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Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini
REDAZIONE: PIAZZA GRAMSCI, 34 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - Tel. 0541.611070 E-mail: lapiazzarimini@libero.it
Don Oreste conservava il candore del bambino RIMINI - 3
IL PUNTO DI VISTA
Togliatti, Gramsci e la storia italica di Alessandro Roveri* - Sono passati cinquant’anni dalla morte di Palmiro Togliatti. Ho visto in tv il ricordo che ne ha lasciato Emanuele Macaluso, che non mi ha soddisfatto, a causa delle molte omissioni di esso. Penso che sia venuto il momento di una ricostruzione più completa. Bisogna purtroppo cominciare dal 1926. A metà luglio 1926, nell’Internazionale comunista (Comintern) ebbe inizio l’adozione di misure disciplinari contro Zinoviev, che venne escluso dall’ Ufficio politico. Togliatti era a Mosca, rappresentante del Partito comunista italiano nell’Esecutivo del Comintern. Il 4 ottobre 1926 Zinoviev, Trotzky e Kamenev invocarono la cessazione di ogni lotta frazionistica, ma il 23 ottobre, nel Comitato centrale del partito russo, Stalin attaccò duramente Trotzky, il quale esclamò: «Il segretario generale pone la sua candidatura a becchino della rivoluzione». In quei giorni si riunì l’Ufficio politico del partito italiano, ignaro dell’attacco di Stalin, ma molto preoccupato per quanto stava accadendo a Mosca. E l’Ufficio politico incaricò Gramsci di redigere una lettera al Comitato centrale del partito comunista sovietico per fargli conoscere l’opinione degli italiani. E l’opinione degli italiani, scriverà Gramsci, era che la maggioranza avesse ragione, ma che anch’essa avesse una parte di responsabilità per il modo in cui stava trattando un’opposizione che restava una componente vitale del-
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Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.° 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini”
Chiesa San Lorenzo, bombardata
Radio Talpa, utopia e realtà di una generazione
RICCIONE - 20
CATTOLICA - 43
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SETTEMBRE 2014
Valconca, unione o fusione di comuni? MORCIANO - 55
La mafia si è radicata nel Riminese A Riccione convegno all'interno del Premio Ilaria Alpi. Da tempo le cronache riportano sequestri di nightclub (Lady Godiva, la Perla, PepeNero), ristoranti, hotel, appartamenti, quote societarie
MADE IN ITALY
CULTURA
Misano. Conferenze con prestigiosi intellettuali
L'Italia è in deflazione!
Cosa vuol dire?
Cl'è fnì li nus anche ma Bacuch
di Alessandro Bondi*
Massimo Cacciari e Gustavo Giannini
- L’edizione 2014 del progetto Stop Blanqueo si è svolta nelle giornate di giovedì 4 e venerdì 5 settembre a Riccione all'interno del Premio Ilaria Alpi (3-7 settembre), la giornalista trucidata in Africa. La prima giornata ha puntato i riflettori su “L’amministratore giudiziario nella gestione dei beni confiscati alle mafie”; la seconda, su“La mafia che investe. Il riciclaggio in riviera” e “La mafia che decide.
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Breve massima di saggezza Si rovinano a vicenda, i potenti rovinano il popolo che li imita, il popolo rovina i potenti accettandoli
Girolamo Savonarola
Con la cultura si fa economia e benessere sociale
di Lisa Del Bianco
Cecco-Van Gogh - 2014
MISANO ADRIATICO
VALCONCA
Pd, Siliquini “Guagneli si è comportato male”
San Clemente Politica, savoir faire e biglietti Goloseria, l'arte del gelato San Giovanni Ciclabile fagogitata dai rovi Coriano Comuni, unione a 9 o a 14? Montefiore Cipriani contro Unione Valconca Mondaino Montebello, suo il Palio Saludecio Levata, terra di sfollati
L'INTERVISTA
Bonaccini Primarie Pd, intervista ad uno dei candidati alla carica di governatore Pagina 11
- Un cittadino va dal sindaco. Gli racconta il proprio problema che richiedeva non di una sensibilità politica ma umana. Gli risponde il primo cittadino: “Puoi dormire tra due guanciali. L'è 'na patacata”. La rassicurazione sarà falsa. Il risolvibilissimo problema era un po' di re-
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INCHIESTA
Indagine condotta a Rimini, Riccione, Bellaria, Misano e Cattolica. Nell’ultimo triennio, 815 cambi di gestione su un totale di 2782 esercizi alberghieri L'INCHIESTA segue dalla prima pagina L’infiltrazione nella massoneria deviata”. Temi difficili e, soprattutto quelli dedicati al riciclaggio in Riviera e alla massoneria, a lungo impopolari. Nondimeno, si sono registrati interventi qualificati, una significativa presenza delle istituzioni e una sola assenza, anche se ingiustificata (v. riquadro). MAFIE, BENI CONFISCATI Sono 40 nella sola Emilia Romagna. La loro gestione è complicata quanto importante dal punto di vista simbolico ed economico, perché è nella capacità di riportare ad utilità sociale i beni, e nell’economia legale le imprese, appartenuti
Gnassi, sindaco di Rimini. Ha ricordato che la Mafia non va nascosta
Piccioni, presidente commercialisti della provincia di Rimini
Mario Venceslai, comandante della Finanza della provincia di Rimini. I metodi di contraasto producono risultati
La mafia si è radicata nel Riminese Alessandro Bondi, l'autore dell'articolo alla criminalità organizzata che si misura veramente la possibilità di rompere il mantra sociale secondo cui la mafia sarebbe in grado di dare quel lavoro che lo Stato è incapace di offrire. Con l’introduzione di Stefania Pellegrini (responsabile Master Università di Bologna sui beni confiscati alle mafie), ne hanno discusso Stefania Di Buccio (componente comitato scientifico del Master bolognese), Michela Monte (giornalista, responsabile progetto ‘Stop Blanqueo’), Bruno Piccioni (presidente ordine dei commercialisti provincia di Rimini), Giovanna Ollà (presidente ordine degli avvocati della provincia di Rimini). Illustrando casi di beni confiscati nella provincia di Rimini, è stata la volta di Giancarlo Ferruccini e Marco Tognacci (commercialisti). Esaminando le criticità della gestione di questi beni e il futuro delle misure di prevenzione, si sono infine alternati Ernesto Perduca (procuratore aggiunto presso il tribunale di Torino) e Giancarlo Caselli (già procuratore capo dello stesso tribunale). Una nota in calce. La ventilata proposta di “commissariare” la ne-
Giornale d'informazione fondato nel 1997 Direttore responsabile Giovanni Cioria Edizioni la Piazza Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico Redazione Piazza Gramsci 34 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070 Abbonamenti e pubblicità - 0541.611070 Stampa La Pieve Poligrafica Editore srl Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364
Giornale in stampa l'11 settembre
onata Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati, chiamata ad amministrare 11.238 immobili e 1.708 aziende, con poche risorse umane e finanziarie, difficoltà gestionali, ostacoli normativi, mancanza di collegamenti con enti territoriali, è provocazione che riassume con una certa efficacia i dubbi sull’attività finora svolta da questa Agenzia. RICICLAGGIO IN RIVIERA Gianguido Nobili (responsabile Servizio Politiche della Sicurezza e della Polizia Locale della regione Emilia-Romagna), ha moderato la sessione sul riciclaggio in Riviera sottolineando la mancanza di dati certi e aggiornati sulle persone sottoposte alla misura dell’obbligo di soggiorno (dal 1965 al 1995 in Emilia-Romagna sarebbero stati 2.200). Si noti che il dato è significativo, perché si attribuisce a questa misura di prevenzione la capacità di radicamento della criminalità organizzata in Riviera, senza ovviamente dimenticare la mancanza in provincia di Rimini di strutture e organici della magistratura e delle forze dell’ordine proporzionati all’imponente presenza turistica, ai forti flussi di denaro, all’alto tasso di evasione fiscale e alla vicinanza con la Repubblica di San Marino. Da tempo le cronache riportano sequestri di night-club (Lady Godiva, la Perla, PepeNero), ristoranti, hotel, appartamenti, quote societarie. In tal senso, l’indagine condotta a Rimini, Riccione, Bellaria, Misano Adriatico e Cattolica registra, nell’ultimo triennio, 815 cambi di gestione su un totale di 2782 esercizi alberghieri. Di questi cambi di gestione, 195 sono di persone provenienti da fuori regione. Vincenzo Scalia (assegnista di ricerca dell’università di Bologna) ha illustrato i risultati, ancora provvisori, del questionario sulla percezione della criminalità organizzata in Riviera: questionario gestito dalla Provincia di Rimini in collaborazione con Confcommercio e Con-
fesercenti distribuito a 1190 operatori economici della zona. Risulta così che il 16,5% degli operatori ha subito almeno un’attività mafiosa (33% intimidazioni; 29% tentativi di rilevare l’azienda o entrare in società). Le attività criminali individuate sono la prostituzione (66,8%), lo spaccio di droga (62,9%), il riciclaggio (57,1%). Le maggiori paure rimangono i furti, le rapine, gli atti vandalici. La causa principale è vista nell’incombente crisi economica. L’aiuto atteso è quello che può provenire dalle forze dell’ordine, dalla società nel suo complesso, dalle amministrazioni locali. Stefano Padovano (coordinatore dell’Osservatorio ligure sulla legalità) conferma gli effetti dei soggiorni obbligati, attenzione per i c.d. “reati spia” (usure, estorsioni, incendi dolosi), della presenza di organizzazioni criminali, nonché saldature di antica data tra criminalità e professionisti locali in passato, tuttavia, processati per associazione a delinquere (416 c.p.) anziché per associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416-bis c.p.). Stefania Di Rienzo (Magistrato consigliere di Corte d’Appello di Reggio Calabria) ha invece evidenziato i caratteri della criminalità organizzata radicatasi in Riviera, terra di accordi e non di scontri; con l’ennesima immagine di ‘uomini cerniera’ locali, perché la mafia è meritocratica e non ha biso-
gno di affiliazioni ma di professionisti inseriti nel contesto sociale. Ha ricordato indagini e intercettazioni che hanno dimostrato il controllo del territorio da parte di Giacomo Riina (fratello del capo-mafia Totò), del porto di Ravenna da parte della famiglia Madonia, del traffico di armi e droga con Morciano come centro di smistamento. Val la pena rammentare quanto vana fu l’opposizione di sindaci, come Gianfranco Micucci che, nel 1993, denunciò alla commissione antimafia i troppi sorvegliati e soggiorni obbligati nel comune di Cattolica, tra cui Ciro Mariano (legato alla strage dei quartieri spagnoli), Domenico Lo Russo (famiglia dei Capitoni), i capisquadra Armando e Domenico Esposito. Mario Venceslai (comandante della Guardia di finanza della provincia di Rimini) ha passato in rassegna metodi di contrasto alla criminalità organizzata che stanno producendo risultati importanti. Forte della sua esperienza e dei suoi successi presso G.I.C.O. (Gruppi Investigativi sulla Criminalità Organizzata) ritiene che occorra valorizzare le possibilità investigative offerte dall’analisi dei flussi finanziari, sia mettendosi a servizio delle altre forze dell’ordine e riprendendo fascicoli di passate indagini, sia sviluppando il ‘progetto ‘EMME P’ per utilizzare l’arma delle misure di prevenzione che, concentrandosi sul concetto di pericolosità sociale, possa intervenire con misure di prevenzione sui patrimoni dei sospettati, laddove non ci siano prove sufficienti per arrivare ad una condanna penale. È chiaro, si tratta di un procedere di forte impatto, che limita le garanzie personali esaltando le esigenze di difesa sociale che trovano risposta nelle possibilità normative offerte dalle misure amministrative di prevenzione.
RICCIONE
Ilaria Alpi, alla XX edizione - Premio Ilaria Alpi. Organizzato dall’Associazione Ilaria Alpi, con il sostegno del Comune di Riccione e della Regione Emilia Romagna, è giunto alla sua ventesima edizione. Quest’anno si è svolto a Riccione dal 4 al 7 settembre. Con l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica ed il patrocinio di Camera dei Deputati, Commissione Italiana per l’Unesco, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, Provincia di Rimini e Ordine dei Giornalisti Nazionale, il Premio si compone di dibattiti, mostre, appuntamenti con giornalisti e professionisti, spettacoli. Cuore della manifestazione è il concorso rivolto ad inchieste giornalistiche televisive che trattano tematiche di impegno civile e sociale. Il concorso, intitolato all’inviata Rai uccisa in un agguato a Mogadiscioinsieme al camera-
man Miran Hrovatin, si propone così di valorizzare il giornalismo d’inchiesta e di quanti, nel produrre informazione, inseguono la ricerca della verità.
D’altronde, la situazione in Emilia-Romagna è preoccupante: con 37 famiglie ‘ndrine, 12 di camorra, 12 di Cosa nostra, una della Sacra Corona Unita e il 5% dei commercianti sottoposti a pizzo (dati SOS imprese). E nel riminese non si sta meglio. La collaborazione dei professionisti per la segnalazione di operazioni sospette di riciclaggio è bassa; l’esigenza di strutture istituzionali adeguate all’enorme massa di presenze turistiche è stata ignorata dal governo declassando la nostra provincia. La confinante San Marino, travolta da scandali italici con politici eccellenti agli arresti, è sì uscita dalla black list adottando misure stringenti di controllo dei capitali in entrata, ma ha ancora il problema di far uscire i capitali già presenti nei conti del Titano. Un problema, anche e soprattutto, italiano.
Enzo Ceccarelli (sindaco di Bellaria-Igea), basandosi sul costante impegno della sua amministrazione in tema di prevenzione e sicurezza, ha potuto condividere l’importante esperienza nell’Osservatorio sulla sicurezza e legalità della Provincia di Rimini, strumento utile per la conoscenza del territorio, viatico per affrontare argomenti senza il timore di rovinare l’immagine del proprio Comune, ma assumendo l’impegno di realizzare progetti per impedire che strutture cadano in mani sbagliate, per promuovere l’educazione alla legalità nelle scuole, per utilizzare a fini sociali i beni confiscati sul territorio: molta sostanza in poche parole. Andrea Gnassi (sindaco di Rimini) ha ricordato che la Mafia non va nascosta. Non crede alla teoria cara a molti politici dei c.d.
Stop Blanqueo. È il terzo progetto di comunicazione internazionale basato sul giornalismo indipendente prodotto dalla Sezione Inchieste dell’Associazione Ilaria Alpi. Creato da Michela Monte, Rita del Prete e Sara Paci. Il progetto è stato premiato nel 2009 con una menzione speciale del bando “Europa per i cittadini” ed è stato promosso da Provincia di Rimini, Comune di Bellaria e Igea Marina, Unioncamere Emilia Romagna e Università di Rimini, nel contesto dei finanziamenti europei Dipfec (Data Integration and Public Awareness of Financial and Economic Crime).
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“I caratteri della criminalità organizzata in Riviera: terra di accordi e non di scontri”
La situazione in Emilia-Romagna è preoccupante: con 37 famiglie ‘ndrine, 12 di camorra, 12 di Cosa nostra, una della Sacra Corona Unita e il 5% dei commercianti sottoposti a pizzo Ilaria Alpi formazioni utili già in possesso dei Comuni. Il sindaco non ha infine dimenticato il nazionale, affinché i Comuni possano offrire una burocrazia in grado di offrire soluzioni anziché problemi e, un servizio giustizia, capace di efficienza nella gestione delle risorse ed efficacia nella tutela dei diritti. anticorpi, né che i contatti degli uomini cerniera riguardi solo poche pecore nere, perché se così è si deve pensare a dei greggi. Ma se c’è la mafia, c’è anche la reazione. E c’è l’esigenza di cambiare modello di sviluppo; di trasformare un’economia di rendita fondata sul consumo del territorio; di dare altra direzione a quel 80% di credito finora rivolto al solo 5% dell’economia locale. Le risposte devono essere concrete. Un gruppo interforze oggi, una struttura antimafia permanente domani; applicazione e perfezionamento dei protocolli per la sicurezza in tema di appalti (non al massimo ribasso), per lo scambio delle in-
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LA MASSONERIA DEVIATA Michela Monte (Giornalista Responsabile di Stop Blanqueo) ha moderato la seconda sessione dedicata al rapporto Mafie e massoneria deviata. Tema ostico. Difficile da gestire per la magistratura e le forze dell’ordine; difficile da denunciare per i giornalisti; difficile da ostacolare per politici locali e nazionali, nel migliore dei casi, soggetti da isolare e allontanare dalle leve dei comandi: in tutta fretta e senza troppi riguardi. Sono invero lontane le origini risorgimentali della Massoneria, Sono soprattutto lontani in Italia, la cui storia ha visto logge più o meno coperte manipolare la vita
politica e gli affari, affollate di personaggi illustri premiati con responsabilità istituzionali di prima grandezza. L’idea che la fantasia più torva sia sempre un passo indietro rispetto alla realtà è ormai una caratteristica della nostra storia. Nicola Gratteri(procuratore aggiunto di Reggio Calabria). Dopo aver sorriso, accennando al fatto di essere stato ministro di Grazia e giustizia in pectore fino a un quarto d’ora prima della presentazione della lista dei ministri al Presidente della Repubblica, ha ricordato come l’ndrangheta sia passata da associazione agricolopastorale a una delle più potenti e temute associazioni criminali con la c.d. “Santa” che permise la doppia affiliazione degli ’ndranghetisti con la massoneria deviata. Massoneria che accoglieva tra le sue fila politici, imprenditori, notabili, magistrati, forze dell’ordine: commistione che ha sempre reso difficili indagini e processi, Dopo la proiezione di un’intervista a Luigi De Magistris, titolare dell’inchiesta ‘Why not’ su una loggia massonica di San Marino che ha portato alle dimissioni del ministro di Grazia e giustizia Clemente Mastella e quindi alle dimissioni dello stesso De Magistris, Gratteri ha aggiunto che tanti processi sono comunque stati fatti anche se non ogni indagine giudiziaria è stata svolta con sufficiente cura. Piera Amendola (già responsabile Archivi Commissione P2 e Antimafia) ha ripreso i tanti depistaggi che hanno coinvolto il caso del giornalista-sociologo
Mauro Rostagno, ucciso nel 1988 mentre indagava sull’associazione culturale ’Scontrino’ di Trapani dietro cui si celavano sette logge e una loggia segreta, Iside 2, legata alla P2 di Licio Gelli col solito intreccio tra politica-forze dell’ordine-notabili-mafiosi di altissimo livello, tra cui il ‘commercialista di Totò Riina. Dopo aver coinvolto la compagna di Rostagno e ambienti di Lotta continua, le indagini hanno seguito la pista mafiosa-massonica arrivando, solo nel maggio di quest’anno, alla condanna del boss del mandamento di Trapani, Vincenzo Virga, e di un esecutore materiale dell’omicidio, Vito Mazzarà. Libero Mancuso (ex magistrato, politico, avvocato) è il magistrato che ha combattuto i depistaggi di servizi segreti deviati quanto la P2 di Licio Gelli su cui ha tenacemente indagato, sul sequestro di Ciro Cirillo, sulla strage dell’Italicus e della stazione di Bologna. Ricchi di particolari sono i suoi ricordi sulle Logge massoniche bolognesi, sui loro addentellati tra le più alte istituzioni, sulla difficile gestione processuale delle stragi. Il magistrato ha lasciato più di un’impressione che l’intreccio tra mafia-terrorismo-servizi segreti-massoneria ha lasciato nascoste molte verità. Giovanni Cecconi (avvocato, esponente del Grande Oriente d’Italia), ha difeso la storia della Massoneria, condannato le sue deviazioni, ricordato la sua apertura al pubblico. *Professore di Diritto penale all'Università di Urbino
Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444 FOCUS
Cattolica, assente ingiustificato Cattolica, Palazzo comunale
- Due erano i Comuni che collaboravano con l’Osservatorio sulla criminalità organizzata della provincia di Rimini. Ma quest’anno è rimasto solo il Comune di Bellaria-Igea Marina a seguire un’attività istituzionale importante per prevenire e combattere la criminalità. Un’attività che ha creato sinergie efficaci col Servizio Politiche della Sicurezza e della Polizia Locale della regione Emilia Romagna, nonché progetti apprezzati e finanziati dall’Unione europea con l’Associazione Ilaria Alpi, Unioncamere Emilia Romagna, Università di Rimini. Il secondo Comune, quello di Cattolica, si è invece perso. Non il sindaco, non l’attuale vicensindaco, non un funzionario della “Regina” hanno affiancato il sindaco di Bellaria-Igea Marina, e i suoi eccellenti collaboratori, nella giornata dedicata a mafia, riciclaggio in Riviera, massoneria deviata.
Eppure le conferenze di Stop blanqueo erano un’occasione preziosa per condividere con i sindaci di Rimini e Riccione presenti tra i relatori- il lavoro svolto negli anni passati con l’Osservatorio della provincia di Rimini sulla criminalità organizzata. Dispiace per quest’assenza, ma non è una novità. Lo stesso Comune di Cattolica aveva perso per strada 80.000• dell’unico progetto in tema di sicurezza finanziato dalla Regione per la Romagna e, nel caso di Cattolica, destinato per la messa in sicurezza dell’area del Parco della Pace-VGS. Certo lavorare per la sicurezza e la legalità non è semplice. Si tratta di un impegno importante, senza etichette politiche, che chiede competenza e costanza. Non si esaurisce in qualche fotografia d’occasione o in pattuglioni antiabusivismo in cui sono piazzati, senza preparazione e coperture, persone chiamate, per definizione, a prestazioni di lavoro occasionale e provvisorio perché pagati con i c.d. “buoni lavoro”. Insomma, chiusi progetti iniziati da altri, questo è quanto l’amministrazione di Cattolica ha fatto e disfatto di sua iniziativa in tema di legalità e sicurezza. Peccato.
RIMINI Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
- Le lancette ferme dei sei orologi che dovrebbero indicare gli orari delle capitali del mondo in fondo alle pareti della sala conferenza dell'Apt (Azienda di promozione turistica) fanno tristezza ma non sono il simbolo di un Paese decadente. La metafora vera del Paese che non vuol mollare sono Rimini Fiera, Carpigiani, Mec3 e Ifi Industrie. Il 3 settembre erano lì, le imprese, per raccontare la tappa conclusiva di “Gelato World Tour” in cartellone in piazzale Fellini dal 5 al 7 settembre. Era il momento finale di un tour mondiale partito nel 2003 da Roma, terrazza del Pincio e terminato a Berlino, a pochi passi dall'ufficio dove la Merkel va a lavorare (beati loro). “La nostra è stata una chiara strategia - commenta Achille Sassoli, presidente di Gelato World Tour - per diffondere la cultura del gelato artigianale verso il grande pubblico e far capire loro la bontà di una delle eccellenze del made in Italy. Oltre ad aver incontrato migliaia di persone, il tour è stato raccontato da media di tutto il mondo: Cnn, Bbc, Globo Tv, Cbs”. Il tour è stato un successo. A Valencia, Spagna, gli appassionati sono stati in coda fino
- Quando sentì parlare di Piano Passera, Berlusconi pensò di avere finalmente trovato l’erede. Disillusione come per Bocchino (“Credevo fosse il programma”). Si trattava, invece, del Piano per il riassetto del comparto Radiotelevisivo, con il quale Corrado Passera, alla guida di tutto il settore dell’economia produttiva del Governo (Sviluppo Economico, Infrastrutture, Trasporti), voleva mettere ordine nel cuore del sistema delle comunicazioni. Disperso tra mancati Decreti Attuativi e ricorsi al Tar delle emittenti locali. Come le mirabolanti promesse del primo Piano Passera, che, consegnato al più sobrio Napolitano nell’Estate del 2011, spinse il Presidente a farlo cooptare da Monti qualche mese più tardi, virtuale numero due. Enormi promesse, seppur ammantate da britannico understatement, aspettative ancora maggiori, risultati non pervenuti. Perseguitato probabilmente sin dall’asilo dai giochi di parole sul cognome, come quei poveri disgraziati che sadici genitori chiamavano Aldo Maria o Stefano Maria, Passera deve aver imparato sin da allora ad evitare trappole e lusinghe
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Dopo 6 tappe, momento finale dal 5 al 7 settembre in piazzale Fellini
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Gelato, Rimini ueber alles Ha organizzato Rimini Fiera, tappe a Roma, Valencia, Melbourne, Dubai, Austin e Berlino. Toccate centinaia di migliaia di persone FOCUS
alle due di notte. Nelle tre giornate australiane, Melbourne, la coda è durata altrettanti giorni, nonostante un tempo non proprio da gelato. Si pensa che ci siano stati circa 70mila avventori. Questa prima edizione di Gelato World Tour (volutamente la parola gelato è in italiano) è nata sotto l'impulso di Rimini Fiera. Ha coinvolto Carpigiani, leader mondiale per la produzione delle macchine per fare il gelato, e due partner tecnici: Mec3 (leader mondiale per ingredienti per gelateria)
Gelaterie Italia
Gelaterie provincia di Rimini
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e l'Ifi Industrie di Tavullia (leader mondiale nella produzione di vetrine gelato e banchi bar). La provincia di Rimini è uno dei distretti italiani del gelato. E' qui che ci sono almeno quattro marchi di prestigio. Oltre a Mec3, ci sono altre tre importanti produttori di ingre-
dienti: Moca, Fugar e Leagel. Quest'ultima ha sede a San Marino. Invece, Ifi si trova a Tavullia ed è guidata da Gianfranco Tonti, un cattolichino. Nel Riminese ci sono le imprese e c'è il Sigep, l'appuntamento fieristico riminese è il
più importante del mondo. Quest'anno, in gennaio, sono arrivati a Rimini circa mille espositori e quasi 134mila visitatori (34mila gli stranieri). E obiettivo della Fiera, come rimarcato dal dirigente Patrizia Cecchi, di raddoppiare la loro presenza: “Radici nel territorio e mente nel mondo”. Gianfranco Tonti è il presidente di Ifi Industrie: “Il gelato va trattato con gioia e freddamente; noi ci occupiamo di quest'ultimo aspetto. Lo fac-
ciamo da 52 anni, con 350 collaboratori. Il nostro obiettivo è risolvere i problemi dei gelatieri. Per l'Italia il comparto gelato significa investimenti ed occupazione. Due concetti che che in questi tempi che in questi tempi possono essere considerati dei valori”. Di valori e di investimenti hanno parlato anche Fabrizio Moretti (presidente della Cna e neo presidente della Camera di commercio di Rimini) e Mauro Gardenghi (segretario della Confartigianato della provincia di Rimini). Fu proprio Gardenghi nel 1979 ad avere l'idea di partire a Rimini con una fiera del gelato. Gardenghi: “Siamo orgogliosi. Rimini è la capitale mondiale del gelato artigianale. Solo che l'artigianato e il ceto medio produttivo li stanno distruggendo. Se i due settori dovessero sparire non avremmo più niente. Bisognerebbe attuare politiche per rilanciarli, affinché tornino ad essere protagonisti dello sviluppo ed occupazione, dato che la grande industria delocalizza”.
Corrado Passera 2. Chi è, chi non è, chi si crede di essere
Corrado Passera
di Gabriele Paci dei compagni, bulli o apparentemente amichevoli che fossero. Per questo dopo aver partecipato con quel gran ruolo a quell’avventura, ed aver preso parte con gran peso all’elaborazione del progetto politico di Scelta civica si tirò provvidenzialmente indietro all’ultimo momento, prima di salire sul Titanic con Fini e Casini. Ricostruita una qualche verginità, Corradino nostro ha aspettato fremente. Governo Letta, governo Renzi, elezioni Europee, e lui che annuncia a ripetizione la sua discesa in campo, infine con il marchio di Italia Unica, strumento per salvare il Paese ed occupare il suo tempo libero. Chè senza dirigere, risanare, guidare, lui non ci sa stare.
Laurea in Bocconi nel 1977, dal 1980 al 1985 nella società di consulenza McKinsey. Direttore Generale della Mondadori (19901991). Amministratore Delegato in sequenza di: Gruppo EspressoLa Repubblica (1991-1992), Olivetti (1992-1996), Banco Ambrosiano-Veneto (1996-1998). Dopo essere stato Direttore Generale delle Poste (1998-2002), torna al suo diletto ruolo di AD, a Banca Intesa (2002-2006), e poi, sino all’entrata nel Governo del
Novembre 2011, di Intesa San Paolo, nata nel 2007 dalla fusione di Banca Intesa e Sanpaolo Imi. (Ma anche. Nel giugno 2012 iscritto nel Registro degli Indagati dalla procura di Biella per reati di natura finanziaria risalenti al 2006. Il 17 ottobre 2013 il Tribunale ha archiviato l’inchiesta, stabilendo che la notizia del reato è del “tutto infondata”. Nel gennaio 2014 iscritto nel Registro degli indagati dalla procura di Trani: truffa pluriaggravata per fatti avvenuti tra il 2004 ed il 2008 concernente
una serie di strumenti finanziari collocati sul mercato da Banca Intesa). Comunque in generale non se l’era cavata male, sino a quando non aveva raggiunto il suo ‘livello di incompetenza’. Specie alle Poste. “Esistono due tipi di pazzi” si diceva un tempo, “quelli che si credono Napoleone e quelli che vogliono risanare le Ferrovie o le Poste”. Poi è arrivato lui, che con mirabile sintesi si credeva Napoleone (al suo confronto un accidioso privo di ambizioni) e voleva risanare le Poste. Ed ha dimostrato che era (quasi) possibile. Considerato tutto il pregresso, in quella fatidica, ed in parte ancora misteriosa, estate del 2011 pensò di raccogliere da terra il bastone da Maresciallo, periclitante nelle mani dell’eretto di Arcore, presentando quel famoso originario Piano di cui dicevamo. Da lì tutto ciò che è seguito. Ed ora Italia Unica, appunto. Di cui si ricorda qualche sua conferenza stampa, l’annuncio del
“Piano shock di oltre 400 miliardi per rimettere in moto l’economia del Paese”. Qualche adesione da riciclo, l’apprezzamento trasversale del Cardinal Bagnasco, CL, Opus Dei e di Marco Pannella. E il formidabile titolo della suo libro-manifesto recentemente edito da Rizzoli: Io siamo. Per il resto enormi promesse, seppur ammantate da britannico understatement, aspettative ancora maggiori, operatività non pervenuta. In positivo del manager che vuole risanare l’Italia, fisico atletico e altezza da cestista, vanno ricordate le mogli. La prima, bella ed intelligente, amava presentarsi come ‘Signora Passera’ (pur legittimo per la ‘Signora Rossi’). La seconda, che l’ha reso nuovamente padre nel gennaio del 2012, è Giovanna Salza, manager di valore con volto e fisico da top model, dietro cui erano impazziti legioni di industriali e politici. Forse Berlusconi, indubbio talento nell’individuare il vero talento di ciascuno, ci aveva preso.
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RIMINI
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“Era curioso di ogni cosa. Di ogni cosa si meravigliava. Quando gli montai la radio galenica”
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Don Oreste, conservava il candore del bambino UOMINI - “Pensava che si potesse fare tutto. Senza un progetto ha creato un impero di carità. Il suo stampo di fede era quello di papa Giovanni: semplicità e profondità”. Sono le pennellate che sintetizza la vita di don Oreste Benzi. E' di Giuseppe Sabattini, un amico d'adolescenza di qualche anno di meno. Giuseppe prese lezioni di latino da Oreste. Erano vicini di casa a Sant'Andrea in Casale (frazione di San Clemente). Nato negli Stati Uniti (dove ha vissuto fino a 9 anni), Giuseppe è persona fuori dal comune, come l'amico Oreste. Ha arato il mondo con viaggi che vanno per popoli e culture. Lo fa sempre con la curiosità, il rispetto ed in punta di piedi. Si porta qualche oggetto autentico che regala agli amici, fino a privarsene. Con Oreste aveva un rapporto diretto e senza riverenze. Fino a scrivergli una travolgente lettera personale al fulmicotone. Oreste non gli risponde, come uno qualsiasi di noi. E anche in questo sta la sua
Nel 1950, anno santo, andammo a Roma in bicicletta. Non so perché ma dopo il passo del Furlo rubammo un pollo. Oreste non lo mangiò. Noi confessammo in San Pietro - Il 27 settembre, parrocchia Grotta Rossa, il “fortino” di don Oreste Benzi inizia il percorso di beatificazione. grandezza. Umano troppo umano, direbbe quel filosofo. Giuseppe: “Oreste aveva una grande passione per la scienza. Io gli mostro la mia rudimentale radio galenica e lui ne vuole una a casa sua. Ci siamo divertiti quando abbiamo montato il marchingegno. A vederlo funzionare sembrava una magia, data la semplice, rudimentale complessità. Quando era seminarista tornava a Sant'Andrea tutte le estati; con gli impegni della parrocchia cambiano le abitudini. Io l'ho sempre frequentato. Ricordo quando lo andavo a trovare alla parrocchia San Nicolò
di Rimini; il primo incarico da cappellano. Ero un giovane e speranzoso disoccupato e spesso ero da lui. Parlavamo, come negli anni successivi, del più e del meno; delle prime cose che ci passavano per la mente. Ritornavano sempre le nostre storie di gioventù. Nel 1950, come cappellano della San Nicolò organizza una gita a Roma in bicicletta. Lui ha venticinque anni, io venti. Con noi altri quattro coetanei. Ci siamo divertiti. Allora c'era la miseria, per non dire la fame. Durante il viaggio ci fermiamo a Fossombrone. Le suore di clausura ci passano del
cibo che andiamo a consumare vicino al pagliaio di un contadino. Prima di andare via gli rubiamo un pollo. Lo divoriamo nella pausa della tappa successiva, a Spoleto. Don Oreste, poiché era stato rubato, non lo ha toccato. Confessiamo la nostra marachella in San Pietro. Il parroco rimase un po' perplesso: cinque giovani che rubano lo stesso pollo... Arrivammo a Roma in tre giorni e mezzo. Per il ritorno, per vedere, facemmo un'altra strada”. “Don Oreste - continua Giuseppe - quando era alla San Lorenzo lo incontravo tutte le settimane. Mi diede anche una mano a trovare alcuni lavoretti andati a finir male. Era già grande amico di Giuseppe Gemmani, del direttore dell'Enel di Rimini, di cui non ricordo il nome, ma non sono mai andato a lavorare né all'Scm, né all'Enel. Senza paura, andava a chiedere a questo straordinario reticolo di amicizie per i suoi progetti. Don Oreste non si arrabbiava mai. Aveva conservato
un candore infantile. Non gli interessavano gli interessi, ma i prìncipi. Credeva nella spiritualità e quello che faceva lo faceva sempre in buona fede. Le persone erano delle creature che amava. Confidava e sperava nella Divina Provvidenza. Aveva entusiasmo e si innamorava di ogni cosa. Difen-
deva gente che era da denuncia, ma per lui c'era la persona; e andava oltre il diritto. Basta guardare la sua vita: prostitute, carcerati, persone afflitte da disagi. Tutta la sua vita è un cenacolo. Con lui ho avuto bellissimi scontri sulla religione, sulla fede. Nel 2005, il 24 gennaio,
RIMINI BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
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Giuseppe Sabattini è stato amico d'adolescenza di una delle teste più belle sfornate dalla provincia di Rimini NUMERI
Don Benzi, il fondatore - Oreste Benzi (San Clemente, 7 settembre 1925 – Rimini, 2 novembre 2007) ha fondato nel 1973 la Comunità Papa Giovanni XXIII. E' presente in una trentina di nazioni. A cavallo degli anni Sessanta fa costruire ad Alba di Canazei (Trento) la Casa Madonna delle Vette, destinata ad accogliere giovani del Riminese.
Don Benzi e gli amici riminesi in un momento di relax sul Lago Trasimeno. Erano in viaggio per Roma in bicicletta Giuseppe Sabattini, l'amico d'adolescenza di don Oreste
andiamo a Roma, ricevuti da papa Giovanni Paolo II. Eravamo in 5-6mila della papa Giovanni. Porta una prostituta a stringere la mano al papa. Ero con lui in macchina;
inizia il Rosario e a metà si addormenta. Dato che cercava di abbracciare da solo un pagliaio, spesso era stanco. Aveva tante di quelle cose da portare avanti che non poteva
arrivare ovunque, però le iniziava tutte. Ricordo che due sorelle benestanti gli volevano lasciare una bella casa colonica nei pressi di Fossombrone; gli stanno dietro un anno. Metteva lì
un: ‘Ci vediamo la settimana prossima...’. Il giorno dell'inaugurazione di quella casa famiglia arriva con due ore di ritardo... Il ritardo per lui era la normalità, per via degli impegni. Mangiava spesso in piedi come un poveretto. A chi gli chiedeva che cosa gli piacerebbe mangiare era solito rispondere: ‘Un piatto di fagioli con le cotiche, ma oggi non si fanno più’. Era solito dormire poche ore su un divano. Per
riposare approfittava del viaggio in macchina”. “Era - continua nei ricordi Giuseppe, studioso di testi sacri e amante dell'orto - un comunicatore straordinario. Con i giovani aveva una facilità assoluta. Non è un caso che dopo l'esperienza alla San Nicolò lo spediscono a lavorare in seminario proprio con i giovani. Le sue prime opere sono tutte per loro. Come la costruzione della colonia Madonna delle Vet-
te, a Canazei. I primi soldi li trova in America, tra gli emigranti italiani. Ci va insieme a don Sisto. I due hanno fatto tutto insieme; mentre Oreste ci metteva la faccia in pubblico, una specie di uomo immagine, Sisto stava nella comunità. Fece progettare la colonia che ha visto passare quasi tutti gli adolescenti della provincia di Rimini”. “Oreste ha fatto qualcosa di grande perché affrontava le cose con lo spirito del facilone; se ci avesse pensato sopra non avrebbe costruito Madonna delle Vette e neppure la sua comunità. Aveva dentro di sé la bellezza e la spensieratezza dello spirito del fanciullo. Credeva nella Provvidenza. Se era rivoluzionario nel sociale, nella cultura religiosa seguiva alla lettera la missione del sacerdozio. Era molto attaccato al dovere; non è un caso che abbia sempre portato la tonaca”. Per Giuseppe chi era Oreste? “Un amico con molteplici virtù e qualche difetto. Il perdono è la prima cosa in chi crede e anche don Oreste qualche volta faticava a perdonare. Con niente ha realizzato cose straordinarie. Le ha sempre fatte coi debiti. La sua forza era la semplicità”.
RIMINI-VALMARECCHIA
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Fotografo, espone a Rimini nell'amibito della rassegna ‘Rimini fotografia d'autunno’ Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
‘L'infinito presente’ di Cristallini
Sandro Cristallini, armato della sua inseparabile Nikon, è una presenza costante agli appuntamenti artistici e culturali disseminati nella nostra provincia e in Romagna. Non sarà sfuggita agli abituali frequentatori la sua premurosa e lieve capacità di cogliere frammenti di vita, i volti e gli intrecci umani, i critici e i rappresentanti istituzionali nei loro compiti pubblici agli incontri d’arte
UOMINI
Addio a Lisi, il partigiano “Bardan”
SGUARDI D'ARTISTA di Annamaria Bernucci - Sandro Cristallini, armato della sua inseparabile Nikon, è una presenza costante agli appuntamenti artistici e culturali disseminati nella nostra provincia e in Romagna. Non sarà sfuggita agli abituali frequentatori la sua premurosa e lieve capacità di cogliere frammenti di vita, i volti e gli intrecci umani, i critici e i rappresentanti istituzionali nei loro compiti pubblici agli incontri d’arte; non mancano nella sua enorme raccolta i reportage di palcoscenico che documentano gli spettacoli del Teatro del Mare di Riccione o di altre sedi di eventi teatrali. Un archivio per l’infinito presente. E’ quello che si stipa negli album di Sandro Cristallini, da oltre vent’anni testimone e custode vigile di frammenti di memoria locale (riminese e riccionese e non solo) ripresi in migliaia di scatti fotografici. Immagini che indagano quel variegato set che è la vita culturale ed espositiva di due città, tra vernissage, artisti e attori, curiosi e appassionati delle arti. Un accumulo di scatti che tesse una trama variegata e che ripercorre la traccia delle politiche culturali che hanno animato l’indirizzo pubbli-
co e privato delle arti a partire dagli anni ‘80. Ma anche un inedito who’s who che cattura volti anonimi e celebri. La mostra a lui dedicata alla Sala delle Teche del Museo della Città in questi giorni di Rimini Fotografia d’autunno, al terzo appuntamento annuale, rende omaggio a questo suo incedere sulla cronaca e al suo essere presente con la sensibilità di un narratore di eventi. Cristallini non si nega in questa occasione l’utilizzo estetico delle provinature dove si addensano decine di scatti che creano a loro volta geometrie per nuove texture. Un po’ autobiografia, un po’ raccolta di memorie, un diario persistente. Sicuramente una riflessione su un medium in transizione. Vestendo anche i panni della ricerca e dell’indagine tematica tra le diverse vie dei formalismi fotografici contemporanei, indugia sulle potenzialità illusionistiche e le ambiguità della natura in foto che si affiancano agli scatti dedicati agli eventi. Una dualità volutamente coltivata: alla cronologia degli incontri pubblici fa da contraltare l’immagine atemporale degli elementi na-
Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
Sandro Cristallini turali. Il mare perpetuo. Così scopriamo il Cristallini fotoamatore, che predilige la spiaggia, il mare, le pietre, la sabbia, le impronte degli uccelli, i giochi astratti delle linee della natura, che indaga là si addensano, sotto la rupe di Gabicce e Fiorenzuola, tra gli scogli e dopo le mareggiate. Per virtuosa infallibilità lo sguardo della sua macchina fotografica si posa su segmenti di tempo e di luoghi, sui volti e gli accadimenti; uno sguardo vorace che si fa sistematico nel riprendere gli eventi e si rigenera in ogni istante per quella forza o potere che ha la fotografia di trasformare i momenti in documenti. In fondo ogni immagine non smette di ricordarci che siamo noi con le nostre storie a raccontare. Quando finisce la tensione verso il futuro si innesca la nostalgia e lo sguardo verso il passato. Ma c’è chi come Cristallini sa tenerlo costantemente acceso sul presente. Scrive Veronika Aguglia a proposito del tema dell’archivio così vivo nel lavoro di Cristallini: “Quando l’ansia di raccolta per il
presente, caratterizzato oggi più che mai dall’abitudine di uno scatto che anticipa lo sguardo, che trafuga l’attimo nel suo compiersi, e che si sostituisce senza alcun imbarazzo all’esperienza vissuta, rimanda incessantemente ad una mappatura di noi stessi e dei nostri movimenti, sento che il desiderio di cura di uno spazio in fondo comune rischia una distorsione. Il tema della raccolta affascina tutti è vero, ma solo per alcuni questo processo è consapevole contributo, desiderio di testimonianza esaudito nel suo convincimento di verità. La disciplinata, attenta, e amorevole custodia dell’attimo, diventa, come l’esposizione dimostra, rinvenibile documento sentimentale”.
- Silvano Lisi, “Bardan” si è spento l'8 settembre, Aveva 88 anni. I funerali si sono tenuti il 9 settembre, alle 9.30, presso la chiesa della Grotta Rossa. L'Istituto Storico della Resistenza di Rimini aveva edito nel 2004 il suo racconto sulle vicende vissute durante la Resistenza “Il partigiano 'Bardan'. Memorie di un giovane ribelle (1943-1948)”, a cura di Alessandro Buda. Lisi era nato l'8 dicenbre 1925 alla Grotta Rossa, ottavo di nove fratelli. Dopo il 25 luglio 1943, a 18 anni, si iscrive al PCI e nel dicembre dello stesso anno si unisce all'8. Brigata Garibaldi. Finita la guerra, dal 1945 al 1948 fu uno dei protagonisti dello sminamento in Romagna. Poi fu dipendente della "Nettezza Urbana Riminese" ed infine usciere del Comune. Dalla fine degli anno'50 sarà uno dei dirigenti comunisti della Sezione Covignano. Protagonista all'inizio degli anni '70 della nascita dei quartieri (sarà Presidente del Quartiere n. 11 nel biennio 1970-1971) e animatore di vivaci confronti per anni con don Oreste Benzi, parroco della Grotta Rossa.
Scrivevo nella Presentazione del volume delle sue memorie: "Lisi è un giovane ribelle, proletario, poco acculturato, coraggioso. D'istinto aderente al Partito Comunista. Nel corso di pochi mesi le espereinze vissute lo farano crescere rapidamente. Nella Resistenza, sia nell'8. Brigata Garibaldi che nei GAP riminesi, non ebbe ruoli di direzione, né politica né militare. Il suo racconto è quello di uno dei giovani del gruppo, che fra l'estate del '43 e l'autunno del '44, diventarono grandi, assumendosi responsabilità e decidendo di esserci. Forse troppo in fretta e che parteciparono, su indicazioni di ben più importanti protagonisti delle attività della Resistenza riminese, anche ad alcune gravi vicende. Lisi ne accenna una di queste vicende, con molta ritrosia, alla fine del suo racconto. E poi la partecipazione all'epopea dello sminamento della Romagna, dove non si sa quando finisse l'incoscienza messa in questa pericolosissima attività ed iniziasse invece il coraggio puro". Paolo Zaghini
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RIMINI
Lo storico riminese Alessandro Roveri pubblica un libro sull'uomo forte degli ultimi 20 anni COMUNITA'
Quando con la carta di credito non si gioca col proprio futuro - Nei giorni scorsi diversi quotidiani hanno riportato la bella notizia che la Banca Popolare dell’Emilia Romagna ha inibito l’uso delle sue 480.000 carte di credito per operazioni di pagamento presso esercizi o siti internet classificati nella categoria “gioco d’azzardo”. E’ a nostro avviso una bella iniziativa, finalmente qualcuno passa dalle chiacchiere ai fatti. Ci sembra doveroso dare, anche da parte nostra, un doveroso contributo per la divulgazione della notizia ed invitare tutti ad una continua attenzione affinché il fenomeno deleteria del gioco
non si allarghi ancora. Speriamo che altri Istituti seguano il virtuoso esempio e facciano altrettanto. Sarebbe molto bello che anche il Parlamento Italiano prendesse spunto da quanto sopra e raccogliesse l’appello proveniente da varie parti (compresa la Piazza del marzo scorso) e provvedesse ad emanare una seria normativa di limitazione dei punti vendita o quanto meno della pubblicità al gioco. P.S. Ormai le spese per curare gli ammalati hanno raggiunto gli incassi provenienti dalla tassazione dei giochi.
Berlusconi e l'“agguato” alle istituzioni LA STORIA
La copertina del libro
di Silvio Di Giovanni - Il professor Alessandro Roveri è ritornato sul personaggio Berlusconi di cui aveva trattato lo scorso anno in un pamphlet storico sulle caratteristiche dell’individuo nel paragone con il dittatore Mussolini. Questa volta compie una analitica disamina di tutti i percorsi dell’ex Cavaliere: da 20 anni fa, fino al culmine della sua carriera ed alla ingloriosa débacle finale, cui non ha mai disdegnato di compiere tutti i passi per far nascere quell’insieme di occasioni propizie atte a tendere quello che, visto a fondo, può definirsi un vero e proprio agguato alle istituzioni. Il volume è ben congeniato in 16 capitoli di poco meno di 200 pagine, più una introduzione iniziale, ove vengono ben esposti i crismi che fanno da guida all’opera compiuta. Dagli scritti di Federico Orlando nel suo “Sabato andavamo ad Arcore”; al tentativo dell’ex Cavaliere di corrompere Indro Montanelli, al caso Lentini ed a tutti gli escamotage legislativi che i suoi devoti parlamentari gli hanno servilmente preparato, come il cosiddetto “decreto Salvaladri”, la Legge Gasparri e l’inizio della collaborazione con la disponibilità della Chiesa, l’uso berlusconiano del potere e le leg-
gi “ad personam”. Ha scritto quattro anni fa, il Professor Maurizio Viroli, nel suo “La libertà dei servi” ed. Laterza: “Silvio Berlusconi dispone di una ricchezza personale che nessun leader politico democratico ha mai neppure lontanamente sognato di possedere; controlla un partito politico, che egli stesso ha fondato, composto di persone fedeli non ad un ideale ma a lui; gestisce un sistema di comunicazioni di massa che nessun capo di governo ha mai avuto a sua disposizione. Non sono certo necessarie molte parole per capire che il denaro non è un fatto privato ma un vero e proprio potere politico. I soldi permettono di distribuire favori, ovvero dei benefici corrisposti non per ragioni o meriti particolari ma perché l’oligarca ritiene che la persona beneficiata lo ricompenserà con la sua “amicizia”, lealtà e perfino devozione. Chi ottiene i favori e sa che li
deve al potente e non ai propri meriti, perde immediatamente, ammesso che l’abbia mai avuta, la mentalità della persona libera e si fa sostenitore del potente sia per la speranza di nuovi favori sia per non perdere quelli acquisiti. Una ricchezza enorme può quindi facilmente trasformarsi in una vasta rete di consenso elettorale. Controllare un partito composto di persone devote vuol dire essere in grado di conquistare voti, e con i voti l’accesso al potere politico. Gestire un impero mediatico significa essere in grado di persuadere milioni di persone.” Lo aveva capito benissimo Macchiavelli, ove ci spiega che, per ottenere potere in una repubblica, oltre ai modi pubblici ed alla luce del sole in maniera trasparente, esistono anche le vie e i modi privati nel fare “beneficio a questo ed a quell’altro privato, col prestargli denari, maritargli le figliole, difenderlo dai magistrati e facendogli simili privati favori, i quali si fanno gli uomini partigiani e danno animo a chi è così favorito di potere corrompere il pubblico e sforare le leggi”. Ritorniamo al pregevole volume di Roveri, più precisamente al ben esposto tentativo
Sprigionare lavoro Un corso di formazione itinerante per conoscere gli attori riminesi che si occupano di carcere - Carcere, detenuti, pene, inserimento lavorativo. Un corso di formazione itinerante ha coinvolto i volontari del territorio riminese, per una più approfondita conoscenza sugli interlocutori che operano a favore di chi vive o ha vissuto un’esperienza di detenzione. Volontarimini, le associazioni Madonna della Carità e Papillon, la Papa Giovanni XXIII, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Rimini, la Casa Circondariale di Rimini e il Comune di Rimini, si sono riuniti nella sigla “Sprigionare lavoro”. Si tratta di una delle azioni del progetto di più ampio respiro “Cittadini sempre”,
che coinvolge varie province dell’Emilia-Romagna sui temi legati alla vita dentro e fuori dal penitenziario. “Come Papa Giovanni ? spiega Sergio Orsi, volontario ? abbiamo una pluriennale esperienza sul carcere. Il corso però ci ha permesso di conoscere meglio gli altri soggetti che nel territorio sono attivi in questo campo. Siamo più consapevoli dei contesti in cui ognuno si muove, tra limiti normativi e burocratici. Ora, dovendo trattare una situazione critica, saprei chiaramente cosa chiedere a ognuno”. Alcune lezioni del corso si sono tenute presso le strutture di appartenenza degli operatori, un’occasione per conoscere
i volti ma anche per toccare con mano le tante iniziative proposte. Non da ultimo il caso esemplare della Casa Madre del Perdono a Taverna di Montecolombo, seguita dalla Papa Giovanni, che promuove percorsi alternativi al carcere. Qui i detenuti sono protagonisti del loro percorso di riabilitazione. “Il nostro obiettivo ? continua Orsi ? è la certezza del recupero a partire dalla
responsabilizzazione della persona sul proprio operato. La ‘Casa’ non è un centro di contenimento. Tra le varie esperienze positive che abbiamo avviato c’è il caseificio. Qui i detenuti hanno imparato un mestiere e a fare i formaggi, con la vendita dei quali coprono parte delle spese per il proprio sostentamento, facendo risparmiare allo stato cifre considerevoli. Il costo di un
detenuto in cella è di 200 euro al giorno”. Il corso ha sollecitato un’interazione in parte già esistente che in futuro si potrebbe ap-
volontarimini@volontarimini.it
berlusconiano di far varare una legge che doveva imbavagliare l’uso delle intercettazioni in indagini riguardanti reati con pena inferiore a 10 anni. Siamo nell’aprile 2010 e qui finalmente c’è la reazione di Fini che prova in pratica un senso di sana vergogna per avere, fino a quel momento, ubbidito al “biscione” e con lui, per il meritevole passo, anche l’avvocatessa Giulia Bongiorno, che rompono con il padrone e gli bloccano il colpo arcano. Illustrato nelle pieghe è inoltre il deplorevole comportamento della sua pletora servile dei 314 deputati della maggioranza parlamentare che il 5 aprile 2011, votavano, senza ritegno alcuno, in barba all’onore che dovrebbe far capo ad un “onorevole”, che l’intervento di Berlusconi sulla Questura di Milano, nella notte tra il 27 e 28 maggio 2010, era perché riteneva la giovane Ruby, nipote del presidente egiziano. In verità il giudizio su quei 314 deputati l’ha poi espresso la Corte Costituzionale il 14 febbraio 2012. Sul personaggio Berlusconi si erano già espressi Peter Gomez e Travaglio su “Lo chiamavano impunità” Editori Riuniti 2003 e lo stesso Travaglio con Elio Veltri in “L’odore dei soldi” stesso editore 2001, ma l’esposizione di Roveri è ricca di esatti appunti e date e con un'espressione descrittiva, forse più congeniale e meno settaria.
profondire, anche per far fronte alle difficoltà che implicano interventi così delicati. Inoltre, l’ambizione è coinvolgere le imprese con incontri ad hoc per far conoscere i vantaggi competitivi offrendo occasioni di lavoro per chi vive un’esperienza di prigionia. Questa prospettiva presenta il detenuto non come un costo, ma come una risorsa. Valorizzando il tempo della detenzione, si promuove un circolo economico virtuoso, in cui la persona si sente parte integrante del contesto sociale. “In questo ambito ? conclude Orsi ? ci sono risorse limitate e spesso vincolate. Siamo ancora lontani dall’avere percorsi lineari e codificati. Come volontari, gran parte di ciò che si può fare, ricade sulla capacità di iniziativa delle nostre strutture di appartenenza”. Per informazioni su “Sprigionare lavoro”, Volontarimini, tel. 0541 709888 progetti@volontarimini.it
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Stefano Bonaccini, candidato alla guida della Regione, il suo progetto. E per la Romagna…
“Tuteleremo il buono ma senza riguardi” “Il soldato Bonaccini ama mettere gli scarponi sul terreno, non bombardare dall’alto. E credo che questa sia la principale garanzia per la gente dell’Emilia e della Romagna”
Stefano Bonaccini in mezzo ad alcune dirigenti del Pd della provincia di Rimini
L'INTERVISTA di Gabriele Paci - “Adesso si cambia. Senza buttare via il bambino con l’acqua sporca: salvaguarderemo quanto di straordinario, e tangibile, è stato fatto in Emilia-Romagna, ma ora occorre imporre un passo diverso, senza riguardi per nessuno. Sviluppare tutte le potenzialità, immettere ad ogni livello, dalla classe dirigente agli snodi operativi, acqua fresca: persone nuove, idee nuove. All’interno di una visione strategica. Per questo mi candido alla guida della nostra Regione”. Stefano Bonaccini, quarantasette anni, è nella Segreteria Nazionale del PD come responsabile degli Enti Locali. Segretario del partito nella Regione che vuole guidare: carica da cui si è sospeso contestualmente alla candidatura. L’aveva conquistata nell’ottobre 2011 con le primarie, ora si appresta ad affrontarle nuovamente (il 28 settembre) per vivere poi la sfida finale (a metà novembre). Dal 1999 al 2006 è stato Assessore a Lavori Pubblici, Patrimonio e Centro Storico nella sua Modena. Vicino a Bersani (gran nume tutelare di que-
sto grande e complesso territorio, ancora ricco pur nell’impoverimento generale), ha affiancato Renzi da tempi non sospetti. Gli sfidanti di peso sono l’altro modenese (di Sassuolo) Matteo Richetti (accusato di peculato ha rinunciato alla candidatura), renziano della prima ora, già Presidente dell’Assemblea Regionale, e Roberto Balzani, storico e già sindaco di Forlì, proveniente dalla gloriosa tradizione repubblicana romagnola, appoggiato anche da Pippo Civati. “Roberto, Matteo e Stefano hanno organizzato un bel casino” ha detto Renzi riferendosi al fantasmagorico tourbillon in corso, “ma lo faranno con grande stile e il giorno dopo saranno uno per tutti e tutti per uno”. Bonaccini parte fortemente favorito, ma Richetti ha una gran rete territoriale e molti sostenitori, l’outsider Balzani sta ottenendo consensi ed importanti endorsement. “Il mio primo impegno è essere in tutta la Regione. Tutta. A raccogliere idee e proposte per costruire assieme” dice Bonaccini a la Piaz-
za. “Per me è fondamentale, perché non serve nessun uomo solo al comando. In generale, ed in particolare per quel che ci riguarda: con una tale storia e capacità di concretezza, sia per passione politica che per capacità operativa”. E quindi? “Si è molto usato ed abusato della parola fare. Ecco, per me fare significa anzitutto fare assieme. Per questo gran parte del mio lavoro da qui alle primarie sarà esserci ed incontrare, non solo e non tanto per presentare me e le mie idee, quanto perché da sempre, come ho fatto anche a primavera per le Europee, batto il territorio palmo a palmo per incontrare la gente e costruire assieme. Figuriamoci in questa occasione”. Ecco, un modenese (e politicamente bolognese) nel riminese, ed in Valconca….
“Il soldato Bonaccini ama mettere gli scarponi sul terreno, non bombardare dall’alto. E credo che questa sia la principale garanzia per la gente dell’Emilia e della Romagna. Particolarmente per quelli del riminese che spesso hanno avvertito una lontananza da ‘Bologna’, sia nel senso di Partito che, ancor più grave, di Regione. Non ci saranno più figli e figliastri. Alla gente della Valconca, poi, sono legato da decine di incontri, interventi, dibattiti…”. L’elemento più positivo che trae da questi inmcontri? “La fiducia che incontriamo in tutta Italia, e qui. La voglia dei nostri amministratori, iscritti, militanti. Come dei cittadini, quelli senza appartenenza cui, tutti, ci rivolgiamo ora con il formidabile strumento delle primarie. Sono loro che si spronano a cambiare davve-
ro l’Italia”. Come? “A partire dai Comuni per arrivare al Parlamento nazionale ed in Europa. Con la consapevolezza che il nostro impegno concreto è reale alternativa a chi ci sfida sul piano dello sfascio e del ‘è tutto da buttare’. E’ ‘tutto da rifare’, sì, ma non tutto da buttare. Anche perché dallo sfascismo è nato, e può rinascere, il fascismo”. Candidarsi alla guida di una Regione così importante, rispondere alla fiducia delle persone… “… è una grande responsabilità. Dovrò essere in grado di soddisfare quelle che vorranno darmela”. In particolare, sempre per quanto riguarda questi territori… “E’ prioritaria la questione delle Unioni, che conosco e seguo da tempo. C’è l’esempio virtuoso di
Poggio Berni e Torriana, nella zone di Val Marecchia e Novafeltria, oggi diventate l’unica entità di Poggio Torriana. Se c’è volontà da parte delle popolazioni, per me assolutamente prioritaria, se guiderò la Regione c’è l’assicurazione che agiremo nella maniera più rispettosa e rapida”. Il legame con il contesto nazionale… Con lo sblocco del Patto di Stabilità i Comuni virtuosi verranno premiati. I Fondi Europei destinati nei prossimi sette anni all’Italia sono rilevantissimi: saremo in grado di ottenerli come Paese e come Regione. E sapremo spenderli senza dispersioni ed indulgenze. Poi bisogna ridefinire il rapporto Pubblico-Privato. Che deve essere, su rigorose basi di rispetto delle regole, produttivo per tutti. Il Pubblico deve decidere, il Privato può (e deve) fare. E, ragazzi, parliamo di Emilia e Romagna! Un posto dove i fondamentali sono a posto: l’economia, dal Turismo all’Industria, se messa nelle giuste condizioni, può davvero ricominciare a correre”. Ultima ora. Bonaccini accusato di peculato insieme ad altri 8 consiglieri regionali del Pd dice che chiarirà tutto. Richetti invece si ritira.
l'OPINIONE
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Togliatti, a 50 anni dalla morte Il professor Alessandro Roveri
Inizia in prima pagina l’originario gruppo dirigente leninista, e che non doveva essere spinta verso la scissione. Gramsci scrisse tra l’altro: «Ma voi oggi state distruggendo l’opera vostra, voi degradate e correte il rischio di annullare la funzione dirigente che il Partito comunista dell’URSS aveva conquistato per l’impulso di Lenin; ci pare che la passione violenta delle questioni russe vi faccia perdere di vista gli aspetti internazionali delle questioni russe stesse, vi faccia dimenticare che i vostri doveri di militanti russi possono e debbono essere adempiuti solo nel quadro degli interessi del proletariato mondiale. […] Solo una ferma unità e una ferma disciplina nel Partito che governa lo Stato operaio può assicurare l’ egemonia proletaria”. La lettera di Gramsci non arrivò al destinatario, che era il Comitato centrale del partito comunista russo, di cui faceva parte l’opposizione, perché Togliatti, che avrebbe dovuto esserne il latore, la mostrò soltanto all’Ufficio politico del partito comunista russo e al Comitato esecutivo dell’Internazionale. Fece bene, dal suo punto di vista di uomo dell’apparato, perché il Comitato esecutivo dell’Internazionale, allineato sulla posizione di Stalin, interpretò la lettera di Gramsci come una dichiarazione di alleanza con il gruppo TrotkzyZinoviev. Nel frattempo Togliatti, da Mosca, scrisse a Gramsci, rimproverandogli di avere posto una questione di metodo mentre il problema era uno solo: stare o non stare con la maggioranza staliniana del partito comunista russo, anche se l’unità del gruppo dirigente leniniano era stata purtroppo spezzata dall’opposizione trotzkista-zinovieviana. In Togliatti la voce dell’uomo di
LA STORIA apparato, sempre pronto ad ubbidire senza discutere alla maggioranza staliniana, si fece perentoria ed aggressiva, contro il suo compagno, che dimostrava di essere qualcosa di più di uomo dell’apparato: voleva stabilire di testa sua a quali condizioni i dirigenti del partito comunista russo avrebbero potuto meritare il consenso dei partiti della III Internazionale. Tre anni dopo, nel luglio 1929, Stalin varò la linea del socialfascismo: i partiti comunisti nel mondo dovevano battersi contro il tradimento socialfascista dei partiti socialisti. I dirigenti italiani presenti, Togliatti e Grieco, si piegarono. In pieno X Plenum Togliatti arrivò ad affermare: «la rivoluzione proletaria è all’ordine del giorno in Italia». Molti comunisti cadranno nella rete della polizia fascista proprio a causa della svolta del 1929. Gramsci rifiutò di aderire alla linea del socialfascismo. Il dissenso gramsciano sulla “svolta” socialfascista non fu che la continuazione di un allontanamento di Gramsci dai metodi sovietici che, insorto nel 1926, non verrà mai meno. Gramsci, ha scritto Eugenio Garin, ossia il maggiore filosofo italiano dopo Benedetto Croce, «non riteneva né imminente né facile il crollo del fascismo, né riteneva possibile parlare di conquista del potere da parte del proletariato senza passare attraverso un periodo di transizione nel quale il partito avrebbe dovuto svolgere un’azione comune con i partiti che in Italia lottano contro il fascismo. Sottolineava la necessità, in Italia, di una tattica più rispondente ad una determinata situazione storica, al rapporto di forze di classe esistenti nei diversi momenti della lotta. Collocava in tale prospettiva la funzione
decisiva di una “Costituente” (il «cazzotto nell’ occhio» –come amava dire) che cominciasse col liquidare la Corona, ormai inutile e screditata agli occhi di tutti.[…] Né forse è un caso che proprio nel ’29 (l’ 8 febbraio) egli cominciasse la stesura dei Quaderni» . Fino alla morte, avvenuta il 22 aprile 1937, Gramsci manterrà inalterata la sua tesi dell’assemblea costituente postfascista. Subito dopo la sua scomparsa Togliatti cominciò a tessere la tela della “vulgata” ufficiale di partito, secondo la quale la storia del comunista italiano si sarebbe svolta fin dall’inizio, e senza soluzioni di continuità, sotto il magistero del grande dirigente sardo. Se non si parte di qui, si finisce per non capire più il senso della politica togliattiana. Togliatti era un uomo molto intelligente, e si rendeva conto della profondità del pensiero di Gramsci e dell’utilità di stabilire il nesso Gramsci–Togliatti. Non ci si può limitare, come fa Macaluso, ad esaltare il contributo di Togliatti alla costruzione dell’Italia postfascista, che fu certamente rilevante, nel senso che il suo partito dovesse evitare di tentare l’avventura rivoluzionaria, come era accaduto in Grecia, anche dopo l’attentato da lui subito. Togliatti restò sempre fedele al suo stalinismo, anche quando fu sorpreso dalle denunce dello stalinismo partite dal XX Congresso (1956) del partito sovietico. Quando qualcuno si
recava nell’Unione Sovietica, e tornava in Italia vedendo l’arretratezza della società sovietica, se criticava quella società veniva tacciato di anticomunismo. Togliatti costruì la lotta politica in Italia sulla base del confronto tra il PCI e la DC. Per questo fu colui che, per evitare al suo partito l’ostilità dei cattolici, rese possibile, con una mossa imprevista, l’approvazione, da parte dell’Assemblea Costituente, dell’articolo 7 della Costituzione, che inseriva in essa l’approvazione dei Patti Lateranensi di mussoliniana memoria. Era convinto di vincere le elezioni del 18 aprile 1948: dichiarò che avrebbe dotato le sue scarpe di chiodi con i quali cacciare De Gasperi dal governo. Alle elezioni del 2 giugno 1946 il Partito socialista ebbe più voti del PCI, e da quel momento Togliatti infiltrò nel Partito socialista molti elementi comunisti che lavorarono per ricuperare lo svantaggio. Riuscì anche a convincere Nenni che conveniva anche al Partito socialista affrontare la prova del 18 aprile con i due partiti della sinistra alleati nel Fronte Popolare, ma il precedente del colpo di Stato comunista in Cecoslovacchia convinse molti elettori a votare per la DC. Fu, questa, la maggiore sconfitta del togliattismo in Italia. Quando il partito comunista ungherese, nel 1956, si ribellò alla dominazione sovietica, Togliatti non ebbe dubbi: quella rivoluzione andava soffocata. Molti intellettuali lasciarono il partito, in quella occasione, e un Giuseppe Di Vitttorio, l’illustre sindacalista capo della CGIL, non nascose il suo disappunto. Ma Togliatti fu irremovibile. La corrente cosiddetta migliorista del PCI, favorevole all’ alleanza
con Craxi, e capeggiata allora da Napolitano, che poi metterà molta acqua nel vino di quella posizione, può essere considerata la logica coerenza del togliattismo. Macaluso ne fu uno degli esponenti più coriacei. Si potrebbe dire: il partito prima di tutto. Guai a chi osa contrapporre al partito e alla sua logica il sistema dei contrappesi ai partiti voluti dalla Costituzione. Togliatti, nell’ Assemblea Costituente, fu contrario al Consiglio superiore della magistratura, e così, oggi, i miglioristi come Macaluso, che hanno dato spazio alla tendenza convinta che Craxi sia stato una vittima della magistratura. La posizione del PCI sul Consiglio superiore della magistratura fu, come ricorda Aldo Agosti, che si trattava di una «bizzarria» inaccettabile. Togliatti e i miglioristi ebbero ed hanno una concezione scolastica del marxismo: conta solo l’economia, il resto è semplice sovrastruttura. Resta fondamentale quanto scrisse nel dicembre 1943 l’indimenticabile amico e compagno Tristano Codignola, esponente del liberalsocialismo: «Il comunismo assegna la missione della rigenerazione sociale dell’umanità a una determinata classe, la classe “proletaria”, opponendo a essa la classe borghese in antitesi essenziale, insuperabile e necessaria Noi riconosciamo in questa stratificazione classista nulla di più di un “mito”, santificato dall’ ideologia marxista. […] Noi non riusciamo a vedere se non due categorie fondamentali, quella degli uomini che traggono la loro esistenza esclusivamente dal proprio lavoro, e quella degli uomini che, avvalendosi di un privilegio economico, o politico, o sociale, sfruttano sostanzialmente il lavoro altrui e rompono in proprio favore l’equilibrio naturale di un’equa e proporzionata
distribuzione dei beni». Siamo nel dicembre 1943. Ma ancora nel giugno 1948, dopo il trionfo elettorale della DC alle elezioni del 18 aprile, preparato dalla cacciata di socialisti e comunisti dal governo voluto da De Gasperi, il grande giurista Piero Clamandrei, compagno di Partito d’azione di Codignola, scriveva sulla sua rivista “Il Ponte”, quanto segue: «L’atteggiamento dei comunisti italiani da un anno a questa parte par che sottintenda questa premessa: che un governo per essere legittimo deve esser affidato al partito comunista o a una coalizione di cui esso faccia parte; e che là dove il giuoco parlamentare abbia messo i comunisti in minoranza, sì da costringerli a restare all’opposizione, solo per questo il governo sia illegittimo o traditore del popolo. Ma questo non è il sistema parlamentare: nel quale l’opposizione va fatta dal di dentro, prendendo sul serio il metodo democratico, e non dal di fuori, per screditarlo e per impedirne il normale funzionamento. Purtroppo anche questo atteggiamento della minoranza comunista deriva da una fondamentale intransigenza dogmatica che è molto simile a quella della maggioranza democristiana. Anche i comunisti, come i democristiani, hanno la loro verità rivelata dall’ alto, su cui non ammettono che si discuta: anche per essi gli avversari sono, a modo loro, dannati ed eretici (cioè “venduti”, “americani” e social traditori”)». Codignola e Calamandrei erano rappresentanti di un piccolo partito che scomparve presto, il Partito d’azione. Togliatti era alla testa di un partito grande, allora. Ma la storia darà ragione ai primi, e torto al secondo.
*Libero docente all'Università di Roma
ECONOMIA
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Augusto Gabellini “della VW”. Diana, moglie di Giorgio, lascia il testimone ai figli
La favola di un'azienda - “C’era una volta, c’è… e ci sarà Gabellini!”. (Sembra una favola, ma è una storia vera…). Diana Crivellente Gabellini ha passato le consegne dell’Augusto Gabellini Srl ai figli Juri ed Eleonora in una festa per mille invitati al Centro Porsche di Pesaro. Martedì 2 settembre, alle 19, presso il Centro Porsche sulla Flaminia che precede l’ingresso nord di Pesaro, è iniziata una festa favolosa che si è protratta fino alle due del mattino. Favolosa per il numero degli ospiti, mille, per le attività d’intrattenimento e per uno straordinario buffet, delle pasticcerie Canasta di Cattolica e Guerrino di Fano, che si è chiuso con una gigantesca torta millefoglie di compleanno. Della signora Diana Gabellini che compiva 60 anni quel giorno. Ma la festa è stata anche favolosa perché ha celebrato la storia di un’azienda sana e vitale più che mai e che ha avuto i suoi timidi inizi nel lontano 1932, quando… …“C’era una volta…” un ragazzo, Augusto Gabellini, che pur nato in una famiglia di tradizione agricola a San Giovanni in Marignano, aveva una grande passione per i motori. I genitori non lo costrinsero al lavoro dei campi e lo lasciarono libero di seguire la sua vocazione. Così, fin da ragzzino scendeva in bicicletta ogni giorno a Cattolica per imparare a fare il meccanico nell’officina di auto di Ermete Re, subito dopo il ponte di ferro, sulla statale Flaminia. A soli 23 anni, nel 1932, riuscì a comprare un terreno all’inizio di via Del Prete a Cattolica e con l’aiuto dei fratelli, piccoli costruttori, edificò un’autorimessa adiacente alla sua nuova abitazione. Fu quello l’inizio di un’azienda che ancora oggi continua a espandersi perché nel corso dei suoi 82 anni ha sempre offerto servizi e prodotti di prima qualità, “all’insegna di valori come l’onestà, la serietà, la trasparenza e la professionalità” come ha riferito Juri nel suo discorso di saluto. Valori che sono passati intatti nel corso di tre generazioni, senza mai cedere a scorciatoie nel periodo del boom o alla depressione nel periodo della crisi. La determinazione a portare avanti un’attività dove l’affidabilità è il primo must imprenditoriale, è passata dalla fase pionieristica dei fondatori, Augusto con la moglie Lucia, ai figli Giorgio (1946-2011) ed Elia (1943) la quale poi, sposandosi, la lasciato l’azienda paterna per trasferirsi a San Marino e dedicarsi alla sua nuova famiglia. Giorgio invece, sposando Diana, ha sviluppato ulteriormente la concessionaria aggiungendovi i marchi Audi e Porsche al consolidato Volkswagen. Ancora oggi, nel parlare comune, si usa dire “Gabellini della Volkswagen”… perché nel “C’era una volta…” dell’azienda, Augusto iniziò con un’autorimessa che in estate si riempiva di auto dei turisti che custodiva e lavava, oltre a riparare se occorreva, per il resto dell’anno si reggeva sulle riparazione di cicli e motocicli di cui due erano noleggiabili. Le auto di proprietà
Grande festa al Centro Porsche di Pesaro con mille invitati. Concessionarie a Cattolica, Pesaro e Fano. L'azienda investe
Diana Gabellini con i figli ed i nipoti
ECONOMIA di Wilma Galluzzi dei cattolichini erano poche e si lavorava più su veicoli minori. Dopo la guerra crebbe la motorizzazione da lavoro, soprattutto furgoni a tre ruote usati dagli ambulanti nei mercati. Nel 1950 fu possibile installare un distributore di benzina Api, poi sostituita da Esso. Nel 1953 Augusto appese all’ingresso dell’autorimessa il tabellone del marchio Volkswagen per invogliare i turisti tedeschi a servirsi da lui. E l’autoprofezia si avverò. Il marchio fu notato dal Sig. Gumpert, importatore generale in Italia di VW, che si presentò al bureau dell’autorimessa, ricavato dal sottoscala presidiato da Lucia Signorini. Le intenzioni bellicose del tedesco cedettero subito di fronte l’offerta gentile di Lucia a bere un caffè con un pezzo di ciambella. Poco dopo i Gabellini divennero i primi ambasciatori del marchio Volkswagen in Italia. Nel 1963 Lucia, in pieno boom turistico ed economico, convinse Augusto ad acquistare un terreno agricolo di 10 mila mq a Cattabrighe, periferia di Pesaro sulla Flaminia. E di lì l’azienda decollò in modo quasi esponenziale, aprendo poco dopo un terzo autosalone a Fano. Il resto è cronaca recente di
una costa e un entroterra molto operosi che grazie all’iniziativa e alle capacità imprenditoriali di tantissimi pionieri del commercio e dell’industria manifatturiera, hanno saputo costruire grandi patrimoni che sono tuttora il tessuto sociale ed economico di un territorio che ha potuto inventarsi e consolidare un benessere diffuso che 60 anni fa era impensabile. All’evento del 2 settembre, 60°compleanno di Diana, che voleva celebrare gli 82 anni di azienda e il passaggio del testimone ai figli, Juri (1975) laureato in Economia e Commercio ed Eleonora (1990) laureata in Scienze della Comunicazione, erano presenti 9 sindaci sui 10 invitati in rappresentaza di parte del territorio di azione commerciale dei Gabellini: Matteo Ricci (Pesaro), Massimo Seri (Fano), Piero Cecchini (Cattolica), Domenico
Pascuzzi (Gabicce Mare), Franca Foronchi (Gradara), Renata Tosi (Riccione), Daniele Morelli (San Giovanni in Marignano), Elena Castellari (Montescudo) e Francesca Paolucci (Tavullia). Hanno dovuto declienare l’invito per impegni istituzionali Wally Cipriani sindaco di Montefiore, gli onorevoli Emma Petiti e Sergio Pizzolante. La manifestazione è iniziata con la lettura, da parte di Don Paolo Russo, del telegramma del Segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin e gli auguri personali di Papa Francesco che attraverso Don Paolo ha inviato una benedizione solenne a tutti i presenti. Un momento di forte emozione suggellato poi dalla intensa interpretazione del canto popolare Amazing Grace da parte della cantante lirica mezzosoprano Daniela Bertozzi, accompagnata al
pianoforte dal Maestro Fabrizio Di Muro. La parola è poi passata a Diana che ha ricordato la storia dell’azienda e quella della famiglia. Toccante è stato il passaggio del racconto sul marito Giorgio: “Tutta la nostra vita, insieme fino a tre anni fa, è stata una meravigliosa storia d’amore. Anche nel lavoro. Giorgio mi ha insegnato tutto di questo lavoro e la sua vita è stata un grande esempio per tutti: per i nostri figli, per i nostri collaboratori, per i nostri clienti, per gli amici che l’hanno conosciuto”. Poi ha aggiunto con orgoglio: “In questi ultimi tre anni di criticità economica diffusa, Juri ha saputo guidare l’azienda con mano sicura, prendendosi le responsabilità di scelte non facili ma funzionali a strategie di lungo periodo, senza mai ricorrere agli amortizzatori sociali. Da un anno è entrata in azienda anche Eleonora e insieme sapranno rafforzarla e portarla pure a una crescita ulteriore”. Poi la parola è passata a Juri che ha ringraziato la mamma come madre e come dirigente d’azienda sottolineando che le consegne ricevute saranno stimolo a migliorare ancor più tutto ciò che dagli amati genitori hanno ricevuto. Concludendo: “Tanti sono i progetti di futuro ai quali stiamo lavorando. Faremo la nostra parte come la stanno facendo tutti gl’imprenditori che pur scontrandosi ogni giorno contro un sistema nazionale incapace di uscire da un circuito vizioso di sprechi e inefficienze e incapace di incentivare la ripresa, ce la mettono tutta per salvaguardare quel prezioso patrimonio tecnico e umano che è alla base di ogni azienda”. Ha quindi chiamato sul palco tutti i responsabili dei vari quadri organizzativi i quali hanno invitato a presentarsi tutte le proprie squadre che Diana ha abbracciato e baciato con gratitudine. Quindi Daniela Bertozzi ha cantato l’Habanera della Carmen, trasformandosi vocalmente e gestualmente in una perfetta incarnazione dell’eroina di Bizet. Dopo questa trionfale esibizione salutata da prolungati applausi, hanno sfilato una quindicina di bimbi con indosso alcuni
capi della collezione invernale del Maglificio Halloween di Verona che ha messo a disposizione 500 cardigan per una vendita benefica gestita da Don Paolo Russo per aiutare le famiglie bisognose. La vendita benefica sta continuando presso la concessionaria Volkswagen di Pesaro fino ad esaurimento merce. La manifestazione ha avuto poi il suo momento topico del glamour con la sfilata di moda con capi autunno-inverno della Boutique Guidi Cult di via Bovio a Cattolica, organizzata dalla titolare Margherita Guidi, un autentico talento e riferimento territoriale del mondo moda. Il pubblico deve aver pensato di trovarsi a Palazzo Pitti talmente bene erano stati trasformati 14 dipendenti in modelle e modelli con abiti bellissimi originali e di grande gusto. A questo punto è iniziata la ricreazione con l’entrata in scena del cantante showman Salvatore Avallone (Sasà), titolare del locale Pulcinella in via Fiume a Cattolica dove ogni sera fa spettacolo, mentre gli ospiti facevano onore alle 6 postazioni tematiche del buffet. Sasà ha iniziato con il suo repertorio melodico che spazia da Renato Zero a Baglioni e Leali per non parlare di quello classico napoletano. Il suo show si è intevallato con le esibizioni de La Nuova Accademia di Marinella Capuano di Cattolica in un pezzo Hip-Hop e in Thriller dove i primi ballerini, Sofia Pecci e Alessandro Avenia, non hanno lesinato fenomenali acrobazie e interpretazioni ironiche. Sempre spettacolari le performances dei maestri Eric Perasie per l’Hip-Hop e Marco Caputo per la sua Break Dance. Grande interesse ed emozione ha suscitato l’esibizione dei maestri di tango, Oscar Casali e Stefania Santoro che tengono una scuola a Gabicce, ma quando calcano il palco, diventano argentini puri. La sorpresa della serata per tutti gli ospiti è stata vedere e sentire cantare, in coppia con Sasà, la bellissima Eleonora Gabellini che a fine serata ha duettato pure con Davide Marchini. Le capacità artistiche della giovane si eplicano anche nel ballo latino. Infatti dopo aver partecipato con perfetto stile mannequin alla sfilata di Margherita Guidi come modella, ha ballato uno scatenato salsa con l’amico Sergio. La festa è continuata fino alle 2 tra balli di gruppo dei più giovani e jamsession napoletane di Sasà con Daniela Bertozzi, come dire … i fuochi artificiali di chiusura. Diana Gabellini ringrazia gli ospiti, i collaboratori aziendali, gli artisti, la Fonolux per l’allestimento scenico, il banqueting Canasta di Cattolica e Guerrino di Fano, Maglificio Halloween di Verona. In particolare ringrazia i patners dell’evento: Banca di Credito Cooperativo di Gradara, Unicredit e Banca delle Marche.
RICCIONE
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Sono i ragazzi dell'Asd Sporting Riccione. Presentata il 13 agosto all'Agina Caffè, Misano FOCUS
Itinerari liberty con Andrea Speziali - Nell’anno del Liberty l’associazione riminese Pedalando e Camminando (Fiab) ha organizzato l’itinerario ‘’Romagna Liberty in bicicletta” su progetto e guida del riccionese Andrea Speziali per visitare dentro e fuori i capolavori liberty presenti in Romagna, dalle ville ai palazzi più eleganti che agli inizi del Novecento rappresentavano l’élite borghese in un periodo conosciuto come Belle Epoque. Si tratta di un itinerario Liberty con il fine di avvicinare anche i più giovani a riscoprire le ville Liberty della Romagna con un progetto che coniuga cultura e salutismo. PROGRAMMA 21 Settembre. RIMINI. Grand Hotel progettato dai Fratelli Somazzi, villa Cacciaguerra, villa Fiorita, ville Liberty in viale Principe Amedeo. 12 Ottobre. MASSA LOMBARDA. Villini in via Zaganelli e Bibilioteca comunale. 9 Novembre. IMOLA
Calcio, la passione di un gruppo di amici per stare insieme LO SPORT
Andrea Speziali
Ex asilo d’infanzia Romeo Galli, casa Bertaccini, farmacia Bortolotti, Istituto Agrario. Chiunque sia interessato può aderire contattando l’associazione per conoscere il programma dettagliato o visitare il sito www.romagnaliberty.it. Tutte le visite guidate hanno un costo di 2• per l’assicurazione, mentre chi ha piacere può iscriversi all’associazione con una tessera annuale di 16• che comprende assicurazione RCT H24 per danni causati con la bici anche al di fuori delle gite ufficiali.
- Sono un gruppo di amici che vogliono stare insieme correndo dietro ad un pallone come dei ragazzini. La maggioranza sono delle Fontanelle. Hanno coinvolto le famiglie, le fidanzate e gli amici, naturalmente. E' lo spirito dell'Asd Sporting Riccione. Formazione di Terza categoria, è stata presentata lo scorso 13 agosto all'Agina Caffè di Misano Adriatico, locale gestito da uno dei giocatori. “La nostra ambizione - racconta il presidente Angelo Miscia - è di disputare un campionato tra le prime quattro. Vedremo strada facendo se potremo puntare anche ad altro; speriamo nella fortuna che come si sa aiuta molto spesso gli audaci ed i bravi. Ringraziamo il presidente dell'Asar Spartaco Selva per la sua sensibilità; anche perché per lui i campi sono una specie di figli. Un grazie di cuore anche all'amico fotografo Massimo Antonioli”. La casa dello Sporting sono i
La squadra il giorno della presentazione (Foto Massimo Antonioli)
campi dell'Asar (gioca il sabato pomeriggio). Dietro alle spalle dello Sporting c'è un cammino legato alla Punto Giovani, che due anni fa per un progetto più ambizioso confluì nella Perla Verde. La società doveva essere il grande contenitore nel quale c'erano l'Asar, il Riccione donne
e il Fontanelle). Naufragata l'idea, quest'anno si è ripresentata nel campionato di Terza con circa trenta ragazzi. Hanno un ottimo bomber, Aron Gabrieli che lo scorso anno vinse il titolo cannonieri con 21 gol; interessante invece Elia, 17 anni. La società: Angelo Miscia
(presidente), Leonardo Miscia (vice-presidente), Filippo Tardini (direttore sportivo), Filippo Spimi (cassiere), Matteo Cerri (segretario e vice-allenatore), Michele Vantini (ex presidente), Marco Miscia, Marco Padovani (ex presidente), Rino Gobbi (il decano), Woltens Aliu.
18 Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
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Si corre in settembre. In palio non c'è nulla. Il riccionese è campione di ultra maratone
CULTURA
Addio a Gaspare Tirincanti, raffinato clarinettista alla Scala L’è stè anunced che m’un Culega Artesta ujera arvata purtrop l’Ultma Ciameda, ad quele c’lin s’discut,pricisa,ubligheda, un Musicesta ad Talent,un Clarinetesta. Quand u si smorta un Om ad gros ingegn, fors più d’un Ent dli volte e lasa e segn. Un segn pusitiv cumè at ste ches sopratut, l’Artesta in Musica e toca un tast specel, la Musica la ariva e la artorna Su te Cel, la ven in mell magnere e la sfiora ma tutt. Tla Vita che purtropp la è cumè una foja, la è d’ajut ma l’Om ti mumint brut e ad gioja.
RICCIONE Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
Ugolini, direttore di corsa nello Utah Alberto Rondina
SPORT E NATURA
Gaspare Tirincanti
Tla fen d’Un Om fra tristeza e dulor, um pis da vedie s’us po’ un fat pusitiv chi se guadagna Chi c’l’ha fat ben da viv, lasè at Quej ch’jarman un sentiment d’Amor. Insen se dispiaser che sigur un amancheva, ujera una riunion d’Amig chi l’arcurdeva. Mario Tonini (Riccione) Scritta in occasione di Gaspare Tirincanti. Riccione (8 Agosto2014) Una riunione di amici. E’ stato annunciato che ad un Collega Artista gli era arrivata purtroppo l’ultima chiamata, di quelle che non si discutono,precisa,obbligata, un Musicista di Talento,un Clarinettista. Quando si spegne un Uomo di grosso ingegno, forse più di un Altro a volte lascia il segno. Un segno positivo come in questo caso soprattutto, L’Artista in Musica tocca un tasto speciale, La Musica arriva e ritorna Su nel Cielo, viene in mille maniere e sfiora tutti. Nella Vita che purtroppo è come una foglia, è di aiuto all’Uomo nei momenti brutti e di gioia. Nella fine di Un Uomo fra tristezza e dolore, mi piace di vedergli se si può un fatto positivo che se lo guadagnano Chi ha fatto bene da vivo, lasciare in Quelli che rimangono un sentimento d’Amore. Insieme al dispiacere che di sicuro non mancava, c’era una riunione di Amici che lo ricordavano.
- Forse ci vorrebbe una canotta con stampigliata una scritta elegante sul petto: Riccione Beach, Italy. Il trentacinquenne riccionese Davide Ugolini sarà il direttore della G2G Ultramarathon (G2G sta per Grand to Grand). Per gli appassionati è una delle mète della vita; ogni anno viene affrontata mediamente da un centinaio di atleti. Si corre nello Utah dal 21 al 28 settembre. Sono 270 chilometri in autosufficienza in un deserto in mezzo a foreste di conifere. Ci si deve arrangiare nel mangiare, nel vestire, nel dormire. E' una sfida con se stessi e la natura. La vittoria è solo ideale; sembra impossibile dato i tempi, ma non si vince nulla. Neppure una medaglia; forse a tutti regalano una maglietta ricordo. Ugolini parte prima, il 6 settembre. E segnerà il tracciato con nastrini e bandierine, poste lungo tutto il percorso ogni 50/
Davide Ugolini
100 metri. Il picchettaggio lo farà a piedi. Ritornerà a Riccione il 29 settembre, dopo la cerimonia finale. La trasferta americana è nata per caso. Davide ha corso la prestigiosa prova nel 2012 (terzo) e nel 2013 (sesto). Fa amicizia con gli organizzatori, la coppia Colin e Tess Geidess. Lo scorso anno, a fine gara, salta fuori che forse il direttore di corsa sarà impegnato nel 2014. C'è l'opzione italiana. L'atleta riccionese è felicissimo che dal
destino sia venuto fuori il suo nome. Dopo aver appeso lo scarpino da calciatore al chiodo una decina di anni fa (il Torconca, l'ultima società, corridore di centro campo), da alcuni anni si diverte con le corse lunghe. Di ultra maratone (250-270 km) ne fa una l'anno. Ha messo nel suo speciale curriculum: due in Alaska, due nel Gran Canyon, deserto del Gobi (Mongolia) e deserto del Mali. Una vittoria, in Alaska. Racconta: “Non si vince niente; lo scopo è vivere
un'avventura in mezzo alla natura più bella”. Il suo sogno è affrontare l'ultra maratona nel deserto dell'Atacama (Cile). “Dicono che sia uno dei deserti più spettacolari del mondo. Di notte, per il numero di stelle, sembra che il cielo corra con te”. Se Davide Ugolini è un grande atleta, Riccione dà casa ad un altro grandissimo atleta di ultra maratone, Stefano Gregoretti. Parteciperà a quella di settembre. Obiettivo: vincerla.
Alberto Rondina, kiterborder riccionese LO SPORT - Occhi color mare e fisico da californiano, lui è Alberto Rondina, Pro Kiterboarder riccionese quattro volte campione italiano di kitesurf, Campione Europeo Freestyle Open nel 2010 e terzo nel PKRA World Tour 2012. Un bel curriculum per il 25enne nata a Cesena, definito lo “Stallone Italiano” per via delle sue prodezze sull’acqua. Si avvicina al kite sin da piccolissimo, quanto suo padre (Flavio Rondina Presidente del Vela Club Marano) gli regala la sua prima tavola. Poi a diciannove anni mette da parte i libri e inizia a girare il globo assieme al suo team Cabrinha. Tappa preferita le Hawaii che offre sempre splendide onde tutto l’anno, poi il Brasile e l’Australia senza disegnare l’isola di Nuova Caledonia. Dopo un piccolo infortunio alla caviglia, quest’anno Alberto ha solcato i mari del Messico e della Francia, affrontando le prime due tappe del Mondiale a Panama e in Marocco, per giungere poi in Germania ad agosto. Dopo un breve “tuffo” a Riccione, Alberto è già partito alla volta della Russia per eventi promozionali, dopo essere stato alle Canarie ad allenarsi. Grande tecnica e acrobazie spet-
Alberro Rondina tacolari per il kiter romagnolo, creatore della Moby Dick 720, una manovra composta da diversi avvitamenti unica nel suo genere: “Il kitesurf è la mia vita, la passione per i viaggi e la curiosità di scoprire nuove culture, unite all’amore per questo sport estremo, mi permette di girare il mondo. Cerco sempre di perfezionarmi, mi alleno tanto, vento e onde permettendo, e devo dire che ogni tanto la nostalgia di casa si sente. Il 14-15 agosto sarò a Riccione per l’Italy demo Tour e fino a settembre girerò un pò tutta l’Italia, da Como, alla Toscana a Roma,
sino in Sardegna. Lo faccio volentieri e sono felice dei risultati raggiunti, in questo che per me è ormai un lavoro”. Si perchè Alberto Rondina ha infatti creato la sua prima scuola di kitesurf al Vela Club Marano e collabora con la Scuola Sardina in Sardegna e a Stagnone in Sicilia per i camp estivi. “Il mio sogno? Vincere una tappa del mondiale. Il più grosso Grazie? Lo devo ai miei genitori a cui spero di poter presto dedicare un primo posto sul podio mondiale”. Veronica Lisotti
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1944. Settantesimo dell'estate di guerra. Diario di Rodolfo Francesconi
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Dal primo bombardamento: 100 morti alla liberazione di Rimini Rodolfo Francesconi
Azioni belliche avvenute sulla fascia costiera Adriatica da Cattolica a Rimini durante la guerra 1939-1945
- Rodolfo Francesconi è nato nel 1928. Ingegnere chimico, per tutta la vita è stato dirigente d'azienda. Nel 1943, la famiglia da Riccione sfolla a Misano, dove i nonni erano i custodi della colonia Piacenza. Ragazzo sveglio e curioso, Rodolfo tenne il suo speciale quadernino di guerra. Dopo ogni bombardamento, inforcava la bicicletta e andava a vedere le conseguenze. Da giugno, ogni mese pubblicheremo le sue speciali “memorie”. Iniziano nel novembre del 1944 col primo bombardamento di Rimini e terminano nel settembre del 1944. Poi ne faremo l'appendice nella ristampa del suo libro, “Quello che butta il mare”, sempre memorie dell'estate 1944. Buona lettura. La chiesa di San Lorenzo bombardata e la ricostruzione
LA STORIA - 2 -
di Rodolfo Francesconi - Alle ore 15,20 del giorno 29/APRILE/1944, cinque fortezze volanti americane di passaggio su RIMINI gettavano tre bombe sxulla città. V BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL F.CONCA EFFETTUATO IL 1°/MAGGIO/1944. Alle ore 17,35 del I Maggio, otto caccia inglesi tipo “Sonderbaund” bombardavano centrandolo in pieno il ponte sul Fiume Conca fra Misano Mare e Cattolica. La contraerea non arrecava alcun danno agli incursori. VI BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL F.CONCA EFFETTUATO IL 13/MAGGIO/1944. Alle ore 3,30 della notte del 13 Maggio, un aereo nemico tipo “Bristol” sganciava sei bombe e sei spezzoni incendiari sul ponte del Fiume Conca e mitragliava in mare un barcone da pesca. Nessun danno. XII BOMBARDAMENTO EFFETTUATO IL 19/MAGGIO/1944 DA DUE FORMAZIONI DI 25 E 32 FORTEZZE VOLANTI AMERICANE. Alle ore 10, cinquantanove aerei bombardieri attaccavano la città di RIMINI centrando i ponti sul taglio del Marecchia e colpendo le batterie tedesche di lunga portata della Sacra Mora; il borgo di San Giuliano già colpito nei precedenti attacchi è stato raso al suolo. Dalle ore 10 alle ore 11,30 continuo passaggio di arerei
nemici. VII BOMBARDAMENTO SUL F.CONCA EFFETTUATO IL 19/MAGGIO/1944. Alle ore 9,40, sei bimotori inglesi Bristol Bleheim bombardavano con 36 bombe il ponte sul Fiume Conca senza colpire l’obiettivo. VIII BOMBARDAMENTO DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 25/MAGGIO/ 1944. Alle ore 17,20 sei bombardieri inglesi tipo Bristol scortati da due caccia facenti parte di una formazione di dodici aerei colpivano il ponte sul Fiume Conca. L’obiettivo non è stato colpito. IX BOMBARDAMENTO SUL F IUME CONCA EFFETTUATO IL 26/MAGGIO/1944. Alle ore 9,45 del 26 Maggio, sei bombardieri in quota attaccavano, scortati da due caccia, il ponte della ferrovia sul Fiume Conca. Delle due bombe cadute sui binari una sola esplodeva. Alle ore 13,15 due caccia inglesi tipo P.40 recatisi sul suddetto ponte per misurare gli effetti del bombardamento, mitragliavano un barcone da trasporto in mare a cinquecento metri dalla spiaggia di Misano Mare. X BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 2/ GIUGNO/1944 Alle ore 11.10 dodici bombardieri nemici tipo Bristol bombardavano il ponte della ferrovia sul F.Conca. L’obiettivo non é stato colpito.
X I I I BOMBERDAMENTO SU RIMINI EFFETTUATO IL 5/ GIUGNO/1944 DA 32 FORTEZZE VOLANTI. Dalle ore 12,30 alle ore 13,10 continuo passaggio di centinaia e centinaia di bombardieri Liberetor diretti verso obiettivi dell’Emilia. Alle ore 13,30 trentadue fortezze volanti bombardavano la città di RIMINI, colpendo in pieno il ponte della ferrovia ver-
so Ravenna sul taglio del Marecchia e distruggendo molte abitazioni nel Borgo di San Giuliano. Alle ore 14 più di 300 aerei nemici fra caccia e bombardieri in diverse formazioni e ondate erano di passaggio sulla costa adriatica. Alle ore 14,20 un quadrimotore avente il primo motore destro incendiato cadeva scoppiando in aria nei pressi di Gabicce. Dieci componenti
dell’equipaggio salvatisi col paracadute sono atterrati sulle colline antistanti la città di Riccione e Rimini; otto caccia inglesi incrociavano sul luogo di caduta dell’aereo. XI, XII, XIII BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 5/GIUGNO/1944. Alle ore 14,15 erano di pas-
saggio una sessantina di aerei nemici. Alle ore 14,40 - 15,05 15,15 in tre ondate successive trenta bimotori bombardavano il ponte sul Conca senza colpire l’obiettivo. XIV, XV BOMBARDAMENTO SUI PONTI DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 6/GIUGNO/1944. Alle ore 8,30 del mattino del 6 Giugno, 12 bimotori tipo Bristol scortati da cinque caccia bombardavano i ponti della ferrovia e della via Flaminia sul Fiume Conca senza colpire l’obiettivo. Alle ore 10,30 altri sei bimotori scortati da cinque caccia bombardavano di nuovo il solito ponte sul F. Conca. L’obiettivo non é stato colpito. Alle ore 13,30 sei caccia inglesi tipo Hurricane mitragliavano ripetutamente un treno carico di materiale bellico, il quale era fermo sulls strada ferrata fra Misano Mare e Riccione. Il treno colpito dalle raffiche si incendiava bruciando interamente fino a tarda ora. XVI BOMBARDAMENTO SUL PONTE DEL FIUME CONCA EFFETTUATO IL 7/ GIUGNO/1944. Alle ore 9,55 del 7 Giugno, dodici bombardieri bimotori, avendo quattro caccia di scorta, bombardavano il ponte della ferrovia sul Fiume Conca senza colpire l’obiettivo. Alle ore 13 sei caccia inglesi tipo Hurricane mitragliavano un treno di materiale bellico fermo sulla linea ferroviaria fra Cattolica e Gradara. Indi colpivano ripetutamente con le armi di bordo alcuni automezzi sulla strada che da Cattolica porta a San Giovanni in Marignano. (3. continua)
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RICCIONE
degli Scrondi
TASI - TARI - TOSI - MARANO - ESTATE???
Tasi sì, Tasi no - Leggiamo: "Tasi, il Pd voterà per l'introduzione". La Tosi la vuole esentare per la prima casa. Ma il Pd la vuole introdurre! Speriamo non in "quel posto"...
Chiamala estate - LegIl sindaco Tosi
giamo: "In spiaggia cala il ‘gelo’: meno 30% di turisti. I bagnini: ‘Colpiti da erosione e maltempo’". Bruno Martino cantava: "E la chiamano estate..."...
Marano, Marano, Marano... - Leggiamo: "Marano, è scattata l'ora zero. Il sindaco Tosi: ‘Un modello che attira chi vuole delinquere’". Vi ricordate la canzone degli Skiantos? "Andate a lavorare, teppisti"...
Tari rabbia - Leggiamo: "Tari rabbia e caos. Uffici presi d'assalto, anche perché al telefono non risponde nessuno". Bzzz! Sfruusc! Tu-tu-tu! Vabbè, diamo la colpa ai telefoni...
Fritto misto delinquenziale - Leggiamo: "Notte di Ferragosto in gabbia: retata di pusher, ladri e rapinatori". Un bel fritto misto, indigesto... 88 anni - Leggiamo: "Da 88 anni in vacanza nella Perla". La signora nel fuori onda, pare, abbia mormorato: "Due palle!"... Decoro sì... ma in via Ceccarini - Leggiamo: "Operazione decoro. Ordinanza e multe anti piedi scalzi e torso nudo". Questo in via Ceccarini. E negli altri luoghi?: "sesso-droga-rock'n roll?...
Coltello -
Leggiamo: "Lite a colpi di coltello in mezzo ai bagnanti tra venditori abusivi". Classica guerra tra poveri mentre i ricchi intorno, come le stelle, stanno a guardare...
Dramma in famiglia - Leggiamo: "Botte a mamma e papà per comprare la droga". Se questo è un figlio!?!... Vu' magnà - Leggiamo: "Supermercati, è emergenza furti". Più che cleptomania si allarga il ceto dei "vu' magnà"... Pini addio - Leggiamo: "Vento e pioggia spezzano i pini. Le piante a rischio sono oltre duecento". Un'altro pezzo della cartolina di Riccione se ne va...
Tosi: la tòsa che tosa - Leggiamo: "Hera nel mirino della Tosi: arrivano i controlli". Questa Tosi sta "tosando" Trc, Hera... e altri luoghi del potere unico Pd?...
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San Lorenzo, 70 anni fa la battaglia tra tedeschi e canadesi La chiesa di San Lorenzo
COMUNITA'
Don Giovanni Montali
di Fosco Rocchetta - La chiesa di San Lorenzo in Strada a Riccione, ubicata lungo la via consolare Flaminia, tra il 5 ed il 6 settembre 1944, fu teatro della più furibonda e sanguinosa battaglia avvenuta sul territorio riccionese, durante seconda guerra mondiale. Il conflitto vide contrapporsi i paracadutisti germanici di Richard Heidrich (Fallschirmjaeger), i cosiddetti “Diavoli verdi”, che avevano combattuto strenuamente a Montecassino, e gli assalitori canadesi del Royal Canadian Regiment. I tedeschi, col proposito di difendere soprattutto il vicino aeroporto di Miramare di Rimini, avevano trasformato quell’antica chiesa, in un vero e proprio fortino, collocandovi un cannone entro una cavità retrostante l’altare maggiore, e varie mitragliatrici. Le prime avvisaglie del passaggio del fronte a Riccione, si erano avute con i bombardamenti di alcuni giorni prima, da parte di navi alleate situate al largo della costa, che si prefiggevano la distruzione delle postazioni difensive tedesche sul litorale.
Il 2 settembre 1944, in un cannoneggiamento navale, rimase mortalmente colpito il diciannovenne Mario Speroni, fratello dell’ingegner Elios, che si era portato nelle vicinanze della spiaggia, per osservare quelle navi, apparse all’orizzonte. Il primo scontro a fuoco si avvenne la mattina del 3 settembre, all’Abissinia (Abissinia battle), in fonti canadesi, zona sud di Riccione, ove i soldati del Royal Canadian Regiment furono bersagliati dalle mitragliatrici tedesche. Nei giorni a seguire, i canadesi proseguirono l’avanzata sulla strada Flaminia in direzione nord dove, soprattutto tra il 5 ed il 6 settembre, divampò una furiosa battaglia, tanto che si ebbero anche scontri all’arma bianca, all’interno della stessa chiesa di San Lorenzo, in cui si
Don Montali, un uomo grande UN OM GRAND In memoria di don Giovanni Montali Poesia di Fulvio Bugli
E tembre dla su vosa l’era una certeza unesta, a semie tot precis per lò, tot breva genta, sicur te su distein da grand cum cl’era, l’era un gighent che camniva a testa elta.
Tal mi memorie bele ui’è sempra un om grand, cla las e segn ma la parochia du ca so ned me, lò l’era un om d’unor, un om d’cultura, sla carità e l’amor de Signor cus l’eva mand.
L'estate dalle ombre corte E gli amici Enrico e Aldo vani, onda di teste, di tatuaggi, balla la notte balla. L’arcobaleno di pomeriggio. L’estate di chi ha cercato l’estate tutta l’estate. Quella – della musica alta: basta - che era ora. Quella che non è mai ora. Del vento estivo, del rumore della pioggia in estate. Del meteo che non legittima più una felicità al giorno. La felicità del giorno. Del naso che non sente più nulla, e neanche annusa più l’odore del tempo,
erano asserragliati i paracadutisti tedeschi. Si registrarono decine di morti in entrambe le forze belligeranti, e dopo una temporanea disposizione delle salme in terreni prossimi alla chiesa, i caduti canadesi vennero sepolti nel Cimitero di Guerra di Coriano (Coriano Ridge War Cemetery), assieme alle spoglie di altri soldati appartenenti a paesi del Commonwealth britannico (Regno Unito, Canada, Nuova Zelanda, Australia, India, Sud Africa). Le salme dei tedeschi riposeranno successivamente nell’immenso Cimitero Germanico della Futa, sull’Appennino Tosco-Romagnolo, in provincia di Firenze. A seguito della furiosa battaglia, quell’antica chiesa plebale, rimase orribilmente distrutta, come si vede nella foto 1 (National
Archives of Canada) di seguito riportata. Il 24 settembre 1994, su di una parete laterale della chiesa, ricostruita nel dopoguerra, il Royal Canadian Regiment e la Città di Riccione, in occasione del 50° anniversario di quell’atroce conflitto, hanno collocato una lapide commemorativa (foto 2). In questa iscrizione, oltre ai caduti militari e civili di quel terribile e sanguinoso scontro, viene perpetuata la memoria di don Giovanni Montali (1881-1959), parroco della chiesa di San Lorenzo, persona di rara cultura (foto 3), che continuerà, anche nel dopoguerra, a svolgere una primaria funzione pastorale, e parimenti, di promozione educativa, sociale e culturale, a vantaggio della comunità locale. Questo sacerdote, per i suoi sentimenti antifascisti, assente dalla parrocchia, in quanto informato di una imminente spedizione punitiva nei suoi confronti, dovrà assistere, pochi giorni dopo il passaggio del fronte, al macabro rinvenimento, in un pozzo attiguo alla canonica, del fratello Luigi, e della sorella Giulia, barbaramente assassinati dai repubblichini e loro alleati tedeschi.
COMUNITA'
del bel tempo, del cattivo tempo. E intanto passa e passa l’estate. Arriva l’arcobaleno. Del meteo che da oggi: facciamo noi. Quella in attesa di una bacio. Di una carezza. Di uno sguardo. Di noi, appoggiati sui gomiti in attesa, con le gambe accavallate in attesa, con gli occhi in attesa dell’estate o del tempo ? Del bel tempo ? Strana estate. Arcobaleni accavallati in un cielo unico. Ombre corte.
E su cunseglie sincer, senza interes, l’era par tot un cunfort, una parola bona, la su opera la era esclusa da cumpens. La su chesa la à sempra det serenità, e su principie da mudest per tot la vita, l’è ste: Vangel, giustizia e libertà.
LA RIFLESSIONE
- L’estate che è passata. Passa. Temporali e naufragi. Tanta pioggia. Calo dei turisti. Forti perturbazioni. Ferragosto tranquillo. Ombre corte. Dormire senza afa. Trombe d’aria. In piena estate, mai tanta acqua. Sole tranquillo. Un danno per l’economia, sicuro. Un danno per i tanti che vivono dell’estate. Sentirli vicino. E’ tempo di inventarsi una sana ospitalità per quando non c’è il sole. L’estate David Guetta, aquafan. Diecimila. Quindicimila. Un’onda e la notte, anni gio-
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Il 5 e 6 settembre 1944. La chiesa fu ridotta a brandelli
ALLEGRO MA NON TROPPO
Spigolature
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Sole timido. Luce bassa. Ombrelloni chiusi in fretta e presto. Le cabine con il trucco rifatto a fine aprile, anche loro, in attesa della bella stagione hanno potuto ammirare arcobaleni. Mai tanti arcobaleni in estate. Arcobaleni autunnali nel pieno della bella stagione. Ricordo chi non ha superato l’estate, come i miei amici Enrico e Aldo. Loro sono arrivati all’estate con l’affanno, non del caldo. L’affanno della vita. Pasquale D’Alessio
UN GRANDE UOMO Nelle mie memorie c’è sempre un uomo grande, che ha lasciato il segno nella parrocchia dove sono nato, lui era un uomo d’onore, un uomo di cultura, con la carità e l’amore del Signore che ce lo ha mandato. Il timbro della sua voce era una certezza onesta, eravamo tutti uguali per lui, tutta brava gente, sicuro nel suo destino da grande com’era, era un gigante che camminava a testa alta. Il suo consiglio sincero, senza interessi, era per tutti un conforto, una parola buona, la sua opera escludeva qualunque compenso. La sua casa ha sempre trasmesso serenità, il suo principio da modesto per tutta la vita, è stato: Vangelo, giustizia, libertà.
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MISANO
Una serie di scalini di marmo di pochi centimetri provocano cadute ALLEGRO MA NON TROPPO
Parole da e ‘Fnil’ (Il vecchio nome di Misano Mare)
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Lungomare, pericoloso per i nonni... in bicicletta Giovanni Libranti indica il dentino
Si trovano lungo le corsie ciclabili o pedonali. Andrebbero, i dentini, livellati N. B. - Il Parco della Greppa sta venendo alla luce. Le cose buone, tracciate da quel gran signore che fu ANTONIO SEMPRINI, sono sempre attuali... e l’elenco è ancora lungo. Non dimentichiamolo. Anzi, ricordiamolo tangibilmente. O da st’urecia an santi piò ? N. B. - Low-cost, è una parola molto in uso. Come tutti sanno, significa offrire prezzi modici. In un momento di crisi è abbastanza naturale. Gli unici a non accorgersi della crisi, sono la politica dei privilegi e la poca sensibilità dei burocrati. Le esosissime aliquote degli oneri di urbanizzazione, nonostante tutto, rimangono tali. Inaccessibilmente onerose... a vlì qualch’elt esempie? N. B. - Il Rio Agina, nonostante le esigue dimensioni, esondava ciclicamente a causa delle strozzature naturali e all’incuria dell’uomo. Fu sistemato, dal punto di vista idraulico e progettuale con un decoroso arredo urbano. Oggi, dopo tanti anni, le due cose si riprongono entrambe. Il Rio è sporco e l’arredo, è vergognosamente in balia degli eventi. A vlì na foto per veda? N. B: - Percorrere, a piedi o in bicicletta nei due sensi, molte vie importanti, quali, via Ponte Conca, via del Carro ( verso il Convento) via Grotta, la Riccione Tavoleto, via Saffi, ecc. è tutt’ora, pericolisissimo. Altre strade, non meno importanti, aspettano interventi... Ui vo’ e mort o qualche lotto ancora? N. B. - La settimana di Ferragosto è trascorsa con le strade invase da mucchi d’aghi dei pini. Turisticamente non è stato un bel vedere. O la colpa è dei pini che si ostinano a chiamarsi “sempre verdi, o che? N. B. - Ci sentiamo ripetere, non ci sono soldi ? O li risparmiamo, Last Minute, per al prossime elezion ? N. B. - Il giorno di Ferragosto non è stato previsto nessun evento. Silenzio assoluto, pare volutamente! Sinceramente non ne capisco le ragioni e gnenca i turesta. N. B. - Il ritiro del CUD per la dichiarazione dei redditi della pensione costa 4 Euro, e mezza giornata di fila alla posta. E’ l’Italia, semplificata e ammodernata, l’è l’Italia cla và? ma! N. B. - Dove andremo a parcheggiare quando cominceranno a costruire, me Fnil? Niente paura, nel frattempo, avremo il metrò di costa e anche è trinen. Catolga docet. N. B. - Ci sono slogan, genuinamente innocenti, del tipo: “Per una nuova, efficiente, e soprattutto, onesta amministrazione...”. Perché, prima cum la era?
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FOCUS
- E' andata bene. Un po' di sbucciature su spalle, cosce e gambe. La mano destra gonfia e dolorante ma senza rotture e la gentilezza dei vigili. Una corsa in ospedale e niente di più. Il romano Giovanni Libranti è caduto in bicicletta la settimana di Ferragosto. Come sempre, il pomeriggio si concede una pedalata sul lungomare. Fa avanti e indietro, prima e dopo la spiaggia. Direzione Riccione, all'altezza del Bobo è sulla corsia che si potrebbe definire riservata alle biciclette. Se anche non lo fosse, la stragrande maggioranza ne fa tale uso. Lì c'è una leggere curva a destra e questa lingua di pavimentazione ruvida è delimitata da un cordolino di marmo liscio alto pochi centri metri: forse bello non meno che pericolo-
so. Il signor Libranti non nota il piccolo scalino; la ruota anteriore scivola sopra e lo disarciona. Da 42 anni fedele a Misano, sposato, una figlia, Giovanni Libranti viene nella nostra bottega e racconta la disavventura. Dice: “Sarebbe bello se l'amministrazione comunale limasse i denti delle varie corsie sul lungomare. Sono davvero pericolosi, soprattutto per noi
anziani e bambini. Abbiamo più difficoltà a tenere in equilibrio la bicicletta quando incontriamo un ostacolo seppur all'apparenza innocuo. La stessa cosa ho detto ai vigili di Misano”. Libranti e famiglia trascorrono attorno ai due mesi di vacanza. Hanno visto crescere la città e conoscono tanti misanesi. Lancia un'altra proposta per agevolare gli
anziani. Afferma: “Sarebbe bello se il semaforo di via Garibaldi fosse un po' più lungo; così chi arriva e vede il rosso si ferma all'inizio della discesa. Giunge il verde, con la discesa si aiuta ad affrontare la salitella opposta. Solo che si ha bisogno di più tempo; oggi il verde dura troppo poco. Non credo che sia una richiesta così campata per aria”. Ad ascoltare Libranti sembra che in tanti siano finiti per terra sul dentino di marmo liscio. E non solo anziani. La voce del popolo sussurra che uno sia finito in coma. Lungomare logoro Dato il peso del tempo (e non solo), il lungomare di Misano avrebbe bisogno della manutenzione. Le tessere che si staccano sono diventate argomento di discussione da bar; ma anche le tessere delle fontane ben ancorate lo sono. Ci si chiede perché le une sì e le altre no? Conciate male sono numerosissime doghe della passatoia tra le tamerici che delimitano il Parco Mare Nord e la sabbia. Più che una sostituzione, ci vorrebbe il rifacimento.
Palio Capitano, per il Brasile è festa grande COMUNITA' - Dieci centimetri dalla vittoria. E' la semifinale tra Belvedere e Misano Brasile. Siamo al tiro della fune; i ragazzi di Belvedere iniziano possenti. Dall'altra parte i brasiliani riescono a reggere l'urto. Poi, con lentezza e l'inesorabilità di un metronomo riconquistano il campo proprio e avverso: centimetro dopo centimetro fino a vincere. E qui scoppia il finimondo. Belvedere accusa uno dei componenti del Brasile di stare con un piede fuori dalla linea di gara. Si appellano a Giorgio Torsani, il super-arbitro. A suo parere l'infrazione non c'è. E, come si conviene (ma non si dovrebbe) ad un Palio vero, il settantenne Torsani viene insultato con pesantezza. Tanto che minaccia di rinunciare al ruolo per l'anno prossimo. Gli animi non si placano neppure a tavola, nel dopo Palio. Le mani si dovrebbero stringere con il sorriso degli occhi. Si spera che gli scapestrati delle parole di tutti i colori del mondo gli abbiano telefonato per le scuse ed un caffè. Misano Brasile giunge all'ultima prova dietro di un punto. Davanti Belvedere: i super favoriti. “La corsa del cinese” è l'ultima prova. E' carreggiare l'acqua in due secchi agganciati all'estremità di una pertica di circa due metri e
Il sindaco Stefano Giannini e Cesare Bagli con il Palio, opera di Tiziana Costa mezzo... Così, su questo scambio rusticano, Misano Brasile ha portato sul mare il Palio che nelle prime tre edizioni era stato appannaggio di Misano Monte, la contrada organizzatrice. Per celebrare la vittoria, un po' come avviene, a Siena, in settembre, a Misano Brasile, Parco Sole, è prevista una festa di frazione. Dietro la vittoria c'è la gioventù, il divertimento, il lavoro e quel pizzico di fortuna che non guasta mai. Negli ultimi tre mesi, la squadra brasiliana si è allenata tutti i lunedì dalle 20,30 al Parco del Sole. Hanno tenuto spettacolo, fino a coinvolgere i turisti. Alla terza partecipazione, il Brasile è giunto secondo lo scorso anno e ultimo al debutto. Tagliatelle Gli organizzatori della Festa del Crocifisso, della Collina e del Palio, quest'anno, domenica 23 agosto, hanno presentato la prima edizione della Sagra della Tagliatella. Le signore hanno tirato 800 uova di pasta rigorosamente a mano: un successone. Piero Piccioni, il portavoce del Comitato organizzativo: “Ringrazio tutti coloro i quali hanno reso possibile la nostra festa”.
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Una frase commovente forse del vero Shakspeare. Idea di Piero Piccioni
Cimitero Misano Monte, riflettere con John Donne COMUNITA' - “Nessun uomo è un'isola, intero in se stesso. Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte della terra. Se una zolla viene portata via dall'onda del mare, la terra ne è diminuita, come se un promontorio o una dimora amica o la tua stessa casa; ogni morte d'uomo mi diminuisce, perché io faccio parte dell'umanità. E così non man-
dare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te” (John Donne). La riflessione la si può leggere sulla targa in ottone incastonata su un masso all'ingresso, sulla sinistra, del cimitero di Misano Monte. La frase l'ha fatta collocare Piero Piccioni. Al bar “Novecento” di Misano Monte, parlando,
una delle menti più belle, non solo di Misano, ha detto: “Ora andrebbe ripristinato il viale di cipressi”. Come non dargli ragione. Per gli storici della letteratura il raffinato John Donne sarebbe l'autentico William Shakspeare. Per il poeta Donne, le commedie erano cose di second'ordine. Da far firmare ad altri.
Misano Monte. La targa incastonata all'ingresso del cimitero
Pd, Siliquini: “Guagneli, comportamento sleale” - Guagneli ha tenuto un comportamento sleale e scorretto non curandosi di seminare inutilmente veleno e rancore nella città. Voler vestire oggi, dopo tutto, anche i panni della vittima e del perseguitato politico è una strategia che fa solo sorridere. Non ha rispettato gli impegni firmati nelle primarie, ha avuto contatti con il centrodestra per formare una lista alternativa, dialogato “intensamente” con i 5 stelle, detto e scritto ripetutamente (stranamente solo da Ottobre 2013 dopo che il suo candidato alla segreteria comunale non ha vinto il congresso) di non riconoscersi nel Pd e non avere “affinità” con buona parte dei
LA LETTERA componenti del partito stesso, dichiarato di non votare il PD e il candidato sindaco, decisione esplicitata anche nel volantino recapitato in tutte le case (azione dalla quale anche persone a lui
UOMINI - Gianni's remember. In ricordo di Gianni, cioè un omaggio a Giovanni Bertuccioli (12.2.1947 - 30.5 .2014). La serata si è tenuta lo scorso 23 agosto, ai Bagni 61, il suo stabilimento balneare da quest'anno in gestione al giovane Pancrazi. Ha organizzato il ritrovo-cena Silvio Tentoni, un misanese da esportazione. Silvio per un decennio fu vicino di spiaggia di Gianni. La cosa più bella che a festeggiare c'erano tanti giovani modenesi che si erano legati a
Gianni Bertuccioli
Gianni Bertuccioli, un saluto dai modenesi Gianni da gagliarda amicizia. Quei ragazzi, per affetto, gli avevano dato anche un soprannome, “Cuba”. Uomo vero, Gianni era stato prima bagnino di salvataggio e poi titolare del bagno. Era un personaggio, affrontava la vita ed i rapporti umani con autenticità, senza troppi giri e preamboli, in
Davide Siliquini, segretario del Pd
“Non ha rispettato gli impegni firmati nelle primarie, ha avuto contatti con il centrodestra per formare una lista alternativa, dialogato intensamente con i 5 stelle”
una cornice di rispetto reciproco. Silvio: “Imparato a conoscerlo, era una risata dietro l'altra. Nel nostro rapporto quotidiano c'erano mangiate e bevute o da me o da lui. Ed il passaggio da dipendente a gestore gli aveva fatto bene. Umanamente non di discuteva: aveva un cuore grande come il mare che gli stava di fronte”.
vicine si sono dissociate), volantino in cui lui ha riaffermato di riconoscersi ancora oggi in toto davanti ai segretari di circolo. Quindi, nessuno lo ha mandato o lo vuole mandare via dal PD, ma di fatto si è messo fuori da solo. Se poi Guagneli ha elementi concreti su iscritti che si sono candidati nel centrodestra, li porti e il caso verrà affrontato nelle sedi opportune, altrimenti sono mere illazioni che mirano solo ad infangare le persone. Bisogna inoltre sfatare la leggenda che si è voluto far fuori la parte che ha sostenuto Guagneli, ovvero il 40%: il Partito ha cercato spasmodicamente di trovare un accordo per dare a tutti la giusta rappresentanza e per restare uniti, ma quando Guagneli e il suo gruppo, per sostenere Giannini, ha posto come diktat quello di volere un numero di consiglieri sufficienti per bloccare il consiglio comunale ogni qualvolta non si era d’accordo su qualcosa, la direzione ha deciso di non sottoporre il Pd e la città a questo ricatto politico fuori da ogni logica e regola democratica. Ricatto politico che forse era propedeutico a cercare una rottura poichè l’obiettivo principale, neanche troppo nascosto, era quello di far perdere le amministrative a Giannini. Ad ogni modo qualità come il coraggio, il lavoro serio e umile (come accade nelle aziende, nella vita o nello sport) sono state apprezzate anche da quel 40% che nelle primarie aveva sostenuto Guagneli, che
con maturità e sagacia ci ha chiesto di essere rappresentato poichè si è riconosciuto nel progetto politico del PD e del centrosinistra. Altrimenti non avremmo avuto i numeri per riconquistare la fiducia e il governo della città che ci dà orgoglio e responsabilità. A questo punto il PD di Misano ha già dedicato troppo tempo a Guagneli per cui ha ora il dovere di concentrare i propri sforzi per analizzare i veri problemi delle persone, delle famiglie, delle imprese che la perdurante crisi economica ha prodotto. Oggi incredibilmente Guagneli è stato “folgorato sulla via di Damasco” e dice di riconoscersi (il PD è rimasto lo stesso e con le stesse persone) in questo partito: bene, cominci con il chiedere senza spocchia e spavalderia di potersi tesserare di nuovo e forse da qui tutti insieme possiamo ripartire, perché il PD non è un autobus. Il segretario comunale e di circolo Davide Siliquini, Roberto Angelini, Filippo Valentini
LA LETTERA
Guagneli: “Torniamo a parlare di politica” - Solo la buona politica per la gente, quella fatta con saggezza e passione, assieme alla democrazia, cioè la sovranità esercitata da tutti i cittadini, possono restituire la speranza e la fiducia necessaria per continuare a credere in un futuro migliore. In un momento difficile come quello che stiamo vivendo è basilare che tutti possano e debbano informarsi, che ognuno porti le proprie idee, che si possa partecipare e dire la propria in piena libertà per fare assieme le scelte importanti che andranno ad incidere sulla nostra vita e quella dei nostri figli. Dobbiamo assieme batterci affinché venga migliorata la vita di tutti e non ci siano differenze enormi tra le persone; i diritti devono essere uguali altrimenti avremmo sempre troppa diseguaglianza. Fondamenta-
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le è la libertà di ognuno di potersi esprimere e dire la propria, dare cioè il contributo per migliorare la società in cui viviamo. Oggi più che mai c’è bisogno di stare vicino ai problemi delle persone e cercare di risolverli nel miglior modo possibile; è indispensabile che la classe dirigente, che per anni ha vissuto di privilegi, cominci a vivere come fa la gran parte della gente. C’è bisogno di riavvicinarci ai cittadini per risolvere i loro problemi, quelli delle famiglie, delle imprese, delle associazioni di volontariato, delle persone che nella nostra società si trovano in situazione di disagio. Ognuno di noi dovrebbe stare vicino e vivere con chi oggi non arriva a fine mese, con chi non sempre riesce ad avere un pasto assicurato, con chi in situazioni di disabilità non riceve il giusto sostegno che una società civile deve garantire. Per questo ritengo che bisogna sostituire il lamento continuo contro una società che non piace con il tirarsi su le maniche e darsi da fare; portare il proprio contributo alle scelte, ascoltare le idee di tutti con rispetto senza emarginare chi la pensa diversamente, utilizzare parte del proprio tempo per aiutare gli altri impegnandosi nelle associazioni di volontariato che tanto fanno per chi si trova in difficoltà sia economiche che di salute, per essere tutti partecipi del nostro futuro. Luigi Guagneli, candidato a sindaco alle scorse primarie del Pd
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Segue dalla prima pagina torica umana prima e politica poi. Per lo stesso primo cittadino, con una situazione personale più complessa, giustamente (altrimenti a che cosa servono i comuni?), si è trovata la soluzione. Quale riflessione? Che cosa c'è davvero in fondo agli occhi di un uomo che parla bene ed uccide socialmente i suoi concittadini? Quale punizione comminare al “servitore” dello Stato? Quale virtù civile l'ha portato lì? Di virtù civili si deve tornare a parlare. Sono le passioni attive che generano comunità e alimentano lo spazio della civitas, luogo decisionale del gruppo e dell’individualità matura, intersezione fra libertà personale e interesse collettivo. E’ questo spazio di relazione che dobbiamo ripopolare se siamo interessati alle problematiche del nostro momento storico, spropositate dal punto di vista del singolo. Giustizia, solidarietà, patriottismo, coraggio, cura del mondo, spiritualità, qualità da coltivare assiduamente in gioventù e conservare con cura nella maturità, non sono prerogativa di uomini moralmente superiori, anzi una logica elementare suggerisce che nessuno basta a se stesso, che la realizzazione personale passa attraverso l’altro e, nella progettualità condivisa, la felicità del singolo dipende da quella comune. E’ dunque alle virtù civili che ha pensato Gustavo Cecchini, direttore della Biblioteca di Misano Adriatico, per un nuovo ciclo di conferenze dal titolo Civitas, con l’obiettivo di coniugare riflessione filosofica e proposte socialmente praticabili, in risposta al disorientamento diffuso e all’individualismo narcisista alimentato dalle tecnologie cool. Apre Salvatore Natoli con un interrogativo: giustizia, rispetto, generosità, sono ancora passioni credibili in una società della guerra e della competizione individuali-
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Prestigiosi pensatori: Natoli, Pallante, Viroli, Fusaro, Demetrio, Sini, Bruni, Guzzi
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Biblioteca, passioni civili in conferenza CULTURA di Lisa Delbianco stica? Queste virtù non sono scomparse, la loro pratica è costante ma priva di celebrazione poiché non possiedono, di questi tempi, il fascino richiesto dalle luci della ribalta, al contrario dei frutti dell’inciviltà. Dobbiamo rimettere al centro le virtù civili e adoperarci perché vengano comprese, ammirate e praticate. Il bene non può essere imposto, deve essere scelto, solo così l’integrità personale entra in circolo con il bene comune e l’altruismo diventa funzione del benessere individuale. Scrive Platone: “Pudore e giustizia devono essere virtù di tutti, pena la scomparsa della città”. Quale modello alternativo si può immaginare per l’uomo metropolitano che precipita nello stato selvaggio dell’isolamento o della comunità tribale? La lotta tra gli egoismi, l’offerta provocatoria di modelli sociali desiderati da molti ma concessi a pochi, l’invidia degli esclusi mettono in circolo un sentimento diffuso di aggressività. Per Maurizio Pallante la vita monastica, per secoli modello vincente di utilizzazione delle risorse e di aggregazione sociale, ritrova in questo momento storico la sua attualità. L’organizzazione comunitaria, dove ciascuno mette a disposizione la propria competenza specifica e può contare su quella degli altri, fondata su collaborazione e solidarietà, promuove autosufficienza alimentare ed energetica, mira a realizzare forme più eque di redistribuzione delle risorse e a garantire il futuro delle generazioni a venire grazie al modello della
Salvatore Natoli
Maurizio Pallante
Maurizio Viroli
Duccio Demetrio
Diego Fusaro
Luigino Bruni
Carlo Sini
Marco Guzzi
decrescita felice. Quale forma di patriottismo al tempo delle grandi unioni di Stati? L’amor di patria del quale parlerà Maurizio Viroli è inteso come amore per le persone, per i luoghi, non per la terra. E’ passione del vivere libero in opposizione al vivere asservito, capace di fronteggiare il disfattismo dominante e la fiacchezza dei sentimenti. Dobbiamo educare veri “patrioti”, cittadini italiani, europei, del mondo, non
dediti alla difesa della purezza etnica o religiosa ma alla partecipazione pubblica e alla pratica attiva della solidarietà, dentro e fuori dai confini nazionali. Chi ha il giusto concetto di patria diventa aperto anche all’ideale europeo. Dunque la medicina di cui necessita l’Europa unita, che lungi dal tenere a bada il populismo lo sta di fatto risvegliando, è proprio il patriottismo così inteso. Nella quarta serata si parlerà di
Brasile, bambini che aiutano altri bambini La consegna dell'assegno all'associazione Rimini Autismo lo scorso 28 agosto
- Grande successo per le tre serate dei mercatini dei bambini al Parco del Sole promosse e curate dal Comi-
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tato Cittadino di Misano Brasile e l’Associazione Brasile in Festa. La formula già collaudata nel 2013 è di quelle
vincenti: ogni bambino vendeva i propri giocattoli usati e alla fine di ogni serata donava parte del ricavato nella grande cassa arancione di Rimini Autismo che veniva sommato alla vendita delle “conchiglie della solidarietà” confezionate dalle ragazze del Comitato e che hanno avuto grande successo tra i turisti. Oltre 100 bambini provenienti da tutte le frazioni e anche da altri comuni, si sono divertiti a vendere i propri giocattoli con un obiettivo
comune: riuscire a superare la cifra di 818 euro donata nel 2013. E così euro dopo euro, le donazioni sono state trasformate in un assegno di 976,50 euro che serviranno a pagare gli educatori per alcuni progetti in Villa Del Bianco, splendido luogo in cui è avvenuta la consegna (lo scorso 28 agosto) e dove non sono mancati momenti di profonda e autentica commozione. “Piccoli gesti che forse saranno una goccia nel mare ma a noi riempiono il cuore”.
coraggio con Diego Fusaro. Il mondo è un mercato schizoide e i governi sono troppo deboli per opporsi al Capitale; i colossi industriali hanno il potere di chiamare alla sbarra Stati interi; il meccanismo democratico, quel modello che era all’altezza delle sfide esistenziali, si è inceppato. La malademocrazia, bloccata da interessi particolari, fondata sul debito, istituzionalizza l’immobilismo, banalizza il processo decisionale e produce leader di secondo ordine. In questo scenario il singolo è diventato marginale. Ci vuole coraggio, passione difficile perché comporta una scelta consapevole nell’esercizio della libertà, per scegliere di scuotersi dall’inerzia, di dire no alle logiche conservative del potere, per proporre una nuova morfologia del reale. Lo sfruttamento materialistico del pianeta è perpetrato con cieca determinazione da coloro per i quali il denaro è l’unico criterio di successo e moralità, coloro che oltraggiano ogni forma di vita. Per questo è necessaria la comune fede civile di cui parlerà Duccio
Demetrio, un’alleanza feconda nella custodia del mondo, tra tutti coloro che intendono opporsi alle aggressioni, alle negligenze, ai saccheggi indiscriminati contro la nostra terra che, da madre, si rivela sempre più figlia. La religiosità della terra non è una devozione neopagana e nemmeno un culto, ma un modo di sentire umano tra i più immediati e istintivi. Ci opponiamo al monito secondo cui per essere economicamente competitivi dobbiamo dimenticare le discipline umanistiche, coltivare solo la passione per le tecnologie, trascorrere la vita a tenerci al passo con le novità abbracciando un’esistenza fatta d’ansia. Non accettiamo di diventare instabili come il capitalismo stesso. Carlo Sini e Luigino Bruni parleranno di capitalismo senza spirito, che non è più attività umana, anzi erode i presupposti della civitas trasformandosi in dominio occulto sull’altro. Allontanandosi dallo spirito questa forma di organizzazione economico-sociale ha potuto crescere nello spazio di poche generazioni ma ha perduto la capacità di riprodursi. E’ un sistema condannato la cui decomposizione avvelena il mondo. Nel tecnoconsumismo contemporaneo il futuro non è più immaginato, è ciò che segue automaticamente. In questo deserto si consuma il progressivo e secolare sfaldamento di tutte le relazioni dotate di senso: dal matrimonio alla politica, dalle aggregazioni nazionali a quelle sindacali, tutto sembra spappolarsi in una melma omogenea e uniforme, dominata soltanto dalle relazioni imposte dal mercato globale. Marco Guzzi parlerà di una forma di soggettività nuova dalla quale rielaborare tutte le figure relazionali, sociali, economiche, anche politiche. Un lavoro che coniughi una profonda e costante trasformazione interiore con un’inedita progettualità storica.
Gli incontri si tengono presso il Cinema Teatro Astra di Misano Adriatico, via D’Annunzio 20. Inizio alle ore 21, ingresso libero fino ad esaurimento posti, non è prevista prenotazione.
“Chi smette di fare pubblicità per risparmiare soldi, è come se fermasse l'orologio per risparmiare tempo”
Ristrutturare - Costruire - Idee Gli artigiani della casa Frigorifero, motore a scoppio, nave frigo, velivolo pesante
Henry Ford
La di autore ignoto, vieneSiattribuita Piero della Francesca, La Città Città ideale ideale (particolare), (particolare) attribuita al Laurana. trova ad aUrbino, Palazzo Ducale Luciano Laurana, Francesco di Giorgio Martini, Leon Batista Alberti... Si trova ad Urbino, Palazzo Ducale
Le scoperte che hanno fatto ‘crescere’ l'uomo 1875. Frigorifero l'ingegnere tedesco Carl von Linde (1842 - 1934) sviluppa il principio secondo cui un gas compresso e poi fatto espandere rapidamente sottrae calore all'ambiente (cioè genera freddo), per realizzare la prima macchina frigorifera efficace. Come fluido frigorigeno utilizza inizialmente l’etere metilico, ma a causa dei rischi di esplosione presentati da questa sostanza, lo sostituisce nel 1876 con l’ammoniaca, già proposta nel 1857 per questo scopo dal francese Ferdinand Carré. Nel 1931 la società Du Pont de Nemours realizzerà un gas-liquido ancora più efficace da questo punto di vista, un cloro-fluoro-carburo chiamato Freon. L’invenzione di Linde apre la strada ai processi di refrigerazione dei cibi, destinati a trasformare radicalmente il settore dell’alimentazione. Successivi sviluppi si avranno con l’invenzione dei surgelati nel 1915 e con l’invenzione dell’aria condizionata. 1876. Motore a scoppio Nasce il motore a scoppio moderno. Dopo il geniale e sfortunato tentativo di Barsanti e Matteucci, l’ingegnere tedesco Nikolaus Otto (1832-1891) realizza il primo motore a scoppio a quattro tempi (aspirazione, compressione, scoppio e scarico), base per tutti i successivi sviluppi in questo campo. Il principio del motore a quattro tempi era già stato brevettato il 16 gennaio 1861 dal francese Alphonse Beau de Rochas (1815-1891), ma questo prevedeva l’accen-
sione della miscela per compressione e non dall’esterno (uno sviluppo di questo principio sarà fatto più avanti da Diesel). Il motore di Otto, monocilindrico e a gas, è adibito a installazioni fisse e in poco tempo avrà un grande successo: ne saranno costruiti in pochi anni 35.000 esemplari, con potenze fino a 600 CV.
Saranno poi Daimler e Benz a sviluppare un motore leggero e potente, in grado di essere applicato sulle automobili. 1876. Nave frigorifera Salpa da Rouen la «Frigo que», un vecchio piroscafo in glese riconvertito nella nave frigorifera dall’inventore francese
Charles Tellier (li 1913), il quale sfrutta le esperienze di Carré e di Linde per realizzare il primo trasporto intercontinentale di alimti refrigerati. Obiettivo di Tellier è il trasporto di carne dall'America all’Europa, ancora oggi una delle rotte più fiorenti di questo traffico, ma la nave frigorifera è destinata a trasformare l’intero commercio dell’alimentazione su scala mondiale. 1877. Volo pesante L’ingegnere milanese Enrico Forlanini (1848-1930), fratello dello pneumologo Carlo, fa volare ad Alessandria un modellino di elicottero con motore a vapore, il primo velivolo più pesante dell’aria che si sia mai alzato dal suolo spinto da un motore a combustione. L’elicottero, dotato di due eliche controrotanti basate sui disegni della «vite aerea» di Leonardo da Vinci e del peso di quattro chili, si solleva con la sola forza del suo motore da 1,5 CV a 12,80 metri dal suolo, restando in aria per 20 secondi. Per vedere l’elicottero moderno bisognerà aspettare il 1930.
MISANO BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
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Ha pubblicato due libri: (ristampa) ed un romanzo breve crudo e ricco di umanità
Antonio Zaghini, il cuore in libreria
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ALLEGRO MA NON TROPPO
Polo scolastico, manca la segnaletica orizzontale
Antonio Zaghini
TURISMO
- Non sfogli delle pagine, ma apri delle finestre con affaccio sul cuore e la mente di Antonio Zaghini. Per pubblicare cose simili (debolezze, affetti, amici, giornate assolate, mare, albe, tramonti, Simoncelli, Pantani, Tomba... il volo, il telefono cellulare, il padre, la madre, le inquietudini che dilaniano l'anima) ci vuole non coraggio, ma straordinario coraggio. In queste pennellate di stati d'animo ognuno si può specchiare e compiere un doppio viaggio: quello di Antonio Zaghini ed il proprio. Le pubblicazioni sono due: una raccolta di liriche (“Tra ricordi e poesie) ed un romanzo breve quanto pungente.
Il libro di poesie (Edizioni la Piazza, 148 pagine) è una ristampa. Le pagine raccolgono quasi duecento storie che a modo loro raccontano la vita dell'autore: dalla sua infanzia fino ad oggi. Si apre con un orizzonte altissimo sul mondo dal titolo “Eufemismo”. Un
passaggio recita: “...Voglio esprimere con parole mie, / quello che grandi letterati imparano sui libri...”. Con queste parole sue, come afferma Zaghini, riesce a risvegliare e a far vibrare anche i pensieri degli altri. 4 agosto Il secondo libro è un volumetto di 48 pagine dense di vita familiare: “4 agosto”, il titolo. Racconta la vita di un giovane di buona famiglia che finisce nel gorgo della droga. C'è un lungo e tortuoso cammino di guarigione che coinvolge con crudezza i genitori, con in testa la madre che si “sacrifica” come una moderna e consapevole Giocasta. Sono pagi-
ne crude ma di profonda umanità. Scrive Lorella Baldolini: “Nella provincia mantovana tra gli anni ottanta/novanta si svolge il dramma di Silvio che vive la sua adolescenza combattuto tra un padre ingombrante ed una madre iperprotettiva. E' una storia d'amore a tinte forti, ove amore e dolore si intrecciano in modo indissolubile”. Zaghini è un misanese nato a San Giovanni. Si auto-definisce scrittore autodidatta. Edicole I libri si possono trovare in queste edicole: Baiocchi (Riccione, corso Fratelli Cervi, 125), Berardi-Serafini (Misano Brasile, via Litoranea Nord 57), Elianto (Misano Adriatico, via Repubblica 3), Emanuela (Misano Adriatico, Via Garibaldi 18).
Il pericolo incrocio senza zebre
- Ci vorrebbero delle zebre lungo via, la parallela al Rio Agina, lato di Cattolica. Le strisce bianche permetterebbero ai bambini, ragazzi, genitori e non solo che raggiungono il bel polo scolastico di Misano Adriatico (nido, materna, elementari e medie) di attraversare con maggiore sicurezza un incrocio trafficato e pericoloso. I genitori da anni hanno segnalato la bontà delle strisce all'amministrazione comunale, ma finora non c'è stato nessuno intervento.
Gli itinerari della buona tavola Gifar: “Idee e soluzioni per i nostri clienti”
BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO
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- Conoscere le esigenze della clientela, dalla piccola pensione fino al grande hotel, per progettare e creare su misura la cucina ideale e funzionale. Con circa 1.500 clienti da Gabicce a Milano Marittima, Gifar si manifesta come una delle realtà leader del mercato di cucine ed elettrodomestici per ristorazione, grazie alla professionalità di commerciali e progettisti che seguono da zero, passo passo, la progettazione della cucina di hotel e ristoranti. La storia di Gifar parte da lontano. Il suo fondatore, Giuseppe Di Ghionno, classe 1945, è originario di Tollo, in provincia di Chieti, figlio di un viticoltore che nel 1955 decise di trasferirsi a Rimini. Una scelta decisiva anche per il futuro del figlio. All’età di 20 anni Giuseppe lavorava infatti come cameriere in un hotel della riviera e fu qui che scoccò la scintilla: “Vedevo arrivare ogni giorno i rappresentanti, ben vestiti in giacca e cravatta, decisi lì che quello era il lavoro che volevo fare”. E così fu. Iniziò con Shell a commercializzare detersivi per lavastoviglie, primo cliente l’hotel Queen Mary di Cattolica. Poi altre commesse, sempre più numerose in tutto il Riminese, dove lavorò per altre aziende del settore dei detergenti e delle lavastoviglie, fino al 1973, quando cominciò la parentesi milanese come di-
Giuseppe Di Ghionno, fondatore di Gifar nel 1978
La storia della Gifar inizia nel 1978 a conduzione familiare. Oggi, è leader nelle grandi cucine e complementi di arredo per la ristorazione rettore vendite per Comenda prima e Hobart poi, allargando la sua esperienza alla vendita di intere cucine per ristorazione professionale. Il richiamo della Riviera, forse il mercato più ricco d’Italia, era però irresistibile, così come la voglia di mettersi in gioco in prima persona. Gifar nasce a Rimini il nel novembre del 1978, un’azienda all’inizio a conduzione famigliare assieme alla moglie Giuseppina e poi i figli Vincenzo, Andrea e Angela: “Colleghi, ma soprattutto concorrenti mi dicevano “chi te l’ha fatto fare?” - racconta Di Ghionno con un sorriso – per-
ché di aziende del settore già ce n’erano parecchie. Alcuni di quelli ora hanno chiuso o fallito, mentre io sono ancora qui”. L’esperienza e l’attenzione alla clientela alla lunga hanno fatto la differenza. In 20 anni la Gifar conquista il mercato nella provincia di Rimini e nel 2000 si sdoppia in Gifargroup srl e Di Ghionno, per due settori diversi e complementari: quello delle grandi cucine e i complementi d’arredo. Nel 2005 una nuova svolta. Gifargroup viene ceduta ad Ali, il più grande gruppo multinazionale del settore, con sede a
Milano. Nella gestione nulla cambia, perché Giuseppe e la sua famiglia conoscono ormai benissimo i clienti e le loro esigenze e grazie a uno staff preparato e in continuo aggiornamento riesce a soddisfare ogni tipo di richiesta sia prima dopo che la vendita. Il vantaggio sta invece nella qualità e concorrenzialità dei prodotti, acquistati direttamente dalla Gifar dai produttori dello stesso gruppo, senza ulteriori mediazioni, oltre al knowhow disponibile grazie alla molteplice varietà di aziende specializzate. Quello delle grandi cucine per la ristorazione è infatti un settore che ha subito meno la concorrenza asiatica, proprio perché è la qualità a garantire il risparmio a lungo termine. La decennale esperienza di Gifar ne fa una delle realtà leader in Italia nel settore della ristorazione, tanto da essere un interlocutore privilegiato per strutture importanti come la prestigiosa catena di alberghi Holiday Inn, Aquafan e Oltremare. Ma non solo. Impianti progettati e realizzati da Gifar si trovano nelle scuole alberghiere di Manila e Montevideo, un grosso complesso turistico a 5 stelle sul lago di Como e ovunque c'è una cucina... di qualità.
PORTOVERDE DIREZIONE MARINA COSTRUZIONE E VENDITA APPARTAMENTI Portoverde - Lungodarsena 67 Tel. 0541 - 615023 Fax - 615023
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Appuntamento il 26 ottobre, alle 13. I volontari misanesi sono raddoppiati
Ior, cena al Centro del Bianco COMUNITA' - Per motivi organizzativi, quest'anno il pranzo dello Ior (Istituto oncologico romagnolo) è stato rinviato di qualche mese e si svolgerà esattamente nella giornata di domenica 26 ottobre alle ore 13, presso il centro sociale Giuseppe Del Bianco di Misano Adriatico. Raccontano i responsabili: “Noi volontari dello Ior misanese siamo quasi raddoppiati e spinti dal desiderio di fare del bene lavoriamo per aiutare e sostenere le persone colpite dalla malattia con i seguenti progetti: - ‘Margherita e la forza del sorriso’, che ha lo scopo di far ritrovare il sorriso alle signore in trattamento oncologico; - ‘Accoglienza e ascolto’, in dayhospital e in hospice; - ‘Servizio di accompagnamento’, gratuito per i pazienti oncologici verso i luoghi di cura; - ‘Mercatini ed altre iniziative’, organizzate per la raccolta fondi indispensabili per sostenere la ricerca e mantenere attivi i servizi che offriamo. Tornando alla festa dello Ior,
Effettuano numerosi servizi a favore degli ammalati
Alcuni associati del Centro Del Bianco
prevista per domenica 26 ottobre, va sottolineato che l'associazione Istituto oncologico romagnolo compie 35 anni. Il programma Ritrovo alle ore 13 per il grande pranzo organizzato dai cuochi del Centro sociale Del Bianco unitamente ai cuochi volontari esterni, da sempre nostri collaboratori. Durante il pranzo saranno sorteggiati numerosi premi della lotteria di beneficenza. Il pomeriggio sarà allettato
dalla musica dell'orchestra “Trio sever”, composta da Renato, Severino e Claudio . Sarà presente inoltre il dottor Emilio Melchiorri, scrittore, poeta dialettale e barzellettiere, che sarà l' intrattenitore del pomeriggio festivo. Noi dell' associazione punto Ior di Misano Adriatico vogliamo anticipatamente ringraziare le persone che parteciperanno alla nostra festa, tutti i negozi e le ditte che ci offriranno i premi indispensabili per la nostra lot-
teria. Un sentito grazie va anche a tutti i volontari del centro sociale che come sempre si attivano per dare un aiuto a questa e ad altre associazioni benefiche. Non dimentichiamo inoltre tutti i volontari Ior di Riccione e i nostri volontari di Misano per la preziosa collaborazione. Con l' occasione vogliamo poi ringraziare i medici, gli infermieri e tutto il personale operativo dei reparti di oncologia degli ospedali di Rimini, Cattolica e Novafeltria”.
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IL CONTRIBUTO
Partiti, politica e immigrazione - Riflessione tratta Egiduio Serafini da “il Giornale di Vicenza” dello scorso 2 agosto. - [...] Se per ottenere consenso è necessario dire ciò che è più vicino al sentire comune e all'esperienza "sul campo" dei cittadini e degli amministratori locali, che senso hanno i partiti? Restano un mero presidio dell'ideologia scollegato con la realtà: alla faccia delle riforme e delle rottamazioni. Ma uno Stato deve essere pragmatico, non ideologico. Papa Francesco twitta (!) che «Cristo sulla croce ci insegna ad amare anche quelli che non ci amano». È legittimo che il Papa ambisca a somigliare a Nostro Signore: ma non per questo tutti dobbiamo ambire a finire sulla croce. Ci deve essere un punto di equilibrio tra l'aprire le porte a chi fugge da una guerra per inserirsi in un Paese migliore accettandone usi, costumi e leggi, e l'aprire le porte al primo tagliagole che passa con il suo carico di odio. Nessuno dotato di obbiettività e buon senso può negare che la gestione dell'immigrazione negli ultimi anni è scriteriata, incomprensibile, squilibrata. Non passa giorno senza che le cronache registrino le imprese di qualche profugo con permesso di soggiorno "per motivi umanitari" che spaccia, ruba, rapina. Decine di senegalesi,
nigeriani, tunisini senza arte né parte e senza alcuna speranza di trovare un lavoro perché privi di qualsiasi capacità tecnica o titolo, sbarcano il lunario a spese della collettività bivaccando da un dormitorio all'altro: ma non risulta che il Marocco, il Senegal, la Nigeria o la Tunisia siano in guerra. E allora, che cosa ci fanno qui? Questo giornale ha rivelato che ci sono decine di tassisti italiani in carcere in Germania (nel disinteresse generale) perché trasportavano in quel Paese stranieri privi di documenti: agli occhi italici un'assurdità perché nessun tassista chiede i documenti ai propri clienti. Ma in Germania non si scherza: e così in Spagna o in Inghilterra. Per non parlare di come l'India tratta due militari italiani e di conseguenza un intero Paese. Noi invece siamo buoni, siamo aperti, siamo generosi. Salvo poi scoprire che il Consiglio di disciplina dell'Ordine dei giornalisti apre una vergognosa procedura nei confronti di Magdi Cristiano Allam per alcuni suoi articoli definiti "islamofobi". Evidentemente siamo aperti solo con chi ci sputa in faccia: riceviamo ciò che ci meritiamo.
Riflessioni bibliche “Non possiamo non definirci cristiani”, Benedetto Croce
IMPEGNO CIVILE
Gerusalemme, città sacra agli ebrei, musulmani e cristiani
Parole che camminano lungo un filo sottile. Da un lato il papa ha bocciato nettamente i bombardamenti Usa di queste settimane e ha decisamente escluso nuove “guerre umanitarie”, aggressore ingiusto? Sembra di sì. Come lo fermiamo?”. Soltanto questo, niente di più». Parole che camminano lungo un filo sottile. Da un lato il papa ha bocciato nettamente i bombardamenti Usa di queste settimane e ha decisamente escluso nuove “guerre umanitarie”, tanto più se unilaterali. Dall’altro ha aperto le porte ad una qualche forma di intervento, se guidato dall’Onu. Media e commentatori si sono divisi, molto spesso sulla base di posizioni politiche e visioni ecclesiali precostituite: alcuni hanno collocato il papa nel fronte pacifista; altri invece hanno immediatamente arruolato il papa fra gli interventisti per guerre umanitarie presenti e future. È un indizio di qualche ambiguità o semplicemente difficoltà a mantenere un equilibrio complicato, da parte di Bergoglio? «La risposta immediata ad una domanda è ovviamente ben diversa dai testi scritti, frutto di
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E' giusto fermare l'aggressore ingiusto? Nel suo nome guerre di conquista
LA RIFLESSIONE
- «È lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo: fermare. Non bombardare, fare la guerra, ma fermarlo. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati». Così papa Francesco, nella conferenza stampa durante il volo in aereo che da Seoul lo stava riportando a Roma, lo scorso 18 agosto, al termine della visita pastorale in Corea del sud, ha risposto alla domanda di Alan Holdren, giornalista della Catholic News Agency, che gli aveva chiesto se approvasse i bombardamenti Usa in Iraq contro i «terroristi» dell’Isil «per prevenire un genocidio» e «per proteggere il futuro delle minoranze», compresi i cattolici. «Dobbiamo avere memoria», ha aggiunto Bergoglio. «Quante volte, con la scusa di fermare l’aggressore ingiusto, le potenze si sono impadronite dei popoli e hanno fatto una vera guerra di conquista. Una sola nazione non può giudicare come si ferma un aggressore ingiusto. Dopo la Seconda guerra mondiale, è stata l’idea delle Nazioni Unite: là si deve discutere, dire: “È un
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Riflessioni bibliche “Il cristianesimo ha tradito Gesù?”, Giorgio Jossa
novità, una «svolta» hanno titolato diversi quotidiani, oppure si colloca in continuità con il Magistero della Chiesa sulla guerra? Non credo si possa parlare di una “svolta”. Ci troviamo davanti ad approfondimenti e precisazioni di una linea già in precedenza elaborata. Certo, rispetPapa Bergoglio
Iraq, lo stretto sentiero di papa Francesco un lungo e meditato processo di elaborazione, con cui si possono confrontare le precedenti posizioni del papato in materia di guerra», spiega ad Adista Daniele Menozzi, docente di Storia contemporanea alla Normale di Pisa, studioso del papato in età moderna e contemporanea e autore del volume Chiesa, pace e guerra nel Novecento. Verso una delegittimazione religiosa dei conflitti, Il Mulino, Bologna, 2008 (v. Adista Notizie n. 61/08). «Mi pare tuttavia che si debba notare una certa evolu-
zione all’interno dello schema assunto dal Magistero dopo il Concilio Vaticano II, che aveva limitato la guerra giusta alla guerra di difesa». Quali sono gli elementi evolutivi? In primo luogo la denuncia che sotto il richiamo alla guerra di difesa i governi hanno spesso fatto passare propagandisticamente una guerra di conquista: la coscienza cristiana è così chiamata a vigilare sulle giustificazioni date a questo tipo di conflitti. In secondo
luogo l’affermazione che l’esistenza di un’aggressione può essere dichiarata dal più alto consesso internazionale, le Nazioni Unite: dunque organismi regionali, ad esempio la Nato, non sono moralmente legittimati a ricorrere alle armi. In terzo luogo le modalità con cui fermare l’aggressore sono sottoposte a vincoli: il ricorso a certi mezzi, come i bombardamenti, che colpiscono le popolazioni civili, non sono giustificabili. Questa posizione costituisce una
to a quanto avevano potuto far supporre i primi interventi di papa Francesco – vale a dire il ricorso a mezzi spirituali, come il digiuno e la preghiera, per fermare la violenza delle armi nella società contemporanea – si assiste così ad un ritorno, pur ben circoscritto, alla tradizionale via elaborata dalla Chiesa romana: si guarda alla guerra con l’intento di moralizzarla, non di delegittimarla. Quindi le cose sono cambiate rispetto al settembre 2013,
3. La gioia del Vangelo (Evangelii gaudium) di Gianfranco Vanzini - Le sfide attuali e la legge dell’amore. Continuando la lettura dell’Esortazione apostolica di Papa Francesco “ Evangelii gaudium”, giungiamo al punto in cui il Papa offre una acuta analisi della situazione particolare in cui si trova oggi l’umanità. Accanto alle scoperte e ai successi che contribuiscono al benessere delle persone, c’è un aumento preoccupante di gravi patologie. La paura, l’insicurezza e la disperazione si impadroniscono del cuore di molte persone, la gioia di vivere frequentemente si spegne. Crescono la mancanza di rispetto e la violenza. Da una parte si getta il cibo nei rifiuti, dall’altra c’è gente che soffre la fame. “La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano.” Questo squilibrio proviene da opposte ideologie: quelle che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria e quelle che riducono l’uomo a mero esecutore di leggi e di disposizioni piovute dall’alto. Non la legge per l’uomo, ma l’uomo per la legge. Dietro questi atteggiamenti si nascondono: il rifiuto di Dio e il rifiuto dell’etica. All’etica si guarda sempre più con un certo disprezzo beffardo. La si consi-
Papa Francesco
dera controproducente, troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere, perché dice che: “Il denaro deve servire e non governare.” In questo contesto va considerato anche che “il processo di secolarizzazione tende a ridurre la fede e la Chiesa all’ambito privato e intimo e, con la negazione di ogni trascendenza, produce una crescente deformazione etica e un progressivo aumento del relativismo, che danno luogo ad un disorientamento generalizzato.” Mentre la Chiesa insiste sull’esistenza di norme morali oggettive, valide per tutti, ci sono coloro che presentano questo insegnamento come ingiusto e spingono verso una crescente forma di relativismo morale. Anche la cultura mediatica e qualche ambiente intellettuale, troppo spesso trasmettono una marcata sfiducia nei confronti del messaggio della Chiesa. Il Papa allora ricorda ai cristiani che, essendo chiamati ad
illuminare e a comunicare vita e gioia non si devono lasciare affascinare da discorsi, teorie o suggestioni che generano solamente oscurità e stanchezza interiore. Devono, invece, trasmettere a tutti che: “La gioia del Vangelo è quella che niente e nessuno ci potrà mai togliere” I guai e i problemi del nostro mondo - e quelli della Chiesa - non devono essere scuse per ridurre il nostro impegno e il nostro fervore, ma devono essere considerati come sfide per crescere. La sintesi del suo invito è: “Non lasciamoci rubare la gioia dell’evangelizzazione…non lasciamoci rubare l’entusiasmo della missione. Le sfide esistono per essere superate. Siate realisti, ma senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza.” Conclude indicando anche come fare. “Ai cristiani di tutte le comunità del mondo desidero chiedere specialmente una testimonianza di comunione fraterna che diventi attraente e luminosa.”
E continua: “Che tutti possano ammirare come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate mutuamente e come vi accompagnate: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35) Chiediamo al Signore che ci faccia comprendere la legge dell’amore. Che buona cosa è avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di tutto! Sì, al di là di tutto! A ciascuno di noi è diretta l’esortazione paolina: “Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene”. Papa Francesco entra anche nei dettagli della vita comune e ricorda che: “Tutti abbiamo simpatie ed antipatie, e forse proprio in questo momento siamo arrabbiati con qualcuno. Diciamo allora al Signore: “Signore, sono arrabbiato con questo, con quella. Ti prego per lui e per lei”. Pregare per la persona con cui siamo irritati è un bel passo verso l’amore, ed è un atto di evangelizzazione. Facciamolo oggi! Non lasciamoci rubare l’ideale dell’amore fraterno! Come sempre, il Papa ci ricorda e ci rimanda al solito Vangelo: Il Vangelo dell’amore, sempre lo stesso, ma sempre nuovo e attuale. (Continua)
quando Bergoglio lanciò una giornata di preghiera e di digiuno per scongiurare l’intervento armato in Siria? “Mi pare che sia proprio il confronto con una nuova situazione a spiegare questo indirizzo. La nascita di uno Stato islamico che procede all’eliminazione violenta delle minoranze, non solo quelle cristiane ma tutte le alterità religiose, non può non preoccupare la Santa Sede. Come ha notato il segretario di Stato, mons. Parolin, Roma rifiuta la tesi che sia in atto uno scontro tra islamismo e cristianesimo: in tal modo non si allinea a quanti, attraverso la proclamazione dell’esistenza di uno scontro di civiltà, vorrebbero arruolare la Chiesa nella crociata anti-islamica. Tuttavia il papato, che pure mette in conto il valore del martirio, deve anche dare una qualche risposta concreta alle richieste di aiuto che provengono da popolazioni di
La chiesa non si allinea a quanti, attraverso la proclamazione dell’esistenza di uno scontro di civiltà, vorrebbero arruolarla nella crociata anti-islamica. fedeli sottoposti a processi di scristianizzazione violenta e minacciati nella stessa sopravvivenza. Ma l’invito a «fermare l’aggressore ingiusto» presuppone l’uso delle armi? In tal caso allora non si tratterebbe di “guerra umanitaria” come altre nel recente passato? Su questo punto si può rilevare un’evidente debolezza nella linea proposta da papa Francesco. Il pontefice sembra prospettare l’impossibilità di fermare chi usa la violenza delle armi per sopprimere un fondamentale diritto umano, come il diritto alla libertà religiosa o il diritto all’esistenza, senza ricorrere ad un uso, pur condizionato e limitato, delle armi. Ma, anche riconoscendo tutto il valore dei progressi tecnici, appare assai difficile imporre confini una volta che si sia imboccata questa strada. In effetti i precedenti tentativi di moralizzare la guerra non hanno avuto successo. Difficile pensare che Francesco non ne sia consapevole. Ci si può allora augurare che abbia voluto pubblicamente richiamare i termini di un dilemma, cui la Chiesa si trova oggi di fronte, fermare senza bombardare, facendo in qualche modo appello alla creatività evangelica dei credenti perché lo aiutino ad individuare, in questa drammatica contingenza storica, la strada che fermi l’ingiustizia violenta senza cadere in una analoga violenza. (luca kocci) *Adista, n. 30, 2014
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Dal 9 al 12 ottobre. Il futuro che c'è già si trova nelle fiere
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Sia Guest: alla Fiera di Rimini idee e spunti per fare turismo I settori: hotellerie, arredo e contract, bagno e benessere, tecnologie e servizi. Spazio anche ai temi di Sia Trend con le installazioni di progettisti e designer, e di Sia Green con le soluzioni ecosostenibili per l’albergo
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zione, nuovi format e trend. Wellness I Love My Wellness. Progetto realizzato in collaborazione con Wellness Design, rappresenterà ciò che il mercato propone di più innovativo in questo senso, ospitando progetti messi a punto per concretizzare interventi che mirano al risparmio energetico, alla fruibilità e alle
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Simone Micheli con Renovation Hotel, che parlerà ai visitatori Salone delle nuove strade per realizzare intelligenti e sostenibili interventi di rinnovamento dell’hotel, e per trasformarlo in un’opera iconica capace di originare, attraverso la sua identità, estese positività economiche. Giusta mossa Altra proposta quella denominata Fai la Mossa Giusta. Gli Architetti Alessio Cuzzolin e Silvia Giannini, coadiuvati dal project leader Luca Ceccarini, guarderanno all’hotel come ad una serie vincente di ‘mosse giuste’, ossia la comprensione di esigenze imprenditoriali, caratteristiche specifiche e criticità per sviluppare un progetto unico che in fiera sarà proposto in un’area di 700 mq gio-
cato intorno al tema degli scacchi. Premio Italiano A SIA GUEST si assegnerà il Premio Italiano per le Eccellenze del Social Media Marketing nel Turismo e nell’Ospitalità. Gli Hospitality Social Awards - Premio Italiano per le Eccellenze del Social Media Marketing nel Turismo e nell’Ospitalità, con il coordinamento di Teamwork vedranno in gara tre categorie di concorrenti: le strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere, le catene alberghiere e le destinazioni turistiche. Oltre a mostre, installazioni, convegni e workshop di formazione, SIA GUEST sarà anche un prezioso appuntamento durante il quale analizzare l’andamento turistico dei primi nove mesi del 2014. Il 9 ottobre verranno diffusi in anteprima nazionale i dati dell’Osservatorio Turistico-Alberghiero di Federalberghi relativo ai mesi che vanno da gennaio a settembre. Info visitatori: 0541/ 744.266; mail: infovisitatori@riminifiera.it; w e b s i t e : www.siaguest.it
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Settembre 2014
CATTOLICA
Il core business è un tappettino intelligente che arresta la macchina in caso di pericolo per l'uomo
CULTURA
Giulia Bernardi, la magia dei colori
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Wide, leader in Europa per sistemi di sicurezza per macchine automatiche FOCUS
- Sabato 30 agosto alle ore 17 in via Libertà, 14 presso il Flab di Cattolica è stata inaugurata la mostra della giovane pittrice indipendente Giulia Bernardi. L’artista di San Clemente, classe 1989, diplomata all’ITC Gobetti di Morciano ed ora iscritta alla facoltà di Educatore sociale e culturale a Rimini, è approdata alla pittura solo nel 2013, dopo aver sperimentato la fotografia. Da quella data si sono susseguite mostre e progetti quali Bozz(e)Botte, Hendoku Yaku, Appesi, Apollo e le sue muse, Valigie. Nelle sue opere i soggetti, i materiali e i colori sono scelti in maniera accurata e precisa. I soggetti rappresentati, spesso, nascono anche da un “incontro-incrocio” con la fotografia. Molte opere rappresentano situazioni da lei stessa fotografate e così intrappolate nel tempo. I materiali sono tutti di riciclo e i colori sono frutto di una scelta ponderata. Ogni
colore usato ha un significato, nella convinzione che il colore possieda una carica potente e magica. L’esposizione, la prima a Cattolica, sarà una mostra “riassuntiva” del percorso fatto finora, volutamente senza titolo, e comprenderà parte delle opere già dipinte ed esposte dalla Bernardi in altre sedi. La location è anch’essa speciale in quanto il Flab nasce a Cattolica, in una piccola via del centro e rappresenta non solo come luogo di shopping, ma anche come vero e proprio laboratorio di sartoria, oltre che galleria d’arte e anche punto d’incontro. Negozio di abbigliamento, offre servizi di sartoria e personalizzazione dei capi; cuore pulsante del Flab: Alex Line, l’azienda della famiglia Fargnoli che da quasi vent’anni opera nel campo della moda. La giovane promessa del mondo dell’arte sarà in mostra per circa tre settimane.
- La certificazione italiana di valenza europea del brevetto del tappettino intelligente salva uomini è arrivata lo scorso luglio. Alle spalle ci sono due anni di lavoro, una collaborazione stretta con le università di Bologna e Parma e sul piatto il 10 per cento dei ricavi destinati alla cosiddetta ricerca e sviluppo. Si sta parlando di Wide Automation, azienda di Cattolica leader europea di sistemi di sicurezza per l'automazione industriale: tedeschi e svizzeri i concorrenti agguerriti. Il prodotto di punta, quello del brevetto di cui sopra, è un tappettino che in base alla posizione dell'uomo lungo la macchina operatrice segnala il pericolo alla stessa e l'arresta. Wide serve i maggiori produttori mondiali di macchine per la lavorazione del legno e dell'alluminio: la tedesca Homag (numero uno), la pesarese Biesse, le riminesi Scm e Masterwood (Scm e Biesse sono sul podio insieme all'Homag). L'export vale il 30 per cento del fatturato. I mercati principali: Germania, Francia, Spagna, Polonia, Cecoslovacchia. Ora, l'azienda cattolichina cerca nuovi sbocchi che avanzano a passi ampi nel settore della macchine per legno ed alluminio: Turchia e Brasile in testa. In Sud America, è presente con un agente a Santiago del Cile, che rappresenta una serie di aziende italiane grazie all'organizzazione di Confindustria Emilia Romagna. Dietro la Wide ci sono tre
Claudio Terenzi, uno dei tre titolari
cattolichini: Claudio Terenzi, Loris Neri (ex calciatore del Cattolica ai mitici e tristi tempi della C) e Agostino Bontempi. Il cinquantanovenne Terenzi è un po' l'immagine della società. Sposato, un figlio universitario (Economia e commercio), ha sempre avuto il pallino della tecnologia. Durante l'ultimo anno da perito elettro-tecnico, fine anni Settanta, si iscrive ad un corso per programmatori di computer. Va militare in marina e lo spediscono a Roma, al ministero della Difesa, come programmatore. Finisce il militare e trova lavoro alla Waircom, azienda italiana che si occupa di tecnologia pneumatica. Nell'85, a Pesaro, è il responsabile di Univer; progetta, assembla e commercializza componenti per l'automazione industriale. Si aggiungono le rappresentanze di prestigiose aziende: Hitachi, Sick, Balluff, Novotechnik e Kuhnke. L'anno della svolta è il 1998, la Wide Automation en-
tra nel settore della sicurezza industriale. Prima come agenzia dell'americana Miller; poi come produttori. Nello stesso anno, inizia la produzione di cilindri elettrici. Nasce così la collaborazione con la giapponese Ogura, leader mondiale nella produzione di freni e frizioni ad isteresi magnetica. Oggi, Wide, ne ha la rappresentanza italiana. Tre le direttrici di Wide: una propria produzione di sistemi per la sicurezza sul lavoro, agenzia di prestigiosi marchi per l'automazione (Autorotor, Glentek ed Ogura) e il settore dell'energia da fonti rinnovabili. Importa (e assembla) biciclette e scooter elettrici e sta sviluppando progetti per l'eolico off-shore davanti alle coste del Riminese. “Ci difendiamo abbastanza bene”, racconta Terenzi. Il loro anno orribile fu il 2009. Il fatturato crolla; le primarie aziende italiane tagliano gli ordini. La loro ciambella di salvezza parla tedesco. E' la
Homag. Quella crisi venne affrontata fuori dai canoni delle relazioni industriali. Racconta Terenzi: “Facciamo una riunione con i ragazzi. La domanda è: che cosa si fa? Si decide di restare tutti insieme con il part-time. Dopo due anni riprendiamo ad assumere. Non è retorica; per me il rapporto coi dipendenti deve essere fraterno. E non si lavora per fare utili, ma per concretizzare delle idee. Ne è la dimostrazione la percentuale che investiamo per sviluppo e ricerca”. Nella zona industriale di cattolica dal 2000, la Wide ha una serie di installazioni che fanno prestigio. Renzo Piano ha inserito il tappettino a parigini, al Pantheon; al passaggio si accendono e spengono delle luci. Alcune paesi di montagna li hanno interrati sui sentieri per contare le presenze. Per ragioni di sicurezza, sono stati installati anche sulle pedane per disabili degli autobus; il segnale elettrico blocca le porte.
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12 ottobre il “Talpas Day” Centinaia di ragazze e ragazzi di Cattolica e Gabicce Mare fotografati nei primi anni Ottanta, manifesti, locandine, fanzine, copertine LP, riviste musicali e di satira, fumetti, libri, gadget e... tanta musica rock
di Enzo Cecchini
Locandina della mostra
no di “premere” affinché l'amministrazione comunale acconsenta di prorogare la chiusura della mostra a dopo le feste natalizie: il 7 gennaio 2015. Possibilmente a titolo gratuito... La parte fotografica: “rispolvera” la storica mostra Giovani sparsi nella città doppia con la quale Radio Talpa inaugurò il Centro culturale polivalente di Cattolica nel “lontano” 27 febbraio 1983. A questa si aggiungono altre decine di foto che tante altre persone, venute a conoscenza dell'evento, ci stanno portando. Dunque, ci troviamo centinaia di ragazze e ragazzi di Cattolica e Gabicce Mare fotografati nei primi anni Ottanta. Che emozione rivederle e rivedersi dopo oltre trent'anni! Molti di loro, gli ex giovani degli anni della Grande Creatività, sono nel frattempo
diventati padri e in diversi casi anche nonni. La parte grafica della mostra: consiste nella riproposizione dei tanti manifesti, locandine, fanzine, volantini, ecc. che hanno immortalato concerti, feste, “Talpelonghe”, “Divertamoci correndo”... organizzate da Radio Talpa. E poi il grande Questionario giovani: con 50 domande spedito a tutti i giovani cattolichini e gabiccesi (dai 13 ai 26 anni) che in oltre mille risposero riempiendo non solo le caselle delle risposte, ma anche arricchendolo di tanti suggerimenti e riflessioni. Tutti possono vedere (e toccare), con tanto di percentuali dettagliate, che cosa pensavano i nostri giovani degli anni SettantaOttanta sull'amore, la droga, la religione, il sesso, i partiti, la politica, la famiglia, la scuola, ecc. ecc. Un
particolare non secondario: il Questionario Giovani, oltre ad essere stato recensito dai maggiori quotidiani e riviste nazionali... ebbe il plauso del presidente della Repubblica Sandro Pertini. La lettera originale è messa in bella mostra. Infine la parte documentaria. Beh, qui c'è di tutto: gadget della Radio, documenti, libri, riviste musicali e di satira, del movimento delle donne, opuscoli politici... e poi le mitiche copertine degli LP, quelle storiche: dalle psichedeliche alle più sobrie, dalle più provocatorie a quelle che riproducono i volti dei grandi miti del rock. I visitatori della mostra vengono avvolti dalle sonorità rock (e non solo) degli anni Sessanta-Settanta-Ottanta. E poi... occhio alle luci. Da sballo!... Insomma ragazzi, non sono cianfrusaglie, sono le testimonianze documentate di una generazione che usava la parola utopia credendoci, perché la speranza nel futuro, l'energia creativa e la voglia di lottare riempiva di senso i sogni. Ah! si dimenticava di informare che domenica 12 ottobre, dalle ore 15,30, un “manipolo di irriducibili” Dj di Radio Talpa danno un assaggio, per alcune ore, di quello che sapevano fare e delle loro competenze in campo musicale. E' il ritorno del vinile! Da brividi!... E' solo un aperitivo in previsione della Grande Festa nella seranotte del 31 ottobre “Dancing happening visualsonoro”. Dove? Al Round House in via Del Prete, 130, a Cattolica (naturalmente).
Agosto, colpi di sole (nonostante la pioggia) ALLEGRO (ma non troppo) di Cecco
Turisti a go-go a Cattolica Leggiamo: “Dal Comune snocciolano dati positivi: giugno +5,2%, luglio +0,4%. Soddisfazione del sindaco Cecchini”. E la Madona! Ma se l'è stè quasi sempre piova e galavérna! Aj duvìn créd?!?... Storioni e istrioni - Leggiamo: “Il sindaco Cecchini inaugura all'Acquario - (con tanto di fascia Tricolore) - la vasca Blu degli storioni”. Vi ricordate Charles Aznavour quando cantava: “Io sono un istorione, ma la genialità è nata insieme a me...”. Madunéna sènta!... Abusivismi - Leggiamo: “Distribuiti 5mila volantini sulla spiaggia contro gli abusivi”. L'abusivìsme a n'ha sno la pèla scura o j'oc a mandurla. Tucaria fè anche un vulantén scrét in catulchin. Os-cia!...
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Palazzo del Turismo di Cattolica. Performance dei vecchi Dj e buffèt
EVENTI CULTURALI
- La grande storia racconta che il 12 ottobre è un giorno importante: nel 1492 la scoperta dell'America con Cristoforo Colombo e gli americani (statunitensi) dal 1972 celebrano questa data con una festa nazionale: il Columbus Day. Nello stesso anno e giorno il grande pittore Piero della Francesca muore a San Sepolcro (ma lascia ai posteri opere sublimi). Nel 1935 nasce Luciano Pavarotti che ci ha deliziato con la sua voce ridando emozione e vita alla tradizione operistica italiana. Nel 2003 Michael Shumacher (auguri Shumi!) diventa l'unico pilota a vincere 6 titoli di Formula Uno... Fermiamoci qui con la storia e parliamo di attualità: Il Talpas Day - Alla riscoperta della Talpa. Il 12 ottobre 2014 a Cattolica, una domenica, nella sala mostre del Palazzo del Turismo (via Mancini, 24) viene inaugurata una grande mostra (rimarrà aperta fino al 2 novembre 2014 - orario 16-19). Il termine mostra potrebbe essere quasi “offensivo”, visto che già il titolo evoca molto di più: “S/ OGGETTI E PROGETTI DI UNA RADIO LIBERA - Esposizione fotografica, grafica e documentaria”. La “fantomatica” radio libera è Radio Talpa, ancora oggi un mito: nel ricordo dei giovani dell'epoca e nell'immaginario di chi è nato dopo. Brevissima storia. Fine 1976 i primi incontri, marzo 1977 le prime trasmissioni, poi anni tumultuosi, creativi, ribelli... dove personale e politico si danno la mano e cultura-sociale-politica si avvinghiano tra Eros e Thanatos. Troppo forte? Un tocco di drammaticità “intellettuale” non guasta mai... Ma al di là del mitologico, andiamo vedere cosa offre ai visitatori l'esposizione. Un inciso: si è sicuri che saranno moltissimi, tanto che già adesso diverse persone chiedo-
Settembre 2014
ESTATE 2014 - PIOGGIA, MELE MARCE, PECORE NERE E INNOMINATI
Blitz dei carabinieri e Nas nei nostri alberghi. Lavoro nero e alimenti scaduti...
Il ponte - Leggiamo: “Il ponte levatoio non si abbassa”. Un caso di priapismo acuto? Al sta sempre rét. Caz!... Il teatro - Leggiamo: “VGS,
Cecchini: “Sono poche mele marce da isolare” - Monetti: “Le pecore nere vanno rimesse sulla retta via”...
Ma stli mélie e stli pégre li ha un nom? Perché se a stè tut tal maciòn, nun a sin custrèt a fè tut dl'érba un fas...
l'area delle collinette può diventare un teatro. Lo dice il sindaco Cecchini”. Sé, cla mucia ad tèra la dvintarà al Teatro ad Taormina... tl'insugne. Pora
nun!... Pirotecnici - Pluff! - Bim! Bum! - Bum!Bum! Fuochi d'artificio 15 agosto 2014. J'è stè più pirèta che piro...
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Palazzate
di Cecco
La bicicletta - Leggiamo: “Buche nelle strade, Cecchini
sale in bici e controlla. ‘Ora massima priorità’”. Perché u j'è vlù tre an per fè un gir sla biciclèta e cuntè li bus? Us véd cl'aveva la biciclèta sgonfia. Va pu là!... Bike hotel - Leggiamo: “Bike hotel, incubo strade. Magnani: ‘Troppe arterie dissestate e pericolose’”. I pudria ciamè l'associaziòn “Buke hotel”. Os-cia!...
La minaccia - Leggiamo: “‘Toglietemi la multa o mi ammazzo’. Venditore abusivo irrompe in municipio e minaccia di buttarsi dal balcone”. Maliziosi dicono che una piccola folla (di commercianti?) da sotto urlavano “buttati! buttati!”. E pu t'mi zcur dla pace tra i popoli. Da strimulì al sangue... Macrostruttura - Leggiamo: “Macrostruttura, firmata dalla giunta la delibera che proroga al 31 ottobre”. Dop che j'ha mand via ma Bondi i n'ha più prèsa sota al cul? Quijst in sa una più dal dièvle. Verrà chi vòl Manizza... Il laghetto - Leggiamo: “Il comitato Ventena pulisce il lago del Parco della Pace”. Se j'aspitèva quij dal Cumun al nasiva i cucudrél. Pataca nona!... Festa dell'Unità... col morto (1) - Leggiamo: “Festa Unità con tante polemiche”. Ispirato dal ‘tressette col morto’, il Pd inventa la ‘Festa col morto’. Come dire che la Festa è stata anticipata: dal 2 novembre al 5 settembre. Prima i maza l'Unità e po' ij fa anche la festa. Piaza Primo Maggio? L'è roba da campsènt, altroché . Caz!...
Festa Unità (2) - Leggiamo: “Vasto programma per la Festa dell'Unità”. Intervento poltico con Bonaccini: miao-miaaomiao (i tre gatti presenti). Ballo: paraponzi-paraponzipo (Maria cum t'bal bén - Uhm, mal cul). Stand gastronomici: gnam-gnamgnam. Beh, quand us trata da magnè un gnè gnint da dì...
Musica - Leggiamo: “Il Comune si dà alla musica”. Burdèl, l'era pèg s'is dèva ma l'alcol o la droga. Dambat!... L'uomo mascherato - Leggiamo: “Paura. Gira mascherato e semina il panico nel quartiere”. Leo, dai! Al savìn che t'zé arzulì tut... ma t'zé al vice séndaca... Smètla da fè al pupazèdie. Burdèl, un gnè più i vice séndaca d'una volta... Galvanismo - Leggiamo: “Il Comune dichiara guerra ai finti invalidi”. Dopo avere inondato (a parole) la città di telecamere, essere diventato il “bubù” degli abusivi... lancia un'altra “crociata”. L'è fort cume l'aséda sot'olie. Os-cia!... Annunciazione! Annunciazione! - Leggiamo: “Il vice sindaco Cibelli annuncia mezzo milione di euro per la manutenzione delle strade” - Ancora: “Cibelli annuncia l'arrivo di una ciclabile”. Leo, al bastarìa sno al 5% realizèd ad tut chi'anunc. Catolga la sarìa la cità più bèla dal mond. Caz!... Blitz - Leggiamo: “Cucine da incubo e lavoro nero. Blitz dei carabinieri e Nas tra Rimini e Cattolica”. Operatori turistici che lavorano per il “pene” della città. Caz! E ancora caz!... Candidati Pd - Leggiamo: “Pd: ‘cerchiamo candidati competenti’”. Vést che chi brèv ai ciapè sempre a s-ciafòn, tocarà andè a cerchè da un'ènta pèrta. Avì pruvè tal casén? Os-cia!... Candidati - Leggiamo: “Montanari (Pd) non scende: ‘Trc, andiamo avanti’”. Ciuf-ciuf... tuuuuu!... ssccc!... scraash!... sbaang!... Tlingtling... Adès l'è smont. Tut scruc-lèd. Pora nun!...
CATTOLICA
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Sound Project al Teatro della Regina sabato 25 ottobre ore 21,15
Tributo al mito dei Pink Floyd Il cultori dei Pink Floyd considerano i Sound Project la migliore cover band italiana. “Il nostro percorso di ricerca - dicono - verso quelle sonorità che hanno affascinato diverse generazioni, ci ha portato ad una riproduzione fedele e senza l’ausilio di basi preregistrate molto apprezzata dal nostro pubblico” EVENTI MUSICALI di Enzo Cecchini - A quando risale l'idea del progetto Sound Project? “Eravamo un piccolo gruppo e suonavamo di tutto, poi nel 2006 ci siamo ritrovati con altri fedelissimi dei Pink Floyd per formare questo progetto. Negli anni siamo cresciuti, ci siamo strutturati, si sono susseguite diverse persone nella band tra coriste, chitarristi, bassisti, ma non si è mai persa quell’identità di fare musica in una certa maniera, cioè alla ricerca di quel suono inconfondibile che ha fatto innamorare intere generazioni”. Come progettate i vostri spettacoli? “Il senso che intendiamo dare ai nostri live è quello di un cammino musicale che parte dagli inizi dei primi Pink Floyd psichedelici, fino ad arrivare agli ultimi successi post Roger Waters, passando sempre attraverso le pietre miliari che hanno costituito il successo della band inglese. Grazie alla collaborazione della ProMusic di Reggio Emilia, abbiamo allestito quest’anno uno spettacolo a tutto tondo, potenziando l’aspetto audio e soprattutto scenografico, con giochi di luci ed effetti sul palco che accompagnano gli ormai leggendari video proiet-
tati sullo grande schermo circolare”. Quindi avete necessitàdi spazi adeguatiper i vostri live... “Proprio per questo motivo è partito il Tour dei Teatri italiani nell’inverno scorso. Siamo partiti da Vignola e dopo Bolzano, Riccione, Foligno, Savignano e Firenze. Abbiamo continuato con la versione Summer Tour 2014 con Poggio Berni, Modena, Pescara, Bologna concludendo questa meravigliosa esperienza proprio al Teatro della Regina di Cattolica sabato 25 ottobre alle ore 21,15. Il numeroso e caloroso seguito di pubblico ai nostri live ci spinge a continuare nella direzione intrapresa della ricerca e del miglioramento dello spettacolo, proseguendo il cammino verso nuovi Teatri ed Arene d’Italia”. Qual è la chiave del successo Pink Floyd?
“I Pink Floyd non sono solamente musica, i Pink Floyd creano un’atmosfera con il coinvolgimento totale del pubblico”. ...E quella dei Sound Project? “Il pubblico floydiano è un pubblico molto particolare, ama riascoltare i caratteristici suoni e rivivere quelle emozioni che solamente i Pink Floyd sapevano regalare ai loro sostenitori. Il nostro percorso di ricerca verso quelle sonorità, ci ha portato ad una riproduzione fedele e senza l’ausilio di basi pre-registrate molto apprezzata dal nostro pubblico”. Chi sono i Sound Project? “Per riprodurre al meglio le atmosfere Pink Floyd, il gruppo deve essere necessariamente ben strutturato così come lo erano loro negli ultimi live. Siamo 10 musicisti coadiuvati da tecnici audio, video, luci e collaboratori di palco. La chitarra solista è di Luca Pesaresi, accompagnata da quella effettistica di Massimo Marzaloni. Alla voce solista e chitarra c’è Leonardo Bollini accompagnato dalle tre coriste Sophie Rossini, Laura Corbelli e Simona Fratti. Alle tastiere e pianoforte abbiamo Claudia Ciuffoli mentre all’Hammond Stefano Ripa. La parte ritmica della band è curata da Andrea Rossi al basso e da Luca Marzaloni alla batteria e al sax”.
Il concerto “Tributo ai Pink Floyd” rientra nel ciclo degli eventi per il 30° di Radio Talpa. Informazioni - Prevendita biglietti: 349-1736565 (ore 16-19). Costo biglietti: interi 15 euro - ridotti 12 euro.
Il gruppo Sound Project. Da sinistra: Luca Pesaresi, Leonardo Bollini, Stefano Ripa, Luca Marzaloni, Laura Corbelli, Sophie Rossini, Simona Fratti, Andrea Rossi, Claudia Ciuffoli, Massimo Marzaloni. (foto: pierluigi.magnani@yahoo.com)
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CATTOLICA
Giovanna Ubalducci, assessore all'Urbanistica, risponde aa Gianfranco Vanzini
Uffici aperti, cittadini e leggi Giovanna Ubalducci
LA LETTERA - Rispondo all’articolo pubblicato sulla Piazza di agosto a firma Gianfranco Vanzini, relativo all’Ufficio Urbanistica del Comune di Cattolica . In verità ,essendo l’articolo rivolto impersonalmente allo stesso ufficio, con una serie di osservazioni che si sostanziano per lo più in “criticità,” avrei potuto omettere qualsiasi considerazione al riguardo, ma oltre a sentirmi in prima persona coinvolta nelle critiche, seppur mai menzionata dall’autore, ho ritenuto di dare comunque una risposta all’amico Gianfranco, oltrechè alla città di Cattolica: al momento infatti, sono l’assessore all’Urbanistica di questo Comune. Partendo dalla critica sugli orari di ricevimento del pubblico, rilevo una prima fondamentale inesattezza nell’articolo citato, perché non è vero che l’orario di ricevimento al pubblico sia esclusivamente il martedi dalle 8.30 alle 10.30: un bel cartello, molto visibile sulla porta d’ingresso dell’ufficio urbanistica, afferma da sempre che l’orario del martedi è dalle 8.30 alle 13.30; e un altro cartello conferma la possibilità di ulteriore ricevimento il giovedi, su prenotazione diretta coi vari uffici di riferimento, dalle 9 alle 13; oltre al fatto che la sottoscritta assessore riceve su appuntamento praticamente ...sempre. Chiarito questo aspetto, che evidentemente l’amico Gianfranco non ha puntualmente verificato, mi
voglio soffermare , invece , sull’altro più sostanziale, a mio parere, riguardante il rispetto delle regole. Dal presupposto che su ogni porta degli Uffici comunali è stata affissa una targa in cui in buona sostanza si afferma che i dipendenti, funzionari, dirigenti comunali, agiscono nel rispetto della legalità ed imparzialità, Vanzini trae la conclusione che il Comune di Cattolica, darebbe la precedenza alle norme, piuttosto che alle persone in quanto destinatari di servizi. Gianfranco cita a supporto della sua tesi, alcuni articoli della Costituzione italiana, che secondo la sua interpretazione, darebbero infatti la priorità alla persona piuttosto che alle regole, conseguentemente “screditando” l’attività della pubblica amministrazione, che per principio generale e consolidato, è volta principalmente al loro rispetto. Sinceramente mi trovo in disaccordo con Gianfranco e con la sua interpreazione un po’ troppo soggettiva e semplicistica della Co-
stituzione che rischia di banalizzare quelli che sono i pilastri del diritto pubblico ed amministrativo. Ritengo, in accordo con la stragrande maggioranza dei costituzionalisti, che il rispetto dei cittadini passi in primis nel riconoscimento della loro totale uguaglianza di fronte alla legge: questo è il principio a cui tende o dovrebbe tendere, la funzione pubblica. Le regole, cioè le leggi e le norme, sono astratte, cioè applicabili ad ognuno in modo identico e non confezionate ad personam. Attenzione dunque a sostenere, caro Franco, che prima vengono i bisogni dei cittadini e poi le regole; le regole vanno fatte e vanno fatte rispettare, proprio per assicurare che i bisogni dei cittadini siano soddisfatti in modo imparziale!! Se le norme non esistessero, quale sarebbe il parametro applicativo per il rispetto delle esigenze e dei bisogni dei cittadino? La soggettività del funzionario di turno?! Negli uffici comunali si applicano regole, norme, così all’urbanistica come all’ufficio demanio o polizia municipale... le regole che abbiamo, quelle statali, o regionali, o i regolamenti che il Consiglio Comunale si è dato. Questi ultimi, se iniqui o non più conformi alle esigenze attuali della Comunità, possono essere modificati velocemente, non così le norme di rango superiore che richiedono procedimenti complessi di revisione : anche questo è un princi-
pio sancito dalla nostra Costituzione!! Dunque, in sintesi, i cittadini devono sapere che la loro maggior tutela, è quella di essere trattati in modo imparziale dalla Pubblica amministrazione e questo è garanzia di rispetto e considerazione Altra cosa è la contestazione delle norme, perché si ritengono inique o insoddisfacenti: come ho già detto, la democrazia, che ha le sue radici nella nostra Costituzione, impone regole che vanno rispettate, ma che non per questo sono sempre perfette e intangibili. Altra cosa è l’eccesso di regole, che si traduce nella inutile burocrazia e porta spesso al rallentamento della efficienza della pubblica amministrazione: ma questo è un altro capitolo, che riguarda il Legislatore Italiano, sul quale si potrebbero fare mille congetture e dare milioni di soluzioni, senza tuttavia sopprimere il concetto basilare che si traduce nel principio di legalità, imparzialità, trasparenza, della pubblica amministrazione. Ciò detto, auspico che Gianfranco possa ulteriormente spiegarmi il suo pensiero, qualora l’avessi frainteso, magari facendo due chiacchiere nel mio ufficio all’urbanistica, rammentandogli che il martedi gli uffici sono aperti al pubblico tutta la mattina, il giovedi su appuntamento telefonico e che la sottoscritta è sempre disponibile al confronto, basta chiamarmi. Un
caro saluto. Giovanna Ubalducci, assessore all'Urbanistica
CULTURA
Vanzini, il suo libro nella libreria del Meeting
Il libro del cattolichino è quello con la copertina che reca i colori dell'arcobaleno
- “Il Decalogo. Guida per una vita felice”. E' il primo libro di Gianfranco Vanzini, già direttore generale dell'Aeffe. E' una traccia se non per una esistenza felice di certo di serena tensione. Le sue pagine aiutano a riflettere. Era, il libro, nella grande libreria all'interno del Meeting di Rimini lo scorso agosto. Di fronte c'erano i libri di papa Bergoglio.Vanzini appartiene a questa categoria di persone: serio, competente, con l'umiltà di saper approfondire. Ha il coraggio di difendere le proprie idee. CULTURA
Serenità familiare in mostra - La felicità familiare in mostra lo scorso agosto. La bella iniziativa è stata organizzata dai testimoni di Geova di San Giovanni in Marignano, presso il Palazzo del Turismo in via Mancini a Cattolica. Esposizione interattiva, con uin titolo ammiccante: “Come la famiglia può affrontare i problemi”. Il percorso affrontava quattro temi: la violenza sulle donne, il bullismo, la de-
pressione e lo stress. Fenomeni quanto mai diffusi che minano l’unità e la felicità di ogni singolo componente familiare e che toccano tutti da vicino, se si vuole restare lontani dalla retorica della famiglia. La mostra aveva bisogno di una guida, si snodava attraverso isole interattive con installazioni, pannelli grafici, giochi educativi per bambini e video, anche in lingua dei segni e in braille. Erano poi di-
sponibili pubblicazioni che il visitatore poteva consultare e prenderne una copia gratuita. Allestita e gestita dai volontari Testimoni di Geova, voleva essere una finestra aperta per sensibilizzare e condividere cause e possibili soluzioni su problemi reali che una famiglia potrebbe dover affrontare, mostrando come i principi biblici possono contribuire in maniera pratica alla felicità familiare.
CATTOLICA
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E' la mattina del 3 settembre 1944 quando entrano in città le truppe canadesi
Cattolica liberata
APPELLO
Chiunque sia in grado di fornire ulteriori particolari dell’episodio o dei personaggi è pregato di mettersi in contatto con la redazione de la Piazza o scrivere a castelvetro@email.it Grazie!
1944-2014 LA RESISTENZA RACCONTA - Con il movimento segreto di un ingente quantità di truppe e materiali verso la costa adriatica ha inizio alla fine dell’agosto del 1944 la Operazione Olive, la manovra a tenaglia delle forze alleate ideata per infrangere le fortificazioni tedesche della Linea Gotica che si estendono da La Spezia sino a Pesaro. Nel versante adriatico opera la 8a Armata formata dalle forze armate del Commonwealth britannico, nella parte centrale la 5a Armata formata dalle forze armate americane: obbiettivo del comandante in capo delle forze alleate in Italia, il generale Harold R. L. G. Alexander, il loro ricongiungimento nella Pianura Padana, costringendo le armate nemiche ad arretrare sul Po. Il 26 agosto inizia l’attacco sul versante adriatico ed il 29 gli alleati sono già nella valle del fiume Foglia: di fronte a loro i campi minati, i bunker, i cannoni ed i nidi di mitragliatrici che formano la temibile Linea Verde N. 1. Perfettamente a conoscenza della caratteristiche delle linee di difesa tedesche (grazie alla ricognizione aerea ed alle informazioni fornite dalla Resistenza italiana) ed approfittando della sorpresa e dello sbandamento tedesco, la 8a Armata sferra un micidiale colpo che in un paio di giorni crea una breccia nelle linee nemiche. L’attacco è incontenibile, i caposaldi cedono a catena e nella notte tra l’ 1 e il 2 le truppe tedesche, al comando del generale Heinrich Von Vietinghoff, ricevono l’ordine di abbandonare le posizioni per attestarsi oltre la valle del fiume Conca, lungo la Linea Verde N. 2. Inizia così una precipitosa ritirata, sotto l’incalzare delle truppe corazzate alleate. Nell’estremo settore est della Linea Gotica, a ridosso della costa, una dopo l’altra vengono conquistate Tavullia, la munita piazzaforte di Monteluro, Fanano, che viene presa nella mattina del 2 dal Loyal Edmonton Regiment supportato dai mezzi corazzati del 12th Royal Tank Regiment, e successivamente Gradara, accerchiata e cannoneggiata per sloggiare alcune postazioni anticarro, liberata dal 48th Royal Tank Regiment con l’assistenza del Princess Patricia’s Canadian Light Infantry, che puntano successivamente su Gabicce.
di Maurizio Castelvetro*
Pesaro, presidiata dai paracadutisti della 1. Fallschirmjäger-Division (i cosiddetti diavoli verdi, reduci dalla battaglia di Cassino) aveva inizialmente resistito all’attacco attuato dalle truppe polacche in collaborazione con i partigiani della brigata Maiella, ma con lo sfondamento della prima e seconda linea tedesca e la conquista di “Quota 204” (ove ha oggi sede il monumento alla Linea Gotica) era iniziata una manovra di accerchiamento, per evitare la quale alle alle ore 14 del 2 settembre era stata ordinata in extremis la ritirata tedesca verso nord, ovvero verso Cattolica, passando lungo gli unici due percorsi sicuri: la mulattiera che ora è la Strada Panoramica e il bagnasciuga, sulla costa. Su questa fase della Campagna d’Italia, iniziata in Sicilia, esiste una vasta memorialistica di parte canadese: il rapido sfondamento della temibile Linea Gotica nelle colline marchigiane/romagnole rappresenta infatti un vanto nella loro tradizione militare, fatto che ne giustifica l’ampia trattazione. Molte di queste fonti sono state utilizzate (e raccolte di prima mano) dallo storico riminese Amedeo Montemaggi, recentemente scomparso, riconosciuto da più parti come uno dei maggiori esperti della Linea Gotica, che ha operato a stretto contatto con protagonisti, testimoni e studiosi di ambedue le parti in conflitto, raccogliendo prezioso materiale che è ora conservato presso il Centro Internazionale di Documentazione “Linea Gotica”, oggi custodito dalla moglie Edda Montemaggi. Dalle testimonianze scritte appare la durezza del conflitto che sconvolse queste zone, tuttavia non paragonabile alla estrema violenza che seguì nella fase successiva, tra le vallate del Conca e del Marecchia, che portò alla distruzione di interi centri abitati. Focalizziamo in questo articolo l’attenzione su CATTOLICA. Il 2 settembre le truppe canadesi si affacciano finalmente sulla valle del Conca, lanciandosi con irruenza in avanscoperta: nel fare ciò uti-
Manifesto dell'A.N.P.I.
lizzano una particolare categoria di mezzi, i Linx II “Dingo”, piccole autoblindo leggere ma veloci, utilizzate per compiti di ricognizione più che per il combattimento, essendo biposto poco corazzate ed armate unicamente di una mitragliatrice Bren. Il pomeriggio del 2 un nucleo di soldati formati dalla compagnia “A” al comando del maggiore Henri Tellier, comandante in seconda del Royal 22e Régiment canadese francofono noto come Van Doos, si dirige verso Cattolica, provenendo da Gradara, a bordo o aggrappati alle veloci autoblindo dello squadrone “A” dei Royal Canadian Dragoons comandate dal maggiore Charles [Victor William] Vickers. Lungo la Strada Statale la colonna canadese viene avvistata e cannoneggiata da un carro armato Panther e successivamente bloccata dal fuoco di un forte nucleo di resistenza formato dai paracadutisti tedeschi che presidiano la stretta fascia costiera in modo da permettere l’arrivo a Cattolica degli ultimi commilitoni in ritirata da Pesaro: dopo una breve ma intensa scaramuccia, al calare del sole, i canadesi decidono di ritirarsi verso Gradara e rimandare l’iniziativa al giorno successivo, alla luce del sole. Nel frattempo lo squadrone “D” dei RCD del maggiore Allen Brady, a bordo dei più pesanti ed armati T17E1 “Staghound”, seguito dallo squadrone ‘B’ assieme ad una compagnia dei Van Doos, si slanciano in direzione San Giovanni in Marignano e Monte
Albano, cogliendo le forze tedesche di sorpresa in più di una situazione, le quali, ove possibile, reagiscono, per poi scomparire rapidamente abbandonando i mezzi. È il caso del Dingo del caporale James Paterson in avanscoperta alle porte di San Giovanni, che scendendo dalla collina piomba nel centro storico, sorprende un Tiger in manovra nelle strette vie del centro storico e ne uccide il comandante, allo scoperto sopra la torretta: l’equipaggio, convinto che le truppe alleate siano giunte in città, dopo alcuni cannonate di reazione verso l’unità canadese abbandona il carro armato, incendiandolo. Il mezzo di Paterson attraversa Montalbano, scontrandosi in velocità con un nutrito gruppo di tedeschi, rileva l’esistenza di un ponte temporaneo sul Conca eretto in sostituzione di quello distrutto dagli alleati, attraversato dalle truppe tedesche con ogni genere di mezzi, e torna alla base per riferire, scontrandosi nuovamente con una pattuglia di tedeschi; Paterson per la sua azione verrà decorato con la Military Medal. Quando, poche ore dopo, alla sera, Montalbano viene raggiunto dallo squadrone “B” dei RCD e da una compagnia dei Van Doos, la zona appare deserta e il ponte viene conquistato. Ora Cattolica è circondata. La sosta notturna nei combattimenti consente ai paracadutisti tedeschi rimasti di organizzare una fuga di massa: col favore delle tenebre, alla luce della luna piena, essi prendono la via del mare a bordo di tutte
le imbarcazioni che riescono a recuperare, riuscendo a raggiungere le proprie linea di difesa, in corso di attestamento sulla direttrice Riccione-Coriano-Gemmano. Nella testimonianza raccolta da Amedeo Montemaggi, Tellier afferma: «La mia compagnia era composta da un centinaio di soldati. Non potevo prendere Cattolica con un attacco diretto perché i paracadutisti erano più di noi, ritengo 100 o 200. D’altra parte essi erano ormai tagliati fuori dai loro camerati e non avevano alcuna possibilità di ritirarsi. Ma nella sera si raccolsero sulla spiaggia, presero delle piccole imbarcazioni e remando furtivamente sotto costa riuscirono a rientrare nelle loro linee fra Misano e Riccione. Fu un’operazione di scampo di prima classe.» Secondo la testimonianza di Edo Conti, narrata nella sua recente pubblicazione intitolata «Storia di una staffetta», edita da La Piazza, Cattolica era stata predisposta per la difesa mediante l’abbattimento di tutte le alberature, con i tronchi disposti di traverso lungo i viali e legati con reticolati di filo spinato: ma tutto era stato superfluo. Alla mattina del 3 settembre 1944, il maggiore Tellier (Van Doos) ed il maggiore Vickers (RCD) entrano con le autoblindo a Cattolica senza incontrare alcuna resistenza, accolti dai cittadini con la frase «Tedesco andare via il mare» (così viene indicato nella memorialistica canadese), mentre anche i Seaforth Highlanders of Canada fanno il loro ingresso nella devastata cittadina balneare. Vickers verrà ucciso in combattimento pochi mesi dopo, il 5 novembre, ed insignito della DSO (Distingued Service Order); medesimo riconoscimento otterrà Tellier il 14 settembre, durante i combattimenti sull’argine del torrente Marano a Riccione. Cattolica inizierà immediatamente l’opera di ricostruzione, sia materiale che spirituale, familiarizzando rapidamente
con le truppe alleate, diventando specificamente luogo di recupero delle forze per le truppe in avvicendamento dalla prima linea del fronte. La città viene citata in numerosi memoriali per la piacevolezza della sua spiaggia e del suo clima: «(...) Cattolica si stava rivelando, forse, il miglior luogo di riposo di cui avesse goduto il battaglione (…) un luogo ideale per nuotare, il nostro principale passatempo nei pochi giorni successivi» scriveva il diarista dei Seaforth Highlanders of Canada. «(...) Era davvero piacevole. L’Adriatico aveva proprio la temperatura giusta, la sabbia era calda, con un piacevole fresco venticello che veniva dal mare. Era così pacifico e rilassante che è stata veramente una cura. A parte le continue fiammate dei cacciatorpedinieri verso Rimini, a circa 10 miglia da lì, alcuni caccia in volo sopra il tetto e un po’ di filo arrugginito lungo la spiaggia, non avresti mai pensato che c’era la guerra» scriveva, ricordando quei giorni di settembre del 1944, il sergente Basil Smith. Poco più a nord, infatti, la battaglia proseguiva furiosa. Le truppe alleate che, immediatamente dopo il rapido sfondamento della Linea Verde N. 1 avevano scritto sulle fiancate dei loro automezzi «A mezzogiorno a Rimini» impiegarono in realtà quasi tre settimane per conquistarla, in mezzo a combattimenti considerati tra i più cruenti di tutta la campagna d’Italia. Mentre l’Operazione Olive proseguiva nella parte centrale dell’Appennino, l’avanzata progressivamente rallentò fino a fermarsi definitivamente dopo pochi mesi lungo l’argine del fiume Senio (e a pochi chilometri da Bologna). Un altro lungo inverno si dovette attendere prima della fine della guerra. Oggi, 70 anni dopo, noi rispettiamo tutti i caduti, militari e civili, ma onoriamo con una visita i liberatori venuti da paesi lontani e caduti sulle nostre colline e nelle nostre città, che riposano per sempre nei cimiteri di guerra di Montecchio, Gradara, Riccione, Coriano e Cerasolo Ausa: ancora oggi luoghi di grande serenità e pace che narrano in silenzio del terribile dramma della guerra, di tutte le guerre. *Presidente ANPI Cattolica-Valconca
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Settembre 2014
CATTOLICA
Scomparso prima del tempo dopo una breve malattia. Ha fatto la storia turistica di Cattolica
Addio a Franco Gabellini, ristoratore col sorriso
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La fotografia in Romagna FOTOGRAFIA
IN RICORDO
- Franco Gabellini se n'è andato prima del tempo. Dopo una breve ed inesorabile malattia lo scorso agosto. Lascia la moglie Alberta e due figli, Giuseppe e Debora. E' stato una delle figure turistiche più importanti della città degli ultimi cinquant'anni. Ha creato una piccola catena di locali: il “Dollaro” e a seguire l''“Euro” e la “Lira”. Lo ha fatto con il lavoro, la competenza e gli investimenti (“i debt”, i debiti, come amava dire agli amici e non solo usando l'asciuttezza del dialetto). Quella di Gabellini è una famiglia con pochi mezzi ma con una grande voglia di fare. Tutto parte nei primi anni Sessanta, Franco firma la prima cambiale. Da allora una storia che intreccia lavoro e successi. E investimenti continui nella struttura. “Noi seguiamo la vita - raccontava Gabellini -, le
Franco Gabellini (2014) al lavoro fin da ragazzinocome ragazzo dell'ascensore
mode cerchiamo di scrutarle, ma mai di seguirle. Iniziamo sempre dalle materie prime di qualità”. Franco pennellava quella qualità in dialetto: “A sin matt. A duvin tò la roba bona, si no cus ca fèn” (dobbiamo prende-
re le cose buone, siamo qui per questo). Da noi si mangia come a casa propria e si viene trattati come quando si invita un amico a cena”. Anfitrione in sala, sommelier per passione, Gabellini nel suo locale ha sempre avuto un'ampia scelta di vini: un centinaio le etichette. Da giovane erano circa 400. Cucina di qualità, vini buo-
ni, senza dimenticare i locali accoglienti. Gabellini ha chiamato progettisti di valore per le sue strutture. Chi frequenta il “Dollaro” legge nell'arredo un'idea progettuale di sobria bellezza. Gabellini era anche una persona generosa. Come si dice in Romagna: non si faceva guardare dietro. Aveva ricoperto anche ruoli pubblici. Per anni è stato il presidente dell'Adac, associazione di commercianti e ristoratori. Era un combattente; per le sue idee non si tirava mai indietro. Aspri e senza fronzoli i bracci di ferro con il Comune per tutelare gli interessi degli associati. A Franco la passione per la cucina gliel'ha trasmessa la madre Margherita, cuoca dei Verni (il ramo proprietario della fornace a Torconca). Una robusta mano alla realizzazione dei suoi sogni gliel'ha data la moglie Alberta. Se Franco era un raffinato ai tavoli, lei era la signora della cucina. Il futuro del “Dollaro” & C. è già nelle mani dei figli: Giuseppe e Debora.
Il corso fotografico a Cattolica, 23 marzo 2013
1931. Pietro Zangheri, panorama Valmarecchia (colle di Montebello) - Alla Galleria comunale Santa Croce di Cattolica, si svolge dal 11 ottobre al 9 novembre 2014, la mostra “Sulla fotografia in Romagna”, dove saranno esposte circa 35 immagini in bianco e nero originali, realizzate negli anni Trenta e Quaranta del novecento dallo scrittore-naturalista forlivese Pietro Zangheri, e un’immagine di grande formato del noto fotografo Riminese Marco Pesaresi. Oltre alle immagini di Zangheri e Pesaresi all’apparenza così diverse, ci saranno le fotografie realizzate a Cattolica da cinquanta corsisti che dal 14 marzo al 28 aprile del 2013, parteciparono con interesse al “Corso di Fotografia a Cattolica / Sulla fotografia in Romagna: luoghi, personaggi e significati”, organizzato dall’associazione “Centrale Fotografia” in collaborazione con il Centro Polivalente e l’Assessorato alla Cultura del Comune di Cattolica.
Turismo, o mio turismo... TURISMO
Partner ideale dei Tuoi Progetti
- Qui in Italia il momento a livello economico non è dei migliori. Ora, come disse Albert Einstein, è proprio nella crisi che si deve tirar fuori tutta l'inventiva e tutta la creatività per costruirsi quel carisma che sappia legare con la propria clientela. Ad esempio qui in Riviera i gestori d'albergo nei periodi più calmi, vedi giugno e settembre, dovrebbero con un pulmino accompagnare i turisti nel nostro entroterra. Luoghi ricchi di storia che ancora conservano un patrimonio artistico, architettonico e culturale notevole. Il castello di Gradara, di San Leo (dove venne incarcerato il conte di Cagliostro), Montefiore, Saludecio (con le spoglia del Beato Amato), Urbino con la sua Università, ville e chiese antichissime. Queste cittadine di valore e interesse turistico sono almeno un centinaio. La mia Cattolica è un'isola felice? No, purtroppo non lo è.
Panorama della spiaggia vista dal porto fine anni '80 (foto Marchi & Marchi)
Anche qui chiasso e sconquasso la fan da padrone: l'abbaiare quasi continuo dei cani, la sera l'aria diventa infarcita di smog, strade e marciapiedi con buche a go-go. Le aiuole? Sulla carta ci sono ma non di fatto. Signori, come diceva l'antico proverbio, chi è causa del suo mal pianga se stesso. Il turismo ha chiuso? No, se
non finisce la cortesia che contraddistingue gli operatori turistici di Romagna. Impegnandoci un po' tutti e scacciando un certo edononismo banal-popolare, si può. Abbiamo due ottime carte da giocare: un ritorno allo spontaneo sorriso, e l'altra carta è la cucina El Mejor
CATTOLICA BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
- Non sempre si comprende quanto è importante il saluto ad un amico. Un saluto, anche breve, che non è abitudine ed è prezioso alimento per l'anima. Specialmente se fa parte della quotidianità, quando viene a mancare sentiamo un vuoto che si ripete l'indomani. Penso di poter condividere con tanti amici il pensiero che l'amico Dante Terenzi, cui recentemente abbiamo dato il nostro saluto per l'ultima volta, rimane nei nostri cuori una persona speciale. L'ho conosciuto durante gli "Anni Verdi", non solo come età della giovinezza, ma quale torneo estivo cui partecipavamo in molti amici, tra i quali lui era uno dei favoriti, anche in doppio assieme a Filippo Ricci, con il quale ha fatto coppia dieci anni sulla terra rossa. A proposito, ci siamo ritrovati quasi tutti con enorme piacere in una "edizione adulta" di questo torneo, che ho organizzato per tre anni consecutivi dal 2005 al 2007. Dante, che non giocava da tempo, ha fatto un figurone. Tornando indietro, ricordo che, dapprima che ci frequentassimo, faceva parte della compagnia di ragazzi che si incontrava alle poste (della quale ho visto recentemente girare su facebook una foto stupenda), attuale palazzo del Turismo di Cattolica e innanzi a cui sua mamma aprì la fioreria Primavera. Dalle mani di Franca, signora con grande sensibilità e creatività, uscivano buquet di rara eleganza e vivacità. Lì conobbi anche Mario, il papà. Quando andavo in fioreria, Dante portava il fratellino Andrea sul
Settembre 2014
Addio a Dante, un saluto gioioso
Se n'è andato dopo una breve mallatia. Una persona che sapeva farsi voler bene. Col fratello ha creato un negozio d'abbigliamento icona AMARCORD di Diego Olivieri seggiolino al manubrio della bici: un'immagine che è riemersa recentemente così nitida alla mia memoria, mentre stavo improvvisdando una foto ai fratelli all'interno di Jimmy's e sapendo quanto Andrea stava facendo per lui, in una vicinanza speciale, oltre aver dato nel corso degli anni grande impulso al negozio con la sua spiccata personalità e il suo gusto. Quando la famiglia aprì il negozio, era molto "english style" nell'arredo e i capi erano in evidente contrapposizione a alcune mode del momento esasperatamente larghe. A riprova di questo stile, ricordo un simpatico aneddoto: mi trovavo in negozi con Dante per provare una camicia e vediamo un "crucco", vestito in modo decisamente opinabile, guardare la vetrina e varcare la soglia d'ingresso con uno strano ghigno. Dopo essersi guardato attorno dice: "Puonciorno, afere panaloni?" Dante risponde cortesemente "Si, noi
abbiamo pantaloni", girandosi un attimo verso di me con un lieve sorriso tra l'allegro e il preoccupato. Gli mostra un pantalone sobrio e il tedesco lo scarta, facendo capire di volerlo più largo nelle gambe e stretto in fondo. Stessa cosa con il secondo paio e, al terzo tentativo, quando Dante gliene propone uno decisamente abbondante, il tedesco lo guarda e, con chiaro disappunto, pone le mani una innanzi all'altra ad indicare una misura dapprima riferita ai pantaloni secondo lui ancora troppo stretti, poi una pari a circa mezzo metro per indicare la larghezza che avrebbe voluto ad altezza coscia, accompagnando i due gesti dicendo: "Nein so, aber... sooo"! (non cosi', ma.. cosììì). Siamo scoppiati in una risata irrefrenabile. Questa frase, in lingua originale, al di là del suo significato, ha assunto per noi una valenza difficile da raccontare, data dall'immediata, empatica intesa oltre le paro-
le. Quel genere d'intesa che, tra gli amici, fissa l'attimo, il periodo della vita e che, in questo caso, con il contributo di un sano spirito goliardico, ha reso la medesima espressione teutonica protagonista di un adagio che da quel giorno in poi ripetevamo quando qualcosa non ci piaceva o l'avremmo preferita diversa, magari al posto di fare commenti che non avrebbero reso allo stesso modo la nostra sintonia sull'argomento in questione. Si dice che i bambini, senza i retaggi degli adulti e nella loro ingenua ma diretta comprensione, riescano a cogliere una certa essenza delle persone. A tale proposito, ricordo che mia nipote, quando era ancora bimba, chiamava il nostro amico "Dantissimo". Credo che potesse aver capito di che pasta era fatto. Anche nel parlare di aneddoti personali, mi piace dire "nostro" amico, perche' Dante era l'amico di
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Dante Terenzi (30.7.1966 - 9.8.2014) tutti, un signore in ogni occasione. Sempre discreto, non parlava male di nessuno, al massimo una battuta simpatica e mai cattiva. Alimentava la sua palese passione per le auto e gli orologi, per i quali aveva una vera e propria cultura, senza il bisogno di mostrare. Ho visto bellissime foto della sua esperienza in Cina assieme ad Andrea a bordo dell'auto d'epoca che tanto amava e immagino che i fratelli, con il loro stile, per chi li ha conosciuti in quell'occasione, abbiano reso l'immagine dell'Italia bella, di quel modo di essere cordiali, eleganti, appassionati alla vita e a ciò che si fa. Un altro ricordo felice è quello di un giorno in cui assieme ad amici, tra cui Andrea Mancini, siamo andati a pranzo in una familiare trattoria di San Giovanni in Marignano, "scapottati" e cantando canzoni specialmente al ritorno, con qualche "quartino" che ci teneva compagnia. La forza di certi momenti in amicizia talvolta non sta in cosa esattamente si fa, ma in come ci si sente. E' questa sensazione che (scapottata o no) viaggia indelebile, come il sorriso di Dante, che molti amici ultimamente hanno rivisto anche in sue bellissime foto. Gli volevamo tutti bene, non solo a Cattolica. Anche Pesaro era conosciutissimo, avendo tanti clienti che diventavano, o lo erano già, suoi amici. Persone che hanno avuto modo di conoscere anche Andrea e Mario, da alcune delle
quali, incontrandole prima e dopo che Dante ci lasciasse, ho sentito esternare parole meravigliose su tutti tre, oltre che su Cattolica. E' proprio vero che talvolta le belle persone contribuiscono a rendere anche più bella l'idea del luogo in cui vivono e lavorano. A proposito di amici pesaresi, ce n'è uno speciale, Franco, che gli è sempre stato particolarmente accanto, con cui assieme agli amici del venerdì (e non solo) ci siamo trovati in cene piacevoli, tra le quali ne ricordo una non troppo lontana, sul porto di Cattolica, durante la quale Dante raccontò un paio di barzellette davvero micidiali, facendoci divertire tutti. L'amico di sempre, Antonio, gli è stato vicino come un fratello e credo che ciò gli abbia fatto molto bene. Sicuramente tutti noi amici gli eravamo vicino. Dico questo perché credo che quando la vita non è facile uno solo è il motivo della vicinanza: l'esserne meritevole e aver vissuto facendosi volere bene. Per questo, caro Dante, noi ti portiamo nel cuore, oltre che per la grande dignità con cui hai sempre vissuto e hai affrontato gli ultimi tempi. Quando passo in fondo a via Mancini e Piazza Nettuno a Cattolica, anche se non ti vedo, e mi manchi, saluto Andrea e Mario ma ci sei sempre anche tu. Vorrei che le cose fossero andate diversamente, un pò come il senso del nostro ilare adagio tedesco, ma non è stato possibile. A te, caro amico, complici gli amici Cono e Pepe che me l'hanno fatto uscire dall'anima, un saluto gioioso e colorato, come questa tua foto.
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Savio Bianchini si lascia “travolgere” dai ricordi... ma legati al presente
I ritorni storici di Bianchini
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IL RACCONTO
di Savio Bianchini - Continuando da dove ero rimasto, a parlare della mia vecchia casa di via Larga, ora via Cabral, vorrei dire che l’ingresso dava su una grande scala che portava alla cucina; sotto vi erano la stalla ed il granaio ed ancora più giù si trovava la cantina. In quel granaio c’era un po’ di tutto: di fagioli ne avevamo tanti, gialli, neri e bianchi, prosciutti, lardo, pancetta, farina bianca e gialla; appesa alle travi vi era tanta uva ed anche mele e pere in un paniere. Tutte queste cose insieme erano proprio un bel vedere! Di quel periodo un bel ricordo mi rimane e riguarda quando eravamo “Tesserati”, cioè quando il cibo era razionato e controllato. Un giorno il dr. Nereo Rudi, chiamato a casa per una visita medica, chiese alla mia mamma un filone di pane. Lei glielo voleva incartare ma lui le disse che non occorreva, così in fondo alla scala l’ho incrociato, e teneva il filone sotto il braccio. Lui era molto contento, ma più ancora era felice lei che glielo aveva dato! Sotto quella scala che portava alla cucina, vi erano un gallo e di galline una quarantina! Cambiando argomento, vi racconto che un giorno intorno a quella casa, nel podere , vedo una gran confusione: era scattato il piano della lottizzazione. Era l’anno 1955 quando da San Giovanni arrivò Serafino
La casa in via Cabral, l'altarino con la Madonnina, i gemelli Giuseppe e Ferdinando Gabellini soprannominato “Carlèt”; egli costruì quella casa di fronte ai Semprini (“Cròs”). Lavorando a quel profondo fosso dimostrò di essere in gamba, le fondamenta le fece con il badile e con la vanga. Ci tengo a farvelo sapere perché anche quello era il mio podere, dove anni fa lavorarono tanto, prima la mia nonna e poi la mia mamma. Oggi in quella casa si è accesa un’altra fiamma: Giuseppe, figlio di Serafino, è impegnato presso il Corporato della Diocesi di Vienna. Quando viene a Cattolica ci incontriamo e legge i miei racconti; parliamo di quel che accade in questa zona, qui al Ventena; dopo le due donne del rosario, la religione ha un altro tino in fermentazione. Alla parrocchia di San Benedetto poco tempo fa ho visto una cosa emozionante, bella, ero presente quando Don Giuseppe venuto da lontano celebrò la messa di Luigia defunta, sua sorella. A volte ero costretto a staccare il mio sguardo guardando le pareti, molto bel-
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la quella messa dei tre preti! Alla fine tutto emozionato gli messo le braccia al collo e l’ ho baciato. Non solo Serafino Gabellini ma anche Mario Simonetti nato nel 1915 proveniente da Montalto (Ascoli Piceno), comprò una casa di campagna con un appezzamento di terra a San Giovanni in Marignano. Dopo una decina di anni scelse di venire a Cattolica: era il 1958 e si pensava fosse un affare stabilirsi sempre più vicino al mare. Con i suoi figli andavamo al bar insieme e mi sono trovato subito molto bene. In seguito questa famiglia comprò uno di quei lotti ottenuto dall’abbattimento della mia grande casa. L’altro lotto lo acquistò Vittorio Dolcetti; lo conoscevo da quando aveva l’officina, nell’angolo tra via Saffi e via Mazzini. Alla fine fra via Del Giglio e via Delle Rose, più case nascosero tutti i miei ricordi e le mie cose. I figli di Mario con una costruzione molto lenta edificarono su quelle fondamenta.
Elio sposò una Quieti e Nicola una di Gradara, Anna Maria Bernardi, nel 2005 nonna di due gemelli: Nicolò e Mattia. Così mi disse Nicola il loro nonno: “Ho avuto un bel da fare perché ho collaborato col biberon a dargli da mangiare”. Quella zona l’ho seguita sempre da vicino e nel mese di maggio per il rosario ho visto tante volte Don Serafino. Ora in quel circondario Anna Maria ha preso il posto di mia nonna, lei è la nuova donna del rosario. Guarda caso sotto la finestra dove un tempo vi era la camera di mia nonna Gina, da tanti anni è spuntata una Madonnina. Adesso la mia mente non riesce ad abbracciare tante cose e quindi non so dirvi perché è stata messa proprio lì quella Madonna, fra via Cabral e via Delle Rose. La mia nonna più di cento anni fa, nel primo parto, diede alla luce due bambini che vennero chiamati Giuseppe e Ferdinando. Oggi si ripete la storia come prima: in quella casa vedo spesso i due gemelli la cui nonna è la nuova donna del rosario,
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mentre la loro mamma è Romina Simonetti. Pensando a questi fatti e non so se è per caso o destino mi viene da pensare che una forza continua e lenta si sprigioni da quelle fondamenta. La mia casa ogni tanto la sogno. L’altra sera ho avuto come un miraggio: tante lucciole illuminavano quel grano perché era una sera di maggio; a me vicino avevo Don Serafino ma poi guardando bene mi sono accorto che erano tutte e tre le parrocchie insieme. Di persone ne vedevo tante intorno a quella casa che più non ci stavano; molte avevano attraversato la strada riempiendo il parcheggio del “Diamante”. Alla festa delle tre parrocchie al lavoro ho visto più quartieri mentre io e i fratelli Simonetti riempivamo con quel vino tanti bicchieri. Tutta quella gente era venuta al nostro circondario per festeggiare la vecchia e anche la nuova donna del rosario: vedo insieme mia nonna Gina e le Bianchini, le mogli dei Verni, padroni del podere. Sulla scala della nuova casa dove ora crescono i gelsomini, alle mie spalle mi sento chiedere: “Chi sono quei quattro Bambini? Dio mio quanto sono belli!”. E io rispondo: “Sono le due coppie dei gemelli. Quelli di sinistra sono i due Bianchini del secolo passato e quelli di destra sono quelli del presente”. Mi torna in mente quando nacque quel-
l’idea, quella lottizzazione, qualcuno ha avuto poca comprensione; secondo me era una casa da salvare ma alla fine vinse quel verbo: “Guadagnare”. La demolizione fu fatta dalla “Cesar”: il geometra amico Roberto, insieme a tanti altri camionisti che conoscevo, tra i quali Dino e Vito Vagnini, demolirono la casa di quella famiglia numerosa di contadini; tanti lì ne sono nati e poi partiti dei Bianchini. Penso che a ricordarlo valga la pena: le macerie della casa furono portate nelle fondamenta sotto l’hotel “Cormoran” alla foce del Ventena! Con quei mezzi dovettero fare tanti viaggi, ma due Bianchini pare quasi abbiano voluto seguirla e tutt’ora gestiscono due locali, il “Malindi” e il “Bikini” in quei paraggi. Sono i figli di Irmo quello che in via Saludecese aveva un’auto officina, la loro mamma si chiama Luigina. Dire questo sessant’anni dopo è molto bello: Giuseppe detto “Primo” era il mio babbo, Ferdinando detto “Piroza” il suo gemello. E dopo tanto tempo avanti andando dei gemelli rimangono ancora quei nomi in due loro nipoti, Giuseppe e Ferdinando. Di quell’altra coppia io non lo so, quindi non lo dico : “Tra cent’anni ci saranno ancora in quella casa o qui vicino, i nipoti con gli stessi nomi dei gemelli Vico?”.
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Il programma di settembre - Sabato 13 ore 20: Recital lirico e cena - Daniele Girometti (baritono), Julya Samsonova (mezzo soprano), Paolo Gabellini (tenore) Al pianoforte M.o Paolo Gobbi. Contributo 17 euro. - Domenica 21 ore 20,30: Serata di Ballo di fine estate con Paolo Casadei. - Sabato 28 ore 15: Il sindacato Spi organizza la Quarta Festa del Pensionato. Contributo 7 euro. - Da venerdì 3 iniziano i corsi di Ginnastica dolce con l'ins. Fabio Magrini. - Da mercoledì 1 ottobre e a seguire tutti i mercoledì iniziano i tornei di Burraco. Informazioni e prenotazioni Centro sociale: 349-7406380 347-9781023
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Storia, Cattolica raccontata dalle cartoline - La storia di Cattolica, dei cattolichini e dei turisti dai primi anni Venti fino ai primi Settanta percorsa attraverso le cartoline. E' uno snodarsi di fatti ed eventi attraverso un linguaggio immediato e folgorante, che non ha bisogno di tanti commenti. Le immagini sono un esperanto che non ha bisogno di mediatori. Il libro (“La mia/nostra Cattolica”, il titolo al momento ancora non è definitivo) ha 160 pagine che riproducono circa 400 istantanee. Edito dalla Banca Popolare Valconca (Maestri Stampatore), il volume sarà presentato al Teatro della Regina il 3 ottobre, con inizio alle 21. La pubblicazione raccoglie le immagini di più collezionisti, cattolichini, ovviamente. Questa storia della città per flash, per rendere la lettura agevole, è stata suddivisa in argo-
Centinaia di immagini in un libro che sarà regalato alla città. Presentazione il 3 ottobre, ore 21, Teatro della Regina COMUNITA' menti: la spiaggia ed il mare, la città, la vita notturna, i personaggi. Riprodotti anche alcuni retri; hanno forza e creatività che danno l'idea di quel determinato periodo storico. Insomma, non sono meno importanti dei soggetti, così l'idea di pubblicarli. Durante la presentazione del volume, che sarà regalato ai presenti, verrà proiettato un filmato che racconta il mare
Da sinistra: La Rocca Malatestiana e il Palazzo Comunale
come economia, sentimento e luogo di incontri. Insomma, a Cattolica si viene in vacanza e si vive per fare delle esperienze. E' un caleidoscopio di umanità di ieri ed oggi (che riesce a proiettare anche il futuro) che
potrebbe essere utilizzato dalla città per promuoversi sugli impervi mercati del turismo. Durante la presentazione del 3 ottobre insieme alle autorità cittadini, ci saranno naturalmente i proprietari delle
istantanee che racconteranno come è nata la voglia di collezione e con quali percorsi ognuno di loro è giunto ad impossessarsi di frammenti di storia cittadina attraverso un piccolo rettangolo.
Quello di Cattolica per la Banca Popolare Valconca è soltanto uno degli ultimi contributi alla memoria della comunità. Nella speciale libreria delle cartoline, già pubblicati i tomi su Morciano e Riccione.
COMUNITA'
Banca Popolare Valconca, defibrillatore per la Cri di Cattolica-Morciano
La consegna delle biciclette lo scorso anno
- La Banca Popolare Valconca ha donato un defibrillatore per il Comitato della Croce Rossa Italiana Cattolica-Morciano. La consegna ufficiale ci sarà nei prossimi giorni, compatibilmente con le disponibilità degli amministratori comunali cattolichini. L'organizzazione ha ricevuto la preziosa macchina salvavita alla fine dello scorso agosto. D'estate è in dotazione dei giovani volontari (una squadra di 23 ragazzi) che effettuano il servizio in bicicletta; quattro due ruote, due per i maschi e due per le femmine. Anche questi mezzi
sono stati donati dalla Bpv, rispettivamente nel 2013 e nel 2012. In Cri da 15 anni, presidente da 4, Gabriella Zangheri commenta: “Ringrazio a nome di tutti i miei associati e della comunità della Valconca, la sensibilità dell'istituto di credito morcianese nei nostri confronti. Grazie a loro abbiamo costituito un gruppo di pronto intervento in bicicletta che opera soprattutto d'estate. Quest'anno abbiamo effettuato una quarantina di servizi. Dato gli ingorghi estivi cattolichini, il defibrillatore è in dotazione alle nostre biciclette. Salvaguarderemo con tempesti-
vità la salute dei turisti e dei cattolichini. Il nostro augurio è di non doverlo mai utilizzare, ma ci siamo. Grazie ancora”. Il Comitato Cri CattolicaMorciano conta 120 volontari, 5 ambulanze, 3 pulmini per disabili, un idro-ambulanza e alcuni furgoni. In un anno interviene circa 700 volte. “Mi piacerebbe - chiude la riflessione la signora Zangheri - che la città ci fosse più vicina; purtroppo non è sentita come istituzione fondamentale per la comunità. Insieme ai Vigili del fuoco siamo i primi a partire”.
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Cattolica, via Trento, 1960 circa. Foto ricordo nella bottega del falegname Gino Franca. Da sinistra: Diello Pratelli, Mauro Del Fattore, Silvano Ottaviani, Giuseppe (di Roma), Bruno Ottaviani, Giorgio Franca. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
Al “Telodirò” Jera quasi sempre gl’ultme a mulé, spess aspitand mal “Ner” cal saltess a bordi, e a la maténa dop, un pò più terd a rientré, anche par via dal “23 Ellwe”… quand us arcnusiva spuntand dal culor dla vela. Giorgio Terenzi
COMUNITA' - Se chiedi a tanti cattolichini, e anche a qualche vigile urbano, dove sia via don Tommaso Cervesi... vedrete occhi persi, qualche farfugliare di parole e poco altro. Ovviamente il vigile estrarrà dalla sua "fondina" la piantina di Cattolica e con professionalità vi dirà che si trova nella zona Porto, nella parte finale di via Don Minzoni (che si conclude con una scalinata) e che la via dell'altro Don (Cervesi) è la prima strada a destra. Ma attenzione, vi dirà, è solo una stradina a fondo cieco. L'indicazione è corretta, ma non riesce a raccontare all'“estraneo” l'umanità della stradina, anzi dello “stradino” come lo definiscono con un pizzico di orgoglio i suoi abitanti. In pratica ci sono quattro case (sì, 4) dove vivono sette famiglie. Sono le cosiddette “case dei preti” costruite negli anni Sessanta che col tempo sono state acquistate dai residenti. Decenni dove hanno vissuto famiglie numerose, con tanti bambini che vivevano (e vivono) lo stradino come il prolungavano della loro casa. Una sorta di minuscolo borgo in pieno centro cittadino, urbano e turistico. Da un paio d'anni si è aggiunto un altro momento di socializzazione che fa belle le persone e più gradevole la vita: la cena ferragostana nello stradino. Un'altra occasione che dimostra che in un “buco” di strada possano consumarsi esempi della cosiddetta ospitalità romagnola col sapore antico dell'aia contadina infarcita degli ingredienti della tradizione marinara.
Lo ‘stradino’ don Cervesi
La tavolata dei commensali
Mario e Lando alle prese con i sardoncini sotto lo sguardo attento di Gabriele (junior) (Foto Giovanni B.)
Sabato 30 agosto 2014, ore 20,30: tavolini, tavole, cavalletti... costruiscono una lunga tavola per oltre 20 persone. I ragazzi più giovani l'apparecchiano: Anna, Gabriele, Edoardo, Francesco, Filippo. Le cucine di Mo-
nica, Giuseppina e Graziella diventano le “fucine alchemiche” da dove si espandono profumi di vongole, cozze, risotto (tutto secondo tradizione marinara, ovviamente!)... e poi sardoncini scottadito sul focone e piadina cotta sulla teglia (romagnola, ancora ovviamente!). Ma la cena dello stradino edizione agosto 2014 offre una piacevole novità: un crème caramel da leccarsi i baffi (anche per chi non li ha!). Un momento!... Senza dimenticare il “rotolone” al cioccolato di Graziella... Da un terrazzo si diffonde da
un paio d'ore musica rock... ma qui è un tiramolla sull'intensità del volume da tenere. Finché arriva la mezzanotte, qualche “ex giovane” si appresta a coricarsi... e mette fine alla musica. Ma non al piacevole prolungamento (fino all'1,30) del racconto, della risata, della battuta, degli aneddoti... e alla fine del congratularsi l'uno con l'altro. Che bella serata! L'ospitalità, si diceva prima. C'è Gabriele (senior), il cattolichino diventato romano e da poco tempo, dicono, anche vegano (ma non resiste ad assaporare un bella fetta di crème caramel!), c'è Silvia la romana diventata invece cattolichina. Poi abbiamo Giusy e Monica dalla Valcamonica (Brescia)... insomma, i residentiresidenti sono meno della metà della tavolata. Ma siamo tutti parenti e ami-
ci, tutti siamo figli del mondo o, come amerebbe dire Monica M., creature di Dio. Bella comunità, belli quei giovani che stanno lì con genitori e persone “attempate” che si danno da fare... e che si divertono anche! Lo si legge nei loro occhi. Questa non è serata per discoteche o giochini elettronici. No! Ma vediamo i protagonisti della serata: Mario concede il bis esibendo tutta la sua bravura di cuoco sia nel preparare e nel coordinare la sontuosa cena. Monica, Graziella e Giuseppina bravissime nell'espletare i compiti che Master Chef Mario ha affidato loro. Lando... che dire? Ha dimostrato che il suo crème caramel non teme neanche i “fanatismi” alimentari (siano essi vegani o degli schizzignosi “mi dispiace, ma sono a dieta”)... Se lo pappano tutti subito, e con occhioni teneri e supplicanti (di tutti!) bramano per avere la fetta-
bis. La felice brigata è composta anche da Giovanni, Filippo, Terenzio, Carlo, Cecco (tutti maschietti affamati ai quali si è aggiunto Pietro, anche lui conquistato dal crème caramel). E poi Francesca (la cattolichinacamuna) e Adriana. Alla fine larghi sorrisi, abbracci e baci. E chi paga? Gli ospiti sono a carico delle famiglie organizzatrici e si fanno parti uguali. Ma alla romagnola, non alla romana... Dello stradino manca ancora qualcuno per completarne l'unità del “borgo”, ma già a metà serata, con la bocca piena e le mani che stringono la piada con i sardoncini (e fetta di cipolla), girano intenti bellicosi per la prossima cena. Agosto 2015, non avrai scampo! (Dal nostro corrispondentegoloso Zeno Cinecchi)
Fausto Caldari e Gianfranco Angelucci
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Bravissimi i volontari della marineria a cucinare quindici quintali di pesce sulle griglie. Riconoscimenti per i soci da più di 40 anni
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Con la Cooperativa Casa del Pescatore lo scorso 23 agosto sul porto di Cattolica
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BCC Gradara: tanta gente a ‘Festa Insieme’
BCCG - SOCI Alla fine Apollo ce l’ha fatta, e squarciando le nuvole nere ammassate verso Rimini è apparso rifulgente sul suo carro dorato. Abbagliante la visione del porto di Cattolica pavesato di alte vele al vento; i tradizionali trabaccoli, nei colori giallo ocra e bianco, che formavano la perfetta scenografia di FESTA INSIEME, la manifestazione organizzata dai pescatori della cittadina con distribuzione di pesce freschissimo a una folla di più di mille persone. La vittoria dell’estate su chi ci vuol male. Dal palco era stato il sindaco di Gradara, la bionda e amabile Franca Foronchi, docente di tedesco al Liceo Mamiani di Pesaro, a dettare il tema che ha riscosso l’applauso: “Da soli si corre più veloci ma insieme si arriva più lontano”. In attesa infatti della ‘rustida’ di pesce azzurro e altre impareggiabili squisitezze marine, aveva avuto luogo la breve cerimonia inaugurale presentata da An-
Caldari: “Continuiamo a operare sul territorio ispirandoci a valori di solidarietà e mutualità. In 10 anni restituiti alla comunità 8 milioni e 200 mila euro”. Lucarelli. “Bella iniziativa organizzata da due cooperative antiche e radicate sul territorio” drea De Crescentini, responsabile della comunicazione della BCC di Cattolica, che ha regolato con sorridente padronanza il traffico degli interventi. Primo invitato a parlare Piero Lucarelli, presidente della Cooperativa Casa dei Pescatori, raggiante di gioia per questa seconda edizione della festa che riunisce due attori importanti dell’economia locale, la cooperativa dei pescatori nata nel 1930, e la Banca di Credito Cooperativo di Gradara fondata nel 1911; più di un secolo di battaglie comuni e di successi ottenuti con la strenua fiducia nel lavoro e nella soli-
Un momento di “Festa Insieme” Da sinistra: Andrea De Crescentini, Emma Petitti, Domenico Pascuzzi, Fausto Caldari, Gianni Lisotti, Franca Foronchi, Piero Cecchini e Pietro Candido
darietà, la certezza cioè di non essere lasciati mai soli nelle difficoltà dell’esistenza. Punto nodale sul quale si è articolato il discorso dell’architetto Fausto Caldari, presidente dell’Istituto, in elegante completo blu di jersey leggero, che ha voluto ancora una volta ricordare quanto la logica di un credito
mirato e spesso personalizzato sulle esigenze di imprenditori, artigiani, professionisti, aziende, sia l’asso vincente di una economia sana; come la stessa Banca d’Italia non ha mancato di sottolineare nella sua relazione annuale. Conferma ne sia la BCC di Gradara, fortemente attiva nei bilanci a petto di uno
scenario di generale recessione. Tutto merito della strategia ispirata dallo spirito statutario, in base alla quale negli ultimi dieci anni sono stati ‘restituiti’ al territorio 8,2 milioni di euro – più di 800.000 soltanto quest’anno – in interventi e infrastrutture per la salute, la scuola, la cultura, l’arte, lo sport,
BCC SOCIE E NON SOLO
BCC Gradara, prossime iniziative culturali Verona
- Numerose le prossime iniziative culturali della Banca di Credito Cooperativo di Gradara per i soci e non solo. Si va per conoscere e anche per stare insieme. 3 ottobre. Verona per visitare la mostra su "Paolo Veronese. L'illusione della realtà". 4 e 5 novembre. Parma, Busseto e Teatro Regio di
Torino, in occasione dell'ultima serata del Festival Verdi. 29 novembre. Fabriano per visitare la mostra "Da Giotto a Gentile, pittura e scultura a
Fabriano fra Due e Trecento" a cura di Vittorio Sgarbi. 14/16dicembre. Strasburgo: Parlamento Europeo e mercatini.
l’associazionismo. Non a supplenza, bensì a integrazione della mano pubblica, più che mai a corto di risorse finanziarie nel morso della crisi. Caldari, si sa, è un ‘seminatore di ottimismo’ e aver voluto trasformare la presentazione del bilancio sociale della banca, di fronte a soci, consiglieri, funzionari, in un’occasione di gioia collettiva, racconta meglio di tante parole lo spirito di sussidiarietà e di trasparenza di un istituto di credito sorto su principi di ispirazione cristiana. Spiccava infatti tra gli ospiti illustri la figura imponente e dolce del vescovo emerito Mons. Mariano De Nicolò, appoggiato al suo bastone e circondato dall’affetto della folla. Se Lucarelli, pescatore da quando aveva cinque anni – oggi ne porta trionfalmente 83 con l’elasticità e lo spirito di un ragazzo - ha lanciato un inno al “pesce azzurro che fa bene a tutto il mondo”, il sindaco di Cattolica Piero Cecchini ha colto il destro per ricordare come il porto, luogo simbolo della città, sia fonte di sussistenza dell’economia marittima; e il neo sindaco di Ga-
NUMERI
I neonati premiati Angelica Andreatini Sofia Angelini Federico Balducci Riccardo Biondi Diego Bordoni Cecilia Cocomazzi Anna Bizzarrini Diego Caccaroni Chiara Ercoles Massimo Primavera De Nicolò Emma Falcone Mattia Franca Federico Serafini Diego Gallinucci Gianmarco Gennari Miriam Gaudenzi Chiara Franci Alessandro Mancini Allegra Venturini Samuel Masotti Camilla Mazzanti Anita Gaudenzi Francesca Bailetti Nina Marchionni Bianca Belpassi Davide Catellani Nicolò Geminiani Carlotta Silvagni Riccardo Bacchini Alessandro Valentini Mattia Vita
bicce, il simpatico commercialista Domenico Pascuzzi, ha ribadito con serena determinazione che vivere in “un’isola felice” implica in primo luogo uno sforzo comune perché essa rimanga tale, e l’assistenza della BCC rappresenta un fattore di crescita determinante. A concludere il minuetto delle autorità la giovane e affabile deputata riminese del PD, Emma Petitti, che ha tenuto a raccomandare, opportunamente, in primo luogo il rispetto per il mare, che quanto più sarà accogliente e pulito tanto più assicurerà turismo, pescosità, e benessere alla popolazione della costa. A conclusione della cerimonia, un riconoscimento a Sergio Alessandri di Gradara e Enrico Del Magna di Cattolica, da quaranta anni soci fedeli della banca; e il rito di benvenuto, l’episodio più emozionante dell’evento, a tutti i nuovi nati (quest’anno sono 31 e ne riportiamo a parte i nomi con i calorosi auguri del giornale!), che si sono affollati in braccio ai genitori o nei passeggini per ricevere il premio della BCC di Gradara: l’apertura di un conto con 250 euro, che sarà arricchito di altri 100 euro all’iscrizione della prima elementare e ancora 100 al passaggio alle scuole medie. Poi sono prevalsi i profumi e i sapori della ‘rustida’ i cui fumi densi e appetitosi aleggiavano irresistibili sul porto canale avvolto nel fresco crepuscolo. Gianfranco Angelucci
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GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA TURISMO
Il miracolo della B per una piccola realtà. La passione di Patrizia Bacchini & C.
Gabicce, la pallavolo in paradiso La presentazione del progetto
Colombarone, la villa romana diventa museo archeoligico - Un museo archeologico nell’area di Colombarone. L’area archeologica di Colombarone si arricchisce di un museo. L’intervento verrà realizzato grazie alla ristrutturazione di un fabbricato rurale. Costo dell’operazione: 400 mila euro, stanziati dalla Arcus spa. Nello specifico si tratta di un secondo lotto di lavori che andrà a concludere la musealizzazione del sito. Prevista la realizzazione di un Antiquarium, ovvero di un piccolo museo archeologico utilizzabile anche per attività didattiche. “Prendono il via i lavori di un’altra opera pubblica importante, che va a chiudere un progetto iniziato con la realizza dell’area archeologica – esordisce l’assessore alla Operatività Andrea Biancani - e che si concluderà con la creazione di uno spazio dedicato. L’investimento, 400 mila euro messi a disposizione dalla Arcus spa, è anch’esso importante per il nostro territorio, e premia la capacità del Comune di individuare finanziamenti esterni. Senza questa forte propensione a repe-
rire ‘fondi esterni’, infatti, il Patto di stabilità ci impedirebbe di programmare interventi di qualsiasi genere. L’operazione ci dà anche l’opportunità di recuperare un bene storico: si tratta infatti di un edificio colonico il cui recupero prevede la realizzazione di un museo, di sale per iniziative culturali e altri spazi, a disposizione della città”. L’amministrazione comunale di Pesaro intende portare a compimento la valorizzazione del complesso archeologico di San Cristoforo ad Aquilam, già avviata con un primo lotto di lavori finanziati con contributo di Arcus spa, società per lo sviluppo dell’arte, della cultura e dello spettacolo che finanzia progetti di recupero e musealizzazione di aree archeologiche per conto del ministero per i Beni e le Attività Culturali. Primo lotto che ha visto la realizzazione di un percorso di visita coperto all’interno dell’area, di un parcheggio per i visitatori e il restauro di parte dei reperti venuti alla luce durante gli scavi.
Prima la scuola e poi la pallavolo. Viene verificato il profitto scolastico delle ragazze LO SPORT
- Uno dei momenti più educativi del Gabicce Volley è l'ora in cui le ragazze portano le pagelle a Patrizia Bacchini, il “regista” della società. Se i voti sono belli, si continua con la pallavolo, altrimenti addio sogno sportivo, addio divertimento. Racconta la signora Bacchini, senza troppa enfasi una delle cuoche più brave delle province Rimini-Pesaro: “Mediamente chi gioca a pallavolo è brava anche a scuola. Per noi dirigenti del Team 80 viene prima la scuola e poi lo sport. Solo così resta chi ama veramente il nostro mondo”. Nella prima squadra giocano anche ragazze che arrivano da fuori (Genova, Pordenone, Arezzo, Fabriano, Pisa...) e vanno a scuola a Pesaro. In questo caso a parlare con gli insegnanti ci va Patrizia Bacchini. Il volley manda in paradiso Gabicce Mare e viceversa. “E poi dicono che a Gabicce Mare la pallavolo non esiste. Nelle Marche la conoscono tutti. E con i suoi pochi abitanti, Gabicce ha creato una società model-
Uno dei trionfi di gabicce Volley. La signora in rosa è Patrizia Bacchini
lo che educa e fa cultura sportiva”, si afferma con forza. La prima squadra è il fiore all'occhiello che esalta, ma attorno c'è un movimento di un centinaio di ragazzine che mietono successi nei rispettivi campionati. Col mini-volley (dagli 8 ai 12 anni) si è vinto tutto. La under 13 è salita sul terzo gradino alle finali regionali. Un gradino sotto invece per Under 14; quarte nei regionali. Quarte anche le ragazze dell'under 16 ma nella fase finale provinciale. Invece, la under 18 ha partecipato alla finale provinciale. Soprattutto la società gabic-
cese è capace di attirare allieve sia dalla provincia di Pesaro, sia da quella di Rimini. Affermano i dirigenti: “Ci scelgono quando andiamo fuori per i tornei di mini-volley”. Con la sua B2, Gabicce ospita la terza società per importanza della provincia di Pesaro: Urbino in A e Pesaro in B1. L'obiettivo è sempre quello: la salvezza. I dirigenti: “Sarà difficile disputare un torneo al vertice; diciamo che ci andiamo a provare. Se riusciremo a ricreare la cosiddetta alchimia dello scorso anno forse ce la potremmo anche fare”. Su una rosa di
13 ragazze, le nuove sono sei. La più giovane ha 15 anni. Vista la calma degli sponsor per sostenere la società, i dirigenti hanno pensato ad un'operazione di marketing chiamata “Abbonamento sostenitore”. Dà diritto ad un posto riservato e ad una maglietta. Costo: 50 euro. La città potrebbe aiutare la società con un'iniziativa speciale: con cinque euro a famiglia i problemi economici sarebbero risolti. Insomma, si potrebbe fare. La prima squadra gioca nel bellissimo impianto di Gradara da 20 posti, il Palas BCCG, il sabato sera con inizio alle 21.
Amarcord Gabicce di Dorigo Vanzolini
Inaugurazione Campo Sportivo di Gabicce Mare, 1967. A seguire una partita di calcio amichevole tra il S. Claude di Parigi e il Gabicce Mare. Da sinistra: il presidente Vittorio Patrignani, Ubaldo Pratelli (sindaco di Gabicce Mare), il presidente del S.Claude, Padre Giacomo. Franco Montanari, Bruno Filippucci, Mario Ceccolini. (Foto Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica) (Didascalia realizzata in collaborazione con gli amici del circolo A.N.M.I di Gabicce Mare)
GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA
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Autrici Carmen Pacini (i testi) e Alessia Minardi (illustrazioni). Amarcord Gabicce Si trova durante “The magic castle” e non solodi Dorigo Vanzolini TURISMO Marcello Franca evocazioni: ‘Il bosco delle meraviglie’, ‘La tana del lupo’, ‘Il Giardino delle fate’, ‘Palazzo delle mille e una notte’, ‘La cassa del drago...’. La nostra carta vincente prima ancora della bontà delle scenografie e degli spettacoli è il castello di Gradara. Da solo è in grado di emozionare e
Gradara, in 30mila all'assalto di “The Magica Castle” - In circa trentamila hanno assediato il castello di Gradara. La bella conquista c'è stata nelle cinque giornate dall'8 al 12 agosto per la prima edizione di “The Magic Castle”. Un evento andato ogni oltre speranza. “C'era una continuità nel cambiamento che spaventa tutti”, annota Marcello Franca, il neo-direttore artistico. L'attore cattolichino è riuscito a divertire ed appassionare con la qualità degli spettacoli e scenografie in grado di accendere i colori della mente. Continua Franca: “Abbiamo cercato di prendere tutti: bambini ed adulti. Lo abbiamo fatto attraverso i contenuti, che si potevano leggere nei tantissimi ambienti creati nel borgo. In tutto una decina di scintillanti
far viaggiare la mente di chi ci viene. Abbiamo cercato di valorizzarlo senza stravolgerlo. Spesso il mistero sono nastri colorati svolazzanti, o semplici luci. E l'uomo da sempre è attirato dalle luci. Dentro ci puoi mettere tutto, ma tutto deve essere motivato”. “Abbiamo rischiato - chiude Franca - puntando in alto. Ora il difficile è ripetersi negli anni a venire. Cercheremo di render magico un luogo che lo è già”. Marcello Franca come si dice ha il teatro nel sangue. Lo fa da sempre e lo insegna dal 1997. E' stato ospite di trasmissioni televisive condotte da Nicola Savino e Raffaella Carrà. L'evento è stato organizzato dalla Pro Loco di Gradara.
Il disegno di copertina
Gabicce Monte, quella gru che ingrigisce la meraviglia - La mastodontica gru sul promontorio di Gabicce Monte potrebbe restare issata su quello che è uno dei luoghi più suggestivi d'Italia fino all'aprile del 2016. La proprietà (la famiglia bolognese Beghelli dell'omonimo gruppo industriale) ne ha il diritto. Punto. Racconta il sindaco Domenico Pascuzzi: “Il Comune non può imporre lo smontaggio ricorrendo alla forza del diritto. Come Comune che ha a cuore il bene comune abbiamo
FOCUS contattato informalmente la proprietà e l'abbiamo sensibilizzata affinché il paesaggio possa tornare pulito. Se non l'intero smantellamento, almeno quello del braccio orizzontale”. “A noi come Comune continua il sindaco Pascuzzi importa innanzitutto che l'opera venga terminata; non abbiamo bisogno di cantieri aperti, né lì, né altrove. A fine luglio abbiamo incontrato i tecnici di
Beghelli e chiesto la loro disponibilità. Non voglio essere però troppo ottimista e poi non succede nulla. Loro ci hanno assicurato la disponibilità verbale. Staremo a vedere”. Gabicce Monte è patrimonio collettivo e caratterizza il “Golfo di Rimini” e non solo. Dal alcuni anni è ingrigito da questa ciclopica macchina per sollevare pesi che ne deturpa il paesaggio. Il cantiere appar-
tiene a Beghelli, il re dell'elettronica utile innamorato di Gabicce Mare da quando era un ragazzo. Ci veniva in vacanza con la morosa, poi diventata moglie. A Gabicce aveva (ed ha) tanti amici; tra cui il compianto pittore Guerrino Bardeggia. Beghelli ha acquistato il dancing Marechiaro e ci può costruire circa 700 metri quadrati di manufatto. Solo che quella grù è lì da alcuni anni. Il cantiere è fermo. Che cosa fare?
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Appuntamento il 17 settembre, ore 21. Poi per tutti ciambella e vino. L'anno prossimo anche la festa popolare?
Isola di Brescia, “solo” la processione La chiesolina ospita la più importante pinacoteca romagnola di arte sacra della seconda metà dell'800
Il parco attrezzato e l'interno della chiesa
Isola di Brescia ha almeno due cose di cui essere orgogliosa. Quasi in tinta con la festa: una laica ed una religiosa. La prima, c'è uno dei parchi attrezzati più importanti della provincia di Rimini. Il cuore è un locale con cucina e dotato di ogni comfort per le feste. Arrivano da tutta la Valconca per i compleanni e non solo. Dietro ci sono le mani degli abitanti e dell'amministrazione comunale marignanese.
TRADIZIONI - Niente momento popolare per la festa della chiesa dell'Isola di Brescia. “Un altro anno di riflessione” fanno sapere gli abitanti della minuscola frazione che ospita la più importante collezione d'arte sacra della seconda metà dell'Ottocento della Romagna. La gente è dispiaciuta. Manca il momento festaiolo, ma la processione con la Madonna si farà. L'appuntamento con la tradizione è il 17 settembre, con inizio alle 21. Alla fine per tutti ciambella e vino. Afferma Luigi Bucci: “Speriamo che il prossimo anno riusciremo a rifare la festa popolare e non soltanto quella religiosa”.
Sull'altare il Battista decapitato
La chiesa L'altro primato è la collezione d'arte sacra del minuscolo edificio religioso. Per il prestigioso storico d'arte riminese Pier Giorgio Pasini la sua collezione, una decina di tele, è la più
importante della Romagna della seconda metà dell'Ottocento. Il merito va ascritto ad un parroco proveniente da una facoltosa famiglia marignanese ed alla sua sensibilità. Si chiamava Domenico Corbucci (18141887). Grazie alle sue relazioni interpersonali prima ancora che alla capacità economica riuscì a portare a Isola di Brescia opere di pittori che orbitavano attorno al Vaticano e al papa. Qualche nome: Francesco Coghetti, Pietro Gagliardi, Nicola Consonni, Francesco Podesti (pittore papale, sua è la Sala dell'Immacolata, accanto alle stanze di Raffaello), Francesco Grandi (ritrattista di Pio IX e Leone XIII), Cesare Mariani, Augusto Bompiani, Pasquale Frenguelli.
SAN GIOVANNI Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
Producono una malta eco-sostenibile che sta rivoluzionando il mondo delle superfici. “Progettare insieme all'acqua” FOCUS
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E' uno dei gioiellini dell'imprenditoria marignanese. Loro il brand Oltremateria
Centro Ceramica, impresa responsabile
- “L’idea è che abbiamo tutti qualcosa di straordinario. In molte cose siamo normali, in alcune mediocri, in altre straordinari... Andare oltre l’ordinario... Entrare velocemente in relazione con le persone. Ci sono metodi e strategie ... Le persone raramente raggiungono il successo a meno che non si divertano nel fare ciò che stanno facendo”. Inizia così la lettera che i fratelli Casalboni, Loris e Euro (podio anagrafico) hanno fatto trovare a tavola ai loro collaboratori per l'annuale cena aziendale prima delle ferie di agosto (si è tenuta al bar ristorante “Milk” di Misano Adriatico dei loro amici Moroncelli). Nell'occasione hanno premiato i collaboratori più “anziani”: la marignanese Irma Lorenzi, il misanese Daniele Arcangeli e il riccionese Marco Righini. Per loro una targa con dedica personalizzata ed altro. L'anno prossimo sotto con altri premiati. Loris e Euro sono i titolari del Centro della Ceramica, una delle aziende più sorprendenti degli ultimi anni del tessuto economico marignanese. E' riuscita
Loris e Euro Casalboni premiano i collaboratori con più annate: Irma Lorenzi, Daniele Arcangeli e Marco Righini
per i pavimenti, sia per ricoprire qualsiasi tipo di superficie. Con questo marchio, insieme a Davide Nicosia, stanno muovendo i primi passi in Estremo Oriente. Futuro? Racconta Loris: “Non ho la palla di vetro; spero che ci possano essere un sacco soddisfazioni per noi, per i nostri collaboratori e per i no-
stri clienti. Ho sensazioni positive. Sono per un'impresa etica, sostenibile e di qualità. Non soltanto sul versante dell'ecologico ma in tutto. E sempre più incontriamo persone che hanno la nostra stessa visione: andare verso un'impresa responsabile. Con costoro cerchiamo di fare sinergia”.
Centro della CeramicaOltremateria da tre anni continua ad assumere. Impiega una ventina di persone. E' un'azienda particolare. Una decennio fa quando era ancora davvero piccola “sponsorizza” la venuta del Dalai Lama nel Riminese. Un paio di anni fa ha portato a San Giovanni in Marignano, nella loro azienda, l'italo-giapponese Kita, un designer di valore internazionale. L'incontro con Oltremateria è da manuale. Il chimico che “progetta insieme all'acqua” l'aveva proposto a varie aziende del settore. Troppo grandi, pesanti come degli elefanti, non riesce a farsi ascoltare. Giunge dai Casalboni. Ci credono. Investono, Vanno sui mercati. Lo fanno con il prodotto ed un marketing che onora la profondità del Made in Italy. Un altro passaggio della lettera: “Devi considerarti un sarto. Le persone come le aziende sono uniche entrare nel mondo e nella vita delle persone e delle aziende, conoscere le situazioni intimamente e creare una reale partnership che è l’unico modo per essere utili. Creare un’alleanza... Essere al fianco dei clienti, accompagnarli. Loro ci dicono, che idea hanno del vestito che vogliono indossare e noi li aiutiamo a capire se è quello più indicato”.
CURIOSITA'
CURIOSITA'
“Lotti edificabili, tasse troppo alte” San Giovanni
- “Secondo lei, potrò pagare 7mila euro di tasse l'anno sul mio lotto edificabile? Oggi, non mi serve. Venderlo non lo voglio vendere. Quasi quasi è da ridare indietro la concessione”. A parlare così è una cittadina marignanese. La sua denuncia si presta a molte riflessioni. La prima, è un logoro luogo comune: è meglio non avere i capitali dato i grattacapi che ti danno (spesso sono gli inquilini). La seconda, invece, attiene alla comunità. A come abbiamo interpretato la vita negli ultimi 20 anni: non con una visione funzionale ma solo affaristica. Speculativa. Si è preferito un mercato adulterato ai bisogni delle famiglie e degli imprenditori”
a crescere in un settore non certo facile (ammesso che ce ne sia uno agevole) come quello edile. Con il Centro della Ceramica hanno fatto sempre ricerca e cultura. Hanno portato nel Riminese e nel Pesarese eccellenze italiane e non. Forse il capolavoro è il marchio Oltremateria. E' una malta eco-sostenibile che sta dando una caterva di soddisfazioni. E' un prodotto duttile, creativo e di lunghissima durata. Va bene sia
La natura inghiotte pista ciclabile - La natura segue il suo corso: cresce, si espande, conquista territorio, un po' come l'uomo. Buona parte della pista ciclabile lungo il Conca, lato San Giovanni è stata inghiottita dalla vegetazione: rovi, spini, cardi, ortiche.... Che fare? Ci vorrebbe la manutenzione, solo che costa.
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MORCIANO
I muretti e pareti della palestra del Gobetti. Autore OmarMattoscioFasedue:flashmob! ALLEGRO MA NON TROPPO
Foro Boario
- Il progetto “La Scuola si colora!” avviato dall’Isiss “Gobetti-De Gasperi” con l’aiuto del maestro Omar Mattoscio giunge al clou del suo svolgimento. Dopo un mese di lavoro finalmente le pareti della palestra dell’Istituto cominciano a prendere vita; come promesso dall’artista si passa quindi alla seconda fase, quella del diretto coinvolgiFOCUS
Una delle colonne di pietra che che un tempo stava attorno al statua del Mercurio. Da anni sono abbandonate nei pressi dello stadio
La street art colora la scuola Foto di gruppo con gli artisti e non solo
“Monumenti” abbandonati Sono delle piccole opere di raffinato artigianato. Un tempo erano collocate attorno alla statua del Mercurio come reggi catene. ”Rivisto” il monumento, le colonnine sono state stoccate lungo la rete del campo sportivo. Da anni aspettano una onorevole collocazione.
mento degli alunni. “Non è stato semplice lavorare su pareti alte e col sole a piombo per diverse ore del giorno” dice il maestro d’arte che, è bene ricordarlo, lavora all’opera a titolo gratuito “ma la soddisfazione in itinere è molta, soprattutto perché siamo riusciti a coinvolgere i ragazzi che, tramite una pagina Facebook creata ad hoc, hanno seguito passo passo l’evoluzione della creazione e hanno suggerito in
In basso, Omar Mattoscio (a sinistra) con l'assessore Tagliaferri
tempo reale i soggetti e i titoli dei libri meritevoli di essere tramandati ai posteri”. Grazie ai post e alle foto pubblicate quasi giornalmente dalla professoressa laura Giambartolome, promotrice dell’evento, gli alunni sono stati chiamati in causa sin dalle fasi iniziali e ora si “sporcano le
mani”. Lunedi’ 25 agosto alle ore 10 davanti all’Istituto Gobetti si sono dati appuntamento tutti gli interessati, anche ex-alunni e professori naturalmente, e sono diventati protagonisti dei murales della scuola. Mattoscio infatti ha conservato uno spazio “work in progress” dove si
possono esprimere creatività ed estro proseguendo il disegno dell’artista: “Non sarebbe un’opera per la scuola se non fosse partecipata da chi ci vive tutti i giorni”, ha detto il maestro d’arte, “quindi chiedo a tutti gli studenti di partecipare numerosi e di continuare a seguirmi sulla pagina La Scuola…si colora! di Facebook”.
Passeggiata di solidarietà con moto e auto d'epoca COMUNITA'
- Altalene per disabili a Morciano, San Giovanni e Cattolica. E' questo lo scopo della “Passeggiata di solidarietà”. Riservata a moto ed auto d'epoca, si tiene il 28 settembre. Ad organizzarla il Lions Club Valle del Conca, Leo Club Valle del Conca, Ada onlus, Vemar, il Moto Club Enzo Vanni, con il patrocinio del Comune di Morciano.
Morciano, il parco
MORCIANO Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836
- Unione Valconca, Unione? O Fusione? Mercoledì sera 16 luglio 2014, nella sala consigliare del Municipio di Morciano, il Consiglio dell’Unione Valconca ha eletto l’unico candidato, l’attuale sindaco di Gemmano e l’ex segretario provinciale dei Ds, il riccionese Riziero Santi, presidente dell’Unione. Nella stessa seduta sono stati eletti la giovane sanclementese di centro sinistra Laura Pirelli alla presidenza e il montegridolfese Alessandro Renzi alla vice presidenza. All’inizio della seduta dopo una breve dichiarazione sono usciti dall’aula Vally Cipriani il sindaco ed un consigliere del centro destra di Montefiore Conca. Cipriani ha dichiarato che non partecipa al Consiglio in segno di protesta per l’approvazione del nuovo Statuto dell’Unione, senza il suo assenso, contro il quale ha fatto il ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale) di Bologna. Ed ha affermato che il comportamento della maggioranza è stato ed è anti democratico. Invece è rimasto in aula, il consigliere Mauro Macrelli del Movimento 5 Stelle di Montefiore. Al sindaco Cipriani da queste colonne rivolgo due domande. Quale è il suo comportamento con le minoranze nel Comune di Montefiore Con-
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E' l'ipotesi dell'ex consigliere comunale. “Ho sempre fatto fatica a ricevere i bilanci dal Comune“
Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836
Valconca, unione o fusione? Rispetto a tanti comuni della provincia il peso pro-capite è tra i più bassi
Il consiglio dell'Unione. Al centro il presidente Riziero Santi
LA POLITICA
ca? E cosa né pensa dei referendum comunali e del loro regolamento? Prima delle votazioni è intervenuto Santi leggendo una dichiarazione: “Non sono qui a rispondere ad un partito, ma rispondo a questo documento [che nella mattinata aveva inviato a tutti i colleghi consiglieri, ndr] e a questo programma. Rispondo ad un civismo perché veniamo dalle liste civiche e la mia è una posizione laica. Anche verso la fusione o l”unione sono sempre ed ho una posizione laica. La democrazia e la partecipazione se lo vogliamo fare, dobbiamo farlo sul serio”. Alla fine del Consiglio, a proposito della democrazia e della partecipazione dei cittadini alle decisioni cosi importanti, ho chie-
sto al presidente Santi, se ha intenzione di fare il referendum sulla questione dell’Unione o fusione e quali sono i tempi dell’approvazione del regolamento mancante dei referendum? Santi: “Il regolamento per i referendum previsti nello Statuto dell’Unione Valconca, lo
faremo nel più breve tempo tecnico necessario.” Il consigliere morcianese di centro destra Filippo Gennari è intervenuto rivolgendosi al presidente Santi: “Il vostro metodo di governo all’interno dell’Unione è un schiaffo alla democrazia. Le minoranze all’interno
del Consiglio non arrivano neanche ai cinque consiglieri previsti nello Statuto per formare un gruppo consigliare. In questa Unione nessuno dei suoi predecessori è riuscito a fare nulla. Ho delle perplessità sul metodo e anche sul suo programma.” Credo che consigliere
Gennari si riferisca alle situazioni e al clima esistente che ha condizionato le opposizioni di tre degli attuali otto Comuni della Valconca, Montescudo, Mondaino e Montegridolfo a non poter partecipare alle elezioni del 25 maggio 2014 e di conseguenza di non essere presenti nel Consiglio dell’Unione. Mauro Macrelli nel suo intervento ha affermato: “L’Unione doveva essere chiusa otto anni fa. Mi domando, si sono dimostrati efficienti? Non sappiamo perché dobbiamo dare la fiducia al presidente Santi? Non capisco perché lo Statuto deve essere blindato e perché le minoranze non possono contribuire ad arricchirlo? Addirittura se il consigliere di minoranza di Morciano Daniele Arduini non può avere accesso agli atti dell’Unione, come fa il presidente Santi a parlare della democrazia e della partecipazione? Fateci vedere le vostre proposte per i provvedimenti, valuteremo di volta in volta.” Santi, sorridendo “Va bene. Lo faremo.”
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Continua il dibattito sull'evento culturale ed economico dello scorso luglio di Marida Barbaresco - Se c’è un personaggio oggi che soprattutto per la personalità e il gusto della polemica e della provocazione è più futurista di Umberto Boccioni o di Marinetti, è senz’altro Vittorio Sgarbi. La sua partecipazione a FU.MO 2014 è iniziata, si è svolta e si è conclusa in modo davvero futurista ed anche un po’ surrealista. Normalmente l’organizzazione di una manifestazione, in caso di pioggia, prevede un luogo alternativo al coperto; invece quel sabato 26 luglio (pioggia scrosciante per tutta la giornata) è stato tutto futuristicamente improvvisato. I pochi morcianesi che speravano ancora di ascoltare Vittorio Sgarbi, si sono messi alla ricerca del luogo deputato all’incontro col famoso critico d’arte (l’ex Magazzino Rossi reperito in extremis facendo sloggiare una installazione d’arte). Vittorio Sgarbi è arrivato puntuale alla “sala” già stipata di persone che traboccavano sul marciapiede e l’ha subito definita “ un locale adatto ad ogni sorta di delitto, una specie di scannatoio”. Dopo aver svolto diligentemente la sua “marchetta”, come ironicamente da lui stesso definita, (in REALTA’ una piacevole e dotta lezione sul Futurismo e sui legami di questo movimento con il nord e la Romagna e, non senza un certo sarcasmo, sui legami di Boccioni con Morciano) ha dato il via alla parte più “futurista” della serata ossia al dibattito. Questo è stato preparato e condotto da un compìtissimo direttore
Fu.Mo. 2014: aspetti futuristi, surrealisti e situazioni in caso di pioggia Il 26 luglio, serata di pioggia, il critico Vittorio Sgarbi fatto parlare in una saletta un po' horror ) “uno scannatoio” (la sua definizione). E' mancata la fantasia futurista o tutto in tinta col Futurismo?
Maria Ida Barbaresco con Vittorio Sgarbi
L'INTERVENTO
artistico che ha esordito con questa domanda: “Quali sono i legami fra Architettura e Futurismo?” (ricordiamo che questa edizione di FU.MO. celebrava il centenario del/ i “Manifesto/i dell’Architettura Futurista” presentato/i nel 1914 da Boccioni e Sant'Elia).Vittorio Sgarbi ha subito risposto così: “Domanda semplice! e risposta ancora più semplice : NESSUNO ! ”. Nel frattempo alle sue spalle il direttore artistico proiettava la diapositiva di una suggestiva architettura futurista dell’Arch. Santelia al che Sgarbi ,notando lo stupore del pubblico
per la sua lapidaria e paradossale risposta, quasi una gaffe, si gira, vede la diapositiva (un edificio a torre modernissimo) ed esclama: “Ah, Santelia! Che disastro!” E giù improperi ed imprecazioni contro architetti, amministratori , e politici “futuristi” che hanno deturpato è distrutto i nostri monumenti e centri storici (la filippica non ha risparmiato nemmeno Morciano e Riccione) . Ormai lanciatissimo, il critico affermava che il futurismo è una
rovina per il turismo; “lo dice la parola stessa : FU – TURISMO. I turisti oltre alla pizza, pasta e caffè amano i nostri monumenti e musei e le nostre città d’arte; dunque se si continuerà a deturparle e distruggerle dovremo dire addio anche al turismo; questa sera dunque siamo qui non a ricordare il centenario del Futurismo, ma a celebrare il suo funerale!...” Potrei continuare su questo tono la cronaca di quella divertente ed interessante serata, ma lascio il compito ad altri più
capaci di me. Mi limito a sottolineare che non era facile aspettarsi da un critico come Vittorio Sgarbi parole di apprezzamento del valore e dell’attualità del Futurismo (anche se lui stesso ha riconosciuto il crescente favore della critica internazionale citando il recente riconoscimento del Museo Guggenheim di New York). Oggi il Futurismo non deve significare rifiuto e distruzione del passato e neppure fede cieca in un futuro di continuo (impossibile) svi-
luppo, sempre più veloce, competitivo e consumistico. Oggi del Futurismo occorre apprezzare i valori sempre attuali: l’energia, la creatività, la fiducia nei giovani. Personalmente, con buona pace di Sgarbi, sono convinta che questi valori siano aspetti di grande attualità presenti in questa manifestazione morcianese alla quale non manca la partecipazione convinta dei cittadini. Pittrice Come pittrice Staineriana ho partecipato anche io ad ogni edizione di questo evento con mie opere. In particolare quest’anno ho affrontato, con alcuni quadri esposti alla Banca Unicredit, i temi dell’Aero-futurismo nel senso di una “visione aerea” da cui guardare questo nostro mondo così complesso. Un punto di vista che, dall’ “alto” non solo dello Spazio ma anche delle proprie esperienze spirituali e della Storia, sappia guardare contemporaneamente e con equilibrio al FUTURO e al PASSATO per vivere bene il PRESENTE.
56 Via Cà Bacchino 2 San Clemente
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La provocazione di Vittorio Sgarbi, il famoso critico d'arte
ALLEGRO MA NON TROPPO
Che la “Crusca” mi perdoni
FuMo, Futurismo Morto? Umberto Boccioni, nato a Reggio Calabria da genitori morcianesi
FOCUS
di Hossein Fayaz - Una manifestazione che è costata ai contribuenti morcianesi almeno 90.362 euro (costi faticosamente accertati fino a questo momento, frugando tra le delibere della giunta comunale), poteva essere sicuramente meglio gestita e con maggiori risultati.
Edizione passata di FuMo
- Che la “ Crusca “ mi perdoni. Il nostro sindaco ha fatto scuola anche al presidente del Consiglio Renzi, la parola “Annuncite” cui molti hanno dato la paternità a Renato Brunetta e tanto cara a Renzi, in realtà è stata cognata dal nostro sindaco: sono sei anni che fa “annunci” a tutto spiano ed in realtà sono tutti Maxi Flop “Vedi FU.MO” (spero che dopo l’intervento di Vittorio Sgarbi un autogol averlo invitato, la manifestazione venga soppressa, il FU.MO nuoce gravemente alla salute). Ora con l’annuncio dell’arrivo nel palazzo del “Coordinatore” dello Staff del Sindaco” (cosa deve coordinare poi!!!! Non c’è mai), siamo passati alla “Supplettite”. Urge trovare rimedio alla malattia del sindaco. Giordano Lerdini
In un grosso quartiere dormitorio che è di fatto diventato l’area di Morciano di Romagna, Pian Ventena (San Giovanni in Marignano), Falda (Montefiore Conca) e Sant’Andrea in Casale (San Clemente), in effetti, c’è bisogno degli eventi e delle manifestazioni che riescono a creare la coesione sociale, la comunicazione e la solidarietà tra gli abitanti. Infatti, i residenti di quest’area, per una buona parte immigrati, in cerca di un lavoro, provengono da altri regioni italiane e da quarantasei nazioni e cinque continenti. Chi scrive da sempre ha sostenuto l’idea di organizzare momenti culturali e artistici come coesione sociale. Di conseguenza, l’evento come tale era nella giusta direzione. Le riserve permangono, sul come FuMo è stato programmato
e gestito. Quest’anno, per alcune mostre e spettacoli, l’idea di partire dai bambini e aluni per creare la convivenza civile tra gli abitanti del Comune, è piaciuta. Peccato che in tutte le manifestazioni ed incontri, è mancato un momento di dialogo tra i partecipanti e i conduttori. Oramai, in tutti i sensi, siamo tornati ai tempi pre sessant’otto: all’era dei monologhi e del paternalismo. Anche la manifestazione clou, l’intervento del critico d’arte Vittorio Sgarbi, in un Comune che ha quattro sale grandi e portici più belli della provincia, in una serata di maltempo, l’incontro è avvenuto in un luogo
non idoneo, sotto ogni punto di vista. Le poche persone che hanno trovato posto nell’ex negozio dell’inizio di via Marconi, non hanno avuto la possibilità di chiedere al relatore, qualche lume su alcune sue poco chiare affermazioni. La domanda che sorge per molti cittadini che a fatica e a costo di enormi sacrifici, sopporta la pressione fiscale comunale, regionale e statale, è questa: sono stati spesi bene i miei contributi? Ci dispiace per l’amministrazione comunale di Morciano, per l’assessore alla Cultura che non c’è, per gli organizzatori, per gli interlocutori e per i suggeritori della giunta che ha deciso il programma di FuMo 2014, purtroppo, la risposta, secondo il nostro modesto parere è “no”. Pensiamo che l’obiettivo non può essere solo la promozione del commercio dell’intero paese, o della via Marconi, o della via Bucci, o della via Roma. Da una manifestazione che costa cosi tanto alla casse comunali, e che per il resto dell’anno, azzera il bilancio per la cultura, ci si aspetta ben altro. Che possa promuovere l’incontro e il dialogo tra gli abitanti. Che lasci nel ricordo collettivo dei cittadini, momenti felici passati in compagnia dei loro compaesani.
Che possa promuovere l’immagine del paese ed incentivare il turismo nel territorio. Che possa contribuire alla crescita culturale dei cittadini. La questione degli incassi dei commercianti durante l’evento, è una conseguenza e non essere il principale obiettivo di una manifestazione costosa, sostenuta dall’intera cittadinanza. I protagonisti del FuMo 2014 sono stati gli artisti e i gruppi teatrali, bravi indubbiamente, sul piano personale e quello artistico, ma nelle loro opere pur belle, non si è visto niente di Infungibile per la quale la giunta comunale ha evitato, per le cifre cosi alte di spesa, le regolari gare e ha scelto le trattative dirette con gli interessati Nella conferenza di Sgarbi, molti dei presenti, con un lungo applauso, si sono trovati d’accordo con l’invitato: “Sono venuto a Morciano per celebrare il funerale del Futurismo fatto in un luogo (Ex Magazzini Rossi) di orrore che ti dà il senso di un imminente omicidio. Il prossimo anno non sarà FuMo, ma MoFu (Morte del Futurismo).”. A parte il maltempo di sabato sera che ha reso deserte le strade di Morciano, durante le tre serate del FuMo 2014, probabilmente, è stata minore la partecipazione dei cittadini. Anche questa volta, si è avvertita la mancanza d’una direzione competente dell’evento.
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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO
SAN CLEMENTE - ALLEGRO MA NON TROPPO
Comune, bandiere invertite
Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
- Errorino sul balcone del palazzo comunale di San Clemente. Le bandiere non sono posizionate nell'ordine giusto. Forse potrebbe sembrare poca cosa, ma le istituzioni hanno anche il ruolo di insegnare. Cioè nei suoi giradini sarebbe meglio tenere lontano Biancaneve con i sette mani; una creatività ad appannaggio del privato. Insomma, dovrebbe usare la “grammatica giusta”. Quando ai balconi, e non solo, degli edifici pubblici, ci sono tre bandiere, la scansione prevista è questa. Al centro il tricolore, alla sua destra la bandiera dell'Unione europea; sull'altro lato il vessillo comunale. Quando sono due: a destra il tricolore. Poi le restanti. Con allegria ma non troppo, direbbe l'economista Carlo Maria Cipolla.
Piazza Mazzini, il palazzo Comunale di San Clemente
“La Goloseria”, l'arte del gelato - Se avete in mente di gustarvi un gelato di quelli speciali, uno di quelli fatti con esperienza, professionalità e soprattutto passione, il posto in cui dovete andare è alla “Goloseria”. Si chiama proprio così la gelateria in via Bologna 110 a Sant’Andrea in Casale, in prossimità della “rotonda della Chiesa” e a fianco del Bar Sport. La gelateria è la prima nata dalla passione e dalla grande voglia di lavorare di Alberto Cianciosi che, ancora diciottenne, cominciò a cimentarsi tra creme e palette imparando un mestiere che poi sarebbe sarebbe diventato il suo futuro. La prima esperienza in gelateria nel lontano 1980, poi, nel 2001 la prima gelateria a Miramare. Tan-
ARTIGIANALITA' to lavoro e stagioni a quel tempo ancora stressanti convincono Alberto e famiglia a cercare situazioni più tranquille e quell’angolo di Sant’Andrea sembrò l’ideale per la scommessa di un lavoro sereno e la ricerca di nuove soddisfazioni. È da quell’idea che, nel 2003, nasce finalmente la goloseria. Scelta azzeccata e quella gelateria che sembrava fuori mano diventa molto in fretta punto d’incontro per tanti perché il prodotti, i gelati, “sono speciali”! Riconoscimenti e clientela gratificano la Famiglia Cianciosi che per scelta segue la linea dei gusti classici con qualche
sortita felice come ad esempio lo stupendo formaggio e fichi o la pienezza di sapore del classicissimo bacio. La gelateria di Sant’Andrea è gestita direttamente dal Alberto e dalla signora Maria Grazia e, oltre al tradizionale gelato, è specializzata in torte e mousse anche su ordinazione. Indimenticabile la panna cotta con croccante ma leggere non serve, per capire quanto siano buone le torte della Goloseria: vanno assolutamente assaggiate. Pur nelle difficoltà del momento e nonostante le tasse che gravano sempre più pesantemente sulle attività artigianali e commerciali la
Goloseria ha scommesso su se stessa ed ha aperto anche in via Roma a Morciano dove la figlia Lara propone soprattutto ai più giovani, oltre al classico gelato, soft yogurt, crepes e waffel! E anche a Riccione la Goloseria è presente con il figlio Filippo che gestisce un attrezzato locale a San Lorenzo, via Flaminia 35 in cui il nome e soprattutto la qualità dei prodotti non cambia. Insomma, noi lo abbiamo scritto com’è “la Goloseria” e adesso non vi resta che commettere un peccato di gola entrando senza esitazione in quella che preferite e non dimenticate, mi raccomando, di portare il fanciullino che è in voi! Claudio Casadei
I Cianciosi con le loro creazioni
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Apertura 7.30-13 15.30-19.30 Giovedì pomeriggio aperto Aperto la domenica dalle 8,30 alle 12,30
Piazza Boccioni - Tel. 0541.988104
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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
SAN CLEMENTE
- La maleducaazione non dà diritti. Chissà se chi parcheggia nei posti per disabili se la fa la domanda sul perché quei lembi di parcheggio esistano. Chissà perché l’atto di occupare quei posti in certa gente sia facile come respirare, senza scomodare la coscienza. I fatti. Il luogo è il parcheggio del supermercato di Sant’Andrea in Casale. Già la superfice del parcheggio non è troppo adatta ai disabili, ma da fastidio vedere che il posto ad essi riservato, quello vicino alla fontana e all’ingresso del supermercato, sia spessissimo occupato da chi non ne ha nessun diritto oppure da chi ha la macchina con il contrassegno ma senza l’invalido a bordo. “Solo un minuto”, “Ho fretta,
devo andare al lavoro”, “non sono cazzi tuoi” o la più spregevole indifferenza sono le risposte che questi signori ti propinano se gli fai notare che stanno sbagliando. Mi piacerebbe che sotto il cartello che indica che quel posto è riservato ce ne fosse un altro bello grande con su scritto “ La maleducazione e l’ignoranza non sono fattori abbastanza invalidanti per parcheggiare in questo posto. Se però sei consapevole di essere messo davvero male hai la compassione di tutti quelli che ti stanno guardando!” Poi, magari, qualche multa ai recidivi non sarebbe cosa sgradita e aiuterebbe anche queste povere persone a capire! Casadei Claudio
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San Clemente. Lettera aperta su biglietti ed ingressi omaggio a favore dei politici locali
Politica, biglietti omaggio e savoir faire Gentile direttore,
Spazi disabili e tristezza...
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da quando dalla mia Puglia decisi di trasferirmi in quest’angolo di Romagna leggo, mensilmente, il suo giornale che dà, da sempre e sempre più spesso, una diversa visione della realtà locale. C’è spazio per le opinioni della gente comune che fa spesso cose non comuni, e la Piazza sa diventare per loro palcoscenico puntuale. Informazione politica e sui politici locali e i loro comportamenti spesso al di sopra delle righe a volte ingenui e spesso impudenti. La deriva bullesca e sottilmente arrogante della moderna politica si è ormai impadronita anche dell’ex isola felice, la “Rossa Romagna” con risultati che si vedono quotidianamente. Che i rossi non siano più “i migliori” come pretendevano un tempo non dovrebbe dispiacermi visto che io mi riconosco nella parte esattamente opposta. Ma nella vacuità assoluta del “non-nuovo che avanza” leggere di tanta ingenua presunzione mi fa sorridere con molta amarezza. Così davvero disarmante risulta leggere che un assessore neo eletto, per giunta “Rosso” (mi risulta sia stato
“Per me i biglietti gratuiti ai politici di turno non è savoir faire politico” presentato in quota Comunisti Italiani) sostenga che favorire amicizie politiche, non importa quanto altolocate, offrire loro il modesto privilegio di biglietti gratuiti e riservare posti costituisca “savoir faire” politico! Ma dai! In un periodo in cui gli sprechi, i privilegi, le regalie, i furbetti del quartierino vengono cercati, scovati additati e messi alla pubblica gogna qualcuno ci racconta che regalare anche queste briciole alla “castina autoreferente” sia espressione di classe, garbo, finezza, stile politico. Ed è stupefacente come chi dovrebbe prendere questa favolosa palla al balzo per sottolineare l’eresia sia invece impegnato a dimostrarsi collaborativo o addirittura minimizzi l’accaduto come se la cosa fosse normale. A tutti loro ho voglia di chiedere: è savoir faire politico anche nei confronti di chi invece paga per intero quei biglietti e spesso vede questi signori serviti e riveriti mentre attende paziente di avere quello per cui ha pagato quanto richiesto?
Forse è questa la nuova idea di società della fresca sinistra! Ma non mi sembra ci sia molto di nuovo che avanza nel far pagare ad altri i propri privilegi: è solo il vecchio che si conferma! Il savoir faire è ben radicato a San Clemente. Riappare il 2 agosto nella festa anni ’80 la cui utilità culturale in piazza Mazzini non mi è davvero chiara. Ma, come sempre, chi non fa politica fa fatica a capire il perché di certe “scelte strategiche”. In tanti, con l’agognata e lungamente attesa piadina in mano, cercavano un tavolo a cui appoggiarsi per mangiare in attesa dei Joe di Brutto. Tutto pieno tranne alcuni tavoli liberi per i rappresentanti del popolo, i loro amici ed i loro pargoli. Ultima considerazione. Da uomo di destra penso che le feste patrocinate da una pubblica amministrazione dovrebbero favorire aggregazione e cultura locale, oltre ad attirare gente dai posti limitrofi, anche senza badare al pareggio di bilancio. Di questo c’è
poco nella gradevole “Note di Vino” e praticamente nulla nella festa anni ’80 che ha un senso sulla costa offerta come svago ai turisti ma non ne ha nessuno nell’entroterra dove resta una serata gradevole regalata a sconosciuti, senza alcun ritorno evidente e con il contributo dell’ignaro contribuente. Per questo sono preoccupato. Che vorrà dire quella frase? Che c’è di Savoir Faire in tutto ciò? I cittadini pagano e pagheranno spese che non conosceranno mai nella loro vera entità, e questo è quello che si vede. Magari qualcuno potrà dirmi che anziché rivolgermi ai giornali avrei potuto andare in Comune ad informarmi. Per fortuna mi trasferirò presto: torno nella mia terra povera. Lascio ai miei amici romagnoli tanto innamorati della loro patria rosso sbiadita sempre più simile ai nostri pomodori e che come fanno loro sta marcendo nemmeno troppo lentamente, l’augurio di un prospero futuro. Potrà essere migliore se apriranno in fretta gli occhi e torneranno a battersi per idee sane e sani principi contro chi fa della politica un lavoro ed un palcoscenico personale! Lettera firmata
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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO Il 2 settembre del 1944 venne liberata. La campagna saludecese fu luogo di sfollati da Cattolica e Misano
- Era stata una notte tiepida e senza il rombo dei cannoni, né il crepitio delle mitragliatrici, quella tra il primo ed il secondo giorno del mese di settembre di quel 1944, quando alla mattina presto apparvero le avanguardie delle truppe alleate nel nostro piccolo borgo di case. Durante la notte si erano attardate al di là del torrente Tavollo, nel territorio di Tavullia. Uno strano silenzio aveva permeato le tenebre. Gli alleati avevano oltrepassato nella notte il piccolo guado, il cui corso, quasi all’asciutto in quella stagione, non rappresentava più un gran ostacolo. Sul far del giorno erano risalite le avanguardie canadesi lungo il lieve pendio che dal torrente conduceva alle nostre case. I fanti affiancavano i carri armati e gli altri mezzi blindati. I tedeschi erano scappati lungo lo stradone pochi minuti prima, anzi uno di loro nella cucina della Teresa Benelli, la moglie di Secondo, fu fatto prigioniero in mutande, perché si era attardato per farsi rammendare i pantaloni ed attaccare i bottoni. Probabilmente lo aveva fatto apposta perché si era stancato della guerra. Era un giorno di sabato quel 2 settembre del ’44, giorno tanto agognato per l’arrivo del fronte degli alleati. Il luogo ove noi eravamo sfollati è la Levata, l’estrema punta verso levante del Comune di Saludecio a confine con San Giovanni e con Tavullia. Abitavamo da sfollati nel podere dei Morganti, signori di Roma, in casa della famiglia dei Piccari, loro contadini. Era una delle tre famiglie contadine del piccolo nucleo di sette case, le altre quattro famiglie erano di piccoli possidenti, tutti parenti tra loro e si chiamavano di cognome tutti Benelli, infatti. Una Benelli Pasquina aveva sposato Adamo Bergnesi e la loro casa era di fronte a quella dei Piccari, adiacente a quella dei “Prèsa” che di cognome si chiamavano Bertuccini ed erano un’altra delle tre famiglie contadine. La terza famiglia colonica era quella dei Tomasetti, detti “Minghiten”, il cui padrone del podere era un certo Morbiducci Gino. Il piccolo ghetto di case era diviso da una strada in leggero acclive sulla cui sommità vi era il pozzo. Era questa una cisterna costruita aderente alla strada, che da questa raccoglieva l’acqua piovana e ne faceva un deposito. Quell’acqua serviva per bere e per cucinare. D’estate scarseggiava e diventava una densa brodaglia torbida che occorreva fare depositare nei recipienti prima di utilizzarla. Ovviamente non c’era l’acquedotto pubblico ma non c’era nemmeno la luce elettrica, nella Levata. Ricordo che mia madre, in relazione all’acqua da bere, di tanto in tanto, esordiva: “Fat courag Sivio che san ciapen al tifo stan an al ciapen più”. Quella mattina, molto presto, mia madre con l’ “Orcio” e la corda, si era recata ancora nottetempo al pozzo, per attingere un po’ d’acqua. Un soldato tedesco in ritirata l’aveva fermata per raccomandarle di stare chiusi in casa quel giorno. Era stato un insolito comporta-
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Levata, 70 anni fa la guerra Professore in pensione di italiano al Gobetti. Pubblicato decine di libri. Fondatore del Centro dantesco San Gregorio in Conca. Istrionico
Carri armati salgono alla Levata
LA STORIA
di Silvio Di Giovanni mento quello del tedesco, senza più arroganza e senza prepotenza, come invece eravamo abituati nei rapporti con quegli occupanti. Da poco erano ripresi gli spari e si sentivano qua e là delle raffiche. Nella casa dei Piccari, ove noi eravamo sfollati, il sabato mattina presto, si faceva abitualmente il pane. Era questa una usanza settimanale tramandata nel tempo e quel mattino gli uomini di casa avevano già acceso il forno e stavano preparando la creta per sigillare lo sportello di ferro che si metteva alla bocca del forno dopo aver introdotto il pane da cuocere. Le donne stavano allestendo le “asse” in cucina con i filoni di pane da introdurre per la cottura. Il forno era di fuori e nella cucina si sistemavano i pani su queste “asse” da portare davanti alla bocca del forno. Ad un tratto arrivarono i primi soldati alleati, erano giovani canadesi con un elmetto del tutto diverso da quello dei tedeschi che eravamo abituati a vedere e che ci incuteva paura e terrore. Entravano nelle case col fucile spianato, questi giovani appena arrivati, chiedendo se vi fossero ancora i tedeschi, poi visitavano tutte le stanze calciando l’uscio per sincerarsi. Poco dopo si era fatto giorno e la strada era gremita di soldati e di gente a festeggiare questi liberatori che da giorni aspettavamo con ansia e con speranza. E’ difficile descrivere la contentezza e l’euforia che si vedevano dipinte sul volto delle persone. Sembrava che di botto fossimo piombati nel pieno di una festa paesana. Le donne di casa si precipitavano con i bicchieri e le brocche del vino e dell’acqua e con il pane appena cotto. I militari distribuivano le sigarette agli uomini e la cioccolata ai bambini ed in molti si abbracciavano anche se si era tra sconosciuti e si vedevano per la prima volta. Il viso dei miei genitori e specialmente quello di mio padre, che non era mai riuscito a nascondere la paura e l’angoscia, si era di nuovo aperto alla gioia ed alla speranza.
Erano i nostri liberatori quei giovani che parlavano altre lingue. Purtroppo uno di questi di lì a pochi minuti ed a poca distanza fu falciato da una granata tedesca e la camionetta che lo portava indietro ci mostrava tutto l’orrore che si consumava in quel povero straziato corpo sanguinante e con le reni rotte. Ci fu immediatamente imposto di sgomberare la strada e chiuderci nelle case o nei rifugi, giacchè il pericolo non era affatto passato. Noi ci eravamo asserragliati nella stalla di casa nostra cioè dei Piccari e molte persone erano con noi confluite. La posizione di questa stalla permetteva infatti di vedere dai finestrini alti, con dei supporti sotto i piedi, ciò che succedeva nella strada. Ad un soldato alleato armato di fucile era stato consegnato il prigioniero. Il canadese aveva mandato il tedesco lontano da sé con la schiena contro la parete della casa dei Bergnesi e con le mani alzate, poi, lontano dal prigioniero, aveva piegato una gamba appoggiando il ginocchio a terra per tenere il fucile puntato sull’uomo. Durante questa scena l’unico “intellettuale” (1) degli sfollati, che era con noi nella stalla, ci assicurò che il canadese lo avrebbe ucciso. Io vedevo l’incredulità di mio padre e degli altri contadini: “ma l’è un prisugner, cum al po es cul maza??” “Io queste cose le capisco e so che sta per ucciderlo, io me ne intendo”. Intanto il canadese, con l’altra mano toglieva lentamente il pacchetto delle sigarette dalla rete dell’elmetto, ne faceva uscire una, la metteva tra le labbra poi accendeva il fiammifero, poi riponeva il tutto nella rete. Gli alleati avevano infatti una rete che avvolgeva la parte esterna dell’elmo di ferro, sulle cui falde, tra queste e la rete stessa, stavano collocati i piccoli medicinali, le sigarette, la cioccolata, il chewing gum ed altri generi di sussistenza immediata. Noi li chiamavamo “gli inglesi” ma erano canadesi ed in tanti erano partiti volontari. Quelli che arrivarono da noi erano della VIII Armata del Generale Alexander, più precisamente
erano del 1° corpo d’armata del Generale Burn. La morte purtroppo arrivò anche tra noi nella nostra piccola comunità di sfollati e di gente del posto. Era il pomeriggio di quel sabato ed il fronte di guerra aveva fatto solo qualche chilometro dopo di noi e si era attestato nella vallata successiva a quella che dalla fine dello stradone scendeva nel Comune di San Giovanni per risalire al crinale dirimpetto di Monte Lupo, di là vi era la vallata del Ventena. I tedeschi sparavano con i cannoni verso di noi ed una granata colpì la casa dei Galeazzi. Alla distanza di poco più di cento metri dal nostro ghetto, dall’incrocio vicino al pozzo da cui partiva una stradicciola sassosa che scendeva nella “Carbonara”; vi erano due case abbinate, una dei “Gagliaz” ed una dei “Curtel” che erano alla sinistra di chi percorreva quella stradina in discesa. Dall’altra parte della strada, nel campo, che declinava dolcemente verso valle, gli uomini del posto ed anche mio padre, avevano realizzato un ampio rifugio collettivo a ferro di cavallo. Le due entrate erano alle due estremità rivolte verso il basso. Per eseguirlo era stato praticato uno scavo largo poco meno di due metri e profondo altrettanto per uno sviluppo in lunghezza di circa 15 e più metri a forma di mezzo cerchio, anzi di una “C”. Per coprirlo erano state abbattute delle grosse piante per ricavare delle travi di copertura completate da rami grossi più le ramaglie, il fogliame ed un soprastante spessore di circa mezzo metro di terra di riporto. Io compivo solo nove anni, ma con gli altri ragazzi circa coetanei, tutti abbiamo partecipato ai lavori. Nei giorni immediatamente prima dell’arrivo degli alleati, a partire dal mercoledì 30 agosto, un intenso cannoneggiamento alleato aveva bersagliato tutta la nostra zona ed un pomeriggio intero avevamo dovuto attardarci nel comune rifugio io, mio padre e la mia sorellina Adriana, che non aveva ancora quattro anni. Mia madre era rimasta in casa, aveva meno paura degli eventi ed anche del pericolo che la guerra rappresentava. Altre persone erano già uscite dal rifugio
per raggiungere le case per la notte. Di solito di notte i cannoneggiamenti smettevano, mio padre si decise, prese in braccio mia sorella, uscì dal rifugio e di corsa, mi invitò a seguirlo. Si vedevano nel campo le buche ancora fumanti ad imbuto, ove poco prima erano scoppiate le granate, si udiva attorno ancora qualche scoppio e ad ogni esplosione ci si buttava a terra e poi si riprendeva. Ricordo che si preferiva cercare il riparo in una di quelle buche fresche perché era opinione diffusa che mai avessero sparato due volte con la medesima altezza e direzione di tiro. Non ho mai saputo se la cosa fosse vera o no. Ricordo che in quella rocambolesca e affannosa corsa in salita, tra il sibilo delle granate ed i bagliori che provenivano dalla zona del pesarese, ho perduto uno zoccolo e non l’ho più ritrovato. Il pomeriggio di quel sabato due settembre, il rifugio era gremito di gente e quel giorno le cannonate arrivavano dalla direzione opposta tirate dai tedeschi. Si era fatto tardi ma la gente era restia ad uscire. Una delle due bimbe gemelle di quattro anni della Maria Fabbri (2), sfollata da Cattolica come noi, sentiva freddo e sua madre uscì dal rifugio per andare in casa al di là della strada a prendere una coperta. L’aveva già presa la coperta e dalla camera si accingeva ad uscire quando una cannonata colpì la spalla della finestra, poi scoppiò all’interno della stanza contro la parete laterale e le scheggie frantumarono il muro, lo specchio ed il comò. La Maria era di fronte al comò, non aveva fatto in tempo ad uscire e prendere la scala. Un nutrito numero di schegge fumanti si erano conficcate nella sua schiena, dal collo alle gambe. Da quella casa fu trasportata distesa su un carro, in salita nel nostro ghetto, in casa di Benelli Salvatore detto “Tor”, marito della Gemma; che era di fianco a quella dei Bergnesi, allo stesso lato della strada. Fu stesa a terra a pancia sotto, sopra delle coperte di fortuna nella stalla, alla tenue luce del lume a petrolio e per tutta la notte ivi restò bocconi, con altre 20 - 30 persone che eravamo ed il bestiame che era rimasto dopo la razzia dei tedeschi. Mia madre si prodigò taglian-
do un lenzuolo bianco per farne delle bende da stenderle sulla schiena a protezione delle ferite. La poverina si lamentò del dolore per tutta la notte. Le scheggie le avevano perforato parti vitali. Mia madre e le altre donne cercavano con ogni mezzo di alleviarle il dolore, ma non sapevano cosa poter fare. Gli uomini nella notte cercavano aiuto dai militari stanziati lungo la strada. Durante la notte fu rintracciata sua madre che era ancora in zona di guerra ed alla mattina seguente su una camionetta dei canadesi fu portata all’ospedale di Pesaro, passando per i campi. Sulla camionetta con lei e con il militare che la guidava salì sua madre e con loro fu adagiata anche la “Cesira ad Curtel”, una ragazzina di 13 anni che nello scoppio della granata rimase sepolta dalle macerie e non dava segno di riprendersi nemmeno il giorno dopo pur essendo ancora viva (3). Morì dopo quattro giorni, il 6 di settembre, ed aveva soltanto 24 anni la Maria Fabbri conosciuta come “la Maria sfuleda”. Sua madre tornò a casa a piedi da Pesaro, alcuni giorni dopo, passando per i campi. Noi ragazzi la vedemmo risalire dal Tavollo lentamente lungo il pendio, a piedi scalzi e con le scarpe nelle mani, scartando le zolle ed inciampando, con gli occhi pieni di lacrime aggrumate; un fazzoletto nero attorno alla testa legato sotto il mento ed il corpo smilzo e rinsecchito che denotava una precoce vecchiaia; le membra penzoloni e lo sguardo impietrito: “La Maria la à morta, andò cli è li do bourdlègnie?” Il marito della Maria si chiamava Bruno Leardini ed era un caro amico. Si era fatto tutta la guerra e quando, nel 1945 era tornato dalla prigionia, non capiva la perplessità e lo sgomento che vedeva dipinti sui volti di quanti incontrava per la strada del ritorno nel paese, prima di giungere a casa a Cattolica nel percorso a piedi dalla stazione. Lui si aspettava una esplosione festosa, la gente lo guardava e non sapeva cosa dirgli. (1)L’intellettuale, nella nostra stalla, era Morbiducci Gino, il padrone del podere dei “Minghiten”. (2) La Maria Fabbri veniva comunemente chiamata dalla nostra comunità della Levata “la Maria sfuleda” per distinguerla dalle altre e tante donne che si chiamavano Maria. (3) La Cesira evidentemente aveva subito una commozione cerebrale che però non era stata di intensità irreparabile, vero è che due settimane dopo tornò a casa a piedi da sola dall’ospedale di Pesaro, attraverso i campi.
SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
- Montebello mette in cascina la XXVII edizione del Palio del Daino (dal 21 al 24 agosto). I numeri dicono che è stato un memorabile successo nonostante che quest'anno l'organizzazione (la Pro Loco, con il sostegno dell'amministrazione comunale) sia partita con qualche mese di ritardo. Ma la macchina era oleata e la passione immutata. Ecco questi numeri che rappresentano un linguaggio non opinabile: oltre 17mila presenze nei quattro giorni. Forse il numero che più esalta e fa riflettere è il 500: il totale delle persone che lavorano affinché una delle rievocazioni più belle d'Italia possa affascinare tutti coloro che salgono in Valconca. Claudia è una fanciulla di Cattolica: “Io ci sono stata il giovedì, il giorno con meno gente. Bellissimo”. Dei 500 volontari, un centinaio giungono da fuori Mondaino; la maggioranza è amica dei mondainesi. Lo fanno per provare nuove emozioni, come Matteo ad esempio. Il Palio del Daino si chiude con gli spettacolari fuochi artificiali che “incendiano” la rocca di Mondaino, al ritmo delle musiche medievali, in una cornice di stupore e gli applausi scroscianti del folto pubblico. Un'edizione memorabile per affluenza, livello degli spettacoli e numero di artigiani e rievocazioni. Per la cronaca il
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Vittoria di Montebello 8la decima).Oltre 17mila visitatori nelle quattro giornate. Dietro, a lavorare, circa 500 volontarti; un centinaio i “forestieri” “La Pro Loco - racconta Saioni - si è rimboccata le maniche e investendo bene le risorse disponibili”
Piazza Maggiore vista dal drone
Palio del Daino, da grande annata Palio 2014 è stato conquistato dalla contrada Montebello, che arriva così alla decima vittoria (vittoriosa anche nella prima edizione del 1988). Oltre 17mila le presenze al Palio nei quattro giorni di festa si diceva. Un'affluenza che con-
ferma l'inossidabile fascino della manifestazione anche in un periodo di crisi come quello attuale, in cui altre rievocazioni e feste storiche subiscono ridimensionamenti o vengono sospese completamente. “La Pro Loco - racconta
Pierpaolo Saioni, prima una persona di valore e poi responsabile della direzione artistica grafica e comunicazione del Palio - si è rimboccata le maniche e investendo bene le risorse disponibili tutti insieme siamo riusciti a mantenere un ot-
timo livello degli spettacoli, molto apprezzati dal pubblico e culminati negli strepitosi fuochi artificiali”. “Quest'anno - continua Saioni, elegante 10 da giovane - per l'organizzazione della manifestazione sono state coin-
volte sia le persone che hanno fatto la storia del Palio e che hanno apportato la loro grande esperienza, sia i giovani che con entusiasmo hanno abbracciato il progetto, ponendo le basi delle future edizioni”. “Ringrazio - chiude la riflessione Gabriele Sanchini, neo-presidente della Pro loco tutta la Pro Loco, il consiglio, i volontari e collaboratori, le Contrade, il Comune di Mondaino e la Provincia di Rimini, che hanno permesso con il loro impegno, lavoro e sostegno la riuscita della festa. Un'edizione che grazie all'attività intensa di tutti è stato possibile organizzare in tempi record, in soli quattro mesi dall'aprile di quest'anno, mentre solitamente la manifestazione richiede un anno di preparazione”. Tra le curiosità, quest'anno è stato utilizzato un drone per riprendere suggestive immagini aeree della festa, che potranno essere utilizzate per la pubblicazione di un dvd o di un libro che raccolgono le emozioni dell'edizione 2014 del Palio.
Pro Loco, Sanchini presidente - Gabriele Sanchini è il nuovo presidente della Pro Loco di Mondaino; è stato eletto lo scorso aprile. Sposato, due figli, il cinquantaduenne per 26 anni è stato il priore della contrada Montebello. Da giovane ha disputato il Palio; tre le sue vittorie. E' anche dirigente (direttore tecnico, per la precisione, dell'Asd Mondaino). Da ragazzo ha giocato a calcio nel Mon-
TREBBIO DI MONTEGRIDOLFO - Via Botteghino 61 - Tel. e Fax 0541/855134
daino e nel Saludecio, “come Oriali, quella banda di giocatori che corrono senza mai stancarsi”. Bancario, Sanchini è appassionato della buona cucina ed è degustatore di birre. La Pro Loco di Mondaino, oltre al Palio, organizza altri due grandi eventi durante l'anno: la Camminata di primavera e la sagra dei prodotti autunnali in due fine settimana di novem-
bre. Il nuovo consiglio: Gabriele Sanchini (presidente), Tiziano Bertuccioli (segretario), Fabrizio Ciotti (vicepresidente), Alessandra Galanti, Maurizio Galanti, Emiliano Roselli, Rachele Frezza, Simona Masia, Gastone Pretelli, Giovanna Acquaviva, Eugenio Roselli, Fabiola Merli.
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CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO CORIANO
Centro democratico, Vallorani responsabile - L'8 settembre (data fatidica?), a Coriano è nato il comitato promotore provinciale del partito Centro democratico il cui coordinatore provinciale è Quinto Maioli. Un partito alleato strategicamente col centro sinistra, una collocazione scelta senza incertezza fin dal giorno della sua costituzione. Una scelta condivisa e che si impegna a portare avanti con coerenza anche nella provincia di Rimini. Ha partecipato alla costituzione la portavoce romagnola Maria Grazia Bartolomei, membro del consiglio nazionale del partito. Il coordinamento provinciale è composto da: Alvaro Bianchi (Politiche culturali), Mario Giannini (Tesoriere), Andrea Giovagnoli (Urbanistica e infrastrutture), Quinto Maioli (Rapporti con aziende pubbliche), Luigi Vallorani (Rapporti con organismi economici, sociali e
Titolo dell'opera prima di Ettore Tombesi. Racconti che sanno sorridere
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Adriaticamente, racconti dell'anima Copertina del libro
STORIE
Luigi Vallorani
mass media). Nei prossimi giorni saranno nominati i responsabili di: Politiche giovanili, Politiche enti locali e Organizzazione Nel comitato organizzatore delle primarie a livello provinciale sono stati indicati Quinto Maioli e Alvaro Bianchi. Nominati i responsabili di alcune località: Quinto Maioli (Rimini), Mario Scillia (Valconca), Luigi Vallorani (Coriano).
- Dodici è un numero che evoca pensieri grandiosi della cultura occidentale: gli Apostoli, i figli di Giacobbe, le tribù d'Israele, gli anni in cui Gesù si fa trovare in mezzo ai sapienti, le ceste per la moltiplicazione dei pani e dei pesci. Sono gli anni soglia, quelli che ti permettono di entrare nella pubertà. Il passo che ti porta nella vita vera che è un percorso ad ostacoli affascinanti seppure nelle difficoltà. Chissà quale passo rappresenta per Ettore Tombesi. Forse è stato il caso, ma il numero dei racconti del suo primo libro sono dodici. Titolo: “Adriaticamente” (Aiep, 92 pagine, euro 9,50). Riminese, trapiantato a Montecolombo, per tanti estati ha fatto il bagnino a Rimini Centro (zona 44, piazzale Tripoli). Ed è qui, sul mare e sulla sabbia, sotto il
cielo e il sole che ha attinto, le sue storie brevi: tagli di luci che riescono a zigzagare per i sentieri della mente. Il primo fatto si intitola “Salvataggi”, l'ultima “Il gabbiano”, passando per “Quindici onde al minuto” (le ha davvero contate?) e ”Boa germanica”. Le pagine intrecciano storie che attirano, come i fiori le api. Sono veloci ed autentiche
come il pesce azzurro del nostro mare, che non si può allevare in cattività. Non finiresti mai di mangiarli; uno dietro l'altro e mentre pizzichi dici: “Questo è l'ultimo”. E poi allunghi la mano nel piatto... magari con un tocco di piadina e qualche foglia di radicchio Tombesi scolpisce con parole che ti portano immagini vive: “Oggi le onde del mare si arricciano come il burro delle
colazioni servite alla pensione Miramare”. Ascoltate quest'immagine poco più sotto: “L'onda scioglie i pelucchi delle cozze abbarbicate sui pontili e sulle scogliere. Tutti i frammenti si sfregano e si frantumano come all'interno di una betoniera in attesa della calma scaduta”. Ma è attento, Tombesi, non solo nello scrutare natura e uomini ma anche alla caduta degli accenti (non sbaglia un grave ed un acuto); sa infilare le doppie, anche quelle considerate se non impossibili un po' la prova del nove per coloro i quali affrontano il baratro del foglio bianco. Come caffellatte (parola semplice ma la regola vuole le tre doppie). Se è vero come dice il giornalista pesarese Franco Bertini che i libri non si raccontano ma si leggono, questo di Tombesi si lascia divorare. Si può acquistare al Bar Quadrelli di Morciano (via Roma), alla Riminese di Rimini e alla Cosmo di San Marino.
LA LETTERA Strade con buche
- Coriano: strade ormai impraticabili a causa di buche, crepe e dossi, la sicurezza è a rischio nonostante il tesoretto della giunta Spinelli. Gravissime e pericolose le condizioni di molte strade del comune di Coriano, mentre le casse del Comune traboccano di Euro incassati con le Tasse, il manto stradale di Coriano versa nelle condizioni peggiori.
ricolo soprattutto per i cicli e motocicli. (foto Allegata) - Strada del Marano/Via Fiume - Via Monte Olivo Una situazione ormai insopportabile, le conseguenze si riflettono innanzitutto sulla sicurezza e sulla pubblica incolumità, sui danni materiali ai veicoli e poi sul contenzioso,
Troppe buche nelle strade Siamo ormai ad Agosto e la gestione provvisoria del Bilancio della giunta Spinelli, la loro incapacità di gestire il Bilancio, impedisce di assumere nuovi impegni per la manutenzione delle strade dimostrando tutta l’ approssimazione e lo scarso interesse per la sicurezza e l’ incolumità dei Corianesi. I risultati sono sotto gli occhi, anzi sotto i piedi di tutti. I problemi interessano il capoluogo e si aggravano non appena ci si sposta nelle frazioni. Le vie principali, ma anche quelle secondarie, risentono
della mancanza di interventi di riparazione e quotidianamente si presentano deformazioni del manto, dossi ma soprattutto buche e crepe. Ecco alcuni degli esempi più clamorosi, dove le strade di intenso traffico sono ridotte a un colabrodo o peggio ancora mal rappezzate: - Sant’Andrea in Besanigo, tra Via Rio Melo, Via della Repubblica e Via Colombarina, e nei pressi dell’ex ristorante Torre Folk dove la strada è diventata impraticabile, l’asfalto danneggiato crea una situazione di massimo pe-
visto che dopo gli incidenti, il passo immediatamente successivo è la denuncia per risarcimento danni a carico del Comune. Mentre le casse comunali sono piene (oltre 1.600.000 euro di avanzo al 2013) chiediamo al Sindaco Spinelli di provvedere con urgenza alla messa in sicurezza delle strade con adeguati interventi di asfaltatura prima che succedano incidenti ancora più gravi e irreparabili. Cristian Paolucci , Alfredo Fabbro Fabia Tordi, consiglieri Comunali di minoranza
CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO
Settembre 2014
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Ambito di 9 o 14 comuni? HOBBY
I cinque Comuni costieri formato da Riccione, Misano Adriatico, Cattolica e i due Comuni adiacenti, Coriano e San Giovanni in Marignano un gruppo LA POLITICA di Hossein Fayaz
Spazio fotografico Coriano, si parte - Lo Spazio fotografico Coriano va a ricominciare. Lo fa giovedì 18 settembre ore 21, piazza Mazzini a Coriano, l'associazione, presentando la nuova stagione di eventi e attività. Un calendario ricco di incontri e dibattiti a tema, incontri e corsi di vario genere e preparazione che verranno proposti ai nostri soci e non, da ottobre 2014 a giugno 2015. L'associazione aspetta per un brindisi di inizio attività. Augurare buona luce a tutti e perché no la conoscenza nuovi soci.
Ambito a 9 Comuni della Valconca? O a 14 Comuni di Rimini sud? Nella riunione del martedì mattina 2 settembre 2014, tra i 14 sindaci dell’area Rimini sud, il sindaco di Coriano Domenica “Mimma” Spinelli, cento destra, e il sindaco di Montefiore Conca Vally Cipriani, anche essa di centro destra, hanno votato contro la proposta di dividere la zona Rimini sud in due ambiti. I cinque Comuni costieri formato da Riccione, Misano Adriatico, Cattolica e i due Comuni adiacenti, Coriano e San Giovanni in Marignano un gruppo. Ed altro gruppo formato dai nove Comuni dell’Unione Valconca. La padrona di casa il sindaco di Riccione, anche lei di centro destra, saggiamente, ha votato per l’ambito a due gruppi di Comuni. In effetti, queste due aree dal punto di vista geografica e per le esigenze delle attività economiche e territoriali sono
Coriano (Foto Pier Francesco Gasperi)
due zone ben distinte. La riviera principalmente vive di turismo e l’industria del divertimento, mentre la Valconca ha la vocazione alle attività agroalimentari e potrebbe giocare un ruolo fondamentale di indispensabile supporto, come il polmone verde, all’industria del turismo riminese da anni in continuo declino. La miopia degli uomini politici del centro sinistra, ovviamente in misura maggiore per la loro permanenza al governo degli enti locali, e del centro destra sostanzialmente convergente, nel fermare tutti i fondi reginali, statali e comunitari nei Comuni rivieraschi per le opere faraoniche dei vari Palacongressi, Fiera, Aeroporto, Teatro Galli ed altro. Ini-
ziative che sono state spesso fallimentari, e hanno penalizzato la Valconca e la sua popolazione. Fino ad oggi, se escludiamo, il nuovo ponte del Conca, costruito esattamente dopo cent’anni dall’inaugurazione del vecchio, con la cospicua partecipazione del Comune indebitato di Morciano e in maniera minore, anche se ha maggiori benefici, dal Comune di San Clemente, non si è fatto nulla per valorizzare quest’area paesaggistica di particolare bellezza. Una valle al ridosso di quell’area metropolitana e cementificata che è di fatto diventata la riviera riminese. Le amministrazioni comunali dei Comuni di Morciano, San Giovanni, Montefiore, San
Clemente, Misano Adriatico, e Saludecio, a dispetto del Piano Regolatore provinciale (P.T.C.P.), con le loro delibere hanno cementificato e nonostante la crisi, continuano a cementificare le crinali delle colline e i terreni adiacenti al letto del torrente Conca. Di fatto, questi Comuni sono diventati un sconfinato quartiere dormitorio della riviera. Mentre, grazie all’impegno costante dei vinicoltori e le amministrazioni locali, il paesaggio vitivinicolo del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato, in questi giorni per la decisione dell’Unesco è diventato un sito patrimonio dell’umanità che comprende una serie di località situate nelle aree vitivinicole del