra il sacro e il profano di “Mater Chef”. Che dire a ognuno degli attori se non grazie? Grazie a tutte queste persone e a chiunque ci abbia messo il cuore, grazie a chi non abbassa la guardia della solidarietà, a chi volge lo sguardo intorno a se e da senza nulla pretendere il proprio aiuto, il proprio “hei, io ci sono” che soprattutto di questi tempi, è merce rarissima e quindi due volte preziosa! C. C.

di Alessandro Fiocca - La fine del 2016 ha portato un’importante novità per la cultura della Valconca: “La Valle dei Teatri – Rete Teatrale della Valconca”. Si tratta dell’inizio di un percorso di condivisione sinergica tra i contenuti/contenitori culturali in Valconca. Il progetto, inclusivo e aperto alle contaminazioni, è promosso dalle più importanti associazioni e compagnie teatrali del territorio, da tempo impegnate in attività diversificate, declinando molteplici aspetti del significato di cultura: Città Teatro, L’arboreto – Teatro Dimora, L’Attoscuro e Teatro dei Cinquequattrini. Quattro realtà che, nel 2016, hanno “abitato” e dato vita ad altrettanti contenitori culturali presenti nel territorio: il Teatro Dimora a Mondaino, il Teatro Rosaspina a Montescudo – Monte Colombo, il Teatro Villa a San Clemente e, fino alla fine del 2016, il Teatro Massari a San Giovanni in Marignano. “Quello che abbiamo realizzato non sarà un altro circuito teatrale – spiega la coordinatrice Giorgia Penzo – condividiamo questa esperienza con cuore aperto e disponibile. Chi non c’è ancora, se vuole potrà esserci. Non si tratta di un circolo o di un circuito, ma di una rete”. Al fianco delle associazioni troviamo anche l’Unione Valconca, la gran parte dei comuni che la

Per sostenere singole realtà e promozione comune. Progetto promosso da: Città Teatro, L’arboreto - Teatro Dimora, L’Attoscuro, Teatro dei Cinquequattrini. Contributo della Regione, dell’Unione dei Comuni e di 9 comuni della Valconca compongono – il sindaco di Montefiore ha preferito rimanerne fuori – e il comune di San Giovanni in Marignano. In Valconca, infatti, a fianco degli spazi già “abitati”, ne esistono altri che possono prestarsi alle più svariate attività culturali: la Sala Grotta Azzurra a Montegridolfo, la Sala del Lavatoio a Morciano, la Pillitteri a Gemmano e il Teatro Giuseppe Verdi a Saludecio. Il progetto, affinché potesse crescere su basi solide, ha partecipato con successo al bando della regione Emilia Romagna per il “Sostegno ad attività di promozione culturale promosse da Comuni e Unioni di Comuni”. La Regione ha quindi riconosciuto, per il 2016, un contributo di 15.000 euro a cui si sono aggiunti 19.000 euro da parte dell’Unione Valconca. Grazie a questi fondi La Valle dei Teatri ha potuto cominciare a prendere forma. La rete dei teatri della Valconca si è dotata di un proprio sito internet (www.reteteatralevalconca. it), di una pagina Facebook, raggiungibile al nome “La Valle dei Teatri – Rete Teatrale Valconca” e di un video intitolato “La Valle dei Teatri” nato come un breve viaggio che accompagna chi lo guarda, alla scoperta della Valconca, mostrata attraverso la bellezza dei paesaggi, dei borghi, dei teatri e delle attività che vi si svolgono.

“Il video è piaciuto molto – conferma Fabio Biondi, direttore artistico de L’Arboreto – siamo riusciti ad utilizzare al meglio le risorse che avevamo a disposizione. Abbiamo avuto un buon riscontro su stampa e social, abbiamo fatto distribuire 42.000 depliant. Sono sicuro che il messaggio della nascita di questo progetto sia arrivato”. E’ già disponibile, gratuitamente, anche la card “La Valle dei Teatri”, che permette agli spettatori di usufruire di promozioni e riduzioni sugli spettacoli e le attività proposte dalle associazioni culturali e dai teatri della rete. “Nel 2017 promuoveremo ulteriormente la card, che vuole essere – Spiega Giorgia Penzo, direttore artistico di Città Teatro - strumento per agevolare la mobilità del pubblico, perché possa sentirsi parte di un’unica rete. Vorremmo che questa mobilità non fosse solo virtuale ma effettiva. Per questo – chiarisce la coordinatrice del progetto – dovremo lavorare sul tema dei trasporti, pensare a collegamenti che, ad esempio, arrivino fino alla sera o alla relazione con l’ambito costiero. La Valconca è un territorio che molte potenzialità, non solo di promozione turistica, ma anche per iniziative culturali importanti su cui la rete teatrale può spendersi in termini di energie”. “Volevamo che il progetto

La presentazione della rete

fosse presentato in tutti i comuni coinvolti, attraverso il linguaggio del teatro, così – precisa Giorgia Penzo - abbiamo presentato uno spettacolo nei singoli teatri e nei luoghi indicati dai comuni stessi. Per ognuno abbiamo fatto una nostra proposta o di una delle compagnie coinvolte o di altri che hanno già lavorato sul territorio. Non si è trattato di uno spaccato esaustivo di quello che potevamo fare quanto, piuttosto, di una piccola pennellata. Abbiamo voluto che fosse presente un rappresentate dell’amministrazione che, insieme a noi, raccontasse questa nuova iniziativa”. Anche nel 2017 La Valle dei Teatri tenterà di intercettare i fondi regionali “il progetto è nato da un’esigenza culturale – precisa Biondi – non è legato alle risorse. La rete è una continuità e resterà indipendentemente dall’esito del bando. Anche quest’anno l’Unione Valconca avrà il ruolo di capofila e i sindaci interessati si incontreranno presto. Mi auguro – continua il direttore artistico de L’Arboreto – che Coriano, Montefiore e Cattolica possano aderire al progetto”. La Valle dei Teatri non andrà a sostituire le esperienze già esistenti. Sarà piuttosto uno strumento per armonizzare, ampliare ed arricchire ciò che già viene fatto in Valconca. “Ognuno continuerà a mantenere la propria identità e a realizzare le proprie attività – conferma Biondi – tutti insieme andremo però a costruire un’azione unitaria che investirà tutti gli spazi della Valconca. Un’azione sul territorio poetica, culturale, artistica, da realizzare non solo negli spazi chiusi ma anche all’aperto, dato che la Valconca ha luoghi bellissimi”. E’ ancora presto per indicare le iniziative della Valle dei Teatri nel 2017, anche se qualche linea, nel progetto artistico d’insieme, è stata tracciata: «vorremmo riuscire a realizzare un evento importante, ad esempio verso la primavera – spiega Penzo – che veda coinvolti tutti i comuni interessati al progetto. Un progetto teatrale che coinvolga tutta la Valconca. Un appuntamento artistico sotto il minimo comune denominatore del teatro”.


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Saludecio raccoglie mille euro per i terremotati marchigiani - Raccolto quasi mille euro per i terremotati marchigiani in un paio di mesi; la città che ne beneficerà è ancora da decidere. Promotori le associazioni del Santo Amato Ronconi e gli Amici di suor Clementina. “Un grazie speciale - dicono le due associazioni - va agli esercenti che hanno aiutato a concretizzare il progetto, acconsentendo ad ospitare una cassetta nei locali del centro storico e di Santa Maria del Monte. Ma un grazie ancora più forte va a coloro i quali hanno contribuito fattivamente”. Nei ringraziamenti, scrivono una breve massima di saggezza di madre Teresa di Calcutta: “Non importa quanto si dà, ma quanto amore si mette nel dare”.

Li parolie. Le parole - Carlo Cervellieri vuole bene a Saludecio come si conviene: con passione e disinteresse. Ha molteplici attività. Negli ultimi anni per la sua comunità ha fatto moltissimo. Scrive anche riflessioni in dialetto (con traduzione a fronte)

Chiesa di San Biagio con Porta Marina

Santa Maria del Monte, un mese di messe celebrate dal vescovo Lambiasi che saliva con la propria Golf - Dopo più di due mesi di aperto e anche cruento faccia a faccia tra il parrocco di Saludecio, la curia riminese ed i parrocchiani di Santa Maria del Monte, sull’aver accolto nella canonica ex detenuti, è stato trovata una civile mediazione. In questo lungo braccio di ferro-scontro dialettico, gli abitanti della frazione avevano chiesto al vescovo Francesco Lambiasi se fosse stato possibile celebrare messa nel santuario mariano almeno nei festivi di dicembre. Data la mancanza di sacerdoti, come ben si constata, Lambiasi si è offerto di officiare durante le domeniche di dicembre (l’Epifania, l’ultima data). Il prelato saliva da Rimini in Valconca con la sua Golf,

SALUDECIO

portando un segnale di sobrietà e semplicità nel solco della chiesa vera. Di papa Bergoglio. Lambiasi, come raccontano coloro i quali ben lo conoscono, è un prete vero, lontano dai luoghi comuni, spesso fondati, che avvolgono le curie nel lusso piuttosto che nella bellezza. Tra i cittadini di Santa Maria del Monte e le istituzioni religiose è avvenuto un lungo confronto sull’aver destinato un piano della canonica all’accoglienza di alcuni detenuti. Contraria la popolazione, davanti alla chiesa ci sono stati momenti di proteste con slogan forti, nei quali sono anche volate parole pesanti. Il vescovo ha mediato tra le due ragioni fino a trovare il punto del difficile equilibrio.

La parola l’è putenta la po’ fè i dan più dna bomba Dli parolie inè ad tut li raz per i megre e per i gras e un esempie av voi fè sli parolie cus vò duvrè

La parola la parola è potente può fare danni più di una bomba delle parole ce ne sono di tutti i tipi per i magri e per i grassi e un esempio vi voglio fare con le parole che si vogliono usare

La parola afileda dita ad dred sna riseda

La parola tagliente detta alle spalle con una risata

Li parolie di burdel ditie pien te cunfesiunel

Le parole dei bambini dette piano nel confessionale

Li parolie di giurnel scritie sol, per dì mel

Le parole dei giornali scritte solo per dire male

Li parolie ti cumizie per cuvrì ‘na masa ad vizie

Le parole nei comizi per coprire molti vizi

Li parolie c’lit fa incantè ma me front lit fa andè

Le parole che ti fanno incantare ma in guerra ti fanno andare

Li parolie clin dà spirenza mentre cur l’ambulenza

Le parole senza speranza mentre corre l’ambulanza

Li parolie clit fa piagna durie, ditie, da la tu cumpagna

Le parole che ti fanno piangere dure, dette dalla moglie

Li parolie di sirpent quii chi chempa per dè turment

Le parole dei serpenti quelle che vivono per dare tormento

Li parolie clit fa più mèl ditie da e tu fradel

Le parole che fanno molto male dette dal fratello

La parola arpurtreda dita per spianes la streda

La parola riportata detta per farsi strada

Li parolie de puret che tli men e stregn e bret mentre e sgnor sla voscia grosa ul fa sintì s’un pid tla fosa

Le parole del poveretto che in mano stringe il beretto mentre il signore fa la voce grossa per farlo sentire con un piede nella fossa

Li parolie clin conta gnint Li parolie di priputent La parola sla perfidia La parola per fè invidia

Francesco Lambiasi amato vescovo della diocesi di Rimini

Amig mia che ades t’leg sta scigur cui nè ad peg se tu t’artrov sol tna riga in duver am sent cat diga la vita tua l’è una sola fa da nun patì par ‘na parola gambia a la svelta ‘sta bruta streda se la vita tua tvò pruvè da goda

Le parole che non contano niente Le parole del prepotente La parola con la perfidia La parola per fare invidia Amico mio che leggi sta sicuro che ce n’è di peggio se ti ritrovi quanto detto in dovere mi sento di dirti la vita tua è una sola fa di non soffrire per una parola e cambia subito la strada se la tua vita vuoi vivere


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Cartellone che si rifà a quando i contadini si ospitavano nelle stalle. E si raccantavano storie meravigliose MONDAINO

Laureto. In questa casa padronale nasce don Sebastiano Sanchini

Senza dire qualche cosa Il dovere incominciare Verso sera a studiare. Dunque su, Calliope amica, Torna presto alla fatica, Incomincia un po’ a cantare, E lei resti ad ascoltare. Verso la sera, Fra l’ombra nera Lieti studiamo, Nason spregiamo In un bruttissimo Libro, sporchissimo, Che pure è buono A darsi in dono

Sanchini, mondainese, il precettore Leopardi - Giacomo Leopardi è stato un intellettuale di livello mondiale. Lo scorso 13 gennaio, Rai 3 ha trasmesso un film biografico sulla figura del celebre poeta. Nella trama è apparso anche il precettore: il mondainese don Sebastiano Sanchini (19.1.1773 - 23.7.1835). Invece, il saludecese don Epifanio Giovanelli ne fu l’educatore com teologo. Leopardi, a 12 anni, dedicò all’amato maestro versi ironici, per l’aver allungato il tempo di studio. Eccoli. Illustrissimo Signore, Immortal, gran Precettore, Mi par cosa vergognosa

A quel che vende, E allegro prende Libri stracciati, Libri sporcati. Ma il Precettore Ha un libro bello Espresso in quello Vede il dolore Del poveretto Nason, diletto. Dunque andiamo, studiamo contenti Precettore immortale, e giocoso, Che sollevi le cure, e gli stenti Dello studio, ch’è un po’ faticoso. Lasciam pur la fatica diurna, Cominciam la fatica notturna. Ma per ora soscriver mi voglio E lasciar di far versi l’imbroglio. Servitore Devotissimo, E scolare obbligatissimo. Recanati è il mio paese, E d’Ottobre siam nel mese.

- Intelligenti e legati alle tradizioni dei luoghi. Sono gli eventi culturali targati Giuliano Chelotti, saludecese da esportazione. L’ultimo cartellone si rifà al periodo delle veglie; quando i contadini si ospitavano nelle stalle, il luogo più caldo della casa colonica. L’associazione culturale saludecese l’Armonda presenta “800. Inverno. Di veglia in veglia”. Ovvero, andar narrando e cantando per cantine, osterie, case, teatri, con il patrocinio ed il contributo del Comune di Saludecio. Un mondo scomparso ma affascinante che diventerà il filo conduttore della manifestazione attraverso la formula ormai collaudata di musica, presentazione libri, letture, incontri conviviali, appuntamenti culinari, teatro e cinema. Si sta anche mettendo a punto la proiezione de “L’albero degli zoccoli”, nella nuova versione appena restaurata, il film capolavoro di Ermanno Olmi sulla civiltà contadina. CALENDARIO 22 Gennaio/ Veglia delle maraviglie, ore 17 ERALDO BALDINI e la Casa Editrice Ponte Vecchio presentano il libro “TENEBROSA ROMAGNA”, Mentalità, misteri e immaginario collettivo nei secoli della paura e della «maraviglia». 28 Gennaio/ Veglia Per I

800. Di veglia in veglia SALUDECIO

Romagnoli in veglia in una stampa Piccoli (Per I Bùrdlèn), ore 15,30 Il Duo SARTORI - LIVI illustra ai bambini più piccoli “L’ALMANACCO DELLE FESTE”, raccontando attraverso canzoncine, proverbi e filastrocche come si divertivano i bambini nel secolo scorso. 29 Gennaio/ veglia dei racconti, ore 16,30 Un incontro conviviale sul

grande patrimonio popolare del nostro territorio, dalle fiabe alle leggende, dai miti alle credenze della nostra storia più profonda: “SPRIVÌNKLE, GHÌFLE, RIBÌSC…”. 4 Febbraio/ Veglia D’osteria, ore 20,30 “STORIE E CANTI DA OSTERIA”, una “Cena con intrattenimento” che riprende le atmosfere delle veglie quando

tra racconti, musica e canti, a volte romantici a volte maliziosi, si passavano le fredde serate invernali gustando i tipici piatti di stagione. 5 FEBBRAIO/ VEGLIA PER I BAMBINI (PER I BÙRDÈL), ore 16 Nonno Nunzio tira fuori dalla soffitta “LA VALIGIA DEI RICORDI” con tanti giochi e passatempi di una volta: Il carrettino, il trattore, la fionda, lo schioppetto, la bambola... 12 Febbraio/ Veglia Di Campagna, dalle 16 Viene offerto al visitatore un percorso che, attraverso filastrocche, racconti, letture, immagini e suoni, andrà a rievocare luoghi, riti, usi e costumi del mondo popolare “TLIKAMPÀGN. Viaggio fra echi e suggestioni del mondo contadino”. 18 febbraio/ Veglia Del Liscio, ore 21 Il TRIO IFTODE presenta il Concerto “DA STRAUSS A CASADEI: musica senza confini”. Una serata in omaggio alle Veglie danzanti con un ampio e brillante repertorio che ripercorre le origini del Folklore romagnolo, partendo proprio da Strauss per arrivare ai padri fondatori del vero liscio romagnolo: Carlo Brighi detto “zaclèn”, Ferrer Rossi, Secondo Casadei.

Montegridolfo, bocce da campioni

- Montegridolfo è l’indiscussa capitale delle bocce della provincia di Rimini; non solo per la squadra in serie A. Nel 2016, il Riminese, ha messo in cascina 24 vittorie (34 l’anno prima). Montegridolfo guida la classifica delle vittorie per società con 17 ori. Tra gli atleti Gaetano Miloro spicca con sette vittorie. Seguono, per successi: Asd Riccionese (8), Cattolica (3), DLF Rimini (2), chiude la Valmarecchia(1). Bene anche in campo Regionale con tre titoli conquistati: Gaetano Miloro (Montegridolfo) in singolo A;

Davide Paolucci-Fernando Rosati-Gianluca Monaldi (Montegridolfo) in terna A; Augusto Fabbri (Riccionese) in singolo C. Tra gli atleti con più vittorie: spicca Gaetano Miloro (Montegridolfo) con 7 centri; seguono il pari casacca Davide Paolucci con 5 e Gianluca Monaldi con 4; rispettivamente con 2 centri a testa seguono: Roberto Coccia ( Riccionese) e Fernando Rosati (Montegridolfo). A questi si aggiungono con una vittoria: Pietro Guerra e Giorgio Ricci (Cattolica); Luciano Ficarelli e Giancarlo Pari (Dlf

Rimini); Lorenzo Zanni (Montegridolfo); Meris Conferenzieri, Augusto Fabbri, Tommaso Nicoletti, Fabiano Olivieri, Paolo Rossi, Fabrizio Sarti e Marino Scarpellini della Riccionese. Buona anche la partecipazione degli atleti alle sette manifestazioni (2 nazionali,4 regionali e 1 provinciali) organizzate dalle bocciofile riminesi con oltre 2000 presenze che sommate alle selezioni dei campionati provinciali e alla fase provinciale del campionato italiano di società superano abbondantemente quota 2400.


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CORIANO - TEATRO voce), Massimo Marches (basso, chitarre e voce) e Massimo Modula (voce, chitarra e armonica). Serata Club Teatro con tavoli in platea e degustazione a Km Zero. I Fratelli di Taglia, loro la direzione artistica

Civile Sabato 4 febbraio (ore 21,15), in occasione della

Coriano teatro, 36 spettacoli di qualità Comico Sabato 21 gennaio (ore 21,15).A nna Mazzamauro, si presenta “Nuda e cruda” con grande autoironia. Sulle musiche originali di Amedeo Minghi, eseguite dal vivo con chitarra e pianoforte da Sasà Calabrese (Premio Marco Tamburini/Calabria Jazz Meeting 2016). Concerti Sabato 28 gennaio (ore 21,15) il “Nuntereggae Sciow” dei Kaimani Distratti, omaggio alle canzoni e al mondo scanzonato e ironico di Rino Gaetano da parte di Beppe Ardito (voce e chitarra), Giacomo Depaoli (percussioni e

Giornata della Memoria e della Giornata del Ricordo, in scena “Gli uomini per essere liberi. Sandro Pertini, il Presidente”, narrazione ideata e diretta da Gianni Furlani tratta dagli scritti del Capo dello Stato più amato. Diversamente Due appuntamenti offriranno nuovi punti di vista artistici sull’integrazione e la disabilità. Sabato 11 febbraio (ore 21,15) in scena i ragazzi della Compagnia Centro 21 insieme alla compagnia di teatro danza NNChalance di Riccione con “Sereno variabile”.

Il 26 dicembre nella Chiesa S.M. Assunta di Coriano

Grande concerto lirico a favore delle popolazioni terremotate Evento musicale organizzato dal parroco di Coriano

Da sinistra: Laura Palma, Daniele Girometti, Daniela Bertozzi

BELCANTO

di Wilma Galluzzi

- Straordinario concerto il 26 dicembre alle ore 21 nella Chiesa di Santa Maria Assunta di Coriano. Ha visto alternarsi e duettare tre grandi interpreti della lirica del nostro territorio: Daniela Bertozzi (mezzosoprano), Laura Palma (soprano) e Daniele Girometti (baritono).

L’evento musicale è stato organizzato dal parroco di Coriano per raccogliere fondi da destinarsi alle popolazioni terremotate del Centro Italia e al contempo per donare agli intervenuti un momento di quella grande gioia densa di emozioni e sentimenti che solo la musica riesce a creare con le sue suggestioni misteriose. Il concerto ha spaziato dalla musica sacra a quella della tradizione natalizia fino a quella operistica trascinando il numeroso

pubblico in un crescendo di sensazioni che hanno toccato i registri del cuore più alti, richiamando continui e calorosi applausi per i tre fantastici interpreti accompagnati mirabilmente al pianoforte dal Maestro Fabrizio Di Muro. I brani singoli eseguiti da Daniela Bertozzi sono stati: Panis Angelicus (Franck), Domine Deus (Gloria - Vivaldi), Amazing Grace (Anonimo), Nacqui all’affano e al pianto (Cenerentola - Rossini), Ave Maria (Schubert).

Quelli eseguiti da Laura Palma: Ave Maria (Mascagni), Vissi d’arte (Tosca – Puccini), Cantique de Noel (Holy Night – Adam). Daniele Girometti ha cantato: Preghiera (F.P. Tosti), Ave Maria (Gounod) e Dio di Giuda (Nabucco – Verdi). Appassionanti i duetti: Là ci darem la mano (Don Giovanni di Mozart) con Laura Palma e Daniele Girometti; Dunque io son (Barbiere di Siviglia di Rossini) con Daniela Bertozzi e Daniele Girometti; Silent Night (F.X. Gruber) con Daniela Bertozzi e Laura Palma. Strepitoso il terzetto finale di Adeste Fideles (C. Clerico) con i tre cantanti insieme.


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MONTESCUDO - TEATRO Le cause sono i camion che vanno all’inceneritrore di Raibano Rosaspina, raffinato teatro dialettale e non solo

Sant’Andrea Besanigo, strade rotte

Raibano, l’inceneritore

LA LETTERA - Sembra una buona notizia ma la verità è un’altra: dopo l’interrogazione che abbiamo presentato in Ottobre per chiedere chiarimenti all’Amministrazione sul mancato inserimento nella delibera di Giunta comunale n. 119 di Agosto 2016 della frazione di Sant’Andrea in Besanigo per il rifacimento del manto stradale devastato dai camion diretti all’inceneritore, l’Amministrazione comunale di Coriano si è decisa solo ora a incominciare i lavori da tanto tempo promessi e mai attuati. Tuttavia la priorità, diversamente da quanto previsto nel Documento Unico di Programmazione comunale (DUP) e quanto promesso in campagna elettorale, è stata data esclusivamente alla Via Raibano, che effettivamente è la più percorsa dai camion diretti all’inceneritore (grazie anche all’accordo del nostro Sindaco con San Marino), ma ignorando le vie residenziali e i progetti di miglioramento della viabilità promessi. Questo avviene nonostante Coriano abbia incassato

l’indennità di disagio ambientale che come destinazione avrebbe proprio quella di mitigazione ambientale della zona e anche (ma non solo) del ripristino del manto stradale delle zone adiacenti. La contraddizione aumenta inoltre, esaminando nel dettaglio la risposta data dall’Amministrazione comunale stessa alla nostra interrogazione, in quanto in essa si affermava che l’indennità era stata devoluta per altre

finalità, in particolare per ripianare i buchi lasciati dagli ormai antenati: la solita scusa ricorrente, il solito mantra “ non ci sono i soldi, non si sono i soldi….”. Eppure, per altre strade in altre frazioni, venivano rilasciate autorizzazioni a procedere con i lavori di manutenzione! Con la giustificazione della mancanza di soldi sono stati smantellati molti servizi essenziali per i cittadini (casa di riposo, asili, trasporto disa-

bili e anziani, canile, ecc… ) e, come in questo caso, si è ignorata la frazione più disagiata del territorio: è stata una chiara scelta politica quella di non destinare fondi a Sant’Andrea in Besanigo. Ora finalmente, dopo 4 anni di promesse, a fine mandato, come per magia dal cilindro della Spinelli e della sua Giunta, pare che arrivino i fondi per la sistemazione di diverse le strade di Coriano, non a caso, proprio in vista delle prossime elezioni amminstrative! La strategia del Sindaco Spinelli ormai è scontata e prevedibile, ma noi e i cittadini non ci lasceremo incantare da quella che in realtà è l’ennesima contraddizione politica e anche una dimostrazione di mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini stessi, di serie A e di serie B come “Besanigo”. I consiglieri comunali di Coriano: Fabia Tordi Cristian Paolucci Eros Rambaldi Alfredo Fabbro (ex consigliere comunale)

- “E’ datato genericamente dagli storici all’inizio del 1800, ma già alla fine del 1700, precisamente nel 1780, nelle lettere inviate dal cardinale legato al governatore di Montescudo, si parla di uno spazio utilizzato per le rappresentazioni teatrali. Ha la tipica struttura dei teatri all’italiana dell’epoca, con forma a ferro di cavallo, platea, un ordine di palchetti e il loggione. La commedia dialettale resta elemento trainante dei sabato sera al Rosaspina, offrendo anche quest’anno, un cartellone all’insegna del divertimento per gli appassionati del genere, con le migliori compagnie locali. E’ la più vecchia e importante rassegna dialettale della provincia di Rimini, giunta al 24.ma edizione. IL CARTELLONE 21 Gennaio. Ore 21

Compagnia “Jarmidied”di Rimini. “CHE GENERÈL DLA MI MOJ” 22 Gennaio. Ore 18 Festa di Apertura. “LA MORTE BALLA SUI TACCHI A SPILLO”. con Silvana Fallisi scritto da Michela Tilli con Corrado Accordino, Silvana Fallisi. Regia di Corrado Accordino. 28 Gennaio. Ore 21 Compagnia “La Mulnela” di Santarcangelo di Romagna. “SOTA È POUNT DI MIRECAL” 29 Gennaio. Dalle 10.30 alle 18. Laboratorio. Barbara Martinini “SENSI #4” partecipazione Laboratorio Aperto a Tutti “SENSI #4” LABORATORIO DI TATTO/CON/TATTO 4 Febbraio. Ore 21 Compagnia “De Bosch” di Gambettola presenta due farse “IN ATTESA DI GIUDIZIO” e “UNA GIORNATA PARTICOLARE IN UNA CANONICA QUALUNQUE” 5 febbraio. Ore 18 SUZANNE. LE CITTÀ VISIBILI. Regia di César Brie, con Tamara Balducci, Giacomo Ferraù, Linda Gennari. Anteprima regionale.


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“Migliaia, milioni di individui lavorano, producono e risparmiano nonostante tutto quello che noi possiamo inventare per molestarli, incepparli, scoraggiarli. E’ la vocazione naturale che li spinge; non soltanto la sete di guadagno. Il gusto, l’orgoglio di vedere la propria azienda prosperare, acquistare credito, ispirare fiducia a clientele sempre più vaste, ampliare gli impianti, costituiscono una molla di progresso altrettanto potente che il guadagno.Se così non fosse, non si spiegherebbe come ci siano imprenditori che nella propria azienda prodigano tutte le loro energie ed investono tutti i loro capitali per ritirare spesso utili di gran lunga più modesti di quelli che potrebbero sicuramente e comodamente ottenere con altri impieghi”. Luigi Einaudi (Economista. Secondo presidente della Repubblica italiana)

ALLE AZIENDE CHE HANNO SCELTO

L’AUGURIO DI UN 2017 MIGLIORE


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