Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698
ANNO 18 N.8 Euro 1,50
Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini
REDAZIONE: PIAZZA GRAMSCI, 34 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - Tel. 0541.611070 E-mail: lapiazzarimini@libero.it
RICCIONE - 17
RIMINI - 6-7
IL PUNTO DI VISTA
Pd e Unione europea, la questione Mogherini di Alessandro Roveri* - L’Europa non vuole il ministro degli Esteri italiano Federica Mogherini come suo ministro degli Esteri. Invano Renzi ha insistito. Gli è stato spiegato che Federica Mogherini è considerata troppo vicina al premier russo Putin da diversi paesi che confinano con la Russia, che è troppo giovane ed inesperta. Renzi si è intestardito, ed ha rifiutato la controproposta Letta, mentre i suoi avversari hanno rifiutato l’alternativa offerta da Renzi: D’Alema, ossia un ex comunista. Diversamente sarebbero andate le cose se Renzi avesse conservato come ministro degli Esteri italiano la radicale Emma Bonino, ha scritto Sergio Romano sul “Corriere della Sera”, ricordando quanto sia nota all’ Europa l’ esponente redicale. Insistendo sulla Mogherini, Renzi ha dimostrato di non conoscere abbastanza bene la Merkel. Angela Merkel, figlia evangelica di un pastore luterano, ha vissuto la sua infanzia in campagna, a ottanta chilo Segue a pagina 13
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AGOSTO 2014
Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.° 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini”
Montanari. Pd. Le ragioni di una sconfitta
New Factor, sbarco cinese con la cultura dei popoli
Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698
Mancini: “A Prioli manca l'analisi politica”
Arnaldo Pomodoro: “Sono nato a Morciano e mia madre veniva da lì” MORCIANO - 55
CATTOLICA - 30
Estate '44, provincia a ferro e fuoco Settant'anni fa, dopo tre mesi di combattimenti distruttivi, gli alleati sfondano la Linea Gotica, il baluardo difensivo tedesco. Gemmano la nostra Montecassino. Rimini distrutta all'80 per cento
SERIAL KILLER
TRADIZIONE
Montescudo, Mondaino, Misano
Gaza...
Ucraina...
Siria...
Iraq...
Sagra della Patata Palio del Daino Palio del Capitano
di Francesco Toti - Estate 1944. Estate di guerra: morte, distruzione, umanità varia. Una famiglia di Montescudo sfolla a San Marino, pensando di essere al sicuro. Invece, viene bombardata anche la repubblica più antica del mondo. Tra le vittime il figlioletto di pochi mesi. Il babbo se lo riporta a casa per seppellirlo in un sacco di iuta. Pagine 2-3
Breve massima di saggezza Nessuno ha mai commesso un errore più grande di colui che non ha fatto nulla solo perché poteva far troppo poco
Edmund Burke
Libia...
Varie & Eventuali... Cecco-Andy Warhol - 2014
MISANO ADRIATICO
VALCONCA
Casa Pd “Caro Guagneli, prenditi una pausa”
San Clemente Note di Vino, biglietti omaggio... Politica, le opposizioni dicono San Giovanni Tasini: “Un bilancio coraggioso” Coriano Lombardini in mostra Montefiore Murer, scultura in mostra Mondaino La chiesa dei sette altari Saludecio Capitale dei fuochi d'artificio
UOMINI
Mondaino
Chiaretti, commendatore della Repubblica
Mondaino
Pagine interne
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Agosto 2014
INCHIESTA
Per lo storico Montemagggi quella di Rimini fu una delle battaglie più cruente quanto dimenticate
Rimini
Montecolombo
Gemmano
Estate '44, provincia a ferro e fuoco CURIOSITA'
Quel capitano al pianoforte - La guerra ha anche momenti di pace e malinconia. La Fusco è una colonia misanese in riva al mare. Un ufficiale tedesco (forse con onore e senza speranza per citare il generale Frido von Senger un Utterlin, una delle letture preferite di Egidio Serafini), per ritrovare se stesso passava alcuni momenti al pianoforte. Lo strumento musicale era il suo compagno di viaggio. E' uno dei ricordi più vivi dell'adolescente Allieto Giannini, che ai tempi lavorava presso la colonia.
L'INCHIESTA segue dalla prima pagina
Quando arriva al paese gli chiedono: “Che cosa hai in spalla?”. C'è l'ufficiale tedesco che ritorna alla vita suonando il pianoforte alla colonia Fusco di Misano. In quel grande ed elegante edificio direttamente sul mare, lo fa in ogni momento libero. Capisce che si combatte senza speranza e forse anche senza paura. La guerra non è fatta solo di eserciti, ma di popolazioni, partigiani e distruzioni. La provincia di Rimini è il punto di sfondamento della Linea Gotica; nome difensivo dato dallo stesso Hitler, per un tocco epico. Andava da Pesaro a Massa-Carrara. In tutto 320 chilometri di postazioni difensive, che cambiavano di profondità in base al terreno. Da
Giornale d'informazione fondato nel 1997 Direttore responsabile Giovanni Cioria Edizioni la Piazza Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico Redazione Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070 Abbonamenti e pubblicità - 0541.611070 Stampa La Pieve Poligrafica Editore srl Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364
Giornale in stampa il 8 agosto
Trarivi, Chiesa della Pace
noi era di una trentina di chilometri, la più lunga. Da Rimini a Pesaro, i tedeschi avevano costituito quattro linee difensive. Le prime due erano nel Pesarese; le altre nel Riminese. La cosiddetta Linea Verde 2 andava da Riccione a Montefiore-Gemmano. La Gialla a difesa di Rimini. Quelle giornate dal 25 agosto al 21 settembre, entrata dei greci in Rimini (da allora quella brtigata si chiama Brigata Rimini) furono le peggiori per la popolazione. Scrive Fabio Galli nel suo libro “La città invisibile”: “...un continuo succedersi di battaglie, bombardamenti, prove spaventose per i civili nascosti per settimaane in piccoli e malsicuri rifugi, un mese di atrocità e di eroismi per chiunque si trovasse sotto il fuoco tedesco o le bombe alleate che caddero dal cielo, terra e mare. Tutto il territorio subì distruzioni: i campi dissodati dalle granate, i centri abitati maciullati dagli scontri quotidiani, in paesi come Gemmano, Croce, Coriano e Mulazzano nulla venne risparmiato”. Eserciti In quel mese, sull'Adriatico solo gli alleati spararono
1,5 milioni di colpi, più che ad El Alamein (1,2 milioni) e Cassino (500mila). Vanno aggiunti quelli tedeschi, Gli aerei effettuarono 11.510 missioni (486 il 18 settembre). Tra morti, feriti e dispersi, tra militari e civili, si giunse a 80mila uomini.
Rimini fa la città più distrutta d'Italia sopra i 30mila abitanti; vennero abbattuti e danneggiati l'82 per cento dei suoi edifici (ancora oggi ci sono delle ferite nel centro della città). Gemmano Gemmano fu la citttà per
DATE
Estate '44. In un mese infinito dal Metauro a Rimini - Le truppe alleate muovono il 25 agosto. A mezzanotte attraversano il Metauro. - Il 30 dello stesso mese iniziano ad attraversare il Foglia. - Sabato 2 settembre, al mattino presto guadano il Tavollo. Si dirigono a San Giovanni, Cattolica e nella parte bassa di Saludecio. Le cittadine liberate. Montegridolfo (31 agosto) Cattolica (2 settembre) Fontanelle (3 settembre) Riccione (4 settembre) Montefiore (4 settembre), Gemmano (15 settembre), Trarivi (16 settembre), Coriano (17 settembre), Riccione Alba (18 settembre), San Marino (19 settembre), Verucchio (21 settembre), Santarcangelo (23 settembre) 21 settembre, i greci entrano a Rimini
antonomasia degli scontri; non rimasero che brandelli di case e la statua della Madonna indenne sotto le macerie della chiesa abbattuta. A torto o ragione è chiamata la Montecassino dell'Adriatico. In 12 giorni di combattimenti ci furono mille morti, 900 i tedeschi (in gran parte alpini austriaci), un centinaio gli alleati. Gemmano, per lo sfondamento della Linea Gotica, rappresentava il punto chiave per sfondare oltre la Valconca. È uno sperone, causa un’ansa del Conca, collocato proprio in posizione centrale. Pertanto sono sufficienti pochi obici per tenere in scacco un esercito. I tedeschi, militari di genio, in inferiorità di mezzi, ma tecnologicamente superiori agli Alleati, vi piazzarono un gruppo di alpini austriaci: degli autentici mastini da guerra. Per prenderla ci vollero 12 giorni di bombardamenti intensi e combattimenti feroci. Fu conquistata il 14 settembre. Ecco come James Speer, un medico inglese racconta la sua Gemmano. “I muri erano tutti diroccati, sulla parte anteriore e su quella posteriore e l’interno era imbottito di cadaveri. Il vento che si abbatteva sulla cresta soffiava diretta-
mente su quella casa e tutte le imposte rotte sbattevano lugubramente, ma non si sentiva altro suono. Uscimmo dall’edificio e là fuori trovammo un’altra casa mezza diroccata con un’altra dozzina di morti dentro. Quando anche il vento cadde, tutto rimase silenzioso e tranquillo. Questo è quanto mi ricordo di più la tranquillità ed il fetore”. Per lo storico riminese della Linea Gotica, Amedeo Montemaggi, la battaglia per conquistare Rimini per sfondare poi nella pianura Padana, è tra le più cruciali (ed ignorate) della Seconda guerra mondiale NUMERI
Rimini da 40mila a 3mila abitanti A San Marino in 100mila - A Rimini in quell'estate del 1944 non rimasero che meno di 3mila abitanti; ne aveva 40mila in condizioni normali. Con l'ordine tedesco alla popolazione civile di evacuare per 10 chilometri verso l'interno, a San Marino giunsero 100mila in agosto; erano 14mila in giugno e 7mila alla fine del 1943
INCHIESTA Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
Dopo 15 giorni di combattimenti le truppe alleate entrano a Coriano
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Gemmano, Rimini, Coriano: distruzioni CURIOSITA'
Morti 300 corianesi tra civili e militari (quasi 200 civili sotto le bombe)
A Riccione: luogo di ristoro Gualandi e la carbonara Renato Gualandi
LA STORIA di Vincenzo Santolini
- 70 anni fa il 13 settembre 1944, le truppe alleate entrano a Coriano. Dopo 15 giorni di aspri combattimenti che ridussero il paese a un cumulo di macerie. Quelle 2 terribili settimane rimasero drammaticamente scolpite nella memoria dei nostri nonni, dei nostri genitori per tutta la loro vita. Effettivamente per i corianesi il 13 settembre 1944 fu la liberazione da un terribile incubo, l’inizio della libertà seppure segnato dal dolore per la morte dei congiunti, amici (quasi 200 civili perirono sotto le bombe) più altri 78 militari, dalla consapevolezza di dovere ricominciare tutto da capo. Ai nostri morti vogliamo accomunare anche le migliaia di giovani soldati alleati, caduti per la nostra Libertà: Inglesi, Canadesi, Australiani, Indiani, Gurkhas, Sudafricani e della
Nuova Zelanda. 2000 di questi sono sepolti nel cimitero del Commonwealth inglesi a Coriano. Oggi celebriamo la fine di quella terribile guerra e il ritorno alla libertà del popolo italiano, dopo la sconfitta del fascismo e dei nazisti invasori, ma lo facciamo ricordando ancora i quasi 300 corianesi civili e militari (di ogni arma), caduti nel corso del conflitto. Tutti hanno nella nostra memoria lo stesso posto, ma alcuni fra loro leggendone i nomi, ci ricordano il coraggio di resistere agli invasori come Ciavatti Aristodemo a Cerasolo o di rifiutare di servire in armi ancora il dittatore ormai sconfitto ed asservito ai nazisti, Libero Pedrelli e Vittorio Giovagnoli. Altri uccisi sempre dai tedeschi Cesare Arlotti (alle Saline), Giuseppe Sidoni (crinale tiro a segno), Vittorio
Coriano
Protri e Maria Fabbrini (a Vecciano), Emilio Bugli, Gaudenzo Pruccoli e Primo Pruccoli (Mulazzano crinale Agello). Inoltre nell’Albo d’oro dei caduti a cura dell’ANPI provinciale di Forlì risultano altri deceduti: Pietro Bigucci, Giuseppina Bigucci in Ruggeri, Lelio Bernardi, Silvio Castellani, Agostino Cevoli, Alvaro Della Valle, Pierina Fabbri in Giovannini, Vito Fabbri, Agostino Giungi, Giulio Maroncelli, Augusto
Montanari, Maria Muraccini, Rosa Stella Muccioli, Giuseppe P azzagli ni, Dui Ha Rosa, Matteo Santucci, Pierluigi Savioli, Assunta Scalpellini, Giuseppe Tirincanti, Giulia Tonelli, Renato Zangheri, Arturo Foschi, Giuseppe Girolomini, Primo Girolomini, Marino Pari, Faetani Agostino. A tutti dunque un pensiero ed un ringraziamento per il dono della vita fatto per la nostra liberta.
- Una volta liberata, Riccione diventa il luogo di ristoro e svago dei militari alleati in licenza. L'Hotel Vienna era il loro quartiere generale a capo del generale Burns. Qui viene ospitato il ministro britannico McMillian, il generale Alexander (comandante delle fozre alleate in Italia) e il generale Leese (comandante dell'ottava armata britannica). In una delle feste militari il cuoco bolognese Renato Gualandi inventa gli spaghetti alla carbonara. Gli spaghetti alla carbonara vennero creati a Riccione dal cuoco bolognese Renato Gualandi; aveva sposato una ragazza misanese,
Lucia Berardi. Gualandi chiede ad un riccionese, un certo Bagli, di fare il cuoco per il comando alleato di stanza all’albergo “Domus Mea” di Riccione. Ma gli viene detto di no: “Sei un comunista”. Poi viene assunto. Gualandi cucina per i generali Alexander, Clarck. “Fu la necessità – ricorda -. Avevamo pancetta in abbondanza e tuorli d’uova in polvere”. Casualmente associa gli ingredienti. Per gli alleati lavora dal settembre del ’44 all’aprile del '45. Gli alleati lo chiamano a preparare all’hotel Baglioni (il più importante di Bologna ancora oggi), il banchetto in onore del generale polacco Anders, il liberatore di Bologna. zar, dell’est”.
San Leo - 23, 24 e 25 agosto Abbiamo domato il fuoco e lo facciamo danzare per voi...
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- Il Resto del Carlino (30 luglio 2014) nelle pagine riminesi esce con questo titolo: “Fogne: scarichi a mare, un filmato fa il giro della rete. I bagnini scaricano l'autore del video. Così ci diamo la zappa sui piedi’”. Morale: i bagnini (ma anche tutto il parterre degli operatori turistici) si sono indignati NON per la vergognosa e pluridecennale situazione degli scarichi a mare (ormai tra la rassegnazione e la maleodorante assuefazione), ma contro (e lo scaricano - per rimanere in tema) il giovane bagnino di salvataggio che denuncia questa situazione intollerante. La capitale del turismo italiana (ed europea) Rimini, ancora oggi (agosto 2014) non ha risolto questo problema vitale. Vergogna! Al di là dell'esempio da cultura contadina (in fondo veniamo tutti da lì!) “zappa sui piedi”, altri tuonano: “non ha senso fare del terrorismo”, “ha commesso un grave errore con quel video”, “autogol”, “mostriamo una cattiva pubblicità e una pessima immagine”... Dunque, di certe cose sporche, non si deve parlare. “Taci, il nemico ti ascolta!” campeggiavano cubitali queste scritte durante il fascismo. In parte è vero, perché oggi la concorrenza turistica è globale, e tutto fa brodo (anche la merda) per screditare una temibile concorrente come Rimini. Ma questo ci dovrebbe spronare ancora di più per risolvere quel problema.
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A Rimini coniato l'11° comandamento: “Non nominare il nome della merda invano”
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Taci, il nemico ti ascolta! “...Ho dovuto spostare il moscone, rischiava di essere travolto da quest'onda nera”. Documenta con un video il giovane bagnino di salvataggio. Gli hanno dato tutti addosso violentemente. “Così ci diamo la zappa sui piedi”. A rimini sempre solo silenzio e omertà?
“CAGAR ME DOLCE IN QUESTO MAR”
A Rimini non si può(Leopardi) dire che la merda va in mare...
Stèn pu zét. Ma la puza l'as sént li stès...
ALLEGRO (ma non troppo)
di Enzo Cecchini Questo, signori, lo si fa con la denuncia, la lotta, dare vergogna ad una politica che è molto sensibile agli eventi stellari (e costosi!) che fanno consenso (elettorale e mediatico) e refrattaria su un problema come quello delle fogne (ma tanti altri ce ne sarebbero...). Il povero marinaio di salvataggio (che non è un ecoterrorista, ma una persone che dimostra di volere bene veramente alla sua città e ai suoi ospiti) è stato “travolto” da un senso civico ammirevole: l'interesse generale contro il diffuso paraculismo individuale (non ha girato la testa da un'altra parte!). I suoi capi, nella “lavata di
testa”, gli hanno detto chiaro e tondo (affinché tutti intendano!), “... non sta certo a noi occuparci del problema delle fogne. La nostra missione è soccorrere le persone in difficoltà in mare”. Bene! Bravo! Bis!, hanno subito urlato commossi (e incazzati) tanti operatori turistici. Ma il povero bagnino di salvataggio tiene a ricordare nel video la situazione in cui si è trovato: “... sistema fognario aperto che scorre direttamente in mare, con un flusso veramente potente. C'è un odore impressionate. La
qualità dell'acqua è alterata, saranno presenti i batteri anche il giorno dopo... Ho dovuto spostare il moscone, rischiava di essere travolto da quest'onda nera”. Signori bagnini, albergatori, politici... questo ragazzo andrebbe decorato al Valor Civile! Lui non ha pensato solo a se stesso, si è fatto carico della salute di tutti (anche dei riminesi e dei loronostri figli) e onorato la sua professionalità. Perché lui vuole aiutare bagnanti vivi in un mare pulito, non raccogliere persone infette boccheggianti di cacca in un
mare sporco. E lo ha documentato sapendo sicuramente di incorrere a sanzioni e al linciaggio pubblico. Cari riminesi: vogliamo continuare con l'omertà? A ribaltare i concetti etici (il problema non è chi ruba ma chi denuncia)? Per paura di una cattiva pubblicità per decenni non abbiamo voluto vedere le infiltrazioni mafiose. E oggi non solo dobbiamo avere paura dei criminali in casa nostra, ma questi sono diventati pure padroni di ampie fette della nostra (ex) sana economia (vedi le numerose inchieste giudiziarie). Vogliamo ancora subire la forte evasione fiscale che mina alle fondamenta la nostra economia? Se il silenzio diventa omertà, questa porta alla complicità. Po-
chi si arricchiscono, tantissimi ne pagano un prezzo salato. “Rompiamo il silenzio” è lo slogan delle donne contro la violenza (anche dei familiari) che subiscono. Motto che deve valere per ogni problema se si vuole avere una comunità sana e dignitosa. Omertà e silenzio avvantaggiano delinquenti, furbastri e malapolitica; la denuncia, la lotta a viso aperto rafforza gli onesti. Fare capire e “imporre” alla classe politica e dirigente l'urgenza di certe scelte... “Basta merda in mare” è anche un comitato nato proprio a Rimini. Mia mamma da piccolo mi diceva: “Enzo, caghè sota la név prima o dop us vén squért”. Grazie mamma!
Dopo un primo viaggio all'estero L'esperienza di cinque ragazzi di Misano che hanno partecipato a “Get your way” - Anche 5 ragazzi dell’associazione Io Centro di Misano hanno “preso il volo” con Get Your Way. Il progetto europeo favorisce la mobilità di persone con disagio psichico o in una situazione di emarginazione sociale per un’esperienza di tirocinio e lavoro all’estero. E nasce dal mondo del volontariato. “Siamo partiti per la Lituania in aereo - raccontano Guendalina Battarra e Giampietro Cannone, i due accompagnatori del gruppo di Misano -. I timori connessi al viaggio erano tanti: l’ansia di sperimentarsi in un contesto nuovo, la paura di non
tori artigianali. Non solo. Hanno potuto anche dare sfogo alla propria creatività con corsi di danza e teatro. Alle attività formative sono poi seguiti momenti ludici con visite alla città e gite alla scoperta della Lituania.
riuscire ad entrare in contatto con persone e ambienti diversi, la distanza da casa e dalle rispettive abitudini, la preoccupazione di non essere abbastanza ‘autonomi’ e non per ultimo le difficoltà linguistiche”. L’iniziativa prevede la partenza di 25 flussi. Per il momento sono 20 i ragazzi che hanno usufruito di questa possibilità con destinazione Lituania, Regno Unito e Grecia. Ma sono ben 125 quelli pronti a partire nei prossimi mesi, grazie al supporto dei Centri di Servizio per il Volontariato promotori dell’iniziativa, di Emilia-Romagna, Marche e Calabria: Volontarimini, ente
capofila, Assiprov, Svep, Dar Voce, Asvm, Volabo, Forum Solidarietà, Csv Regione Marche e Volontà Solidale Cosenza. “Siamo stati ospiti dello ‘Youth Care Center’ di Panevezys - spiegano - È un istituto di servizio sociale frequentato da 50 utenti tra i 18 e i 40 anni, con diversi gradi di disabilità. Per l’intero periodo
di permanenza siamo stati guidati nelle attività da due operatrici e la maggior parte dei laboratori li abbiamo fatti insieme a 5 ragazzi che frequentano l’istituto abitualmente”.
“La varietà delle iniziative proposte - continua Guendalina - ha messo i ragazzi alla prova a 360°, ognuno di loro ha messo in campo le sue capacità e conoscenze. Ora mi sembrano più grandi e autonomi. Seguo una ragazza che al ritorno si è già lanciata in un nuovo tiroci-
Il gruppo riminese ha partecipato a diverse attività per l’acquisizione di competenze da usare nel loro futuro lavorativo. Hanno seguito corsi di lingua e partecipato a labora-
nio con una maturità che mi ha sorpreso”. Il cercare nuove formule di relazione con l’ambiente, con gli altri utenti ha consentito a ognuno di rielaborare se stesso e di accrescere nuove risorse personali. “Nonostante qualche difficoltà legata alla lingua - conclude Gianpietro - i ragazzi hanno trovato modi differenti di relazionarsi con gli altri: è bastato un sorriso, una stretta di mano, un abbraccio, cantare una canzone o una semplice partita a carte per creare affinità. Già alcuni di loro ci chiedono quando si riparte”. Per informazioni sul progetto, Volontarimini, tel. 0541 709888 getyourway@volontarimini.it
volontarimini@volontarimini.it
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RIMINI
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Rilevata da quel genio per gli affari di Luigi Annibali, la guida il figlio Alessandro. Fece la tesi sulla qualità degli alimenti
BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
New Factor, primo passo per “conquistare” la Cina - Alessandro Annibali ha tratto il dado per conquistare il difficile mercato cinese, non meno che alto di aspettative. Ha fatto muovere il grande passo alla New Factor a Shangai. Tra i leader italiani per la lavorazione e commercializzazione di snack naturali a base di frutta secca e disidratata (dai pistacchi, alle arachidi, passando per le noci californiane e Macadamia originari delle Isole Hawaii... per finire con la frutta disidratata come le bacche di Goji, i mirtilli, gli ananas...). L'azienda di Coriano ha chiuso un accordo con Olè, uno dei giganti della distribuzione cinese. Si è sbarcati con la linea Mister Nut - Snack Time: arachidi (classiche, speziate, piccanti, ricoperte e al Wasabi), anacardi, pistacchi, mandorle, macadamia e misto tostato e salato. Il contatto è nato in una fiera a Rimini e il supporto della Camera di Commercio. I cinesi hanno visitato lo stabilimento di Coriano ed è nato il rapporto. New Factor era già presente ad Hong Kong in partnership con Inalca Food & Beverage (gruppo
FOCUS
Dopo la laurea per 4 anni fa il fotografo tra San Francisco e New York (servizio di 8 pagine su Domus). Dopo sei mesi nella moda, fa ritorno nell'azienda di famiglia. Per un anno il severo babbo lo tenne senza scrivania (il suo pane ed acqua). L'esperienza con un broker di sementi di Roma Cremonini) e ora anche con il nuovo distributore locale di Shenzhen. Gli snack prodotti nel Belpaese ma che sanno raccontare le bellezze del mondo, come ama sottolineare il presidente Alessandro Annibali, vengono distribuiti in numerosi hotel cinque stelle delle principali città della Cina ed in una nuova catena in franchising di Convenient Stores di soli prodotti alimentari di importazione che il gruppo Cremonini, in partnership con un
gruppo di Hong Kong, sta lanciando nelle principali città della Cina. New Factor è una delle eccellenze del Riminese. E' tra le prime cinque in Italia del settore; quest'anno fatturerà 32 milioni di euro. Erano 30 lo scorso anno e 28 milioni nel 2012. Opera con creatività e con lo spirito d'avventura, racconta compiaciuto il presidente Annibali, 58 anni, un figlio diciottenne, Tito (nome di famiglia). La creatività è sua; lo spirito dell’avventura è
del babbo Iliano. “Il babbo era un genio del commercio; ha guadagnato tanti denari, ma ne ha investiti anche tanti. Era un uomo capace di grandi slanci e sempre disposto ad aiutare un amico ma il domani per lui era lontano, come se non dovesse mai arrivare, a lui interessava il presente”. “Io ho ben chiaro - continua Annibali - che ogni giorno vissuto è un giorno regalato. Sono del parere che sul lavoro dobbiamo dare il meglio di noi, di impiegare più persone possibile. Sono una persona fatalista e che ogni giorno si dice che potrebbe essere l'ultimo e quindi meglio prendere il meglio dalla vita e dare il meglio di sé”. Quell'ultimo giorno ben presente gli passa dentro e per un mistero gli fa solo un saluto. Siamo nel novembre del 1979. Ha 22 anni; va negli Stati Uniti e Messico per lavoro su indicazione del babbo, commerciante internazionale di semi da foraggio. Negli Usa (Los Angeles) prima di imbarcarsi, fuma l'ultima sigaretta e getta il pacchetto Camel. Al momento di salire gli chiedo-
no se vuole il posto per fumatori, o no. “Fumatori, grazie”. Poi, per lontane ragioni, cambia idea, tanto non ha più sigarette. “Non fumatori, grazie”. Su 88 persone, se ne salveranno soltanto 13; quelle che sedevano nei posti per non fumatori, all'altezza delle ali”. L'erede Annibali è davvero fuori dagli schemi, come le due origini: la paterna (anarchica) e la materna (nobile). Anche la sua tesi da 110 e lode è fuori dagli schemi; schemi che porterà nella New Factor. Titolo: “Standard qualitativi dei prodotti agricoli quale fattore della loro promozione”. La qualità è uno dei suoi
pallini; l'altro è la componente culturale. Afferma: “Chi acquista i nostri prodotti si fa un viaggio per le nazioni del mondo: in Persia/Iran per i pistacchi, nelle Hawaii per le Macadamia, in India e Brasile per gli Anacardi... Quando ti faccio mangiare un'arachide ti racconto la cultura americana. Cerco di trasmettere che cosa c'è dietro il prodotto. Cerco di trasmettere le vite degli altri popoli. Dai semi nasce la vita, dalla frutta secca il benessere”. Dopo la laurea, contrario il babbo, anzi contrarissimo, il giovane Alessandro se ne va negli Stati Uniti. Fa lo street fotographer
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milioni
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Alessandro Annibali in mezzo ad un filare di noci Lo stabilimento di Coriano ricoperto da pannelli fotovoltaici
(fotografo di strada) tra San Francisco e New York. Finisce con otto pagine su Domus, la prestigiosa testata degli architetti. Gli ultimi sei mesi di scatti sono nel giro della moda. Esce anche su Vogue Italia. Dice: “Non era il mio mondo. Io sono un agricoltore. La mia vera natura è piantare alberi”. Nel '85 torna a casa; all'Italsementi, la bottega del babbo: “Un uomo duro e con il quale ho un rapporto complicato”. Quel
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L'azienda di Coriano è una delle eccellenze italiane nella produzione di snack naturali disidratati. Fatturato in crescita Ricavi 2012 - 2014
grande carattere per un anno lo tiene senza scrivania. Poi gli fa fare esperienza presso un amico romano un brocker internazionale di cereali, lo studio Poggioli. Racconta Annibali: “Imparo tante cose, tra cui la furbizia della trattativa”. Nell'87, il vecchio Annibali (scomparso nell'ottobre del 2011) compra il 50 per cento del Grand Hotel di Rimini; l'oste è il mitico Arpesella. Alessandro Annibali: “Per Arpesella l'albergo era un grande teatro e lui l'attore principale”. Fare l'albergatore non era il suo mestiere. Nel '90, rientra in
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azienda. Questa volta alla New Factor. Allora, il 90 per cento erano semilavorati (semi di zucca, pistacchi, arachidi...) e il 10 confezionato. Oggi, le percentuali sono l'esatto contrario. Nel '92, nasce il marchio “Mister Nut”; a coronarlo una bombetta. Alessandro Annibali: “Sta a significare, il cappello, un esploratore, come ai tempi delle colonie Inglesi che se ne va in giro per il mondo in cerca di materie prime di grande qualità. Il prodotto giusto, nel posto giusto, al momento giusto”. Un momento che ricorda con
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piacere è l'aver trattato pistacchi con la potente e importante famiglia iraniana Rafsanjani (un componente è stato presidente). Iliano da accorto e dinamico commerciante di semi da foraggio con l'Est Europa, con l'Iran (baratta semi di erba medica con pistacchi), con l'Iraq, Il Pakistan, il Canada e la California, fa girare container di roba ovunque. Guadagna, investe, sviluppa. Tra i debitori ha Facondini, un geniale imprenditore di San Clemente, dove ha sede la Factor. Facondini ha difficoltà a pagare la materia prima vendutagli da Iliano Annibali. Nei primi anni '80, rileva l'azienda a la trasferisce a Cerasolo. Nasce la New Factor. Obiettivi futuri? Annibali: “Dipende da mio figlio Tito e dai miei quattro nipoti. A breve, toccare i 40 milioni di ricavi e rafforzarci all'estero“. Alessandro Annibali ha tante passioni: cappelli, golf, vela, yoga... Ha due sorelle, Barbara e Jasmina.
LESSICO FAMILIARE
Anarchia, nobiltà e noce romagnola Alessandro Annibali
- Anarchia, nobiltà e noci romagnole. Sono le radici di Alessandro Annibali. Gli occhi sorridono con passione quando racconta che il ramo maschile è anarchico, socialista, comunista e che il nonno Libero (morto a 99 anni nel 2004) nel dopoguerra è sindaco di Montecalvo in Foglia (Pesaro). Nel dopoguerra cala a Rimini in cerca di fortuna. La famiglia nelle Marche commerciava in bestiame; granaglie e semi in Romagna. Il nonno Libero, insieme ai sei fratelli, è partigiano. Il ramo femminile, Paola Giulianini, la madre, invece è nobile ed ha terre dalla fine del 1400 tra Forlì e Terra del Sole. E' lì che Alessandro Annibali ha una moderna azienda agricola di 80 ettari. Ci ha piantato le Noci di Romagna che poi trasforma e rivende col marchio Mister Nut. Prima di impiantare fa una ricerca storica; poi va dal padre putativo della moderna nocicoltura da frutta, intensiva, irrigua e meccanizzata: il professor Ramos, docente alla prestigiosa università di Davis, Califronia. L'obiettivo è raggiungere i 300 ettari (in Italia l'80 per cento delle noci giungono dalla California). Annibali: “Il progetto Noci di Romagna della Azienda Agricola San Martino è per noi molto importante ed è anche uno dei principali elementi di sviluppo futuro di New Factor”. Oltre a coltivare Noci di Romagna, Annibali produce anche vino. Di qualità. Nelle sue attività c'è grande attenzione all'ambiente. L'azienda agricola grazie al fotovoltaico è auto-sufficiente da un punto di vista energetico. Il tetto ed i parcheggi di Cerasolo sono coperti da pannelli fotovoltaici, i rifiuti sono interamente riciclati con la raccolta differenziata, in campagna la lotta agli insetti è rigorosamente biologia e presto arriverà la certificazione ambientale ISO 14.000 che si andrà ad unire a tutte le altre certificazioni qualità conseguite negli anni conseguite, dalla ISO 9.000 alle certificazioni internazionali BRC e IFS fino alla ultima arrivata, la certificazione eco-solidale Fair Trade.
RIMINI
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L'artista riminese espone presso la Domus del Chirurgo fino al 24 agosto
La Motta, ‘ai confini dell'antico’ “Il mito il viaggio la passione” è il titolo della mostra allestita all’interno della Domus grazie alla concessione della Soprintendenza Archeologica che ha consentito di attuare una convivenza complessa eppure riuscita in forma dialettica, grazie ad un’equilibrata interpretazione degli spazi da parte di La Motta, con opere distribuite nel ritmo delle architetture e della realtà museografica
Alessandro La Motta
SGUARDI D'ARTISTA di Annamaria Bernucci - Vi sono luoghi che contengono una concentrazione di storia e di arte in modo incessantemente vivo intrecciando relazioni con il tempo trascorso e remoto e che possono essere riattualizzati in modo vincente. Uno di questi luoghi è la Domus del Chirurgo inglobata nel suo contenitore museo, squarcio archeologico di rara preziosità che si offre alla vista dei visitatori di Piazza Ferrari a Rimini restituendo una complessa sequenza stratigrafica di reperti e mosaici dal I secolo d.C al periodo tardo antico. Che in un contesto di questa
natura potesse convivere l’opera pittorica recente di Alessandro La Motta è stata una scommessa espositiva automatica e insieme coraggiosa. Il mito il viaggio la passione è il titolo della mostra allestita all’interno della Domus grazie alla concessione della Soprintendenza Archeologica che ha consentito di attuare una convivenza complessa eppure riuscita in forma dialettica, grazie ad un’equilibrata interpretazione degli spazi da parte di La Motta, con opere distribuite nel ritmo delle architetture e della realtà
museografica. Riflessione e confronto sull’antico nelle sue molteplici declinazioni, un occhio particolare alla statuaria e alla pittura, sia che evochi Atene o Roma o l’arcaismo mediterraneo, veneri, poeti, atleti fuoriescono con forza dal tessuto di vernici, strati, supporti cartacei tormentati ed elaborati, resi più vividi e tenaci dagli inserti di rame, sagace resistenza della materia allo sgretolamento del tempo e alla corrosione della vita delle cose. Non è la prima volta che tanta
sapienza di mestiche e colle ed elaborazioni pittoriche viene messa in diretto contatto con il lavoro artigianale del padre Antonio La Motta, noto e ormai storico riminese nella cui bottega si attingono ancora conoscenze di un mestiere in via di estinzione. Alessandro La Motta sembra voler reinventare le opere degli antichi maestri per contaminarle con i veleni e le alchimie della contemporaneità proponendo visioni maestose di teste provenienti dalla scultura
greco-romana, misteriosi telamoni privi della luce nelle grandi cavità orbitali che invece carica di rinnovate sembianze e nuovi sguardi; oppure elabora morfologie possenti alla Michelangelo ed echi di ritorni alla classicità dal sapore novecentesco innestando nelle figure stravolgimenti di lontana matrice espressionistica. Sia che duetti con l’attore Giancarlo Giannini sul palco del Meeting attraverso la realizzazione pittorica di una grande tela dedicata a Leopardi, sia che colga le già celebri forme corporee di Claudia Koll in una impronta di colore, o che firmi le scenografie teatrali di spettacoli come Il giardino poetico con Lucilla Morlacchi, A l’aura sparsi con Gianni Musi e Non son torri ma giganti, per la regia di Vittorio Possenti e Roberto Gabellini, Alessandro La Motta si presenta da molti anni nel panorama riminese come artista di rara energia, presente sulla scena nazionale e non solo (nel 2013 partecipa a Shanghai a l’Expò Universale presso la
Tongij University, dove una sua opera è entrata nella collezione permanente), supportato da un palco critico notevolissimo: Beatrice Buscaroli, Valerio Dehò, Alberto Agazzani, Gianfranco Lauretano, Roberto Carifi, Davide Rondoni, Giulio Zavatta solo per citare alcuni nomi. Nato a Rimini nel 1966, la Motta si è diplomato presso il Liceo Artistico di Rimini e all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Impossibile riassumere il già straripante curriculum di mostre e partecipazioni a collettive al suo attivo, né colmare le vicende successive della sua ricerca artistica, i passaggi dalle sue prime indagini su una materia primordiale, terrigna e vulcanica, e la luce, dal timbro pittorico, segnata sempre da una forte componente materica, a cavallo tra astrazione e figurazione; o il suo rapporto con la poesia, in particolare con Rainer Maria Rilke e Mario Luzi che ha originato sensibili ‘traduzioni’ in pittura, sino ai suoi viaggi alessandrini che ci hanno portato oggi ad incontrarlo tra le vestigia archeologiche della piccola Pompei riminese.
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RIMINI
Il presidente Lorenzo Cagnoni replica alle voci che coinvolgono uno dei cardini economici provinciali
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“Rimini Fiera a rischio default? Ridicolo?”” - “Da dove si deve partire? Da uno stato di necessità che non esiste. C'è la convinzione di una politica di alleanze e non che la fiera è sull'orlo del baratro. Le alleanze le cerchiamo con insistenza e professionalità perché siamo forti”. Un Lorenzo Cagnoni in forma. Il presidente ribatte e argomenta colpo su colpo il vortice di voci sulla Fiera e sul Palas. Sembra che la proprietà, Comune di Rimini, Provincia di Rimini e Camera di commercio, stiano valutando l'eventualità di privatizzare per fare cassa. Data la situazione degli enti pubblici non riescono più a far fronte ai mutui contratti (come per il Palas). Il presidente Cagnoni: “La nostra è una storia di debiti pagati. Non abbiamo che 14 milioni di mutui residui. Una Fiera che è riuscita a pagare l'investimento [circa 280 milioni, ndr]: 40 milioni sono arrivati dalle istituzioni; gli altri direttamente da noi. Trovo ridicolo quando leggo che siamo a rischio default. Dal 2017, saremo in grado di distribuire dividendi pari a 3 milioni di euro”. Palas L'anello debole di Rimini Fiera non è il quartiere fieristico
Voci di privatizzazione sul Palas di Rimini e sulla stessa fiera. I soci forti, Comune di Rimini, Camera di commercio e Provincia di Rimini intenzionati a vendere
Lorenzo Cagnoni
FOCUS
ma il Palas. Inaugurato nel 2011, soffre sia da un punto di vista finanziario, sia da un punto di vista industriale. Anche se nel 2014 e nel 2015 una luce in fondo al tunnel si intravede. Cagnoni: “Ci lasciamo alle spalle le preoccupazioni? No, ma l'attività è solida, stabile, relativamente positiva. Ha un valore che nessuno può disconoscere. Se non avessimo fatto questo investimento che tipo di ruolo avremmo avuto nel congressua-
le? Saremmo usciti dal mercato. Siamo in un settore debole e presidiato in massima parte, in Italia e in Europa, da strutture di carattere pubbliche. Sono aggressive e lavorano sottocosto. Noi siamo una piccola realtà di provincia con ambizioni forti nel congressuale e nel fieristico. Abbiamo creato uno tra i più moderni ed efficaci spazi d'Europa”.
URBANISTICA
Walter Martinese, il lato poetico dell'economista
Rimini Palas
- Un superstore di 2.500 metri quadrati, abitazioni per 7mila metri quadrati e uffici per 2mila metri quadrati. Questo il futuro dell'area dell'ex fiera di Rimini. L'area è stata acquisita Commercianti Indipendenti per sviluppare il progetto presentato, che comprende
POESIA
Ex Fiera: supersore, case e uffici una superficie utile lorda di 14.000 metri quadrati. All’interno dell’area si realizzerà un nuovo superstore alimentare da 2.500 metri quadri, dove verrà trasferito l’attuale negozio di via Euterpe. Il precedente punto vendita rimarrà aperto come negozio di vicinato (Conad City) per rispondere alle necessità del quartiere. A fianco del Superstore sorgerà un complesso resi-
Lorenzo Cagnoni è una delle menti più competenti del Riminese. Non è azzardato dire che senza di lui al timone forse Rimini Fiera sarebbe in cattive acque. Politica provinciale Ma la politica provinciale qualche errore di strategia l'ha commessa: due palazzi dei congressi (quello di Riccione è costato 60 milioni di euro). Forse
andava evitato anche la costruzione del Palas di Rimini. Forse andava costruita una mega sala polivalente alla Fiera. Ma ora sono stati fatti gli investimenti e ci vuole materia grigia e capacità tecniche per cercare di farle fruttare. Non sarà facile. L'Italia economica che non sa che pesci prendere, che non sa fare sistema, che non sa allocare al meglio le proprie risorse con una strategia sul medio e lungo periodo si potrebbe specchiare nel Palas di Rimini e in quello di Roma. Sono due strutture da circa 10mila posti (9.300 quello di Rimini). Una è di troppo. Quella di Roma, ovviamente. Quello di Rimini è già finito ed è costato circa 120 milioni di euro. Quello romano, senza entrare troppo nei dettagli, sempre con una sala da 10mila posti, costerà oltre 400 milioni di euro. Che esagerati 'sti romani. Si dice che in una nazione accorta di mega-strutture simili ne basterebbe una; con i soldi risparmiati un popolo con un'idea di futuro farebbe altro. Ma l'Italia ha una storia di
staterelli e sedi vescovili che ci hanno tirato su nella frammentazione e con forze piccole l'aratro grande non si sposta. Il Palas riminese da mesi è sotto i fuochi della politica, della città e anche di Rimini Fiera che ne è il proprietario. Su queste voci che corrono, quelle dei tre proprietari, e che si contraddicono, c'è anche chi afferma che il Palas deve essere venduto per ripianare i debiti perché Fiera di Rimini, Comune di Rimini & C. non riuscirebbero a farvi fronte con proprie risorse economiche. Cagnoni non si sbilancia: “Ho in mente una certa idea di privatizzazione e non come operazione di immagine. Sono un uomo che tenta di portare delle soluzioni. Non sono preoccupato per una discussione franca. Certo c'è il rischio di una svendita”. A fronte di un investimento di circa 400 milioni di euro (280 per la costruzione della Fiera e 120 per il Palas), le due strutture generano ricchezza per circa il 12 per cento del Pil (Prodotto interno lordo provinciale. Nel 2013, il Palas ha fatturato 8,2 milioni (con un rosso di un milione di euro).
denziale e direzionale di qualità, che andrà a valorizzare una delle aree più pregiate della zona di Rimini, incastonata tra il centro e la zona congressuale. L’area non commerciale è suddivisa tra una parte residenziale di circa 7mila metri quadrati e una uffici di circa 2mila metri. L’intervento riguarderà anche la costruzione di un parcheggio pubblico da 150 posti a supporto del
palacongressi, oltre ovviamente alle aree di sosta funzionali alla parte commerciale e residenziale. L’auspicio è che l’iter per l’inizio dei lavori possa seguire il percorso più rapido possibile. Cia-Conad ritiene infatti che questo importante progetto possa rappresentare un positivo volano per il territorio, in un momento di carenza di investimenti e difficoltà per numerosi settori dell’economia.
- Pensiero numero 1: “Tra sogno e realtà” Sogno di essere accanto a te , così felice, così contento di vivere. Ma apro un momento gli occhi e sono solo, solo con il mio pensiero, cavallo indomabile che galoppa nelle praterie della fantasia. Sogno di vedere il tuo sorriso mentre mi guardi e di sentire le tue mani nelle mie tremare di gioia. Ma se osservo bene vedo solo un raggio di luce della luna penetrare attraverso la finestra della mia camera che illumina il mio viso. Quel raggio di luce mi dà l’illusione ed il calore della tua presenza. Sogno di sentire le tue labbra sfiorare le mie, il tuo corpo così vicino, così morbido, ma apro gli occhi ed è solo buio, il buio triste, tetro, impenetrabi-
Walter Guglielmo Martinese con la moglie Brunella scmparsa prima del tempo le della notte che sta giocando con il mio pensiero. E gli occhi si richiudono. Pensiero numero 2: “ Stasera ti ho incontrato” Stasera ti ho incontrata, ho visto i tuoi occhi chiari, ho visto il tuo viso giovane, bello, puro. Mi sono fermato senza pa-
role, ti ho guardato stupito, mi hai guardato dolcemente e timidamente. Il mio cuore correva ed ho scoperto il desiderio del domani che non mi fa dormire, che mi rende inquieto, ma che mi fa vivere per te nella speranza del domani. La Spezia 1962
SAN MARINO
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Più di 60 capolavori a Palazzo Arzilli nel Centro storico. Mostra curata da Emiliani
San Marino: Reni, Guercino e non solo Cagnacci, Annibale e Agostino Carracci. Fino al 15 settembre, ingresso libero
L'Ecce Homo di Reni, uno dei capolavori in mostra
ARTE di Atanasio Cecchini - Guido Reni, Guercino, Cagnacci, Annibale e Agostino Carracci sono solo alcuni dei grandi maestri presenti nella straordinaria mostra “Viaggio nell'arte Emiliana -Romagnola dal XV al XVIII secolo” allestita nella galleria Arzilli a San Marino. La mostra, organizzata dalla Casa Sammarinese è visitabile fino al 15 settembre (ingresso libero mattino ore 09:30 - 12:30 pomeriggio ore 15:30 - 19:30). L'aspetto stori-
co e culturale dei dipinti è curato dal professor Andrea Emiliani con il prezioso supporto di noti esperti d'arte quali Negro, Viroli, Lipparini, Palloni, Zavatta, Fiumicelli e De Liberati. La mostra è dedicata all'urbinate Paolo Volponi, umanista, saggista, politico e collezionista d'arte. L'inaugurazione si è svolta il 25 luglio alla presenza del dottor Marco Arzilli segretario di Stato della Repubblica di
San Marino. Il 7 agosto è anche prevista la presenza del professor Vittorio Sgarbi. Il giorno della inaugurazione, invitato dagli organizzatori, ero presente alla manifestazione e ho avuto modo di analizzare accuratamente la galleria dei dipinti; veramente notevole, sicuramente una delle
migliori mostre del dopoguerra. Nel visitare la collezione si rimane interdetti; non sai dove posare lo sguardo, 60 capolavori si susseguono uno accanto all'altro senza soluzione di continuità, dai dipinti dei nostri romagnoli Innocenzo da Imola e Cagnacci da Sant'Arcangelo ai bolognesi Annibale, Agostino e Ludovico Carracci per finire con l'incanto dell'Ecce Homo di Guido Reni. La raffinatezza del dipinto è espressa nel delicato color lavanda delle labbra e nei colori pastello del manto e del corpo, così che l'immagine di Cristo risulta essere di una indescrivibile grazia immateriale e mistica. La sofferenza di Cristo non è fisica, ma metafisica e interiore. Il dipinto è una pittura di luce la quale come noto ha un forte valore simbolico che richiama all'ineffabile, al supe-
riore, a Dio stesso. Dal punto di vista figurativo è utile osservare come nel dipinto del Reni, depositario di una cultura classica, il corpo di Cristo nonostante le violenze subite a seguito della flagellazione conservi un aspetto armonioso con la muscolatura proporzionata di un eroe o di un giovane atleta, questa rappresentazione evidenzia ancora una volta la tradizione figurativa classica, la quale tende ad evitare specialmente per la divinità e gli eroi un naturalismo troppo rigoroso favorendo al contrario una rappresentazione dei corpi idealizzata e armoniosa. Come noto le opere artistiche riflettono la cultura dell'arca geografica nella quale esse sono state ideate ed eseguite, quindi quale occasione migliore per verificare di persona la veridicità di tale assunto? La mostra di San Marino ci permetterà un tuffo nella nostra passata cultura la quale per secoli ha illuminato il mondo dell'arte. Per approfondimenti Dott. Atanasio Cecchini info@artecertificata.it .
l'OPINIONE
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Il passo falso di Renzi. D'Alema non voluto dalla Merkel?
Pd e Unione europea, la questione Mogherini Il professor Alessandro Roveri
IL PUNTO DI VISTA
Inizia in prima pagina metri a nord di Berlino, in un paese, la Repubblica Democratica Tedesca (RDT), costruttrice del famoso muro di Beelino, confinante con la Repubblica Federale Tedesca di Bonn (RFT), che era retto da una dittatura comunista tra le più controllate dall’ URSS. La Merkel ha studiato fisica all’Università di Lipsia tra il 1973 e il 1978, e fu membro del movimento giovanile socialista del regime “Libera Gioventù Tedesca”. Nel 1989, mentre entrava in crisi la RDT, fu uno dei dirigenti del movimento liberale “Il popolo siamo noi”, partecipando attivamente alla lotta per la libertà. Quando cadde il muro di Berlino, la Merkel aderì al nuovo partito “Risveglio democratico”, che contribuì alla caduta del muro di Ber-
lino, che in passato aveva visto cadere sotto il fuoco della polizia i tedeschi dell’Est che volevano raggiungere il territorio berlinese della RFT. Dopo le elezioni libere del 18 marzo 1990 la Merkel entrò a far parte dell’ ultimo governo della Repubblica Democratica Tedesca guidato da Lothar de Maizières. Alle prime elezioni successive alla riunificazione tedesca, nel dicembre 1990, la
Merkel fu eletta nel Bundestag (il Parlamento) della Germania riunificata, e divenne Cancelliere nel 2005, con un programma di riforma del Sistema Sanitario e di Sviluppo energetico futuro. Non poteva, la Merkel, non inorridire di fronte alla proposta di Renzi di avere come ministro degli Esteri dell’Europa un ex comunista italiano come D’Alema. Ricordava troppo bene le condizioni di tirannide che aveva conosciuto in gioventù, contro la quali il partito di D’Alema non aveva mai contrapposto le libertà dell’Italia liberata dal fascismo Difficile, oggi, prevedere chi sarà ministro degli Esteri dell’Europa dell’euro. Ma certo quello di Renzi è stato un passo falso.
*Libero docente all'Università di Roma
ECONOMIA
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Azienda metalmeccanica di precisione che ha puntato sull'innovazione
Nuova Tcm, 40 anni di lavoro ben fatto - Chiunque, percorrendo la via Giovanni Santi nella zona di Massignano a Gradara, venerdì primo agosto, avrebbe di certo avuto un attimo di smarrimento vedendo che nel grosso capannone rosso della TCM si stava festeggiando allegramente. Nonostante i tanti problemi dell’industria italiana, nonostante la crisi, nonostante il lavoro che manca li, al numero 44 si stava festeggiando. Non è comune vedere ballerine brasiliane portare la loro samba e le loro piume tra carrelli elevatori, macchine e secchioni d’officina. Ma se poi questo chiunque fosse stato ad ascoltare quello che gli oratori stavano raccontando ed avesse guardato la massa dei giovani e meno seduti ai tavoli avrebbe di certo capito che si stava celebrando in quel momento una ricorrenza particolare e straordinaria: il 40° anniversario dalla nascita della Officina Meccanica Nuova TCM, “quella di Andreani”! Da 40 anni TCM opera nel settore della meccanica di precisione. Da piccolo laboratorio artigiano fortemente voluto e creato dalla volontà di Egidio Andreani ad azienda leader nella subfornitura meccanica che coinvolge nella strategia e nella direzione tutta la famiglia, in primis i figli Chiara e Diego. La Nuova TCM produce e lavora, su disegni e progetti dei clien-
Dietro la passione e la competenza di Egidio Andreani. Dal primo tornio acquistato a rate al meglio della tecnologia a controllo numerico Egidio Andreani e alcuni dipendenti durante la cena aziendale
FOCUS di Claudio Casadei ti, gruppi meccanici e componentistica di ogni dimensione. Fa parte di un gruppo che comprende anche altre realtà tra cui TLM specializzata in oleodinamica. Impiega almeno 100 persone. Opera su una superficie coperta di circa 11mila metri quadrati con un parco macchine che si compone di 60 postazioni che consentono di eseguire lavorazioni che vanno dal taglio, saldatura robotizzata a filo, tornitura e fresatura a controllo numerico, foratura, rettifica, assemblaggio,
sia per lotti di grandi dimensioni, che per piccole serie. Ma quello che si vede è l’approdo di un cammino partito nel 1974, con la forza di volontà di un lavoratore dipendente della Antonelli che ha idee molto chiare per il suo futuro e per quello della sua famiglia: Egidio Andreani. Il primo investimento è un piccolo tornio parallelo dal costo di 700mila lire pagate in due rate in quanto il matrimonio appena celebrato aveva “prosciugato le casse”
e lasciato qualche debito. È c’è molto più che un riconoscimento formale nella frase pronunciata da Egidio Andreani durante il discorso della serata. “Mi ero appena sposato, con quella signora là dice indicando la Signora Rosanna - che, anche se è sempre stata dietro le quinte, ha molti, molti più meriti rispetto a quelli che possono apparire.” Si rinnova anche per la TCM l’antico detto latino che vuole che dietro ogni grande uomo ci sia una grande donna. Folcloristico il primo mezzo di trasporto, del quale oggi quasi non si trovano nemmeno le foto su internet: un ormai
introvabile Benelli 50 tipo Apetto utilizzato allora dai marinai cattolichini. Primo dipendente, e pilota dell’Apetto, il fratello di Egidio, Giuseppe, già crossista a livello mondiale e attualmente impegnato nella sua Andreani Group, distributrice dei prodotti per moto Ölhins e di altri marchi leader di componentistica per auto moto e biciclette. La storia degli albori TCM continua, ed è proprio la nascente azienda ad acquistare il primo tornio a controllo numerico in Romagna: il Vega n° 3 prodotto dalla Olivetti; acquistato addirittura sui disegni in quanto alla stipula del contratto non c’erano nemmeno le foto! Altra scelta rivoluzionaria l’intuizione che ha portato all’ utilizzo dei primi inserti nell’epoca degli utensili saldobrasati con Sandvik che consegnava a Bologna e voleva essere pagata cash! E l’emozione dei primi clienti, molti dei quali sono rimasti fedeli ancora oggi. Clienti come sfide da vincere mentre, in quegli anni, per quanto riguarda la meccanica si sarebbero potuto compiere scelte più tranquille avendo in pieno sviluppo il settore del legno e i colossi locali in prepotente crescita. Ma le cose semplici sono per tutti e quelle difficili solo per i migliori. TCM infatti fa scelte di-
verse e negli anni le strade intraprese si riveleranno le migliori. Egidio Andreani continua con il racconto dei tempi epici della nascita di TCM e le 100 persone che gli sono davanti, tutti o quasi con maglietta commemorativa dell’evento, possono ascoltare sia il suo discorso che l’entusiasmo dei figli, e quindi non possono che sentirsi tranquilli per un futuro che ha già fissato i suoi punti di riferimento. Durante la serata i dipendenti hanno voluto ringraziare la famiglia Andreani donandole un libro di vetro con inciso sulle pagine di sinistra il logo della ditta a significare la storia passata, mentre sulla destra i ringraziamenti per gli anni vissuti insieme nella speranza di scrivere ancora insieme i prossimi quarant’anni di storia. Nel frattempo la serata proseguiva con ottimo pesce magistralmente cucinato e servito ai tavoli, buon vino, musiche, canti e (per i più coraggiosi) balli agevolati dalla presenza di ballerine brasiliane, brave, colorate e tanto alte! Una festa in famiglia, davvero una serata speciale per un avvenimento speciale: la TCM ha quarant’anni e il fascino discreto che hanno le belle donne di quell’età. Ringraziare chi l’ha creata dal nulla e chi oggi ne consente la crescita e lo sviluppo è cosa facile per chi ci lavora e per le proprie famiglie!
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Giuseppe Lo Magro, babbo per la quinta volta. Eletto dal nuovo consiglio per altri 3 anni
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Famija arciunesa, Lomagrissima
ALLEGRO MA NON TROPPO
Spigolature
RICCIONE
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degli Scrondi COMUNITA'
CANI - PD - PULIZIE - CRAC - ALBERI...
Cani e hashish - Leggiamo: “Blitz antidroga nei campeggi, i cani fiutano mdma e hashish”. Poi abbiamo capito perché quei cani erano così arzilli... Pd e pulizia - Leggiamo: “Ubaldi pronto a far pulizia”. Il futuro del Pd nelle mani di un'impresa di pulizia?... Attenti alle parole! - Leggiamo: “Mercatini solo con prodotti italiani, anziché le solite schifezze cinesi”. Detto dal consigliere Davide Rizzoli. Il premier cinese Li Keqiang, dicono, ha subito messo Riccione nella black-list. E mo' so cazzi!...
‘Lucciola’ - Leggiamo: “Ospita una ‘lucciola’ per arrotondare”. Pensiamo che si parli di lucciole con la gnocca...
Festa dell'Unità il 2 novembre? - Leggiamo: “La Festa dell'Unità slitta ad ottobre”. Visto il giornale fondato da Antonio Gramsci è morto, si propone di farla il 2 novembre: Giornata della Commemorazione dei Defunti... A Riccione c'è sempre il sole - Leggiamo: “Il Meteo.it ironico: a Riccione solo sole”. Alla faccia dei cosiddetti meteoterroristi. Ma adesso chi glielo dice alle nuvole cariche di pioggia che scorazzano sui nostri cieli?... Bagni e scarichi a mare - Leggiamo: “Tra bagnini e Comune è guerra sui divieti”. Al turista non far sapere come è bello fare il bagno con lo scarico delle fogne nel mare... Maledizione alberi - Leggiamo: “Cade un altro albero in strada”. Accidenti, è una maledizione! Come se non bastassero tutti i pini che tagliano per il Trc. E' dura fare l'albero a Riccione...
Funghi??? - Leggiamo: “Pino caduto, colpa di un fungo”. E la Madonna! Sappiamo che la Perla Verde vuole sempre strafare, ma che razza di funghi ci sono a Riccione?... Vigili? - Leggiamo: “Raffica di multe, ma l'errore è dei vigili. Ignoravano il cambio da strisce blu in bianche: l'assessore le annulla”. Vigili poco vigili?... Una per cinque - Leggiamo: “Ambientalisti: 5 alberi piantati per ogni pianta abbattuta”. Scarsini! Erano più esigenti i nazisti: 10 per uno... Comune crac? - Leggiamo: “Pd all'attacco: ‘Il Comune è a rischio crac’”. Cazzo! E cosa è successo? Scusate, ma fino ad mese fa non governava il Pd?...
- Forse qualcuno esagera ma dà il senso: senza Giuseppe Lo Magro non ci sarebbe Famija Arciunesa; nella migliore delle ipotesi sarebbe diversa e meno dinamica. A dire queste cose è un signore che si è sempre divertito a duellare con Lo Magro. Il nuovo consiglio d'amministrazione, eletto lo scorso 12 luglio (resterà in carica fino al 2017), ha riconfermato Lo Magro presidente. E' il suo quinto mandato, un record. Una figlia grande, Lo Magro è una valanga. Fa un sacco di cose e anche bene. Professore in pensione che sapeva far interessare gli allievi, cucina da dio (soprattutto pesce), nuota (campione italiano over), scrive in dialetto (tante le sue commedie natalizie portate in scena a Riccione e non solo) e in italiano (naturalmente). E lo fa sempre con semplicità, precisione, senza smarrire l'eleganza e la piacevolezza. Soprattutto è un grande organizzatore. Senza la sua passione non ci sarebbero i moltissimi libri che raccontano il genius loci di Riccione. E non ci sarebbero targhe, statue, monumenti, disseminate in molti angoli della città. Le elezioni dello scorso 12 luglio si sono caratterizzate per il record dei votanti chiamati ad
Da sinistra: Gianni Zangheri, Antonio Batarra (tesoriere), Silvia Dabbeni, Paolo Santovito, Antonio Cianciosi (segretario), Cristina Dabbeni, Giuseppe Lo Magro (presidente), Giovanni Olivieri (vicepresidente), Riccardo Angelini
indicare 9 preferenze sulla lista unica di 18 candidati. In vetta Giuseppe Lo Magro, seguito a ruota da Giovanni Olivieri e poi da Antonio Batarra, Paolo Santovito, Riccardo Angelini, Cristina Dabbeni, Silvia Dabbeni, Antonio Cianciosi e Gianni Zangheri. I nove componenti del nuovo consiglio d'amministrazione il 14 luglio (presa della Bastiglia, ovvero Rivoluzione francese) si è riunito per le cariche sociali. Riconfermati Giuseppe Lo
Magro (presidente), Giovanni Olivieri (vice-presidente), Antonio Batarra (tesoriere); il compito di segretario è andato ad Antonio Cianciosi. Ad affiancare i “vecchi” consiglieri Paolo Santovito e Riccardo Angelini, ecco i giovani Cristina e Silvia Dabbeni e Gianni Zangheri. Forze fresche per portare nuove idee ed entusiasmo. Lo Magro: “Un doveroso grazie per l’impegno profuso nello scorso triennio va ai consiglieri
uscenti Franco Baratti, Teresio Spadoni e Marco Zangheri. Sarà quindi un consiglio pimpante che tenterà di portare a termine nel migliore dei modi gli appuntamenti classici: Festa di Fine Estate, Caldarroste in Viale Ceccarini, Presepe Animato, pubblicazione di libri, donazioni alle associazioni di volontariato, rassegna teatrale dialettale e, nel contempo, cercherà nuove strade per raccogliere fondi e motivi di aggregazione sociale. Allora... buon lavoro!”.
COMUNITA'
Villaggi, Mario Galasso presidente onorario - “Per aver saputo dare il proprio contributo, con competenza e garbo, alle necessità del nostro Centro non facendo mai mancare la sua presenza e il suo sorriso. L’attenzione e la disponibilità sempre profuse hanno
LA LETTERA
Cara Famija Arciunesa, grazie Ringrazio Famija Arciunesa, l’Associazione che da oltre 40 anni racconta, testimonia, aiuta i Riccionesi e i residenti nel Comune di Riccione. Per tre anni ho avuto modo di partecipare da Consigliere alle attività promosse dalla nostra Associazione, ho imparato tante cose, ho conosciuto tante persone tutte indistintamente innamorate di Riccione, della sua storia e delle sue straordinarie memorie. Sono entrato convinto che il volontariato in questo tipo di Associazione faccia bene a chi lo fà disinteressatamente ma soprattutto alla comunità che in lei si
riconosce… sempre meno purtroppo, sempre meno sono i soci. Lascio convinto che gli scopi dell’Associazione siano sani, buoni e disinteressati e per questo è necessario rimboccarsi le maniche e lavorare da Volontari per alimentare e propagandare tali valori. E’ necessario un Rinnovamento che auspico questo Direttivo sia in grado di promuovere e formalizzare, noi purtroppo non ci siamo riusciti. Saluto calorosamente tutti i consiglieri riconfermati con cui in
questi 3 anni ho lavorato, auguro un grosso in bocca al lupo ai nuovi e consiglio loro di tenere bene aperte le orecchie e infine saluto, simpaticamente, l’oramai non più “Babbo” ma promosso “Nonno” Giuseppe Lo Magro quindici anni di presidenza più tutto il resto passato nella Famija Arciunesa sono il riconoscimento tangibile di quanto grandissimo sia quest’uomo per quanto ha dato e ricevuto allo stesso tempo dall’Associzione e da Riccione tutta. Famija Arciunesa, Cuore Riccionese, At Voj Bèn!!! Marco Zangheri
Mario Galasso è il signore in blu. Alla sua sinistra Enzo Romagna
contribuito a far crescere il nostro Centro”. Con questa motivazione il Centro sociale i Villaggi ha insignito Mario Galasso della presidenza onoraria dei Villaggi lo scorso 5 luglio. “Ringrazio - dice Mario Galasso - di cuore il Centro I Villaggi. Questa onorificenza è un onore e una responsabilità. Sottolinea il rapporto di amici-
zia maturato in questi anni e stringe un legame ancora più solido per il futuro. Mi impegna a collaborare con il direttivo per far diventare ‘I Villaggi’ punto di riferimento per Riccione e i riccionesi. Insieme costruiremo un percorso che apra sempre più le porte del Centro alla città e ai suoi bisogni”. Già assessore provinciale,
Mario Galasso è da sempre impegnato nel sociale. Pensa che solo se si è al servizio degli altri la comunità possa crescere da un punto di vista civico. Il grande mattatore dei Villaggi è il presidente Enzo Romagna. Dalla sua verve partono una caterva di iniziative di successo in grado di coinvolgere il quartiere e non solo.
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Pd, le ragioni di una sconfitta. Montanari consigliere della Tosi viene dal Pci-Pds FOCUS
Pile di libri in conferenza - Pile di libri in conferenza nella Riccione estiva. Roba di cui esere orgogliosi. “Parole tra noi 2014. Reading, incontri, conversazioni”. E' il titolo della rassegna estiva libraria proposta da Block 60 di quei geni di Oscar Del Bianco e Ilio Pulici. I due fanno ricerca e tendenza oltre che con abbigliamento ed accessori anche con i libri. Sono amici di prestigiosi scrittori e giornalisti. Hanno portato, negli anni, belle menti. Le serate hanno anche il patrocinio del Comune di Riccione; si tengono nella Galleria del Palazzo dei Congressi. Ingresso libero. I prossimi incontri 23 agosto, alle ore 21,15. Beppe Fiorello. 24 agosto, alle ore 21,15. Marco Pastonesi. 25 agosto, alle ore 21,15 Luciana Castellina. Interviene Fabio Bruschi 30 agosto, alle ore 21,15 Gino e Michele, Nico Colonna. Moby Cult Rassegna Moby Cult, promossa da promossa da CNA Commercio e Turismo e il
Ilio Pulici e Oscar Del Bianco, tandem del Block 60
Consorzio Il Libro nella Città. 17 agosto. Luciano Garofano indagherà “I labirinti del male”. 19 agosto. Nada Malanima, cantante, scrittrice, attrice: “Giorni di spasimato amore” (Longanesi). 27 agosto. Zap & Ida: “Passi” (Giraldi editore) Appuntanmento a Riccione Abissinia dalle 21,5. Cicchetti-Fontanesi Galleria d’arte Terrazza Montparnasse, viale Ceccarini 19, ore 21,30 9 agosto. Luigi Casadei: “Il poeta riluttante”. 20 agosto. Lucio Scardino: “Album Pomposiano. Iconografia dell’Abbazia di Pomposa da metà Ottocento a oggi”. 29 agosto. Giammaria Ricciotti: “Canto dei giorni perduti”.
“Se la sinistra avesse fatto la sinistra non avrebbe perso il Comune” Lele Montanari, consigliere di Noi riccionesi
Già presidente delle farmacie, persona generosa, è considerato il monello della politica riccionese L'INTERVISTA - “Se la sinistra avesse fatto la sinistra, non avrebbe mai perso il Comune”. Parola di Lele Montanari, da molti considerato il monello della politica riccionese. Casa di famiglia, lungo il porto-canale, Lele è persona buona e generosa. Forse il suo difetto più grande è che spesso parte lancia in resta. Viene dal Pci (Partito comunista italiano, il padre del Pd). Porta ancora la falce e martello alla catenina. Nel Pci era un uomo che faceva 130 tessere l'anno, tante sottoscrizioni e capace di vendere una marea di biglietti per le feste dell'Unità.Tanto che un big negli anni Ottanta gli dice: “Ne fai troppe; sei sospetto!”. Lele Montanari è stato anche presidente della farmacie riccio-
nesi. Non tratteneva quasi nulla della sua indennità di carica. Poi è approdato in liste civiche contrapposte al Pd. Montanari, dove si colloca in politica? “Dovrei dire a sinistra. Ma la sinistra fa una politica di destra. Se a Riccione avesse fatto la sinistra non avrebbe mai perso il Comune. La vittoria della Tosi dice che per il Pd era giunto il momento di andare a casa; i primi sentori sono arrivati da Coriano e Cattolica, con il commissariamento. I cittadini non accettano più le chiacchiere. Vogliono i fatti e l'alternanza. La gente si è stancata di essere presa in giro. Nella scorsa legislatura ero all'opposizione in consiglio comunale e sentivo da
troppi e troppo spesso dire che loro avevano vinto e facevano come volevano. Da me, e spero da tutti noi, non si sentirà mai una frase simile, anche se un po' mi pizzica la lingua”. Qualche big del Pd dopo la sconfitta del sindaco uscente del Pd alle primarie, si è schierata con la Tosi. Come legge questo salto della quaglia? “Nella politica ci sta tutto. Cambiare potrebbe essere letto come un segno di intelligenza o di qualunquismo. Diciamo che chi è venuto con noi si è reso conto che le loro ideologie erano alla fine. Anche se il passaggio lo avrebbero potuto anche fare prima”. Questo cambio di campo non le fa dire più niente? “Forse avranno avuto dei problemi all'interno del Pd. Penso che se un sindaco lavora bene 5 anni, non venga chiamato a fare le primarie. Pironi aveva una giunta debole e non ha ascoltato i cittadini. Come sul Trc (Trasporto rapido costiero); non ha concesso neppure il referendum chiesto. E su questo i cittadini si sono arrabbiati, molto arrabbiati. Inoltre, la gente si è stufata che alcuni amministra-
tori campino di politica; con i soliti noti che si spostano da una sedia all'altra. Io sono uscito dal Pds proprio causa il Trc e il Palas. Votai contro. Tutt'e due le opere metteranno in crisi i riccionesi per i prossimi decenni. Penso che il Palas debba essere venduto altrimenti il nostro bilancio non regge. Curiosità, nel Palas ci piove dentro, come pure nei suoi parcheggi sotterranei”. Chi è per lei la Tosi? “Una brava persona e una bella donna. Ha carattere. Ha un lavoro [avvocato in uno studio notarile, ndr] e non campa di politica. E' una donna che alle parole fa seguire fatti”. Difetti? “Da fuori potrebbe sembrare puntigliosa, ma chi la conosce bene sa che non è così. E' da dieci anni che collaboro con lei. Penso che sia la persona giusta al posto giusto”. Trc, che cosa succederà? “Noi stiamo facendo la nostra battaglia; altrimenti il Comune sarà ingessato dal fardello finanziario nei prossimi decenni. Addio altri investimenti. L'hanno voluto la Regione e la Provincia; Riccione ha subìto. Questa battaglia la facciamo anche per la vecchia giunta che ci critica”.
RICCIONE
Malpassi Maurizio Impermeabilizzazioni Scantinati - Seminterrati - Cisterne Piscine - Giunti elastici - Umidità murali CATTOLICA (RN) Via Mozart 13 Tel. 0541 - 833295 - cell. 333.4814188
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1944. Settantesimo dell'estate di guerra. Diario di Rodolfo Francesconi
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Dal primo bombardamento: 100 morti alla liberazione di Rimini Rodolfo Francesconi
Azioni belliche avvenute sulla fascia costiera Adriatica da Cattolica a Rimini durante la guerra 1939-1945
- Rodolfo Francesconi è nato nel 1928. Ingegnere chimico, per tutta la vita è stato dirigente d'azienda. Nel 1943, la famiglia da Riccione sfolla a Misano, dove i nonni erano i custodi della colonia Piacenza. Ragazzo sveglio e curioso, Rodolfo tenne il suo speciale quadernino di guerra. Dopo ogni bombardamento, inforcava la bicicletta e andava a vedere le conseguenze. Da giugno, ogni mese pubblicheremo le sue speciali “memorie”. Iniziano nel novembre del 1944 col primo bombardamento di Rimini e terminano nel settembre del 1944. Poi ne faremo l'appendice nella ristampa del suo libro, “Quello che butta il mare”, sempre memorie dell'estate 1944. Buona lettura. La chiesa di San Lorenzo bombardata e la ricostruzione
LA STORIA - 2 -
di Rodolfo Francesconi - Alle ore 15,20 del giorno 29/APRILE/1944, cinque fortezze volanti americane di passaggio su RIMINI gettavano tre bombe sxulla città. V BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL F.CONCA EFFETTUATO IL 1°/MAGGIO/1944. Alle ore 17,35 del I Maggio, otto caccia inglesi tipo “Sonderbaund” bombardavano centrandolo in pieno il ponte sul Fiume Conca fra Misano Mare e Cattolica. La contraerea non arrecava alcun danno agli incursori. VI BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL F.CONCA EFFETTUATO IL 13/MAGGIO/1944. Alle ore 3,30 della notte del 13 Maggio, un aereo nemico tipo “Bristol” sganciava sei bombe e sei spezzoni incendiari sul ponte del Fiume Conca e mitragliava in mare un barcone da pesca. Nessun danno. XII BOMBARDAMENTO EFFETTUATO IL 19/MAGGIO/1944 DA DUE FORMAZIONI DI 25 E 32 FORTEZZE VOLANTI AMERICANE. Alle ore 10, cinquantanove aerei bombardieri attaccavano la città di RIMINI centrando i ponti sul taglio del Marecchia e colpendo le batterie tedesche di lunga portata della Sacra Mora; il borgo di San Giuliano già colpito nei precedenti attacchi è stato raso al suolo. Dalle ore 10 alle ore 11,30 continuo passaggio di arerei
nemici. VII BOMBARDAMENTO SUL F.CONCA EFFETTUATO IL 19/MAGGIO/1944. Alle ore 9,40, sei bimotori inglesi Bristol Bleheim bombardavano con 36 bombe il ponte sul Fiume Conca senza colpire l’obiettivo. VIII BOMBARDAMENTO DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 25/MAGGIO/ 1944. Alle ore 17,20 sei bombardieri inglesi tipo Bristol scortati da due caccia facenti parte di una formazione di dodici aerei colpivano il ponte sul Fiume Conca. L’obiettivo non è stato colpito. IX BOMBARDAMENTO SUL F IUME CONCA EFFETTUATO IL 26/MAGGIO/1944. Alle ore 9,45 del 26 Maggio, sei bombardieri in quota attaccavano, scortati da due caccia, il ponte della ferrovia sul Fiume Conca. Delle due bombe cadute sui binari una sola esplodeva. Alle ore 13,15 due caccia inglesi tipo P.40 recatisi sul suddetto ponte per misurare gli effetti del bombardamento, mitragliavano un barcone da trasporto in mare a cinquecento metri dalla spiaggia di Misano Mare. X BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 2/ GIUGNO/1944 Alle ore 11.10 dodici bombardieri nemici tipo Bristol bombardavano il ponte della ferrovia sul F.Conca. L’obiettivo non é stato colpito.
X I I I BOMBERDAMENTO SU RIMINI EFFETTUATO IL 5/ GIUGNO/1944 DA 32 FORTEZZE VOLANTI. Dalle ore 12,30 alle ore 13,10 continuo passaggio di centinaia e centinaia di bombardieri Liberetor diretti verso obiettivi dell’Emilia. Alle ore 13,30 trentadue fortezze volanti bombardavano la città di RIMINI, colpendo in pieno il ponte della ferrovia ver-
so Ravenna sul taglio del Marecchia e distruggendo molte abitazioni nel Borgo di San Giuliano. Alle ore 14 più di 300 aerei nemici fra caccia e bombardieri in diverse formazioni e ondate erano di passaggio sulla costa adriatica. Alle ore 14,20 un quadrimotore avente il primo motore destro incendiato cadeva scoppiando in aria nei pressi di Gabicce. Dieci componenti
dell’equipaggio salvatisi col paracadute sono atterrati sulle colline antistanti la città di Riccione e Rimini; otto caccia inglesi incrociavano sul luogo di caduta dell’aereo. XI, XII, XIII BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 5/GIUGNO/1944. Alle ore 14,15 erano di pas-
saggio una sessantina di aerei nemici. Alle ore 14,40 - 15,05 15,15 in tre ondate successive trenta bimotori bombardavano il ponte sul Conca senza colpire l’obiettivo. XIV, XV BOMBARDAMENTO SUI PONTI DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 6/GIUGNO/1944. Alle ore 8,30 del mattino del 6 Giugno, 12 bimotori tipo Bristol scortati da cinque caccia bombardavano i ponti della ferrovia e della via Flaminia sul Fiume Conca senza colpire l’obiettivo. Alle ore 10,30 altri sei bimotori scortati da cinque caccia bombardavano di nuovo il solito ponte sul F. Conca. L’obiettivo non é stato colpito. Alle ore 13,30 sei caccia inglesi tipo Hurricane mitragliavano ripetutamente un treno carico di materiale bellico, il quale era fermo sulls strada ferrata fra Misano Mare e Riccione. Il treno colpito dalle raffiche si incendiava bruciando interamente fino a tarda ora. XVI BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 7/ GIUGNO/1944. Alle ore 9,55 del 7 Giugno, dodici bombardieri bimotori, avendo quattro caccia di scorta, bombardavano il ponte della ferrovia sul Fiume Conca senza colpire l’obiettivo. Alle ore 13 sei caccia inglesi tipo Hurricane mitragliavano un treno di materiale bellico fermo sulla linea ferroviaria fra Cattolica e Gradara. Indi colpivano ripetutamente con le armi di bordo alcuni automezzi sulla strada che da Cattolica porta a San Giovanni in Marignano. (3. continua)
RICCIONE Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
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Strappati con una gigantesca mano d'acciaio per costruire la linea del Trc
MOSTRA
Riccione raccontata dagli scatti di Pico e dai pennelli di Ruberto Epimaco (Pico) Zangheri
I Pegn chi piegn. Us sa,per ultme l’Om l’è arvat sora la Tera dop che e Signor ujeva priparè l’ambient, parò l’eguisme e la cecità dla nosta era, da distrugg tutt un gn’importa un acident. Pricis un ecidie,duvè ca stag,ultmament, l’è stè perpetred t’un modi,gema a la ligera, per un’opera c’la’s puteva fè enchè diferent mo la sordità lan ha vlù santì una Vosa Vera.
che tli Cuscienze d’Jarciunis al lasarà e segn, un patrimogne inestimabil,un immens dan, am dmand:E Nost Paes c’us senta ancora degn Momenti di vita riccionese dal '900... in poi”. Il doppio racconto dello stesso soggetto (tra il 1920 e il 1950) è in mostra al Palazzo del Turismo fino al 17 agosto. L'inaugurazione si è tenuta lo scorso 2 agosto. Ha organizzato Famija Arciunesa, con il patrocinio del Comune di Riccione. L'esposizione è aperta tutti i giorni dalle 17 alle 22. Ingresso gratuito.
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Poveri pini
Quela ad dusent Piente già antighe ad utent’an
- Epimaco (Pico, pe tutti) Zangheri è un raffinato testimone/narratore della storia di Riccione degli ultimi 60 anni. Le sue fotografie non hanno perso un attimo dei piccoli e grandi eventi della città. Giuseppe Ruberto è un paesaggista. Questa volta ha fatto qualcosa di diverso. Ha messo sulla tela gli squarci dell'obiettivo dell'amico Pico. Titolo: “Arcioun at voj bèn” (Riccione ti voglio bene).
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d’es Quel c’l’è se trata la Natura sa st’ingan ? te vent ujè e lament di tint Pegn abatud chi piegn. Mario Tonini (Riccione) I Pini che piangono. Si sa,per ultimo l’Uomo è arrivato sulla Terra dopo che il Signore gli aveva preparato l’ambiente, però l’egoismo e la cecità della nostra era,
di distruggere tutto non gli importa un accidente. Uguale un eccidio,dove risiedo,ultimamente, è stato perpetrato in un modo,diciamo alla leggera, per un’opera che la si poteva fare anche diversamente ma la sordità non ha voluto sentire una Voce vera. Quella di duecento Piante già antiche di ottant’anni che nelle Coscienze dei Riccionesi lasceranno il segno, un patrimonio inestimabile,un immenso danno, mi domando:Il Nostro Paese che si senta ancora degno di essere Quello che è se tratta la Natura con quest’inganno? Nel vento c’è il lamento dei tanti Pini abbattuti che piangono. Mario Tonini (Riccione)
Addio Enrico, all'incrocio prima del tempo - Enrico, un incrocio ti ha portato via. La vita che aveva preso a correre. Aveva fretta. Veloce. Doveva terminare. La morte era lì. Feroce. Atroce. Aveva furia. A quell’incrocio ti sei trovato. Non avevi nessun appuntamento. Ci si ritrova. Un dolore alla schiena durante una passeggiata al porto in una bella giornata di sole. Un dolore al fianco persistente. Gli occhi che si fanno tristi. “Mi raccomando, fammi sapere. Aspetto un messaggio, dopo”. I messaggi sono arrivati. Le telefonate. In pochi
AMARCORD giorni abbiamo dovuto cambiare le nostre parole. Il nostro linguaggio. Le nostre abitudini. Hai dovuto riprendere a frequentare luoghi, spazi a te già conosciuti. A noi già conosciuti. Reparti ospedalieri. Cicli di terapie. Cicli di aghi nella carne. Cicli di occhi persi nello spavento. Sequenze di speranze. Lo sconforto di non essere stato poi tanto voluto bene da questa vita. Ripetevi: non si è mai pronti alla fine. Non c’era la paura della morte.
Del momento si. Oggi, non mi abbandona la sagoma delle tue spalle. Le ho viste diventare piccole giorno dopo giorno. Il giorno ti portava via la carne. Limavo le parole affinché non fossero schiaffi. Sei stato forte amico mio. Hai attraversato la tua malattia con dignità. Verità. Con lo sconforto dovuto. Chiedevi di poter andar via nel sonno. Rivedo i tuoi denti accavallati, l’uno sopra l’altro, come a correre verso il tuo sorriso che conservo. Teneramente conservo. Ciao. Pasquale D’Alessio
CULTURA
Libri in viale Dante: Rocchetta/Spadoni Fosco Rocchetta e Teresio Spadoni
- Musica, pittura, poesia, storia locale, risate e vino sono gli ingredienti che contribuiscono a confermare il successo già ottenuto durante lo scorso anno. Per il secondo anno consecutivo i commercianti della Galleria Casa nel Parco - Riccione in Viale Dante 76 - hanno organizzato una serie di eventi che ogni quindici giorni contribuiscono ad animare i ve-
nerdì estivi riccionesi di giugno, luglio ed agosto. 8 agosto - ore 21,40 “Riccione, il ritrovo estivo del tenore Giuseppe Borgatti” Ospite: Fosco Rocchetta (già direttore della biblioteca
di Ricccione, storico locale con libri scritti attingendo direttamente agli archivi). 22 agosto - ore 21,40 “Romagna solatia, dolce paese”. Ospite: Teresio Spadoni (poeta). Presenta il suo libro di liriche “Granelli di sabbia”. Chiacchiera con gli ospiti: Alessandro Formilli.
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MISANO
Il talento di Caterina Bagli. Subito veloce Graziella Cermaria, campionessa per caso ALLEGRO MA NON TROPPO
Parole da e ‘Fnil’ (Il vecchio nome di Misano Mare)
CATTOLICA - Via Del Prete 6 TEL. 0541 - 960076 Fax 0541 963334 www.adriaexpress.it e-mail: adria@express.it
Atletica, due campionesse La prima è un giovane talento. La seconda dalle corse sul lungomare ai titoli italiani LO SPORT
LI SFIGATI - Chiamarlo giardino, quello di via D’Annunzio, è veramente un eufemismo. Le fogne sono completamente, visivamente otturate, l’erba cresce meglio nel deserto e le panchine chiedono disperatamente di bere impregnanti ed acquaragia. Le piante, quelle belle, guardano sconsolate l’arredo e il panorama sottostante. Le luci non funzionano, sono spente da anni, ma questo è un bene... al buio, lo scempio non si vede. GLI SFIGATI - Chiamarla fontana, quella di piazza della Repubblica, è veramente inopportuno. Quando nacque, simbolo del mare e dello sport, zampillava coloratissima piena di vita. Piaceva, e migliaia di turisti amavano immortalare il design del mosaico ondulato, che resiste nonostante l’età. Davvero non c’è soluzione a questa cartolina di benvenuto? GLI SFIGATI - Anziani, mamme con passeggini, disabili e comunque, coloro con temporanee e precarie difficoltà di mobilità, ecc. hanno grandi disagi, ad inserirsi dagli innumerevoli marciapiedi alle strisce pedonali senza scivoli adeguati. Queste persone non hanno, purtroppo, gli ammortizzatori come le quattro ruote, alle quali invece, viene riconosciuto sempre un accesso privilegiato. A volte basta pensarci. GLI SFIGATI - Le piste ciclopedonali sono un bel viatico per il turismo alternativo, per scoprire le bellezze del territorio, ma anche e soprattutto, un simbolo di civiltà. Per la sicurezza, invece, non solo del turista, una seria programmazione per il potenziamento delle stesse, qualificarebbe ulteriormente la nostra offerta. In attesa... la manutenzione e la visibilità dell’esistente, è certamente una delle prioritaria. GLI SFIGATI - I bidoni di latta arancione posizionati, nei pressi dei centri abitati, per fare da deterrente alla eccessiva velocità degli automobilisti indisciplinati, purtroppo, questi bidoni, non svolgono più la funzione per la quale erano stati acquistati. Sono furbi gli automobilisti o sono inutili i bidoni? GLI SFIGATI - Rimarranno tali?
MISANO ADRIATICO Via Puccini 27/F Tel. 0541.601758 - Fax 0541.602058
- Caterina Bagli è giunta in campo verso novembre e mi ha chiesto se poteva provare ma con la certezza di non svolgere più di due allenamenti a settimana. Le ho dato la mia parola. Si è subito inserita nel gruppo e quella ragazzina timida, timida pian pian scioglieva la corazza. Le ho chiesto di partecipare ai campionati regionali indoor 2010 con la squadra e si è subito messa in evidenza arrivando terza con 8”35. Abbiamo continuato con due allenamenti a settimana e nelle prime gare di aprile si è presentata con 10”1 manuale negli 80 metri ma la cosa più bella è che per spirito di quadra ha partecipato alle prove multiple - un disastro! . Si divertiva con il gruppo e questa era la cosa più bella. Verso maggio visti i risultati le ho detto che c’era la possibilità di partecipare al criterium cadetti a Cles. Ha deciso di aggiungere un allenamento e di provare a mettersi in gioco (...). Caterina migliora ma mi accorgo sempre di più di alcuni difetti di postura che incidono sulla spinta del piede compresa la partenza, ne parlo con lei e mi rivela che è seguita da un massiofisioterapista perché ha un arto leggermente più corto. Conclude la stagione indoor con 7”98 sui 60 metri ma pasticcia agli italiani resta ferma in partenza. Osservo meglio Caterina come atleta senza togliere nulla agli altri e soprattutto un altro ragazzo con ottime possibilità di ottenere il minimo per gli italiani nel 400. Condivido alcune difficoltà di Caterina con il responsabile alla velocità Casi Stefano e con l’allenatore del San Marino Maccapani Eraldo. Sento di dovermi aggiornare e di rifinire meglio gli allenamenti. Non posso insistere con alcuni lavori di forza generale e specifica perché accusa dolori di schiena e quindi condivido il sapere di due massofisioterapisti. Conclusione prima di tutto lavorare sulla flessibilità dei tendini e soprattutto aumentare la muscolatura addominale e lombare. Verso aprile, la struttura corporea risponde meglio e decidiamo di inserire il quarto allenamento per impostare meglio le partenze. Caterina conclude l’anno con i campionati italiani allievi a Rieti arrivando seconda con 12”34 ma soprattutto una grinta infinita. Il nuovo anno parte con un entusiasmo immenso, il gruppo ha una carica positiva, tutti condividono le fatiche e soprattutto io coadiuvata da un altro tecnico Balducci Roberto condividiamo i primi lavori di forza più “specifici”, Caterina non può ancora osare tanto, ma migliora. Ottiene buoni risultati nei 60 metri e conclude i campionati italiani indoor al posto. La stagione autdoor parte alla grande fino a raggiungere l’apice il 9 giugno del 2012 con 12”09 a Osimo e i 200 con 25”26 (...). Incominciamo il nuovo anno con due novità: cambio di società e far parte di una squadra femminile di alto livello (Acsitalia) e l’idea di provare ad incrementare gli allenamenti con l’obiettivo
Caterina Bagli (in alto) e Grazia Cermaria
di ottenere il minimo per la convocazione agli europei Junior. Incominciamo un lavoro più intenso sulla forza inserendo gli esercizi di forza con il movimento lento e Caterina ne trae beneficio, il dolore alla schiena è più debole. Alla prima gara indoor Caterina sperava in un personale immediato e incomincia ad abbattersi. Con calma provo a farle capire che bisogna smaltire la mole di lavoro e che deve avere fiducia e il risultato arriverà. Un buon campionato italiano indoor concluso in 7”72 quarto posto e il primo posto nella staffetta 4x200 La nuova stagione autdoor parte con un buon 12”24, Caterina non è proprio contenta ma le faccio presente che era appena tornata da una gita di classe. Prima dei campionati di società viene organizzato un raduno nazionale di staffetta a Reggiolo, questa convocazione carica Caterina e ritorna con la convinzione di essere convocata a Gavardo per far parte della staffetta femminile Junior. Purtroppo Caterina “buca” i campionati di società facendo dei risultati poco convincenti. Ritengo opportuno far presente a Caterina che considerando i vari risultati delle altre ragazze, molto probabilmente la convocazione poteva saltare. Caterina non riusciva a considerare questa ipotesi e quando ciò è accaduto è rimasta frastornata. A Gavardo ha gareggiato nei 100 ma da quel momento, quando si posiziona dietro i blocchi
non c’è lo sguardo di Rieti (…”.me le mangio tutte”, ma al contrario...” saranno già tutte davanti”).Gli allenamenti facevano ben sperare e prima della partenza per Rieti era molto carica ma ai campionati italiani ha incominciato ad accusare dolore alla schiena concludendo in malo modo. Gli amici dell’atletica sia di Misano sia di fuori sono stati dei gran supporter e Caterina ne ha tratto beneficio. Dopo un periodo di vacanza ha cominciato ad allenarsi con quella determinazione che è degna di un’atleta con la prospettiva di dare il meglio per i campionati di società partecipa alla staffetta 4x100 assoluta conquistando il primo posto. Al ritorno Caterina accusa ancora un fortissimo dolore alla schiena e da quel momento non riusciamo più a sfiammare questo dolore. A settembre ai campionati di società finale oro a Modena, Caterina voleva partecipare e fino all’ultimo con una forza indescrivibile voleva gareggiare nella staffetta per il bene della squadra, ma poco prima della partenza il dolore si è acutizzato e quindi la sofferta decisione di rinunciare. Da quel momento la famiglia si è attivata per vari controlli medici fino alla scoperta che Caterina soffriva di una spondilo lisi genetica alla schiena e la triste decisione di interrompere tutta l’attività fisica. Non volevamo crederci e ci siamo informati con i migliori specialisti e fortunatamente dopo mesi di confronti il prof. Gazza ci propone la possibilità di riprendere l’attività con un’altra metodologia. Supportata inizialmente
da un altro allenatore Vincenzo De Luca a marzo 2014 abbiamo rincominciato gli allenamenti e il 25 aprile Caterina ha affrontato la sua prima gara con un tempo discreto ma con una grande gioia per non aver sentito nessun dolore alla schiena. Convinte più che mai abbiamo continuato e il 31 maggio a Macerata Caterina affronta i 100 con il desiderio di scendere sotto i 13” e finalmente si pone dietro i blocchi con quella grinta che la distingue e vince con 12”57, tempo che vale la qualificazione per i campionati nazionali a Torino e la possibilità di partecipare alla staffetta 4x100. Pochi giorni prima dell’evento di Torino accusa un leggero dolorino muscolare, decide di rinunciare ai 100 ma dà l’anima per la staffetta conquistando l’oro a pochi centesimi dal primato italiano. Ora attendiamo i campionati italiani assoluti a Rovereto e la finale oro di società a Milano il 27/28 settembre. Che dire “mai dire mai” la determinazione porta veramente ad agire in situazioni che sembrano impossibili! Sono molto contenta di aver avuto l’opportunità di allenare Caterina (...). Licia Pari Graziella Cermaria
Continua la “favola” di Graziella Cermaria (15 dicembre 1958), Atletica Santamonica Misano) in primavera a Modena nel corso del Trofeo Master Regionale ha corso i 100 metri in 14”39 (vento +0,6) migliorando il suo stesso record italiano SF55di 14”49 (il 21 settembre 2013 a Montecassiano) e anche la miglior prestazione F55 ad età compiuta (14”58 di Umbertina Contini nel 2010). E pensare che questa ragazza romagnola fino al 2007 non aveva mai praticato l’atletica leggera. E’ stata portata in pista casualmente da Cristina Amigoni. Licia Pari e Francesca Mantellato, le due anime dell’Atletica Santamonica, che hanno aggregato quell’anno il primo nucleo della loro società, l’hanno accolta con molto piacere. Lo stimolo dei Campionati Mondiali Master di Riccione le fece tornare all’agonismo e prese dall’entusiasmo vollero anche organizzare una squadra per partecipare ai campionati di società. C’erano da coprire due gare per fare punteggio. Cristina sapeva che Graziella amava fare jogging sul lungomare, così le propose di gareggiare a Carpi il 10 giugno di quell’anno: 3000 metri in 15’34”37 e lancio del disco a 8,78. Solo due anni dopo Licia ha proposto a Graziella di provare la velocità, con risultati poi inimmaginabili, frutto però della scoperta di una grande passione sportiva e anche di una progressiva dedizione agli allenamenti. Fino alla sua consacrazione lo scorso anno al passaggio nella categoria SF55 con la vittoria dei suoi primi titoli italiani e record master individuali. La sua progressionesu 60, 100 e 200 metri: 2009 (51): 15”22/ 31”93 – 2010 (52): 15”22/31”67 – 2011 (53): 15”29/31”8w – 2012 (54): 9”36/14”81/31”38 – 2013 (55): 9”14/14”49/29”90w – 2014 (56): 9”14/14”39/31”02i. Werter Corbelli
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I grillini chiedono le carte della “legge” comunale che incdierà sulla vita dei misanesi
M5S: “Psc, aspettiamo i documenti dal sindaco” Chiesto di visionare la bozza agli inizi dello scorso giugno. Al Piano si sta lavorando dal 2009
IL FATTO
Davide Siliquini (segretario del Pd) e Luigi Guagneli (Pd)
Siliquini: “Caro Luigi, una pausa di riflessione”
LA LETTERA
- Il PSC (Piano Strutturale Comunale) è lo strumento mediante il quale il Comune deve garantire, per legge, la salvaguardia del territorio e la sua riqualificazione rispettando la salubrità, la coesione sociale, lo sviluppo e la tutela degli ambiti territoriali, secondo la Legge Regionale 20/2000. L’art. 8 comma 1 di tale Legge, prevede che i cittadini possano partecipare attivamente alla formazione e all’approvazione degli strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica. La nuova Giunta Comunale di Misano Adriatico ha deliberato in data 19 giugno 2014 l’approvazione della ricostituzione dell’Ufficio di Piano (costituito nel 2009) preposto alla formazione del PSC
Agosto 2014
Misano Adriatico
e degli strumenti annessi e la presa in carico di un nuovo funzionario per sostituire l’ingegner Zoffoli, in pensione dal 2011. Ad oggi ci chiediamo: - dal 2009 ad oggi, qualcuno è venuto a conoscenza di ciò a cui stavano lavorando? - I cittadini in che modo hanno partecipato alla formazione di tale Piano Strutturale Comunale? - Qual è stata finora la “partecipazione” dei cittadini, che dovrebbe essere garantita per legge? Riteniamo che sia molto più difficile intervenire su un piano già fatto, per i cittadini, ma
sarebbe più difficile per un Comune lasciare spazio ai suoi abitanti e alle loro idee perché non potrebbero essere gestite altre partite. E’ altresì ovvio che l’indirizzo progettuale di una città venga deciso dall’organo di governo scelto dai cittadini ma crediamo che, vista l’importanza di ciò che verrà fatto e che graverà nel bene e nel male sulla pelle di tutti i misanesi, sia importante che le decisioni prese vengano quantomeno portate in un Consiglio Comunale, o ancora meglio, venga indetta un’assemblea pubblica, senza che a decidere sia prettamente la giunta, come in
questo caso. Dagli inizi di giugno 2014, abbiamo chiesto di visionare la bozza del PSC e ad oggi ancora il sindaco non ce ne ha dato modo, forse credendo che i cittadini non abbiano nulla da dire a riguardo o ci sta balenando il dubbio che si tratti della solita procedura per cui sia solo uno a decidere per tutti. Finora è sempre stato cosi e proprio per questo la Legge Regionale voleva introdurre un sistema più partecipato e democratico per decidere quali dovranno essere le sorti del paese in cui si vive. I consiglieri del Movimento 5 Stelle di Misano
COMUNITA'
Quel manipolo di amici che sa vivere
Da sinistra: Oliviero De Angelis, Nello Valentini, Luciano (il bagnino), Egidio Serafini ed un turista bolognese passato non per caso. Manca Alberto Arcangeli (assente per lavoro?)
- Oliviero, Nello, Luciano (il bagnino), Egidio e Alberto hanno due appuntamenti settimanali con la precisione e la bellezza di un metronomo, da maggio a settembre. Si ritrovano ogni sabato e ogni domenica (ore 11,30, chi volesse si potrebbe aggregare) per l'aperitivo. Il luogo del misfatto è il bagno Playa del Carmen (di fianco al Rio Agina, lato Riccione). A turno ognuno porta una bottiglia e non solo. Si discute di tutto, dalle prime cose che nascono in testa all'evoluzione dei costumi da bagno. Le battute si fanno rigorosamente in dialetto misanese; l'intruso è Luciano ma è di Cesenatico. E' così da alcuni anni. Eccetto Oliviero, gli altri hanno attività estive.
- “Caro Guagneli, prenditi una pausa di riflessione”. A sensibilizzare l'uomo che ha partecipato alle primarie a sindaco del Pd (vinte da Stefano Giannini che è poi diventato sindaco di Misano) Juri Magrini e Davide Siliquini, rispettivamente segretari provinciale e misanese del Pd. Insomma, la guerra (civile?) all'interno del Pd continua. Iniziata, lo scorso novembre con la corsa alla segreteria tra Emanuele Barogi, segretario uscente del Pd e Davide Siliquini, che poi avrebbe vinto per poche decine di voti. Afferma Guagneli: “Al segretario provinciale Magrini gli ho detto che non ho nessuna voglia di prendermi una pausa di riflessione, ma nemmeno me ne voglio andare. Il Pd è il mio partito”. “Dopo Magrini - continua Guagneli - mi ha chiamato Siliquini, il segretario misanese, e anche lui mi ha invitato ad allontanarmi per una pausa di riflessione. Ci siamo visti insieme ai tre segretari dei circoli misanesi, Roberto Angelini, Filippo Valentini e Paola Gianotti ed anche a loro ho espresso la mia posizione: non me ne vado. Anche se entro la fine di luglio devo dare loro la risposta ufficiale”. Questa guerra fratricida l'ha scatenata un volantino-lettera fatto uscire pochi giorni prima delle
elezioni comunali dello scorso 25 maggio con il quale si invitavano i sostenitori di Guagneli alle primarie ad un voto secondo coscienza. Questa la scintilla che ha acceso la lotta interna al Pd. Utile o inutile? Da una parte con l'obiettivo di far fuori quest'area perdente al congresso e alle primarie che pur rappresenta almeno il 40 per cento dei simpatizzanti. Nell'altro campo, non si vuole lasciare la barca sulla quale da decenni ci si impegna. Guagneli: “A Siliquini e Magrini ho chiesto anche la stessa unità di misura e di trattamento. C'è chi in un altro comune si è candidato a sindaco in una lista di centro-destra contro un rappresentante ufficiale del Pd. Solo che ancora oggi, siede nella direzione comunale e provinciale. Non vedo per quali ragioni il mio comportamento debba essere punito ed il suo no. In ogni caso non credo che ci siano le ragioni per buttarmi fuori, anche se le affermazioni del volantino forse sono pesanti. Certo che non mi faccio giudicare dal partito di Misano che si sta accanendo, ingiustamente, contro di me”.”. Per chi scrive lo scontro è inutile e dannoso. Ci vorrebbe un confronto schietto e civile, idee e fatti per migliorare la vita dei misanesi.
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MISANO
Sei componenti delle famiglie Vinciotti-Defendi E' la quarta volta negli ultimi quattro anni
Lussemburgo-Misano in bici TURISMO - I Vinciotti-Defendi sono famiglie italo-lussemburghesi. In cerca di opportunità giunsero lassù agli inizi del Novecento. Ancora legatissime all'Italia, da anni vengono in vacanza a Misano, all'hotel Vienna della famiglia Cavalli. Da quattro anni, parte della famiglia fa un viaggio che lascia ammirazione ed anche una punta di sana invidia: dal Granducato a Misano Adriatico in bicicletta: una piccola avventura in chiave moderna. Sei i ciclisti: Emmanuele Vinciotti (49 anni), Claudio Defendi (56) e 4 dei suoi figli, Luca (28), Marco (25), Fabio (21) ed Alessandro (19). Tre gli accompagnatori: Novello Vinciotti (papà di Emanuele), Gina (moglie di Emanuele e sorella di Claudio) ed il quinto fratello Defendi, Alessio (14). Sono partiti il 12 luglio per raggiungere Misano 7 giorni dopo. Il percorso di 1.120 km è stato conquistato in 7 tappe: Francia (Strasburgo), la Germania (Foresta Nera, Lago di Costanza) e la Svizzera (Coira/Chur, Passo dello Spluga altitudine 2.114 metri) per poi proseguire via Chiavenna, Lecco (la straordinaria e selvaggia
bellezzza della sponda orientale del Lago di Como), Cremona e Bologna. Mediamente si mettevano alle spalle 160 km al giorno; scalato 7.450 metri di dislivello.
Le strade sono state minuziosamente selezionate durante l’inverno, considerandone il profilo e la densità del traffico. Per ogni tappa ciascuno dispone sul proprio manubrio di una tabella cronologica con il numero delle strade, le località da attraversare, le distanze, l’altitudine. Papà Novello è onnipresente per soddisfare tutte le esigenze; dalle ruote di scorta, il materiale di manutenzione e soccorso, il cibo, le barrette di cereali e l’acqua fresca per le borracce fino ai tavoli e le
poltroncine da picnic. Il meticoloso supporto di questo quasi ottantenne ‘direttore sportivo’ è di fondamentale importanza. All’arrivo a Misano Adriatico, ad attenderli c’era il resto della numerosa famiglia, le mogli di Novello e Claudio e Manuel, la ragazza di Luca e 5 sorelle dei giovani ciclisti. All'arrivo, nella naturalezza della famiglia Cavalli è stata riservata ai 9 avventurosi una romagnola accoglienza e una targa ricordo per le generazioni future. Prosit.
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COMUNITA'
Portoverde, beach 7475 per il Progetto Sofia
- Renzo, Oscar e Alessandro sono i “signori” di Portoverde Beach, i bagni 74-75 di Portoverde. L'11 agosto, ore 17, hanno organizzato una tombola di beneficenza per il “Progetto Sofia” di Mauro Ciaroni che in un decennio ha portato direttamente aiuti per alcune centinaia di migliaia di euro in Africa. Ha dato una mano robusta alla costruzione di scuole, ospedali, pozzi. Ha portato aiuti ai carceri minorili. Ha operato bambini con problemi di cuore. Il ricavato della tombola portoverdina va all'orfanotrofio Sant Jude di Gulu in Uganda. In palio: televisore, tablet, vini e salumi. La tombola di Renzo, Oscar e Alessandro è alla terza edizione. Nei due anni addietro i proventi sono andati ai terremotati emiliani. Insomma, un modo particolare di essere bagnino. (www.progettosofia.com)
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La piccola grande impresa di Eckhard Binder. In Italia almeno due volte l'anno; 5 nel 2014
COMUNITA'
Madre Teresa, Salvadori raccoglie fondi anche in vacanza
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Caro Stefano, se la Germania vince il mondiale vengo a Misano in bicicletta” “I tedeschi non vengono più nel Belpaese perché troppo caro” GENIUS LOCI
Giovanni Salvadori con madre Teresa
- “Rivolgo un caloroso ed affettuoso ringraziamento alla comunità sarda ed ai turisti. Grazie alle belle parole espresse nei miei riguardi per l'opera a favore dei poveri da parte del giovane parroco di Loiri Porto San Paolo (Oristano). Ho raccolto in due celebrazioni della santa messa circa 700 euro”. Come si vede anche in vacanza, in Sardegna, Giovanni Salvadori si attiva per le sue missioni umanitarie in favore delle suore di Madre Teresa di Calcutta. Un contributo è arrivato anche da Rimini. Salvadori: “Grazie a Stefano Antonioli, agli Amici della Palestina e al Rodari Basket Rimini, nel ricordo di Alessandro Bucchi, scomparso da poco, mi hanno dato aiuti che porterò direttamente a destinazione”. Ufficiale dell'aeronautica in pensione, Salvadori da anni raccoglie risorse che direttamente porta alle religiose. Oltre 50 i suoi viaggi umanitari. Nel primo conobbe anche Madre Teresa. Da lì un lungo percorso. Ha raccolto circa 500mila euro.
- La sera si doveva giocare Germania-Francia. Eckhard Binder e l'amico Stefano Giannini (il sindaco) si sentono per un saluto. “Senti Stefano, se la Germania dovesse vincere il mondiale, scendo a Misano in bicicletta”. La Germania vince e da buon teutonico Eckhard inforca la sua bella mountain bike e parte da Neuwied (città vicino Koblenza). In tutto 1.250 chilometri. L'impresa la compie quasi; si ferma all'altezza di Rovereto. Viene bloccato da problemini intestinali. Il meteo gli prospetta anche due giorni di pioggia. Così l'ultimo tratto lo fa in treno; ma la bella scommessa con se stesso e con Misano l'ha vinta, largamente. Dentista in pen-
COMUNITA'
Eckhard Binder con il sindaco Stefano Giannini
sione, Herr Binder è partito da Neuwied domenica 12 luglio; è giunto a Misano domenica 20. Il suo viaggio, come spesso capita, è anche una piccola avventura. All'altezza di Fuessen si rompe il cambio. In Austria, all'ingresso di un tunnel si trova davanti un segnale: transito vietato alle biciclette. La TURISMO
Ducatisti scatenati, alberghi e vigili
Misanesi più giovani che sanno vivere - Loris Casalboni, Angelo Ciaroni e Giorgio De Luca. Misanesi che veleggiano tra i 50 ed i 60 anni, gli anni. Anche loro sanno vivere. Meno attempati rispetto all'altro manipolo, dunque se la godono in modo diverso. Quelli con i capelli più grigi si ritrovano attorno ad una (buona) bottiglia di vino sotto la tettoia di un capanno al mare. I più giovani, invece, si vedono con le racchette del nordic walking nelle mani. Cambiano i gusti, ma lo star bene è identico: la gioia di fare qualcosa insieme. Anche loro aspettano altri amici che hanno voglia di camminare e sorridere.
- I ducatisti amano il loro rombo della moto-mito. Per la loro rimpatriata misanese dello scorso luglio hanno animato le vie della città (e le nostre casse). Ci sono state anche le Notti della Ducati. Nel senso che esuberanti giovanotti hanno voluto coinvolgere nella loro festa anche i turisti non proprio dei patiti. Peccato che qualche esuberante abbia sgasato anche alle tre del mattino. Un ospite di uno degli alberghi più belli di Misano (prosciutto di Parma e paste di pasticceria nel buffet del mattino), il mattino dopo ha raccontato ad un vigile di pattuglia sulla spiaggia i rombi delle nottata nell'isola pedonale. La risposta dell'uomo in divisa: “E' colpa degli albergatori; dovrebbero mettere l'aria condizionata e i doppi vetri”. La risposta: “Peccato che il mio albergo abbia sia l'aria che i doppi vetri”.
montagna è aggirata attraverso uno zig-zag di salite arcigne. Poi la discesa verso l'Italia e il mal di pancia che gli tolgono le forze. Il dottor Binder e la sua famiglia sono amanti dell'Italia da sempre. Scendono almeno un paio di volte l'anno. Quest'anno le puntate saranno cinque: un paio di mesi fa Napoli, luglio a Misano, in settembre per la MotoGp, in ottobre con amici per acquistare e vendere scarpe di qualità e in novembre per l'amatissimo tartufo. Ironico, divertente ed acuto, il dottor Eckhard. Racconta: “Durante il tragitto, da solo, ho pensato al viaggio in Italia di Goethe. Mi sono fatto delle bellissime riflessioni”. Basta fare due chiacchiere con Binder ed è chiaro perché i tedeschi hanno abbandonato l'Italia: siamo diventati troppi cari per vendere il concorrenziale secchiello ed ombrellone. Riflette: “In Germania con 440 euro, tutto incluso, si va in Turchia ed in Egitto. Popoli accoglienti. Invece, per venire in Italia, ci vogliono 200 euro di benzina, il salato pedaggio autostradale e il resto”. Con Binder però si può anche riflettere su come organizzare il nostro turismo e avere una strategia forte; e la passione per il lavoro ben fatto. Si potrebbe seminare in quella illuminata borghesia tedesca che è stata tirata su in modo molto naturale (e culturale) con l'irresistibile mito del Belpaese. Insomma,
con la cultura rigorosa e divertente si fa anche economia. Binder da ragazzo ha studiato latino; cosa che fanno tutti i liceali di lassù. Parla bene francese, inglese e benino l'italiano che ha imparato frequentando Misano dal 1980. I Binder hanno una caterva di amici misanesi. Bevono il vino di Gioli (per i pochi che non lo sapessero, Torsani, il macellaio della Cella) e Sacanna, acquistano l'olio di Antonio Baffoni. Sempre di Gioli, apprezzano carni e salumi. Conosce, Binder, il nostro entroterra palmo a palmo. Lo ha girato in bicicletta dal 1980. “Amo Saludecio, la Valconca, Urbino, Carpegna, Tavullia (non solo per Valentino), la Panoramica, San Giovanni. Sposato, ha tre figli: Jan (37 anni, odontoiatra), Eric (34, ingegnere elettronico) e Timo (28, dottore in economia e commercio). Quest'ultimo parlicchia l'italiano. Ironia innata ed un certo modo di vivere, il dottor Binder. Ventiquattro anni fa scala il Monte Bianco, prende l'acqua e la porta all'amico Stefano Giannini. Servirà per battezzare la figlia Lucia. Di sé afferma: “La mia famiglia ha molti amici e l'amicizia è la vera essenza della vita. Mi piacciono le persone educate”. E' attentissimo a mangiare e bere bene. La pasta sta al primo posto. Le tagliatelle col tartufo bianco il suo piatto.
“Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi, è come se fermasse l'orologio per risparmiare tempo”
Ristrutturare - Costruire - Idee Gli artigiani della casa Frigorifero, motore a scoppio, nave frigo, velivolo pesante
Henry Ford
La di autore ignoto, vieneSiattribuita Piero della Francesca, La Città Città ideale ideale (particolare), (particolare) attribuita al Laurana. trova ad aUrbino, Palazzo Ducale Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Leon Batista Alberti... Si trova ad Urbino, Palazzo Ducale
Le scoperte che hanno fatto ‘crescere’ l'uomo 1875. Frigorifero l'ingegnere tedesco Carl von Linde (1842 - 1934) sviluppa il principio secondo cui un gas compresso e poi fatto espandere rapidamente sottrae calore all'ambiente (cioè genera freddo), per realizzare la prima macchina frigorifera efficace. Come fluido frigorigeno utilizza inizialmente l’etere metilico, ma a causa dei rischi di esplosione presentati da questa sostanza, lo sostituisce nel 1876 con l’ammoniaca, già proposta nel 1857 per questo scopo dal francese Ferdinand Carré. Nel 1931 la società Du Pont de Nemours realizzerà un gas-liquido ancora più efficace da questo punto di vista, un cloro-fluoro-carburo chiamato Freon. L’invenzione di Linde apre la strada ai processi di refrigerazione dei cibi, destinati a trasformare radicalmente il settore dell’alimentazione. Successivi sviluppi si avranno con l’invenzione dei surgelati nel 1915 e con l’invenzione dell’aria condizionata. 1876. Motore a scoppio Nasce il motore a scoppio moderno. Dopo il geniale e sfortunato tentativo di Barsanti e Matteucci, l’ingegnere tedesco Nikolaus Otto (1832-1891) realizza il primo motore a scoppio a quattro tempi (aspirazione, compressione, scoppio e scarico), base per tutti i successivi sviluppi in questo campo. Il principio del motore a quattro tempi era già stato brevettato il 16 gennaio 1861 dal francese Alphonse Beau de Rochas (1815-1891), ma questo prevedeva l’accen-
sione della miscela per compressione e non dall’esterno (uno sviluppo di questo principio sarà fatto più avanti da Diesel). Il motore di Otto, monocilindrico e a gas, è adibito a installazioni fisse e in poco tempo avrà un grande successo: ne saranno costruiti in pochi anni 35.000 esemplari, con potenze fino a 600 CV.
Saranno poi Daimler e Benz a sviluppare un motore leggero e potente, in grado di essere applicato sulle automobili. 1876. Nave frigorifera Salpa da Rouen la «Frigo que», un vecchio piroscafo in glese riconvertito nella nave frigorifera dall’inventore francese
Charles Tellier (li 1913), il quale sfrutta le esperienze di Carré e di Linde per realizzare il primo trasporto intercontinentale di alimti refrigerati. Obiettivo di Tellier è il trasporto di carne dall'America all’Europa, ancora oggi una delle rotte più fiorenti di questo traffico, ma la nave frigorifera è destinata a trasformare l’intero commercio dell’alimentazione su scala mondiale. 1877. Volo pesante L’ingegnere milanese Enrico Forlanini (1848-1930), fratello dello pneumologo Carlo, fa volare ad Alessandria un modellino di elicottero con motore a vapore, il primo velivolo più pesante dell’aria che si sia mai alzato dal suolo spinto da un motore a combustione. L’elicottero, dotato di due eliche controrotanti basate sui disegni della «vite aerea» di Leonardo da Vinci e del peso di quattro chili, si solleva con la sola forza del suo motore da 1,5 CV a 12,80 metri dal suolo, restando in aria per 20 secondi. Per vedere l’elicottero moderno bisognerà aspettare il 1930.
PORTOVERDE DIREZIONE MARINA COSTRUZIONE E VENDITA APPARTAMENTI Portoverde - Lungodarsena 67 Tel. 0541 - 615023 Fax - 615023
- Parliamo di Portoverde. Un bellissimo quartiere con una storia diversa da quelle delle altre frazioni del nostro comune; se vogliamo unica perché fatta di un coraggio imprenditoriale di altri tempi. Personalmente ci tengo sempre molto a sottolineare che Portoverde è il marina di Misano Adriatico; questo perché oggi è anacronistico parlare o pensare che Portoverde sia una realtà che non appartiene al territorio. Mancano alcune cose fondamentali a mio parere; manca un naturale collegamento tra la zona mare e il porto turistico. Fino a che il nuovo lungomare di Misano Adriatico non sarà completato, ci sarà impossibile uscire da quell’isolamento strutturale che subiamo oggi. Solo una continuità che unisce il quartiere del Brasile a Portoverde potrà dare un senso compiuto al nostro territorio di costa. Basti pensare all’enorme richiamo che potrebbe avere sui tutti, cittadini e turisti, che sono il nostro vivere, una passeggiata totale dalla foce del Conca con un parco unico per bellezza e fruibilità fino ai confini di Riccione. Famiglie Abbiamo bisogno di un tessuto sociale fatto di famiglie che abitano Portoverde tutto l’anno e che quindi hanno esigenze diverse da chi vi soggiorna solo per un periodo fosse anche tutta l’estate. Solo con un maggior numero di residenti il territorio può prende-
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Luca Lorenzi, presidente del Comitato cittadino, racconta la sua visione della frazione
DIREZIONE MARINA COSTRUZIONE E VENDITA APPARTAMENTI Portoverde - Lungodarsena 67 Tel. 0541 - 615023 Fax - 615023
“Facciamo di Portoverde un outlet” “Collegare il quartiere al Brasile. I residenti sono 350, dobbiamo cercare di aumentarli. Mettere mano a strade e marciapiedi
Componenti del Comiato di Portoverde
COMUNITA' di Luca Lorenzi* re vita e creare comunità. Persone che lavorano e giovani che vanno a scuola creano “vita” sociale. Oggi contiamo poche centinaia di residenti; pochi rispetto al numero di case disponibili. Ne godrebbe anche il commercio perché la struttura si presta ottimamente con il suo concentrato di negozi. Comune Serve un fortissimo impegno della amministrazione per risolvere le problematiche delle infrastrutture orami obsolete e degradate come strade, marciapiedi o
come l’attuale ciclabile della via Litoranea che invece di convergere all’interno di Portoverde ci attraversa all’esterno e così i ciclisti neppure se ne accorgono di arrivare in un posto bellissimo. Serve una maggiore attenzione della amministrazione per Portoverde che con il suo 90% di seconde case è un ottimo contribuente per le casse comunali ma nessuna amministrazione ha mai destinato neppure una piccola percentuale all’anno di quello che riceve da Portoverde. Commercio E’ un territorio che si presta al commercio grazie alla sua configurazione; una serie di negozi, bar e ristoranti che abbracciano
un porto turistico offrendo un centro di quartiere unico. Oggi nuove realtà economiche si stanno affacciando e sfidando la crisi; gioiellerie, nuovi negozi d’abbigliamento; se pensiamo che oggi si costruiscono cittadelle outlet, Portoverde è già un outlet a cielo aperto in un contesto unico. Vanno anche utilizzati al meglio gli spazi liberi da adibire a parcheggi; basti pensare all’aera dell’ex campo di calcio di via dei Gigli (oggi solo in terra battuta) che una volta recuperato in modo adeguato potrebbe ospitare qualche centinaio di auto. Mancano gli Hotel; probabilmente se ci fossero stati due o tre
Hotel l’affluenza ma soprattutto il ricambio di turisti avrebbe giovato alla economia del quartiere. Il turista che soggiorna a Portoverde, oltre al contesto, ama la tranquillità di un luogo che è vicinissimo al suo centro cittadino ed ai luoghi di svago alla moda. Poi ci siamo noi del Comitato di Quartiere di Portoverde. Siamo un’Associazione di Promozione Sociale (APS) che nasce nel febbraio del 2011, con lo scopo di promuovere il miglioramento della qualità della vita nel quartiere, farsi portavoce presso l’amministrazione comunale delle problematiche della frazione, individuare soluzioni alle diverse necessità di manutenzione di strade, verde pubblico, sicurezza e decoro promuovendo la partecipazione degli abitanti. Una cosa difficilissima!! Quello che siamo riusciti a fare in questi tre anni è estremamente importante; in primis, come già detto, l’essere entrati a far parte della più ampia comunità che è quella misanese, poi l’aver realizzato un parco (Parco dei Fiori) nato grazie ad vecchio lascito del Consorzio Portoverde, l’aver in gestione la manutenzione del verde di una parte di giardini (via Lungo Dar-
sena), l’aver reso decorosa e personale col nostro logo di quartiere (realizzato dalla mosaicista Milena Gasperini e donato al quartiere dalla Portoverde SpA) la fontana d’ingresso alla frazione, l’aver organizzato manifestazioni dedicate ai più piccoli come quelle della settimana della famiglia o i continui appuntamenti come mercatini e laboratori creativi. Interventi di sistemazione alla nostra chiesa con una nuova veste del sagrato con nuove luci e vasi ornamentali e tanto ancora. Prossimi obiettivi; la ristrutturazione della nostra Chiesa dedicata a San Lorenzo. E’ una struttura realizzata nel 1993 con il contributo sostanziale dei portoverdini che dopo tanto tempo necessita di interventi di ristrutturazione importanti. Per questo stiamo cercando di reperire i fondi necessari sempre con l’aiuto importantissimo dei portoverdini ma anche della curia. Infine, grazie all’amico / artista Dario Galante, vorremmo posizionare sul porto delle sculture che riproducono delle bellissime vele, ma non posso anticiparvi altro per non rovinarvi la prossima sorpresa. *Presidente del Comitato cittadino
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Giornale di Misano
A tale anno risale il primo documento che racconta dell'edificio religioso IL PROGRAMMA
Due giorni di eventi
Chiesa, il 997 la prima volta
Show
VENERDÌ 22 20.30 - S. Messa 21 - Processione con il S.Crocifisso per le vie del paese illuminato SABATO 23 Palio del Daino Ore 18 - Sfilata in costume delle squadre da Piazza Castello al campo sportivo Ore 19 - Palio del Capitano di Castello (gara in costume d’epoca fra le frazioni di Misano) con partenza da Piazza Castello 20.30 - Enrico il Pazzo
DOMENICA 24 Festa del Crocifisso Sagra della Tagliatella 11 e 16.30 - Ss Messe 12.30 - Ricco pranzo comunitario con menù tradizionale (euro 20) aperto a tutti. Per prenotazioni: tei. 0541 690561 ore pasti - 690793 17 - Grande festa con l’Orchestra Spettacolo “Mirco Gramellini” 20 - Esibizione di danze orientali delle “Danzatrici di Amina” 23 - Spettacolo pirotecnico Sia sabato che domenica durante la festa: Mostra fotografica “Come eravamo”, Mercatino del Libro e dell’Usato. Pesca di beneficenza, stand gastronomici, pizza nell’antico forno del chiostro (il bellissimo selciato è un monumento), giochi per bambini.
- Il primo documento che parla della chiesa di Misano Monte risale al 997 e ci si rivolge al vescovo di Ravenna. Bisogna aspettare al XII secolo per avere molte pezze scritte che testimoniano dell’esistenza di un edificio religioso. Scrive Egidio Brigliadori, un attento storico di cose religiose nel libro “Religiosità in Valconca”, edito dalla Banca popolare Valconca: “...risulta evidente che già prima del Mille il territorio plebale di Sant’Erasmo (la chiesa un tempo era intitolata a San Biagio e Sant’Erasmo) si estendeva fino a Sant’Andrea in Casale e oltre a Morciano al fondo di Casarola. Ma quali altre chiese appartenevano al territorio e alla giurisdizione ecclesiastica di Misano? Dovremo tenere conto in primo luogo che il territorio e la sua giurisdizione ha subito diverse variazioni lungo i secoli... Purtroppo il documento più importante e più antico che ci permette questa ricostruzione, la bolla di papa Lucio II del 1144, risulta solamente la chiesa di
Il Crocifisso ligneo
Sant’Andrea in Casale dipendente da Sant’Erasmo. Alla fine del 1200, dipendono da Misano monte le chiese di Sant’Andrea in Casale, San Clemente, Cevolabbate, Scacciano. Nel 1577, si ha che la chiesa di Sant’Erasmo e detta anche di San Biagio. L’attuale chiesa venne co-
struita a metà ‘800 su quelle vecchie fondamenta. Un prete, Mauro Amati, scrive nel 1863 della nuova costruzione ricordando la vecchia: “...vi ha differenza solo in questo, che la sua facciata di prospetto era volta all’oriente, a ponente il presbiterio, al lato destro gli ingressi. Inoltre la sua struttura alla ma-
niera delle chiese primitive mancava di ogni architettura. Vi scorgevi quattro mura, le quali formavano un vasto ambiente a cavalcatura e così basso, che in estate per il soffoco era insalubre”. Queste antiche mura sono quelle della nuova cappellina ricavata da un vano della vecchia cantina.
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Giornale di Misano
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Il 23 agosto 18-21. Quarta edizione, gare in costume fra le frazioni. Ha sempre vinto Misano Monte
- Ecco che giungono i rappresentanti delle otto contrade, ovvero le otto frazioni di Misano Adriatico che il 23 agosto si sfideranno per vincere il palio del Capitano di Castello. Il 24 agosto a Misano Monte, durante la 136 festa del Crocifisso e della Collina si disputerà infatti la IV edizione del Palio del Capitano, rievocazione storica dei festeggiamenti per l’indipendenza giuridica e istituzionale ottenuta da Misano nel 1511. In quell’anno un editto riminese affrancò le frazioni misanesi dalla dipendenza giuridica e istituzionale di San Clemente, nominando un Capitano di Castello a guida della popolazione e a controllo dei territori. Sull’antica pergamena rinvenuta tra gli atti del Governo della Città di Rimini, si evince che la richiesta di indipendenza inoltrata da “Homini de Misano, Scazano et de la corte de Lagina” era stata considerata favorevole e che sarebbero dovuti essere provvisti di un loro Capitano, “perché ne risulta a loro e alla città honor e utile”. Giochi storici, dame e messere: per un giorno, il 23 agosto, Misano fa un passo indietro nel tempo di oltre 500 anni con il Palio del Capitano con cui si rievocano i festeggiamenti per l’indipendenza del territorio misanese dal Comune di San Clemente. Per il Palio del Capitano scendono in campo, per le otto sfide, le otto frazioni di Misano Adriatico; ognuna di esse contraddistinta dal
Palio del Capitano di Castello
proprio gonfalone e, ovviamente, dal proprio colore d’appartenenza con il quale le frazioni si sono rivestite nei giorni precedenti: Misano Monte, che detiene il palio vinto nelle edizioni 2011, 2012 e 2013, con il colore giallo, Scacciano con il rosso, Villaggio Argentina con l’arancione, Misano Mare con l’azzurro, Belvedere con il verde, Cella con il bianco, Santa Monica con il viola e Misano Brasile con il blu.
Giochi ideati da Cesare Bagli. Le 8 disfide: Tiro alla Fune, Seggiolino del Papa, Corsa coi Cerchi, Corsa coi Trampoli, Corsa nei Sacchi, Taglio del Tronco, Gioco del Bruco, Corsa del Cinese
Dopo il successo dello scorso anno contraddistinto dalla grande partecipazione di centinaia di misanesi e dal forte seguito di turisti e visitatori, sarà nuovamente Misano Monte, rione vincitore delle tutte le precedenti edizioni, ad ospitare i giochi all’interno del campo sportivo situato sul poggio da cui si domina l’intero territorio comunale. Anche quest’anno, per accogliere al meglio i presenti, verrà allestita una grande tribuna
Stefano Giannini, sindaco di Misano, con il Palio
a ridosso del campo da gioco. Brasile - Parco del Sole Ecco i rappresentanti di Misa no Monte, contrada vincitrice dell’edizione 2013, restituiscono il Palio al Capitano di castello. Il palio torna quindi nelle mani del Capitano in attesa del vincitore della IV edizione... quale delle 8
contrade se lo aggiudicherà? In campo si cimentano 64 giocatori, 8 per ciascuna contrada di cui almeno 2 donne. I giochi sono di abilità a squadre o singoli per conquistare l’ambito Palio, che è opera della raffinata artista misanese Tiziana Costa. Otto arbitri, vestiti con casacche a scacchi bianchi e rossi, vigilano sulla regolarità delle gare. Negli anni addietro non sono mai
mancate le polemiche; anche questo è spettacolo. Sono previste 8 prove, un mix di forza e abilità, tra cui: tiro alla fune, seggiolino del papa, corsa dei cerchi, corsa sui tarmpoli, corsa nei sacchi, taglio del tronco, gioco del bruco e corsa cinese. Le gare sono precedute da un corteo di decine di figuranti divisi tra tamburini, mangia-fuoco e dame di corte. Sabato 23 agosto i figuranti sfileranno dalle ore 18 per la via principale di Misano Monte, da Piazza Castello sino al campo sportivo. Il corteo storico sarà aperto dal Capitano di Castello, seguito dai suonatori e dai componenti delle 8 contrade in fila dietro il proprio vessillo. Il Capitano leggerà, innanzi a tutti gli intervenuti, l’editto del Governo della Città di Rimini con cui Misano ottenne la libertà e l’indipendenza; a seguire chiederà ai concorrenti e agli arbitri che i giochi si svolgano con rispetto ed onore, dopodiché darà inizio alle gare. Dopo i giochi atleti e spettatori potranno rifocillarsi presso gli stand gastronomici allestiti a Misano Monte, con fagioli, cotiche, piadine farcite e tante altre libagioni. La Festa del Crocifisso e della Collina (Sagra della Tagliatella romagnola) prosegue sino a domenica 24 agosto.
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Agosto 2014
Intervento di Astorre Mancini sulla caduta del sindaco di Cattolica
L'INTERVENTO
Comune, prima le persone o le regole? di Gianfranco Vanzini - Prima le persone o le regole? Oppure persone, regole e pubblica amministrazione? Nei giorni scorsi mi è capitato di recarmi in un ufficio del Comune di Cattolica. All’ingresso dell’ufficio ho visto una targa che riportava: …l’indicazione dell’ufficio, …le generalità dell’addetto/a all’ufficio, …una scritta in grassetto. La scritta ha attirato la mia attenzione e mi sono fermato a leggerla: Diceva: “Legalità e rispetto delle Regole sono il mio costante obiettivo in tutto quello che faccio.” La frase lì per lì mi ha sorpreso e mi sono fermato a rileggerla. Avevo capito bene: le regole arrivano prima delle persone! Nel Comune di Cattolica ci si preoccupa, giustamente, di rispettare legalità e regole, ma SI DIMENTICA che prima della legalità e delle regole ci sono LE PERSONE. Faccio mente locale e penso all’orario per il pubblico che avevo visto qualche giorno prima affisso alla porta, chiusa a chiave, dell’Ufficio Urbanistica sempre del nostro Comune. Lì, sono proprio le regole a farla da padrone; i cittadini sono stati completamente dimenticati, al punto che per potere andare a parlare con un qualsiasi impiegato/a o dirigente dell’Ufficio, occorre essere puntuali e presentarsi SOLO ED ESCLUSIVAMENTE il martedì mattina dalle 8,30 alle 10,30. Solo due ore alla settimana, se uno non può in quelle due ore settimanali, peggio per
CATTOLICA
lui, tornerà la settimana successiva. Vi sembra bello? Ecco dove si arriva rispettando solo le regole: IL CITTADINO AL SERVIZIO DELLA BUROCRAZIA. La Costituzione Italiana, invece, afferma: Sezione II. La Pubblica Amministrazione Art. 97 I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e la imparzialità dell’amministrazione. Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari. E al successivo art. 98 specifica MOLTO CHIARAMENTE: “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione.” (cioè dei cittadini ndr.). Ecco la differenza fra chi pensa ai cittadini (i Costituenti) e chi pensa alle regole (i nostri Amministratori). Regole, che, in molti casi se le sono date da soli, vedi l’orario striminzito dell’Ufficio Urbanistica. Il mio invito allora è questo. Cari amministratori cambiate scritta e sostituitela con: “Servire la cittadinanza è il nostro compito, ci impegniamo per farlo al meglio rispettando legalità e regole”. E’ un po’ più lunga, ma certamente più completa e bella e farebbe più contenti anche i cittadini.
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‘Tamanti, a Prioli manca l'analisi politica’ - Dopo Franco Tura anche Giuseppe Prioli si è soffermato sulla “caduta del sindaco Marco Tamanti” nel 2010. L’intervista a Giuseppe ha il pregio di riferire molte cose vere che hanno riguardato la sua esperienza personale, ma manca del tutto un’analisi politica su quella vicenda. Purtroppo nè lui, nè Tura nè il PD di Cattolica hanno mai ritenuto opportuna una riflessione pacata sulle ragioni di quel fallimento politico: si è preferito liquidare il tutto come il tradimento di qualche testa calda “integralista”, come il sottoscritto. Va quindi ristabilita qualche verità, per onor del vero non per altro, altrimenti non si capisce neppure per quale ragione molti giovani e meno giovani coinvolti in quella esperienza, me compreso, hanno poi scelto di abbandonare definitivamente il Pd e la politica attiva. La candidatura di Tamanti è nata attorno ad un progetto politico ben preciso, sul quale si sono riconosciuti iscritti al Pd o solo simpatizzanti, che nel 2008 hanno lavorato con passione attorno ai temi amministrativi di Cattolica, giungendo appunto a proporre Tamanti alle Primarie del PD nel gennaio 2009, contro la candidatura del Partito (Leo Cibelli) e contro quella del sindaco in carica (Pietro Pazzaglini), che pochi giorni prima ha però rinunciato alle Primarie. A questo gruppo si sono uniti anche alcuni credenti da sempre in dissenso con la candidatura a Sindaco del “cattolico” Pazzaglini, come dimostra la candidatura di pura testimonianza di Alberto Cenci nel 2004 con la lista civica “Città dell’uomo”. Il denominatore comune di quel gruppo che sosteneva Tamanti era dunque il dissenso radicale rispetto alle scelte amministrative della precedente Giunta Pazzaglini; per marcare quella differenza il consigliere Tamanti si era astenuto nell’ultimo consiglio dell’aprile 2009 contro la delibera della Giunta Pazzaglini/ Prioli in materia urbanistica che dava il via libera ai numerosi POC presentati dai privati. Il progetto politico era chiaro nelle idee amministrative che ci univano; ne indico solo alcune : 1) L’avvio di una politica di
Astorre (Pepe) Mancini
“Né lui, né Tura, né il Pd di Cattolica hanno mai ritenuto opportuna una riflessione pacata...” L'INTERVENTO di Astorre Mancini* rigore di bilancio, perchè 1,7 milioni di euro di interessi passivi all’anno impedivano ogni progettualità (facendo chiarezza sui “buchi neri” rappresentati da Fondazione Regina Maris e Parco Navi); 2) Un cambiamento radicale nella politica urbanistica, contro la tendenza delle ultime amministrazioni di fare cassa con gli oneri urbanistici, con blocco dei POC per almeno due anni (come poi fece Andrea Gnassi a Rimini) ed una seria pausa di riflessione su come coniugare lo sviluppo senza mortificare con altro cemento la città (l’assessore Alessandra Angelini, in perenne duello con il dirigente Daniele Fabbri, aveva idee ben chiare in proposito); 3) Una riforma integrale della macchina comunale, a cominciare dal turnover dei dirigenti, per giungere alla riduzione del personale fin sotto le 200 unità (il progetto di Gianfranco Tonti prevedeva una riduzione di personale di 4/5 unità all’anno);
4) L’avvio di un nuovo progetto di mobilità alternativa ideato da Marco Barulli e Luigi De Astis, che partisse dalla volontà politica di tutelare davvero le zone pedonali distrutte e mortificate da camioncini e comportamenti spesso irresponsabili di commercianti e residenti, mai sanzionati; 5) L’avvio di una grande stagione di bandi pubblici in ogni settore comunale, per aprire Cattolica alla concorrenza, contro l’abitudine di affidare gli appalti sempre ai soliti noti. Le idee erano tante altre, certamente opinabili e non condivisibili da tutti; un progetto però chiaro e ambizioso che, a torto od a ragione, ritenevamo di segno opposto all’esperienza della Giunta Pazzaglini e comunque incompatibile con i protagonisti di allora : Giuseppe Prioli era stato vicesindaco di Pazzaglini e assessore all’Urbanistica... il nostro progetto non avrebbe mai potuto camminare sulle sue gambe, glielo dissi sulla terrazza del Bar Martino già durante la cam-
pagna elettorale. Tamanti mi aveva scelto come primo assessore e speso la mia faccia nella difficilissima gara elettorale contro Cono Cimino, per il quale ho messo in campo una lista civica di appoggio al PD risultata decisiva per vincere: l’ho autorizzato a spendere il mio nome ponendo come unica condizione di non avere poi in Giunta persone che potevano dare l’idea della continuità amministrativa con l’esperienza Pazzaglini; dice dunque il vero Prioli quando mi bolla come “integralista” e riferisce che non l’ho voluto in Giunta perchè aveva il “peccato originale” di aver fatto parte delle precedenti amministrazioni... (le mie scuse nei suoi confronti - personali e private - non furono certo per questa mia posizione politica!, che difendo ancora oggi, bensì per i toni a volte sopra le righe che gli avevo riservato in alcune occasioni). Poi sappiamo come sono andati i fatti, confermati oggi da Prioli: incredibilmente Tamanti chiese a lui e ad Antonio Ruggeri di entrare in Giunta assieme al sottoscritto (!). Già questo fatto la dice lunga sul rispetto della parola e del progetto iniziale... un’ambiguità di fondo che purtroppo Tamanti non ha mai fugato; tredici mesi dopo abbiamo staccato la spina, molto liberamente, molto coerentemente. *Assessore della giunta Tamanti
LA LETTERA Gentile direttore, siamo molto dispiaciuti che la pubblicazione della nostra intervista sulla “Piazza” del mese di maggio abbia indotto il sindaco di Cattolica Piero Cecchini, i due assessori Leo Cibelli e Giovanna Ubalducci, il capogruppo PD Luca Ercolessi, Alessandro Belluzzi, Piva Maurizio, Giuseppe Prioli, Antonio Gabellini a contestare tramite studio legale con raccomandata a.r. il contenuto dell’articolo e a diffidarla dal pubblicare ulteriori articoli. Riteniamo che chi assume simili iniziative non abbia i requisiti per essere classe dirigen-
Tura-Colombari: “Prioli conferma i nostri fatti” te della nostra città Sinceramente ci è sembrata una vera e propria intimidazione, e tra l’altro non riusciamo a comprendere perché anche Antonio Gabellini si ritrovi tra i firmatari di tale diffida. Come pure non comprendiamo perché anche Prioli Giuseppe si ritrovi tra i firmatari quando nella sua intervista apparsa nel
numero di luglio conferma molti dei fatti da noi indicati anzi rafforza molti concetti da noi evidenziati. In particolare emerge la conferma anche da parte di Giuseppe Prioli della gravità della richiesta della giunta dell’allontanamento di Franco Tura e della costrizione fatta nei confronti di Giuseppe Prioli segretario del Pd affinché si dimettesse. Ci complimentiamo con Lei per la signorile risposta data, e per la correttezza e la disponibilità a raccogliere tutte le opinioni. Franco Tura, Luigi Colombari
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Quando chiude un giornale (qualsiasi esso sia) è sempre un giorno triste per l'informazione e la democrazia. Ma per l'Unità che ha appena spento ben 90 candeline, la cosa diventa ancora più penosa. Ormai il Pd è stato letteralmente ingoiato dagli ex democristiani della Margherita. Un gruppo di dirigenti che considera “zavorra” l'identità di sinistra
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Il giornale storico ha chiuso il 31 luglio. Dal Pd solo vagiti e ipocrisie?
Matteo a l'Unità: stai serena... ESTATE 2014 - SERENO VARIABILE
Matteo! Matteo! vedo l'Unità che sta affogando!!!
Stai sereno! E nu romp al caz! Mé an vègh gnint!
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Palazzate
di Cecco
ALLEGRO (ma non troppo) di Enzo Cecchini - L'Unità, il giornale fondato da Antonio Gramsci, ha festeggiato un paio di mesi fa 90 anni. Un giornale di partito (o quasi), è vero!, ma testimone e protagonista della storia del nostro Paese. Non stiamo qui a ripercorrerla, perché qualcuno potrebbe commuoversi. Ma altri potrebbero incazzarsi, e molto! Sono le decine di migliaia di militanti che in questi 90 anni hanno speso energie, sangue, soldi... gioito e pianto per quel giornale-identità (e per il “loro” partito). Periodicamente da qualche anno è considerato una “zavorra” nella testa e nelle strategie politiche di un manipolo di dirigenti di un partito senza più un'anima. Ecco spiegati i sommovimenti e gli strani fenomeni “sismico-moccolanti” che da tempo si verificano nei vari cimiteri italiani. Sono i vecchi militanti imbufaliti. Già, l'anima!... Quell'identità politica, culturale e ideale che quel giornale “inchioda” quel turbinio di cambi di ragione sociale (Pci Pds - Ds - Pd - neanche fosse un'azienda di detersivi), ad una storia antica, vera e pregnante. I nuovi dirigenti da tempo vogliono sfuggire a quella storia, perché non vuole da loro stupide nostalgie, ma la coerenza nel rappresentare le classi lavoratrici, gli emarginati, i diritti civili, riforme istituzionali che amplino la partecipazione democratica, che si battano (duramente!) contro l'ingiustizia sociale e la corruzione. E poi... quel problemino del conflitto d'interesse? Continuiamo a fare finta di niente?... Molti sono dirigenti tirati su a biscotti Plasmon e yoghurt alla banana, una vacanza con gli scout con zainetto e scarpette firmate, e ben intinti fino al collo nel caldo brodino del berlusconismo. Questi eleganti signori “griffati” non vogliono ricordare, ma soprattutto operare, contro quella degenerazione già denunciata nel lontano 1981 da Enrico Berlinguer: la Questione Morale. Il marcio dalle mille cloache della democrazia italiana. Il fatto è che molti di quei signori tengono Berlinguer come un quadretto-icona da esibire nelle feste, ma che se ne sbattono altamente dei suoi insegnamenti. La prova? La gara che c'è dai tempi di Tangentopoli tra esponenti di Fi (e destrosità varie) e il Pd su quanti la magistra-
tura ne inquisisce e ne manda in galera. Va riconosciuto che nel Pd stanno recuperando in fretta il gap iniziale nel raggiungimento del primo gradino del podio. L'ambìto trofeo per il partito vincitore saranno le scintillanti manette d'oro firmate, si dice, da un noto designer. Matteo Renzi, ragazzo dinamico, loquace, audace, amante della velocità ed esuberante (se si cimentasse anche con l'arte non avrebbe nulla da invidiare a Filippo Tommaso Marinetti e i futuristi. Se fosse anche un tombeur de fammes lo potremmo avvicinare a Gabriele D'Annunzio), ha preso il “meglio” della tradizione democristiana che poi ha intelligentemente integrato con piccole dosi di cristrianesimo sociale e massicce quantità del berlusconismo mediatico e cinico. Un format ideale oggi per il nuovo Homo ridens videocratico. Parlantina e promesse a mitraglia e piglio decisionista. Bettino Craxi non gli farebbe neanche “una sega”, come dicono in Toscana. Consacrato col voto delle primarie di partito e dal 41% nelle europee, ormai si sente come il Re Sole (“L'état, c'est moi”). Chi osa criticare lo dà in pasto ai “cittadini che lui rappresenta e che vogliono le riforme e non vogliono gufi, perditempo, vecchi da rottamare...”. Insomma il Matteo da Firenze, è una figura tra il Lorenzo il Magnifico e l'Alberto Sordi che esprime, nella modernità mediatica, il concetto filosofico del Marchese del Grillo: “Io so io e voi nun siete un cazzo!”. Come si usava nelle corti (Medìcee e altre), ma non dovrebbe esserlo per le democrazie, si circonda di amici (più o meno toscani) e di giovani “pulzelle” dai tratti botticelliani che non brillano certo per competenza. Nulla di nuovo rispetto alla cortigianeria berlusconiana: i nuovi (pulzelle e ragazzotti mediatici e arrogantelli) ripropongono il modello Gelmini, Santanchè, Gasparri... e via leccando. Non è detto che dalle corti renziste non esca qualcosa di ridicolo nel difendere cose simili a “nipote di Mubarak”... Ds e Margherita hanno operato una fusione a freddo dando vita al nuovo soggetto-oggetto (più la seconda che hai detto, direbbe Corrado Guzzanti) denominato Pd. Ma qui viene il bello! Perché mentre gli ex Ds facevano di tutto
Prima pagina l'Unità del 30 luglio per azzerrare le loro origini, storia e identità (ovvero il loro core business), gli ex Margherita da buoni democristiani, si avviavano a conquistare e dominare il Pd con tutta la loro ragnatela e capacità di vecchia data fatta di amici e amici degli amici. Qualche illuso dell'ex Ds, pretendeva che si continuasse con l'appellativo “compagno”. Gli ex Dc gli hanno cantato in coro la canzone di Gianfranco Manfredi: “Compagno sì, compagno no, compagno un caz!”. Non diciamo di conservare la tradizione comunista, non esageriamo! (tra i dirigenti Pd potrebbero essere in molti ad essere assaliti da nausea e vomito), ma un pizzico d'impronta di sinistra sarebbe auspicabile. Invece no, la stessa idea e parola sinistra, diventa “sinistra” e stomachevole per molti di quei dirigenti. Ci si vergogna! Esemplare un vignetta di anni fa di Staino (?) in cui un imbarazzatissimo D'Alema alla domanda se lui fosse stato comunista, rispondeva: “Chi io?”... Matteo Renzi è sempre sorridente, ti dice le cose più aspre sempre col quel sorrisetto alla Monna Lisa, ma bisogna stare accorti, soprattutto quando sembra che ti voglia aiutare (sapendo però che gli stai antipatico e, come direbbe lui, “ti metti di traverso”). Ti dice: “stai sereno!”... e da quel momento per te è finita. Lo sanno in parecchi. Parlate con l'altro ex democristiano Enrico Letta... Recentemente nel direttivo del Pd ha illuminato gli astanti dicendo che le feste del partito dovevano ritrovare un'identità per proiettarsi nel futuro: ha esortato a rinominare quelle feste Festa dell'Unità perché, ha detto “è un brand” (una mania mercantile anche quando si tratta di anima). Perché è l'anima che vogliono vendere, magari a “diavol Berluscas”. Forse l'Unità (formato cartaceo) la si vuole come un prodotto di carta igienica? Hai ragione
Matteo, in fondo la stragrande maggioranza delle persone al cesso si pulisce il sedere con la sinistra. Per chi ama le larghe maggioranze siamo al top! Ecco, dirà, facciamo un vero prodotto di sinistra! I beccaccioni dei congressisti di matrice Ds si sono spelati le mani per applaudirlo. Finalmente! Avranno detto. Ma qualcuno, più scaltro, e sicuramente più democristiano, ha sussurrato subito: l'Unità ha pochi mesi di vita. Detto e fatto! Ciò che “puzza” di sinistra è zavorra. E allora, come avviene da mesi, le scelte sulle riforme istituzionali (e altro ancora di misterioso che piano piano emergerà in tutta la sua gravità) si facciano segretamente in quel del Patto del Nazareno dove assurgono a Padri della Patria Silvio Berlusconi e Denis Verdini. Per gli amanti del “logo-brand”, entrambi danno ampie garanzie: sono “griffati” e dotati di “brand” molto appetibili in un Paese dove dilaga la corruzione e il malaffare: tessera P2 n° 1816, essere pregiudicati e “titolari” di una infinità di capi (non di vestiario), ma di accuse giudiziarie. Mr. B. lo sa come si fa, cerca di guadagnare tempo (ha già inchiapettato Mr. Baffetto, alias Massimo D'Alema che si credeva un gran furbone) e al giovane scout lo sta lasciando là in prima linea a prendere bastonate da tutti. Lo vuole rosolare lentamente come il porceddu Sardo. Tra Matteo e Silvio è una battaglia a chi è più furbo e come succede tra bambini, a chi ce l'ha più “lungo”. Matteo tira dritto (Benito M. lo usava spesso questo motto prima d'inciampare e finire a testa in giù...) e sceglie vie più autoritarie nel definire le nuove riforme. Quando, invece, servirebbe più democrazia perché i partiti non sono più rappresentativi, e bisognerebbe creare le condizioni per allargare la partecipazione dei cittadini. Ci chiediamo, anche alla luce della denuncia in prima pagina dei lavoratori de l'Unità (indicando gli assassini più in casa propria che altrove) “Hanno ucciso l'Unità”: signori che dirigete il Pd, sotto quel 41% niente?!?. Ai lavoratori de l'Unità e ai suoi lettori esprimiamo la nostra piena solidarietà, ma consigliamo di fare tesoro del famoso detto: “Dai nemici mi guardo io, ma dagli amici mi guardi Dio”...
Fantasy - Leggiamo: “Cattolica, quattro giorni in compagnia di fate, sirene e pirati”. An avrìa mai péns che quij dla giunta cumunèla is pudésa ardùs isé. Pora nun!... Terra per tutti! - Leggiamo: “La collina del Vgs. Della terra di riporto ‘chiederemo ai quartieri cosa farne’ dice Leo Cibelli”. Leo... i la magnarà sla pièda e sardòn... Telecamere - Leggiamo: “Nove telecamere per il centro”. Da anni se ne annunciano a decine. Sa tut cli telecamere che j'ha prumès, ormai Cinecittà l'an c'fa gnènca 'na pugnèta. Os-cia!... Bagnini... - Leggiamo: “Sul lungomare muri e panchine a pezzi. E l'assessore Cibelli: ‘Li sistemino i bagnini’”. Alé! Ciapa su e porta a chèsa. Caz!... Stazione (1) - Leggiamo: “Stazione chiusa, categorie sul piede di guerra”. Monetting Bull raduna tutti capi tribù. Si dipingono il viso con i colori di guerra e intonano il canto propiziatorio di guerra e iniziano a ballare attorno al Totem: Bula-Bula-Bula! - Augh!-Augh!-Augh! - Bala-Bala-Bala! Caz-Caz-caz!Fancul-Fancul-Fancul... 'Na madòna j'è catìv. Al nov aministradòr dli ferovie Vincenzo Soprano, an savéva se rid o piègn. Os-cia!... Stazione (2) - Leggiamo: “Biglietteria chiusa, la segreteria del sindaco Cecchini ‘cade dal pero’”. Oh Signurén! Is sarà fat mèl chi purèt... Stazione (3) - Leggiamo: “Il sindaco protesta con Trenitalia, ma la biglietteria resta chiusa fino a Ferragosto” La protesta: ‘A so al séndaca dla Catolga. Sa cla biglieteria ciusa a vi rot al caz e se a veng giù a Roma av ciap tut per un'urècia’. Vai Piero, sei tutti noi! Pu sa cli urècie a farìn un bèl bruvèt. Caz!... Caos e proteste Tari- Leggiamo: “Caos sulla Tassa rifiuti, garage calcolati come case. Scoppia la protesta”. Il vociare del popolo dentro al Comune: Chi è stè? Ad chi è la colpa? Chi sta dré ma li bulètie dla mundèza? Chi è l'asesor mal Bilenc?... I funzionari: Calma signori! Gli uffici provvederanno e per chi vuole spiegazioni vada dall'assesore al Bilancio, il sindaco Cecchini. Va pu là... Zeus - Leggiamo: “Fulmine colpisce Piazza Nettuno”. Anche stavolta Zeus l'ha sbajè mira... 200 metri più in su. Caz!...
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CATTOLICA
Chiusi con successo i Giochi della Legalità, prossimo appuntamento a novembre
Dopo la legalità la diversabilità Associazione Rimbalzi fuori campo. Hanno saputo seguire una traiettoria che portava fuori dagli schemi tradizionali e aver avuto ancora la voglia di rincorrere il percorso immaginario di una pallina da tennis che, toccata la terra rossa, rimbalza altrove, a toccare idealmente la cultura, la città, l’entusiasmo, ma anche il disagio, la difficoltà e la tenacia della disabilità
I soci fondatori dell'Associazione Rimbalzi fuori campo. Seduti da sinistra: Walter Spezi, Fiorella Boccalini, Roberta Del Bianco, Loretta Pecci, Francesco Gabellini, Terenzio Bernardi (presidente), Adriana Macaluso, Carmen Leoni, Salvatore Ercoles. In piedi da sinistra: Rosario Todaro, Luisa Melloni, Giorgio Gerboni, Gianfranco Tonti, Angelo Furiassi (direttore), Liliana Tenti (vice presidente)
COSTRUITORI DI LEGALITA' E SOLIDARIETA' di Gaia Trunfio - E’ una giornata piena quando ci incontriamo all’Acquario di Cattolica. Piena di cose da organizzare, persone da incontrare, problematiche da risolvere. Siamo all’ultimo giorno de “I giochi della legalità” la tre giorni che l’Associazione Rimbalzi Fuori Campo ha organizzato a Cattolica e Gabicce Mare dal 29 luglio al 2 agosto e tutto il direttivo, è indaffarato a fare che tutto vada alla perfezione. Eppure, nonostante la fibrillazione, mi accolgono con il sorriso, l’allegria e una tazzina di caffè che per una come me non è mai la prima e di certo non l’ultima e, come se avessimo davanti una lunga e tranquilla giornata di mare, mi raccontano dei loro progetti, delle loro passioni, del loro impegno e della loro avventura cominciata un anno fa. Non una semplice intervista, ma un racconto a quattro voci del Presidente, Terenzio Bernardi, del Direttore, Angelo Furiassi, e di due socie, Adriana Macaluso e Luisa Melloni in una caldissima mattina di questa estate in cui il sole non è sicuramente una costante. Quando e perché è nata l’As-
sociazione “Rimbalzi Fuori Campo”? “L’associazione si è costituita un anno fa per volontà di un gruppo di 15 amici, divenuti poi i soci fondatori, che condividevano da sempre l’amore per lo sport e un’attenzione autentica verso il mondo del terzo settore” - racconta il direttore Furiassi -. “Eravamo tutti soci del Circolo Tennis Cerri e già da anni ci occupavamo dell’organizzazione di eventi sportivi e delle attività di promozione dei valori dello sport, di beneficenza, di solidarietà a questi legati. Con il passare del tempo abbiamo capito che queste attività ‘collaterali’ diventavano per noi sempre più importanti, erano quelle da cui ricavavamo maggiori soddisfazioni e che ci ripagavano di tutta la fatica. La cosa ci ha fatto riflettere. Abbiamo allora deciso di indirizzare e convogliare questo entusiasmo e questo interesse crescente, nella creazione di un organismo che si occupasse di sport ma soprattutto di promozione e sensibilizzazione, di cultura e legalità”. Quali sono i momenti più belli da quando avete fondato l’asso-
ciazione? “I momenti migliori” - mi dice il Presidente Terenzio Bernardi -, “sono quelli in cui ci rendiamo conto che gli eventi sono riusciti e sono stati largamente partecipati, come durante dibattito organizzato ieri sera (1 agosto) a Gabicce Mare con Arrigo Sacchi, Gianni Mura e Piergiorgio Morosini. La gente era in piedi e tutti hanno seguito con interesse e partecipazione la serata”. “Il bello è leggere l’entusiasmo delle persone che coinvolgiamo” gli fa eco il direttore Angelo Furiassi -, “vedere cittadini che riconquistano la città e i suoi spazi, che diventano protagonisti con le loro passioni. La voglia di condividere, di esserci, di partecipare che ho letto negli occhi dei 233 partecipanti alla Legality Run, la gara podistica, così come nei 23 partecipanti al Gran Galà di handbike non si dimenticano”. Quali sono le attività e dell’associazione?
“Oltre ai Giochi della Legalità” - continua Angelo Furiassi -, “l’associazione organizza da anni la Giornata della Diversabilità. Abbiamo inoltre incoraggiato la nascita e continuiamo a sostenere nel tempo le attività della Nazionale Italiana Calcio Amputati. Ma il nostro raggio d’azione non si esaurisce nel mondo dello sport, anzi. Numerosi incontri e conferenze sono state organizzate nel tempo, portando sul territorio esperienze e racconti di vita di personaggi come Don Luigi Ciotti, Beppino Englaro e Ilaria Cucchi. Ci teniamo ad offrire ai cittadini occasioni di incontro e dibattito in cui poter maturare proprie posizioni dopo aver ascoltato i diversi punti di vista”. I prossimi progetti? “Il prossimo appuntamento è per novembre con la Giornata della Diversabilità, concorso riservato alle quarte elementari di 6 comuni della zona, perché” - ricorda Adriana Macaluso che nella scuola dell’infanzia ha speso una vita intera -, “concetti come legalità, diversabilità e solidarietà bisogna impararli da bambini. L’associazione continuerà inoltre a collaborare con le diverse realtà locali con cui già da tempo ha avviato delle sinergie, come l’associazione
Pura Vida, Cattolica per la Scuola, il presidio di Libera Rimini e le altre che verranno”. “Continueremo a migliorarci di continuo” - aggiunge il Presidente Terenzio Bernardi -, “perché anche se siamo partiti con pochissimo cerchiamo di perfezionarci di anno in anno, di crescere, arricchirci culturalmente, migliorarci”. “Il bello dell’associazione” continua Adriana Macaluso -, “è proprio che ognuno fa quello che può e lo fa con sentimento. Siamo una squadra che lavora con il cuore”. Cosa vuol dire essere parte di questa associazione? Luisa Melloni, che sorride per quel telo che no, non ne vuole proprio sapere di star sù, aggiunge: “Vuol dire stare tra amici che hanno qualche cosa da dire, che nei loro settori hanno grande esperienza, sanno fare. E’ aiutare gli altri, ma è anche crescere personalmente. E’ avere la possibilità, come ieri, di confrontarsi con personaggi del calibro di Sacchi, Mura e Piergiorgio Morosini”. Morosini, il ‘nostro’ giudice, ispiratore dei valori di legalità che questa associazione porta avanti, cresciuto negli spogliatoi dei campi di calcio, dove ha imparato il rispetto dei valori e delle regole. Lo
stesso magistrato che anche ora che siede nel CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) non fa mai mancare il suo supporto a questo gruppo di sognatori e attivisti che hanno imparato la bellezza del terreno toccato da una palla “rimbalzata fuori campo”, e lo hanno voluto ricordare nel nome e logo e dell’associazione. E’ questo, capisco nella nostra chiacchierata, il nucleo fondante del loro impegno, il motore delle loro iniziative. Aver saputo seguire una traiettoria che portava fuori dagli schemi tradizionali e aver avuto ancora la voglia di rincorrere il percorso immaginario di una pallina da tennis che, toccata la terra rossa, rimbalza altrove, a toccare idealmente la cultura, la città, l’entusiasmo, ma anche il disagio, la difficoltà e la tenacia della disabilità. Insieme abbiamo parlato di valori, di condivisione, solidarietà e di esempi. Nello sport e nella vita. E torno a casa così, ripensando a questo racconto e a quelli di un marito con un passato tra playground e parquet, segnato nel gioco e nell’agire dal motto del suo mito del basket, la leggenda della Virtus Bologna, Predrag “Sasha” Danilovic: “La tua parola vola, il tuo esempio trascina”. rimbalzifuoricampo@libero.it
AMARCORD
Vagnini in passeggiata: 1958
- I Vagnini in passeggiata per le vie di Cattolica. Siamo nel 1958. L'istantanea (da sinistra, Luciano, Lino, Maurizio, Maria e Fiorella) ritrae la famiglia mentre passeggia per il centro di Cattolica. Siamo in piazza Primo Maggio. Alle loro spalle la centralissima via Bovio. La famiglia gestiva il famoso Bar Mercato (dove oggi c'è la boutique Pritelli) nell'omonima piazza. Successivamente, dal 1970 al 2000, hanno caratterizzato la storia turistica di Cattolica con il Raquette Bar. Dove si potevano assaporare le specialità olandesi, svedesi, tedesche, oltre i piatti tipici di casa nostra. Fu uno tra i primi locali a portare in tavola la piadina come se fosse stata una pizza. In trent'anni il locale venne rinnovato tre volte completamente.
CATTOLICA
Agosto 2014
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Il lavoro di “intelligence” operato dai partigiani di Cattolica sulla Linea Gotica
“Il gatto è arrivato”
1944-2014 LA RESISTENZA RACCONTA
APPELLO
Chiunque sia in grado di fornire ulteriori particolari dell’episodio o dei personaggi è pregato di mettersi in contatto con la redazione de la Piazza o scrivere a castelvetro@email.it Grazie!
di Maurizio Castelvetro* - La Resistenza nella zone della Valconca si configurò prevalentemente in operazioni di propaganda, intelligence e reperimento armi per le Brigate operanti in montagna, in accordo e su mandato del C.L.N. Nell’ambito delle operazioni di intelligence un ruolo significativo ebbe il cattolichino Giuseppe Ubalducci (Pino), di cui qui ricostruiamo due significativi episodi che lo videro protagonista assieme al fratello Cino Ubalducci e altri partigiani romagnoli e marchigiani – basandoci sul confronto di alcune testimonianze autografe. Alle 21:30 del 23 agosto 1944, in concomitanza con l’attuazione della Operazione Olive che prevedeva l’imminente attacco delle truppe della 8ª Armata alleata al versante orientale della Linea Gotica, partì dal porto di Ancona una motosilurante per una missione anglo-italiana con l’obbiettivo di ottenere informazioni aggiornate sulle linee fortificate e sulle caratteristiche delle truppe tedesche posizionate tra le vallate dei fiumi Foglia e Conca. A bordo vi erano sei uomini: cinque marò appartenenti al Gruppo Mezzi d’Assalto della Marina militare - Reparto NP (Nuotatori Paracadutisti) provenienti dal Reggimento San Marco, comandati dal sottotenente Enzo Mini, originario di Pesaro, ed il partigiano Sergio Rimondi (Rolando) della 5ª Brigata Garibaldi «Pesaro», che aveva lo specifico compito di contattare i partigiani romagnoli operanti nella bassa Valconca. Nelle prime ore del 24, al largo all’altezza del faro di Casteldimezzo, Mini assieme ai marò Luigi Campora e Giovanni Scagliola e a Rolando trasbordarono su un battello di gomma (rimorchiato sino alla riva da uno elettrico), sbarcando in prossimità della Punta dei Gessi. Il gruppo, dopo aver nascosto l’attrezzatura ed indossato abiti civili, si diresse verso la via Flaminia, iniziando ben presto l’attività di ricognizione. Alla sera Rolando partì verso Cattolica, per stabilire i contatti con i partigiani locali, mentre i tre militari italiani rimasti si rassegnarono a passare la notte nascosti tra le canne, in località Vallugola, correndo non pochi
Foto sopra: Enzo Mini Giuseppe Ubalducci (Pino)
rischi quando una pattuglia di sentinelle tedesche si trovò a passare vicino a loro, sparando alcuni colpi con il mitra – a caso – in mezzo al canneto. Verso mezzogiorno del 25 Rolando li raggiunse nell’improvvisato nascondiglio assieme a Giuseppe Ubalducci, già attivo membro della Resistenza locale, aderente al PCI, sottufficiale del 5° Reggimento Genio fino all’armistizio del 1943, ex disegnatore presso la Benelli di Pesaro ed assunto con ruoli tecnici presso la Organizzazione Todt: il lavoro di rilevamento su carta delle fortificazioni era stato da lui cominciato mesi prima, su indicazione del C.L.N. tramite il compaesano Wilmo Piccioni, a sua volta in contatto con Egisto Cappellini – personaggio di primo piano del P.C.I. e della Resistenza nelle Marche – e con la attiva collaborazione sul campo del fratello Cino Ubalducci, anche lui ex disegnatore presso la Benelli; a cui va aggiunto, secondo la testimonianza di Ivo Piva, l’aiuto di una impiegata che si fece chiudere nell’ufficio tecnico della Todt per copiare nottetempo al lume di candela i disegni delle fortificazioni. Ubalducci fornì a Mini tutte le informazioni richieste e con lui concordò di rivedersi entro un paio di giorni con i documenti in suo possesso: dopo l’incontro Mini decise di tornare alla base ad Ancona assieme a Scagliola per fornire le utili informazioni raccolte sino a quel momento sulle postazioni e sulle divisioni tedesche, accordandosi per tornare di li a pochi giorni a recuperare Campora e Rolando. Così, nottetempo, essi raccolsero vicino alla Vallugola il battellino occultato: si trattava di una piccolo gommone a tre posti a chiglia piatta, senza timone, fornito di una vela quadrata con lato di un metro e mezzo e albero in alluminio. Una volta giunti al largo a forza di pagaie, fu distesa la vela dirigendosi a Sud, oltre la linea del fronte; per meglio prendere il vento fu applicata una canna in diagonale, mentre la vela veniva tenuta in tiro fuoribordo con una cordicella... lega-
ta all’alluce del piede di uno dei due marò. Dopo una navigazione di circa 40 chilometri, fu deciso di avvicinarsi alla costa all’altezza di Mondolfo; giunti a riva furono immediatamente arrestati dalla M.P. (Militar Police) polacca, che solo dopo il riconoscimento mediante parola d’ordine li condusse alla base operativa alleata ove vennero riferite le informazioni raccolte. Era il 26 agosto: poche ore prima era iniziato l’attacco alleato alla Linea Rossa, la prima linea di difesa della Linea Gotica posta a ridosso del fiume Metauro, con un terrificante cannoneggiamento delle postazioni tedesche. Nel frattempo, a Cattolica, Rolando era stato tenuto nascosto in un rifugio segreto nell’aia della famiglia Cesarini, in località Macanno, in attesa della documentazione custodita da Wilmo Piccioni. Finalmente essa fu consegnata a Pino il quale le infilò nei pantaloni, in alcune speciali tasche interne nascoste, appositamente cucite dalla madre. Rolando e Pino (accompagnato sul posto da Ivo Perazzini) a mezzogiorno del 26 si riunirono al marò Campora, ancora nascosto nel canneto vicino alla Vallugola, aspettando il calare del sole per scendere verso la piccola baia, convinti che quella fosse la notte dell’appuntamento con la motosilurante: ma la data indicata dal comandante Mini («due giorni dopo» il 25), forse per la impossibilità di organizzare il rendez vous, di fatto saltò e durante la notte furono vane le segnalazioni effettuate verso il largo con una torcia tascabile, perché nessuno era ad attenderli. I tre uomini furono così costretti ad aspettare nascosti fino alla notte successiva: un lungo altro giorno di attesa, immobili ed a digiuno sotto il cocente sole di agosto. Mini partì da Ancona alle 22:30 circa del 28 agosto assieme ad alcuni marò (tra cui Scagliola) e altri membri dell’equipaggio a bordo della motosilurante MS56 per la missione di recupero di Campora e
Rolando. Giunti a 100 metri dalla costa della Vallugola, con i motori al minimo, appena visti i convenuti segnali da terra furono messi a mare due battelli per andare a raccogliere gli uomini che li aspettavano a riva. Inaspettatamente, tra di essi Mini trovò ad aspettarlo una terza persona in più: ciò provocò nel buio alcuni attimi di sconcerto ed allarme da parte dei militari sbarcati, prima del riconoscimento, in quanto non era stata prevista la presenza di Pino Ubalducci, evidentemente intenzionato a riferire personalmente dei documenti ai comandi alleati. L’operazione di trasbordo verso la motosilurante era quasi completata quando improvvisamente un colpo di cannone fu sparato dall’alto e passò sibilando sopra di loro: qualche tedesco si era insospettito o li aveva avvistati. L’imbarco fu rapido, i motori furono spinti al massimo mentre un altro colpo veniva inutilmente sparato verso la imbarcazione. Dopo alcune ore di navigazione, alle 6:45 del 29 la motosilurante attraccò al porto di Ancona. Al comando della 8ª Armata fu consegnato così uno straordinario documento, contenente informazioni cartografiche sulla Linea Gotica per una estensione di circa 30 chilometri, dalla costa fino a Casinina. Mentre Pino veniva presentato ai rappresentanti del G.S.I. (General Staff Intelligence) ed iniziava a spiegare nel dettaglio i documenti, le truppe alleate erano giunte combattendo a ridosso della Linea Verde n. 1, la più fortificata, lungo il versante della vallata Fiume Foglia: l’attacco era imminente, questione di ore, si trattava solo di decidere quale fosse il momento opportuno. Le informazioni consegnate da Ubalducci furono immediatamente verificate con voli di ricognizione, contribuendo rapidamente alla definizione finale della mappatura – su base fotografica – della intera linea difensiva tedesca, cui avevano contribuito anche altri gruppi partigiani marchigiani.
L’attacco alleato scattò alle ore 16 del 30 agosto, e le linee tedesche costate mesi e mesi di lavoro furono sfondate in più punti nel giro di pochissimi giorni. La frase in codice «Il gatto è arrivato» trasmessa da Radio Londra indicò ai partigiani di Cattolica che la missione era andata a buon fine. Cino Ubalducci già nella giornata del 3 settembre potè far sventolare la bandiera italiana dalla terrazza del Comune di Cattolica liberato, di fronte alla piazza che di lì a pochi mesi sarebbe stata intitolata a Franklin Delano Roosevelt. Mini, Campora e Scagliola furono decorati per la missione alla Vallugola con la medaglia d’argento al valor militare. Nel dopoguerra, su iniziativa dell’on. Arrigo Boldrini (Bulow), fu sollecitata una analoga decorazione anche per Ubalducci, ma senza esito. È verosimilmente l’utilità delle informazioni fornite dal “tenente partigiano” (come lo definì un suo compagno di lotta, il comandante Giuseppe Mari) unita all’affidabilità, al coraggio, alla precisione dimostrata, e non ultima la sua formazione militare (sempre molto apprezzata dagli alleati), che portò il comando dell’8ª armata ad affidare a Giuseppe Ubalducci un’altra importante missione: superare la linea del fronte ed avviare i contatti con la 28ª Brigata GAP “Mario Gordini”, operante nel ravennate e comandata da Bulow, alle spalle dei tedeschi, per stabilire una linea d’azione coordinata con gli alleati. Ubalducci fu così inviato via mare sulla costa romagnola Nord, oltre la linea del fronte: la partenza avvenne da Ancona il 17 settembre con un mezzo della Marina militare ed egli sbarcò, disarmato, a nord della zona di Porto Corsini la mattina del 18, qualche giorno prima che Rimini fosse liberata. Con non poche peripezie, rischiando la vita, egli riuscì a mettersi in contatto con i partigiani ravennati e il 24 fu da loro accolto presso la sede del distaccamento «Terzo Lori», base clandestina presso l’isola degli Spinaroni, nelle paludi del Delta padano (recentemente restaurata e diventata un affascinante luogo di testimonianza storica ed ambientale). Parallelamente la direzione del P.C.I. operante nelle zone liberate (che nelle Marche face-
va capo ad Egisto Cappellini, già riferimento del C.L.N. nella precedente missione di Casteldimezzo) gli affidò l’importante compito di fornire aggiornamenti ed indicazioni politiche allo stesso Bulow. Egli fu così informato del valore e della portata della svolta di Salerno (con cui si rimandava la questione della monarchia a dopo la liberazione dall’occupazione nazifascista), della necessità di rafforzare la politica di unità tra tutte le forze politiche antifasciste, di dare alle formazioni partigiane un carattere popolare e nazionale anche nelle forme esteriori (divise, bandiere, canzoni, ecc.), anche al fine di tenere conto dell’effetto sugli alleati e per sollecitare la partecipazione popolare alla fase finale della guerra. Fu anche informato delle cause del mancato intervento delle formazioni partigiane alla liberazione di Ancona – pur richiesto dagli alleati – e del comportamento delle forze alleate, che pur riconoscendo il valore delle formazioni partigiane ne avevano ordinato lo scioglimento una volta liberati i territori ove esse operavano. Queste informazioni, giudicate «illuminanti» sul ruolo e la strategia da assumere da parte delle forze partigiane, specie nei confronti degli Alleati, saranno importanti nelle future scelte che il comando piazza coordinato da Bulow assumerà, proponendo in prima persona alle Forze armate alleate un piano militare di liberazione del Ravennate, ottenendo in cambio credibilità politicomilitare e riconoscimenti ai massimi livelli. Ubalducci si accamperà presso la sede del distaccamento «Terzo Lori» fino al 7 ottobre, ritornando poi ad Ancona via mare con in mano una relazione di Bulow per il comando alleato. Sarà lo stesso Bulow, di sua iniziativa, che senza attendere una risposta che tardava a giungere partirà con una imbarcazione a remi il 18 novembre alla volta delle linee alleate – unitamente ad altri partigiani ed ufficiali alleati in fuga, nonché... una damigiana di Sangiovese – «per coordinare la guerriglia con l’iniziativa e l’avanzata alleata», incontrando prima a Viserba e poi a Cattolica i rappresentanti delle Forze armate inglesi e canadesi. Il contatto sarà prezioso, e da esso inizierà a prenderà forma l’Operazione Teodora, che porterà alla liberazione di Ravenna ... ma questa è un’altra storia. *Presidente ANPI Cattolica-Valconca
36 AGENZIA VIAGGI CATTOLICA Via Del Prete 6 www.adriaexpress.it TEL. 0541 - 960076 Fax 0541 - 963334 e-mail: adria@express.it
- Caro Enrico, intanto ti chiedo scusa per il titolo. E' un po' banale, ma più che Lucio Dalla volevo ricordare la nostra reciproca passione per la canzone d'autore italiana dei “mitici” anni Settanta e Ottanta. Il brano “L'anno che verrà” è del 1979 (i nostri anni di grande impegno) e parla di “trasformazioni e speranze”. L'inizio della canzone è proprio quello del titolo: “Caro amico ti scrivo...”. Ti scrivo perché voglio raccontare della tua scomparsa. La cosa mi rattrista, anche perché negli ultimi due mesi non faccio altro che scrivere “necrologi” su amici che hanno vissuto esperienze importanti di vita insieme a me. Prima Gianni Bertuccioli, poi Fabio Rocca e adesso Tu. Parlando con Lando Pritelli, altro nostro compagno di lotte e speranze, si commentava che queste vostre scomparse, premature e pertanto assurde, sembrano tanti rintocchi di campane suonate a lutto che ci costringono a riflettere sul senso della morte. Ogni rintocco ci appare come un conteggio alla rovescia che richiede la “partenza” di qualcuno della nostra vecchia e grande compagnia. Ho appreso la notizia della
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CATTOLICA
Scomparso prima del tempo dopo una breve malattia. Aveva 59 anni
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Caro Enrico ti scrivo... Enrico Paolucci (4.10.1954 - 15.7.2014)
Grande idealità e impegno. Sorriso gentile e generosità
IN RICORDO di Enzo Cecchini tua maledetta malattia alla fine di giugno. “E' molto grave”, mi diceva Lando. Poi neanche il tempo di raccogliere i nostri pensieri comuni... che è arrivata glaciale la notizia della tua morte. Una cosa veloce, fulminante, come se la maledetta vecchia con la falce avesse avuto fretta. Già, lei aveva fretta, perché sa che nella sfera terrena le persone generose, oneste, idealiste... danno fastidio. Come se fossero dei “cattivi” esempi che potrebbero contaminare una società sempre più (per larga parte) incattivita, egoista e disonesta. Ci siamo incontrati là, in quel
“tugurio” nella piazzetta della Gina dove avevamo aperto la prima sede di Lotta Continua. Lì dove abbiamo cominciato ad “organizzare” i nostri sogni, la nostra rabbia, la nostra sete di giustizia sociale. Tu eri ancora un ragazzino, era il 1971. Uno studente che ci raccontava (e si impegnava) nelle lotte dei collettivi studenteschi del suo isti-
tuto. E poi l'impegno con tanti altri compagni su tutte le questioni nazionali, locali e internazionali, per farcene carico in maniera passionale e disinteressata, come se dall'intensità o meno del nostro impegno si potevano decidere le sorti di interi popoli oppressi, o le nefandezze dei governi democristiani e
fascistoidi o le condizioni di lavoro (umilianti) dei lavoratori stagionali del nostro turismo. Tu eri un grande idealista, e spesso preferivi le scelte meno compromissorie, più “pulite” e chiare senza cedere a nessun opportunismo, anche se magari solo politicamente tattico. Ci accumunava l'idea di una sinistra umanitaria e l'ostilità verso l'ideologismo partitico e burocratico. I tuoi interventi iniziavano pressappoco sempre così: “Io penso, io credo... e voglio confrontarmi con...”. Mai “io voglio e io pretendo”. Caro Enrico, anche di te devo raccontare della nostra intensa storia a Radio Talpa. Poi qui, in quel di via Irma Bandiera, 59, dopo circa un paio d'anni abbiamo trovato difficoltà a condividere la stessa idea di radio. Abbiamo vissuto alcuni mesi con sofferenza questa diversità di vedute.
Ma come succede tra persone che mettono al primo posto la passione disinteressata e il rispetto reciproco, l'amicizia non è mai venuta a meno. E' proseguita fino a pochi mesi fa, e nonostante ci si vedesse più raramente, ogni occasione era buona per incontrarsi e parlarsi. Ultimamente erano le cene conviviali a Riccione organizzate dell'associazione intitolata al nostro grande compagno Michele Pulici, scomparso già da anni. Caro Enrico, so che hai sofferto tanto quando hai perso Donatella, la tua compagna di vita, e anche lei deceduta prematuramente. Non so che succede nel cosiddetto “aldilà”: su, giù nel mezzo... Ma credo che Donatella e tanti nostri ex compagni saranno lì e ti abbracceranno. Ti abbraccio anch'io Enrico. Forse lo avrei dovuto fare più spesso quando potevo stringere a me un corpo vivo e assaporato la luce del tuo sorriso gentile. Mi servirà da lezione! Ciao Enrico. L'amico Cecco
GRADARA
Liliana Coli (prima da sinistra)
Partner ideale dei Tuoi Progetti
Addio a Liliana, albergatrice che stupiva - L’11 agosto 2013 lasciava i suoi cari la signora Liliana Coli in Marcolini. La sua famiglia, ad un anno dalla scomparsa, vuole ricordarne la figura di madre esemplare e di persona operosa che è stata nella vita. Venuta dalle campagne di Gradara, da quella realtà contadina, si ambientava nella vita cattolichina del dopoguerra ove le persone piene
di volontà e di intraprendenza si inventavano una nuova professione. Nella sua abitazione, con le poche stanze che aveva ( il cui numero ci stava in una mano), studiò e realizzò la sistemazione estiva per una piccola attività tipo locanda con alloggio anche se si trovava in zona lontana dalla spiaggia, come lo è la via Caduti del Mare. L’idea prese corpo e, aiutata da Guerrino, suo mari-
to, realizzava la “Pensione Villa Marcolini”, un'attività familiare che in poco tempo riscuoteva il consenso di un’affezionata clientela che poi ritornava tutti gli anni. Ovviamente ampliava il fabbricato e lo sopraelevava, poi, con l’aiuto dei suoi due figli Milena e Giuseppe migliorava l’attività, così come a Cattolica fecero tutti gli intraprendenti cattolichini, nati o diventati tali. Riusciva anche a costruire una nuova casa per gli alloggi dei figli e nipoti e per lei stessa col marito, il che dimostra tutto l’amore e la dedizione al lavoro e alla famiglia che è tipica delle persone volenterose delle nostre terre marchigiane-romagnole. Il suo ricordo sarà sempre presente in chi la conobbe e le ha voluto bene. Ciao Liliana, mamma e nonna. Che la terra ti sia lieve. Silvio Di Giovanni
CATTOLICA
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Si parla insistentemente di una Radio Talpa Story per ottobre BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
Attenzione! Ritorna il ‘diavolo’
Qualcuno bene informato ci dice che succederanno cose grosse e scandisce con l'energia di una schitarrata di hard rock degli Ac-Dc: I.N.D.I.M.E.N.T.I.CA.B.I.L.I. Si parla di un “diavolo” con tanto di coda e con una chitarra in mano che si aggirerà per la città. Dovremo avere paura? Forse vorrà solo “rubarci” l'anima con quelle sonorità che venivano definite “musica del diavolo”. Ma era “solo” il grande blues e rock in un contesto storico ricco di fermenti creativi culturali, politici e sociali...
MY GENERATION
EVENTI CULTURALI (ma non solo) di Enzo Cecchini - Si respira una strana aria in questa “maledetta” estate piovosa. E' una sorta di attesa che nasce da un tam tam sotterraneo (underground), forse “talpesco” che sussurra strani eventi per il prossimo ottobre. I diretti interessati, quelli che sanno, parlano solo per strane “metafore psichedeliche”. Quelli che non sanno fantasticano eventi più o meno folli. C'è chi parla di “Rivoluzione d'Ottobre”, di “Autunno Caldo”, addirittura chi di “Riprendiamoci la Città”. Certamente è la fantasia nostalgica di qualcuno, ma è “in tinta” con la situazione politica nazionale e internazionale. In Italia in diversi dicono che sul piano istituzionale c'è una sterzata “autoritaria” mentre molti cittadini, lavoratori, imprenditori e altre categorie sono alle prese con una crisi che non finisce più. Alle porte dell'Europa divampano venti di guerra (Striscia di Gaza, Ucraina...) che ci riporta-
no indietro in maniera nefasta di decenni. E poi trascuriamo, cinicamente, tanti altre zone di conflitto (Iraq, Siria, Libia...) sparse in altri continenti. E il mondo sta a guardare il sangue che scorre, con la “benedizione” delle “stelle”... Ma tornando al nostro microcosmo (Cattolica, Gabicce Mare e dintorni) qualcuno bene informato ci “ammalia diabolicamente” dicendoci che succederanno cose grosse e scandisce con l'energia di una schitarrata di hard rock degli Ac-Dc: I.N.D.I.M.E.N.T.I.CA.B.I.L.I.. Addirittura minaccia la presenza di un “diavolo” con tanto di coda e con una chitarra in mano, che vorrà insinuarsi nella nostra città. Dovremo avere paura? Vorrà “rubarci l'anima” con quelle sonorità che venivano definite, appunto, “musica del diavolo”, che altro non era che il grande blues e rock? Aleggeranno altri tempi, for-
(Cecco - Caravaggio - 2014)
se altrettanto difficili, quelli di un'altra generazione che va dalla metà degli anni Sessanta alla metà degli Ottanta. Parliamo del secolo scorso, il Novecento, quello definito dallo storico Eric Hobsbawm il “Secolo breve”. Quella generazione di giovani ritornerà alla ribalta, anche se oggi è più appesantita dagli anni e acciacchi? Li rivedremo tutti, o quasi, magari solo in “fotografia”? Vicino a loro ci saranno,
forse, gli spiriti di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison... Sapranno parlare ai giovanissimi di oggi? Quelli dei socialnetwork, quelli, per farla corta, della web-generation? Fanzine storiche e cimeli, gli Lp con fantastiche copertine e documenti di valore assoluto... usciranno dalla polvere? “Il tutto sarà avvolto da una colonna sonora delle canzoni che hanno segnato la storia del rock, punk,
BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
pop, new vave... - insiste a dire il bene informato - le parole tristi e felici, dolci e incazzate della migliore produzione della canzone d'autore italiana...”. Sarà così? Se sì, sarà emozionante rivedere centinaia di quei “giovne catulghìn e gabcés” fotografati e documentati nel lontano 1982, che “riemergono vicini” agli Indiani metropolitani, il rock demenziale degli Skiantos, i suoni psichedeloci dei Pink Floyd. E poi ricordarli mentre festeggiano il Mundial spagnolo vinto nel 1982 quasi tra le braccia dell'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini mentre esulta come un ragazzino... Sempre qualche bene informato si lascia sfuggire che Cattolica potrebbe vedere i Pink Floyd. Abbiamo capito bene? Forse intende le loro indimenticabili canzoni... Ma il concerto sarà live! E allora? Chi suonerà? Ch'ic farà strimulì al sangue con le chitarre elettriche? “Stai tranquillo, mi dice. Aspetta e stipirai!”. Addirittura arriva a dire che è in corso di stampa un libro. Sì, un libro! Una sorta di Radio Talpa Story con centinaia di nomi di ragazze e ragazzi che in quegli anni (fine 1976, fine 1984) hanno segnato un pezzo di storia significativo a Cattolica e dintorni. Quella generazione (pensate che pretese!), spargeva semi di utopia e follia creativa. Adirittura qualcuno si era messo in testa che voleva fare la rivoluzione! Che matti! Eppure viene confermato nei
libri di storia e dai racconti dei “reduci”, che quella generazione aveva pieno titolo di avere queste grandi speranze, perché quegli anni sono stati densi e tesi, creativi e violenti, dolci e sofferenti. Poi alla fine anche belli. Se non altro perché avevano più di trent'anni in meno. Allora Viva la Gioventù! Quel mattacchione della nostra gola profonda, insinua che tutto questo sarà narrato nel libro: una specie di Radio Talpa Story intrecciata con tutti gli eventi culturali, musicali, politici e sociali locali, nazionali e internazionali. Non contento ci butta lì: “Il libro sarà presentato da personaggi molto importanti. Chi ci sarà vivrà un'emozione globale”. Questo signore, oggi molto biondo (inteso con i capelli tutti bianchi), che noi saggiamente diffidiamo e prendiamo con le molle quello che dice, ci sussurra di concerti memorabili al Teatro della Regina, di mostre sonore (sic!), di feste sul mare... Basta! Smettila! Stiamo già sognando. Tot dal caz! Gli diciamo brutalmente. Lui se ne va e sibillinamente ci rifila l'ultima staffilata: “La Talpa è un animaletto fantastico: scava, lavora, prolifera, lotta, ama e s'incazza... ma nessuno la vede. Voi scettici vi ricrederete. Perché la Talpa riapparirà ad ottobre in tutto il suo splendente fulgore. Come nel passato: ribelle, ironica e imprevedibile. Adès at salut ca ho da fè”...
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Luciano, 50 anni di attività LAVORO E COMUNITA' di Dorigo Vanzolini
EVENTI
Notte Rosa col ‘Belcanto’ Ancora un successo del ‘Belcanto Lirico Pop trio’ durante la Notte Rosa nel suggestivo scenario della Piazza del Tramonto
EVENTI
di Wilma Galluzzi Il Trio Belcanto
Un giovane Luciano Bailetti esordiente barbiere all’età di vent’anni. Cattolica, via Verdi. Anno 1964. Luciano (al centro) con l’amico Benedetto Cocciani suo primo cliente. Un brindisi insieme ai suoi familiari, clienti e amici, davanti all’ingresso del salone di via Verdi in occasione dei cinquant’anni - Cinquant’anni e non sentirli è lo slogan usato dal barbiere Luciano Bailetti per festeggiare mezzo secolo. “Questo mestiere mi ha appassionato fin da piccolo - racconta Luciano -. Ricordo da bambino quando reggevo il lume a petrolio per far luce nella stalla mentre mio padre Emilio che fa-
ceva il contadino tagliava i capelli ai figli e amici. A 12 anni iniziai a fare i capelli in casa al nonno, poi nella mia camera da letto mi portarono una poltroncina, così ebbi l’opportunità di allargare il mio noviziato anche ai parenti. A 14 anni mi chiamò un barbiere di
Pesaro il quale mi diede una poltrona nella sua bottega. Ricordo che si lavorava dalle sette di sera all’una di notte e alla domenica dalle sette di mattina alle tre del pomeriggio. A vent’anni iniziai la professione di barbiere in proprio, attività che continua ancora oggi a Cattolica in via Verdi”.
- Il 4 luglio, nell’ambito dell’offerta musicale che la Regina ha proposto per la Notte Rosa , la Piazza del Tramonto ha messo in scena uno spettacolo con diversi linguaggi teatrali, il Recital lirico-pop-ballet “Dell’amore. Della passione”, coerentemente al tema del 2014 ispirato all’amore di Paolo e Francesca. Lo spettacolo, nato come concerto lirico, in risposta a una forte richiesta cittadina dopo l’entusiamo raccolto in occasione dell'iniziativa del 13 aprile scorso nel Palazzo del Turismo, si è arricchito di alcuni interventi teatrali diversi: la recitazione del Canto V dell’Inferno di Dante da parte di Rosy Cattaneo e Massimo Gennari della Compagnia de-
gli Instabili, la violinista Thomaidha Thomollari dell’Accademia Musicale di Giorgio Della Santina, i ballerini di tango argentino Omar Casali e Stefania Santoro e il corpo di ballo de La Nuova Accademia di Marinella Capuano. Ma, al di là di questi ospiti della serata, i protagonisti assoluti dello spettacolo, dedicato al “bel canto” con brani di forte suggestione, sono stati loro, i magnifici tre della lirica locale: Laura Palma (soprano), Daniela Bertozzi (mezzosoprano) e Daniele Girometti (baritono). I cantanti sono stati accompagnati al pianoforte dal maestro FabrizioDi Muro. Lo spettacolo, organizzato dal Punto Ageop (Assoc. Genitori Ematologia Oncologia Pediatrica)
“Prof. Guido Paolucci” di Cattolica, è stato presentato da Alda Ugolini Filippini. Ageop ringrazia vivamente per il finanaziamento della manifestazione l’Amministrazione Comunale di Cattolica e la Banca di Credito Cooperativo di Gradara che ancora una volta si è distinta particolarmente per la sua sensibilità unica a iniziative culturali e sociali. Un sentito ringraziamento per le prestazioni d’opera gratuite va anche a: Agenzia Diego Olivieri per la cura dell’immagine e della grafica, Cooperativa Nel Blu, Avangard Look, Lucia e Chiara per “ La Maison de Parfum”, Silvano Benzi per le videoriprese e Giuseppe Badioli per le fotografie.
Mundial: Prandelli a ‘Chi la visto?’ Cesare Prandelli Dopo il Mundial lo hanno definito: Cesare Brandelli
Edizione deludente nel gioco prodotto. Male le squadre “mito”. Valide Cile, Colombia e Olanda. Germania la più forte. Italia: non pervenuta!
LO SPORT - E venne la fine del Mundial! Un mese di sfide con tanti milioni di aficionados sparsi nel mondo incollati davanti le tv. Questi tifosi sudavano alla grande, la voce rauca, un grosso senso di smarrimento... Mi direte che queste sensazioni erano dovute in relazione alle grandi giocate, alle emozioni del gioco sviluppato... Invece no. La voce roca, le mani nei capelli e quant'altro erano dovuti al gioco praticato, che a detta di molti, era insopportabile. Un gioco lacunoso in ogni reparto. Pensate un po': squadre che alla vigilia promettevano monti e mari e che poi
nelle gare ufficiali sono state incapaci di fare un assist preciso, pertanto smarcante al proprio puntero. Che dire di un Mundial così scadente? Ho visto un buon Mexico, molto veloce. Si è vista una buona Colombia, con una mezzala abile e veloce capace di legare col puntero d'area (uomo pragmatico con pochi fronzoli). Nel prossimo futuro la Colombia potrà dare del tu a molte compagini! Ho ammirato un'Olanda combattiva e con spunti tecnici di rilievo. La Germania? Come volevasi dimostrare ha vinto un mon-
diale con raziocinio, eleganza e efficace modernità. E le squadre “mito”? Un disastro! Vedi il Brasile, l'Argentina, l'Uruguay. E ancora la Spagna, la stessa Francia... tutte all'ultima spiaggia. E la nostra Italia? Presa per mano da tal Prandelli da Orzinovi (BS) è risultata non pervenuta! Per fortuna o per intuito, la Rai manda ancora in onda la trasmissione “Chi l'ha visto?”. Per noi sportivi italiani è meglio lasciar stare i nostri giocatori e non infierire più di tanto. Chissà se in questo periodo, lontani dall'atmosfera Carioca, così bella ma anche logorante... ritroveranno nella tranquillità familiare nuovi stimoli, soprattutto a livello psico-fisico. Sportivi coraggio, il Campionato 2014-2015 vi sta aspettando. In bocca al lupo e ciao. El Mejor
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Agosto 2014
CATTOLICA
Scomparso prima del tempo dopo una breve malattia. Aveva 59 anni LA MOSTRA
Luciano Crostella, ritorno ai fiori Luciano Crostella
- E' un “Ritorno alle origini” quello che il pittore cattolichino Luciano Crostella propone nella sua mostra. Le origini sono “I Fiori” come ha annunciato nel suo depliant d'invito. “... mi sono riaffiorati in mente vecchi soggetti didattici scrive Crostella-: i fiori, dove tutto mi riusciva bene. Ha avuto origine
così l'idea ispiratrice di riprendere e rivisitare questo tema che ha dato il titolo alla mostra”. L'esposizione, dal 4 al 24 agosto, si svolge nel prestigioso spazio Bottega dell'Arte nel Palazzo Bcc di Gradara col patricinio del Comune di Gradara.. Orario: tutti i giorni (21-24) e sabato-domenica (17-19 / 21-24). Il contesto è quello favolistico del borgo di Gradara dove storia, leggenda, natura e cultura si fondono da secoli.
Bastianelli-Cardellini, visita guidata alla mostra LA CULTURA
- Franco Bastianelli è un artista di Pesaro che ha sempre utilizzato per le sue opere rame e vetro. Due dei materiali più nobili sulla terra: il primo naturale, il secondo artificiale. Ha realizzato il logo per Infasil (un semicerchio con un punto al centro): una madre che abbraccia il figlio. Giuliano Cardellini invece scrive poesie ed ha vinto anche dei premi; di professione fa l'avvocato. Insieme, a Cattolica, hanno allestito una mostra dal titolo “Quale natura?”. Inaugurata lo scorso 13 luglio, chiude il 30 settembre. Si snoda in tre luoghi: Palazzo del Turismo (“Canto del Cigno”), Hotel Kursaal (“Spettro”) e Hotel Spiaggia (“La Fata”). Per rendere l'arte ancora più viva hanno organizzato delle visite guidate dove sono loro stessi a raccontare e rispondere alle domande di appassionati e curiosi. Gli appuntamenti, dalle 21, con par-
I due artisti: Bastianelli (secondo da destra) e Cardellini (quarto da destra) Una delle opere in mostra
tenza dal Palazzo del Turismo (possibile presenza di traduttori per lingua inglese, francese, russa): - Mercoledi 13 agosto - Mercoledi 20 agosto - Mercoledi 3 settembre - Mercoledi 17 settembre
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di Dorigo Vanzolini
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Cattolica, 1929 circa. Servizio di Nettezza urbana sulla spiaggia di Cattolica Da sinistra: Costantino Bacchini “zcòn”, Guerrino Bacchini “Pisìn”, Maria Antonioli (ultima a destra). Sullo sfondo un dettaglio della mura di villa Marconi. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
UNA FOTO E TANTE STORIE di Dorigo Vanzolini
Al Ghet ad Figudendie (mal Caset)
- Questo è un tipico esempio di ricostruzione storica grazie all'aiuto della tecnologia digitale del fotomontaggio. Il proprietario del ghetto era Gaudenzi detto “Figudendie”. Nelle case che vediamo nella fotografia vivevano molte famiglie ognuna con le loro storie il cui denominatore comune erano le difficoltà del quotidiano vivere. Nella casa a destra abitavano tre famiglie, nell'ingresso a destra la famiglia “dla Palmèna znèna (l'urtléna)”, la famiglia di Natale Facondini e Gigìn al Panarèl. Al piano terra della casa in basso a sinistra, oltre all'abitazione della famiglia Gaudenzi si trovava un'osteria tra le più antiche di Cattolica nota come Osteria da Zizì (soprannome di Gino Gaudenzi figlio di
Figudendie. Nell'osteria si era soliti ballare con un piano a cilindro acquistato nel 1846 (vedi fotografia) i cui discendenti ne
conservano interamente l'imponente struttura. Durante le serate danzanti si trovava sempre qualcuno dispo-
CENTRO SOCIALE GIOVANNINI - VICI
Il programma di agosto - Sabato 9 ore 20,30: Ballo con ‘Il duo Severino’ Folklore di Romagna e anni '60-'70. A metà serata sarà servito uno spuntino. Contributo 7 euro. - Sabato 16 ore 20,30: Ballo con Michele e Angela (canto e violino). Spuntino agli intervenuti a mezza serata. Contributo 7 euro. - Sabato 23 ore 20,30: Cena con Ballo con i Ballomania. Contributo 17 euro. - Domenica 31 ore 20,30: Ballo (e non solo...) con Pierpaolo Lanci - Le belle canzoni classiche e moderne. Piccolo spuntino di mezza serata. Contributo 7 euro. Informazioni e prenotazioni Centro sociale: 347-9752583 339-4995417
sto a girare la manovella per ore in cambio di un fiasco di vino che di solito gli veniva appoggiato sul mobile dello strumento. A ciascun chiodo battuto sul cilindro chiodato corrisponde una nota, con la rotazione del cilindro i chiodi venivano a contatto con delle leve che comandavano il suono desiderato. Nel lontano 1902 il proprietario stanco di sentire le stesse note decise di cambiare il rullo e per questo si recò col suo somaro a Bologna in via degli Orti (oggi quartiere Mazzini) per sostituirne la scaletta musicale. Oltre allo strumento recuperato, nell'osteria fu rivenuto un ritratto di donna vestita alla moda dell'epoca datato 1909, la cui immagine ritrae la matriarca, signora Gaudenzi.
Gli itinerari della buona tavola Gifar: “Idee e soluzioni per i nostri clienti”
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- Conoscere le esigenze della clientela, dalla piccola pensione fino al grande hotel, per progettare e creare su misura la cucina ideale e funzionale. Con circa 1.500 clienti da Gabicce a Milano Marittima, Gifar si manifesta come una delle realtà leader del mercato di cucine ed elettrodomestici per ristorazione, grazie alla professionalità di commerciali e progettisti che seguono da zero, passo passo, la progettazione della cucina di hotel e ristoranti. La storia di Gifar parte da lontano. Il suo fondatore, Giuseppe Di Ghionno, classe 1945, è originario di Tollo, in provincia di Chieti, figlio di un viticoltore che nel 1955 decise di trasferirsi a Rimini. Una scelta decisiva anche per il futuro del figlio. All’età di 20 anni Giuseppe lavorava infatti come cameriere in un hotel della riviera e fu qui che scoccò la scintilla: “Vedevo arrivare ogni giorno i rappresentanti, ben vestiti in giacca e cravatta, decisi lì che quello era il lavoro che volevo fare”. E così fu. Iniziò con Shell a commercializzare detersivi per lavastoviglie, primo cliente l’hotel Queen Mary di Cattolica. Poi altre commesse, sempre più numerose in tutto il Riminese, dove lavorò per altre aziende del settore dei detergenti e delle lavastoviglie, fino al 1973, quando cominciò la parentesi milanese come di-
Giuseppe Di Ghionno, fondatore di Gifar nel 1978
La storia della Gifar inizia nel 1978 a conduzione familiare. Oggi, è leader nelle grandi cucine e complementi di arredo per la ristorazione rettore vendite per Comenda prima e Hobart poi, allargando la sua esperienza alla vendita di intere cucine per ristorazione professionale. Il richiamo della Riviera, forse il mercato più ricco d’Italia, era però irresistibile, così come la voglia di mettersi in gioco in prima persona. Gifar nasce a Rimini il nel novembre del 1978, un’azienda all’inizio a conduzione famigliare assieme alla moglie Giuseppina e poi i figli Vincenzo, Andrea e Angela: “Colleghi, ma soprattutto concorrenti mi dicevano “chi te l’ha fatto fare?” - racconta Di Ghionno con un sorriso – per-
ché di aziende del settore già ce n’erano parecchie. Alcuni di quelli ora hanno chiuso o fallito, mentre io sono ancora qui”. L’esperienza e l’attenzione alla clientela alla lunga hanno fatto la differenza. In 20 anni la Gifar conquista il mercato nella provincia di Rimini e nel 2000 si sdoppia in Gifargroup srl e Di Ghionno, per due settori diversi e complementari: quello delle grandi cucine e i complementi d’arredo. Nel 2005 una nuova svolta. Gifargroup viene ceduta ad Ali, il più grande gruppo multinazionale del settore, con sede a
Milano. Nella gestione nulla cambia, perché Giuseppe e la sua famiglia conoscono ormai benissimo i clienti e le loro esigenze e grazie a uno staff preparato e in continuo aggiornamento riesce a soddisfare ogni tipo di richiesta sia prima dopo che la vendita. Il vantaggio sta invece nella qualità e concorrenzialità dei prodotti, acquistati direttamente dalla Gifar dai produttori dello stesso gruppo, senza ulteriori mediazioni, oltre al knowhow disponibile grazie alla molteplice varietà di aziende specializzate. Quello delle grandi cucine per la ristorazione è infatti un settore che ha subito meno la concorrenza asiatica, proprio perché è la qualità a garantire il risparmio a lungo termine. La decennale esperienza di Gifar ne fa una delle realtà leader in Italia nel settore della ristorazione, tanto da essere un interlocutore privilegiato per strutture importanti come la prestigiosa catena di alberghi Holiday Inn, Aquafan e Oltremare. Ma non solo. Impianti progettati e realizzati da Gifar si trovano nelle scuole alberghiere di Manila e Montevideo, un grosso complesso turistico a 5 stelle sul lago di Como e ovunque c'è una cucina... di qualità.
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Non sanno cosa fare con la guerra: tergiversano. Un silenzio di terrificante irresponsabilità
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S. Giovanni M.
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Estate 1943: la guerra, i Savoia e il destino degli italiani Quei quarantacinque giorni, fino a quell’otto settembre, inutilmente lasciati trascorrere in illusorie speranze, aggravarono i già tanti errori di preparazione di quel 25 luglio, cui non era all’oscuro la casa Savoia. Sarebbe bastato coraggio e buon senso per porre fine alla guerra e contrapporsi ai tedeschi di Hitler. Invece, per un anno e mezzo: morti, distruzioni e sofferenze LA STORIA di Silvio Di Giovanni - Dopo i rovesci nella campagna di Russia contro l’Unione Sovietica, dopo la disfatta militare ad El Alamein ed in Tunisia nella campagna d’Africa, la popolazione italiana era ridotta all’estremo, vittima degli intensi bombardamenti alleati che rallentavano il normale svolgimento della vita delle città e mietevano vittime civili. Il pesante razionamento alimentare indeboliva il fisico delle persone ed aumentava il malcontento e l’ostilità verso una guerra ormai abbondantemente persa. Il re ed alcuni dignitari di casa Savoia cominciavano a saggiare, di nascosto, la possibilità di liberarsi di Mussolini ma senza voler apparire quale elemento responsabile di tale azione. Già dal dicembre 1942 la rivista americana “Life” aveva pubblicato un articolo nel quale si delineava la manifesta aspirazione della classe industriale italiana: tipo il senatore Pirelli, il conte Volpi, Galeazzo Ciano ed altri che erano favorevoli ad un fascismo non più “pro-tedesco” ma “pro-alleati”. Quindi: togliere di mezzo Mussolini, cessando la guerra contro gli alleati anglo-americani e mantenendo il fascismo. Il re aveva due paure: una, della reazione di Hitler e l’altra che il popolo insorgesse guidato dai comitati popolari insurrezionali di cui i comunisti erano l’elemento propulsivo più importante in seno ai Comitati Antifascisti che cercavano di organizzarsi. Mussolini, con le sue insipide sparate, il 24 giugno 1943, rivolgendosi al direttorio del partito fascista, aveva sentenziato che: “Se il nemico tenterà di sbarcare sul suolo italiano, sarà congelato su quella linea che i marinai chiamano il ‘Bagnasciuga’, la linea della sabbia dove l’acqua finisce e comincia la terra’’. Anche in una occasione così tragica, come era in quel momento l’Italia, lui, il Duce, aveva la necessità di dire paroloni che poi erano sfondoni. Infatti, il bagnasciuga nel gergo dei marinai è una parte dello scafo, non della spiaggia. Nella notte tra il 9 e il 10 luglio gli alleati anglo-americani sbarcarono in Sicilia senza troppe difficoltà; invero con una preponderanza di forze della loro VII ed VIII armata con il dominio incontrastato del cielo e del mare e dopo avere preso l’avamposto fortificato dell’isola di Pantelleria, ove l’ammi-
raglio Pavesi comunicò alle sue truppe di cessare ogni resistenza vista una impossibile difesa; del resto solo verbalmente abbozzata. Mussolini si incontrò con Hitler il 19 luglio, presso Belluno in una villa di San Fermo, sollecitato dai suoi accompagnatori: il generale D’Ambrosio, il sottosegretario agli esteri Bastianini e l’ambasciatore a Berlino Alfieri. Doveva esporre al suo alleato tedesco l’estrema prostrazione dell’Italia e la necessità di uscire dalla guerra. Ma quando il Duce si trovò di fronte ad Hitler si ammutolì: parlò solo il tedesco e dettò il suo volere. In quel giorno Roma subì il pesante bombardamento nel quartiere San Lorenzo con migliaia di morti e feriti. Nella notte tra il sabato 24 e la domenica 25 luglio il Gran Consiglio del Fascismo mise Mussolini in minoranza e nel pomeriggio della domenica il re con i suoi dignitari mise in atto quel che in un certo senso fu il colpo di Stato con l’arresto di Mussolini e la nomina di Badoglio quale capo del governo. In questo modo la monarchia ed i ceti conservatori e sostenitori del regime tentavano di scindere le loro responsabilità dal potere di governo e militare per cercare di sopravvivere alla catastrofe. Così quella casta conservatrice che vent’anni prima aveva mandato al potere Mussolini, ora, con una azione mezzo esitante e con fare fortemente insipiente ed incapace, provava, con una congiura di palazzo, di salvare la faccia della propria casta. Il proclama di Badoglio e del re, scritto dal giurista Vittorio Emanuele Orlando e diramato la sera del 25 luglio con, tra l’altro: “la guerra continua. L’Italia ... mantiene fede alla parola data …”. Con un governo non fascista, ma privo di persone di senno politico, non poteva che destare una grande disillusione nella popolazione: la fine del fascismo non era accompagnata dalla fine della guerra. La frase che doveva tranquillizzare il temuto teutonico non fece presa e né fu creduta. Fin dai giorni dopo quel 25 luglio, Hitler infatti iniziò a prendere in considerazione provvedimenti per invadere l’Italia con le sue armate. Quei quarantacinque giorni, fino a quell’otto settembre, inutilmente lasciati trascorrere in illusorie speranze, aggravarono i già tanti errori di preparazione di quel 25
Silvio Di Giovanni
luglio, cui non era all’oscuro la casa Savoia. Attuato in un turbinio di incapacità politica e militare, portarono poi i tre quarti del suolo italiano in un devastante campo di battaglia per oltre diciotto mesi prima di essere liberato dall’invasore nazista e dai suoi sgherri repubblichini. Non fu neanche presa in considerazione la scelta, a livello di quei poteri dello Stato, che l’esercito italiano con il suo popolo avrebbe potuto, se tempestivamente attivato, porre un serio ostacolo all’invasore tedesco in quell’estate-autunno del 1943. Le forze teutoniche in Italia in quel 25 luglio del ’43 comprendevano otto divisioni sotto l’egida del maresciallo Kesselring, di cui la metà dislocate in Sicilia e provate per le pesanti perdite dopo lo sbarco del 10 luglio. Una divisione di fanteria era di stanza in Sardegna. Delle rimanenti tre, una era in Campania, una nella Puglia ed una in Toscana. Vi erano inoltre acquartierati, in tante presenze sfuse, più di 100 mila tedeschi in raggruppamenti autonomi come comandi di presidio, protezione dei campi d’aviazione, servizi logistici, servizi tec-
nici ed amministrativi, centri di addestramento, organismi polizieschi e politici, ecc... Potevano esserci in Italia 220 - 230 mila uomini germanici che completavano la presenza con circa 450 aerei da caccia e da bombardamento presenti in tutta l’intera zona del Mediterraneo. E quali erano le forze armate italiane in quel tempo che stiamo indagando? Vi erano inizialmente 90 divisioni di cui poco meno della metà erano in giro nei territori fuori dal suolo nazionale per cui non si poteva, su quelle, far conto immediato. Undici divisioni erano in Sicilia e mal ridotte dalla lotta dopo il 10 luglio. Si poteva far conto su trentasei divisioni, più altre forze minori non indivisionate, più i carabinieri e la polizia. Ed anche se gli armamenti non erano al pari di quelli teutonici, tuttavia si poteva contare su circa un milione di uomini che se, fulmineamente impiegati, avrebbero potuto, addensati nel nord Italia, bloccare gli accessi dall’Austria, dalla Francia e dai Balcani. Far saltare i collegamenti veicolari e ferroviari del Brennero. I soldati italiani avevano
combattuto valorosamente da El Alamein in poi in Africa, ma avevano anche capito e considerato che la guerra era irrimediabilmente perduta contro la soverchiante potenza militare degli anglo-americani. Se posti a difesa dei passi alpini dalla invasione teutonica, con una previsione fin da prima di quel 25 luglio, i nostri soldati avrebbero avuto in corpo ben altra forza morale e spirito di patria, dato che l’alleanza con la Germania non era mai stata gradita dagli italiani, né dalla truppa militare. Fin prima dell’inizio dell’estate del ’43, sorsero sia a Roma che a Milano dei comitati antifascisti che divennero delle centrali di opposizione a quel regime di dittatura che negava tutte le libertà: di stampa, di pensiero e di espressione. Facevano parte uomini del vecchio regime liberale e dell’Aventino come: Ivanoe Bonomi, Alessandro Casati, Giuseppe Romita, Alcide De Gasperi; politici moderati che erano ben accetti al Vaticano ed alla monarchia e che spingevano il re a liberarsi di Mussolini. Il Comitato di Milano esprimeva invece posizioni più avanzate, più innovatric,i ma anche diverse rispetto a quelle di Roma. I socialisti e gli azionisti non volevano le destre nel loro movimento. Al contrario, i comunisti, quale forza di massa, volevano un concentramento di tutte le correnti antifasciste in un unico fronte unitario, capace di cancellare ogni traccia del fascismo ed opporsi alla prevedibile reazione tedesca. Però non erano d’accordo né la
monarchia, né la destra liberale per questo fronte unitario. Il partito comunista incaricò il latinista professor Concetto Marchesi di prendere tutti i contatti possibili, e lo fece. Con il generale Cadorna comandante della divisione corazzata “Ariete” e poi, a Roma, con Casati ed altri vecchi liberali; con il proposito di dare l’appoggio anche alla monarchia, senza rivendicazioni istituzionali, pur di liberarsi del fascismo e far fronte comune al nuovo possibile nemico tedesco. Ma casa Savoia e la casta italiana non avevano solo paura dei tedeschi, avevano anche paura del loro popolo. Avevano paura degli italiani che stremati dal fascismo si erano riversati nelle strade in quella notte tra il 25 ed il 26 luglio a festeggiare con delle attese diverse da quelle del proclama di Badoglio. In quel 25 luglio, in Italia esisteva già una vasta opinione pubblica antifascista che comprendeva la maggioranza del popolo in tutti i suoi strati sociali e quindi aver avuto fiducia nel proprio popolo per uno scopo sano e lodevole e una fiducia nel proprio esercito di stanza sul suolo italiano, poteva non essere impensabile di successo? Ma il re e la sua casta erano lontani da far leva sul proprio popolo che anzi temevano. Lo stesso maresciallo Kesselring ebbe a scrivere: “Badoglio avrebbe potuto far occupare dalle sue truppe le fortificazioni di frontiera ed interrompere le comunicazioni ferroviarie con la Germania. Tale azione avrebbe avuto la conseguenza inevitabile di ridurre alla fame le divisioni tedesche che combattevano in Italia, costringendole ad arrendersi al nemico. Chi avesse dominato le linee di comunicazione con l’Austria ed i Balcani da una parte e con la Francia dall’altra, avrebbe avuto nelle sue mani il destino della Germania.” Infatti, in quel luglio 1943 c’era già sul suolo del Sud-Italia la preponderante presenza degli alleati che per terra, per mare e per cielo potevano agevolmente occupare il suolo italiano; se fossero state bloccate in tempo le frontiere sui passi alpini da una intelligente e previdente azione militare. Con senno affrontata. Quanto avrebbe potuto beneficiare la liberazione dell’Italia in minor impiego di tempo, in minore distruzione e minor numero di vittime? Solo al pensiero di ciò che è stato il lungo tempo di oltre un anno e mezzo da quell’autunno del ’43, poi tutto l’anno 1944 ed i primi quattro mesi del 1945 di lotte, frustrazioni, distruzioni, genocidi, umiliazioni. Le sofferenze che abbiamo provato, i lutti, i bombardamenti, le rappresaglie naziste, la pesante lotta della Resistenza dei migliori italiani. Forse il corso della conclusione della guerra avrebbe potuto essere meno devastante e meno doloroso.
DadĂ : l'arte dell'artigianato Gabicce Mare
Riflessioni bibliche “Non possiamo non definirci cristiani”, Benedetto Croce
IMPEGNO CIVILE
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Difficile la loro esistenza nello stato islamico La solidarietà dei musulmani
Riflessioni bibliche “Il cristianesimo ha tradito Gesù?”, Giorgio Jossa
LA RIFLESSIONE Gerusalemme, città sacra agli ebrei, musulmani e cristiani
di Eletta Cucuzza* - È indirizzata «a tutti coloro che hanno a cuore l’unità nazionale dell’Iraq» e datata 17 luglio la lettera del patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael Sako I, in questo ulteriore momento tragico della storia del Paese mediorientale, avviato a farsi in tre dopo l’autoproclamazione, il 30 giugno, del Califfato dello Stato Islamico (Is) nella parte centrale del territorio nazionale (ma “allargato” ai territori della Siria nelle mani dei combattenti dell’Isil, lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante), e la sempre più acclarata autonomia del Kurdistan al nord, restando il sud, con capitale Baghdad, all’attuale governo iracheno. E in questo mosaico, le prime vittime, al di là dei morti, dei feriti e delle famiglie sfollate per la guerra fra jihaidisti, curdi ed esercito governativo, sembrano i cristiani. Come ricorda Sako nella sua missiva, dopo la presa della città di Mosul «lo Stato islamico ha diramato un comunicato per imporre apertamente ai cristiani [pena la morte] di convertirsi, oppure pagare la jizya» (tassa imposta dai musulmani ai non musulmani: 450 dollari al mese, una somma iperbolica, ndr), «oppure lasciare la città e le proprie case con
Emesso una fatwa per dichiarare che le case dei cristiani sono proprietà dello Stato islamico» e «ha marchiato con la lettera “N”, che sta per “nazareni”
indosso soltanto i vestiti»; ha «emesso una fatwa per dichiarare che le case dei cristiani sono proprietà dello Stato islamico» e «ha marchiato con la lettera “N”, che sta per “nazareni”, le case dei cristiani» e «con la lettera “R” (rejectors, in inglese, ndr) le case degli sciiti, in quanto traditori». «Queste richieste», secondo Sako, «offendono i musulmani e la reputazione dell’islam» e offendono «la coesistenza con diverse religioni e diversi popoli, d’Oriente e d’Occidente, vissuta nel rispetto reciproco del credo religioso e in fraternità». «È una vergogna che ora i cristiani vengano rigettati, espulsi e limitati nella loro vita. È ovvio che questo fenomeno avrà conseguenze disastrose nel concetto stesso di coesistenza fra la maggioranza e le minoranze, e persino fra gli stessi musulmani, nel breve e nel lungo periodo. L’Iraq è sull’orlo di un disastro umanitario, culturale e storico». Il patriarca di Antiochia dei siro-cattolici Ignatius Youssef III Younan ha definito quanto sta accadendo una «pulizia di massa ba-
messe e le pratiche in atto non hanno nulla a che vedere con l’islam, con i suoi principi di tolleranza e convivenza», dichiarando la disponibilità dell’Oci a «fornire l’assistenza umanitaria necessaria alle persone sfollate, in attesa che possano rientrare a casa». Della solidarietà dei musulmani verso la popolazione di Mosul riferisce mons. Amel Shamon
Iraq smembrato e cristiani sata sulla religione». Il patriarca stava rispondendo ad una telefonata di solidarietà di papa Francesco, riporta il servizio informativo dei vescovi italiani Sir (22/7). «Secondo quanto riferisce il patriarcato siro cattolico», vi si legge, «la conversazione è durata nove minuti nel corso dei quali il patriarca Younan ha ringraziato il papa e chiesto di intensificare gli sforzi con i potenti del mondo mettendoli davanti al fatto che nella provincia di Ninive si sta consumando una pulizia di massa basata sulla religione. Che vergogna per il silenzio del cosiddetto mondo civilizzato! Alla fine della telefonata, papa Francesco ha
dato la sua benedizione apostolica a tutto il popolo cristiano di Oriente, assicurando che sarà sempre presente nelle sue preghiere per la pace e la sicurezza». Sul fronte ecumenico, in una dichiarazione del 21 luglio, il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese, il pastore Olav Tveit, ha definito gli ultimi sviluppi «tragici» e «inquietanti», chiedendo solidarietà e «preghiere per tutto il popolo iracheno e in particolare per le minoranze cristiane e musulmane costrette a lasciare le loro case». «È triste – secondo il pastore – vedere la fine della presenza secolare cristiana a
Mosul», ribadendo l’impegno di tutte le Chiese per il dialogo con le altre comunità etniche e religiose per proteggere il pluralismo» della società irachena. La solidarietà dei musulmani Ma lo «spostamento forzato dei cristiani di Mosul è un crimine intollerabile» anche secondo molti musulmani. Questa la forte denuncia dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica (Oci, un gruppo di 57 Paesi musulmani), che in un comunicato del 22 luglio, a firma del segretario generale dell’organizzazione, il saudita Iyad Madani, ha sottolineato: «Le atrocità com-
Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, ai microfoni della Radio Vaticana (22/7). A Baghdad, dove il 20 luglio erano riuniti i vescovi iracheni, «erano presenti – ha raccontato – circa 100 persone che hanno dimostrato la loro solidarietà verso tutti i cristiani. Ci sono stati anche altri gesti nella città di Mosul: alcuni musulmani hanno accompagnato dei cristiani fuori dalla città con le loro macchine. Sì, ci sono gesti di solidarietà». È stato per esempio reso noto che alcuni si sono presentati con la lettera “N” sui loro vestiti e che a Baghdad è stata lanciata da tanti musulmani la Campagna «Io sono iracheno, io sono cristiano».
La gioia del Vangelo (Evangelii gaudium) di Gianfranco Vanzini
Papa Francesco
Evangelii gaudium (2) “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli “ (Mt 28,19-20) La volta scorsa abbiamo concluso riprendendo l’invito che i nostri Pastori ci rivolgono di “evangelizzare con gioia” con la consapevolezza che è Gesù il primo e il più grande evangelizzatore. Vediamo insieme le ulteriori riflessioni che Papa Francesco ci invita a compiere. “ Tutti hanno il diritto di ricevere il Vangelo. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile. La Chiesa non cresce per proselitismo ma «per attrazione».” Evangelizzare significa obbedire al mandato missionario di Gesù: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). Questi versetti ricordano il momento in cui il Risorto invia i suoi in missione, cioè a predicare il Vangelo in ogni tempo e in ogni luogo, in modo che la fede in Lui si diffonda in ogni angolo della terra. “Missione che deve essere svolta con gioia...”. Quella gioia del Vangelo che sperimentano e vivono i settantadue discepoli, “che tornano dalla missione pieni
di gioia” ( Lc 10,17). “Questa gioia è un segno che il Vangelo è stato annunciato e sta dando frutto”. “ Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno.” Fra le varie istituzioni ecclesiali che si occupano della evangelizzazione il Papa sottolinea l’importanza della Parrocchia. “ La parrocchia – dice - è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione.” “ Le altre istituzioni ecclesiali, comunità di base e piccole comunità, movimenti e altre forme di associazione, sono una ricchezza della
Chiesa che lo Spirito suscita per evangelizzare tutti gli ambienti e settori. Ma è molto salutare che non perdano il contatto con la realtà tanto ricca della parrocchia del luogo, e che si integrino con piacere nella pastorale organica della Chiesa particolare. Questa integrazione eviterà che rimangano solo con una parte del Vangelo e della Chiesa, o che si trasformino in nomadi senza radici.” Poiché: “ Intendiamo porre tutto in chiave missionaria, questo vale anche per il modo di comunicare il messaggio. Nel mondo di oggi, con la velocità delle comunicazioni e la selezione interessata dei contenuti operata dai media, il messaggio che annunciamo corre più che mai il rischio di apparire mutilato e ridotto ad alcuni suoi aspetti secondari.” “ E’ necessario pertanto che si presti una grande attenzione per cercare di esprimere e di spiegare le verità di sempre con un linguaggio che consenta anche di riconoscere la sua permanente novità.” Il Vangelo è sempre lo stesso ma è anche sempre nuovo e attuale.
Ricordava, infatti, Giovanni Paolo II: “che l’espressione della verità può essere multiforme ma deve trasmettere all’uomo di oggi il messaggio evangelico nel suo immutabile significato.” E’ evidente a questo punto che per potere incontrare il Popolo di Dio e compiere il suo compito di evangelizzatrice : “La Chiesa è chiamata ad essere sempre la casa aperta del Padre. Uno dei segni concreti di questa apertura è avere dappertutto chiese con le porte aperte. Così che, se qualcuno vuole seguire una mozione dello Spirito e si avvicina cercando Dio, non si incontrerà con la freddezza di una porta chiusa.” La prima volta che ho letto questa frase mi è venuto spontaneo pensare a quante nostre chiese durante il giorno sono chiuse. A qualche parroco amico ho chiesto il perché di queste chiusure. La risposta più frequente è stata che sono aumentati i furti, soprattutto nelle cassette delle elemosine. Mi sembrerebbe molto bello accogliere l’invito del Papa e cercare di tenere aperte le porte delle nostre Chiese. Non possiamo arrenderci di fronte ai ladri. Facciamo tutti insieme uno sforzo di fantasia per evitare di lasciare Nostro Signore, chiuso, da solo, in Chiese deserte. Proprio gli orari che possono sembrare più scomodi possono invece essere utili per chi. (Continua)
Autoscatti di persone con indosso un cartello con lo slogan della Campagna sono stati postati su Facebook. Molto più drammatica la notizia giunta da Mosul, dove è stato ammazzato dall’Isil il professor Mahmoud Al ‘Asali, un docente di Legge del dipartimento di Pedagogia dell’Università di Mosul, che ha avuto il coraggio di schierarsi apertamente contro questa brutale politica anticristiana, da lui giudicata contraria ai dettami dell’islam. E tuttavia percentualmente dev’essere poca cosa questo anelito solidaristico. Il 20 luglio, il patriarca maronita Béchara Raï nella sua omelia aveva denunciato il mutismo degli islamici sulla persecuzione che stanno subendo i cristiani: «Che ne dicono i musulmani moderati?», chiedeva, «non si sentono voci di denuncia». “Isolare i jiahdisti” Il Califfato Islamico, intanto, sembra proseguire in modo chirurgico nella sua distruzione della cristianità irachena e della sua storia.
Altri gesti nella città di Mosul: alcuni musulmani hanno accompagnato dei cristiani fuori dalla città con le loro macchine È di pochi giorni addietro l’incendio del palazzo episcopale dei sirocattolici di Mosul da parte degli estremisti islamici dell’Isil. E il 20 luglio, riferisce l’agenzia Fides (21/ 7), i miliziani jihadisti si sono impossessati dell’antico monastero siro-cattolico di Mar Behnam, risalente al IV secolo, ubicato a poca distanza dalla città di Qaraqosh. L’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, Yohanna Petros Moshe, ha confermato che gli emissari del Califfato «hanno imposto ai tre monaci e a alcune famiglie residenti nel Monastero di andar via e lasciare le chiavi». Nessun’altra notizia è però giunta. Interessanti i suggerimenti del collaboratore di Petros Moshe, il sacerdote siro-cattolico Nizar Semaan (ancora sulla Fides): «La comunità internazionale – sostiene – fa registrare una inquietante passività», mentre «occorre uscire dalle dichiarazioni vaghe, e porre in atto misure concrete sul piano umanitario e politico. Ad esempio, è venuto il tempo di inserire questi gruppi nella lista delle organizzazioni terroristiche condannate dagli organismi internazionali, e soprattutto occorre rendere pubblici i nomi dei Paesi e delle forze che li finanziano. I servizi segreti e i governi dei vari Paesi certo sanno da dove arrivano le armi e il denaro che tengono in piedi questi gruppi». Ma tanto più occorre, sottolinea, «coinvolgere leader e seguaci dell’Islam sunnita nello sforzo di isolare i gruppi jihadisti», perché «un pronunciamento di condanna nei confronti di questi gruppi da parte delle autorità islamiche, diffuso attraverso la rete delle moschee, avrebbe di certo un effetto rilevante». *Adista
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GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA TURISMO
Scomparso prima del tempo, Elio è stato uno dei mattatori di Gabicce
Bici, sprint nel nome di Clementi Antonia mentre distribuisce il suo cd: l'inno di Gabicce Mare
Antonia, la canzone-inno di Gabicce Mare nel mondo - Con Antonia la canzone di Gabicce Mare va in giro per le strade d’Europa sulle favolose macchine MG In occasione del raduno internazionale “X MG BY The Sea” che si è svolto a Gabicce nella settimana dal 26 maggio al 1 giugno, Antonia, cantautrice dell’omonima canzone, ha fatto omaggio ad ognuno dei partecipanti una copia del suo CD. La mattina del 1 giugno, ultimo giorno del raduno, gentilmente presentata alla partenza dal presidente nazionale del MG Car Club Italy, Fabio Filippello, la dottoressa ha distribuito il suo ricordo di Gabicce a più di un centinaio di vetture che le sono sfilate davanti. Racconta: “E’ stata un’occasione simpatica e gradevolissima per fare promozione a Gabicce, specialmente in questo periodo di crisi, in cui i turisti stranieri sono più’ che mai i benvenuti. Lo scopo della mia canzone è stato fin dall’inizio quello di diffondere il più possibile l’immagine di questa incantevole località. Con qualche pennellata musicale, dove le note compongono una melodia orecchiabile e facile da ricordare, come in tanti mi hanno confermato. Con le parole, con cui ho cercato di raccontare, o meglio di riassumerete bellezze e le peculiarità di Gabicce in modo allegro e divertente. Con le immagini riportate sul CD: infatti sul disco ho fatto incidere una immagine pubblicitaria degli anni 50 che mi era particolarmente piaciuta, quando la localita”si fece un gran nome ,anche negli anni successivi, anche per i suoi locali notturni,frequentati dai cantanti più’ famosi dell’epoca. Sul retro della copertina ho scelto una splendida panoramica ripresa da Gabicce Monte, della baia denominata dall’amministrazione comunale “La baia verde e blu” dicitura che ho scelto proprio per dare inizio alla mia canzone. Credo che una persona che non sia mai venuta qui in vacanza e che non sappia niente del posto, trovandosi tra le mani il mio CD e volendo ascoltarlo, possa farsi un’idea ben precisa e particolareggiata di quanto Gabicce sia “speciale”, un piccolo angolo di paradiso, come spesso mi piace ricordarla. In questa occasione ho anche avuto il piacere di cono-
scere il presidente nazionale dell’associazione,Fabio Filippello, persona assolutamente cordiale e simpatica, che mi ha dimostrato una cortesia e una gentilezza che mi hanno piacevolmente impressionato e che spero di rivedere in futuro, sapendo che e’ già stata prevista la undicesima edizione del raduno, sempre qui a Gabicce, tra due anni”. Di Carpi, farmacista, Antonia insieme alla sua famiglia da anni frequenta Gabicce Mare. La musica è la sua grande passione. Le chiediamo se ha in mente qualche altro progetto musicale Racconta: “Per chi ama la musica di idee ce ne sono sempre, comunque al momento sono la tastierista di un gruppo, recentemente formatosi nella mia città, con cui suoniamo canzoni del panorama italiano e straniero e che spaziano dagli anni 70 ai giorni nostri, genere pop, rock, dance. La nostra cantante ha una voce splendida e potente ed è davvero molto brava, infatti studia canto da 18 anni con ottimi risultati. Insomma, esibirsi con lei, dà soddisfazione e divertimento. Stiamo approntando una scaletta musicale che possa accontentare un po’tutti, quindi, a breve, abbiamo in programma serate ed esibizioni varie. Naturalmente spero che anche a Gabicce se ne presenterà l’occasione, ovviamente sempre cominciando da La baia e’ verde e blu...”.
- Elio Clementi apparteneva alla categoria delle pesone perbene. Ha legato il suo nome a Gibicce in due aree che si andavano ad intrecciare: la politica (era stato assessore) e la bicicletta. Insieme ad un gruppo di amici aveva portato a Gabicce Mare il Giro d'Italia ed eventi legati al pedale a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. se n'è andato via prima del tempo, dopo una breve malattia. La città, gli amici e la famiglia, lo ricordano con l'11° Gran Premio Città di Gabicce Mare Memorial Elio Clementi. Titolo della manifestazione: “Ciclismo sotto le Stelle”. L'appuntamento è per il 12 agosto, San Lorenzo: dal pomeriggio fino verso le dieci di sera. Questo di Gabicce Mare è divenuto in poco tempo un appuntamento stimolante ed allettante. Ritorna, dopo la”pausa” del 2013, la tradizionale gara ciclistica Tipo Pista che ogni anno va in scena nella zona artigianale di Case Badioli, su di un circuito di mille metri chiuso al traffico. Organizza il Velo Club Cattolica. Collaborano attivamente all’allestimento tutti i tes-
Il piazzale occupato dai mezzi della produzione
Il 12 agosto a Case Badioli. Giovani in spettacolari sprint
LO SPORT serati del locale G. C. Gabicce Mare, coordinati dal loro presidente Carlo Messersì. La kermesse ha il pregio di unire i movimenti ciclistici sia del Pesarese che del Riminese e di far arrivare atleti e sportivi provenienti da ogni parte d’Italia. Nell’edizione 2012 furono dieci le regioni italiane rappresentate, con oltre 500 iscritti, segnando un vero e proprio record Sedici le batterie disputate in rapida succesione. Il presidente del Velo Club Cattolica Massimo Cecchini racconta l'edizione di quest'anno: “Abbiamo deciso di rilanciare questa manifestazione dopo un anno di stop perché in pochi anni è diventata una vera e pro-
pria festa del ciclismo. L’anno passato per mille motivi non è stata fatta e quest’anno abbiamo pensato in collaborazione con l’amministrazione comunale di Gabicce Mare di riproporla”. “La particolarità della corsa - continua Cecchini -, tipo pista, è che la velocità e gli sprint intermedi creano da soli un gran-
de spettacolo. Noi abbiamo la fortuna di avere tantissimi spettatori a bordo strada ed il calore degli sportivi rappresenta insieme alla squisita ospitalità che offriamo ogni anno quell’ ingrediente in più della nostra manifestazione”. Sono attesi al via tantissimi ciclisti di tutte le categorie: la lunga serie delle gare iniziera’ fin dalle 15,30 con i Giovanissimi(11-12 anni) delle cat. G5 e G6, dopo dei quali si cimenteranno gli Esordienti 1°anno, Donne Esordienti, Donne Allieve, Esordienti 2°Anno.A seguire Allievi, Juniores ed infine a serata avanzata con il cielo colorato dai fuochi artificiali voluti dagli organizzatori gareggeranno i dilettanti Elite e Under 23. Novità assoluta è la gara finale “Crit under stars” dei Fixed che chiuderà la serata e che verrà allestita in sinergia con lo staff di Iride Modena. La corsa è stata presentata il 7 agosto presso il ristorante “Il Falco” nella spendida cornice del porticciolo di Baia Vallugola di Gabicce Monte.
Gabicce, Festa del vino per i turisti COMUNITA La pigiatura
Appuntamento il 4, 5 e 6 settembre. Gara di pigiatura, gruppi folcloristici per le strade del centro
- Per tre giorni Gabicce Mare diventa luogo delle eccellenze eno-gastronomiche di queste terre. Si possono assaggiare vini e prodotti agricoli del nostro territorio (olio e formaggi) con distribuzione gratuita del pane grazie ai commercianti di via Cesare Battisti. Tutto questo e molto di più è la XIV edizione della Festa del Vino; organizzato dal Comune di Gabicce Mare e dall'Associazione per la Pro-
mozione e la Tutela del Patrimonio Storico Culturale e delle tradizioni Popolari, l'appuntamento è il 4, 5 e 6 settembre. L'inaugurazione si tiene il 4, alle 21. Degustazioni ed intrattenimenti musicali. Si replica il giorno dopo, con inizio sempre alle 21. Si tiene anche la divertente gara della pigiatura. Il 6 settembre, stand e danze dalle 21. L'evento si svolge nella
piazzetta accanto al palazzo comunale (con una mostra degli antichi attrezzi per la vendemmia); stand in via Cesare Battisti. Mentre piazza Matteotti è teatro degli spettacoli. In via Vittorio Veneto e lungo il porto corteo tradizionale e spettacoli in movimento: il Corpo bandistico di Colombarone, la Corte Malatestiana di Gradara e il gruppo di ballo etnico romagnolo Il Fienile. Gli appassionati potranno degustare i vini delle aziende agricole: Tenuta del Monsignore, Torre del Poggio, Poggio San Martino, Tempio Antico e Fattoria Mancini. L'ultima ha i vigneti di Pinot Nero (portati da Napoleone all'inizio dell'800) nel Parco del San Bartolo; mentre le altre sono di San Giovanni in Marignano.
GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA
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Autrici Carmen Pacini (i testi) e Alessia Minardi (illustrazioni). Amarcord Gabicce Si trova durante “The magic castle” e non solodi Dorigo Vanzolini CULTURA “A
Cucchiarini, un gabiccese a Pesaro
Gradara in un libro di favole Il disegno di copertina
GRADARA - IL LIBRO di Patrizia Mascarucci Angelo Cucchiarini e la sua cassettina
- Chissà quante barbe e capelli ha tagliato quella cassettina che ha fatto la Prima guerra mondiale (1915-1918). Quante storie di uomini e vite ha ascoltato. Era appartenuta a Orazio Cesarini, professione barbiere. Era la sua bottega viaggiante. Nella cassettina c'era tutto l'occorrente: il rasoio, il sapone, le forbici, il cuoio affila rasoi, il pennello per la schiuma. C'era anche il termometro, chissà perché? In un angolo un santino che recava la Madonna di Val d'Abisso, molto venerata a Piobbico, il suo paese. Questa storica cassetta con incastro a coda di rondine, l'ha ereditata un suo familiare, Angelo Cucchiarini, uno dei gabiccesi più conosciuti. Originario del Peglio (Pesaro-Urbino),
Cucchiarini abita a Gabicce Mare dal 1962. E' uno studioso della tradizione e cultura della civiltà contadina. A casa ha un museo di valore assoluto; in giardino coltiva anche il guado, una pianta dal fiore giallo che un tempo (prima del turchese e dell'indaco) serviva per tingere di blu le stoffe. La sua cassetta degli attrezzi è a Pesaro, in una mostra che racconta la Prima guerra mondiale; quest'anno si celebra il secolo dello scoppio. Titolo “L'Europa in fiamme”, l'esposizione si tiene a Palazzo Ducale, lo storico edificio con affaccio sulla centrale piazza del Popolo. Chiude i battenti il 9 novembre; è aperta dalle 18 alle 22 (fino al 28 settembre) e dalle 17 alle 20 fino al 9 novembre.
- La magia del libro, quell’oggetto che ci fa pensare, riflettere, sognare, ha ammaliato Carmen Pacini e Alessia Minardi, rispettivamente autrice e illustratrice de Il Castello Fatato, facendo loro nascere la «voglia di realizzare un libro fiabe e filastrocche ad una nuova storia del Castello di Gradara: il Castello delle favole e della fantasia, popolato da personaggi immaginari che danno vita a nuove avventure». Esso ha corrispondenza con uno degli eventi più attesi dell’anno dai grandi ma soprattutto dai piccini: The Magic Castle (prima era chiamato The Dragon Castle), quando dall’8 al 12 agosto sul Borgo medioevale di Gradara, uno dei “Borghi più belli d’Italia” cadrà la polvere di stelle delle Fate e tutto verrà trasformato come può accadere in un castello magico degno di questa definizione.
Un occasione per far sognare grandi e piccini: i primi si ritroveranno nell’infanzia ormai lontana nel tempo ma sempre viva e i piccini liberi di toccare con mano fate, orchi, gnomi e tanti altri esseri ancora, sgusciati da quelle fiabe e filastrocche che ancora oggi - in questo mondo rapido e distratto - tanti genitori leggono loro, godendo insieme delle atmosfere che solo i libri possono evocare. Il Castello Fatato va presentato durante le cinque serate della festa presso il Teatro comunale di Gradara (nel borgo entro le mura) attraverso uno spettacolo la cui preparazione ha coinvolto giovani e professionisti, creando una presentazione animata di filastrocche, testi in rima baciata a schema libero che non celano il desiderio di parlare un po’ di poesia, di avvicinarla ai piccini suscitando in loro quella corrisponden-
za tra parole ed emozioni che i testi sono in grado di fare nascere. Una scrittura leggera quella di Carmen, divertente e delicata per la sua efficacia nel far conoscere il castello e la sua storia alternando favole e personaggi di fantasia a quelli storici più famosi. Avvicinare al tema della festa uno spazio di riflessione, al divertimento e la curiosità per capire i testi attraverso le rime, è uno degli aspetti che costituiscono i primi mattoncini del sapere - e Carmen ci è riuscita benissimo: troverete nel libro succulenti versi per grandi e piccini per rivivere la festa The Magic Castle anche per rituffarsi nell’infanzia vissuta in prima persona, attraverso i figli e come nonni. Divertente, da mangiare, da giocare, da leggere la sera accanto al lettino, come forse non si fa più tanto di frequente, come
Amarcord Gabicce
si dovrebbe ricominciare a fare, tornando alle buone pratiche che insegnano ad amare i libri fin da piccini, l’unico modo per affezionarsi alla lettura. Protagonisti dello spettacolo: ecco Norina Angelini concertista, docente di canto e pianoforte; Veronica Linati, Lisa Nota ed Elin Bartolini canteranno e reciteranno; i giovani che hanno realizzato scenografie e costumi esprimendo la loro creatività. Sulla scena troverete incartati nella magia un folletto folle, uno curiosone, le fate, un gigante golosone che dopo avervi fatto leccare i baffi con i suoi manicaretti, sazio e affaticato, si corica sul letto con scarpe, maglione ed il berretto; troverete il drago Gigetto che vi attende all’ingresso del Borgo, ed infine, come in fiaba o filastrocca che si rispetti non può mancare il lupo - o meglio, il lupo di Carmen, che si ritiene un gran furbone ma è invece un gran fifone! Ordunque, messeri e donzelle, non solo un libro ma un intero progetto, i cui i principali destinatari sono i bambini e le loro famiglie. In vendita a Gradara presso il book shop del Castello e Information Point del Borgo.
di Dorigo Vanzolini
Gabicce Monte, metà anni 50 Famiglia Giagnolini “Imperator”. Da sinistra: Mario Giagnolini, Agostino Andreani, Gianni Giagnolini (proprietario e gestore del ristorante "dalla Pia" a Vallugola"), Quinto Giagnolini, Vincenzo Giagnolini. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
Aziende informano Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511
In collaborazione con la Casa del Pescatore. quindici quintali di pesce sulle griglie. Riconoscimenti per i soci da più di 40 anni
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Appuntamento sul porto di Cattolica dalle 19 fino a notte fonda
Da più di 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511
BCC Gradara: soci in festa il 23 agosto FESTA INSIEME
BCCG - SOCI
“Festa Insieme”: sabato 23 agosto, al porto di Cattolica si terrà la seconda edizione. Un accordo operativo tra la Casa del Pescatore di Cattolica e la Banca di Credito Cooperativo di Gradara ha portato a sviluppare, dallo scorso anno, questa serata di festa tra i soci, clienti e amici di queste due realtà del territorio e che ha visto sostanzialmente fondere la tradizionale rustida dei pescatori di agosto e la “Festa del socio” della banca. Una formula nuova per festeggiare che, lo scorso anno, ha visto la partecipazione di migliaia di persone. Un evento importante, in una ambientazione gioiosa, che conferma la collaborazione fra due antiche cooperative e che rappresenta un momento di incontro e di confronto con i soci ed i clienti. Un’occasione di festa, per stringere in un unico grande abbraccio la nostra comunità che condivide con noi i valori ed i principi che ci distinguono, ed arricchiscono il nostro territorio. Oltre ai vertici delle due cooperative, prenderanno parte all’appuntamento i Sindaci di Cattolica, Gabicce e Gradara, le autorità militari di Cattolica e Gabicce mare. Ecco i numeri previsti: oltre 20 quintali tra cozze, 6 vongole e pesce azzurro, 1.000 posti a sedere, e la partecipazione di oltre 100 pescatori volontari, indispensabili per la riuscita della festa. Questa iniziativa costituisce, per la BCC di Gradara, anche l’occasione per presentare il bilancio sociale relativo al 2013, per consegnare la medaglia d’oro come premio di fedeltà ai soci con 40 anni di anzianità, per festeggiare la nascita dei figli dei soci con l’apertura di un libretto di 250 euro (bonus bebè), al quale si aggiungeranno 100
Fausto Caldari, presidente della Banca di Credito Cooperativo di Gradara
euro al momento di iscrizione alla prima elementare, e di altri 150 euro all’iscrizione alla prima media. “In un periodo così delicato - afferma il presidente
Fausto Caldari - anche per una Banca di Credito Cooperativo come la nostra, che ha chiuso l’esercizio 2013 in modo molto positivo, è difficile parlare di Bilancio so-
ciale, perché la consapevolezza sulle attuali difficoltà economico-sociali, è diffusa, ed incide gravemente sui bilanci delle famiglie e delle imprese.
I dati riguardanti la disoccupazione, la cassa integrazione, gli indici di povertà, sono in incremento; il consumo delle famiglie in netta preoccupante riduzione. Tutto ciò, ci spinge a guardare oltre: ci induce a moltiplicare il nostro impegno per una crescita locale, respon-
BCC TURISMO
Spiaggia, dalla Bcc di Gradara un defibrillatore ogni 200 metri - Misano: un defibrillatore ogni 200 metri di spiaggia per garantire maggiore sicurezza ai turisti che hanno scelto Misano. Acquistati dal Comune di Misano con il contributo della Banca di Credito Cooperativo di Gradara. La cerimonia di consegna dei defibrillatori di ultima generazione si è tenuta lo scorso 18 luglio presso i bagni Nargherita (numro 10) di Misano Brasile. La BCC di Gradara da sempre è sensibile a diversi temi come la sanità, la cultura, i giovani e, come in questo caso, fa sentire la sua vicinanza agli operatori turistici con la sicurezza in spiaggia. Alla presenza del sindaco Stefano Giannini, del presidente della BCC Fausto Caldari e di Daniele Muccioli, Mario Casali e Pasqualina Pala, rappresentanti delle associazioni dei bagnini di Misano. Sempre attenta a rendere le vacanze dei propri ospiti un ricordo collegato a tanti aspetti quali la cortesia, l’accoglienza, e l’alta qualità dei servizi offerti a
I ragazzi di Gradara sul palco del Teatro le Muse di Ancona. Il presidente della Bcc Fausto Caldari mentre li premia
Il presidente della BCC di Gradara Fausto Caldari (a destra) consegna il defibrillatore al sindaco di Misano Stefano Giannini target di ogni età di turisti, Misano nel ringraziare il Consiglio di Amministrazione della BCC, è orgogliosa di potersi collocare in prima linea anche sotto l’aspetto della salvaguardia dei propri ospiti e della sicurezza a livello di primo intervento. “La Banca di Credito Cooperativo di Gradara – afferma il
presidente Fausto Caldari - è da sempre molto radicata sul territorio; ne sono testimonianza la serie di interventi che hanno portato il nostro Istituto ad elargire negli ultimi 10 anni una cifra pari a 8,2 milioni di euro a favore delle Istituzioni, delle scuole, dei giovani, delle parrocchie, delle associazioni e della sanità. Quest’ulti-
ma voce rappresenta per la BCC di Gradara uno dei punti più importanti! Questo di oggi è un altro esempio concreto della BCC di Gradara di essere vicina alle realtà del territorio, come le associazioni dei bagnini di Misano, che rappresenta un’eccellenza nel settore turistico della riviera romagnola”.
sabile e sostenibile, a promuovere, lo sviluppo e la coesione sociale, a favorire la cooperazione, la diffusione della cultura, la valorizzazione dei giovani, il sostegno e lo sviluppo del territorio, la collaborazione con le Istituzioni pubbliche, con le associazioni, con le scuole. A questi principi anche nel corso del 2013, abbiamo dedicato risorse, prestando attenzione alla comunità, con prestazioni o facilitazioni a favore dei soci e della clientela. Un sostegno concreto che si aggiunge alle considerevoli risorse impegnate in beneficenza e mutualità. Negli ultimi 10 anni, la BCC di Gradara ha restituito alla collettività 8,2 milioni di Euro, per molteplici iniziative sociali, culturali, di valorizzazione dei giovani, di prevenzione e cura della salute. Solo nel 2013 sono stati 154 gli interventi a favore del territorio: 32 per la salute, 30 per arte e cultura e 92 per tempo libero, sport, culto, famiglia e ambiente, per un importo complessivo di oltre 800.000 Euro. Il recupero dei valori di mutualità, di solidarietà, di cooperazione, diventa allora indispensabile per affrontare certe situazioni di difficoltà. Valori insostituibili, che distinguono il Credito Cooperativo dagli altri Istituti bancari e fanno capire perché, in un momento così delicato, le BCC continuano a basare la propria attività sull’attenzione alla persona, sulla promozione del territorio, sulla valorizzazione delle imprese; condizioni che rendono attuale il modello di organizzazione e ne garantiscono il successo. Il nostro radicamento territoriale risponde alla necessità delle persone e non, al solo obiettivo di fare profitti. Questi valori sono pienamente praticati dalla nostra banca. Anche il Governatore della Banca d’Italia ha riconosciuto alle BCC un posto speciale nel sostegno delle comunità locali e questo, in tempi di progressiva incertezza, è per noi motivo di grande soddisfazione”.
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SAN GIOVANNI
Consegni le cose che non ti servono e riporti con te abbigliamento ed oggetti di altri. Altalena per disabili COMUNITA'
Sotto le Stelle, che successo
La cantante Grazie Di Michele premia Pambianco
Il sindaco Daniele Morelli premia Dellai
- Matteo Dellai ha vinto la sezione inediti ed è stato premiato dal sindaco Daniele Morelli. Patrik Pambianco invece ha trionfato tra gli editi ed ha ricevuto il trofeo dalle mani della cantante Grazia Di Michele, ospite dell'ultima serata. Soprattutto hanno vinto gli organizzatori (Paolo Marchini dell'Amplilux e la Pro Loco presieduta da Mimmo Landi) ed i marignanesi. Per il
Festival sotto le Stelle, ogni sera, dal 17 al 19 luglio, piazza Silvagni era da grande occasione. Per la serata finale una giuria di prim'ordine: Vince Tempera (direttore artistico dei Grandi festival italiani), Grazie Di Michele (insegnante ad “Amici”), Benedetto Franco Morri e Gilberto Del Chierico. La Pro Loco ringrazia coloro i quali hanno collaborato e dà appuntamento al prossimo anno.
Casamatta, la solidarietà funziona CasaMatta
COMUNITA' I numeri alla fine di giugno dicono che sono stati raccolti pari 8.454 euro, che verranno presto destinati per altre progettazioni. Ecco le progettazioni e gli acquisti che sono stati realizzati grazie alla CasaMatta: - 3.000 euro per l’acquisto di buoni spesa per le famiglie bisognose; - 2.000 euro a sostegno dell’apertura del centro ricreativo anziani; - 979,66 euro per l’acquisto di 10 seggioline di legno a pioli per la scuola dell’infanzia “Il Giardino delle Meraviglie” e di 10 panchette di legno senza schienale (di cui 2 presso la sezione di S.Maria attualmente al capoluogo e 8 presso la scuola dell’infanzia “Aquilone” di Pianventena) Inoltre è in programma, tra breve, l’acquisto, grazie ad una collaborazione tra CasaMatta, Auser e l’Associazione di volontariato Ada onlus di Morciano, di un’altalena per disabili che sarà collocata in uno dei parchi pubblici marignanesi.
- Si chiama CasaMatta, ovvero il luogo della solidarietà, dove si dà una mano all'altro. E' possibile portare indumenti e materiale dismesso e trovarne altri a cui ridare vita, come dicono dal Comune di San Giovanni. Realizzato dall'Auser, con il patrocinio del Comune (assessorato ai Servizi sociali), compie un anno. E' anche un punto di aggregazione per i cittadini con l’obiettivo di finanziare progetti a carattere sociale o culturale nel Comune di San Giovanni in Marignano. E' aperta tre volte la settimana (lunedì, mercoledì e sabato) e in occasione di eventi. Si trova in Piazza Silvagni, presso l’ex palazzo comunale. Viene curata da un gruppo di volontari, che oltre a tenerla aperta, pulita ed ordinata, propongono anche una serie di iniziative e proposte: l’Exhibit “Donne StraOrdinarie”, il “Selfie Day”... Durante i giorni di apertura è possibile sia lasciare che prendere a cifre simboliche oggettistica, indumenti, scarpe, libri, bigiotterie.
GIOVANI
Marchini, una corona d'alloro per prendere vento Cristopher Marchini
- Cristopher Marchini ha le carte in regola per far bene nella vita. Lo scorso 10 luglio ha messo in cascina un attestato di cui essere orgoglioso: un diploma di laurea in lingue da 110 con lode. L'ha cosneguito all'Univer-
sità Gregorio VII di Roma. La sua tesi ha qualcosa di umano troppo umano, direbbe quel filosofo. Si è divertito a raccontare le cattive traduzioni dall'inglese e dallo spagnolo. Un taglio che denota un carattere che sa sorride-
re. Sorrisi fatti sbocciare anche durante la discussione. Alla sua professoressa di inglese ha detto il giovane marignanese mentre si esprimeva in spagnolo: “Vedo la professoressa di inglese un po' confusa...”. Figlio unico, passione per il calcio (gioca a calcetto con gli amici), Cristopher è lettore onnivero (anche in spagnolo, inglese e russo, la sua terza lingua). I suoi sogni sono belli non meno che giovanili: interprete e traduttore simultaneo per giganti come l'Unione europea, o Fao, Onu, Unesco. In bocca al lupo. Cristopher sa cos'è il lavoro. D'estate ha sempre fatto la stagione; cameriere a Misano, Riccione. Racconta che si divertiva: c'è da credergli. Un complimento anche ai genitori, Gianni e Gabriella.
SAN GIOVANNI Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
- Via i cellulari agli assessori (eccetto il sindaco). Automobile blu in vendita (ci si sposta con i mezzi dei vigili o propri). Sforbiciate sulle assicurazioni e pulizia edifici pubblici. Questa revisione della spesa in salsa marignanese significa risparmi per circa 300mila euro. Quanto sopra potrebbe essere il simbolo di questo Paese in crisi di coscienza prima ancora che economica come ama dire il prestigioso economista riminese Stefano Zamagni. Insomma, siamo sulla buona strada. Il consiglio comunale ha approvato il bilancio 2014 lo scorso 31 luglio; a favore la maggioranza. Contrario la minoranza; ovvero il M5S. “Il nostro è un bilancio coraggioso - sintetizza l'assessore Maura Tasini -. Abbiamo mantenuto gli stessi livelli dei servizi senza aumentare le tasse. Su di noi pesa l'incertezza dei trasferimenti dello Stato, ma con una sicurezza saranno 170mila euro di meno rispetto allo scorso anno. Nel migliore delle ipotesi da Roma giungeranno 360mila euro”. Come si vede da questo numerino, l'Italia è già una repubblica federale. Altro che le urla alla luna della Lega nord. E su questo dato che si dovrebbe riflettere: se il cittadino vuole più servizi per poterli avere è chiamato a farvi fronte con il suo
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Il consiglio comunale approva il bilancio il 32 luglio. La minoranza vota contro
“Nessun aumento dei costi dei servizi e meno entrate” Bilancio Comune di San Giovanni
L'amministarzione comunale deve agire con l'etica della responsabilità. Quelle famiglie e quegli imprenditori che hanno bisogno di cose ben fatte
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milioni
Mutui comunali FOCUS intervento, cioè più tasse. E' questo che ti porta alla responsabilità. Tasini: “Per arrivare a questo bilancio ci siamo confrontati con i sindacati, con le associazioni di categoria, culturali e sportive. Siamo stati in tutte le frazioni ad illustrare e ricevere suggerimenti ed idee”. Bilancio comunale di 9 milioni di euro, mutui per circa 19 milioni (9mila gli abitanti, poco più di 2mila euro pro-capite), la giunta ha diminuito l'addizionale Irpef (gettito totale 617mila euro), passata dallo 0,8 per mille allo 0,75. Meno entrate per 40mila euro. La Tasi (ex Imu) sulla prima casa è stata fissata al 2,5 per
CURIOSITA'
“Lotti edificabili, tasse troppo alte” - “Secondo lei, potrò pagare 7mila euro di tasse l'anno sul mio lotto edificabile? Oggi, non mi serve. Venderlo non lo voglio vendere. Quasi quasi è da ridare indietro la concessione”. A parlare così è una cittadina marignanese. La sua denuncia si presta a molte riflessioni. La prima, è un logoro luogo comune: è meglio non avere i capitali dato i grattacapi che ti danno (spesso sono gli inquilini). La seconda, invece, attiene alla comunità. A come abbiamo interpretato la vita negli ultimi 20 anni: non con una visione funzionale ma solo affaristica. Speculativa. Si è preferito un mercato adulterato ai bisogni delle famiglie e degli imprenditori”
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milioni Maura Tasini, assessore al Bilancio
mille; per un introito di 520mila euro; con una riduzione delle entrate di 160mila. Dato il difficile momento del comparto edilizio, la Tasi sugli appartamenti nuovi invenduti è dell'1 per mille. Sempre dell'1 per mille anche la tassa sui fabbricati rurali. Mentre le aliquote sulle seconde case, capannoni, uffici è del 10,6 per mille, il massimo. Nelle casse comunali alla voce Tasi entrano 2,06 milioni di euro. Per inciso il 25% della Tasi va allo Stato (655mila euro) che poi la ritrasferisce ai comuni con dei coefficienti di perequazione a favore degli enti locali meno ricchi. A San Giovanni ritornano 624mila euro. Sul fronte delle tasse, restano invariate quella sulla pubblicità (106mila euro a bilancio),
suolo pubblico (40mila euro). Nessun aumento per i servizi a domanda individuale (nido, materna, centro estivo) che assorbono risorse pari a 2,56 mi-
lioni di euro. Crollo delle iscrizioni al Centro estivo; un fatto che afferma che le famiglie dispongono in modo diverso le proprie risorse rispetto agli anni addietro. La Tari (tassa rifiuti, la vecchia Tarsu) si paga sulla base CURIOSITA'
del principio che chi più produce più paga e viceversa. Tasini: “Abbiamo cercato di alleggerire la bolletta di chi paga di più, bilanciandola con chi finora pagava meno”. Raccolta e smaltimento dell'immondizia è pari a 1,7 milioni di euro (erano 2 milioni lo scorso anno). Sono stati depennati i 30 centesimi che andavano allo Stato e la cosiddetta addizionale ex Eca (pesava per 128mila euro). Sul fronte degli oneri di urbanizzazione è stata attuata questa politica. Si prevedono entrate per 620mila euro (negli anni d'oro si era arrivati a 1,5 milioni). Dei 620mila, 200mila vengono dirottati nella spesa corrente (cioè quella di tutti i giorni). Il resto sarà utilizzato per le opere pubbliche. Pari a 481mila euro, tre le opere in cantiere. La prima, una pista ciclabile che va a collegare via Roma alla zona industriale per una spesa di 135mila euro. La seconda, manutenzione edifici. La terza, manutenzione strade. Una parte consistente delle uscite comunali se ne va per la voce mutui. La rata annua è di 1,34 milioni di euro (800mila di interessi e 500mila di quota capitale. Il debito residuo è di 18,8 milioni di euro. Tasini: “Abbiamo la potenzialità di fare nuovi mutui ma per il patto di stabilità e non gravare sui cittadini con più tasse abbiamo optato per non farli”. il capitolo di spesa relaeuro tivo alle elementari.
Scuola privata, crollo iscrizioni - Lo scorso anno gli iscritti alla scuola elementare statale erano 342. Quest'anno sono diventati 387 (erano 294 nel 2011). Quasi 100 in più. Le iscrizioni alla scuola media statale erano 253 lo scorso anno; sono 263 quest'anno. I numeri affermano, soprattutto alle elementari, che il robusto incremen-
to è ipotizzabile alla crisi economica e probabilmente anche ad un diverso indirizzo del reddito familiare. L'incremento è inferiore alle medie molto probabilmente perché i genitori tendono a far terminare il ciclo scolastico. Tutto questo ha anche un altro risvolto. Il Comune di San Giovanni ha aumentato di 111mila
Nido comunale Tracollo degli iscritti al nido comunale; anche questo legato alla crisi. Gli iscritti sono diventati 37; erano 64 l'anno precedente. Poca forbice invece per la materna: 218 quest'anno, 215 nel 2013.
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MORCIANO
L'opposizione consiliare dice che è stato un flop; la maggioranza un successo e i morcianesi?
FuMo, l'idea c'è il successo no Foro Boario ALLEGRO MA NON TROPPO
Radio Pd - Il dopo elezioni comunali dello scorso 25 maggio ha innescato una serie di umani malumori negli uomini del Partito democratico. Erano in tanti ad ambire ad un assessorato, ma gli scranni erano soltanto quattro, più quello del sindaco. L'assessore uscente Stefania Gostoli non è stata eletta in consiglio comunale ma Battazza le ha dato comunque l'incarico. Data l'affermazione elettorale ambiva ad entrare in giunta anche la neofita Claudia Corsini. Per i denigratori Ivan Tagliaferri è un grande teorico ma poco pratico. Perché ridargli l'assessorato? Anche l'assessore uscente Filippo Ghigi non è stato rieletto consigliere; ambiva a continuare a fare l'assessore ma non è stato riconfermato. Mugugni anche per i Corrado del Pd. Idea, dato che forse gli assessori previsti dalla legge sono pochi perché non dare compiti di governo ai componenti della maggioranza senza gravare sulle casse comunali?
Radio Pd1 - Per alcuni dirigenti il Pd non è
che un comitato elettorale che si riunisce per la Fiera di San Gregorio (apre l'osteria nella sede, si mangia benissimo) e un anno prima delle elezioni. Nel resto degli anni più nulla. Sempre quei dirigenti auspicano che il partito qualche volta si riunisca per affrontare i temi caldi della città.
Ottaviani - Danilo Ottaviani era il decano dei
consiglieri comunali. Socialista che non ha mai rinnegato l'appartenenza, si è sempre trovato ad amministrare con giunte di centro-destra. Questa volta, causa la sconfitta della sua lista guidata da Filippo Gennari, non è riuscito ad entrare in consiglio comunale, palazzo frequentato da alcuni decenni. Da quando era un giovinastro. Per decenni è stato anche assessore alla Fiera. Ritenterà tra cinque anni?
FOCUS
- FuMo (Futurismo Morciano) 2014 è uno dei molteplici specchi della vita. Fai un progetto, lo intraprendi, cerchi di concretizzarlo e i risultati non sono in relazione alle attese e agli investimenti. Succede. Sembra che sia mancato l'anello chiamato fortuna. Vale la pena continuare ad insistere? Com'è andata? Quest'edizione, a pelle, si presta ad almeno due semplici chiavi di lettura. Il Comune e gli organizzatori (Città Teatro) affermano che c'è stata molta gente e che senza il maltempo sarebbe stata un'altra musica. Un altro futuro. Un'altra storia. Ancora più partecipazione. Dall'altra parte della barricata consiglieri comunali di minoranza e tanti morcianesi affossano anche questa tornata: troppe poche presenze. “Per le strade si vedevano in gran parte morcianesi“. Dunque, una disfatta. Ma è stato proprio così? FuMo, in nome di Umberto
di più perché alcune voci sarebbero in altri capitoli di bilancio), le idee messe in campo, la pianticella FuMo non è mai riuscita a far fiori e fruttificare. Le ragioni? Ogni morcianese si potrebbe dare delle risposte. Un commento potrebbe essere che è difficile intrecciare un evento culturale ad uno più prettamente da sagra? I fatti dicono che lo è: i risultati non sono stati entusiasmanti. Non
Poltica e arte: la grande bellezza
LA LETTERA Claudia Corsini
noscenze ben comprovate a livello sociale non sarei riuscita, ancora per il momento, a rispondere in maniera adeguata ai bisogni della cittadinanza morcianese. A favor di ciò mi rimangono di difficile comprensione le affermazioni fatte dal signor Cioria in merito alla spinta che mi avrebbe dato Athos Berardi e ancor peggio le argomentazioni fatte dal mio partito per bloccare la mia eventuale candidatura; cosa che se fosse vera, avrebbe tutte le sue motivazioni che non sono da ricercare
Boccioni (nato a Reggio Calabria da genitori morcianesi), nelle intenzioni dell'amministrazione guidata dal sindaco Claudio Battazza doveva essere un momento culturale in grado di richiamare appassionati e curiosi che avrebbero creato economia per le attività commerciali della capitale della Valconca. Nonostante l'impegno economico (attorno ai 100mila euro l'anno, qualcuno afferma
sono giunte oceani di folle. Qualcuno si chiede anche se è il caso di insistere e cercare di trovare una soluzione. Se l'evento dovesse abortire si sono “sprecate” risorse notevoli. Dunque, bisognerebbe cercare di mettersi attorno ad un tavolo ed ognuno con il compito di portare idee e passione, competenze ed entusiasmo. C'è questa volontà nella città? L'idea c'è, lo scriba pensa che bisognerebbe insistere. P.S. Il provocatorio critico d'arte Vittorio Sgarbi, ospite eccellente, causa maltempo, è stato portato a parlare in un vecchio magazzino chiuso da decenni (quello della famiglia Rossi in via Marconi). Collocate una trentina di sedie; in totale i presenti saranno stati una sessantina. A Morciano ci sono belle sale: il Lavatoio e la Valconca della Banca Popolare Valconca. E perché no anche la sala consiliare. Invece, il famoso storico si è dovuto accontentare di altro. Ecco, da dove ripartire: in caso di maltempo...
ALLEGRO MA NON TROPPO
Claudia Corsini: “Sono io l'imputata” - Elezioni 2014: “Athos Berardi è uno dei vincitori delle elezioni morcianesi; uomo potentissimo e scanzonato, aveva anche una preferita che nonostante i voti, per l' opposizione del Pd non è diventata assessore. Fermata da una carriera fin troppo veloce”. Leggo la Piazza di giugno e capisco di essere io “l'imputata” indiretta di questo articolo, ma ciò che più mi ha sconcertata è stato l' attacco sferrato al padre di un mio caro amico, accusato di avermi sostenuta in campagna elettorale e di avermi avuta come preferita per un eventuale assessorato. Su quest'ultima questione voglio precisare una volta per tutti che io non ho mai chiesto nulla a nessuno soprattutto considerandomi ancora inesperta come amministratore, nonostante abbia competenze e co-
Al centro la casa dei genitori di Umberto Boccioni, uno degli artisti del futurismo
all'interno né del Pd né tantomeno da Berardi perché insiste già nelle mie suddette spiegazioni; credo, dunque, che Berardi non sia a digiuno dal giorno delle elezioni e che abbia gioito delle mie deleghe alle politiche ed eventi giovanili, coerenti con le mie attitudini ed i miei interessi. Claudia Corsini Gentile signora, grazie per la sua. Noi abbiamo raccontato i giochi della politica nudi e crudi. Nessun imputato. Chi scrive ha la sua stessa idea dell'impegno all'interno di un'associazione culturale chiamata partito. La cosa le fa onore. Buon lavoro. g. c.
- Dialogo sulla politica di Tizio e Caio. Ma scusami Tizio, perché pensi che la politica sia un’arte e non un lavoro? Rispondi a questa domanda Caio, cos’è per te l’arte? L’Arte è esprimere il bello che è dentro di noi. E quale pensi che sia la cosa più bella che possa fare un uomo? Aiutare qualcuno che sta male, farlo sorridere, regalargli una vita migliore. E adesso dimmi Caio, di che cosa si occupano gli uomini politici. Di organizzare la vita dei cittadini, di far sì che tutto funzioni. Allora secondo te se tutto è organizzato correttamente, tutti abbiamo una vita migliore? Sicuro. Vedi Caio, per questo la Politica è un’arte, è l’arte di
Palazzo comunale
aiutare gli uomini a migliorare la propria vita. Ma scusami, allora, se i Politici organizzano tutto, perché la gente sta ancora male? Perché i Politici sono uomini come noi e la nostra arte non è mai perfetta, anzi solo quella di pochi si avvicina al bello... molti si accontentano del mediocre. Ma i politici non dovrebbero essere gli uomini più
capaci? Più altruisti, più intelligenti? Il meglio della nostra società? L’arte non dovrebbe essere dentro di loro? Caio come sono gli uomini migliori? Altruisti e generosi, spiriti disinteressati. E i ricchi e i potenti normalmente sono persone più generose e altruiste degli altri ? No Tizio , di solito sono egoisti e prepotenti. Secondo te ci sono molti ricchi e potenti tra i Politici ? Si, quasi tutti . Vedi Caio per questo le ingiustizie continuano ad aumentare, la Politica continua a essere un’Arte ….. ma l’Arte ha bisogno di un’artista per esprimere la sua bellezza.
MORCIANO Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836
- “Per me il Comune di Morciano ha debiti per circa 10 milioni di euro”. Lo ipotizza Mario Garattoni, consigliere comunale in quota Lega nord fino allo scorso maggio, già vice-sindaco con i repubblicani negli anni Settanta. Quello del debito (o mutui, o investimenti) del Comune di Morciano è un'altalena di numeri. Ognuno dice la propria. E uno si chiede: come è mai possibile? Garattoni: “Quando c'era il sindaco Ciotti i debiti erano di 5,6 milioni di euro; l'amministrazione Battazza afferma che abbiamo debiti per 7,6 milioni. Dal mio punto di vista dovrebbero essere di più. Io ci aggiungerei i 2,4 milioni per riscattare la scuola media. Quando ero consigliere comunale chiedevo le carte con i numeri ma le risposte erano evasive. Ad esempio lo scorso anno ho chiesto il rendiconto degli oneri di urbanizzazione, ma li ho avuti soltanto fino all'aprile del 2013 e non per l'interno
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E' l'ipotesi dell'ex consigliere counale. “Ho sempre fatto fatica a ricevere i bilanci dal Comune“
Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836
Garattoni: “Per me i debiti di Morciano sono 10 milioni” Rispetto a tanti comuni della provincia il peso pro-capite è tra i più bassi LA POLITICA
anno. Lo so che non è assolutamente normale ma a Morciano è così”. I 7,6 milioni di mutui, o i 10 milioni ipotizzati da Mario Garattoni, se confrontati con il numero degli abitanti di Morciano, per il suo bilancio, per il territorio (circa 5 chilometri quadrati) non sono proprio un fardello pesantissimo. A livello procapite, i debiti/mutui, sono tra i più bassi della provincia di Rimini. Non pesano
Debiti ufficiali Comune di Morciano
7,6 Mario Garattoni
che per circa mille euro a testa; contro i circa 3mila di Riccione e Cattolica, o i 2mila di San Giovanni, ad esempio. Mario Garattoni ha sempre fatto un'opposizione tenace, entrando in acceso conflitto con il sindaco del Pd Battazza. Anche in modo pesante. Passionaccia per il giardino (il suo è tra i più belli del Riminese, assolutamente da visitare) e la liri-
ca, racconta Garattoni: “Mi sembra che il Comune di Morciano debba ancora pagare gli 800mila euro per il padiglione fieristico. Sempre sui conti del Comune va ricordato anche che la Ghigi ha già anticipato 2,5 milioni per le licenze e anche questa è una voce di cui tener conto. Poi ci sono i residui dell'amministrazione Ciotti come la richiesta da parte dei privati di 1,2 milioni per la complessa lottizzazione Montaldosso. Per raccontare quanto sia labirintico il rapporto tra le lottizzazioni e il Comune mi piace far sapere ai morcianesi che il restauro del Monumento ai Caduti è legato ad un comparto edilizio”. Garattoni ritorna sul rapporto con le informazioni comunali: “Come consigliere di minoranza era difficile accedere alle relazioni sull'Unione dei comuni. Abbiamo ricevuto solo informazioni verbali; ma il sottoscritto voleva i documenti”.
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Arnaldo Pomodoro in due pagine di intervista su “Repubblica” 4 maggio – Repubblica – di Antonio Gnoli - La forma è tutto. Le mani sono tutto. Guardo quelle di Arnaldo Pomodoro. Grandi. Solide. In un certo senso misteriose. Le incrocia come ali di un angelo caduto. Penso che tutta la vita di questo artista sia stata all’insegna di un doppio movimento: la felicità esibita e l’infelicità nascosta. Il pubblico e il privato. L’esterno e l’interno, i come lui hanno agito, scavato, combattuto. Guerra di confine, verrebbe da dire. Lo ascolto mentre parla tra le sonorità museali della sua Fondazione. Voce suadente. Innocentemente perduta dietro ricordi che non ricordano e che sono qui a dire di lui e a non dire. Ambiguità umana? Forse. Pomodoro trascina la memoria come Madre Coraggio la sua carretta. C’è fatica, attrito, sofferenza trattenuta dietro i modi gentili con cui porge al visitatore la sua versione di vita: «Ho quasi 88 anni e la sensazione di averli vissuti in una perenne oscillazione tra la ricerca di un mondo impossibile, quello artistico, e il mondo reale consegnato alla durezza e alla delusione. Qualche volta i due mondi hanno combaciato. Creando l’effetto ottico di un’armonia voluta, sperata, ma al tempo stesso insidiata». Da cosa? «Dall’idea che niente può durare a lungo. Sorvolo sugli effetti fisici di un’affermazione del genere. Ma quelli psicologici pongono di fronte a un’idea che insieme mi affascina e mi fa orrore: il limite. Un artista non puòfare a meno del limite e della possibilità interiore di trasgredirlo. È sempre stato così per me. Fin dai primi sogni da ragazzo». Come si ricorda? «Ero timido, introverso, spaventato all’idea che quanto segretamente desideravo potesse essere ostacolato dalla famiglia». Oppressiva? «Non in quel senso. Votata alle scelte concrete. Il nonno paterno era un medico veterinario e farmacista. Inventò una medicina per la cura di una malattia che faceva morire le mucche. Possedevamo della terra che dava da mangiare a tutti e permise a mio padre di non fare mai nulla». Nel senso? «Era un uomo ozioso. Detestava ogni forma di lavoro. Lo zio, presidente di corte di cassazione a Roma, parlava di lui con disgusto. Si chiedeva come era stato possibile che un soggetto del genere fosse scaturito dalla famiglia Pomodoro». La pecora nera. «Più che nera, folle. L’amavo, ma l’avrei ucciso. C’era da vergognarsi ad essere suoi figli. Un fannullone che quando poteva spariva per settimane. Mollava la famiglia. Gli piaceva la vita facile e avventurosa. Quando conquistammo la Somalia si lasciò inghiottire da quelle terre. Non lo vedemmo più per due anni». Non ne parla con risentimento. «Era un sognatore. Il suo lato migliore. Nonostante non avemmo
“Sono nato a Morciano di Romagna. Mia madre veniva di lì” “Il Colpo d'ala” di Pomodoro a Morciano in piazza Boccioni Arnaldo Pomodoro con l'ex sindaco Giorgio Ciotti
mai un buon rapporto, quando capì i miei tormenti, legati a cosa avrei dovuto fare della mia vita, mi disse con grande semplicità: non fare in modo che distruggano i tuoi sogni». E cosa sognava? «Sognavo in continuazione i castelli di sabbia. Quella bellezza effimera e infantile che talvolta costruivo sulla spiaggia adriatica. Qualche tempo dopo quella pulsione si sarebbe trasferita nell’argilla». Accennava alla concretezza familiare. «Finite le medie avrei voluto iscrivermi al liceo artistico. Mia madre e mio nonno pretesero una scuola che desse reali sbocchi professionali. Fu così che alla fine mi ritrovai con il diploma di geometra. Studiai a Rimini, durante la guerra». Dove era nato? «A Morciano di Romagna, di lì veniva mia madre. L’ultimo anno di guerra, l’inverno del 1944, fu durissimo. C’eravamo trasferiti a Pesaro. Il solo passatempo erano le lunghe passeggiate lungo il mare alla ricerca degli ossi di seppia, che in seguito sarebbero diventati importanti nel mio lavoro di scultore». Quando decìse di diventare scultore? «In pratica dopo il mio incontro con Lucio Fontana. Nel frattempo, era l’autunno del 1953, c’eravamo trasferiti a Milano. Lavoravo per il genio civile. Ma già nel tempo libero creavo monili, decorazioni. Fontana ci vide del talento. Mi sentii gratificato da quest’uomo gentile, dalla sua dedizione ai giovani e da un ‘ art e che non aveva eguali. Compresi pienamente l’importanza del suo lavoro quando andai in America, nel 1959». Cosa la portò lì? «Una borsa di studio. Restai tre mesi. Si aprì un mondo che non immaginavo. Poi, nel 1962, firmai il mio contratto con la Marlborough Gallery che determinò la mia ascesa negli Stati Uniti».
Che ambiente trovò? «Straordinario. Feci subito amicizia con Louise Nevelson. Grazie a lei conobbi i grandi che allora si affermavano: non Jackson Pollock che era già morto; ma Robert Rauschenberg, un uomo molto alla mano, Jasper Jones, un essere chiuso e solitario; Franz Kline, il più anticonformista. Per tutti loro la fine della guerra fu un’esplosione di creatività». Come guardavano agli artisti italiani? «Passavamo dall’essere degli sconosciuti a un momento di interesse. Grazie ad Afro, che era stato in America fin dagli inizi degli anni Cinquanta, l’arte italiana cominciò a suscitare curiosità. E poi ci fu il fenomeno Burri: prigioniero di guerra in Texas, cominciò a realizzare i suoi celebri “sacchi”. Nel 1953, con le mostre a Chicagoe a New York, Alberto rivelò al mondo americano tutto il suo talento». Quando lo ha conosciuto? «La prima volta che lo incontrai fu a San Francisco. Dove insegnavo. Vidi, a un piccolo ricevimento, quest’uomo severo e dolce al tempo stesso. Era il 1966. C’era la contestazione di Berkeley. Non si parlava d’altro. Girava una quantità di marijuana pazzesca. Aun certo punto la conversazione si soffermò su un protagonista di quel momento». Chi? «Timothy Leary, che stava avendo un’influenza incredibile su tutto il movimento giovanile. La sua predi-cazione dionisiaca girava tutta intorno a una sostanza allucinogena, allora sconosciuta: Lsd. Fu il primo, in assoluto, a unire spettacolo, politica erivoluzione. Viaggiava aperta. Dovevo realizzarla come un tutto tormentato e corroso. Dunque aperta, sino al punto che il suo interno dialogasse o ferisse la superficie esterna». Sembra Fontana. «Anche a lui devo molto». L’oggetto d’arte non riposa sulla quiete? «No, sarebbe la sua morte. La forma è movimento. Lo capì perfet-
tamente Boccioni, il primo grande artista della scultura novecentesca». È curioso che un artista come lei, cosi dedito al movimento, abbia poi dato vita a una Fondazione. «Che c’è di strano?».nel suo autobus psichedelico e si atteggiava a Cristo tra i discepoli». Aveva molta presa. «Sì, era abilissimo, dotato di un gusto snob e istrionico. Tratti che in un certo senso ho ritrovato in Andy Warhol, la cui rivoluzione artistica fu ben più profonda e duratura». Si riferisce alla Pop Art? «E a quello che generò. È stato un fenomeno che non sarebbe mai nato senza Duchamp. Per tutto il movimento figura più importante di Picasso». Le piace Picasso come scultore? «Grande. Ma preferisco Brancusi. Per il tipo di lavoro che svolgo senza Brancusi non sarei mai nato. Con lui la forma viene progressivamente distrutta, ma si legge ancora. È un miracolo di equilibrio tra il vedere e la cecità. La stessa emozione “distruttiva” me la provocò Pollock». Cosa vuol dire «distruggere la forma»? «Sottoporla al movimento, all’attrito del tempo. Sono convinto che nella relazione segreta tra la forma e chi la compie si riveli il perché sia stata realizzata in quel modo». Si chiama necessità? «Il grande artista è colui che segretamente conosce tutto questo. Penso a Paul Klee». Perché Klee? «Gli devo la scoperta dell’interiorità, del profondo che c’è in ciascuno di noi. Era un genio assoluto. Con quattro semplici segni esplorava il mondo». Vengono in mente le sue Sfere. «Ho sempre pensato che la sfera ha una sua energia misteriosa. La sua presenza crea un altro spazio. O meglio trasforma quello esistente». Un’energia che arriva da
dove? «Dal suo interno. La perfezione di una sfera non sta nella sua chiusura inviolabile, ma nell’immag i n a r l a». Le fondazioni di solito celebrano l’artista scomparso. In vita rischiano di imbalsamare il suo lavoro. Come si fa a fondare l’infóndabile, cioè l’arte? «È un bel problema, capisco. Ma non ho figli e ho sempre nutrito l’ambizione di creare qualcosa di stabile attorno al mio lavoro. Mi rappresenta e ciò mi basta». La ritiene una forma di potere? «Ho i miei dubbi che un artista sia un uomo di potere. Anche se con esso deve scendere a patti: gli ordini, un tempo si chiamavano committenze, arrivano dalle istituzioni pubbliche, dalle grandi aziende, raramente da singoli individui». Come giudica l’attuale arte contemporanea? «È fatta per lo più di pura apparenza. Interessa persone che amano l’originalità, ma non la profondità della forma. Sono vecchio. Mi interessa toccare la materia». Cosa intende per profondità della forma? «Che il messaggio spesso cambia, ma la forma resta». Le piace l’arte di suo fratello, Giò Pomodoro, anche lui scultore? «Venivamo da sensibilità differenti. Esperienze, in parte almeno, diverse». Come sono stati i vostri rapporti? «Non sempre facili. Però alla fine il legame con lui si è chiuso benissimo. Prima di morire mi disse: ho ritrovato un fratello». Vi eravate persi? «La vita a volte divide e genera fraintendimenti e dolori. Ma occorre rispetto verso chi non c’è più». Cos’è che vi ha più allontanati? «Forse la politica. Ed è strano provenendo dalle stesse idee. Solo che le sue erano il frutto di una fedeltà al comunismo. Un’ortodossia che non ho mai condiviso». Si sente libero? «Libero di amare e di ferirmi». È strano, ma tutto il suo lavoro, da un certo punto di vista, sembra una richiesta di aiuto: capire meglio cosa si agita nel suo mondo interiore. «Forse è vero. Nel mio lavoro metto anche le mie contraddizioni». Un modo di risolverle? «Di renderle pubbliche. Faccio un po’ fatica a parlare di questo argomento. Ogni tanto mi capita di avere un rigetto dell’opera che rea-
lizzo. Ci sono dei giorni storti in cui vedo solo i difetti di un lavoro compiuto». La crisi di un artista è anche crescita. Un modo di risolverle? «Di renderle pubbliche. Faccio un po’ fatica a parlare di questo argomento. Ogni tanto mi capita di avere un rigetto dell’opera che realizzo. Ci sono dei giorni storti in cui vedo solo i difetti di un lavoro compiuto». La crisi di un artista è anche crescita. «Sono spesso in crisi. La sento montare da dentro. Me ne accorgo perché mentre realizzo una cosa, percepisco che potrei farla in mille altri modi diversi. Questa è insieme la forza e la fragilità di un artista». Forza e fragilità non sono quasi mai in equilibrio. «Per questo alcuni ricorrono alla psicoanalisi». Lei ha mai fatto analisi? «La prima volta che mi ci hanno mandato capii che ero io a psicoanalizzare lui e non viceversa». Quando è accaduto? «Tantissimo tempo fa. Ero un ragazzo che non capiva più bene cosa stesse facendo. Ero il frutto di una fantasia». Un’energia che non trovava forma? «Le idee che non si realizzano sono quelle che alla lunga uccidono». E cosa sono queste sue idee? «Qualcosa che cresce in me, che vedo solo io e che non posso spiegare.È un processo faticosissimo. Avolterni dicono: beato te che fai questo mestiere. Ma davvero si può pensare che le idee nascano spontaneamente? Il mio lavoro è il frutto di mille complicazioni. È il vero e il sogno», Qual è la distinzione? «Un artista rinuncia a tracciare un confine». Lei sogna? «Dormo in un’agitazione permanente. E questo secondo me significa che sogno molto. Ma alla fine non ricordo nulla. Tranne un sogno che ricorre». Quale? «Io bambino che gioco nello slargo di una piazzetta medievale con altri della mia età. Rincorriamo una sfera. Soccombo. E poi vedo la sfera precipitare giù per le scale e vengo preso dall’angoscia terribileche si rompa. So che è la mia prima sfera che realizzai per il tetto del padiglione di Montreal nell’Expo del 1967. E quella sfera invece di rompersi finisce nell’acqua e galleggia». Che lettura ne dà? «Ci vedo una specie di nascita. Quella sfera è una cosa mia,, ma come se non l’avessi partorita io. Penso che somigli al destino dell’artista: quello che fa gli può appartenere solo attraverso gli altri».
BANCAPOPOLARE VALCONCA AZIENDE INFORMANO
Bpv e Centro sociale Mercurio Morciano insieme per il benessere - Oltre 200 iscritti provenienti da tutta la Valconca e non solo anziani. Una sorpresa per Aldo Conti, il presidente del Centro sociale Mercurio di Morciano. Racconta: “Mai avremmo pensato a tante adesioni; all'inizio c'era anche il timore che portare le persone nel parco a fare ginnastica ci potessero essere delle reticenze. Invece, è stato proprio l'ambiente ad invogliare i nostri associati che sono più di 450”. Il Centro sociale Mercurio con il supporto della Banca Popolare Valconca ha organizzato delle sedute di yoga, ginnastica dolce e pilates per tutta
Oltre 200 iscritti ad un corso di yoga, ginnastica dolce e pilates. Si tiene nella magia del Parco del Conca
Un momento della seduta
COMUNITA'
la stagione estiva: da giugno ad agosto. Ha scelto come “palestra” il Parco del Conca di Morciano, una delle aree attrezzate più belle e grandi della provincia di Rimini. Il parco è una specie di pre-ingresso al fiume Conca. Dunque: uno scenario unico e coinvolgente. Quattro gli appuntamenti settimanali: dal lunedì al giovedì, dalle 19 alle 21. A quell'ora all'orizzonte si possono ammirare tramonti con squarci di arancioni. Le lezioni sono tenute da istruttori specializzati: Marzia,
Daniela, Paola e Sara. Con molta sorpresa per yoga e pilates ci sono state anche le iscrizioni di tanti giovani. Conti: “Un segno che la nostra è stata un'ottima idea. Vedere tra noi le nuove generazioni ci ha gratificato. Contaminare le va-
rie età, non facile, significa che stiamo facendo un buon lavoro”. Sede in via Roma 77, iscritti da tutta la vallata, il Centro sociale Mercurio di Morciano è attivo su molteplici fronti: da gennaio ad aprile organizza un cine-forum (con pellicole di qualità, rimarca Conti), poi ci sono le gite sociali (quest'anno anche in mare), uscite di nordic walking, le, le classiche cene. Si è inventata, con successo, anche un premio biennale letterario di racconti brevi. Ne sono arrivati più di 100. Soddisfatta anche la Banca Popolare Valconca che oltre a fare banca pensa che sia suo compito partecipare attivamente alla crescita sociale della comunità dove opera. Sostiene iniziative in molteplici ambiti: cultura, sociale, sanità.
Bpv, col Conto Mongolfiera si va anche in gita
Un gruppo lo scorso anno
- I pensionati col Conto Mongolfiera della Banca Popolare Valconca tra i tanti benefici ne hanno anche uno che fa comunità: in gita gratis una volta l'anno; in genere a cavallo tra settembre e ottobre. Quest'anno si ritorna in Umbria. La mèta
scelta è Città di Castello, uno dei borghi più belli d'Italia. Qui ha anche sede Museo e Fondazione Burri. Alla ventesina edizione, l'appuntamento è per sabato 27 settembre. Viaggi sempre partecipati. Ad esempio, lo scorso anno si formarono ben
quattro pullman e si visitò Gubbio. E' un momento per incontrare gli amici e fare nuove socializzazioni. I pensionati con il Conto Mongolfiera hanno diritto ad una lunga serie di condizioni vantaggiose. La banca ti regala un viaggio.
MORCIANO Via Cà Bacchino 2 San Clemente
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Lo racconta Hossein Fayaz nel libro “Potere dei cittadini”. Prende a modello la cultura elevetica
ALLEGRO MA NON TROPPO
Cartoline morcianesi
Pugilistica Valconca, grande estate NOBILE ARTE
- Estate di combattimen-
- La foto è stata scattata vicino all'ufficio postale. La posta celere non è riuscita a far arrivare nel luogo giusto la raccomandata senza ritorno del morcianesi.
ti, per fortuna solo sportivi per l’Accademia Pugilistica Valconca! Dopo la notte sotto le stelle di Gemmano, in cui l’ APV ha visto i suoi atleti Simone Cecchini, Xonatan Kaloshi e Popica Bogdan , vincere i propri incontri. Dopo che con uno splendido incontro tra professionisti Alessandro Angelini ha avuto meritatamente ragione di Maurizio Amedeo i ragazzi di “Rico” Maestri hanno sconfinato nelle vicine Marche a Mercatale di Sassocorvaro dove sabato 26 luglio si è tenuta una nuova “Notte del Ring”. Tra i pugili della APV ancora vittorioso ai punti il pugile di casa Simone Cecchini, ma vittorie conquistate anche per Gianluca Ciuffoli, Xonatan Kaloshi, Popica
Da sinistra: Simone Cecchini,
Alessandro Angelini Samuel Rinadli con Rico Maestri Daniele Marchionni
Bogdan. Particolarmente apprezzato ed applaudito l’incontro finito pari tra il valconchino Daniele Marchionni e Mattia Occhinero della U.P.A. Ancona ai quali è stato assegnato il “Memorial Hurricane”, com’era stato soprannominato il pugile americano Rubin Carter icona della nobile arte, recentemente scomparso, famo-
so anche per la canzone che a suo tempo gli dedicò Bob Dylan. I due atleti sono stati attori di uno splendido combattimento che ha tenuto con il fiato sospeso il pubblico presente dal primo gong, all’ultimo dato allo scadere della terza ripresa; hanno mantenuto un ritmo altissimo, senza concedersi pause rendendo l’ incontro entusiasmante nel suo splendi-
do equilibrio che gli è valso il premio come migliore combattimento della serata. Prossimo appuntamento a Mercatino Conca (Pu) il 16 Agosto alle ore 21.00 con il professionista Alessandro Angelini e tutta la scuderia della Accademia Pugilistica Valconca ed il sorriso e la grinta di Rico Maestri! Claudio Casadei
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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE Alfonso Scala e Sabrina Casamenti argomentano il loro lavoro sugli scranni dell'opposizione
- Anche se la placida San Clemente si lascia scorrere l’estate sulla terra, la politica locale non è andata in vacanza e le attività di maggioranza e minoranze proseguono alacremente. Dopo lo spazio dello scorso mese dedicato al nuovo sindaco, la voce alle minoranze. Alfonso Scala, leader della “Lista Civica San Clemente” è arrabbiato con l’informazione in generale ed anche con la nostra. Sottolinea come non siano state evidenziate adeguatamente le iniziative della sua lista che erano frutto di una precisa strategia che è partita prima di ogni altro gruppo fin dal febbraio scorso con iniziative, contatti ed una sede attiva come riferimento per i cittadini. Scala elenca una lunga serie di atteggiamenti scorretti e documentabili compiuti da altri nei suoi confronti e nei confronti della lista, e come questi abbiano portato a comportamenti isolazionistici anche nei confronti della sua famiglia. In ogni caso confida nel tempo che è galantuomo e potrà da solo dimostrare chi è corretto e chi no. Per quanto riguarda la politica sottolinea che ci sono spazi per crescere a San Clemente, che il bacino elettorale che non ha scelto questo sindaco è tre volte superiore a quello che lo ha votato, che c’è chi ha goduto dei vantaggi del lavoro fatto da altri e di elezioni europee che hanno fatto si che un voto di protesta nazionale si riflettesse anche
Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
“Faremo un'opposizione dalla parte dei cittadini” Alfonso Scala e Sabrina Casamenti
SAN CLEMENTE sulla situazione locale. Che c’è stato chi ha presentato come programma un lavoro sommario e frettoloso, mentre il programma della sua lista è stato il primo ad essere diffuso in tutte le case. In effetti il lavoro fatto è stato frutto di una meticolosa preparazione. L’azione attuale del dottor Scala è rivolta vigilare sull’intera amministrazione e a fare in maniera che la gente comune si avvicini alla vita del Comune e dei suoi organismi. Intanto, Alfonso Scala si è rivolto al difensore civico per questioni di interpretazione del regolamento comunale, funzionamento del consiglio comunale e competenze sulla determinazione dei compensi. Ma, sottolinea, i cittadini che volessero informarsi su cosa stia accadendo nel nostro comune e cosa stia facendo la sua lista potranno sempre farlo facilmente accedendo su facebook dove troveranno sempre spazio per le loro domande ed una ampia ed aggiornata
SAN CLEMENTE
Chiude “L'Incontro”, sacrifici addio - Da qualche settimana il ristorante L’ Incontro ha cessato la sua attività. Fa tristezza vedere che i cartelli che alla rotonda del Supermercato di Sant’Andrea in Casale davano indicazione per raggiungerlo oggi indichino solo un portone chiuso. Era un buon inizio di giornata passare all‘ edicola ed accompagnare le notizie fresche con un caffè di ottima qualità, con quel buongiorno che sembrava nascesse dal nulla e che invece anticipava solo di un attimo l’apparizione dei gestori e del loro sorriso. Ottimi professionisti, cordiali, bravi nel loro lavoro e fiduciosi nel loro investimento. Ma anche stavolta l’offerta non ha incontrato il mercato, anche stavolta i risparmi di una vita di lavoro non sono serviti a fare in maniera che, lungo il percorso della fatica e del sacrificio, la scelta imprenditoriale desse i suoi frutti. Questa è una nazione che odia il lavoro, quello vero, fatto di sudore e sacrifici, di orari fissi e di rischi d’impresa. E mentre chi invita gli altri a darsi una mossa e a inventarselo il lavoro, continua da buona sanguisuga ad ingras-
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sare sulle spalle di chi produce, chi rischia in proprio spesso perde denaro, entusiasmo e anche il lavoro. Per certi luoghi poi sembra che ci sia una maledizione che rende impossibile lavorarci tante sono le attività che vi aprono e poi chiudono nel breve lasso di uno o due anni. Quali siano le cause è difficile saperlo. La crisi?, Le tasse? L’avidità degli speculatori? La mancanza di sostegno e di garanzie economiche? L’intransigenza degli avidi? Di certo, nel caso de L’Incontro, c’era da parte dei gestori professionalità, capacità, cordialità e ottimo prodotto offerto! Non è bastato! Già un po’ ci mancano e li abbracciamo augurando loro tutto il successo che meritano e quello che non hanno avuto il tempo di raccogliere. Claudio Casadei
rassegna stampa dei quotidiani che si occupano di San Clemente e della Valconca. Casamenti Sabrina Casamenti, consigliere comunale per il Movimento 5 Stelle, sollecitata da nostre domande sottolinea l’orgoglio “di fare parte di questo Consiglio Comunale” e di quanto emozionante sia sapere di rappresentare tante persone. Poi aggiunge: “Tuttavia abbiamo subito toccato con mano, la
difficoltà di confrontarci con i nostri interlocutori della nuova giunta comunale, che di nuovo ha ben poco, visto che la maggior parte di essi è già al secondo o terzo mandato. Purtroppo la vecchia politica che rappresentano li porta ad essere poco inclini al dialogo costruttivo con l’opposizione, ma siamo anche sicuri che il buonsenso e la nostra tenacia riuscirà prima o poi a dare buoni frutti.” “Noi - afferma la Casamenti -
non abbiamo fatto promesse nemmeno in campagna elettorale. Abbiamo sempre chiesto la partecipazione delle persone più che il voto e continuiamo su questa strada cercando di rendere sempre più trasparenti le pareti della Casa Comunale”. E ancora: “Dall’opposizione non è semplicissimo fare passare delle proposte ma finora abbiamo cercato di essere propositivi ed anche collaborativi soprattutto sui temi che accomunano il nostro programma a quello della maggioranza. È molto importante sottolineare che a noi non interessa avere la paternità o il merito delle cose che proponiamo, l’importante è che vengano portate a termine per il bene e per dare risposte ai bisogni della cittadinanza.” Sui propositi e sull’azione in consiglio comunale dice: “Trasparenza e coerenza. Non voteremo no solo per dare contro a prescindere”. Garantisce che ogni delibera sarà studiata e discussa nel gruppo e che i cittadini che volessero partecipare alle riunioni potranno farlo per portare la propria opinione.
“Il nostro obbiettivo è sempre stato quello di coinvolgere più persone possibili all’amministrazione della cosa pubblica: l’interesse la presenza e la partecipazione della gente sono fondamentali. Da parte nostra la promessa di essere sempre attenti e vigili.”. E ancora: “Per noi l’onestà e il cittadino sono basilari ed è per questo che abbiamo esordito con una interrogazione quella di Note di Vino riguardante un privilegio che non tutti i cittadini possono permettersi. Crediamo fermamente che vada incentivata la raccolta differenziata che possa permettere una puntuale tariffazione sulla Tari, ed è in merito a questo che abbiamo presentato osservazioni in consiglio comunale peraltro non accolte!”. E infine un appello: “Abbiamo bisogno di mani e menti, perlomeno tutte le 826 che ci hanno dato fiducia!”. La lista Noi per San Clemente di Corrado Gaia, sta vivendo un momento di stasi, ma Corrado, vecchio nocchiero della politica garantisce la loro presenza nella vita attiva del paese e soprattutto in quella del Consiglio Comunale. Presentarsi alle elezioni non è stato un gioco, e lui e i suoi ragazzi sapranno essere presenti con iniziative importanti e concrete. Dopo l’estate sono al vaglio iniziative importanti e ci sarà bisogno della gente di San Clemente per portarle avanti.
SAN CLEMENTE -
Lillo trova il portafoglio del padrone, e lo custodisce nella cuccia - A guardarlo lo capisci subito che lui, Lillo, gli uomini li conosce bene. E capisci che meglio di tutti conosce quello che loro, gli uomini, dicono sia il “padrone”, ma che nella realtà è il suo migliore amico. Lui, Lillo, lo sa che Antonino Marino è un artista, un fotografo con i contropixel che, dietro i baffetti da sparviero dall’ aria vintage, nasconde un sorriso sincero e un cuore d’oro. Lillo sa anche che gli uomini hanno un sacco di difetti oltre ai pochi peli ed a due sole zampe! Uno di quelli congeniti e maggiormente diffusi in quella razza è di certo “la Distrazione”, che spesso poi loro, gli uomini, giustificano con la fretta, con il nervosismo, con l’avere “alzato il gomito”, con la pioggia che gli “mette prescia!”. E lui Lillo non li capisce perché non ha senso avere “prescia” e soprattutto non sa che voglia dire “alzare
Lillo
il gomito”! Anche la pioggia poi perché deve essere un problema? Basta darsi una scrollatina e bau-là! si torna belli, asciutti e rinfrescati. E quindi Lillo era già pronto quando quel giorno di questa splendida estate (per lui e non per gli uomini) sotto la pioggia vedeva Nino correre affannato per scaricare la macchina. Lui, Lillo, sapeva che avrebbe dovuto tenerlo d’occhio! E per fortuna che c’era
lui lì, al posto giusto, a raccogliere quel coso nero di una pessima pelle che cade dalla tasca del Nino al selciato bagnato! Loro, gli uomini, lo chiamano portafogli e dentro sembra ci tengano il mondo: denaro, carte di credito, pastiglie per il mal di testa, santini scoloriti, foto di parenti defunti, piccoli cornetti rossi, tesserini della pizzeria, badge, tessera della casa dell’ acqua, codice fiscale… Così, bagnandosi il pelo, lui non ha esitato ad uscire allo scoperto, prendere quel coso senza morderlo troppo per non rovinarlo e portarlo nella propria cuccia dandogli una leccatina per ripulirlo un po’. Avrebbe voluto dirlo a Nino che “quel coso” ce l’aveva lui, ma gli uomini italici non conoscono le lingue e non sanno un’abbaiata di “canese”! Lo faceva anche un po’ ridere quel padroncino che correva, ribal-
tava sedili, guardava tra i fiori si toccava la chiappa alla ricerca “del coso”. Che parlava di banche, documenti, carabinieri e denunce. Era li “il coso” …lo aveva lui, lo stava dicendo ma nessuno lo ascoltava. Poi, dopo qualche ora, finalmente il buon Nino che passa alla cuccia per una carezza rivede “il coso”, il portafogli intatto e gli si illuminano gli occhi. Arrivano per Lillo vagoni di coccole scatolette della domenica e ricercati croccantini, grattatine di pancia e biscottini a forma d’osso. Tanto che lui, Lillo è ancora lì che si chiede: “Non può essere per ‘quel coso’, chissà che festa era!”. Nel frattempo approfitta di tutto e, soprattutto, non alza il gomito! Claudio Casadei
S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
LA LETTERA
Montefiore, paese di grandi potenzialità Cari amici e residenti di Montefiore, certamente tutti mi conoscono non perché sono uno scultore ma soprattutto per le mie polemiche ed il modo di vedere le cose diversamente. Scrivo perché molti mi hanno chiesto il motivo per cui sono venuto a vivere in questo paese. E’ una domanda a cui non è facile dare una risposta. Tutto è partito con il restauro da me diretto della chiesa di San Felice negli anni 75/76; ho iniziato a studiare il territorio ed i suoi contenuti storico naturali, risorse sostanziali che potevano e possono permettere a Montefiore di spiccare un salto di qualità. Fin dagli anni ’70, con la prima importante mostra d’arte nella Rocca denominata “Montefiore 77”, organizzata dal gruppo di giovano artisti - di cui facevo parte – e l’amministrazione Scaranello, si diede inizio ad una serie di eventi che avrebbero dovuto coinvolgere culturalmente il paese per portare turismo e quindi un maggiore benessere economico; ciò non poteva però bastare ad un paese a cui serve una continuità economica anche se molti altri eventi si sono svolti dopo Moltefiore 77 fino ad oggi. Negli anni ‘80 un importante geologo del luogo mi riferiva che le acque delle terme di Riccione
- Il savoir-faire politico, il populismo e l’arte di concedere biglietti omaggio. L’ultimo consiglio comunale di San Clemente ha visto tra i suoi atti più significativi l’interrogazione realizzata dal gruppo consigliare del Movimento 5 Stelle, rappresentato dalle consigliere Casamenti e Roselli, in cui si chiedeva all’assessore Stefania Tordi di rendere conto sulle spese della manifestazione “Note di Vino”. Elemento significativo della richiesta è stato l’aver richiesto all’amministrazione di rendere conto dei tanti biglietti omaggio messi a disposizione di tutti i membri del consiglio. Stando ai sospetti dei pentastellati, pare che il numero di questi ingressi gratuiti sia difficilmente controllabile. “Concedere biglietti gratuiti a sindaci di comuni limitrofi o a a persone che hanno certi rapporti di natura istituzionale con il comune di San Clemente è ottimo – ha dichiarato con assoluta decisione l’assessore Tordi -. E’ un gesto che denota un certo savoir-faire politico. In passato gli addetti alle casse si trovavano in difficoltà nel dover permettere l’ingresso degli
avevano provenienza da Montefiore ( lo attestava la sua analitica ricerca) e che i Montefioresi se volevano potevano aprire stabilimenti termali con la loro acqua sulfurea conosciuta ed usata fin dagli antichi romani. Agli inizi degi anni ‘90 mi sono stabilito definitivamente in questo Comune e precisamente sul Montemaggiore convinto di poter realizzare solo due cose: un museo di sculture di arte moderna all’aperto ed uno stabilimento termale, cercando di coinvolgere tutti i cittadini facoltosi ed ancora spero in un loro interessamento per il bene del paese. Cari amici montefioresi io credo che se si vuole salvare Montefiore, la sua cultura e la sua storia, bisogna investire per una continuità economica e questa si può solo trovare investendo negli stabilimenti termali insieme uniti con l’appoggio dell’amministrazione comunale, perché vi sono spazi e possibilità di realizzare tale progetto: insieme si può fare. Prendo l’occasione per comunicarVi che è gradita la vostra presenza sabato 9 agosto ore 21 all’inaugurazione della mostra del grande scultore Murer sul Montemaggiore in Via Pianello 451 che rimarrà aperta fino al 6 settembre Grazie Umberto Corsucci
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AMontemaggiore, nello spazio esterno dell'artista Umberto Corsucci. Dal 9 agosto al 6 settembre
Montefiore, lo scultore Murer in mostra Le opposizioni hanno approvato il programnma di governo del centro-sinistra Montemaggiore, mostra permanente Opera di August Murer
- Una piccola prestigiosa mostra a Montefiore Conca, a Montemaggiore dove ha lo studio e museo permanente Umberto Corsucci. Sono espo-
sti nove bronzetti di Augusto Murer, scultore di fama, nato a Falcade provincia di Belluno, nel 1922 e deceduto a Padova nel 1985 nel pieno della sua
attività. Le opere provengono dalla collezione privata del critico d’Arte Franco Farina di Ferrara, “già direttore del Palazzo dei Diamanti” a cui dedicò al Maestro negli anni ’80/’81 una grande mostra personale. Prestigiosi critici d’arte hanno parlato di Murer; fra i tanti ricordiamo Carlo Bo (magnifico rettore dell'Università di Urbino) e Mario de Micheli.
Nel parco di Montemaggiore sono esposte in permanenza opere monumentali di Umberto Corsucci, Sguanci, Tito, Genti, Gianpaoli, Greisgraber, Mancini, Sapigna, Minsong Ho, Petteno. L'ingresso è libero. La mostra di August Murer si inaugura il 9 agosto e chiude i battenti il 6 settembre. Orari: dalle 9 alle 12,30 e dalle 16 alle 22.
Note di Vino, biglietti omaggio e spese di rappresentanza Il M5S chiede informazioni all'assessore Tordi che replica: “E' solo savoir faire politico. In passato amici e parenti di...”
Ingressi omaggi per tutti i consiglieri comunali
San Clemente, borgo con vigneti
le.
SAN CLEMENTE avventori che si qualificavano come amici di… parenti di…, pertanto da tre anni l’amministrazione ha pensato di risolvere il problema mettendo a disposizione dei potenziali beneficiari un certo numero di biglietti omaggio”. Come chiarito con assoluta fierezza dalla Tordi, i generosi omaggi non sono altro che un gesto assolutamente positivo. Gli assessori che concedono questi tanto blasonati cadeaux, esprimono indubbia padronanza degli ineffabili mezzi di persuasione propri dell’at-
tività politica, gesti eleganti e di classe, utile a cementare le amicizie con i primi cittadini dei comuni vicini a San Clemente. E’ da sottolineare infatti, come al grande tavolo centrale, posto sotto al palcoscenico, si sono visti degustare l’ottimo vino selezionato dagli organizzatori di “Note di Vino” sia Claudio Battezza che Riziero Santi. Per essere precisi e puntuali
occorre precisare che con il biglietto per “Note di vino”, il cui costo al pubblico è aumentato nell’ultimo anno da 13 a 14 euro, si può degustare vino di cantine regionali e ascoltare buona musica dal vivo. Gli altrettanto precisi grillini, tacciati come al solito di populismo per essere andati a scomodare anche le feste paesane, hanno pensato di fare chiarezza
sugli “omaggi eleganti” in seguito all’offerta dell’assessore Tordi di concedere sei biglietti gratuiti ai consiglieri del Movimento Cinque Stelle: tre ticket per ogni eletto. La preoccupazione dei pentastellati è quella di scongiurare il pericolo di emissione di biglietti fuori controllo, oltre ad evitare troppi privilegi a favore degli eletti in consiglio comuna-
“Per le tre serate della manifestazione è stata prevista una spesa di 23.540 euro, viene inoltre registrata una perdita complessiva di circa 6mila euro a fronte di circa 17 mila euro di entrate date dalla vendita dei biglietti – ha argomentato la capogruppo del M5S Sabrina Casamenti –. Oltre ai biglietti omaggio, che è giusto controllare, è da considerare che l’amministrazione spende una cifra notevole per una consulenza destinata all’organizzazione delle serate. La Pro Loco di San Clemente dispone di professionalità sufficienti per organizzare la stessa festa, in questo modo si potranno ottenere più risparmi per portare la festa almeno in pareggio”.
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Mondaino
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L’ALBO D’ORO
Palio del Daino, all'assalto del Castello
Sfida tra quattro contrade Palio del Daino dal 21 al 24 agosto rievocazione storica
Il Palio
1988 - Montebello 1989 - Borgo 1990 - Castello 1991 - Montebello 1992 - Borgo 1993 - Contado 1994 - Borgo 1995 - Montebello 1996 - Contado 1997 - Castello 1998 - Castello 1999 - Castello 2000 - Castello
2001 - Montebello 2002 - Castello 2003 - Castello 2004 - Castello 2005 - Castello 2006 - Borgo 2007 - Castello 2008 - Montebello 2009 - Montebello 2010 - Montebello 2011 - Montebello 2012 - Montebello 2013 - Castello
- Il Palio de lo Daino rappresenta un momento di festa nel quale le contrade di Mondaino – Borgo, Castello, Contado e Montebello – si sfidano nel gioco del palio per aggiudicarsi l’ambito titolo. Il gioco, in programma nella giornata di domenica, è diviso in due parti. La prima è la “corsa delle oche” a cui segue il torneo vero e proprio: una sorta di “quattro cantoni” in cui ogni volta viene escluso un giocatore. La notevole accuratezza filologica e la cura di ogni particolare, hanno reso il Palio de lo Daino tra le più affermate manifestazioni a livello nazionale, riconosciuta dal Consorzio Europeo Rievocazioni Storiche. Gruppi di ricostruzione storica, antichi mestieri, artigiani,
Rivivono un centinaio di arti e mestieri. Spettacoli, musica rappresentazioni, artisti di strada, giocoleria, sfilate in costumi d’epoca. Nelle osterie delle 4 contrade buona cucina con giusto rapporto qualità prezzo
arti, botteghe, musici, cantori e giocolieri, spettacoli, oltre che le emozionanti sfide delle contrade, saranno dunque i protagonisti delle quattro serate mondainesi. Per le vie del paese si troveranno più di 100 selezionati artigiani, che daranno dimostrazione della lavorazione dei metalli, dei tessuti, del vetro,
di raffinato rigore filologico della carta e delle pelli per riscoprire manualità ormai divenute rare o perdute: all’interno delle botteghe e lungo le vie del borgo si potranno ammirare all’opera maiolicari, pittori, armaioli, liutai, amanuensi, miniatori e intarsiatori, mentre le melodie rinascimentali verranno riproposte per le strade e le piazze.
Mondaino diventa un teatro naturale sotto le stelle di agosto con raffinati momenti di spettacoli ovunque: sbandieratori, danze medioevali, balestrieri, e... molto altro ancora. Si chiude la domenica con grandiosi fuochi d'artificio. Un lungo fine settimana da non perdere.
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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO
E' una delle persone più prestigiose della Valconca. Ne ha esaltato la storia e i costumi. Si è inventato il formaggio di fossa. Ogni anno porta a Mondaino 10mila persone - “Egregio professore Angelo Chiaretti mi è gradito comunicarle che il signor presidente della Repubblica con decreto in data 2 giugno 2014 le ha conferito l’onorificenza di ‘commendatore’ dell’ordine ‘al merito della repubblica italiana’. Il diploma le verrà consegnato non appena perverrà a questa prefettura. Nel congratularmi con lei per la meritata distinzione onorifica, le porgo vive cordialita”. Il prefetto di Rimini
Con queste note, il mondainese Angelo Chiaretti ha ricevuto la prestigiosa onorificenza. Non meritata, meritatissima. Angelo Chiaretti è un mito per chi non lo conosce e lo è molto di più per coloro i quali lo conoscono. Ha fatto una caterva di cose e si è sempre divertito e fatto divertire: professore, studioso, produttore di formaggi, attore, divulgatore, politico. Con un piglio creativo e profondo, concreto e istrionico. Un aneddoto che lo potrebbe raccontare a 360 gradi è il tour mondainese che fa fare ai turisti che salgono in Valconca durante l'estate. Dura un paio di orette. Li accoglie in piazza Maggiore vestito da Dante; tunica damascata e copricapo in
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Chiaretti, commendatore della Repubblica Professore in pensione di italiano al Gobetti. Pubblicato decine di libri. Fondatore del Centro dantesco San Gregorio in Conca. Istrionico
Angelo Chiaretti nel tour mondainese
MONDAINO
tinta. Individua la fanciulla più attraente e la veste da Beatrice. Un abito sfarzoso. A fine percorso, le donne si vogliono far immortalare con questo monumento di capo da gran dama. E inizia il suo racconto che è una rappresentazione teatrale piacevolissima. Chiaretti (alias Dante) li fa fermare davanti ai palazzi e chiese di Mondaino e narra storie ascoltate a tutt'orecchie. Il centro della rappresentazione è
la chiesa di San Michele. L'ex professore di italiano del Gobetti fa anche domande alla comiti-
va. A chi risponde un regalino: un libro (su Dante, ovvio), una bottiglia di vino, un grembiule
tipico. Si esce dalla chiesa e li guida nella sua storica cantina (un ex convento); accogliente e ben arredato. Nel centro le fosse granarie che ospitano i suoi amati formaggi. Angelo Chiaretti racconta la storia del formaggio e il metodo con cui viene stagionato. Un'ora piacevolissima. Poi ognuno è libero di acquistare formaggi, eccellenze enogastronomche e artiginato di queste terre. Grazie a Angelo Chiaretti mediamente ogni anno arrivano a Mondaino circa 10mila persone; in maggioranza dalla Russia. Anfitrione, ma anche intellettuale Angelo Chiaretti. Ha scritto montagne di storie e pubblicato decine di libri. L'ultimo: “San Pier Damiani Dante Alighieri e l'Abbazia di San
Gregorio in Conca” (edizioni Banca Popolare Valconca Panozzo). Un altro dei suoi fiori all'occhiello è la fondazione del Centro dantesco San Gregorio in Conca. Profondo studioso di Dante, ipotizza molteplici rapporti con la Valconca. Quando insegnava al Gobetti di Morciano aveva un rapporto di complicità con gli allievi. Sapeva far tirare fuori da ognuno belle cose. Inventava situazioni uniche che lasciavano stupiti i ragazzi. Sempre con l'idea che trasmettere significa tener lontano la noia. Angelo è stato amico intimo di Fabio Tombari, uno tra i massimi scrittori italiani del secolo scorso. Tombari abitava a Rio Salso ed ha lasciato all'amico Angelo molte delle sue carte. L'onorificenza da commendatore è soltanto l'ultima di una lunga serie di attestati: Cavaliere della Repubblica Italiana per meriti culturali (1986), Medaglia d’Argento del Comune di Gradara per meriti culturali (1995), Ufficiale della Repubblica Italiana per meriti culturali (2007).
SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO
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EVENTI
Salusummer, l'altro Ottocento Festival Saludecio
- Salusummer. I colori dell'estate. Non si farà Ottocento Festival quest'anno (peccato), ma il Comune si è inventato una tre giorni che senza dubbio è da assaporare. Dietro come sempre c'è quella mente ecclettica e comopetente di Giuliano Chelotti, un organizzatore di qualità che sa muovere i fili giusti. L'appuntamento è per il 9, 10 e 11 agosto. Dalle 20, per le strade, vie, angoli, slarghi di Saludecio musica, artisti di strada, ankamzioni, teatro, mostre, laboratori, cibi e sapori. Un borgo di colori e suggestioni,
dicono dal Palazzo. L'intreccio: bianco luna. Il bianco lunare e l’argento del cielo stellato. Rosso sole. Il rosso del vino e il rosso fuoco dell’estate. Giallo oro. Il giallo del grano e della terra. Verde natura. Il verde delle colline e la natura nel suo benessere. Blu mare. Il blu del mare e l’azzurro del cielo. Nero notte. Il nero della notti estive e il fascino dell’oscurità al tramonto. Ingresso gratuito. Per maggiori informaazioni. Tel. 0541/869719 0541/869721.
MONTEGRIDOLFO
Montegridolfo liberata
- Due giorni di eventi per ricordare lo sfondamento della Linea Gotica avvenuto a Montegridolfo nell'estate del 1944. Appuntamento il 17 e 17 agosto.
Ivan Fonti, pitture notturne Il professor Chiaretti contesta il tema della maturità - Affreschi e rapsodie notturne nelle notti d'estate. Le crea Ivan Fonti, dipinge con i fuochi d'artificio. La Fonti Pirotecnica è nata dodici anni fa, ma alle spalle ci sono saperi che affondano a 150 anni. Si trova a Saludecio; prima nel piccolo borgo malatestiano di Meleto; oggi nelle sue campagne. Oggi, l'azienda si estende su una superficie di 12mila metri quadrati, con numerosi mezzi per trasporto esplosivi. Azienda certificata ISO 2001 sulla qualità spettacoli pirotecnici, ha un attento occhio alla sicurezza, argomento delicato e non meno importante degli spettacoli. La Fonti crea spettacoli pirotecnici con scintillanti applausi dal pubblico e encomi dalla critica. E' firmato Fonti l'Assedio al Castello di Gradara dello scorso luglio, uno degli eventi più fantastici in Europa. Sempre di Fonti: la Notte Rosa, ovvero il capodanno dell’estate, l’evento Porto di Pesaro, la Madonna del Mare di Riccione. Da non perdere: Alchimia a San Leo, che si terrà il 23, 24 e 26 agosto e la festa Comitati bagnini, da Marina Centro a Mi-
TREBBIO DI MONTEGRIDOLFO - Via Botteghino 61 - Tel. e Fax 0541/855134
Ivan Fonti
ramare. Una passione per i fuochi, quella di Ivan Fonti, che nasce da bambino; osserva incantato i fuochi. L'incanto della fanciullezza lo hanno portato al mestiere: fatto con passione, intelligenza e studio. Ivan Fonti crea e disegna spettacoli con il brio, ed un occhio attento alla tecnologia. Per verificare come sarà lo spettacolo e l'illustrazione visiva che
fa stropicciare gli occhi, grazie alla bontà di un simulatore americano, che proietta in 3d. Oltre ai prestigiosi spettacoli pubblici, la Fonti pirotecnica organizza anche intrattenimenti per privati, come matrimoni e cerimonie, con l'ausilio di squadre ad hoc ed artificieri qualificati. Fonti esporta anche in Cina, prodotti certificati a marchio CE agli inventori dei fuochi d'artificio.
San Leo Da annotare il prossimo grande spettacolo del riccionese trasferitosi in Valconca. Il 23, 24 e 26 è in programma un affresco a San Leo. Serate uniche, con danze e spettacoli. Il clou è il 26 agosto con i fuochi pirotecnici ed altre sorprese. Con musica studiata e simulazione incendio della Rocca il 23 e 24 agosto. In cartellone con vari brani classic, tra cui il “Nessun dorma” cantato da Pavarotti e altri classici della lirica che emozioranno il pubblico con un intreccio fuoco-musica. Centraline intelligenti faranno danzare fuochi con volute simmetriche al ritmo della msucia. Una danza degna dei ballerini sul ghiaccio. Uno spettacolo che Ivan Fonti ricorda con piacere e con successo. Due estati fa a Senigallia al Firework Festival: un chilometro e mezzo di costa, con un cielo illuminato da spettacoli pirotecnici e musiche. Il tutto di una bellezza commovente che fecero meraviglie nei cuori. Mirko Felici
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L’ALBO D’ORO
Quel “libricino” da conservare - Genius loci (Intelligenza del luogo). Il celebre detto latino veste benissimo gli organizzatori della Sagra della Patata. Sono riusciti a creare un grande evento di massa partendo dalla forza della loro comunità: la patata. In occasione della Sagra, esce anche un bel libro di grande formato a tema. Fa rivivere la Montescudo degli antenati. Quest'anno racconta il 70° anniversario della Linea Gotica, cioè della Seconda guerra mondiale (1939-1945). Lo fa facendo parlare e ricordare i montescudesi testimoni di quelle giornate. Le testimonianze: Leo Mauri (classe 1923), Aldo Santoni (1923), Valerio Ceccoli, Paolo Cecchini, Luciano Guiducci, Nello Albani, Paolo Graziosi, Teresina e Pierina Tordi, Colomba Tordi (1936-2007), Serafino Arcangeli (Tonino), Aldo Arcangeli, Iris Fabbri, Quinto Arcangeli, Michele Bucci, Anna Maria Albani, Giudittina (Tina) Tonini, Giuseppina e Margherita Costa, Romano Paesani, Sauro
Giannini, Pietro (Piretta) Comanducci, Otello Frutti, Amedeo Mauri, Guerrino Paesani. Un nome, tante storie. Piccoli fatti che riescono a dare il senso di quei giorni che poi non sono così lontani; se dimenticati potrebbero tornare. L'idea ha avuto un successo straordinario. Tanto che altri montescudesi vorrebbero lasciare la propria istantanea di quei mesi drammatici. Infatti, il piccolo grande libro termina con un: “Continua”. Altre pennellate l'anno prossimo. Dietro questo lavoro appassionato c'è Gilberto Arcangeli, un signore che vuole semplicemente bene a Montescudo. E al mondo, perché nessun luogo è lontano.
Sagra della Patata e Festa degli Gnocchi Appuntamento il 9 e 10 agosto. Ingresso libero; 42^ edizione
di Pier Francesco Gasperi
- Nel caratteristico borgo di Montescudo, sabato 9 e domenica 10 agosto, la 42^ Sagra della Patata. Protagonista è la “patata montescudese”, il prodotto utilizzato nei ricchi menù, proposti dai vari stand gastronomici: gnocchi al ragù, baccalà con patate, piadina e ricette particolari come i dolci ed il gelato di patate. In concomitanza alla Sagra della Patata si tiene anche la Fiera Dei Prodotti Agricoli e Artigianali locali. Vi si può trovare, il vino locale “Montescudolo”, un sangiovese superiore d.o.c, l’Olio delle colline riminesi, unico nella nostra regione con l’etichetta “Arimolio”, prodotto dalla Cooperativa degli Olivicoltori dei Colli Riminesi, le terracotte, poi il merca-
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Montescudo
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ARTE E STORIA
Borgo malatestiano con panorama sontuoso
tino degli artigiani con creazioni particolari ed interessanti.
Montescudo - patata A Montescudo la patata si è diffusa già dai secoli scorsi avendo un terreno sabbioso e collinare, particolarmente idoneo alla coltivazione, ove la patata trova il suo habitat ideale, ha un ottimo sviluppo e le particolari caratteristiche del terreno rendono il prodotto eccellente, in assoluto
Il tubero montescudese ha proprietà e bontà assolute. Il delizioso cibo protagonista genuino e fantastico: gnocchi, patate fritte, gelato alla patata. Organizzata dalla Pro Loco, dal Comune e dalla Coldiretti, è la Sagra più importante della provincia di Rimini. Montescudo conserva un borgo dal fascino certo, con un panorama capolavoro tra i migliori d’Italia molto adatto per gli gnocchi, per arrosti, lessate e gustosissime fritte. La Festa è organizzata dalla Pro Loco di Montescu-
do in stretta collaborazione con il Comune, con la collaborazione dell’Associazione Coldiretti e con il contributo della Provincia e Camera di Commercio.
- Montescudo e territorio è uno degli angoli del rimninese assolutamente da scoprire. Fuori dal giro turistico ma di bel valore, sia storico-artistico, sia ambientale. Ecco cosa non perdersi.
MONTESCUDO TORRE CIVICA Risale al XIII secolo; seppur rivisitata ha mantenuto la struttura medievale GHIACCIAIA Di epoca malatestiana, si trova sul lato mare della piazza sulla quale si affaccia il palazzo comunale. Di pregio la sua tecnica costruttiva
CUNICOLI SOTTERRANEI Congiungevano la rocca con la torre di avvistamento MURA Sono i resti delle fortificazioni malatestiane, erette sotto il governo di Sigismondo, che ebbe come consigliere anche Filippo Brunelleschi. Caratteristiche: alte ed inclinate
CHIESA TRARIVI Un’antica pieve. Distrutta dalla ferocia della Seconda guerra mondiale. A suo modo è stata recuperata ed è stata denominata la Chiesa della Pace. A ricordo del passaggio del fronte, è stato creato il Museo della Linea Gotica Orientale; raccoglie reperti e materiale delle battaglie avvenute nella zona VALLIANO SANTUARIO Appena restaurato, il pezzo notevole sono gli affreschi del Quattrocento della scuola del Ghirlandaio. Bella la posizione, bello l’edificio. Nella canonica alloggia il Museo della Civiltà contadina CASTELLO DI ALBERETO Bel borgo fortificato di epoca medievale. Vista sontuosa sull’Adriatico e sull’Appennino
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CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO MONTESCUDO
Baffoni scampato a Cefalonia Morto in un bombardamento tedesco - Ricordammo il nostro amico partigiano Giuseppe Baffoni Di Pietro di Montescudo, classe 1923, della divisione Acqui. Lui era sopravvissuto nell’isola di Corfù o Cefalonia in Grecia, dopo che 1*8 settembre 1943, i tedeschi fucilarono circa 5.000 soldati italiani, ma i caduti della divisione “Aqui” furono oltre 8.000. Lui era caduto sotto gli altri soldati morti, con il sangue che gli colava addosso, era rimasto immobile, anche quando i soldati tedeschi spararono il colpo di grazia alla testa, ai soldati rimasti feriti. Nel buio della notte, era riuscito a fuggire verso il mare e dopo qualche giorno era riuscito ad arrivare in Jugoslavia, proprio vicino alla divisione “italiana BRGI Garibaldi”. Purtroppo, il 12 aprile del 1945 località Bobia, in uno degli ultimi bombardamenti tedeschi, venne ucciso vicino a noi. Io lo vidi cadere, corsi verso di lui, ma non c’era più niente da fare; piansi il
A Valliano 15 agosto. Santuario incontaminato, autentico, genuino,
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Festa della Madonna con sagra Il santuario risale al 1200
RELIGIOSITA'
di Pier Francesco Gasperi
Giuseppe Baffoni (1923 - 1945)
mio amico partigiano, sempre allegro, svelto, simpatico, molto religioso, pregava tutte le sere, soffriva di tanta nostalgia (come tutti noi) del suo paese Montescudo, della sua casa, la sua campagna, ma piangeva ricordando i suoi genitori e le sue sorelle, ed ebbi il coraggio di prendergli il portafoglio. Lo conservai sempre con me, e quando rientrai a casa, lo portai ai suoi genitori a Montescudo, con la bicicletta da Pedrolara, insieme ai miei amici Bruno Ugolini e Pio Arcangeli.
- Valliano merita una sosta per visitare il Santuario della Madonna del Soccorso, i cui lavori di restauro sono durati 15 anni. La prima chiesa è stata originariamente costruita nel 1200, a forma di piccola cappella, poi ampliata nel 1400 a forma di croce greca ed ulteriormente ampliata all’inizio del 1700 nell’attuale tipologia a croce latina. Imponente la torre campanaria ancora integra ed anch’essa consolidata con un accurato restauro scientifico. Valliano ha subito i bombardamenti della guerra del 44 trovantosi in piena linea gotica e nell’occasione la chiesa ha subito il crollo del tetto e di alcune strutture. Il tetto è stato ricostruito, dopo una sopraelevazione di circa un metro e mezzo di tutti muri perimetrali nell’immediato dopoguerra. All’interno si trovano interessanti affreschi del 1400-500, raro esempio in tutta la Provincia di Rimini, attribuiti alla scuola del
Ghirlandaio. Sorprende la Madonna del Soccorso, una Madonna nera, costruita in legno (uno dei rari esemplari rimasti in Italia), e vestita con abiti confezionati dalle donne del luogo. Altra particolarità sono i capelli che sono costruititi da lunghe trecce di capelli veri donate dalle giovani ragazze del luogo affinché la Madonna facesse loro il dono di trovare un bel giovanotto da sposare. Cultura e tradizioni popolari del luoghi che si sono tramandate fino ai giorni nostri. La devozione alla Madonna è
ancora molto sentita ed elevata e molti sono i fedeli che per devozione vi giungono in pellegrinaggio a piedi e innumerevoli sono gli ex voto e le attestazioni di grazie ricevute attribuite alla Vergine. Di fianco alla chiesa, nell’ex canonica, appositamente recuperata e restaurata, è stato realizzato il “Museo Etnografico di Valliano” che raccoglie numerosi reperti della civiltà contadina del luogo, tutti raccolti nell’arco di 40 anni, dagli alunni della locale scuola media di Montescudo-Montecolombo, Il museo veramente interessante è
suddiviso per sezioni e trovano spazio gli utensili per la tessitura, quelli del vasaio, quelli della macellazione del maiale, quelli dell’apicoltore, dell’uso quotidiano della casa e molti altri. Vale veramente la pena dedicargli almeno una intera giornata. 15 agosto 2013 Festa della Madonna: al mattino il programma è prettamente religioso con varie celebrazioni nella chiesa, nel pomeriggio, alle ore 15, una tradizionale e storica processione per le strade del paese alla quale vale veramente la pena parteciparvi. In concomitanza una ricca pesca di beneficenza e soprattutto stand gastronomici con i pietti della migliore tradizione e cucina di Valliano, dalle tagliatelle, agli strozzapreti, arrostite di carne, ottimi prosciutti e salami, pomodori e melanzane e peperoni gratinati, porchetta di maiale ed alte leccornie, sempre rigorosamente con la piadina preparata e cotto sotto gli occhi curiosi degli ospiti con i migliori vini locali (Sangiovese e Trebbiano) ed un olio veramente al top.
CORIANO Libro a cura di Vincenzo e Barbara Santolini
e barba sepre lunga, lavarsi al meglio. mangiavo alla buona con erbe, radicchi selvatici. Quando riuscivamo ad occupare un presidio tedesco, allora si trovava del pane nero e altri viveri e qualche sigaretta e lametta per sbarbarsi”. Il 15 giugno del 1945, Bianchi fa ritorno a casa con addos-
Andrea Bianchi, compagno partigiano - “A causa della miseria in cui eravamo costretti, a soli 18 anni, nel 1942, decisi di arruolarmi volontario nella Guardia di Finanza”. Inizia con queste parole la biografia di Andrea Bianchi dal titolo “Druso Partisan” (Compagno partigiano) a cura di Vincenzo e Barbara Santolini. L'8 giugno del 1943 è in Jugoslavia sul teatro di guerra. In 350 caddero in un'imboscata; rimasero solo in 13. Avevano due strade: consegnarsi ai tedeschi come prigionieri, oppure arruolarsi nelle formazioni partigiane di Tito. Il suo genera-
le, Oxilia, firmò per Tito. Bianchi: “Così come partigiani fuori dall'Italia demmo vita alla divisione partigiana italiana Garibaldi”. Dopo pochi mesi dall'arruolamento, Bianchi fu catturato dai cetnici. Non passano che cinque giorni e durante un bombardamento alleato, Bianchi con alcuni suoi compagni riuscì a fuggire. Ritorna a combattere nelle file partigiane. Due anni terribili. “Fu una vita disumana, portando sempre gli stessi vestiti pieni di pidocchi e gli stessi scarponi, cappelli
so le armi. Dopo 15 giorni è a Udine. Da qui, in treno, fino a Cattolica insieme all'amico soldato partigiano, il marignanese Carlo Bordoni. Si rifocilla a San Giovanni. Con la bicicletta prestata dai Bordoni raggiunge Pedrolara. Erano i primi giorni del luglio del 1945. Perché il libro: “Era giusto raccontare questa storia, affinché le nuove generazioni non dimentichino mai che la pace e la libertà sono cose preziosissime. Da proteggere sempre. Volevo lasciare questo ricordo ai miei nipoti e pronipoti”.
CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO LA LETTERA
Arangio: “Dov'è finito il programma di “Progetto comune”? - Il programma elettorale di “Progetto comune” dov’e’ finito?.Nel cassonetto dei rifiuti indifferenziati a Raibano?! Signor sindaco, signori assessori e consiglieri della maggioranza vorrei formularvi una domanda: dove è finito il programma elettorale di Progetto Comune!? Quello che avrebbe dovuto essere la road map di tutto il vostro operare, quello che in consiglio comunale è stato votato dalla maggioranza e convertito in Linee di mandato di governo. R i c o r d o : distacco assoluto e non appartenenza ad alcuna forza politica,pena l’immediata esclusione. Assemblee con i cittadini prima (e non dopo) ogni decisione strategica ed importante per la comunitàConsigli consultivi in ogni frazione del Comune. Azioni incisive contro
Hera per ottenere quanto dovuto ed adeguamento dell’indennita di impatto ambientale. Massima attenzione alle necessità della popolazione nel campo del sociale ed dell’emergenza abitativa (leggi sfratti). Risanamento e riorganizzazione della macchina comunale, Municipio casa di tutti, massima accessibilità ai servizi comunali. Mi fermo qui, non per mancanza di ulteriori citazioni dal programma di Progetto Comune, che io stesso ho scritto, ma solamente perché mi è troppo doloroso completare l’elenco infinito di promesse non mantenute e completamente disattese. Assistiamo invece ad un continuo partecipare a manifestazioni politiche. Giuseppe Arangio, già assessore con il sindaco Mimma Spinelli
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Mostra di Lombardini, ad Urbino è il ritorno alle origini Lavori dal 1971 al 2012. Un ritorno alle origini degli studi all'Accademia di Belle Arti. Un bel catalogo
Giovanni Lombardini
LA MOSTRA di Enzo Cecchini - Raccontiamo di una bella mostra che si è tenuta a Urbino dal 9 al 27 aprile scorso nelle Sale del Castellare di Palazzo Ducale, dell'artista Giovanni Lombardini, nato a Coriano nel 1950. La mostra ha visto la pubblicazione di un voluminoso catalogo (Pazzini Editore) che riproduce diverse decine di opere. L'esposizione urbinate rappresenta una sorta di antologica che raggruppa tutta l'esperienza artistica di Lombardini con opere che vanno dal 1971 al 2012. Il catalogo aiuta a ripercorrere l'itinerario di questa esperienza: “Gli Iniziali”, “Pietre Preziose”, “Scie”, “Rime”, “Inventari”, “+ Luce”, “Pas de Deux”. Qui si dipana tutta la riflessione e il lavoro artisti-
co: si va da un'iniziale uso di oggetti stile Arte povera e Concettuale, fino progressivamente alla conquista della forza della materia coloristica che diventa sempre più luminosa nel suo fissarsi su supporti convenzionali e no. Per Lombardini quello di Urbino è un viaggio a ritroso, un ritorno nella città dove ha frequentato l'Accademia di
Belle Arti frequentata tra la fine degli anni Sessanta e il principio dei Settanta. Ritorna con quell'opera “Scarpe con erba” del 1971 che era diventato il manifesto che pubblicizzava proprio l'Accademia urbinate. Insomma, l'allievo cominciava a farsi una propria strada nella sua avventura artistica. Scrive Bruno Ceci, cura-
tore della mostra: “... Quando Giovanni Lombardini afferma che gli ‘sembra di dipingere più con gli occhi che con le mani’, è perché vuole interrogare quel perché della pittura per rovesciarne i normali procedimenti, per liberarla da qualsiasi illusionismo di ritorno, per privilegiare l'atto libero rispetto ad ogni strategia utilitaristica. Semmai la tensione progettuale degli inizi si è fatta un po' più dolce, a volte ha potuto riscoprire le infinite ricchezze e le inattese luci della materia coloristica, sempre in presenza di un rilascio inventivo che ha continuato ad interrogarsi sul senso non solo del suo cammino, ma del cammino in generale”.