Bassapad dic2013 n161

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della Bassa Padovana

Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 161 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD

Primo Piano Dilagano i furti nelle abitazioni, la gente ha paura

pagg.

Montagnana Narduolo attacca “Sr 10, sbagliato far pagare”

Monselice Arriva la Tares ecco come e quanto si paga

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www.lapiazzaweb.it

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EDITORIALE

filodrammatici, teatro rimesso a nuovo

Amarezza metropolitana di Nicola Stievano

A Este l’amministrazione è riuscita a concentrare gli sforzi per completare il restauro del teatro dei Filodrammatici. Ma non solo: oltre ad aver tirato a nuovo la struttura, si preannuncia già il tutto esaurito grazie ad una stagione teatrale programmata con i fiocchi. Il restauro è durato parecchi mesi. pag. 6

nuova condotta metano a costo zero

Sono praticamente conclusi i lavori di metanizzazione della frazione di Marendole. Una serie di interventi richiesti a gran voce, ma procrastinati anche a causa dell’entità dei lavori. Il cantiere ha coinvolto via Motta, via Rampa, via Montefiorin, via Marendole e altre traverse minori per 5 km di nuova linea. pag. 8 10%

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Emergenza lavoro anche per il 2014

Nella Bassa Padovana la situazione resta drammatica, da Santa Tecla all’Italcementi

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a situazione di crisi è tutt’altro che superata e la mancanza di lavoro sta diventando il problema più rilevante. Non è diversa la condizione nella Bassa padovana dove le aziende ormai chiudono con una rapidità drammatica. Basti pensare al problema occupazionale generato dalla vicenda Italcementi a Monselice. Ma nel Comune di Este le cose non vanno meglio: il Natale ha portato pessime notizie con 100 lettere di licenziamento indirizzate ai dipendenti dell’istituto Santa Tecla.

Ma non è l’unico caso pur essendo il più eclatante. Nelle scorse settimane si è conclusa un’altra vertenza: i 20 lavoratori delle Officine Stefanelli di Este sono stati tutti licenziati. L’azienda, che operava nel settore della metalmeccanica e della carpenteria, era stata dichiarata fallita un mese fa e. Ma le trattative e l’annuncio dell’arrivo di un curatore fallimentare in grado di “traslare” la proprietà verso alcuni presunti compratori avevano portato un raggio di speranza. Il declino della ditta è iniziato quando i cementifici della zona, con

cui le Officine avevano importanti rapporti di lavoro, sono entrati in crisi. Poi è partita la cassa integrazione. Alla fine il sistema è fallito e nel giro di pochi giorni ogni speranza è stata cancellata. Non manca l’agitazione anche per i lavoratori della cooperativa Cal, che verrà rimpiazzata nella gestione del magazzino e della logistica per conto della Komatsu di Este. La vicenda è arrivata in Provincia con una delegazione del personale della cooperativa. pag. 6

L’Intervento

Sì alla sicurezza alimentare, no alla demagogia di Giovanni Taliana*

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a lotta alla contraffazione alimentare e la sicurezza del consumatore sono troppo importanti per essere oggetto di demagogia e di polveroni mediatici. Siamo da sempre in prima linea nella difesa della qualità delle nostre produzioni e della sicurezza alimentare. *Presidente della Sezione alimentari di Confindustria Padova

continua a pag.

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l 2014 dovrebbe essere l’anno della città metropolitana Padova - Venezia -Treviso, durante il quale il progetto prenderà forma e finalmente decollerà dopo un lungo dibattito politico. Ma l’anno nuovo non si apre certo sotto i migliori auspici visto che l’intento di dare vita ad un grande sistema di relazioni fra i tre centri e i territori interessati rischia di essere ridimensionato, se non addirittura affossato, dalle carenze della rete dei trasporti. In una città metropolitana che si rispetti i collegamenti ferroviari e stradali dovrebbero essere potenziati al massimo, resi più efficienti e messi a disposizione dei lavoratori e di tutti coloro che si muovono quotidianamente all’interno dell’area. Solo così è possibile accorciare le distanze, rendere più facili gli spostamenti di uomini e merci. Invece questo 2014 si apre con i problemi di sempre soprattutto sul fronte del trasporti ferroviari. Nonostante i notevoli investimenti, specialmente sulla linea Padova - Venezia, il sistema ferroviario metropolitano, del quale si sente parlare ormai da un ventennio buono, è ancora al palo e i collegamenti, dopo l’entrata in vigore del nuovo orario “cadenzato”, mostrano tutta la loro fragilità proprio in ambito locale. continua a pag.

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EDITORIALE

segue da pag.

Amarezza metropolitana

Coinvolta l’intera provincia

con kairos rete per i servizi assistenziali

Una rete che misura la salute di una comunità, ne rileva i problemi e tenta di individuare le possibili soluzioni. Si sintetizza così il progetto sociale Kairòs, promosso dalla Provincia di Padova con la consulenza scientifica del Dipartimento di Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova, in collaborazione con i Comuni del territorio, la Prefettura e la Questura di Padova, l’Ufficio Scolastico Provinciale, le Usl 15, 16 e 17. L’iniziativa ha preso avvio a fine 2011 e ha coinvolto l’intero territorio provinciale con l’obiettivo di supportare e incentivare la rete dei servizi socio-assistenziali esistenti, mediante il coinvolgimento diretto delle Istituzioni.

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Ormai le proteste dei pendolari sono all’ordine del giorno e le notizie dei disagi si moltiplicano, al punto che la Regione ha intenzione di cancellare l’accordo per il trasporto locale con Trenitalia e individuare altre soluzioni. Proprio mentre andiamo in stampa arriva la notizia che il Governatore del Veneto Zaia ha revocato il contratto con Trenitalia invocando la possibilità di fare una gara per assegnare il servizio. “Mettiamo in discussione il fatto che ci possa essere solo ed esclusivamente un gestore per i treni regionali. - ha detto - Facciamo una gara, è una facoltà che ci viene data dalla legge”. Non è accettabile che migliaia di lavoratori ogni giorno siano in balia di ritardi, cancellazioni, disservizi e molte altre incognite che causano problemi a non finire. Non è accettabile che chi sceglie o è costretto a ricorrere ai mezzi pubblici si trovi a dover affrontare temi di percorrenza insostenibili, almeno il doppio rispetto a chi ricorre all’automobile. Ma anche per gli automobilisti muoversi all’interno della città metropolitana comincia a costare caro, molto caro. Ad inizio anno gli aumenti dei pedaggi su sistema autostradale tra Padova, Venezia, Treviso e Rovigo sono un’amara realtà con la quale sono chiamati a fare i conti anche gli autotrasportatori. A quanto pare è il prezzo da pagare per la costruzione del Passante, il quale però, con queste cifre rischia di essere sempre meno frequentato, soprattutto dai pendolari. Anche loro devono far quadrare i conti con costi sempre più alti e stipendi al palo. Mentre la politica sta cercando di correre ai ripari prevedendo sconti e agevolazioni per i residenti, soluzioni che probabilmente dovevano essere messe a punto prima dell’introduzione degli aumenti, c’è chi prevede un sensibile aumento del traffico sulla viabilità locale. E qui siamo ancora in pieno scaricabarile fra entri e Regione. Davvero un pessimo debutto per l’anno della Pa-Tre-Ve. di Nicola Stievano

terme e turismo zanin confermato

L’imprenditore Gian Ernesto Zanin è stato confermato alla presidenza della Sezione Terme e Turismo di Confindustria Padova per il biennio 2013-2015. L’elezione è avvenuta nei giorni scorsi nel corso dell’assemblea dei soci. Zanin, padovano, 58 anni, è presidente di Alabarda Gestioni, società che gestisce l’Hotel Plaza di Padova. Lo affiancherà la vice presidente Giulia Zanettin (Hotel Terme delle Nazioni, Montegrotto Terme). L’assemblea ha inoltre rinnovato il Consiglio direttivo di sezione.

Aprirà tra gennaio e febbraio il parcheggio sotterraneo del nuovo centro civico di via Boccaccio, a Terranegra: 105 posti auto a servizio del consiglio di quartiere 3 est, dell’Istituto di fisioterapia Cemes, del supermercato, della farmacia. Ad annunciarlo l’assessore al patrimonio Umberto Zampieri.“Lo scorso agosto, a fronte di una petizione sottoscritta da 800 cittadini del quartiere che chiedevano appunto l’apertura del garage sotterraneo, un tavolo di lavoro ha trovato una soluzione per arrivare a mettere a punto l’apertura del nuovo parcheggio”.

una app gratuita per fare beneficenza

mini imu, i sindaci “virtuosi” resistono

Elezioni della presidenza

apre il nuovo park di via boccaccio

Basta guardare dei video

Amministratori padovani

Fronte comunae fra il vicesindaco di Padova Ivo Rossi con i sindaci di Ferrara, Cadoneghe, Albignasego e Vigodarzere, per discutere la strategia di pressione dei sindaci virtuosi che non hanno ritoccato le aliquote Imu e che ora rischiano di vedere i propri concittadini penalizzati per evitare la mini Imu nei comuni che invece hanno fatto i furbi.

Nel quartiere Terranegra

Bassapadovana este, Appello del Sindaco per la pala del Tiepolo pag.

monselice

Provincia lotta al “tarocco”

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Una nuova vita per il boschetto dei frati grazie alla ristrutturazione pag. 8

montagnana

Treni che passione, pendolari sul piede di guerra pag. 9

Prodotti falsi, fanno male all’economia e anche alla salute pag. 18

ambiente

Nasce il polo dei musei provinciali, piccoli gioielli del territorio pag.

Regione Sanità

Pasticceri e artigiani

Sedazione palliativa o eutanasia mascherata? pagg. 24-25-26

Politica

Aria di votazioni, 345 sindaci al rinnovo

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cultura

Missione spaziale preparata anche a Padova pag.

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spettacolo

Si chiama wegive.it, l’appicazione gratuita per iOS o Android, che permette di fare beneficenza semplicemente guardando dei video. Si tratta di una applicazione, frutto di una start up tutta padovana, con investitori veneti, che trasforma il denaro messo a disposizione dalle aziende che caricano spot e video pubblicitari sulla piattaforma, in donazioni per associazioni e onlus.

pag.

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Intervista ad Aldo Tagliapietra, storico leader de “Le Orme” pag. 28

cornetto d’autore 19 locali si alleano

Il Gruppo Pasticcieri Artigiani di Padova e l’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi con il contributo della Camera di Commercio di Padova ed il patrocinio del Comune di Padova, lanciano il progetto “Le Brioches di Pasticceria”, un’iniziativa che intende valorizzare un prodotto di consumo tanto diffuso e generalizzato. La presenza sul mercato di prodotti similari, di origine industriale, tendono a confondere il consumatore e dequalificare l’offerta. “Le Brioches di Pasticceria” sono promosse da un circuito di 19 locali che valorizza in modo originale i “cornetti” più amati da chi vuole iniziare bene la giornata.

È un periodico formato da 14 edizioni locali mensilmente recapitato a oltre 250.000 famiglie del Veneto.

è un marchio registrato di proprietà di

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Padova, via Svezia 9 Tel. 049 8704884 Fax 049 6988054 direttore@lapiazzaweb.it Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Questa edizione raggiunge le zone Montagnana, Monselice, Este, per un numero complessivo di 12.504 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 22120

Venezia Padova Rovigo Treviso

Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin

REDAZIONE:

Direttore responsabile

Mauro Gambin direttore@lapiazzaweb.it Ornella Jovane o.jovane@lapiazzaweb.it Chiuso in redazione il 29 dicembre 2013 Centro Stampa: Rotopress International Loreto, via breccia (An)

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4 Argomento del mese SICUREZZA Aggressioni e scippi per strada, di giorno e di notte, topi d’appartamento di nuovo all’opera in un crescendo di furti messi a segno nelle province venete. Una escalation che i soli agenti presenti nei territori non possono contrastare efficacemente

Allarme sicurezza: sempre pi

di Germana Urbani

Pansa: “Nel 2014 caleranno ancora gli agenti di polizia e ci sarà ancora meno sicurezza”

Lipari: “Il problema è più complesso, riguarda il fatto che il sistema giustizia in Italia non funziona”

E

’ Andrea, 23 anni, la vittima più grave dell’escalation di rapine e furti che negli ultimi mesi del 2013 ha investito in modo preoccupante il Veneto. Lui, un commesso di dicount, si è visto puntare la pistola alla testa e poi ha sentito lo sparo che l’ha costretto ad una difficile lotta per la vita. Ma la cronaca racconta quasi ogni giorno di signore più o meno anziane colpite brutalmente lungo le vie delle nostre città anche per un bottino di pochi euro. La gente ha paura e la preoccupazione degli amministratori locali è altissima tanto che non si contano le richieste di aumentare le forze dell’ordine di pattuglia sui territori. Molti i primi cittadini che hanno fatto appello anche al Governatore Zaia chiedendo risorse economiche, finanziamenti ai propri distretti di polizia, soldi che il più delle volte erano a bilancio in Regione e sono stati cancellati, così come è accaduto per l’impegno a finanziare le telecamere. In alcuni territori, come a Padova e nella Saccisica, verso fine anno sono arrivati rinforzi nell’ambito di competenza dell’arma dei carabinieri. Così sono stati intensificati i pattugliamenti e la presenza di agenti là dove sono sempre più in

materie prime salgono prezzi e furti

Sicurezza ferroviaria e furti di rame

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23mila euro e 38mila chilogrammi di rame trafugato. A tanto ammontano i danni provocati dai furti di rame sulle linee ferroviarie venete nei soli primi nove mesi del 2013. Un fenomeno che mette seriamente a rischio il buon funzionamento del trasporto ferroviario. Nel periodo preso in esame sono stati coinvolti 291 treni per un totale di quasi ottomila minuti di ritardo. Furti che sin troppo spesso restano impuniti. L’ultimo episodio ha bloccato per ore quaranta treni sulla tratta Venezia-Padova a causa dell’ennesimo furto di rame. I ladri hanno agito sulla linea AV VeneziaPadova fra le stazioni di Venezia Mestre e Pado-va Interporto. L’anomalia lungo la linea è stata rilevata dai sistemi di sicurezza e i treni in entrambi i sensi di marcia sono stati deviati sulla linea convenzionale con ingenti ritardi. Per ora questi furti hanno provocato solo ritardi e disagi ai cittadini in viaggio e alle Ferrovie ma se i sistemi di rilevamento dei problemi un giorno avessero un guasto improvviso? Questi furti sono pericolossimi eppure sempre più frequenti. I dati dell’Osservatorio Nazionale sui furti di rame sono significativi se si guarda ai primi 6 mesi del 2013: 11.040 furti (+12,1% vs 2012) per 2.720 soggetti denunciati (+41%) di cui 1.631 (+36,7%) in stato di arresto.

azione bande di ladri che non disdegnano di compiere danni e atti di vandalismo. Purtroppo però, operazioni come queste non potranno durare a lungo su un territorio e, soprattutto, non possono essere replicate all’infinito. Nel Veneziano i reati complessivi, nei primi otto mesi del 2013, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono aumentati del 3,5 per cento. Con un’impennata dei reati predatori in particolare ad agosto dove i furti in casa sono aumentati del 14 per cento, mentre quelli nei negozi del 24 per cento. “Ogni tanto - ha affermato Alessandro Pansa, capo della Polizia all’assemblea dell’Associazione funzionari di polizia - qualcuno mi chiede di aumentare il livello dei controlli in alcune città. Voglio essere sincero con tutti: oggi non siamo in grado di accrescere la sicurezza da nessuna parte del territorio. E da nessuna parte vuol dire anche Venezia”. L’annuncio di Pansa è ancora più grave guardando al futuro. “Il prossimo anno caleranno ancora gli uomini e ci sarà ancora meno sicurezza”. E’ paradossale pensare che aumentano i reati e cala il numero di chi può contrastarli. “I reati predatori si com-

battono anche con la prevenzione - spiega infatti Diego Brentani, segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp - e questa la si fa mettendo agenti in strada. In questo momento siamo al lumicino. Se abbiamo gli uomini non abbiamo le macchine e viceversa. Poi finiscono i soldi per la manutenzione delle auto e queste si fermano. A riprova che stare in strada porta a risultati l’abbiamo avuta a gennaio 2013, quando sono stati messi per le vie la metà dei poliziotti arrivati per sostituire quelli che sono stati trasferiti. In nemmeno quindici giorni sono calati, del sessanta per cento, i reati predatori denunciati”. “Non è solo una questione di organici e mezzi - afferma però Francesco Lipari, se-gretario provinciale del sindacato di polizia Coisp - Il problema è più complesso, riguarda il fatto che il sistema giustizia in Italia non funziona. Chi commette reati si rende conto che nella gran parte dei casi la fa franca. Non solo, da tempo in Italia non c’è la certezza della pena”. “Chi commette la gran parte dei reati predatori - conclude Lipari - è consapevole del fatto che pochi giorni dopo, se non ore, si ritrova fuori e torna a fare quello che sa fare meglio: delinquere”.


Argomento del mese 5 A Padova nuovo Prefetto e Questore

iù ladri e sempre meno agenti Tornano le ronde Le vere risposte dovrebbero venire dalle istituzioni

Zaia ringrazia ma chiede un impegno al Governo di Germana Urbani

S

spalla pag 5 per padova

e la sicurezza non arriva dallo Stato i cittadini si organizzano e tornano sulla strada a far la ronda. Sulle ronde si era tanto discusso anni fa, quando l’argomento sicurezza era cavalcato di gran carriera dalla Lega e da An. Ma dopo la regolarizzazione delle ronde non se ne era più vista una. Di fronte a una crescente domanda di sicurezza, però, in tutta la regione stanno tornando di moda i pattugliamenti delle associazioni di volontari. Alcuni, soprattutto giovani, girano armati di telefonini pronti a documentano tutto il possibile e a pubblicarlo in diretta sui social media. Scelte che possono essere molto pericolose e che hanno allarmato anche il prefetto Domenico Cuttaia che ha sottolineato quanto sia rischioso postare su Facebook foto o altro materiale di presunte situazioni di reato. Ma certamente è rischioso anche sostituirsi agli agenti nel controllo del territorio, una soluzione dal fiato corto, come riconosce lo stesso Governatore Luca Zaia, leghista della prima ora. “Io apprezzo la generosità con la quale queste persone si rendono disponibili a collaborare con le forze dell’ordine ma è evidente che questa non può essere la soluzione dirimente per prevenire e contrastare gli episodi malavitosi - ha detto il governatore Zaia - “Gli episodi criminosi, in base alle statistiche, sono in aumento e per contro si registra, a causa dei tagli statali, una drastica riduzione dell’organico degli agenti: ciò significa esporre a eccessivi pericoli le famiglie e le aziende. Il governo riveda le sue priorità”. Ma anche la Regione ha le sue mancanze e basta dare un’occhiata al bilancio regionale per verificare se Zaia e la sua Giunta crede nella necessità di investire o no in sicurezza. “Occorre pensare - ha sottolineato Piero Ruzzante, Consigliere regionale del Pd - che si è passati dai 5,6 milioni di euro del 2010 ai 100 mila euro del 2011, fino agli zero euro messi a bilancio per il 2012. Ma non erano proprio la Lega e il Pdl a ritenere la sicurezza e la lotta alla criminalità obiettivi strategici per il loro mandato? Beh, a giudicare dai numeri non si direbbe affatto”.

Reale o percepita?

In città e provincia preoccupazione per furti in casa e aggressioni N

ell’anno in cui si torna al voto per le amministrative a Padova e in numerosi comuni della provincia uno dei temi destinato sicuramente a tenere banco è quello della sicurezza. O meglio, dell’insicurezza, sia essa reale o percepita da parte dei cittadini. A scorrere le cronache delle ultime settimane e a leggere i rapporti delle forze dell’ordine i fenomeni che destano maggiore preoccupazione continuano ad essere i furti in casa (ma anche nelle attività commerciali, abbigliamento e calzature in particolare, insieme alle rapine a supermercati e tabaccherie) ma anche le aggressioni. Non solo scippi dunque, ma veri e propri “assalti”, spesso ai danni di persone anziane, per rubare pochi spiccioli. Episodi che oltre ad essere un grave trauma per chi li subisce, impressionano l’opinione pubblica e aumentano il senso di insicurezza. A fine anno una ricerca sulla qualità della vita diffusa da un quotidiano nazionale ha messo piazzato Padova nel poco ambito secondo posto della classifica sulla criminalità relativa al traffico di droga. Un’altra ricerca mette in evidenza che nel complesso a Padova si vive bene per la presenza di servizi, consumi e tenore generale di vita anche se peggiora la situazione per l’ordine pubblico, vale a dire i reati come estorsioni, microcriminalità e rapine, appartamenti svaligiati. Un fenomeno che ritroviamo anche nell’immediata cintura urbana cittadina. Tutto ciò non fa che aumentare la preoccupazione fra cittadini e i commerci, insieme alla richiesta di un maggiore impegno per la sicurezza, con l’inevitabile contorno di prese di posizione politiche e di polemiche. Non si sente più parlare di “ronde”, a quanto pare un’esperienza ormai messa da parte. A livello territoriale, ad esempio a nord di Padova nell’Unione Medio Brenta, anche la polizia locale viene impegnata per la sicurezza e mobilitata proprio per aumentare la percezione di un maggiore controllo nei confronti della microcriminalità. Anche in città gli agenti di polizia locale sono impegnati in questo senso, così come nei Comuni che possono contare su un corpo abbastanza strutturato (Padova Sud, Piovese ad esempio). Intanto con il nuovo anno i padovani hanno assistito al cambio della guardia sia in Prefettura che in Questura. Padova ora ha la sua prima donna Prefetto, Patrizia Impresa, arrivata da Cuneo. Viceprefetto vicario a Varese dal 2004 al 2006, ha poi lavorato al ministero in veste di componente della Commissione per la progressione in carriera. Dal 2008 è stata presidente della commissione per la Protezione internazionale di Milano, quindi l’approdo a Cuneo, come prefetto. In Questura il successore di Vincenzo Montemagno è Ignazio Coccia, ex capo della Digos di Roma e attualmente nella segreteria del capo della polizia di Stato, Alessandro Pansa. Porterà a Padova la sua esperienza in materia di antiterrorismo e tecniche investigative volte a sgominare gruppi anarchici. Il primo pensiero di Prefetto e Questore è andato ovviamente alla sicurezza in città e in provincia e all’impegno per combattere anche il fenomeno della “paura percepita”, come ha ricordato Patrizia Impresa. Coccia ha aggiunto che ci sono delle situazioni che meritano la massima attenzione, da monitorare proprio per permettere ai cittadini di recuperare il meritato senso di sicurezza. Da esperto di criminalità assicura infine di non aver trovato situazioni particolarmente gravi, il che è un segnale incoraggiante. Nicola Stievano


6 Este Le vertenze Numerosi e preoccupanti i fronti occupazionali ancora aperti

RESTAURO

Lavoro, un anno difficile All’Istituto Santa Tecla sono a rischio ben 99 persone, licenziati in 20 alla Stefanelli di Emanuele Masiero

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a situazione di crisi è tutt’altro che superata e la mancanza di lavoro sta diventando il problema più rilevante. Non è diversa la condizione nella Bassa padovana dove le aziende ormai chiudono con una rapidità drammatica. Basti pensare al problema occupazionale generato dalla vicenda Italcementi a Monselice. Ma nel Comune di Este le cose non vanno meglio: il Natale ha portato pessime notizie con 100 lettere di licenziamento indirizzate ai dipendenti dell’istituto Santa Tecla. Ma non è l’unico caso pur essendo il più eclatante. Nelle scorse settimane si è conclusa un’altra vertenza: i 20 lavoratori delle Officine Stefanelli di Este sono stati tutti licenziati. L’azienda, che operava nel settore della metalmeccanica e della carpenteria, era stata dichiarata fallita un mese fa. Ma le trattative e l’annuncio dell’arrivo di un curatore fallimentare in grado di “traslare” la proprietà verso alcuni presunti compratori avevano portato un raggio di speranza. Il declino della ditta è iniziato quando i cemen-

tifici della zona, con cui le Officine avevano importanti rapporti di lavoro, sono entrati in crisi. Poi è partita la cassa integrazione. Alla fine il sistema è fallito e nel giro di pochi giorni ogni speranza è stata cancellata. Non manca l’agitazione anche per i lavoratori della cooperativa Cal, che verrà rimpiazzata nella gestione del magazzino e della logistica per conto della Komatsu di Este. La vicenda è arrivata in Provincia

Una recente manifestazione

con una delegazione del personale della cooperativa. Il contratto con la Komatsu è scaduto, secondo la decorrenza dei termini, e l’azienda avrebbe già scelto una nuova cooperativa per il prossimo rapporto di lavoro. I posti di lavoro a rischio sono quindi almeno 30, ma c’è la concreta possibilità che tutti e 50 gli operatori della Cal si ritrovino senza un contratto in tempi molto brevi. Nel periodo delle feste natalizie è però la questione Santa Tecla a fare la parte del leone. Il centinaio di posti a fortissimo rischio (99 per la precisione) sarebbero frutto di la situazione che si è determinata a causa di una scelta di vecchia data: i dipendenti avrebbero accettato un accordo che avrebbe consentito per due anni un contratto di solidarietà e poi avrebbe rimesso in discussione tutta la situazione, evitando nel frattempo di perdere posti di lavoro. L’amministrazione comunale ha rivolto un appello alla nuova cooperativa che subentrerà, chiedendo di non far venire meno l’ipotesi di applicare comunque quell’accordo.

Al termine dei lavori al via la nuova stagione di prosa

FILODRAMMATICI, TEATRO RIMESSO A NUOVO

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n tempo di crisi, gli appuntamenti culturali sono i primi a farne le spese. Ma nel Comune di Este l’amministrazione è riuscita a concentrare gli sforzi per completare il restauro del teatro dei Filodrammatici. Ma non solo: oltre ad aver tirato a nuovo la struttura, si preannuncia già il tutto esaurito grazie ad una stagione teatrale programmata con i fiocchi. Il restauro è durato L’esterno del Teatro di Este parecchi mesi. La platea, che evidenziava il peso dei suoi anni, è stata tirata a lucido e il vecchio controsoffitto è stato eliminato, lasciando a vista una splendida travatura in legno. Tutti gli impianti del complesso, che sorge a ridosso dell’ex collegio Vescovile, sono stati rifatti. E pure l’area destinata alle prove e ai camerini è stata completamente ricostruita. Ora si può vedere dall’interno l’ossatura dell’antico edificio, che un tempo rappresentava parte delle officine e delle rimesse del tram atestino. A testimonianza del valore storico e culturale dell’edificio è sufficiente ricordare che il muro esterno dell’area per le prove e dei camerini è una sezione delle mura difensive veneziane del centro. I lavori di restauro per mettere a nuovo il teatro dei Filodrammatici sono costati 800 mila euro in parte garantiti da un finanziamento. “Con questo restauro possiamo riconsegnare alla città un pezzo di storia davvero molto importante – spiega Giancarlo Piva, sindaco di Este – Ora la struttura è completa e tirata a lucido, manca solo una piccola parte del progetto che riguarda l’area esterna e che verrà portata a termine in tempi molto rapidi. Era un intervento che avevamo promesso e finalmente siamo riusciti a portarlo a termine. Crediamo molto nel settore culturale della nostra città e siamo decisi ad impegnarci sempre per valorizzarla con tutti gli strumenti possibili”. E.M.

appello del sindaco per il tiepolo

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l restauro della tela del Tiepolo tiene occupato il sindaco Giancarlo Piva. Un’opera molto legata al territorio e ai cittadini di Este, tanto che l’amministrazione ha deciso di fare appello alla generosità dei suoi concittadini, perché contribuiscano a sovvenzionare l’intervento di restauro della pala del Tiepolo, commissionata all’artista veneziano nel 1758 dalla Magnifica Comunità per il Duomo estense. La pala d’altare di Giambattista Tiepolo (1696-1770) dal titolo “Santa Tecla libera la città di Este dalla pestilenza” è un olio su tela, che misura 6,75 per 3,90 metri. Il dipinto raffigura santa Tecla inginocchiata e piangente che prega il Padre Eterno affinché scacci la peste dalla città. La pestilenza cui si fa riferimento è quella manzoniana del 1630- 1631. Nella tela si vede Este avvolta da nubi scure, mentre in alto il Padre Eterno, avvolto dalla luce, scaccia la peste che sta fuggendo. Sullo sfondo appare uno dei pochi paesaggi dipinti dal Tiepolo, che rappresenta Este com’era nel ‘700. Si può scorgere il ponte della Porta vecchia, il Castello, la villa del principe, tanto che la tela può essere considerata anche un documento urbanistico di un certo rilievo. La spesa preventivata per l’attuale intervento di recupero della pala dell’abside ammonta a 40 mila euro. Il Comune di Este ha stanziato 10 mila euro per l’operazione di restauro, ma all’appello mancano altri 30 mila euro. “La pala venne finanziata dalla Magnifica comunità di Este — spiega Gian-

La pala del Tipepolo carlo Piva, primo cittadino di Este — vale a dire dall’amministrazione comunale di allora, amministrazione che nel tempo si è anche fatta carico della manutenzione della tela, che ha subito diverse fasi di restauro. Il Comune di Este ha destinato dieci mila euro a questo intervento di restauro di rilevo importantissimo, ma la spesa prevista è ben maggiore, per questo chiediamo ai cittadini e alle imprese estensi di contribuire a sostenere economicamente questa operazione. La pala del Tiepolo è un patrimonio dell’intera comunità cittadina e serve la generosità collettiva per poter finanziare E.M. questo fondamentale restauro”.



8 Monselice Nuovi tributi

I LAVORI

Raccolta dei rifiuti Il 2014 è l’anno del cambiamento, che ovviamente peserà sulle tasche di tutti

Tares, ecco quanto si paga

Grazie all’esito di una serie di accordi

METANIZZAZIONE A MARENDOLE 5 KM DI CONDOTTA A COSTO ZERO

di Emanuele Masiero

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olletta rifiuti in aumento? Forse si, per effetto della Tares. Il 2014 sarà un anno di forte cambiamento nella gestione del prelievo per i rifiuti che porterà ad una bolletta più salata anche se per qualcuno invece ci sarà pure un risparmio. Il motivo di questo cambiamento è da imputare alla Tares. Se prima con la Tarsu, la bolletta era calcolata solo sui metri quadrati dell’abitazione, dal 2014 il prelievo sarà proporzionale anche il numero di componenti del nucleo familiare. Un principio questo che dovrebbe tenere conto dell’effettiva produzione di rifiuti che certamente è più alta all’aumentare del numero di persone all’interno di un’abitazione. Ma il passaggio alla Tares ha comportato un altro effetto dirompente: se prima non era necessaria la copertura totale dei costi del servizio da parte dei cittadini, oggi è invece obbligatoria. Pertanto tutto il ciclo di gestione dei rifiuti dovrà essere pagato con la bolletta. I numeri certamente danno l’idea della portata del fenomeno: nel 2011 i costi erano pari a 2.681.506 euro mentre i ricavi erano fermi a 2.282.413 euro. Una differenza di 400.000 euro che per volere dello Stato deve essere azzerata. Nel 2012 i costi sono scesi a 2.458.215 euro e i ricavi sono saliti a 2.323.209 euro con una differenza di 135.006 euro, decisamente meno impattante. Il 2013 invece è stato l’anno del pareggio obbligatorio con costi e ricavi bloccati a 2.337.147 euro. Sempre legata alla Tares una piccola seppur importante novità per le attività produttive di Monselice: per le utenze non domestiche è stata introdotta la possibilità di detrarre l’Iva e di avere specifiche riduzioni in caso di autosmaltimento. La diminuzione dei costi non ha comunque intaccato la qualità del servizio con il mantenimento di tutti i servizi aggiuntivi. Un fatto tutt’altro che banale visto l’aumento

IL PARCO

Introdotta per legge la copertura obbligatoria dei costi del servizio da parte dei cittadini, a Monselice sono previste agevolazioni per le famiglie Raccolta differenziata dei rifiuti, da quest’anno costerà di più a famiglie ed imprese

dei costi industriali (per esempio il gasolio) che rischiava di vanificare gli sforzi profusi per l’attivazione di altri servizi. Beccati anche i furbetti dei rifiuti: con la verifica dei dati catastali è stata recuperata anche una buona parte di “evasione”. Anche il valore dei contributi Conai, generati dalla vendita dei materiali recuperabili, è di tutto rispetto: ben 113.187 euro che ripagano gli sforzi quotidiani dei cittadini nel differenziare correttamente i rifiuti. Per rispondere alle esigenze delle fasce più colpite dalla crisi, in accordo con l’amministrazione comunale, il rimborso a favore del Comune è sceso da 580.000 a 465.000 euro, senza contare che

sono previste agevolazioni importanti per chi risulta avere un valore Isee basso. Ecco qualche esempio. Una famiglia di 3 componenti con 100 mq paga 127,70 euro di Tares. Il conto scende a 119,98 euro in caso di attivazione del compostaggio domestico. Con Isee minore di 6500 euro l’importo dovuto diventa 78,76 euro, mentre con Isee compreso tra 6500 e 12500 diventa 98,23 euro. Nel caso invece di un solo componente (sempre con 100 mq) abbiamo 68,33 euro di Tares, 60,84 con il compostaggio, 42,35 con Isee in prima fascia e 55,34 con Isee in seconda fascia.

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ono praticamente conclusi i lavori di metanizzazione della frazione di Marendole. Una serie di interventi richiesti a gran voce, ma procrastinati anche a causa dell’entità dei lavori. Il cantiere ha coinvolto via Motta, via Rampa, via Montefiorin, via Marendole e altre traverse minori. L’Italgas ha realizzato circa 5 chilometri di nuova linea a costo zero per il Comune grazie all’esito di una serie di accordi e alla disponibilità di alcuni privati che hanno acconsentito all’interramento delle condutture nel proprio terreno per ridurre la lunghezza delle tubature e la complessità della loro posa. Novità in vista quindi per i proprietari delle case nelle vie coinvolte. Gli allacciamenti alle singole utenze eseguiti in contemporanea con la costruzione della rete hanno un costo preventivato di 664 più Iva per una lunghezza fino a 6 metri. Naturalmente ad avvenuto ripristino della pavimentazione i costi saranno maggiori. “I tratti stradali interessati dai lavori saranno muniti, volta per volta, della cartellonistica necessaria di preavviso dei lavori” – ha affermato Andrea Tasinato, assessore ai lavori pubblici - con l’obiettivo di arrecare il minor disagio possibile alla normale percorrenza stradale nelle vie in cui verranno approntati i cantieri». I lavori eseguiti da Italgas, per ora, porteranno alla realizzazione di circa 5 nuovi chilometri di rete indispensabile per diffondere l’utilizzo del metano pubblico a Marendole e a tutte le abitazioni della frazione nonchè alle attività produttive. “Parliamo di opere preziose e attese da decenni da tutta la comunità di Marendole – spiega il sindaco Francesco Lunghi – questa amministrazione ha portato a termine un importante impegno che ci eravamo presi con i cittadini”. E.M.

L’intera area sarà sistemata e ripulita, compreso il lago, con il recupero dei vialetti pedonali

BOSCHETTO DEI FRATI, FINALMENTE AL VIA LA RIQUALIFICAZIONE

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l Parco Buzzaccarini è il polmone verde di Monselice. Una piccola “central park” dove le famiglie portano i bambini per giocare in tranquillità. Da anni ormai si parlava di lavori di riqualificazione e finalmente è arrivato il momento tanto atteso. Si procederà quindi con un bando di gara con richieste molto precise. L’appalto prevede interventi di riqualificazione e recupero del patrimonio storico architettonico del Parco Buzzaccarini attraverso una

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complessiva riqualificazione e riorganizzazione degli spazi e dei percorsi. L’area verde è anche conosciuta come “boschetto dei frati” per la vicinanza alla chiesa dei frati francescani. L’intervento prevede una riqualificazione completa relativamente alle aree del parco, opere di pulizia, espurgo delle acque del laghetto, posa in opera di berlinesi, di restauro della muratura di recinzione del perimetro del parco, di adeguamento tecnologico di vani esistenti con la

chiusura delle strutture lignee attualmente aperte e il recupero dei vialetti pedonali. Quest’ultima voce è forse la più sentita visto che la fruibilità del parco per i diversamente abili è diventata davvero difficile. Lo stesso vale per gli anziani che nei mesi di forte calura si recano spesso al boschetto per trovare refrigerio e magari un po’ di compagnia. L’importo complessivo degli interventi è di 207.818 euro di cui 197.818 euro per i lavori a ribasso d’asta. E.M. Il laghetto del Parco Buzzaccarini


Montagnana 9 L’intervista Giulia Narduolo, giovane deputato del Pd eletto nella circoscrizione Bassa Padovana

“Sr 10, no al pedaggio”

Un tratto della Strada Regionale 10, polemica sul pedaggio

Spetta alla Regione trovare le risorse adeguate di Emanuele Masiero

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a situazione della Bassa Padovana all’inizio del 2014? Ce la racconta il giovanissimo Deputato Giulia Narduolo che ha parlato di passato e futuro insieme a noi. Giulia, 29 anni, più vicina alla gente che ai palazzi romani, preferisce i rapporti umani agli ameni formalismi della politica. Cittadina doc della bassa padovana, iscritta al Partito Democratico, non si è risparmiata con le critiche nonostante il periodo natalizio. Buongiorno Giulia, quale pensi debba essere il proposito per il 2014 nella Bassa Padovana? “Il periodo non è semplice per nessuno e i propositi potrebbero essere tantissimi. Ma

Trasporti

credo che per molti motivi, il 2014 deve essere l’anno della svolta sul tema della viabilità. A partire dalla Sr10 su cui va chiusa la questione una volta per tutte senza targiversare”. La proposta avanzata dalla Regione ti soddisfa? Come valuti l’idea di pagare un pedaggio? “Trovo che sia una scelta completamente sbagliata che va nella direzione opposta della mia idea. Come possiamo chiedere ai cittadini di pagare un pedaggio per usare una strada che li collega al nuovo ospedale? E’ una soluzione sbagliata e senza senso. E poi sembra la storia infinita. Io non ero ancora nata quando già si parlava di questa strada”.

Come procederesti quindi? “Prima di tutto va fatta una premessa. Ci sono dei tratti che meritano di essere rivisti per garantire maggiore sicurezza. Troppe volte abbiamo assistito passivamente a incidenti che hanno coinvolto i giovani del nostro territorio. In secondo luogo, non si possono prendere in giro i cittadini dicendo che devono pagare un pedaggio”. Ma per gli utenti di alcuni Comuni ci sarebbe l’esenzione... “Non farmi ridere... l’esenzione sarebbe valida solo per i cittadini dei Comuni attraversati dalla strada e comunque per due anni non di più. Della serie: i cittadini di Megliadino San

nella bassa padovana vita d’inferno per i pendolari

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a situazione dei treni nella Bassa ha raggiunto ormai livelli disastrosi. A nulla sono valse le promesse fatte dalla Regione di nuove corse e meno ritardi. “Il trasporto ferroviario nella bassa padovana è il peggiore del Veneto – ha spiegato il Deputato del Pd Giulia Narduolo – La Regione deve prendersi le sue

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Fidenzio andranno all’ospedale senza pagare mentre i loro vicini di San Vitale dovranno pagare un pedaggio. Vi sembra una buona soluzione? Poi non lamentiamoci se la gente preferisce andare all’ospedale di Legnago. Ci mettono meno tempo e non gli costa pedaggi”. Quindi che soluzione proponi? “Se siamo arrivati a questo punto il merito o la colpa è da imputare alla Regione. Ora sono loro che devono trovare una soluzione. Credo comunque che l’unica via sia quella di trovare i fondi necessari. I cittadini della bassa sono stanchi si essere trattati da persone di serie B. Perchè noi veniamo sempre dopo?” Cosa ne pensi invece della crisi econo-

responsabilità e dimostrare un impegno forte. Bisogna lavorare prima di tutto sull’affidabilità dei convogli: non è possibile che i pendolari debbano alzarsi alla mattina pregando che il treno arrivi in stazione e li porti a destinazione”. Per Narduolo serve subito un cambio di direzione nella gestione oltre all’avvio di progetti di viabilità completamente nuovi. “E’ inutile che ci promettano gli scarti messi meglio delle altre tratte – ha continuato la parlamentare – noi non siamo cittadini

mica e del lavoro? “Credo che la bassa paghi la sua frammentazione un po’ di più rispetto ad altri territori. Ma credo anche che ci siano risorse e potenzialità altissime. Basta trovare i giusti canali di sostegno e finanziamento. Dobbiamo dirigere lo sguardo verso l’Europa. Fare gruppo e costruire progetti insieme ai professionisti in grado di intercettare i finanziamenti”. Ai giovani come te cosa vuoi dire? “Non sono abituata a fare promesse, ma credo ci siano realtà locali da imitare e sostenere. Penso a tante start-up anche di piccole dimensioni che stanno lottando per restare in piedi e competere con i mercati più importanti”.

di serie B. Ci aspettiamo risposte concrete e l’avvio di progetti come quello della metropolitana di superficie. Attualmente ci sono ancora delle zone dove i treni non possono essere alimentati elettricamente. Una situazione inverosimile. E’ naturale che i pendolari siano totalmente indignati ed esausti. Basta guardare nei social network la quantità di gruppi e commenti negativi sul servizio ferroviario per capire come la questione non sia più sostenibile”. E.M.

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10 Sguardo al Conselvano La novità Dall’inizio dell’anno personale e funzioni trasferite al nuovo ente

Dipendenti all’Unione Interessati 110 lavoratori di sette Comuni, sindaci chiedono tempo, sindacati preoccupati di Nicola Stievano

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al primo gennaio l’Unione dei Comuni del Conselvano non è più un “cantiere” ma una realtà operativa, che in un colpo solo si è fatta carico di tutti i 110 dipendenti dei sette comuni e di tutte le funzioni. Con l’inizio del 2014 infatti il personale di Conselve, Arre, Agna, Bovolenta, Bagnoli, Candiana e Terrassa è sotto le competenze dell’Unione così come tutti i servizi gestiti dagli utenti. Ora ci vorranno almeno tre mesi perché il provvedimento entri a regime ma non nascondono la propria preoccupazione i rappresentanti sindacali dei dipendenti, che da mesi chiedevano un confronto sull’organigramma e sulla riorganizzazione degli uffici. I sindaci sostengono che fino a primavera non cambierà nulla perché nel frattempo verrà messo a punto il nuovo organigramma. I sindacati invece hanno chiesto al Prefetto di Padova un incontro urgente per discutere di questa piccola rivoluzione, della quale sia i cittadini che i dipendenti sanno ancora poco. “Non potevamo aspettare

oltre. - ha detto il sindaco di Candiana Andrea De Marchi di fronte ai rappresentanti sindacali - Abbiamo di fronte una grande occasione per fare sistema e fare squadra aggregando il servizi del territorio. E’ ovvio che in questa prima fase ci sono delle difficoltà ma c’è la volontà politica a procedere con l’Unione. L’organigramma è in parte abbozzato e nelle prossime settimane continueremo a lavorarci”. Cinque i voti contrari in seno al consiglio dell’Unione, fra i quali il Movimento 5 Stelle di Conselve. “In questo percorso - afferma il portavoce Luca

Il municipio di Conselve

Martinello - c’è stata poca trasparenza, i dipendenti e gli stessi cittadini non sono mai stati informati di quanto stava accadendo. Questa non è democrazia ma abuso di potere, per di più senza una progettualità e senza soldi in bilancio”. I rappresentanti sindacali dei dipendenti denunciano: “Finora è mancata la volontà di confrontarsi - sostiene Salvatore Livorno della Cgil - eppure la qualità dei servizi ai cittadini passa attraverso la qualità del lavoro. Invece non c’è chiarezza sulle risorse economiche né sull’organizzazione”. Franco Maisto della Cisl aggiunge: “Le Unioni, previste dalla legge, nascono introducendo un piano di lavoro ai sindacati e implementando le funzioni una alla volta verificando così la corretta gestione delle risorse umane. Il tempo c’era per poter gestire con modalità più chiare l’intero progetto, cosa che a Conselve non è stata fatta. I cittadini che rischiano di pagare a caro prezzo le scelte non condivise e prive di una verifica a monte sul loro funzionamento”.

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BOVOLENTA Pronto il progetto definitivo dei lavori di messa in sicurezza

ARRIVANO I PRIMI MILIONI PER RIFARE L’ARGINE

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opo tre anni di richieste e di appelli, è pronto il progetto definitivo dei lavori di messa in sicurezza, firmato dal Genio Civile di Padova, per un importo di 4,3 milioni di euro. Si tratta di costruire un diaframma impermeabile all’interno dell’argine a nord del centro, in modo che in caso di piena sia sconIl centro minacciato dall’acqua giurato il rischio di un cedimento. Se si aprisse una falla in quel punto, infatti, l’intero centro del paese, interamente circondato da argini, finirebbe sommerso nel giro di pochi minuti. Per la verità l’intervento era stato pianificato il 23 ottobre 2010, una settimana prima dell’alluvione che interessò anche Bovolenta. La notte di Natale di tre anni fa il centro storico venne evacuato perché c’era il rischio che cedesse l’argine del canale Roncajette che scorre a nord del paese. Oltre 250 persone furono costrette a fare i bagagli in fretta e furia e trovare una nuova sistemazione. Finalmente adesso qualcosa si muove perché certe situazioni non debbano più ripertersi. “Un primo lotto funzionale di 1,2 milioni di euro - spiega l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte - è stato inserito nella fase attuativa tra quelli urgenti e prioritari mentre un secondo lotto da 2,2 milioni è previsto nella fase programmatica. I miei uffici assicurano che non appena ci saranno i requisiti il professo esecutivo in corso di redazione per la parte finanziaria verrà inoltrato al Commissario straordinario per l’approvazione immediata e la successiva indizione del bando di gara”. Il sindaco Vittorio Meneghello si augura che in primavera i lavori possano partire. “Ad ogni piena si pone il problema se evacuare o meno il paese. L’anno scorso mi sono preso la responsabilità di lasciare le famiglie a casa loro ma non possiamo continuare così”. Il Genio Civile spenderà altri 500 mila euro per la sistemazione di altre frane lungo l’argine da Ponte San Nicolò a Bovolenta. Un tratto estremamente delicato, che in mancanza di una seria manutenzione potrebbe cedere in occasione di piene ormai sempre più frequenti. Altra opera molto attesa ma non ancora programmata è lo scavo dell’alveo del fiume, in modo da aumentarne la portata.

attiva, cala il sipario: fallimento

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a sentenza di fallimento ha messo la parola fine alle vicissitudini di Attiva, la Spa che ha tentato di risollevare le sorti dell’ex Cosecon ed invece è stata travolta dai debiti e dagli scandali. A nulla è valso anche il ricorso al concordato e alla messa in liquidazione della società, deciso a giugno dai soci. Caterina Santinello, della sezione fallimentare del Tribunale di Padova, è stata nominata giudice delegato mentre i curatori fallimentari sono i padovani Michele Antonucci e Luca Pieretti. L’analisi dello stato passivo è stata fissata all’11 aprile 2014. Finisce così anche il breve lavoro dei tre liquidatori nominati l’estate scorsa dall’assemblea dei soci con il compito di gestire il concordato e la messa in vendita del patrimonio. Restano senza lavoro anche i dodici dipendenti in carico alla società. Ora tutto passa in mano al Tribunale e ai curatori e cala definitivamente il sipario sull’ex consorzio per lo sviluppo economico del Conselvano, fondato negli anni Sessanta e trasformato in Spa a metà degli anni Novanta. Determinante per il fallimento è stata l’istanza presentata da un creditore, la Ste (ex Consta) per una somma di circa 600 mila euro legata alla costruzione del cogeneratore ad olio vegetale, l’ultima discussa opere realizzata da Cosecon - Attiva, già finita nel mirino della Corte dei Conti che ipotizza un danno patrimoniale di almeno dieci milioni di euro. Ammonta invece ad una novantina di milioni il debito complessivo contratto dalla società, per lo più nei confronti delle banche. Il patrimonio, stando ad

La sede di Attiva a Bagnoli una stima di qualche mese fa, ammonta a poco più di 120 milioni di euro, ma si tratta di immobili e fabbricati, per i quali oggi non c’è mercato. Ovviamente resteranno a bocca asciutta i Comuni soci, che detenevano la maggioranza del capitale. Gli amministratori avevano riposto tutte le loro speranze nel concordato. “E’ una brutta notizia per il nostro territorio - ha commentato il sindaco di Conselve Antonio Ruzzon - in questo modo perdono tutti. Purtroppo è mancata da parte delle banche la volontà di compiere un ulteriore sforzo, in veste di soci, per guidare la società in questa fase. Attiva era sana dal punto di vista patrimoniale e con una esposizione finanziaria importante ma ben inferiore ai beni a disposizione. Nei prossimi mesi qualcuno farà buoni affari, ma non saranno certamente a beneficio dei nostri Comuni. E’ bene che lo sappia anche chi ha sempre invocato il fallimento senza considerare che in questo modo ci avrebbe rimesso l’intero territorio”.


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Sguardo al Conselvano 15 L’Intervento

Tribano Definita la linea di condotta che devono tenere i funzionari comunali

Codice etico per i dipendenti

L’assessore Denis Berto: “Siamo tra i primi Comuni ad approvare questo importante documento, in precedenza abbiamo ridotto i costi amministrativi” di Emanuele Masiero

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efinirlo un codice etico è riduttivo. Il regolamento approvato dal Comune di Tribano sembra più un codice di condotta per dipendenti e amministratori, in grado di guidare la macchina pubblica tra i gangli della spending review. Un codice che potrebbe portare ad un risparmio di parecchie migliaia di euro e impedirà qualsiasi tipo di corruzione dai più bassi ai più alti livelli di gestione. Ce ne parla l’assessore alle attività produttive e alla sicurezza Denis Berto. “Siamo tra i primi Comuni in Italia ad approvare questo importante documento – ha commentato l’assessore – E’ di fatto un codice di condotta del personale comunale, ma definisce anche le regole per un comportamento etico dei dipendenti, la prevenzione della corruzione, la massima trasparenza di tutti gli attivi amministrativi, nonché la condotta e i rapporti con i cittadini. Il codice sancisce inoltre il divieto per i pubblici dipendenti di ricevere regali importanti di qualsiasi genere. Senza contare che per garantire il rispetto delle nuove regole c’è anche un sistema sanzionatorio come previsto dal contratto collettivo nazionale”. Si tratta insomma di una serie di “norme” restrittive che permettono di controllare il funzionamento della macchina pubblica. “Come primo obiettivo ci eravamo prefissati una riduzione dei costi e ci siamo riusciti tagliando consulenze e altre spese non indispensabili – ha spiegato Berto – ma non ci siamo fermati a questo: siamo andati oltre e abbiamo introdotto un codice

di comportamento più vicino al cittadino. Una serie di regole che valgono con il pubblico, ma anche con i fornitori”. Ma il regolamento non è solo un elenco di norme. “Uno dei punti fondamentali di questo codice è lo spirito di collaborazione con cui è nato – ha continuato Berto – E’ stato un processo di partecipazione con il personale e abbiamo fatto anche diverse riunioni con i dipendenti per spiegare l’etica di questa novità. Il tutto in un clima di collaborazione veramente da manuale”. Il lavoro di “squadra” ha coinvolto anche il segretario comunale ed è la garanzia che il regolamento stesso venga applicato essendo nato e cresciuto proprio insieme a chi lo deve rispettare. Il primo step si è concluso con un importante traguardo che vede in 4 anni, diminuire i costi della macchina pubblica di oltre 100.000 euro all’anno. Risparmi a volte pesanti che però hanno garantito alcuni servizi essenziali per i cittadini nonostante la crisi. I passi successivi definiti dall’amministrazione comunale hanno valorizzato trasparenza ed etica comportamentale. “Ci siamo attenuti alla legge 190 che prevede l’adozione di codici di comportamento da parte delle amministrazioni – ha concluso Berto – E’ una garanzia in fatto di anti corruzione e di conseguenza permette di essere veramente un’amministrazione trasparente. Per esempio sono vietati i conflitti di interesse e i rapporti diretti con ditte in gara. Senza contare il limite di 100 euro per gli omaggi destinati ai dipendenti”.

Sì alla sicurezza alimentare, no alla demagogia di Giovanni Taliana*

segue da pag.

Lo dimostra il primo sì di Bruxelles all’etichetta sulla provenienza delle materie prime, risultato della forte pressione di Confindustria. È in Europa che si gioca la tutela di tutta la filiera agroalimentare, dall’agricoltura alla trasformazione, non a Roma. Di questo farebbe bene a occuparsi il ministro De Girolamo. L’industria alimentare italiana assorbe il 72% dei prodotti agricoli nazionali ma è strutturalmente obbligata a importare materie prime agricole a integrazione di una produzione nazionale insufficiente. Questo nel pieno rispetto della normativa europea. Siamo i primi a sostenere il potenziamento dei controlli, così estesi e penetranti da rendere sicuro il prodotto alimentare trasformato in Italia. Ma ogni strumentalizzazione o demagogia protezionistica rischia di diffondere messaggi ambigui e di pregiudicare l’intero settore agroalimentare, che è il secondo in Italia con 132 miliardi di fatturato, di cui 27 alla voce export. Il Veneto, con 4.900 imprese agroalimentari e oltre 35mila addetti, realizza l’11% di questo fatturato, pari a 14 miliardi. Nel primo semestre del 2013 le esportazioni venete di prodotti alimentari sono cresciute del 7,4% (Italia +6,7%). L’appello è ad evitare gli integralismi e a spostare l’attenzione sul futuro del made in Italy agroalimentare e sulle strategie per allargare i mercati. Non si può ridurre il tema a una lotta di confine. La contraffazione si combatte presidiando i mercati, promuovendo con più incisività i prodotti italiani di qualità, rafforzandone la reputazione negli altri paesi europei e nel mondo, sbocchi decisivi per tutta la filiera agroalimentare. Occupiamoci di come valorizzarne il potenziale, visto che altri paesi, come la Germania, esportano più di noi senza avere la nostra qualità e tradizione enogastronomica. Possiamo fare ancora meglio, valorizzando l’assoluta qualità del prodotto trasformato in Italia e spingendo sull’internazionalizzazione rafforzando le reti lunghe, stimolando i processi di aggregazione tra imprese. Sono le priorità su cui essere compatti e che ci auguriamo siano al centro del confronto con le forze politiche, anche in vista delle prossime elezioni europee. Siamo convinti che anche la Regione sia determinata in questa direzione, per rendere sempre più moderna e competitiva la filiera agroalimentare. *Presidente della Sezione alimentari di Confindustria Padova

CARTURA Svolta storica per il credito cooperativo

DA GENNAIO E’ NATA LA NUOVA BANCA ANNIA CON IL POLESINE

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La presentazione della nuova Bcc Annia

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al primo gennaio 2014 è nata la Banca di Credito Cooperativo “Annia”, dalla fusione delle Bcc di Cartura e del Polesine. E’ una delle prime dieci del Veneto, con con un volume di 1,3 miliardi di euro, 210 dipendenti, 90 milioni di patrimonio, operativo in 103 Comuni, da Padova a Ferrara, passando per il rodigino, con 31 sportelli e seimila soci, un bacino potenziale di 1,1 milione di residenti e 127 mila imprese. La “testa” della nuova Bcc Annia, che deve il nome all’antica strada romana che univa il territorio del Polesine con Padova, resta a Cartura con la direzione generale ma anche con i vertici, visto che alla presidenza è stato confermato Mario Sarti,

già per molti anni numero uno della Bcc di Cartura, e alla direzione Andrea Binello. Modificata invece la composizione del consiglio d’amministrazione con due degli otto componenti designati dalla Bcc del Polesine, Giovanni Piasentini (il presidente uscente) e Mauro Toso. Completano la squadra Alessandro Terrin, Alessandra Gruden, Francesco Bettella, Piero Baldisserotto e Antonio Rampin. Per fare posto ai rodigini si sono dimessi i padovani Roberto Faccio e di Giorgio Bellucco. Dall’assemblea di Rovigo il progetto di fusione ha raccolto 574 voti a favore e 5 contrari, a Padova 608 i favorevoli e due i contrari. Ora inizia la nuova fase di riorganizzazione della struttura. E.M.

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16 Sguardo al Conselvano Conselve A buon punto la costruzione della nuova comunità alloggio al Palù

Le “casette del cuore”

La costruzione dell’edificio che ospiterà la comunità alloggio

Alambicco Conselve lancia la gara di solidarietà di Emanuele Masiero

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opo sei mesi dall’avvio ufficiale dei lavori, la cooperativa sociale Alambicco di Conselve ha aperto le porte del cantiere che porterà alla nascita delle due nuove comunità alloggio per 20 persone con disabilità del territorio. L’evento è stato l’occasione per fare il punto sulle novità in programma e sulle iniziative realizzate in collaborazione con le realtà economiche e con le amministrazioni pubbliche locali. “Le due nuove strutture, che saranno operative entro giugno 2015, offriranno un’importante opportunità alle persone con disabilità del conselvano e consentiranno alle loro famiglie di vivere serenamente il

Agna

pensiero del “dopo di noi”: molti genitori anziani sentono una forte preoccupazione per il futuro dei loro figli non autosufficienti e chiedono risposte concrete” ha spiegato Graziella De Marchi, presidente di Alambicco. Pensiero condiviso dalla presidente di Anffas Conselve, Paola Baldo, che ha evidenziato come questo progetto sia la concretizzazione degli sforzi che sono in corso da decenni nel territorio per garantire una migliore qualità della vita agli utenti e alle loro famiglie. In questo periodo economico – ha aggiunto De Marchi - scegliere di investire nel futuro è un atto di fiducia e speranza, che abbiamo chiesto ai famigliari, ma

in generale al territorio e ai suoi cittadini, di condividere: da qui sono nate le partnership per la raccolta fondi, tra le quali l’iniziativa “Casette del Cuore”, giunta ormai alla terza edizione”. Le “Casette del Cuore” sono una collezione di calamite a forma di casa, realizzate a mano dagli utenti della cooperativa, il cui ricavato va a finanziare la costruzione delle comunità alloggio: ogni casetta ha un costo di 10 euro, grazie al quale è possibile finanziare la costruzione di 100 centimetri quadrati delle nuove strutture. Da quest’anno i punti di distribuzione saranno diffusi capillarmente nel territorio, grazie alla col-

“non so beo ma paro bon” al traguardo dei dieci anni

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’associazione socio-culturale “Non so beo, ma paro bon” di Agna ha tagliato il traguardo dei 10 anni di vita. E’ stata fondata il 21 dicembre 2003 l’associazione “Non so beo, ma paro bon” dai 6 soci fondatori Paolo Mazzuccato, Vignato Patrizia, Mignone Elisa, Barbierato Eddy, Mazzuccato Barbara e Piva

laborazione di circa 60 esercenti (il numero è in aumento) che ospitano all’interno dei loro punti vendita i box porta casette. Le autorità presenti, tra le quali il Sindaco di Conselve Antonio Ruzzon e i Sindaci di Arre Franco Casotto e di Bagnoli di Sopra Mario Rasi, hanno sottolineato il forte legame che lega Alambicco, definita da Ruzzon come un “fiore all’occhiello del territorio” e la comunità, con la quale interagisce da 30 anni, fornendo servizi alle persone svantaggiate ma anche posti di lavoro e opportunità di interscambio e socializzazione. L’incontro è stata anche l’occasione per illustrare un’altra opera in corso vo-

Gianluca. L’associazione e’ attiva nel mondo del volontariato, nello sport e nel sociale ad Agna. Ricordiamo il memorial Daniel Belloni di calcio a sette, che questa estate è stata la decima edizione. Il nome dell’associazione è nato da un’idea del primo presidente in carica Paolo Mazzuccato a significare che anche quello che non è bello esternamente, in realtà può avere del buono dentro. E proprio per questo il logo prescelto dall’associazione è una castagna, la cui bontà è all’interno del guscio. A gennaio prossimo ci sarà una cena

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luta dal Comune di Conselve, che sorgerà proprio a ridosso delle due nuove strutture della cooperativa sociale: si tratta del Parco Giochi Inclusivo, il cui progetto è stato curato da Enrico Lorenzin dell’Associazione Billi Integration onlus. Un’area pensata per sviluppare il concetto di inclusione e quindi offrire al territorio uno spazio in cui bambini con disabilità e normodotati possano giocare insieme senza limitazioni. Il progetto – del costo complessivo di 398.000 euro (180.000 dalla Fondazione Cassa di Risparmio, 45.000 dalla Regione del Veneto e i restanti dal Comune di Conselve) – sarà ultimato nella primavera del 2014.

sociale di festeggiamento per il decennale come conferma l’attuale presidente in carica Patrizia Vignato. “Faccio i migliori auguri a nome di tutta la nostra amministrazione - afferma Gianluca Piva assessore al sociale e volontariato e tra i fondatori dell’associazione stessa - al Non so beo, ma paro bon e li ringrazio di cuore per tutto cio’ che fanno per la nostra comunità. La porto nel cuore, essendo stata per me un’ottima palestra per il mio attuale ruolo di assessore al volontariato e sociale”. E.M.



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VIAGGIO IN

PROVINCIA PADOVA

Ascom padovana mobilitata Un fenomeno preoccupante, in costante aumento

“Tarocchi” invadono il mercato, sono pericolosi I commercianti denunciano: “la contraffazione è una piaga per noi ma anche per i cittadini” di Martina Celegato

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a contraffazione delle merci, e in particolare dei grandi marchi anche se non in via esclusiva, è senza dubbio una delle grandi piaghe del commercio contemporaneo che ha messo e continua a mettere a dura prova le aziende produttrici e i rivenditori ufficiali. Ma la contraffazione è una tematica che non mette solo in difficoltà il commercio ma anche la salute di chi acquista tali merci che possono essere dannose a causa dei materiali di bassa qualità e in alcuni casi addirittura nocivi. Vere e proprie mine alla salute in particolare di persone allergiche che possono avere reazioni improvvise e problematiche ma anche per persone che non hanno particolari allergie il cui organismo può reagire in maniera improvvisa e repentina. Per prevenire e contrastare direttamente queste conseguenze da non sottovalutare Ascom Confcommercio di Padova è scesa in piazza nell’ambito della manifestazione nazionale “Legalità, mi piace” proposta dall’associazione stessa a favore delle legalità e contro la contraffazione in tutte le sue forme. Davanti alla sede municipale di Padova di Palazzo Moroni, in contemporanea con il discorso del Presidente Carlo Sangalli a Roma, ha avuto luogo il flash mob dedicato alla salute in primo luogo e all’economia locale in seconda sede. Non bisogna infatti pensare che solo accessori o

indumenti siano oggetto di contraffazione che invece è cittadini e consumatori nonché le realtà produttive locali una tematica che coinvolge anche i prodotti alimentari, sempre più messe a dura prova dalla crisi. In tale occasioin particolare quelli della tradizione italiana, che vengono ne Zilio ha affermato come sia necessario combattere la realizzati con materie prime di scarsa qualità che rischiano contraffazione che in molti casi si lega a organizzazioni di compromettere i manufatti finali ma soprattutto le qua- criminali che mettendo a dura prova l’economia italiana. Una lotta che va combattuta soprattutto attraverso lità alimentari dei cibi. l’educazione dei consumatori alla Non sono così rari i casi in cui quedistinzione dei prodotti e al rifiuto di sti prodotti possono rivelarsi addirittu- Sono concreti altri che non rispondono a determinati ra tossici, mettendo a rischio la vita e seri i rischi requisiti. di chi li consuma senza conoscerne per la salute E’ importante sottolineare come le conseguenze. Al flash mob, in mo- derivanti da il triangolo della contraffazione in dalità streaming, hanno partecipato prodotti tossici Italia coinvolga direttamente Padova esponenti di categoria e della Camera di Commercio, nonché la Guardia di Finanza e la dermato- che con Prato e Milano è una delle zone in cui i prodotti “tarocchi” prendono vita e si diramano in tutta Italia. loga Anna Belloni Fortina. Ma quali sono, sulla base delle statistiche ufficiali, i Ma la manifestazione non è stato solo un momento di confronto fra varie realtà in quanto nell’ambito delle di- prodotti più contraffatti in Italia? Come ovvio le grandi scussioni il presidente di Ascom Padova, Fernando Zilio, ha eccellenze italiane con in primis ci sono i capi di abbipresentato il nuovo accordo realizzato dall’Associazione gliamento seguiti da prodotti alimentari (sia alimenti che con le forze dell’ordine che permetterà ai tecnici camera- bevande), occhiali e pelletteria per arrivare infine a scarpe li di effettuare controlli all’interno degli esercizi cittadini e calzature. Sebbene la consapevolezza verso i rischi insiti per garantire un maggiore controllo e monitoraggio dei in questi prodotti sia cresciuta notevolmente negli ultiprodotti che quotidianamente vengono messi in vendita. mi anni molti sono ancora i consumatori che acquistano Una vera e propria lotta alla contraffazione che at- prodotti a rischio, motivo che ha giustificato ancor di più traverso ispezioni accurate andrà a tutelare la salute dei la creazione della squadra anti-contraffazione padovana.

PROSCIUTTO BERICO-EUGANEO DOP MINACCIATO AGRICOlTORI AllA fRONTIERA

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ltre 150 allevatori e agricoltori padovani sono saliti al Passo del Brennero insieme a circa diecimila imprenditori provenienti da tutte le Regioni, anche con i loro trattori per difendere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane. “Nei due giorni di presidio - racconta Federico Miotto, presidente di Coldiretti Padova autobotti, camion frigo, container sono stati verificati dagli agricoltori e dagli allevatori per smascherare il “finto Made in Italy”, all’insaputa dei consumatori per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti. Uno scandalo che riguarda da vicino l’agricoltura padovana e un’eccellenza come il prosciutto marchio Berico – Euganeo Dop, minacciato proprio dai falsi d’oltre confine. IIl prosciutto nostrano è danneggia-

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A B La Grotta di Sale

to dai continui arrivi di cosce di maiale principalmente Germania, Olanda e Belgio. Si stimano oltre 40 milioni di pezzi ogni anno, pari a circa il quadruplo della produzione nazionale. E un prosciutto italiano su dieci viene prodotto in Veneto. Un dato che evidenzia la dipendenza della nostra industria di trasformazione da materia prima che proviene da fuori confine e che troppo spesso viene italianizzata. In Veneto gli arrivi si concentrano nelle province di Padova, Treviso e Verona. Per diventare prelibatezza, il suino italiano viene macellato a 160 kg, con un costo di allevamento ben superiore (circa il 20 per cento) a quello estero”. Il 27 per cento dei 170 tir, camion e container fermati e controllati trasportava prodotti alimentari stranieri destinati ad essere venduti come Made in Italy. M.C.

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Senza requisiti di sicurezza

occHio alle spine scattano i seQuestri

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irca 11.000 articoli tra cavi elettrici, prese multiple, adattatori, ferri da stiro, piastre per capelli privi delle certificazioni di sicurezza e del marchio dell’importatore sono stati sequestrati a Padova dalla polizia locale in alcuni punti vendita all’ingrosso della zona industriale, tra cui il ‘centro Ingrosso Cina’. L’attività di controllo e sequestro è avvenuta nell’ambito del progetto ‘Insieme contro la contraffazione’, sostenuto da Anci, ministero dello Sviluppo economico, polizia locale e Camera di Commercio di Padova. L’autorità giudiziaria ha delegato la polizia locale al sequestro dei prodotti potenzialmente pericolosi. Molti di questi non rispettavano le prescrizioni vigenti, quali ad esempio la mancanza del nome dell’importatore, del produttore o marchi e certificazioni. M.C.


Spazi Aperti 13 19 Servizi ambientali. Nel 2014 dopo il caos dell’anno precedente la tassazione dovrebbe cambiare ma continuerà a pesare

Dopo la Tares in arrivo Tuc e mini Imu Smaltimento rifiuti sempre più caro a causa delle imposizioni statali, adesso la maggiorazione cambierà nome

Solo nella Bassa Padovana la spedizione dei bollettini è costata 150 mila euro

di Emanuele Masiero

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n principio era la Tarsu che presto divenne Tia per poi diventare Tares, Trise, Tari e infine Tuc. Che al Governo manchi fantasia sul nome delle tasse proprio non si può dire. E così la tariffa rifiuti diventa sempre più caotica e cara per le tasche dei cittadini. Ad accorgersene sono proprio loro visto che in questi giorni siamo tutti chiamati a pagare la maggiorazione di 30 centesimi a metro quadro indispensabile per coprire i costi dei servizi indivisibili. Ovvero illuminazione pubblica, sicurezza, verde pubblico, manutenzione strade e chi più ne ha più ne metta. Perchè poi si chiamino servizi indivisibili resta un mistero, ma sta di fatto che anche Padova e provincia non sono esenti da questa sovrattassa. LA TARES. Quella che una volta si chiamava Tarsu o Tia, quest’anno ha preso il nome di Tares. A partire dall’1 gennaio 2013 in tutto il territorio nazionale per obbligo di legge è entrata in vigore sostituendo la vecchia tassa/tariffa sui rifiuti. Oltre al pagamento del servizio di gestione dei rifiuti, la Tares prevede una maggiorazione da versare direttamente allo Stato. La maggiorazione deve essere liquidata mediante il modello unico di pagamento (F24) oppure con il bollettino

di conto corrente postale unico nazionale intestato a “pagamento tares” reperibile negli uffici postali. La scadenza per il pagamento era fissata per il 16 dicembre come previsto per Legge. L’addizionale viene calcolata sulla base dei metri quadrati utilizzati per la tariffa rifiuti. Il calcolo viene effettuato su 365 giorni ed è riferito al 2013. Pertanto chi avesse chiuso o aperto il contratto rifiuti durante l’anno (per esempio per l’acquisto o la vendita di un immobile) dovrà procedere al calcolo esatto dell’importo da pagare. MAGGIORAZIONE. L’addizionale, ovvero una tassa della tassa, costerà ai cittadini della provincia di Padova circa 15 milioni di euro. Mica poco se pensiamo che rispetto all’anno scorso sono tutti soldi che vanno dritti nelle casse dello Stato in un momento di crisi profonda. Solo Padova vale 5.400.000 euro di maggiorazione, una cifra quasi identica a quella della bassa padovana da Piove di Sacco fino a Montagnana passando per Conselve, Monselice ed Este. INCERTEZZA TOTALE. Ci aspetta un 2014 a tutto Tares? Certo che no. Il Governo sta ancora navigando nell’incertezza, ma sono allo studio almeno 5-6 possibili

Dopo la Tares ci aspettano almeno cinque o sei varianti della nuova maggiorazione imposta sul servizio di raccolta dei rifiuti

varianti. Di certo, visto il suo fallimento, la Tares sarà sostituita: con buona probabilità sarà il turno del Tuc, il tributo unico comunale, nato per soppiantare anche l’Imu. L’unica cosa certa è che peserà di più per le tasche dei cittadini. Basti pensare che l’elaborazione dei dati e la spedizione a casa di 111.739 lettere, è costata solo ai cittadini della Bassa Padovana, 150.000 euro. Una cifra che inevitabilmente dovrà avere copertura. PASTICCIO MIN IMU. Intanto una nuova tegola si abbatte ad inizio anno su quasi la metà dei padovani proprietari di abitazioni, le prime case. Nonostante l’abolizione della seconda rata dell’Imu per le abitazioni principali numerosi cittadini, pur rientrando in questa categoria con i loro immobili, si troveranno costretti a

pagare la differenza tra l’aliquota base del 4 per mille e quella fissata dai Comuni che hanno deciso di aumentare il gettito. Non tutta però, circa la metà, perché il resto è coperto dallo Stato. Un bello smacco per tante famiglie che dovranno rimettere mano al portafoglio e saldare la “mini-Imu” entro gennaio. Sul piede di guerra anche i comuni “virtuosi” che hanno scelto di non aumentare le aliquote e ora avranno meno rispetto ai comuni “furbetti” che invece hanno scelto di aumentare l’Imu per avere maggiori entrate dallo Stato. Una strategia che però si è rivoltata contro i cittadini che ora dovranno pagare la differenza non riconosciuta dal Governo. Nella maggior parte dei casi si tratta di cifre modeste, inferiori ai 25-30 euro, ma è un nuovo balzello che proprio non ci voleva.

MUSEI PROvINCIAlI NASCE lA RETE

Villa Beatrice d’Este a Baone, nel cuore dei Colli Euganei

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usei come spazi vivi e da vivere a stretto contatto con la natura. Luoghi di scienza o di storia, ma anche di relax dove trascorrere qualche ora insieme alla famiglia, ai figli, agli amici alla scoperta di tante curiosità e delle bellezze di Padova e dei Colli Euganei. Nasce con quest’obiettivo la Rete dei Musei della Provincia di Padova, ossia dei musei che sono ospitati in immobili di proprietà della Provincia e gestiti direttamente dalla stessa o tramite convezione con soggetti terzi. La nuova iniziativa è finalizzata a rendere sempre più accessibile il patrimonio culturale e ambientale del territorio. Grazie alla collaborazione attivata dalla Provincia tra gli enti gestori (Esapolis, Cooperativa Terra di Mezzo, Ecofficina, Comune di Monselice e La Fucina delle Scienze) ci saranno agevolazioni e proposte per fare dei musei provinciali dei luoghi da vivere. “La nostra sfida come Provincia – ha spiegato la presidente Barbara Degani - è trasformare il museo in un posto vitale, accogliente, piacevole e capace di regalare emozioni. L’idea è quella di partire dai suoi contenuti invogliando i visitatori a vivere l’ambiente che circonda

i siti museali. È possibile coniugare un po’ di sano sapere a un bel picnic, a qualche escursione, passeggiata o a un bel giro in bici tra i vari percorsi ciclabili che abbiamo realizzato come ad esempio l’Anello dei Colli. Oppure si possono scoprire le mostre e le esposizioni attraverso eventi o altre iniziative organizzate nei musei. Sono potenzialità finora mai del tutto esplorate che intendiamo valorizzare”. I musei che fanno parte di questa rete sono cinque: Villa Beatrice di Baone, Museo Centanin di Monselice, Castello di San Martino a Cervarese Santa Croce, Cava Bomba di Cinto Euganeo ed Esapolis il Museo degli Insetti di Padova. “Come gestori di tre dei musei della Provincia accogliamo con entusiasmo la proposta di rafforzare la Rete dei Musei Provinciali – hanno commentato i rappresentanti delle Cooperative Terra di Mezzo ed Ecofficina - Incorniciati dal magico panorama dei Colli proponiamo attività didattiche e di divulgazione scientifica nel territorio finalizzate all’educazione delle giovani generazioni, alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, allo sviluppo della socialità”. E.M.

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20 Economia

Economia 15

Fondamentale la collaborazione con il mondo universitario Il gruppo Ethan mette in campo neo laureati per la ricerca a tutto campo

Innovazione e buone idee ricetta anti crisi “C

ome ribaltare la crisi a proprio favore”. Potrebbe benissimo essere stato questo il titolo del gruppo di interventi che i rappresentati della giovane holding veneta Gruppo Ethan hanno tenuto durante l’incontro di studio intitolato “Sviluppare nuove attività in tempi di crisi”. L’incontro è stato organizzato presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, con la collaborazione del Collegio Ingegneri di Padova e dell’Associazione Termotecnica Italiana. La storia e l’esempio di questa holding sono infatti decisamente controcorrente, ma i risultati ottenuti sono tali e tanti da indurla a divulgarli, per far riflettere su quello che potrebbe essere un modello per superare l’attuale crisi. “Innanzitutto abbiamo rivisitato il concetto di collaborazione con l’Università” dichiara il presidente del Gruppo, l’ing. Antonio Casotto. “Non la intendiamo come l’occasione per attingere dall’ateneo manodopera intellettuale a seconda dei bisogni, ma come una situazione di partnership da utilizzare per la crescita aziendale. In altre parole, in 13 anni di vita abbiamo ospitato almeno 15 fra laureandi e neolaureati e grazie ai loro studi abbiamo fatto sorgere 6 nuovi business del Gruppo con relative assun-

zioni.” L’ultimo nato grazie a questo approc- 5 milioni di operazioni all’anno. Ciò senza cio, Epton, si occupa di mobilità elettrica, ed nascondere che proprio a causa dell’estrema è sorto attraverso una tesi economica sullo ed inutile burocratizzazione presente in Itasviluppo della mobilità elettrica nel mon- lia, resta inevitabile quell’esodo verso nuovi do. Sempre nel campo dell’innovazione, il mercati cui anche noi stiamo guardando con Gruppo si sta attualmente dedicando alla estremo interesse”. Ultimo punto la struttuChlorella Protothecoides, microalga con cui ra del Gruppo. “Siamo una holding, e come depurare le acque, ricavare biodisel, e come tale ci si aspetterebbe che creassimo aziense non bastasse a bilancio zero di CO2. La de nei settori più disparati e slegati fra loro” ricerca è seguita dall’ing. Luca Vecchiato afferma Casotto. “La nostra holding, invedi Eco Management. “Va detto che tutto ce, è sorta per investire soltanto su settori questo” continua Casotto “non sarebbe accomunati da un denominatore comune: stato possibile senza la l’ambiente. Il nostro lungimiranza del Dipar- Tutte le occasioni range va quindi dai timento di Ingegneria di sviluppo offerte rifiuti (riciclaggio) al Chimica, in particolare del settore led, e dal fotovoltaico del suo direttore prof. ambientale agli scooter elettrici.” Alberto Bertucco oltre ed energetico In Gruppo ha infatti inche dei professori Fadividuato un filo comubrizio Bezzo ed Alberto Mirandola del Polo ne che si vede persino nella denominazione meccanico di Ingegneria Industriale. delle singole aziende. Non è un caso se i Un’altra novità di metodo è rappresen- nomi delle imprese iniziano tutti con la “E” tata dal rapporto con la burocrazia. “L’ab- di Energia-Ecologia. biamo affrontata di petto, quindi in uno dei Intanto, restando nel settore, salgono settori in cui è più intricata: quello dei rifiuti” a 54 le aziende Esco (Energy Service Comdichiara Mirko Muraro di Ecorex. “Lo abbia- pany) certificate in Italia, grazie all’entrata di mo chiamato Progetto Estar e lo abbiamo af- Ranzato Antonio srl, società di Campolongo fidato a due neolaureati da noi assunti. Ne è Maggiore (Venezia) specializzata in impiannato il software e il relativo portale cui sono tistica elettrica. L’ingresso è avvenuto attracollegate 30 mila aziende per complessivi verso la collaborazione di Eco-Management,

Gli imprenditori del gruppo Ethan, da sinistra Egidio Ricciardi, Antonio Casotto e Mirko Muraro, in sella agli scooter elettrici società di consulenza in campo energetico di Gruppo Ethan. La nuova Esco è la seconda certificata attraverso Eco-Management. Gruppo Ethan, holding veneta massicciamente presente a Grisignano di Zocco (Vicenza) e Monselice (Padova), si occupa di ecologia, energia e new economy. Le società Esco sono considerate determinanti per gli obiettivi che l’Italia deve raggiungere entro il 2020. Per questo motivo l’Uni, Ente

Nazionale Italiano di Unificazione, è stato indotto a varare una specifica norma (la UNI 11352) dedicata ai requisiti minimi che una società deve possedere per svolgere le attività previste dalla certificazione Esco. La neo certificata ha positivamente concluso l’iter di ottenimento della certificazione Esco, secondo la norma Uni CEI 11352:2010. La certificazione è stata rilasciata da IMQ, Istituto Italiano del Marchio di Qualità.

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16 Mondo Scuola

Mondo scuola 21

Formazione e lavoro Doppia iniziativa di Unindustria Padova per le scuole

Giovani industriali “ciceroni” in azienda

Oltre 250 ragazzi delle medie per l’orientamento Tredici aziende padovane aperte per gli studenti di Martina Celegato

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giovani industriali mobilitati per l’orienta- tari ed infine il 9,1% è in cerca di un’occumento scolastico. A Padova l’iniziativa, pazione (solitamente la prima occupazione che punta a diventare il punto di incontro stabile). I dati parlano quindi chiaro, il Nord fra il mondo della formazione e quello del Est e le sue piccole e medie industrie si conlavoro, ha coinvolto più di 250 tra alunni fermano come il traino per l’economia e il e genitori interessati alle tematiche e pre- punto in cui i giovani possono trovare la loro realizzazione. Proprio sentato alcuni dati in questo quadro si è relativi al nord est che La scelta andato ad inserire l’echiariscono l’importan- delcorso di studi vento di Confindustria za di effettuare una superiore è che mira a rendere scelta accurata della unmomento da formazione superiore non sottovalutare consapevoli i giovani e le loro famiglie del ruoper poi entrare senza lo strategico della formazione superiore che problemi nel mondo del lavoro. Nel Nord Est infatti a 4 anni dal diplo- può transitare nella giusta direzione verso il ma ben il 54,6% dei giovani lavora, con mondo della formazione universitaria o del occupazioni stabili e contratti qualificati, a lavoro. Una scelta dunque strategica verso differenza del resto dell’Italia dove l’occu- la quale però non viene ancora posta suffipazione giovanile arriva al 45,7%, mentre ciente attenzione come confermano i dati il 32,1% è impegnato negli studi universi- presentati da AlmaDiploma fra i quali spicca

Un momento dell’Orientagiovani per i ragazzi delle medie il 44% dei neodiplomati che dichiarano al termine del percorso scolastico di aver fatto la scelta sbagliata e non aver cambiato in tempo l’indirizzo di studi. L’evento padovano era intitolato “Cosa farà domani?... Coltivando un sogno” e come tutti gli eventi promossi da Confindustria Giovani si è dimostrato un ottimo strumento per comprendere il mondo del lavoro e i requisiti fondamentali per affrontarlo ed entrare a farne parte attraverso un percorso ben ponderato sulle proprie possibilità e propensioni. La giornata si è strutturata sulla base di diversi interventi con l’apertura del vice presidente dei Giovani di Confindustria Padova Massimo Arcolin e il vice presidente della Camera di Commercio Sergio Gelain a cui ha seguito il confronto, condotto da Alessandra Mercanzin, intitolato “I giovani

e le scelte” con Santo Romano commissa- ta edizione di “Industriamoci – Open Day rio straordinario all’Istruzione, formazione PMI” un evento che quest’anno ha coinvole lavoro della Regione Veneto, Gianluca to 13 aziende padovane attraverso le visite Toschi ricercatore della Fondazione Nord da parte degli studenti agli stabilimenti Est, Renzo Paolo Vedova Ufficio Scolastico dove hanno potuto conoscere da vicino i Territoriale Padova, Anna Viel dei Giovani procedimenti industriali e produttivi. Nel di Confindustria Padova, dettaglio le realtà Angelo Boccato psicolo- Il mondo coinvolte sono state go del lavoro. A conclu- della produzione Berto’s (Tribano), Criocabin (Teolo), dere l’evento è arrivato ha voluto offrire Diana (Torreglia), l’infotainment con Fred agli studenti Dalla Rosa e Silvia Mar- numerose notizie Idrobase (Borgoricco), Lundbeck Phartin impegnati in “Cosa farà da grande?”. A tutti i partecipanti è maceuticals Italy (Padova), Mafin (Galliera andata la guida “It’s your life”, pensata Veneta), Mediagraf (Noventa Padovana), appositamente per studenti delle scuole Parker Hannifin Manifacturing (Sant’Angelo di Piove), Pettenon Cosmetics (San Martino medie e genitori. Ma l’impegno di Confidustria con le di Lupari), Plastic Nord (Padova), Prefabbriscuole non si è concluso con la giornata di cati Zanon (Cittadella), Studioverde (Curtaorientamento. Padova ha ospistato la quar- rolo), Uniflair (Conselve).


22 Cultura veneta

Cultura provinciale 17

Astronomia Osservatorio e Università coinvolti nel progetto europeo per la mappatura dello spazio

Gaia, il satellite parla padovano

turismo

Farà il censimento di un miliardo di stelle e altri corpi celesti rivoluzionando le conoscenze

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’è un bel pezzo di Padova nella la missione astronomica Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea. Non a caso lo spettacolare lancio del satellite dalla rampa della base europea di Kourou, in Guiana Francese è stato seguito in diretta anche dai ricercatori della nostra città. Gaia è uno dei progetti più importanti per l’astronomia: la sfida è realizzare una mappa tridimensionale della Galassia, facendo un censimento accurato di più di un miliardo di singoli oggetti.Oltre alle distanze e ai moti propri di un miliardo di oggetti brillanti in Cielo, Gaia determinerà anche i parametri astrofisici di stelle quali luminosità, temperatura, gravità superficiale e composizione chimica, e di galassie quali il tasso di formazione stellare, e l’arrossamento. Inoltre identificherà circa 500mila quasar che saranno fondamentali per determinare un buon sistema di riferimento astrometrico. L’ Osservatorio Astronomico di Padova ha lavorato per la missione fin dalla sua progettazione, contribuendo alla stesura dei ”casi” scientifici attraverso i quali si sono potute determinare le caratteristiche degli

eventi e mostre

strumenti a bordo del satellite. “La comunità europea progetta da quasi 20 anni questa missione spaziale - spiega Antonella Vallenari dell’Osservatorio Astronomico di Padova nonché vice responsabile europeo del Consorzio Gaia- che rivoluzionerà quasi ogni campo dell’astronomia moderna, fornendo il primo film in 3D della nostra Galassia. Questo progetto è interamente Europeo e conferma la leadership Europea nel settore da un punto di vista scientifico, ma anche tecnologico, dato che spinge al limite le capacità delle industrie coinvolte. Resta da sottolineare il contributo fondamentale Italiano al progetto che svolge un ruolo chiave sotto molti aspetti. L’Osservatorio di Padova è coinvolto nel progetto Gaia ai più alti livelli fin dalla prima proposta di questa straordinaria missione, dalla definizione dei suoi obbiettivi scentifici fino al difficile processo di analisi dei dati che include anche la caratterizzazione del grande numero di supernove che Gaia scoprirà, responsabilità del gruppo del Direttore Massimo Turatto. E’ doveroso evidenziare che nell’arco di quasi due decenni, lo sviluppo del progetto è staa cura di Laura Organte

CONCORSO SULLE TIPICITÀ L’Istituto Alberghiero Pietro D’Abano festeggia i suoi 75 anni con un concorso letterario, dedicato, naturalmente, al variegato mondo del cibo e della cultura enogastronomica con particolare riguardo ai prodotti tipici veneti, nonché le tradizioni legate al piacere della tavola. Del resto il nostro territorio è ricco di prodotti d’eccellenza e gli spunti non mancano. Non ci sono limiti d’età, l’unico requisito per chi vuole partecipare è quello di risiedere in Veneto. Le opere dovranno essere consegnate tra il 15 e il 30 gennaio via e-mail all’indirizzo: presidenza@istitutoalberghieroabano.it, o consegnandole direttamente all’ufficio di segreteria dell’Istituto.

I “CODICI TRASCENDENTALI” La mostra personale di Tobia Ravà “Codici trascendentali”, allestita al Centro culturale Altinate San Gaetano, è un affascinante viaggio alla scoperta dei significati nascosti della realtà, attraverso una lettura a vari livelli delle parole e delle immagini. L’esposizione, organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Padova e curata da Maria Luisa Trevisan e Sirio Luginbühl , in marzo-aprile sarà poi visibile a Tel Aviv e in maggio-giugno a Roma negli spazi della Ermanno Tedeschi Gallery. La mostra dà conto della ricerca inerente le correnti mistiche della cultura ebraica.

LE SCULTURE DI TONI BONI La mostra “Toni Boni, un padovano nell’arte del Novecento”, di scena a Palazzo Zuckermann fino al 24 gennaio 2014, è un omaggio all’artista che riunisce una selezione di opere realizzate tra gli anni Trenta e Settanta del secolo scorso, tutte provenienti dalla collezione Rinaldi-Tonello. Sculture in marmo, terracotta e bronzo, graffiti su marmo e disegni in cui emerge la centralità della figura umana.

Il Prato della Valle a Padova

“Padova sei tu” emozioni social

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La messa a punto del satellite prima del suo lancio ta una fomidabile occasione di formazione scientifica per i nostri giovani ricercatori. E’ anche grazie al loro talento ed entusiasmo che la partecipazione Italiana si è mantenuta ai più alti livelli”. “Gaia misurerà le distanze di un miliardo di stelle con precisione geometrica, - aggiunge Giampaolo Piotto, vice direttore del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Padova - usando un concetto simile a quello usato dai geometri

che misurano le distanze o le misure dei terreni. Si tratta di un progetto che tocca alle fondamenta le basi delle nostre conoscenze astronomiche, ma con misure dallo spazio. Un progetto rivoluzionario anche perchè distanze precise significa età precise. Non sarei sorpreso che fra dieci anni molte delle nostre conoscenze, incluso dimensioni e età dell’Universo siano significativamente cambiate, grazie al contributo di Gaia”.

l via tre nuovi progetti per la promozione turistica di Padova, protagonista il pubblico attraverso i social network: “Padova sei tu”, “Sei social vieni a Padova” e “Loving Padova”. Il primo ha preso il via a novembre e prevede la gestione dei profili ufficiali di Discover Padova su Facebook, Twitter e Google+, da parte di amanti e appassionati della città, “Sei social vieni a Padova” si rivolge ai blogger e un concorso fotografico. “Padova sei tu” sono 12 i candidati che hanno passato le selezioni e che per 4 giorni ciascuno, fino a febbraio, scriveranno, “posteranno” e animeranno i social network di Padova. “Sei social vieni a Padova” si rivolge invece ai blogger. Saranno loro a raccontare e descrivere il loro viaggio alla scoperta di Padova, degli angoli più sorprendenti e dei monumenti più interessanti condividendo in tempo reale le emozioni e gli scatti.

L’inviato della Stampa al Due Palazzi Ha ripercorso il dramma del sequestro

“Non odio i miei carcerieri” Quirico incontra i detenuti L ’inviato de La Stampa Domenico Quirico ha incontrato circa 150 tra detenuti e operatori coinvolti nelle lavorazioni carcerarie promosse da Officina Giotto. L’incontro si è tenuto nel capannone della casa di reclusione Due Palazzi di Padova che normalmente ospita l’assemblaggio delle biciclette Esperia. Così, tra torni e postazioni di montaggio, il 62enne giornalista torinese si è confrontato vis-a-vis con i detenuti. Una conversazione drammatica, essenziale, che ha sorvolato sugli aspetti più conosciuti dei 152 giorni di prigionia trascorsi in Siria e si è concentrata subito su questioni di fondo, sui punti che accomunano lui e il suo non abituale uditorio. La mancanza di libertà, ad esempio, il tempo che non scorre mai. “Per 152 giorni ho dovuto riempire, guadagnare ogni ora, ogni minuto, ogni secondo perché i miei carcerieri mi lasciavano a far nulla in una stanzetta vuota. Aprivano la porta ogni tanto per gettarmi qualcosa da mangiare, ma tu non sapevi mai se era per quello, se era per portarti fuori a giustiziarti o per trasferirti in un posto ancora peggiore”. L’unico conforto è la vicinanza del belga Pierre Piccinin. “Se non ci fosse stato lui sarei diventato folle. Ci siamo raccontati la nostra vita, le speranze, i progetti, le

Il giornalista stringe la mano ad un detenuto a Padova letture”. “I veri ostaggi, i veri prigionieri”, ha ripetuto più volte Quirico, “non siamo stati noi, ma le nostre famiglie. Io sono colpevole di averli fatti soffrire, per la vanità di scrivere 120 righe sul mio giornale, di essermi cacciato in una situazione pericolosa per cui loro hanno dovuto soffrire inutilmente”. Quando gli riuscì, per un insperato gesto di bontà umana di un custode, di comunicare con la famiglia, la figlia minore gli chiese “Papà quando tornerai?”. “Non lo so”, fu la risposta, “ma ho la certezza di tornare, per venirvi a chiedere perdono per questo

dolore che vi ho imposto”. “La tua carcerazione è stata molto peggiore della nostra”, reagisce un detenuto. “Tu non eri responsabile di nessun reato. E poi la tua vita era in gioco ogni momento”. “È vero, non avevo fatto nulla a loro”, ammette Quirico. “Quando mi hanno liberato il loro capo mi ha detto “Tu te ne torni a casa tua, noi invece restiamo qui in mezzo alle bombe, i veri prigionieri siamo noi”. Ecco perché tra me e quegli uomini non può esserci odio. Sono così cattivi perché devono sopravvivere, perché in quel paese se non fai così sei costretto a perire”.


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Capodanno Epifania Festa del Tricolore Giorno della Memoria Patti Lateranensi San Valentino Giovedì Grasso Carnevale Martedì Grasso Festa San Giuseppe Ora legale

13 apr 20 apr 21 apr 25 apr 1 mag 9 mag 11 mag 2 giu 8 giu 9 giu 15 ago 26 ott 1 nov 2 nov 4 nov 30 nov 7 dic 8 dic 14 dic 21 dic 25 dic 26 dic 31 dic

Le Palme Pasqua Lunedì dell’angelo Anniversario della liberazione Festa dei Lavoratori Giorno Europer Festa della mamma Festa della Repubblica Pentecoste Lunedì di Pentecoste Ferragosto Ora d’inverno Ognissanti Giorno dei Morti Giorno dell’unità Nazionale Primo Avvento Secondo Avvento Immacolata Concezione Terzo Avvento Quarto Avvento Natale Santo Stefano San Silvestro

1994 - 2014


10 24

IL VENETO

in PRIMO PIANO

Sanità Inchiesta sul fine vita

Sedazione palliativa o eutanasia mascherata?

Ridurre il dolore del paziente nei suoi ultimi giorni di vita è una questione umana, prima che etica. Tuttavia la sedazione palliativa, a volte, viene percepita come una forma di eutanasia: un modo di troncare la sofferenza insieme alla vita dell’ammalato di Alessandro Abbadir

F

ine vita, un tema che fa paura, difficile da trattare e che pone problemi etici e medici importantissimi. Quello che intendiamo affrontare con questo numero della Piazza è il problema dell’utilizzo sempre più diffuso nel caso dei malati terminali, delle cure palliative e della fase conclusiva delle cure, la sedazione terminale palliativa. Va sgombrato subito il campo da un equivoco, la sedazione terminale palliativa non è eutanasia (che invece è un’azione che porta con mezzi specifici direttamente e volutamente la morte del paziente). Per sedazione terminale palliativa si intende: “la riduzione intenzionale della vigilanza con mezzi farmacologici, fino alla perdita di coscienza, allo scopo di ridurre o abolire la percezione di un sintomo, altrimenti intollerabile per il paziente, nonostante siano stati messi in opera i mezzi più adeguati per il controllo del sintomo, che risulta, quindi, refrattario”. Sono 100 mila i malati (prevalentemente oncologici) presi in carico ogni anno dal servizio di cure palliative in Italia. I dati più recenti riportano un ricorso alla sedazione terminale negli ultimi giorni di vita in percentuali che arrivano fino anche all’88% dei casi per i differenti setting assistenziali (ad es. ospedale, hospice, assistenza domiciliare). In Veneto le persone in carico alle cure palliative sono circa 7-8 mila ogni anno. A spiegare queste difficili questioni è il dottor Giovanni Poles medico specialista in Oncologia nell’area Cure Palliative al Policlinico San Marco a Mestre, e autore di numerose pubblicazioni sull’argomento. “Nelle fasi

terminali della vita - spiega il dottor Poles - si avverte la necessità di dover difendere la dignità della persona da un tecnicismo spesso immotivato ed eccessivo. Del resto il problema a volte si pone in senso opposto, rischiando di ricadere nel quasi totale astensionismo terapeutico. Non sempre è chiaro come ci si deve comportare nei confronti di trattamenti “vitali” come la nutrizione e l’idratazione artificiali. Di analoga difficoltà può spesso risultare la valutazione se fare trasfusioni su un ammalato con una prospettiva di vita limitata. Per tentare una risposta a tali interrogativi, si deve cercare di capire quali sono i criteri che possono permettere al medico di inquadrare un trattamento come accanimento terapeutico o, all’opposto, come astensionismo e, al limite, come eutanasia”. Il dottor Poles studioso da anni del problema va nello specifico. “L’accanimento terapeutico - spiega- viene definito dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) come “un trattamento di documentata inefficacia in relazione all’obbiettivo, a cui si aggiunga la presenza di un rischio elevato o una particolare gravosità per il paziente con un’ulteriore sofferenza, in cui l’eccezionalità dei mezzi adoperati è chiaramente sproporzionata agli obiettivi della condizione specifica. A volte però non è chiaro se anche per quanto riguarda alimentazione e idratazione artificiali si possa parlare di trattamenti sproporzionati (in questo caso si potrebbe talora giustificarne la sospensione)”. Poles poi affronta il tema della sedazione palliativa terminale “In questi

casi come medici ci troviamo – spiega - nella necessità di sedare un malato in fase terminale quando siamo di fronte a sintomi non altrimenti controllabili. In altre parole la sedazione terminale è indicata per quei sintomi che incidono pesantemente sulla qualità di vita del paziente e che rispondono solamente al trattamento sedativo. La sedazione può essere reversibile e spesso viene utilizzata per ridurre i disturbi respiratori, quando il dolore stesso e altri sintomi non sono controllabili con le usuali terapie”. Poles poi vuol chiarire un aspetto importante. Da recenti dati scientifici risulta che l’intervento della sedazione terminale è pari in media a 2.8 giorni (media ponderata). La sopravvivenza di pazienti sedati in fase terminale non differirebbe da questi dati da quella dei pazienti non sedati. “La sedazione palliativa – spiega Poles - non ha la finalità di abbreviare la vita del paziente, pertanto non ha nulla che vedere con l’eutanasia ma deve essere gestita in modo attento e competente da parte del personale medico e infermieristico. Oltre all’esperienza, emergono altri due aspetti importanti dell’agire medico che difficilmente possono essere inquadrati nell’ambito di una norma: basi etiche solide, equidistanti da eutanasia ed accanimento terapeutico ed il fatto che ogni intervento deve essere valutato nella date circostanze”. Problemi importanti arrivano spesso nella gestione di questa delicatissima fase, nei reparti di ospedale piuttosto che negli hospice o nelle cure palliative a domicilio dove il personale è invece estremamente preparato.

focus

la scelta

il processo decisionale

U

n aspetto etico di capitale importanza riguarda l’individuazione del “chi decide” l’inizio della sedazione terminale palliativa. Il percorso decisionale deve rispettare criteri etici internazionalmente riconosciuti e differenziati in base alla capacità mentale del malato. In particolare, se il malato è mentalmente capace al momento in cui insorge l’indicazione per compiere la sedazione, vale il criterio del consenso informato. In generale non si raccomanda né l’adozione di un modulo di consenso specifico né l’apposizione della firma del malato; si ritiene sufficiente una registrazione del consenso verbalmente espresso in cartella clinica da parte dei curanti. Nel limite del possibile è opportuno invitare il malato ad informare i suoi familiari delle decisioni prese, in modo da facilitarne l’accettazione e ridurre l’impatto emotivo. Se, invece, il malato non è mentalmente capace o non vuole partecipare alle decisioni, valgono, sul piano etico, le direttive o dichiarazioni anticipate. In assenza di tali disposizioni anticipate, la decisione può essere assunta dai sanitari curanti ricorrendo al giudizio sostitutivo, basato sulle volontà e i desideri espressi in precedenza dal malato ai suoi cari o all’équipe curante. In caso di malato mentalmente incapace di cui non è possibile ricostruire volontà o orientamenti pregressi, o in caso di situazioni d’emergenza (in cui non sia possibile né ottenere il consenso informato o direttive anticipate né formulare un giudizio sostitutivo), i sanitari devono ricorrere al criterio del migliore interesse del malato, procedura decisionale che si fonda sul bilancio fra i benefici attesi e gli oneri previsti del trattamento terapeutico A.A.

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Il Veneto in primo piano 11 25 Fine vita Strutture specializzate nelle cure dei malati terminali

Hospice, un aiuto alle famiglie

L’8O% dei ricoverati in queste strutture soffre di una malattia oncologica terminale, ma ci sono anche malati di Aids e Sla di Alessandro Abbadir

H

ospice, delle strutture sempre più diffuse in Veneto per affrontare il tema delicatissimo della cura de malati terminali cioè alla fine della vita. In Italia, ogni anno circa un milione di persone si trovano a dover gestire una situazione estremamente difficile a causa di una prognosi infausta. Per andare incontro ai malati, ai famigliari e alle loro difficoltà sono nati gli hospice, strutture dedicate proprio a questo scopo. L’8O % dei ricoverati in queste strutture soffre di una malattia oncologica terminale, ma sono strutture aperte a tutti coloro che, in fin di vita, necessaria di un’assistenza, dai malati di Aids a quelli con malattie neurologiche a evoluzione progressiva, come la sclerosi laterale amiotrofica

(Sla). Come funzionano queste strutture? Non essendoci direttive nazionali, il funzionamento è variabile. In linea generale gli hospice si occupano di assistere i malati con un’aspettativa di vita breve, di pochi giorni o poche settimane. L’obiettivo di queste strutture è quello di migliorare la qualità di vita fino alla fine, agendo a più livelli. Si interviene sul piano fisico, prescrivendo trattamenti farmacologici o di altro tipo, come massaggi rilassanti, tecniche di respirazione, che controllino i diversi sintomi. Esistono hospice convenzionati con il servizio sanitario nazionale che a pagamento. Nel primo caso, la famiglia non deve sostenere costi. Il vitto e l’alloggio sono gratuiti, anche per un famigliare. La

la mappa

S

persona che assiste il malato, ha diritto ai principali, alla biancheria per il letto e al bagno. C’è la possibilità di portare da casa oggetti e anche piccoli mobili, che possano servire a far stare meglio la persona. Nell’hospice non ci sono orari di visita. L’obiettivo è aiutare il malato e i suoi famigliari a vivere al meglio la situazione. Si lascia massima libertà anche in questo campo: parenti e amici possono far visita alla persona quando vogliono e senza limiti di tempo. In quasi tutte le strutture c’è la possibilità di trascorrere la notte con il proprio caro: in ogni camera c’è un secondo letto, che può essere usato dai famigliari. L’idea è permettere al paziente di avere un parente accanto 24 ore su 24. Gli hospice

dovrebbero rappresentare la soluzione ultima, da adottare quando l’assistenza domiciliare non è fattibile per mancanza di fondi, per difficoltà della famiglia o perché il malato è solo. Invece oggi solo chi è in un hospice riceve l’assistenza e il supporto di cui ha bisogno. In Italia, e anche in Veneto sotto diversi aspetti insomma sembra mancare diffusamente la cultura dell’assistenza al malato terminale.

dove sono le strutture a padova, venezia e rovigo

ono 20 in tutto il Veneto gli Hospice attivi e collegati alle Ulss di riferimento. La provincia che ne vede di più sul suo territorio è quella di Padova con 5 strutture, 4 sono in provincia di Venezia, 3 a Vicenza e 3 a Verona, 2 a Treviso, 2 a Belluno e infine una a Rovigo. Per le province in cui esce il nostro giornale e cioè Padova, Rovigo e Venezia, andiamo nel dettaglio. In provincia di Padova ci sono: l’ Hospice “Il Melograno” Centro Residenziale di cure palliative presso la Rsa “Anna Moretti Bonora” a Camposampiero. C’è poi l’Hospice di Montagnana. A Padova centro, l’Hospice “Casa S. Chiara” all’ Istituto Suore Terziarie, il

“Centro Cura e Sollievo Paolo VI” alla Fondazione Opera Immacolata Concezione e per i bambini il “Centro regionale terapia antalgica e cure palliative pediatriche “Casa del Bambino” al dipartimento di pediatria dell’Ulss 16. A Rovigo l’Hospice “Casa del Vento Rosa” nucleo cure palliative a Lendirara. In provincia di Venezia, l’Hospice Casa Residenziale “Pia Opera Francescon” a Portogruaro e l’ Hospice Iris all’Ipab di San Donà”. C’è poi l’Hospice “Casa San Giovanni di Dio” all’Ospedale Fatebenefratelli a Venezia centro storico. Infine il centro Nazareth alla Fondazione Opera S.Maria della Carità padiglione Roncalli a Mestre.


14 Il Veneto in primo piano 26 La normativa sulla sedazione palliativa Parla Elisabetta De Sepits, avvocato, docente di Biodiritto

“Il rischio? Dosi troppo elevate di narcotici” La sedazione palliativa è regolata dalla legge n. 38 del 2010, che prevede l’assistenza domiciliare palliativa anche per i minori di Alessandro Abbadir

S

ulla questione abbiamo sentito per chiarirne i contorni legali della questione anche l’opinione di Elisabetta De Sepits, avvocato di Padova docente di Biodiritto, patrocinante in Cassazione, e autrice del libro “Eutanasia, tra bioetica e diritto”. “Curare non significa solo guarire, ma anche alleviare le sofferenze spiega l’avvocato De Septis - la medicina palliativa vede ancora la possibilità di curare, nel senso di prendersi cura del malato, anche nei pazienti che presentano stati clinici ormai irreversibili. Le cure palliative consistono nella somministrazione di farmaci capaci di lenire i dolori intollerabili dei malati terminali. L’assistenza prende in considerazione il malato nella sua completezza, con particolare attenzione alle sue necessità oltre che fisiche, psicologiche ed emotive, e coinvolge il suo nucleo familiare. La famiglia viene adeguatamente assistita e psicologicamente sostenuta per essere messa in grado di affrontare con il proprio congiunto l’iter completo della malattia, anche nella fase finale della vita. La materia è regolata dalla legge n. 38 del 2010 (“Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”), la quale configura l’accesso alle cure palliative

come “diritto del cittadino”, prevedendo per i minori, per prima, a livello mondiale , il diritto di essere assistiti a domicilio”. L’avvocato De Septis va nel dettaglio della legge. ”Le norme prescrivono - spiega De Septis - che le strutture sanitarie che erogano cure palliative debbano assicurare un programma di cura personalizzata per il paziente e per la sua famiglia, nel rispetto di alcuni principi fondamentali quali la tutela della dignità e dell’autonomia del malato, senza alcuna discriminazione, la tutela e promozione della qualità della vita fino al suo termine, l’adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia”. Ma c’è differenza dall’eutanasia. “Alla somministrazione delle cure palliative - continua l’avvocato - si contrappone l’aiuto farmacologico a morire che si inquadra nell’eutanasia, praticata con iniezione letale in Olanda, Belgio e Lussemburgo, dove da alcuni anni è stata legalizzata. Si tratta di fattispecie totalmente diverse. L’eutanasia fornisce un “aiuto a morire”, mentre al contrario le cure palliative rappresentano un “aiuto nel morire”. Le cure palliative non sono finalizzate alla morte del paziente, bensì ad esaudire la sua legittima richiesta di essere posto in

L’Avvocato Elisabetta de Septis condizione di sopportare i dolori causati dalla malattia e sono per questo riconosciute come doverose. L’eutanasia invece presuppone l’intenzione di provocare la morte del malato e, pur in mancanza di una definizione e di una disciplina specifica, nell’ordinamento giuridico italiano é configurata come reato, essendo riconducibile ad un delitto contro la vita”. L’avvocato fa anche una riflessione sociologica e di tipo penale. “In tempi nei quali il malato viene percepito sempre più come un costo che grava sulle limitate risorse della sanità pubblica - spiega - si teme che dietro cure palliative non correttamente somministrate, possano insinuarsi forme mascherate di eutanasia. Alle cure palliative può conseguire infatti l’accelerazione della fine del paziente. Nell’ipotesi in cui la cura sia proporzionata al dolore, l’eventuale anticipa-

zione della morte non è imputabile al medico che abbia somministrato le terapie antalgiche nel pieno rispetto di tutte le regole di cautela. Diversamente, qualora il medico, somministrando cure palliative con farmaci o inadeguati o in dosi non proporzionate, si assuma il rischio dell’accelerazione della fine del paziente, la sua condotta è commissiva e causale dell’evento morte. La colpevolezza assume, in tal caso, i caratteri del “dolo eventuale” ed il medico è imputabile di omicidio. Le cure palliative correttamente somministrate rappresentano invece l’alternativa all’eutanasia, in quanto umanizzano il processo del morire, assicurando al malato, considerato come una persona e non come un inutile peso, una morte dignitosa perché assistita e senza sofferenze”.

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el campo bioetico le opinioni sulla questione fine vita sono differenziate. L’ ”Associazione Luca Coscioni” anche in Veneto insieme ai radicali si batte anche per l’interruzione delle terapie che come posizione va oltre l’utilizzo e il sostegno alla sedazione terminale. “Al contrario dell’eutanasia – spiega in una nota l’associazione - la sospensione delle cure o l’interruzione delle terapie (cosiddetta “eutanasia passiva”) costituisce un diritto inviolabile in base all’articolo 32 della Costituzione italiana in base al quale: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Principio affermato, tra l’altro, dalla sentenza con la quale il Tribunale di Roma ha prosciolto Mario Riccio, il medico che ha praticato a Welby la sedazione terminale. Tuttavia in Italia viene disatteso anche questo principio che conduce al fenomeno dell’eutanasia clandestina. In quest’ottica la battaglia radicale di Piergiorgio Welby ha incarnato la semplice applicazione del diritto di ogni malato a non essere sottoposto a terapie mediche contro la propria volontà. Altri casi dimostrano che nel nostro paese questo diritto viene spesso disatteso, anche in relazione agli anatemi integralisti lanciati quotidianamente dalle gerarchie vaticane”. Diversa l’opinione del mondo cattolico che con padre Ermanno Barucco dello Studio Generale Marcianum di Venezia, puntualizza le posizioni della chiesa sull’argomento. “Dal punto di vista etico - spiega Barruco - la sedazione palliativa è legittima e doverosa, e non va identificata, sul piano delle

intenzioni o dei mezzi usati, con un atto di eutanasia, che presuppone la deliberata finalità di accorciare e interrompere la vita per eliminare la sofferenza ad esempio con dosi eccessive di morfina senza motivi proporzionati”. “L’insegnamento della Chiesa cattolica – già espresso da Pio XII nel 1957 e confermato da Giovanni Paolo II nel 1997- spiega Barruco - afferma che è lecito sopprimere il dolore con narcotici, pur con la conseguenza non voluta di limitare la coscienza e di abbreviare la vita, se non esistono altri mezzi: in questo caso, infatti, la morte non è voluta o ricercata, nonostante che per motivi ragionevoli se ne corra il rischio, semplicemente si vuole lenire il dolore in maniera efficace (Evangelium vitae 65). Viene applicato il principio del duplice effetto: il fine oggettivo dell’azione e l’intenzione dell’agente è solo di lenire il dolore; l’effetto non voluto è di abbreviare di poco la vita. Ma la grande differenza rispetto all’eutanasia è che non si ottiene il primo effetto per mezzo del secondo, che rimane fuori dall’intenzione e non è direttamente provocato dai mezzi impiegati, ma dalla malattia che reA.A. sta la causa della morte”.


Il Veneto in primo piano 13 27 Molte le novità normative

Aria di votazioni: 345 sindaci a rinnovo Meno consiglieri, meno assessori e soprattutto meno minoranza. E se il comune non raggiunge i mille abitanti: solo il sindaco!

Rappresentanza di genere

doppia preferenza e giunte paritarie

di Germana Urbani

Q

uello che inizia è un anno che potremmo definire straordinario dal punto di vista elettorale. Primo perché a primavera i veneti saranno chiamati alle urne per eleggere i propri rappresentanti in Europa ma anche perché si dovranno rinnovare ben 345 sindaci e relativi consigli comunali. Il dato più significativo, però, è che da questa tornata di amministrative i consigli comunali avranno profili e numeri molto diversi da quelli che abbiamo conosciuto sino ad oggi. Le elezioni amministrative impegneranno tutte le province con numeri considerevoli di comuni al voto ma l’unico comune capoluogo che va al rinnovo è Padova. Altri 60 i municipi da rinnovare nel resto della provincia, ben cinque quelli con popolazione al di sopra dei 15mila abitanti che potranno eleggere il primo cittadino col doppio turno: Cadoneghe, Monselice, Padova, Rubano, Selvazzano Dentro. Nel vicentino saranno 88 le amministrazioni da rinnovare. Anche qui sono cinque i comuni al di sopra dei 15mila abitanti che eleggeranno il primo cittadino quasi sicuramente al secondo turno. Sono Basano del Grappa, Schio, Valdagno, Arzignano e Montecchio. In provincia di Verona, invece, i comuni al voto saranno 52, quattro quelli al di sopra dei 15mila abitanti: Legnago, San Bonifacio, Negrar e Pescantina. Belluno, invece, rinnoverà le amministrazioni di 38 comuni, quasi tutti sotto i 5mila abitanti, mentre Rovigo ne rinnoverà 34 ma solo tre di medie dimensioni e comunque sotto i 15mila. Nel veneziano si voterà per il sindaco solo in 15 comuni, in tre di questi, Spinea, Scorzè e Noale, si voterà con il doppio turno. Le prossime amministrative, però, cambieranno il volto dei Consigli Comunali che potranno essere più “rosa”, grazie all’introduzione della doppia preferenza di genere che interesserà i comuni sopra i 5000 abitanti, ma soprattutto più ridotti per effetto della norma che, con l’obiettivo di ridurre i costi della politica, ha ridotto il numero di consiglieri e assessori comunali. In nome della famigerata spending review, nel 2011 il Governo Monti decise di tagliare le spese cominciando dal basso e, a dirla tutta, dalle briciole. Sì perché è vero che qualcosa si risparmierà ma è anche vero che il gettone di un consigliere

T I nuovi Consigli Comunali vedranno le minoranze ridotte a numeri scandalosi per la democrazia di un comune di medie dimensioni non è che una minuscola frazione del compenso pagato ad un parlamentare o ad un consigliere regionale. Ma quel che è peggio è che con questi tagli a farne davvero le spese sono le minoranze che, anche nelle città più grandi, si troveranno con una manciata di consiglieri. Guardando in profondità alle normative è possibile capire la portata del dimagrimento dei consigli comunali. Governerà solo il sindaco, senza assessori, nei Comuni che hanno fino a mille abitanti. Accanto a lui verranno eletti sei consiglieri invece che nove e tutte le competenze della giunta comunale verranno attribuite esclusivamente al primo cittadino.

Il numero dei consiglieri passerà da nove a sei, anche nei Comuni con popolazione da 1.001 a 3 mila abitanti, mentre gli assessori saranno al massimo due. I municipi con residenti tra i 3.001 e i 5 mila, avranno 7 consiglieri, non più 12, e la giunta sarà composta al massimo da tre persone. Cambierà relativamente poco per i Comuni che contano tra i 5.001 e i 10 mila abitanti: il numero dei consiglieri scende da 12 a 10, mentre quello degli assessori resta fermo a quattro. Riduzioni previste anche nei centri più grandi. I Comuni con il numero di abitanti tra 10.001 e 30 mila avranno 16 consiglieri, non più 20, quelli che hanno tra 30.001 e 100 mila abitanti, ne avranno 24 invece di 30, mentre per quelli con più di 100 mila abitanti o per i capoluoghi di provincia, come Padova, il numero di consiglieri scenderà da 40 a 32.

ra le novità che investiranno questa tornata ci sono quelle introdotte dalla legge n.215 del 2012 pensata per rispondere alla sotto rappresentazione delle donne nelle istituzioni pubbliche, e in particolar modo “volta a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nelle amministrazioni locali”. Questa legge ha, di fatto, cambiato la normativa per l’elezione dei consigli comunali dei comuni che superano i 5000 abitanti. I cittadini, infatti, potranno esprimere due preferenze per i consiglieri comunali purché riguardanti candidati di sesso diverso. Se per errore la doppia preferenza, comunque non obbligatoria, dovesse andare a persone dello stesso sesso, la seconda preferenza verrà annullata. La legge inoltre prevede la cosiddetta “quota di lista”, che fa sì che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in lista per oltre due terzi del totale dei candidati. E’ vero, però, che solo nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, il mancato rispetto della quota potrà determinare la decadenza della lista. La norma, entrata in vigore già lo scorso anno, ha già dimostrato la sua efficacia in termini di presenze femminili nei neo-eletti Consigli Comunali. Si è registrata, infatti, una crescita robusta e diffusa delle donne, tanto che in termini assoluti esse raddoppiano mentre in termini percentuali la loro presenza è due volte e mezzo quella della precedente tornata. Da ultimo un recente emendamento, approvato alla Camera nella seduta notturna del 21 dicembre, nel corso dell’esame del ddl n. 1542-A di riforma degli enti locali (città metropolitana, province, unioni e fusioni di comuni) sancisce che nelle giunte comunali nessun genere può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento. Saranno pertanto illegittime le giunte con meno del 40 per cento di donne. Il testo deve ancora passare all’esame del senato ma se passerà anche lì il volto delle prossime giunte cambierà molto con buona pace di tutti.


16 Cultura veneta 28 Intervista ad Aldo Tagliapietra

“Le mie verità nascoste” e “L’ angelo rinchiuso”, un’occasione per rivivere quarant’anni di carriera di Graziano Edi Corazza

A

ldo Tagliapietra ha una biografia lunga un braccio con Le Orme, band storica veneziana, di cui è stato leader; e poi ha una carriera solista importante. Scrive libri: “Le mie verità nascoste” è l’ultima fatica letteraria ma continua anche a cantare e con il suo nuovo disco “L’ angelo rinchiuso” ha toccato le corde più alte del “progressive”, nella migliore tradizione romantico/melodico/ progressiva italiana. Le due produzioni sono state l’occasione di questa intervista che ripercorre oltre quarant’anni della sua vita artistica. L’ultima volta che ti ho visto eri al concerto di Crosby, Stills, Nash... “Si’, belli, non li avevo mai visti conoscevo quattro/cinque loro canzoni e risentirle mi ha fatto piacere. Ero curioso di sentire e vedere come “tre” quasi settantenni se la cavavano dal vivo. Mi sono piaciuti ed ho visto come hanno conservato il loro entusiasmo”. Quali altri concerti sei andato a vedere negli ultimi anni? “Vedo spesso Tiziano Ferro e Gianna Nannini grazie al fatto che mio figlio Davide è chitarrista e lavora con loro. Davide è produttore e collabora anche con Ramazzotti ed Antonacci”. Pensavo mi parlassi anche dei Van Der Graaf Generator. So che sei loro amico soprattutto di David Jackson che ha suonato con te diverse volte... “Vuoi sapere una cosa? Non li ho mai visti dal vivo. Anche se siamo stati noi italiani a scoprirli prima dei loro paesi anglosassoni”. Hai presentato a fine estate 2013 il tuo ultimo disco “L’Angelo Rinchiuso” al Parco San Giuliano di Mestre suonandolo prima di “Felona e Sorona”... “Mi sembrava doveroso farlo vicino a casa. E’ stata una serata in cui il tempo ha tenuto e c’è stato un bell’afflusso di gente”. Il titolo: da dove nasce? “Da un vecchio quadro di Paul Whitehead. Quando viene in Italia mi manda sempre una cartolina. Una delle

ultime aveva impressa l’immagine di un suo quadro “Locked Angel”. E così è nato il titolo del mio ultimo disco”. Quali copertine ritieni le migliori che ha fatto? “Ne ha fatta di belle per i Genesis...” E anche per i VDGG. “Sì, giusto. Ma per me la più bella sua copertina è quella che ha disegnato per il mio penultimo disco del 2012 “Nella Pietra e nel Vento”. Poi come è andata a Milano in ottobre 2013? “E’ stata una serata esclusiva per i giornalisti nella quale ho presentato l’ultimo cd con “Felona e Sorona””. Cosa differenzia “Felona e Sorona” da questo tuo cd del 2013 e cosa li unisce? “Volevo che fosse una suite, il tema principale di questo mio ultimo lavoro discografico. Le mie composizioni rappresentano le mie due anime. Ho un’anima cantautorale da ballata ed un’anima progressive. In effetti se ascolti da “L’angelo rinchiuso” il brano “Passato e Futuro” ci sono arpeggi di organo che richiamano “Felona e Sorona””. Cosa ascoltavi quando avete composto con Le Orme “Collage” e cosa ascolti ora? “All’epoca 1969/1970 ascoltavo Quatermass, Atomic

Museo Diocesano di Padova

dal 18 gennaio “i colori del sacro”, gli illustratori raccontano il viaggio

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’uomo, fin dalle origini della sua storia, si è spostato, ha camminato per cercare terre fertili, nuovi orizzonti. Le tre grandi religioni monoteiste, inoltre, hanno tutte radici nella storia di popolazioni nomadi e le divinità si sono spesso rivelate a popoli in cammino o a singoli pellegrini. Il viaggio, dunque, è connaturato all’uomo e il viaggio è centrale anche nel suo rapporto con il soprannaturale. Per questo la settima edizione dell’ormai popolare mostra di illustrazioni e illustratori “I colori del sacro” sarà interamente dedicata al tema del viaggio. Dal 18 gennaio le tavole di illustratori di tutto il mondo, moltissimi da paesi “nuovi” finora non rappresentati, daranno corpo e colore all’esposizione che fino al prossimo 2 giugno rimarrà allestita al Museo Diocesano, di Padova. Abbiamo sollecitato illustrazioni – spiega Andrea Nante, direttore del Museo Diocesano e curatore della Rassegna - che esplicitino il tema approfondendo sia quegli aspetti legati al desiderio di conoscenza e di scoperta che da sempre caratterizza gli spostamenti verso terre e popoli lontani, sia tutti i risvolti più di tipo psicologico, emotivo e spirituale che accompagnano le fasi del viaggio e che accomunano il sentire di chi parte, per qualsiasi meta, fosse anche un partire simbolico”. L’edizione 2014 della rassegna vuole quindi raccontare il viaggio come esperienza di vita tout court, ripercorrendo la storia, i testi sacri e i racconti pagani e mitologici, i riti e le tradizioni, nel tentativo di rivelare la dimensione emotiva e spirituale di ogni partenza e di ogni ritorno.

Rooster, E.LP., Yes. Eravamo molto influenzati dai suoni delle bands che prediligevano ballads e suite tastieristiche. Oggi non ascolto molte cose nuove”. Oggi alcuni giovani non conoscono il “prog”. Altri lo definiscono “dinosauresco”... “I giovani non sono interessati più di tanto a questa musica. Per loro è un genere che considerano coma la “musica classica del rock”. Noi sappiamo quanto è bella, comunque. Sia il progressive che la musica classica. Io amo molto la melodia e questa mi viene molto facilmente”. Produzione e distribuzione di un disco oggi quanto sono cambiati rispetto a quando hai iniziato? “Noi siamo stati venti anni con la Phonogram, oggi Universal che aveva grandi mezzi di produzione e di distribuzione. Noi ci preoccupavamo solo di fare musica; al resto pensavano loro. Le case discografiche oggi stanno scomparendo e sono state ridimensionate con internet. Io, senza contratto discografico, ho optato anni fa per l’autoproduzione insieme a Gloria (Tagliapietra, sua figlia, nda). Abbiamo la Clamore che è una società di comunicazione e produzione che con la Self distribuisce i miei lavori discografici e libri. Così ho il controllo

completo su tutta la proprietà editoriale della mia produzione di oggi”. I rapporti con le altre “Orme” oggi come sono? “Ognuno sta’ facendo la sua vita. Non aggiungo altro”. Ora sei in tour? Vuoi dirci dove possiamo vederti nei prossimi mesi? “Inizieremo a fare qualcosa da fine gennaio 2014. Intanto proseguo con questi “reading parole e musica”. Ci parli di questo tuo ultimo libro? “Le mie verità nascoste” è una autobiografia che nasce dalla voglia di narrare non solo della musica che ho fatto, dei viaggi, del sistema musicale vigente, di Sanremo ma anche dei miei pensieri, delle mie opinioni, della vita. In effetti, si chiama “Le mie verità nascoste” perché sono le mie. Il titolo è in parte preso da una canzone delle Orme scritta da me “Verità nascoste” appunto”. Immagino che anche “L’ angelo rinchiuso” racconti di te? “Sì, the “locked angel”, sono io che parlo, che racconto i miei pensieri attuali attraverso la musica. Una suite progressiva di 12 brani scritti da me ed arrangiati con la complicità di Matteo Ballarin ed Andrea De Nardi. Una suite che ha qualche collegamento con “Felona e Sorona”. Racconti ai nostri lettori di quando viaggiavate con un furgoncino 238 Fiat per andare a vedere i concerti fino a Londra... “Viaggiavamo con una 1100 fiat scassata non nostra. E noleggiavamo un furgoncino 238 Fiat per le nostre serate. Poi abbiamo acquistato una 125 Fiat. Con quella siamo a andati a Londra ed all’isola di White...” Avete visto l’ultimo concerto di Jimi Hendrix! “Esatto! Ed anche il primo grande live di Emerson Lake & Palmer”. E con le macchine come andò? “Poi quando siamo diventati “relativamente benestanti” abbiamo acquistato un bel Mercedes blu ed abbiamo iniziato anche a viaggiare in aereo”.

Possagno, Museo e Gipsoteca Antonio Canova

La bellezza torna dopo l’orrore

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e Tre Grazie, sono una delle opere scultoree più ammirate e conosciute del Canova ma in realtà sono sei: tre sono quelle del gruppo commissionato da Josephine de Beauharnais, moglie di Napoleone, oggi all’Ermitage di San Pietroburgo, le altre tre invece andarono al Duca di Bedford che, visto il gesso conservato nell’atelier romano dello stesso scultore, lo supplicò di creargli un ulteriore esemplare in marmo. A Possagno rimasero solo i gessi sui quali Canova aveva lavorato per preparare le versioni in marmo. La prima versione non si spostò mai dalla casa dell’artista, il secondo gesso, invece, quello servito per le Grazie inglesi, arrivò più tardi, giusto in tempo per venire, con altre opere conservate nella Gipsoteca, investito dalla nuvola di calcinacci causata dai cannoneggiamenti austroungarici durante la Prima Grande Guerra, quando Possagno, ai piedi del Grappa, era zona di battaglia. All’indomani del conflitto, Stefano e Siro Serafin, custodi e abilissimi restauratori, sanarono molti dei danni riportati dai fessi del Canova ma non agirono sulle Grazie di Bedford che deturpate trovarono sede nella sala del consiglio comunale di Possagno come stridente ricordo di un guerra terribile per il paese. A cent’anni dallo scoppio della Grande Guerra, però, mentre l’Europa si appresta a ricordare quel centenario, anche le Grazie “inglesi” risorgono, ritrovando tutte le loro parti. Quello che i Serafin non si sentirono di fare lo consente ora la tecnologia. Grazie alla collaborazione delle National Galleries of Scotland, di Edinburgo, proprietari del prezioso marmo, è stato possibile fotografare e scansionare l’opera e grazie all’elettronica si è riusciti a ricomporre le parti mancanti al gesso di Possagno. In mostra, fino al prossimo 4 maggio, si potranno ammirare entrambi gruppi delle Grazie, quello “russo”, e quello “inglese”. Insieme ai bozzetti delle due opere, fanno parte dell’esposizione le tempere, i disegni, le incisioni preparati da Canova per le grazie mentre una vera mostra nella mostra è costituita dall’esposizione delle crude immagini della Gipstoteca e dei Gessi di Canova all’indomani dei bombardamenti: immagini concesse da due archivi pubblici, drammatiche nella volontà di costituire una precisa documentazione di un orrore.


Cultura veneta 29

18 Cultura veneta Grandi mostre Fino al prossimo 21 aprile al Museo d’Arte Moderna di Cortina

Sironi e Cortellazzo, dialogo tra chi non si è mai conosciuto Pur non essendosi mai incontrati di persona, il loro lavoro presenta tratti comuni, il loro sensibile li portò ad affrontare, tematiche esistenziali, solopur con esiti stilistici differenti

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di Cortina, così forti e massicce, ispirarono molto il pittore e gli suggerirono un tratto altrettanto forte e dai volumi definiti per dare forma alle proprie sensazioni. Anche per Cortelazzo intensa fu l’esigenza di trovare, come scrisse il critico Mazzariol, nella materia la propria possibilità di essere messa in forma.

EDITORIALE

non ci avanti al dio palanca parenti”: sono fratelli, amici o è una delle frasi pronunciate intercettazioni della in una delle decine di rete di corruzione recente inchiesta sulla Poche parole legata agli appalti pubblici. una volta se ce ne che sintetizzano, ancora è il criterio adottato fosse il bisogno, qual infedeli e da imprenda funzionari pubblici ovviamente, che ditori complici. Il denaro, e grandi, gli “aggiustifica i favori piccoli procedure, il ritocco giustamenti” di gare e a danno del pubin corso d’opera, sempre di noi. ciascuno di blico e, di conseguenza, basta anche qualche CARCERE, IL pag. 8 Il denaro, sia “cash”, SERT euro di tanto in LE CONDIZION MIGLIORA banconota da 50-100 I SANITARIE di “regali” come pag. 26-27 tanto, che sottoforma anche una mano di il viaggio esotico ma piccolo lavoretto bianco in casa o qualche di piccorruzione nostrana, EDITORIALE dalla “extra”. E’ la pezzatura, quella dalla Giunta ed approvate colo cabotaggio e piccola consiliare predisposte regionale. Geremia Gennari, alla questione, la sala zona grigia di cui nessuno entro la C’è stato un taglio ad che alimenta una bassopolesane in merito è stata recentemente teatro V commissione Potranno avere inizio già l coro delle forze politiche con chiarezza. E’ il primo l’ordine del giorno approvato portovirese di risorse, soprattutto considerevole riqualificazione di Porto ricordando e trasversalmente comunale conosce i contorni ca tutti gli altri, fino ad fine dell’anno i lavori di pubblico “L’ospedale di fornitura di si è alzato unanime all’unanimità in consiglio poi giustifi certi farmaci, che schede dell’incontro Rosolina che soccorso al agosto ospedalie- passo che pronto in nome presidio se vogliono devono del quartiere Norge di perdita decretata dalla tutto Venezia: del Il la da contro scandali. Viro mutilato procurarsi pagando, ai residenti di potersi capogruppo per il mantenimento una volta precisare che arrivare ai grandi del presidio ospedaliema anche di Alessandro permetteranno quindi alle persone soccorso” promosso dal del ospedaliere regionali “dio palanca”, ovviamente, detenute oltre a ro, ha voluto ancora Abbadir* all’aperto della Salute pronto di un millimetro: del alla libertà viene Viro Thomas Giacon e di moralità e di godere al meglio gli spazi ro della casa di cura Madonna “Porto Viro non arretrerà di di Uniti per Porto tolta di una distorta concezione centro della frazione scandalizzarsi loro anche la salute. alle Viro, appellativo che permetteva partecipato diversi rappresentanti se c’è da urlare o da sbarcare a Venezia, urne del 24 e18 pag. senso civico. Perché dunque 25 di Porto di assoluta cui hanno regionali Fondamentale emerge una situazionefebbraio compresi i consiglieri il nosocomio in posizione porrescorso l’intervento se “così fan tutti”? e che nel istituzionali Azzalin, oltre lo faremo. ine- alla sanità pubblica stricabile, o perlomeno davvero prestato dal Sert. parità rispetto Cristiano Corazzari e Graziano tutti accomu50% 40% pag. 3 difficilmente di Agenas (Agenzia Naziorisolvibile. Un continua a Diego Crivellari, pag. 10 30% caos politico che rapporto annuale 6 60% 50% indicato come all’onorevole il declassapagg. 4-5 e rischia portare spediti perdii servizi sanitari) ha da un unico scopo dopo nale 30% 20% nati a nuove tratnel SULLA S.S. 434 50% consultazioni. ospedaliere 10% prio quello che Pro- miglior centro del Veneto avvenuto con le schede il secondo SI VIAGGIA non ci voleva in una Per discutere mento A 70 CHILOMETR migliori zione economica Cogli le del gli infarti del miocardio. taresituaI L’ORA genere, zona! caratterizzata della tua da offerte una recessione a cui dal 2008 vede fine. non si Il ciclone o tsunami (come lo definisce il suo capo Beppe Grillo) Stelle, si è abbattuto del Movimento 5 Odontoiatrico Ambulatorio sui STEFANO partiti, anche Passa da 110 Veneto, con una sanitario: in OSTI Dott. a 70 km orari potenzaDirettore limite della velocità il per molti versi davvero inaspettata. di Silvia Giuriato* nell’arteria stradale ALLA DENTIERA! strategica S.S. 434 meglio nota Nella nostra regione ADDIO agosto come giornata senza Transpolesana. però, inserite con decreto legge lo scorso fissi quello sorprende più denti alato grave aveva chein La decisione è e recentissime modifiche legislative, che il SPACCIO DI FABBRICA stata definito il Cen. presa dall’Anas. 2013, hanno recepito grillini (che è stato un evento boom deibisturi, tagli e punti di sutura Ser la presidente Polemico Corazzari agli amministratori”. e convertito in legge il 15 ottobre 12 - ROVIGO Loc. 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opo il successo di critica e di pubblico ottenuto dalla mostra Mario Sironi. Anni ’40 e ’50, il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi di Cortina d’Ampezzo prosegue l’approfondimento sull’opera di Sironi dedicando la mostra della stagione invernale, che proseguirà fino al prossimo 21 aprile, all’incontro e al confronto tra due artisti che non si sono mai conosciuti, ma il cui lavoro presenta dei forti tratti comuni: Mario Sironi e Gino Cortelazzo. Si tratta del primo omaggio che il Museo delle Regole dedica all’artista di Este di cui possiede una pregevole scultura in alabastro. Gino Cortelazzo fu una delle voci più originali della scultura italiana del dopoguerra. Alla sua scomparsa, nel 1985, ha lasciato più di cinquecento sculture oltre ad opere plastiche di vario tipo, disegni e grafica. Opere di Cortelazzo si trovano in varie città e musei come la Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro, il MART e il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi appunto. Artista di ricerca, Cortelazzo, così come anche Mario Sironi, sperimentò ogni materiale: non smise di indagare le possibilità del bronzo ma lavorò anche la pietra, l’alabastro, l’onice, perfino la cartapesta e la resina. Amò molto il ferro e il legno, ai quali spesso tornava. Sviluppò una personalissima idea di figurazione indiretta, basata sul suggerire stimoli visivi sui quali ogni spettatore potesse costruire una sua propria immagine, frutto del dialogo con la sua fantasia e la sua cultura. La mostra, curata da Luciano Gemin, architetto, collaboratore di Carlo Scarpa e grande amico di Cortelazzo, propone ventidue sculture messe a confronto con ventidue dipinti di Mario Sironi, tra cui il bellissimo Ritratto di Boccioni in trincea, dipinto quando Sironi e Boccioni condivisero i duri momenti della trincea durante la prima guerra mondiale e Il mio funerale piccola e struggente opera in cui Sironi immaginava il suo funerale con il carro funebre seguito da uno sparuto gruppo di persone: in effetti la sua previsione si avverò, morì a Milano in agosto e al suo funerale assistettero pochi intimi amici. Il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi custodisce nelle sue sale oltre novanta opere del pittore sassarese, quasi tutte appartenenti agli anni ’40 e ’50. Sono anni particolarmente difficili per Sironi, deluso dalla deriva totalitaria e dal successivo crollo dell’ideologia fascista, straziato dalla morte della figlia, le opere che dipinse in questi anni, ispirate dal paesaggio montano di Cortina, sono intense e dure, di grande forza espressiva. Pur non essendosi mai incontrati di persona, molte sono le analogie che è possibile ravvisare nel lavoro di Sironi e Cortelazzo. Entrambi approfondirono con interesse ed attenzione l’arte contemporanea a loro, parteciparono, pur con il carattere schivo che li contraddistingueva, ai fermenti artistici e alle ricerche dei propri anni. Il loro animo sensibile li portò ad affrontare, nei propri lavori, tematiche esistenziali, pur con esiti stilistici differenti. L’opera di Sironi poi, pur utilizzando la pittura come mezzo espressivo, è estremamente scultorea, soprattutto negli anni di cui sono testimonianza le opere in mostra. Le montagne

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ietro Bellotti è l’ultimo nome di una dinastia famigliare già di per sé affascinante e ‘complicata’ dove tutti sono pittori, per di più specializzati in vedute. Bernardo Bellotto è suo fratello, Canaletto suo zio e forse sono stati i loro nomi ad eclissare il pur bravo Pietro. Per lungo tempo ritenuto un vedutista marginale oggi finalmente, grazie anche a recenti studi che ne hanno riabilitato il nome all’interno dell’arte veneziana del ‘700, Ca’ Rezzonico ospita la sua prima mostra monografica. L’esposizione curata da Charles Beddington, Alberto Craievich e Domenico Crivellari riunisce per la prima volta quarantatre dipinti provenienti da collezioni private europee e statunitensi, che ricostruiscono il percorso artistico di Bellotti, documentando con la maggior ampiezza oggi possibile il suo vasto repertorio figurativo. Faranno inoltre parte dell’esposizione, allestita nelle scenografiche sale al primo piano di Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento veneziano, i pochi dipinti firmati dal pittore e l’eccezionale nucleo di diciassette tele con vedute delle principali città europee, alcune delle quali firmate sul retro, il cui percorso collezionistico è documentato dal XVIII secolo: si tratta dei ‘dipinti pilota’ da cui è iniziata, a partire dal 1952, la riscoperta dell’artista. Il pittore, attraverso uno stile autonomo e personale, elabora le invenzioni di Canaletto ampliando il tradizionale repertorio veneziano con numerose vedute delle più importanti città d’Europa - oltre ad alcuni capricci architettonici - e rivelando, attraverso le opere oggi a lui attribuite, una personalità più complessa di quanto si potesse sospettare in passato.



10 Sì, viaggiare

Sì, viaggiare 31

L’AVVENTURA

Ghana, Togo e Benin memorie di schiavi e riti vudù

VIAGGIO SU ROTTE SCONOSCIUTE AL TURISMO DI MASSA CON LO SPIRITO DI VIAGGIATORI D’ALTRI TEMPI (CHATWIN VI AMBIENTÒ IL “VICERÈ DI OUIDAH”) PER RIPERCORRERE LA MEMORIA DEL TURPE COMMERCIO PRATICATO FINO AL 1885 DAI NEGRIERI E PER CONOSCERE DA VICINO CULTURE TRIBALI COME QUELLE DEI KOKOMBA, DEI BASSAR DEI TATA TAMBERMA E DEI SOMBA CUSTODI DI MISTERIOSE PRATICHE ANIMISTE E INFINE GANVIÉ, GRANDE CITTÀ LACUSTRE SULLE PALAFITTE

IN COPERTINA LA SFILATA DEL CORTEO REALE DURANTE L’AKWASIDAE FESTIVAL DI KUMASI: IN PRIMO PIANO IL RE (DEPOSTO) ASANTEHEN OSEI TUTU. IN ALTO: IL MERCATO GALLEGGIANTE DI GANVIÉ IN BENIN, LA PREPARAZIONE DEL FUFU E UN VILLAGGIO KOKOMBA IN GHANA. SOTTO: L’ALBA A BOUKOMBÈ IN BENIN, VENDITRICE DI ANANAS IN TOGO, LA FORTEZZA DI ELMINA (GHANA) E MERCATO DEI FETICCI AD ABOMEY IN BENIN. SOTTO: UN VILLAGGIO DI ETNIA BASSAR (GHANA), LA COSTA GHANESE NEI PRESSI DI CAPE CROSS, BARCHE TIPICHE A GANVIÉ (BENIN) LA PIETRA DEI SACRIFICI ANIMALI FRA I BASSAR, DANZA TRADIZIONALE TOGOLESE, PASSERELLA AL KUKUMI NATIONAL PARK IN GHANA E LA PORTA DEL “NON RITORNO” A OUIDAH IN BENIN

A

ver letto Bruce Chatwin nel suo “Vicerè di Ouidah” aiuta a capire meglio questa realtà a noi così lontana. Come la visione dell’inquietante film “Cobra verde” di Werner Herzog. Questo angolo di Africa misteriosa e profonda richiede una sorta di iniziazione culturale per essere colta nella sua essenza. E’ l’Africa della tratta degli schiavi, vergognosa pratica commerciale continuata fino al 1885 (quando da Ouidah in Benin salpò l’ultima nave portoghese diretta in Brasile con il suo carico di disperazione umana); l’Africa dei riti vudù, sospesa fra credenze animiste e magia. Un viaggio in Ghana, Togo e Benin, lontano dalle rotte turistiche, introduce a questo mondo ai nostri occhi così sconosciuto. Ci fa vedere un’Africa lontana dagli stereotipi dei depliant turistici, un’Africa che nemmeno la devastante piaga del colonialismo sembra aver scalfito più di tanto. Il Ghana è il paese più sviluppato dei tre, è il paese che ha dato i natali all’ex segretario dell’Onu Kofi Annan). Quando si chiamava Costa d’Oro (l’attuale repubblica indipendente è nata nel 1957) ed era inglese le sue ricchezze erano i giacimenti auriferi e il cacao. Dal 2007 vi si è aggiunto anche il petrolio, scoperto lungo la costa. Il Ghana ha molti volti da mostrare. Lasciata la caotica Accra e costeggiato l’Atlantico bordato di palme da cocco si raggiungono Winneba, Cape Coast ed Elmina, pittoresche località animate dalla vita del porto peschereccio e dominate dalle possenti fortezze costruite dai Portoghesi quali punto di partenza verso le Americhe dei galeoni carichi di schiavi. Quattro anni fa hanno visto il pellegrinaggio anche del presidente americano Obama. Elmina in particolare, con il suo stile coloniale e il suo pullulare di gente intorno alle lunghe barche dei pescatori, suscita sensazioni e atmosfere già care a Chatwin. Lasciata la costa un brivido lo offre la visita

del Kakum National Park con le sue lunghe passerelle sospese a 40 metri d’altezza sopra gli alberi. Kumasi è tappa d’obbligo. E’ la città reale, la città della dinastia Ashanti, non più al potere ma ancora molto influente. L’attuale sovrano, Asantehen Osei Tutu, è personaggio ancora molto amato dai ghanesi. La fortuna è capitare a Kumasi durante l’Akwasidae Festival. Nel corso della festa il re viene portato in sfilata su una portantina seguito da un corteo di notabili protetti da grandi ombrelloni rossi simili a quelli esibiti con sfarzo nei riti copti in Etiopia. E tutt’intorno danze tradizionali accompagnate dai ritmi delle percussioni. A Bonwire c’è un villaggio di tessitori di stoffe kente con telai in legno. Il viaggio entra nel vivo nella regione di Tamale, il Brongo Alto, dove la savana comincia a dominare il paesaggio. A Pikworo ci sono i resti del campo in cui venivano concentrati gli schiavi catturati all’interno, una visita che stringe il cuore. Nei pressi di Bolgatanga sorgono dei villaggi di etnia Kokomba. I più tradizionali sorgono sulle Tongo Hills, fra spettacolari formazioni rocciose modellate dal vento e impreziosite da piante senza foglie ma dai grandi fiori rosa. La visita ai santuari, dove ancora si svolgono sacrifici animali (come del resto all’interno dei villaggi), avviene secondo antichi rituali: anche le donne devono entrarvi senza maglietta e a piedi scalzi. Ogni villaggio ha un re, o un capotribù, che in genere ha più mogli. Via terra, lungo una strada polverosa, si passa la frontiera per il Togo. E il paesaggio cambia di colpo: più verde, più montuoso. Lungo le strade un andirivieni costante di gente.

L’ex colonia tedesca (e poi francese) nella sua parte nord, nei pressi di Kara, propone la sua parte etnografica più interessante: i villaggi fortificati dei Tata Tamberma, oggi tutelati come patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Le case fortezza di paglia, fango e legno hanno permesso a queste popolazioni di difendersi da numerose minacce. Gli ingressi sono molto stretti e in molti casi bisogna entrare di spalla. Il Benin è il paese più povero fra i tre, ma turisticamente non meno interessante. Entrando dal Togo si penetra nella regione dei Somba, nome dato ai Betammaribe, popolo insediatosi fra le pietre del massiccio Atacora un migliaio di anni fa. I Somba amano costruire le loro case molto distanziate le une dalle altre. Durante gli attacchi mirati alla cattura degli schiavi queste genti si barricavano nelle loro case fortificate. In questi villaggi sopravvivono molti riti tribali, come quello della circoncisione, che si pratica a 25 anni (il giovane deve arrivarci “vergine”). Imprescindibile nel Benin la visita di Abomey, l’antica capitale dell’impero Dan-Homey (da cui Dahomey, nome originario del paese dopo l’indipendenza dalla Francia). Del grandioso palazzo reale, dopo le distruzioni operate dai francesi nel 1892, rimagono poche vestigia, recentemente restaurate su iniziativa dell’Unesco. La Casa delle perle è un tempio animista fato costruire da re Glele utilizzando anche il sangue di 41 schiavi... nell’esercito del Dan-Homey è leggendaria la presenza di seimila amazzoni armate fino ai denti. Bella l’atmosfera coloniale che si respira lungo le strade di Abomey

e anche in qualche albergo (in qualche caso ricco di giardini con grandi sculture in legno). Nella zona non è raro imbattersi in qualche rito vudù, durante il quale lo stregone si fa da intermediario con gli spiriti tramite dei feticci (in genere parti di animale essiccate al sole) a fini propiziatori della fertilità o di altri auspici. Ganvié è la Venezia del Benin, città di 35.000 abitanti costruita interamente su palafitte, dove la vita di tutti i giorni si svolge a bordo di barche e piroghe. Persino i commerci. Questo straordinario insediamento è stato costruito sul lago Nokouè, di fronte a Cotonou (la capitale economica del Benin), per sfuggire ai commercianti di schiavi. Offre scorci estremamente suggestivi. Infine Ouidah, dove il simbolo della memoria degli schiavi è rappresentato dalla “Porta del non ritorno”, da cui partivano i dolenti carichi umani per attraversare l’oceano. Ouidah è una roccaforte del vudù, rito che da qui fu esportato nei Caraibi dagli schiavi di etnia Ewe. E’ una bella cittadina dall’atmosfera coloniale ricca di musei che raccontano della tratta degli schiavi. Da vedere anche il Tempio del pitone che conserva i segreti del culto del serpente. Imperdibile l’emozione di passare parte della notte sulla spiaggia ad ascoltare il ruggito minaccioso dell’Oceano... con l’accortezza di restare lontani dalla portata delle onde, in quanto il rischio di farsi travolgere e risucchiare è reale. Coinvolgenti anche le osservazioni notturne del cielo: la volta celeste, in assenza di inquinamento luminoso, sembra a portata di mano. Pare quasi di toccarla. E quante stelle cadenti...


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Lussazione della spalla e intervento chirurgico in artroscopia

Quando l’articolazione della spalla formata dalla testa dell’omero e dal piatto della scapola - è ruotata traumaticamente in avanti, la testa omerale scivola fuori della zona d’appoggio e si verifica la lussazione anteriore di spalla (sub lussazione se lo scivolamento è parziale e torna spontaneamente a posto). L’evento si verifica più spesso nei giovani al di sotto dei 30 anni, fisicamente attivi. Quando interessa persone più avanti negli anni si associa in generale ad altre patologie della spalla come fratture o rottura dei tendini. Vi sono anche persone che nascono con spalle “lasse”, soggette a sub lussazioni o lussazioni anche in assenza di traumi. Ma come si verifica il trauma? Generalmente con il movimento del braccio all’altezza della spalla o al di sopra di essa, come per lanciare un sasso; in alcuni casi si verificano lussazioni quando due persone si aggrappano l’una all’altra per evitare una caduta o quando si cade sulla propria spalla. Quando la spalla si lussa è opportuno riposizionare la testa omerale in sede il più rapidamente possibile: ad ogni

ulteriore lussazione aumenta la probabilità che vengano irrimediabilmente danneggiate le superfici ossee o legamentose, con sviluppo di processi artritici a carico dell’articolazione. Il corretto trattamento è rappresentato da un intervento chirurgico che è indispensabile nei giovani sotto i 25 anni (a rischio di recidiva nel 90% dei casi). In persone oltre tale età è opportuno tentare di stabilizzare la spalla con un periodo di riposo seguito da fisioterapia, mentre una seconda lussazione non lascia alternative. La riparazione chirurgica può essere effettuata nella maggior parte dei casi in artroscopia, inserendo un sottile telescopio con una telecamera che consente di vedere le strutture dell’articolazione dall’interno, per fissare nuovamente il legamento all’osso utilizzando fili di sutura ed eventualmente delle microscopiche ancorette metalliche. Nei casi in cui i legamenti siano staccati dalle loro sedi in maniera grave o siano molto allungati è necessario un intervento di chirurgia aperta, attraverso un’incisione di 5-7 centimetri. I vantaggi dell’intervento per via artroscopica sono: praticamente assenza

A cura di Dr. Marco Capuzzo. Specialista in Ortopedia

di cicatrici, modestissimo dolore, ridottissimi tempi di ricovero, ritorno ad una maggiore ampiezza del movimento dell’arto, minimi rischi d’infezione. In ambedue i casi il trattamento post operatorio prevede l’immobilizzazione della spalla per 3 settimane mentre vengono iniziati subito esercizi per la mobilizzazione di mano, polso e gomito. In seguito subentrano esercizi di mobilizzazione passiva e dopo 4-5 settimane esercizi in piscina. La mobilizzazione attiva inizia intorno alla 6a settimana con esercizi di tonificazione muscolare. Al 3° mese sono possibili esercizi con pesi liberi o macchine da palestra e, per gli atleti, esercizi complessi come il lancio. Al 4° mese possono essere effettuate tutte le attività desiderate. In sintesi, la ridotta incidenza del rischio chirurgico - soprattutto in artroscopia – giustifica ampiamente l’intervento verso una condizione notevolmente invalidante, che spesso porta ad artriti deformanti e al rischio di compromissione permanente dei nervi responsabili della sensibilità e del funzionamento della mano.

Articolo redatto dal Dr. Marco Capuzzo. Specialista in Ortopedia, ha frequentato presso l’Istituto Humanitas di Milano l’Unità Ortopedica di Chirurgia Mini-invasiva diretta dal Prof. Castagna, specializzandosi in artroscopia della spalla e del ginocchio. Ha ulteriormente affinato le competenze in ambito artroscopico in Australia presso il North Orthopedic and Sport Medicine Centre di Sydney e la Clinica Sportsmed di Adelaide.

Indirizzo email per maggiori informazioni: capuzzo.marco@libero.it.


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Paolo Pinato si è distinto anche nell’edilizia abitativa ed industriale. Quasi tutto suo l’investimento sulla Zona industriale Ovest di Piove di Sacco

commercializza in loco gli stessi prodotti (etichette ed accessori), oggi conta 35 dipendenti con una quota di penetrazione pari all’80% del consumo totale cileno di etichette per l’abbigliamento. Fino al 2006, vale a dire prima della crisi che ha attanagliato l’edilizia, Paolo Pinato si è distinto anche come costruttore edile in special modo nel saper investire nell’edificazione di capannoni industriali, tant’è che l’ampliamento della Zona Industriale ovest del piovese (in totale 60 mila mq coperti) è stata opera sua. “Ora però mi sono fermato – ci ha dichiarato - l’edilizia, sia quella industriale che abitativa, qui da noi non tira più e così mi sono orientato verso i Caraibi a S.Domingo dove il turismo mondiale richiede sempre più alloggi come riportato anche dal sole 24 ore del 21 novembre di quest’anno; là finora ho costruito 3 residence per una settantina di appartamenti totali e altri 30 sono in costruzione, oltre a 4 ville signorili. Brevettato pilota di aereo VFR, sin da giovane Paolo Pinato ha amato la velocità e le auto sportive. La sua passione lo ha portato a gareggiare nel Ferrari challenger e nel campionato europeo GT. “Ora però non corro più, ma non ho abbandonato del tutto le quattro ruote, mi piace con i miei due figli fare qualche giro in Kart a Jesolo. La sua filosofia di vita, comunque, è improntata alla ricerca del benessere fisico. Non manca mai, nella pausa pranzo, di frequentare la palestra che rimane vicino alla sua azienda: “Sono convinto che sia importante mantenersi in forma e non esagerare col cibo”. A 47 anni, insomma, Paolo Pinato si può considerare un imprenditore che sa come e dove investire le risorse e tracciare per la sua azienda un percorso sempre più votato alla crescita.

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