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ANNO 16 N.10 Euro 1,50
Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini
REDAZIONE: VIA GARIBALDI, 30 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - Tel. 0541.611070 E-mail: lapiazzarimini@libero.it
Cagnoni: “Rimini Fiera se la cava”
IL PUNTO DI VISTA
Roma e il Lazio da commissariare di Alessandro Roveri* - Si è dimessa Renata Polverini, presidente della Regione Lazio. Era stata eletta il 28 e 29 marzo 2010. La sua avversaria, candidata del centro–sinistra, la radicale Emma Bonino, per serietà e onestà una donna d’ altri tempi, che ha dato tutta se stessa alla propria passione politica disinteressata, prevalse in Roma città, ossia nel cervello culturale della regione, con il 54% dei voti, ma nelle altre province della regione la vittoria andò alla Polverini, che prevalse complessivamente con il 51,1 %. Oggi il presidente della Conferenza Episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, definisce gli sprechi del pubblico denaro come «una cosa vergognosa», e il vicario del Papa a Roma, cardinale Agostino Villani, condanna il «persistere di privilegi di corporazioni, scandali e abusi di denaro pubblico che sono intollerabili». Queste parole hanno indotto Casini, un divorziato sempre attentissimo a ciò che si dice in Vaticano ed è andato a Castelgandolfo a baciare la mano del pontefice, a convincere i consiglieri regionali del suo partito a uscire dal gover Segue a pagina 11
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Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.° 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini”
Uomini e idee. Quattro sindaci sul palco RICCIONE - 17
RIMINI 4-5
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Quando il Bilancio diventa partecipativo
OTTOBRE 2012
Addio a Dinetto Muratori, un gentiluomo MORCIANO - 49
CATTOLICA - 27
Economia, autunno di lacrime e sangue Un risultato positivo: l'export della provincia di Rimini è cresciuto più del 5 per cento nei primi sei mesi di quest'anno. Ci si salva solo se si riescono a conquistare i mercati esteri
RICCIONE - LA MODA
MADE IN ITALY
L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul... ...sulla corruzione e al lavor di pataca...
Alfredo Bernabé
Estero, in cinque anni dal nulla al 40 per cento
di Francesco Toti - “E' fuori per fiere. Ci resterà almeno quindici giorni. Ora è in Messico per un cliente che sta installando le nostre macchine. Poi è a Milano per la Bimu, una fiera. Dopo vola in Polonia un'altra settimana per un'altra fiera”. Questa è la risposta della segretaria di Bruno Bargellini, presidente della Confapi (AssociaPagine 2-3
Breve massima di saggezza Debito. Se i Paesi sono grandi vi sono solo tre opzioni: l'inflazione, l'insolvenza, l'imposta straordinaria
John Keynes (economista 1883- 1946)
- Per LdR (acronimo de L'Artigiano di Riccione) cinque anni fa l'estero non esisteva. Oggi vale il 40 per cento del giro d'affari. Grazie alla svolta, negli ultimi tre anni, la crescita è stata a colpi del 20-25 per cento l'anno. Il 2012 invece si presenta sui livelli del 2011: cresce l'estero ma calano i consumi interni. Cecco - Felixmueller - 2012
TRADIZIONI
VALCONCA
Montefiore
San Clemente Maggioranza-opposizione: duello Migani San Giovanni Edilizia, confusione la specialità Coriano Righetti, le ragioni della sconfitta Montefiore C Montegridolfo Bocce, è podio Saludecio Cerreto in un libro
Salire alla Sagra della castagna MISANO
Giunta Rifondazione comunista contro il sindaco
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CONDOMINI - PARERE DELL'ESPERTO
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INCHIESTA
Ottobre 2012
2
Pascucci: “I veri patrioti sono gli imprenditori” In ginocchio artigiani e piccolo commercio
Economia, quale vento a settembre? L'INCHIESTA
Giornale d'informazione fondato nel 1997 Direttore responsabile Giovanni Cioria Edizioni la Piazza Via Garibaldi 30 - 47843 Misano Adriatico Redazione Via Garibaldi 30 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070 Abbonamenti e pubblicità - 0541.611070 Stampa La Pieve Poligrafica Editore srl Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364
Giornale in stampa il 3 ottobre
LA LETTERA
Europa: più 7 per cento
Pulizie, tutte licenziate
- Ecco dove la provincia di Rimini esporta. Il dato semestre del 2012 è rispetto al 2011.
segue dalla prima pagina
zione della piccola industria) della provincia di Rimini, a chi gli chiede se c'è il fondatore di Top Automazioni, azienda di Poggio Berni, leader europea per i caricatori di torni. Un robottino che è un gioiello di tecnologia. La strada maestra per uscire dalla crisi passa per l'estero. Vendere non è assolutamente facile, naturalmente. Davanti ci sono mesi di lacrime e sangue. Appena rientrati dalle ferie, una delle aziende più organizzate e all'avanguardia del territorio, con il 40 per cento dei ricavi sui mercati esteri (l'obiettivo della direzione è il 60 per cento), ha lasciato a alcuni centinaia di dipendenti. Gli imprenditori del Riminese hanno capito che la sopravvivenza passa per l'estero. Si sono rimboccati le maniche, bisaccia in spalla e a zonzo per il mondo in cerca di clienti. Le settecento aziende della provincia di Rimini che esportano stanno raspando sui vetri pur di farcela. C'è da ammirarli. E dovrebbero avere il sostegno delle istituzioni politiche e finanziarie. Spesso, purtroppo, la nostra politica è alle prese con altri problemucci. Afferma Mario Pascucci, dell'omonima torrefazione, che ha seminato nel mondo oltre 400 dei suoi caffè, oltre 300 solo in Corea del Sud e che si appresta ad aprirne altri 15 all'estero entro un anno: “Mi viene da dire che il vero patriota è l'imprenditore che lavora in Italia. Noi produciamo il 50 per cento del nostro fatturato all'este-
NUMERI 2012
Europa: + 7,6 (642 milioni) Unione E: -0,6 (454 milioni) Africa: +63,4 (32 milioni) America: -32,5 (89 milioni) Asia: +28,8 (144 milioni) Oeania: - 17,7 (6 milioni)
Export primi sei mesi del 2012
914,1
Export primi sei mesi del 2011
868,3
(più 5,3%)
ro. E vogliamo crescere”. Da Pascucci arriva una curiosità. Dopo i fasti dei decenni passati in Italia sono rimasti soltanto due produttori di tazzine. Più cari dei cinesi. Ma la tazzina made in Italy riesce a sopportare circa 5000 lavaggi, contro i 500 della cinese. Forse costa un po' di più, ma dura anche di più. In una stagione ancora con lacrime e sangue, uno spiraglio c'è, seppure ancora in un profondissimo tunnel: nei primi sei mesi di quest'anno, l'export della provincia di Rimini è cresciuto del 5,3 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
In assoluto sono state piazzate merci per 914,1 milioni di euro (erano 868,3 nel 2011). E' quasi tutto manifatturiero: 908 milioni. L'Europa con quasi il 60 per cento è il mercato dei prodotti made in Rimini. A vedere la tabella di cui sopra, l'Asia è particolarmente corteggiata, con i suoi 144 milioni di euro, ed un balzo in avanti di quasi il 30 per cento. Mentre, purtroppo, l'America batte il passo: con un segnaccio meno da 32,5 per cento. Tradotto in milioni, significa che i 131,8 del 2011 sono diven-
tati 89 milioni nel primo semestre del 2012. Riconosciuto la tenacia di chi esporta, in grandi difficoltà è la piccola e media impresa che ha in provincia ed in Italia il proprio bacino di mercato. Alessandro Rapone è il presidente della piccola e media industria di Cna della provincia di Rimini. Argomenta: “Chi ha il prodotto e si è organizzato per l'export ha la valvola di sfogo. Chi ha un prodotto povero, da prezzo, e il solo mercato nazionale, ha il futuro precluso. Insomma, la triade è: qualità, innovazione ed export. Come associazione abbiamo lavorato parecchio mettendo in pista una serie di servizi. Detto questo, come categoria siamo tutti molto preoccupati, perché non c'è un segno di inversione rispetto alla crisi. Alla congiuntura negativa degli ultimi quattro anni, si aggiungono le debolezze tipi-
che dell'Italia: la burocrazia inefficiente, il carico fiscale pesantissimo, il viaggiare in ordine sparso. Senza una regia che impieghi al meglio le risorse e le infrastrutture”. E il sistema Rimini è in crisi? Rapone: “Il tessuto produttivo provinciale non è un sistema, è un insieme di tante individualità, anche eccellenti. E' giovane; è sbocciato negli ultimi anni”. Se la piccola e media impresa non ride, l'artigianato di produzione, di servizio ed il piccolo commercio sta peggio. Salvatore Bugli, segretario della Cna della provincia di Rimini, è un buon osservatorio. “Siamo ad un punto - afferma Bugli - in cui gli indicatori per la piccola impresa che fa artigianato, commercio suonano l'allarme. La crisi sta cambiando i connotati del sistema. Sta mettendo in difficoltà la tenuta sociale di una comunità. Prima era motivo di vanto dire che nel Riminese c'era una imprenditorialità diffusa, una partita Iva ogni 9 abitanti, il rischio è che non possa essere più così. Gira poco credito, la
- Spettabile Piazza, “La Comunità Montana del Montefeltro di Carpegna , tre mesi fà, ha licenziato tutte le donne addette alle pulizie. Quelle poverette percepivano misere paghette per le pochissime ore di lavoro settimanali... Le hanno mandate via, a loro dire, perché dovevano risparmiare per mancanza di fondi. Sono andata a guardare il trattamento economico della dirigenza sul loro sito... Mi rifiuto di commentare!!!!" (Io sono una di quelle 7 donne...). Lettera firmata
burocrazia che non è stata riformata, con un crocevia di tasse e balzelli che mettono in ginocchio. Purtroppo, si tarda ad intervenire nonostante i governi che si sono succeduti. Senza mettere in discussione le regole, va detto che oggi il primo nemico è la burocrazia”. Per giungere questo punto, qualcuno ha commesso errori. Chi? Bugli: “Anche chi fa impresa ha sbagliato le valutazioni. Si pensava ad una crescita infinita in ogni settore: edilizia, turismo, commercio. Forse è mancata l'etica calvinista. L'impresa non è stata più vista come luogo che produce ricchezza sociale ma solo utili economici. Ma non ne sono stati immuni né la politica, né la finanza. Rotto l'equilibrio; ora bisogna tornare alle regole ed ai diritti. Basterebbe che ognuno si assumesse le proprie responsabilità. E che ognuno la mattina uscisse a costruire il mondo che ha in testa e non pretenderlo dagli altri” Import Se l'export veleggia con un buon più, sul fronte dell'import (un segnale di crisi) c'è stato un meno 3,1 per cento rispetto al semestre del 2011. I 352 milioni di euro sono diventati 341,7 quest'anno. Lucina Un'altra lucina accesa sul futuro è la nascita delle imprese. Nei primi sei mesi di quest'anno sono cresciute dello 0,6 per cento: da 35.947 a 36.148. Qualcuna di loro probabilmente un giorno avrà gambe e fiato per correre nei mercati del mondo.
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3 Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
Ottobre 2012
INCHIESTA
Leader europea nelle testine per torni. Investe in ricerca ed innovazione circa il 15% dei ricavi. Nove fiere. Impiega oltre 60 persone
Mt, esporta il 75% per cento Terenzio Marchetti, cattolichino, la sua azienda si trova a San Giovanni in Marignano
Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453 CURIOSITA'
In Germania con prodotto, prezzo, organizzazione: fu flop Monaco
L'AZIENDA
- “Il 2012 è l'anno migliore della nostra storia, con un risultato positivo verso il 7-8 per cento. Va non male rispetto al mercato, rispetto alle aspettative siamo un po' delusi”. Terenzio Marchetti è il fondatore dell'Mt (acronimo del suo nome e cognome). Leader in Europa, stabilimento a San Giovanni in Marignano, produce testine per torni. “I nostri ricavi - continua Marchetti - sono aumentati grazie all'export, dato che il mercato italiano è stagnante da molti anni. Due anni fa, la voce estera valeva il 50 per cento; oggi vale il 75. Il nostro mercato principale è quello degli Stati Uniti, che da solo vale il 27 per cento. E il dollaro rafforzato verso l'euro ci sta dando una bella mano. Siamo pre-
senti in 35 nazioni”. Se questo è il risultato industriale di Mt, quale strada per raggiungerlo? Marchetti: “Ci stiamo muovendo con ritmi veloci e unici. Investiamo, tutti gli anni, tra il 12 ed il 16 per cento dei ricavi in ricerca, sviluppo ed innovazione di prodotto. A volte mi chiedo se non è ora di rallentare questi investimenti ed iniziare a mettersi in tasca qualche soldo. Ma dovessimo rallentare, forse non saremmo più competitivi. Ogni anno, il nostro catalogo prodotto cresce del 20 per cento. Noi produciamo soltanrto 13mila pezzi su una produzione mondiale di 400mila. La cosa che più ci gratifica è la leadership europea”. L'Mt ogni anno, in cerca di nuovi clienti, partecipa a nove fiere; due in Italia. Il resto all'estero. Questa voce è fuori dalla ricerca e sviluppo”.
- Milioni di euro buttati al vento per cercare di conquistare il potenziale ricco mercato tedesco. Tutto questo pochissimi anni fa. L'azienda aveva tutto: la bontà del prodotto (all'avanguardia della ricerca tecnologica, della bellezza e robustezza), un prezzo che strizzava gli occhi rispetto ai competitori tedeschi. Alla testa della filiale c'era una seria persona teutonica con trent'anni di esperienza nel settore; era anche socio di minoranza. Inoltre, c'erano due segretarie ed un magazzino fornito per il pronto intervento. Il primo ad essere certo del successo era il signore tedesco. I piani di espansione restarono sempre al palo. Mai nessun obiettivo venne raggiunto, neppure lontanamente. I comuni tedeschi preferirono acquistare dalle loro imprese. Il bagno di sangue deve far riflettere coloro i quali che fanno economia con gli slogan che dicono tutto e nulla: “Bisogna puntare sulla crescita economica. Dal rigore dei conti ai consumi”. Il problema come sempre non è produrre, ma vendere quello che fai”. “Questo è il capitalismo, bellezza”, direbbe qualcuno.
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RIMINI
Ottobre 2012
4
Quest'anno ricavi per 71 milioni di euro. Negli anni d'oro erano oltre 100. Un euro in Fiera, dieci di ricaduta sul territorio
‘Rimini Fiera se la sta cavando anche nella crisi’ - Educazione. Saper fare qualcosa. Onestà. Erano le cose che più apprezzava in una persona Giorgio Amendola, il leader di quella che era considerata l'ala migliorista del Pci (Partito comunista italiano, parti delle radici del Pd). Lorenzo Cagnoni, da 17 anni presidente di Rimini Fiera, dal '65 al '95, consigliere comunale a Rimini e assessore, si riconosceva in questa “corrente”. Oggi, il leader a livello nazionale è il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Dice: “Quando ero giovane non era proprio facile stare tra i miglioristi; non godevamo di molta considerazione; ma io mi sentivo a mio agio”. Come sta la Fiera di Rimini? “Direi bene. E' chiaro che
- Rimini Fiera è uno dei fiori all'occhiello del sistema economico della Provincia di Rimini; l'80 per cento del capitale è pubblico. Ha assorbito investimenti per 300 milioni di euro. In questo momento segue l'andamento dell'economia italiana: barcolla. In quattro anni i ricavi sono scesi del 30 per cento. C'è un fatto molto curioso. Un business plan del 2008, prefigurava che nel 2012 i ricavi dovevano essere di 140 milioni di euro ed il Mol di 40 milioni. La realtà è un po' diversa da come se la immaginano gli analisti. Rimini Fiera ha un presidente di sicuro valore professionale ed umano. L'INTERVISTA
va anche aggiunto compatibilmente con la situazione economica. La crisi che sta diventando lunghissima si fa sentire anche sui nostri conti. Tanto più si allunga, tanto più diventa rischiosa la sopportazione. E non è una giustificazione. Chiunque abbia una minima conoscenza dei problemi reali può ben capire che anche l'azienda meglio gestita è costretta a pagare ed adotta strategie che si potrebbero chiamare di resistenza. Rimini Fie-
ra è una delle quattro grandi in Italia, dopo Milano, Bologna e Verona. Abbiamo un conto economico di tutto rispetto. Per una piccola realtà come Rimini credo che sia un punto di cui essere orgogliosi”. Che cosa dicono i numeri del 2012? “Il fatturato sarà di 71 milioni di euro, con un Mol (Margine operativo lordo, gli utili prima delle tasse, oneri e ammortamenti, ndr) di 9 milioni di euro. Margine col quale
NUMERI
Ricavi, 71 milioni 71. Ricavi 2012 in milioni del Gruppo Rimini Fiera.
106. Dipendenti diretti, assorbono 8,3 milioni di euro (18% circa dei ricavi Rimini Fiera).
400. Il Gruppo Rispesiamo ammortamenti per 8 milioni di euro, col quale fronteggiamo il costo di 300 milioni di euro per la costruzione del quartiere. Voglio ricordare un piccolo particolare. Siamo arrivati quasi a concludere il finanziamento della Fiera, dopo avere sfruttato un contributo degli enti pubblici di appena 40 milioni di euro. L'investimento è stato fatto solo con l'autofinanziamento. La Fiera è l'unico esempio in Italia il cui investimento per la realizzazione sia stato pagato dall'attività di gestione”. Data i tempi, data la crisi, avete rivisto la spesa, la cosiddetta spending review? “Non c'è stato bisogno di cadere nel burrone della crisi economica per rivedere la spesa. Tutti gli anni, in tutto il
mini Fiera dà lavoro a circa 400 persone. E' composto da 7 società: Fiera servizi, Convention Bureau, Prime servizi, Exme, Summer trade, Promo spazio, Ttg Italia.
gruppo, con la fatica del budget abbiamo affrontato i costi con rigore e determinazione. Non è da oggi che la revisione è il credo sulla linea della spesa. Abbiamo ridotto il compenso ai consiglieri d'amministrazione del 15 per cento, per stare dentro un moto di pensiero nazionale. Ma non è lì che si nascondono i grandi risparmi. Dobbiamo cercare di produrre in modo diverso dal passato. Ogni evento fieristico ha margini diversi; dipende dagli investimenti e dai costi di gestio-
ne. Diciamo che noi abbiamo costi competitivi perché gestiamo direttamente i nostri appuntamenti, anche se non siamo perfetti neppure noi. Abbiamo capitoli di spesa costretti, tipo il personale”. Personale, dice. Che cos'è questo braccio di ferro? “La linea di Rimini Fiera è quella di discutere il contenuto integrativo, cercando di ridurlo perché con le condizioni attuali non si giustifica più. Gli orari e le anzianità si sono trasformate in un conflitto. Le 106
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RIMINI
Ottobre 2012
Intervista col presidente Cagnoni. “La struttura costata 300 milioni, si è completamente autofinanziata” FOCUS
Ricavi, Gruppo Rimini Fiera* 97,3 milioni di euro (Mol 23,1milioni)
Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
77 milioni (Mol 12,7 milioni) 71 milioni (Mol 9 milioni)
2008 2010 *Fonte: Rimini Fiera
2012
Assorbito investimenti per 300 milioni di euro, finanziamento pagato con i proventi della gestione Lorenzo Cagnoni, classe '39, due figlie, da 17 anni presidente di Rimini Fiera
persone di Rimini Fiera assorbano 8,3 milioni di euro, pari al 18 per cento del bilancio”: Lei dirige un'azienda pubblica con equilibri delicati, come si fa? “Faccio fatica a negare una confidenza con la politica, dato il ruolo in questa società a partecipazione pubblica. Ed è la base sociale che fa le nomine degli amministratori. Ci vuole un equilibrio tra la proprietà pubblica e le necessità di un conto economico in ordine. Se i conti non tornano anche la
politica fatica a ruzzolare bene. Ai conti dedico molta attenzione. Non sono un presidente strategico ma anche operativo. Non è un caso che sono anche amministratore delegato”. E' lontana la quotazione in Borsa per Rimini Fiera? “Penso proprio di sì. L'unica ad esserci andata è Milano in Italia e Zurigo in Europa. Se la crisi finirà, è un dibattito che riprenderà”. Qual è il frequente peccato della politica italiana? “Bisognerebbe scherzarci sopra, ma non ne ho voglia. Ognuno di noi si impegna a modo proprio. La fine delle
ideologie è giusta. Ma gli interessi pubblici non possono essere legati a logiche di tipo individuale, quando va bene. Quando vanno male, vanno usati altri aggettivi che non trovo”. Le piace lo sviluppo della provincia di Rimini degli ultimi 20 anni? “No, non mi piace nella sua interezza. Lo definirei l'unico sviluppo possibile venuto avanti con formule contraddittorie. E non è facile giungere a questi risultati. Gli ingrati di oggi non contestualizzano l'analisi nel particolare periodo storico. E sono tanti i politici a farlo, in senso trasversale. Molti anche nel Pd. E non è un problema di calzoni corti”.
Massimo Masini, presidente di Aeradria
teche e non può correre il rischio di essere presa per la gola. Non è facile; i soci sono pubblici. Oggi, come domani, il pubblico non è più in grado di sopportare il peso di contributi straordinari. Credo che vada trovata una soluzione. Prima va concluso il risanamento del debito. Poi va modificata la geografia societaria, con meno pubblico e più privato. Le fasi devono esser due. Una, sarebbe ingenuo pensare ad un cavaliere bianco che
Risanare l'aeroporto e fare entrare i privati. Fondamentale per il sistema fieristico-congressuale - Il turismo balneare, il turismo fieristico e congressuale passano per l'aeroporto, che è sull'orlo del precipizio. La posizione di Cagnoni a chi gli chiede l'incredibile fatto che Rimini non riesca a trovare i soldi per salvarlo. “Starei attento a dire che Rimini è una delle prime province italiane per quantità di ricchezza. Potremmo fare la figura dei nanetti. La provincia ha un Pil (Prodotto interno lordo) di 8 miliardi; un dato che ci pone agli ultimi posti in Emilia Ro-
magna. Non lo confonderei con il reddito pro-capite. Demograficamente siamo una piccola realtà. Se tutto questo lo applichiamo all'aeroporto, il nostro bacino è ridotto. E lo si misura anche dal fatto che le compagnie aeree strappano dei privilegi a volare su Rimini. Anch'io ho il mio punto di vista, ma non so se è adatto ad uscire dalle secche. La situazione debitoria è pesante. Alla quale non si è riusciti a far fronte, ma bisogna rientrare. Una società per essere libera non deve avere ipo-
venga a salvare debiti e perdite. Ci vuole una fase intermedia per risanare il debito. Il secondo punto, invece, è fare un piano industriale credibile. Dopo di che, si ricompone la società, facendo entrare i privati. Paradossalmente, dico anche che per la sua importanza per il nostro turismo, l'aeroporto va sostenuto con alcuni milioni di euro tutti gli anni se è in perdita. E' una fonte di ricchezza straordinario per il nostro futuro”.
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7 Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
- Nell’ultima assemblea del gennaio scorso un socio, disse: “Mi aspetto che qualcuno chieda delle scuse”. La frase mi ha colpito, anche se era attesa e prevedibile vista la situazione generale e le scarse informazioni allora disponibili. Io sono uno di quelli che dovrebbero “chiedere scusa”, prima però voglio fare alcune legittime puntualizzazioni e considerazioni... Sono stato consigliere per diversi mandati e voglio richiamare l’attenzione di questa assemblea sui risultati conseguiti negli ultimi nove anni (cioè ultimi 3 mandati.) dal 1° gennaio del 2001 al 31 dicembre
Ottobre 2012
Il 27 settembre si è svolta la prima assemblea dei soci del dopo commissariamento
Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
Tutto questo per dire che la Banca era governata bene e andava bene. (Nota bene. il 14 aprile va tutto bene,….il 24 giugno va tutto talmente male che serve un commissario????? Qualcosa non quadra!). Era una Banca presente sul territorio del quale condivideva i fasti (quando ci sono) ma anche i problemi, le preoccupazioni, i drammi dei suoi clienti in particolare la paventata impossibilità e, a volte la certezza, di non potere assolvere i
“Sono qui a chiedere scusa, però...”
Gianfranco Vanzini
Carim, qualcosa non torna
L'INTERVENTO di Gianfranco Vanzini* del 2009, ultimo bilancio approvato. Il mio mandato infatti è terminato in data 29 aprile 2010 dopo l’approvazione del bilancio al 31 dicembre del 2009. La Banca d’Italia ha commissariato una banca e sanzionato, con una ammenda di euro 660.000 (60.000 per ogni consigliere), un consiglio di amministrazione che negli ultimi nove anni aveva ottenuto i seguenti risultati. Raccolta diretta passata da euro 1, 134 miliardi a 3,821 miliardi, con un incremento del 236% (+/250xa) Raccolta complessiva da euro
RIMINI
2,847 miliardi a 5,514 miliardi con un incremento del 94% (+/-100xa). Impieghi verso la clientela, che significa sostegno concreto all’economia del territorio, passati da 1,443 miliardi a 3,195 miliardi, con un incremento di 1.752 milioni di euro pari al 121% ( circa 200xa) Il numero di dipendenti che, significa posti di lavoro, è passato da 481 a 741 unità, in media circa 30 nuovi assunti ogni anno.. La produttività dei dipendenti è aumentata da 8,9 milioni pro capite a 11,7 milioni pro capite. A me sembravano, al 30 aprile del 2010, quando è terminato il mio
mandato, dei risultati positivi. Sempre in quegli anni c’è stata anche una costante produzione di utili e altrettanto costante distribuzione degli stessi alla Fondazione e soci. E’ la fotografia di una Banca in salute, che aveva operato e stava operando bene nel suo territorio e per il suo territorio. Non solo, in quegli anni il valore delle azioni era costantemente aumentato in quantità e prezzo e la Banca aveva sempre assicurato un attento e costante allargamento della base azionaria, una discreta distribuzione di dividendi, e soprattutto, una certa e corretta assistenza ai soci nelle operazioni di acquisto e vendita della Azioni Carim. L’investimento in azioni Carim era considerato da tutti un investimento redditizio e sicuro.
Da ultimo, per quello che può valere, ma vale la pena sottolinearlo, i bilanci di Banca Carim sono sempre stati certificati dalla società di revisione Deloitte, che nella sua ultima Relazione in data 14 aprile 2010, scrive: “Il Bilancio consolidato del Gruppo Carim... è redatto con chiarezza e rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione patrimoniale e finanziaria, il risultato economico ed i flussi di cassa del Gruppo Banca Carim...”. Se non bastasse ancora, voglio anche far notare che la Società di rating (Standard and Poors) alla quale annualmente venivano inviati: bilancio, relazione, nota informativa, e qualsiasi altra informazione fosse ritenuta utile, ha sempre classificato il Bilancio di Banca Carim con valutazioni positive “Tripla e/o doppia B”
propri impegni e quindi l’insolvenza. Una banca che, per questi motivi in un momento di grave crisi generale meritava molto più rispetto e attenzione. Molto più di quanto sia gli Ispettori della Banca d’Italia, ma soprattutto il Direttorio della Banca d’Italia e il ministero dell’Economia abbiamo dimostrato. E, consentitemi, senza offesa per nessuno, molto più rispetto e attenzione anche da parte di alcuni esponenti della Fondazione (non voglio fare di ogni erba un fascio ma solo dire la verità, questo ...sì). E vengo ai fatti. concreti In data 3 agosto 2009. quando la crisi è già in atto da tempo, l’Abi, il ministero della Economia e Finanza e le maggiori Associazioni Imprenditoriali sottoscrivono: l’“AVVISO COMUNE per la so-
spensione dei debiti delle PMI verso il sistema creditizio con l’obiettivo di garantire sollievo finanziario alla imprese sane (classificate in bonis) ma che versano in temporanea difficoltà”. Questo dimostra che la crisi sta colpendo duro e che aziende e banche devono affrontare un momento critico e difficile. E a Rimini poco dopo che cosa succede? Esattamente queste cose In data 3 febbraio 2010 arriva un gruppo di ispettori di B.I. (commento: perfetto. La Banca d’Italia giustamente vigila sull’attività bancaria come è suo compito e dovere, particolarmente in un momento difficile per tutta l’economia, nessun problema, anzi bene!). Gli ispettori lavorano fino al 24 giugno 2010 (quasi 5 mesi). L‘ispezione viene chiusa, guarda caso, il giorno dopo che il Consiglio di Amministrazione di Banca Carim comunica ufficialmente che i dati in chiaro richiesti dagli ispettori riguardanti la clientela del CIS,(Credito industriale sammarinmese, banca controllata da Carim) per effetto delle leggi sammarinesi, allora vigenti, non potevano essere dati. Primo campanello d’allarme. Il 21 settembre 2010 (dopo tre mesi dalla conclusione dell’ispezione!) Bankitalia invia una lettera ai Consiglieri di Amministrazione al Collegio Sindacale e al direttore generale contestando, a suo avviso, irregolarità ed errori.
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RIMINI - SAN MARINO ECONOMIA
Carim, qualcosa non torna Continua da pagina 6 Gli interessati rispondono puntualmente su tutti i punti nei tempi previsti, 60 giorni. Nel frattempo, però, e precisamente il 29 settembre 2010, prima ancora di avere ricevuto e letto le osservazioni e i chiarimenti che Consiglio, Collegio e Direttore stavano preparando e che avrebbero inviato nei tempi previsti, su proposta del Governatore della Banca d’Italia Draghi, viene disposto dal Ministro lo scioglimento degli organi aziendali e nominati due Commissari Straordinari. Provvedimento a mio avviso, ma non solo mio, decisamente esagerato e inopportuno che ha provocato gravi conseguenze, facilmente prevedibili e, sempre a mio avviso evitabili, quali: rallentamento e quasi blocco delle attività della banca, crollo del prezzo delle azioni, blocco della loro compravendita, perdite patrimoniali gravi per la Fondazione e per tutti i soci. Sono sempre più convinto che sarebbe bastata una normale “Relazione ispettiva” che avesse segnalato e discusso con il Consiglio vigente: .. le mancanze e/o le irregolarità rilevate, ...le posizioni che, ad avviso degli ispettori, avrebbero dovuto essere classificate a sofferenze anziché in bonis, ...che avesse consigliato allo stesso Consiglio l’alienazione di qualche cespite patrimoniale non indispensabile e ancora ...la non distribuzione di di-
videndi per un certo periodo, quello necessario per rafforzare il patrimonio, che nel frattempo a causa anche delle perdite, più o meno certe, che la grave crisi in atto avrebbe potuto provocare. ...concesso un po’ di tempo per porre in atto gli interventi necessari , ovviamente con verifica successiva, e nel giro di qualche mese tutto sarebbe finito lì, senza provocare lo sconquasso che invece si è verificato. Perche non è successo questo? Ancora non lo so. La banca certamente non era perfetta, qualcosa da migliorare c’era sicuramente. Io stesso avevo diverse volte richiamato i miei colleghi consiglieri e la direzione generale, ad una maggiore attenzione e severità su alcuni comportamenti, non erano però fatti o problematiche tali da giustificare un commissariamento. A mio avviso, la conflittualità all’interno della Fondazione e la “curiosità” della Banca d’Italia o del Ministero dell’Economia di conoscere i dati dei correntisti sammarinesi, ha giocato un ruolo fondamentale nella decisione assunta. La mia conclusione pertanto è molto semplice, per la parte di mia competenza sono qui a chiedere scusa, mi piacerebbe, però che altri, che hanno giocato un ruolo certamente più importante del mio, facessero altrettanto. *Consigliere d'amministrazione fino allìaprile del 2010
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Vinto il titolo italiano 125 al Mugello. Non ha che 14 anni
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Il campioncino Bastianini Enea Bastianini
LO SPORT
- Rimini ha un campioncino sulle due ruote. Si chiama Enea Bastianini. Succede che a volte, nel Motomondiale, una CRT si piazzi davanti ad una MotoGP; non nelle prime posizioni ma… succede. Così è successo anche nelle gare di Coppa Italia F.M.I. nel Trofeo Honda dove la 125RS di Enea Bastianini si doveva confrontare con le Honda NSF 250. Questi i piazzamenti di Enea nelle 5 prove: 3° assoluto e 1° di categoria a Vallelunga , 9° assoluto e 6° di categoria a Misano, 1° assoluto e 1° di categoria a Vallelunga, 2° assoluto e 1° di categoria a Imola, 7° assoluto e 2° di categoria al Mugello. La Classifica Finale, dopo l’ultima prova di domenica 30 settembre disputata nel fantastico circuito toscano, ha incoronato Enea Campione nella cat.125 e primo assoluto in
quella generale; ….è successo! Al Mugello non erano ammessi errori dato che la classifica, alla penultima prova, parlava chiaro: 85 punti Enea, seguito dal senese Fedi con 73 e dal vicentino Groppi con 63. Quindi, la matematica, in questa ultima e decisiva prova, assumeva un ruolo importante a dispetto della voglia di misurarsi con i diretti avversari a suon di record sul giro. Nelle prove ufficiali del sabato, la pioggia con le basse temperature ed una brutta caduta con diversi lividi, condizionavano pesantemente la qualifica per la gara e, solo grazie al lavoro
del meccanico Nevio Raggini, si permetteva ad Enea di ottenere l’ottavo tempo assoluto sulla griglia di partenza. Al via degli 8 giri da 5.245 metri del circuito del Mugello con asfalto umido e bassa temperatura, scattava al comando il favorito Locatelli con la 250cc che imprimeva un ritmo sostenuto alla gara, staccando fin dalle prime battute il gruppetto degli inseguitori comprendenti le due 125cc di Fedi e Bastianini che transitavano rispettivamente al 3° e 4° posto al 1° giro. L’agonismo della competizione stava prevalendo sulla matematica della classifica e solo un “dritto” alla Materassi, re-
legandolo all’8° posto, ripristinava in Enea la legge motociclistica del “braccino”: meglio la gallina oggi che l'uovo domani… (antico detto opportunamente adattato in funzione della Classifica Finale). Da quel momento, l’obiettivo era quello di correre una gara di conserva alle spalle di Fedi ma, ampiamente davanti a Groppi, fino al traguardo finale con un 7° posto assoluto e 2° di categoria che gli permetteva di vincere il Trofeo Honda nelle gare di Coppa Italia nella cat.RS125cc con 105 punti, secondo Fedi con 98, terzo Groppi con 76. Nello stesso Trofeo con NSF250cc, il primo posto se lo aggiudicava Locatelli con 81 punti, secondo Coletti con 72, terzo Caricasulo con 70. Ad Enea la soddisfazione di aver vinto il titolo ufficialmente nel monomarca Honda 125 e “virtualmente” anche tra le Honda 250.
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RIMINI
L'assessore provinciale Mario Galasso riflette su questo strano momento della comunità: troppo ricca per credere
Politica, ci vorrebbe la rivoluzione delle coscienze “Negli accordi di coalizione la spartizione delle poltrone prevalgono sui programmi. Quando ci opponemmo alla paginetta di buoni intendimenti come programma amministrativo”
Mario Galasso, assessore provinciale alle Attività produttive
IL FATTO - Mario Galasso è assessore provinciale. Cattolico-verde, cerca nuove strade per la politica. Mandati a termine. L'attuale classe politica con incarichi da anni dovrebbe fare un passo indietro ma restare nella politica con altri ruoli.
- Da dove andare a ricominciare? ”A tale domanda è difficile non essere demagogici. Il tema vero, purtroppo, è che i partiti hanno segnato il passo. Sono crollati. Sono finiti. A livello nazionale, dal baso, stanno partendo un sacco di progetti messi in piedi da gente di buona volontà. Ecco: ripartire dalla buona volontà e dalla rivoluzione delle coscienze”. Alcuni tagli di spesa della Provincia di Rimini nel solco della sobrietà vengono visti
come populismo, che dice? “La sobrietà è sobrietà. E' un valore, mentre il populismo è un disvalore. Il presidente Stefano Vitali ci chiede di essere persone vere. E nonostante la soppressione delle province, ci chiede di fare il nostro dovere fino alla fine. La nostra, insieme alla giunta del Comune di Rimini, ha servito alla tavola per Rimini Autismo, e non è stato affatto uno spot, ma voleva essere un esempio concreto. Le ridotte risorse di oggi del nostro ente per forza ci fa essere
sobri; i pochi mezzi sono stati messi a disposizione nelle aree che richiedono le urgenze; la supervisione della spesa è stata effettuata da due docenti universitari”. Perché la politica è così autorereferenziale? “La differenza la fanno le persone. Ci sono persone che aspirano agli incarichi; altri invece hanno lo spirito di servizio. Certo che alcuni amministratori, anche in base a quello che è il loro percorso diciamo culturale, si fa fatica a capirli. Negli accordi elettorali la spartizione delle poltro-
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ne prevalgono sui programmi. Ad esempio, la costruzione di questa coalizione di centro-sinistra che guida la provincia parte nel dicembre del 2008. Noi verdi non la sottoscrivemmo, perché mancava il programma. Ci presentarono una paginetta di buoni intendimenti. Da lì però inizia un percorso serrato e faticoso per noi ma anche per tutto il territorio.”. Lei è un verde di cultura cattolica, dove sta oggi? “Mi piacerebbe un movimento civico fatto di persone perbene. Con due caratteristiche. Una,
lasciare indietro il passato. Due, saper costruire il nuovo. Nella fotografia politica di oggi, tutti criticano. Invece, sarebbe meglio costruire un progetto. Insieme, però. Con i valori che hanno fatto crescere questa comunità. Insomma, partirei da un percorso che va ad unire i valori comuni. Quelli dell'umanità. In questo momento per le persone perbene c'è una complicanza organizzativa. Non sanno dove andare e con chi stare. Credo che sul nostro territorio ci siano esempi positivi. Penso a due liste civiche di centrosinistra che stanno all'opposizione a San Giovanni e Santarcangelo, rispettivamente Liberamente. Va però rimarcato che i problemi locali hanno la sede delle soluzioni anche a livelli superiori. Dato che in provincia non ci sono scadenze elettorali, forse noi posssiamo discutere e lavorare meglio”.
Che cosa intende per persone perbene? “Intendo un insieme. Dentro ci metto i cittadini, gli imprenditori, i politici, i volontari. Noi siamo di fronte ad una svolta: va cambiata l'intera classe dirigente politica. L'attuale, quella che da anni ricopre ruoli, dovrebbe fare un passo indietro e mettersi al servizio della politica senza impegni amministrativi”. Non è populismo, questo? “No. Solo regole. Io dico, ti vuoi dedicare alla politica? Va bene, ma ci vogliono un numero limitato di mandati, con il pubblico che ti garantisce lo stesso stipendio da privato, più una diaria. Ma cifre del mondo reale e non da sogno, come si leggono in questi giorni sui giornali”. Cose semplici, ma difficili da attuare... “E' difficile, perché coloro i quali vivono i privilegi come routine fanno quadrato. Pensando a Roma, ai suoi 14 milioni di euro, e sistemi simili, se non è una follia. Ecco, al momento la politica è una foglia, quando avrebbe bisogno solo di un po' di sano buon senso”.
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l'OPINIONE
Vescovi e parroci si diedero da fare per far vincere la Polverini. Oggi, per Bagnasco lo spreco del pubblico denaro è vergognoso
no Polverini, facendole mancare la maggioranza nel Consiglio regionale. In tal modo la Polverini è stata costretta a rassegnare le dimissioni. Ma nel marzo 2010 le gerarchie ecclesiastiche si impegnarono a fondo contro la candidata radicale, favorevole alle coppie di fatto, alla legge sull’aborto, e contraria all’ imposizione forzata dell’alimentazione nel fine vita. Come ha scritto Giuliano Galletta sul bel quotidiano genovese Il secolo XIX, «pochi giorni prima del voto Bagnasco era entrato “a gamba tesa” nella campagna elettorale spiegando in modo inequivocabile che chi sosteneva l’aborto, le coppie di fatto e le leggi sul testamento biologico non doveva essere votato, schierandosi quindi con il centro–destra che, almeno a parole, condivideva le scelte bioetiche della Chiesa cattolica». I vescovi e i parroci si diedero molto da fare per far vincere la buona cattolica Polverini, e riuscirono a prevalere. Il bravo popolo cattolico di Viterbo, Rieti, Frosinone e Latina ascoltò la loro voce e seguì la loro indicazione. Galletta conclude così il suo articolo: «il ruolo dei cattolici in politica è faccenda assai complessa, oggi più che mai, ma è certo che il loro contributo può rivelarsi decisivo per far uscire il Paese dalla crisi. A
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Roma e Lazio da commissariare La ragione del terrore di Berlusconi è molto semplice: con le dimissioni della Polverini è partita una valanga che toglie al Partito della libertà, travolto dallo scandalo del pro-
prio saccheggio delle finanze regionali (ci sono anche la Calabria, la Campania e la Lombardia), anche l’ ultima speranza di vincere le prossime elezioni politiche
IL PUNTO DI VISTA
condizione però che le gerarchie non incorrano in questi “incidenti di percorso”. Sempre che li si voglia considerare soltanto così». Di qui, dunque, le dimissioni della Polverini. Fino all’ultimo minuto Berlusconi ha esercitato sulla medesima ogni tipo di pressione per convincerla a restare, a rifiutare le dimissioni. Sembrava che ce l’avesse fatta, perché per giorni lei continuava a dire: andiamo avanti, taglieremo le spese scandalose. La ragione del terrore di Berlusconi è molto semplice: con le dimissioni della Polverini è partita una valanga che toglie al Partito della libertà, travolto dallo scandalo del proprio saccheggio delle finanze regionali (ci sono anche la Calabria, la Campania e la Lombardia), anche l’ ultima speranza di vincere le prossime elezioni politi-
che, che probabilmente coincideranno con le elezioni regionali laziali. Dimessasi la Polverini, Berlusconi ha … elogiato la decisione: «Bisogna intervenire con coraggio e severità contro certi comportamenti collettivi», ha avuto il coraggio di dire! E si sta opponendo all’ approvazione della legge contro la corruzione, che tutto il mondo ci chiede. D’altra parte è anche giusto che su Berlusconi ricadano le conseguenze elettorali dell’accaduto. Con il suo denaro e con le sue televisioni egli ha contribuito più di ogni altro a diseducare la gioventù, facendole credere che al giorno d’oggi i letti dei potenti siano il più efficace veicolo di realizzazione delle ragazze (vedi i casi Minetti e Olgettine). Anche agli anziani giunge, at-
traverso Canale 5, la lezione delle televisioni berlusconiane, perché non ci sono soltanto le veline: c’è una rubrica che mostra vecchi imbecilli corteggiare vecchie befane cretine! Perché l’importante è essere visti in televisione, come insegnano i frequentatori del Grande fratello. Ma anche sui partiti all’opposizione contro la Polverini ricade parte delle colpe sulle quali oggi indaga la magistratura, collegate con i tagli agli ospedali e ai pubblici trasporti operati dalla Polverini per incrementare le prebende dei consiglieri. I partiti dell’opposizione, infatti, anche se dicono di avere speso in modo politicamente motivato i loro euro, hanno a suo tempo messo la loro firma sulle delibere spartitorie della maggioranza, ed hanno rinviato troppo nel tempo la
pubblica denuncia che occorreva compiere. Mi tocca di vivere in una città che è un Comune governato da Alemanno, il quale oggi predica l’azzeramento del Popolo della libertà, «l’azzeramento totale del centro–destra per rifondarlo con volti nuovi». Ma il primo volto nuovo dovrebbe essere quello di colui che prenderà il suo posto di sindaco di Roma, dal momento che egli si è preoccupato soprattutto di piazzare nelle municipalizzate del Comune, all’Ama e all’Atac, i camerati bastonatori del neofascismo. Non posso che sottoscrivere quanto ha affermato il bravo Luca Telese sul Pubblico del 24 settembre 2012, poche ore prima delle dimissioni della Polverini: «Prima che sia troppo tardi bisogna libera-
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re Roma da Alemanno e dalla Polverini, commissariare Comune e Regione, restituire decoro alla capitale d’Italia. Non si tratta solo di istituzioni che non funzionano, ma di un ceto politico che ha avvelenato Roma e ha trasformato la città della Dolce Vita nella città della Mala Vita. La Polverini dice che non sapeva nulla di questo fiume di danaro pubblico che veniva dissipato dentro il Palazzo della Pisana e attorno alla sua corte, e però presenziava alle feste dei maiali (povero porco, almeno la sinistra gli aveva messo le ali). Le hanno chiesto quanto era costata la sua campagna elettorale e lei ha detto che non ricorda. Ma come si possono dimenticare 7 milioni di euro?» Il conto incriminato è l’Unicredit 0000401372093, «Gruppo Consiliare Popolo della Libertà–via della Pisana 130». Di lì sono spariti in due anni 5 milioni e 900 mila euro di «fondi destinati al funzionamento del Gruppo». «Richiedo e ricevo», scrivevano i consiglieri, e la Regione saldava senza alcun controllo sulla destinazione di tutti quei soldi. Il Popolo della libertà, che Alfano ha avuto il coraggio di definire «partito degli onesti», pagherà caro tutto il malaffare del quale ha costellato il suo cammino.
*Libero docente all'Università di Roma
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90 anni Comune di Riccione
E' la specializzazione della fotografa Sara Paglioni. Il sogno: entrare in sala parto con la sua macchina
RICCIONE - Viale d'Annunzio, 94/C Tel. 0541.644124 - 0541.666287 Sara Paglioni vestita da pin up, una delle sue specializzazioni
IL PERSONAGGIO
CURIOSITA'
A Riccione apre il più grande negozio di oggetti esoterici d'Italia L'interno del negozio
- Il brand Riccione è sempre molto attrattivo. Ne sono una delle dimostrazioni più forti i grandi poster affissi sulle pareti esterne degli alberghi e condomini sul lungomare e non solo. Un altro segno questa volta lo si può leggere nel cuore di Riccione Paese. Lo scorso settembre ha aperto un negozio esoterico (cioè per pochi). Con i suoi 300 metri quadrati è il più grande d'Italia. Sulle sue scaffalature: un migliaio di libri sull'esoterismo, astrologia, magia, guru (aumenteranno). Poi, un'ampia gamma di tarocchi (oltre cento). Candele per ogni gusto, dalla Spagna. E ancora: oggettistica varia e per ogni tasca. Si chiama Ceams Gold. Il negozio è curioso, ma Riccione attira e fa molto “in” esserci.
Tutto nasce per caso. Un servizio all'insegnante incinta di balli latino americani. Messi in rete. Piacciono. Si fanno vive le amiche, le amiche delle amiche. I bebè
bebè. Le inserisco sul sito. Piacciono. Seguono altre richieste”. “Per me - continua la giovane Sara - prima della fotografia c'è il colloquio con le persone. Si cerca di coglierne la personalità, i valori. Per sapere che cosa cercano dallo scatto. Naturalmente, lo scatto non esce dalla macchina finito. C'è tutta la parte sul ritocco, che non è meno importante”. Oltre alle mamme e ai bebè, sempre per caso, si è cimentata
Pancioni e neonati con la luce raccontano storie emozionanti - Amedeo Tamburini è un bravo fotografo. Un'artista. Un pittore moderno. Allo scriba dice: “C'è una ragazza di Riccione che dipinge con la luce.
Non è brava. E' bravissima”. Si chiama Sara Paglioni. Ha scoperto la fotografia da poco. Per puro caso si è specializzata in pancioni e neonati. Pin up e burlesque sono seguiti, sempre per caso. Il suo sogno è entrare in una sala parto e scattare per intrecciare speciali racconti. Lei fa altro, ma il suo sogno è fare la fotografa professionista. Insieme a due amici, Matteo Corazza e Daniele Malpassi (ex dirigente d'azienda passato alla fotografia) hanno aperto uno studio fotografico a Riccione. In tre, le spese sono più leggere. Con ordine. Tutto ha inizio
due anni fa. Sara si iscrive ad un corso di fotografia a Fano. Il giorno di San Valentino del 2010 si fa un regalo. Acquista Una Nikon 5000. Racconta: “E da lì mi si è aperto un mondo. Il mio mondo. Inzio dallo strumento. All'inizio non sai che cosa ti piace fotografare: soffermarsi sui paesaggi, fare i ritratti, o altro. Frequento il corso, e metto le foto sul mio blog. Senza pretese. Solo per me. La prima signora a chiedermi un servizio col pancione è la mia insegnante milanese di balli latino americani. Alcune amiche vedono le foto. Piacciono. Mi chiedono i click. A seguire, le neo mamme mi propongono di fotografare i
con le pin up ed il burlesque. Racconta la Paglioni: “Mi piacciono i costumi, gli accessori, le pettinature, il trucco; e quel mondo degli anni '40-'50. Collaboro con divertimento con Roxy Rose, un'artista che mette in scena spettacoli di burlesque. E' anche consulente d'immagine dagli anni '20 ai '50. Un periodo che sta tornando in grande voga”. Ha un sogno la fotografa Sara Paglioni. “Mi piacerebbe fotografare gratuitamente una partoriente. Non riprendendo la nascita, ma le emozioni della madre. Negli Stati Uniti il tabù è stato rotto da un pezzo”. Della sua passione che sta diventando lavoro, racconta: “Sono all'inizio ed ho tanto da imparare; è un mondo infinito in cui ci si perde”. Il 18 novembre, Sara Paglioni partecipa alla fiera di Morciano di novembre. Ha già venduto i suoi tre posti: istantanee vintage in stile parigino. Per chi volesse ammirare: www.sarapaglioni.com
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90 anni Comune di Riccione
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LdR (L'artigiano di Riccione), marchio medio-alto di calzature femminili. Fondata nel '47 da Bruno
Estero, in cinque anni dal nulla al 40 per cento - Per LdR (acronimo de L'Artigiano di Riccione) cinque anni fa l'estero non esisteva. Oggi vale il 40 per cento del giro d'affari. Grazie alla svolta, negli ultimi tre anni, la crescita è stata a colpi del 20-25 per cento l'anno. Il 2012 invece si presenta sui livelli del 2011: cresce l'estero ma calano i consumi interni. La svolta è figlia del caso e del prodotto. Solo femminile, il prodotto de LdR è di livello assoluto. Vengono usati solo pellami e cuoi trattati e tinti al naturale. Ogni pezzo è cucito e lavorato dall'inizio alla fine da una sola persona, tanto per non annoiare e rendere piacevole il tempo. Le sue calzature estive a Riccione le propone Tamagnini, uno dei negozi più blasonati di viale Ceccarini, Riccione, tanto per citare la famosa canzone di Dino Sarti. Cinque anni fa è a Riccione in vacanza una signora olandese, Monique Vegelien. Commercia in calzature nel Benelux ed in Germania. Ha un prodotto italiano simile a LdR, ma sta perdendo appeal. Nota in vetrina, da Tamagnini, le calzature di Alfredo Bernabé. Lo contatta. Nasce l'accordo. Oggi, il Benelux e la Germania sono i mercati esteri più importanti per l'azienda riccionese delle Fontanelle. Si trova proprio di fronte alla cara e vecchia pompa dell'acqua in via Calabria, l'arteria principale della mitica frazione, a pochi passi dalla Capannina. L'azienda in cinque anni
- Il volontariato cresce ed è un segnale forte nel Paese. Un aspetto sociale importante con cui è in sintonia anche la provincia riminese. Da diverso tempo è attiva l’azione del Centro di Servizio per il Volontariato - Volontarimini per facilitare la richiesta di nuovi volontari da inserire nelle oltre 240 associazioni di volontariato presenti nel territorio. In questo senso lo sportello è a disposizione delle associazioni in cerca di nuovi operatori, nuova linfa per le azioni del volontariato. Questo infatti è l’impegno rivolto a cercare di coniugare le potenzialità e i bisogni segnalati dalle organizzazioni. Lo sportello di orientamento è attivo presso la sede del Centro riminese in via IV novembre, 21 a Rimini (tel. 0541 709888) dove, chi è interessato all’opera solidale, può chiedere informazioni sulle organizzazioni operanti nella provincia alla ricerca di nuovi operatori. Si tratta di un’azione rivol-
Bella presenza nel Benelux, Germania e Costa Azzurra. Due fiere negli Stati Uniti nel 2011; dove ci si aspettava di più. Azienda con una decina di dependenti con addetta che sa le lingue, parttime nel marketing e giovane stilista marignanese
Alfredo Bernabè accanto ad alcuni suoi prodotti
IL FATTO
è altra cosa. Formata da dieci persone, sette alla produzione e tre in ufficio. Piccola ma organizzata come se fosse un colosso: uno agli ordinativi e fatturazione, una ragazza che sa le lingue (francese, inglese e un po' di tedesco) e una giovane laureata che seppur parttime si occupa del marketing. Con tale organizzazione e con il cosiddetto fattore “F” i risultati sono sotto gli occhi. Napoleone, che se ne intendeva di uomini, sceglieva i generale che avevano al loro fianco prima la fortuna e poi il talento. Alfredo Bernabé si muove anche in proprio, in modo diretto e senza fronzoli. All'antica. Bisaccia
in spalla e via. Da tre anni ha una soddisfacente presenza commerciale in Costa Azzurra. Capo a Saint Tropez, l'ultima settimana di settembre, sale in Francia per le vacanze. Si porta con sé il campionario e il materiale promozionale. Fa il porta a porta per vendere. Oggi, due negozi della famosa cittadina turistica vendono LdR. Da Saint Tropez, l'imprenditore riccionese si muove anche nelle cittadine vici-
ne. Piccolo, ma dinamico il marchio riccionese. Ha tentato lo sbarco negli Stati Uniti e in Spagna; ad oggi, però, con poca fortuna. Afferma Alfredo Bernabé: “Negli Stati Uniti nel 2011 abbiamo fatto due fiere e portato a casa subito degli ordini. Avevamo come agente un giovane di Rimini. Le aspettative erano buone, ma non sono state mantenute. Ora abbiamo un
esclusivista in Florida. Staremo a vedere. Negli anni passati, abbiamo avuto dei contatti con gli spagnoli ma non siamo riusciti a combinare nulla; volevano condizioni di pagamento particolari. Vantaggiose. Non abbiamo accettato perché lavoravamo in pieno”. Sandali, zoccoli, stivali per giovani e adulte fino a 50 anni, sono progettati dalla creatività di Daniela, la moglie di Alfredo e da una
Il volontariatio cresce Un aspetto sociale importante. Nuovi volontari da inserire nelle 240 associazioni del territorio ta a diverse generazioni, anche a quelle meno attente a questo mondo, forse perché non conoscono né mission né potenzialità. Vivere questa esperienza significa partecipare a iniziative, servizi e attività promosse da un piccolo esercito di persone che ogni giorno opera contribuendo a migliorare la società e l’ambiente in cui si vive. Una pratica sviluppata con interventi in diversi ambiti: dalla sanità, alla solidarietà internazionale, al-
l’immigrazione, all’aiuto dei soggetti più deboli sino alla promozione della cultura e del rispetto della natura. La maggior parte delle persone offre la propria opera, sempre gratuita, nell’anonimato. Ma anche in una condizione di invisibilità dovuta a un’informazione mediatica troppo spesso disattenta a queste tematiche. E con la consapevolezza di portare avanti una missione di civiltà. Ed è proprio questo il messaggio che cerca di
coinvolgere i giovani, ma che si estende a un pubblico più ampio per presentare un mondo fatto di persone attive nelle dinamiche che condizionano il vivere civile. Perché fare volontariato significa non solo far sentire la propria voce, ma anche operare là dove è necessario un intervento, costruendo la propria identità di singolo all’interno del contesto sociale. Ecco che allora una presa di posizione attiva, per andare controcorrente rispet-
to a una società sempre più narcisista, serve anche a stimolare la propria identità e cercare una collocazione equilibrata come risposta concreta ai bisogni di altri. Non per trovare un’effimera esaltazione dell’immagine di sé, ma per produrre un’azione concreta che dal proprio “io” si rivolge “all’altro” spontaneamente e gratuitamente. Diverse sono le opportunità di azione nel volontariato. C’è chi partecipa all’animazione di laboratori teatrali e ricreativi, o all’organizzazione di gite ed escursioni, rivolti a bambini, ragazzi, anziani, disabili e non, per il semplice gusto di passare
volontarimini@volontarimini.it
giovane stilista di San Giovanni in Marignano, trovata grazie al suo curriculum. Una mano nella progettazione arriva anche dallo scambio di informazioni con i negozianti finali. Costoro spesso sono invitati nel laboratorio di via Calabria per vedere e meglio raccontare la bontà del lavoro fatto ancora a mano. Ad essere giunte col curriculum in casa LdR anche la laureata in lingue e la ragazza del marketing. Insomma, largo ai giovani e al merito. L'Artigiano di Riccione ( da 5 anni LdR, per essere più appetibili sui mercati esteri) venne fondata nel 1947 da Bruno, il babbo di Alfredo. Bruno nasce come calzolaio (era stato a bottega a Riccione Paese); inizia a fare prodotti estivi: sandali, zoccoli, zatteroni per i turisti. Curiosità. Nella penuria del dopoguerra, gli zatteroni erano fatti col sughero recuperato dai galleggianti da pesca. Nell'ottica di crescere, da due anni, Alfredo e Daniele Bernabé propongono gli stessi prodotti ma nella versione invernale. Nella provincia di Rimini LdR oltre che da Tamagnini a Riccione, si trova da Macys a Cattolica, San Crispino a Bellaria e alle Befane a Rimini.
del tempo insieme a chi ha avuto esperienze di vite diverse. Chi si interessa ad iniziative per la promozione e difesa dei diritti di malati, immigrati o popolazioni in situazioni di emergenza. Chi vuole agire per la tutela dell’ambiente con censimenti arborei, pulizie ambientali, azioni di monitoraggio e di sensibilizzazione. Chi si occupa di sostenere persone che vivono in situazioni di disagio ed emarginazione. Ognuno può portare il proprio personale contributo, senza distinzioni, semplicemente essendo se stesso con i propri limiti, difetti, qualità e attitudini. E generosità. Il riferimento in cui operatori faciliteranno i contatti con le associazioni cercando di trovare la soluzione migliore alle domande dei possibile volontari, evidenziando quindi le richieste delle associazioni, è il Centro di Servizio per il Volontariato – Volontarimini (volontarimini@volontarimini.it)
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Linee di programma sulle quali lavorare i prossimi vent'anni. Cenci, presidente della Sis: “Dopo la costruzione delle strutture nei primi anni Settanta è il passo con cui guardare al futuro”
Antonio Gnoli sulla sua creatura
IL PERSONAGGIO
Gnoli, genio italico: costruito lancia nel garage di casa - “La pazienza. Questo ho imparato in quatto anni. Tante volte mi è venuta voglia di smettere. Quando si fa qualcosa, bisogna sempre non mollare. Chiunque la potrebbe faree. E' il lavoro che ti chiama alla soluzione, se vedi che non è fatta bene. Durante il lavoro, vengono fuori cose alle quali mai avresti pensato. I giovani prima ancora di studiare, dovrebbero avere la forza di fare”. Questo è il pensiero finale di Mario Gnoli, talento riccionese. Genio italico. Nel garage di casa si è costruito una barca di legno luna sei metri, larga due e alta 85 centimetri.
- Cattolica 23 settembre . Spettacolare dimostrazione al parco dell’acquario di Cattolica durante la Festa dello Sport degli atleti del taekwondo Olimpic Cattolica e Taekwondo Riccione. Tanti bambini hanno avuto la possibilità di provare nell’area del taekwondo. Raduno squadra agonistica Emilia Romagna e corso propedeutico regionale insegnanti tecnici. Riccione 27 settembre. Premiazione “lo sportivo dell’anno” organizzata dal Coni provinciale al palazzo del turismo di Riccione. Per il taekwondo premiati Davide Berti per meriti tecnici, Ginevra Graf e Alessandro De La Rua per meriti sportivi (campioni italiani di combattimento 2012). Formia 28-30 settembre. Corso di aggiornamento per istruttori e maestri della federazione italiana taekwondo alla scuola del Coni. Importanti lezioni teo-
Ci ha impiegato quattro anni. Varata lo scorso luglio, la si può ammirare al porto di Riccione, lato Rimini, a pochi metri dalla strada. Con la forza dei suoi legnami spicca anche in mezzo a barche ben più importanti ma dagli scafi in vetroresina. Dice qualcuno: “Pensate un po' se i talenti di tanti artigiani simili a Gnoli venissero organizzati per produrre manufatti di pregio”. Le grandi passioni di Gnoli sono due: il mare e il tennis (gioca tutti i sabato mattina dalle 8 alle 9; è stato anche giudice). Babbo pescatore, ne voleva seguire i destini; per la fati-
ca ed anche per una certa prepotenza nei rapporti, il genitore indica al giovane altre strade. Come si usava in quella Riccione povera, ad 8 anni, Mario è raccattapalle sui campi da tennis del Grand Hotel. La sua giornata iniziava alle 5 del mattino e finiva alle otto di sera. Iniziavano a giocare alle sei del mattino. Poi è ragazzo in una barbieria. Segue i carpentieri; infine trova il suo lavoro: piastrellista. Ritrova il mare a 20 anni. Mario è uno dei timonieri ufficiali della Saviolina, la vecchia barca del Comune di Riccione. Il capolavoro di Gnoli na-
sce per puro caso. Gnoli va a Cattolica con la Saviolina e porta a spasso gli studenti di un corso di archeologia navale tenuto dalla Stoppioni prima e De Nicolò dopo. Durante questo impegno con Michele Franchini (il signore degli omonimi cantieri, uno dei maestri d'ascia di Riccione) avanza l'idea di costruire una barca. Si chiamerà “Arcionì e sarà lunga una ventina di metri. I metri poi vengono ridotti a 10. Nell'impresa anche Antonio Manzi e come progettista il cattolichino Giuseppe Marcucci, altro geniaccio. Dopo cinque mesi, Mario
esce da quell'avventura ed inizia in proprio. Inizia a lavorare ad un progetto di Maurizio Rinaldi. La lancia di sei metri è la copia di una barca delle nostre coste di 8,5 metri, utilizzata per la piccola pesca sotto costa. Prima che il cantiere Franchini si inventasse il cutter, era utilizzata anche per portare a spasso i turisti. E' esistita fino ai primi anni '60. Ad aiutare Mario Gnoli nei quattro anni di lavoro, due prestigiosi maestri d'ascai di Riccione: l'oltre ottantenne Orazio Mulazzani e l'ultra novantenne Michele Franchini (Riccione ha un ter-
COMITATO PROVINCIALE FEDERAZIONE ITALIANA TAEKWONDO riche e pratiche sulle novità del regolamento, programmi federali, preparazione atletica, attività giovanile, dietologia, traumatologia, ecc… Sabato sera grande festa con Carlo Molfetta oro a Londra, Mauro Sarmiento bronzo e l’allenatore della nazionale italiana m. Yoon. Inizio corsi 2012-2013: tante novità. Per info sui corsi www.tkdteam.com Davide Berti 5° dan maestro federale e presidente comitato Emilia Romagna federazione italiana taekwondo cell. 329/2286086 istruttore federale e delegato provinciale al Coni; Luigi Livi 4° dan cell 328/ 9540393 e Luciano Martelli all.fed. 3° dan federale cell. 3282848825; Mauro Merli all. fed. 2° dan 3358088916; Charles Cromwell 2° dan all. fed. e nazio-
zo storico maestro d'ascia, Alfonso Manzi). Per la creatura sono stati utilizzati quattro tipi di legno: l'iroko (il più nervoso da sottomettere alle curve) per la chiglia, il frassino per i bagli, il mogano per il rivestimento ed il rovere per la coperta. Il costo più importante non è stato per il legno, ma per le speciali colle. Le vele sono state fatte da un altro mito, la cattolichina Carmela. La lancia è stata chiamata Esmeralda, in onore dell'eroina di Victor Hogo. Sulla vela l'immagine della bellissima zingara, opera dell'amico Pino Fuggiano.
nale ghanese. SEDI Cattolica 1 - Via Del Porto 17 (zona comune) adulti lun mer h 20; bambini (4-7 anni) mar gio dalle h 16:15 alle 17:05 e dalle h 17 alle 18; (8-12 anni) sab dalle15 alle 18. Cattolica 2 - Via Comandini (scuola Repubblica) mer ven dalle 17:15 alle 18:15 (4-7anni) e dalle 18:15 alle 19:30 (8-12 anni). Taekwondo Riccione NUOVA SEDE segreteria cell. 3485687184 sopra palestra BEVERLY HILLS Via Cella Raibano, 43, zona industriale Riccione, mar-gio dalle 17:30 alle 18:30 (4-7 anni) dalle 18:30 alle 19:30 (812anni) e sabato dalle 16:30 bambini e dalle 17:30 adulti taekwondo music con Elisabetta (intensa attività aerobica a tempo di musica con tecniche di taekwondo) mar e gio dalle 13:15 alle 14, inoltre lezioni individuali, circuito funzionale di preparazione fisica cross fit. TRE LEZIONI DI PROVA GRATUITA PER I NUOVI ISCRITTI
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RICCIONE
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90 anni Comune di Riccione
Opera di Anselmo Giardini, artista colto e dalla mano felice
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Sfregiato capolavoro
ALLEGRO MA NON TROPPO
Spigolature
degli Scrondi
- Vandali amputano un braccio alla statua della sirena di Anselmo Giardini. Era diventata il simbolo della Punta dell'Est. Si spera che lo scritierato autore sia una persona di grande sensibilità, colta e con un pizzico di narcisismo. Che si sia innamorato della statua e che voglia il pezzo di bronzo, a mo' di reliquia, nel salottuccio della mega villona. Fosse un vandalaccio di quart'ordine sarebbe ancora più triste, l'atto. L'autore della Sirena, Giardini, ed è un grandissimo artista, non meno che riservatissimo. E' persona perbene, colta e con una mano (anzi mente) felicissima. Ha lasciato molti segni a Riccione: le cartoline a Spontricciolo, le ceramiche in una casa privata a Riccione Paese, la facciata della farmacia in via Diaz. L’arte è più grande degli idioti...
Raduno di cani - Leggiamo: “Riccione, autunno a suon di eventi: polizia locale, gruppi folk, raduno di cani”. L’ultimo evento proietta una cattiva immagine anche agli altri...
Palline e palloni - Leggiamo: “Scoppia la
L
guerra dei palloni - Il caso del Circolo tennis scatena le polemiche”. Le palline da tennis si sono gonfiate a dismisura?...
L Tennis, vecchio centrale abbandonato
Applausi e fischi - Leggiamo: “In duemila per Vinicio Capossela, gli esclusi fischiano fuori dai cancelli”. Ma dentro avrebbero applaudito!...
Motomondiale - Leggiamo: “Motomondiale. Il Comune obbliga negozi e hotel ad aprire”. Gli imprenditori turistici hanno sempre richiesto l’allungamento della stagione. A parole?...
Abusi - Leggiamo: “Ordine di demolizione. Gazebo, pedane e cabine, giù tutti gli abusi nei locali del Marano”. A fine stagione ormai tutti gli abusi sono già usciti dalla stalla...
La tigre del Bengala - Leggiamo: “Stipati in via Leopardi, trovati 11 bengalesi”. Ma Sandokan è riuscito a dileguarsi...
Maestri - Leggiamo: “‘Il bastone e la carota’ contro lo sballo - L’educazione inizia a scuola: gestori dei locali in cattedra per insegnare il divertimento sano”. E se fossero dei cattivi maestri?...
Giovani - Leggiamo: “Alcol, sue 14enni all’ospedale - Ragazzine si ubriacano al parco in pieno giorno e rischiano il coma etilico”. Largo ai giovani?...
Aikido, agricoltura e arti marziali - Le origini dell’Aikido hanno radici risalenti alla Seconda guerra mondiale, quando il maestro Morihei Ueshiba decide di ritirarsi nelle campagne dell’Iwana, in Giappone, per praticare l’agricoltura e coltivare l’amore per le arti marziali. In Italia si inizia a parlare di Aikido grazie all’opera del maestro Hiroshi Tada, fondatore dell’Aikikai (Associazione di cultura tradizionale giapponese) e del maestro Yoji Fujimoto. In Romagna, da oltre vent’anni, l’Aikido è una realtà affermata con tre palestre (dojo) aperte a Rimini, San Marino e Riccione, gestite dal maestro Ugo Montevecchi. Akidoka (colui che pratica aikido), da quarant’anni il maestro Montevecchi, allievo e assistente di Fujimoto, è impe-
Ugo Montevecchi gnato a diffondere la disciplina. “Praticare e insegnare aikido è la mia vita, non lo ritengo un lavoro, ma una passione che posso condividere con i miei allievi. Nelle mie palestre, che sino allo scorso contavano quasi cento iscritti, cerco di diffondere l’amore per questa arte e il rispetto per il compagno”.
Per chi non conosce l’aikido può spiegarci in cosa consiste? “La parola stessa deriva da Ai (unione, amore), Ki (energia, spirito) e Do (via, metodo), che ben sintetizza gli obbiettivi di chi pratica questa disciplina: arte superiore di autodifesa. Non si tratta di uno sport, in quanto non ci sono né vincitori né vinti, il tutto si basa su una serie di movimenti circolari, in cui si cerca di sfruttare a proprio favore l’energia di chi attacca. Una ginnastica propedeutica volta all’assimilazioni di tecniche di neutralizzazione, bloccaggi e proiezioni”. Il Giappone incontra l’Italia attraverso l’aikido? “Solo nel territorio romagno-
lo le nostre palestre sono al quarto posto nazionale per numero di iscritti, e dopo l’apertura dell’Aikikai a Roma, questa disciplina sta interessando sempre più persone. Ciò si deve al fatto che chiunque può praticare aikido, l’età non rappresenta un ostacolo, assieme al maestro si individua il proprio stile, in base alle proprie possibilità fisiche. Questa antica arte dei samurai rappresenta la via per tutti coloro che coltivano l’amore per la terra e vogliono migliorare il lato interno attraverso il corpo. I nostri allievi infatti sviluppano calma, sicurezza in sé stessi e fiducia nel prossimo. L’aikido è un’attività propedeutica volta alla crescita dell’individuo che vivamente consiglio”.
Veronica Lisotti
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90 anni Comune di Riccione
RICCIONE
Evento per il 90°. Appuntamento il 10 ottobre, ore 21, al Palazzo del turismo
Uomini e idee che hanno fatto Riccione. Quattro sindaci sul palco
Sono: Ennio Della Rosa, Terzo Pierani, Massimo Masini e Daniele Imola. Conduce il grande e saggio vecchio Rodolfo Francesconi. Partecipazione straordinaria di Massmo Pironi
COMUNITA' Il nuovo palazzetto durante un evento di tennis tavolo L'esterno e l'interno
di Marco Zangheri
- “Uomini e idee che hanno fatto Riccione”. È il titolo della nuova iniziativa promossa dall’Associazione Le Nuvole in occasione del novantesimo anniversario dell’autonomia del Comune di Riccione da Rimini avvenuta il 19 ottobre 1922. La serata si tiene il 10 ottobre, ore 21, presso il Palazzo del Turismo di Riccione. A originare l’evento è stata la riflessione sulla notorietà del “marchio” Riccione, conosciuto in tutto il mondo. La domanda che ha
originato l’evento è stata: “Se Riccione è così famosa, il merito sarà pur di qualcuno”. Tra i personaggi di Riccione più titolati a dare una risposta sono sicuramente i sindaci che possono testimoniare sull’operato loro e delle loro giunte! Si parte dai primi anni ‘50 del secolo scorso con Ennio Della Rosa, per arrivare alla fine della seconda legislatura di Daniele Imola (2008) passando per gli anni di Terzo Pierani e di Massi-
Maurizio Pruccoli, assessore ai Lavori pubblici
mo Masini. Al sindaco attuale, Massimo Pironi, è stato riservato l’intervento di apertura per raccontare la sua visione della Riccione del futuro. I quattro sindaci sono sicuramente i maggiori artefici del successo di Riccione, ma non i soli, perché
numerosi sono stati i personaggi sia del mondo della politica che di quello dell’imprenditoria ai quali deve essere ascritto una parte del merito. Saranno loro stessi a ricordare quei personaggi che hanno contribuito, e con idee, e con critiche, alle scelte che sono state compiute.
La serata, condotta da quel grande e saggio vecchio di Rodolfo Francesconi, non vuole essere auto celebrativa, ma, in linea con i concetti ispiratori de Le Nuvole, si propone di raccontare la loro visione di città, spiegando le difficoltà che hanno incontrato nel raggiungimento degli obiet-
tivi che si erano dati, i progetti che sono riusciti a portare a compimento e, soprattutto, quelli che non sono andati in porto e i perché. I racconti seguiranno la linea del tempo attraverso aneddoti, situazioni, memorie. Una serata, dunque che si presenta molto interessate e si spera partecipata. Con tanti riccionesi. Vcechi e nuovi.
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CONDOMINI Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
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Esperti rispondono Balconi in muratora e balconi in vetro. Posti auto nelle autorimesse
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L'ESPERTO RISPONDE
- Signore amministratore, nel mio condominio tutti i balconi sono costituiti parte in muratura e parte in vetro. Desidero sapere se il vetro è da considerarsi parte comune o privato. Risposta Verificata la documentazione fotografica è legittimo affermare che la parte in vetro dei singoli balconi di proprietà privata forma un elemento decorativo dell’intero condominio pertanto la parte in vetro è da reputare bene comune a tutti i condomini con la logica suddivisione sulla spesa in base ai millesimi di proprietà di ciascun condomino. ***************** Signor Pupolizio, lo scorso mese di aprile le chiesi come vanno ripartite le spese condominiali dei condomini proprietari di posti auto situati in autorimesse ed anche la ripartizione fra locatore e conduttore per appartamenti civili abitazioni. Ancora non ho avuto risposta, come mai? Marco-Rimini Risposta Egregio signor Marco, Le sue due richieste inviate
Condomini, diritti e doveri per posta elettronica mi erano completamente sfuggite. Mi auguro che vorrà perdonarmi per l’eccessivo ritardo ed accettare le mie scuse. Soddisfo subito quanto sollecitato: 1) SCHEMA SULLA PARTECIPAZIONE ALLE SPESE CONDOMINIALI DEI CONDOMINI PROPRIETARI DI POSTI AUTO SITI IN AUTORIMESSE: Opere interne di ristrutturazione, di manutenzione straordinaria e di manutenzione ordinaria dell’autorimessa. Alla spesa partecipano solo i condomini proprietari dei posti auto siti nell’autorimessa, secondo i rispettivi millesimi di proprietà. Rifacimento della terrazza di uso esclusivo di un singolo condomino soprastante l’autorimessa (es.: terrazza a livello). La spesa è: per 1/3 a carico del condomino proprietario della terrazza; per 2/3 a carico dei condomini proprietari dei posti auto siti nell’autorimessa, secondo i rispet-
- Vincenzo Pupolizio, esperto di amministrazione condominiale e immobiliare, esperto di problemi tecnico-legali, consulente del Tribunale di Rimini, mediatore della conciliazione, risponde alle domande dei lettori.
tivi millesimi di proprietà. Rifacimento dello spazio comune soprastante l’autorimessa (es.: cortile). La spesa è: per metà a carico di tutti i condomini; per metà a carico dei soli condomini proprietari dei posti auto siti nell’autorimessa, secondo i rispettivi millesimi di proprietà. - Rifacimento del tetto dell’edificio che funge da copertura anche per l’autorimessa. Partecipano alla spesa tutti i condomini secondo i rispettivi millesimi di proprietà. Rifacimento del tetto dell’edificio nel caso in cui l’autorimessa costituisca un corpo di fabbrica a sé stante. I condomini proprietari dei posti auto siti nell’autorimessa non partecipano alla spesa.
Ristrutturazione, manutenzione straordinaria e manutenzione ordinaria della facciata dell’edificio nel caso in cui l’autorimessa sia parte integrante dello stesso. Partecipano alla spesa tutti i condomini secondo i rispettivi millesimi di proprietà. Ristrutturazione, manutenzione straordinaria e manutenzione ordinaria della facciata dell’edificio nel caso in cui l’autorimessa costituisca un corpo di fabbrica a sé stante. I condomini proprietari dei posti auto siti nell’autorimessa non partecipano alla spesa. Spese per la manutenzione e la ricostruzione dell’ascensore e delle scale nel caso in cui l’autorimessa sia parte integrante dell’edificio. I condomini proprietari dei posti auto siti nell’autorimessa par-
tecipano alla spesa: per metà secondo i millesimi di proprietà; per metà in ragione del piano. Spese per la manutenzione e la ricostruzione dell’ascensore e delle scale nel caso in cui l’autorimessa costituisca un corpo di fabbrica a sé stante. I condomini proprietari dei posti auto siti nell’autorimessa non
partecipano alla spesa. Spese per i servizi di cui l’autorimessa non usufruisce (es.: riscaldamento, antenna centralizzata, pulizia delle scale che non sono poste al servizio dell’autorimessa ecc.) I condomini proprietari dei posti auto siti nell’autorimessa non partecipano alla spesa
Geom. Vincenzo Pupolizio, amministratore condominiale
SERVIZIO
Condominio: diritti-doveri. Pool di esperti risponde - Avete problemi con i diritti e i doveri nella gestione del vostro condominio? Oppure semplicemente delle curiosità. La Piazza, gratuitamente, apre una rubrica sulle colonne del giornale; potete rivolgervi ad un pool di esperti. Li coordina il geometra Vincenzo Pupolizio, esperto di amministrazione condominiale e immobiliare, esperto di problemi tecnicolegali, consulente del Tribunale di Rimini, mediatore della conciliazione, risponde alle domande dei lettori. Siete pregati di inviare le vostre domande, brevi e chiare, ai seguenti numeri e indirizzi: 0541.611070 - 348-3621675. E-mail: la piazzarimini@libero.it. geom.pupolizio@libero.it
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Bertuccioli lascia per un'esperienza in Australia. Rifondazione si impunta: ‘Anche gratis” PASSIONI
Comune, si “litiga” per un assessore in meno Marco Borrini: “Se un assessore di Rifondazione lascia, è ovvio che gli subentri un'altra figura del suo stesso partito”
Il gruppo misanese in una delle sue uscite
Capitale dei funghi - Riprende il corso di funghi a cura del Gruppo ecologicomicologico “Giuseppe Del Bianco” di Misano Adriatico. Sei gli appuntamenti. L'8 e 11 ottobre, lezioni per il conseguimento del tesserino delle Marche. Relatore: Silvio Cantori e Maurizio Crociani, ispettori micologici dell'Ausl di Rimini. Il 13 ottobre uscita didattica. Il sipario si chiude il 15 ottobre, serata sempre valida per il prezioso tesserino per le Marche. Questa volta Silvio Cantori e Maurizio Crociani parlano del “Valore alimentare e tossicologia dei funghi”. Gli incontri si tengono presso la sala conferenze dell'ex biblioteca comunale in via Marconi. Misano da anni è capitale dei funghi e delle erbe. I suoi corsi sono seguitissimi da centinaia di appassionati; tanti giungono anche da molto lontano. Organizza l'associazione che il referente nella dinamica ed instancabile Anna Maria Tacchi.
LA POLITICA
- Bella litigata in questo momento all'interno della coalizione (Pd, Federazione della sinistra e socialisti) che guida Misano: da una parte c'è chi vuole tagliare un assessore (Pd e sindaco); dall'altra chi dice “vengo anche gratis” (Marco Borrini, segretario di Rifondazione comunista). I fatti. Valerio Bertuccioli, assessore ai Servizi sociali e allo Sport, in quota Rifonadzione comunista, è volato in Australia lo scorso 27 settembre. Chissà quanto tempo vi resterà; un altro giovane sul quale famiglia e comunità hanno investito e che va all'estero in cerca di opportunità e futuro. O solo per alzare gli orizzonti: per
Dall'alto, da sinistra: Stefano Giannini (Pd, sindaco), Emanuele Barogi (segretaio Pd), Marco Borrini (segretario di Rifondazione comunista)
una visione meno provinciale. Sulle sue dimissioni si è aperto uno scontro politico. Da una parte, c'è chi afferma che per abbattere i costi della politica (Pd) non bisogna nominare una nuova figura (circa 1.300 euro lordi al mese). Dall'altra c'è l'argomentazione, politica ed economica) di Rifondazione. Marco Borrini è il segretario. Afferma: “Non capisco come mai il
Pd abbia idee diverse. E' del tutto normale che un assessore di Rifondazione comunista venga avvicendato da un altro assessore dello stesso partito. Altrimenti che alleanza siamo”. “Se poi la maggioranza - continua Borrini - decide di ridurre la spesa per la politica, si farà un percorso politico. Così vediamo chi se ne deve andare ed il perché. Non
può essere questa la soluzione per ridurre le spese della politica. Un conto sono gli illeciti nel nome della politica ed un conto sono i costi della politica”. Per inciso, il rappresentante di Rifondazione è disposto a fare l'assessore anche gratis. Sul taglio dell'assessore la maggioranza si è incontrata lo scorso 24 settembre. Poiché non manca che un anno e mezzo alla tornata elettorale per rieleggere il sindaco, il Pd, partito di maggioranza della coalizione di centro-sinistra, propone un assessore in meno. E convogliare le risorse liberate nel capitolo del sociale. Emanuele Barogi, segretario del Pd: “In ragione del momento politico , di dobbiamo guardare in faccia e tutti insieme cercare di ridurre i costi della politica. Noi del Pd siamo per un assessore in meno”. Va ricordato che la legge prevede che dalla prossima legislatura, gli assessori devono ridursi a quattro, più il sindaco. Rifondazione comunista sarebbe anche d'accordo non su un assessore in meno, ma sue due. Con un percoso politico.
CERIMONIE ALBERGHI RISTORANTI LOCALI FESTE STAMPE DIGITALI GADGET DIGITALI
MISANO ADRIATICO VIA PLATANI 1
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Il ventunenne giocherà per l'Acireale Basket. Dice: “Spero di far bene per la squadra e per me” ALLEGRO MA NON TROPPO
Parole da e ‘Fnil’ (Il vecchio nome di Misano Mare)
Albergatori -
Il servizio prenotazioni camere, anche per l’anno 2012 “chiuso, tra l’altro, il sabato e la domenica!” è espletato, da alcuni anni, dall’Associazione albergatori. Pur non avendo statistiche in proposito, questo importante servizio informativo non ha grandi riscontri per diversi hotel. Un esempio concreto, in 90 giorni circa, alcuni di essi hanno ricevuto 2/3 richieste, tra le quali alcune, solo per sollecitare il pagamento della quota associativa, • 458,10, per la precisione. Francamente la cifra sopra descritta, per il servizio offerto, mi sembra eccessiva. Forse comprende altri servizi? Non credo, poiché altri servizi, che l’associazione offre, quali gli innumerevoli e sollecitati corsi di aggiornamento tecnico, burocratico e professionale, ecc. ecc. sono pagati a parte. E’ una piccola provocazione ma, questo è quanto. Ovviamente, una replica di precisazione è attesa con impazienza. (Brufa)
Fiori al vento - In un momento oggettivamente difficile per l’economia, anche i piccoli risparmi sono utili. Perché gettare alle ortiche i fiori estivi ancora fioriti, per sostituirli, automaticamente come da convenzione, con quelli autunnali e poi invernali, ecc... Oltretutto, l’impatto visivo per il turista sulla città, è limitato al periodo estivo. In inverno si restringe notevolmente ai soli centri, per cui tanta parte del territorio può ragionevolmente aspettarsi una normale manutenzione, fino alla prossima stagione. (Brufa) Niente di personale - Sono migliaia gli esempi e... la storia qui di seguito rappresentata, può essere utile per una doverosa riflessione. 5 anni da consigliere, 3 legislature da assessore e vicesindaco. La paghetta sempre devoluta al Partito. Alla fine neppure il riconoscimento di una piccola pensione. Allora, la politica a certi livelli, non riconosceva questo diritto. Non fa niente! Quando la politica è passione, idealità e volontariato, non ci pensi e non importa, ma oggi...perchè mai dovremmo pagare la pensione di Nicole Minetti, del Trota, per citare una/o dei tanti. Per quali meriti? Non è retorica, non è antipolitica, semmai l’antipolitica sono questi soggetti. Per favore date un segnale di cambiamento, fateci sapere, capire ma... prima della fine di questa legislatura. (Brufa)
MISANO ADRIATICO Via Puccini 27/F Tel. 0541.601758 - Fax 0541.602058
- “Volevo fare un'esperienza fuori casa. Avevo tre opzioni: la Toscana, l'Umbria e la Sicilia. alla fine ho scelto la mèta più lontana”. A parlare così è un ragazzo di appena vent'anni. Si chiama Thomas Calegari ed è il piùforte cestista della storia di Misano. Se lui è felice, i genitori, Miriam e Maurizio, un po' meno: giustamente sono preoccupati. Il più pensieroso è il babbo Maurizio. Classe '91, Calegari giocherà la stagione 2012-2013 nell'Acireale, C1. Il bello di Thomas è che un ragazzo molto maturo per la sua età. Alla prima intervista in una televisione locale ha detto: “Sono qua per essere al servizio della squadra. Prima viene l'Acireale e poi vengo io. Personalmente spero di far bene”. Ancora
LO SPORT
addietro; in questo momento il coach è il responsabile del settore giovanile del Messina. Tanti misanesi hanno avuto la fortuna di conoscere Thomas fin dalla scuola materna. Era già un marcantonio allora; sovrastava i compagni in altezza e peso. Aveva un bel sorriso e la naturalezza di sapersi far volerer bene. Con gli anni non è cambiato. Per raggiungere questo livello ha lavorato e intrecciato i sacrifici: sia lui, sia i genitori, che lo hanno sempre scorrazzato avanti e indietro: Misano-Rimini-Misano. Il suo debutto con la grande pallacanestro, col cuore che va a mille, in Legadue, risale al febbraio del 2010. Ad un minuto e 15 dal termine di Riviera Solare Rimini-AB Latina (100-72). Ha
Thomas, un misanese in Sicilia Thomas: “E' vero che sono a mille chilometri da casa; ma ho 21 anni e penso di saper guardare a me stesso. E se quest'esperienza non la faccio adesso, quando la potrò mai fare?”. Ruolo pivot, difensore possente, Thomas è un gigante di
2,1 metri, con un'apertura alare infinita e due mani non meno importanti. Nella scorsa stagione ha calzato la canotta della Crabs Rimini. Sul parquet in media 15 minuti, metteva nella retina 5 punti e strappava con tenacia 4,5 rimbalzi. Oltre alla
Auto e pedoni - Nel periodo estivo, auto pubbliche e private sfrecciano, non sempre per necessità, nelle strade pdonali sui pregevoli e delicati arredi urbani? Perchè non usare in alternativa le vicine strade asfaltate per raggiungere le destinazioni sul territorio! Questo, naturalmente vale per tutti, ma il buon esempio dovrebbe partire come sempre dall'alto (Brufa)
Arena 58 e parcheggi - Sono le belle e apprezzate novità dell’estate. Si tratta dei terreni, ancora liberi, di fronte al Conad Rio Agina di via Romagna e a lato della Chiesa Parrocchiale. Causa il maltempo, in occasione della MotoGp, non si sono svolte, purtroppo, le manifestazioni programmate e si sono visti, solo il sabato, i benefici effetti che avremmo preservando gli spazi, che Misano fortunatamente ancora ha, per metterli al servizio del turismo e di conseguenza di tutti. Anche Misano vive e prolunga la stagione, se usa con intelligenza le grandi opportunità del suo territorio. (Brufa)
difesa, naturalmente. Acireale, una delle città più belle della Sicilia, l'ha preso a scatola chiusa. Il suo nome lo ha fatto Guido Restanti, primo allenatore a Rimini del settore giovanile (dove è stato svezzato il misanese) negli anni
anche vestito la maglia azzurra della nazionale nei camp estivi. Ora, quest'esperienza da ammirare a mille chilometri da casa. Altro che bamboccioni. Intanto, i genitori conoscerenno la Sicilia. Previsto, un viaggio in ottobre.
Povere piante imprigionate La gabbia che imprigiona il tronco dell'albero
- Le gabbie di metallo a protezione sta stritolando il tronco delle piante del parcheggio di Misano Mare, quello di fronte alla Conad, a mare della ferrovia. Le gabbie vennero collocate quando le piante erano piccole a protezione degli assorti automobilisti in manovra. Sono passati oltre trent'anni, i fusti sono diventati importanti e stanno fagogitando le doghe di metallo. Intelligenti quelle gabbie, semplicemente avvitate, basterebbe poco per ridare dignità agli alberi: fanno i fiori, fanno i frutti, fanno i mobili. Fanno altre piante.
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Gli esperti ipotizzano il no. Il cuore farebbe dire: si tratta del passaggio della Flaminia
MERCATO SETTIMANALE DEL MERCOLEDI' DI FANO Si propone subentro piazzola di mercato per merceologia non alimentare. Per maggiori informazioni: 338.8560370
Sono le basi di un Ponte romano sul Conca? Lo ha scovato Luigi Mancini, un misanese da ammirare. Conosce la natura come pochi: sia il nome di piante ed animali che loro caratteristiche. Nei pressi ci sono mattoni non romani LA STORIA
- “Non è romano semplicemente per due motivi. Il primo perché la tecnica non è romana e secondo perché non si sarebbero conservati naturalmente a quella quota e in quel modo”. Lo afferma la studiosa di archeologia romana Cristina Ravara a guardare le fotografie inviate su quello che potrebbero essere le fondamenta di un ponte. Si tratta di una serie di grossi tronchi di rovere piantati in linea. Nei pressi ci sono anche dei mattoni e altro materiale sempre di terracotta. Il sito sul Conca lo ha rinvenuto Luigi Mancini, misanese di Misano Monte, la scorsa primavera. Sposato, una figlia, Luigi ha una caterva di interessi. Gli amici lo ammirano, anche con una benevola punta di invidia, per il fatto che è un profondo conoscitore della natura. Sa dare nome e cognome a piante ad alberi. Non solo, ma della flora e della fauna ne conosce le caratteristiche, la storia, gli utilizzi. Ma non è finita. Luigi fa immersioni e conosce i nostri fondali come pochi. Cucina da dio, e per finire, ma non è tutto, fa anche l'orto. E' bella ed affidabile persona. Conosce il Conca palmo a palmo. “Io - continua la Ravara - ho solo escluso che possano appartenere alla struttura di un ponte romano, mentre si possono riferire con più probabilità ad un ponte moderno, forse anche del XVIII secolo, come suggerivano anche le verifiche fatte già dal sindaco sulle mappe catastali del Calindri”. Ha osservato le istantanee anche un altro esperto di storia romana Giovanni Rimondini. Anch'egli
concorda con le ipotesi della Ravara. Argomenta: “Dubito che possa essere romano. Potrebbe essere medievale, o settecentesco. In genere, questi ponti erano di legno; quelli in pietra ed in mattoni erano troppo costosi. Il ponte delle fotografie non è tanto antico; magari sotto ci potrebbero essere i resti di qualcosa precedente. L'uomo, allora come oggi, per fare meno fatica, costruisce, o ricostruisce manufatti che già esistevano”. Una prova potrebbero essere i mattoni nei pressi dei tronchi che fuoriescono dall'acqua. Sono di
Luigi Mancini Cosa resta del ponte sul Conca
CURIOSITA'
Via Garibaldi, scoiattolo a zonzo - Elegante e velocissimo. Sabato 22 settembre attorno alle 10 del mattino per via Garibaldi si aggirava uno scoiattolo dal petto bianco. Lesto saliva i tronchi dei pini per panoramiche passeggiate sui rami. L'animale, come ben sanno i bambini fa tenerezza, ma anche gli adulti ne sono contagiati. Dietro l'animaletto si è formato un codazzo di chiassose persone. Alcuni erano armati di apparecchio fotografico. Tutti a chiedersi da dove venisse. “Forse dal parco qui vicino”. Una signora molto attraente: “Se ci sono gli scoiattoli significa che l'ambiente è sano”. Uno spettacolo, la natura. (Foto Francesco Pupolizio)
piccola fattura; il classico mattone romano era almeno tre volte più grande (cm 45 per cm 45) ed un po' più sottile. Che fare? Il sito scoperto da Luigi Mancini andrebbe studiato. Solo che in questo periodo mancano i soldi; gli enti pubblici boccheggiano. Ci potrebbe essere un'altra soluzione. Il Comune di Misano potrebbe creare uno staff di giovani coordinati da un archeologo cercare di dare risposte certe e non più ipotesi.
I mattoni vicino ai pali di legno
BACCHINI ADRIANO
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Ottobre 2012
MISANO
BACCHINI ADRIANO
Nel suo locale, “Ockey” ha ospitato 50 ospiti della strutturaa “Sole”. Alle 22.40: in onore di Marco Simoncelli.
Paolino, la banalità del bene
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LA CULTURA
Grandi intellettuali raccontano l'attualità dei Dieci Comandamenti
COMUNITA'
il tuo possa essere ricco di importanza. La Direzione e tutti gli ospiti della Residenza Sanitaria Sole ringraziano Paolino e tutto il personale della pizzeria “Ockey” Un saluto... a presto *******************
- Carissimo Paolino, vogliamo ringraziarti per l’ospitalità e la calorosa accoglienza che hai offerto agli ospiti della nostra Residenza Sanitaria. Non è scontato trovare persone così sensibili e pronte ad offrire a “clienti” un po’ particolari il proprio locale. Ma tu, non solo ti sei reso disponibile ad accoglierci presso la
tua pizzeria “Ockey”, ci hai pure ospitati senza chiedere nulla in cambio, rendendo così una delle tante giornate una giornata speciale. L’esperienza è stata l’occasione per il personale della Residenza Sole, di trascorrere un momento conviviale insieme ai nostri ospiti e per noi tutti di capire quanto un gesto generoso come
Paolino e il rombo del Sic Ogni sera alle 22,40 la Moto di Sic si accende e “va...”. Paolino Torsani è un sentimentale e ha trovato un bel modo di ricordare e salutare il giovane amico e grande pilota di Coriano, prematuramente scomparso. Via Platani si riempie di tantissima gente per vivere insieme questo roboante e commovente rito. Un omaggio dalla “Romagna de mutor” ad un grande indimenticabile personaggio. Paolino accende la moto con uno spirito disinteressato, nessun pensiero di marketing: solo un minuto per ricordare l'amico che frequentava il suo locale: è il suo speciale abbraccio. (Brufa)
L'assessore alla Cultura Livia Signoni e il direttore della biblioteca Gustavo Cecchini 5 ottobre - Salvatore Natoli: “I Comandamenti” 12 ottobre - Vito Mancuso: “ Io sono il Signore Dio Tuo”. 19 ottobre - Massimo Donà: “Ricordati di santificare le feste”. 26 ottobre - Roberto Escobar: “Non uccidere”. 2 novembre - Carlo Sini e Pierluigi Celli: “Non rubare”. 9 novembre - Vincenzo Vitiello: “Non dire falsa testimonianza”. 15 novembre - Andrea Tagliapietrae Marco Guzzi: “Non rubare la roba d’altri” e “Non rubare la donna d’altri”. 23 novembre - Arnaldo Colasanti: “Onora il padre e la madre”. 30 novembre - Umberto Curi e Khaled Fouad Allam: “Come ripensare i comandamenti al giorno d’oggi”. Gli incontri si terranno presso il Cinema-Tearo Astradi Misano Adriatico, via D’Annunzio 20, con inizio alle ore 21. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Info: tel. e fax 0541.618424 – E-mail: biblioteca@comune.misanoadriatico.rn.it – Website: www.biblioteca.misano.org
- “In Italia di tecnica ce n'è anche troppa. Mancano i valori”. Lo afferma il riminese Stefano Zamagni, economista di livello mondiale. A Misano dodici (un numero casuale?) intellettuali quest'anno dicono la propria su “ I Comandamenti. Parole di Dio, o parole dell'uomo?”. Per le nove serate, il direttore della biblioteca Gustavo Cecchini ha invitato tra i maggiori pensatori italiani. Il male dell'Italia e dell'attuale crisi economica, che prim'ancora è crisi culturale (sempre nel parere di Zamagni) è il disatteso undicesimo comandamento, o regola aurea: “Non fare agli altri, ciò che non vuoi che vanga fatto a te. Oppure, fa agli altri ciò che vuoi che venga fatto a te”.
Gli organizzatori del Dedikato (Foto Marzio Bondi)
Dedikato, una bella festa di Misano Eventi - Bella festa quella del Dedikato lo scorso 15 settembre all'Arena 58 (il pettorale del compianto Marco Simoncelli) a Misano Mare. Era uno degli eventi all'interno del lungo fine settimana misanese per onorare la tappa della MotoGp. A Misano è arrivata una marea di appassionati e tantissimi campioni e personaggi dei motori. Qualche nome alla rinfusa: l'ex campione americano Kevin Shwanz (il re delle derapate, una danza la sua), Capirossi (a Misano
ha tantissimi amici, prima fra tutti Tiziano), Mattia Pasini, il giovane Fenati, Antonelli, Pirro. E ancora: il team Gresini in gran numero capitanati dal capo-meccanico misanese Fabrizio Cecchini, Denis Pazzaglini (altro meccanico misanese da anni nel motomondiale), il giornalista di Italia 1 Meda. Nell'occasione sono state vendute magliette e piadina. Sono stati anche premiati i ragazzi dello speed-
way. Il ricavato è andato alla Fondazione Simoncelli. Dietro la serata Misano Eventi. Coordinati da Luigi Bellettini, i componenti hanno lavorato con lena alcuni giorni prima. La serata si doveva tenere il 13 settembre, ma la pioggia li ha costretti al rinvio e ad ulteriori fatiche. Dunque, per i ragazzi di Misano Eventi altra fatica. L'aver riempito l'arena misanese poi è stato motivo di grossa soddisfazione. L'evento si ripeterà il prossimo anno.
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Ottobre 2012
MISANO
BACCHINI ADRIANO
Creata da Giuseppe Cecchini (Fafein). In principio furono fagioli, cotiche e tovaglie di cartapaglia...
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Da Fafein, Cleto e Giuseppina festeggiano 40 anni di cucina con fagioli e cotiche Cleto e signora Giuseppina dai primi anni Settanta. Quante diffidenze da superare. Continuarono nel solco del fondatore. E' una delle osterie tipiche del Riminese
Cleto e Giuseppina Innocenti
COMUNITA' di Matteo Marini - In principio erano i fagioli con le cotiche. E quelli sono rimasti, assieme a tanta altra roba buona. Di Fafein, detto anche “Peppone” per via della somiglianza con l’attore Gino Cervi del Don Camillo di Guareschi, c’è ancora il nome. Assieme alla sua foto che ancora guarda la sala e al piatto che hanno creato il “mito”. Fafein, Giuseppe Cecchini, vendette la sua attività nell’ottobre del 1972 a Cleto Innocenti, originario di Montefiore. Ora Cleto assieme alla moglie, Giuseppina Farina, che invece è nata a Caserta, può festeggiare un traguardo che all’inizio non si sognavano nemmeno di raggiungere. Era il 1972, s’è detto. Fafein era già un nome nella stradina del ghetto di Battistella, che diventa “Bastèla” nel vernacolo del Conca. Quasi un sentiero che alla fine “muore” sulla riva del fiume. Da San Giovanni sono due passi attraverso il frantoio Asmara, alla fine dell’estate, quando c’è secca. Cleto e Giuseppina raccontano di come fosse stato difficile l’inizio, vincere la diffidenza. “Quando abbiamo comprato tutti ci dicevano che non ce l’avremmo fatta – racconta Cleto - perché il nome di Fafein era troppo conosciuto e che avremmo fallito in poco tempo”. Insomma troppo difficile replicare il successo. Persino i tedeschi, clienti fissi d’estate, arrivavano qui i primi tempi e chiedevano di Peppone: “Quando si accorgevano che la gestione era cambiata, andavano via senza nemmeno sedersi”. Era un rischio intraprendere quella strada: “Molti perdettero anche la caparra perché avevano paura, si ritirarono all’ultimo, senza comprare”. Cleto invece accettò la sfida assieme a Giuseppina, freschi di matrimonio: “Pensi che io non sapevo cucinare, di lavoro facevo la segretaria e stenografa. Inoltre venivo da Caserta, dove la cucina è molto diversa. Dicevano
mi e padelle ne va orgogliosa. Una specie di istituzione, se vogliamo. “All’inizio qualcuno mi ricordava proprio per essere ‘quella dei fagioli’” ride. Quindi è il momento di festeggiare, naturalmente con una cena, il 12 ottobre: va da sé, piada e fagioli per tutti. Ma è anche un’occasione per abbandonarsi ai ricordi. Erano gli anni ’70: “Eravamo un’osteria a tutti gli effetti, la sera. Si mangiava, si beveva e si giocava a carte. Di giorno tenevamo anche un banco alimentari. Era davvero tanta fatica”. Il locale, all’epoca, aveva un piano superiore, al quale si accedeva passando attraverso la cucina, si tirava a mattarello
‘quella marocchina cosa vuoi che sappia fare?’” E per vincerla, quella diffidenza quasi ostile, Cleto e Giuseppina continuarono sulla stessa linea. Fagioli e cotiche, salumi e vino. A dar loro man forte c’erano, come si usava, le donne di casa. In primis la madre di Cleto, Gina, e il padre Giovanni. “E’ così che ho imparato a cucinare – racconta ancora Giuseppina, che dei due è la più loquace – anche senza fare corsi o studiare, ho imparato a fare la sfoglia, la piadina e i piatti tipici”. Quella ‘marocchina’ è così diventata sempre più romagnola e dopo 40 anni spesi tra tega-
A Misano si gioca anche a rugby. Una nuova compagine del rugby romagnolo inizia la sua avventura aperando si fare bene nel Campionato di Serie C 2012-2013. Si tratta dell’ “ASD Misano Rugby”, formazione nata dalla voglia di alcuni appassionati di aggregarsi intorno alla palla ovale. Un gruppo che si è ben cementificato nell’ultimo anno, passato ad allenarsi costantemente solo per il gusto di farlo. Il
Nata la squadra del Rugby Misano SPORT passo verso l’agonismo è perciò stato breve e scontato. Confrontarsi con altre formazioni, più esperte e preparate, non potrà che far cresce questa realtà in continua espansione. La prima gara dei bianco azzurri (questi i colori sociali) sarà in quel di Faenza il 7 Ottobre mentre il 14 affronteranno nella prima gara interna
il Ravenna. Del Girone 3 faranno parte anche le squadre di San Marino, Fano, Val Metauro Titans (Urbino), Rimini e Meldola. Per cercare di coinvolgere più persone possibili, il Misano Rugby ha pensato bene di aprire le porte del terzo tempo a tutto il pubblico presente in occasione del battesimo casalingo contro il Sene Rugby, formazione di Senigallia attiva in Serie C già
da alcuni anni. Un test match di prim’ordine per i romagnoli che non vorranno sicuramente sfigurare. Gli incontri si svolgono presso lo stadio comunale di Via Bellini/Albinoni, zona Santamonica. Il primo dei tanti eventi organizzati per diffondere il verbo del rugby anche tra i neofiti. Sabato 29 Settembre si è aperto lo stadio rivolgendosi ai più piccoli. I ragazzi dai 5 ai 18
anni hanno potuto provare gratuitamente l’ebrezza del mini rugby, sport leale, divertente, che rafforza l’idea del gruppo come entità superiore al singolo. Saranno previsti anche momenti di avvicinamento al gioco per i più grandi, senza limiti d’età. Info: 320 7505640, misanorugby@gmail.com, www.facebook.com/ misanorugby.
la sfoglia e la piadina si cuoceva sul camino “una alla volta”. E si faceva casino: “Noi eravamo più giovani – ricorda Giuseppina – io avevo 25 anni, Cleto 35 e capivamo i ragazzi che avevano voglia di fare baldoria. A volte però esageravano”. Erano altri tempi di compagnie sfrenate. Ma erano anche gli anni di piombo e la tensione politica arrivava dalle strade di Milano e di Roma fino anche nell’osteria di provincia: “In un paio di occasioni – racconta Cleto – sono venuti qui i missini da Rimini ed è stato l’inferno. Una volta in particolare sono scesi dal piano superiore e hanno cominciato ad azzuffarsi. Quelli di sinistra stavano cantando canzoni partigiane con una chitarra, che è finita spaccata in testa a uno degli altri. I danni poi ne li hanno dovuti risarcire ma sono dovuto star chiuso un mese”. Ora invece “i giovani sono più tranquilli” e la clientela “è più esigente”. Cleto aveva lavorato sei anni in Svizzera, da giovane, in una fabbrica di vernici e come giardiniere. Tornato in Italia, con il denaro guadagnato con tanta fatica, ha comprato l’osteria di Fafein. Anche lui sa cosa significa essere cittadino ‘straniero’, così come Giuseppina, salita al nord per vivere con lui. E assieme a loro ora lavorano due cameriere che vengono dall’est Europa. Ad aiutare Giuseppina in cucina tre cuoche tra le quali Maria, fedelissima, dal 1986. Ma se la storia era finita con Fafein e ricominciata dai suoi fagioli con le cotiche, è proseguita con un’offerta più varia, sempre sul solco della tradizione. I tavolini di formica, la cartapaglia e i bicchieri da osteria danno sempre il colore caratteristico di vecchio ritrovo. Poi carne alla brace, arrosticini abruzzesi, tortellini radicchio e noci, pasta e piada fatta in casa. Anche se il paradigma del genuino richiama sempre il classico olio, sale e pepe. Il motivo alla buona, come una canzone da osteria, che nella sua semplicità ha accompagnato Cleto e Giuseppina per 40 anni di ristorazione. Nel 2006 hanno ricevuto il premio “Bottega di tradizione più antica” dalla Provincia, un traguardo il cui attestato fa bella mostra, anche se un po’ in disparte, alla parete vicino ai cimeli della tradizione contadina che ornano tutti i muri delle sale.
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CATTOLICA
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Nello scenario del Parco Navi. Grande partecipazione di pubblico: famiglie, bambini, atleti, sportivi e curiosi
Lo sport cittadino fa festa - Si è svolta domenica 23 settembre, presso il Parco Navi di Cattolica, la tradizionale Festa dello sport. La manifestazione giunta al suo quinto anno consecutivo, è da due anni totalmente finanziata con sponsorizzazioni non gravando così sulle casse comunali. Tre i grandi sponsor dell’iniziativa: Banca Popolare Valconca, Groupama Assicurazioni agenzia di Cattolica di Mandrelli e Sabattini, Coop. Pesce azzurro che gestisce la ristorazione interna al Parco. La festa partita alle 10.30 del mattino col saluto del sindaco Piero Cecchini e dell’assessore allo Sport Leo Cibelli, ha come al solito fatto registrare una grande affluenza di pubblico. Quest'anno ancora più numeroso, tanto che verso la metà del pomeriggio era
NOMI
A Cattolica sono presenti oltre 20 associazioni sportive che abbracciano un ricco panorama di discipline. Qualche migliaio i giovani coinvolti. Non solo agonismo, ma anche socializzazione e educazione al rispetto delle regole
Le società sportive organizzatrici
Parco Navi 23 settembre, Festa dello Sport delle società sportive di Cattolica
SPORT quasi difficile passeggiare tra gli stand espositivi delle associazioni sportive. Centinaia di bambini e ragazzi praticanti e non delle tante discipline sportive presenti sul territorio, si sono divertiti grazie alla possibilità di provare la disciplina sportiva di ogni singola associazione presente. Centinaia le famiglie che hanno potuto trascorrere in tutta tranquillità, grazie anche al tempo favorevole, una giornata che per evidenti motivi va oltre l’aspetto ludico sportivo e prende la forma di vera socializzazione e di cultura dello sport.
di Enrico Del Prete E' questa la grande novità. Infatti nel susseguirsi degli anni della manifestazione, è la presenza sempre più evidente di intere famiglie che prendono così coscienza e visione di quello che il mondo dello sport locale rappresenta per la nostra comunità. Al grande sforzo delle associazioni sportive, tutte rappresentate e presenti, vanno i ringraziamenti e i complimenti, perché sono state loro le vere protagoniste della riuscita dell'iniziativa.
L'approccio delle associazioni sportive è da sempre diretto in un ottica non solo nell'insegnamento della disciplina da praticare, ma anche nell’educare alle regole dello sport che poi diventano regole di vita. L'amministrazione comunale coscientemente è vicina alle associazioni sportive della città, non tanto per fare promesse difficili da mantenere (oggi più che mai) su investimenti nell’impiantistica, ma per il valore sociale e umano che oggettivamente rappresentano. Investimenti che verranno fatti nei prossimi anni. L'impegno immediato è quel-
- Atletica 75, Cattolica Volley, Box Team Cattolica, Centro Kiai Cattolica, A.C. Cattolica Calcio, Sportinmente S.C.S.D., A.S.D. Team Regina, Shotokan Karate Cattolica, Santos F.C., Circolo Nautico Cattolica, Puravida, Regina Centro Danza, Velo Club Cattolica, Cattolica Kite, La Nuova Accademia, U.S. Superga 63, Tae Kwon Do Song Moo Kwan Cattolica, Circolo Tennis Cerri, Sporting Club Cattolica Basket, Beach Tennis Cattolica, Taekwondo Olimpic Cattolica, Bocciofila Cattolica, ASD Aldebaran Cattolica Nuoto.
lo di non far mancare loro il sostegno a progetti educativi e per riconoscere e potenziare quel ruolo sociale che si sono conquistati in anni di dedizione e sacrificio. La festa si è chiusa alle 19.30 dopo aver proposto tutta una serie di esibizioni molto apprezzate dal numeroso pubblico. Evidente anche la soddisfazione delle società sportive attraverso i volti e le espressioni dei tanti presidenti, dirigenti, allenatori, collaboratori, che alla fine della giornata hanno raccolto tanti applausi.
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Cartolibreria Binda
CATTOLICA
Cattolica
“La cosa pubblica è noi stessi”. Dalla lettera del partigiano Giacomo Ulivi
Se il Bilancio è partecipativo PARTECIPAZIONE
di Amedeo Olivieri
- Il Comune di Cattolica ha deciso di stabilire l’utilizzo di parte delle proprie risorse economiche attraverso il Bilancio Partecipativo (BP). Come il termine lascia intuire, ciò significa che, invece di determinare in piena autoreferenzialità la loro destinazione, chiamerà i cittadini stessi a dare indicazioni precise e vincolanti in merito. Detto così sembra quasi semplice, in realtà non appena si vogliano immaginare scenari concreti di realizzazione ci si trova di fronte a una serie di problematiche da valutare con attenzione. Quanta parte dell’intero bilancio destinare a tale modalità di impiego, quali i titolari aventi di diritto di voto, come promuovere una partecipazione quantitativamente e qualitativamente elevata, come mettere in condizione anche i soggetti più marginali di potersi esprimere, come gestire i con-
Il Comune di Cattolica ha deciso per quest'anno di stanziare in via sperimentale 50mila euro. Un gruppo di lavoro ha elaborato una bozza di Regolamento per gestirne il percorso con i cittadini
flitti e i possibili egoismi riduttivi che potrebbero nascere dalla contrapposizione delle esigenze o dei progetti richiesti, come organizzare territorialmente e cronologicamente il processo decisionale in modo da armonizzarlo con i tempi di vita dei cittadini e quelli tecnici dell’amministrazione. Sono alcune delle core questions a cui è assolutamente vietato rispondere in modo sbrigativo. A tal fine l’amministrazione, con l’apporto di una commissione di lavoro ad hoc, sta elaborando un Regolamento che consenta di iniziare l’esperienza, pur perfettibile nel tempo, con idee chiare e funzionali. C’è da dire che non mancano precedenti di riferimento in quanto dai primi anni duemila c’è stato un certo proliferare di Bilanci Partecipativi in Italia e all’estero, testimoniato dalla loro reperibilità sul web, dove i regolamenti si contano a decine e interessano sia piccoli comuni che grandi città. Ma ad una
Da sinistra: Alessandro Bondi (vicesindaco - assessore al Bilancio) e il sindaco Piero Cecchini. Si sono impegnati per avviare già da quest'anno una fase sperimentale di Bilancio partecipativo sinossi anche approssimativa si scopre che il copia e incolla ha imperversato per tutta la penisola, con rischi di confusione terminologica e importazione acritica di modalità gestionali non sempre cucite su misura delle diverse realtà locali. Ecco perché il primo passo da fare è comprendere che cosa si vuole ottenere con un BP e quali ne costituiscono gli elementi virtuosi irrinunciabili. Possiamo farlo in compagnia di Giovanni Allegretti, docente universitario di Gestione urbana a Firenze, grande esperto di pratiche partecipative italiane e europee. Tra l’altro, nel dicembre del 2006 partecipò al convegno tenutosi allo Snaporaz “Decido anch’io la mia città”, due giorni di approfondimenti promossi dall’Arcobaleno sulla partecipazione. Gli altri autorevoli partecipanti al convegno: Marco Boschini (Educatore, coordinatore associazione ‘Comuni virtuosi’ - Assessore del Comune di Colorno - PR), Pier Paolo Fanesi (Responsabile Ufficio Partecipazione Comune di Grottammare - AP), Sandro Medici (Presidente X Municipalità di Roma). Nella ricerca condotta sul campo “I Bilanci Partecipativi in una prospettiva europea comparata”, Allegretti individua 5 criteri guida da soddisfare per un BP autentico. 1) L’esistenza di una dimensione finanziaria esplicita e non esaurentesi nella lettura delle priorità territoriali. Ciò significa che i cittadini devono poter contare su un budget che il comune garantisce essere impie-
gato secondo le loro indicazioni. Si può andare dal 100% del bilancio ordinario, come a Porto Alegre in Brasile, dove il BP è nato, a percentuali molto basse, nel qual caso però la partecipazione è pura simulazione. A Cattolica, per il primo anno sarà impegnata a titolo sperimentale nel BP una cifra di 50mila Euro. 2) Il superamento della scala del vicinato e del quartiere per i percorsi interessati. L’esperienza insegna che occorre qualche anno di BP perché vengano tenute presenti dai singoli problematiche e proposte che vadano oltre il proprio retrobottega e possa maturare uno sguardo che sappia rivolgersi all’intera città. In questo ampliamento e integrazione di prospettiva anche i comitati di quartiere che stanno consolidandosi a Cattolica possono dare una mano. 3) La necessità che il percorso di coinvolgimento degli abitanti sia ripetuto e non costituisca un evento isolato. Un regolamento serve anche a garantire che il BP non si riduca a un pesce d’aprile ma diventi un istituto con una sua struttura ricorsiva capace di andare a regime come processo ordinario stabile negli anni. 4) La necessaria presenza di momenti deliberativi (argomentativi e decisionali). In quei comuni, e ce ne sono diversi, dove il parere dei cittadini è acquisito dall’amministrazione solo a carattere consultivo mentre essa si riserva piena autonomia decisionale, di nuovo il BP diventa una presa in giro. Non è il caso nostro, dove il regolamento porrà molta attenzione a tutte le
ERRATA CORRIGE - Sulla Piazza di settembre abbiamo commesso un errore nella didascalia della foto del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. La moglie si chiamava Emanuela Setti Carraro e non Francesca Morvillo (moglie di Giovanni Falcone). Ce ne scusiamo con i lettori e con Piergiorgio Morosini autore dell'articolo che commemorava i 30 anni dell'uccisione del Generale da parte della Mafia.
Il prof. Giovanni Allegretti illustra i 5 criteri che costituiscono gli elementi virtuosi irrinunciabili. Le forme di demcrazia diretta come il Bilancio partecipativo non vogliono entrare in competizione con la democrazia rappresentativa ma sono una grande occasione per rigenerarla dal basso
delicate questioni legate al voto dei progetti da attuare, proprio perché il risultato avrà poi carattere vincolante. 5) L’attenzione ai momenti di feedback, che permettano di conoscere e sapere esattamente quali impegni un’amministrazione si assume di realizzare e le motivazioni di ogni eventuale rifiuto opposto alle richieste dei soggetti coinvolti nel processo. Il monitoraggio e la comunicazione efficace cittadini tutto ciò che accade nel processo di BP è garanzia della trasparenza della gestione amministrativa e di un suo rapporto corretto con tutti gli abitanti che non determini favoritismi o clientelismi. Questo significa che il BP può diventare una sorta di palestra per il Comune per sperimentare forme sempre più evolute e funzionali di rendicontazione che possano poi esondare dal BP e trasferirsi a tutta l’attività di governo della città. Allo stesso modo, sul versante della cittadinanza matura è vero che la coscienza civica del singolo non la si può dare per scontata e che non sia sufficiente creare occasioni perché emerga in modo immediato, ma la strada per arrivarci si troverà solo sperimentando insieme. Perché le forme di democrazia diretta come il BP, non vogliono entrare in competizione con la democrazia rappresentativa ma sono una grande occasione per rigenerarla dal basso, cosa di cui oggi c’è estremo bisogno. Chiudo con le parole tratte dalla lettera del partigiano Giacomo Ulivi, torturato e condannato a morte a 19 anni, riportate da Paolo Flores d’Arcais nel suo testo “Democrazia”: “Tutti i giorni ci hanno detto che la politica è lavoro di specialisti... Credetemi, la cosa pubblica è noi stessi.. Appunto per questo dobbiamo curarla direttamente, personalmente, come il nostro lavoro più delicato e importante”.
S. Giovanni M.
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di Cecco
Aghi di pino - Leggiamo: “Perla e Regina sommerse dopo il forte nubifragio: è polemica - Hera dà la colpa agli aghi di pino”. An al savimie che a Catolga u j'éra una pinéta... A rapporto - Leggiamo: “Allagamenti, il Comune di Cattolica chiama a rapporto Hera”. E alora?!? A vli fè li robie fat bén?!? Perché a vi rot al caz!... Intrattenimento turistico - Leggiamo: “Corso di cucina per turisti durante i tre giorni di pioggia. Alcuni hotel battono il maltempo”. L'è 'na bèla idea. I s'è badurlè i lé bon bon a fè la sfoja sal s-ciadur... Monumento - Leggiamo: “Monumento ai caduti di guerra da salvare - Raccolta di firme - 15 anni fa l'ex sindaco Micucci l'aveva trasferito a fianco del Parco della Pace”. An è 'na masa bèl, però l'ha bsogn d'na bèla radanèda... Festa Pd - Leggiamo: “Niente festa d'estate del Pd, meglio la tombola a Natale”. T'vo mèt? La festa l'è più sacrèla e s'po purtè a chèsa un paniton democratiche... Gratta e vinci - Leggiamo: “Favoloso colpo alla ‘Tabaccheria dell'angolo’. Con il gratta e vinci ‘Turista per sempre’ si mette in tasca quasi 2 milioni di euro”. Gnint da dì. Ma che cul!... Matteo Renzi (la rottamazione) - Leggiamo: “Primarie: Matteo Renzi il ‘rottamatore’ fa proseliti in provincia di Rimini”. Ma a Catolga l'è arvènz poch da rutamè. U s'è ruznì anche i ciod... Matteo Renzi (la mela) - Leggiamo: “Pd, spunta un ‘renziano’ al giorno”. E come dice il proverbio... toglie il Bersani di torno. Os-cia!... MotoGp - Leggiamo: “Calano gli spettatori , la MotoGp chiude la stagione turistica con il freno - Ma Misano regala un Rossi da podio”. Valentino stavolta a n'ha trat al freno... Bus Terminal - Leggiamo: “Bus Terminal, proposte, controproposte e qualche polemica”. Ma fino a quando la regione non sblocca la destinazione d'uso non se ne fa niente. Che an è 'na quistion da pél tl'ov... Buoni pasto - Leggiamo: “Aumento mensa scuola, scoppia la guerra dei 15 centesimi” - “L'assessore Sanchi: ‘Aumento dovuto all'Iva’” - “Buoni pasto, ogni partito ha la sua soluzione”. Tut stal bagaron per quéng centésme? Palèta nona!... Case per sfrattati - Leggiamo: “Le case delle Maestre Pie in affitto calmierato agli sfrattati - Cinque appartamenti in via Torino”. Us cméncia ad apliché al Vangél... Contributo al turismo - Leggiamo: “Cna: ‘L'Imu alle aziende va abbassata’ - La minaccia è non dare il contributo al turismo per evitare l'Imposta di soggiorno”. In pratica come ha fatto l'anno scorso: zero contributi. L'è la scusa pri nu tirè fora un po' ad bajoch?... Si spara - Leggiamo: “Il Pdl spara a zero su mensa, Imposta di soggiorno e Bus Terminal”. Dato che u j'éra al pudéva tré anche ma chi du storne ad pasag... Di Pietro - Leggiamo: “La Regina prende il caffè con Di Pietro: ‘Centrosinistra unito a Roma come a Cattolica’ Prove di alleanza col Pd”. Ma uj farà fè un bèl col long...
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Il Mercato coperto lancia l'appello al Comune. MrKnife tra “Le migliori gastronomie d’Italia” - La sorpresa che non ti aspetti è quella piccola soddisfazione che ti ripaga e asciuga il sudore della fronte. Ma che però mette in testa anche altri pensieri. Quelli di un impegno quotidiano che fa ogni giorno i conti con le difficoltà generate da una crisi senza avere una busta paga e un reddito assicurato. Dover ogni mese riuscire a vendere, pagare i fornitori, le spese e magari il mutuo. E alla fine sedersi, anzi mai sedersi, appoggiarsi un minuto al bancone soddisfatti di aver lavorato bene. Sono i pensieri che vengono, dicevamo, quando la tua piccola attività viene riconosciuta di livello. È accaduto per esempio al Mr Knife, gastronomia del mercato coperto di Cattolica. La menzione è su una rivista specializzata dal titolo esaustivo: “Le migliori gastronomie d’Italia”. Una pubblicazione per gli addetti al settore: “E’ arrivato per posta, per curiosità ho voluto dare un’occhiata alle pagine che riguardano l’Emilia Romagna – racconta Daniele Savini che, assieme alla moglie, Irene Conti, ormai da 12 anni sta dietro al banco al piano terra del mercato coperto – e nella lista ho trovato il nostro nome”. Per capire come avvengono le selezioni Daniele ha deciso di scrivere alla rivista, edita da Tespi Mediagroup, specializzata nell’alimentazione: “Mi hanno ri-
“Dateci una mano con le spese” Paolo Savini e Irene Conti di Mr. Knife
IL FATTO
di Matteo Marini sposto dicendomi che le selezioni sono su indicazione delle aziende e poi loro passano, senza avvertire, per controllare la qualità delle segnalazioni”. Daniele e Irene hanno aperto il Mr. Knife nell’anno della ristrutturazione del mercato coperto. La loro forza, spiegano, è quella di selezionare i prodotti migliori per avere uno standard di alto livello. Prosciutto tagliato a mano, bresaola della Valtellina artigianale o prodotti nostrani come il formaggio di fossa, magari stagionato in mosto d’uva e le delizie di San Patrignano. Particolarità, raffinatezze se vogliamo, come il Patanegra o lardo di colonnata: “Distinguerci dalla grande distribuzione è quello che dobbiamo fare, per sopravvivere – spiega Daniele – altrimenti sui prezzi non potremmo essere concor-
renziali. La conduzione familiare che ci permette di risparmiare sui costi e tenere prezzi comunque alla portata di tutti”. Il problema con i prodotti di un certo livello è quello del margine di profitto. Non si può guadagnare sulla quantità ma nemmeno alzare troppo i prezzi. Il periodo poi non è dei migliori e in mezzo a tutte le difficoltà, il riconoscimento diventa motivo di riflessione: “Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con l’Amministrazione comunale – precisano – ma noi che siamo un vanto per il comune vorremmo chiedere questo: dateci una mano”. Un appello senza polemiche, un invito a fare quello che si può per tenere in
vita i piccoli ‘artigiani’ della spesa: “Molti di noi, spiega ancora Daniele, si alzano la mattina alle tre per andare al mercato per la verdura o per il pescato del giorno. Poi si sta qui fino alla sera almeno fino alle otto e mezza per pulire e mettere in ordine. E la mattina per esempio arriviamo un paio d’ore prima dell’apertura per sistemare il banco del giorno. Insomma si sta in piedi con grossi sacrifici”. Di fronte al Mr. Knife c’è un “buco”. Un vuoto di luce con un separé che nasconde quello che manca. Il cartello “vendesi” è lì da un paio d’anni, dicono. Lo stesso vuoto lo si trova anche al piano superiore, anche qui il negozio è sfitto da un po’. Un
altro tassello che completa il puzzle: “Qui al piano terra un ortofrutta si è trasferito perché le spese erano troppo alte – continua Daniele – lo stesso di sopra, per il negozio di mozzarelle. Tra affitto, pulizia e condominio le spese sono rilevanti. Il canone va in base all’Istat e ora è tornato a salire. Una volta pagavamo solamente l’affitto invece ora è veramente difficile andare avanti e in molti, anche se non lo ammettono ancora, stanno considerando l’ipotesi di trasferirsi o vendere la licenza”. E poi c’è la questione parcheggi: “Abbiamo avuto un incontro in Comune poche settimane fa, nel quale ci hanno assicurato che i parcheggi venduti saranno una minima parte”. Una questione apparentemente risolta che però non toglie forza alla richiesta di aiuto che viene dai commercianti: “Abbiamo bisogno che il Comune ci venga incontro, soprattutto con le spese. Noi stiamo lavorando bene e
anche questo riconoscimento ne è la prova. Però più di così non possiamo fare”. Paolo è il titolare della macelleria al piano superiore. È qui da quasi 40 anni e punta il dito proprio contro quegli spazi sfitti: “Sono la cosa che ci porta più danno – spiega – perché un esercizio vuoto è innanzi tutto brutto da vedere”. Solo che in tutto questo tempo un nuovo affittuario non si è trovato e ora si deve attendere il nuovo regolamento, fanno sapere dall’ufficio Suap del Comune. Norme che, una volta ricevuto l’ok del dirigente saranno presentate alle associazioni di categoria e infine l’approvazione del Consiglio comunale. Insomma, sembra che bisognerà aspettare ancora un po’. E poi c’è la questione del “giro”: “Se uno viene qui per comprare per esempio la carne da me – dice ancora Paolo – è più facile che si fermi a prendere la frutta o la verdura al banco vicino o il pane alla panetteria”. E mentre Monti e Passera vedono la ripresa per il 2013, qui il clima è grigio: “Siamo andati abbastanza bene quest’estate perché i turisti soprattutto preferiscono acquistare da noi piuttosto che andare al ristorante. Sempre per una questione di risparmio”. Spiega Daniele. “Però ora finiscono gli aiuti dello Stato con la Cassa integrazione – continua Paolo – e dopo?”.
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Si trovava all'inizio di via Carducci, tra gli hotel Vienna e Alda Amelia. Venne costruita ai primi del '900
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La famiglia Folonari a Cattolica - Nell’ aprile del 1944, mentre l’VIII Armata britannica avanzava verso Ancona e minacciava di portare la guerra nel Riminese, una strana automobile targata Brescia (Bs) entrava a Cattolica in via Brunelli. Oggi quella strada si chiama via Curiel, ma allora doveva il suo nome a Claudio Brunelli, l’amico di Italo Balbo caduto con lui a Tobruk, perché la famiglia Brunelli era da anni affittuaria estiva di Luigi Cervesi e di sua moglie Caterina Cecchini, nonni dello scrivente. E proprio a casa Cervesi era diretta quell’automobile: strana perché, in quel periodo in cui l’esercito tedesco si prendeva tutta la benzina, andava a carbonella con lo scappamento rivolto all’insù. La guidava, sfidando gli attacchi aerei degli Alleati e la sospettosa vigilanza di tedeschi e dei fascisti loro servi, il recentemente scomparso a Positano Vittorio Folonari, che andava a prelevare e a portare al sicuro
di Alessandro Roveri*
nel Bresciano colui che gli aveva insegnato a nuotare e a manovrare la vela della barca di famiglia. E con lui, a salvare dalla guerra Caterina Cecchini, fiera garibaldina figlia del valoroso Giovanni combattente a Mentana, e nel 1918 coraggiosa infermiera di tanti concittadini colpiti dall’influenza spagnola (migliaia le vittime in tutta Italia). Quello dei bresciani Folonari è un nome che oggi i cattolichini conoscono soltanto perché ad esso sono intitolati due villini di viale Carducci,
confinanti con l’hôtel Vienna. Ma dagli anni italiani della Grande Guerra (1915–1918) al posto dei due attuali villini c’era, in fondo a un giardino ghiaiato adornato di pioppi e di vasi di geranio, Villa Gina, così chiamata dal nome della madre di Vittorio Folonari. Per trent’anni Luigi Cervesi era stato il guardiano di quella villa, oltre che, d’estate, insegnante di nuoto non soltanto di Vittorio Folonari, ma anche dei suoi fratelli: Lina, Bice, Guido, Giovanni (Nino), Antonio, Franca, tutti figli di Gina e del dirigente la casa vinicola Italo. I rapporti tra Luigi
La famiglia bresciana era cara amica di Luigi Cervesi (nonno di Roveri), che fungeva da giardiniere, maestro di nuoto e vela. Passava il Natale regolarmente in Lombardia. Ancora ogggi in via Carducci ci sono due villini chiamati Folonari
Villa Gina, la casa dei Folonari Le sorelle Folonari
Cervesi e tutti quei Folonari erano divenuti tanto stretti che tutti gli anni, a Natale, il bagnino, guardiano della villa Gina, trascorreva le feste a Brescia a casa di Italo Folonari. Quando, nel 1955, Luigi Cervesi morirà a Ferrara, e lo scrivente e sua madre Angela non avranno la forza di assistere ai funerali cattolichini, due Folonari, Ambrogio e Alberto (figli di Nino) saranno presenti a rappresentare la famiglia per l’ultimo saluto al loro Gigione. Basti questo accenno a dire quanto
forte sia il legame tra chi scrive e la famiglia Folonari. A questo punto si impone un passo indietro, che ci faccia risalire agli anni della Grande Guerra. Forse per l’ ubicazione della sua casa, un giorno Luigi Cervesi, poco più che
quarantenne, incontrò un suo coetaneo che veniva da Brescia. Era Italo Folonari, erede di una grossa casa vinicola proprietaria di terreni in Toscana e in Puglia, acquisitrice nel 1913 della I.L. Ruffino. Italo Folonari era un imprenditore assai amato
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La blasonata stirpe di vignaioli lombardo-toscana in vacanza a villa Gina Come si usava ai tempi, la famiglia trascorreva le vacanze a Cattolica tutte l'estate. Al ramo fenmminile della famiglia appartiene Giovanni (Nanni) Bazoli, raffinato intellettale, attuale presidente di Intesa-San Paolo PERSONE
Raimondo Folonari e Giovanni Bazoli
dai suoi dipendenti, per le vacanze dei cui figli provvedeva all’ istituzione di colonie estive. Italo Folonari cercava un terreno da acquistare per costruirvi sopra una villa per le vacanze estive della sua numerosa famiglia. Passeggiando in direzione di quello che sarebbe
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stato viale Carducci, scelsero insieme, come ubicazione ideale in prima linea sulla spiaggia, un terreno in vendita, tra la pensione Amelia e il futuro hôtel Vienna. Detto, fatto: nel giro di pochi anni, sorse così Villa Gina, così denominata in ricordo della moglie di Italo Folonari.
Finita la terribile prima guerra mondiale, i Folonari diedero inizio alle loro villeggiature estive a Villa Gina. Luigi Cervesi ebbe l’ incarico di curare il giardino della villa, che adornò con una lunga fila di pioppi, un’ altra di gerani piantati in appositi vasi e tutt’attorno la siepe di bosso che nei giorni di pioggia si riempiva di lumache; di tenere pulita
Villa Gina durante l’ inverno e, soprattutto, di provvedere in qualità di bagnino all’insegnamento del nuoto, della vela (anche la barca si chiamava Gina, era agile e stretta) e del canottaggio ai ragazzi durante l’ estate. Due grandi capanni bianchi di legno servivano alla vestizione dei costumi da bagno dell’intera famiglia, e Cervesi e i suoi ragazzi vinsero con la “Gina” una gara di velocità. Italo Folonari e suo figlio ingegnere Giovanni non trascorrevano a Cattolica che pochi giorni, perché sempre impegnati a Brescia nell’imbottigliamento e nello smercio del vino. Arrivavano in automobile (preferivano le Lancia), guidata da un provetto autista in uniforme e berretto con visiera, che si chiamava Roberto. E c’erano, come personale di servizio, un bravissimo cuoco estremamente miope (Luigi) e varie guardarobiere, tra le quali la balia del secondogenito di Giovanni, l’attuale dottore Ambrogio. Tutto il personale di servizio dormiva in una casetta di finto legno addossata alla strada. Un grande e pesantissimo cancello dava sul giardino, tutto pieno di ghiaia. Mia madre Angela, figlia di Luigi Cervesi, prese assai presto (aveva sedici anni alla fine
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della guerra) a frequentare la villa e ad allacciare amicizia con i ragazzi. Si affezionò con particolare trasporto a Bice, morta giovanissima verso la fine degli anni Trenta. Bice aveva sposato l’esponente bresciano del Partito popolare Stefano Bazoli, uno dei pochissimi rappresentanti del partito di don Sturzo che mantennero durante il fascismo una posizione di contrasto al regime. Morendo, Bice Folonari lasciò due figli che io incontrai fanciulli intorno al 1938 a Villa Gina: Giovanni (Nanni), ora presidente di Intesa-San Paolo, e Luigi, che ebbe una vita drammatica: sua moglie Giulietta Banzi, professoressa di francese iscritta alla CGIL-Scuola, perì nella strage di Piazza della Loggia (Brescia, 28 maggio 1974, ne sono ancora ignoti i fascisti autori); Luigi morì in un incidente automobilistico il 10 ottobre 1996. Ho trascorso a Villa Gina ogni estate, negli anni Trenta e Quaranta (fino al 1943, e poi ancora dopo il 1945), in compagnia di Italo, nato un anno prima di me, e Ambrogio, più giovane di me di un anno (poi, più tardi, arrivò il terzo fratello Alberto). Tra quella famiglia Folonari e la mia famiglia si era stabilita una vera amicizia. Anch’io, come mio nonno a Natale, fui loro ospite alla vigilia della Mille Miglia, ogni anno. Ci univa un grande affetto e una grande sti-
ma reciproci. Eravamo spesso a tavola con loro anche a Cattolica, mio nonno Luigi ed io. Abitavo durante l’infanzia nella casa di mio nonno, con ingresso in via Benito Stagni, poi Brunelli, poi Curiel. Vi si stava bene, perché d’ estate arrivava ogni giorno il rinfrescante vento di scirocco, che si faceva strada attraverso l’ampio giardino del vicino villino in cui vivevano il pittore Comelli, al primo piano, il procuratore del re al secondo, e a pianterreno la famiglia–guardiana del mio amico Annibale Cerri. Una semplice rete metallica ci separava, quasi tutta ornata dal suo odoroso alloro. Erano ancora lontani i tempi in cui la nostra casa, e la “capanna” della nostra dimora estiva, sarebbero state soffocate dalle gigantesche costruzioni vicine di un facoltoso medico e di un costruttore edile, con gli ingressi in via Corridoni. Quando al mattino qualcuno dei Folonari veniva a svegliarmi, cosa che capitava spesso a causa delle mie abitudini di nottambulo, ci si intratteneva volentieri nel nostro giardino a respirare la fragranza delle rose care a mia madre. In quel momento soffiava il maestrale. Insomma: tra maestrale del mattino, proveniente da via Battisti, e scirocco pomeridiano, noi non sapevamo che cosa fosse il caldo. Oggi di tutto questo non resta che il mio ricordo.
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di Savio Bianchini
- Le due Aziende Non lo scrivo per protestare se anni fa si sono trasferite a San Giovanni nella zona industriale; ma sono nate qui nel circondario quelle due aziende del vestiario. Più di vent’anni fa c’era un contadino detto Pus-cion Bianchini, e c’erano anche le case dei Ferretti e dei Marchini. Tanti vestiti da sposa sono andati avanti e indietro per questa via, prima della consegna la maggior parte passava a casa mia. Tanti erano lunghi, altri stretti; mia moglie faceva la riparazione per la Dorina, moglie del mio amico Gustavo e mamma dell’Alberta Ferretti. Molti erano bianchi, altri rosa, la maggior parte erano da sposa. Quel bel ricordo mi rimarrà tutta la vita: quelle sue belle commesse avanti e indietro, una era la Sandra, l’altra era la Rita. Tutti quei vestiti erano delle attrazioni, ho visto partire quelle due aziende che conosco da tre generazioni. Perché qui sul Ventena son
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La casa del contadino Pus-cion. I vestiti da sposa
Il contadino, Gilmar e Ferretti
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Savio Bianchini racconta gli inizi imprenditoriali della Gilmar e della Ferretti. Anche loro nate sul Ventena, torrente e zona natale dell'autore più volte da lui evocata e mitizzata
Attestato di Cavaliere di Vittorio Veneto per Giuseppe Bianchini “Pus-cion” (classe 1896) padre di Savio l’autore del racconto “Le due Aziende”. Il documento fu consegnato nel 1971 a Bianchini dall’allora sindaco di Cattolica Sergio Grossi. La seconda immagine vuole ricordare l’aia di casa Bianchini al Ventena
LA STORIA CENTRO SOCIALE GIOVANNINI - VICI
nate ma poi là sul Tavollo trapiantate; io ho il piacere di farvelo sapere, son partite da qui, da quel podere dove c’era un contadino, un cavaliere. Come nel mio podere hanno fatto quelle viti che ce n’erano tante, lungo quei filari, e anche cinque peri secolari. Su uno più di un tipo era stato innestato, già erano passati cento anni da quel lavoro fatto dal mio antenato. Era vicino ad un pagliaio dove si posavano molti uccelli; qualcuno di tanto in tanto ne usciva indenne. Mio zio Agostino era cacciatore, e sotto quel pero c’eran
tante penne. Avevamo anche tanti peschi che per arrivare fino all’autunno con la maturazione, erano stati piantati a rotazione. Noi eravamo molti e cercavamo di stare attenti; ma la pesca maturata sulla pianta sapeste che piacere averla sotto i denti. Così era destino creare quel dissidio fra padrone e contadino. C’erano anche quaranta ciliegi (Durona) che a metà giugno erano tutti rossi ed anche il sindaco era dei nostri, e si chiamava Sergio Grossi. Voglio ricordare anche le
mogli dei carrettieri, per quei cavalli facevano tanto foraggio: arrivavano all’autunno cominciando a Maggio. Mentre qui a sorvegliare della Gilmar il vecchio patrimonio incontravo spesse volte il suo autista e uomo di fiducia: Ferri Antonio. E’ qui il vivaio dove queste due aziende hanno messo le prime radici, tanta gente grazie a loro si è integrata e ha trovato lavoro. A queste due famiglie, ai loro dipendenti auguro un continuo che felice sia mentre guardo la vecchia Gilmar di fronte a casa mia.
Il programma di ottobre - Domenica 7 ore 12,30: Pranzo sociale. Contributo 16 euro. - Sabato 13: Gita a Urbino. Contributo 47 euro. - Sabato 20 ore 15,00: “Clima-Ambiente-Economia” Relatore il Prof. di Fisica Fausto Bersani-Greggio. - Venerdì 26: Gita delle castagne alle Balze di Verghereto. Contributo 45 euro (non soci 50 euro). Informazionieprenotazioni: 347-9752583 3394995417
Il Prof. di Fisica Fausto Bersani-Greggio
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Fino al 27 ottobre è possibile sottoscrivere i nuovi abbonamenti
Teatro, si parte con Silvio Orlando CULTURA Per la stagione teatrale 20122013 per il logo del manifesto è stato adottato un quadro del pittore cattolichino Vincenzo Cecchini che rappresenta Piazza della Repubblica, ovvero il polo culturale della città.
Prosa, danza, comico e dialettale. Si è mantenuta tutta la programmazione. Tagliata solo la seconda serata degli spettacoli di prosa. Per il comico i tre Paolo: Rossi, Cevoli, Migone
Da sinistra: Lorella Costa e Morena Gabellini (staff del teatro), Anna Maria Carrieri (Ert), Simonetta Salvetti (direttore teatri), Daniele Gualdi (presidente Ert), Vincenzo Cecchini, Francesco Rinaldini (dirigente servizi culturali), Anna Sanchi (assessore alla Cultura)
di Alessandro Fiocca
- Si aprirà a novembre la stagione 2012/2013 del Teatro della Regina, ad inaugurarla uno degli attori più apprezzati dal pubblico, Silvio Orlando, che il 17 novembre rappresenterà “Il Nipote di Remeau” dialogo satirico scritto da Denis Diderot e considerato uno dei testi più brillanti del ‘700 francese. Un Cartellone nutrito, ed eterogeneo, che quest’anno però ha dovuto scontare gli effetti di un seppur contenuto taglio dei contributi che, spiega Simonetta Salvetti, direttore dell’ Ufficio Cinema-Teatro di Cattolica “ci ha portato a rinunciare alla seconda serata di abbonamento per la prosa, consentendoci però di riproporre per intero tutta la stagione, vale a dire prosa, danza, comico e di non aumentare il costo dei biglietti, sicuramente tra i più bassi nel confronto con altri teatri. Considerando che, negli anni passati, in alcuni degli appuntamenti della prosa il teatro non era tutto esaurito nelle due serate, ci è sembrata la scelta meno dolorosa. Devo ricordare però – continua Salvetti – che grazie alla
seconda serata abbiamo potuto iniziare un ottimo percorso con le scuole secondarie della provincia di Rimini e Pesaro. Cercheremo ugualmente di proseguire ed incentivare questo rapporto, continuando, ad esempio, ad offrire agli studenti un prezzo competitivo di ingresso al teatro, vale a dire 10 euro. Inoltre – spiega - con alcune compagnie teatrali, stiamo valutando anche l’organizzazione di matinée per le scuole superiori”. Nelle scorse settimane si è conclusa la vendita degli abbonamenti con la formula della prelazione, dedicata agli abbonati della precedente stagione. Fino al 27 ottobre sarà possibile sottoscrivere nuovi abbonamenti recandosi presso il Teatro della Regina dal martedì al venerdì dalle 15.30 alle 19.30 e il sabato dalle 10.00 alle 13.00. Dopo tale termine sarà invece necessario contattare il numero 0541/966778. Dal 15 novembre infine, saranno in vendita i biglietti per tutti gli spettacoli in cartellone.
TEATRO DELLA REGINA
Stagione teatrale 2012-2013 - Il programma PROSA Sabato 17 novembre 2012 IL NIPOTE DI RAMEAU di Denis Diderot Regia Silvio Orlando - con Silvio Orlando, Amerigo Fontani, Maria Laura Rondanini, clavicembalista Luca Testa. Nuovo Teatro. Giovedì 17 gennaio 2013 TROIANE di Euripide Regia Marco Bernardi con Patrizia Milani, Carlo Simoni, Sara Bertelà, Corrado d’Elia. Teatro Stabile di Bolzano. Lunedì 28 gennaio 2013 BALLATA DI UOMINI E CANI dedicato a Jack London di e con Marco Paolini. Musiche originali composte ed eseguite da Lorenzo Monguzzi e con Angelo Baselli e Gianluca Casadei. Animazione video Simone Massi. Jolefilm con il sostegno di Trentino spa – I suoni delle Dolomiti. Martedì 5 febbraio 2013 L’ARCA
Ideazione e direzione artistica Ettore Reggi, Lorena Corradi. Consulenza artistica e ideazione costumi Pascal Jacob. Musica Denis Gougeon. Regia Julie Lachance. Ideazione e realizzazione multimedia Pier Chartrand, Bernard Duguay. Illustrazioni Pier Chartrand. Assistente alla composizione elettronica e improvvisazioni Merlin Ettore, aiuto costumista Michel Vaudrin. L’Arsenal à musique. Martedì 19 febbraio 2013 OSCURA IMMENSITÀ tratto dal romanzo L’oscura immensità della morte di Massimo Carlotto. Regia Alessandro Gassmann. Con Giulio Scarpati, Claudio Casadio. Accademia Perduta Romagna Teatri, Teatro Stabile del Veneto. Mercoledì 27 febbraio 2013 UN AMORE DI SWANN di Marcel Proust Regia di Federico Tiezzi. Drammaturgia di Sandro Lombardi e Fabrizio Sinisi. Con Sandro Lombardi, Elena
Ghiaurov, Iaia Forte. Compagnia Sandro Lombardi. COMICO Giovedì 13 dicembre 2012 GLI UOMINI VENGONO DA MARTE, LE DONNE DA VENERE dal best-seller di John Gray. Con Paolo Migone. Ridens. Mercoledì 23 gennaio 2013 L’AMORE E’ UN CANE BLU e la rivoluzione pure. Di e con Paolo Rossi musiche composte ed eseguite dal vivo da Emanuele Dell’Aquila e I Virtuosi del Carso. La Corte Ospitale. Venerdì 22 marzo 2013 IL SOSIA DI LUI di e con Paolo Cevoli. Regia Daniele Sala. Ridens. DANZA Giovedì 29 novembre 2012 BIANCANEVE il musical Regia Enrico Botta. Con Martha Rossi, Simone Sibillano, Susanna Pellegrini, Gianluca Roncari. Enrico Botta live. Sabato 12 gennaio 2013 TANGO MACHO Los Hermanos Macana
Enrique e Guillermo De Fazio. Compañia Nacional Argentina de Tango. Martedì 5 marzo 2013 OPEN uno show di Daniel Ezralow con la D.E. Constructions Dance Company. Bags Entertainment. DIALETTALE presso il Salone Snaporaz Giovedì 24 gennaio 2013
LA VITA L’È TOTT UNA CUMEDIA tre atti di Guido Lucchini. Compagnia dialettale E Teatre rimnes.
Venerdì 8 e sabato 9 febbraio 2013 ‘NA MASTELLA D’BUGI due atti di Paolo Cioppi. Compagnia teatrale del Gallo. Giovedì 21 marzo 2013 GIALL IN FAMEJA commedia in due atti di Franco Andruccioli. Teatro Accademia.
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Alla fine del XX secolo la flotta peschereccia di Cattolica contava 107 imbarcazioni Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
Porto: storia, cultura, costume
Il porto canale di Cattolica negli anni '20
Primi anni 1900, bragozzo al rientra dalla pesca
- Breve storia del porto canale di Cattolica. Il funzionamento del porto canale di Cattolica dall’anno 1853 si inserisce dal punto di vista funzionale per due importanti interventi che hanno determinato di per sé la crescita e lo sviluppo del borgo marinaro, e cioè la deviazione nel 1836 della strada così detta postale in virtù della quale il corso del fiume veniva reso libero. Il secondo intervento è stato la costruzione della stazione ferroviaria nel 1862 con l’apertura della linea Bologna Ancona. Successivamente anche l’attività cantieristica si è notevolmente sviluppata di pari passo con lo sviluppo del porto canale, con tutte le attività indotte legate alla pesca e alla navigazione fino allora gestite da piccole industrie e cantieri riminesi. La costruzione definitiva con la realizzazione del molo di Ponente ha notevolmente migliorato l’approdo marittimo, nel 1857 fu costruito in legno sulla testata del molo di Levante anche un fanale. Gli ulteriori interventi del porto canale furono sino agli inizi del secolo ventesimo oggetto di studi e di contestazioni da parte dei pescatori nei confronti del consorzio che dal 1881 gestiva il porto costituito dai comuni limitrofi ed in particolare dal comune di San Giovanni in Marignano di cui Cattolica era frazione. Dal 1865 Cattolica era porto di quarta classe amministrato dallo stesso comune di San Giovanni così come l’utilizzo dello scalo marittimo anch’esso consorziato dagli stessi comuni. Alla fine del secolo ventesimo la flotta peschereccia di Cattolica contava 107 imbarcazioni anche di notevole stazza, che alimentava il commercio ittico tanto che Cattolica era divenuto uno dei più importanti centri pescherecci
Il porto rappresenta il simbolo che caratterizza ed esprime la mentalità e la cultura del borgo marinaro. Fin dall'inizio ha segnato l'impronta culturale e della tradizione, anche nel lessico e nei modi di dire MARINERIA di Sebastiano Mascilongo
del medio Adriatico. I moli in un primo tempo erano formati da grossi pali di legno fissati secondo le tecniche di allora; il piano di calpestio era realizzato con lunghi tavoloni e le fessure venivano colmate da fascine e sassi. Non si può scindere il piccolo borgo di Cattolica dalla sua fondamentale tradizione marinara e lo sviluppo del turismo balneare anche per la creazione di punti talassoterapici determinò così due importanti economie, dove fino a pochi decenni prima era ubicato il lazzaretto che ospitava la dogana per il controllo del traffico marittimo. Nel 1883 sorgeva anche lo stabilimento bagni, più tardi nel 1910 dove era stata ideata la costruzione del porto canale
venne invece costruito l’albergo kursaal. Le prime opere in muratura del porto di Cattolica risalgono al 1911, con la prima banchina di Ponente, coincidente con la via del Porto aperta circa nell’anno 1856 e che si collegava con il centro abitato di Cattolica, unitamente ai vecchi tratti di via Risorgimento e via Marconi costituendo così le principali vie di accesso a questa nuova banchina. Negli anni 1922-23 i moli vengono prolungati in cemento armato, fino ad arrivare al 1931 in cui entrambe le banchine erano completamente in muratura. Dal 1932 al 1934 venne costruita la darsena e furono completati anche gli ultimi tratti di banchina a monte dello squero. Il porto di Cattolica fin dal-
la sua nascita ha segnato una importante espressione culturale e di tradizione, perché in esso si compendiano tutti gli elementi del lessico e dei modi di dire che rappresentano l’autentica linfa vitale della comunità marinara. Il porto rappresenta quindi il simbolo che caratterizza ed esprime la mentalità e la cultura di questo borgo marinaro. Infatti anche il modo di parlare dei marinai ricchi di accenti particolari e di sostituzione della g e della c, delle parole con la z, diventa espressione di fondo di questo carattere. Gli stessi marinai si differenziavano anche per denominazione corrente dagli altri abitanti composti di osti, vetturini e artigiani chiamati in gergo “artisti”. Modestissime erano le case come gli arredi e gli utensili per uso domestico, esempio le padelle, gli spiedi per cucinare il pesce, poi esistevano anche grandi contenitori ove si faceva bollire una particolare sostanza estratta dalla corteccia di pino (zappino) che permetteva di rendere più resistenti e durature le reti fatte in canapa o cotone e questa operazione i
marinai chiamavano “tenta”. Un progresso notevole che ha fortemente cambiato il tenore di vita nelle famiglie marinare si ebbe quando si costituirono i cantieri per la costruzione dei natanti all’incirca dal primo novecento a tutto gli anni 40, e questo sviluppo cantieristico portò anche alla costruzione sempre più moderna e aggiornata delle barche da pesca. La ripartizione del pescato che veniva consegnato a chi garantiva lo smercio “parznevle” avveniva nei giorni di festa; l’unità di misura per attuare questa ripartizione era la così detta “quartarola” cioè la quarta parte del guadagno di un marinaio semplice, mentre per indicare l’entità della proprietà di una barca si usava il “carato” cioè la ventiquattresima parte di tutta la proprietà. Le donne dei pescatori erano costrette per buona parte della giornata a differenza di quelle contadine, di stare fuori casa spesso in attesa al porto della barca di famiglia o alla raccolta di materiale combustibile come le cortecce dei tronchi d’albero che asportavano con un semplice scalpel-
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lo e un martello dai fusti depositati presso i cantieri navali quando le maestranze andavano a pranzo. Il modus vivendi di questo ambiente paesano si protrasse fino a che lo sviluppo turistico non trasformò l’assetto urbano e ove vi erano le dune e gli acquitrini (guazz) sorsero importanti ed eleganti alberghi che trasformarono completamente l’assetto urbano del paese. La responsabilità di allevare i figli pesava esclusivamente sulle donne in quanto per lunghi periodi di tempo i mariti rimanevano assenti perché in mare intenti alla pesca. A queste donne spettava anche la cucitura dell’abbigliamento per i mariti ed anche il cappotto da pioggia, una specie di incerata su una stoffa di cotone imbevuta nell’olio di lino. Il pesce rappresentava la principale risorsa economica dei pescatori, quello più ordinario non veniva commerciato ma ripartito fra di loro (muséna), aggiungendo anche un certo quantitativo di pesce leggermente più pregiato che il “paròn” capo barca destinava allo stesso equipaggio, prima della vendita del pescato. Il pesce migliore destinato ai marinai veniva poi venduto dalle mogli dei pescatori, mentre il più scadente veniva usato per il consumo di famiglia. Nei periodi di maggiore difficoltà economica era d’uso anche il baratto con prodotti della terra come frutta, verdura, farina di grano e di granturco. La cottura del pesce avveniva nelle case dei pescatori generalmente arrosto sullo spiedo o sulla graticola (rustida) oppure in umido (brodetto). Questo pasto frugale veniva anche consumato a bordo delle barche quando erano in mare aperto e venivano usate come pane gallette particolari a forma di grande anello (bizulà).
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CATTOLICA
Il Circolo conta oltre 100 soci. Quattro campi in terra rossa, di cui tre coperti in inverno SPORT E COMUNITA'
Salone Snaporaz, 17 settembre. Da sinistra: il magistrato Antonio Ingroia, Beppino Englaro (padre di Eluana), Marco Bellocchio (regista del film “Bella addormentata”)
Il Circolo Tennis è stato fondato da Pietro Cerri. L'attuale collocazione in fondo via Donizetti risale agli anni Sessanta. Scuola di tennis diretta dal maestro Massimo Tonti
L'ORGANIGRAMMA DEL CIRCOLO CERRI
Presidente: Pierangelo Cerri. Vicepresidente: Terenzio Bernardi. Segretario: Salvatore Ercoles. Consiglieri: Francesca Cerri, Angelo Furiassi, Francesco Gabellini, Giorgio Gerboni, Walter Spezi, Gianfranco Tonti.
di Alessandro Fiocca
- La storia del Circolo Tennis Cerri è legata a quella del suo fondatore, Pietro Cerri, quando ancora del circolo non c’era nemmeno l’idea. Siamo infatti nel 1928 e l’allora proprietario dell’Hotel Kursaal, che aveva due campi in quella fascia di terra che va da questo all’hotel Vienna, chiama Cerri affidandogli il compito di custodirli. Da lì a diventare vero e proprio gestore il passo è stato breve, diventando così un vero e proprio pioniere del tennis cattolichino. Un percorso che si è rafforzato con i figli Tonino e Pierangelo Cerri, che poi sono diventati maestri FIT, con tanto di diploma. Negli anni ‘60 i campi si sono spostati nell’attuale collocazione, alla fine di via Donizetti. Quello e il decennio successivo, era un periodo in cui il tennis era ancora uno sport praticato da un certo ceto sociale che oggi si potrebbe anche definire d’elite. Però il fascino che esercitava, specialmente nei giovani, era trasversale e molti ragazzi che volevano assistere alla partite, si prestavano ad esempio a svolgere pic-
Circolo Cerri, non solo tennis cole mansioni, come i raccattapalle nei tornei. Era un modo, anche quello, per entrare a far parte di un mondo, di un contesto, che non era ancora alla portata di tutti. Fino al 2006 il Circolo Tennis Cerri svolgeva la propria attività prevalentemente in estate. Quando molti dei soci che frequentavano l’altro circolo presente a Cattolica, il Leoncavallo, scelsero di spostarsi al Cerri, hanno portato con loro nuove esigenze alle quali sono state date rapidamente delle risposte. In particolare il trasferimento della scuola di tennis, diretta dal maestro Massimo Tonti e la copertura di alcuni campi per poter consentire l’attività sportiva anche in inverno. Oggi il Cerri conta circa un centinaio di soci e 4 campi in terra rossa, di cui 3 coperti nella stagione invernale. Inoltre, nel periodo estivo, conti-
Nel 2008 il Circolo attua una svolta culturale: sport, cultura, solidarietà, problemi sociali. Numerose le iniziative di grande livello. Il 23 novembre “Liberi di sognare - Giornata della diversabilità” con i bambini protagonisti nua ad essere il punto di riferimento per molti turisti che praticano questo sport. Nel 2008 il Circolo Tennis attuò anche una “svolta culturale” che si concretizzò con l’organizzazione della prima edizione della manifestazione “For a Children‘s smile” svoltasi dal 26 luglio al 3 agosto. Un mix sapiente di sport, spettacoli, cultura e raccolta fondi in favore dell’infanzia cattolichina, ripetuta anche nel 2009 e diventata dal 2010, l’ormai famosa “Tennis Cerri For Children”. Un’edizione importante, quella del 2010, che ha portato a Cattolica l’umanità e la storia di Beppino Englaro e della figlia Eluana e che ha visto abbracciare il tema della disabilità nello sport, grazie all’organizzazione del “Gran Galà di Hand Bike”. A questo evento si sono poi legate altre iniziative di carattere prettamente culturale. Si è iniziato nel settembre del 2009, con la presentazione del libro “Il Gotha di Cosa Nostra”, scritto dal magistrato Piergiorgio Morosini. Nell’inverno 2010/2011 il Cerri ha organizzato, presso il Centro culturale polivalente di Cattolica, l’iniziativa “Autori in circolo” con tematiche e scrittori importanti come Loriano Macchiavelli, Ilaria Cucchi, Domenico Cacopardo e Diego Dalla Palma. Nel 2011, è Pier Luigi Celli, direttore generale dell'Università Luiss di Roma ad essere ospite del Cerri, mentre al Teatro Snaporaz, l'associa-
zione ha organizzato un suggestivo incontro con don Luigi Ciotti sul tema: “Etica + Solidarietà = legalità” condotto da Piergiorgio Morosini e Alessandro Bondi, mentre l’edizione di quell’anno del “Tennis Cerri For Children” introdusse una novità dedicata ai più piccoli: “La notte bianca dei bambini”. Iniziativa che è entrata anche nel programma dell’edizione 2012. E’ di poche settimane fa l’ultima iniziativa del Cerri. La serata-evento svoltasi allo Snaporaz, che ha visto salire sul palco il magistrato Antonio Ingroia, Beppino Englaro, il regista Marco Bellocchio, il prof. Alessandro Bondi e Giorgia Guerra (attrice e amica d'infanzia di Eluana) per confrontarsi sui delicati temi sollevati dal film del regista bobbiese “Bella Addormentata”, proiettato prima del dibattito, liberamente ispirato agli ultimi 6 giorni di vita di Eluana Englaro. Il 2012 ha visto anche nascere una proficua collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di Gradara, il cui aiuto è stato particolarmente significativo per l’organizzazione della prossima iniziativa del Cerri, che si svolgerà il 23 novembre presso il Teatro della Regina, intitolata “Liberi di sognare – Giornata della diversabilità”, sarà il punto di arrivo di un percorso didattico che coinvolgerà i bambini delle classi 4° e 5° delle scuole elementari dei comuni di Cattolica, Gabicce, Gradara, Misano e San Giovani, ai quali è
stato dato un tema su cui lavorare: “Liberi di sognare”. I lavori concorreranno per aggiudicarsi il Premio “Banca di Credito cooperativo di Gradara” con un montepremi totale di 1.600 euro, da utilizzare per l’acquisto di materiale didattico, che potranno aggiudicarsi le prime tre classi qualificate sia di 4° che di 5°. Tutti i ragazzi coinvolti nel progetto si ritroveranno il mattino del 23 novembre al Teatro della Regina per incontrare gli atleti paralimpici, ai quali potranno rivolgere delle domande. In serata, si svolgerà invece la premiazione, seguita da uno spettacolo di danza che
vedrà protagonista Simona Atzori e il suo corpo di ballo. Sarà presente inoltre Francesco Messori e gli organizzatori promettono altre sorprese che accentueranno ancora di più la portata della manifestazione. Il Circolo Tennis Cerri si muove ormai su una doppia strada, quella dello sport e quella della cultura, rivolta però ai grandi temi, come l’etica, la solidarietà e la scoperta dell’altro. La partecipazione riscontrata nel corso della serata-evento allo Snaporaz, è una chiara dimostrazione che la città sta raccogliendo quanto si è fatto e particolarmente incoraggiante è la risposta dei giovani.
POESIA
Premiata a Cattolica e Montefiore per la sua poesia
Codovilli, doppio premio
Teatro della Regina: Roberto Sarra (secondo da sinistra) premia Maria Teresa Codovilli (seconda da destra)
- Per il libro di poesia “Il viaggio mi percorre” Maria Teresa Codovilli ha ricevuto il Premio speciale “Qualità” durante la cerimonia del “Premio letterario internazionale Montefiore” (II edizione), il 30 settembre scorso al teatro Malatesta di Montefiore. Il libro, pubblicato nel 2009, aveva già ricevuto il secondo premio “I Murazzi” a Torino nel 2010.
Il dr. Roberto Sarra, organizzatore anche del “Premio letterario internazionale Città di Cattolica” aveva già onorato la Codovilli al Teatro della Regina il 21 aprile scorso con l'assegnazione del “Premio Profumo d'Autrice”, definendola una “poetessa a tutto tondo”, elogiando la silloge “Il viaggio mi percorre” come “un affresco bellissimo che regala sensazioni ed emozioni intense”.
Gli itinerari della buona tavola Franco Gabellini le propone abRistorante Pizzeria al Dollaro, binate ai vini romagnoli: Margherita (Albana), Napoli (Treb- Pizza metodo Rimini: natura e tipicità biano), le farcite (Sangiovese) - L'impasto è semplice. Semplicissimo. Farina, olio extravergine di oliva, lievito di birra, la mano (il segreto) e la cottura (il forno, e non solo, è incorniciato da belle mattonelle dipinte a mano). Le farciture seguono la passione di cui sopra. Se il vino si fa nella vigna prima ancora che in cantina, i piatti del ristorante pizzeria “il Dollaro” si fanno nell'orto e nei campi. Prima gli ingredienti di qualità, poi è tutto semplice. “E vengono da sé”, racconta con orgoglio Franco Gabellini, il fondatore di uno dei locali che hanno fatto la storia di Cattolica: piatti di pesce, di carne e la pizza metodo Rimini. Sottile e croccante. Senza dimenticare l'ambiente: accogliente e avvolgente. Porta la firma di un architetto di talento. Il particolare che potrebbe raccontare il tutto sono le grandi fioriere di graniglia sul perimetro esterno: curatissime. Altro particolare che svela la cucina. Il verde e le piante sono la passione della signora Alberta, che coltiva buona parte delle essenze aromatiche (salvia, rosmarino, basilico, ecc...) della sua cucina nell'orto di casa a pochi metri dalla centralissima Via Fiume, dove si affaccia “il Dollaro”. Franco è un appassionato della ristorazione: tipicità ma anche poesia. Propone le sue pizze
I Gabellini; cinquant'anni di appassionata ristorazione. Da sinistra: Franco e signora Alberta, Maurizia (la nuora), con Debora e Giuseppe (i figli) Le pizze
sottili e croccanti con i vini romagnoli. Le accoppiate: Margherita con l'Albana, la Napoli col brio del Trebbiano, le farcite con la forza del Sangiovese, alle verdure con la leggerezza del Pagadebit. Sulle verdure ci si può sbizzarrire:
dalla rucola e pomodorini alla funghi-melanzane-zucchinercuola, passando per la classica rucola e Grana. Col “Dollaro” ci si può divertire a raccontare la storia della pizza romagnola. Negli anni Sessanta avevano un dia-
metro di 24 centimetri, contro i 33 di oggi. Le farciture si potevano contare su una mano, oggi sono alcune decine. Il pesce Oltre che per le pizze, “il Dollaro” si distingue per una cucina di pesce e carne che sanno raccontare profumi e sapori di Cattolica. Il tagliolino fatto in casa di pesce in bianco è uno dei piatti che più ricorda la vecchia cliente Anita. Da qualche anno c'è anche la paella che strizza l'occhio. La famiglia Due generazioni di ristoratori, i Gabellini. Hanno sempre investito nel lavoro. Il successo ne è la conseguenza. Da qualche anno, dopo una forzata ed utile esperienza fuori casa, per i tavoli si aggirano i figli Giuseppe, Debora e la nuora Maurizia. Al “Dollaro” sono stati affiancati l'“Euro” e la “Lira”, due residence. “E non finisce qui”, parola di Franco.
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Cattolica, anni 30. Da sinistra seduti sul moscone: Carlo Prioli “al Zop Cudaza”, Francesco Ercoles “Franzchin”, Michele Bertozzi. In piedi da sinistra: Angelo Simoncelli “Angiulin”, Guido Lorenzi “Bias”, Elio Venturini “Ciavarol”, Mario Lazzari “Brusighin”, Andrea Prioli “Patalnon”. Seduti da sinistra: Mario Tonti “Barulà”, Renato Castagnini “Dodgescatle”. (Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
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Riflessioni bibliche “Non possiamo non definirci cristiani”, Benedetto Croce
LA RIFLESSIONE
di Felice Scalia* - Ad uno sguardo superficiale, l’attuale innegabile rimonta anticonciliare è dovuta quasi soltanto a “problemi di parole”, a sottigliezze di dottrina, ad accessori liturgici, oppure a beghe personali. Parlare in latino o in italiano al buon Dio? Celebrare col popolo o per il popolo? Fossero questi, o simili a questi, i termini del problema, potremmo lavarcene le mani. Ma non è così. Qui si tratta di sapere se un prete possa dire «la Chiesa sono io» e se un uomo (nominato papa) lo si possa chiamare o no quodammodo Deus, Dominus noster, Alter Deus in terris, come si esprimeva nei riguardi di Giulio II il Concilio Lateranense V nel 1512. Si tratta di sapere se siamo “gregge” di pastori che si credono Dio, o semplicemente “popolo di Dio”. C’è una questione storica. Dall’editto di Costantino (313) in poi, coloro che prima erano candidati martiri divennero candidati signo-
IMPEGNO CIVILE
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La chiesa quest'anno celebra il cinquantesimo del Concilio. Anche chi non l'ha digerito...
Riflessioni bibliche “Il cristianesimo ha tradito Gesù?”, Giorgio Jossa
Popolo di Dio: da sudditi a fratelli. Ma quando? Papa Ratzinger ramidale del papato e, per conseguenza, del potere e dell’autorità nella Chiesa. Ha reagito contro una visione istituzionale meramente giuridica e sociologica per affermare che la Chiesa è mistero della salvezza che viene dal Padre. Senza occupare nessuna Bastiglia, senza stravolgere nulla nei dogmi, nella dottrina trinitaria o cristologica o nella visione del Regno. È bastato che i Padri Conciliari prendessero più contatto con la Scrittura, con la Patristica, col movimento liturgico ed ecumenico, che ci si rendesse meglio conto dell’evoluzione storica della teologia, per essere in grado di scrivere i primi due capitoli della Lumen Gentiume dare in essi la chiave di
lettura dell’intera Costituzione come degli altri documenti conciliari: la Chiesa è primariamente “popolo di Dio”. I Padri conciliari sanno bene che si possono avere molte definizioni di Chiesa e sanno che nessuna definizione ne esaurisce il mistero. E tuttavia privilegiano il concettochiave di “popolo di Dio”. La Chiesa dunque non è al suo sorgere, per volere divino, una societas perfectadotata di potere legislativo, dottrinale e giudiziario con a capo un uomo che si insedia da monarca assoluto per decidere da solo sulle cose spirituali e materiali
LA TEOLOGIA DEL RAGIONIERE
La Chiesa nel mondo, non la Chiesa e il mondo; la chiesa cioè non vive come un’isola a parte contrapponendosi a un mondo che vive nell’errore e nel peccato, ma si riconosce come un pezzo di mondo soggetto essa stessa all’errore e al peccato ri: splendidi vescovi e benestanti preti. L’organizzazione della Chiesa diventò sempre più imperiale e si passò dal servizio tra fratelli al potere sui sudditi. Il frutto fu un’istituzione ecclesiastica sempre più piramidale, simile alla istituzione assolutista della società, nei pregi e negli ovvii difetti. Nella Chiesa divennero inevitabili gelosie, odi, caccia all’ordinazione e alla prebenda, sete di denaro e prestigio, congiure, coartazioni nepotistiche, scandali, “partiti”, diplomazie e “ragion di Chiesa”. Ci domandiamo: il modo in cui la Chiesa si organizza, e che vede il suo acme nella riforma di Gregorio VII, appartiene o no alla rivelazione divina definitiva? È di diritto divino? Si legge spesso che il Vaticano II scombussolò quella Chiesa. Fu chiamato “nuova Pentecoste”, con tanto di fuoco, vento gagliardo, rischio di essere creduti «completamente ubriachi» (At 2,13). Ed è vero. Il Vaticano II ha scosso dalle fondamenta l’organizzazione esterna della Chiesa giungendo a problematizzare ciò che essa pensava e diceva di se stessa. Ha contestato l’assetto assolutistico e pi-
Dio ci ha dato anche indicazioni pratiche Michelangelo
di Gianfranco Vanzini - Tutta la “Teologia del ragioniere” che abbiamo sviluppato in questi anni ruota attorno al concetto che credere conviene. Conviene è un termine freddo, da ragioniere, ma sottintende un significato molto più profondo e completo. Conviene… perché… fa vivere bene. Perché credere in un Dio che ci ha creato, ci ha messo a disposizione e ci conserva un mondo meraviglioso, una natura che ci fornisce gratuitamente tutto quello che ci serve per vivere bene, è un pensiero fantastico. Non solo, quello stesso Dio, ci ha anche dato le indicazioni e i suggerimenti pratici sul modo migliore per usare i beni che ci ha messo a disposizione. Tutto questo se capito e accettato, automaticamente aiuta… a vivere bene veramente… qui … adesso. Questa non è una idea del ragioniere, è un fatto concreto è un qualcosa che molti altri hanno da tempo scoperto, lo hanno scritto, lo hanno confermato e testimoniato, alcuni già da molti secoli fa. Ho trovato alcune frasi dette da personaggi, più o meno famosi ed importanti, che a me sono sembrate particolarmente significative (pubblicate su “il Timone”). Ne trascrivo alcune per dare ai lettori la possibilità di legger-
le, magari anche di meditarle e trarre perciò utili indicazioni per la propria vita quotidiana. Parto con la domanda fondamentale di Andrè Frossard (1): “Chi è Dio, se non colui che ci costringe a porci questo interrogativo?”. Alexis Carrel (2) indica il metodo più corretto per cercare
Per utilizzare con intelligenza i beni che ci ha messo a disposizione la risposta a questo interrogativo e afferma: “Poca osservazione e molta teoria conducono all’errore. Molta osservazione e poca teoria conducono alla verità”. Carrel era un medico – premio Nobel – ma pensava come un ragioniere. Mi sembra che il suo messaggio dica chiaramente: Guardatevi intorno, ammirate e studiate il mondo circostante, non correte dietro a teorie astratte, pensate e studiate a tavolinop... concretezza!… Verifiche!…, solo così si arriva alla Verità, che è la base da cui partire. Blaise Pascal (3): ”La più grande delle verità cristiane è l’amore della verità”. Georges Bernanos (4): “La verità non vuole essere detta, ma amata” Silvio Pellico (5): “La co-
scienza dell’uomo trova riposo solo nella verità” e ancora: ”Il primo dei nostri doveri è l’amore della verità e la fede in essa. La verità è Dio. Amare Dio e amare la verità sono la stesa cosa”. San Tommaso d’Aquino (6): “Nessun desiderio eleva tanto l’uomo quanto il desiderio di conoscere la verità” Gilbert K. Chesterton (7): “Chi non crede in Dio, non è vero che non crede in niente, perché comincia a credere a tutto”. Georges Bernanos: ” Fuori dalla fede in Dio Padre, ogni popolo non è che un popolo di orfani, se non di trovatelli”. Baltasar Graciàn (8): “Ci sono alcuni che fanno gran caso di quello che importa ben poco, e poco caso di quel che vale molto”. Etienne Gilson (9): “Non è difficile scoprire la verità, il difficile sta nel non fuggire una volta che la si è scoperta”.
La beata Madre Tersa di Calcutta(10) ci tranquillizza:” Dio agisce sempre secondo le vie più semplici”. Purtroppo in molti non ascoltano quello che san Bernardo (11) già nel dodicesimo secolo diceva:” Chi non ha maestro che se stesso è discepolo di uno stolto” e ancora: “ Troverai più nei boschi che nei libri. Gli alberi e le rocce ti insegneranno cose che nessun maestro ti dirà”. Prendiamo la natura circostante come “maestro” e facilmente arriveremo alla verità che è Dio.. Note: (1) Andreè Frossard - 1915/1995 - Giornalista e scrittore (2) Alexis Carrel -1873/1944 – Medico, biologo, Premio Nobel per la medicina. – (3) Blaise Pascal - 1623/1662 – Matematico, fisico, filosofo – (4) Georges Bernanos - 1888/ 1948 – Scrittore – (5) Silvio Pellico - 1789/1854 – Scrittore, patriota – (6) San Tommaso d’Aquino 1225/1274 – Teologo – (7) Gilbert K. Chesterton - 1874/ 1936 – Giornalista, scrittore – (8) Baltasar Graciàn - 1601/1658 - Scrittore, filosofo, gesuita – (9) Etienne Gilson - 1884/1978 – Storico, filosofo – (10) Madre Teresa di Calcutta 1910/1997 - Tutti sanno chi è e che cosa ha fatto – (11) San Bernardo di Chiaravalle - 1090/1153 – Monaco cattolico -.
del mondo. Non è l’arca di Noè, in cui tutti si devono imbarcare se vogliono sfuggire al “diluvio”. Non è il fine della fede, e neppure una sorta di sigillo impresso nell’anima come lasciapassare per il paradiso. Chiesa è un popolo di “fratelli” adunato dal Signore stesso. È il raduno del “popolo salvato” di fronte a Jhwh, che il Padre manda per la liberazione di ogni suo figlio. Un popolo costituito in vista del Regno di Dio, dotato di carismi vari distribuiti dall’unico Spirito per l’edificazione della stessa Chiesa e della pace nel mondo. Nella Chiesa allora non c’è un “potere-dominio” ma un “ordine di servizio”. Se si vuole, c’è un “potere-servizio”, il dono di “poter servire”. La Chiesa è popolo di Dio in cammino, un popolo sacerdotale, regale, profetico che rende necessario ed attuale il carisma del “reggere”, ma questo non è fonte né della fede né della chiamata. Nella Chiesa insomma ci sono i carismi dell’ammaestrare ed ammonire, ma solo per l’edificazione del popolo intero, non per spadroneggiare sulla fede dei fedeli (1 Ptr 5,1-4). C’è inoltre una guida, ma è plurale. Si tratta del collegio dei vescovi, testimoni del Risorto uniti al papa. Oppure – ed è lo stesso – tra il “popolo di Dio” c’è il papa a reggere la Chiesa ma in unione collegiale coi vescovi del mondo. Pur sapendo che l’espressione può suscitare perplessità, si può
Si pensi anche all’impostazione della “Lumen Gentium” dove si riconosce come soggetto primario della Chiesa il popolo dei battezzati e non più la gerarchia, la quale viene dopo essendo a servizio del primo. Un principio che è tuttora ben lungi dall’essere recepito dire che il Concilio “relativizzò” il potere clericale facendo dei battezzati un soggetto di salvezza, non più un mero e passivo gregge. Relativizzò anche il potere dei papi, parlando di collegialità. In altri termini, mettendo il “popolo di Dio” al primo posto, relativizzò il potere della e nella Chiesa, mentre abilitava ogni cultura a trovare risposte di fede e ripensare la propria storia alla luce della Parola. Sempre secondo il Concilio, la Chiesa vive la realtà di tutti gli esseri umani, legge e giudica quindi la storia in una prospettiva di fede, è una comunità limitata e peccatrice, e tuttavia in essa si rende presente la salvezza portata dal Cristo ed offerta ad ognuno. È casta et meretrix, sempre bisognosa di riforma e tuttavia santa (LG 9). (1 continua) *Gesuita dal 1947, teologo dell’Istituto Ignatianum di Messina
(Fonte Adista n.32/2012)
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GABICCE MARE
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“Urlo” di Patrizia Bacchini, l'anima della società. Due promozioni quest'annno: B2 e serie D
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“Dateci una mano a costruire un sogno”
Le ragazze in stretching prima dell'allenamento. Al centro Daniele Montanari (il presidente) e la moglie Patrizia Bacchini, da 30 anni allenatrice
- “Con cinque euro a famiglia, i gabiccesi ci aiuterebbero a vivere un sogno”. La richiesta è di Patrizia Bacchini, l'anima del Team 80 Gabicce Volley. Patrizia, insieme ai dirigenti, alle famiglie, ha costruito una società che è un gioiellino. La prima squadra dalla terza categoria, mattoncino su mattoncino, primo anno l'82, ha centrato la B2 quest'anno, con un torneo esaltante. Con una cifra così piccola, più gli sponsor, la società gabiccese potrebbe disputare un campionato senza affanni. Afferma Patrizia: “Sarebbe bellissimo se a Gabicce Mare ci fosse un coinvolgimento
collettivo. Ne portiamo il nome in tanti campi dell'Italia centrale. Arriviamo fino a Roma, Rieti. Data la crisi, avremmo bisogno del sostegno delle famiglie e magari anche delle associazioni delle categorie economiche. Noi come società facciamo le formiche; poiché è difficile trovare lo sponsorone, ne stiamo cercando tanti piccoli”. A chi le chiede quali sono le ambizioni, risponde: “Il nostro obiettivo è chiaro: la salvezza”. Ma il prestigioso traguardo della B2 non è stato l'unico trionfo del Team 80 nel 2011/2012. Le ragazze della Prima divisione han-
no conquistato la D. Le giovani di talento della seconda squadra vengono proiettate nella prima. Su dodici ragazze ben quattro sono gabiccesi: Giulia Magi, Elisa Scola e le sorelle Franchi, Elena e Alice. Quest'ultima ha partecipato alle finali nazionali con le Marche. Giulia Ruggeri, 20 anni, invece di fare panca in prima squadra, ha optato per la D. Dietro, ad aspirare, c'è un vivaio con ben 150 ragazzine. Le under 13, 14 e 16 sono allenate da Patrizia. Due le sue grandi passioni: la pallavolo e la cucina. Fin da ragazza ha avuto l'anima dell'insegna-
mento. A 16 anni allenava nell'atletica leggera; a 23 ha cominciato con la pallavolo. Oggi, insegna alle figlie delle sue prime allieve. E' in campo tutti i giorni, fino a sera, senza noia. Insieme al marito, Daniele Montanari (il presidente della società) sono gli artefici del movimento pallavolistico gabiccese. Patrizia è anche uno dei tre selezionatori delle squadre ufficiali delle Marche. Per i risultati raggiunti nel settore giovanile, Gabicce Mare è scuola nazionale di pallavolo. Ad avvalorare il prestigio della società, per la prima volta, lo scorso giugno si è tenuto a Gabicce Mare il corso residenziale riservato agli allenatori. Erano in trenta. C'è un altro sogno nei dirigenti del Team 80: un nuovo palazzetto dello sport. Quello attuale, con le sue 100 sedie a bordo campo, è davvero piccolo. Ecco la 12 che schiacceranno in B2: Elena e Alice Franchi, Lucia Ginesi, Michela Luzietti, Valeria Ricciatti, Gaia Virgili, Giulia Ruggeri, Francesca Luminati, Gaia Magnifico (figlia di Walter, mitico campione di basket), Dania Capponi, Gemma Vescovi, Elisa Scola e Greta Fradelloni. Allenatore: Alessandro Della Balda. Il campionato inizia il 13 ottobre, ore 21, col Recanati.
Amarcord Gabicce
di Dorigo Vanzolini
Primi anni 50, a sinistra Franco Palazzi con il padre Sebastiano “Palèn” classe 1911. Sebastiano Palazzi andò in mare all’età di otto anni imbarcandosi come mozzo a bordo di pescherecci a vela. Per un periodo lavorò nelle valli di Comacchio dove si ammalò di malaria e venne curato con il chinino. Marinaio ardito, imparò il mestiere, divenendo con il tempo un “Nobile Sardellero”. Insieme con il cognato Umberto Galeazzi, nato nel 1914 costituirono la più antica società della nostra marineria, che continua ancora oggi con il motopeschereccio “Spunta l’Alba”. (Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
“la salute e il bellessere della persona sempre al primo posto”!
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GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA
Ottobre 2012
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Continua il dibattito su quale offerta futura. Il pensiero di Marisa Della Biancia LO SPORT
“Basta con il turismo ignorante” “Gabicce Mare si è difesa” Marisa Della Biancia
FOCUS
- Cominciamo da un giudizio: “stagione critica”. L’aggettivo accompagna la fine di un’estate per molti da dimenticare, soprattutto a Gabicce. Il calo è stato prepotente, un meno 20 per cento che si riflette più sui fatturati che sulle presenze. La ricetta per riformare e ripensare l’offerta deve partire, secondo Marisa Della Biancia, da un paradigma che sia per prima cosa una piccola rivoluzione culturale. Non però una chimera: “C’è alla base un’ignoranza di fondo – spiega, seduta al tavolo del suo hotel sul mare, il Giovanna Regina – ma un’ignoranza di fondo, che interessa tutti quanti. Solo che non ce ne accorgiamo”. Marisa Della Biancia è albergatrice da una vita. La sua famiglia un tempo possedeva sette ettari a Baia Vallugola, con vista mare. Suo nonno la cedette per un pezzo di pane. La vendita che definisce “scellerata” di quel paradiso ancora le fa male. E la svendita del territorio, la svalutazione di Gabicce è un percorso degradante al quale va posto rimedio. Ma far ripartire il turismo dalle macerie di una crisi economica potente come questa (e lunga non si
sa quanto ancora) non è uno scherzo. Ormai il mantra dell’entroterra da valorizzare è recitato da tutti ma la situazione è ferma. Così come molte altre cose: “Prendiamo per esempio il consorzio Baia della ginestra. Che non ha mai preso il volo. È un esempio significativo. Non abbiamo mai imparato a fare sistema attraverso la qualità di quello che abbiamo. Se si fa un giro a Gabicce Monte c’è ancora la gru di Beghelli. Mi dica se si può rovinare un paesaggio così bello per più di due anni”. Sul patrimonio paesaggistico il primo pensiero corre al San Bartolo: “Pensi che addirittura da Riccione ci dicono ‘mi raccomando’ perché il parco è un’opportunità anche per loro. Un’attrattiva da sfruttare, da valorizzare e invece l’ufficio informazioni che c’era a
Gabicce monte è chiuso. Se provi a chiamare rispondono a volte sì a volte no. Il parco è una risorsa, ci sono gli scoiattoli, ci sono fattorie e un campo da golf. Che si perdono perché non c’è comunicazione con l’ente parco”. Dalla rupe sul mare all’entroterra, vogliamo parlare di Gradara e Urbino?: “Mancano i collegamenti. Il poco che c’è è un trenino che porta fino al castello e che i turisti devono pagare di tasca loro. Per Urbino non ne parliamo, l’unico modo per arrivarci con i mezzi di trasporto pubblici è andare a Pesaro. Ma il discorso vale per tutto il sistema delle infrastrutture. L’autostrada è un disastro, arrivare qui è un’odissea. Il treno, gli aerei... E chi c’è per andare a contrattare con le Fs? Da sola Gabicce Mare non può”. Tutte note dolenti: “C’era una volta un treno che partiva da Ginevra e fermava anche a Cattolica. Partiva di notte, con i vagoni letto. Ora non c’è più. Come non ci sono più i voli da Berlino. Arrivare fino a qui sembra un percorso a ostacoli”. C’è da ripensare un sistema, servono idee nuove: “In Austria – continua Marisa – hanno saputo ripartire dalle strutture, i cronicari, per la cura dei malati, e dare un’offerta turistica basata sulla cura e
l’educazione del fisico. Il Sudtirolo ha preso esempio per sviluppare un turismo con hotel che dispongono di piscine e centri benessere. Quello che serve a noi è che l’amministrazione ci ascolti perché quello che noi albergatori diciamo è vita, non solo polemiche e retorica. Siamo a contatto con i turisti, siamo i proprietari degli immobili che continuiamo a manutenere e custodire. Ha visto gli spettacoli in piazza questa estate? Erano pietosi. Quello che facciamo, tutti, è un turismo ignorante. Come faccio io albergatrice a creare emozioni se poi l’offerta è questa qui? Marcello Di Bella a Misano Adriatico, Cattolica e Pesaro ha fatto un bellissimo lavoro. Il Comune questo non lo capisce ma non solo. Non abbiamo nemmeno un Ministero quindi il problema coinvolge tutti”. “Un altro esempio è quello delle auto elettriche: abbiamo versato ognuno un contributo assieme agli operatori di spiaggia per l’acquisto e ora, grazie a quelle, portiamo i nostri clienti fino al mare. Se riusciamo a lavorare insieme i risultati arrivano. Solo che ancora gli albergatori si presentano da soli alle fiere”. Perché Gabicce è faticosa per la sua conformazione morfologica e ora, più di ogni altro momento, la strada non è mai sembrata così in salita: “Ora bisogna pensare al 2013 ma se vogliamo è già tardi. È già Natale”.
Agnese Druda presenta i suoi lavori artigianali. La bottega si chiama “Dadà”
‘Con la creatività combatto la crisi’ - Agnese Druda nasce nel 1961 a Fiorenzuola di Focara, oggi vive a Gabicce Mare, dove a maggio ha aperto la sua boutique, con accessori da donna da lei creati: Dadà. Uno dei ricordi più piacevoli dell’infanzia di Agnese, è quello di una ragazza che, su di un cartoncino bristol nero, disegna un elefante e ne ricopre le linee con delle sementine. Un’immagine semplice, ma che accende in lei una lampadina, quella della creatività. Grazie alla nonna, che le tramanda l’amore per l’uncinetto, inizia a cucire abiti per la sua primogenita e piccoli decori per l’arredo. Rimasta vedova nel 2008, Agnese da “ragioniera” deve rimboccarsi le maniche e, con la forza che solo le grandi donne sanno avere, si butta sul
ARTIGIANATO
di Veronica Lisotti lavoro e da vita a Dadà. Quando ha capito che i bijou per donna erano il tuo campo? “Ricordo che qualche anno fa andai ad una fiera della creatività a Milano con delle amiche, per me fu una giornata
splendida. Per la prima volta vidi ciò che io nel mio piccolo cercavo di creare, e tante nuove idee. Mentre curiosavo fra le bancarelle passò una ragazza, con al collo una collana di feltro, una volta tornata a casa provai a ricrearla. Fu un successo fra le amiche che me ne chiesero diverse, così alla fiera successiva acquistai qualche decina di perle per tipo. Se ci ripenso sorrido, perché oggi ho smesso di contare le perle, tale è la quantità che ne ho per casa e in negozio”. Cosa rappresenta per lei Dadà ? “E' un sogno divenuto realtà; è il mio mondo magico in cui creo a mano collane, braccialetti, orecchini, spille, borse, cerchietti, utilizzando ma-
- “Gabicce Mare si è difesa”. Sembra a prima vista un po’ un’arrampicata sugli specchi in effetti. Secondo Letizia Vincenzetti dell’Associazione albergatori, però, non tutto è da buttare. “Non abbiamo preso quella botta grossa che ci si aspettava. Certo un calo importante c’è stato, diciamo meno 20 per cento. Ma non sulle presenze, sul fatturato”. E ci sarebbe poco da stare allegri. Il fatturato significa “meno soldi, meno investimenti per ristrutturazioni, meno personale l’anno prossimo” continua la Vincenzetti. “Però ci siamo difesi perché abbiamo saputo trovare la medicina a una malattia che fino a fine luglio è stata disastrosa: una strategia di marketing web sul last minute”. Che significa sì abbassare i prezzi ma forse ha evitato l’abisso. E dal ciglio si può sempre tornare indietro: “Abbiamo chiesto a una società del settore della comunicazione web di monitorare la nostra località per intervenire subito con una strategia immediata. Si è rivelata la medicina giusta, soprattutto per gli stranieri”. Ma la malattia qual era? La risposta la sanno in molti, purtroppo: “Gabicce non ha più appeal, non è più una località viva – continua – non ha anima né cuore e non dà più al turista quello che cerca. Oltre al mare non c’è nient’altro”. In realtà nessuno può dimenticare
Agnese Druda E alcuni dei suoi lavori
teriali come: cotone, argentone, metallo, lana e misto lana. Il tutto rigorosamente made in Italy, è anche questo il messaggio che vorrei promuovere, torniamo a produrre l’artigianato di casa nostra”. Una scelta coraggiosa quella di aprire un’attività, in un periodo in cui non si fa
altro che parlare di crisi… “Sicuramente devo ringraziare la mia famiglia che mi ha sostenuta, l’architetto Antonella Romagnoli, che ha inventato il design interno del negozio e tutti coloro che mi sono stati vicini. La mia è una passione, prima che un lavoro. Oggi, posso condividerla con
Letizia Vincenzetti il parco del San Bartolo, vera attrattiva interessante non solo per chi soggiorna qui: “Chi gestisce il San Bartolo non è collaborativo verso gli operatori. Un turista che provi a cercare ci arriva per caso, loro non ti cercano mai. Le loro iniziative volano alto, insomma, se la tirano, puntano ad un turismo d’elite. Quello che non sanno è che i clienti con capacità di spendere tanto Gabicce li ha. Anche piuttosto noti. Solo che vengono qui proprio perché trovano da parte nostra quella riservatezza che dalle altre parti manca”. Per evitare la Caporetto l’anno prossimo però bisogna lavorare: “Ora è tempo di fare una grande manovra sul mercato per la visibilità. Soprattutto con il posizionamento della località sui siti web e in alcune grandi fiere. Gabicce lavora bene con gli stranieri, a sorpresa dopo i tedeschi ci sono i russi. Poi austriaci e svizzeri”.
tante persone. C’è chi viene per comprare per sé, chi per fare regali, anche uomini che vogliono fare sorprese alle mogli. Qui mi sento a casa e libera di esprimere me stessa, la mia creatività. Sono molto felice di questa mia scelta, per questo ho deciso di sfidare la sorte e prolungare l’apertura del negozio sino a gennaio”. Hai già qualche idea per l’inverno? “Si esporrò sciarpe e guanti, orologi per uomo, grazie al materiale fornito da mia sorella Daniela e poi ho alcune collaborazioni in atto, richieste per sfilate, parteciperò a fiere, prevedo un bell’inverno e spero vivamente che questo sogno possa durare il più a lungo possibile”. (www.dadacreazionit.it)
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GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA Valentino, cuore generoso 43
Ottobre 2012
LO SPORT
- “Hai visto Valentino domenica [16 settembre, ndr] che gioia? Io me la sono persa. Ero ad un matrimonio”. “Sì, siamo rimasti inchiodati ai divani anche se non siamo dei patiti”. Il dialogo è tra Emanuela ed un amico il giorno dopo il secondo posto nella prova misanese della MotoGp. Continua l'amico: “Mi piace Valentino per la generosità. Una volta attraverso un suo amico caro, Flavio, gli chiesi un autografo per una giovane tifosa di Zurigo molto ammalata ospite di un albergo di Misano. Arrivò il cappellino giallo col mitico 46 ricamato con affettuosa dedica”. Emanuela: “Ti racconto questa. Noi della Protezione civile di Riccione abbiamo organizzato una cena di beneficenza per i terremotati di Finale Emilia lo scorso giugno. Abbiamo coinvolto i commercianti per la pesca. Sono amica di Gianluca, che è amico di Mattia Pasini, della famiglia Simoncelli. Mi dà alcuni oggetti dei centauri e rilancia che avrebbe chiamato Valentino. Ci viene spedito il pacco con i gadget”. In quella cena, col pesce regalato dai pescatori e l'ospitalità del ristorante “Tanimodi” vennero raccolti 36mila euro per la ricostruzione della scuola di Finale”.
VOLONTARIATO - Non è stata una semplice serata di sport come tante, ma un vero e proprio evento a tutto tondo che ha visto sulla linea di partenza ben 650 partecipanti cimentarsi in una delle quattro diverse discipline proposte: Corsa - Mountain Bike - Nordic
“Gradara Country Run” perAlessandro Walk e Camminata, il tutto impreziosito dalla sua finalità benefica, quella che si è svolta a Gradara lo scorso 27 luglio sotto il nome di “Gradara Country Run”. Al termine si è festeggiato con un Pasta Party arricchito da ciambella e cocomero, nella splendida cornice del Giardino degli Ulivi al cospetto del Castello di Paolo e Francesca. La serata è stata organizzata con lo scopo di raccogliere fondi per finanziare le cure del piccolo Alessandro Guidi, un bimbo di Gradara di quasi 4 anni che a causa di una carenza di ossigeno (ipossia) durante il parto, ha subito danni cerebrali che ne hanno causato la riduzione delle capacità motorie e di linguaggio. Le cure alle quali Alessandro è sottoposto, ispirate al metodo del professor Doman di Philadelphia, pare stiano dando buoni risultati e prevedono costanti sedute di fisioterapia e psicomotricità.
La consegna
Lo scorso 19 settembre Marco Magi, podista gradarese arruolato nelle fila dell’Atletica 75 Cattolica, organizzatore della manifestazione, ha consegnato presso l’Hotel Marinella di Gabicce Mare, alla presenza di tutti gli spon-
sor, 5.320, una somma di tutto rispetto che si va ad aggiungere ai 4.150 euro raccolti l’anno scorso con un evento analogo che è andato sotto il nome di “Gradara Moonlight Run”. “Sono molto soddisfatto racconta Marco -. L’evento è
stato un vero successo. E’ stato anche bello vedere i vari atleti cimentarsi in discipline diverse da quelle abitualmente praticate”. “Sono rimasto favorevolmente impressionato - prosegue Marco - dalla grande solidarietà dimostrata nei con-
fronti del piccolo Alessandro. Nonostante i tempi non siano proprio dei più migliori, sono stati tanti gli sponsor che hanno voluto dare il proprio contributo. Credo che la nostra comunità abbia ancora una volta dimostrato essere unita e solidale, fatta di persone che non si tirano indietro quando gli viene data l’opportunità di aiutare chi ha più bisogno”. E conclude: “Ora la speranza è che Alessandro possa proseguire con i miglioramenti degli ultimi anni e chissà che in un futuro non riesca ad essere presente anche lui sulla linea di partenza. Sarebbe veramente la realizzazione di un sogno”.
CIVICA UNIVERSITA' CATTOLICA-GABICCEGRADARA
Creobicce, conferenze - 7-11-2012 ore 20,30: “L'esperienza dell'Archivio storico. Riscoprire e conservare le nostre radici” - Relatore: Mattia Traversa. 15-2-2013 ore 20,30: “Il software libero” - Relatore: Rimini LUG (Linux User Group). In collaborazine con Legambiente. 22-2-2013 ore 20,30: “L'acqua: la risorsa più prezisa. Il ciclo dell'acqua: buone pratiche nel suo uso” - Relatori: Ing. Maurizio Ferri e Sen. Giorgio Tornati. 1-3-2013 ore 20,30: “La raccolta differenziata dei rifiuti: il riciclo, il risparmio energetico” Relatori: Enzo Frulla e Sara Muratori. Le conferenze si tengono al Centro civico Creobicce, via XXV Aprile, Gabicce Mare.
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45 Da 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511
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Aziende informano
Lo scorso 23 settembre, ore 17, all'interno della Festa del Socio. Premiati i soci da 40 anni ed ex amministratori
Da 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511
BCC Gradara, inaugurata la vecchia sede - “Il nostro è un bilancio fatto di numeri ma anche di valori. Siamo un istituto di credito che con entusiasmo e con senso di responsabilità continua ad operare e ad avere fiducia nella comunità”. Con queste parole il presidente della Banca di Credito Cooperativo di Gradara ha aperto il suo intervento lo scorso 23 settembre, in occasione della Festa del Socio e del taglio del nastro per l'inaugurazione della vecchia sede della banca dopo l'opera di ristrutturazione. Venne costruita nel lontano 1975. Un intervento nel segno della bellezza, che come diceva Dostojevsky salverà il mondo. Non sono per caso oasi di bellezza le chiese, i monasteri, i conventi e le istituzioni religiose? “I nostri numeri - ha continua-
BCCG - SOCI pretato al meglio una lunga stagione, ha vissuto nuove esperienze, ha seguito e sostenuto il territorio, accompagnando esigenze che mutavano favorendo lo sviluppo della nostra comunità - ha spiegato Fausto Caldari -. Come banca abbiamo consolidato situazioni favorevoli, contribuito a creare nuove imprese, dedicato tempo, lavoro, intelligenze e professionalità. Abbiamo aumentato i posti di lavoro, ci siamo aperti a nuovi orizzonti, creando aspettative, speranze e benessere. Abbiamo applicato nel modo mi-
Caldari: “Come banca abbiamo contribuito a creare nuove imprese, dedicato tempo, lavoro, intelligenze e professionalità. Abbiamo aumentato i posti di lavoro, ci siamo aperti a nuovi orizzonti, creando aspettative, speranze e benessere. Abbiamo applicato i principi istituzionali di mutualità, di solidarietà e di cooperazione” to il presidente Caldari - sono un buon modo per illustrare chi siamo: 20 filiali sparse tra la provincia di Pesaro Urbino e Rimini, 107 dipendenti, 2.471 soci, 22.000 clienti, operatività in 26 Comuni, 2 Province e 2 Regioni. Un montante di 1 miliardo e 400 milioni di euro e un patrimonio di vigilanza di 60 milioni di euro. «La Banca di Gradara ha inter-
gliore, i principi istituzionali di mutualità, di solidarietà e di cooperazione. Abbiamo partecipato alla crescita economica e sociale dell’uomo e della sua famiglia. La BCC di Gradara è diventata una impresa autentica, un’impresa sana, una ricchezza per tutto il territorio”. “Un breve cenno - ha continuato Caldari - sull’inaugurazione del-
Fausto Caldari, presidente della BCCG, taglia il nastro per l'inauguarzione della
Ospiti della BCCG. Da sinistra: Franca Foronchi (sindaco di Gradara), Corrado Curti (sindaco di Gabicce Mare), Piero Cecchini (sindaco di Cattolica) L'interno della sala
la sede di via Cattolica. La ristrutturazione di questo fabbricato e questo nuovo investimento sul territorio, dimostrano la dinamicità e l’intraprendenza della BCC di Gradara che continua a credere nella comunità». L’azione della Banca di Gradara è stata improntata e continuerà ad esserlo al servizio delle famiglie e delle imprese, con un supporto creditizio importante. In tal senso negli ultimi due anni è stato concesso credito alle imprese e alle
famiglie per 380 milioni di euro”. “Continueremo a creare valore - ha rimarcato il presidente Caldari -. Il valore da noi creato si radica nel territorio di riferimento, viene trasmesso alle generazioni future, alimenta i progetti di vita delle famiglie, e lo sviluppo delle imprese». Con uno sguardo sempre attento alle esigenze del territorio: continuerà anche l’attività mutualistica sociale, culturale, di prevenzione e cura della salute a sostegno della comunità. Nel 2011
BCCG - CULTURA CATTOLICA
“I ragazzi di viale Bovio” - Si intitola “I ragazzi di viale Bovio”. Lo ha scritto Paolo Pagnini. Scrive lo storico Maria Lucia De Nicolò nella prefazione: è “...un altro squarcio sul passato più recente di Cattolica, messo in luce attraverso le avventure di un gruppo di bambini, cresciuti a Cattolica nel clima drammatico dell’ultimo conflitto mondiale e i primi anni del dopoguerra. La trama, autobiografica, pone in un ruolo protagonista la “banda dal Viel”, composta da un manipolo di coetanei (classe 1935-1937), tutti residenti lungo la via Bovio, al Viel, appunto, che rivive nel diario dell’autore, immerso in un paesaggio familiare e in un insieme di diverti-
Libro di Paolo Pagnini, viene presentato allo Snaporaz il 13 ottobre, alle 16,30
Viale Bovio oggi
menti, anche pericolosi, e di birichinate dove spiccano l’esuberanza, il desiderio di scoperta, lo spirito di avventura e la solidarietà propri dell’infanzia, inseriti in uno scenario di vita quotidiana minuziosamente descritta, che accoglie anche altri personaggi, azioni e aneddoti...”. Il libro viene presentato il 13 ottobre, ore 16,30, allo Snaporaz. Ai presenti viene fatto omaggio di una copia.
sono stati erogati alle comunità locali contributi per 1 milione e 114 mila euro (3 milioni di euro negli ultimi 3 anni): 598 mila euro per beneficenza e sanità, 258 mila euro per promozione culturale, arte e istruzione, 185 mila euro per tempo libero, sport, famiglia, attività religiose e sociali, 73 mila euro per iniziative varie”. Dopo la relazione del presidente sono stati premiati con una medaglia di fedeltà: i soci Giuliano Bulzinetti, Bruno Giovannini, Rolando Giusini, Alfredo Magnani
e Pietro Arduini, con 40 anni di militanza, i consiglieri Riccrado Romagna e Virgilio Foschi, che dopo 30 anni hanno lasciato l’incarico da amministratori, gli ex consiglieri Diego Maltoni e Francesco Tucci, prematuramente scomparsi e Luigi Calesini, ex direttore della filiale di Gabicce Tavollo, in pensione dopo oltre 40 anni di lavoro. Alla Festa del Socio erano presenti tante autorità e personalità a testimoniare la collaborazione e la presenza dell’Isituto gradarese sul territorio: Franca Foronchi (sindaco di Gradara), Corrado Curti (sindaco di Gabicce), Piero Cecchini (sindaco di Cattolica), Marcello Tonini (direttore generale dell’AUSL di Rimini), Maria Lucia De Nicolò (studiosa e autrice di libri sulla marineria). Al termine del pomeriggio, conclusosi con un brindisi, quasi mille soci si sono dati appuntamento all’Hostaria del Castello per la consueta Rustida di pesce, musica e ballo.
BCCG - CULTURA
Quel libro del '700 andato perduto che la BCC pubblica - Il secondo tomo del '700 delle “Memorie istoriche ecclesiastiche e civili della città di Pesaro e suo territorio” del Conte Carlo Emanuele Montani (1747 - 1818), era andato perduto. Introvabile anche nell'antica biblioteca Oliveriana di Pesaro. Per puro caso, Gabriele Stroppa Nobili, lettore sensibile di fonti archivistiche e documentarie, oltreché conoscitore di opere antiquarie, lo rinviene sulle bancarelle di un
antiquario di Urbino. Dell’alto valore culturale del volume si conoscevano solo da notizie indirette. Al suo interno ci sono passaggi dedicati anche ai fatti di Gradara e Gabicce Monte. Ai pesaresi, e non solo, la Banca di Credito Cooperativo di Gradara offre la ristampa del prezioso lavoro del Settecento. La pubblicazione viene presentata il 20 ottobre al teatro Sperimentale di Pesaro, con inizio alle 17,30. Ai presenti viene fatto omaggio di una copia.
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SAN GIOVANNI
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Composizione per un mestiere tra incudine e martello.Una vita nelle piazze e nelle balere col liscio. Amico di Celentano e Dalla
Edgardo Gelli, la ballata dei vigili Disse di lui Tonino Guerra: “E portava con sé tutto il peso e soprattutto il valore riconosciuto a questo uomo dalle origini umili e poi salito sui palchi più importanti” TRADIZIONI - Ha vissuto a ritmo di cumbia e di valzer. La sua è stata una vita impegnativa ed ora ha deciso di dedicarsi al sociale mettendo la sua creatività e lunga esperienza al servizio dell’educazione. Edgardo Gelli, artista apprezzato nel mondo del liscio, propone una canzone dal titolo “Caro Vigile”, e auspica che diventi l’inno di questa figura professionale. ’’Lo chiamano pizzardone.../ non si deve disprezzare questa gente eccezionale/...sotto il sole caldo, col sole e con la neve.../’’, sono solo alcune delle strofe dell’allegra ‘’ballata’’ dell’artista. ‘’Abbandonati i miei ‘Edgardo Gelli ed i Mattatori’, lasciato ‘Ivano Nicolucci’ e i tempi in cui si viaggiava da Torino a Napoli per poi andare ad Udine ecc., mi adeguo alla realtà odierna, per la verità difficile, e scrivo canzoni che poi incido e che hanno uno sfondo sociale. Sono canzoni a tema. ’’Caro Vigile’’ è nata ispirato dal-
la Polizia Municipale di Urbino, ma è dedicata all’intera categoria italiana. Amo chi svolge questo mestiere, invece mi rendo conto che viene rispettato poco, soprattutto dalle nuove generazioni. Dovrebbero capire che la realizzazione dei loro progetti dipende dal rispetto, non solo verso se stessi, ma anche verso le istituzioni’’. Con voce calda, suadente e nostalgica, Edgardo Gelli presenta un altro piccante testo. E’ la sua ultima ‘’creatura’’ dal titolo ‘’Bla Bla Bla’’, donata alla musica dall’artista, a cui è stato tributato il titolo di ‘’Voce di Romagna’’. Non più giovanissimo il cantore ha ancora voglia di parlare ‘’di’’ e ‘’in’’ musica, intonando: ’’I tempi che viviamo/non ci fan tanto onore/ politici, prelati stan sempre a litigare/invidia, calunnia/ menzogna gelosia/ mamma mia, mamma mia/ è
una brutta malattia/se questo male ti è entrato nel cuore/si sa che il tuo cervello/più non può ragionare./ Povera gente illusa/e prepotente/di tutti sanno solo/parlar male/son tante le promesse/che essi fanno, son/ molte bugie che sanno raccontare/ Al mondo voglion dominare/con l’ingiustizia voglion comandare/ma l’uomo si ribella al dittatore/la storia dice poi che fine fanno/Ravvediti o piccolo granello/piccolo uomo/ricerca la giustizia/tanta modestia/sana, intelligente/quella che c’insegnò/nostro Signore.’’ “Nell’intento di migliorarmi dice il cantante Edgardo - sono alla continua ricerca della ‘verità‘. Quella sulla fragilità umana e sulle emozioni che spingono l’essere a riaccendere ogni giorno la speranza e l’ottimismo”. Dopo un’infanzia difficile e triste, dovuta alla perdita dei genitori,
Edgardo che viene cresciuto dai nonni, a 16 anni inizia a cogliere grandi successi personali e negli anni ’50, essendo un cantante melodico, canta con l’orchestra Secondo Casadei. E’ in questo periodo che si impone al pubblico per la sua interpretazione di “Romagna mia”, a cui seguono numerose altre canzoni, per la precisione 122, scritte proprio dallo stesso Edgardo, di cui incise 160 circa. Nel 1974, Vittorio Salvetti, patron del FestivalBar, con cui è amico, lo invita a parteciparvi per ben tre edizioni con l’orchestra Casadei e anche in quelle occasioni la gente conferma l’amore che prova sia per l’artista che per il genere: il liscio. Nato a Corniolo di Santa Sofia, Forlì, Edgardo Gelli diventa personaggio. Nella sua lunga carriera si attornia di amici quali Adriano Celentano, Lucio Dalla, Franco Zeffirelli, al quale dedica e scrive una struggente “Nostalgia di Firenze”, ma il ricordo più bello di Edgardo è legato ad una frase colta in un’osteria di San Marino, dove si trovava in compagnia di gente dello spettacolo: “L’è ned in Rumagna e l’ha fat e cantent”, la frase era pronunciata da Tonino Guerra... “E portava con sé tutto il peso e soprattutto il valore riconosciuto a questo uomo dalle origini umili e poi salito sui palchi più importanti”, commenta il poeta.
ALLEGRO MA NON TROPPO
Claudio Battazza, comandante dei vigili di San Giovanni, sindaco di Morciano, preso di mira dal volantino
I calci di mulo del corvo - Il “corvo” è stato un po' troppo generoso con Claudio Battazza. La lettera ormai l'hanno letta tutti a San Giovanni e non raccontiamo niente di nuovo. Però nel lungo elenco di mansioni attribuitegli, l'anonimo sbeffeggiatore (ma anche con molta probabilità diffamatore e calunniatore) dà eccessiva fiducia al primo cittadino di Morciano. Battazza infatti non ricopre incarichi in Romagna Acque e nemmeno all'aeroporto Fellini di Rimini. Claudio Battazza è solamente. - Sindaco di Morciano Dal 1993 a oggi - Comandante della Polizia municipale di S. Giovanni - Responsabile dell'area Attività economiche, produttive, commerciali del comune di San Giovanni - Responsabile dell'area Tu-
rismo del comune di San Giovanni - Responsabile dell'area Statistica del Comune di San Giovanni Da aprile 2008 a oggi - Componente della commissione provinciale permanente all'esame per la patente di servizio per la Polizia locale Da maggio 2008 a oggi - Responsabile dell'Area 3 servizi tecnici che comprende: Lavori Pubblici, Edilizia privata, Manutenzioni, Urbanistica del Comune di San Giovanni Componente, di diritto, della direzione provinciale del del Partito democratico Stipendio approssimativo: 64.000 euro lordi all'anno. (dal curriculum vitae sul sito del Comune di San Giovanni in Marignano). Corvi volant, officia manent. Teo
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Ottobre 2012
SAN GIOVANNI
Sotto la lente la variante di via al Mare che affronta il problema: che fare col troppo mattone vuoto?
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Edilizia, la specialità è fare confusione IL FATTO
di Matteo Marini
- La specialità è fare confusione. Succede quasi sempre quando si parla di bilancio oppure di edilizia. Nel minestrone marignanese di queste settimane gli ingredienti immersi nel brodo del mattone non si risparmiano. È tornato il corvo, con una serie di farneticazioni quasi imbarazzanti. Affermazioni offensive nel migliore dei casi, addirittura calunniose e diffamatorie (almeno si spera, perché se fossero vere ci sarebbe materiale per la Procura) per quanto riguarda alcuni passaggi. Il problema è che i marignanesi, quella lettera, l’hanno letta e continuano a commentarla. Fomenta gli animi come accadde già qualche anno fa. Era il 2005 e anche in seguito a quelle “indiscrezioni” un pezzo giunta fu costretta a un passo indietro. Da lì al movimento contro l’edificazione
Morelli: “Non vedo come possano votare a favore ora, visto che hanno votato contro la prima volta” del C2-4 (Compartone per chi è avvezzo all’argomento) e la perdita di consensi, anche se non tale da impedire il secondo mandato del sindaco Bianchi, il passo fu breve. A primavera un altro bel passo falso è stata la delibera con le varianti nella zona di via al Mare: i cambi di destinazione d’uso per diversi edifici tra l’arteria che porta all’autostrada e la zona industriale. Tre consiglieri di maggioranza votarono contro e il provvedimento passò solo grazie ai voti dell’opposizione. Tra poco la stessa delibera dovrà tornare in Consiglio e non ci si aspetta un risultato diverso. Lo ammette lo stesso assessore all’Edilizia Daniele
Vannoni: “Ci sono già insediate delle unità di vendita che sarebbero state ammesse solo dopo l’approvazione della variante”
Morelli: “Non vedo come possano votare a favore ora, visto che hanno votato contro la prima volta. E si scatenerà il solito can-can”. Sulla questa delibera varata ad aprile pesa però il giudizio della Provincia, che ha espresso le sue osservazioni a inizio agosto. Un paio di quelle modifiche infatti non possono essere approvate secondo i tecnici di Rimini. In particolare, riguardo “all’introduzione di tipologie di vendita medio– grandi di tipo non alimentare – si legge nella delibera 156 della Giunta provinciale – per le unità edilizie che si affacciano direttamente su Via Al Mare, si osserva che le stesse vengo-
no definite di rilevanza sovracomunale dal comma 3 dell’articolo 8.2 del PTCP2007 in quanto localizzate in prossimità dei confini comunali, in aree in cui gli effetti sulla viabilità ricadono anche sulla viabilità dei comuni vicini”. Che significa questo? Secondo chi ha redatto le osservazioni vuol dire che queste attività possono “essere introdotte esclusivamente sulla base di un accordo territoriale sottoscritto dalla Provincia, dal Comune interessato e dai Comuni adiacenti e di una preventiva valutazione di sosteni-
bilità ambientale e territoriale”. E quindi la modifica non può essere approvata. Poi ci sono le zone sottoposte a tutela. Sono più di una ma per tutte la conclusione è la stessa. Il Comune da solo non può decidere in autonomia. Infine il comparto D7-3, cioè il nuovo edificio di fronte all’uscita dell’autostrada. Anche quello in un’area sottoposta a tutela ambientale e che quindi non può essere oggetto di modifica. Riguardo a questo però è curioso notare come già una volta, nel 2005, l’Amministrazione provò a cambiare desti-
nazione d’uso. Bocciata per gli stessi identici motivi dalla Provincia. Su questo, probabilmente, ora l’Amministrazione andrà avanti per la sua strada, visto che ora l’edificio è ultimato e ha già messo dentro i primi inquilini. E come fa notare Luca Vannoni di Mentelocale: “In quell’edificio ci sono già insediate delle unità di vendita che sarebbero state ammesse solo dopo l’approvazione della variante”. Insomma tirare dritto come è già successo non molto tempo fa per una variante a Montalbano. Lo stesso Morelli riflette: “Noi valuteremo attentamente le osservazioni della Provincia e dei privati che ci sono pervenute, poi decideremo quali accogliere e quali no. Se ci sarà qualcuno che vorrà opporsi, anche la stessa Provincia, può sempre fare ricorso”.
PremioperillibrodiMilenzaRenzi La copertina del libro
- E così Milena Renzi ce l’ha fatta ancora. Dopo l’ormai lontano premio Quondamatteo vinto nel 2001 a Riccione, si è aggiudicata il primo premio come romanzo inedito al Premio internzaionale Montefiore organizzato dall’associazione Pegasus di Cattolica. Con la partecipazione di 850 scrittori nelle diverse categorie, è un riconoscimento all’ultimo lavoro. Milena Renzi è una giovane scrittrice innamorata delle parole, che vive la scrittura con la passione del fanciullo e sente i suoi scritti come fossero melodie. Alla parola scritta Milena ha dedicato buona parte della sua vita e a questa sua innata passione ha sacrificato gli studi, ribellandosi ad un destino già scritto che l’avrebbe voluta contabile chiusa tra le mura di un ufficio di qualche azienda locale. Milena invece aveva su di sé idee diverse. Amava leggere e scrivere, studiare quello che voleva e non quello che doveva. Ha imparato perfettamente due lingue e il greco e il latino. Ha imparato a scrivere le sue “ma-
giche melodie”, a regalare emozioni e, anche se non è mai arrivato nessun diploma; è felice di una scelta che ogni tanto, a conferma del suo valore, gli regala emozioni e riconoscimenti. “Ciliegie e Zafferano” non è una di quelle storie che si legge con leggerezza. Ambientato nell’anno 1469, nell’antico borgo di Turrivalignani, presso Pescara, ne descrive le condizioni di vita difficili dei poveri e l’arroganza dei ricchi. A Turrivalignani, la povertà, la peste e la vigliaccheria sono i nemici quotidiani che gli abitanti devono combattere e sconfiggere. Il male e il bene s’intrecciano e il lieto fine lascia comunque un sottile velo di ma-
linconia. “Ciliegie” e Zafferano è un romanzo poliedrico, spesso duro e dolce allo stesso tempo. Lo si legge d’un fiato in un pomeriggio di mare e ti lascia nell’anima la voglia di ribellarsi alle ingiustizie ed al dolore di un destino ingrato. Milena ha vinto meritatamente il suo premio e sta già lavorando alla sua prossima fatica: sarà un noir gotico che promette di essere anch’esso un'ottima lettura. Una nuova melodia che l’accompagnerà nei prossimi mesi, una melodia che suonerà anche un po’ alla faccia di chi, per predisposizione personale ed incapacità ad accettare che il mondo sia più grande di se stesso, non ha gradito il successo di “Ciliege e Zafferano”, ma anche e di più per chi la stima senza porre condizioni. Stiamo “ascoltando” ancora i suoni di questo romanzo e già siamo in attesa della prossima melodia che Milena scriverà soprattutto per lei e per quella sua vita spesso non facile ma piena e libera come quella di pochi. Claudio Casadei
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MORCIANO Assistenza autorizzata Fiat NOLEGGIO AUTO MORCIANO DI ROMAGNA Officina - Via Leopardi Tel. 0541.989166 (ELETTRONICA - GOMMISTA - ASSETTO RUOTE)
Foro Boario ni inossidabile politico morcianese, è sempre elegante. Porta la camicia, maniche rimboccate, naturalmente, anche d'estate. Non esce di casa mai a casaccio. Lo scorso 24 settembre un amico gli fa notare le scarpe marroni. Rispondi: “Sono come la cintura”. Vero dandy, un po' blasè.
Morcianesità... - Danilo Ottaviani: “Ciao Claudio [si tratta di Battazza, il sindaco di Morciano], è morto Dinetto Muratori. Mi raccomando, ci vuole un manifesto a nome di tutto il consiglio comunale”. Il sindaco aveva già provveduto. Tanta morcianesità nella telefonata di Danilo Ottaviani. Sulle pagine dell'Ape, negli anni Novanta, era uno dei politici più presi di mira. E veniva chiamato Profumino. Soprannome che mandava in bestia Danilo.
Bertino... - Alberto (Bertino) Montanari è stato sindaco di Morciano dal '90 al '95. Era un primo cittadino che “controllava” i cantieri, le buche (e la faceva richiudere) e se la città fosse pulita. Accidenti è un pò di tempo che Bertino non si vede girare per Morciano, era piacevole incontrarlo, sapere da lui come vanno le cose, cosa ne pensa di questa crisi... Che dire? Dpo che è passato per una strettoia della vita, l'augurio, e l'importante, è solo uno: che stia bene.
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Le “bufale” del signor Fayaz LA LETTERA Stefano Dradi, vice-sindaco a Morciano
Eleganza - Danilo Ottaviani, da circa trent'an-
Imu A Morciano l’Imu sulla prima casa è stata aumentata, dal 4 per mille prevista dalla legge a beneficio esclusivo dello Stato, a 5,5 per mille. Il Comune poteva aumentarla fino ad un massimo del 6 per mille, e qui l'assessore Dradi ha ragione. La mia affer-
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Il vice-sindaco Stefano Dradi replica a quanto scritto su questo giornale in agosto
ALLEGRO MA NON TROPPO
- Ringrazio l’avvocato Stefano Dradi vice-sindaco ed assessore al Bilancio per le sue precisazioni e replica (pubblicata in questo numero) al mio articolo sull’Imu (Imposta municipale unica), pubblicato sul numero dello scorso luglio. Di Dradi ho stima per la persona e la professionalità. Non mi sento né offeso, né amareggiato e neanche confuso, solo sono preoccupato per la situazione economica causata dall’aumento vertiginoso delle tasse, in cui vivono molti cittadini e i miei coetanei pensionati morcianesi. Dai primi anni del liceo ad oggi, indipendentemente da dove mi sono trovato, sempre mi sono interessato della democrazia diretta, dell’ambiente e della giustizia sociale. Per lunghi decenni, ho vissuto e ho lavorato a Pesaro e di conseguenza mi sono interessato dei problemi di quella città, talvolta con esiti soddisfacenti.
Ottobre 2012
di Stefano Dradi* - Ho conosciuto il signor Fayaz Hossein molti anni fa, poco dopo il suo matrimonio con l’amica morcianese Vanda e, da subito, ho potuto apprezzare la sua indubbia qualità di commerciante di tappeti. Cessata l’attività il signor Fayaz, quale cittadino di Morciano, ha iniziato ad interessarsi alla collettività e ai suoi problemi e, generosamente ha dedicato e dedica tutt’ora gran parte del suo tempo a raccogliere informazioni, generalmente in ambito amministrativo, per svilupparle secondo il suo pensiero e rendere, poi, edotti tutti noi delle sue conclusioni. Purtroppo, però, esegue tutto ciò con una particolare predilezione ad esagerare nella sua analisi e, conseguentemente, finisce per propinare, talvolta, delle inevitabili “bufale”. L’ennesima dimostrazione è costituita dall’articolo apparso su questo mensile nello scorso mese di agosto. A me non interessa tanto il giudizio che viene espresso sui nostri governanti istituzionali e sui loro indubbi difetti o pregi, ognuno è libero di pensarla come vuole e, devo ammettere, spesso le mie impressioni collimano con le sue, ma non posso e non voglio assolutamente soprassedere rispetto a certe sue uscite che, all’ombra di un’ap-
parente signorilità e forti del loro sicuro carattere conoscitivo, nascondono spesso basse insinuazioni e, ripeto, autentiche “bufale”. Mi vorrà scusare, Fayaz, ma altro termine non so usare di fronte a certe “disinformazioni” diffuse da lei. Solitamente non sono abituato a rispondere o a puntualizzare, usando termini duri, se non sono certo di quello che dico ed è per questo che mi appresto a contestare, dati alla mano, quanto da lei riferito. Non è assolutamente vero che siano state applicate le percentuale massime dell’IMU per la prima e seconda casa. E’ stato spiegato più volte al signor Fayaz, che ha avuto l’opportunità di prenderne visione personalmente, che la maggior parte dei Comuni ha applicato i massimi tariffari, ma non Morciano. Condivido (anche io infatti pago, quale cittadino morcianese, la tassa Imu sulla casa) che tale balzello è iniquo, ma è disposto per legge nazionale e lo Stato, per questo, ha omesso di versare i soliti trasferimenti ai Comuni. Inoltre non è assolutamente vero che siano stati deliberati, a
favore di alcuni dipendenti, dei “premi ed altro non indispensabile”. Non sarebbe neppure materialmente possibile. Ciò che è stato assegnato spetta loro di diritto ed, anzi, agli stessi dipendenti stiamo posticipando esborsi che la normativa vorrebbe già versati. Un’altra informazione, assolutamente falsa, è che “siano stati erogati contributi e finanziamenti ad associazioni varie senza controllo sui bilanci”. Ciò ha ingenerato subdolamente, nel lettore, una crescente disistima verso coloro che, vi posso assicurare, invece svolgono coscientemente il proprio dovere, spesso soffrendo per decisioni che vanno giornalmente assunte. Conosco bene, perché ho partecipato e partecipo ancora oggi a varie associazioni sportive e non, lo stato dei loro bilanci e posso garantire al buon Fayaz che gli associazionisti meritano tutto il suo rispetto, stima e fiducia. Infatti l’anno sociale si conclude, quasi sempre, con il ripianamento dell’inevitabile debito finale attraverso il loro disinteressato esborso personale. Assai fantasioso, oltre che ingeneroso mi pare, poi, il passag-
“Imu, caro Dradi nessuna bufala” mazione di “Imu quasi al massimo” va rettificata a “Imu, Morciano al secondo posto in Provincia”. Nella Provincia di Rimini, i Comuni di Cattolica, Riccione e Santarcangelo applicano l’aliquota del 4 per mille. Invece, i Comuni di San Giovanni e Bellaria con aliquota del 6 per mille (Rimini 5 – 6) hanno questo primato negativo. Morciano con l’imposizione dell’aliquota 5,5 per mille è al secondo posto, insieme a San Clemente. All’Imu delle seconde abitazioni sono state applicate a Morciano l’aliquota del 10 per mille, mentre la percentuale massima consentita dalla legge era 10,6 per mille. In molti Comuni alle seconde case cedute ai figli e ai genitori in comodato d’uso gratuito, sono state applicate l’aliquota della prima casa, invece a Morciano no. Addizionale Irpef L’addizionale IRPEF è stata raddoppiata ed è aumentata dallo 0,3 allo 0,6%. In un periodo di crisi economica, quest’aumento ci sembra del tutto inopportuno. Questa notizia è un fatto e non è una “bufala”. Premi e aumenti di stipendio
LA RISPOSTA Hossein Fayaz risponde alla replica del vice-sindaco Stefano Dradi a due dirigenti comunali Ho molto rispetto e stima per tutto il personale e i dirigenti del Comune, però nella voce del costo del personale, ci sono delle cose che non comprendo. 1 – Segreteria generale. Nel 2011, le spese di quest’ufficio sono aumentate di 25.133,91 euro, rispetto all’anno precedente, raggiungendo la cifra di 146.743,60 euro. Il servizio era il medesimo del 2010, con la differenza che in seguito ad un nuovo accordo, l’orario lavorativo e lo stipendio del segretario comunale anziché essere divisa al 47% per Saludecio e al 53% per Morciano, cambiavano in 33% per San Clemente e 67% per Morciano. Come cittadino contribuente di Morciano, considero che quest’aggravio dei costi, non fosse indispensabile. 2 – Istruttore direttivo tecnico proveniente dal Comune di San
Giovanni in Marignano al 16,67% delle sue retribuzioni. Nel 2011, il suo stipendio annuale è aumentato del 15,66% raggiungendo 7.643,54 euro. Lo stesso tecnico, con una sua determinazione, per aver redato la variante alle Norme Tecniche Attuative del Prg (Piano regolatore generale) approvata dal Consiglio comunale dell’11 agosto 2011 (quella di monetizzare i parcheggi pubblici, appartamenti da 28 mq nei lotti B/2, abbassamento della superfice dell’unità abitativa da 58 a 50 mq, diminuzione della distanza da 7,5 a 5 metri nelle zone panoramiche, etc. di circa 24 pagine dattiloscritte), ha percepito 20.025 euro. Il sindaco Battazza sostiene che di questa somma, al momento ne sono stati pagati 15.000 euro. Inoltre, se non vado errato, il Consiglio comunale ha approvato a suo favore 7.000 euro di premio. Ritengo
che l’incentivo potesse essere più contenuto. Finanziamenti diretti e indiretti alle associazioni Ho molto rispetto e stima per i dirigenti, allenatori e tutti quelli che organizzano e partecipano alle attività sportive. Ogni giorno, per circa un’ora, faccio lo stretching e la ginnastica in proprio e a costo zero per la comunità. Circa il 20% della popolazione morcianese è costituita dai pensionati che percepiscono in media una pensione di circa 500-600 euro al mese. Sono in continuo aumento la cassa integrati e i disoccupati. Ora, la nostra comunità, a mio modesto parere, non può sostenere 149.275 euro di spesa per gli impianti sportivi, nel 2011 per un incasso di 1.248 euro che è solo lo 0,84% dei costi. Padiglione Il Padiglione Fieristico è stato già avviato, non possiamo spendere all’anno 71.626 euro per ricavarne solo 10.970 euro (gestione 2011). La Fiera di San Gregorio per due settimane occupa quasi la totalità degli spazzi pubblici di tutta la città e il Padiglione Fieristico. Eccetto i pubblici esercizi, quasi blocca il settore del commercio e del-
gio sulla tassa dei rifiuti: il Comune di Morciano ha alzato l’aliquota solo di quella percentuale richiesta e dovuta ad Hera, senza alcuna aliquota a proprio appannaggio. Il Comune si augura nel frattempo di raggiungere, per quanto riguarda la raccolta differenziata, l’obbiettivo fissato all’inizio dell’anno, consapevole che il mancato raggiungimento di tale obiettivo può portare veramente all’innalzamento, per tutti noi, della tariffa precedentemente pattuita. Si accenna anche all’applicazione dell’Irpef sottacendo che la stessa è modulata sulle varie fasce di reddito con progressiva diminuzione ed esclusione per quelle più basse. Si sostiene polemicamente, inoltre, l’eccessivo costo della comunicazione indicandolo come triplicato rispetto a quello della precedente amministrazione. Basterebbe controllare capitoli di spesa diversi da quelli tradizionali per riconoscere il precedente esborso spalmato su di essi e per capire e concludere che quello era assolutamente maggiore. Dopo aver puntualizzato queste circostanze con cifre e delibere alla mano, rimango assolutamente convinto che il mio interlocutore, forse offeso, probabilmente amareggiato, certamente confuso, non si perderà d’animo e continuerà imperterrito nella propria missione con quell’impegno meritevole, però, di miglior causa. *Vice-sindaco di Morciano
l’artigianato. Impegna un considerevole numero del personale del Comune. Malgrado questo enorme sforzo e investimento, spesso il suo bilancio finanziario è in rosso. Nel 2011 con 223.758,65 di entrate e 222.428,69 euro di spese, per la prima volta in questi ultimi anni, ha fruttato un misero 1.329,96 euro. Rifiuti Nel 2011, per la raccolta e lo smaltimento di 3.527.039 kg/a di rifiuti, il Comune di Morciano con un aumento di 36.400 euro, ha sostenuto una spesa di 841.400 euro. La spesa complessiva (consultiva) del servizio è stata di 985.354 euro, mentre le entrate sono state di 984.471 euro. Lo smaltimento di ogni chilogrammo di rifiuti è costato in media 28 centesimi alla cassa comunale. La raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani in molti Paesi europei e Comuni virtuosi italiani è divenuta una fonte di ricchezza. Perché da noi in Emilia Romagna è un costo cosi pesante, ed è in continuo aggravio per i cittadini? I dati sono stati tratti dalla “Relazione illustrativa della Giunta al Rendiconto”, esercizio 2011 di Morciano
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Ottobre 2012
MORCIANO
Il suo nome è legato a 30 anni all'Ape del Conca. Disinteresse assoluto verso il danaro
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Addio a Dino Quadrio Muratori, un gentiluomo AMARCORD
Insieme agli amici ha costruito migliaia di scherzi feroci agli stessi amici e ai morcianesi. Molti sono irracontabili
Una vita nel senso dello humor e generosità
AMARCORD
- Dino Quadrio Muratori se n'è andato lo scorso 22 settembre. L'anima dell'Ape del Conca dai primi anni Sessanta alla metà dei Novanta, aveva 85 anni; lascia due figli, Matteo e Michele, molto amati. Prima galantuomo e poi maestro di iornia, è morto in casa, via Pascoli, attorno alle 11 del 23 settembre. Di domenica. Avrebbe potuto esclamare: “Che bello morire in un giorno di festa”. Forse come avrebbe voluto; per lui l'abitazione era la tana, il circolo personale dove riceveva gli amici per le sbicchierate e l'amato pokerino del sabato pomeriggio. La sicurezza. Il grande soggiorno, con elegante scrivania in massello nell'angolo in fondo a destra, conteneva mobili di bella fattura e numerosi immagini alle pareti che raccontavano Morciano. Appena entrati, sulla sinistra, su una lunga asta c'erano tutti i sindaci di Morciano del dopoguerra. La sua è stata una vita intensa (bella?) e travagliata. Un giorno a chi gli faceva notare la maestosità dei tronchi dell'amore in casa nei grandi vasi di coccio (alte più di tre metri), commenta con malinconico garbo, un caso strano per una persona riservata: ”Sono piante così
Dino Quadrio Muratori (23.5.1925-23.9.2012) (Foto Mario Polverelli)
belle, perché qui di felicita ce n'è poca”. Ultimo di cinque fratelli, Derna, Italia (95 anni, l'unica ancora in vita), Diella, Dario, Dinetto appartiene ad una delle famiglie benestanti di Morciano. Sono commercianti di legnami all'ingrosso e falegnami in grande. Si approvvigionano direttamente e le rivendono in tutt'Italia, le tavole. Ha una gioventù dorata; all'insegna del divertimento e della goliardia. Da
CURIOSITA'
Archivio e libri al Comune - Il liberale Dino Quadrio Muratori ha lasciato tutto il suo archivio (fotografie e documenti), più i libri al Comune di Morciano. Un gesto molto civile, in tinta con il suo spirito.
adulto, la sua abitazione era l'odierna discoteca Villa delle Rose, sulla collina di Misano Adriatico. Nell'ampio ingresso, una decina di etichette di whisky; la bevanda preferita. Agli amici, era solito servirlo alla francese, come aperitivo. Ad un certo punto, primi anni Settanta, la vita inizia a tradirlo. Si separa, gli affari scivolano all'indietro. Dinetto non cambia: ha sempre i costumi del galantuomo: stile e disinteresse verso la roba. E scherzi feroci quanto garbati nella messa in opera. Molti irracontabili. Ape del Conca Il suo nome è legato all'Ape del Conca, giornale fondato alla fine dell'Ottocento. Lo ottiene dopo la morte del dottor Aldo Gaspari (6.4.1910 - 10.2.1967). Ne farà un foglio che racconta Morciano con la forza dell'ironia. Con alterne fortune (e molto prestigio) lo porta avanti fino agli anni Novanta, quando lo regala ad Athos Berardi, un caro amico, nonostante le vedute politiche lontane. Athos (sindaco dall'85 al '90) è comunista, Dinetto è vicino ai liberali. Pri-
- Carlo Brigo, Gino Fava, Vincenzo Bertoni, Lanfranco Pedriali, Sergio Ferroni, Mario Polverelli, Giorgio Ghigi, Ferruccio Brambilla, Giovanni Leone, Enrico Mancini (Pacina), Gino Baldini insieme a Dinetto Muratori fondarono “Gli amici del sabato”. Poi si aggiunsero: Dante D'Argenio, Piero Antonioli, Anedino Marziali, Walter Talevi, Matteo Abatantuono, Antonio Caroli, Giorgio Ghigi, Stefano Rossi, Lele Guerra, Matteo Abatantuono, Piero Antonioli e Stefano Paci. La combriccola si ritrovava prima al ristorante e poi per il pokerino a casa Muratori fino alle 19. Erano gli amici cari a Dinetto. Mario Polverelli, prima l'amico e poi il fotografo dell'Ape. “Un galantuomo questo è stato Dinetto. Ha dato molto a Morciano e ai morcianesi. Forse non ha avuto la riconoscenza dovuta. Era un uomo allegro, di compagnia, con una bontà d'animo unica. Quando si andava a prendere il caffè non si riusciva mai a pagare. Amava gli scherzi. Dava contro tutti, ma non ha mai fatto politica”. Fiorenzo Mancini (il Pungiglione della sua Ape). “I morcianesi aspettavano l'Ape come il pane; dava gusto a leggerla. C'era humor, leggerezza ed eleganza. Che poi era l'uomo Muratori. Era un giocherellone, dalla personalità generosa. La sua casa era sempre aperta agli amici che amava”. Piero Antonioli. E' stato l'amico che non l'ha abbandonato negli ultimi anni, quelli della malattia, lo andava a trovare almeno 3-4 volte al giorno. Qualche suo aneddoto dei migliaia combinati da Dinetto: “Un giorno telefono alla questura di Bologna. Segnala loro che in piazza Maggiore si aggira un uomo claudicante che metterà una bomba. Viene fermato dalla Digos; il dinamitardo era il mite amico Carlo Brigo. Era a Bologna per ospedali per cambiare la sua gamba di legno. All'anticomunista Brigo venne imbiancata la casa di rosso, senza dimenticare falce e martello”. Dinetto era a Roma spesso. E quasi tutte le volte che ci andava, vergava una cartolina indirizzata ad un morcianese non proprio amico. Anzi. Recava: “Mandami i soldi; mi servono per i pannolini. Per il latte... Antonella. L'uomo le prendeva dalla consorte”. Detto degli scherzi divertenti ma anche cattivi, Dinetto era un uomo generoso e disponibile. Squisito ed ironico e livelli esasperati”.
ma del regalo, un gruppo di giovani morcianesi, coordinati da Giuseppe, lo voleva acquistare. Gli offrirono 30 milioni. Disse di no. Piero Antonioli Da alcuni anni molto malato, lo ha accudito come un figlio l'amico Piero Antonioli, un silenzioso e grande morcianese. Il premio Nel 2005, il Lions Club Morciano-Valle del Conca, presidente Ugo Gaia, lo premia in una commovente serata. Fu la sua ultima uscita pubblica. Ecco cosa scrisse questo foglio. Se ognuno di noi si porta dietro letture, avventure, stile, Dino Quadrio Muratori ne è un artefice: elegante quanto disincantato. Una vita vissuta con molta leggerezza, direbbe lo scrittore Italo Calvino: con al centro un grande rispetto per gli esseri umani. Incarna il gentiluomo scomparso, d’altri tempi: la parola data, la generosità, il gusto della battuta. E’ stato tra i maggiori protagonisti della vita sociale morcianese dal dopoguerra ad oggi. Seppur indirettamente, la città lo ha omaggiato con una strada. Infatti, la sua creatu-
ra, il giornale “l’Ape del Conca”, dà il nome ad una via. Attraverso il foglio ha educato una comunità alla civiltà del giornale. Non è un caso che a Morciano si vendano in percentuale più quotidiani che in qualsiasi altra città della provincia di Rimini. Poi, il giornale, ha insegnato a sorridersi. Inoltre, è un documento di storia locale unico (...).
Le fortune dell’Ape sono legate alla personalità di Dino, il quale scriveva per la tata: “Se capisce lei, capiscono tutti”. Con una bella dose di ironia. Una volta, nel dopoguerra, non sull’Ape, pubblicò una vignetta che raccontava la mancanza di riscaldamento nel palazzo comunale. Recava: un camino con impiegati attorno. Nel focolare una fanciulla nuda: come riscaldarsi. Oltre all'Ape, Dinetto ha animato “Gli amici del sabato”, un gruppo per la pelle che avrebbe potuto fornire la sceneggiatura per qualche film di certo successo per attori come Vittorio Gassman ed Ugo Tognazzi. Funerali il 25 settembre, ore 10, in una chiesa semivuota (chissà quali sferzanti commenti da lassù, riservati ai presenti, naturalmente), l'amica Luana ha letto un breve e commovente ricordo. Tra cui un pensiero dello stesso Dinetto sulla vita risalente a due anni fa. Tre le sue riflessioni: la gioventù come età dell'immortalità, gli amici nelle varie fasi dell'età. L'ultimo, per la mamma e il babbo: dolcissimi. Strettamente personale Lo scriba ha conosciuto Dino Quadrio Muratori una ventina di anni fa. Ne ha sempre apprezzato la sobria solitudine senza retorica. Soprattutto la generosità come dono. Nel senso che si dà agli altri senza il retropensiero che il bene debba ritornare. Solo una persona dalla profonda conoscenza dell'animo umano, può raccontare le tristezze con la leggerezza dissacrante dell'umorismo. Dinetto aveva un cuore più grande della sua raffinata ironia e delle sue sostanze economiche. Che la terra gli sia lieve.
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Ottobre 2012
MORCIANO
Da quegli abili e raffinati commercianti c'è solo da imparare
Insalata olandese, altro che chilometro zero
PERSONE
La bella cassetta olandese da prendere come modello di marketing
ALLEGRO MA NON TROPPO
di Emilio Cavalli* La prima volta di Stefano Pecci alla Scala
Stefano Pecci, debutto alla Fenice - La sicurezza dell'insegnamento e il debutto forse nel teatro più bello del mondo: la Fenice di Venezia. Il 2012 è un anno da incorniciare per il sassofonista Stefano Pecci. Figlio di Oreste, il direttore del coro di Morciano, Stefano è un talento precoce. Allievo del professor Mondelci al conservatorio di Pesaro, sta facendo un ottimo lavoro. Ha già suonato alla Scala. Il debutto veneziano è il 22 ottobre, ore 21. Suona nelle file dell'orchestra dell'Accademia della Scala (l'orchestra giovanile della Scala). Inoltre, il giovane morcianese, a Milano, inaugurerà la stagione dell'associazione Quartetto, prestigiosa istituzione musicale della città lombarda. In novembre dovrebbe esibirsi al Maggio musicale fiorentino.
- Dall’Olanda con vivo amore. Nasce nei Paesi Bassi, cresce fino a diventare vigorosa e adulta. E' di gran bell'aspetto. Poi si mette a viaggiare per andare a deliziare gli esigenti palati di mezza Europa. Ecco perché l’hanno chiamata: delicious (deliziosa). Per renderla ancora più attraente i suoi bravissimi genitori coltivatori hanno pensato di dargli anche un secondo nome: “salatrio” . Voi direte ma il nome è maschile! Invece non è così, salat in diverse lingue europee significa “insalata”, perciò stiamo parlando di una bellissima verdura femmina! Salatrio ma che brutto nome !! Viene da pensare ad un pessimo
latino-maccheronico . Invece guardandola bene da vicino si scopre che si tratta di un tris di insalate pregiate. La bellissima insalata dei Paesi Bassi indossa un vistoso abito trasparente con un’etichetta adesiva che raffigura la bandiera italiana con sopra scritto: 1) assolutamente fresca perché è ancora viva ; 2) consigli per la conservazione del prodotto; 3) la lattuga può essere
conservata più a lungo quando la radice rimane umida; 4) lasciare la lattuga nella confezione per ottenere un miglior risultato ; 5) la lattuga è un prodotto molto adatto per essere lasciato nel lavello della cucina; 6) si faccia molta distinzione che l’acqua del lavello non sia troppo calda. Ecco come nasce l’insalata tricolore. Salatrio che magnifica intuizione hanno avuto i nostri amici
olandesi. Bisogna ammettere che sono davvero geniali! L’elegante contenitore di cartone formato 60x40, stampato a modo legno, con dentro 18 caspi d’insalata ben allineati: formano un vero capolavoro di marketing. Come sono riusciti a far crescere in 3 centimetri quadrati di terra 3 tipi diversi di insalata, resta un enigma. Per ottenere certi risultati servono: idee, intuizioni e amore per il proprio lavoro. Tutto il resto è magia!! Mora-lina: chi non indossa un bel vestito, non mette mai la fede al dito. L'insalata olandese fa 1.550 km e viene venduta a 99 centesimi al caspo. Geniali questi olandesi a vendere l'insalata a circa 4 euro al chilo. *Autore di otto libri sulla Valconca
Hera, quando Golia abbatte Davide
Campagna morcianese
Sulla collina altro cemento. Di proprietà della curia - Il Consiglio comunale di Morciano, nella seduta di giovedì 27 settembre, ha approvato il progetto della lottizzazione C1 (m16) lungo la provinciale di Cattolica all’inizio del Paese e il progetto della lottizzazione C1 (m5), terreno situato in via Panoramica, angolo via Cà Fabbro, di proprietà, per la maggior parte, della Curia vescovile di Rimini. Potranno sorgere 13 palazzine bi e quadri famigliari, di circa 35 appartamenti, a 30 metri dalla strada, la loro altezza verso il crinale sarà di 6,5 metri e quello verso valle 9 metri. Il condominio di edilizia convenzionata lungo 58 metri e di 991,80 mq è stato diviso in tre lotti e avrà meno l’effetto di una muraglia (probabilmente di circa 15 appartamenti) per un totale prevedibile di circa 50 abitazioni. Saranno osservati con maggiore attenzione gli standard di verde pubblico e i
parcheggi. Le osservazioni presentate dagli abitanti di zona, dagli esponenti politici della Lega Nord, del Movimento 5 stelle e il Comitato per la difesa dei diritti del cittadino, non sono riuscite a bloccare questa ennesima cementificazione del paesaggio, ma sono stati fonda-
IL PUNTO mentali per contenere i danni. La lottizzazione fu prevista nella variante al PRG approvata nel 2001 durante l’amministrazione di Giorgio Ciotti. Nel 2007 entrò in vigore il PTCP della Provincia di Rimini. L’articolo 1.2 (Sistema collinare e dei crinali) delle Norme di Attuazione precisa che: “Il vincolo riguarda tutte le aree poste a un livello inferiore di metri 20 dal punto più alto del crinale prospi-
ciente”. Proprio per salvaguardare il paesaggio collinare dalla cementificazione, queste norme impongono 20 metri di dislivello dal crinale per fabbricare le costruzioni e non 20 o 30 metri lineari di distanza, com’è stato applicato a Morciano. Il piano particolareggiato di questa lottizzazione è stato presentato nel maggio 2010. Se effettivamente la maggioranza avesse tenuto a salvaguardare l’ambiente e il paesaggio, sarebbe stato sufficiente che si adoperasse per aggiornare il Piano Regolatore Generale alle norme del PTCP della Provincia. Di conseguenza i proprietari del terreno avrebbero dovuto costruire più a valle e il danno per la comunità sarebbe stato minore. Lo stesso discorso vale per PRU Ghigi, se il sindaco e la sua maggioranza non avessero avuto fretta di firmare l’accordo integrativo del 18 febbraio 2010, la proprietà non adempiente ai suoi impegni contrattuali, avrebbe dovuto recedere dai privilegi ottenuti nelle condizioni dell’emergenza della chiusura del Pastificio dall’amministrazione Ciotti ed avere gli stessi diritti edificatori che hanno altri cittadini. Siamo sempre più convinti della partecipazione indispensabile dei cittadini alla gestione e al controllo della cosa pubblica. Delegare questo compito nel passato ai precedenti sindaci e ai politici di mestiere è stato un errore e per questo, oggi, a livello locale come a quello nazionale, stiamo pagando sulla nostra pelle un caro prezzo. Hossein Fayaz
- E´ durata due anni la mia personale battaglia con il gigante Hera ma alla fine ho dovuto soccombere. Tutto è cominciato nell´ottobre 2010 dove, a seguito di un contatore difettoso come da loro riconosciuto, mi arriva un bolletta di circa 6.500 Euro! Cambiato il contatore l´Hera mi accreditava l´importo di circa 4.000 euro e, a seguito delle mie rimostranze, un´altra nota di circa 2.000 euro ma dei 450 euro rimasti nessuno mi diceva niente.
LA LETTERA
Inutile le chiamate al telefono (maledetto call center!) e raccomandate varie, la risposta era sempre quella... Ci deve 450 euro!! Ora tenga presente che il mio consumo medio annuo, calcolato anche da loro, è di circa 200 mc. Qui mi chiedevano di pagare per un bimestre il doppio di quello che pago in un anno!! Non sono servite a niente
neanche le minaccie di rivolgervi a un legale. Niente da fare la risposta è sempre il solito ritornello... quello è il saldo. Mi sigillano il contatore alle 13 mentre sto mangiando. Alle 14 sono gia negli uffici per il pubblico a Rimini dove la risposta è ancora... deve pagare. Neanche il capufficio (per altro per niente cortese!) mi sa spiegare il perché di quell´importo. Anzi mi dice: "Ringrazi, se su 6.000 e rotti euro le facciamo pagare solo 450!". Che fare quando a casa hai una moglie e un figlio senz´acqua... Chino il capo al gigante e cedo. Voglio pagare ma a loro non va ancora bene, devo fare un bonifico (fatto alle 15.10) e poi fare un fax a Bologna. Dopo 24 ore di secchi prestati dai vicini provo a chiamare ma mi dicono che il pagamento l´hanno registrato solo in quel momento e da li devo aspettare 48 ore lavarative... Scusi il mio sfogo ma spero, se vorrà pubblicarlo, di smuovere almeno una piccola cosa in quella che e´ la montagna Hera dove si e´ perso completamente il rapporto con il cittadino. La ringrazio. Alfio Zanni
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Ottobre 2012
MORCIANO
Rimpatriata dei ragazzi della quinta dell'82. “Siamo ancora più belli”
Gobetti, a scuola dei ricordi
VOLONTARIATO
SALUTE
Infarto, come fare prevenzione
- “Eh, ma siamo ancora più belli di quando eravamo giovani”. Forse questa è stata la battuta più frizzante della rimpatriata dei ragazzi della V C dell’Istituto Piero Gobetti 1982 di Morciano. La loro speciale ricerca del tempo perduto si è tenuta lo scorso 7 settembre al ristorante “Il Pentolino” di Cattolica. I ragazzotti, da sinistra: Paola Baldovini, Manuela Mancini, Miriam Falconi, Monica Marcaccini, Claudio Pirani (capelli bianchi), Simone Migani, Elisabetta Foschi, Raffaella Gaudenzi, Stefano Gaudenzi (dietro con gli occhiali), Serena Lombardini, Mirco Migani, Manuela Bertuccini, Luca Scola (seduto). (s. m.) LA REPLICA
Sulla Ghigi è troppo chiedere un po’ di serietà? - Oramai mi cadono le braccia di fronte alle clamorose mistificazioni di cui sono infarciti gli attacchi che i miei “più affezionati avversari politici”, Garattoni, Bartolini e Fayaz, mi rivolgono quasi ogni giorno a proposito della Ghigi. Di fronte a quanto dicono e scrivono, alle cose inesistenti contro cui polemizzano, alla grossolana pretestuosità degli argomenti che usano, non posso fare a meno di chiedermi: “Ma che film stanno vedendo? Dove raccattano tante palesi inesattezze? Perché non leggono i documenti prima di sparare inesattezze così clamorose? O se li leggono, allora “ci fanno o ci sono?” Certo, è grande il rammarico per le accuse ingiuste e strumentali rivolte alla nostra Amministrazione; come pure il fastidio nel vedermi oggi dare lezioni da Garattoni che ha manifestato in Consiglio Comunale una grande “tiepidezza” quando sulla Ghigi si decidevano le cose contro cui oggi sbraita; o, peggio ancora, da chi,come Bartolini e Fayaz è riuscito a mantenere sull’argomento un decennio di distrazione e di silenzio. Ma è forse ancora più forte il dispiacere per l’imbarbarimento del clima cittadino che si vuole chiaramente perseguire con questa strategia aggressiva, quando invece “il bene di Morciano” richiederebbe che su un argomento tanto importante si fosse tutti capaci di dar vita ad un confronto magari polemico,
di Claudio Battazza
ma leale e costruttivo, come quello che l’Amministrazione ha inteso favorire promuovendo il Percorso di Urbanistica Partecipata “Verso Morciano 2030”. Ad ogni buon conto, per non sentirmi a mia volta un disco rotto, costretto suo malgrado a replicare ad altrettanti dischi rotti, ho deciso che d’ora in avanti, anziché dare delle risposte che tanto rimarrebbero inascoltate, sarò io a porre delle domande ai miei detrattori. Per il momento mi limito alle otto sottostanti. 1. È vero che l’operazione Ghigi fu resa definitiva e non più revocabile dalla Giunta Ciotti e non dopo l’insediamento della Giunta Battazza, avvenuto con le elezioni del 7 giugno 2009? 2. È vero che se l’attuale Amministrazione avesse voluto “mandare a monte” l’operazione Ghigi avrebbe dovuto pagare - cosi come confermato da due autorevoli pareri legali – anzi, far pagare ai cittadini di Morciano una colossale ‘penale’ alla proprietà? 3. È vero che il permesso di costruire nº 30/06, rilasciato il 3 dicembre 2008 per demolizione e ristrutturazione dell’ex Ghigi con destinazione commerciale e residenziale, consentiva alla proprietà di costruire una prima tranche dei 20mila metri quadri complessivi autorizzati con l’accordo di programma 2009?
4. È vero che la trattativa aperta dall’attuale Amministrazione con la proprietà ha abbassato la superficie consentita a 15.900 metri quadri (o la matematica è un’opinione)? 5. È vero che l’ulteriore “novità” di quella trattativa è che il Comune “porterà a casa” 750.000 euro e avrà a costo zero un Auditorium di m² 700 e l’ampliamento della Biblioteca Comunale pari a m² 340 di nuova superficie? 6. È vero che, contrariamente a quanto qualcuno dice, la superficie commerciale consentita nell’ex Ghigi rimane quella fissata dalla “pianificazione commerciale” del 2000, senza che l’attuale Amministrazione vi abbia apportato alcun aumento? 7. È vero che, grazie anche all’accoglimento di proposte pervenute da “Morciano 2030”, l’intervento sull’ex Ghigi consentirà un complessivo arredo e ridisegno urbano del centro di Morciano? 8. È vero che il Referendum Comunale sulla Ghigi, che sarebbe stato possibile prima che il Sindaco Ciotti firmasse l’Accordo di Programma con Provincia e Regione, di lì in poi non è più consentito per legge, in quanto dopo quell’accordo la ristrutturazione della Ghigi non è più una questione amministrativa soltanto comunale?
*Sindaco di Morciano
- Come previre l'infarto. Il Comune di Morciano di Romagna, il Lions Club Valle del Conca Morciano di Romagna organizza una conferenza presso la sala riunioni della Banca Popolare Valconca di Morciano, via Bucci angolo via Colombari 12 ottobre, ore 20.45. “La prevenzione e la terapia dell’Infarto del Miocardio... e altre novità in Cardiologia”. Relatore: dottor Giancarlo Piovaccari, direttore primario della Cardiologia dell’ospedale di Rimini e direttore del dipartimento delle malattie cardiovascolari presso l’Azienda usl di Rimini.
Secondo D'Andrea, il presidente
Avis Morciano-Valconca, donazioni in aumento - Sessantanove donazioni in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso la campagna dell'Avis Morciano-Valconca al 31 agosto. Soddisfatto il presidente Secondo D'Andrea. Racconta: “Ho poche cose da dire se non due. La prima, il mio pensiero sotto forma di grazie va ai nostri donatori. Sono stati bravissimi. Il secondo pensiero va a tutti coloro i quali lavorano per la nostra associazione. Grazie di cuore. Diciamo che siamo una bella realtà con la voglia di essere utile agli altri. Chi fa volontariato dona una parte di sé in modo disinteressato, senza nessun fine”. Centinaia di iscritti, l'associazione guidata da D'Andrea ha un sogno nel cassetto che spera un giorno di concretizzare: un monumento al donatore. Se ne parla da un paio d'anni, ma non si riescono a trovare le risorse. L'Avis Morciano-Valconca ha sede presso la casa di cura Montanari. La segreteria è aperta tutti i sabato mattina dalle 8 alle 12. Per maggiori informazioni: 0541.987730.
LA REPLICA - Sullo scorso numero de “La Piazza”, l’avvocato – pardon, il poeta – Giuliano Cardellini si affannava a tentare di demolire l’edizione di FU.MO. 2012. Dopo aver letto l’articolo con l’attenzione che meritava, alla fine devo ammettere che non sapevo se ridere o piangere. Ho riso per le grossolane elucubrazioni che vi ho trovato, talune davvero divertenti pur nella loro fantasiosa acidità. Ho pianto – metaforicamente, s’intende – pensando che mai Ungaretti o Quasimodo, predecessori del nostro Cardellini, si sarebbero sottoposti all’imbarazzante figura di trasformare la loro “vis poetica” in rancorosi sproloqui contro chi, da tre anni a questa parte, sta cercando con impegno di creare un evento culturale sicuramente criticabile, ma non certo in dei termini e con dei modi che paiono quasi sottintendere una latente forma di frustrazione da parte dell’autore. Si chiede il tormentato poeta: «Perché per FU.MO. 2012 non è stato scritto un programma? Perché il programma non c’era». Viene il sospetto che il Cardellini, prigioniero com’è dalla sua poesia, abbia disimparato a leggere la prosa, dal mo-
La caduta di stile del Cardellini poeta di Filippo Ghigi mento che ne sono state stampate migliaia di copie, distribuite in tutti i negozi morcianesi, reperibili in biblioteca e nei maggiori centri di incontro cittadino. Oltretutto, egli fa torto anche a questo giornale, che l’ha riportato integralmente e con grande evidenza. In quanto ai contenuti, se a Cardellini l’edizione 2012 di FU.MO non è piaciuta me ne dispiace sinceramente e – lo dico convinto – avrei accettato con cortese rispetto eventuali sue critiche; ma che fossero davvero tali, non gli stizziti sfoghi contenuti in quell’articolo, i quali inducono a sospettare che il motivo vero di tanto astio stia nel fatto di non averlo invitato a prendervi parte in veste di poeta. Sì, perché a questo punto onestà vuole che io, egregio Cardellini, contesti la Sua affermazione «quest’anno ho deciso di non partecipare e mi sembra a ragion veduta», ricordandoLe che siamo stati noi a non invitarLa. A costo di seguirLa sul piano della scarsa
eleganza, aggiungo inoltre che la sollecitazione a non coinvolgerLa ci è venuta da più e più cittadini, i quali ci hanno chiesto di risparmiarli dallo “strazio” del suo PoEttando, che fra l’altro non è assolutamente vero che Lei, nelle edizioni precedenti, avrebbe «realizzato a proprie spese»: fatture alla mano, purtroppo è stato pagato, cosa che in diversi ci hanno criticato! Concludendo, in questi tre anni abbiamo cercato di caratterizzare in modo sempre più forte il legame fra FU.MO e il Futurismo, come ci è stato riconosciuto anche da diverse testate giornalistiche, non solo locali, che ne hanno parlato con interesse, dedicando ampi articoli all’evento. Naturalmente siamo ben lontani da ogni tentazione all’auto-compiacimento, né ci sentiamo appagati da quanto fin qui fatto. Al contrario, sappiamo di dover ancora migliorare, continuando a lavorare con impegno, recependo rilievi e suggerimenti: ben volentieri anche i suoi, esimio poeta Cardellini, se mai deciderà di passare dagli sfoghi ossessivi alle critiche costruttive. *Assessore alla Cultura Comune di Morciano
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Ottobre mese montefiorese Profumi e colori autunnali autentici. Dove si fondono ulivo e castagno
La possenza della Rocca
La castagna di Maggie Vand Der Toorn - Quanti di voi ha tenuto tra le mani un cartoccio di caldarroste da bambino? Chi si è scaldato le mani da piccolo, tenendo le castagne bollenti in mano, magari poi pulendosi le manine nere come il carbone sui pantaloni (appena lavati...)? Chi non ha mai provato il gusto così speciale di questo frutto? Alzi la mano... ma attenzione a non fare cadere le castagne! Eh sì, siete in tanti, come qui a Montefiore, dove l’immagine del paese è legata alle caldarroste. In questo borgo medievale, contornato da castagneti, si svolge da decenni la festa della castagna. La gente cura attentamente i castagneti in attesa della maturazione per il raccolto. Vanno tagliati i rami secchi e a pensarci bene non sarebbe solo un buon intervento riservato ai castagni ma potrebbe essere una soluzione ottimale per molti dei nostri problemi. I proprietari hanno messo perfino un guardiano per sorvegliare i frutti e proteggerli dai numerosi turisti che nelle domeniche precedenti la festa si ritrova nel castagneto armati di buste con la speranza di portare a casa un bel po’ di ricci. Ma non è così semplice. E’ consentita solo la raccolta dei ricci caduti fuori dal recinto. Comprensibile dal lato organizzativo, perché se tutti raccolgono le castagne... alla festa che ci mangiamo? Al via della sagra un enorme braciere tiene impegnati numerosi volontari per arrostire le castagne, con le bancarelle che fanno da contorno attirando centinaia di persone. Eh già... la castagna dà una certa fama al paese, mentre a noi? Chiaro... mette una certa fame il solo pensiero dei tanti prodotti gastronomici offerti per l’occasione. Si passeggia con il sacchetto di carta tra le mani contenente le caldarroste, vantandosi con gli amici quando ne spunta una più grossa, lasciandosi dietro una scia di bucce come se fossero coriandoli. Poi quando verso sera l’aria si fa più rigida, ci si ferma per bere quel
bicchiere di vin brulé, quasi da ustionarsi la bocca. Avviandosi verso il parcheggio per il rientro a casa si attraversa il sentiero degli innamorati che offre un panorama bellissimo, che fa incontrare mare e monti in un tramonto di 50 sfumature di rosso: da far innamorare anche i più ostinati. Se si vuole fare colpo su una ragazza bisognerebbe portarla qui, offrendole generosamente una caldarrosta. Ma la castagna non ha solo il significato di una festa. Se fossimo ancora nell’antica Roma, vedremmo l’innamorato donare la castagna all’amata come segno del suo amore per conquistarla... Pensare al riferimento inequivocabile alla bellezza femminile e alla sua purezza è immediato; infatti il riccio contenente il frutto ricorda quanto fosse speciale l’amore della propria amata, e come fosse difficile da avvicinare. Lo stesso termine contiene in sé la radice “casta”, pura, a indicare il simbolo dell’illibatezza. La castagna è anche al centro di alcuni modi di dire, come “prendere in castagna” (magari i due innamorati di prima)... oppure “togliere le castagne dal fuoco”. “Avere una castagna”, parlare in modo incomprensibile, appunto come se si fosse impediti da una castagna in bocca. Insomma, la castagna popola il nostro dizionario, ma anche i ricettari. E’ noto che nei tempi storici per le carenze alimentari la castagna è stata denominata il pane dei poveri. Era considerato il frutto della
Borgo da visitare
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sopravvivenza... eh sì senza castagna non si vive. Chi non ha mangiato il castagnaccio, splendida schiacciata di farina di castagne, o le marmellate, o i marron glacè, che allietano ogni tavola di dolci... Anche nei ricettari medici a ben pensare si trovano le castagne, che servivano per evitare le malattie. Gli anziani raccontano che per scaramanzia era opportuno infilare due castagne nella tasca del giubbotto per scongiurare il raffreddore. Meglio infilarle da crude... si intende. Da qui la conclusione..la castagna fa bene alla salute... sempre. Siamo partiti da quel cartoccio di caldarroste tra le nostre mani che ci dà anche il segno dell’inverno alle porte. Arrivano le giornate fredde che si avvicenderanno con le notti gelide fino a Febbraio o Marzo, quando i fiori torneranno visibili. ma nel frattempo ci godiamo gli splendidi colori dell’autunno: dal giallo bruciato tendente al ruggine, alternato al rosso violetto e con l’arancione che si confonde nel marrone intenso. Gli alberi che iniziano a spogliarsi a ogni soffio di vento, ma che colorano il terreno e le foglie che cadono, stese in un tappeto colorato lungo chilometri. E’ bello sentire i passi e le grida di gioia dei bimbi che le calpestano facendole volare e giocandoci. Questo mese ci porta alla raccolta delle olive, i funghi, i tartufi. Intanto, godiamoci la castagna... e se tutto va bene, come speriamo, godiamo della passione che ad essa si accompagna.
Una delle prime edizioni della Sagra
Sagra della Castagna, 48^ edizione. Spettacoli. Mercatino dei prodotti tipici. Atmosfere magiche. Dalla Fontana sgorga il vino. Organizza la Pro Loco, con il patrocinio del Comune e il contributo della Camera di Commercio
Ristrutturare - Costruire - Idee Gli artigiani della casa Pozzo petrolifero, accumulatore, evoluzione della specie, carrozza letto
La Città ideale (particolare) attribuita al Laurana. Si trova ad Urbino, Palazzo Ducale
Le scoperte che hanno fatto crescere l'uomo 1859 - Pozzo petrolifero A Titusville, in Pennsylvania, viene scavato il primo pozzo petrolifero della storia. Artefici dell’impresa sono un ex colonnello ed ex bigliettaio di battelli a vapore, Edwin Laurentine Drake (1819-1880), e un ex ferroviere, William Smith, soprannominato «zio Billy». Nei mesi precedenti, il proprietario di una miniera di sale a Titusville, Samuel Kier, aveva notato che insieme al sale risaliva alla superficie anche del petrolio e ne aveva parlato con preoccupazione a Drake, al quale invece non era sfuggita l’importanza che avrebbe avuto come combustibile quel liquidò nero e oleoso, sia pure soltanto per alimentare le lampade a cherosene. Drake convince Kier a cedergli la miniera inquinata, manda al diavolo il sale e assolda «zio Billy» per continuare lo scavo. Nel maggio 1858 i due iniziano il lavoro e il 27 agosto dell’anno successivo «zio Billy» comunica a Drake che il pozzo comincia a gettare. «Sono dollari, dollari, quelli che vengono in superfìcie», urla euforico l’ex colonnello. Il mondo entra così in possesso di una fonte di energia destinata a trasformare la storia e la civiltà. 1859 - Accumulatore Il fisico francese Gustave Plante (1834-1889) inventa il primo accumulatore elettrico, del tipo a piombo, con anodo di ossido di piombo e catodo di piombo ed elettrolita di acido solforico, ancora in uso con alcune modifiche, ai giorni nostri. Nel 1914 Edison svilupperà il
primo accumulatore di tipo alcalino, cioè con elettrolita basico anziché acido (anodo di ossido di nichel e catodo di ferro ed elettrolita di idrossido di potassio). 1859 - L'origine della specie Esce il libro-scandalo del naturalista inglese Charles Darwin, che propone la teoria
della selezione naturale delle specie (uomo compreso), con cui implicitamente viene sconfessata la teoria biblica della creazione simultanea di rutti gli esseri viventi. La prima tiratura del libro di 1.250 copie viene esaurita il primo giorno e da allora sarà sempre ristampato fino ai giorni nostri. La teoria evoluzionistica incontra subito
l’accesa opposizione di gran parte della comunità scientifica e del mondo religioso e avrà la prima vittoria un anno dopo grazie a Huxley. 1859 - Carrozza letto L’ex meccanico americano George Pullman (1831-1897), divenuto uomo d’affari abile e spregiudicato, costruisce il primo vagone-letto dotato di una serie di confort che l’epoca pionieristica delle ferrovìe non aveva nemmeno sognato fino al giorno prima. Stenta tuttavia a imporre le sue carrozze ma il 14 aprile 1867 viene assassinato in un teatro di Washington il presidente Lincoln e Pullman offre una delle sue carrozze per trasferire la salma nel Kentucky, dove Lincoln era nato. La carrozza, battezzata li per lì «President», guadagna subito una grande fama e segna la nascita di un business fiorentissimo. Pullman brevetta una dopo l’altra la carro zza-ristorante, la carrozza-salotto e così via; poi per ingraziarsi la stampa offre un viaggio da favola ai giornalisti americani e alle loro famiglie dall’una all’altra costa degli Stati Uniti. In breve, Pullman costruisce una fortuna da milioni di dollari.
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S. CLEMENTE
Raccoglie cose abbandonate sulla battigia. Poi le carica di nuova dignità e poesia Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
Geminiani, rifiuti d'arte
ARTE
Gabrele Geminiani e la sua installazione artistica sul fiume Conca
“Leggende del piccolo mare” indaga sui legami fisici e umorali tra l'entroterra della Valconca e il mare - Inaugurato il 7 settembre scorso, “Leggende del piccolo mare” di Gabriele Geminiani, l'intervento installativo che si è sviluppato sul corso d’acqua del fiume Conca, 100 metri a monte del ponte di Morciano. L’evento si inseriva nell'ambito del festival “A passo d'uomo” della Valconca che ha proposto passeggiate, laboratori, mostre e concerti, tutti eventi volti ad approfondire il legame fra la vallata e i suoi abitanti. Leggende a pelo d’acqua, Leggende del piccolo mare è un piccolo “poema” installativo fatto di cose ritrovate sulla spiaggia che indaga sui legami fisici ed umorali che esistono fra l'entroterra della Valconca e il tratto di mare prospiciente. Infatti il pensiero che anima e sostiene l'intervento di Geminiani è che alcune cose ritrovate sulla battigia, dopo
“Non cambiare mai ricetta e non ascoltare chi ti dice di fare diversamente. La piadina si fa così”. Strutto, farina, acqua, e sale (“magari un pizzico di bicarbonato che la rende più digeribile”). Glielo diceva una zia in casa fin da quando era giovane e Giusy, ormai un’istituzione tra San Clemente e Morciano, ha seguito il consiglio. È anche grazie alla perseveranza nella tradizione che la sua piada ha ottenuto e continua a mantenere il suo successo. In zona, in molte parti d’Italia (da dove arrivano apposta per fare scorta) ma anche oltre frontiera. Giusy Bicchiarelli ora ha 65 anni. Ha aperto il suo chiosco, nel giardino di casa, giusto una ventina di anni fa: “Era il 1993, questa è la ventesima stagione. Per questioni di permessi edilizi all’inizio era un carretto su rotelle. Poi piano piano è diventata la struttura che è ora”. Un chiosco grazioso in mezzo alle piante e al pergolato del suo giardino dove i morcianesi, loro per primi, vanno a mangiare o comprare in buste da cinque da portare a casa precotte, forse la piada più apprezzata della Valconca. Giusy è un’artigiana della piadina. Così si sente e così è
furibonde tempeste, possano appartenere alle valli e ai loro abitanti e che, per effetto di improvvise e rapinose piene dei fiumi, siano arrivate fino al mare. Con la mostra vengono riportate sul fiume e sulle colline. Nei luoghi d'appartenenza.
Creando così una circolarità geografica e, sentimentalmente, anche temporale. Figura outsider, anche per la sua formazione, né fotografo né artista nel senso comune del temine, attratto dalla sottile ‘mistica’ del naturalista di vecchio stampo, Gabriele
Geminiani ha elaborato una personale cifra narrativa servendosi dei mezzi espressivi e metodi scientifici. Da anni va raccogliendo cose abbandonate, indugiando sull’aspetto psicologico che esse sanno evocare. Gabriele Geminiani cerca di fare sopravvivere i rifiuti e strapparli alla morte cui sono destinati dando loro, nella logica del frammento recuperato, una nuova dignità, caricandoli di enfasi poetica, indugiando sui loro rimandi emotivi. Non tocca le corde aspre della protesta, della denuncia, della provocazione. Geminiani svela delle reliquie. Infatti la forma narrativa che più gli è congeniale è quella della parabola: gli umili si riscattano, le scorie, le povere cose abbandonate (le res nullius) sono strappate al vuoto, al nulla, alla dissoluzione. Riflettere sull’uso estetico degli oggetti di scarto come ha fatto Gabriele Geminiani, creando attraverso gli accostamenti materiali (i piccoli altari delle cose perdu-
te) e la loro ripresa fotografica (la serie delle “Leggende del piccolo mare”) significa anche avvicinarsi ad uno dei grandi temi dell’arte del Novecento. Perché il rifiuto, la spazzatura, il tradimento ecologico sono una costante del nostro secolo e dell’arte degli ultimi cento
A passo d'uomo Festival CULTURA - In tre giorni di festival (78-9 settembre) sono stati organizzati ventisei camminate, percorso oltre cento chilometri di cammino tra boschi, borghi e corsi d’acqua, dato vita ad oltre venti spettacoli aperti. In tre giorni sono stati impegnati e coinvolti trentuno guide e cento artisti, nel territorio di otto comuni. “A passo d’uomo Festival - Sentieri naturali e culturali in Valconca” è ed è stato un progetto difficile e ambizioso. Ha impegnato la direzione del progetto, sedici associazioni e numerose amministrazioni per un anno, in sopralluoghi, attività formative e laboratori. A passo d’uomo ha dato
San Clemente. La famiglia nel giardino della piadineria
mangi in due. I miei prezzi sono bassi perché non voglio diventare ricca con questo lavoro a spese altrui. Quello che basta per me ed è un beneficio anche per gli altri”. Gli abitanti della Valconca ormai lo sanno e Giusy è tappa fissa per chi scende dai monti diretto al mare. Che il prodotto sia davvero speciale lo testimoniano anche
La piada di Giusy regina della tavola che sfida le frontiere davvero, basta farci due chiacchiere: “Sono contenta del mio lavoro, mi dà una grande soddisfazione”. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La piadineria di Giusy ha una gestione famigliare a tutto tondo. A darle manforte infatti ci sono i tre figli, tutti maschi: Daniele, Stefano e Andrea (età compresa tra i 18 e i 34 anni) assieme a Marcella, fidanzata di Daniele. Anche loro contagiati dalla stessa passione e dedizione al mestiere. A raccontare l’inizio è proprio Daniele: “Stavamo facendo un pranzo in
giardino con parenti, cucinavamo all’aperto. E un sacco di gente si fermava per chiedere se facevamo la piadina. Per comprarla. È da lì che è partita l’idea”. Nel sotterraneo di casa c’è il loro laboratorio, pulito e in ordine, da dove escono centinaia di pezzi ogni giorno. Destinati in parte al chiosco e in parte alla vendita a privati, minimarket, altri chioschi o ristoranti: “Non ho mai cercato un cliente, non sono brava in questo. Loro vengono da me, assaggiano la mia piada e ne sono soddisfatti”. Il
resto è passaparola che, spesso, arriva anche all’orecchio degli altri addetti ai lavori: “Il primo fu Ceccaroli, dell’Osteria della strega a San Giovanni. Venne a mangiare qui e mi chiese di fare le piadine per lui”. Da lì è cominciata la collaborazione con ristoratori e altri punti vendita: “Tra i clienti abbiamo alcuni minimarket, ristoranti sul mare. Anche il Riviera golf di San Giovanni si rifornisce da noi. E poi ci sono le famiglie. Se pensi, un paio di piade, un gratinato e un cascione... con 5 o 6 euro ci
anni. Classe 1962, studi artistici e scientifici alle spalle, Gabriele Geminiani ha all’attivo numerose esposizioni-installazioni strettamente connesse al territorio costiero (e montefeltresco) e incursioni grafico-poetiche nel mondo dell'editoria e dei libri d¹artista.
le richieste che arrivano da fuori. Chi ha provato si è innamorato del gusto genuino della piadina di Giusy e la vuole portare con sé. “Abbiamo clienti in Sardegna, a Bologna, a Roma e anche un ristorante in Germania. Pensi che io non spedisco più perché il prodotto è deperibile e va conservato in frigo”. Quindi pur di averla si fanno chilometri in macchina o aereo per riempire i frigoriferi. La qualità delle materie prime è assicurata, così come la cura nella realizzazione: “Le
vita ad un piccolo festival emozionante, intimo, originale, dedicato e pensato per i paesaggi della Valconca. L’esito più prezioso di questo lavoro comune – entusiasmante, ma a tratti anche difficile e faticoso – sia la rete di persone, istituti, scuole, professionisti, enti ed associazioni coinvolti. Una rete da non disperdere, costruita anche grazie al progetto di valorizzazione della Valle del Conca, impostato sul metodo della partecipazione e sulla convinzione che ogni forma di sviluppo locale non possa prescindere dal coinvolgimento attivo degli attori e degli abitanti del territorio che ne sono parte.
palline vengono lavorate a mano una volta pronto l’impasto. Ma senza farina. La pasta non deve essere né troppo dura né troppo morbida. Ci ho messo un anno per capire le dosi giuste per grandi quantità”. Perché la richiesta è enorme, basta dare una sbirciata agli ordini dei clienti a pochi giorni dalle ferie, quando la produzione si fermerà per qualche settimana: “Abbiamo in ordine circa 2.000 piadine”. Dal laboratorio al chiosco la stessa piada, senza variazioni, come tradizione vuole. Ma per chi si siede al tavolo la scelta imbarazzante è quella dei ripieni. I più gettonati: cascioni mozzarella e pomodoro o verdi, gratinati, salsiccia e cipolla oppure il più “classico” crudo, stracchino e rucola. Anche qui la mano di Giusy è il tocco in più, la formula segreta: “Verdure e gratinati li faccio io. È un gran lavoro ma sono gli stessi che ho sulla mia tavola. Quello che non piace a me non lo do agli altri”. Ma soprattutto questo è davvero il regno della piadina. Altro non c’è perché anche questa è la filosofia di un business: “Meglio fare una cosa sola e bene, che farne tante e non riuscire a curarle”.
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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE
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Tordi e D'Andrea, Curreli e Vescovelli argomentano le proprie ragioni sui fatti dello scorso 28 agosto
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Consiglio, duello maggioranza minoranza Un ping pong di reciproche accuse. “Mancanza di democrazia”. “No, sono solo dei pretesti politici che lanciano la campagna elettorale” SAN CLEMENTE - POLITICA di Claudio Casadei - Nel Consiglio Comunale dello scorso 28 agosto le minoranze non si sono presentate. Hanno accusato la maggioranza del sindaco Christian D’Andrea di poca democrazia. Abbiamo provato a capire qualcosa in più sull’accaduto ed abbiamo posto ai protagonisti alcune domande. Al centro dell’ attenzione, non per la prima volta, è finita Stefania Tordi, sanclementese assieme al suo compagno da quasi un decennio. Madre di una bimba di sette anni, impiegata in uno studio notarile, vive la prima esperienza politica mossa dalla volontà “di fare qualcosa di positivo per il comune in cui abito”. La Tordi è il presidente del Consiglio una funzione che le attira spesso critiche pesanti dalle minoranze. “Quello che sto imparando da questa mia prima esperienza è che le critiche sono ormai all’ordi-
ne del giorno, tant’è che spesso mi chiedo se può essere possibile, come sostengono alcuni consiglieri di minoranza, che a San Clemente mai niente sia fatto nella maniera corretta”. Consapevole dell’importanza del suo ruolo, garantisce di svolgere le proprie mansioni “super partes”, ponendo attenzione alle istanze delle minoranze: per questo pensa che i continui attacchi nascondano l’intenzione di non approfondire realmente “le singole questioni”. Non vede sue responsabilità sulle scelte dei gruppi di minoranza, delle intenzioni dei quali è stata informata da un comunicato stampa, ma solo una concordata azione politica ingiustificata visto che dice “tutti i capigruppo sono stati preavvisati come tutte le altre volte con un sms indicante la data, l’orario e il motivo dell’urgenza della convocazione”.
Fabia Tordi e Christian D'Andrea, la maggioranza
Marco Vescovelli e Mirco Curreli, l'opposizone Mirco Curreli, capogruppo del gruppo Pdl, non nasconde la sua indignazione. Parte diretto: “Questa maggioranza si comporta in maniera arrogante e poco considerevole nei confronti delle due minoranze...”. Secondo Curreli la maggioranza sembra coinvolgere i gruppi di minoranza nelle sue decisioni, ma in consiglio arrivano … delibere proposte dalla maggioranza senza avere avuto la possibilità di aver opportunamente approfondito le te-
matiche oggetto della delibera..” E, fatta eccezione per l’assessore D’Erasmo al quale riconosce la volontà di coinvolgere tutto il consiglio: “Questo atteggiamento spiega abbastanza bene la scarsa democrazia da parte loro nei nostri confronti. A volte quando entro in comune mi viene la sensazione di essere entrato in casa loro”. Marco Vescovelli è ormai un politico di lungo corso. Sottolinea come in questa legislatura si sia perso lo spirito politico della democrazia soprattutto nella sala del Consiglio. Rimarca come l’astio politico porti al contrasto tra persone anche fuori dalla sala del consiglio. Sottolinea come “spesso e volentieri, vengono decisi dei percorsi nelle rare conferenze dei capigruppo che vengono poi disattesi dalla maggioranza, e questo che si aggiunge ai ritardi o alle mancate trasmissioni di documenti ed atti, per cui il gruppo Obiettivo San Clemente si vede ‘costretto’ a rivolgersi agli enti di controllo. Vescovelli sottolinea che sono
già due le richieste di dimissioni della presidente del Consiglio perché a dire del suo gruppo, non imparziale e non indiceva le conferenze dei capigruppo. “Perché dopo l’ennesima richiesta di disponibilità da parte nostra di condivisione di alcuni temi e tempi per la convocazione del consiglio comunale, ci troviamo un ordine del giorno già notificato e senza i tempi che avevamo proposto di mettere nello stesso ordine del giorno”. Rivolto ai suoi concittadini Vescovelli dice: “Continuiamo a sperare in una maggiore partecipazioni ai consigli comunali, perché sono i veri momenti di democrazia”. Christian D’Andrea ce l’ha con la stampa: “Credo che la rappresentazione che spesso anche la Piazza attribuisce al nostro consiglio comunale sia obiettivamente esagerata. Quando entro in consiglio comunale lo faccio con lo spirito di chi affronta una discussione, a volte anche aspra, nell’interesse della collettività, non certo per andare in guerra o in un conflitto”. Il sindaco ritiene, di avere ottimi rapporti con tutti i consiglieri, sia di maggioranza che di minoranza, e che la sede del consiglio è adatta alle discussioni nell’ambito ognuno del proprio ruolo: “Nessuno interpreta il proprio mandato con spirito guerrafondaio. I toni assolutistici che descrivono San Clemente come un terreno di guerra. Abbiamo spesso accolto istanze della minoranze, certamente quelle che riteniamo valide e che non siano provocazioni politiche. Non commento le accuse di scarsa democrazia; forse la rilettura di qualche testo costituzionale oppure una verifica di cosa accade al di fuori di questo consiglio comunale darebbe l’idea di cosa significhi scarsa
democrazia”. Sull’aventino della minoranza il sindaco taglia: “Secondo me stiamo discutendo del nulla. Anche in questo caso ritengo sia una posizione politica, del tutto legittima, nei confronti del presidente Tordi e che fa parte di una ben precisa strategia che può rientrare legittimamente nei ruoli delle minoranze consiliari. Ricordo che in legislature passate molto spesso mancava il numero legale e i consigli venivano riconvocati; questo non è mai successo negli ultimi 8 anni. Il consiglio del 28 agosto è stato regolarmente convocato come da regolamento con argomenti che coinvolgevano 7 comuni nell’ambito dell’Unione Valconca ed una scadenza improrogabile. Diciamo piuttosto, come è logico che sia, che la campagna elettorale è già iniziata ed ognuno adotta la tecnica che vuole, compresa quella di non partecipare al consiglio, oppure di far mancare il numero legale se la presenza delle minoranze dovesse essere indispensabile oppure quella di fare ostruzionismo sulle delibere o riempire l’ordine del giorno di interrogazioni o mozioni. La mia tecnica, invece, continuerà ad essere quella di lavorare nell’interesse del territorio che rappresento. Poi, sulle richieste di dimissioni “Se le dimissioni del presidente del Consiglio o di un assessore dipendessero dal numero di richieste della minoranza ne cambieremmo uno al giorno. Per fortuna i criteri sono ben altri e mi sembra anche stupido ribadirli, nel rispetto almeno di chi ci legge”. Ai suoi cittadini D’Andrea comunica: “Alla fine, al di là del merito, mi pare di vedere, a volte, nel modo in cui vengono riportate le notizie, un’ esasperazione dei fatti, con la sola finalità di esagitare i toni e forse vendere qualche copia in più”.
SAN CLEMENTE - LA POLITICA - Cinque brillanti stelle inizieranno ad illuminare anche il percoso politico di San Clemente. Il movimento fondato da Beppe Grillo ha iniziato da diverso tempo a mettere radici a San Clemente, l´intento è quello di organizzare una lista da presentare alla prossima tornata elettorale che possa veder sventolata con fierezza la bandiera del Movimento Cinque stelle. Il gruppo ancora è ancora alle prime armi e non ha ottenuto il battesimo dal coordinamento di Rimini, eppure, i padri costituenti sanclementesi si sono già messi in azione per le prime battaglie. Le prime campagne di pubblica mobilitazione del neonato movimento dei grillini sanclementesi sono state messe in atto per la riduzione degli assessori di San Clemente, per la riduzione delle indennità del sin-
Arrivano i grillini daco, degli assessori e del presidente del Consiglio comunale e, in particolar modo, per evitare l´insediamento a Sant´Andrea in Casale di una centrale di coogenerazione, alimentata a biomasse. I primi aderenti al progetto per replicare in Valconca le fortune registrate in ambito nazionale dal Movimento cinque stelle sembrano essere Giuseppe Spagnuolo, già in lista nel corso delle ultime amministrative con Obiettivo San Clemente, Ivan Pracucci componente dalla Pro Loco, la neo sanclementese Laura Giannini e, a quanto pare, il consigliere Marco
Vescovelli. Vescovelli, il capogruppo di Obiettivo San Clemente che vanta nel curriculum politico anche un´esperienza tra le fila della sinistra nella segreteria Ds, starebbe valutando la possibilità di aderire al gruppo fondato da Grillo, magari con un ruolo primario. Il capogruppo, in vista di allettanti proposte, starebbe però vagliando anche la possibilità di una clamoroso ricongiungimento con i suoi acerrimi rivali. Stando alle prime indiscrezioni, sarebbero infatti già almeno quattro le liste in pectore che scenderanno in campo a San Clemente nel corso della prossima campagna elettorale. Molte delle liste che stanno da tempo lavorando nella penombra sembranonasceredalfrazionamentodeigruppiconsigliariattualmente in carica, specie tra le fila della maggioranza.
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- Quattro chiacchiere con l’amministratore delegato di Sant’Andrea Servizi. Chi è Costante Migani? “Costante Migani è un pensionato sessantacinquenne con un passato da bancario in alcuni istituti di credito, particolari conoscenze di pianificazione strategica e controllo di gestione e redditività. Ha due grandi passioni: l’agricoltura (vigneto ed oliveto) e la vela, sport che condivide con i due figli Daniele e Matteo. Da qualche tempo è amministratore delegato di Sant’Andrea Servizi”. Cos’è Sant’Andrea Servizi? “Sant’Andrea servizi è una società di diritto privato (srl) completamente partecipata da Enti Pubblici (90% Comune di San Clemente e 10% Camera di commercio di Rimini) . Una società di scopo nata nel 2006, come strumento operativo dei soci che hacome unico fine sociale “dare attuazione all’Apea (Area produttiva ecologicamente attrezzata) di Sant’Andrea in Casale. Praticamente gestisce 80 ettari di terreno da urbanizzare, su cui troveranno spazio: 226.000 mq di aree destinate all’industria ed all’artigianato, 44.000 mq di Centro direzionale e servizi in cui troveranno allocazione attività di pensiero, commercio, uffici, centri espositivi, anche consortili delle produzioni locali, banche, cinema, call center, locali per associazioni culturali eccetera; 13.000 mq di superfici utili da destinare a civile abitazione,57.000 mq di pubblici parcheggi di cui uno coperto a disposizione dei tir. Come si finanzia Sant’Andrea Servizi?
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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE
Lo afferma Costante Migani, amministratore delegato di Sant'Andrea Servizi. Gestisce 80 ettari da urbanizzare per la produzione
‘Chi parla di biomassa, parla a sproposito’ I numeri: 226.000 mq di aree destinate all’industria ed all’artigianato, 44.000 mq di Centro direzionale e 13.000 mq di superfici utili da destinare a civile abitazione,57.000 mq di pubblici parcheggi
San Clemente, la torre civica
ECONOMIA
di Claudio Casadei “Il capitale dei soci non è assolutamente sufficiente a fronteggiare i rilevanti investimenti che la realizzazione, anche di una piccola parte dell’area, comporta. Abbiamo dovuto necessariamente rivolgerci al sistema bancario, trovando in alcuni istituti locali l’interesse a percorrere un pezzo di strada insieme nell’ottica del comune interesse. Particolare gratitudine dobbiamo alla Bpv che, nello spirito che da sempre la contraddistingue “creiamo ricchezza per reinvestirla nel nostro territorio d’elezione, per aiutarlo a crescere insieme a noi”. Più di altri ha creduto nel progetto industriale e ci ha consentito di avviare l’acquisizione delle aree su cui si svilupperà circa 1/3 dell’intera area. Il bilancio 2011, grazie alla vendita di un lotto industriale, si è
chiuso per la prima volta in attivo tale da consentirci di coprire perdite pregresse e non ricorrere alle casse dei soci, e di destinare a riserve quanto sufficiente a fronteggiare le spese ordinarie di funzionamento della società per almeno un biennio. Fino al 2009 abbiamo dovuto ricorrere al soci, prassi del resto del tutto normale per ogni società di scopo che sta lavorando per raggiungere l’obiettivo per cui è nata”. Quanto costa Sant’Andrea Servizi al Comune di San Clemente? “Dal 2010, nulla; anzi in prospettiva sarà un ottimo investimento”. Qual è il progetto principale di Sant’Andrea Servizi? “Realizzare, con una struttura più snella, poco costosa e senza gravare sulla struttura comunale, un’area industriale che, a regime,
cambierà il volto socio economico dell’intera vallata, con più che positive ricadute sulla creazione di nuovi posti di lavoro”. Cogenerazione e biomasse: cosa bolle in pentola all’Apea? “E’ sicuro che l’Apea provvederà a produrre buona parte dell’energia elettrica necessaria al suo funzionamento; ciò rientra nella peculiarità di tutte le aree simili e proprio in quest’ottica abbiamo ottenuto un importante contributo alla Comunità Europea a fondo perduto, pari a circa il 50% dell’opera. Lo strumento scelto è una centrale di cogenerazione e teleriscaldamento da 1200 megawatt. A tal proposito stiamo predisponendo un bando pubblico, aperto anche ad eventuali proposte innovative, per la costruzione/gestione di una centrale di cogenerazione che, come da studio di fattibilità già sviluppato, dovrebbe essere alimentato a gas metano. Chi parla di biomasse in questo momento parla a sproposito, senza peraltro specificare, distinguere e spiegare la differenza esistente fra biomasse di tipo tradizionale (liquami e simili) e biomasse di origine vegetale; fra fermentazioni di tipo tradizionale e fermentazioni in vasche anaerobiche. Una informazione corretta e
puntuale dovrebbe non spaventare, ma mettere in condizione chi legge di capire e farsi un’idea. La nostra Apea vuole essere a bassissimo impatto ambientale ed energetico. Quali saranno i disagi che dovranno affrontare i cittadini di Sant’Andrea in Casale? “Nessun disagio per i cittadini di Sant’Andrea; anzi direi che ci saranno solo vantaggi, specie in termini di sicurezza, grazie alla forte riduzione di traffico pesante che lascerà l’attuale percorso sulla Riccione Tavoleto per spostarsi sulla nuova provinciale e ponte sul fiume Conca; su cui confluirà anche il traffico leggero da e per Cattolica, con notevole risparmio di tempo e combustibili e, visto il tracciato, senza arrecare molestia alcuna agli abitanti del luogo”. Ci saranno accorgimenti per controllare ed evitare le varie forme di inquinamento? “Direi proprio di si. Ritengo che le dotazioni destinate a limitare consistentemente se non annullare l’impatto che una zona produttiva può avere sull’ambiente circostante siano più che sufficienti per raggiungere lo scopo. Basta una piccola riflessione sui dati di standard previsti nella zona industriale che indico qui di seguito: - 141.000 mq di fasce di mitigazione acustica e aree di parco - 38.000 mq di fasce di mitigazione paesistica - Per ciò che concerne invece
l’inquinamento atmosferico è prevista la costruzione di una cabina di monitoraggio delle sostanze inquinanti, analizzate da un centro universitario che quotidianamente invierà i dati registrati su display appositamente installati affinché la società di gestione dell’area ed i cittadini ne possano prendere conoscenza. Non dimentichiamo inoltre che il Centro Direzionale e servizi è posizionato in modo tale da creare una specie di cerniera fra la zona produttiva e la nuova zona residenziale ed il resto del centro abitato di Sant’Andrea”. Ci saranno vantaggi per il Comune di san Clemente? I vantaggi sono facilmente individuabili: maggiori entrate fiscali; maggiori servizi alla cittadinanza (asilo nido, mense aziendali, nuova piazza come centro di aggregazione fra il nuovo ed il vecchio, parchi, piste ciclabili, arena all’aperto e spazi attrezzati, orti per anziani, ecc); una nuova viabilità che sgraverà di traffico, specie quello pesante, la Riccione Tavoleto, aumento considerevole dell’offerta di posti di lavoro”. Ci sono difficoltà, qualche rischio di non portare a termine il progetto? “Difficoltà e preoccupazioni sono dettate più che altro dalla situazione economica, che rende difficile e costoso il ricorso al credito e la commercializzazione delle aree produttive. Per il resto qualche appesantimento dovuto alle procedure pubbliche, che, se da un lato garantiscono trasparenza ed equità, dall’altro rallentano la marcia ed assorbono energie che potrebbero essere spese meglio. Di contro, e non è poco, evidenzio la totale sintonia con i Soci”.
Plastica nell'organico e organico nella plastica
(O. I.)
Sant'Andrea in Casale, cassonetti pieni
- Ciao ragazzi, penso che questo dovrebbe essere lo spunto per riflettere a distanza di qualche anno dal suo inizio come sta procedendo la raccolta differenziata nel nostro territorio. Questa immagine che si riferisce al tratto iniziale di via Cerro a Sant'Andrea in Casale (vicino alle scuole) è un
quadretto visibile un po' d'ovunque purtroppo. Accanto a irriducibili refrattari a tali norme che continua a buttare la plastica nell'organico e l'organico nella plastica, c'è una cospicua fetta di popolazione che ancora non sa come affrontare in termini tecnici la suddivisione del pattu-
me. Quindi penso che una bella tabella tecnica e riassuntiva possa essere d'aiuto e di monito. Ad iniziare da me. La cosa triste è come la svogliatezza, l'ignoranza e il qualunquismo di alcuni infici il lavoro di tanti. Buon lavoro a tutti. Gabriele
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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO
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Centenaria, come vuole la tradizione si celebra la seconda domenica di ottobre. Dietro ci “sono molte mani”
LO SPORT
Italino Mulazzani ha lasciato la presidenza del Montegridolfo
SALUDECIO
Bocce, Montegridolfo terzo in Coppia Italia
Noci, festa per i nonni del Beato Amato - La Festa delle Noci è un appuntamento antico di qualche centinaia d’anni, in onore dei nonni ospiti nella Casa di Riposo del beato Amato di Saludecio. L'appuntamento è il 14 ottobre. La scusa per coccolare i nonni sono le noci, la cui coltura un tempo era molto diffusa nella Valconca. La Festa delle Noci si
identifica con la figura del Beato Amato, che fondò proprio a Saludecio nel XIII secolo l’Hospitales, ossia la casa dei pellegrini, e con la tradizione francescana della cerca delle noci. ùLa Festa si svolge presso la Casa di Riposo di Saludecio a incominciare dal mattino con le
funzioni religiose (9,30 messa) per proseguire nel pomeriggio (14,30) con la musica dal vivo, il sangiovese e la piadina, le torte e il liquore nocino e l’estrazione della lotteria alle 18. Chiude la giornata la premiazione della noce più piccola e di quella più grande. L’appuntamento, come di-
cono gli organizzatori, coinvolge “molte mani”. Il ricavato, naturalmente, va ai nonni ospiti della casa di riposo. Cerreto Ancora a Saludecio, nel borgo di Cerreto, è in programma domenica 7 ottobre la Festa della Madonna. Meleto Ancora a Saludecio, in località Meleto, come da tradizione è in programma domenica 28 ottobre la Festa della Madonna del Rosario con musica, giochi popolari e gastronomia nel pomeriggio.
- Solo terzo per modo di dire quest'anno il Montegridolfo Bocce, seppure, almeno ufficialmente, sotto le insegne della provincia di Rimini. In pratica, i colori provinciali coincidono con quelli di Montegridolfo. Negli ultimi anni è stata una delle squadra da battereInfatti, lo scorso anno mise il sigillo sulla Coppa Italia. Nel 2010 invece si appiccicò sulle maglie lo scudetto tricolore. Fu ancora Coppa Italia nel 2009. La squadrone costruito da Italiano Mulazzani portò la Coppia Italia in Valconca anche nel 2005. Negli anni dei trionfi, sulla
panchina del Montegridolfo si è sempre seduto Edo Mattioli, il Mourinho delle bocce. Quest'anno il Montegridolfo ha girato pagina. Il presidentissimo e factotum Italino Mulazzani ha lasciato le redini della società, anche se il suo nome campeggerà ancora sulle maglie. La società ha cambiato timoniere ed alcuni giocatori (data la crisi economica incompatibili per le casse), ma ai nastri di partenza si presenta sempre come una delle compagini da battere; le altre due sono le rivali storiche, Treviso e L'Aquila. La mina vagante potrebbe essere Roma.
MONTEGRIDOLFO - CULTURA E TURISMO
Vacanze per la mente, una tre giorni col grande Carlo Sini La cartolina presentazione con autori e luoghi
- Carlo Sini è tra i massimi filosofi italiani. Oltre ad associare idee, a pensare, ha anche tenuto lezioni in aziende di livello assoluto. All'interno del progetto “Liberotempo. Vacanze per la mente”, sarà a Montegridolfo il 26, 27 e 28 ottobre. Tema del suo seminario: “Perduto il paradiso... La società tra natura e cultura”. Ciclo denominato “Weekend d'autore, oltre a Montegridolfo, ci sono Sant'Agata Feltria (1-16 settembre con Antonia Arslan), Bertinoro-Fratta Terme (2830 settembre, con Eraldo Baldini) e Verucchio (5-7 ottobre con Ermanno Cavazzoni). L'idea vuole legare la bellezza dei borghi e il prestigio dei relatori ad un modo spe-
Carlo Sini
ciale di fare vacanza. Infatti, gli organizzatori offrono due pacchetti. Il cosiddetto standard a 390 euro; a 430 euro il comfort. Per l'occasione sono state stampate migliaia di cartoline che recavano i volti dei relatori, un'immagine delle cittadine e l'intero programma. Prima di essere un filosofo raffinato, Carlo Sini è un bel-
l'italiano di cui essere orgogliosi: è un gentiluomo che sa trasmettere senza spocchia e con il gusto della battuta. Insomma, con lui la noia è ben lontana. In chi ascolta sa trasmettere la fiammella della passione. Non è ottimista sul futuro del nostro Paese ma come dargli torto?
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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO
Vincenzo Sanchini racconta il piccolo borgo in bellissime pagine: parole, gente, luoghi, storie, tradizioni
“Li pèdghe” (le orme), Cerreto in un libro - “Chi sa raccontare il proprio paese, parla al mondo. La bella immagine è di quel gigante di scrittore di Lev Tolstoj. Forse la similitudine potrebbe sembrare esagerata e apparentemente grossolana ma Vincenzo Sanchini narra la propria gente, che è poi Cerreto, che è un frammento di Romagna che assurge ad archetipo, con passione, precisione e garbata ironia”. Così Giuseppe (Pino) Sanchini scrive nell'introduzione al bel libro di Vincenzo Sanchini, una bella mente originaria di Cerreto che da anni abita a Rimini. Si intitola “Li pèdghe” (Le orme”). Sono delle poesie in dialetto (con traduzione in italiano a fronte che raccontano le parole (36), le persone (18), i luoghi (8), le storie (6), le tradizioni (32) di Cerreto. Corredato da eleganti illustrazioni di Fidenzio Basso e fotografie di Romano Sanchini, il volume porta anche il contributo di altre due menti vivaci della provincia di Rimini, Ennio Grassi e Oreste Delucca. Continua nella presentazione il sindaco Sanchini di Sanchini (nessuna parentela) “Uomo riservato, una riserva-
LA POESIA
Contributi anche di altre due vivaci menti della provincia di Rimini: Ennio Grassi e Oreste Delucca. Le pagine sono il caleidoscopio di una comunità piccola e completa. Vera
L'aia di Cerreto Questa poesia di Vincenzo Sanchini è in dialetto. La riportiamo in italiano Mi piacerebbe tornare indietro nella mia aia di Cerreto senza invece andare a zonzo in dei posti che non sono di nessuno dove spesso mi sono ritrovato alla meglio mascherato
CULTURA
tezza tale che per paura di disturbare, Sanchini, sarebbe in grado di abbandonare la festa senza salutare gli amici. Vincenzo ha lasciato Cerreto giovanissimo; per scendere a Rimini. Professore molto amato dagli allievi, è diventato riminese, ma si è sempre portato nei giardini del cuore il minuscolo borgo della Valconca: cinto dalle avvolgenti mura malatestiane, con l'unico arco d'ingresso che porta nelle viuzze, nelle piazzette, nelle casine, in una grande chiesa. Attorno, le prode della campagna si intersecano e creano una geometria di paesaggio perfetta. Chi non lo avesse mai vi-
Vincenzo Sanchini (Foto Flavio Marchetti)
La copertina del libro
sitato, in Cerreto e dintorni può trovare la Romagna di un secolo fa, cinque secoli fa... Senza chiudere gli occhi, ma a tutto iride. Ne sono la prova il monastico silenzio delle istantanee alla fine di questo libro. Le pagine sono un intreccio
semplice: le parole, la gente, i luoghi, le storie e le tradizioni. Ogni cosa è raccontata nell'immediatezza del dialetto, con tanto di traduzione a fronte. E' un gigante Sanchini e sono sulla stessa lunghezza Oreste Delucca (rigoroso storico della provincia di Rimini), e Ennio Grassi. I due amici hanno portato il loro speciale contributo alla riflessione. Non meno felice la mano dell'illustratore, Fidenzio Basso. Forse, il disegno più bello è quello a corredo de “E' cròj” (il cercine). Quel fazzolettone che...”. “Un respiro d’aria fresca/ Un abbraccio rassicurante/ Una parola ‘buona’ / Un caro amico”. Il libro nelle parole di Gigliola Fronzoni, assessore alla Cultura del Comune di Saludecio.
La “pazzia”, solo arma di difesa - Nelle campagne medievali i “nemici” erano sempre in agguato: si trattasse di malviventi isolati, gruppi di sbandati o predoni, soldati in cerca di ingaggio o di che vivere, drap-
Cerreto, la chiesolina
- Il libro reca una preziosa storia di Cerreto di Oreste Delucca. Ne riportiamo l'inizio. pelli militari o eserciti veri e propri di passaggio. I contadini, sparsi al lavoro nei campi, a turno facevano la guardia per segnalare eventuali pericoli; il campanile della chiesa era visibile da qualunque luogo e i suoi rintocchi a martello chiamavano la gente a raccolta. A quel suono, tutti correvano a rifugiarsi entro il castello, portando con sé la famiglia, gli animali e quel che potevano salvare. Il “castello”, cioè il nucleo abitato di allora, rinserrava le porte e confidava nella difesa delle proprie mura. Ma non sempre il muro di cinta era abbastanza alto e forte da resistere agli assalti; non sempre c’erano uomini ed armi bastanti ad una efficace difesa; non sempre le scorte di acqua e cibo permettevano di resistere a lungo. I castelli minori spesso dovevano soccombere; e in quel caso erano dolori, si perdeva tutto, andava bene se si riusciva a salvare la vita. Per quei piccoli centri era davvero una brutta situazione, che li costringeva alla ricerca di
ogni rimedio praticabile: l’oneroso ingaggio di mercenari a loro protezione; l’alleanza con un castello maggiore (che comportava inevitabilmente sudditanza); qualche altro stratagemma possibile. Quando rifletto su tali situazioni mi viene istintivo pensare a Cereto: un castello minuscolo, raggiungibile senza dover superare grossi ostacoli naturali, circondato da centri ben più importanti quali Saludecio, Mondaino, Montefiore, Tavoleto; è proprio il caso di dire “un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro”. I Ceretani, quale espediente hanno escogitato a loro salvaguardia? Si dice che Cereto sia il “paese dei matti”; i suoi abitanti sono derisi e additati a pubblico scherno; esiste un ricca letteratura di fatti e personaggi strampalati la cui tradizione viene da lontano. Ma costoro, stolti lo sono veramente, o “ci fanno”? Io mi convinco sempre più che la pazzia dei Ceretani sia una loro astuta invenzione, posta in essere per costruire intor-
no a sé un muro di cinta immateriale, più alto e robusto di quello che difendeva materialmente quel grumo di case sorto intorno alla chiesa. Mi sembra di ascoltare i discorsi di chi, dalle alture circostanti, osservava Cereto: “Un paese di matti; lasciamolo perdere, meglio non avere contatti; chissà quali sorprese potremmo avere”. Erasmo da Rotterdam scriveva il suo Elogio della follia nel 1509; i Ceretani, la follia la praticavano già da tempo. E la piccola comunità viveva nel proprio isolamento, tra le fatiche dei campi e le frequentazioni religiose, circondata da un alone di sarcasmo e irrisione che forse costituiva la sua migliore corazza. Una corazza artificiale e furbesca perché la popolazione di Cereto, analizzata dall’interno, si è sempre mostrata del tutto saggia e “normale”. Nelle mie ricerche archivistiche, ogni tanto mi imbatto in documenti del passato che la riguardano; ebbene, non si differenziano per nulla dalla ordinaria documentazione delle altre località circostanti. In genere si tratta di atti notarili che testimoniano la vita spicciola della gente: allora, il notaio era “il segretario di tutti” e le sue carte registravano tanti fatti, anche modesti, della quotidianità. Vediamone alcuni in estrema sintesi, tratti dalle fonti locali del Quattrocento e del Cinquecento.
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CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO
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Il libro è stato raccontato in un consesso di grande prestigio. L'Italia fece uso di gas. Intervenuto il ministro Riccardi
Presentazione romana
La copertina del libro
MONTECOLOMBO
- Il 25 Settembre scorso, l’amico Antonio Orlandi Contucci è stato nuovamente chiamato ad esporre in un consesso di grande prestigio in Roma, il contenuto del suo libro “Passato d’Africa”, edito dall’editore “Rubbettino”. L’opera, come già ricordato nel numero di marzo de “la Piazza”, riporta il diario giornaliero che Goffredo Orlandi Contucci, padre di Antonio, scrisse durante la partecipazione alla seconda guerra italo–etiopica, dal 1935 al 1937, quale sottotenente del Reggimento di cavalleria “Genova”. Una testimonianza rarissima di quella vicenda bellica. Il libro presenta inoltre una seconda parte, a cura di Antonio Orlandi Contucci, che ricostruisce la campagna militare, per consentire di inquadrare storicamente e territorialmente i fatti narrati nel diario del padre. L’occasione per approfon-
di Pierfrancesco Gasperi
dire l’opera è stata fornita dal “Centro Studi Difesa e Sicurezza”, il cui acronimo è Cestudis, che ha promosso il convegno nazionale “Ricordi d’Africa 2”, tenutosi a Palazzo Marino, una struttura della Camera dei Deputati. Il convegno è stato aperto dal presidente del Cestudis, Gen. Luigi Ramponi, già comandante generale della Guardia di Finanza e comandante del Sismi, ed ha visto la partecipazione di Andrea Riccardi, attuale ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione. È stato coordinato dal Gen. C.A. Bruno Simeone e da Maria Gabriella Ripa di Meana. I relatori sono stati il Gen. C.A. Cesare Vitale, ex vice-comandante generale dei Carabinieri, sulla “Battaglia di Cheren”, il Dott. Augusto Frasca, sul tema
de “La Somalia del Duca degli Abruzzi”, il Dott. Luigi Gentilini, sul tema “Un ospedale italiano sul Lago Vittoria”, legato al volontariato italiano in Africa sul fronte sanitario, il Dott. Claudio Saliola, sulla “Storia sconosciuta dell’Amba Alagi”, ed il Dott. Vanni Loriga, sul tema “Chi scoprì i corridori degli altipiani?”, inerente il mondo dello sport e l’avvento dei corridori etiopi nel mondo delle competizioni internazionali, a partire da Abebe Bikila. Le relazioni, tutte molto interessanti, hanno tutte dato un giudizio sostanzialmente positivo dell’opera italiana nel Corno d’Africa, ricordata anche da alcuni presenti di nazionalità Eritrea, e da numerosi figli o discendenti di militari e coloni che vissero per lungo tempo in quelle terre. Tra i relatori c’è stato anche, come detto, Antonio Orlandi
Contucci, che descrivendo l’opera sua e di suo padre, ha determinato un vivace dibattito tra gli intervenuti, scaturito dalla domanda se vi fosse menzione, nel diario del padre Goffredo, dell’uso di gas da parte del Regio Esercito. Una eventualità che Antonio Orlandi Contucci ha confermato, poiché vi è almeno un
episodio narrato dal padre, dell’uso di tali sostanze sulle mandrie al pascolo degli uomini di Ras Destà, uno dei principali oppositori del Regio Esercito sul fronte Sud del conflitto. Orlandi ha ricordato che la circostanza venne confermata da suo padre molti anni dopo, e di come egli si stupisse che la cosa fosse stata tenuta nascosta
in maniera così efficace per decenni. Numerosi astanti, durante il dibattito, sono intervenuti a supporto delle tesi negazioniste sull’uso di gas in Etiopia, sia iprite che fosgene, da parte del Regio Esercito. Nessun militare presente, per la cronaca, ha preso la parola a sostegno di una delle due tesi. Quando il libro di Antonio Orlandi Contucci venne presentato nella sua prima versione a Monte Colombo, nel novembre 2009, il generale Massimo Coltrinari del Centro Alti studi della Difesa – I.S.S.M.I, relatore, confermò autorevolmente che il Regio Esercito fece uso dei predetti gas, spesso come rappresaglia per il trattamento disumano che gli etiopi riservavano ai prigionieri italiani. Si può affermare che, data la morfologia del terreno su cui combatté il Regio Esercito in quel conflitto, montagnoso e caratterizzato di immensi spazi aperti, l’uso dei gas era poco efficace, perché lo stesso di disperdeva in gran parte dopo il lancio. Ma negarne l’utilizzo appare anacronistico.
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Chitarra: “The spirit of Marco” Donata da Kevin Schwantz Kevin Schwantz firma la chitarra
- Confermato ! la chitarra “Spirit of Marco”, è stata comprata su ebay alla cifra di 11.550 euro da un appassionato ... il campione del mondo Kevin Schwantz , che ha deciso di donarla alla Fondazione Simoncelli ! grazie Kevin !!!!
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Ottobre 2012
CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO
Emiliano Righetti, candidato a sindaco di una lista guidata del Pd, racconta le ragioni della sconfitta
‘Perso ma con una bella squadra’ - Tutti lontani dalla “Lista Risanamento e Rinnovamento”. Era il cavallo perdente, quello in groppa al quale era stato messo Emiliano Righetti. Con un “bluff” di Daniele Imola. Le ragioni della sconfitta, si sa, stanno nella vecchia politica (ormai l’hanno detto tutti, sia a destra che a sinistra). Secondo Righetti, 66 anni, ex dirigente del comune di Riccione e ora pensionato, anche il Pd ha fatto il vuoto attorno ai suoi. Una sconfitta annunciata? “Per me è stata la prima volta in una campagna elettorale. La nostra lista civica è fatta di persone senza esperienza in questo campo. Ora ci vediamo una volta ogni 15 giorni per fare il punto. E devo dire che abbiamo messo insieme una bella squadra.” Cosa ha pesato nella sconfitta? “Questo nostro non avere esperienza. Non abbiamo saputo attaccare le persone come gli altri hanno fatto con noi.”
Emiliano Righetti
L'INTERVISTA
Da come lo dice sembra sia mancato il cinismo. “Noi abbiamo raccontato la verità. E sono ancora convinto che a Coriano sia stata la linea giusta da seguire. Anche se abbiamo perso. Nei nostri confronti c’è stato un terrorismo mediatico con delle menzogne. Ricordo che mi fermavano per strada per chiedermi ‘ma davvero volete portare il Comune a Riccione e iservizi a Riccione?’ Il problema, che piano piano verrà fuori, è che i servizi costano. E resto convinto che la soluzione sia quella di un’unione tra i comuni come per esempio la Polizia municipale”. Coriano ha un’amministrazione di centrodestra dopo 60 anni di governo di sinistra e centrosinistra. A chi va addebitata la responsabilità di que-
sta sconfitta? “La vecchia politica non è stata in grado di affrontare la situazione. Coriano è in queste condizioni non solo per colpa di Luigina Matricardi. Che comunque avrebbe dovuto mettere le cose in chiaro fin dall’inizio. Inoltre ha un territorio ricco, il suo bilancio non è così a rischio come si pensa. Il problema è che dietro a noi c’è stato il vuoto. A parte qualcuno, penso a Guiducci, Pierini e Daniele Imola, per il resto eravamo isolati”. Il partito ha preso le distanze per non rischiare di farsi male? “Ancora adesso c’è il vuoto, non c’è il pensiero di ricostruire una linea politica qui. Penso che
se avessero fatto una lista con il simbolo del partito non avrebbero nemmeno trovato nessuno disposto a entrarci”. E riguardo all’amministrazione attuale? “Avverto i metodi della vecchia politica. Una lista civica che ha vinto ma che si trova all’opposizione altre liste che, insieme, hanno preso più voti, dovrebbe allargarsi per condividere le scelte. Invece non hanno questa capacità di visione. Soprattutto il sindaco”. Mimma Spinelli ha introdotto questa buona usanza delle assemblee pubbliche prima dei Consigli comunali per spiegare le decisioni alla popolazione. Come le sembra?
“È un fatto positivo. Ma non è tutto oro quello che luccica. Si può fare di più, per esempio portando i consigli comunali nelle frazioni. Così si ricostruisce il rapporto con i cittadini”. Un giudizio sui primi sei mesi di questa legislatura. “Hanno promesso cose che non hanno mantenuto. Un paio di esempi: in un incontro pubblico promisero di portare la Finanza dentro gli uffici per mostrare tutte le carte e che l’Amministrazione si sarebbe poi costituita parte civile in un processo contro i vecchi amministratori. Non s’è visto nulla di tutto questo però a loro in campagna elettorale andavano gli applausi, a noi i sassi. Hanno promesso che avrebbero ribaltato la macchina comunale, mandato i dirigenti a gestire il canile. Invece ora lavorano più di prima. A loro gli applausi”. Populismo? “Sì”. Anche la vostra squadra non aveva dei limiti? “A livello tecnico amministrativo siamo perfettamente in grado di gestire la macchina comunale. È da lì che parte la svol-
ta. Che l’Amministrazione ci ascolti, noi possiamo dare il nostro contributo in un lavoro per esempio di commissione. Invece lo sguardo è quello di chi abbatte i costi sì, ma rimane slegato dalla realtà. La casa per anziani che vogliono smantellare ne è un esempio, senza pensare a dove verrà sbattuto chi ci sta dentro. Oppure con il Corte, chiuso per risparmiare ma che alla fine costerà di più perché non ci sarà l’apporto dei privati per la gestione. Se risparmi 80.000 da una parte poi ne devi mettere 50.000 perché sei rimasto da solo a fare la programmazione culturale”. E l’Apea di Raibano? Il sindaco disse che voleva uscirne. “Ha appena stanziato 50.000 euro per la gestione corrente e poi un accordo che il progetto partirà solo con l’allargamento di via Venezia. Abbiamo chiesto un Consiglio comunale aperto. La gente è stanca di vedere capannoni”. Ma quando Daniele Imola le ha chiesto di candidarsi, che le ha detto? “Daniele prima ha bluffato. Mi disse che dovevo far parte di una squadra. Poi nel giro di 15 giorni mi sono ritrovato candidato sindaco. In giro mi facevano le condoglianze... Il mio è stato uno spirito di partecipazione, come alle olimpiadi”. T. M.