Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698
ANNO 16 N.9 Euro 1,50
Mensile di politica, economia, cultura, sport e costume della provincia di Rimini
REDAZIONE: VIA GARIBALDI, 30 - 47843 MISANO ADRIATICO (Rimini) - Tel. 0541.611070 E-mail: lapiazzarimini@libero.it
“Il contrario di un principio economico sano” IL PUNTO DI VISTA
Sartori, grande italiano di Alessandro Roveri* - La vacanza estiva della politica permette finalmente di parlare di Giovanni Sartori, l’ insigne politologo del Corriere della Sera. E’ dal 1972 che quello studioso si batte in difesa della natura e della vita umana sulla terra, e nel giorno di Ferragosto, nel bel mezzo di questa estate impazzita, ha voluto ancora una volta dire la sua. Giacché stiamo assistendo ad un fenomeno nuovo, l’estate torrida e la siccità che colpiscono la Pianura Padana, la Russia e gli Stati Uniti, «che hanno registrato il luglio più caldo della loro storia». Questa volta non si tratta di uno dei cicli di riscaldamento che la terra ha subito in passato (cicli di secoli o di millenni). Questa volta sono circa dieci anni che il ciclo del riscaldamento va avanti, come Sartori aveva previsto già nel 1972. La natura si ribella, e sono prevedibili nubifragi autunnali come quelli che hanno portato la morte in tante città italiane: anch’essi provocati dalla rivoluzione meteorologica provocata dal riscaldamento della terra.
Questa volta il riscaldamento della terra minaccia di durare ancora a
Morosini: “Perché si uccide un Generale”
RICCIONE - 15
SETTEMBRE 2012
Pru Ghigi: nulla si recupera, solo si cementifica MORCIANO - 53
CATTOLICA - 39
Meno raccolta, più impieghi, più sofferenze La stato di salute dell'economia provinciale vista dall'osservatorio degli osservatori: il sistema bancario locale. Gli istituti del territorio continuano a sostenere famiglie e imprese
RIMINESE - LA CULTURA
MADE IN ITALY Toca sperè cl'an dura da Nadèl a san Stéfne
La Guardia di finanza sta scovando centinaia di evasori fiscali nel Riminese...
Don Dino Gabellini
Don Dino, quel gigante della musica
di Francesco Toti - Risparmiano meno imprenditori e famiglie. Hanno bisogno di più prestiti. E qualche volta per non dire spesso sono in difficoltà nella restituzione del danaro. Questo è lo stato di salute del sistema socio-economico della provincia di Rimini visto attraverso l'osservatorio degli osservatori: il Pagine 2-3-4
- Don Dino Gabellini è tra i massimi musicisti italiani. Ottantasette anni, parroco da 61 della parrocchia di San Pietro, poteva vincere Wimbledon invece si è sempre divertito a giocare a tennis nel campetto di Montegridolfo. In oltre mezzo secolo ha fondato scuole di musica Cecco - Grant Wood - 2012
ECONOMIA
VALCONCA
La crisi
San Clemente Aventino. Minoranze vs Tordi L'è cheld San Giovanni Brescia, scrigno di capolavori Coriano Tordi: “Pd sconfitto, colpa del Pd Montefiore Corsucci in mostra Mondaino Palio, la nona di Montebello Saludecio Maioli, a Santiago in scooter 50
Breve massima di saggezza
Vendesi capannoni
I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela
MISANO
Enrico Berlinguer (politico 1922- 1984)
Segue a pagina 11
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Tariffa Roc: “Poste Italiane Spa - Sped. abb. post. D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.° 46) art. 1 com. 1 - DCB Rimini”
Palazzetto, una cattedrale nel deserto?
RIMINI - 6-7
Monte Cerignone - Tel. 0541.978524 Fax 0541.978698
Pagina 13
Filosofi in libertà Il futuro passa per i Dieci Comandamenti?
Segue a pagina 58
CONDOMINI - PARERE DELL'ESPERTO
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INCHIESTA
Settembre 2012
2
Sofferenze raddoppiate negli ultimi due anni. Triplicate negli ultimi cinque
Meno raccolta, più impieghi, più sofferenze L'INCHIESTA segue dalla prima pagina
sistema bancario provinciale. L'indicatore economico che potrebbe sintetizzare il tutto è la voce sofferenze (anche se molto meno della metà della media nazionale, all'8,5 per cento). Le sofferenze Negli ultimi due anni le sofferenze sono più che raddoppiate. Tra il 2006 ed il 2011 quasi triplicate: da 260 a 677 milioni di euro. Questa, all'osso, l'economia della provincia di Rimini scrutata attraverso la lente d'ingrandimento delle sette banche locali, che valgono gran parte del risparmio e degli impieghi. In questo difficile panorama (gettare una riflessione sulla tabella nella pagina che segue) il sistema bancario locale continua a fare il proprio dovere, anche se come dice Luigi Sartoni, direttore generale della Banca Popolare Valconca, si aprono quattro occhi prima di deliberare gli affidamenti a imprese e famiglie. Banche - ruolo Se la banca sta all'economia come il sangue ad un corpo umano (per lo statista inglese dell'800 Gladstone visione romantica: l'unica cosa che abbia fatto impazzire gli uomini più dell'amore è la questione monetaria), forse la galassia produttiva provinciale ce la potrebbe anche fare ad affrontare la crisi, sempre che la politica locale e nazionale (il potere dei poteri) avesse la bontà di lavorare sul medio e lungo periodo,
Giornale d'informazione fondato nel 1997 Direttore responsabile Giovanni Cioria Edizioni la Piazza Via Garibaldi 30 - 47843 Misano Adriatico Redazione Via Garibaldi 30 - 47843 Misano Adriatico tel. 0541.611070 Abbonamenti e pubblicità - 0541.611070 Stampa La Pieve Poligrafica Editore srl Verucchio (Rimini) Pubblicità inferiore 45% Registrazione presso il Tribunale di Rimini N.° 13/'97 del 21 - 8 - 1997 Numero Roc: 10.364
Giornale in stampa il 5 settembre
come un buon padre di famiglia, partendo dalla giustizia (sociale), organizzazione, ricerca e sviluppo. Ma è meglio dubitare di costoro ed affidare il proprio destino, e quello dei figli, a se stessi. Insomma, nessuna delega e oculati controlli. Indignarsi. Perché come disse qualcuno (Giulio Andreotti) forse si fa peccato ma ci si azzecca. Il sostegno alle imprese La scuola Comit (Banca Commerciale Italiana) alle spalle, capace di restare impresso anche ad un giovane Mario Draghi, oggi a capo della Bce (Banca centrale europea), Sartoni è il direttore generale della Banca Popolare Valconca: “Il nostro istituto di credito sta viaggiando bene in mezzo ad un mare in tempesta. Ha continuato ad appoggiare
l'economia. Nei primi 6 mesi di quest'anno abbiamo erogato nuovi mutui per 58 milioni di euro. Invece, su base annua, siamo passati da 974 a 1.027 milioni di euro. Dunque, abbiamo continuato ad appog-
giare l'economia locale”. “Purtroppo - continua Sartoni - la situazione economica reale non è migliorata. Anzi. Alcuni settori, come il comparto costruzioni, si è aggravato. I nostri imprenditori
NUMERI*
NUMERI*
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Sportelli in calo - Segno di crisi o razionalizzazione sono il numero degli sportelli in provincia.
2011. 305 2010. 310 2008. 295 2006. 279 *Fonte: Camera di commercio
Caldari, BCC Gradara: “Questa banca continua a credere nelle capacità della nostra gente e nella possibilità di ripresa. Conferma la nostra determinazione e la nostra forza, nel proseguire una missione che conserva intatti, i nostri valori”
Luigi Sartoni, Bpv: “I problemi vanno affrontati alla radice. Ci vogliono interventi forti: patrimoniale seria, vendere parte delle nostre riserve auree, impedire vendite allo scoperto, la Borsa non può essere questa”
Impieghi
Sofferenze
- In cinque anni, 2006/2011, i prestiti bancari (milioni di euro) sono saliti alla velocità della luce come dicono i numeri che seguono. Segno di dinamismo e non solo.
- Le sofferenze, cioè il danaro non restituito alle banche (milioni di euro) è peggiorato anche questo alla velocità della luce.
2011. 12.661 2010. 11.923 2008. 11.281 2006. 9.266
2011. 677 2010. 517 2008. 318 2006. 260
sono bravi ma con un grosso difetto: nel periodo di vacche grasse non hanno lasciato i soldi nelle imprese, ma li hanno dirottati per i consumi personali. Un indice di solidità è avere almeno il 10-20 per cento di capitale sociale sul totale dei ricavi. Solo così la banca diventa uno dei giusti finanziatori e non il finanziatore. Non lo vedo bene il futuro, se si continua su questa strada. Possiamo uscire da questo periodo di crisi con interventi straordinari su più fronti. E forse siamo in ritardo”. Conoscenze La Banca di Credito Cooperativo di Gradara ha le scarpe in due territori, Rimini e Pesaro. E' una delle protagoniste dello sviluppo provinciale. Insieme alla Bpv ha aumentato i prestiti alla clientela. La presiede Fausto Caldari. Afferma: “Se non fossi a conoscenza che questo clima di sfiducia crescente, determinato da oltre 2,5 milioni di disoccupati, dalle persistenti difficoltà delle
famiglie e dei giovani, dalla scarsa credibilità degli organi istituzionali che si ripercuote anche sulle banche locali. Se non fossi ben consapevole che questa recessione, condiziona gravemente la nostra attività da più di tre anni, limitando il nostro sostegno allo sviluppo del territorio, ed ostacolando ogni ulteriore radicamento. Se non avessi quindi perfetta coscienza di ciò che sta accadendo attorno a noi, mi sentirei di dire essere soddisfatto del fatto che la BCC è in ottima salute. Noi svolgiamo un ruolo e cerchiamo di farlo al meglio”. “Questa banca - continua Caldari - continua a credere nelle capacità della nostra gente e nella possibilità di ripresa. Conferma la nostra determinazione e la nostra forza, nel proseguire una missione che conserva intatti, i nostri valori. Quello che facciamo, è un segnale forte che cerca in qualche modo di dare una risposta chiara, per il superamento di una perdurante criticità economica, ed esprime un sentimento di ottimismo, di speranza, che ci spinge fortemente a credere ancora nelle nostre possibilità, risvegliando in tutti noi, la volontà di fare, di migliorare, di superare le difficoltà, in poche parole di crescere ancora”. Interventi A chi gli chiede quali provvedimenti adottare per uscire dal mare in tempesta, risponde Sartoni: “I problemi vanno affrontati alla radice. Ci vogliono interventi coniugati ad una sana gestione della cosa pubblica e controllo della finanza. Primo, ci vorrebbe una patrimoniale seria. Secondo, vendere parte delle nostre riserve auree, che sono ai primi posti nel mondo, per abbattere il debito pubblico. E non spendere più, naturalmente. Terzo, impedire le vendite allo scoperto. Quarto, se la Borsa deve essere questa, sarebbe meglio chiuderla. Solo così si va a garantire il reddito a chi lavora e a chi ha risparmiato. Insomma, una crisi simile si gestisce solo con interventi straordinari e non con l'aspirina. Tutte queste cose il presidente del Consiglio Mario Monti le doveva mettere in campo nei primi due mesi di mandato. Ora, è prigioniero delle trattative”.
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Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
INCHIESTA Alcune hanno aumentato gli impieghi rispetto all'anno precedente
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CURIOSITA'
Banche provinciali (bilanci 2011*)
Proprietà ricca Azienda povera
Soci
Filiali
Raccolta diretta 2011
Raccolta diretta 2010
Impieghi 2011
Impieghi Sofferenze Totale 2011 attivo 2010
Gradara
2.472
20
580
579
486
473
1,38%
712
Banca Malatestiana
4.286
28
1.050
1.085
1.078
1.080
2,01%
1.330,9
1.618
18
585
583
593
583 )
5,85%
722
4.581
30
824
794
1.001
948
3,63%
1.074
1.764
15
564
581
359
356
0,88%
802
2.321
17
739
736
724
724
1,13%
1.003
BCC
- Ci sono anche imprenditori (dall'albergatore all'industriale, passando per gli agricoltori) forse troppi, che “derubano” le proprie aziende, senza usare tanti eufemismi. Tecnicamente vengono dette sottocapitalizzate. Un esempio. Ci sono imprese che fatturano 10 milioni di euro con una capitalizzazione di 50mila. Pochino. L'imprenditore va in banca e chiede l'affidamento per il fabbisogno produttivo. Spesso, a ragione, la banca risponde di no. Una buona impresa, rimarca Sartoni, ha una capitalizzazione sul giro d'affari tra il 10 ed il 20 per cento. Invece, nella piccola cultura italiana, l'imprenditore sottrae ricchezza alla propria impresa e la convoglia per
fini personali: ville, barche, orologi, appartamenti ai figli, vacanze. E qualche volta anche donne e champagne. Non è la strada giusta per avere una bottega sana e competitiva sul medio e lungo periodo. Il futuro invece vuole un'azienda ricca e la proprietà povera. Per ricca si intende bella nella struttura, macchine utensili all'avanguradia, sviluppo e ricerca di nuovi prodotti, investire su nuovi mercati andando per fiere e in cerca di nuove opportunità. A tutto questo va aggiunta anche la fortuna. Si sa che la fortuna aiuta gli audaci, cioè coloro che utilizzano competenze e organizzazione per affrontare la difficile navigazione dei mercati.
Banca di Rimini Banca Popolare Valconca Banca Valmarecchia Romagna Est
*Dati in milioni di euro (Mancano i dati della Carim perché commissariata. I suoi indicatori valgono circa un terzo del totale provinciale)
- Fa il proprio dovere la banca locale. Raccoglie dal territorio e semina sullo stesso per incentivare il futuro delle famiglie e della piccola e media impresa, che è l'ossatura del sistema produttivo provinciale ed italiano. Visto dagli economisti, oggi, più come un
difetto piuttosto che un pregio. La piccola e media impresa è il 90% del sistema economico nazionale, contro il 30 del resto dell'Europa avanzata. Si diceva che la banca locale fa il proprio dovere. Lo si può leggere nelle colonne della raccolta diretta e in quella
degli impieghi, che più o meno si equivalgono. Tutto sommato la voce sofferenze è ancora tollerabile. Oltre che indicatore economico, racconta anche il livello di affidabilità di una comunità. Alcune banche, in questa crisi, hanno aumentato gli impieghi
rispetto all'anno precedente, con l'intento di aiutare ad uscire dalla crisi Hanno tutte la stessa origine; vennero fondate agli inizi del '900 nelle sagrestie delle chiese. Alle spalle hanno un sostanzioso numero di soci e a questi in gran parte si rivolgono.
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5 Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
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INCHIESTA
Dividere gli investitori seri dai giocatori d'azzardo. Primo passo: vietare le vendite allo scoperto
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Borsa: investitori e speculatori, mercato e bisca... Lo so che la parola regole a molti non piace. Però, fissare paletti corretti e pretenderne il rispetto da parte di tutti, è l’unica via per cercare di convivere in un modo civile e non lesivo della dignità delle persone e delle imprese LA RIFLESSIONE di Gianfranco Vanzini* - Nei giorni scorsi mi è capitato di leggere l’editoriale di Mario Sechi direttore de “il Tempo” dal titolo: “Separare subito gli investitori dagli speculatori”. Ho tratto un sospiro di sollievo e mi sono detto: “ Fortunatamente c’è ancora qualcuno che ragiona”. Purtroppo, dopo il primo pensiero, arriva automaticamente il secondo: possibile che fra tanti economisti, professori, politici, operatori sani, nessuno lo abbia ancora capito e abbia provveduto, o almeno fatto proposte serie, per provvedere a questa fondamentale e improcrastinabile separazione? Ogni giorno leggiamo sui giornali la parola mercato/mercati, ma si è accorto qualcuno che parlare di “mercato” significa dirsi le bugie da soli? Da un po’ di tempo a questa parte, particolarmente in questi ul-
timi due o tre anni, la parola “mercato” ha perso tutto il suo significato. Il mercato era il luogo dove si investe del denaro acquistando azioni di società o titoli di credito privati o pubblici; nel momento opportuno, si provvede a disinvestire gli investimenti fatti vendendo quello che in precedenza si è acquistato. Oggi non è più così. Approfittando delle enormi possibilità offerte dalla tecnologia informatica, oggi si acquista e si rivende a velocità disumane; la macchina (il computer) opera da sola, prende decisioni in automatico in “nanosecondi”. Cerca di captare le sensazioni del momento e in tempi rapidissimi acquista e vende, oppure vende anche senza possederli, titoli di qualsiasi genere, con la speranza che la scommessa che sta
facendo si avveri e possa ricomprarli ad un prezzo più basso. Siamo arrivati al punto che una macchina prende decisioni importanti, per le sorti di aziende o addirittura di stati , al posto delle persone, è una cosa logica? A me non sembra! Stiamo parlando di operazioni esclusivamente speculative, sono scommesse da biscazzieri e non da operatori economici. Ecco perché forse sarebbe meglio cambiare nome alle borse e chiamarle “bi-
sche”. E dividere e separare gli investitori sani dai giocatori d’azzardo. Il primo provvedimento da prendere è quello di vietare totalmente e senza scadenza le vendite allo scoperto. Si sono già fatti alcuni esperimenti, tali vendite sono state sospese per un po’ di tempo, ma poi, purtroppo, riaperte. Qualcuno abbia il coraggio di porre fine a questo comportamento da biscazziere. Non è difficile né costoso, basta volerlo.
Per chiarire bene che cosa sono le vendite allo scoperto uso le parole di Luigi Zingales noto economista ed editorialista de “Il Sole 24 Ore”, con le cui conclusioni non concordo affatto. Il prof. Zingales in un suo libretto “Il mercato” edito appunto da “Il Sole-24 ore”, titola un paragrafo: “ Speculatori vil razza dannata (ma utile)”. Ecco, sul quel ma utile non sono affatto d’accordo e mi spiego. Nel testo il professore definisce gli speculatori al ribasso come “un branco di iene pronte ad avventarsi sugli animali morti” e continua: “ un attacco degli speculatori può precipitare la fine di imprese in difficoltà….. Ma per capire se gli speculatori annunciano solo la fine delle imprese decotte oppure uccidono imprese sane, basta guardare “l’autopsia”. Come a dire: se le imprese stavano già andando male, gli speculatori non c’entrano e per vedere come stavano le cose basta fare l’autopsia. Ma, l’autopsia si fa ai cadaveri non agli ammalati. Un’impresa può anche essere in difficoltà, oggi, da quanto si vede, anche uno stato
sovrano; e allora la cosa migliore è lasciare scorazzare, in assoluta libertà, delle “iene” che, magari in branco, la assaltano per provocarne la morte? Come di fatto può succedere oggi? Secondo me, siamo completamente fuori strada. E rischiamo di andare sempre peggio, in balia di gente senza morale, né scrupoli di alcun genere: solo ..soldi…soldi… il resto non conta. Se lungo la strada si lasciano dei cadaveri, altre iene penseranno a farli sparire del tutto. Lo so che la parola regole a molti non piace. Però, fissare paletti corretti e pretenderne il rispetto da parte di tutti, è l’unica via per cercare di convivere in un modo civile e non lesivo della dignità delle persone e delle imprese. Concludendo, consentitemi un appello: - Cari tecnici (economisti), ritornate ai classici e fate analisi serie e documentate, non affezionatevi ai modelli studiati a tavolino, guardate la realtà dei fatti così come realmente sono e si svolgono e date suggerimenti eticamente corretti ed efficaci; e voi politici abbiate il coraggio di prendere decisioni che possono anche sembrare controcorrente, ma se sono buone occorre prenderle e presto. *Già direttore generale Aeffe
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RIMINI
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La sua battaglia per la legalità. Ha staccato il telefono per non insultare i bagnini che difendevano l'evasione
“Viviamo il contrario di un principio economico sano” - Ha staccato il telefono per non urlare contro i bagnini che evadono e urlano ai quattro venti di essere i tartassati dell'Irpef, ma ricevono la spiaggia al prezzo di un obolo, mandano i figli a scuola e utilizzano gli ospedali. Tutte strutture che hanno un costo. C'è la spinosa questione dell'aeroporto sul tavolo: quasi a rischio chiusura. C'è la sua visione di sviluppo economico: dove si premia il lavoro e non la rendita. E c'è il rammarico per la chiusura delle province sotto i 350mila abitanti. Stefano Vitali è un uomo coraggioso. Scherza: “Mi danno del matto”. Continua: “Ho avuto la fortuna di essere a contatto con un uomo [don Oreste Benzi, ndr] che combatteva con forza qualunque tipo di ingiustizia. Mi basterebbe solo il 10 per
“I privati in questa provincia non sono mai stati abituati a mettere i soldi nelle infrastrutture. Il territorio è stato abituato che ogni cosa la deve fare il pubblico. Se non fossimo in questa crisi, al privato dovremmo dire prendi le infrastrutture e vai” L'INTERVISTA
cento del suo coraggio. Personalmente non ho niente da perdere. Non devo fare calcoli. La mia scelta l'ho fatta [la papa Giovanni XXIII, ndr] e mi sento libero. Quello che farò dopo la politica lo so già”. Presidente, partiamo dall'evasione dei nostri bagnini, dei nostri albergatori. Perché non arrossiscono? “Ero talmente incavolato a leggere i giornali che ho staccato il telefonino. Non ci potevo credere. Non ci posso credere.
Se l'evasore fino a ieri ha vissuto in un certo modo, oggi è chiamato a cambiare. E' da vergogna nazionale. E c'è anche la spudoratezza di affermare di essere tartassati. Non è possibile che 309 bagnini su 500 dichiarino zero. Se io ho un figlio e mi comporto così non gli garantisco il futuro. Oggi, va investito nella struttura e solo una piccola parte dell'utile va speso. Dovessi beccare uno di questi benedetti evasori con l'esenzione ticket e con l'asilo nido a
NUMERI
Provincia in numeri 273.
Dipendenti.
(Forlì 485, Ravenna 469).
48. Il bilancio ordinario della Provincia è di 48 milioni di euro. Scenderà a 39.
costo ridotto gli pubblico la foto sui giornali. La gente onesta inizia ad essere stanca. La cittadinanza è composta da molti di più di quella piccola parte che evade. Un partito di centrodestra può essere anche sparato insieme a loro, ma uno di centrosinistra, casa mia, proprio no. La politica sana deve difendere la gente e non il parassita”. L'aeroporto è in crisi finanziaria. La Provincia è il socio di maggioranza, come agire? “L'aeroporto è una delle poche certezze economiche per guardare il nostro futuro. Ed è l'anello più debole. In passato si è investito sulle infrastrutture dell'aeroporto senza avere le spalle coperte. Oggi, ci troviamo a dover pagare quegli investimenti. Il nostro turismo va, perché c'è l'aeroporto. E' davve-
Socio. La Provincia di Rimini è il socio di riferimento dell'aeroporto e della Fiera di Rimini.
ro nella situazione di rischio chiusura. C'è una grande consapevolezza delle difficoltà del momento. Per stare in acque sicure ci vogliono 20 milioni di euro. Si sta interessando anche la Regione. Il ragionamento va anche allargato al fatto che i privati in questa provincia non sono mai stati abituati a mettere i soldi nelle infrastrutture. Il territorio è stato abituato che ogni cosa la deve fare il pubblico. Se non fossimo in questa crisi, al privato dovremmo dire prendi
le infrastrutture e vai”. E la Fiera di Rimini? “Sta vivendo la grande crisi; ed ha sulle spalle l'esborso del Pala congressi. Va sottolineato che questo territorio sta in piedi grazie alla Fiera, al Palas e all'aeroporto”. Non c'è qualche doppione nelle infrastrutture? “Col senno di poi credo che tante cose si potessero razionalizzare. Uno dei due palazzi dei congressi tra Riccione e Rimini è di troppo. Dal '99 ad
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7 Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
Settembre 2012
Stefano Vitali, presidente della Provincia. Se si continua così non abbiamo futuro”
Stefano Vitali, presidente della Provincia di Rimini
oggi è cambiato il mondo. La cosa pubblica ha una gestione aziendale rigorosa. Non paga più Pantalone”. Il mattone è in crisi... “L'innovazione ha bisogno di altre persone, altro che degli evasori. Se si continua così non abbiamo futuro. La politica deve convertire il vecchio modo di pensare all'innovazione, altrimenti siamo rovinati. Va cercato di elevare la discussione ai principi economici: l'innovazione è il miglior investimento che
RIMINI
ognuno di noi può portare avanti. Se i nostri imprenditori dicono che non hanno i soldi da investire, quale futuro mai potrai ritagliarti. Chi non investe, chi non innova è fuori dal mercato. Abbiamo il territorio, abbiamo la gente, ma in questa fase non basta più. Il nostro non deve essere un cambiamento di uomini ma di pensiero. A favore dell'evasione c'è sempre una categoria, un partito che si alza e difende. Si ha paura ad andare contro”. Che fare? “La politica, la bella politica deve contrastare la richiesta del consumo di territorio. I discorsi vecchi ci portano alla morte sociale. Se fai questi discorsi all'interno delle categorie economiche dei partiti ti danno del moralizzatore. Personalmente è da un po' che mi batto e dico che non è un problema etico. Mi sono trovato nel pieno dell'espansione economica seppur drogata. Credo che ai figli vada lasciata una prospettiva. Noi abbiamo di fronte due fattori preoccupanti. Il fattore bancario che fino a poco tempo fa ti cercava perché la rendita immobiliare dava ampi margini di profitto. Oggi, al con-
trario, avviene il contrario: ti chiedono di restituire. Ora, ci manca il denaro da investire. E sono cambiate le regole del gioco. Imprenditori e associazioni di categoria che non accettano le nuove regole del gioco. Veniamo da un periodo in cui la rendita era mostruosa. Oggi, un investimento ti dà una rendita normale, se ce l'hai. C'è il cosiddetto rischio di impresa. Solo che c'è ancora chi pensa che senza la rendita di prima non si investe. Non si rende conto che la realtà giusta è quella di oggi. Solo che l'economia si sta inabissando in modo veloce. Col coraggio lo possiamo prendere per i capelli. Per farlo ci vuole il coraggio di affermare che il vecchio sistema era sbagliato”. Ce la possiamo fare? “Intanto, cerchiamo di lavorare sul Prg (Piano regolatore generale) per fermare la crescita del territorio. Sono del parere che il futuro si gioca nell'entroterra e da qui a scendere verso il mare, come avvenuto in Toscana. E' vero che la sabbia è il nostro petrolio, ma continuare solo sul mare significa essere finiti. Dobbiamo investire nel recupero di centinaia di fabbricati; solo così hai la possibilità di vincere la battaglia sul futuro. Va fatto un patto coi sindaci partendo dalle funzioni del proprio territorio.
Se c'è la funzione, gli strumenti urbanistici gli vanno dietro. Non possiamo più restare aggrappati a quanto mi dai da costruire. Dobbiamo avere il coraggio di investire nel lavoro. Credo che come in tutte le svolte epocali si stai lottando in modo forte; nel Pd, nei partiti, nelle associazioni di categoria. Tra i conservatori e chi ha delle prospettive diverse. Per tanti anni abbiamo portato avanti lo stesso modello economico; di volontà di cambiare ne vedo poca. Oggi sono cambiati l'80 per cento dei sindaci della provincia, col crollo dell'età media. Nelle categorie economiche la percentuale è invertita. Credo che ci sia davvero il problema di un cambio generazionale. Siamo su una Ferrari solo che non riusciamo neppure ad aprire la portiera, altro che andare solo in prima. E la colpa è la nostra. Abbiamo un territorio con tanti più: un'economia diversificata, un ambiente da sviluppare, conoscenze tra le prime in Europa”. La crisi. Ma come vede il futuro? “Abbiamo grandi potenzialità. Se ci mettiamo nell'ottica del cambiamento ce la possiamo fare. Abbiamo tantissimo da sviluppare nel pensiero e nell'urbanistica. Se guardiamo al futuro attraverso il passato, il passato ci travolgerà”.
Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444 ALLEGRO MA NON TROPPO
Il presidente Vitali si guida da solo l'auto blu - Il presidente della Provincia di Rimini si guida da solo l'auto blu. Qualche animula bella taccia la cosa di populismo: non sono queste sensibilità fare una buona amministrazione. Ma che cosa fa una buona amministrazione a furia di minimizzare su alcuni valori fondanti come la sobrietà ed il buon senso del buon padre di famiglia? La sua giunta ha ulteriormente tagliato le già tagliate spese di rappresentanza. Le auto blu sono state dimezzate; da quattro a due (una è stata messa all'asta, l'altra rottamata). Nel piano di razionalizzazione delle spese nel triennio 2012-2014 previsti risparmi (la famosa spending review di Monti) per 180 mila euro. Un primo segnale forte di Vitali fu di tagliare le indennità della giunta del 10 per cento e i 200mila euro del fondo di presidenza. Afferma Vitali: “L'attenzione alle piccole spese sono il segnale di come ti poni e usi la cosa pubblica. Sono il segnale se non la prova che chiunque tocchi i 48 milioni di euro del bilancio ordinario, lo faccia come se fosse il bilancio della propria famiglia. E' il metodo e non la quantità del risparmio il segnale al cittadino”.
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Settembre 2012
RIMINI - VALMARECCHIA
Habemus auditorium LA GRANDE MUSICA
LA MUSICA
Malatestiana, cartellone mondiale
di Carla Chiara
- Sagra Malatestiana, 63^ edizione, concerti dal 28 agosto al 14 settembre. 12 settembre - Arriva a Rimini l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia diretta dalla bacchetta del giovane palermitano Gaetano d’Espinosa, che guiderà dal podio l’interpretazione dell’Overture dall’opera Oberon di Carl Maria von Weber e della Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92 di Beethoven. In programma anche il Concerto n. 2 in fa minore per pianoforte e orchestra op. 21 di Fryderyk Chopin eseguito da Yulianna Avdeeva, vincitrice nel 2010 proprio del Concorso pianistico intitolato al compositore polacco. 14 settembre. Chiude l’Orchestra Filarmonica della Scala, fondata esattamente trent’anni fa da Claudio Abbado. Dirige la giovanissima star della bacchetta Andrea Battistoni, primo direttore ospite del Teatro Regio di Parma da gennaio 2011 e al suo debutto sul palcoscenico riminese. Il programma affianca la Sinfonia n. 2 in mi minore op. 27 di Sergej Rachmaninov al Concerto
n. 2 in si bemolle maggiore op. 87 per pianoforte e orchestra di Johannes Brahms, affidato al leone della tastiera franco-canadese Louise Lortie. 15-16 settembre. I Santasangre propongono al Complesso degli Agostiniani in prima versione scenica, Harawi di Olivier Messiaen, ciclo per voce di soprano e pianoforte che il compositore scrisse nel 1945. 23 settembre. La maratona, in programma al Teatro degli Atti, vede impegnato il giovane Vincenzo Maltempo, che ad Alkan ha dedicato il primo disco di un ciclo affidatogli da una prestigiosa etichetta internazionale. Progetti collaterali 13 settembre. Nella Chiesa di Sant’Agostino avverrà la prima esecuzione dell’Oratorio Paulus Apostolus, composto dal riminese Egidio Araldi nel 1955 per i festeggiamenti del IV centenario della fondazione della città di S.Paolo del Brasile. Ideazione e adattamento sono a cura di Ciro Macrelli, dirige Orchestra e Coro Andres Juncos.
- "...alfin siam giunti..." si direbbe nell'Opera (che ancora aspetta la ristrutturazione del "Galli"!). Finalmente, sì! Fumata bianca. La Sagra Musicale Malatestiana nella sua 63.a edizione ha una sede degna. Nella struttura dell'architetto tedesco Volkwin Marg dello studio Gmp di Amburgo, nuova fiammante, ricca di idee e funzionalità. La Sala della Piazza vibra nell'attacco del Concerto n.1 in Si b minore di Cajkovskij per un fortissimo che crea un effetto solare di suono assoluto. Garrick Ohlsson, al pianoforte, nel lussuoso affresco ha un raccontare sfarzoso e vibrante. Gianandrea Noseda, sul podio, è il Puskin della "verde selva verde". Con lui ci perdiamo, ritroviamo, e di nuovo siamo perduti tra betulle, Guerra e pace, icone di Andrej Rubliov. L'agilità del pianista è liquidità di perle purissime. Nel bis, chopiniano, Vienna seduce Parigi e viceversa. Fragranze e luci in Debussy:istanti ritmici cinici e scontrosi per rimettere in en-
Partner ideale dei Tuoi Progetti
nesima discussione un impressionismo mai accettato dal Maestro francese. Nelle “Feste romane” il direttore Noseda e gli incantevoli giovanissimi professori dell'European Union Youth Orchestra sono in affinità elettiva
ritmica-corporea tale da creare una gioia perfetta nelle proposte di Ottorino Respighi. Ecco tutte le intemperanze della Capitale: lo sfrenato paganesimo circense, il cattolicesimo doratissimo del barocco, l'ottobrata dei Cardinali a Villa Pepoli, la paesanità
della Befana a Piazza Navona. Come sono veri e "de core" i Romani nella citazione del “lassàtece passà”. Gianandrea Noseda, bravissimo, ha offerto una serata indimenticabile lo scorso agosto. Programma seducente e interpretazione aristocratica. Respiro europeo. Successo grande: applausi entusiasti. Il pubblico del “tutto esaurito” si scambia sorridente l'appuntamento per i prossimi Concerti.
PERSONE
Giancarlo, col sole e con la pioggia - Venezia, 8 agosto. Cara Piazza, siamo Michele e Tiziana a Venezia. Tiziana ha una foto del babbo Giancarlo, edicolante. Da 44 anni distribuisce giornali a bar e neogozi, ammalati, ecc... Lo fa con neve, piogia, ghiaccio, solleone; si macina 20 chilometri al giorno. E' così tutto l'anno e il babbo è sempre allegro. Dove si trovano oggi tipi così?
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RIMINI - SAN MARINO L'EDITORIALE
Vacche grasse e vacche magre
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E' l'infrastruttura fondamentale per il turismo e il congressuale
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Aeroporto, a rischio chiusura. Mancano “solo” 20 milioni IL FATTO
- Ci furono sette anni di vacche grasse (gli ultimi vent'anni). Ai quali seguirono sette anni di vacche magre (dalla primavera del 2008). Come si racconta nella Bibbia, l'unico stato a salvarsi fu l'Egitto su indicazione di Giuseppe, uno dei personaggi più affascinanti dell'Antico testamento. Il suo passaggio andrebbe fatto leggere agli adolescenti e non solo. La provincia di Rimini ha vissuto anni da bere, per abusare di uno slogan. Un grosso politico, intelligente, elegantino, non meno che un po' così, andava in giro a raccontare ai riminesi e al mondo che i soldi non erano un problema. Quel signore, bontà sua, non ha mai “lavorato”. E chi non ha mai lavorato gli manca l'esperienza ed il suo cosiddetto buon senso. Negli ultimi vent'anni sul territorio, la classe dirigente ha infilato una serie di errori, disperdendo ricchezza in mille rivoli. Ha costruito inutili e “strani” doppioni. Ha costruito la fiera nel posto sbagliato. Andava nella baricentrica cosiddetta area Ghigi verso San Marino. Invece, l'ha tirata su in un luogo che premia più Cesenatico che Miramare-RiccioneMisano-Cattolica. Perchè? Non contenta ha tirato su due palazzi dei congressi: Riccione (costato 60 milioni) e Rimini (costato 120 milioni). Perché? Sarebbe bastata la sola fiera sia per gli eventi da decine di migliaia di persone, sia per quelli da manipoli. Come diceva la civiltà contadina: “I sette solai di noci finirono a Bacucco”. Ora, macano anche i soldi per le mance.
Settembre 2012
- Uno dei territori più ricchi d'Europa che non riesce a reperire 20 milioni di euro e non far chiudere l'aeroporto. L'aeroporto per una città turistica è puro ossigeno. Senza, tornerebbe al volo dei piccioni. I soci principali dell'infrastruttura hanno le casse talmente in rosso, Provincia di Rimini e Comune di Rimini, che non riescono più a trovare un centesimo: né diretto, né indiretto. Non è un caso che una grande banca nazionale Banca Intesa ha sul tavolo da un anno la richiesta di mutuo da Aeradria, la società di gestione presieduta da Massimo Masini. Solo che senza garanzie non delibera i 16,5 milioni di euro. Può una realtà complessa come provincia Rimini fare a meno dell'aeroporto? Può fare a meno di quest'aeroporto così
Massimo Masini, presidente di Aeradria
com'è gestito? Ci vorrebbero i privati: le associazioni di categoria, le banche locali. E anche una sana gestione. L'aeroporto può giocare in perdita; perché ogni centesimo speso per la struttura ha una ricaduta economica altissima sul territorio. Forse chi ha certificato la ricaduta è stato ottimista, dicendo che grazie al-
l'aeroporto ricadono sul territorio un giro d'affari pari a un miliardo di euro. Ma se fossero stati di manica larga anche della metà, 500 milioni sono davvero una bella fetta di ricchezza. Dunque, la provincia non può fare a meno dell'aeroporto. Il secondo scenario dice che questo territorio, tra i primi in Italia per ricchezza prodotta ma tra gli ultimi per denunce Irpef, potrebbe fare a meno dello scalo e utilizzare invece quello di Bologna. Solo che Bologna dovrebbe essere collegata a Rimini in men che non si dica. Dopotutto tra Rimini e Bologna, in treno o navetta, non c'è che un'ora di distanza. Ma è ipotizzabile che i bolognesi facciano gli interessi dei riminesi? Forse, gli interessi dei riminesi li potrebbe fare la Regione Emilia Romagna. Ma il peso politico di Bologna è ben più forte di quello riminese. Avere
l'unico scalo nel capoluogo e Bologna e Rimini ben collegate vuol anche dire che gli alberghi della provincia di Rimini potrebbero rubare clienti anche ai frequentatori della fiera di Bologna. E li vedete i bolognesi lavorare per i riminesi? Dunque, l'unica salvezza sarebbe che i riminesi si rimboccassero le maniche e lavorassero in modo serio sul loro scalo: sia sull'infrastruttura, sia nel tenere i voli a buon mercato per essere appetibili sui ricchi e difficili mercati del turismo. Per la strada autarchica, o quella bolognese, ci vuole che gli uomini di buona volontà si mettessero insieme e lavorassero con un progetto della portata di almeno 5-10 anni. Ci vorrebbe che gli operatori economici del territorio la smettessero di evadere e iniziassero capire che ogni attività ben fatta presuppone investimenti, capacità professionali e la variabile fortuna.
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Settembre 2012
l'OPINIONE
Il prestigioso politologo toscano abbandona la riflessione sulla cosa pubblica e riflette sul clima
lungo. Esso, come è noto, deriva dall’accumulo di gas serra prodotto dai 7 miliardi di abitanti del globo terrestre, giacché le emissioni di anidride carbonica sono dovute all’uso umano di petrolio, carbone e gas naturale. Nel 1500 eravamo 500 milioni; all’inizio del Novecento eravamo un miliardo e 600 milioni. Oggi siamo a 7 miliardi, con prospettive future terrificanti. In poche parole, siamo troppi, “troppissimi” su questa terra. Ricordo, per quanto riguarda l’Italia, la Napoli degli anni Settanta e Ottanta. Constatavo allora, frequentandola, che molte madri, nei quartieri più poveri, mettevano al mondo cinque, otto, dieci figli. E pensavo, vista la miseria che affliggeva la città, che stava nascendo tanta futura manodopera a disposizione della camorra. Saviano
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Sartori, un grande italiano IL PUNTO DI VISTA
Il cambiamento climatico deriva dall’accumulo di gas serra prodotto dai 7 miliardi di abitanti del globo terrestre, giacché le emissioni di anidride carbonica sono dovute all’uso umano di
petrolio, carbone e gas naturale. Nel 1500 eravamo 500 milioni; all’inizio del Novecento eravamo un miliardo e 600 milioni. Oggi siamo a 7 miliardi, con prospettive future terrificanti
non era ancora nato, e un giorno studierà il fenomeno e lo giudicherà. Ma già allora era prevedibile quanto sarebbe accaduto. Il principale ostacolo sulla via indicata da Sartori (il controllo delle nascite!) è rappresentato, per l’ Europa (ma anche, oggi, per l’Africa) dalla tesi cattolica del «crescete e moltiplicatevi». Anche l’uso del preservativo in Africa è stato oggetto della condanna cattolica. Nella sua resistenza al con-
né i volontari che costruiscono ospedali e si sacrificano per aiutare gli indigeni, secondo una prassi che, lodevolmente ospitata da questo mensile, onora la provincia di Rimini. Proprio in questi giorni è morto a Roma, in una delle case di Sant’Egidio, uno di questi veri cristiani, don Bruno Nicolini, il «prete dei rom», l’uomo che per mezzo secolo si è battuto per i diritti e l’integrazione dei nomadi. Ma nemmeno l’eroi-
trollo delle nascite la Chiesa presenta un volto che può anche apparire “eroico”, nel senso dell’attaccamento ad una plurisecolare tradizione. Ma il conflitto è inevitabile: bisognerà scegliere tra il far nascere esseri umani condannati alla morte per inedia e il non farli nascere. E’ inutile piangere sul destino di tanti bambini che muoiono di fame nel mondo, quando si è fatto di tutto per farli nascere. Non bastano i missionari,
smo di Madre Teresa di Calcutta può salvare l’India. L’ex presidente del Consiglio Berlusconi la conosceva poco: un giorno, volendo menzionarla, la definì «Maria Teresa di Calcutta». Quella straordinaria suora era troppo lontana dai suoi miliardi. Purtroppo, come ha scritto Sartori, «se i monsoni impazzissero l’India sarebbe in ginocchio e potrebbe dover piangere montagne di morti» (Corriere della Sera, 15 agosto
2012). Meeting a Rimini P.S. Dispiace per i riminesi, ma finalmente Famiglia Cristiana ha messo a nudo la pagliacciata riminese. Famiglia Cristiana, non l’Unità. Il settimanale cattolico ha scritto; «C’è il sospetto che a Rimini si applauda non per ciò che viene detto. Ma solo perché chi rappresenta il potere è lì, a rendere omaggio al popolo di Comunione e Liberazione. Tutti gli ospiti del Meeting sono stati sempre accolti così: da Cossiga a Formigoni, da Andreotti a Craxi, da Forlani a Berlusconi. Qualunque cosa dicessero. Poco importava se il Paese si avviava sull'orlo del baratro. Su cui ancora continuiamo a danzare. Non ci sembra garanzia di senso critico, ma di omologazione». *Libero docente all'Università di Roma
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ECONOMIA
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Straordinaria tecnologia made in Rimini di Sistema Grand Hotel by Abitare Luce. Mario Muccini, la passione - C'è il turista che semplicemente si scorda la luce accesa. C'è il creativo che fa correre l'acqua nel lavandino per rinfrescare le bibite. C'è invece colui che poco si preoccupa di utilizzare l'aria condizionata con moderazione. Si può “controllare” quanto tempo impiega la signora delle camere per il servizio. Si può caricare la tessera di x servizi, come ad esempio il numero delle lavatrici a disposizione per chi fa vacanza in un residence. La si può caricare come carta di credito. Eccetera, eccetera. Per ovviare agli inconvenienti di cui sopra c'è un sistema geniale e semplicissimo di controllo di gestione di un albergo: una carta con chip incorporato che va inserita in una serie di scatolette collegate da due fili ad un computer. E' il frutto dell'esperienza del lavoro di tante persone e della tecnologia Panasonic. Il sistema è espressione del made in Rimini. Si chiama Sistema Grand Hotel by Abitare Luce, la branca domotica di Abitare Luce. Fondata nel 1983 da Mario Muccini, sede nella zona artigianale di Misano Adriatico, l'azienda di elettroimpianti è specializzata nell'impiantistica consegna chiavi in mano di gioiellerie e boutique di livello altissimo. Il Sistema Grand Hotel by Abitare Luce nasce sei anni. Finora l'agevole e perfetto meccanismo è stato utilizzato su una grande azienda (la Fom, leader mondiale nella produzione di macchine per la lavorazione dell'alluminio) ed una quindicina di alberghi. Qualche nome: Club House (Cattolica), Perla, Augustus, Altair, Diego Appartamenti (Misano), Roland (Riccione), Lugano (Rimini), Claudio (Ta-
Alberghi: con la domotica si controlla e si risparmia il 30 per cento Mario Muccini col figlio Emanuele, ingegnere elettrico di 24 anni
In cinque anni installato la tecnologia su una quindicina di alberghi IL FATTO
vullia). Dice Muccini: “Il futuro degli alberghi sarà questo. C'è una grande agilità nella gestione e si risparmia almeno il 30 per cento nelle bollette. Noi abbiamo semplificato al massimo il sistema, con livelli di sicurezza alti e poca manutenzione. Con noi non c' nessun contratto di assistenza. Nessun obbligo”. Con Grand Hotel by Abitare Luce, se il computer si dovesse rompere, l'impianto continua a funzionare. Grazie alle centraline indipendenti, ogni camera è un microcosmo non collegato alle altre in casi di guasti o incidenti. Inoltre, spesso le esigenze del cliente vanno a modificare le impostazioni del pacchetto. La bontà di denota anche dal fatto che fino a 999 camere
ci sono soltanto due fili collegati al computer e che trasportano notizie ed informazioni: dalla chiusura delle finestre, dell'acqua, del condizionamento. La progettazione del pacchetto domotico applicato agli alberghi nasce per puro caso. Mario Muccini insieme ad un altro talento, il progettista Giovanni Depadova, mettono insieme un gioiellino tecnologico per la Fom di Cattolica. Attra-
verso il pannello touch screen riescono a controllare ogni cosa: dalle 500 finestrelle sul tetto, i cancelli, le luci, l'innaffiamento. Giovanni progetta il software; Mario è il signore dell'hardware. La tecnologia impiegata è del gruppo Panasonic. La filiale italiana del gigante nipponico organizza meeting con i maggiori installatori sul territorio. Per non far disperdere saperi e conoscenze in ambiti diversi suggeri-
sce nuovi opportunità di lavoro. Dato la riminesità che significa alberghi, a Muccini viene suggerito la domotica per le strutture alberghiere. Originario di Ca' Bacchino (San Clemente), l'altro ramo dell'azienda del misanese Muccini si occupa principalmente di illuminazione di vetrine per gioiellerie di livello altissimo. Ha appena progettato e installato le sue composizioni di luci al led a Roma, Trucchi e Napoli, sempre Trucchi. Molto soddisfatto della progettazione e realizzazione della gioielleria Bartorelli di Riccione. Racconta: “Da lontano le vetrine sembrano spente; ti avvicini e i gioielli si illuminano grazie a lame di luci; colorate in base alle tinte degli oggetti. Il complimento più bello me lo fece un gioielliere di Venezia. Dopo aver visto le vetrine Bartorelli di Cortina mi chiama e mi dice che anche lui vende il monile da 300mila euro. Solo che nei suoi negozi non lo comprerebbe mai; invece a Cortina grazie all'illuminazione sì. Sono diventato il suo fornitore”.
Muccini acquista il led e poi ci crea il suo sistema, figlio della progettazione e dell'esperienza. Muccini appartiene alla categoria degli artigiani di genio; cioè sanno unire l'innata progettazione naturale alla capacità del fare. La passione per i fili, l'elettricità e l'elettronica la mutuata dal fratello maggiore Stefano, altro genio. A casa, Stefano, aveva una camera che era un laboratorio dove si sperimentava ogni cosa che passasse nella su testa. Adolescente va a bottega dai Bonetti, la dinastia di elettricisti di Morciano. A 24 anni si mette in proprio. Ha passione e competenza; capisce che gli manca la progettazione. Insieme ad un altro curioso collega di Rimini per due anni, tutti i sabati, prendono lezioni di tecnologia legate ai fili che trasmettono energia e informazioni da uno specialista. Quell'esperto è il programmatore Giovanni Depadova, che diventerà amico e collega di avventure professionali. Il primo lavoro di telecontrollo è alla Comet di Riccione; la tecnologia deve gestire migliaia di lampadari. Abitare Luce partecipa alla gara con una tecnologia da un milione e mezzo; deve competere con un colosso che presenta un mostro da 40 milioni. Vince, a sorpresa. Poi farà tanti punti vendita Comet in giro per l'Italia. Ricorda: “Che gioia, noi non eravamo nessuno”. Ad affiancare Mario nella piccola impresa ad alto valore aggiunto, c'è il figlio Emanuele, 24 anni, ingegnere elettrico. Mario Muccini cucina da Dio e trova anche il tempo per l'orto.
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ECONOMIA
Un esempio forte è via Vivare a San Giovanni, un strada di affittasi e vendesi
Capannoni vuoti, ma si costrusice ancora Tocca alla politica battere un colpo
ALLEGRO MA NON TROPPO Area attrezzata di una multinazionale riminese tascabile (esporta l'80%) per dipendenti e familiari
San Giovanni, zona industriale
IL FATTO
- “Dovevo andare a Cattolica. Dato il caos di Ferragosto, per aggirare il traffico faccio le amate strade periferiche di casa, che conosco come le mie tasche. Imbocco via Vivare e resto sbalordito. Sulla strada si affacciano una serie infinita di scritte: affittasi e vendesi. E penso alla crisi economica. Alla macerie che sta lasciando. Al mattone come risorsa sociale; prima ancora che roba privata. Penso all'invenduto come il risparmio di una comunità allocato male. Un po' come se un pessimo padre di famiglia con i suoi risparmi facesse donne e Champagne e non investimenti proiettati sul medio e lungo periodo (in economia dai 5-10 anni in su). Poi il sangue mi bolle. Penso che sono partite le zone produttive di Sant'Andrea in Casale e quella di Raibano (il
- Il volontariato cresce ed è un segnale forte nel Paese. Un aspetto sociale importante con cui è in sintonia anche la provincia riminese. Da diverso tempo è attiva l’azione del Centro di Servizio per il Volontariato - Volontarimini per facilitare la richiesta di nuovi volontari da inserire nelle oltre 240 associazioni di volontariato presenti nel territorio. In questo senso lo sportello è a disposizione delle associazioni in cerca di nuovi operatori, nuova linfa per le azioni del volontariato. Questo infatti è l’impegno rivolto a cercare di coniugare le potenzialità e i bisogni segnalati dalle organizzazioni. Lo sportello di orientamento è attivo presso la sede del Centro riminese in via IV novembre, 21 a Rimini (tel. 0541 709888) dove, chi è interessato all’opera solidale, può chiedere informazioni sulle organizzazioni operanti nella provincia alla ricerca di nuovi operatori. Si tratta di un’azione rivol-
Imprenditori fuori dagli schemi Regali e buste per i 25, 20 e 15 anni triangolo Misano-RiccioneCoriano). Penso che stiamo tirando su macerie che non troveranno acquirenti. Penso che altro risparmio lo stiamo bruciando sulle pire della sciocchezza (lo sciocco è colui che fa il disinteresse proprio e quello degli altri, ha scritto l'economista Cipolla). Ma alle riflessioni, ai rimpianti, associo anche la soluzione che è semplice quanto banale. Penso che la politica, quella al servizio de-
gli altri, quella che sappia coordinare e avere un'idea di futuro debba assolutamente intervenire e mettere insieme le varie non dico classi sociali ma le sue componenti. Gli uomini di buona volontà direbbe il caro economista riminese di fama mondiale Stefano Zamagni. Insomma, io ex politico, dico cara politica è ora di battere un colpo. E sono anche del parere che ha fatto bene il sindaco Domenico
Bianchi a concedere il cambio di destinazione d'uso ai simulacri artigianali: da produttivi a commerciale. Ma mi chiedo: è questa la soluzione. Se uno sale a Casarola, legge un immenso cartello sulla terra nuda: vendesi capannoni. Se si continua così si combatte una partita economica coi tedeschi, coi cinesi, con gli indiani, coi sammarinesi, economica senza speranza e senza futuro. Dov'è la politica?”.
- Coriano. Cena aziendale in una delle imprese più in salute della provincia di Rimini. Esporta l'80 per cento; conta un centinaio di addetti ed è leader a livello mondiale. Nel grande parco-gioco attrezzato per dipendenti e familiari (soprattutto fuori dall'orario di lavoro), un catering di pesce da leccarsi i baffi, Giorgio, l'imprenditore, oltre tutti i ragazzi, ha gratificato chi lo segue da 25, 20 e 15 anni. Una dozzina i premiati. Per ognuno c'era un gioiellino, una fotografia “particolare” incorniciata ed una busta con 1.250 euro (i 25 anni), 1.000 e 750 euro (i 15 anni). Giorgio non è l'unico imprenditore fuori dal coro. Rvoluzionario. In alcune aziende si distribuiscono con una lotteria i regali natalizi (c'è anche il titolare che se li ricompra). In una di queste imprese, oltre ai presenti in natura, i tre biglietti finali (vengono tutti estratti per non creare malintesi e polemiche) sono abbinati a 1.500 (due) e 3.000 euro.
Il volontariatio cresce Un aspetto sociale importante. Nuovi volontari da inserire nelle 240 associazioni del territorio ta a diverse generazioni, anche a quelle meno attente a questo mondo, forse perché non conoscono né mission né potenzialità. Vivere questa esperienza significa partecipare a iniziative, servizi e attività promosse da un piccolo esercito di persone che ogni giorno opera contribuendo a migliorare la società e l’ambiente in cui si vive. Una pratica sviluppata con interventi in diversi ambiti: dalla sanità, alla solidarietà internazionale, al-
l’immigrazione, all’aiuto dei soggetti più deboli sino alla promozione della cultura e del rispetto della natura. La maggior parte delle persone offre la propria opera, sempre gratuita, nell’anonimato. Ma anche in una condizione di invisibilità dovuta a un’informazione mediatica troppo spesso disattenta a queste tematiche. E con la consapevolezza di portare avanti una missione di civiltà. Ed è proprio questo il messaggio che cerca di
coinvolgere i giovani, ma che si estende a un pubblico più ampio per presentare un mondo fatto di persone attive nelle dinamiche che condizionano il vivere civile. Perché fare volontariato significa non solo far sentire la propria voce, ma anche operare là dove è necessario un intervento, costruendo la propria identità di singolo all’interno del contesto sociale. Ecco che allora una presa di posizione attiva, per andare controcorrente rispet-
to a una società sempre più narcisista, serve anche a stimolare la propria identità e cercare una collocazione equilibrata come risposta concreta ai bisogni di altri. Non per trovare un’effimera esaltazione dell’immagine di sé, ma per produrre un’azione concreta che dal proprio “io” si rivolge “all’altro” spontaneamente e gratuitamente. Diverse sono le opportunità di azione nel volontariato. C’è chi partecipa all’animazione di laboratori teatrali e ricreativi, o all’organizzazione di gite ed escursioni, rivolti a bambini, ragazzi, anziani, disabili e non, per il semplice gusto di passare
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del tempo insieme a chi ha avuto esperienze di vite diverse. Chi si interessa ad iniziative per la promozione e difesa dei diritti di malati, immigrati o popolazioni in situazioni di emergenza. Chi vuole agire per la tutela dell’ambiente con censimenti arborei, pulizie ambientali, azioni di monitoraggio e di sensibilizzazione. Chi si occupa di sostenere persone che vivono in situazioni di disagio ed emarginazione. Ognuno può portare il proprio personale contributo, senza distinzioni, semplicemente essendo se stesso con i propri limiti, difetti, qualità e attitudini. E generosità. Il riferimento in cui operatori faciliteranno i contatti con le associazioni cercando di trovare la soluzione migliore alle domande dei possibile volontari, evidenziando quindi le richieste delle associazioni, è il Centro di Servizio per il Volontariato – Volontarimini (volontarimini@volontarimini.it)
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RICCIONE
1922>2012 Settembre
2012
14
90 anni Comune di Riccione
Due piscine olimpioniche, piscina da pallanuoto, vasca tuffi. Arrivano le nazionali straniere
ALLEGRO MA NON TROPPO
Spigolature
degli Scrondi
Calcio in discoteca - Leggiamo: “Il Cocoricò vuole il Riccione Calcio”. Va bene, ma il sabato sera niente discoteca per i calciatori. Altrimenti la domenica è dura correre...
Lucciole e lanterne - Leggiamo: “Sorpreso vicino alla lucciola. Lo multano e lui fa ricorso: ‘Chiedevo solo un’informazione’”. Va là, va là...
Vertice di Ferragosto - Leggiamo: “Vertice in Comune: Ferragosto, lotta ai vandali, sporcizia e sciatteria”. E poi uno dice: vado al mare per riposarmi un po’...
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Il più grande centro acquatico fisso d'Europa La Polisportiva guidata da Giuseppe Solfrini. Lo sport sta salvando il turismo riccionese; migliaia di presenze l'anno. Dal mondiale master 200mila presenze LO SPORT
Negozianti indisciplinati - Leggiamo: “Negozianti indisciplinati, in arrivo sanzioni per abbandono rifiuti”. Poi magari sono quelli che per primi si lamentano col Comune e con Hera...
Il nuovo ballo - Leggiamo: “Insulti e botte, maxi rissa all’Operà”. Quest’anno dicono che nei locali riccionesi è di moda il ballo del “mena-mena”...
Il cuoco - Leggiamo: “Cuoco sorpreso a rubare bici da maresciallo fuori servizio”. La ‘Bici alla diavola’ gli è rimasta indigesta...
Lotta alla prostituzione - Leggiamo: “Lotta alla prostituzione, indagate cinque lucciole”. Sequestrate cinque lanterne...
Vergogna - Leggiamo: “Vergogna, 40 euro per due Spritz - Disavventura per due turisti in viale Ceccarini”. Turisti da spennare?...
Strisce pedonali - Leggiamo: “Strisce pedonali: i viali D’Annunzio e Milano sono strade pericolose, ma le ‘zebre’ non si vedono”. Si procede ad intuizione...
- Lo scorso 2 agosto c'era la nazionale finlandese di tuffi ad allenarsi dalla piattaforma di Riccione; dai ragazzi fino alla prima squadra. Prima delle Olimpiadi di Londra è scesa ad allenarsi la nazionale francese. Si potevano ammirare atleti che hanno stupito, come Muffat e Agnel. Un signor tocco di internazionalità di cui essere orgogliosi, insomma. Per chi non lo sapesse: Riccione possiede il più grande complesso fisso di piscine d'Europa. Un primato, costituito da due piscine olimpioniche (una al coperto e una allo scoperto), una vasca per la pallanuoto, una vasca per il trampolino/piattaforma. Il villaggio d'acqua ha costi di gestione altissimi: 2.500 euro al giorno. Ad occuparsi della struttura la Polisportiva presieduta da Giuseppe Solfrini, un consulente aziendale forlivese arrivato a Riccione per matrimonio nell'87. Solfrini entrò
Giuseppe Solfrini, presidente della Polisportiva
nelle grazie del compianto Italo Nicoletti, il grande capo dello sport riccionese scomparso prima del tempo. Anche la Polisportiva ha un primato. Con gli oltre 8.000 tesserati (metà riccionesi, metà dalla provincia) è tra le prime società dell'Emilia Romagna. Tra le prime in Italia. Dal grande tronco della Polisportiva, branche per 13 discipline. Le più numerose: ginnastica 650 ragazzi, pattinaggio 400, nuoto 250 (tra cui 80 agonisti). Gli agonisti in totale sono circa 2.000. Ha ben 120 istruttori. Fa anche attività per disabili. Il presidente Solfrini: “La nostra anima è privilegiare lo sport per tutti e non
i risultati. Naturalmente, se vengono, sono accolti volentieri”. Forse la Polisportiva non privilegia lo sport, ma certamente fa da volano al ricco e vario turismo sportivo. Grazie alle strutture, i suoi eventi valgono migliaia di presenze. Ad esempio, ai Mondiali master di giugno c'erano oltre 14mila partecipanti, più che alle Olimpiadi di Londra. Tradotto in numeri/ presenze: circa 200mila in due settimane. L'istituzione riccionese collabora dal 2009 con la facoltà di Scienze motorie dell'Università di Bologna. Ad esempio agli sportivi col diabete, grazie all'attività e all'alimentazione, sot-
to il controllo dei medici dell'Ausl, sono stati somministrati meno farmaci. Funzionano. Una figlia, Eleonora, il presidente Solfrini è stato un forte ciclista tra i 14 ed i 21 anni. Tra le ottanta gare vinte nelle giovanili, due titoli italiani, alcune prove di Coppa del mondo e la convocazione in nazionale. Il suo percorso nella Polisportiva inizia con Nicoletti, come consulente amministrativo. Poi entra nel consiglio direttivo della ginnastica causa la figlia. Nel 2009, diventa presidente al posto di Massimo Pironi, lanciato a sindaco della città. Rieletto presidente nel 2010.
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Settembre 2012
1922>2012
90 anni Comune di Riccione
RICCIONE
Costruito dalla Monacelli, ditta umbra col rapporto pubblico-privato, è ancora senza gestori
Palazzetto, fino a quando una cattedrale nel deserto?
30.
anni che la struttura resterà di proprietà della Monacelli, la ditta umbra che l'ha costruito col rapporto pubblico-privato.
10.
- Tutti la vogliono ma nessuno se la piglia. E' la stessa cosa per il palazzetto dello sport di Riccione, arrivato alla città con il micidiale ed iniquo cosiddetto rapporto tra pubblico e privato. Ma tant'è, questo è il momento storico della riflessione sulla cosa pubblica da parte della politica. Costruito da una società umbra col falso quanto decantato rapporto pubblcoprivato, deputato naturale alla sua gestione è la Polisportiva del presidente Giuseppe Solfrini. Afferma: “Scotta per qualcun altro e non per noi. Non è che la Polsiportiva non lo voglia; stainmo verificando se ci sono le condizioni per la sua gestione. Abbiamo avuto
pochi giorno fa l'ultimo inciontro con la proprietà; abbiamo ribadito che ci devono essere le condizioni. La Polisportiva ha tutte le caratteristiche per la gestione e l'organizzazione di eventi legati allo sport, ma siamo inadatti ad allestire momenti con competeneze lontane dalle nostre”. “Nella prevalenza sportiva - continua Solfrini - ci vuole una copertura economica. Voglio ribadire che lo scoglio non è la parte economica. Diciamo che nell'ottica del costrutture non è stato cheisto molto; mentre nell'ottica sdello sport è mkolto. Le famiglie sono in difficoltà; gli enti locali non ne parliamo, gli imprenditori an-
L'opera è co-
stata 10 milioni di euro; 2,5 li ha messi il Comune. Il privato il resto.
50. IL FATTO
Tanti sono gli
In base all'ac-
cordo il Comune ha 50 ore gratis l'anno.
Il nuovo palazzetto durante un evento di tennis tavolo L'esterno e l'interno Maurizio Pruccoli, assessore ai Lavori pubblici
La Polisportiva è interessata alla gestione ma non ad un affitto impossibile
che. Noi abbiamo presentato un progetto diverso alla proprietà. E se dovessimo gestirlo noi, siamo pronti anche ad apportare delle migliorie”. Chiediamo altri dettagli a Maurizio Pruccoli, Pd, assessore ai Lavori pubblici. Dice: “Per Ricccione il palazzetto è un'opera strategica. Va ringraziata l'azienda che l'ha costruita in un rapporto di Project financial. L'opera è costata 10 milioni di euro; 2,5 milioni li ha messo il Comune. Il resto la Monacelli che ha il diritto di gestione sul palazzetto per 30 anni; dopo di che torbnerà di proprietà comunale. L'area commerciale dell'accordo invece resterà di loro proprietà”. “Sul futuro della struttura continua Pruccoli - noi non possiamo intervenire; tutta la partita è nelle mani della Monacelli. Possiamo sollecitare, cosa che abbiamo fatto. In base all'accordo, per eventuali attività o eventi, il Comune ha diritto a 50 ore l'anno gratis; a 500 ore al costo di 60 euro l'ora e di altre 500 ore al costo di 100 euro l'ora”.
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Settembre 1922>2012 2012 90 anni Comune di Riccione
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LA STORIA
Linee di programma sulle quali lavorare i prossimi vent'anni. Cenci, presidente della Sis: “Dopo la costruzione delle strutture nei primi anni Settanta è il passo con cui guardare al futuro”
Depuratori, arrivano negli anni '70 - I depuratori di Riccione, Misano e Cattolica sono i figli dell'organizzazione e dello spirito di chi amministrava queste terre negli anni Settanta. C'era un progetto lungimirante e civile che aveva a cuore sia i cittadini, sia l'ambiente. E' da rimarcare che Milano non ha un sistema di depurazione. Anche Rimini balbetta; e oggi non sa, Rimini, dove reperire i fondi per investimenti necessari e altissimi. Riccione, Misano e Cattolica furono più lungimiranti. Investirono su cose fondamentali che non si vedono. Che non fanno spot elettorale.
Gianfranco Cenci, presidente della Sis Depuratore di Riccione
INFRASTRUTTURE
Ambiente, arrivano i depuratori di nuova generazione - Alzare gli orizzonti di almeno vent'anni per non essere spiazzati dagli eventi. I depuratori di Riccione, Misano, Cattolica e Gabicce Mare avranno al cosiddetta tecnologia a membrane. Non necessita della fase di sedimentazione finale, né della filtrazione e della disinfezione; a parità di volumi di impianto e di superfici il trattamento delle portate è doppia con una migliore qualità dei reflui in uscita verso il mare. Afferma Gianfranco Cenci, il presidente della Sis (Società italiana servizi): “Dopo 40 anni, gli impianti di depurazione risalgono agli inizi degli
- Il cattolichino Davide Berti, grazie al suo ruolo dirigenziale nella federazione italiana taekwondo (presidente comitato Emilia Romagna dal 2008), ha avuto il privilegio di essere invitato dalla federazione a Londra per seguire i giochi olimpici e supportare i due atleti italiani Carlo Molfetta e Mauro Sarmiento che hanno regalato rispettivamente oro e bronzo al medagliere italiano. Venerdì 10 agosto è il turno di Mauro che difende l’argento conquistato a Pechino. Nell’incontro preliminare batte 5-1 Abduraim Rasul(Kgz) e accede ai quarti di finali dove sconfigge l’azero Azizov 2-1. In semifinale però, Sarmiento perde all’ultimo secondo contro lo spagnolo Nicolas Garcia Hemme pregiudicando così l’accesso alla finale. Nella finale per il 3° posto, Mauro affronta l’afgano Nesar Ahmad Bahawi e lo batte 4 a 0, vincendo la medaglia di bronzo nella categoria 80 kg. Sabato 11 è la volta di Carlo che ha già partecipato alle Olimpiadi di Atene nei 68 kg uscendo ai preliminari. A Pe-
anni Settanta) le amministrazione comunali ritengono fondamentale revisionare e migliorare l'impiantistica esistente. L'obiettivo: è avere strutture all'avanguardia da un punto di vista tecnologico, la riorganizzazione della rete al fine di elevare la qualità delle acque depurate che poi finiscono in mare. In questo modo si rende un servizio alla popolazione ma si tutela ambiente e natura, dove la stessa vive e opera. Insomma, mens sana in corpore sano, tanto per citare gli avi latini”. “Come Sis - continua Cenci - abbiamo individuato un percorso da seguire. Grazie alle
nuove tecnologie è possibile utilizzare gli stessi impianti raddoppiando le quantità depurate. Con costi inferiori”. La Sis (Società italiana servizi) ha presentato le linee di indirizzo sul sistema depurativo e fognario di Riccione, Coriano e della Valconca (Gabicce Mare compresa) per i prossimi decenni. La zona su della provincia di Rimini. Le giunte comunali dei comuni-soci hanno fatto proprio il documento tra lo scorso giugno e luglio. Avevano lavorato il gruppo tecnico in rappresentanza delle varie città: Guido Cicchetti (Sis), Pierpaolo Martinini e Angelo Cescutti (Hera), Ezio
Venturi (Riccione), Vittoria Prioli (Cattolica), Mario Sala (Cattolica), Alberto Gerini (Misano), Fulvia Boccalini (San Giovanni), Leonardo Ubalducci e Francesco Stramigioli (Gabicce Mare). Riccione Tratta circa 7,2 milioni di reflui; con un incremento medio durante l'estate di quasi il 30 per cento. L'impianto dal 2010 tratta anche le acque di Coriano. Gli ultimi lavori hanno riguardato la riduzione dei limiti di fosforo e azoto, l'adeguamento della sedimentazione primaria e l'installazione di diffusori a micro bolle di ultima generazione.
Inoltre, erano state apportate migliorie alla linea fanghi con il montaggio di nuove centrifughe per la disidratazione dei fanghi. Cattolica-Misano Gli impianti di Cattolica, Misano e Gabicce Mare sono collegati. I romagnoli trattano circa 7 milioni di metri cubi l'anno (arrivano anche tutti i reflui dell'entroterra). L'impianto di Misano funziona solo nei mesi estivi. In prospettiva si pensa di installare la cosiddetta tecnologia a membrane che consentirà un aumento dei volumi trattati senza ampliare l'impiantistica (l'area di Cattolica è completamente occupa-
COMITATO PROVINCIALE FEDERAZIONE ITALIANA TAEKWONDO Le Olimpiadi di Davide Berti
chino era infortunato, A Londra è stato preferito a Leonardo Basile, ma è stato inserito nella categoria dei pesi massimi +80 kg dei giganti di 2 metri; mentre lui misura 184 cm. Il nostro ha affrontato il tagiko, Alisher Gulov, sconfitto per 7-3 poi il cinese Liu Xiabo, che s’è
arreso con lui solo per 5-4 e il maliano Dada Modibo Keita anche lui sconfitto all’ultimo secondo in una fantastica semifinale. Carlo Molfetta ha conquistato l'oro nella categoria +80 kg vincendo in finale contro Anthony Obame del Gabon. I giudici gli assegnano la
vittoria per preferenza dopo che i 3 tempi regolamentari si erano conclusi sul 9-9 e quello supplementare, che prevede il principio del golden point (chi colpisce per primo vince) sullo 0-0. E’ stato indubbiamente premiato l’atleta che meglio si è comportato, che ha attaccato di più e che ha cercato la vittoria fino alla fine! Ricordi indimenticabili per un appassionato del taekwondo che allena personalmente oltre 130 allievi fra bambini, agonisti ed amatori. Nella stagione 2011 2012 è riuscito a portare alle società di
Riccione e Cattolica oltre 10 titoli regionali e altrettanti interregionali e 2 titoli italiani. Il prossimo ottobre la federazione organizzerà una gara con oltre 1000 bambini durante il Rimini Days della fiera di Rimini. In quell’ evento e al campionato interregionale di Cattolica, Berti promette di portare i campioni olimpici Mauro e Carlo. Prossimo appuntamento locale la festa dello sport di cattolica il prossimo 23 settembre. Inizio corsi 2012-2013: tante novità. Per info sui corsi www.tkdteam.com Davide Berti 5° dan maestro federale e presidente comitato Emilia Romagna federazione italiana taekwondo cell. 329/2286086 istruttore federale e delegato provinciale al Coni; Luigi Livi 4° dan cell 328/ 9540393 e Luciano Martelli all.fed. 3° dan federale cell. 3282848825; Mauro Merli all. fed. 2° dan 3358088916; Charles Cromwell 2° dan all. fed. e nazio-
ta). A Cattolica verrà costruita anche la vasca di denitrificazione. Sis lavorerà anche per migliorare la rete fognaria della Valconca, costruendo vasche di laminazione e le fognature sulla nuova area artigianale di San Clemente. L'obiettivo è la riduzione degli sversati nel bacino del Conca. Gabicce Mare E' vitale non restare isolato e mantenere efficiente il collegamento col depuratore di Cattolica e Misano. Si pensa a come ampliare e potenziare l'impianto, in accordo con Cattolica-Misano. Per abbattere i costi, Gabicce d'inverno potrebbe essere spento.
nale ghanese. SEDI Cattolica 1 - Via Del Porto 17 (zona comune) adulti lun mer h 20; bambini (4-7 anni) mar gio dalle h 16:15 alle 17:05 e dalle h 17 alle 18; (8-12 anni) sab dalle15 alle 18. Cattolica 2 - Via Comandini (scuola Repubblica) mer ven dalle 17:15 alle 18:15 (4-7anni) e dalle 18:15 alle 19:30 (8-12 anni). Taekwondo Riccione NUOVA SEDE segreteria cell. 3485687184 sopra palestra BEVERLY HILLS Via Cella Raibano, 43, zona industriale Riccione, mar-gio dalle 17:30 alle 18:30 (4-7 anni) dalle 18:30 alle 19:30 (8-12anni) e sabato dalle 16:30 bambini e dalle 17:30 adulti taekwondo music con Elisabetta (intensa attività aerobica a tempo di musica con tecniche di taekwondo) mar e gio dalle 13:15 alle 14, inoltre lezioni individuali, circuito funzionale di preparazione fisica cross fit. TRE LEZIONI DI PROVA GRATUITA PER I NUOVI ISCRITTI
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2012
Speziali cura mostra di Vucetich
Andrea Speziali gna e in America. Segni raccolti nel volume coordinato da Speziali, “Romagna Liberty”. Il riccionese Speziali da anni si interessa del liberty a Riccione e in Romagna. Ha organizzato mostre e pubblicato relativi cataloghi, “Romagna Liberty” (Maggioli Editore 2012), “Una Stagione del Liberty a Riccione” (Maggioli Editore 2010). Artista, studioso (ammirevole bagnino d'estate), Speziali potrebbe essere un modello per i coetanei. E' scrupoloso, attento non meno che tenace. Insomma, con lui l'espressione dell'economista Padoa Schioppa “bamboccione” non vale.
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90 anni Comune di Riccione
I ragazzi fanno delle bomboniere che vendono in tutt'Italia. Con il ricavato si attivano altre attività
LA CULTURA
- Giovani tenaci. Il ventitreenne Andrea Speziali continua a raccogliere frutti: ritorna alla Biennale di Venezia (questa volta eventi collaterali) ed è stato incaricato di curare la mostra “Mirko Vucetich. Dal Futurismo al Novecento: tra Architetture Liberty, sculture e scenografie” a Marostica. Organizzata dall’Associazione ABCOnlus in collaborazione con la Pro Marostica e il Comune di Marostica, hanno chiamato Andrea Speziali, che nonostante la giovane età è studioso dell’artista e si terrà. L'esposizione si tiene presso il Castello inferiore di Marostica, dal 31 agosto al 14 ottobre, per la ricorrenza alla celebre “Partita a Scacchi” messa in scena dal genium di Mirko Vucetich negli anni ’50 con Neri Pozza. Regista, attore, musicista, scenografo, scultore, decoratore, architetto, poeta e illustratore, Mirko Vucetich (Bologna 1898 - Vicenza 1975) ha lasciato numerosi segni attraverso le sue ville tra Riccione, Bolo-
1922>2012 Settembre
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VOLONTARIATO Ragazzi al lavoro
di Claudio Casadei nibile e vengono consegnate già confezionate comprensive di confetti e pergamena, nastri, colori ed accessori personalizzati e spedite in tutta Italia. La sfida che i ragazzi preferiscono è quella di realizzare una creazione del cliente: è li che il conseguimento del risultato li rende maggiormente felici. Il ricavato dalle vendite di questa
- I riccionesi e gli abitanti dei comuni limitrofi ormai sanno perché è nato e quanto il Centro 21 di Riccione stia facendo per aiutare prevalentemente la famiglie di adolescenti ed adulti portatori della sindrome di down. Una scelta difficile, fatta ponendo al centro la persona senza limiti di età, e diventando in breve tempo riferimento e sostegno
Centro21, continua lo splendido lavoro per tutte le famiglie che hanno al loro interno persone con disabilità mentale. L’associazione onlus, presieduta dalla signora Maria Cristina Codicè, si è posta come obbiettivo il raggingimento per i “ragazzi” delle autonomie necessarie per occuparsi con esperienza diretta
Alcuni oggetti fatti dai ragazzi
e “sul campo”, del proprio futuro e del proprio sostentamento economico al fine di poter vivere una vita il più indipendente possibile. Esperienze già fatte dai ragazzi e dai volontari che lavorano con loro è stata quella del lavoro in campagna, attuata grazie alla collaborazione e disponibilità di due aziende agricole: l’azienda agricola Tiraferri di Covignano e l’azienda agricola Cavalli Sauro, zona Rimini nord. Il personale volontario e le suddette aziende hanno collaborato ispirandosi al principio di auto-
nomia di ogni ragazzo: in questo modo i ragazzi con il loro lavoro sono riusciti a produrre i prodotti necessari a ricavare conserve, marmellate completando una produzione a filiera cortissima ed ottenendo prodotti di ottima qualità. Inoltre è stata loro fornita la possibilità di sperimentare nella realtà ciò che significa “lavorare” e soprattutto ciò che comporta il lavoro agricolo. Da tempo poi l’associazione si prodiga nella produzione di bomboniere adatte a tutte le occasioni: battesimi, cresime, comunioni e matrimoni! Le bomboniere, tutte realizzate dai ragazzi con l’ausilio di alcuni volontari, hanno vari formati e possono essere scelte da un ampio campionario già dispo-
attività viene totalmente reinvestito per il lavoro dei ragazzi, nemmeno un centesimo, ad esempio, viene speso per la ristrutturazione della loro futura sede, la famosa casa di via Limetani a Riccione, un luogo dove, superate (si spera) le difficoltà economiche l’associazione i ragazzi e i volontari potranno svolgere al meglio le proprie attività. Chi fosse interessato ai prodotti o a collaborare in questa meritevole attività può contattare il Centro 21 Onlus al numero 346 4901945 o avere informazioni tramite l’indirizzo e-mail info@centro21rimini.org. Ogni dono, ogni forma di collaborazione, ogni acquisto è ben accetto e come disse Madre Teresa di Calcutta “non importa quanto doniamo, ma quanto amore mettiamo in quello che doniamo”.
LA POESIA
Buon Ferragosto Corre l’Africa. Corre Sul Lungomare. Per le spiagge Ora che la sabbia è cambiata: scotta Sbanda. Ha mani legate Da borse. Borsette. Borsoni Correre e basta. Basta Privilegi: dormire. Cibarsi. Bere E’ rincorsa l’Africa a Rimini Dagli uomini bianchi Dai conti, dai profitti, dagli incassi Che non tornano, non ritornano E’ rincorsa l’Africa da chi ha Promesso: se vinco l’uomo Nero farà i cento metri Per l’eternità nell’attimo Della politica Corre. E’ inseguita. E’ rincorsa Perde i talloni. Perde i piedi Corre l’Africa. Corre Bastonare la fame Pasquale D'Alessio
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Settembre 2012
CONDOMINI Esperti rispondono
Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453 L'ESPERTO RISPONDE
Domanda Egregio geometra stiamo ristrutturando il condominio il condominio in cui abito. Alcuni condomini chiedono all’amministratore anche il rifacimento del balcone. La maggioranza ha scelto il colore delle piastrelle uguali all’esistente, un condomino invece vuole utilizzare un colore completamente diverso. Può l’amministratore obbligare il condomino a rifare la pavimentazione con lo stesso tipo e colore delle piastrelle utilizzate dagli altri condomini?. Grazie. Marco-Rimini Risposta L’art. 832 del cod. civ. recita: “Il proprietario ha diritto di godere e di disporre delle cose in modo pieno ed esclusivo, entro i limiti e con l’osservanza e con gli obblighi stabiliti dall’ordinamento giuridico”. Inoltre l’art. 1120 del cod. civ. dispone che “I condomini con la maggioranza indicata dal quinto comma dell’art. 1136 cod. civ. possono disporre tutte le innovazioni dirette al miglioramento o all’uso più comodo o al maggior rendimento delle cose comuni. Sono vietate le innovazioni che possono recare pregiudizio alla stabilità o alla sicurezza del fabbricato, che ne alterino il de-
coro architettonico o che rendono le parti comuni dell’edificio inservibili all’uso o al godimento anche di un solo condomino”. Considerato che il pavimento è parte interna del balcone non può, essere considerata parte integrante della facciata e come tale non assoggettato ai limiti imposti dall’art. 1120 del cod. civ. in materia di innovazioni, ovvero oltre alla preventiva approvazione dell’assemblea, il rispetto del decoro architettonico, ecc. come invece il frontalino. Pertanto ciascun condomino è legittimato a scegliere il colore che desidera per il pavimento del suo balcone, in quanto ciò è espressione della facoltà di godimento del proprio bene contenuta nel diritto di proprietà come tracciato dal legislatore. Domanda Esercito la professione di odontotecnico e vorrei installare sulla facciata dell’edificio condominiale l’insegna della mia attività. Premetto che il regolamento condominiale è privo di norme in materia. Preciso che io sono in possesso delle regolari autorizzazioni comunali. Per non avere problemi con i condomini cosa devo fare? Andrea Risposta
Condomini, diritti e doveri - Vincenzo Pupolizio, esperto di amministrazione condominiale e immobiliare, esperto di problemi tecnico-legali, consulente del Tribunale di Rimini, mediatore della conciliazione, risponde alle domande dei lettori.
La Cassazione civile Sez. n 2 sentenza n 1046 del 03/02/1998 ha disposto che in tema di condominio degli edifici è consentita ai singoli condomini o ai conduttori l’apposizione di un’insegna luminosa sul muro perimetrale comune, trattandosi di un attività che non impedisce agli altri compartecipi di fare ugualmente di fare uso comune secondo la destinazione. Pertanto in mancanza di specifiche previsioni del regolamento condominiale che vietino l’inserimento di insegne sulle facciate del fabbricato, deve ritenersi che ciò sia legittimo. L’apposizione di insegne infatti non può ritenersi una innovazione in senso tecnico-giuridico bensì una semplice modificazione della cosa comune rientrante nelle facoltà d’uso attribuite dalla legge a ciascun condomino, ai sensi dell’art. 1102 del cod. civ. e pertanto non necessita della preventiva approvazione dell’assemblea, purché vengano rispettati i limiti
posti dalla norma sopra citata e non venga danneggiato il decoro architettonico dell’edificio. Domanda Egregio amministratore Pupolizio, abbiamo avuto ed abbiamo tutt’ora discussioni durante le assemblee condominiali circa la ripartizione delle spese del cortile; poiché c’è un buon rapporto tra noi (siamo n 10 condomini) alla fine approviamo sempre la ripartizione che ci prospetta il nostro amministratore; gradirei, se possibile, un suo parere. Le allego l’ultimo consultivo approvato nel mese di luglio scorso. Angelo-Cattolica Risposta L’art. 1117 del cod. civ. elenca una serie di beni che sono di proprietà comuni, tra questi è menzionato anche il cortile. La Cassazione civile con sen-
tenza n 7889 del 09/06/2000 ha stabilito che “ il cortile, tecnicamente, è l’area scoperta compresa tra i corpi di fabbrica di un edificio o di più edifici che serve a dare aria e luce agli ambienti circostanti. Ma avuto riguardo all’ampia portata della parola e, soprattutto, alla funzione di dare area e luce agli ambienti che vi prospettano, nel termine cortile possono rite-
nersi compresi anche i vari spazi liberi disposti esternamente dalle facciate dell’edificio quali spazi verdi, le zone di rispetto, i distacchi, le intercapedini, i parcheggi che, sebbene non menzionati espressamente nell’art. 1117 del cod. civ. vanno ritenuti comuni a norma della suddetta disposizione”. Pertanto, chiarito che il cortile è “proprietà comune” le spese di manutenzione devono essere necessariamente ripartite in misura proporzionale al valore della proprietà di ciascun condomino.
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MISANO
Settembre 2012
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Il Comitato cittadino di Portoverde che ripulisce il giardino e non solo. La casina donata da Portoverde spa ALLEGRO MA NON TROPPO
Parole da e ‘Fnil’ (Il vecchio nome di Misano Mare)
- Luca, Gabriella, Armando, insieme ad un manipolo di amici lo scorso 24 agosto hanno ripulito il Parco dei Fiori di Portoverde, uno dei giardini più belli della provincia di Rimini per almeno tre ragioni. La prima, le piante sono grandi; hanno quasi mezzo secolo di vita: veri e propri monumenti. La seconda, è appena stato recintato e arredato con una serie di giochi per bambini. La terza, al suo interno nella casina di legno regalata da Portoverde spa sta crescendo una biblioteca di quartiere grazie ai regali dei portoverdini. Insomma, una
Da sinistra: Armando Mazzanti, Gabriella Corno, Luca Lorenzi (presidente del Comitato cittadino) e Giuseppe Piredda
Rimboccarsi le maniche: fare e pulire Villaggio - Ai commercianti del Villaggio in risposta alle lamentele per la nuova viabilità, che a loro parere li penalizza, è stato consigliato di spostare l'attività nei nuovi comparti. Boh!!! (brufa)
Stagione difficile - Quest'anno avremo quasi certamente un ulteriore bel segno più... più o meno, potenza della statistica... e di Monti (brufa)
Diritti acquisiti - Chi prende decisioni pesanti e regala diritti per fortuna è di passaggio. La politica invece resta per cancellare gli eventuali effetti negativi. Speriamo. (brufa)
cosa molto civile di cui essere orgogliosi. Luca, Gabriella, Armando e altre 100 persone sono i componenti del Comitato cittadino di Portoverde. L'associazione è presieduta dal Luca Lorenzi, dal 1996 residente a Portoverde. Originario di Cattolica, afferma Lorenzi: “Portoverde è totalmente cambiata. Non è più soltanto una residenza estiva. Tutto l'anno vi abitano circa 200 famiglie; che da aprile a ottobre diventano circa 1.200. Insomma, Portoverde sta prendendo quota. Ora è
COMUNITA' anche un luogo dove si fa comunità”. E uno dei luoghi che fa comunità è sicuramente il Parco dei Fiori. Grazie al lascito del Consorzio Portoverde (il vecchio “ente” gestore di tutte le strutture in comune), dopo una serie di lavori, è stato inaugurato lo scorso 9 agosto. Col residuo del Consorzio, circa 20mila euro, è stato rifatto il tetto e sostituiti i vetri rotti con gli artistici della chiesolina che si affaccia sul Parco.
E' stato poi recintato con una staccionata lo stesso Parco, nel cui interno sono stati collocati dei giochi per bambini (a molla, scivoli, altalene). Il Comune ha contribuito coi lampioni e alcune panche di legno. Mentre Portoverde spa ha regalato una casina, adibita a deposito attrezzi ed in mini-biblioteca. La biblioteca si arricchisce giorno dopo giorno dei doni dei portoverdini. Il Comitato ha altri progetti per il Parco: un impianto di irrigazione
(attingedo l'acqua dai numerosi pozzi in disuso), una robusta potatura (se ne sono accollati una leggera la scorsa primavera) per mettere in sicurezza le piante, una siepe per non fare entrare i cani (a Portoverde c'è un'ordinanza che ne vieta l'ingresso nei giardini). Il Comitato ha anche un quadernino di richieste al Cumune. Lorenzi: “Interventi sulla viabilità, sui marciapiedi, sulla potatura degli alberi, sarebbe una buona idea avere la presenza più costante dei vigili, una migliore lotta alla zanzare tigre”.
Turismo - Quest'anno si vedono tante facce scure, nonostante il clima favorevole e neppure l'abbronzatura. (brufa)
Evasori - E' guerra totale. Dopo aver tartassato gli operai, adesso toccherà pure ai calzolai, cioè piccoli e medi artigiani e commercianti. Per essere credibili chi avrà il coraggio di toccari altri e creare le condizioni per essere tutti virtuosi? (brufa)
La speciale aia di Claudio Piccioni Stellare cena a base di pesce. Tra gli ospiti eccellenti, Livio, il direttore del Museo Ducati
...Grande albergatore - Un albergo nella prima settimana di agosto aveva solo 20 ospiti. Poteva lasciare a casa la metà del personale. Invece parlando con un collega, dice: “Non me la sono sentita di lasciarli a casa. Hanno bisogno di lavorare; sto facendo fare loro le pulizie a fondo”. Un grande misanese con la coscienza e la bellezza del bene. (brufa)
...Via Picasso in festa - Via Picasso è una delle più giovani angoli residenziali di Belvedere. Lo scorso 24 agosto, i suoi abitanti hanno organizzato una cena sotto le stelle. Una bella veglia come una volta. Solo nostalgia? (brufa)
MISANO ADRIATICO Via Puccini 27/F Tel. 0541.101758 - Fax 0541.602058
- L'aia in chiave moderna viene allestita nelle calde serate estive nei pressi della bottega di Claudio Piccioni, professione elettrauto. E' lui uno dei grandi organizzatori di una cena che vale mille stelle a seguire le indicazioni della guida Michelin. Anzi, è il top. Punto. Si è tenuta lo scorso 3 agosto. Forse l'ospite più prestigioso, senza nulla togliere all'altra ventina di commensali era di Bologna. Si trattava del direttore del Museo Ducati, Livio. Ha fatto una scap-
pata perché, della serata, ne conosceva già i sapori ed i colori. Dietro i fornelli tre giganti dell'artigianato che per passione si dilettano di cucina: Claudio (l'organizzatore), Graziano (idraulico) e Mario (elettricista). Il menù: due antipasti di pesce da leccarsi i baffi, cozze e vongole alla tarantina. E qui ci si poteva fermare con le pietanze. Si era già pieni come delle uova. Poi sono stati messi sul fuocone, come assaggi, spiedini di gamberi e moletti. Non hanno conosciuto la bravura di Mario né gli spiedini di calamari, né le seppioline ripiene. Quel guascone di Graziano voleva a tutti i costi chiudere con l'amata ciambella. Ha preso lo scooterone è andata per forni. Trovateli chiusi, ha optato per il gelato. Tutta la serata è stata piacevole, all'insegna di un garbato sfottò. In dialetto, naturalmente. Perché qualche volta l'italiano non rende l'idea. Non rende la bellezza della battuta. Serata da incorniciare.
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MISANO
Settembre 2012
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Si dà l'opportunità di andare a scuola ad un'adolescente del Rwanda, già cardiopatica
Borsa di studio nel nome di Antonio Semprini Melissa Masini e Simone Cellarosi
Ancora campioni - Melissa Masini e Simone Cellarosi si sono aggiudicati i campionati italiani juniores di pattinaggio specialità danza lo scorso 26 luglio scorso, a Roccaraso. Per Melissa, diciassettenne di San Giovanni in Marignano e Simone diciannove anni ancora da compiere di Misano Adriatico, è il terzo titolo italiano, dopo i successi del 2007 e 2009. Danzano in coppia da quasi dieci anni con risultati importanti anche a livello internazionale. Nel loro palmarès: il secondo posto ai mondiali in Brasile ed il primo posto agli Europei di Reggio Calabria dello scorso anno. L’allenatrice di sempre, che li ha condotti con grande passione a questi risultati è la bolognese Manuela Digiacomantonio, responsabile tecnico della Società Unione Polisportiva Calderara dove i due campioni si allenano. Ora Melissa e Simone proseguono gli intensi allenamenti in attesa della prossima convocazione per i Campionati Europei a Lione (Francia) e Mondiali a Auckland (Nuova Zelanda).
Cena di beneficenza organizzata dal Pd ai “Due Archi” della Cella a sostegno del “Progetto Sofia” di Mauro Ciaroni SOLIDARIETA'
- Una borsa di studio ad un'adolescente del Rwanda nel nome di Antonio Semprini, il sindaco di Misano Adriatico degli anni '70, scomparso prima del tempo nel 2011. Semprini, prima ancora che amministratore, fu un galantuomo che scriveva con precisione, eleganza e senza noia. Il suo partito, il Pd, lo scorso 31 agosto, ha organizzato una cena di beneficenza al ristorante “Due Archi” di Misano Cella. Il ricavato nel nome di
Mauro Ciaroni racconta il suo progetto
Antonio Semprini, andava alla giovane aiutata dal “Progetto Sofia” di un altro misanese di valore, Mauro Ciaroni, che da un decennio porta direttamente aiuti (già alcuni centinaia di migliaia di euro) ai meno fortunati. Ha già fatto operare al cuore la giovane studentessa della bor-
sa. Aveva grande sogno che per noi è la normalità: andare a scuola. Alla serata sono intervenuti il segretario provinciale del Pd, Emma Petitti, il segretario di Misano, Emanuele Barogi ed il sindaco di Misano, Stefano Giannini. Curiosità. Alcuni giorni prima della cena, Mauro
aveva già inviato in Africa la cifra per farla studiare: 460 euro. La stessa somma raccolta. Mauro ha un'altra cena di beneficenza per il suo progetto nel nome della figlia. A Pesaro, dove lavora, il 18 settembre. Chi volesse partecipare, può telefonare allo388.7644863
AMARCORD
Addio ad Anna, quei giorni passati velocissimi
Galleria Vittoria: “In...canto”
Anna Conti (17.12.1963 - 1.8.2012)
- Era il pomeriggio del 31 luglio, un mercoeldì. In casa, Anna Conti fa merenda con l'aiuto dei familiari, Chiara, Giorgia e Salvatore (Tore per gli amici), il marito. E' gravemente ammalata dall'estate del 2010; in agosto le diagnosticarono un tumore e le diedero un anno di vita. Da un paio di messi costretta su una carrozzina, Anna va a riposare, come sempre, con la malattia che avanza ma che non dà dolore. Si addormenta, entra in coma. Arriva il buio e forse la luce. Spira il primo agosto. Il Villaggio Argentina e coloro i quali la conoscevano le riservano due calorosi abbracci nella moderna e bella chiesa della Fontanelle, per il rosario e il funerale. Anna era una donna ironica e col gusto della vita. Sul lavoro era affidabile e veloce. Da tanti anni lavorava alla gelateria Nuovo Fiore, Riccione. Le avvisaglie della malattia risalgono a due anni fa.
E' nervosa, stanca e dimentica le cose. Si sottopone ad una visita; le diagnosticano il male. Nella speciale scaletta è al massimo grado. Inafferrabile per la scienza. Operata a Cesena, in cura a Torino, dopo l'intervento, i medici le danno un anno di vita. Invece, la tenacia e la voglia di esserci le permettono ancora un secondo anno di albe e sorrisi, di danze con la vita e tramonti. Il male l'ha aggredita senza dolore. Fino ad un paio di mesi prima dell'arrivo del buio la si poteva incrociare a fare la spesa con i familiari. Geografia del corpo
cambiata, era solita con un largo sorriso degli occhi salutare con affetto gli amici che incontrava: “Ciao, come stai?”. “E tu?”. “Dai abbastanza bene, sono in cura. Miglioro”. Il marito Tore, le figlie Chiara e Giorgia non le avevano mai svelato le ragioni per la quale i giorni passavano troppo velocemente. Katia è l'amica del cuore. Hanno lavorato insieme, insieme hanno bevuto tanti caffè e fatte tante chiacchiere. Il suo ultimo ricordo: “La vado a trovare il venerdì. Accendiamo le sigarette. Lei non l'ha mai portata alle labbra. Con il gesto automatico della mano, cercava di scuotere la cenere. La figlia Giorgia glielo fa notare. Ha risposto con un largo sorriso. Mi manca”. Io vorrei trovare la pace, ma una pace senza la morte. E' l'inizio di una profonda e commovente poesia di Edoardo De Filippo. Che la terra le sia lieve.
Santamonica, nasce comitato cittadino - Santa Monica ha avuto una sorta di “sede vacante“ fino alla fine di luglio, inizi di agosto, periodo in cui si sono raccolte forze nuove, buona volontà e iniziativa per formare il nuovo comitato cittadino, nato per diversi motivi, primo tra tutti quello di mettere in contatto i residenti del quartiere, di creare un centro d’aggregazione sociale di condivisione. Sì, perché negli ultimi anni sono state tante le famiglie che si sono trasferite nel quartiere, ma che, per cause diverse, non
hanno avuto modo di fare tra loro conoscenza, rimanendo così come un singolo soggetto, solo, in mezzo ad una folla. Il Comitato è apartitico e apolitico, non ha alcun scopo di lucro, ha lo scopo di svolgere attività di utilità sociale e beneficenza a favore degli associati e di terzi. E' fondato unicamente sull’attività gratuita da parte del cittadino associato. Una sorta di ristrutturazione con un apporto di capitale umano ricco di potenziale, quello dei giovani, affiancati
dall’esperienza di coloro che già avevano preso parte ai precedenti mandati. Ricco d’iniziative, il comitato si è già messo all’opera per raccogliere quante più possibili adesioni e per creare un migliore clima di unità in quel di Santa Monica, impegnandosi nella soluzione di quei problemi di quartiere che migliorano la vita di ogni singolo che, con un piccolo contributo, non necessariamente in danaro, riesce ad essere una parte di un tutto. Alessio Della Chiara
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Settembre 2012
MISANO
BACCHINI ADRIANO
“I Comandamenti: parola di Dio o parola dell'uomo?”, il tema delle conferenze autunnali della biblioteca
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Nella crisi il ritorno alla sobrietà di Dio? Che senso hanno i Dieci Comandamenti nell’era di internet e dei centri commerciali? Che cos’è un comandamento? Che cosa rappresenta la tavola dei Dieci Comandamenti? Ed ancora: che cosa significa oggi confrontarsi con un sistema di norme, regole ed orientamenti così definiti?
Da sinistra: Livia Signorini (assessore alla Cultura), Salvatore Natoli (il filosofo che apre la rassegna) e Gustavo Cecchini (direttore della biblioteca)
LA CULTURA di Matteo Bianchi - Non è facile scrivere dei comandamenti, poiché risulta complesso separare l’etica dalla metafisica. Del resto parlare di comandamenti significa in primis dell’uomo, che è insieme homo ethicus homo metaphisicus. L’uomo non vive mai senza sacro e non vive mai senza Dio: questa è una delle verità antropologiche che emergono chiaramente dalla lettura dei fenomeni storico-sociali. Allora il modo più interessante di trattarne è ponendo alcune domande, insidiando il dubbio, come Giobbe davanti a Dio. Queste domande possono diventare spunto di riflessione per ulteriori interrogativi. Del resto è innegabile che pretendere di avere verità assolute su tali questioni sarebbe peccare di presunzione... Il significato profondo della rassegna dal titolo “I Comandamenti: parola di Dio o parola dell'uomo?”, ideata dall’istrionico direttore della Biblioteca Comunale di Misano Adriatico Gustavo Cecchini, è quello di risvegliare il significato autentico delle “parole” del Decalogo, che prim’ancora dell’abitudine a ripeterle, la tradizione – sia religiosa che laica – ha coperto con significati convenzionali, allontanando da esse tutto quanto è doppio, ambiguo ed inquietante, e perciò stesso difficile a cogliere. Ma su quelle parole è necessario sempre tornare a meditare, a “ruminare” come ha scritto Friedrich Nietzsche nella sua Genealogia della morale, se vogliamo aver cura del presente – del nostro presente – che da quel lontano passato ha cominciato ad essere. I Dieci Comandamenti divini, scritti sulle tavole della Legge che Mosè ha consegnato al suo popolo, hanno influenzato la storia dell’umanità al punto da costituire, almeno in Occidente, una sorta di linea di demarcazione fra civiltà e barbarie. Sono da considerare il pilastro di una società che si vuole “credere” civile. Oggi però, a distanza di molti secoli dal loro annuncio e dopo i radicali mutamenti intervenuti nel modo di vivere e nei costumi sociali, è lecito chiedersi se costituiscano ancora la guida morale che, con i suoi divieti, ha fissato le norme di comportamento di tante generazioni. Anche perché è innegabile che, soprattutto agli occhi del mondo laico, alcuni di questi comanda-
menti hanno perduto il loro valore vincolante ed appaiono decisamente superati e bisognosi di una ridefinizione. Che senso hanno i Dieci Comandamenti nell’era di internet e dei centri commerciali? Che cos’è un comandamento? Che cosa rappresenta la tavola dei Dieci Comandamenti? Ed ancora: che cosa significa oggi confrontarsi con un sistema di norme, regole ed orientamenti così definiti? Ebbene, la premessa prima e più importante per parlare di un comandamento è cercare di definirne il senso che può avere in un contesto relativista e nichilista come quello che caratterizza la cultura contemporanea e nel quale anche un termine come comandamento ha modificato ed indebolito, se non addirittura perduto, il suo senso tradizionale. Nonostante ciò, quello che si
LA CULTURA
Apre Salvatore Natoli 5 ottobre - Salvatore Natoli: “I Comandamenti” 12 ottobre - Vito Mancuso: “ Io sono il Signore Dio Tuo”. 19 ottobre - Massimo Donà: “Ricordati di santificare le feste”. 26 ottobre - Roberto Escobar: “Non uccidere”. 2 novembre - Carlo Sini e Pierluigi Celli: “Non rubare”. 9 novembre - Vincenzo Vitiello: “Non dire falsa testimonianza”. 15 novembre - Andrea Tagliapietrae Marco Guzzi: “Non rubare la roba d’altri” e “Non rubare la donna d’altri”. 23 novembre - Arnaldo Colasanti: “Onora il padre e la madre”. 30 novembre - Umberto Curi e Khaled Fouad Allam: “Come ripensare i comandamenti al giorno d’oggi”. Gli incontri si terranno presso il Cinema-Tearo Astradi Misano Adriatico, via D’Annunzio 20, con inizio alle ore 21. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Info: tel. e fax 0541.618424 – E-mail: biblioteca@comune.misanoadriatico.rn.it – Website: www.biblioteca.misano.org
deve considerare non è tanto la validità di questo o di quel comandamento bensì l’idea che vivere in una civiltà implica l’accettazione di un insieme di norme che regolino in qualche modo la vita sociale. Come giustamente ha fatto notare il filosofo spagnolo Fernando Savater, i comandamenti sono necessari perché rappresentano un elenco di frustrazioni necessarie dei desideri degli esseri umani. Nessuna delle leggi di Dio è arbitraria, dato che vi si trovano concetti morali universali; proprio per questo motivo i Dieci Comandamenti non sono da considerare invecchiati ma devono essere nuovamente contestualizzati. Attualizzare i comandamenti diventa un compito decisivo ed urgente in tempi nei quali l’offensiva sferrata dal fondamentalismo impone all’Europa di ripensare a fondo la propria identità etica, oltre che politica. Riferirsi nuovamente al Decalogo potrebbe essere essenziale proprio per il risanamento della ragione, per un nuovo rilancio della recta ratio. La prima domanda che viene alla mente parlando del Decalogo è sicuramente la seguente: chi è il Dio del monoteismo biblico? Sicuramente non è un Dio “proprietà” dei soli credenti. Non certo l’Essere assoluto, estraneo al tempo e alla storia dell’uomo, di cui si parla o per negarlo oppure per credervi. Il Dio dei dieci comandamenti, come la sua figura viene delineata nei testi biblici di Esodoe di Deuteronomio, è un Dio drammatico, che fa spazio all’alterità ed al rischio nella sua stessa Unità e che è in costante relazione con l’uomo. È il Dio che irrompe nella storia con uno sguardo d’amore e si fa sorgente di libertà e giustizia. È proprio questo Dio che ricorda all’uomo quanto fatale sarebbe la mancanza di autorità, di restrizioni al capriccio ed alla forza. Ma al primo interrogativo riguardante l’identità di Dio ne segue subito un altro ancora più drammatico: se i dieci comandamenti sono fondati sull’autorità di Dio, che senso hanno in una società secolare? Con tale questione ci si
domanda se la morale dei comandamenti sia una morale della fede o di proprietà della ragione. Una risposta autorevole è stata offerta dall’enciclica Veritatis splendor 1993, che sottolinea la dimensione umanista dei dieci comandamenti: “I diversi comandamenti del Decalogo non sono in effetti che la riflessione dell’unico comandamento riguardante il bene della persona”. L’obiettivo di fondo dei comandamenti è la difesa della persona, così, pur essendo rivelati, contengono una massima fondamentale della legge naturale, ossia ama il prossimo tuo. È proprio questo il principio morale universale su cui si basa il Decalogo, un principio che recupera il motto religioso: “Non fare agli altri ciò che non vuoi che altri facciano a te”; ed il principio filosofico formulato da Immanuel Kant: “Agisci in modo da trattare l’umanità, nella tua come nell’altrui persona, sempre come un fine, mai come semplice mezzo”. La legge divina è legge naturale; infatti fin dalle origini Dio ha radicato nel cuore degli uomini i precetti di tale legge, per poi limitarsi a richiamarli alla loro mente nel momento in cui codificò, insieme a Mosè - simbolo dell’umanità -, il Decalogo. L’incontro di Mosè con Dio fu travagliato non solo perché un uomo mortale si trovava al cospetto di una divinità immortale ma soprattutto perché Mosè dovette lottare con se stesso, con la propria memoria, per riportare alla mente dopo anni di schiavitù i precetti che sarebbero stati incisi sulle tavole della Legge. Così, il Decalogo esprime esigenze che sono conformi ed accessibili alla ragione umana, anzi si può affermare che i dieci comandamenti non sono altro che la luce dell’intelligenza, che Dio ha donato all’uomo durante la creazione. Così al lato puramente normativo deve affiancarsi quello fondamentale della relazione, cosicché, come aveva già affermato il filosofo ebreo lituano Emmanuel Levinas, nel volto dell’Altro si deve trovare il volto di Dio che deve indurre ad una eticità della responsabilità nei confronti del prossimo. I dieci comandamenti devono essere compresi come il fondamento storico e religioso che l’uomo è libero e deve essere solidale nei confronti dell’alterità. Ma ecco che si staglia nel cuore del credente e del non credente un’altra drammatica domanda a cui sembra davvero difficile dare una risposta: come è possibile amare il prossimo come noi stessi se, nell’attuale società del virtuale, non sappiamo amarci noi per primi?
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MISANO
E' la filosofia di Giorgio Vagnini, allenatore dei 150 ragazzi del basket Misano Pirates
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‘Fuori la noia e uscire dal campo col sorriso’ Giorgio Vagnini con i suoi allievi
Nel suo staff anche Walter Magnifico, tra i massimi pivot italiani del dopoguerra. Il cattolichino arriva a Misano dieci anni fa. Uomo colto, tra le sue letture Proust, Joyce, Thomas Mann LO SPORT - “Una volta arriva un bambino di dieci anni. Dopo due anni di insegnamenti tecnici, di esercizi di psicomotricità non c'è nessun miglioramento; si allenava con passione ed usciva dal campo col sorriso. Fa fatica a fare il terzo tempo. Inizio a chiedermi che forse sono io a non essere all'altezza. Non riesco a trasferire gli insegnamenti. L'anno dopo arriva in palestra trasformato. Gli chiedo se nel frattempo si fosse allenato. Mi risponde di no. Il ragazzo aveva immagazzinato ogni cosa solo che aveva bisogno del suo tempo per esternare”. E' una delle centinaia di storie che potrebbe raccontare Giorgio Vagnini, il responsabile degli allenatori del Basket Misano Pirates. “Un'altra volta - continua il cattolichino 10 anni fa fondatore del movimento della palla a spicchi di Misano - arriva una mamma col figlio. Mi dice che è sufficiente che il piccola si diverta. Non condivido. Lo sport non è soltanto un parcheggio in cui ci si diverte. E' molto di più. All'aspetto ludico come base, vanno aggiunti gli insegnamenti legati alle conoscenze tecnici, alla psicomotricità, soprattutto al rispetto per gli altri, che poi significa rispettare se stessi. Sono del parere che la migliore predica è l'esempio. Nella magia del silenzio”. La stagione 2012-2013 di Misano Pirates Basket va ad incominciare con la squadra dei grandi in prima divisione; è la prima volta. E' composta da tutti ragazzi misanesi cresciuti nei dieci anni di gestione Giorgio & C. Inoltre, si fa il campionato under 19, 15, 14 e 13. Si chiude con il mini-basket (aquilotti e scoiattoli).
Dice dei suoi allievi Giorgio: “Tutti hanno il talento; tutti hanno dentro qualcosa di particolare. A me piace osservare i ragazzi sotto quest'ottica. Poi, ognuno ha la sua crescita, il suo ritmo. La sua sbocciatura. E' bello vederli uscire dalla palestra senza noia e col sorriso”. Il fuoco della passione appartiene anche Giorgio, il cattolichino che ha sposato la misanese Alessia. Giorgio ha letture raffinate trasmessegli dal suo insegnante di italiano: il pesarese Paolo Teobaldi, scrittore finalista del Premio Strega. Si è divertito, Giorgio, con le pagine di Joyce, Proust, Mann, Tolstoj. Insomma, il meglio. Appartiene ad
una nota dinastia di ristoratori di Cattolica. Il nonno Lino (Leonino) fu il fondatore del “Raquette”. E anche Giorgio voleva seguire le orme dei familiari. Voleva fare il l'oste-cuoco; ha passato tanti inverni all'estero. In alberghi e ristoranti. Ad imparare. Da ragazzo aveva giocato a basket, il suo sport. Causa il lavoro lo abbandona e lo incontra
di nuovo nel '95. Aveva 26 anni. Torna a Cattolica e viene a sapere che si rifà una squadra. Gli chiedono: “Vuoi giocare?”. L'allenatore era il pesarese Gigi Gresta (ora in A). Forse nel Dna di Giorgio c'è il piacere di allenare. Chiede a Gresta se gli può dare una mano. “Sì”, la risposta. Inizia a fargli da assistente. Mano mano che la cosa si fa
sempre più seria, c'è la necessità del tesserino. Dato che la stagione è inoltrata, Giorgio trova solo un corso di mini-basket. Ricorda: “Mi cascano le braccia per la delusione; già mi sognavo grande coach. Mi iscrivo con poco entusiasmo. Credevo che fosse di secondo livello. Ma è un colpo di fulmine, come incontrare la donna della vita. Af-
CAMPANILI
Palio del Capitano di Castello, bis di Misano Monte con sana polemica - Due edizioni, due vittorie per Misano Monte. E sempre con roventi polemiche. Quest'anno si sono lamentati per il fatto che il segone (quello della Santamonica) tagliasse meno degli altri... e che i ragazzi di Misano Monte si possono allenare con gli attrezzi (loro ne sono gli unici custodi). Alla fine il vecchio e caro capoluogo si è aggiudicato il Palio del Capitano di Castello lo scorso 25 agosto all'interno della Festa della Collina e del Crocifisso. Quello tra le otto frazioni è stato palio vero. Agguerrito e sentito. Alla fine tutti insieme lungo il tavolone ai margini del campo-gara. Nella tavolata finale: piadina, Sangiovese e misanesità riconciliano.
frontiamo temi affascinanti come la psico-pedagogia, la psicomotricità. Onestamente, non pensavo che allenare significasse anche questo. Col mio bel tesserino nel '96, inizio l'attività a Cattolica. Mi occupo di mini-basket e dell'under 15. E' un grande successo. Ho quasi 100 ragazzi”. E qui c'è un altro incontro che segnerà la vita di Giorgio Vagnini. Trova Walter Magnifico, uno tra i massimi pivot italiani del dopoguerra. Il campione lo aveva visto allenare a Cattolica e ne apprezza le qualità: intreccio di umiltà, professionalità e leadership. Magnifico tiene un camp estivo a Pesaro. Chiama Giorgio a dargli una mano. Giorgio: “Grazie a mia moglie Alessia, scopriamo che a Misano non c'è il basket. Dico a Walter che lo potremmo portare noi. Incontro l'assessore allo Sport Alvio Semprini. E' entusiasta. Mi dirotta verso la Polisportiva. Nasce il Misano Basket. Il primo anno abbiamo 2-3 allievi. Forse il primo ad iscriversi fu Francesco Gerini”. Parte l'avventura. Oggi 150 ragazzi dai 5 ai 17 anni. Nei dieci anni già tanti i risultati. Forse l'allievo più titolato è il ventunenne Thomas Calegari, che ha vestito la maglia del Rimini e della Nazionale. A livello di risultati, l'under 15 ha vinto il provinciale nel 2009/2010. Nel 2011/ 2012, con l'under 17 è stato messo in bacheca il provinciale, l'interprovinciale ed il terzo posto regionale. Giorgio: “Ma abbiamo fatto cose straordinarie anche in tornei dove siamo giunti quarti e quinti”. Lo staff di Giorgio è composto da Federico Sarti, Francesco Zuppardo e da quattro ragazzi misanesi come assistenti: Andrea Barogi, Davide Ronci, Devis Polverari e Fabio Mordini. Gli assistenti sono stati tutti allievi di Giorgio. A dare prestigio a Misano Pirates Basket Walter Magnifico. Da tre anni, il campione pesarese insegna basket nella palestrina misanese.
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CATTOLICA
I bambini imparano a socializzare, a conoscere le regole del Codice della strada, l'ecosostenibilità...
Piedibus, alto valore educativo CENTRO SOCIALE GIOVANNINI - VICI di Alessandro Fiocca
- Dal 2010, a Cattolica è attivo il servizio di Pedibus (rinominato Piedibus). Una novità introdotta dall’allora sindaco Marco Tamanti, che venne realizzata grazie al fondamentale contributo del comitato “Cattolicaperlascuola”. Sarà capitato a molti cattolichini notare intorno alle 8 del mattino queste particolari comitive composte da alcuni adulti e diversi bambini con le loro cartelle e le pettorine bianche con la stampa degli occhi di Cubia e la dicitura “Libertà è partecipazione”, che si dirigono verso la scuola. Già, perché il Piedibus altro non è che una sorta di bus con i piedi. I bambini sono i passeggeri di questo “veicolo” super ecologico, gli adulti sono i controllori, che aprono e chiudono la fila e verificano che tutto il percorso si svolga in sicurezza. Nel territorio comunale sono state approntate diverse linee, tutte sotto il chilometro di lunghezza. Ognuna di queste è identificata con un colore e presenta delle fermate dove i bambini attendono il passaggio della comitiva. Anche quest’anno, a fine settembre, potremo ricominciare a vedere “circolare” questo
Il programma di settembre - Sabato 14 ore 20,30: ballo show con la musica di Claudio Casadei e la voce di Cristina. Contributo 7 euro. - Domenica 23 ore 15,00: Festa del pensionato organizzata dallo S.P.I.. Ballo con il gruppo Amarcord Music Live. Contributo 5 euro. - Domenica 30 ore 15,00: Festa dell'uva con ballo con la musica e le voci dei Fratelli Zonzini i funamboli del liscio. Partecipazione di Marino Colombaroni. Contributo 7 euro. Informazioni e prenotazioni: 347-9752583 339-4995417
Bambini e adulti “sul Piedibus”
L'associaziazione “Cattolicaperlascuola” cerca volontari per migliorare e potenziare il servizio di Piedibus. Telefono: 338-9060044 SERVIZI SCOLASTICI
mezzo alternativo, grazie alla disponibilità dell’associazione “Cattolicaperlascuola” ed ai volontari che ogni mattina accompagnano i bimbi. Questa peculiarità consente di poter fornire un servizio gratuito per le famiglie, che per il Comune ha un costo irrisorio, corrispondente al solo rimborso annuale per le spese vive. Qualche centinaio di euro. In altre realtà come Rimini
e Verucchio il servizio di Piedibus è realizzato grazie a convenzioni con strutture private, come cooperative, comportando di conseguenza una maggiore necessità di risorse. I volontari non sono tutti componenti dell’Associazione “Cattolicaperlascuola” che è però il riferimento istituzionale del Comune di Cattolica e del Circolo Didattico Repubblica-Carpignola per l’organiz-
zazione del servizio. “Gli adulti che accompagnano il Piedibus - spiega Maria Silvia Riccio, dell’assoc i a z i o n e “Cattolicaperlascuola” - sono volontari che svolgono il servizio a titolo gratuito, generalmente genitori e parenti dei passeggeri e, in qualche caso, pensionati che mettono il loro tempo a disposizione della collettività. Su un territorio ristretto come quello del Comune di Cattolica, in cui le linee non superano i 700/800 metri e si percorrono nella loro interezza in non più di 20/25 minuti, un servizio come questo potrebbe essere utilizzato dalla maggior parte dei bambini, con ovvi
vantaggi per il traffico cittadino”. Ma il Piedibus ha diversi aspetti positivi per gli alunni e le famiglie “passeggiando – spiega infatti Riccio – i bambini socializzano e al contempo vengono educati al rispetto delle regole del Codice della strada, all’ecosostenibilità e, tramite l’esempio degli adulti, all’impegno civile. Non solo: la passeggiata mattutina li sveglia del tutto e permette loro di fare un po’ di moto prima di sedersi nei banchi, favorendo la concentrazione a scuola. Inoltre il Piedibus rappresenta una valida alternativa all’ingresso anticipato per le famiglie che, per motivi di lavo-
ro, hanno necessità di lasciare i bambini prima dell’apertura dei cancelli”. Per permettere che il servizio possa continuare, è però importante che i cittadini scelgano di dedicare un po’ del loro tempo, anche se non direttamente coinvolti dalla presenza di un proprio figlio. Avere più volontari potrebbe significare potenziare le linee oppure rendere meno “gravoso” l’impegno, consentendo di realizzare dei turni. Ecco perché l’Associaz i o n e “Cattolicaperlascuola” mette a disposizione un numero di telefono: il 3389060044, per chiunque voglia dare una mano.
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Carla e Franca ARTICOLI DA REGALO Cattolica - Piazza Mercato 11 Tel. 0541 - 967792 - L’Hotel Murex compie 50 anni, ma non li dimostra davvero. L’eleganza asciutta delle geometrie essenziali che erigono la sua struttura sul piazzale Salvatore Galluzzi della vecchia darsena, guardando il tramonto sul mare, è sempre attuale. La sua bellezza, incorniciata in uno scenario ambientale unico, è ancora intatta. Come lo sono le architetture che, per armonia, diventano “classiche”. L’allora 30enne Sergio Pericoli, già brillante ricercatore di geologia presso l’università di Napoli, dove aveva conosciuto la moglie Beatrice Ciarrocca, pescarese, in procinto di laurearsi pure lei in geologia, ricevuto in dono dal padre Agostino un vasto campo incolto compreso tra l’Hotel Fiorella e la villa paterna su via A. Costa e V. E Toti, decise di intraprendere in proprio l’avventura del turismo. Già aveva fatto esperienza nell’albergo di famiglia che portava il nome della sorella maggiore, Fiorella, sposata con Elio Signorini. Anche la sorella minore, Graziella, sposata ad Angelo Monetti, aveva gestito l’Hotel Fiorella prima del matrimonio. Questo albergo, che risale al 1927, oggi, nella parte centrale, trasformato in residence, è gestito dal fratello minore di Sergio, Franco, il quale, dopo una carriera di armatore insieme al padre, è tornato all’attività alberghiera propria della madre, Bianca Villa e della sorella Graziella. Su quel terreno incolto che si affacciava sull’estremità della via A. Costa, tra Casa del Pescatore e cooperativa dei marinai e il piaz-
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Hotel inaugurato il 23 luglio '62. Il 5 agosto scorso festa con familiari, clienti e personale
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TURISMO
di Wilma Galluzzi
zale della darsena, cioè su un’area adibita esclusivamente ai servizi alla pesca, Sergio volle immaginare una meraviglia di albergo a cui il geometra Claudio Franchini seppe imprimere una sobria leggiadrìa nonostante l’imponente monumentalità dell’edificio. L’albergo, 60 camere su 5 piani panoramici, più altri tre di servizi, fu dotato di un ampio giardino e parcheggio, anche se la maggior parte dei turisti di quegli anni arrivavano ancora in treno e in aereo. Si volle quindi guardare oltre il boom del momento. Poi negli anni successivi l’hotel è stato anche arricchito di un grande terrazzo contiguo alla hall, di una piscina più vasca idromassaggio, di una sala conferenze e di una sala colazioni con veduta su tutta la costa. Per tutto questo, l’Hotel Murex è ancora così moderno e bello. “Il nome - racconta Sergio – lo presi da una barca dell’armatore Ubaldo Gennari, amico di mio padre e suo fornitore di grosse barche mercantili. Il nome era breve, facile da ricordare e per me evocava un importante amicizia. Mi piaceva anche che il
Da sinistra: Margherita Pierdominici, Marco Marzano (col cane Ludovico), Corrado Pedrini, Bianca Pericoli, Agostino Pericoli, Adele Cerri. In basso da sinistra: Sergio Pericoli, Andrea Pericoli
Murex fosse stato commercializzato dai Fenici per la tinta rosso porpora e trovai che il tutto fosse familiare e di buon auspicio…”. L’attività mercantile degli armatori Pericoli è documentata fin dal ‘700, tra Rimini e Cattolica, e nel 1972 il giovane Franco strabiliò Cattolica quando arrivò in porto con una vera nave, la Donald Duck, guidata dal comandante Gianni Cecchini. Poteva trasportare 550 passeggeri. Nel ’76, dopo la fiumana che le fece rompere gli ormeggi, fu venduta. Ma questa è un’altra storia. Come è un’altra storia la passione per la geologia marina che unisce Sergio, Beatrice e la figlia Bianca che, come la madre, rinuncia a una carriera d’insegnamento per dedicarsi a famiglia e albergo. Invece Sergio portò avanti lo stu-
dio di consulenza geologica. Nel 1980 per un progetto di condotte sotterranee pubbliche che dovevano attraversare il Garda, scoprì una dorsale sommersa mai rivelata prima e che rimandava a nuove ipotesi evolutive delal crosta terrestre. Ma un’altra grande passione di Sergio è l’archeologia. Indimenticabile quando, professore alle scuole medie di Cattolica, l’amico Gerth lo avvisò che dietro il mercato le ruspe stavano facendo piazza pulita di probabili resti antichi. Lui corse lì e si mise a braccia alzate davanti alle ruspe. Le foto andarono sulle pagine nazionali de L’Avanti e buona parte dei ruderi di una mansio romana furono salvati, diventando il primo sito archeologico tutelato della città. La storia del Murex, invece, inizia anche con una grande cuci-
na. Quella di Beatrice, moglie di Sergio. La signora seppe portare tante novità rispetto alla locale offerta gastronomica standard degli alberghi dei primi anni ’60. Alla cucina romagnola classica seppe aggiungere un tono più leggero dovuto alla propria impronta abruzzese con una gastronomia che fa largo uso di verdure e le declina in tutti i modi, dalle zuppe, alle paste, alle carni ai dolci. Beatrice introdusse il buffet di verdure crude e cotte 20 anni prima che diventasse una prassi ora consolidata. La figlia Bianca che ora gestisce l’albergo insieme al padre, al fratello Agostino e alla cognata Adele Cerri, ricorda bene che piatti come il pesce in guazzetto o con la caponata, la parmigiana di melanzane e la scamorza al forno con radicchio,
fossero novità assolute. Per non parlare della pasticciata e della pasta con cavolfiore… Tutto questo senza tralasciare lasagne, cannelloni, ravioli e coniglio in porchetta, oltre che grigliate di pesce e brodetti. E le torte di carote, le crepes e le crostate della mamma? Purtroppo Beatrice è mancata qualche anno fa. Oggi Bianca, che si occupa con estrema grazia e professionalità della gestione in toto, e in particolare dell’accoglienza e del rapporto con gli ospiti, si avvale di personale molto qualificato anche per la cucina… ma la mamma è sempre la mamma e Bianca aggiunge con il suo dolce sorriso: “La mamma ci ha messo tanta passione in questo lavoro e quella passione ha saputo trasmettercela. Quel suo sguardo protettivo che accarezzava tutto, lo sentiamo ancora su ogni cosa, su di noi e sull’albergo.”
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Cartolibreria Binda
CATTOLICA
Cattolica
Domenico Denicolò, 83 anni, ha scritto un libro sulla sua infanzia. Emerge l'affresco della Cattolica di ieri. Un messaggio alle nuove generazioni
S. Giovanni M.
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‘Non siamo mai stati bambini’ IL LIBRO
Un giovane Domenico Denicolò
- Domenico Denicolò è un cattolichino che all'età di 83 anni ha deciso di scrivere un racconto sulla sua vita. Non tutta, ma solo il tratto che va dall'infanzia fino a 19 anni, quando è partito per il servizio militare. Nel titolo è racchiuso tutto il senso, anche amaro, del racconto: Non siamo mai stati bambini. “Parlare della nostra infanzia - scrive - è un controsenso perché è stata un'infanzia molto breve: bambini non lo siamo mai stati dal momento che a sei anni ognuno di noi aveva già preso la sua strada, bambini lo eravamo solo nel fisico, ma eravamo già uomini nei sentimenti, nel dovere, nel-
la guerra. Di riflesso ne esce un bell'affresco sulla Cattolica dagli anni '30 ai primi anni '50. Il libro di Denicolò ha la sana pretesa di volere lanciare un messaggio, che pare proprio anche il fine della sua iniziativa. E' Un messaggio diretto ai giovani e lo troviamo nelle ultime righe del libro. “Vorrei che quello che ho scritto fosse letto dai bambini e dai ragazzi delle nuove generazioni. Chissà, ne potrebbero trarre qualche buon insegnamento. Oggi non si fa che dire: siamo una popolazione di vecchi, ma sono questi vecchi che hanno preparato la strada alle generazioni venute dopo e tutt'ora sono d'aiuto. Penso che nel futuro, tra trenta
la correttezza, nel rispetto della persona anche di un solo anno più vecchia di noi”. E allora giù ad immergersi nella sua infanzia, dai giochi della sua generazione all'impatto del lavoro. Ovviamente il pescatore. Aneddoti, amicizie, con tanto dei tipici soprannomi, il periodo del-
o quarant'anni, non vi saranno più vecchi poiché le nuove generazioni non hanno ancora capito che la vita è una sola. Di questi giovani, a ottant'anni non ne arriverà nessuno. Si bruciano prima, con le auto, con le moto, con la droga, con l'alcool, con il fumo e con altro perché sono sempre in cerca di nuove sensazioni. Come faranno a diventare vecchi se ogni giorno e ogni anno è una strage? Spero, che facciano in tempo a capirlo prima”. Il libro è stato curato dal figlio Enrico, ed è stato stampato in un numero limitato di copie. Il costo è di 8 euro. Chi fosse interessato può richiederlo a: Enrico Denicolò, presso il Centro culturale polivalente di Cattolica.
Shotokan Karate, allegri e vincenti LO SPORT
La poesia degli atleti “Rivalità vincente dei ragazzi/e di Karate”
- Nell'ultima gara della stagione 2012, lo Shotokan Karate di Cattolica si conferma al primo posto in qualità di comportamento e affiatamento. Un gruppo nuovo di ragazze e ragazzi agonisti che vivono questi appuntamenti con grande impegno e serietà. Il nuovo gruppo è composto da cinture gialle, arancio, verdi, blu, marrone e nere. Risulta subito evidente la grande grinta ed entusiasmo tra i ragazzi, ma anche tanta inesperienza. Molti atleti sono alla loro prima gara, eppure si sono comportati come dei veterani, conquistando quasi tutti il podio. Su quattordici atleti agonisti iscritti all'ultima gara della stagione, ben dieci sono andati sul gradino più alto. Al motto del maestro “Non per vincere una medaglia, ma
Shotokan Karate Cattolica, foto di gruppo del 20/5/2012 scattata a Novafeltria durante il Torneo Regionale per Club di Karate. Con la tuta scura il maestro Luigi Sabbatini
per divertirsi e vincere nella vita”, dal 24-25 settembre riprendono i corsi e gli allenamenti in palestra per allenarsi e vivere nuove avventure. Gli atleti medagliati Oro: Serena Abel, Jessica Rossi, Giulia Piselli. Argento: Federico Abel, Alice Olivieri, Romeo Barbeci, Mattia Nicorvo, Linda Rossi. Bronzo: Onda, Hannet Vichi. 4° posto: Maya Mannino, Riccardo Cardellini, Amanda
Romito. Spettatrice per infortunio: Alice Parma. Inizio corsi. Palazzetto dello sport - via S. D'Acquisto, 2: inizio il 24 settembre (lunedì, mercoledì, venerdì). Orario: 18,30 - 19,50 per agonisti; 20 - 21,30 per adulti. Palestra scuola elementare piazza Repubblica (ingresso via Comandini): inizio il 25 settembre (martedì, giovedì). Orario: 17,15 - 18,15 per bambini/e; 18,15 - 19,15 per ragazzi.
Ti amo / ti odio ti sfido / ti batto. Poi ti prendo / per mano e insieme / saltiamo sul podio / come se niente fosse successo. Io contro te, / tu contro me. Serena, Jessica, Giulia. Oro. Federico, Alice, Romeo, Mattia, Linda. Argento. Onda, Hannet, Maya, Riccardo, Amanda. Bronzo. Mentre felici cantano la Parma Alice sorride, Margherita rimpiange, la Passeri Alice è altrove come sempre, ma pensa già alla prossima gara.
Palazzate
di Cecco
Arduini fuori dalla maggioranza - Leggiamo: “Giunta e maggioranza danno il benservito al consigliere Arduini: ‘Non si sostiene la maggioranza uscendo dall'aula con Lega e Pdl’”. Dai e dai j'ha rot i piat... La quaglia - Leggiamo: “Salvata una quaglia disorientata tra gli ombrelloni grazie all'intervento dei volontari del Wwf”. J'ha salvè la quaja, ma tut chi quajun d'intorne i j'ha las i lé... Vacanza rovinata - Leggiamo: “In vacanza litiga col compagno. Minaccia il suicidio, paura sul lungomare”. Gelosia? Colpo di calore? Vacanza rovinata. Pare che uno dei due abbia sussurrato: nu t'laménta dal brod gras... Asilo - Leggiamo: “Asilo via Bandiera, a settembre partono i lavori”. Ul dgiva prima Pazzaglini e pu Tamanti. Adès a vlin créd cal sia la volta bona. Caz!... Sequestrato cantiere - Leggiamo: “Abuso, sequestrato cantiere edile. Le Fiamme gialle mettono i sigilli”. Cal stia cambiand al vént anche per i furbon dal madon?. Os-cia!... Allergia fiscale - Leggiamo: “In Riviera stravince l'evasione. Il blitz della Finanza scoperchia un'ecatombe per il fisco. Non in regola con gli scontrini il 59% delle attività. In prima fila bagnini e albergatori”. Stal viziac l'è cume l'erba cativa: l'an mor mai... Mi prendo cura - Leggiamo: “Passa in Consiglio il regolamento sulla solidarietà ‘Mi prendo cura della mia città’. Il Comune ‘arruola’ i residenti per pulire i parchi e aiutare i nonni”. La partecipaziòn la vo' anche dì stè 'na volta pron a cavalciun dal bréch... Vecchi debiti ospedale - Leggiamo: “Debiti vecchia gestione dell'ospedale: il Comune vince in Tribunale il primo round”. L'è 'na bona nutizia. Us véd che la spazadura nova la spaza mej... Parcheggio abusivo nel parco - Leggiamo: “Foce del Conca, sigilli al parcheggio abusivo. Intervento della Forestale: sequestrato lo spiazzo da duecento posti auto antistante la zona del Malindi”. J'ha tardè qualche an, ma j'è arvat. Al giogh l'è bèl quand l'è curt... Madonna del Mare - Leggiamo: “Polemiche tra il Santuario della Madonna del Mare (sito a Montalbano), le parrocchie di Cattolica e i pescatori”. Nessuno avrebbe mai pensato che in nome della Madonna si potesse arrivare ad un simile scontro. J'ha fat un casén dla madona... Piromani - Leggiamo: “Le fiamme bruciano Valconca e San Bartolo. C'è la ‘manina’ dell'uomo”. Sarìa da tajèla cla manéna! Dop avoi véda cum i fa a picé al fogh si pid... Buongiorno! - Leggiamo: “Turista ospite di un residence, mentre dorme e le cade addosso un pezzo di soffitto. Ferita, quattro giorni di prognosi”. Dop li pégre l'ha cuntè i calc-nac... Bambini - Leggiamo: “Spiaggia: lezione di pulizia dei bimbi. Col retino hanno gareggiato a chi faceva il mucchio più alto dei rifiuti”. I grand i duvria imparè dai znén... Publiphono - Leggiamo: “Evadere è un reato, lo si dica alla Publiphono in tutte le lingue”. Os-cia che sganasòn!...
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CATTOLICA
Prevenzione, condivisione e rispetto delle regole. Preparare i cittadini del futuro Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
Legalità, cultura di vita
CULTURA LEGALITA'
Educare alla legalità, un progetto scolastico che ha coinvolto oltre il mondo della scuola, anche le istituzioni (Comune e Provincia), Guardia di Finanza, Polizia Municipale, genitori, operatori professionisti, associazioni. I bambini sono stati molto ricettivi e i veri protagonisti della riuscita del progetto. Molto coinvolgenti le esibizioni in piazza con i cani antidroga delle unità cinofile della Guardia di Finanza. Il progetto continua anche in questo anno sclastico
Piazza Mercato (31 maggio 2012): incontro con le scuole cittadine ed esibizione con i cani antidroga dei militari della Guardia di Finanza
di Donatella Tommasin* Azioni sinergiche per diffondere la cultura della legalità e della prevenzione Se le istituzioni e la società si mettono in rete e progettano esperienze spazio-temporali per i loro ragazzi si hanno risultati più soddisfacenti e più utili. Politici, dirigenti, agenti della Guardia di Finanza, della Polizia Municipale, insegnanti e operatori scolastici si sono messi in rete per progettare esperienze significative contro l’uso di sostanze stupefacenti e per contrastare le attività della criminalità organizzata, per proporre l’esempio di vite significative da prendere come punti di riferimento. La prima fase è stata quella della ricerca sul territorio, della progettazione e della condivisione dei presupposti epistemologici, della compilazione dei moduli per la richiesta di finanziamenti, della messa in rete sovracomunale con l’Associazione Gruppo San Damiano di Santarcangelo di Romagna. La seconda fase è stata quella della “formazione permanente”: si sono creati i ponti ed i collegamenti fra i vari operatori scolastici, i dirigenti, i politici e gli agenti
di Polizia Municipale e della Guardia di Finanza. Un fitto calendario ha previsto e cadenzato incontri orizzontali e verticali fra gli operatori, i genitori ed infine i bambini che sono divenuti protagonisti di esperienze calibrate per loro e le hanno sviluppate con creatività ed ingegnosità. Gli incontri nelle scuole sono stati condotti con la metodologia della “Philosophy for childrens” in piccoli gruppi, che consiste nel suscitare sfide intellettuali per incentivare i bambini a porre domande, a formulare ipotesi, a ricercare dati, documenti, a produrre interviste… fino a formulare una espressione collettiva condivisa. I progetti di “Ricerca-Azione” vengono poi confrontati con
gli altri gruppi. Competenze logiche, etiche, estetiche vengono rese pubbliche ed accrescono la competenza comunicativa e meta-cognitiva. Siamo partiti raccontando storie di mafia e gli alunni hanno subito dimostrato vivo interesse. Le tecniche di scrittura creativa hanno estrapolato vivaci racconti ed analisi dei loro vissuti quotidiani, poi, ormai sicuri del proprio sapere, i bambini si sono spostati per tutta la città per far vivere esperienze significative alla comunità intera. Molto coinvolgenti sono state le manifestazioni con i cani antidroga delle unità cinofile, Ulla e Homus, che hanno perquisito tutte le istituzioni scolastiche e la Piazza del Mercato per cercare
Il Comune di Cattolica tra i promotori con la Provincia di Rimini
Osservatorio legalità, alleanza per combattere la mafia - Il Comune di Cattolica insieme a quello di Bellaria e la Provincia di Rimini, già dal settembre dello scorso anno è stato tra i promotori dell'Osservatorio sulla criminalità organizzata. Nel luglio scorso la Regione ha approvato il progetto stanziando un finanziamento che copre oltre la metà dei 30mila euro di spesa previsti. L'accordo di programma dell'Osservatorio si propone anche la diffusione di una cultura della le-
OSSERVATORIO galità e della cittadinanza responsabile. Questa iniziativa si fa ancora più stringente perché, appurata la già considerevole infiltrazione della malavita nel tessuto economico della riviera, la crisi attuale ha accentuato e appesantito tutta la gravità e rischi della situazione. L'Osservatorio, che entrerà a pieno regime a metà del 2013, è
dedicato all'analisi e monitoraggio degli atti illeciti collegati alla criminalità organizzata di stampo mafioso. Viene gestito dalla Provincia e prevede di creare un portale internet dedicato, alimentato dai comuni della provincia, dalla Questura, Prefettura, Camera di commercio, associazioni di categoria, sindacali e di volontariato. In primo piano la Provincia che coinvolgerà attivamente per il raggiungimento degli obiettivi i comuni di Cattolica e Bellaria.
Da sinistra in prima fila: Anna Sanchi (assessore alla Pubblica istruzione), Maria Rosa Pasini (dirigente scuole statali), Piero Cecchini (sindaco), Mario Galasso (assessore provinciale). In seconda fila: Pietro Previti (Sten. Guardia di Finanza), Daniele Rocchi (appuntato Guardia di Finanza), Alessandro Bondi (vicesindaco e assessore alla Legalità)
“La lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, che coinvolga tutti, specialmente le giovani generazioni, le più adatte a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che fa rifiutare il puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità” (Paolo Borsellino). Piero Cecchini - Sindaco: “La lotta all’illegalità è collaborazione. Se vogliamo la civiltà dobbiamo preparare i cittadini del futuro”. Mario Galasso - Assessore Provincia di Rimini: “Un futuro diverso parte dalle nostre scelte quotidiane. Non aspettiamo che siano gli altri, cerchiamo di fare subito il nostro meglio e insieme”. Alessandro Bondi - Vicesindaco: “Come mettere in sicurezza le nostre zone? Se decidiamo di combattere solo i ‘cattivi’ siamo già in ritardo, i danni sono già stati fatti; meglio orientarsi sulla prevenzione: condividiamo e rispettiamo le regole”. Anna Sanchi - Assessore Pubblica Istruzione, Politiche giovanili e Cultura: “Creiamo reti locali per crescere ragazzi consapevoli delle proprie azioni e per aiutarli ad operare scelte adeguate ai cambiamenti sociali”. Pietro Previti - Sten. Guardia di Finanza: “Ci proponiamo come figure amiche per tutelare le Leggi fiscali e come servi delle Leggi per poter essere liberi di costruire servizi per la società”. Daniele Rocchi - Appuntato Guardia di Finanza: “Quando succedono fatti tragici, ad esempio un minore viene accompagnato in carcere, significa che l’attività di prevenzione delle istituzioni ha fallito”. sostanze stupefacenti. La terza fase è stata quella dei “Laboratori” del cartone animato che, con l’aiuto dell’esperto del Cartoon Club di Rimini – Riccardo Maneglia, hanno prodotto un DVD di notevole qualità sulla vita di Giovanni Falcone prendendo spunto dalla lettura del testo di Luigi Garlando “Per questo mi chiamo Giovanni”, che ha vinto due premi, uno a Cattolica dall’A.N.P.I. e l’altro a Rimini nell’ambito del Festival Internazionale del cinema d’animazione e del fumetto. La quarta fase è stata quella del Teatro dei genitori, che con l’aiuto del regista Iader Baiocchi, hanno messo in scena “Il pinguino senza frac” dal testo di Silvio D’Arzo al Teatro della Regina. La quinta fase è stata quella del libro delle regole, nell’ambito del Progetto di continuità fra le istituzioni scolastiche comunali, i bambini hanno condotto lezioni ai
più piccoli sulle regole di comportamento: storie, disegni e drammatizzazioni hanno portato alla pubblicazione del libro “Il tempo delle regole” con l’aiuto economico della Banca Credito Cooperativo di Gradara. La sesta fase è stata quella della restituzione alla “Comunità Educante”: Amministratori comunali e provinciali, agenti della Guardia di Finanza hanno valutato positivamente i progetti e dato fiducia e ottimismo ai cittadini rilevando che siamo una città aperta, cordiale e disponibile verso l’infanzia ed i giovani. Spiegare il bene e il male ai bambini E’ molto difficile spiegare ai bambini il mondo dei grandi. Spiegare il bene ed il male a chi ha la qualità dell’innocenza, l’esercizio incessante della verità e della giustizia, il cinismo della sincerità. Queste attività sulla legalità sono il risultato di un lungo per-
corso ed in particolar modo la documentazione raccolta negli anni scolastici 2010/11 e 2011/12 esprime, in sintesi, la motivazione al fare, non solo dentro le scuole, ma su tutto il territorio. Trasformazioni e condivisioni producono forze adrenaliniche e retroattive che una volta messe in circolo motivano i bambini a dare il tutto di sé per il loro futuro. I bambini tracciano continuamente quello che provano e pensano muovendosi, disegnando, fiabando, musicando, drammatizzando, recitando, fotografando, scrivendo, registrando, filmando, danzando... creando legami fra i propri mondi ed il mondo esterno. Analizzare, osservare, interpretare, tener conto dei prodotti dei bambini, valorizzarli e proporli all’attenzione di tutti utilizzando anche gli strumenti di comunicazione di massa è tra i compiti degli operatori scolastici. I bambini cambiano, cambiano i loro pensieri, i loro bisogni, le loro paure, cambia la società, cambiano gli stili educativi, gli interventi, cambia ciò che fanno ed il modo di “fare”, immersi sempre di più nella tecnologia. In una società sempre più complessa, necessitano visioni d’insieme sul loro sviluppo, momenti di confronto, ricerche ed osservatori per poter svolgere interventi positivi in campo educativo. Atteggiamenti educativi adeguati per vincere le nuove paure, capacità di ascolto e capacità di guida si sviluppano meglio all’interno di progetti in rete che permettono esperienze significative e a vari livelli, per condividere esperienze sociali ed avere risposte chiare, che devono diventare prese di responsabilità da parte della comunità locale. I minori si possono impegnare a pensare un nuovo progetto di società se al contempo sono protagonisti, supportati dalla comunità locale. Possono provare a tracciare rotte per il futuro con la consapevolezza che soli non sono e che il loro essere persona è strettamente legato all’essere delle altre persone. I bambini non vogliono imparare dalle esperienze dei loro padri e delle madri, ma dalle proprie. I tentativi di sostituire i nostri giudizi ai loro sono tutti destinati a fallire. Gli adulti hanno il dovere di crescere persone libere, libere nel pensiero, nell’azione e nel giudizio. *Coordinatrice pedagogica Comune di Cattolica
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“Un'estate al Museo” ha visto numerose iniziative che hanno coinvolto centinaia di turisti e cittadini: laboratori, cene, giochi... tutti sulle orme della conoscenza dell'antichità
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Regina, perché un museo? - Perché un Museo? Nato come Antiquarium archeologico dopo gli scavi degli anni ’60 e successivamente trasferito presso il Centro Culturale Polivalente, di cui interpretava pienamente l’idea di una cultura appunto polivalente, e dunque capace di leggere e di restituire alla città tutte le sue facce ed ogni suo carattere e tuttavia senza “specializzazioni” o specificità, il Museo di Cattolica è lì che trovò il proprio iniziale percorso e una sua prima definizione, che era quella di testimone della città e della sua storia. Non fu certo un caso che proprio presso il Centro Polivalente l’esposizione raddoppiasse, con la costituzione della “sezione di marineria” dedicata appunto al mare e alla sua gente, linfa vitale e profonda di questo lembo di terra e di mare. La nascita del Museo vero e proprio, il Museo della Regi-
di Maria Luisa Stoppioni*
na ovvero Museo della Città, è abbastanza recente: il Giubileo del 2000 fornì il pretesto e i fondi necessari alla sua nascita, essendo l’edificio in cui fu realizzato di costruzione tardo cinquecentesca e collegato strettamente al ruolo itinerario che lo snodarsi del borgo lungo la Flaminia aveva conferito a questo sito: era infatti nato alla fine del ‘500 come Ospitale per i Pellegrini e solo la successiva trasformazione in Regia Caserma dei Carabinieri, negli anni ’30 del secolo scorso, ne aveva radicalmente
modificato l’aspetto e la veste. I finanziamenti giubileari ne consentirono poi nel 2000 il completo recupero e l’allestimento. La nuova sede e il nuovo nome hanno imposto l’adozione di una serie di azioni che lo rendessero pienamente luogo della città, oltre che testimone. Ma le azioni che mette in campo un Museo non possono, né devono essere sempre clamorose o plateali: sono silenti e tenaci, di quelle che aiutano a rinforzare le radici e, qualora sia possibile, a metterne di nuove.
“Il legame con il Museo e con la città è soprattutto dando forza e forma a quel ruolo di vero e proprio presidio della città che caratterizza in modo peculiare un istituto museale. Presidio in quanto testimone: storico, antropologico, etnografico, culturale. Presidio in quanto tutela e custode della memoria, individuale e collettiva”
La sezione dedicata alle anfore, parte delle quali rinvenute al largo in corrispondenza del promontorio di Focara Il lavoro, peraltro già avviato presso il Centro Culturale Polivalente dove tuttavia si era cercato soprattutto di imparare a parlare, talvolta abbastanza forte così da farsi sentire (si ricordano le mostre: Dove si cambia cavallo; Gallerie sotterranee a Cattolica; Il pozzo romano di Cattolica; i cicli di conferenze Storie di sotterranei; Vita quotidiana nel mondo antico; Del buon uso della ricchezza; Archeologia e paesaggio) e soprattutto si era cercato di darsi una identità
(l’Archeologia Navale, che qui fu inventata fino a divenire successivamente disciplina di insegnamento universitario), una volta costituito il Museo riprese dapprima molto silenziosamente. Un nuovo luogo deve trovare e quindi impossessarsi di un nuovo linguaggio a fondamento di una vita rinnovata: l’uno e l’altra vanno individuati e riconosciuti, dell’una si deve avere rispetto, l’altro va pian piano conosciuto e appreso. Ma si voleva anche fare di
questo un autentico luogo della città: da qui lo sviluppo dato all’attività didattica del Museo, che in questi 12 anni ha interagito con le scuole cittadine e ha visto passare di qui, si può dire, tutti i ragazzi di Cattolica che ne hanno frequentato le scuole in questo decennio, allargando molto rapidamente la sua azione ad una vasta fascia di territorio: Rimini città e gran parte della provincia, un’ampia fetta del pesarese, San Marino e qualche punta nel cesenate e nel forlivese, il
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Intensa l'attività didattica con le scuole di Cattolica e circondario “Una città che ha scelto di avere un Museo è, a mio giudizio e senza retorica, una città che aspira ad un buon futuro. Le azioni che mette in campo un Museo non possono, né devono essere sempre clamorose o plateali: sono silenti e tenaci, di quelle che aiutano a rinforzare le radici e, qualora sia possibile, a metterne di nuove” CULTURA
La sezione della marineria. Sala dedicata alla pesca nel Medio Adriatico rapporto con le scuole di Roma centro. Ma la presenza del Museo e la sua azione costante di ricerca e di studio hanno permesso di raggiungere qualche risultato davvero inatteso: innanzitutto gli scavi archeologici, favoriti dalla co-
stante sorveglianza sul territorio: nel 2004 lo scavo presso la Nuova darsena da cui è scaturita la mostra Vetus Litus, la cui eco è ormai internazionale per la straordinarietà delle scoperte archeologiche; ancora nel 2004, preceduto da sondaggi nel 2000 e nel 2003, lo scavo
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dell’area Pritelli, che si è concluso con i lavori del 2010 e da cui si sono ricavate precisazioni, arricchimenti e informazioni inattese su quel sito della ex Piazza del Mercato ortofrutticolo che aveva dato il via all’archeologia cattolichina e da cui è già scaturita una tesi di laurea magistrale. Infine, ma non ultimo per
importanza e, ci auguriamo, non ultimo come realizzazione, lo scavo nell’area VGS, protrattosi per alcuni mesi tra il 2007 e il 2009 e di cui si sta conducendo sin dal suo compimento l’analisi e lo studio per poi offrirlo definitivamente alla città (si vorrebbe che la mostra e la successiva esposizione si compissero entro il 2013). Anche questo rinvenimento ha modificato radicalmente la conoscenza che si aveva del passato di questa parte di territorio, arretrandone ulteriormente la conoscenza e le radici. I nuovi scavi hanno prodotto un primo concreto risultato: quello di un accrescimento esponenziale delle casse di materiale archeologico, fino a rendere del tutto insufficienti gli spazi e i magazzini. Ma soprattutto ha avvicinato al Museo decine di giovani studenti che hanno portato competenze, idee fresche, voglia di fare e di imparare, studio e lavoro di ricerca. Nel 2007, 42 ragazzi di ogni parte d’Italia hanno animato per alcuni mesi il Museo grazie al Cantiere / Scuola di restauro delle ceramiche provenienti dalla Nuova darsena: il loro lavoro e il loro impegno hanno permesso di giungere al fondo di un’impresa che appariva davvero titanica se commisurata alle forze di un museo piccolo e per di più non sufficientemente attrezzato
Via Verdi 22 - Tel. 0541.960772 Via Dante 79 - Tel. 0541.968163 quale il nostro. Quella esperienza, inoltre, e il felice risultato raggiunto, permisero di consolidare il ruolo di giuntura istituzionale del Museo, che si pose come coordinatore tra Provincia, Regione (Istituto Beni Culturali e Assessorato), Stato (Soprintendenza per i Beni Archeologici di Bologna) e Università: si è infatti rafforzata una fitta rete di rapporti e di collaborazioni che, se pure già attive, da quella esperienza hanno dato vita ad un vero e proprio sodalizio e ad uno scambio continuo, mai più sopito. Da qualche settimana un’altra Scuola di restauro delle ceramiche sta coinvolgendo un gruppo di giovani “preistorici” impegnati sui materiali del VGS: anch’essi guidati da restauratori professionisti di grandi qualità, sono affiancati da docenti universitari e da ricercatori di consolidata esperienza. L’avvicinamento da parte di tanti giovani studenti ha favorito forme di “affezione” al Museo che si traducono in costanti collaborazioni, quasi sempre gratuite, da parte dei medesimi, che continuano a fornire il loro aiuto in ogni situazione in cui si renda necessario; molti di loro inoltre hanno trovato qui l’oggetto delle loro tesi di laurea o di specializzazione o di dottorato (7 solo negli ultimi mesi), ac-
crescendo il legame con il Museo e con la città e soprattutto dando forza e forma a quel ruolo di vero e proprio “presidio della città” che caratterizza in modo peculiare un istituto museale. Presidio in quanto testimone: storico, antropologico, etnografico, culturale. Presidio in quanto tutela e custode della memoria, individuale e collettiva. Presidio in quanto punto di congiunzione e di collegamento tra passato e presente e punto di partenza per il futuro, in cui le generazioni si incontrano e talvolta si scontrano, lasciando tuttavia intatte le tracce di sé. Presidio in quanto depositario degli oggetti tutti della cultura materiale senza distinzione di valore o di qualità, e da cui si dipana quel filo che attraverso una ricerca scientifica attenta e colta ridisegna i contorni geografici, geologici, economici, produttivi, organizzativi, sociali e finalmente culturali dell’intera comunità di riferimento. Credo pertanto che la domanda iniziale, quella che ha dato l’avvio a queste poche note, sia da considerare pleonastica. Una città che ha scelto di avere un Museo è, a mio giudizio e senza retorica, una città che aspira ad un buon futuro. *Responsabile Museo della Regina di Cattolica
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Il mulino di Staccoli, la fornace dei mattoni, i cacciatori...
Il Ventena, torrente di storie - Al baioch, l’acqua u la manda din sù o cu la ferma? Sta morendo quel torrente ma nessun lo vede e a me nessun mi sente. Ormai sono passati tanti anni da quando quelle due donne con quel carretto fatto con ruote di bicicletta dipendenti del Grand Hotel Kursaal venivano a lavare quei panni. Io abitavo lì vicino e le vedevo lavare dove incominciava la fossa che portava l’acqua da Staccoli, al mulino. C’erano due diramazioni, prima c’era una botola che veniva aperta per portare fango alla fornace nei vasconi, dove tanta gente lavorava a quei mattoni, mentre l’altra proseguiva e dava da bere a tre orti (Bilancioni, Bartolini, Maltoni). L’acqua saltava quella chiusa dove c’eran quelle donne a lavare panni, quelle col carretto; li lavavano a Cattolica, attraversavano quella chiusa e li asciugavano a San Giovanni, a giorni alternati, incominciando a primavera arrivavano al mattino e con i panni asciutti tornavano a sera. Nel 1926 avevo solo un anno; su quella chiusa mia mamma scivolò con il suo fardello e perse il secondo figlio, io il primo fratello. Vicino a quelle lenzuola a San Giovanni c’era tanta sabbia e noi bambini più volte abbiamo costruito la pista per giocare a pallini. Su quel terreno andavo anche per lavoro, aiutavo mia zia
Savio Bianchini racconta il torrente Ventena. Da quando c'erano i martin pescatore, le donne che lavavano i panni... fino all'agonia di oggi: “un fiume secco”
Uno scorcio del torrente Ventena
AMBIENTE di Savio Bianchini
Assunta (Tina) e mia mamma, avevamo tante vacche e ci serviva la foglia di canna. Mentre i fratelli Cavoli (Quinto e Gino) facevan due lavori, ma più che contadini erano cacciatori. Cominciavano all’alba e per più mesi di turno erano a quel capanno tutti i giorni, avevano le reti e la licenza per cacciare storni. Avevo dieci anni appena, mi piaceva quel mestiere e tante volte quando tiravano le reti insieme a loro correvo per le prede, aprendo e chiudendo quel paniere. I mesi buoni erano ottobre e marzo, me lo ricordo bene perché più volte ero scalzo. Camminando su quelle sponde lungo quei sentieri si incontravan pescatori, cacciato-
ri, bracconieri ma soprattutto con la falcetta e il sacco (la bàla) le mogli dei carrettieri. Di passeri ce n’eran tanti, anche uccelli di colore, ma il mio pensiero rimane a quel volatile color verde rame (martin pescatore). Lungo il Ventena a bassa quota andava avanti e indietro e noi lo chiamavamo l’uccello di San Pietro. Pescava là dove l’acqua scorreva chiara, sempre in quel punto faceva le sue picchiate, da dove la canna pendeva o dov’era teso il giunco. A guardarlo a me sembrava un gioco, ritornava col pesce nel becco ma più volte andava a vuoto. Col tempo l’ho capito che quel tuffarsi era costretto a fare, quindi non giocava ma doveva lavorare perché aveva una fami-
glia che doveva mangiare. Poi arrivando là dove le due sponde erano di San Giovanni, lì dove c’è oggi “L’Amarcord” (Manghinèla i Leardini) quelli di Cattolica erano i confini. Ci sono ancora quei fili che attraversano i filari, un giorno vidi una cinquantina di rondini che provavano le ali; c’erano le adulte con la loro nuova covata, volevano vedere se erano idonee per fare l’attraversata; volevano provare la loro forza, ed io ho scritto tutto questo per farvi capire che quell’acqua del torrente per tante famiglie è stata una grande risorsa. Ora nella mia vita vecchia e stanca, quel volo di rondini mi manca, perché sono sparite e, con la mia disperazione, vado a vedere quei nidi vuoti sotto il ponte della circonvallazione. Lì sotto
quel ponte mi fermo a meditare con in testa quella poesia imparata circa ottant’anni fa alla scuola elementare; non ricordo l’autore ma diceva “lasciano la loro casa senza porta, ma tornano tutte al ritornar dell’anno, quella che non può ch’è morta”. Mi auguro che in un altro posto siano andate ad emigrare, ormai su questo torrente di notte è il regno dei topi, mentre di giorno ti mangiano le zanzare. E’ solo giugno e il torrente è già asciutto, non arriva più un filo d’acqua da San Giovanni e mi chiedo dove son finite le donne che lavavano quei panni; mi sembra impossibile che nessun lo veda e penso che qualcuno abbia interesse a non vedere e così, ieri sera ho chiesto aiuto al mio quartiere. Vedendo la trasmissione
“Geo and Geo” dove si parlava dell’acqua, hanno spiegato che un golf medio consuma come una cittadina di sedicimila persone; ma credo sia inutile parlare dell’ambiente perché anche qui si può trovare qualcuno che non sente; e succede questo, che col passare degli anni sta bevendo un’altra Cattolica davanti a San Giovanni. Non c’è più acqua ma solo melma del depuratore là dove anni fa era la zona del martin pescatore, era un bel semicerchio e per fare un confronto, per tante famiglie è stato il ritrovo del tramonto. Ora guardo quel torrente secco, tutto cementato che sembra una pista, mi rivolgo ad entrambi i sindaci e confesso loro che anch’io son sempre stato di sinistra; non li invidio, so che di difficoltà ne han tante, ma è diventato molto brutto il semicerchio del Levante. Mi sembra che insieme dobbiamo trovar una soluzione, non è più l’era di aspettar “Baffone”. Se non riusciamo a curare i nostri mali proviamo con la provincia, dove c’è Stefano Vitali. Pochi mesi fa volevo vedere quei posti, quel torrente, quella chiusa, la dove abitava Bilancioni: sono rimasto male, tutto chiuso, che delusione! Su quel fiume ci sono dei padroni. Ci vuole trasparenza, sono tutte cose che la gente deve sapere, il Ventena ha sete, diamogli da bere.
Gli itinerari della buona tavola Specialità di carne e pesce Ristorante Due Fratelli, della tradizione Tra gli avventori Michael a Scacciano la Romagna a tavola
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Via Pianventena 681
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Schumacher
- Marco da bambino passava le estati dai nonni a Rimini, in una casa appena fuori le mura medievali. La strada era ombreggiata dal profumo dei tigli. Per ricordare quel periodo felice, ha piantato i tigli nel grande parco recintato del suo ristorante, a Scacciano. Oltre ai tigli, altre essenze del territorio: querce, tamerici, oleandri, acero negundo (il famoso oppio che veniva messo in testa ai filari delle viti). E gerani. Tanti gerani, collocati su cilindri di mattoni; la colonna della vecchia stalla affettata e conservata come segno del passato. Alle pareti, numerose fotografie della campagna misanese: dei covoni, dei barchi, dei pagliai. E la gigantografia della vecchia casa colonica trasformata, “piano, piano”, come amano dire i fratelli marco e Stefano in ristorante-pizzeria “I Due Fratelli”. Un locale legato ai valori della terra, tipicità, tradizione. Mettono in tavola i piatti che hanno fatto grande ed unico il nostro turismo. Il nostro modo di fare accoglienza. “I Due Fratelli” significano piatti di carne e di pesce nel solco della casa colonica dei nonni. Portati prima in una pensioncina a gestione familiare a Rimini (la mamma Bruna in cucina, il babbo Alfredo fuori) e poi a Scacciano. Sulle colline. Marco e Stefano si sono divisi i compiti. Il primo si occupa della sala. Il secondo è ai fornelli; alle spalle il percorso classico: la scuola alberghiera, l'albergo dei genitori. Poi, Scacciano. Cucina nel segno della tipicità. A base di carne: ampia scelta di salumi, crostini (con verdure e formaggi), primi fatti in casa (tagliatelle, strozzapreti, ravioli, tortellini, cappelletti, paste al forno, cara-
I due fratelli. Da sinistra: Stefano (ai fornelli) e Marco (in sala)
melle ripiene). I secondi: il piatto forte è la tagliata. Pesce. La punta è il fritto misto. Si scioglie in bocca. Tra gli antipasti: insalata di mare, carpaccio al tonno, canoccchie, alici marinate, mazzzancolle. Primi: tagliolini allo scoglio, gnocchetti gamberi e rucola, il risotto.
I Due Fratelli, Marco (oggi 46 anni) e Stefano (45) acquistano la casa colonica rudere nel '91. Sono più che ventenni. Ci vogliono fare un ristorante. Iniziano la ristrutturazione della cascina, facendo molti lavoretti da soli, come i genitori. Racconta Marco: “Questo locale lo abbiamo migliorato passo dopo
passo, anno dopo anno, soprattutto nelle struttura: più servizi, più spazi, più comfort. I primi anni furono molto duri. Per superare gli ostacoli ci abbiamo messo volontà, impegno, passione. E idee buone. Come fare mangiare i clienti in giardino d'estate; o proporre un menù per ciliaci (grazie a mio figlio Luca che aveva tale necessità). Tanti i clienti affezionati. Come non ricordare le famiglie bolognesi che vengono qui da quando abbiamo aperto”. Tra i personaggi, uno su tutti: Michael Schumacher, il campionissimo di F1. Fu convinto dalla tagliatella dei “Due Fratelli” dai ragazzi del suo team, assidui frequentatori, mentre provavano alla Santamonica.
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CATTOLICA
Settembre 2012
Marco Bellocchio con “Bella addormentata” dal successo alla Mostra di Venezia a Cattolica Dopo la visione del film il regista Marco Bellocchio e Beppino Englaro (padre di Eluana) daranno vita ad un dibattito condotto dal prof. Alessandro Bondi CINEMA D'AUTORE
- Alla Mostra del Cinema di Venezia in programma dal 29/8 al 8/9, in concorso è stato presentato il nuovo film di uno dei maggiori registi italiani: Marco Bellocchio, liberamente ispirato agli ultimi 6 giorni di vita di Eluana Englaro. Titolo del film: “Bella addormentata”. Tocca argomenti molto scottanti quali il fine vita, l’eutanasia, il testamento biologico. Ebbene, il 17 settembre al Salone Snaporaz di Cattolica alla proiezione del film prenderanno parte il regista Marco Bellocchio e Beppino Englaro i quali, al termine, daranno vita ad un dibattito condotto dal Prof. Alessandro Bondi. Organizza il Circolo Tennis Cerri col patrocinio del Comune e il contributo del Credito Cooperativo di Gradara. La trama del film “Tutto si svolge, in vari luoghi d’Italia, in sei giorni, gli ultimi di Eluana Englaro, la cui vicenda resta sullo sfondo. Per-
La locandina del film “Bella Addormentata”
Il regista Marco Bellocchio
Beppino Englaro, padre di Eluana
Eluana: la morte dolce, i sentimenti Salone Snaporaz lunedì 17 settembre ore 20,30. Organizza il Circolo Tennis Cerri col patrocinio del Comune. Il film liberamente ispirato agli ultimi 6 giorni di vita di Eluana Englaro, tocca argomenti scottanti quali il fine vita, l'eutanasia, il testamento biologico sonaggi di fantasia dalle diverse fedi e ideologie le cui storie si collegano emotivamente a quella vicenda, in una riflessione esistenziale sul perché della vita e della speranza malgrado tutto. Un senatore deve scegliere se votare per una legge che va contro la sua coscienza o non votarla, disubbidendo alla disciplina del partito, mentre sua figlia Maria, attivista del movimento per la vita, manifesta davanti alla clinica dove è ricoverata
LO SPORT
Eluana. Roberto, con il fratello, è schierato nell’opposto fronte laico. Un “nemico” di cui Maria si innamora. Altrove, una grande attrice cerca nella fede e nel miracolo la guarigione della figlia, da anni in coma irreversibile, sacrificando così il rapporto con il figlio. Infine la disperata Rossa che vuole morire, ma un giovane medico di nome Pallido si oppone con tutte le forze al suo suicidio. E contro ogni aspettativa, alla fine
MARCO BELLOCCHIO - GRANDE REGISTA del film, un risveglio alla vita...”. Il commento del regista “Il film nasce da una fortissima emozione (e stupore) per la morte di Eluana Englaro. Sentivo anche però che questa partecipazione rischiava di limitare la mia immaginazione, sentivo che era necessario dilatare l’orizzonte... Ho aspettato due anni e così sono nate altre storie non estranee alla storia di Eluana eppure indipendenti, che ‘pescavano’ in un tempo lontano, il tempo di tutta la mia vita, l’infanzia, l’adolescenza, la famiglia, l’educazione cattolica, il compromesso della politica, i principi morali, l’importanza della coerenza alle proprie idee, il rifiuto di arrendersi di fronte a una vita in pericolo che conser-
Sportello informativo presso il Centro Giovani Danilo Cangiotti sul gradino più alto del podio
Danilo, piccola grande impresa - Vittoria per Danilo Cangiotti nel Trial della Margherita a Rocca San Casciano il 26 agosto. Racconta Danilo: “Grande prova quest'anno, l'anno scorso mi son fermato. Ho chiuso i 50 KM D+2400, in 5,53,54, 9° Assoluto e 1° di categoria. Una gran bella soddisfazione”. “Ero certo di far bene - continua Danilo - ma così no. Si cominciano a vedere i frutti dopo tanti faticosi allenamenti, ma sempre piacevoli, altrimenti non la farei. Dopo la magia della Foreste Casentinesi care a San Francesco e San Romualdo di domenica 9, il 16 settembre c'è in programma il Triathlon nostrano, a Gabicce Mare, organizzato dal sottoscritto ed Alessandro dell'hotel Marinella. Tutti possono partecipare, l'importante è aver voglia di sudare. Non è competitivo ma solo per passare una domenica tra amici. In ottobre invece mi aspettano due belle imprese, una 12H a Fano e una 100 km nostop nel Sahara. Comunque, sarà sempre un successo”.
Info-Point, servizio per i giovani - Dopo la pausa estiva, dal 24 agosto è aperto presso il Centro Giovani di Cattolica, via Del Prete 119, l'Info-Point Giovani. Rimarrà aperto tutti i venerdì pomeriggio dalle ore 15.00 alle ore 18.00. Lo sportello informativo “Info-Point Giovani”, è un servizio che si rivolge a tutti i giovani di età compresa tra i 14 ed i 34 anni. Sarà disponibile presso lo sportello un servizio di supporto alla compilazione dei test d’ingresso alle facoltà universitarie. Inoltre presso lo sportello sono sempre disponili i seguenti servizi: presenza di materiale in auto-consultazione: guida alle professioni e agli sbocchi occupazionali, gli ostelli in Italia ed all’estero, corsi di musica, cinema, teatro ed arti visive; informativa sulle offerte di lavoro stagionali ed annuali; supporto alla stesura di curriculum vitae mirati; orientamento alla scelta postmedie e post-diploma; possibilità di viaggi-studio all’estero;
esperienze di tirocinio all’estero; presa visione dei corsi di formazione professionale in provincia e nelle province limitrofe; informazione e supporto alla preparazione dei test d’ingresso universitari. Per info: Ufficio Politiche Giovanili: tel. 0541/966543 – email: barbarab@cattolica.net Centro Giovani di Cattolica: tel. 0541/950677 – oppure 333/ 4772527 – email: centrogiovanicattolica@gmail.com I S C R I Z I O N I ROCKATTOLICA Tutte le band interessate ad esibirsi sul palco del Centro Giovani di Cattolica nelle serate del 26 e 27 ottobre, devono inoltrare domanda all’Ufficio Protocollo del Comune di Cattolica entro e non oltre venerdì 28 settembre 2012. Il modulo di iscrizione è disponibile presso gli uffici Urp e Politiche giovanili del Comune, è scaricabile dalla Home Page del sito del Comune.
Marco Bellocchio, tra i massimi registi italiani, è nato a Bobbio (PC) nel 1939. Molto ampia la sua produzione cinematografica. Ecco alcuni titoli: I pugni in tasca (1965), La Cina è vicina (1967), Discutiamo, discutiamo, episodio di Amore e rabbia (1969), Nel nome del padre (1972), Sbatti il mostro in prima pagina (1972), Marcia trionfale (1976), Il gabbiano (1977) - Film TV, Salto nel vuoto (1980), Vacanze in Val Trebbia (1980), Gli occhi, la bocca (1982), Enrico IV (1984), Diavolo in corpo (1986), La visione del Sabba (1988), La condanna (1991), Il sogno della farfalla (1994), Il principe di Homburg (1996), La religione della storia (1998) - Film TV, La balia (1999), L'affresco (2000), Elena (2002), Appunti per un film su Zio Vania (2002), L'ora di religione (2002), Buongiorno, notte (2003), Il regista di matrimoni (2006), Sorelle (2006), Vincere (2009), Sorelle Mai (2010), Bella addormentata (2012).
va però tutte le potenzialità per riprendersi, per rinascere. Senza Eluana che muore non ci sarebbe Bella Addormentata, che si risveglia”. Bella Addormentata di
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Trent'annni fa la Mafia uccide Carlo Alberto Dalla Chiesa e sua moglie a Palermo. Il delitto di una fragile democrazia
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- 1. Il 1982 è lontano. Trent’anni sono tanti per uno Stato giovane come il nostro. E’ diversa l’Italia di oggi. La sua economia, le sue istituzioni, il ruolo internazionale, la stessa società civile hanno un altro volto. Sono scomparsi i partiti che hanno scritto la carta costituzionale del 1948. La “prima repubblica” è caduta con il “muro di Berlino” e sotto il colpi di “tangentopoli”. La cosiddetta “seconda repubblica” pare abbia già esaurito il suo percorso; e la “terza” non si sa ancora che fisionomia avrà. Tanti governi e diversi sistemi elettorali si sono avvicendati. Sono mutate la sensibilità della opinione pubblica verso la mafia e il modo di concepirne il contrasto. Eppure l’epilogo del percorso umano e professionale del Generale Dalla Chiesa propone questioni attuali. Questioni relative alla qualità della nostra democrazia, alla sua fragilità, alle “alleanze nell’ombra” tra crimine organizzato e segmenti del mondo istituzionale, alla ramificazione della mafia in ogni angolo del paese. Troppe ombre ancora avvolgono l’attentato di via Isidoro Carini. Troppi i pezzi mancanti, le verità parziali, i depistaggi. Restano tanti interrogativi. “Perché”, la sera del 3 settembre 1982, il “fuoco corleonese” si abbatte sul prefetto di Palermo e sulla moglie Emanuela Setti Carraro? “Perché” Riina e compagni prendono una decisione che, sanno, provocherà una tremenda reazione dello Stato? “Perché” l’agguato si consuma in una condizione di “isolamento istituzionale” della vittima e di sostanziale assenza di efficaci misure di protezione? Perché gli strumenti antimafia più volte richiesti dal Generale sono approvati solo dopo la sua morte (legge 646 del 1982)? Le risposte possono essere tante, e anche molto diverse tra loro. Quelle giudiziarie risultano, allo stato, inappaganti. Per la strage di via Isodoro Carini, i processi si sono celebrati. Le perizie balistiche hanno spiegato che i kalashinikov utilizzati erano gli stessi della “strage della circonvallazione”, anch’essa di chiara matrice corleonese. I pentiti Ganci e Anzelmo hanno parlato del “gruppo di fuoco” e delle modalità esecutive. Confessioni e chiamate in correità hanno portato alla condanna i sicari. Ma il “perché” della strage e gli eventuali “mandanti occulti” restano avvolti nel mistero. E dire che già nell’immediatezza dell’attentato, qualcuno indica come altamente probabile la pista del delitto politico. Tra questi, il figlio della vittima, Nando Dalla Chiesa. Lo fa a ragion veduta. Ricorda le confidenze del genitore nelle ultime settimane di vita. Il paragone con i tempi del contrasto al terrorismo, quando aveva le “spalle coperte”. Allora, godeva del sostegno di tutti i partiti dell’arco costituzionale. Sostegno venuto meno appena giunto a Palermo nella primavera del 1982. Anzi, proprio in quella stagione, il Generale più volte avverte delle ostilità, probabilmente alla base della mancata concessione di misure più efficaci per lo svolgimento dei suoi compiti antimafia. Opinioni simili, sui possibili mandanti, le riscontriamo
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Perché si uccide un Generale - Il 4 settembre Piergiorgio Morosini è stato invitato dal Centro Pio La Torre di Palermo a tenere il discorso commemorativo sul 30° anniversario dell'uccisione del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Pubblichiamo il suo intervento.
Il capo-mafia intercettato: “Ma chi cazzo se ne fotteva di ammazzare Dalla Chiesa. Andiamo, parliamo chiaro. Ma perché noi dobbiamo sempre pagare le cose e perché glielo dovevamo fare questo favore? Solo i politici si possono infilare sotto l’ombrello, tu vedrai che nei vari processi quelli che non avranno i problemi saranno solo i politici”
LA RIFLESSIONE
Carlo Alberto Dalla Chiesa con la moglie Francesca Morvillo
di Piergiorgio Morosini* anche nel mondo cattolico. Sono le voci del cardinale di Palermo Pappalardo, dell’arcivescovo di Milano Martini, del vescovo di Acerra Riboldi, da sempre impegnati nella difesa della nostra fragile democrazia. I dubbi 2. Dubbi e recriminazioni sulla matrice dell’attentato si registrano, a distanza di anni, persino nella “galassia corleonese”. Ed è proprio un discorso “casualmente intercettato” a fornirci un interessante spunto di riflessione. Nel 2001, la polizia piazza una cimice in una abitazione di via Agostino De Cosmi a Palermo. Gli investigatori stanno
raccogliendo elementi utili per scovare i latitanti Messina Denaro e Provenzano. In quella casa, il capomafia di Brancaccio, molto attivo, Giuseppe Guttadauro, sconta gli arresti domiciliari. Proprio lì riceve gli “amici” e gli “amici degli amici”. Ed un giorno, rivolgendosi ad un altro pregiudicato di cui aveva ricevuto la visita, dirà: “ma chi cazzo se ne fotteva di ammazzare Dalla Chiesa. Andiamo, parliamo chiaro. Ma perché noi dobbiamo sempre pagare le cose e perché glielo dovevamo fare questo favore? Solo i politici si possono infila-
re sotto l’ombrello, tu vedrai che nei vari processi quelli che non avranno i problemi saranno solo i politici”. Sono parole inquietanti. Spontanee e “pesanti”, perché dette da un capomafia di rilievo. Sollecitano nuove ipotesi ricostruttive. Una in particolare. I “corleonesi” avrebbero agito per “conto terzi”. Avrebbero eseguito un ordine impartito da “altri”. Un ordine probabilmente collegato alle tante esperienze istituzionali del Generale. Si tratta forse di un copione già visto e destinato a riproporsi? Parrebbe di sì. Per spiegare l’agguato di via Isidoro Carini e la incredibile sequenza di omicidi eccellenti e di congiure della Palermo di fine anni
settanta inizio anni ottanta, vi è chi avanza una tesi ben precisa. Lo fa, ad esempio, un profondo conoscitore di cose di mafia, Attilio Bolzoni, dalle colonne di Repubblica (22 luglio 2010). Secondo il giornalista, in quegli anni “un pezzo dello Stato” si sarebbe nascosto dietro Cosa Nostra per scatenarsi verso “un altro pezzo dello Stato”. Così l’uccisione di Dalla Chiesa sarebbe l’ennesimo capitolo di una “guerra” in cui “uno Stato” era alleato con Riina e i suoi accoliti. Una alleanza destinata a protrarsi nel tempo. A parere di taluni addirittura sino alla strage di via D’Amelio. In altri termini, allora, l’omicidio Dalla Chiesa rappresenterebbe il tassello di un mosaico più ampio. Un mosaico relativo ai tanti omicidi eccellenti eseguiti dai corleonesi. Agguati in cui cadono magistrati, poliziotti, giornalisti, segretari di partito (della maggioranza e della opposizione), ufficiali dei carabinieri, parlamentari. Da Pio La Torre a Michele Reina, da Rocco Chinnici a Gaetano Costa, da Piersanti Mattarella a Cesare Terranova, per citarne solo alcuni. Insomma, i corleonesi sarebbero stati una “struttura” servizio di “altri” centri di potere; di quelle “menti raffinatissime” di cui parla anche Giovanni Falcone all’indomani del fallito attentato all’Addaura. Questa circostanza spiegherebbe i colossali depistaggi relativi alla sequela di omicidi definiti dalle sentenze come “politico-mafiosi” per i quali, tuttavia, alla fine hanno pagato esclusivamente i mafiosi della fazione corleonese. Per ora, naturalmente, sono solo ipotesi. Congetture, supposizioni, temi da approfondire. Ma, i recenti sviluppi sulla strage di via D’Amelio, determinando la clamorosa riapertura giudiziaria di un caso già definito con sentenze irrevocabili, ci dicono che certe piste investigative meritano di essere percorse anche a distanza di anni. Esempio di dignità 3. Forse Dalla Chiesa è stato ucciso “per tutta una vita”. D’altronde, proprio con questa espressione lo stesso Generale, appena assunto a Palermo il ruolo di Prefetto, spiegò ad un giornalista l’uccisione di Pio La Torre. “Per tutta una vita”, come accadrà poi a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ebbene, in anni in cui Cosa Nostra semina morte, Dalla Chiesa è tra i pochi che continua a combatterla a viso aperto. E ciò accade mentre nelle istituzioni e nella società molti la subiscono e altri addirittura la assecondano. In realtà, quella di Dalla Chiesa, è una storia che parte da lontano. Il destino lo vuole già nel lontano dicembre del 1949 autore del rapporto sull’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto. Al-
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l’epoca è capitano dei carabinieri della stazione di Corleone. E intuisce che la foiba di Rocca Busambra è l’incubazione della forza dei corleonesi di Liggio, “padre putativo” di Riina e Provenzano. Dalla chiesa ritorna in Sicilia nella seconda metà degli anni sessanta come comandante provinciale della Legione dei carabinieri a Palermo. E’ lì quando viene ucciso il procuratore della repubblica Antonio Scaglione e quando il giornalista Mauro De Mauro viene inghiottito dalla “lupara bianca”. Vive nella Palermo del sindaco Vito Ciancimino, anche lui di Corleone. E sarà proprio dalla Chiesa a stilare un prezioso rapporto per la commissione parlamentare antimafia del 1971, dove spiega il sistema mafioso. Ricostruisce la saga familiare di don Vito, descrive la consistenza del suo patrimonio, indica i “prestanome” delle sue società e i suoi primi agganci politici. Ma Dalla Chiesa, negli anni, va ben oltre. Sue alcune analisi sociocriminologiche. Intuizioni profetiche. Nella famosa intervista rilasciata a Giorgio Bocca nell’agosto del 1982, parla esplicitamente di “policentrismo mafioso”. E aggiunge: “La mafia ormai sta nelle maggiori città italiane dove ha fatto grossi investimenti edilizi, o commerciali e magari industriali. Vede, a me interessa conoscere questa ‘accumulazione primitiva’ del capitale mafioso, questa fase di riciclaggio del denaro sporco, queste lire rubate, estorte che architetti o grafici di chiara fama hanno trasformato in case moderne o alberghi e ristoranti à la page. Ma mi interesse ancora di più la rete mafiosa di controllo, che grazie a quelle case, a quelle imprese, a quei commerci magari passati a mani insospettabili, corrette, sta nei punti chiave, assicura i rifugi, procura le vie del riciclaggio, controlla il potere”. Insomma, nel 1982, siamo in piena guerra di mafia tra “corleonesi” e “palermitani”. Centinaia di morti ammazzati. Non solo tra i picciotti delle borgate, ma anche tra i potenti, nei “palazzi” che contano. E Dalla Chiesa invita “l’Italia per bene” a non disinteressarsene. Parla di una questione nazionale. Di una presenza diffusa già allora su tutta la penisola, grazie a insospettabili complicità anche nelle zone non tradizionalmente connotate dalla presenza dei boss, come poi dimostreranno tanti processi degli ultimi anni celebrati nei tribunali di Milano, Bologna, Genova e Torino. Per questo, già nella primavera del 1982, chiederà alla politica quelle misure speciali che purtroppo non gli verranno mai date: accesso ai segreti bancari; coordinamento su tutto il territorio nazionale; potere di intercettazione telefonica. La sapienza professionale e l’impegno di Dalla Chiesa restano straordinariamente attuali. Così come la sua testimonianza di uomo. Per i giovani è un esempio di dignità, forza d’animo e di coraggio nel mantenere sempre la “testa alta”. Sempre, anche quando ormai ti senti abbandonato da tutti. *Magistrato a Palermo
Ristrutturare - Costruire - Idee Gli artigiani della casa Pozzo petrolifero, accumulatore, evoluzione della specie, carrozza letto
La Città ideale (particolare) attribuita al Laurana. Si trova ad Urbino, Palazzo Ducale
Le scoperte che hanno fatto crescere l'uomo 1859 - Pozzo petrolifero A Titusville, in Pennsylvania, viene scavato il primo pozzo petrolifero della storia. Artefici dell’impresa sono un ex colonnello ed ex bigliettaio di battelli a vapore, Edwin Laurentine Drake (1819-1880), e un ex ferroviere, William Smith, soprannominato «zio Billy». Nei mesi precedenti, il proprietario di una miniera di sale a Titusville, Samuel Kier, aveva notato che insieme al sale risaliva alla superficie anche del petrolio e ne aveva parlato con preoccupazione a Drake, al quale invece non era sfuggita l’importanza che avrebbe avuto come combustibile quel liquidò nero e oleoso, sia pure soltanto per alimentare le lampade a cherosene. Drake convince Kier a cedergli la miniera inquinata, manda al diavolo il sale e assolda «zio Billy» per continuare lo scavo. Nel maggio 1858 i due iniziano il lavoro e il 27 agosto dell’anno successivo «zio Billy» comunica a Drake che il pozzo comincia a gettare. «Sono dollari, dollari, quelli che vengono in superfìcie», urla euforico l’ex colonnello. Il mondo entra così in possesso di una fonte di energia destinata a trasformare la storia e la civiltà. 1859 - Accumulatore Il fisico francese Gustave Plante (1834-1889) inventa il primo accumulatore elettrico, del tipo a piombo, con anodo di ossido di piombo e catodo di piombo ed elettrolita di acido solforico, ancora in uso con alcune modifiche, ai giorni nostri. Nel 1914 Edison svilupperà il
primo accumulatore di tipo alcalino, cioè con elettrolita basico anziché acido (anodo di ossido di nichel e catodo di ferro ed elettrolita di idrossido di potassio). 1859 - L'origine della specie Esce il libro-scandalo del naturalista inglese Charles Darwin, che propone la teoria
della selezione naturale delle specie (uomo compreso), con cui implicitamente viene sconfessata la teoria biblica della creazione simultanea di rutti gli esseri viventi. La prima tiratura del libro di 1.250 copie viene esaurita il primo giorno e da allora sarà sempre ristampato fino ai giorni nostri. La teoria evoluzionistica incontra subito
l’accesa opposizione di gran parte della comunità scientifica e del mondo religioso e avrà la prima vittoria un anno dopo grazie a Huxley. 1859 - Carrozza letto L’ex meccanico americano George Pullman (1831-1897), divenuto uomo d’affari abile e spregiudicato, costruisce il primo vagone-letto dotato di una serie di confort che l’epoca pionieristica delle ferrovìe non aveva nemmeno sognato fino al giorno prima. Stenta tuttavia a imporre le sue carrozze ma il 14 aprile 1867 viene assassinato in un teatro di Washington il presidente Lincoln e Pullman offre una delle sue carrozze per trasferire la salma nel Kentucky, dove Lincoln era nato. La carrozza, battezzata li per lì «President», guadagna subito una grande fama e segna la nascita di un business fiorentissimo. Pullman brevetta una dopo l’altra la carro zza-ristorante, la carrozza-salotto e così via; poi per ingraziarsi la stampa offre un viaggio da favola ai giornalisti americani e alle loro famiglie dall’una all’altra costa degli Stati Uniti. In breve, Pullman costruisce una fortuna da milioni di dollari.
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IDEE
Giurista, padre della Costituente, moriva il 27 settembre del '56. Fondò il Ponte, dove collabora il cattolichino Roveri
- In questo nostro settembre cade il 56° anniversario della morte dell’avvocato Piero Calamandrei. Chi era costui, che per la maggior parte dei nostri giovani potrebbe risultare un perfetto sconosciuto? E’ stato un giurista, uno scrittore, un docente universitario, un politico, uno dei padri della nostra Costituzione, un grande Avvocato che nel 1935 ha scritto: “L’elogio dei Giudici scritto da un avvocato”. Era nato a Firenze nel 1889, fu strenuo antifascista, fondò nel 1922 assieme a Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Carlo e Nello Rosselli il “Circolo di Cultura” che poi fu incendiato e distrutto dagli squadristi fascisti. Nel 1945 fondò la rivista “Il Ponte” che diresse fino alla morte (da anni vi collabora il nostro prestigioso professore Alessandro Roveri). Tra le tante sue opere e produzioni giuridiche fu uno dei redattori del “Codice di Procedura Civile” assieme a Carnelutti, Carnacini, Conforti e Redenti. E’ memorabile il suo intervento a Milano, nel gennaio del 1955, agli studenti di quella facoltà universitaria con il discorso sulla Costituzione che inaugurava un ciclo di lezioni giuridiche attorno alla nostra Carta. Il suo breve, semplice, chiaro discorso, pervaso da una travolgente passione, nella bellezza dell’idioma fiorentino, trascinò e commosse tutto il pubblico giovanile. Ed è un testo che in verità anche oggi potrebbe utilmente servire quale base di un corso di Educazione Civica per le nostre scuole. Nella realtà odierna ove gli uomini perdono il lavoro e diventano disoccupati mi sovviene, pensando a Piero Calamandrei, l’azione che all’inizio del 1956, intraprese il sociologo, filantropo e scritto-
SOLIDARIETA'
Calamandrei, modello per i giovani Piero Calamandrei
PERSONE
di Silvio Di Giovanni re Danilo Dolci, in Sicilia, a difesa dei disoccupati e della loro miseria e per il che fu personalmente incriminato come un reo delinquante, criminale, accusato di “spiccata capacità a delinquere” così com’era l’ordinanza istruttoria. Che cosa aveva fatto Danilo Dolci nel febbraio del 1956? Il pacifista Dolci organizzò in Sicilia a Trappeto lo “sciopero alla rovescia” per opporsi pacificamente alla cronica mancanza di lavoro per i braccianti siciliani, organizzando la sistemazione di una strada comunale all’incuria. Durante i lavori di sterramento e assestamento la manifestazione venne repressa da una carica della Polizia. Dolci fu arrestato e sarà Calamandrei che ne prenderà le difese in un seguitissimo processo. In accordo con Dolci, Calamandrei incanalò il processo in un dibattito sul quarto articolo della Costituzione che così recita: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società.” L’avvocato Piero Calamandrei
in difesa di Dolci al processo del Tribunale Penale di Palermo nell’aprile del 1956, esternò la difesa in una sua arringa che occorrono 22 pagine per poterla leggere tutta. Questa emblematica stesura appassionata è quella di un uomo profondamente colpito da questo caso e non come semplice avvocato nella sua routine quotidiana di comuni processi, ma per la difesa di un uomo che stava spendendo tutta la sua attività per mescolarsi con i più umili, i più diseredati. Ma sentiamo alcuni passi di questa appassionata arringa: “Il Pubblico Ministero ha detto che i giudici non devono tenere conto delle “correnti di pensiero”. ma cosa sono le leggi se non esse stesse delle correnti di pensiero? Se non fossero questo non sarebbero che carta morta [...]. E invece le leggi sono vive perchè dentro queste formule bisogna far circolare il pensiero del nostro tempo, lasciarci entrare
l’aria che respiriamo, metterci dentro i nostri propositi, le nostre speranze, il nostro sangue, il nostro pianto. Altrimenti le leggi non restano che formule vuote, pregevoli giochi da legulei; affinchè diventino sante esse vanno riempite con la nostra volontà.” Ed ancora un altro passo di questa sentita arringa: “Tra noi e la gente più umile resta, per quanto ci sforziamo, come uno schermo invisibile, che ci rende difficile la comunicazione immediata. Il popolo ci sente come di un altro ceto: sospetta che questa fraternità di parole sia soltanto oratoria. Per Danilo no. L’eroismo di Danilo è questo: dove più la miseria soffoca la dignità umana, egli ha voluto mescolarsi con loro e confortarli non con i messaggi ma con la sua presenza; diventare uno di loro, dividere con loro il suo pane e il suo mantello, e chiedere in cambio ai suoi compagni una delle loro pale e un po’ di fame. Questo intellettuale triestino, che se avesse voluto avrebbe potuto costruirsi in breve, con i guadagni del suo lavoro di artista, una vita brillante e comoda in qualche grande città e una casa piena di quadri e di libri, è andato a esiliarsi a Partinico, nel povero paese rimasto impresso nei suoi ricordi di bambino, e si é fatto pescatore affamato e spalatore della trazzera per far intendere a questi diseredati, con la eloquenza dei fatti, che la cultura è accanto a loro, che la sorte della nostra cultura è la loro sorte, che siamo, scrittori e pesca-
Questo processo e questa arringa sostengono il loro impianto nella sacralità del lavoro. Il lavoro può dirsi l’attività pratica degli uomini nel consesso della società civile. Il lavoro, quindi, é praticamente da collegare alla vita dell’uomo.
‘Rescue Bike’ in corsa per la vita
di Enrico Del Prete
- Sicuramente in tanti, tra residenti e turisti, avranno potuto osservare, nelle torride giornate di agosto, le strade della nostra Cattolica percorse senza sosta da volontari della Croce Rossa Italiana, a bordo di due nuovissime biciclette super attrezzate per un primo rapido intervento di soccorso (con tanto di sirena per farsi largo tra la folla). Si chiama “Rescue Bike” (bicicletta di soccorso) il progetto di primo intervento in bicicletta, ideato dai giovani pionieri della C.R.I. che rispondono ai nomi di Federico Magi e Davis Branciaroli, supportati dalla tenacia della loro responsabile locale Gabriella Zangheri. Fortemente voluto e sviluppato dai capigruppo di maggioranza, Luca Ercolessi, Tiziano Tonti, Severino Galli e Enrico Del Prete assieme
tori e sterratori, tutti cittadini dello stesso popolo, tutti uomini della stessa carne. Egli ha fatto quello che nessuno di noi aveva saputo fare. Per questo sono venuti qui da tutta Italia gli uomini di cultura a ringraziarlo: a ringraziarlo di questo esempio, di questo riscatto operato da lui, ‘agnus qui tollit peccata’ di una cultura fino a ieri immemore dei suoi doveri.” E nella mirabile e sentita conclusione con la sua invocazione ai giudici: “Voi dovete aiutarci, signori giudici a difendere questa Costituzione che è costata tanto sangue e tanto dolore voi dovete aiutarci a difenderla, e a far sì che si traduca in realtà. Vedete, in quest’aula, in questo momento, non ci sono più giudici e avvocati, imputati e agenti di polizia: ci sono soltanto italiani: unomini di questo Paese che finalmente è riuscito ad avere una Costituzione che promette libertà e giustizia. Aiutateci, signori Giudici, colla vostra sentenza, aiutate i morti che si sono sacrificati e aiutate i vivi, a difendere questa Costituzione che vuol dare a tutti i cittadini del nostro Paese pari giustizia e pari dignità!” Piero Calamandrei
In prima fila da sinistra: l’assessore Giampiero Galvani, il direttore Generale della Banca Popolare Valconca Luigi Sartoni, il sindaco Piero Cecchini, la responsabile della Croce Rossa di Cattolica Gabriella Zangheri
alla collaborazione del Presidente del Consiglio Comunale Paolo Russomanno, il progetto è stato realizzato e presentato nei primi giorni di agosto alla stampa e alla città dall’amministrazione comunale che grazie alla sensibilità del Sin-
daco e della Giunta, nel giro di breve tempo ha siglato un protocollo d’intesa con la Croce Rossa locale. Un ruolo sicuramente importante l’ha avuto la Banca Popolare Valconca la quale, grazie all’intervento del suo
Direttore generale dott. Luigi Sartoni, non ha fatto mancare il supporto economico per l’acquisto delle biciclette e la loro predisposizione ad accogliere gli strumenti di primo intervento. Lo stesso Direttore Sartoni si è reso disponibile
già dalla presentazione a finanziare anche l’ampliamento del servizio previsto per il prossimo anno. In questi pochi giorni di attività i giovani della C.R.I. si sono fatti apprezzare dagli operatori turistici e dai turisti, per la loro grande perseveranza nel pattugliare costantemente il territorio e per i numerosi interventi. Fino al 25 agosto il dato indicativo di prestazioni effettuate è stato di circa 80, tra interventi di medicazioni e indicazioni atte a dare risposte rapide alle prime esigenze di soccorso.
Se l’uomo resta senza lavoro, nasce la paura e l’insicurezza. Non tutti vedono e sentono il lavoro allo stesso modo ovviamente. Ci sono persone, per fortuna non tante, che non amano il lavoro che stanno facendo, non tutti hanno la fortuna di poter percorrere nella vita una strada scelta ed amata, anche se irta di ostacoli da superare. C’é anche chi ha un concetto pessimistico del lavoro visto e patito come una condanna bibblica, come un peso autoimposto dalle circostanze e dalle necessità, visto come il patimento di una schiavitù, quindi sofferto ed addirittura odiato, con la sola speranza che arrivi presto il momento della pensione. Vi può essere invece un’altra visione del lavoro, visto sia come dovere sociale e sia come mezzo di affermazione della persona: un operario, un muratore, un capomastro, uno studente-lavoratore, un artigiano edile, un professionista tecnico, un intellettuale. Sono tutte le vesti e le tappe che io ho ricoperto nella mia vita. E’ questo un rapporto tra l’uomo e il lavoro, che non pesa, che fa amare il proprio mestiere, la propria professione, che fa amare la vita nel contempo. Ricordo mio padre, che da contadino divenne muratore ed amò per tutta la vita il suo lavoro, fino alla fine dei suoi giorni e gli dispiaceva da vecchio di non avere più le forze fisiche per potersi ancora applicare. Quindi è vero secondo me che il lavoro nobilita l’uomo e che l’uomo trova nella sicurezza del suo lavoro un punto saldo per pianificare la sua vita familiare e di relazione. E può essere una tragedia, quella della perdita del posto di lavoro, che non dovrebbe accadere.
Numerose sono state le medicazioni per cadute dagli scogli, punture di meduse, malori dovuti al caldo, e non sono mancati soccorsi a bimbi in preda di convulsioni, o soccorso di protezione per incidenti sulla strada, in attesa dell’ambulanza. Insomma con le loro divise e le loro biciclette ben visibili anche di notte, questi ragazzi instancabili hanno dato una maggiore sensazione di sicurezza, riuscendo a spostarsi e a raggiungere, proprio grazie ai loro mezzi, in tempi rapidissimi qualsiasi situazione ove necessitava un primo intervento e dove il traffico cittadino e la mole di turisti per strada lo rendono difficoltoso l’arrivo delle ambulanze. Naturalmente in settembre si tireranno le somme, ma già oggi, possiamo fare i complimenti a tutti gli attori che hanno reso possibile il progetto, in modo particolare a tutti i giovani volontari della Croce Rossa che con il loro spirito di servizio ci fanno sentire più sicuri.
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Riflessioni bibliche “Non possiamo non definirci cristiani”, Benedetto Croce
LA RIFLESSIONE
di Iglis (Lino) Selvagno - Quest’anno ricorre il 50 dell’apertura del Concilio Vaticano II. Sarà un periodo di celebrazioni, anche da parte di coloro che il Concilio non l’hanno mai digerito e che hanno operato secondo la massima del gattopardo “che tutto cambi purché tutto resti come prima”. La speranza è che non sia un momento celebrativo ma che serva per riprendere lo slancio che quel Concilio ha impresso alla chiesa per entrare nella modernità, per uscire dal suo arroccamento, per fare i conti con la scienza e con i propri errori… Che serva anche per sviluppare tematiche che nel Concilio potevano solo essere accennate ma che restarono irrisolte e anche per procedere oltre lo stesso Concilio. Infatti il mondo di oggi (2012) non è più quello degli anni 60 e presenta problematiche lontane anni luce da quel tempo e che non possono essere risolte da quei documenti. Del resto bisogna anche ri-
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IMPEGNO CIVILE
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La chiesa quest'anno celebra il cinquantesimo. Anche chi non l'ha digerito
Riflessioni bibliche “Il cristianesimo ha tradito Gesù?”, Giorgio Jossa
Chiesa, ripartire dal Concilio Con la scienza e i propri errori Carlo Maria Martini (1927 2012), tra i massimi assertori del Concilio Vaticano II
garantisce che lo sia davvero. Per questo deve essere fedele al suo Signore in un’opera di conversione continua. Si pensi anche all’impostazione della “Lumen Gentium” dove si riconosce come soggetto primario della Chiesa il popolo dei battezzati e non più la gerarchia, la quale viene dopo essendo a servizio del primo. Un principio che è tuttora ben lungi dall’essere recepito, sia a livello centrale che a livello locale. Si pensi alla stessa riforma liturgica che avrebbe dovuto segnare un rivolgimento copernicano con l’altare messo al centro della celebrazione (mensa più che ara sacrificale), con l’uso delle lingue correnti, con l’eliminazione delle bar-
riere architettoniche fra presbiterio e fedeli. Tuttavia bisogna chiedersi se la riforma liturgica ha raggiunto i suoi obiettivi di una autentica partecipazione al rito di tutta l’assemblea e se no perché. E’ bastata l’introduzione del volgare, l’altare collocato al centro, una predicazione più aderente ai testi biblici, canti rinnovati…? E’ bastato abbellire (quando ci si è riusciti) il rito? Che cosa è mancato, che cosa manca? Ma si pensi anche all’approccio nuovo verso le chiese non cattoliche (ortodossi e protestanti); ma ancor di più al confronto con le
LA TEOLOGIA DEL RAGIONIERE
La Chiesa nel mondo, non la Chiesa e il mondo; la chiesa cioè non vive come un’isola a parte contrapponendosi a un mondo che vive nell’errore e nel peccato, ma si riconosce come un pezzo di mondo soggetto essa stessa all’errore e al peccato conoscere che gli stessi documenti conciliari furono il frutto di compromessi fra ali conservatrici e ali riformiste; e quindi contengono affermazioni contraddittorie che dovranno essere sciolte. Proprio queste ambiguità contenute in essi hanno permesso di richiamarsi impudentemente al Concilio sia l’ala riformista che quella conservatrice. Il Concilio Vaticano II, nonostante tutta la retorica circa la sua continuità con i concili precedenti o la Chiesa del preconcilio, è per lo meno indubbio che segna una svolta significativa nella storia della Chiesa. Questo è già visibile nello stesso linguaggio assunto dai decreti conciliari o dall’impostazione degli stessi. Si pensi ad esempio al sottotitolo della “Gaudium et spes” che recita “Costituzione pastorale della chiesa nel mondo”. La Chiesa nel mondo, non la Chiesa e il mondo; la chiesa cioè non vive come un’isola a parte contrapponendosi a un mondo che vive nell’errore e nel peccato, ma si riconosce come un pezzo di mondo soggetto essa stessa all’errore e al peccato. Aspira a esserne il fermento, il lievito, ma nulla
Professione avventura: padre e madre Figliol prodigo
di Gianfranco Vanzini - La volta scorsa abbiamo concluso la nostra chiacchierata dicendo che educare un figlio è un’impresa difficile ma affascinante. Ora continuiamo dicendo che l’educazione di un figlio è continua e permanente. Se si considera che “educare” significa tirare fuori, far venire alla luce, che cosa comporta per un padre e una madre educare i propri figli? Vuole dire far venire fuori tutte le cose belle e buone che sono “dentro” di loro. Vuole dire cioè accompagnarli nel cammino della vita, per tutte le fasce di età, a riconoscere come si è, per che cosa si vive, a che cosa si è chiamati. La vita dei figli non è dei genitori e non è neppure per i genitori. I figli non sono un possesso né una proprietà privata, ma sono prima di tutto di Qualcuno e per Qualcuno che trascende tutti e tutto. Per questo, occorre con amore e intelligenza (non basta uno solo di questi elementi, ci vogliono tutti e due) accompagnare i figli a capire quali sono i loro pregi e i loro difetti, per potenziare i primi e per tentare di ridurre i secondi, per insegnare loro ad allenare la volontà nel perseguire il bene e fuggire il male, in maniera che diventino grandi fuori e
grandi dentro, belli fuori e belli dentro. Abbiamo intorno tanti esempi di giovani “vecchi” nell’animo, non maturi e impreparati alle più piccole difficoltà della vita, fragili di fronte al sopraggiungere della più banale contrarietà. Ciò significa che non sono
Impresa difficile ma affascinante. Educare come il far venir fuori delle cose belle dentro stati educati, sono solo stati nutriti e fatti crescere materialmente e fisicamente. Ogni bambino nasce con il suo “zainetto” che contiene tutto ciò che gli occorre per la vita che è uguale, nei suoi bisogni fondamentali, a quella di ieri, di oggi e di domani, possiamo esserne certi. I genitori hanno il dovere, al quale non si possono sottrarre, dal momento in cui hanno concepito un figlio, di essergli vicino e di aiutarlo per diventare “la persona” che la sua dignità di figlio di Dio merita. Non sono i nostri desideri inattuati, non sono i nostri sogni impossibili, non è il nostro orgoglio che vuole essere ripagato nei figli, a dire la prima e l’ulti-
ma parola nell’educazione dei figli, ma la nostra sincera volontà di aiutarli a capire quale è la strada migliore per ognuno di loro; quale scuola, quale lavoro, quale professione, quale stato di vita: sposato, celibe, nubile, oppure sacerdote o religiosa. Tutto questo si chiamava una volta “vocazione” ( qualcuno se lo ricorderà) che vuole dire “chiamata”. E’ la risposta di ognuno al tassello che, nell’economia del mondo, è suo e di nessun altro, dal momento che ciascuno di noi è unico e irripetibile. Volere il bene dei figli vuole dire perciò aiutarli a trovare la loro casella, il loro spazio, che è loro e di nessun altro. Particolarmente di questi tempi in cui gli adulti tendono a “volare basso”, a non avere mai speranze per il futuro, essere un appoggio sicuro per i giovani, trasmettere loro la certezza che,
se ci sono, vuole dire che una strada per loro esiste, che non sono qui per poco o per niente, ma che sono qui per un destino grande e bello, è la testimonianza più vera che possiamo dare loro di una vita che non si trascina, ma che si vive in pienezza. Allora, si sposeranno e si sentiranno realizzati, resteranno celibi o nubili e si sentiranno ugualmente “a posto”, potranno diventare sacerdoti o religiosi/e la loro vita sarà comunque buona e serena se lo avranno fatto conoscendo bene se stessi; tutto ciò con l’aiuto di chi, in primis, vuole loro bene: mamma e papà. Per riuscire ad essere educatori così dei nostri figli non possiamo, però, fare da soli, né sentirci arbitri del nostro e del loro destino. Siamo creature e non Creatori, abbiamo un binario su cui camminare (come il treno) e, come il treno, fuori dal binario deragliamo. Il binario è quello di cui abbiamo più volte parlato: è la legge morale naturale inscritta nel cuore di ognuno. Facciamola venire fuori anche dal cuore dei nostri figli e avremo la gioia di vederli crescere sani, fuori e dentro, per la loro e la nostra felicità... qui… oggi.
religioni mondiali. E inoltre al nuovo rapporto istituito con le scienze umane che solo poco prima erano viste in contrapposizione ai dati biblici. Proprio le scienze umane hanno costretto a letture nuove dei testi sacri. Galileo e Darwin hanno demolito la lettura letterale del mito delle origini, il tempo dell’Eden (del resto comune a molte culture), ma hanno fatto sì che ne emergesse più forte il significato antropologico e religioso. E tuttavia anche qui bisogna registrare quanto segue: l’ecumenismo sembra stagnare, il rapporto appena accennato con le religioni mondiali presenta problematiche spinose, le difficoltà ataviche con il mondo della scienza sembrano riemergere. Insomma il Concilio, non ostante i suoi tentennamenti, i suoi compromessi, i suoi timori, è stato l’evento che ha permesso alla Chiesa di recuperare il tempo perduto, di rimettersi al passo con i tempi, di aggiornare la propria teologia , di guardare lontano… Chi guarda alla chiesa di oggi può essere colto da un grande sconforto, nel vedere le chiese semivuote, i seminari ormai dismessi per mancanza di clientela, le parrocchie che ormai si limitano a gestire il culto ordinario e i sacramenti… Si può pensare con nostalgia alla chiesa di prima e incolpare il Concilio di tutta questa situazione. In realtà è vero il contrario. Che cosa sarebbe oggi della Chiesa sen-
Si pensi anche all’impostazione della “Lumen Gentium” dove si riconosce come soggetto primario della Chiesa il popolo dei battezzati e non più la gerarchia, la quale viene dopo essendo a servizio del primo. Un principio che è tuttora ben lungi dall’essere recepito za il Concilio, che cosa sarebbe rimasto di lei? La crisi della chiesa non sta solo nei suoi ritardi ma è frutto di un mondo moderno che muta sempre più velocemente e propone modi di pensare e di credere che poco hanno a che fare con i modelli del passato. Ovviamente timori e paure spingono ad aver nostalgia per quel mondo, per la parvenza d’ordine che ne stava alla base, per quel sistema gerarchico che lo garantiva e nel quale ci si sentiva al sicuro, ma che non tollerava critiche che lo mettessero in discussione; basti ricordare quanti teologi , biblisti, pensatori cattolici, poi riabilitati, furono allontanati dall’insegnamento. Così oggi il successo registrato da movimenti ecclesiali fondati su questi principi spingono spesso le gerarchie a puntare su di loro invece di correre il rischio di una libertà e novità che sola può garantire una nuova primavera della chiesa e probabilmente anche un nuovo modo di essere chiesa.
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Aziende informano
Inaugurazione il 23 settembre, ore 17, per l'annuale Festa del Socio. Presentazione bilancio sociale
Da 100 anni sul territorio DIREZIONE GENERALE Gradara - Via Mancini 21 - Tel. 0541.823511
L'esterno e l'interno della vecchia direzione generale della BCC di Gradara ristrutturata
La vecchia direzione ritornata agli antichi splendori BCCG - SOCI BCCG - SOCI - Festa del Socio con inaugurazione della vecchia sede della Banca di Credito Cooperativo di Gradara, in via Cattolica, all'inizio dell'abitato, sottoposta ad una robusta ristrutturazione. L'appuntamento è per il 23 settembre, dalle 17. “Questa sede - afferma Fausto Caldari, il presidente della BCC di Gradara - rappresenta e racconta la nostra storia degli ultimi 40 anni, quando abbandonati i due locali in affitto a ridosso delle mura castellane, ormai insufficienti, si apre al territorio circostante, al servizio di una comunità più ampia, più esigente, tutta proiettata allo sviluppo economico, alla crescita sociale, ed alla conquista di un nuovo benessere. Sono anni di grande mutazione economica, di forte vivacità e dinamismo, che danno origine a nuove attività ed interessi diversi. La società si trasforma, si comincia a percepire un certo benessere. La BCC di Gradara cresce, amplia il suo territorio di competenza, esce dal centro storico di Gradara e scende a valle in cerca di nuove occasioni, nuove possibilità di sviluppo. Non si cura più solo di agricoltura, ma di turismo, di artigianato, di commercio e di pesca. Da cassa Rurale mono sportello, nel 1975 anno di inaugurazione di questa sede in via Cattolica, diventa BCC con filiali che aumentano progressivamente, fino a raggiungere le 20 unità nell’aprile 2012, distribuite su un ampio territorio, compreso fra le Regioni Marche ed Emilia-Romagna, al servizio di una popolazione di oltre 500 mila abitanti”. “Mi sento di poter affermare - continua il presidente Caldari che la BCC di Gradara ha interpretato al meglio una lunga sta-
Ore 17 - Inaugura-
gione, vissuto nuove esperienze, seguito e sostenuto il territorio, accompagnato esigenze che mutavano e che hanno contribuito alla nostra crescita. Come banca, abbiamo consolidato situazioni favorevoli, contribuito a creare nuove imprese, dedicato tempo, lavoro, intelligenze, professionalità, abbiamo aumentato i posti di lavoro, ci siamo aperti a nuovi orizzonti, creando aspettative, speranze e benessere. Abbiamo applicato nel modo migliore i principi istituzionali di mutualità, di solidarietà, di cooperazione. Abbiamo contribuito alla crescita economica e sociale dell’uomo e della sua famiglia. La BCC di Gradara è diventata una impresa autentica, un’impresa sana, una ricchezza per tutto il territorio.
zione sede di via Cattolica, presentazione del bilancio sociale e aperitivo per tutti.
Ore 19.30 - Cena sociale a base di pesce all'Hostaria del Castello. A seguire intrattenimento. Fausto Caldari, presidente della BCCG
La manutenzione straordinaria di questo edificio, in via Cattolica, con parziale ristrutturazione, rientra in uno specifico programma di valorizzazione del nostro patrimonio, di ulteriori servizi al territorio, di una significativa riorganizzazione della nostra attività bancaria. Riorganizzazione resasi necessaria, anche in seguito al restauro completato nel 2008, dell’ex fabbricato Antonioli, con
totale recupero dell’immobile e trasferimento della sede sociale ed amministrativa, in adiacenza al centro storico”. “I lavori effettuati al fabbricato - rimarca il presidente Caldari - consistono nell’adeguamento dell’edificio esistente, nell’abbattimento delle barriere architettoniche con installazione di un’ascensore a vista, in vetro e acciaio; nel totale rifacimento degli impianti tecnologici, nel-
l’installazione di un impianto fotovoltaico per lo sfruttamento delle energie alternative, nell’esecuzione di due caveau per installazione di cassette di sicurezza; nella ristrutturazione del salone esistente con formazione di sala assembleare completa di servizi, con una capienza fino a 200 persone; nella costruzione di uno sportello automatico e cassa continua con accesso autonomo, in grado di erogare il servizio 24 ore su 24, anche in orario festivo; nella formazione di 8 uffici con dodici posti di lavoro, nel mantenimento ad archivio di ampi spazi a piano terra. Il fabbricato conserva il suo aspetto esteriore, nelle linee architettoniche preesistenti, che ben si inseriscono e si integrano con l’andamento naturale del terreno, ed il movimentato gioco dei volumi che si esaltano, con la pendenza graduale dell’area di
BCCG - CULTURA
Film e dibattito con Bellocchio e Englaro Il 17 settembre allo Snaporaz. L'uomo tra la coscienza e la legge - Eluana (1970 - 2009), una giovane figlia in un letto d'ospedale per 17 anni. Con la vita che le ha voltato le spalle. Non c'è speranza. Non c'è futuro. La bellezza è un'istantanea lontana e l'avvolgente ricordo in chi l'ha conosciuta. La pace che arriva dopo l'interruzione della nutrizione artificiale. Resta la solitudine che dilania il cuore. E' la storia della figlia di Peppino Englaro. Il regista Marco Bellocchio ne ha tratto un film: “Bella addormentata”, con Toni Servillo, Isalle Huppert. Ha concorso alla '69^ Mostra internazionale cinematografica la Biennale di Venezia. In collaborazione con la Banca di Credito Cooperativo di Gradara, il Circolo Tennis Cerri e Cattolica, la pellicola viene proiettata il 17 settembre, ore 20.30, allo Snaporaz. Al termine della proiezione, dibattito con il regista Marco Bellocchio, Beppino Englaro e Alessandro Bondi, vice-sindaco di Cattolica.
insediamento, in perfetta armonia col paesaggio circostante. Può essere considerato, per il suo aspetto esteriore, per la nuova sistemazione esterna, per l’accurata scelta degli arredi e la raffinata cura degli interni, un’opera di grande valenza architettonica, che si valorizza nell’armonia dei colori, nella qualità dei materiali, nella luminosità degli ambienti, in una distribuzione interna che privilegia la funzionalità essenziale degli spazi, e l’adeguata fruibilità dei posti di lavoro”. “Questo edificio - chiude il presidente Fausto Caldari - è molto importante per noi, di alta rappresentatività e valore estetico, in posizione strategica dominante, punto essenziale di riferimento dei soci, e dell’intera comunità; occasione di vanto e motivo di orgoglio per i Gradaresi, i soci, i clienti e per tutti coloro che ci sono vicini. Il merito della sua costruzione va attribuito al presidente di allora, dottor Renzo Liera, e di tutti i suoi collaboratori che l’hanno fortemente voluto, tanto da garantire in proprio le somme eccedenti rispetto all’importo di preventivo, autorizzato dall’organo di controllo della Banca d’Italia. A questi Amministratori va riconosciuta la lungimiranza, la capacità di interpretare le esigenze, in un momento non facile, prevedendo lo sviluppo futuro della banca, e soprattutto di credere nella sua possibilità di crescita, scegliendo una posizione strategica, di grande visibilità. Ritornando all’attualità, desidero ringraziare l’attuale Consiglio di Amministrazione, che ha seguito con disponibilità e partecipazione tutte le fasi di ristrutturazione di questo edificio; che rappresenta un punto di riferimento prezioso per la guida e lo sviluppo del nostro Istituto”.
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GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA LO SPORT
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Al Castello lieve flessione di presenze in giugno e luglio. Bene le rievocazioni
“Turismo salvato dagli eventi” Due ruote in festa - Una una vera e propria maratona organizzativa con numeri da record ed un successo di adesioni inaspettato il 10° GP Città di Gabicce Mare – Memorial Elio Clementi. A Case Badioli in agosto una ricchissima giornata dedicata al ciclismo giovanile. Sedici le gare in rapida successione e record di adesioni (570 atleti iscritti) provenienti da ogni parte d’Italia hanno onorato il notevole sforzo organizzativo fatto dal Nuovo G. C. Gabicce Mare, in collaborazione con l’amministazione comunale. Gare, tante gare, tutte avvincenti, ma anche tanta ospitalità. Apprezzato il profumo delle cozze alla marinara cucinate nello stand a bordo strada nella mega pentola da guinness realizzata dalla ditta Sea di Gabicce. E ancora: i fuochi d’artificio e colorano il cielo di Gabicce Mare creando uno spettacolo nello spettacolo in attesa del gran finale con gli Elite Under 23. Alla fine le ricchissime premiazioni come sempre, con il sindaco di Gabicce Mare Corrado
Curti, l’assessore allo Sport Vittorio Annibalini e le varie autorità sportive con il presidente del C. R. Marche Vincenzino Alesiani, Mario Tittarelli e Ferruccio Silipigni, rispettivamente presidenti dei C. P. di Pesaro-Ubino e Rimini. Presenti anche l’ex professionista pesarese e tre volte campione d’Italia Enrico Paolini ed il noto giornalista sportivo Giorgio Martino. Il prestigioso Memorial Elio Clementi (consegnato dal fratello Sergio) è andato al team Colpack, “Siamo pienamente soddisfatti - racconta Carlo Messersì, attivissimo presidente del club organizzatore -. Oltre alle gare abbiamo curato e puntato molto sull’ospitalità, offrendo a tutti un maxi rinfresco a base di cozze, pesche nettarine e dolciumi. La risposta degli sportivi presenti è stata eccezionale. Possiamo affermare che gli atleti in gara hanno corso con oltre duemila persone presenti a bordo strada: un colpo d’occhio veramente unico e straordinario! Di questo io e il mio staff ne siamo molto orgogliosi”.
“Senza le associazioni di volontariato non faremmo nulla”
Andrea De Crescentini, assessore al Turismo, Bilancio, Attività economiche di Gradara
IL TURISMO
- “Per l'Assedio al castello, la sera dei fuochi, abbiamo accolto 10mila persone col biglietto a sette euro. Il giorno dopo, quello del temprale, solo mille. E 4mila la domenica. Invece, per l'altro evento forte, Dragon Castle, in chiave fantasy, c'è stato un grande successo: 15mila persone in tre giorni. Davvero un delirio. E' andata benino anche ‘Solsfizio al castello, dove i nostri ristoratori, una volta la settimana, propongono menù a chilometro zero a 15 euro’. Ecco, direi proprio che gli eventi hanno dato una mano alla stagione di Gradara”. A tirare le somme di quest'estate è Andrea De Crescentini, assessore al Turismo, Bilancio e Attività economiche di Gradara. Persona
di relazioni, è amico di tanti personaggi. Un nome su tutti: Elio Fiorucci. Lo stilista che ha fatto la storia degli anni '70 ed '80 e che lo chiamano a dire la propria per un prestigio ed un'intelligenza unica. Ad esempio della moda, una volta disse: “La moda è il sentire del tuo tempo, l'eleganza tutto quello che indossi e ti fa star bene”. De Crescentini è amico anche di Ambra Orfei, che insieme ai familiari, a Benedetta Parodi
ed il marito Fabio Caressa, è scesa a Gradara per l'Assedio. A chi gli chiede, come si archivia la stagione nel totale, argomenta De Crescentini: “Possiamo essere contenti, in un contesto economico davvero sfavorevole. In riviera soffrono le presenze e la capacità di spesa degli ospiti. A questo, si aggiunge un'estate senza pioggia e nuvole; elementi che aiutano a salire da noi. A guardare i numeri della costa, in
giugno e luglio le presenze della Rocca sono buoni, per non dire ottimi. C'è stata una perdita delle visite di meno del 10 per cento: 109mila quest'anno contro i 119mila dello scorso anno. Nonostante che il prezzo dell'ingresso sia passato da 4 a 6 euro per la mostra sui pittori fiamminghi ospitata nelle nostre stanze”. “Un'altra serata consolidata - continua l'assessore De Crescentini - è il Giovedì al castello. E' un ritorno al Medio Evo, col borgo magico grazie ai costumi e agli spettacoli. Gli eventi sono possibili grazie all'impegno delle associazioni di volontariato: Pro Loco, Avis, Protezione civile... Ne abbiamo 25. In un sistema competitivo è difficile portare turisti, anche se Gradara è uno dei borghi più belli del mondo, impreziosito dalla Bandiera arancione del Touring Club. Ci vuole l'attrattività del luogo, gli eventi e comunicare. Abbiamo fatto un passo importante con un accordo con Promo Cattolica”.
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GABICCE MARE - GRADARA -TAVULLIA
Idee per il turismo 2. Uscire dai modelli pre-costituiti e puntare sulle caratteristiche uniche. Fare le fiere
Turismo: “Si vince insieme e con le idee” - L'Hotel Marinella viene dopo. Prima ci sono le emozioni del suo territorio: le gigantografie e il materiale promozionale con le meraviglie di Urbino, San Marino, Gradara, Valconca, Rimini, Pesaro. Luoghi unici che toccano i venti dell'anima. Così e con una bicicletta, in nove metri quadrati, il giovane Alessandro Galeazzi si presenta alle fiere del turismo in Austria, Svizzera e Sud della Germania. E' il figlio di Walter, tra i maggiori albergatori di Gabicce Mare ed anche in grado di reggere il confronto per competenza e passione ben fuori dai confini regionali. Il giovane Galeazzi porta in esposizione un solo prodotto, il bike hotel, anche quando gli eventi hanno altri temi. Il suo è un albergo per ciclisti aperto dalla settimana prima di Pasqua fino alla fine di settembre; ha 53 camere e dà lavoro a 18 persone. Tutti gli anni per la promozione mettono sul piatto tra i 15 ed i 20mila euro. Una cifra importante, ma largamente insufficiente per creare l'appeal del territorio. Afferma Walter: “Non sappiamo con certezza se le fiere funzionano,
Walter Galeazzi, hotel “Marinella”, ogni anno spende circa 20mila euro in promozione e fiere. Dice: “Dobbiamo usare i socialnetwork” TURISMO USCIRE DALLA CRISI
ma anno dopo anno incrementiamo la presenza degli svizzeri, degli austriaci, dei bavaresi. Solo che noi abbiamo anche altre forme di comunicazione: i social network, il passaparola. E quando chiediamo ai nuovi ospiti come ci hanno trovato, le risposte sono sempre vaghe”. Il Marinella si trova sul lungomare di Gabicce ed è aperto dal 1949. Moderno e buona cucina, confortevole e bello, è una delle eccellenze della città. Walter Galeazzi passa tante notti insonni. Si sofferma a
Walter Galeazzi, titolare dell'hotel Marinella
pensare che cosa fare per portare clienti nella sua struttura. Racconta: “Più passa il tempo e più mi rendo conto che da soli il carro pesa troppo. Ed è impossibile farcela. Se continuo così forse non ho speranze io, non ne ha Gabicce Mare. E non ne ha neppure l'Italia. Insomma, non abbiamo nessun futuro turistico”. Walter Galeazzi ha delle idee sulle quali lavorare per cercare di rilanciare la Gabicce Mare balneare. Argomenta:
“Il rilancio non avviene dall'oggi al domani, ma c'è la necessità di una costruzione. Di mettere un mattoncino sopra l'altro. Dobbiamo mettere insieme coloro i quali vogliono stare insieme. Magari anche su singoli progetti. Ad esempio, più alberghi potrebbero trovare un interesse comune nell'andare a fare la fiera di San Gallo in Svizzera. Ma il coordinamento vero della nostra città è nella mani di chi amministra, insieme all'Associazione alber-
gatori. Allargando gli orizzonti a Cattolica, Gradara, Tavullia, la Valconca. E' da qui che dovrebbe giungere il percorso”. “Quello del 2013 - continua Galeazzi - deve partire appena dopo questa stagione. Anzi il 14 agosto. Non possiamo solo parlare però, altrimenti è come quel fidanzamento infinito che non sfocia mai in un matrimonio. Nei figli. In un progetto d'insieme”. Per Walter Galeazzi biso-
gna aprirsi anche alle nuove tecnologie. Stimola: “Dovremmo imparare dai migliori interpreti del marketing che sono quelli di Costa Crociere. Ad esempio, chi va in crociera può prenotare già la successiva con un vantaggio nel prezzo. Dobbiamo partire dai socialnetwork, come facebook, twitter. Con questi mezzi si ha l'opportunità di interagire subito col potenziale cliente. Noi siamo, purtroppo, ancora fermi alla Settimana cicloturistica di Pasqua. Dall'altra parte, chi interagisce si stufa di leggere sempre le stesse cose. Lo stesso messaggio. Per essere veloci occorre personale capace e motivato; solo che il singolo albergo non se lo può permettere. Dunque, tale servizio va organizzato insieme. Abbiamo la necessità di costruire la struttura, oltre che con gli albergatori, con i bagnini ed i negozianti della nostra città. La grande domanda è: come metterci insieme?”
Aziende informano
Angelo Serra: “Unificare Gabicce Mare e Gradara” RIFLESSIONI
- “Unificare i Comuni di Gabicce Mare e Gradara per gestire i servizi con imprenditorialità, da una parte. Dall'altra, gli albergatori gabiccesi si devono mettere insieme. Se non ora, quando?”. Sono le idee di Angelo Serra, presidente degli albergatori di Gabicce Mare, per affrontare il futuro. ”Gli albergatori - continua Serra - sono sempre più attenti ai bilanci della pubblica amministrazione, contrari agli sprechi e propensi a promuovere la condivisione di tutti i servizi, i cui costi sono sostenuti da cittadini e imprese attraverso il pagamento delle tasse. Ribadisco l’importanza di istituire un tavolo tecnico- politico affinché Gabicce Mare e Gradara diventino un unico territorio. Avremmo oltre 10mila abitanti, con notevoli economie di scala. I vantaggi sono da attribuire all’ottimizzazione delle spese che oggi la pubblica amministrazione si trova a dover pianificare, quali ad esempio l’ordine e la sicurezza pubblica; mi riferisco alla Polizia Municipale. La situazione a Gabicce Mare in merito ai controlli del territorio è critica, specialmente nei mesi di luglio e agosto. L’abusivismo sulla spiaggia esiste così dicasi per un'isola pedonale che c’è ma non funzione come dovrebbe. Ben vengano i locali di
“Fare promozione con Pesaro, Urbino e Fano” di Angelo Serra*
Proposta di Angelo Serra, presidente degli albergatori di Gabicce Mare. “I servizi verrebbero gestiti con imprenditorialità con evidenti vantaggi per i cittadini e le categorie economiche” divertimento, però è doveroso monitorare la vita notturna dei giovani che scelgono Gabicce Mare e Gradara per divertirsi. Situazioni che richiedono personale in servizio e non tagli al bilancio. La riduzione dei costi del personale è possibile ma in altri settori. In Italia, ci sono amministrazioni oculate che sostituiscono alcuni servizi con l’operato dei consorzi
pubblico-privato. E’ una idea su cui cominciare a discutere perché la fusione di Gabicce Mare e Gradara risulterebbe una strategica e formidabile operazione turistica e commerciale unica in Italia e anche nella nostra Regione. Si è capaci di mettere insieme un poderoso pacchetto: mare, cultura, storia, arte, eventi nazionali ed internazionali e ricchezza paesag-
Angelo Serra, presidente degli albergatori di Gabicce Mare
gistica. Gli ingressi del Castello, le presenze negli hotel, nei bed & breakfast, agriturismi, dimore storiche, i negozi, i ristoranti diventerebbero il nostro vero potenziale economico. Sono maturi i tempi per la gestione e la programmazione di un unico progetto, le nostre idee sono in cantiere: un unico cartellone di eventi da posizionare sul mercato italiano ed estero l’anno prima per l’anno dopo, un pacchetto vacanza con le mille opportunità che Gradara e Gabicce Mare dispongono, la ricerca dei fondi alla Comunità Europea per le innovazioni legate alla qualità della vita, alla mobilità, alla promozione e alle iniziative turi-
- Se il sindaco di Pesaro Ceriscioli lancia l'idea di un solo Comune tra Pesaro, Gabicce Mare e Gradara, Angelo Serra, presidente degli albergatori di Gabicce Mare, sposta il piano. Afferma: “Per la promozione turistica va costruito un consorzio a cinque tra Pesaro, Urbino, Fano, Gradara e Gabicce Mare. Non è pensabile, come fa Pesaro, di lasciare fuori dalla partita città dal forte richiamo come Fano e Urbino. In questo momento di crisi ci vuole una sola testa e le stesse condizioni. Ha ragione Ceriscioli su Gradara e Gabicce Mare, non si possono escludere le altre due perle della provincia. Se questa crisi non insegna ai dirigenti politici di cambiare passo, vuol dire che chi ha ruoli di comando non ha capito assolutamente nulla e che dobbiamo ancora scendere prima di mettersi insieme. E se fosse troppo tardi?”.
stiche d’effetto che richiedono investimenti importanti. Bisogna lavorarci subito e insieme ma seriamente. Altro è invece il distretto unico dell’accoglienza indispensabile per non farci trovare impreparati quando le Province non avranno più la delega al turismo. Il sistema dovrà unire tut-
te le località leader della costa e non dimenticare il top dell’entroterra. Pesaro, Fano, Gabicce Mare, Gradara, Urbino, sono queste a mio parere le terre che rappresentano la nuova spinta. Non dobbiamo però fare l’errore di limitare i confini altrimenti l’alleanza nasce già perdente.
E’ una idea su cui cominciare a discutere perché la fusione di Gabicce Mare e Gradara risulterebbe una strategica operazione turistica e commerciale unica in Italia e tra i Comuni più importanti della Regione Marche, capace di mettere insieme l’offerta mare, cultura, storia, arte, eventi nazionali ed internazionali e ricchezza paesaggistica
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GABICCE MARE
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Amarcord Gabicce di Dorigo Vanzolini
Via Montalbano, 1173 S. GIOVANNI IN MARIGNANO TEL. 0541 - 955505 FAX 955444
PERSONE
La natura (uomo compreso) fa cose meravigliose
Ragazzi gabiccesi, foto ricordo prima dell’inizio di una partita di calcio. In piedi da sinistra: Giacomo Bertozzi, Flavio Simoncini, Luigi Pezzolesi, Angelo Sandroni, Valter Galeazzi, Vittorio Calcinelli. Accosciati da sinistra: Nino Fumagalli, Italo Caldari, Paolo Serafini, Giuliano Terenzi, Franco Ballestieri. San Giovanni in Marignano anni '50. (Archivio fotografico Centro Culturale Polivalente di Cattolica)
- “Questo è uno dei posti più belli del mondo”. “Sì, ma anche Daniele e Patrizia non scherzano. Non sono meno belli”. Si sta parlando di Gabicce Monte. Daniele a Patrizia hanno la fortuna di avere l'abitazione in un luogo irracontabile; insieme hanno creato una perla di sobria bellezza. Per la settimana di Ferragosto, Daniele si è inventato una sbicchierata con un manipolo di amici. Sotto la pergola che abbraccia l'ansa blu fino a Ravenna, attorno ad un tavolo di ceramica bianca e blu di Vietri poggiato su una struttura di metallo, sei amici: Pietro (il più giovane, acquisto 2012), Maurizio, Stefano, Patrizio, Claudio (altro acquisto 2012) Daniele e Giovanni si ritrovano per vini, salumi, formaggi e sott'olii. E' un tour nelle cose belle fatte dalla natura e dall'uomo. I vini sono un crescendo di bianchi (aperto con un Lambrusco) per finire coi rossi. Quest'anno si è chiuso con un Sautern (regione Bordeaux, un vino dolce bianco che racchiude il sole) e cantucci. Claudio ha portato i suoi vini: Conti di Buscareto. Maurizio, appassionato esperto di vini e territori, è stato il grande cicerone della mattinata. Da Pietro e Patrizio un prosciutto di capra, servito su sottile fetta di pane con burro della Normandia. “E tutto vidi nella creazione” della natura. E dell'uomo.
“la salute e il bellessere della persona sempre al primo posto”!
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SAN GIOVANNI
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Natura e arte (la chiesolina ospita la più importante pinacoteca romagnola di arte sacra della seconda metà dell'800)
Isola di Brescia, festa in una perla di arte e natura La chiesolina, racchiude una delle maggiori pinacoteche sacre della Romagna della seconda metà dell'800
Celebrazione parrocchiale il 7, 8 e 9 settembre. Organizza Comitato
Il capolavoro è Santa Lucia (1869), opera di Francesco Coghetti (l'autore del sipario del teatro Galli, Rimini) L'ingresso della chiesolina e il Battista
TRADIZIONI
- Il Comitato cittadino di Isola di Brescia organizza una delle ricorrenze religiose più semplici e importanti del circondario: la Festa parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista, il cugino di Gesù. Colui che lo battezzò nelle acque del Giordano. Se qualcuno volesse ammirare la sconosciuta frazioncina, spesso è così per gli stessi marignanesi (si veda il materiale promozionale di San Giovanni e più avanti diremo perché) lo spunto è il 7, il 8 e 9 settembre. Tutto è così da anni con delle piccole variazioni. Il 7, processione alle 9 di sera. Alla fine, per tutti, il Comitato offre vino e ciambella. Il giorno dopo, sabato, con inizio alle 21, festa con orchestra “Poker”, musica, balli, giochi.
Il Battista decapitato
Domenica 9 settembre, alle 9,30 santa messa. Alle 17 si aprono le danze con l'orchestra e gli stand con prelibatezze della tradizione romagnola. Alle 23, estrazione lotteria a premi. La chiesa Isola di Brescia è uno scri-
gno; è a misura d'uomo, ben curato, la chiesolina dall'elegante quanto semplice campanile a vela custodisce forse la maggiore pinacoteca d'arte sacra della seconda metà dell'800 della Romagna. Anzi, senza forse, come afferma Pier Giorgio Pasini, uno tra i più apprezzati studiosi
di storia dell'arte della provincia di Rimini. La collezione religiosa invece è opera della passione di don Domenico Corbucci (1814-1887). Di agiata famiglia, il prelato, prima ancora di relazioni importanti in Vaticano, era uomo di forte sensibilità, grazie alle quali riuscì a commissionare, pagando naturalmente, opere di valore assoluto per una
sperduta parrocchia di 200 anime (quante ne contava allora), ma non per questo lontana dai centri della cultura. Gli artisti prescelti da don Domenico lavoravano per il papa e la curia romana: il meglio dei tempi. Qualche nome: Francesco Coghetti, Pietro Gagliardi, Nicola Consonni, Francesco Podesti (pittore papale, sua è la
Sala dell'Immacolata, accanto alle stanze di Raffaello), Francesco Grandi (ritrattista di Pio IX e Leone XIII), Cesare Mariani, Augusto Bompiani, Pasquale Frenguelli. A questo va aggiunto, il certosino lavoro del Comitato negli anni. Come si conviene ai romagnoli, attorno al piccolo edificio sacro hanno costruito un vero e proprio paradiso: giardino, area giochi, cucina attrezzata per feste e momenti di svago. Impegno anche da parte del Comune. La zona attrezzata di Isola di Brescia con funzionale cucina e comodi spazi viene utilizzata da aziende per le cene, per le feste di compleanni, per incontri. Anche da fuori comune. Insomma, un centro che raccoglie un bel modo di vivere.
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SAN GIOVANNI
In rappresentanza dell'Italia partecipano al concorsointernazionalediCervia.PoiaRoma
Centro Ippico, ragazzi in nazionale
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FESTIVAL SOTTO LE STELLE E STELLINE
Denis Celli, il vincitore
SPORT E GIOVANI
- Martedì 31 luglio si è svolta presso il Circolo Ippico di San Giovanni in Marignano la consueta cena organizzata dalla grande famiglia Palmetti per allievi, agonisti e amici del centro. Presenti alla serata anche Domenico Bianchi il sindaco di San Giovanni e la professossa Gabriella Moroni presidente della Fise (Federazione Italiana Sport Equestri) delle Marche. Nella serata sono stati consegnati le numerose coppe ed i premi conquistati. Il sindaco Bianchi ha introdotto la premiazione con un significativo discorso sull’importanza primaria dello sport nella vita dei giovani, per una crescita sana e “pulita”, sottolineando anche il rilievo che il Circolo ha assunto negli anni e il prestigio che il circolo di riflesso porta alla comunità marignanese. Anche la professoressa Moroni ha messo in evidenza il profondo senso dell’attività sportiva che lega l’uomo e il mondo cavalli nel rispetto della natura e con un conseguente stile di vita improntato ai valori più importanti; in particolare ha lodato il
Vincono Denis e Ginevra
I ragazzzi del Centro Ippico Marignano
talento mostrato dagli allievi nonché la bravura e la passione di Stefano e Sandro Palmetti. E i premi continuano a fioccare. Infatti nel weekend 17/19 agosto gli allievi di Sandro Palmetti: Amanda Arcangeli (Riccione), Alessia Cordi (Tavullia), Azzurra Cecchini (Riccione), Debora Diotalevi (Riccione), Leonardo Catolfi (Gradara), Sara Scola (Cattolica). sono stati scelti per partecipare al Concorso Internazionale 2* di Cervia e sabato 18 Debora Diotalevi ha vinto nella Cat C120.
Istruttore di 3º livello, nel 1999 e ancora nel 2006, Palmetti è stato premiato dalla Fise e dall’Anie (Associazione Nazionale Istruttori di Equitazione) per aver ottenuto i migliori risultati nazionali con i propri allievi. Nel 2004 e nuovamente nel 2011 l’Anie lo ha premiato come “Istruttore dell’anno” e nel 2005 la Fise lo nomina Capo Equipe per seguire le squadre dei Giochi della Gioventù, a Piazza di Siena, a Roma ed alla Fieracavalli di Verona. Dal 2008 è consigliere federale per il Comitato regiona-
le Fise Marche che dal 2009 lo ha nominato responsabile per la disciplina Olimpica di salto ostacoli. Il Centro, nato nel 1987 per volontà di alcuni giovani di San Giovanni in Marignano, fra i quali i fratelli Sandro e Stefano Palmetti, conta ora più di 100 iscritti fra scuola e agonisti. La scuola d’equitazione si avvale della collaborazione di validi istruttori federali che seguono le lezioni per adulti e bambini. La settimana dopo il concorso Internazionale, il Centro Ippico ripartirà per Roma, dove si svolgeranno le Ponyadi presso il Centro Equestre Federale Pratoni del Vivaro. Ben tre gli allievi di Palmetti che sono selezionati: Camilla Marcucci, Sara Barilari e Giulia Masi. Insomma, continuano i successi degli allievi agonistici. E aumenta anche il numero dei ragazzi che si iscrivono. Grazie alla collaborazione con la cooperativa “Mary Poppins”, in luglio il centro estivo ha lavorato con doppi turni, con piu di quaranta ragazzi ogni giorno Laura Giambartolomei
- Denis Celli, 31 anni, riccionese si è aggiudicato il ‘’Festival sotto le stelle’’, svoltosi a San Giovanni in Marignano il 25 agosto. Giunto alla sua 5 edizione, presidente di giuria quel genio di Mogol. Tenore lirico leggero, l’artista potrebbe essere definito l’ultimo dei romantici. La sua è una voce “antica”, melodiosa e struggente al tempo stesso, che ha catturato l’attenzione del presidente di giuria Mogol e di Vince Tempera, oltre che di altri nomi illustri del panorama canoro italiano, con l’interpretazione della canzone “La distanza di un amore’’, di Alex Baroni. “C’è qualcosa di profondo nel cantare, c’è tutta la vulnerabilità del mio essere uomo - racconta Celli -. Le mie emozioni sono lì su un palco davanti a migliaia di persone e io chiudo gli occhi per essere solo con me stesso e, per non farmi prendere dal panico. Se mi estraneo, giusto il tempo di una canzone, riesco a dare il massimo e penso a me bambino quando mi chiudevo nella mia camera per non farmi sentire neppure dai miei genitori. Insomma, ora sono diventato coraggioso, ma un tempo la canzone era un fatto molto privato’’. Autodidatta, Denis Celli partecipa alle selezioni per il programma televisivo ‘’X Factor’’,
anche se in tenera età i genitori avevano pensato di iscriverlo allo “Zecchino d’Oro”, vista la predisposizione. Ha frequentato per circa 6 mesi l’Accademia di Danza e Canto di Riccione, finché non incontrato il maestro Gilberto Del Chierico, di Cattolica, che lo segue nel suo percorso musicale. Qual è il sapore della vittoria? ‘’Ci si rende conto che il sogno prende sempre più corpo, traducendosi in un sentiero da percorrere con determinazione, sforzo e costanza, ma anche con una consapevolezza diversa. E’ una bella spinta per impegnarsi sempre di più e meglio. Ho tanto ancora da imparare ed è molto difficile sfondare nel mondo della canzone, ma in fondo cos’ho da perdere? Nel corso degli anni credo che la musica mi abbia insegnato a conoscere meglio me stesso e ad affrontare le sconfitte con uno spirito diverso. Ogni giorno è una sfida e la mia è continuare a cantare dando il massimo. La mia timidezza l’ho vinta allenandomi con il karaoke e ho capito che non potevo fare prendere il sopravvento alla paura di non riuscire. L’importante è vivere!’’. Nel frattempo Denis Celli il pubblico lo incontra quotidianamente: quando indossa la divisa della Polizia Municipale, sua professione attuale, presso il Comando di Riccione. Stelline Fetsival Sotto le Stelline il 24 agosto. Alla prima edizione. Diciotto baby sul palco ed una piazza piena da grandi occasioni: Camilla Acampora, Giada Del Bianco, Aurora Simonetti (seconda), Chiara Paoli, Ezeoke Funnilayo Adaobin, Lisa Vagni, Anya e Giada (Le Fantastic), Cecilia Marchetti, Rebecca Banda, Ginevra Bencivenga (la vincitrice), Nicole Nobili e Sarah Vanni, Cecilia Perazzini, Samira Polizzano, Francesco Bellini, Mary Roscini, Alessia Cardelli, Camilla Donini e Elisa Del Prete (terza). Complimenti agli organizzatori: Paolo Marchini, Pro Loco e amministrazione comunale. Daniela Ruggeri
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C'è solo da imparare dai cugini dei tulipani. Grandi commercianti e grande marketing
ALLEGRO MA NON TROPPO
Foro Boario Stefano tuttofare - L'arte di ingegnarsi lasciata davanti alla Conad City di Morciano. Verga un foglio in formato macchina per scrivere e reca “Tuttofare Stefano. Dal giardino al tetto. Imbiancatura 2 euro al metro quadrato”. Di fianco al “titolo-civetta” specifica 40 piccoli lavoretti. I rettangolini con le sue coordinate erano completamente stati strappati. Idee per chi ha perso il lavoro?
Piazza scivolosa - La piazza Angelo e Emilio antistante il “loro” pastificio è una saponetta scivolosa. Basta una piccola pioggia per mettere in pericolo i pedoni in transito. Le mattonelle sono inadatte al luogo; più da interno che da esterno. Uno dice: “Impossibile che qualcuno vi possa accedere: è troppo brutta. Anzi è talmente anonima che non c'è un morcianese che l'abbia mandata a memoria”.
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Pomodori olandesi nei negozi morcianesi... IL RACCONTO di Emilio Cavalli* - La serra è quel luogo magico dove si può far nascere e crescere quasi tutto. Tra i primi a scoprirlo sono stati sicuramente gli olandesi, grandi navigatori, grandi importatori e ancor più esportatori di ogni genere. La loro specializzazione erano le spezie. Sono stati i primi al mondo a produrre e vendere il terriccio, che si ricava dai rifiuti urbani. L'umido per capirsi. E che cosa dire dello cherry; prodotto dai portoghesi e venduto dagli olandesi. In Olanda (lo scriba ha sposato una signora olandese dalla quale ha avuto due figlie) tutto ciò che reca la denominazione Italia sul cibo è sinonimo di qualità e bontà. Gli olandesi non sono secondi a nessuno su quel piccolo lembo di terra (poco più grande della Lombardia ma con 20 milioni di abitanti), dove parlano bene e meglio razzolano. Sono stati capaci di coltivare i fiori più belli del mondo e da un po' di anni a questa parte si sono in-
L'intelligente scatola olandese
ventati il pomo (è il caso di dire d'oro, per gli alti guadagni). Lo esportano con grande disinvoltura in tutt'Europa. Italia compresa. E' come vendere i ghiaccioli agli eschimesi. Lo fanno quasi in maniera provocatoria. Sulle loro bellissime e curatissime confezioni da cinque chili scrivono parole di indubbia ed affascinante cultura italiana che capiscono in tutto il mondo. Tipo: “Pomodoro... a grappolo Nabucco”, “Pomodoro cuore di bue-prima vita”. Oppure: “Pomodoro selezione extra pomo d'oro”. La cosa più sorprendente è che questi “olandesi volanti” riescono a vendere i loro pomodori a prezzi superiori ai nostrani. Dov'è la magia? Per quanto riguarda la qualità gli olandesi sono di certo meno saporiti; con
la buccia più spessa degli italici. La domanda sorge spontanea: perché quei pomodori raccolti certamente prematuri devono percorrere così tanta strada (circa 1.550 chilometri, per percorrere tre chilometri un litro di nafta) per raggiungere le nostre tavole per poi essere degustati in malomodo e forse da ignari consumatori italiani? Evitare tutto questo sarebbe facile: basta leggere sulle scatole qual è il paese d'origine della merce. E non acquistare; non per il campanilismo, ma per pudore. Per lo spreco. Gli abitanti di Croce di Montecolombo (dove c'è la Sagra del pomodoro), e non solo, leggendo queste righe si sentiranno giustamente contrariati. Da quasi un decennio i volontari del Comitato parrocchiale organizza-
no con successo l'ormai rinomata Sagra; il loro pomodoro viene esclusivamente coltivato in collina dalle aziende agricole locali. Giunti a questo punto, viene da chiedersi: che fine ha fatto il tanto decantato chilometro zero? P.S. S'informa gentilmente il lettore che i pomodori in scatola arrivano persino dalla Cina. Inoltre, i freschi giungono dalla Spagna, Portogallo (e perfino dal Belgio). Tutti made in serra: senza sole e senza sapore. I pomodori stranieri si vendono eccome perché sono molto ben confezionati. Purtroppo la gente acquista prima con gli occhi. Morale: quando l'abito fa il monaco. C'è da meditare ed imparare. *Autore di otto libri sulla Valconca
LA LETTERA
Ghigi, decisione da rinviare
Monumento verde... - E' un monumento verde questa vite. Si trova in un curato giardino del centro. Chissà quanti anni ha? Chissà che l'ha piantata e quanti anni aveva? E se fosse stato un regalo? Di certo i proprietari la custodiscono (e l'accudiscono) come se fosse una perla. Si trova di fronte all'ospedale di Morciano. Merita una visita. Magari il Comune ci potrebbe mettere un cartiglio con alcune coordinate: nome e cognome di chi l'ha messa a dimora, l'anno e varietà di uva.
- Spett.le redazione, da oltre un anno a Morciano e non solo si discute del nuovo progetto del P.R.U. Ghigi che prevede una piattaforma di cemento a sette metri di altezza da via Roma a via Marconi con due enormi palazzi alti 44 metri. Contro questo assurdo progetto carente di parcheggi e verde ed irrispettoso delle leggi, si sono attivati comitati, associazioni, cittadini, consiglieri comunali e la Lega Nord con interrogazioni, osservazioni, ricorsi al TAR, esposti, con l’ausilio di avvocati e tecnici. Il progetto discende da un accordo di programma firmato il 9 giugno 2011 che prevede oltre ad un aumento della superficie lorda commerciale e residenziale, la concessione di diritti di concessione di 800mq di cui circa 300mq dell’area di corte della ex scuola di via Pascoli ora biblioteca, l’area con un immobile sovrastante e vincolata da leggi e P.R.G. L’accordo siglato dal sindaco prevede la sua trasformazione in area di carico e scarico del supermercato previsto e corpi tecnici. Molto probabilmente però le dispute sul progetto, saranno rinviate in quanto il progetto, viste le leggi urbanistiche e la disposizione dell’art.34 punto 5 del d.l.g.s.n.267/2000, deve considerarsi decaduto. Le motivazioni
sono così riassunte: la cartografia e norme del P.R.G. non prevedono questo cambio di destinazione d’uso; l’art.34 punto 5 dice: “‘accordo di programma’ ove l’accordo comporti variazione degli strumenti urbanistici, l’adesione del sindaco allo stesso deve essere ratificata dal consiglio comunale entro trenta giorni a pena di decadenza”. Vista la legge e le azioni am-
ministrative e civili in corso, ritengo difficilissimo che la provincia e la regione con i loro organismi ignorino la prescrizione dello stato. Il doveroso rinvio porterà sicuramente a questa situazione: contenziosi per milioni, dimissioni del sindaco, commissariamento del comune già in predicato per gli interrogativi sulla situazione del bilancio. Mario Garattoni, consigliere comunale
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53 Via Pascoli, 48 - 47833 Morciano (RN) Tel. e Fax 0541.857836
- Il progetto del Pru Ghigi è un tipico esempio di cementificazione. Non v’è chi non veda come la Variante che si osserva con il presente Atto nulla ha a che vedere con le scelte urbanistiche formalizzate in sede di Accordo di programma il 12.5.2003, poi approvato con D.P. n.28/14.7.2003. Nulla si recupera, solo si edifica. 1 – Per quanto riguarda all’impatto sul traffico e l’impatto sulla componente acustica. Per l’eccessiva concentrazione degli esercizi commerciali (con una superficie totale di aree destinate a vendita e magazzino di 6458,50 mq, 1.603,50 mq in più rispetto al PUA 2003), della ristorazione (651,46 mq) e delle abitazioni (8.090,04 mq, 1995,04 mq in più rispetto al PUA 2003), per un totale di 15.200 mq di utilità esclusivamente privata (583 mq in più rispetto al PUA 2003), avrà di sicuro un impatto molto negativo sulle condizioni di vivibilità del centro cittadino. Nel Rapporto si afferma che le superfici utili sono diminuite di 3.813 mq dai 19.713,00 (accordo 2003) ai 15.900,00 mq attuali (accordo 2011). Per altro, senza menzionare che questa diminuzione è avvenuta a danno unicamente della collettività, poiché sono stati eliminati una serie delle opere essenziali di utilità pubblica: multisala cinematografica (991 mq), sala congressi (1.523 mq) e le attrezzature pubbliche (2.582 mq) per un totale di 5.096 mq. Di tutto questo è previsto solamente, una sala polivalente di 700 mq. In altre parole, si costruiranno 1.603,50 mq di negozi in pianterreno che valgono dalle due alle tre volte in più rispetto al valore commerciale degli appartamenti dei piani superiori, a
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MORCIANO
Ghigi. Presentate le osservazioni sull'impatto ambientale
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Nulla si recupera, solo si edifica - Il Comitato per la difesa dei diritti del cittadino ha presentato le osservazioni lo scorso 18 agosto al Servizio Ambiente della Provincia di Rimini e al Comune di Morciano di Romagna sul Rapporto per la Valutazione Ambientale Strategica del Pru Ghigi. Riportiamo in sintesi.
IL PUNTO di Hossein Fayaz* favore esclusivo del privato. La realizzazione del progetto, nell’area centrale delle vie Roma, Pascoli, Marconi e Serrata, dove in Via Pascoli si trovano anche la biblioteca comunale e la Scuola materna/asilo (che dovranno essere rispettati i limiti acustici vigenti relativi alla Classe I), causerà diversi problemi gravi allo stato di vivibilità di Morciano per l’aumento vertiginoso dell’inquinamento acustico e l’atmosferico, già particolarmente critiche in quella zona. Inoltre, causerà i problemi concernenti, la mobilità e alla reperibilità dei parcheggi, già effettivamente carenti in tutte le ore, nel centro cittadino. Inoltre a questo proposito va rilevato il periodo inopportuno delle rivelazioni del livello dell’inquinamento acustico causato dal traffico automobilistico effettuato dai tecnici (martedì 4 gennaio 2011), in un giorno festivo e freddo invernale delle vacanze scolastiche del Capodanno. Nel progetto del P.R.U. Ghigi depositato in Comune il 14 marzo 2012 erano indicati 72 appartamenti per gli 8090,04
mq di abitativi, che a causa delle ultime varianti al PRG approvate dal Consiglio comunale con il voto favorevole della sola maggioranza, guidata dal sindaco Claudio Battazza, potranno facilmente incrementare a circa 144 unità abitative, ciascuna da 50 mq. Infatti, sono previsti 161 posti macchina nel piano sotterraneo dell’edificio riservati agli abitanti dell’edificio. E probabilmente con il calcolo aggiuntivo delle aree pertinenziali delle unità abitative (balconi, etc..), sono previste la costruzione di circa 45 uffici (assenti completamente nel progetto depositato), per raggiungere il numero di circa 189, di cui parla il documento dell’ufficio Arpa di Rimini. Inoltre, sono previste la costruzione di un albergo ed un Bar pizzeria al pri-
Cimitero, erbacce sulla scalinata e muri di cinta - Cresce l'erba selvatica sulla scalinata e sui muri del cimitero. Le due palazzine (ufficio cimiteriale) hanno le porte che faticano a chiudersi e i vetri rotti. Nella maltenuta chiesolina centrale, le porte non si chiudono, alle pareti quadri con vetri rotti e immagini impolverate. La risposta del Comune: “Non abbiamo i soldi!”. Perché non creare un gruppo di volontari? Buona idea, ma non facile da attuare, per ragioni di leggi e responsabilità. Date le magre casse comunali, bisognerebbe mutuare il progetto Buon vicinato di Riccione.
NUMERI
Operazione da 15mila metri quadrati - Il Pru (Piano di riqualificazione urbano) della Ghigi prevede circa 14 mila metri quadrati di edifici su un'area complessiva di 14mila metri quadrati. Così distribuiti: Appartamenti: 8.090 mq Commerciale: 6458 mq Ristorante: 651 mq Auditorium: 700 mq (alto 12 metri)
mo piano. Che cos'è il Pru Ghigi? 2 - La costruzione di questo centro commerciale che in realtà è un enorme capannone di circa un ettaro, alto sette metri, senza illuminazione e areazione naturale e priva di un’area vitale di cortile interno. E occuperà tutta l’area tra le due vie principali di Morciano: Via Roma e
Il rendering della Ghigi
Via Marconi. Sul tetto di questo capannone, nel caso dell’approvazione del progetto senza le necessarie modifiche, costruiranno due torri alte rispettivamente 42 e 44 metri. Tutto questo sta avvenendo in un ambiente urbano di case e costruzioni di 7 – 10 metri. In aggiunta, con le solite integrazioni sono previste la costruzione di circa 190 mini appartamenti (non i 72 del progetto) e mini uffici dottati solo di un bagno senza l’areazione e l’illuminazione naturale... 3 – Riteniamo che l’impatto sul componente socio economico del progetto, nelle attuali dimensioni, danneggerà la robusta ed efficace rete esistente del commercio cittadino. Il centro commerciale attirerà una buona parte degli abituali utenti, incidendo negativamente sul livello occupazionale, superiore ai previsti nuovi posti di lavo-
ro. Secondo diversi studi e ricerche effettuate nella Regione Piemonte, per ogni nuovo addetto dei grossi centri commerciali, dieci lavoratori autonomi del commercio al minuto e i loro dipendenti perdono il loro posto di lavoro. Quale urbanistica partecipata? 4 – Urbanistica partecipata: L’articolo 4, comma 1 della Legge Regionale 19/1998 (convertita nella L.R. 6/2009) stabilisce: “…l’amministrazione comunale elabora il programma di riqualificazione urbana, raccordandosi con i soggetti pubblici e privati che partecipano all’attuazione del programma, nell’osservanza di quanto stabilito dal Documento programmatico per la qualità urbana e tenendo conto delle proposte avanzate dai cittadini che risiedono o operano nell’ambito da riqualificare, e negli ambiti interessati dagli effetti della riqualificazione, secondo modalità partecipativa stabilite dal Comune ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera a) individua le modalità di svolgimento dei processi partecipativi dei cittadini interessati dalle successive fasi di elaborazione e approvazione del programma di riqualificazione urbana”. Non sono state osservate le norme contenute nell’articolo 4 della Legge Regionale n. 6/2009 in materia di partecipazione. Non sono state accolte le richieste dei cittadini residenti e degli operatori economici del centro cittadino, emerse durante il percorso di “Urbanistica Partecipata” e in seguito protocollati nei mesi di febbraio e marzo 2011 in Comune. Insufficienza dei parcheggi Per colmare a questa mancanza, il Comune riacquista l’area dell’ex scuola media di via Roma, operazione di per sé opportuna, e dedica tutto il cortile ai parcheggi pubblici del Pru Ghigi, ma per l'enormità del progetto, non basta. *Comitato per la difesa dei diritti del cittadino
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MORCIANO Via Cà Bacchino 2 San Clemente
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Giuliano Cardellini critica l'edizione di quest'anno Le sue proposte per il futuro
“Fu.Mo 2012, un fallimento” La giunta in abiti futuristi
LA LETTERA
- Perché per FU.MO. 2012 non è stao scritto un progranmma? Perché il programma non c’era. Perché FU.MO. ha avuto scarsissima partecipazione di gente? Perché non c’è stato niente di interessante. Basterebbe solo questo per decretare il fallimento della Festa Futurista. Ma scendiamo nel dettaglio. Nella Festa Futurista cosa c’era di Futurismo? Niente se non dei cartelloni didattici di ragazzi delle elementari. Nella Festa dedicata a Boccioni cosa c’era di Boccioni? Niente. Povertà di idee presentate, comunque non inerenti al Futurismo. Povertà di negozi che hanno aderito con un proprio allestimento dimostra la disaffezione dei morcianesi verso questa Festa in soli 3 anni. L’idea di proiettare film in bianco e nero del cinema muto su pareti di case accompagnati da musica dal vivo, di per sé era interessante ma non e’ stata efficacia. Molto bella ed interessante la mostra privata del collezioni-
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sta morcianese Bruno Baffoni. “Il terzo occhio. Strumenti e tecniche fotografiche e cinematografiche del '900”, una collezione di 110 pezzi dal 1880 al 1950 per dimostrare il progresso della tecnologia fotografica e arrtistica con il particolare contributo del Futurismo allo sviluppo tecnologico. Molto bello il lavoro sul Futurismo dei ragazzi delle elementari al quale vi si sono dedicati per un anno. E’ stato un fallimento di pubblico e di critica, perché non c’erano soldi? No, si sono spesi circa 100mila euro, più degli altri anni, allora?
Sperpero di denaro pubblico senza alcun beneficio culturale ne’ commerciale e senza divertimento, la noia e’ stata la caratteristica di quest’anno. Molti avranno notato che nei volantini di quest’anno è scomparsa la parola “Poesia” perché? Perché nessuno ha fatto poesia. Nell’edizione 2010 e 2011 il sottoscritto ha ideato e realizzato “Poetttando e Ripoetttando” a propria cura e spese, recitalspettacolo basato su poesia originale Futurista e su proprie poesie scritte appositamente per il Futurismo e per Boccioni. Quest’anno ho deciso di non
partecipare e mi sembra a ragion veduta. Ringrazio tutti coloro che mi hanno comunque sollecitato a presentare uno spettacolo. Incompetenza e dilettantismo appaiono essere le parole più appropriate. Non solo critiche costruttive, vorrei proporre; 1 - Istituire Museo a Boccioni, ormai una favola, ma necessario per cultura e commercio; 2 - Impronta marcatamente culturale alla Festa Futurista; 3 - Ogni anno presentare un aspetto della vita artistica e culturale di Boccioni; 4 - Far rivivere in un connubio classico e moderno i principi, l’animo, le speranze, le rivoluzioni artistiche e di stile di vita del Futurismo; 5 - Rivitalizzare la Festa Futurista con la competenza e professionalità di nuove idee e soprattutto amore per Boccioni e Futurismo 6 - Designare nuova direzione artistica per altro triennio. Saprà qualcuno ascoltare? Giuliano Cardellini
TURISMO
Valconca su “Turismo all'aria aperta” - Sul numero di settembre della rivista “Turismo all’Aria Aperta” (si può acquistare presso l’edicola Zanni di Morciano), sono state dedicate alla Valle del Conca ben otto pagine: patinate, a colori, con foto di tutti i paesi della vallata. Titolo: “Valle del Conca, una ridente campagna”. Per la prima volta tutta l’intera Valle del Conca viene raccontata su una rivista di turismo attraverso un l’itinerario: parte da San Giovanni in Marignano, poi segue Morciano di Romagna, Saludecio, Mondaino, Montegridolfo, Montefiore Conca, Gemmano, Montescudo, Monte Colombo e termina a San Clemente. Per tutti i centri, l’articolo contiene una descrizione ed è corredato di almeno una foto. La rivista, a carattere nazionale nel formato cartaceo ed internazionale sul web è anche consultabile gratuitamente sul s i t o
www.turismoallariaaperta.com ed è rivolta a tutti coloro cha amano il turismo dei piccoli centri, che sono i migliori ed ancora i più genuini ed in particolar modo è rivolta ai “turisti itineranti” , quindi a tutti coloro che amano la vacanza libera e movimentata e che principalmente utilizzano il camper, ma certamente l’itinerario della Valle del Conca è indicato anche a chi dimora in albergo o agriturismi e vuole godere delle bellezze di questo territorio che nonostante le trasformazioni negli ultimi cinquant'anni ha saputo ancora conservare buona parte delle caratteristiche del suo territo-
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MORCIANO
Un gobettiano impegnato durante le vacanze estive racconta la propria esprienza Una delle immagini del servizio
Giovani, gli stage svezzano C’è chi rimarrà stagista a vita e chi, invece, cercherà di conquistare con tutte le sue forze e con la fame avida di chi vuole arrivare in cima ad una sorta di piramide alimentare, la migliore posizione che “l’ecosistema” in cui si trova riserva per lui
rio ed ha con cura restaurato i borghi e mantenuto le tradizioni. Nella Valle del Conca gli abitanti sono ancora cordiali ed ospitali e la cultura del mangiar bene è ancora molto radicata e rivolta a propri ospiti. Una buona occasione anche per tutti gli abitanti della Valle del Conca per i riscoprire le proprie radici e rivisitare tutti i loro paesi più da vicino. L’articolo e le foto sono stati realiz-
zati interamente dal nostro collaboratore Pier Francesco Gasperi che è responsabile degli “itinerari turistici” chiamati “on the road” della rivista, che contiene altri interessanti itinerari turistici sempre realizzati da Pier Francesco Gasperi. La rivista è una edizione speciale da collezione realizzata in occasione della fiera internazionale del camper di Parma che si svolge dall’8 al 16 settembre.
LA SCUOLA Il campus del Gobetti - L’alba di una generazione, una generazione che magari ha molte ambizioni, ma che potenzialmente ha poche possibilità. Che generazione? Beh!, quella degli stagisti! Si perché la “carriera” da stagista inizia durante il periodo dell’istruzione media superiore, grazie all’impegno e alla volontà della scuola. Per carità, questa offre delle possibilità che sono, come dice una mia prof, “oro colato”.
Durante i periodi di stage i ragazzi vengono messi su veri e propri banchi di prova dove vengono valutate una moltitudine di varianti che andranno a formare una sorta di quadro generale del ragazzo/a. Gli uffici o le attività che decidono di aprire le loro porte alle giovani leve, possono offrire, se il soggetto mostra interesse e volontà, una volta finita la scuo-
la un posto di lavoro. Purtroppo la situazione del mondo del lavoro, oggi, la conosciamo e anche bene. Quei pochi che hanno un lavoro se lo tengono stretto e quelle aziende che, come fa un funambolo, c'erano di non cadere nel baratro del fallimento non hanno la benché minima intenzione di assumere nuovo personale, che oltretutto porta addosso una sorta di aggra-
vante: la scarsa esperienza. Oh! Non tutto è perduto! Ci sono aziende che fortunatamente navigano in acque poco mosse e se la passano ancora discretamente; spesso sono quelle che operano nei settori all’avanguardia, e di conseguenza i loro profitti sono abbastanza consistenti da potersi permettere di assumere ed investire, oltre che sul prodotto, anche sul futuro, coltivando delle giovani menti che un domani potrebbero essere decisive nella sorte dell’azienda che qualche tempo prima aveva dato credito ad un ragazzo che tutto aveva da imparare. In definitiva, gli stage servono, in primo luogo perché in qualche modo “svezzano “ da quello che è il mondo ovattato della scuola e danno una prima superficiale infarinatura. Poi come in tutte le cose c’è chi rimarrà stagista a vita e chi, invece, cercherà di conquistare con tutte le sue forze e con la fame avida di chi vuole arrivare in cima ad una sorta di piramide alimentare la migliore posizione che “l’ecosistema” in cui si trova riserva per lui. Alessio Della Chiara
PERSONE Franco Casadei e signora, ideatori del libro
La copertina del libricino
Franco e Carla regalano la storia del Coro Città di Morciano - Franco e Carla Casadei sanno farsi voler bene. Casadei significa l'omonima tipografia. La coppia fin da giovane canta nel Coro Città di Morciano. Per celebrare i 45 anni, hanno regalato alla città un libro che ne racconta la storia. I testi sono corredati da tante immagini: dal seppia1968 fino al colorato di oggi. Ad aprire l'excursus storico: Oreste Pecci, fondatore e direttore. Si apprende che ol-
tre ad aver cantato in bellissime chiese (duomo di Rimini, monastero di Serra San Bruno), all'estero (Olanda, Polonia, Cecoslovacchia, Svizzera), il coro Città di Morciano per ben tre volte è stato ripreso dalle telecamere della Rai. Poi seguono una serie di testimonianze: Massimo Villa, Assuntina, Nicole Leardini e i compianti Tullio Becci e Silvano Soprani. Poiché è difficile sintetizzare 45 anni di storie, ci sono state
lievi dimenticanze. Non è citato il mitico e valente musicologo/musicista don Dino Gabellini, che qualche volte lo ha diretto (ma è nelle foto) e l'olandese Arie Schuurmann (molto amico di Oreste Pecci) che fu artefice, insieme al citato Emilio Cavalli, del gemellaggio tra il coro Città di Morciano e quello di Wijk bij Duurstede. Ammirevole idea quella dei Casadei.
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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE Le imputano di fissare le sedute senza prendere in considerazione in alcun modo le loro esigenze
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F.LLI DEL MAGNO MORCIANO - Piazza Boccioni - Tel. 0541.988104 Orario continuato tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30 Aperto la domenica dalle 8.30 alle 12.30
Minoranze sull'Aventino. Protesta contro la Tordi All'ordine del giorno però delibere non proprio insignificanti: il segretario comunale a scavalco e la partita Unione Valconca senza San Clemente sarebbe men che aria fritta (ora è sola aria) SAN CLEMENTE - POLITICA
- L´amministrazione delle prime volte. Il Consiglio comunale di San Clemente del 28 agosto si è svolto con le minoranze assenti per protesta. Dai banchi della maggioranza si potrà facilmente giustificare l´accaduto come una questione assolutamente secondaria eppure, valutando bene i trascorsi più recenti, di non certo commendevoli prime volte, il Consiglio comunale della seconda giunta D´Andrea ne ha avute davvero tante. Rimanendo nell´ambito della protesta, è da ricordare la raccolta firme per l´incrocio pericoloso di via Fornace e le celebri manifestazioni di disobbedienza civile contro il divieto di effettuare riprese video e fotografie nel corso del Consiglio comunale. Nel caso dell´ultimo Consiglio comunale, entrambi i gruppi all´opposizione hanno deciso di abbandonare i banchi dell´assise puntando ancora una volta il dito contro la presidente del Consiglio Stefania Tordi, a loro detta responsabile di fissare le sedute senza prendere in considerazione in alcun modo le loro esigenze. Stando ai motivi della volontaria assenza, le opposizioni hanno congiuntamente reso noto a mezzo stampa che la Tordi ha prima inviato un sms per valutare la loro disponibilità a partecipare alla seduta del 28 agosto per poi decidere,
indipendentemente dalle risposte ricevute, di convocare immediatamente la seduta. La presidente del Consiglio Tordi, la consigliera di maggioranza che diverse volte non si è certo dimostrata all´altezza del ruolo esercitato (si ricordino a tal proposito le discordanti decisioni nell´ammettere una volta si e una volta no le fotografie in aula), avrebbe proceduto a fare la conta dei presenti solo tra le fila delle maggioranza per verificare unicamente il raggiungimento del numero legale. Nonostante l´annunciata
Le minoranze Mirco Curreli, Marco Vescovelli e il presidente del consiglio Stefania Tordi
assenza dei consiglieri dell´opposizione, il consiglio del 28 agosto si è svolto in pochissimo tempo, con buona pace dei presenti. Se da una parte si possono comprendere anche le esigen-
ze puramente operative, dall´altra questo fatto è da considerarsi come un vera e propria debolezza della democrazia. Se questi sono i termini del confronto politico, per pura
provocazione si potrebbe pertanto affermare che il voto dei rappresentanti della maggioranza si sarebbe potuto esprimere con un semplice sms, evitando inutili e dispendiosi protocolli. Il voto Le delibere messe al voto nell´ultimo e controverso consiglio comunale non sono state poi così insignificanti. Il primo voto, infatti, ha permesso l´utilizzo dello stesso segretario comunale da parte di più comuni della Valconca. Il secondo voto invece ha permesso il trasferimento di una nuova competenza dal comune di San Clemente
SENZA PAROLE - Senza Parole è la rubrica che da qualche mese viene messa a disposizione dei lettori per segnalare fatti o situazioni di pubblico interesse positive o negative. Ci basta ricevere un'immagine o una foto e, previo verifica, verrà pubblicata. Senza commento perché l’immagine deve essere esaustiva e la situazione verificabile. Chi fosse interessato può inviare foto ed informazioni alla email a lapiazzarimi@libero.it, opp u r e casadei.claudio@libero.it o chiamare al 0541 611070.
all´Unione dellla Valconca. Unione Solo a giochi fatti, si è potuto apprendere che il voto per l´Unione è stato addirittura fondamentale per la sopravvivenza dello stesso ente: senza questa attribuzione l´Unione non avrebbe rispettato i parametri previsti dalla Regione e ne sarebbe risultata così compromessa la sua sopravvivenza. A richiamare l´importanza della delibera, l´indomani del voto il sindaco Christian D´Andrea ha deciso di diramare alla stampa una missiva in cui si cono spiegate le difficoltà di tenuta politica dell´ente sovracomunale. Scoprire solo a seduta conclusa che il voto espresso era urgente e di fondamentale importanza non è stato certo un bella lezione di democrazia per il Consiglio di San Clemente, l´assemblea che, dopo essere stata convocata con sovietico dirigismo, per la prima volta nella sua storia ha deciso di portare avanti i suoi lavori anche senza la presenza dell´opposizione.
SAN CLEMENTE ERRATA CORRIGE
Emanuela e non Simonetta - In agosto abbiamo pubblicato una lettera che raccontava le buche sulle strade di Castelleale. L'abbiamo firmata Simonetta Mazzucato; la signora si chiama Emanuela. Chiediamo scusa all'interessata e ai lettori.
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S. CLEMENTE - GEMMANO - MONTEFIORE SAN CLEMENTE - INCENDIO SUL CONCA IL 25 AGOSTO
MORCIANO - Piazza Boccioni - Tel. 0541.988104 Orario continuato tutti i giorni dalle 7.30 alle 19.30 Aperto la domenica dalle 8.30 alle 12.30
Sempre incinte le mamme degli stupidi
L’è cheld (E' caldo a San Clemente) L’è cheld, o ció, l’è cheld… L’è isè cheld mo isè cheld, che, ma San Climént, e per ch’e mond us sia arbelt! L’è isè cheld, mo isè cheld Ch’è per ch’i farà ‘na festa in piaza anche par nom vech… isè a balem… e uch ven un colp! L’è un fat cheld che e Pd un li fa più al “Feste Democratiche”: Je tòt dirigent, un’s trova un vulunteri per sbat i ventaj! L’è cheld, l’è isè cheld che e cont ad l’asilo nido Us’è alzè isè tent, che l’ha ciap e vol, com’una mongolfiera… e l’è vulè piò in elt d’e spread!! Putena vigliaca sl’è cheld… Ciò, l’è isè cheld che Obiettivo San Clemente Oggi s’un interogazion l’ha dmand se t’è cumun jeva smort i termo. Vigliaca d’na purcaciona sl’è cheld! L’è isè cheld che i sgnor de palaz ja sparì tòt, i scapa snò ad nota… sli brendle! Mo enca sl’è cheld, vuelt, nu preocupev però: quej ch’isè squaje a fine mes j’artourna, ujè e stpendie, quel s’e caz cus’i squaja! E aaaa... trop cheld, putena sl’è cheld… E fa isè cheld che per fe na docia zleda… uch toca aspitè la sgonda rata ad l’Imu! A mo l’è cheld… caldissum. L’è isè cheld che i bar je tòt cius… e per ch’ i frigo i tira piò ad quel c’us incasa! Ahhhh sl’è cheld, ostcia sl’è cheld! L’è isè cheld ch’a ho fat un’insogn… “Prossima giunta: Torna il Dottore” mo com… slè sempre incazè!!?? Mo burdel, s’av dig cl’è cheld l’è cheld… I asesour iera: e curianes scurtes, e sindache burdel, e “Ferse zwölf“... sta bon c’am so svigè! L’è cheld ma San Climent. L’è isè cheld Che e va a fog al madunele e i sas tla Conca, i spaca i tub d’e gas e al sirene al romp tota la nota! L’è cheld davera… una ad queste, ad al sirene dla non-zona industriela la sona tota la nota e, a quei ch’is lamenta i ja dit chil saveva che i lè ujera al fabriche quand’ja compre cà! L’è propri cheld cridim. A Misen je cunvint che I è speed check? chi rob arancioun dl’autovelox ja ralent e trafic: ades aj mandem Flacco cuj siega c’un è vera! L‘è cheld, l’è isè cheld che i s’è squaje tòt: La minurenza, e Pd, e Sindache,e bonsens… I problemi no… quei ja crisù mo l’impurtent l’è chi sia “legali” per l‘etica uje temp… forse. Fausto Nottiberti
Umberto Corsucci, l'arte prima di tutto Mostra fino al 25 settembre. Artisti in esposizione
- Sabato 25 agosto lì nel primo lembo di Romagna prossima alle Marche Umberto Corsucci in collaborazione col Comune di Montefiore, ha inaugurato la XII edizione della sua Mostra di Scul-
MONTEFIORE
Umberto Corsucci al lavoro
tura. Con la passione e l’amore per l’arte che hanno caratterizzato la sua vita Corsucci, nella stupenda cornice di Montemaggiore ha di nuovo spalancato il Misam. il Museo di scultura all’aperto da lui fortemente voluto, ad una esposizione che durerà fino al 25 settembre e che ospiterà opere di artisti nazionali e internazionali come: Pezzati, Pettenò, Sapigna, Soung Ho e Tavanxhiu. Nella calda serata di fine estate hanno partecipato numerosi amici dello scultore saliti fino a San Felice in Montefiore per assistere all’inaugurazione, iniziata con il ringraziamento del sindaco, Vallì Cipriani. Fra i tanti artisti presenti, particolare attenzione è stata dedicata al maestro Tito, che ha parlato d’arte nel
linguaggio delle persone comuni, non senza profondità. Dello stesso maestro è stata successivamente scoperta una emozionante opera monumentale che non ha mancato di generare positivi commenti tra i presenti. La serata allietata dai fiati e dalla chitarra di un validissimo duo, che hanno proposto in chiave longue music ritmi sudamericani e non, ha visto una importante e numerosa partecipazione di persone che hanno potuto godere dell’opportunità di discutere con Corsucci di arte a 360 gradi: di tecniche, di materiali, di significati di quelle figure sintetiche e contemporaneamente complesse, a volte semplici nelle forme ma complicate nelle realizzazioni rese possibili solo dopo avere studiato e ap-
profondito le tecniche e capito i materiali utilizzati. E’ questa la mission del Misam un laboratorio pensato dal vulcanico Umberto come branca della Associazione Culturale Montemaggiore Arte e messo a disposizione di chi voglia imparare, attraverso corsi di studio, a realizzare opere in terracotta, ceramica, scolpire il marmo o fondere il bronzo. Il tutto in una cornice unica: di Montemaggiore. Le notti ( ma anche i giorni) su quella collina, lo spettacolare panorama che offre fanno si che ogni volta Umberto ottenga un meritato successo e mai sufficiente successo. Aiutato da una compagna straordinaria che lo asseconda e lo consiglia regala ogni anno una manifestazione che cresce veloce come i suoi bambini che con la loro allegra presenza rendono più vicina alla vita quotidiana l’arte e il lavoro di un uomo fuori dagli schemi: che contesta, ma che nasconde dietro lo scudo della rudezza il cuore immenso del marchignolo, un cuore (repetita iuvant) grande come la sua arte. Claudio Casadei
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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO
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Le note nel dna; allievo di Tosi, a sua volta allievo di Perosi. Marignanese di una covata di otto fratelli. “Orgoglioso di essere figlio di nezzadri” Don Dino Gabellini in un dipinto
LA CULTURA
Continua dalla prima (Morciano, Misano, Santa Giustina, San Mauro, Montegridolfo), cori (seminario di Rimini, Montegridolfo, Santa Giustina, Rimini, San Giovanni, collaborazione con quello di Morciano), tirato su cantanti e composto musica. Tanta musica. Grazie a don Dino, c'è l'eccezionale carriera lirica del soprano Maria Parazzini e del basso Mirco Palazzi. Ricorda don Dino: “Il babbo della Parazzini mi dice che la figlia vorrebbe fare la cantante. Cerco di dissuaderlo. Gli dico che è la strada più difficile da intraprendere. Che l'ambiente della lirica è tra i più schifosi. Ma lui insiste. La presento al mio maestro del conservatorio di Pesaro, Lino Liviabella. Talento puro, calcherà i maggiori teatri d'opera del mondo”. “Per Mirco - continua don Dino - ho spesso litigato col babbo, anch'egli bravo musicista per hobby. Gli dicevo di lasciarlo in pace. Che le cose sarebbero giunte da solo. Oggi, è uno tra i più importanti bassi del mondo”. Quando racconta i passaggi più sentimentali della propria vita, don Dino si emoziona come un bambino. Il groppo gli sale insieme alle lacrime che scendono. E' così quando ricorda i genitori mezzadri in via Mesoita, a San Giovanni lungo il Conca; quando bambino si alzava alle tre del mattino per andare a fare la “vedetta”, cioè “tirare” i manzi in aiuto ai buoi (Ro e Bunì) che tiravano l'aratro. Oppure quando fin da bambino, rapito, non si perdeva un concerto della banda cittadina di San Giovanni. Il piccolo Dino avrebbe voluto frequentare i corsi di musica propedeutici alla banda cittadina, ma si tenevano la sera ed i genitori non lo mandavano. Ma forse era già tutto scritto. A 12 anni, il piccolo Dino entra in seminario a Rimini, di fianco al Tempio Malatestiano. Lì incontra un pretino che si occupa del canto dei seminaristi. Il prefettino
Ha fondato cori e scuole di musica. Ha scritto tanta musica. Ha scoperto Maria Parazzini e Mirco Palazzi. Ha educato migliaia di giovani alla magia delle note. Poteva essere alla Cappella Sistina
Don Dino, quel gigante della musica sgrida il novizio che è sempre in sagrestia a strimpellare sull'armonium. Lo dice al rettore. Costui lo chiama e gli fa la ramanzina. Don Dino: “Vado per caso male a scuola?”. “No”. “A me piace la musica, faccio qualcosa di male?”. Il rettore gli dice che può isolarsi in sagrestia col suo strumento.
Della musica racconta don Dino: “Per me è la seconda vita. E' una specie di anima. Il creato è un intreccio di musica e sinfonia”. Degli anni del seminario, il marignanese (legatissimo alla sua città, “il mio bel San Giovanni”) prende lezioni da un genio della musica italiana, il riminese
Matteo Tosi, che a sua volta era stato allievo di un altro genio musicale Lorenzo Perosi. Puccini e Leoncavallo di Perosi dicevano: “Ci ha superato”. Perosi viene chiamato dal papa a dirigere la cappella Sistina, Roma. Nel '56, Perosi è a Rimini, a trovare l'amico Tosi. Gli parla di un genio della musica:
don Dino Gabellini. I due si incontrano. Perosi propone al giovane di seguirlo a Roma. Gli dice di no. Matteo Tosi nel redarguirlo (dai accetta!), involontariamente, gli strappa una manica dell'abito talare. Don Dino: “Gli dico che preferisco stare a Montegridolfo in mezzo alla mia gente e che dovevo ancora stu-
MONTEGRIDOLFO - RIEVOCAZIONE STORICA
Montegridolfo liberata - La Seconda guerra mondiale rivive a Montegridolfo con una rappresentazione affascinante non meno che efficace. E questo grazie al Museo della Linea dei Goti. Lo scorso 25 e 26 agosto si sarebbero potuti incontrare Churchill e il generale Montgomery, uno che rispondeva al telefono. Ecco forse le guerre (e le sfide economiche) si vincono se il comandate ha l'umiltà di rispondere al mattino presto quando gli altri dormono (questo è aneddoto vero di un inglese che fece la guerra trapiantato a Riccione per matrimonio). L’edizione 2012 della “Montegridolfo Liberata”, 25 e 26 agosto. era stata programmata nel giro di sei mesi con una collaborazione molto ampia, che ha im-
pegnato soprattutto l’amministrazione comunale nelle persone del sindaco Fraternali e del vice-sindaco Bussi, i membri del Comitato Scientifico del Museo della Linea dei Goti, il presidente della Proloco, i rievocatori della “Green Liners” e altre persone, fra le quali si è distinto il sempre laborioso “Celestino”. È stata presentata un’ampia gamma di eventi di carattere culturale aggiungendovi anche curiose performances ludiche, con rigorosa ambientazione anni ’40. Con una serie di conferenze sono state presentate relazioni di approfondimento storico su temi inerenti “la Linea Gotica e dintorni”. Per iniziare Terzo Maffei, il fondatore del museo, ha chiarito nei dettagli come il nome originario “Gotenlinie”, ossia “Linea dei
TREBBIO DI MONTEGRIDOLFO - Via Botteghino 61 - Tel. e Fax 0541/855134
Terzo Maffei & C. fanno rivivere la storia della seconda guerra mondiale attraverso il Museo della Linea dei Goti
Goti”, col quale Hitler aveva battezzato la linea di difesa tra Pesaro e Pisa, sia stato essenzialmente un “nome per la propaganda”, prima per i Tedeschi e poi per gli Alleati. Il significato della visita fatta in segreto da Churchill ai suoi generali nel giorno dell’avvio dell’offensiva contro la Linea Gotica, che ancora oggi suscita dibattito per le implicazioni strategiche che vi erano connesse, è stato affrontato da Alessandro Agnoletti. Daniele Diotallevi ha poi chiarito come, al di là delle differenze fra i diversi eserciti quanto ad armamenti, equipaggiamenti, vitto e
condizioni generali, furono anche il sistema, la catena di comando, i rapporti fra gli ufficiali, e fra questi i sottufficiali e la truppa, che differenziarono gli eserciti alleati da quello tedesco. Infine le relazioni di Tiziano Casoli e di Susanna Del Vecchio hanno illustrato l’attività didattica condotta dal Museo della Linea dei Goti nei confronti della Scuola, evidenziando come questa debba mettere i giovani in contatto diretto con le fonti, affinché possano essere acquisiti elementi utili al formarsi della conoscenza storica e, in definitiva, della coscienza critica. Ponendo lezione e lavoro di gruppo come momenti e metodi di studio, il Museo offre così esperienze realizzate attraverso le azioni del guidare, stimolare, verificare.
diare tanto”. Diventato prete a 26 anni, 61 anni fa, don Dino sceglie la chiesa di San Pietro di Montegridolfo, perché è la più vicina al conservatorio di Pesaro, che frequenta. Ha come maestro Lino Liviabella: “Uno dei quattro grandi d'Italia”. Puccini l'autore del cuore, don Dino ama i “facili” Mozart, Rossini, ma non disdegna gli intellettuali come Bach, Beethoven, Wagner. Afferma: “I grandi musicisti lo sono ognuno a modo proprio. Nel loro stile. A me la musica mi ha sempre fatto una bella compagnia. Potevo fare molto di più, ma dovevo fare anche il prete”. Don Dino ha sempre letto la musica come fosse un romanzo. Sulle composizioni armoniche si soffermava sui contrappunti, le fughe, gli accordi. “Tutto quello che era teoria me la vedevo nella composizione”. Studente, fa delle cose, gli chiede il maestro di musica: “Ma questa roba qui dove l'ha presa che non l'abbiamo ancora fatta?”. “Dalla mia testa”, la risposta. Ha ascoltato molto, ha fondato cori e scuole, ha scritto molta musica, naturalmente. Ha pubblicato “Gloria, gloria” per Edizione Paoline nel 1994. Sono canti natalizi. Ha nel cassetto due volumi pronti di canti per la liturgia ed alcune sonate per organo. E tantissime altre preziose composizioni. L'uomo che ha scelto sempre di giocare sul campetto da tennis di periferia quando era da Wimbledon, nacque in una modesta casa colonica sul Conca a San Giovanni; vive in una elegante e modesta canonica accanto alla sua San Pietro. Attorno ha piante bellissime messe a dimora da lui stesso: tigli, cipresso argentato. Sulle due belle scalinate all'estremità dell'abitazione ortensie, gerani, piante grasse... Oltre alla musica, ad essere il prete che sta in mezzo alla sua gente, don Dino ha altre due grandi passioni: la moto e la campagna. Era lui ad arare col trattore il podere di 16 ettari di proprietà della parrocchia e faceva da terzista anche ai suoi contadini sprovvisti di trattore. Ha avuto anche l'ebbrezza del ribaltamento.
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SALUDECIO - MONDAINO - MONTEGRIDOLFO
Marcello Maioli, 70 anni, per la seconda volta, sulle orme del beato Amato, 6mila km. Colonnello in pensione, vive a Taranto
Pellegrinaggio, a Santiago de Compostela in scooter - Pina, la madre novantaduenne di Marcello Maioli, 70 anni, è ancora viva. Prega il beato Amato affinché il giovane figlio non diventi pilota militare di caccia. Sembra che Lui lassù accolga la preghiera. Quel figlio sarà in aeronautica, ma non diventerà mai pilota. Raggiungerà la pensione col grado di colonnello. Come ogni buon saludecese che si rispetti, devoto o no, si porta dentro qualcosa del beato Amato, l'uomo che nel Medioevo andò pellegrino più volte a Santiago de Compostela (San Giacomo del Campo di Stelle), in Spagna, costa atlantica. La prima volta di Marcello Maioli a Santiago in pellegrinaggio fu otto anni fa, in Vespa e tenda. Raggiunto l'obiettivo, lasciò tutto l'armamentario in terra iberica per far ritorno in Italia con i soli vestiti addosso. Racconta: “Allora mi ripromisi che se avessi raggiunto i 70 anni in buona salute avrei fatto un'altra toccata a Santiago”. Il saludecese che abita a Taranto è arrivato alla fatidica età in ottimo stato. Così si organizza, benché la moglie fosse contraria: “Ma dove vogliono andare 'sti vecchi?”. Il secondo pellegrinaggio
La novantaduenne madre è devota del beato Amato. Partito il 2 luglio da Taranto; arrivo alla fine del mese. Tappa a Saludecio il 7 luglio per un saluto ai familiari PERSONE La partenza da Saludecio
sulle orme delle conchiglie del beato Amato avviene sempre su due ruote. Attrezza uno Scarabeo cinquantino con tenda e sacco a pelo, come un ragazzino qualunque. Questa volta il due ruote se lo vuole anche riportare indietro. Ha davanti a sé oltre 6mila chilometri. Parte da Taranto il 2 luglio. Il 7 è a Saludecio per un abbraccio all'anziana madre. Il 9 sarà la sua partenza. Appositamente comperato per il viaggio, fino a Saludecio gli ha dato una marea di guai. Ogni giorno, ha stilato tappe di circa 150 chilometri. Rientra dopo cinque settimane. Se un tempo, la prova del viaggio compiuto era la tipica conchiglia dell'Atlantico (il be-
L'attacco alle Alpi
Marcello Maioli, 70 anni, l'arrivo a Santiago
ato Amato ne reca ben cinque sul saio), oggi si acquistano Maioli: “Ne comprerò una anch'io”. Del suo personale rapporto
col beato di Saludecio: “Mia madre lo prega sempre. Per ogni cosa. Per la paura di perdere la vista, per la laurea di Annalisa, una delle mie tre figlie. Io prego,
ma un po' meno”. Al ritorno, ha fatto una serie di tappe turistiche: Madrid, Barcellona. Benché legatissimo a Saludecio, Marcello Maioli è fuori da quando aveva 18 anni. Ha sposato una tarantina, dalla quale ha avuto tre figlie: Annalisa (psicologa), Laura (avvocato) e
Alessandra (commercialista). Gli indimenticati amici di scorribande giovanili erano: Nico Bartolini, Gianni Marcucci, Nino e Dario Bernardi. Dice: “Mia moglie è tarantina purosangue; siamo rimasti lì per via del clima: è sempre bello e non piove mai. La gente è come tutte le altre: gelosa, invidiosa; però quando sei nel bisogno ti dà una mano volentieri, forse come altrove”. Una delle passioni del settantenne Marcello è il canto; fa parte di un coro.
Palio del Daino, è cinquina di fila per Montebello (nono trionfo) Mondaino
- La contrada Montebello, sconfitto il Borgo in finale, ha vinto la XXV edizione del Palio del Daino. E' la nona, la quinta consecutiva (il Castello è a 11).. Nelle quattro giornate oltrepassate le 22.000 presenze, di più rispetto al 2011.
Nella disfida tra i balestrieri che ha dato il via ai giochi tra le contrade, a battere il campione 2011 Fabrizio Ciotti, è stato Tiziano Bertuccioli (Contado) in arte Unicorno, regalando così la possibilità alla contrada di scegliere l’oca per la sfida di domenica sera. Ma non è
servito a granché. L’oca della contrada Montebello è partita diretta e senza nessuna esitazione verso il traguardo. Portacolori del Montebello: Elia Tamburini e Enrico Sanchini, rispettivamente di 19 e 21 anni, già campioni nel 2011. “Ringrazio la Pro loco, le associazioni, le Contrade, la Daino Force, i dipendenti comunali e quelli di Hera per la collaborazione – racconta il sindaco Fabio Forlani -. Il Palio si conferma una manifestazione di successo nonostante le difficoltà del turismo e dell’economia. Questo dimostra che la scelta della realizzazione di eventi di qualità viene premiata”. Il presidente della Pro Loco Nazario Gabellini: “E' il successo di tutti i componenti della Pro Loco, la Daino Force, le Contrade, tutti i volontari e il pubblico caloroso che ha riempito le vie del paese in questi quattro giorni”.
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CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO MONTESCUDO - LA LETTERA
Ringrazio Dio...
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Aveva 46 anni. Cognome milanese, mamma di Montecolombo
Addio ad Ambrogio, un galantuomo desideri cercando di avere i funzionari accondiscendenti. Insomma, un professionista tutto di un pezzo. Questo stato di cose l’aveva convinto ad andarsene dal Comune fino a quando due anni fa vinse un concorso come dirigente dei servizi tecnici all’istituto dei tumori di Milano, con uno stuolo di cinquanta suoi collaboratori da coordinare e dirigere, uno dei più importanti d’Europa, e stava se-
di Pierfrancesco Gasperi
Ambrogio Carenzi con l'ex sindaco di Milano Letizia Moratti
Ringrazio Dio per le cose belle e anche per i momenti più difficili. Voglio dire che la vita vale la pena di essere vissuta e che è stata bella. Bisogna trovare il bandolo della matassa e io ho sempre cercato di lottare per trovarlo, per venirne fuori; anche se poi il nostro destino può essere un altro, ma io ho sempre lottato. Nella mia vita ho sempre cercato di fare quelle scelte che recassero beneficio agli altri. Ricordatevi che sulla mia lapide voglio una scritta: “la vita è bella!”. (Uno degli ultimi pensieri di Ambrogio Carenzi, del 15 agosto, il giorno della Madonna Assunta in Cielo, dopo aver ricevuto la Santa Comunione)
- Ambrogio Carenzi, cognome milanese, con madre romagnola, di fatto si è sentito sempre più romagnolo avendo trascorso la sua fanciullezza ed adolescenza fino al militare principalmente a Croce di Monte Colombo dalla nonna e dalle zie. Ha fatto il servizio militare, tenente comandante della base missilistica di Passano (Coriano). Molto conosciuto in tutta la Valconca da Monte Colombo, Coriano, Morciano, fino a Rimini, Riccione e Cattolica. Ambrogio era un vero amico di tutti, espansivo e cordiale, di ottima compagnia sempre pronto a condividere sia i momenti giocosi con quelli più impegnativi. La sua semplicità davvero encomiabile ed esemplare perché Ambrogio, come si usa dire in Romagna “era un pezzo da novanta” : ingegnere edile laureatosi con il massimo dei voti al Politecnico di Milano, poi nel corso degli anni si è specializzato nella sicurezza; ben tre master in materia: appalti pubblici, patrimonio
Ambrogio Carenzi
MONTECOLOMBO - AMARCORD pubblico. Ha lavorato come vice dirigente nel Comune di Milano, responsabile collaudatore per la sicurezza e presidente di varie commissioni compresa quella dei pubblici spettacoli. Autore di numerose pubblicazioni e libri di prestigio editi dal Sole-24 Ore. Grande lavoratore, non andava mai a casa prima delle nove di sera, cordiale e disponibile, ma risoluto nel suo modo di operare. Senza mai scendere a compromessi. Tant’è che questa sua rigidità gli era costata diverse rinunce nell’ambito del Comune con contrasti con i politici che si sa vogliono sempre soddisfare i lori
guendo le diverse modifiche ed aggiornamenti della grande struttura e presto avrebbe seguito la realizzazione del nuovo ospedale. A novembre scorso la scoperta di un tumore al pancreas. I medici dell’ospedale in cui lavorava, le hanno fatte di tutte per cercare di sconfiggere il male. Tra illusioni di miglioramenti temporanei ed aggravamenti, Ambrogio il 17 agosto ci ha lasciati a soli 46 anni. L’avevo sento al telefono qualche giorno prima. Aveva ricordato i bellissimi periodi trascorsi a Croce, con lo zio Gianni, a lavorare nella stalla e nei campi, esperienze
che riteneva uniche e non alla portata di tutti. Aveva ricordato la zia Iolanda che la riteneva la sua seconda mamma e mi aveva detto di continuare a combattere il male fiducioso in una ripresa e che sarebbe venuto poi a fine agosto qualche girono al mare. Ne aveva voglia anche per rivedere gli amici. Aveva concluso dicendomi che bisognava tener duro perché “la vita è bella”. Frase che più volte aveva ripetuto alla moglie Giulia che con grande amore gli è sempre stata costantemente vicina fin dal primo giorno dall’insorgere della malattia, lasciando il lavoro di commercialista. Ha lasciato un grande vuoto alla moglie, ai genitori, che sono distrutti dal dolore ed alle sorelle ed a tutti i colleghi di lavoro. Ambrogio abitava a Lissone vicino al parco di Monza e le sue spoglie riposano nel cimitero di residenza. Tutti gli amici della Valconca lo vogliono ricordare, era stato a Croce la scorsa estate ed aveva partecipato alla Sagra del Pomodoro di Croce ed al Palio del Daino di Mondaino. A Croce verrà ricordato nella chiesa di Croce dove parenti ed amici si raccoglieranno insieme partecipando ad una messa per Ambrogio, che verrà preventivamente annunciata per tempo. Un vero grande amico che ci ha lasciati, di Lui tutti sentiremo la mancanza.
EVENTI
Coriano, festa del Sangiovese - Forse Coriano insieme a San Giovanni in Marignano è il territorio più pregiato per la coltiavzione della vite nella provincia di Rimini. Ospita alcune delle catine più prestigiose del territorio: San Patrignano, Santini, Valli delle Lepri... Alla quarantacinquesima edizione, organizza la Pro Loco di Coriano in collaborazione con il Comune di Coriano, la Provincia di Rimini e la Camera di Commercio di Rimini. L'appuntamento è il 16 settembre a Coriano capoluogo, dal primo pomeriggio a tarda serata. L’apertura è per le ore 14. Il programma: si inizia con l’antico rito della pigiatura dell’uva nei tini e la degustazione del mosto (una prelibatezza di succo di frutta), quindi con la sfilata del carro allegorico dei piccoli contadini corianesi. Nella giornata, inoltre, vi sarà la presentazione dei “Vini doc delle cantine corianesi”. Sono in funzione naturalmente i classici stand gastronomici che preparano succu-
La chiesa di Valliano. La canonica ospita il Museo sulla civiltà contadina
lenti specialità romagnole, alcune a base di uva, mentre l’enoteca presenta vini pregiati di Romagna. A lato della manifestazione sono allestite diverse mostre sugli attrezzi agricoli, in particolare quelli che hanno aiutato sino a poco tempo fa i nostri contadini nella vendemmia e nella preparazione dei vini. E ancora: mercato dei prodotti di inizio autunno e mercatino del collezionista. Sullo sfondo l'orchestra di liscio Roberta Cappellet-
ti. Il territorio corianese è uno dei più consistenti produttori di uva della provincia e centinaia sono i contadini e le aziende agricole che producono dell’ottimo vino sia Sangiovese, sia Trebbiano e che in occasione della fiera di Coriano si possono degustare in grande quantità. Per maggiori informazioni: 0541/65625www.prolococoriano.it
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CORIANO - MONTE COLOMBO - MONTESCUDO
Fabia Tordi, ambientalista, candidata a sindaco con la sua lista
“Non sono stata io a far perdere il Pd” Fabia Tordi, candidata a sindaco di una lista di sinistra ambientalista
CORIANO
- “Nessun pentimento. Forse è il Pd di Coriano ad essere pentito di non aver fatto l'alleanza in base alla mia proposta. Il Pd ha perso per i 4,5 milioni di passivo fuori bilancio e per aver candidato Emiliano Righetti, che è un ottimo tecnico, lontano dalla politica e riccionese doc, anche se vanta nonni corianesi”. A Fabia Tordi con i suoi 650 voti viene imputato di aver mandato la sinistra all'opposizione dopo quasi 60 anni nelle elezioni comunali della scorsa primavera dopo il commissariamento del Comune per ragioni di bilancio. L'indice è quello del Pd. Da giovane militante del Manifesto, poi nel Pci, racconta la signora Tordi: “Il mio guru nel Pci era Enrico Berlinguer. Poiché ho fatto fatica a capire i passaggi del Pci fino al Pd, mi considero un'ambientalista di sinistra. Non ho
aderito al Pd non perché distante dalla mia sinistra, ma distante dai miei ideali: la giustizia sociale, la questione morale, un vertice che si allontana sempre più dalla gente”. “Il Pd di Coriano e non solo - continua la Tordi - mi butta addosso la sconfitta ma non è così. Si è perso perché non è riuscito a spiegare all'elettorato quel passivo di 4,5 milioni di euro fuori bilancio. I compagni chiedevano spiegazioni ma non c'erano. Quanto a Righetti,
il candidato del Pd, lo conosco da 40 anni. Come tecnico del bilancio ha tutta la mia stima. E' tra i numero uno a livello provinciale, ma la politica è altra cosa. E lui non ne capisce, anche se è di sinistra. Molto probabilmente Daniele Imola lo ha scelto perché capisce di bilancio. Ha sbagliato, data la situazione corianese”. “Righetti - rimarca la Tordi - non è corianese ma un riccionese doc. Vanta lontani nonni di un ramo familiare. Io invece
ho vissuto a Coriano fino ai 30 anni, anche se abito a Riccione”. A guardare da fuori sembra strano che non sia stato trovato l'accordo. La Tordi: “Con me candidata a sindaco, avevo proposto a Righetti che facesse l'assessore al Bilancio. Solo che Imola [coordinatore della campagna elettorale a Coriano, ndr] lo ha stoppato. Il Pd ci aveva proposto, come esterni però, il vice-sindaco e assessorati pesanti come Urbanistica e organizzazione. Abbiamo rifiutato perché senza consiglieri comunali, saremmo stati debolissimi. In pratica, senza potere reale”. A chi le chiede se è pentita risponde: “No. Forse è pentito il Pd. Spero che la mia scelta possa servire a rinnovare il Pd e chiedersi come mai la classe dirigente non abbia funzionato. Ora, è tempo di allargarsi in mezzo alla base. In mezzo alla gente”.
MONTESCUDO - LA LETTERA
Sagra Patata, difficile parcheggio per disabili - Lo scorso 12 agosto verso le 10,30 sono arrivato a Mostescudo con l’intenzione di visitare la sagra della patata... sapendo che nel pomeriggio è quasi proibitivo per me (disabile) data la grande partecipazione... Dopo aver vagato da una “porta” all’altra per trovare un parcheggio per disabili in una posizione abbastanza vicina all’evento, come previsto dalla legislazione, alla fine mi sono arreso e sono andato a cercare il posto stabilito: “dietro le scuole medie”. Il posto non era assolutamente indicato da nessuna segnaletica. L’ho trovato perche ho vissuto 40 anni a Montescudo, ma sfido chiunque a trovarlo. Ma la cosa più incredibile è che arrivato all'ingresso del passaggio per andare dietro le scuole medie c'era il cancello chiuso. A questo punto mi chiedo in che considerazione sono tenuti i disabili in questo comune e mi viene il dubbio che tutto questo sia un modo per tenerli lontani dalle loro manifestazioni. Voglio sperare che i responsabili di queta situazione interverranno per far
sì che questa indecenza abbia a cessare. Montescudo, dall’antica tradizione di paese ospitale, non può rovinare la sua reputazione per una cosa come questa. Voglio credere sia solo una leggerezza non certamente voluta. I disabili hanno diritto, non per legge ma per civiltà, ad avere il posto auto riservato nel punto più vicino all'evento (gli iper insegnano) non in posti nascosti, non segnalati e non illuminati. Non parlo della pavimentazione dietro le scuole medie perché non ho potuto vederla ma mi dicono che è una sorta di pista ad ostacoli. PS: non sono abituato a polemizzare inutilmente, ma dopo diversi anni che avevo rinunciato a partecipare alla sagra della patata.... sempre per difficoltà di parcheggiare la mia auto, ho voluto rioprovarci e le cose non sono affatto cambiate. Spero vivamente che qualcuno ponga rimedio a questa ingiustizia non per il sottoscritto ma per tutti i disabili. Luigi Vallorani (riflessione inserita nel gruppo internet di Montescudo)
SAGRA CIVILTA' CONTADINA
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62 BIANCHERIA - TENDAGGI ARREDAMENTO ALBERGHIERO
Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
Morciano - Piazza Boccioni - tel. 0541.988279 fax 0541.857511 www.mofa.it - tessutimofa@libero.it
Territorio conteso da Malatesta e Montefeltro - Natura e panorami straordinari, caratterizati da calanchi, verde e angoli di una bellezza assoluta. Da percorrere in bicicletta. Questo è Sassofeltrio ed il suo territorio. Oltre al capoluogo: Fratte (il centro moderno, giù nella vallata), Gesso. La rupe di Sassofeltrio che sovrasta il borgo, ai giorni nostri è stata adibita a giardino pubblico e dall'alto dei suoi 466 metri che profumano di mare regala al visitatore romantici panorami che spaziano dall'Adriatico alle turrite cime del Titano, dal monte Carpegna all'intera vallata del Conca, che si coglie con un solo colpo d'occhio. Fonti storiche citano Sassofeltrio fin dal 756 d.C.
quando entrò a far parte dello Stato della Chiesa con la controversa “donazione” di Pipino Re dei Franchi al Beato Pietro. Altre fonti risalgono al 962 quando Ottone I Imperatore di Germania concesse in feudo a Ulderico di Carpegna, il "Sassum", insieme ad altri castelli della zona. Non si sa con certezza quando il Sasso sia diventato dominio dei Malatesta, ma già in documenti del 1232 e poi del 1371 viene citato il "Castrum Saxi" fra i domini della Signoria di Rimini. La politica espansionistica dei Malatesta fra il 1250 e il 1400 portò annessioni territoriali anche nella valle del Conca. Allora c'era un forte complesso fortificato in posizio-
Fratte adagiato sul versante nord del Conca, volto a mezzogiorno
ne anti Montefeltro, signori di Urbino. Dopo alterne vicende nel 1463 il Castello dei Sasso fu definitivamente conquistato da Federico da Montefeltro in persona, dopo un violento assedio. Data la sua importanza strategica la rocca di Sassofeltrio fu ricostruita ex-novo nel punto ove sorgeva la distrutta fortificazione malatestiana. L’incarico fu dato al più grande architetto militare dei tempo: il senese Francesco di Giorgio Martini. E' stato tramandato la descrizione e il
disegno della Rocca evidenziando come accanto al persistere di sistemi difensivi medievali, fossero messe in atto le innovazioni richieste dai tempi nuovi: sopratutto quel “triangulo tutto massiccio con offese per fianco” costituito dal baluardo a punta di lancia. La Rocca aveva un impianto quadrangolare. Le mura sopra la roccia avevano uno spessore di 5 metri; le pareti laterali della rupe erano grezze e avevano una altezza complessiva di 17
metri. Di pari misura era il diametro di base dei due torroni che fiancheggiavano la prominenza a punta di lancia messa a protezione dell'entrata. Purtroppo di tale costruzione non esiste quasi più alcuna traccia; ma che la Rocca fosse iniziata e forse ultimata mentre era ancora vivo il Duca Federico lo conferma Vespasiano da Bisticci, intimo dei Duca stesso. Un'altra distruzione di rocche si ebbe nel 1519 ad opera di Lorenzo De’ Medici, signore di Firenze.
I documenti successivi testimoniano che la Rocca dei Sasso aveva ancora una sua funzione: fin dal 1579 nel mastio vi era la Sala Consigliare della Comunità. I verbali conservati nei “Libri dei consigli della Comunità” confermano che tale pubblica sala fu utilizzata fino al 1819 quando l’edificio fu abbandonato perché ridotto in stato pietoso. La prestigiosa Rocca Feltresca edificata da Francesco di Giorgio Martini cadde così nella più totale rovina.
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SAGRA CIVILTA' CONTADINA
Appuntamento il primo fine settimana di ottobre: il 6 e 7
Morciano - Via Ca' Fabbro 130 Tel. 0541.851411 Fax 0541.987453
E' diventata un piccolo classico. Una buona ragione per visitare uno degli angoli di Valconca più incontaminati - Fagioli e cotiche è una delle specialità della casa colonica romagnola. Appuntamento a Fratte di Sassofeltrio il primo fine settimana di ottobre per la 21^ edizione della Sagra fagioli e cotiche. In un ventennio è stato “costruito” uno degli appuntamenti autunnali da non perdere. E’ una delle occasioni per riscoprire i sapori di un tempo lontano, un tempo in cui, come recita un famoso adagio, “del maiale non si butta via niente”. Cosa c’è di più antico e semplice che lasciare cuocere le cotiche o le salsicce con i fagioli che si insaporiscono del grasso del maiale e degli odori del battuto? E se i fagioli non vi fanno impazzire, non potrete certo resistere alla trippa preparata con cura e dedizione dalle tagliatelle fatte a mano dalle donne, ai ravioli con porcini, alle piade farcite, patatine fritte e tanto altro ancora... Se tutto questo vi incuriosisce, o vi fa venire l’acquolina in bocca, allora non potrete mancare alla nostra Sagra che si svolgerà il 6 e 7 ottobre. Un fine settimana da passare in spensieratezza ed allegria a cercare sapori e odori della vecchia vita contadina. Il sabato e la domenica sono all’insegna delle tavolate,della musica per tutti i gusti,dei gio-
chi per grandi e piccini, spettacoli di cabarettisti e giocolieri… Stands gastronomici sempre aperti dalle ore 12 del Sabato: per il pranzo di entrambi i giorni,inoltre, possibilità di scegliere il “menù speciale”, tutto da scoprire e a prezzo promozionale. Sabato a mezzanotte spaghetti gratis offerti a tutti i pre-
senti e Domenica pomeriggio spettacolare esibizione di Bike Trial eseguita dal campione e vice-campione italiano. In serata cena finale seguita da grande spettacolo pirotecnico. Per tutto il weekend giochi, animazione, lunapark ed esposizioni di prodotti dell’artigianato locale. L’ingresso è libero e tutta la sagra si svolgerà al coperto.