Sostegno alla terza età, al via il contributo economico per gli anziani non autosufficienti
Una partita tutta da giocare
Sembra ormai certo che le prossime elezioni regionali si terranno nel prossimo autunno: pochi mesi di attesa e scopriremo, dunque, che volto avrà il Veneto dopo i decenni firmati prima da Giancarlo Galan e Luca Zaia. Un passaggio, questo, certamente epocale poiché, comunque vada a finire, molte cose, forzatamente cambieranno. Il Veneto, al di là di qualche pronostico forse un po’ superficiale, ha sempre scelto di “premiare” chi gli proponesse un modello culturale prima ancora che un modello politico. La Democrazia Cristiana prima, il rampantismo del primo Berlusconi con la sua “politica del fare” con Galan, la rivendicazione territoriale leghista con il primo Zaia e la rivendicazione dell’orgoglio veneto con la seconda fase del Governatore uscente poi, hanno, infatti, rappresentato un sistema al quale aderire all’interno del quale il cittadino – e l’imprenditore veneto – sapevano, esattamente, quale fosse il proprio ruolo. In sintesi: le proposte politiche vincenti in Veneto non hanno semplicemente parlato di prospettive di sviluppo e di programmi, ma hanno indicato a un “popolo” come percepirsi.
Chi vincerà, dunque, le prossime regionali? Se il ragionamento regge la risposta è che otterrà la fiducia dei Veneti chi saprà costruire un nuovo modello nel quale riconoscersi.
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L’assessore Corazzari
guarda alle Olimpiadi:
“Sarà una preziosa opportunità per il Veneto”
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Economia, Confindustria
Veneto Est: “Va colmato il gap europeo sui costi energetici, serve innovazione”
La Provincia di Treviso ha vinto un bando da 100mila euro per formare alla guida sicura e contrastare gli incidenti causati da droga e alcol
Casa sempre più smart tra nuovi stili d’arredo, progettazione e stili d’arredo all’avanguardia
RITORNO DI MARCO GOLDIN CON UNA GRANDE MOSTRA IN AUTUNNO
Settecento persone al Teatro Comunale per applaudire il curatore d’arte, che mancava dal 2018
L’assessore regionale Manuela Lanzarin: “Accanto alle grandi specializzazioni anche le piccole realtà funzionano bene”
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Sulla strada della sicurezza
INicola Stievano >direttore@givemotions.it<
l trend degli ultimi vent’anni ormai è consolidato e fan ben sperare, anche se non mancano le criticità: sulle strade del Veneto il numero degli incidenti, delle vittime e dei feriti continua a scendere, anno dopo anno. Ma la situazione non è omogenea perché sul territorio veneto ci sono delle aree in cui il rischio è sensibilmente più marcato, ci sono delle strade, anche provinciali, in cui la probabilità di un incidente è decisamente più elevata
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Verità, bugie e social media sulle coperture finanziarie
C’è una notizia dei giorni scorsi che ha un suo lato quasi comico. L’ha data su Facebook l’ex sindaco Giovanni Manildo, raccontando di essere andato a trovare l’attuale primo cittadino dopo che qualcuno, in un tranquillo venerdì pomeriggio lavorativo, gli aveva mostrato il video di quello che lo stesso Mario Conte aveva dichiarato nella seduta di fine febbraio del consiglio comunale, rivolgendosi alle opposizioni con particolare veemenza, quando si discuteva del ritorno di Marco Goldin: “Ascoltatemi bene. A differenza del passato, noi i contratti li firmiamo a copertura finanziaria garantita. Perché non vorrei che succedesse come è successo a me, che divento sindaco e devo continuare a pagare i debiti delle mostre precedenti o delle candidature a Capitale della Cultura dell’amministrazione precedente”. Sicuro di non aver mai firmato contratti senza copertura, sicuro di non aver mai lasciato debiti per alcuna mostra, sicuro di non aver contratto debiti per la candidatura a Capitale della Cultura (“in gran parte il supporto economico era stato di Camera di Commercio e Fondazione Benetton”), Manildo prende e va a Ca’ Sugana. E cosa scopre? “Ci incontriamo in sala giunta e il sindaco – racconta – mi conferma che non abbiamo lasciato alcun debito per mostre in generale e tantomeno per quelle di Goldin, che non voleva dire che firmavamo contratti senza copertura finanziaria”. Insieme appurano che era rimasto un residuo a occhio e croce di diecimila euro per la Candidatura a Capitale della Cultura 2017. Manildo se ne va. “Andando via – scrive l’ex sindaco – ho rafforzato la mia convinzione che non farò mai più politica anche se è stata un’esperienza stupenda, ma ho constatato che non posso reprimere una forte passione e una tensione a che le cose che vengono dette, anche in politica, siano vere”. Parole che non hanno bisogno di commenti. Ma che lasciano il dubbio sulla reale necessità di certe tipologie di gestione del contradditorio. Al di là di verità e bugie. Ma del resto perché non dovremmo credere alla ricostruzione di Giovanni Manildo? (s.s.)
L’ex sindaco Giovanni Manildo smentisce su Facebook le accuse lanciate da Mario Conte
Sulla strada della sicurezza
Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<
Accanto alla nota pericolosità di alcuni tratti autostradali e strade statali lungo le quali purtroppo si concentrano decine incidenti all’anno, spesso con esiti gravi, anche lungo la viabilità locale ci sono dei famigerati “punti neri” nei quali si annidano i rischi maggiori, anche per la cosiddetta mobilità debole, dai pedoni ai ciclisti, compresi coloro che usano il monopattino per spostarsi.
Prendendo in esame i dati generali va detto, in ogni caso, che il Veneto, nonostante il fitto e trafficato reticolo viario, negli ultimi anni fa meglio della media nazione e si avvicina agli obiettivi indicati dai programmi d’azione europei per la sicurezza stradale.
Per il ventennio 2001 - 2020 l’obiettivo di dimezzare il numero di vittime della strada è stato quasi raggiunto in Veneto, dove il numero di decessi è calato del 42,9%. Negli ultimi quatto anni la tendenza è confermata con un ulteriore calo dell’8%, quasi il doppio del dato nazionale. Nel 2023 l’Istat certifica che nella nostra regione ci sono stati 12.774 incidenti (il 3,4% in meno rispetto al 2022) che hanno causato la morte di 309 persone (-3,7%) e il ferimento di altre 16.994 (-1,7%). Resta ancora al di sopra della media nazionale, invece, il tasso di mortalità, più elevato in particolare in provincia di Venezia. E’ il veneziano a detenere il numero più alto di decessi, 77 nel 2023, quasi il doppio di Padova che pure conta un numero più elevato di incidenti e feriti. Da sottolineare l’aumento delle vittime della strada tra i bambini, giovani e anziani, i cosiddetti “utenti vulnerabili”, che nella maggior parte dei casi si muovono in bicicletta o a piedi. Non è sufficiente però fermarsi al numero degli eventi ma vanno tenuto in considerazione anche gli elevati costi sociali, stimati per il Veneto attorno al miliardo e mezzo di euro, che significa ben 306 euro pro capite.
Intervenire per migliorare la sicurezza stradale significa anzitutto ridurre lutti e sofferenze che pesano sulle famiglie, per questo dovrebbero essere stanziate delle risorse adeguate. Negli ultimi anni in effetti gli investimenti per migliorare la viabilità sono cresciuti e anche di recente la Regione Veneto ha pubblicato un bando per finanziare le opere dei Comuni per la sicurezza stradale, innalzando anche gli importi. Non da ultimo c’è anche un importante lavoro culturale da fare, perché la sicurezza stradale non può essere demandata solo alle opere pubbliche o ai controlli delle forze dell’ordine, ma deve essere una necessità sentita da chiunque si metta in strada, con qualsiasi mezzo.
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L’evento. Dal 15 novembre a Santa Caterina “Da Picasso a Van Gogh”, con i capolavori del Museo di Toledo
Il ritorno di Goldin, profeta in patria
La città applaude e ricomincia a sognare in grande
S
e ci fosse stato qualcuno ancora convinto che nessuno è profeta in patria, si è certamente ricreduto di fronte alle settecento persone che in un anonimo mercoledì mattina di fine febbraio, di pioggia, di traffico, di parcheggio impossibile da trovare, hanno riempito il Teatro Comunale Mario Del Monaco per accogliere il ritorno a Treviso di una mostra di Marco Goldin. Meglio ancora, il ritorno del trevigianissimo Marco Goldin.
Che dire? Che c’è fame di cultura, che i commercianti e gli albergatori hanno bisogno di un evento che produca incassi da capogiro, che c’è nostalgia dei tempi che furono quando le mostre sugli impressionisti ai Carraresi regalavano code interminabili di visitatori, che le politiche culturali “fai da te” di questi ultimi anni non sono bastate? Forse di tutto un po’. O forse, semplicemente, Treviso sa quanto vale il “suo” Marco Goldin nel panorama nazionale e internazionale della curatela dell’arte e lo ha voluto dimostrare partecipando in massa nonostante quanto sopra e nonostante si trattasse solo di una conferenza stampa annunciata appena ventiquattro ore prima. Hanno voluto esserci e le aspettative (quali che fossero) non sono andate deluse.
“Da Picasso a Van Gogh. Storie di pittura dall’astrazione all’impressionismo” verrà allestita a Santa Caterina dal 15 novembre al 10 maggio 2026 e porterà in città sessantuno capolavori prestati a Goldin dal Toledo Museum of Art, museo dell’Ohio che non fa mai uscire le proprie opere ma che ha in programma un ammo-
dernamento e un ampliamento. E ha pensato fosse una bella cosa prenderne un nucleo e fargli fare il giro del mondo. L’unica tappa europea, prima di procedere per il continente australe, sarà Treviso. Che avrà qualcosa in più, perché Goldin è riuscito a personalizzare l’esposizione ottenendo alcuni pezzi extra: “Volevano una mostra pacchetto di capolavori sparsi, ma noi siamo il Nord Italia e conosciamo già i capolavori. Così mi hanno permesso di smontarla, di aggiungere e di costruire una storia”.
Un’occasione unica per lui. Un’occasione ghiottissima per il sindaco Mario Conte. Altrettando per il governatore Luca Zaia, con la Regione in prima linea a sostenere la mostra. Un progetto che si colloca a cavallo di Milano Cortina 2026, con la città che aspira a diventare (sono le parole del sindaco) “polo culturale delle Olimpiadi”. Sindaco la cui prima frase in apertura del partecipatissimo matinée smentisce dicendo tantissimo: “Io e Goldin non abbiamo mai litigato”. Già, perché nelle ventiquattro ore precedenti l’evento al Del Monaco tutta la città altro non ha fatto se non chiedersi come mai un’amministrazione comunale che nel 2018 aveva scelto di rompere col passato e di non avere bisogno delle grandi mostre targate Goldin improvvisamente se ne uscisse con questo colpo di scena. Ha raccontato (sempre il sindaco) che in questi anni ci hanno provato, ma non ci sono riusciti. Che ora ci sono le condizioni. Che comunque, se Treviso fosse diventata Capitale della Cultura, una mostra di Goldin non sarebbe potuta mancare. Che questo ritorno è in
Veneto2 4 passa al sistema di ultima generazione DAB che permette di ascoltare anche la radio con una qualità audio per fetta Il cambio passo
naturale continuità con il percorso costruito in questi anni dal dirigente dei musei cittadini Fabrizio Malachin, ringraziato così tanto da tutti da suonare quasi troppo. Un ritorno – le ultime due mostre di Marco Goldin e della sua Linea d’Ombra a Treviso risalgono all’amministrazione Manildo, impressionisti prima e Auguste Rodin a seguire, e fu quella l’occasione per portare a termine il restauro di Santa Caterina – che ha il plauso convinto della cittadinanza ma soprattutto di tutta la città che conta, che sta investendo sull’iniziativa e ha garantito la copertura finanziaria: CentroMarca Banca, Consorzio Prosecco Doc, Confcommercio e imprenditori. Un miliardo di euro è il valore assicurato delle opere: l’olio su tela “Figure a teatro” di Edward Hopper ne vale 90, mentre quello che sarà il capolavoro di chiusura della mostra – “Campi di grano con mietitore” di Vincent Van Gogh, realizzato pochi giorni prima del suicidio dell’artista – 150 milioni di euro.
Lui, Marco Goldin, è radioso. E regala agli spettatori (“Sono abituato alle folle, ma una cosa così non me la sarei mai aspettata”, confessa) molto di più che una presentazione. La sua è una lezione di storia dell’arte, di quelle che Treviso ama, fatta di passione e tanta emozione di fronte ai quadri che sceglie di anticipare. Ringrazia Gigi Caldato, presidente della commissione cultura, per il ruolo avuto in questo ritorno. Annuncia che da qui al 15 novembre gli eventi promozionali saranno tanti. Comunque vada, è già una vittoria.
Sara Salin
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I numeri. In città nel 2024 sono state ritirate 87 patenti, per 33 tasso alcolemico da sanzione penale
Sulle strade di Marca si muore per distrazione
Ma dal 2001 a oggi vittime più che dimezzate
M
illeottocentosessanta.
Sono le vittime della strada nella provincia di Treviso dal 2001 al 2023. Una media di oltre 80 vite spezzate ogni anno. E con loro, famiglie e comunità per le quali il futuro è cambiato nel tempo di un incidente. Spesso appena una frazione di secondo. I dati – che arrivano dall’Istat e sono stati elaborati assieme all’Aci – prendono in considerazione i sinistri che hanno causato lesioni alle persone. Morti e feriti, che nel corso degli oltre vent’anni presi esaminati dall’istituto mostrano una decrescita costante. Nel 2001 i decessi a livello provinciale sono stati 141, nel 2023 si sono più che dimezzati, arrivando a quota 54, con il numero minimo di vittime toccato nell’anno della pandemia, quando a perdere la vita sono state 40 persone. Numeri che non confortano e non solo perché stiamo parlando di vite umane. L’obiettivo fissato dall’Europa in materia di sicurezza stradale è dimezzare entro il 2030
il numero delle vittime e dei feriti gravi rispetto ai dati del 2019, quando il tragico computo provinciale dei morti ha segnato quota 56. Da qui i programmi d’azione messi in atto, con l’istituzione del Tavolo provinciale per la sicurezza stradale che riunisce, sotto il coordinamento dell’ente guidato dal presidente Stefano Marcon e in sinergia con Prefettura e Ulss 2, le forze dell’ordine, i vigili del fuoco, le autoscuole, le assicurazioni e le associazioni sensibili al tema per realizzare iniziative volte a raggiunge un obiettivo che va molto oltre quello del 2030: “All’orizzonte abbiamo l’obiettivo a lungo termine dell’agenda 2050 che è di zero vittime”. Per riuscirci – accanto ad appuntamenti dedicati per ogni fascia di età, ad attività di formazione, informazione, sensibilizzazione – la Provincia nell’ultimo triennio ha stanziato oltre 40 milioni di euro per investire sulla rete stradale provinciale: ponti, incroci, rotatorie e piste ciclabili da mettere in sicurezza. “Oltre a questo,
ribadiamo il nostro invito alla prudenza, affinché la distrazione non sia più la prima causa di incidente mortale”, sottolinea il presidente. Lo scorso ottobre i dati presentati dal Tavolo provinciale per la sicurezza stradale in occasione della giornata in memoria delle vittime
della strada evidenziavano, come aveva sottolineato il Viceprefetto vicario Alessandro Sallusto, “che i comportamenti scorretti alla guida continuano a essere ancora diffuso e richiedono la massima attenzione delle istituzioni e dei cittadini su un tema cruciale per tutti”. Di-
strazione, ma non solo. Nell’ultimo bilancio della Polizia locale di Treviso, presentato un mese fa in occasione della ricorrenza del patrono San Sebastiano, si racconta che sulle strade cittadine si continua a correre veloce. In particolare sulla tangenziale, nonostante gli autovelox. In sei mesi (la seconda metà del 2024) gli agenti al comando di Andrea Gallo hanno redatto 14mila verbali, che corrispondono allo 0,12 per cento dei 57.400 veicoli che ogni giorno transito sull’arteria a grande scorrimento che collega Silea a Noalese e Castellana. Un dato che, soprattutto, non si discosta da quello dell’anno precedente. Insomma, la velocità rimane costantemente alta. Nel 2024 sono state ritirate e sospese 87 patenti. Le cause principali? La guida in stato di ebbrezza, con ben 33 casi in cui il tasso alcolemico era superiore a 0,80 grammi per litro. Al secondo posto l’uso del cellulare alla guida: in dodici mesi sono state contestate 218 sanzioni.
Sara Salin
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La prevenzione. L’ente del Sant’Artemio ha vinto il bando “Mobilità Sicura” indetto dall’Unione province italiane
Centomila euro per formare alla guida sicura e contrastare gli incidenti causati da droga e alcol
Ha partecipato a “Mobilità Sicura”, bando nazionale promosso dall’Unione province italiane finanziato con il fondo contro l’incidentalità notturna gestito dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri. E la Provincia di Treviso è stata tra le vincitrici, aggiudicandosi 100mila euro di finanziamento.
“È una grande soddisfazione vedere riconosciuto, a livello nazionale, il nostro impegno per combattere l’incidentalità stradale. Grazie alle risorse ottenute – spiega il presidente Stefano Marcon – potremo implementare ancora di più le iniziative in tema di prevenzione, educazione e formazione, realizzate anche con il progetto del Tavolo per la Sicurezza Stradale, con l’obiettivo di ridurre i tanti, troppi incidenti che purtroppo si verificano nel territorio, principalmente a causa della distrazione e dell’utilizzo del telefonino”.
Con le risorse ottenute, la Provincia sta mettendo in cantiere dei progetti che prevedono lezioni formative e attività pratiche per insegnare alla cittadinanza
– soprattutto alla fascia più giovane – le modalità per prevenire un incidente, come conoscere i meccanismi fisici e psicologici che si innescano prima e dopo uno scontro, come gestire le conseguenze post-incidente. Verranno inoltre promossi i comportamenti sicuri per poter contrastare ogni forma di incidentalità stradale correlata all’assunzione di alcol e droga.
“Dopo la straordinaria esperienza del Drive Camp – afferma Marcon – siamo pronti a organizzare nuovi appuntamenti che
La Provincia di Treviso ha ottenuto un finanziamento grazie al quale svilupperà progetti destinati principalmente ai giovani, con lezioni formative e pratiche. Marcon: “Grande soddisfazione che a livello nazionale venga riconosciuto il nostro impegno in questa lotta”
consentano ai cittadini, soprattutto ai più giovani che si accingono a prendere la patente, di capire quali sono gli accorgimenti da mettere in pratica per evitare uno scontro”. L’obiettivo della Provincia è provare a invertire il drammatico trend degli incidenti, tema caldo sia a livello nazionale che locale. “Per riuscirci è necessaria l’azione congiunta delle istituzioni, con iniziative e campagne mirate. Ma anche –aggiunge il presidente – con l’acquisizione di consapevolezza da parte della comunità”. (s.s.)
Il progetto “Drive Camp”, simulazioni e crash-test dedicati agli studenti degli istituti superiori
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Lo scorso ottobre la collaborazione fra istituzioni nella lotta alla sempre troppo lunga scia di sangue sulle strade della Marca trevigiana ha portato alla realizzazione del “Drive Camp”, progetto dedicato agli studenti delle scuole superiori per sensibilizzarli sui possibili rischi alla guida di un mezzo anche attraverso la simulazione di incidenti reali con il coinvolgimento di auto, moto e biciclette. L’iniziativa è stata organizzata al Sant’Artemio dalla Provincia in collaborazione con il Tavolo per la Sicurezza Stradale, la Prefettura, l’Ulss 2, il Comune di Treviso, l’Ufficio scolastico provinciale, la Questura, i Vigili del fuoco, il Suem 118, la Polizia stradale, la Guardia di finanza, il Comando provinciale dei carabinieri, la Federazione motociclisti-
ca italiana e La Rete di Malachia, organizzazione di volontariato per la prevenzione dei suicidi. Ai giovani che hanno partecipato (del liceo Duca degli Abruzzi e degli istituti Giorgi-Fermi e Max Planck) sono state fornite linee guida e consigli pratici su come prevenire un sinistro e affrontare situazioni di pericolo. Oltre alle spiegazioni delle dinamiche di un incidente, sono stati affrontati con ragazze e ragazzi i temi deli
effetti psicologici post-incidente, della percezione del rischio e dei servizi di supporto per chi resta coinvolto in uno scontro. Sono più di vent’anni che la Provincia di Treviso sta lavorando sulla sicurezza stradale, all’inizio anche con campagne shock. Oggi si punta molto di più sull’educare a tutelare la propria vita e quella delle altre persone. Ad avere consapevolezza delle conseguenze. (s.s.)
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Cosa
La novità. Da inizio marzo è in funzione l’applicazione unica per abitanti e visitatori
Dal park ai rifiuti, dai percorsi in bus agli eventi servizi digitali cittadini tutti su TrevisoAPP
Possono essere inviate al Comune segnalazioni e vengono ricevute notifiche push per avvisi importanti
D ai primi giorni di marzo tramite un’applicazione unica è possibile accedere ai servizi digitali della città. Chi a Treviso ci vive non è più costretto ad avere sul proprio smartphone la app di Contarina, quella di Mom, quella dei parcheggi, quella del Comune e via di seguito. Ne basta una, che si chiama TrevisoAPP e che è uno strumento pensato anche per i visitatori.
Sviluppata dal Sistema informativo territoriale del Comune e dall’azienda BBS, la app – attesa ormai da alcuni anni – rende possibile una serie di operazioni in modo veloce e comoda: dal calcolo di un percorso all’interno del territorio (che è supportato da Mom per sapere quali mezzi pubblici prendere per arrivare a destinazione) al calendario della raccolta dei rifiuti, dalla ricerca di un parcheggio con il pagamento della sosta direttamente tramite l’applicazione allo streaming di una seduta del consiglio comunale.
a una sollecitazione del consigliere di Azione Nicolò Rocco relativamente alla necessità di informare la cittadinanza in tempo reale sulla qualità dell’aria e sull’attivazione delle varie fasce di divieto di circolazione: chi ha TrevisoAPP riceve la notifica push e sa se quel giorno è meglio uscire utilizzando una mascherina.
“Si tratta – ha spiegato Manera – di un passo avanti fondamentale nella modernizzazione della città. Un’applicazione con cui miglioriamo non solo la consultazione di informazioni utili,
ma anche la comunicazione tra i cittadini e l’amministrazione, rendendo la pubblica amministrazione più trasparente, efficiente e vicina alle esigenze della comunità”.
Il download è gratuito su tutti gli store digitali. Ci si può autenticare tramite e-mail. Chi ha già card e abbonamenti per la sosta registrati con lo Spid può importare il tutto automaticamente nella nuova applicazione, mentre chi era registrato con la Carta di identità elettronica deve recuperare i propri dati scrivendo a trevisoapp@comune.treviso.it
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Sostegno economico alle famiglie in difficoltà per le bollette idriche
Non solo. Con TrevisoAPP può essere gestito l’accesso alla zona a traffico limitato, si possono conoscere gli eventi in programma in città, avere una panoramica delle attività e dei servizi che vengono offerti anche dal punto di vista commerciale e alberghiero (grazie all’integrazione con il sito Treviso Per Te), scoprire gli itinerari turistici, leggere un comunicato stampa, avere sottomano i numeri di emergenza e, non da ultimo, segnalare direttamente al Comune quello che non funziona. Dalla stessa app vengono inviati all’utenza notifiche push in caso di avvisi importanti, in funzione anche quando l’applicazione è spenta. Un esempio di notifica? Quello dato nel corso dell’ultima seduta del consiglio comunale dal vicesindaco Alessandro Manera, rispondendo
C’è tempo fino al 15 maggio per presentare la domanda per beneficiare del contributo liberalità 2025 con cui ATS ha deciso di integrare anche quest’anno il bonus idrico nazionale alle famiglie in difficoltà con Isee non superiore ai 20mila euro e con residenza anagrafica in uno dei 51 comuni soci. Alto Trevigiano Servizi ha confermato la collaborazione con Cgil, Cisl e Uil, così che la cittadinanza interessata potrà presentare la richiesta di agevolazione direttamente attraverso i Caf che, una volta compilato l’Isee e dopo aver verificato i requisiti, invieranno la domanda di adesione all’azienda.
“Il nostro obiettivo – spiega il presidente Fabio Vettori – è da sempre essere al fianco del territorio e dei cittadini offrendo un servizio idrico efficiente e accessibile, migliorando costantemente la qualità della vita degli utenti”. Secondo ATS – che tra l’altro quest’anno ha scelto di trasformarsi in Società Benefit, modificando il proprio statuto che proprio in questo periodo è al voto dei consigli comunali di competenza – la previsione è che nel 2025 saranno aiutate più di 5.800 famiglie residenti nel territorio coperto dal servizio.
Un’agevolazione che, prendendo come riferimento una famiglia media di tre persone, aumenta del 4 per cento, con l’importo che passa da 58,03 euro a 60,53 euro. Restano invece invariati i parametri per il rilascio della liberalità. Le fasce previste per l’erogazione dell’aiuto sono le seguenti: con un consumo medio annuo di 140 metri cubi d’acqua, 45 euro di agevolazione per Isee da 9.530 a 12mila euro, 30 euro per Isee da 12mila a 16mila euro, 15 euro per redditi da 16mila a 20mila euro annui.
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Carlotta Bazza. La consigliera Dem ha riportato la questione Corso all’attenzione del sindaco
“Non avere un cinematografo in centro è un disagio, l’Edera non basta e le persone rinunciano ai film”
Nell’ultima seduta del consiglio comunale Conte ha svelato di aver trovato un gestore disponibile a rilanciare il multisala, ma di aver ricevuto il rifiuto della proprietà intenzionata alla riqualificazione residenziale dell’immobile
Sono trascorsi due anni da quando anche l’ultimo cinema del centro storico, il Corso, ha chiuso i battenti. Un tema, quello della città senza una sala, che sta da sempre particolarmente a cuore alla consigliera del Partito democratico Carlotta Bazza. Lo ha riproposto nell’ultima seduta ai Trecento, prendendo spunto dal dibattito nazionale lanciato da premi Oscar, registi, attori, sceneggiatori e produttori, che hanno lanciato un appello sul futuro dei cinematografi romani al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla premier Giorgia Meloni. Bazza ha chiesto lumi sul futuro del Corso. Il sindaco ha svelato che aveva trovato un gestore disponibile a riaprire e rilanciare la sala, ma che la proprietà ha rifiutato. L’intenzione sembra quella di andare verso una riqualificazione residenziale dell’immobile.
Consigliera Bazza, l’architetto Renzo Piano ha definito i cinematografi luoghi in cui si celebra il più bello dei miracoli: stare assieme e condividere delle emozioni. È d’accordo con questa visione?
“Assolutamente. E credo nei cosiddetti terzi luoghi, che si stanno affermando ad esempio in Francia grazie alla riconversione di spazi che non sono né casa né lavoro ma luoghi in cui i cittadini si ritrovano e stanno insieme. Un’idea che ha molto a che fare con i patti di collaborazione che avevo
già proposto per Villa Margherita, che sarebbe un terzo luogo perfetto. Per quanto riguarda il cinema, c’è una parte molto importante della cittadinanza trevigiana per cui non avere una sala in centro è una mancanza e anche un disagio. Ci è rimasto solo l’Edera, ma con code ormai inevitabilmente interminabili. E dopo mezz’ora di coda in tanti rinunciano perché i posti sono esauriti”.
Il senatore a vita ha anche parlato di cinematografo come pronto soccorso urbano, affermando che “la città è sicura se si cura”.
“È vero. Dobbiamo iniziare a pensare alla cultura come a un percorso per avere cura della cittadinanza. La realtà è che nel quotidiano tutti noi, non solamente i giovani, non sappiamo cosa fare a Treviso se non andarci a bere l’aperitivo. Credo che l’amministrazione comunale potrebbe prendere spunto da esperienze come quelle del Piccolo America e del Cinema Troisi a Roma e sciogliere l’arcano delle sale cinematografiche nella nostra città”.
Il destino del Corso sembra comunque segnato…
“C’è da capire se l’amministrazione possa intervenire nella fase di cambio destinazione d’uso, chiedendo in cambio il famoso terzo luogo, ovvero una sala da almeno 150 posti per il cinema, gli spettacoli, la presentazione di libri. Un luogo di cui la città ha
bisogno. Senza dimenticare che il cinema è veramente un modo popolare per fare cultura, a partire dal fatto che ha prezzi che consentono a tutti di entrarci, con biglietti ridotti per i giovani e per gli anziani. Il cinema aiuta a evadere dalla realtà e al contempo ti fa entrare in mondi che altrimenti non avresti conosciuto e ne esci trasformato”.
Giovanna Cordova con Tema Cultura e la sua Stanza di vicolo Pescatori sta rispondendo a questa fame di cinema in centro, tanto che i biglietti sono andati bruciati in poche ore.
“Quella di Cordova è un’intenzione buonissima, una cosa in più e va benissimo, ma stiamo parlando di trenta posti. Non basta”.
Un cinema in centro manca soprattutto ai più anziani.
“Per molti di loro, in modo particolare per le donne, andare al cinema era vita. Da quando il Corso
La scheda
ha chiuso al cinema non ci vanno più, perché la sera non si mettono alla guida dell’auto per andare fuori dal centro. Non c’è neppure un autobus che porti all’Edera. Servirebbe una navetta dedicata”. Secondo lei cosa dovrebbe fare il Comune?
“Seguire gli esempi virtuosi, che ormai sono moltissimi in tutta Ita-
Le luci si sono spente a luglio del 2023, quando l’ultimo gestore non ha rinnovato il canone d’affitto. Don Elio Girotto – già direttore del cinema teatro Busan di Mogliano Veneto – aveva cercato di risollevare le sorti del multisala Corso nel dicembre dell’anno precedente, proiettando 80 film in 1.250 sessioni. Ha lasciato il Corso al suo destino per una serie di problemi tecnici, che cominciavano con la necessità di rifare l’impianto di climatizzazione e areazione. Via via tutta una serie di manutenzioni che la famiglia Amadio, proprietaria del locale, non ha affrontato.
lia, di cinematografici riconvertiti in sale per diverse attività. Perché Treviso non lo può fare? Vanno intercettati imprenditori disposti a investire e insieme vanno creati luoghi con finalità educativa e di socialità, oltre che di cultura. Perché alla fine i luoghi spenti spengono la città e anche le persone”. Sara Salin
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Carlotta Bazza, consigliera del Partito Democratico
Politica. Crea si presenta in camicia nera, Borgia pensa già al sindaco del 2028
Marina Bonotto eletta coordinatrice
del Circolo cittadino di Fratelli d’Italia
L
’unica notizia che non ha fatto notizia al congresso cittadino di Fratelli d’Italia è stata l’elezione della nuova coordinatrice. L’acclamazione di Marina Bonotto, che ha preso il posto dell’uscente Gino Balbinot, è di fatto passata in cavalleria, un po’ perché era scontata in quanto unitaria, ma soprattutto perché decisamente superata da due coup de théâtre che non potevano che rubare la scena alla neoeletta: la camicia nera indossata dall’avvocato Fabio Crea per partecipare al rinnovo dei vertici all’hotel Carlton e l’annuncio del coordinatore provinciale Claudio Borgia di volere nel 2028 un sindaco meloniano a Ca’ Sugana.
Se il desiderata di Borgia tutto sommato poteva essere messo in conto (considerati i numeri in crescita fra i tesserati, con oltre 500 iscritti in città, e il consenso ricevuto alle urne), l’ingresso in scena di Crea in “total black” ha innescato il caso. L’avvocato l’ha spiegata così: “Ho messo la camicia nera perché non è dal colore di una ca-
micia che si decide se uno è fascista o antifascista”. Un gesto e una frase polemicamente diretti alla giovane presidente del consiglio degli studenti di Padova, Emma Ruzzon, che durante l’inaugurazione dell’anno accademico si era tolta la camicia nera criticando l’avanzata dei movimenti neofascisti.
Una provocazione e una scelta di abbigliamento bollata come “di cattivo gusto” da Gigi Calesso di Coalizione Civica, che ha invitato Crea a revocare la cittadinanza onoraria di Treviso a Mussolini, “derubricando definitivamente a scelta stilistica una camicia nera che altrimenti continuerà a puzzare di olio di ricino e sangue”.
Per quanto riguarda il direttivo comunale del partito che affiancherà Bonotto: vice coordinatore è Luca Cogo, i componenti sono Julka Loub, Stefano Mazzoli, Marta Leibanti, Francesco Meneguzzi, Andrea Agressi, Alberto Nascimben, Gino Balbinot e Gianni Possagno.
Coordinamento Lgbte Treviso Michela Nieri è la nuova presidente
Figura storica nell’attivismo per i diritti civili nella Marca trevigiana ed ex consigliera comunale ai Trecento per due mandati, Michela Nieri è la nuova presidente del Coordinamento Lgbte di Treviso, del quale è tra i fondatori. È stata eletta all’unanimità nel corso dell’ultima assemblea annuale, succedendo a Paola Marotto.
“Sono orgogliosa di poter assumere questo incarico. Cercherò di impegnarmi affinché i principi e le prerogative dell’associazione possano essere valorizzati al meglio. La presenza in città del Coordinamento è fondamentale quale voce di una comunità che ancora fatica a essere rappresentata, in particolare in un momento storico come quello attuale”, afferma Nieri, con il cui mandato il Coordinamento Lgbte di Treviso – attivo da oltre dieci anni e promotore del festival culturale Q.Pido, in programma durante la settimana della giornata mondiale contro omofobia, transfobia e bifobia – si appresa ad affrontare nuove sfide, consolidando la propria azione per la lotta alle discriminazioni e per la costruzione di una società più equa e inclusiva. Fra gli obiettivi di Michela Nieri anche il rafforzamento della collaborazione con le istituzioni e la società civile.
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Marina Bonotto
L’anniversario. L’istituto diocesano di via San Nicolò festeggia il suo essere a servizio del bene comune
Mezzo secolo di Centro della Famiglia a Treviso Un anno di celebrazioni fra passato e futuro
Fitto calendario di appuntamenti per tutto l’arco del 2025 rivolti alla cittadinanza, alle famiglie, agli amministratori locali, agli operatori pastorali, agli insegnanti, alle associazioni di categoria, al mondo della sanità e dell’associazionismo con l’obiettivo di essere al passo con le sfide sempre nuove che affrontano le relazioni familiari
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“S
toria e futuro con al centro la famiglia”. Questo il filo conduttore scelto dal Centro della Famiglia di Treviso per celebrare i cinquant’anni dalla sua fondazione. Un traguardo importante per il quale l’istituto diocesano di via San Nicolò ha deciso un programma di iniziative grazie alle quali ribadire di essere, nonostante il passare degli anni, sempre al passo con le sfide delle relazioni familiari. Iniziative che vengono proposte lungo tutto l’arco del 2025 non solo alle famiglie, ma a tutta la cittadinanza, agli amministrato-
pi sposi), di cura (con il consultorio familiare socio-sanitario) e di promozione della cultura della famiglia, che comprende anche l’osservatorio sulla natalità e la famiglia. Sono 988 le coppie che negli ultimi dieci anni sono passate per via San Nicolò per farsi accompagnare al matrimonio, 510 quelle che hanno preso parte alla scuola di formazione familiare, 21mila le prestazioni fornite dal consultorio familiare.
“Un importantissimo luogo di incontro, basato su una ricerca intelligente sulla realtà, in particolare sulla condizione della vita
Per tutto l’anno il consultorio familiare propone cento screening gratuiti della fertilità per ragazze e ragazzi dai 18 ai 25 anni. Un’iniziativa per riflettere sulla prospettiva generativa fino da giovani, anche perché alcuni dei problemi possono essere risolti facilmente in giovane età. Lo screening (su prenotazione) prevede esami diagnostici e visite ginecologiche o andrologiche. Il 3 aprile è invece in programma “La formazione in chiave interdisciplinare”, incontro rivolto a sacerdoti, operatori di pastorale e formatori della Diocesi per
ri locali, agli operatori pastorali, agli insegnanti, alle associazioni di categoria, al mondo della sanità e a quello dell’associazionismo. Insomma, a tutte quelle persone impegnate o coinvolte nel servizio verso il bene comune.
Questo libro illustra come fare e gli immensi benefi ci (anche economici) che si possono trarre senza guerre, povertà, inquinamento e calamità naturali. Occorre comunque un impegno iniziale da parte di ciascuno di noi.
Una storia, quella del Centro della Famiglia di Treviso, che parte alla metà degli anni Settanta, quando don Mario Cusinato, docente di psicologia della famiglia all’Università di Padova, colse l’invito che arrivò alle diocesi attraverso il documento “Evangelizzazione e sacramento del matrimonio” della XII assemblea generale della Cei: era necessario non lavorare solo con i giovani, ma formare le famiglie. E quello che all’epoca era solo un centro studentesco venne trasformato in un luogo unico per la formazione degli operatori di pastorale familiare, basato su un approccio interdisciplinare di formazione sia al matrimonio religioso che a quello civile (con la scuola di formazione familiare e i grup-
delle famiglie, mossa da una motivazione profonda di fede che suscita incontro, relazione e aiuto, competente e cordiale”, lo definisce il vescovo Michele Tomasi. Un luogo che per il presidente don Francesco Pesce racchiude cinquant’anni di “storie delle tante coppie e famiglie che sono formate, investendo nella relazione di coppia; dei tanti formatori che hanno dedicato tempo e passione intrecciando le proprie vite con quelle di altre coppie in intrecci che durano ancora oggi; di racconti di vicende personali tra diverse generazioni”. Storie che hanno fatto sì che il Centro della Famiglia di Treviso diventasse un modello per altre realtà sociali ed ecclesiali in Italia.
La questione dell’abitare (che si è discussa a febbraio), la formazione e la prevenzione, il protagonismo familiare e il tema della natalità e della fertilità sono al centro degli appuntamenti in programma fino a ottobre per festeggiare il mezzo secolo di attività.
illustrare come opera il Centro. Interverrà il preside del Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia di Roma monsignor Philippe Bordeyne. Il 7 aprile alle 20.45 in sala Longhin si terrà l’incontro “Famiglia, democrazia e pace” con il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, per offrire uno sguardo sul ruolo delle famiglie quali attori di democrazia e di pace, uno stimolo per superare il rischio dell’individualismo e dell’isolamento familiare. Il mese di ottobre sarà dedicato alla natalità e declinato in molteplici aspetti: relazionale, medico, economico, politico e culturale. Il 3 ottobre con il convegno “Natalità è domani”; l’11 ottobre con l’evento di formazione per gli insegnanti degli ultimi due anni delle superiori “Educare al valore della generatività”; il 25 ottobre con il convegno medicoscientifico “Dalla prevenzione al ripristino della fertilità: dai casi clinici alle linee guida”.
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Il festival. Presentata l’edizione 2025 della manifestazione promossa da Urbano Contemporaneo
Il jazz e il suo linguaggio universale da undici anni protagonisti assoluti a Treviso
Anteprima il 30 aprile in occasione dell’International Jazz Day: al Teatro Del Monaco arriva il pianoforte di Shai Maestro Poi dal 17 al 25 maggio il susseguirsi di grandi musicisti del panorama mondiale in esclusiva per il territorio
T reviso Suona Jazz è pronto a tornare. Il festival – organizzato da Urbano Contemporaneo in collaborazione con la Provincia e il Comune di Treviso – compie undici anni: una longevità che già di per sé dimostra la misura di quanto il jazz sia in grado, con il suo linguaggio universale, di catturare un pubblico sempre più vasto. Ma anche di quanto la manifestazione in questi anni sia riuscita a trasformarsi, diventando un format che coinvolge i luoghi all’aperto, le attività produttive, il mondo della didattica e quello associativo cittadino. Al centro di tutto, però, rimane la musica e un cartellone che, dal 17 al 25 maggio, proporrà al pubblico grandi musicisti del panorama mondiale e musicisti italiani di spicco.
C’è un’anteprima, fissata il 30 aprile in occasione della Giornata internazionale Unesco del jazz. Al Teatro Comunale Mario Del Monaco salirà il Piano Solo di Shai Maestro, voce di spicco del jazz contemporaneo. Con i suoi album registrati per ECM, il musicista di affianca ai grandi pianisti che hanno inciso per la prestigiosa etichetta, da Keith Jarret a Paul Bley fino a Chick Corea. Si tratta di uno dei pianisti più affascinanti della nuova generazione, capace di unire tradizione, modernità e minimalismo strutturale: in Maestro convivono infatti un’esuberante vena improvvisata, la capacità di non perdere mai di vista l’aspetto melodico e la ricerca della simbiosi fra jazz, classica e folclore mediorientale e dell’Europa dell’est.
soprattutto alle attività didattiche organizzate prima e dopo le varie edizioni della kermesse oltre che attraverso il coinvolgimento dei locali del centro storico cittadino con serate dedicate ai musicisti locali.
Fra gli eventi principali di quest’anno viene riproposto l’appuntamento in due serate, il
L’edizione 2025 del festival avrà come filo conduttore la capacità della cosiddetta musica improvvisata di riuscire anche a rappresentare un dialogo tra culture e generazioni, con l’obiettivo di intercettare un pubblico sempre più giovane, cosa peraltro già avviata da tempo grazie
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21 e il 23 maggio, all’auditorium della Provincia. In particolare la seconda data avrà come protagonista assoluto il quartetto del sassofonista Seamus Blake (con lui Alessandro Lanzoni al pianoforte, Doug Weiss al contrabbasso e Jorge Rossy alla batteria). Blake è uno dei migliori esponenti del sax tenore al mondo, un musicista ricco di brillanti idee, aperto a molteplici influenze contemporanee ma con forti radici nella storia del jazz. Si tratta dell’unica data prevista nel nord Italia da parte del quartetto. Sabato 24 maggio, invece, al Teatro Mario Del Monaco sarà di scena uno dei massimi esponenti del piano jazz mondiale, Uri Caine, assieme al suo nuovo trio composto da Brad Jones al contrabbasso e Jim Black alla batteria. Il grande pianista statunitense è tra le figure che hanno maggiormente contribuito ad ampliare e ridefinire il linguaggio jazzistico degli ultimi trent’anni. Una manifestazione che l’assessora alla cultura del Comune di Treviso Maria Teresa De Gregorio definisce capace “di conquistare il pubblico con una proposta culturale di altissimo livello, di valorizzare il patrimonio artistico della città attraverso la magia della musica jazz”. Un festival che “oggi rappresenta un punto di riferimento nel panorama musicale nazionale e internazionale” e che si pone come un evento unico grazie “all’attenzione alla qualità, alla capacità di innovare e al forte legame con il territorio”.
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La mostra. Al Bailo dal 29 marzo al 28 settembre 150 opere dell’artista giapponese
La grande onda di Katsushika Hokusai e il fascino della sua immaginazione
Apre a fine mese l’esposizione dedicata al maestro indiscusso dell’Ukiyo-e, curata e ideata da Paolo Linetti in collaborazione con l’associazione Mnemosyne Ogni opera è un ponte fra il reale e l’onirico e mette in luce la sua capacità di analizzare e comprendere profondamente la natura, trasfigurando il visibile in valore universale e mistico
Il Bailo apre le porte al Giappone. Dal 29 marzo al 28 settembre il museo civico del capoluogo della Marca ospiterà un’esposizione dedicata alla genialità del maestro indiscusso dell’Ukiyo-e, termine che significa letteralmente “immagini del mondo fluttuante” e che indica quel filone artistico, nato fra l’inizio del Seicento e la fine dell’Ottocento, caratterizzato da stampe realizzate tramite la xilografia.
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Curata e ideata da Paolo Linetti – storico dell’arte giapponese e direttore del museo di arte orientale Mazzocchi di Coccaglio (Brescia) – in collaborazione con l’associazione Mnemosyne, la mostra “Hokusai – L’acqua e il segreto della grande onda” guiderà i visitatori nella conoscenza approfondita e inedita della tecnica compositiva dell’artista. Le sale del Bailo ospiteranno 150 opere dell’autore: un’occasione imperdibile per comprendere il metodo con cui
Hokusai realizzò i suoi lavori più celebri, fra cui l’iconica “La grande onda al largo di Kanagawa”. Famoso per la straordinaria e ormai proverbiale capacità di catturare la potenza e il dinamismo dell’acqua, il maestro giapponese ha saputo creare un dialogo misterioso con la cultura europea (molti, nelle opere esposte, i richiami anche subliminali ai modelli classici del Rinascimento), superando i confini geogra-
È tornata la rassegna “Giovani in Musica” sotto l’egida del conservatorio Steffani
In vent’anni di attività è stata il trampolino di lancio per tanti talenti. Dopo cinque anni di silenzio la rassegna “Giovani in Musica. Studenti e luoghi del cuore” è tornata a Treviso, proprio sotto l’egida del conservatorio Agostino Steffani di Castelfranco Veneto. Nei giorni scorsi è stata infatti siglata una convenzione per valorizzare l’offerta culturale, che vede in prima linea Provincia e Comune di Treviso, la Diocesi e Fondazione Benetton Studi Ricerche, che hanno unito le forze per inaugurare una nuova stagione di concerti, che si è aperta il 26 febbraio nella Sala Silentium del Seminario Vescovile del capoluogo della Marca.
L’obiettivo, come spiega il presidente della Provincia Stefano Marcon, è quello di “valorizzare l’offerta culturale del territorio”. A questo scopo è stata siglata la convenzione con lo Steffani, favorendo la realizzazione di progetti musicali, didattici e di ricerca, “articolando proposte artistiche che coinvolgano sempre più stu-
dentesse e studenti, oltre che la comunità, nella convinzione che la musica rappresenti una linfa che anima la vita di tutti noi e che l’arte possa assolutamente essere una via professionale valida da perseguire”.
fici e politici di un Giappone che all’epoca viveva la fase storica di massimo contrasto e isolamento verso l’Europa. Il suo genio nasce dall’incredibile fusione fra rigore scientifico e immaginazione sconfinata e ogni sua opera è un ponte fra reale e onirico che mette in luce la sua capacità di analizzare e comprendere profondamente la natura, trasfigurando il visibile, terreno e tangibile, in valore universale e mistico
Nel passato il tradizionale carnet di concerti con gli studenti era curato dall’associazione Amici del Teatro, ma dal 2020, con la scomparsa della sua anima Iolanda Bruzzolo, la rassegna si era fermata. “Abbiamo deciso di ripartire, anche per onorare la sua memoria”, afferma il direttore del Conservatorio Paolo Troncon. Tra i concerti in programma – organizzati in luoghi di particolare valore architettonico e storico della città – anche un evento speciale in occasione della mostra su Hokusai: il 26 marzo alle 17.30 al Bailo si esibirà infatti il Metronome Quintet (David Evelino Colbertaldo al flauto, Chiara Ghirardello all’oboe, Greta Baldan al clarinetto, Giovanni Battista Filppetto al corno e Daniele Falco al fagotto) con musiche di Alexandre Tansman,
Franz Joseph Haydn, Claude Paul Taffanel e Jacques Ibert. Il 9 aprile, alle 17.30 in Sala Rosso Coletti a Santa Caterina, chitarre protagoniste con Andrea D’Adamo, Giovanni Zuliani, Anna Ballico, Miki Marini, Stefano Zoldan, Daniele Schiavon, Alessandro Mogno, Olga Vedovetto, Francesco Faggian, Elisabetta Grego, Maddalena Ceccon e Pietro Pasinato. Il 27 maggio al Ridotto del Del Monaco si terrà il recital delle classi di canto lirico, mentre il 7 giugno alle 20.30 nel giardino di Palazzo Bomben la conclusione della rassegna con il Jazz Lab Steffani, organizzato in collaborazione con Fondazione Benetton Studi Ricerche. Tutti i concerti sono a ingresso gratuito.
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La firma della comvenzione fra Paolo Troncon e Stefano Marcon
Calcio Serie D. I trevigiani devono tornare a correre per tentare di riprendere le Dolomiti Bellunesi
L’inverno nero del Treviso è costato la panchina a Cacciatore
Una crisi inattesa e inspiegabile ha colpito il Treviso ed è costata la panchina a mister Fabrizio Cacciatore. Al suo posto è arrivato l’uomo Serie D, Carmine Parlato, il tecnico napoletano che ha vinto questo campionato per 5 volte: basterà per tornare tra i professionisti?
D a Adria a Adria. Sono passate 17 partite tra l’andata al Comunale “Bettinazzi” e il ritorno al Tenni contro i rodigini. Nel mezzo il Treviso non aveva mai perso. Il 3-0 subito alla sesta giornata aveva segnato paradossalmente una svolta in positivo per i biancazzurri: da quel pomeriggio in poi la squadra si era comportata da corazzata. E così sono arrivate tante gioie e la vetta del girone C di Serie D. Poi di nuovo l’Adriese, una vera e propria bestia nera, ha sancito il ritorno alla sconfitta dei trevigiani, ma soprattutto l’inizio di una crisi interminabile e per, certi versi, difficilmente spiegabile. Da quel momento è partito un periodo a tinte foschissime sulle sponde del fiume Sile. Si è concretizzato il sorpasso in classifica da parte delle Dolomiti Bellunesi, che hanno sfruttato l’occasione e si sono ritrovate davanti a tutti. Ma soprattutto la società del Tenni ha deciso di sollevare dall’incarico di allenatore Mister Fabrizio Cacciatore.
Il tecnico torinese chiude la sua esperienza in biancazzurro con all’attivo 19 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte. Non è bastato per convincere una piazza molto esigente. Fatali sono state tre fragorose cadute nelle sue ultime quattro gare e probabilmente un rapporto che
si era incrinato con lo spogliatoio. Si chiude, dunque, un’era, proprio quando il club sembrava essere in controllo sull’obiettivo dell’agognato ritorno tra i professionisti. E, invece, in appena un mese tutto si è complicato tra errori e rimpianti. A prendere in mano il timone di questa nave in burrasca ci ha pensato Carmine Parlato, uno che la Serie D la conosce molto bene. Matteo Zuliani sarà il suo secondo, mentre il resto dello staff è stato confermato. Il mister napoletano, ex calciatore, ha vinto questo campionato ben 5 volte, con Rovigo, Pordenone, Padova, Rieti e Trento: un uomo da record, insomma. Unica pecca? Non viene da un periodo brillante: tre esoneri nelle ultime tre esperienze in panchina con lo stesso Trento, il Cjarlins Muzane e la Folgore Caratese. Come il Treviso, dunque, anche il suo nuovo allenatore è in cerca di riscatto. Dietro alla scelta di Parlato c’è la chiara volontà del Ds Attilio Gementi: i due, infatti, hanno collaborato insieme a Trento tra il 2020 e il 2022 e sono legati da un ottimo rapporto professionale: “Carmine Parlato conosce molto bene la categoria e i nostri giocatori. La società non vuole lasciare nulla di intentato in queste ultime partite e questo inizio di anno nuovo con qualche difficoltà di risultato ha portato a prendere
questa scelta. Essendo una società ambiziosa e una piazza importante abbiamo scelto un profilo d’esperienza che possa confrontarsi con il nostro palcoscenico e i nostri tifosi”, ha spiegato il Ds.
Si riparte, dunque, da una certezza della categoria, che si è così espresso alla sua conferenza stampa di presentazione: “So cosa mi aspetta, quello che mi viene richiesto dalla società e con grande convinzione dei nostri mezzi farò in modo di portarla nella categoria a cui ambisce.
Domani inizia il lavoro sul campo, credo che il gruppo sia forte e verificherò al più presto le mie idee in campo. A prescindere dall’aspetto tecnico tattico sarà importante il fattore mentale”. Non ha funzionato dunque la scommessa di puntare su un allenatore giovane ed emergente come Cacciatore, con idee fresche ed entusiasmo, ma che è mancato nel momento cruciale del cammino. Rimane qualche rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato. Parlato
ripartirà per prima cosa, come ha dichiarato, dalla mente dei giocatori, frastornati da un ultimo periodo di grande difficoltà. Dopodiché l’aspetto fisico sarà un’altra componente da non sottovalutare: la squadra è apparsa in ritardo di condizione nel febbraio nero trevigiano. Parlato dovrà poi risvegliare i tenori offensivi biancoazzurri: Aliu, Posocco, Beltrame e Gioè hanno bisogno di ritrovare la porta dopo un periodo di scarsa lucidità. Anche la fase difensiva andrà ritoc-
cata: la porta di Mangiaracina fatica a rimanere chiusa e per vincere la solidità è tutto.
Servirà tornare a correre, ritrovare energie e lucidità per quello che sarà un finale in cui non sarà più concesso l’errore per provare a riprendere le Dolomiti Bellunesi. Vincere e rimanere in scia per poi giocarsi tutto nel decisivo scontro promozione del 17 aprile alla terzultima di campionato a casa dei rosa.
Stefano Parpajola
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Verso le elezioni regionali: una partita tutta da giocare
Un ragionamento che, evidentemente, travalica i confini tradizionali della destra e della sinistra: del resto il 70% abbondante dello Zaia 2020 ha chiaramente certificato come il voto di appartenenza sia sempre più ridotto.
A tenere banco in queste settimane, per uscire dall’analisi e entrare nell’attualità, c’è il confronto – scontro tra alleati e, segnatamente, tra Lega e Fratelli d’Italia. Entrambi, a colpi di interviste e dichiarazioni, hanno rivendicato, per settimane, il diritto di esprimere il candidato presidente. Il partito di Giorgia Meloni perché forte del dato elettorale, mentre quello di Matteo Salvini per il radicamento della propria classe dirigente sul territorio. Poche settimane fa ha iniziato a correre di bocca in bocca, di chat in chat, la notizia che in tanti attendevano: nel centrodestra l’accordo è stato trovato. Nessuna comunicazione ufficiale in tal senso, ma una voce, affidata ai
consueti ben informati, sempre più insistente.
In sintesi: presidente alla Lega e maggioranza degli Assessori a Fratelli d’Italia. I nomi più gettonati? Il segretario Veneto del Carroccio, Alberto Stefani e l’Assessore Regionale alle infrastrutture, Elisa De Berti. Mario Conte, considerato più adatto a guidare una eventuale corsa solitaria leghista, in questo caso non sarebbe della partita. E Forza Italia? Certa rappresentanza in giunta e candidatura prenotata a Sindaco di Verona, per il Segretario Regionale, Flavio Tosi. Tutto a posto dunque?
Pare proprio di no. In realtà Fratelli d’Italia non avrebbe assolutamente ceduto la leadership della coalizione alla Lega e starebbe sondando, insistentemente, anche il mondo imprenditoriale per individuare il candidato presidente. E allora la voce sull’accordo da cosa deriva? Sembra una strategia
L’intervista. L’assessore regionale alla sanità interviene a radio Veneto24
condivisa da Meloni e Salvini per non produrre, in questo momento, contraccolpi al Governo che sarebbero determinati, nel caso, da una forte fibrillazione in casa leghista che rischia seriamente di mettere a rischio la leadership di Salvini e quella certa “pace interna” che non la rende “pericolosa” per il Governo. Del resto l’avviso arrivato al “Comandante” dai congressi lombardi del partito vinti dal Senatore Massimiliano Romeo, in netta contrapposizione con la linea salviniana, non concede ulteriori cedimenti in Veneto. Quindi, con buona pace dei “ben informati”, sembra che per trovare l’accordo sul Veneto la strada sia ancora lunga. (r.r.)
Lanzarin: “Il Veneto è regione benchmark perché i nostri servizi funzionano bene”
Manuela Lanzarin, assessore alla sanità e ai servizi sociali della Regione Veneto, ai microfoni di Radio Veneto24 ha affrontato alcune novità legate alla sanità veneta.
Partiamo dalla quota del fondo sanitario nazionale, quanto spetta al Veneto?
Il Cipe, il comitato interministeriale ha sbloccato a fine anno i fondi per il Fondo sanitario nazionale 2024, che ammontano complessivamente a circa 133 miliardi. La quota spettante al Veneto è di dieci miliardi e cinquecento milioni, quindi in crescita rispetto agli anni precedenti. C’è sempre discussione sul fatto che il fondo non basta, che non si sta aumentando, ovviamente ne servirebbero sempre di più, perché aumentano i bisogni, l’invecchiamento della popolazione, la cronicità. Inoltre è chiaro che i costi aumentano. Lo sforzo che sta facendo il governo è reale, e lo vediamo di anno in anno. Con questa crescita possiamo sicuramente garantire i livelli essenziali delle prestazioni e investire risorse, come nel caso specifico del recupero delle liste d’attesa, con quasi 49 milioni che hanno portato a un abbassamento molto importante dei tempi. Inoltre, ci per-
mette una misurazione nazionale che viene fatta al tavolo adempimenti, dove ci sono il ministero della Salute, il ministero dell’Economia e il Mef. Risultiamo sempre una delle regioni benchmark, che significa che riusciamo a garantire i servizi con una sostenibilità economica. Questo è il risultato di un sistema che, pur con le difficoltà, funziona molto bene. Anche le piccole realtà sanitarie, non solo le grandi specializzazioni, sono fondamentali in questo processo. Perché la sanità veneta è vista come un modello a livello nazionale?
I parametri per essere misurati come regioni benchmark non sono solo le alte specializzazioni che ci sono nelle due cliniche universitarie, ma anche la prevenzione, che è trasversale in tutte le aziende sanitarie. In tutte le nove aziende sanitarie della regione, nei 68 ospedali e 26 distretti è fondamentale la capacità di rispondere ai bisogni di prossimità, come la cronicità, l’assistenza agli anziani e l’invecchiamento. Non si tratta solo dei ricoveri per le emergenze, ma anche della risposta ai bisogni quotidiani della popolazione.
Di recente è emerso un dato preoccupante relativo ai tumori
in un’area della regione, perché?
In Veneto abbiamo un registro tumori che risale agli anni Ottanta. Ogni anno registriamo circa trentamila nuove diagnosi, ma in generale i tumori sono in diminuzione, sia quelli femminili che maschili. L’unico tumore in crescita è il melanoma, soprattutto nelle aree montane nel Bellunese. Questo è dovuto al fatto che in montagna, a differenza delle
spiagge dove siamo più attenti alla protezione solare, si sottovaluta l’intensità dei raggi ultravioletti in alta quota. Per questo abbiamo lanciato una campagna di sensibilizzazione, anche in vista delle Olimpiadi, che ci permetterà di raggiungere una vasta platea di persone, non solo gli sportivi, ma anche i visitatori delle nostre montagne. Non manca infine l’impegno per le donne vittime di violenza. Abbiamo potenziato la rete di centri antiviolenza, sportelli e case rifugio, e previsto un esenzione del ticket per le donne che subiscono violenza e necessitano di cure per traumi fisici e psicologici. E’ un passo importante per garantire che le donne possano recuperare e iniziare un percorso di riabilitazione e indipendenza, aiutandole a ricostruire la loro vita.
Manuela Lanzarin
segue da pag. 1
Corazzari: “Lo sport e le Olimpiadi, preziosa opportunità per il Veneto”
I l Veneto si appresta a vivere un periodo di protagonismo sportivo, grazie all’organizzazione delle Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali del 2026 a cui seguiranno i Giochi Olimpici Giovanili del 2028. Sarà una grande sfida organizzativa, ma anche una possibilità concreta di migliorare l’impiantistica sportiva e l’attrattività internazionale della regione. Lo ha sottolineato l’assessore regionale Cristiano Corazzari, ospite alla trasmissione Buongiorno Veneto di Veneto24: “La Regione, insieme alla Lombardia e alla Provincia Autonoma di Trento, ha voluto fortemente raccogliere questa sfida per dimostrare la nostra capacità organizzativa e mettere lo sport al centro del nostro sistema economico e sociale.” Il riconoscimento di Regione
Europea dello Sport ha già portato nuovi investimenti: 27 milioni di euro sono stati stanziati per migliorare le strutture sportive, rendendole più sicure, inclusive e sostenibili. Questa strategia non solo risponde alle esigenze degli atleti, ma promuove l’accessibilità e la modernizzazione degli impianti. “Il Veneto è una regione che vanta oltre 600.000 atleti e un enorme numero di volontari: sostenere lo sport significa investire nella crescita della comunità”, evidenzia Corazzari.
Un esempio concreto dell’impegno regionale è l’impianto indoor di atletica di Padova, considerato un punto di riferimento nazionale. Strutture di eccellenza come questa attraggono competizioni di alto livello e richiedono continui investimenti per garan-
tire agli atleti spazi adeguati alle loro ambizioni. Impianti moderni e sostenibili, inoltre, permettono alle società sportive di ridurre i costi di gestione e accogliere sempre più praticanti.
L’organizzazione delle Olimpiadi del 2026 comporta anche una sfida politica: garantire continuità nel lavoro svolto finora. Nonostante i possibili avvicendamenti amministrativi, l’obiettivo della Regione rimane quello di assicurare un evento efficiente e trasparente. “Collaboriamo strettamente con la Lombardia, il Trentino e il governo centrale per superare ostacoli burocratici e garantire il successo dell’evento”, dichiara Corazzari, sottolineando il ruolo centrale del presidente Luca Zaia nel promuovere il progetto olimpico.
Le Olimpiadi rappresentano anche una straordinaria opportunità economica per il Veneto. Gli investimenti legati ai Giochi generano un significativo indotto economico, migliorano le infra-
strutture e promuovono l’immagine della regione a livello internazionale. Il Veneto non sarà solo protagonista degli eventi sportivi, ma anche delle numerose iniziative culturali e turistiche connesse ai Giochi.
Parallelamente alle sfide sportive, il Veneto si trova ad affrontare un’emergenza ambientale ed economica legata all’invasione del granchio blu, che ha colpito duramente la pesca e la molluschicoltura nel Delta del Po e nella Laguna Veneta. Per fronteggiare la crisi, la Regione ha dichiarato lo stato di emergenza e sta collaborando con il governo nazionale per fornire risorse adeguate. “Proteggere la pesca significa difendere una parte fondamentale della nostra identità culturale ed economica”, conclude l’assessore.
Sicurezza, caro bollette ed eutanasia, la fotografia del senatore Antonio De Poli
Dalla violenza politica al caro energia, fino alla delicata questione del fine vita: il senatore, questore e presidente dell’UDC Antonio De Poli, ospite di Veneto24, ha affrontato alcuni dei temi più caldi del momento. Uno di questi è stato l’episodio di violenza avvenuto a Padova, dove un gruppo organizzato di oltre venti persone ha aggredito alcuni militanti di un partito di destra impegnati in un banchetto informativo. Un attacco premeditato che ha destato grande preoccupazione.
“Condanno fermamente quanto accaduto – ha dichiarato De Poli –. È impensabile che, nel 2025, si torni a un clima di scontro politico di decenni fa. Chi aggredisce deve essere punito senza esitazione, sia moralmente che giudiziariamente. Padova non
STORIA
merita questo. È fondamentale ripristinare un dialogo civile tra le parti, anche quando le idee sono profondamente diverse.”
Il senatore ha poi sottolineato il ruolo chiave delle forze dell’ordine, intervenute prontamente per identificare e fermare gli aggressori. Ma la sua riflessione si è spinta oltre, evidenziando come episodi di questo genere possano alimentare un pericoloso effetto emulativo, specialmente tra i più giovani.
Un altro tema cruciale è il caro energia, una questione che continua a pesare sull’economia italiana. Il governo, ha spiegato il senatore, sta adottando una serie di misure per contenere l’impatto dell’aumento dei costi. Tra queste, l’incremento dello stoccaggio di gas, per garantire ri-
serve sufficienti e mitigare la volatilità dei prezzi, e la distinzione tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità, per evitare aumenti
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indiscriminati.
“Sono in arrivo nuovi fondi, tra i tre e i quattro miliardi di euro – ha dichiarato De Poli – per sostenere famiglie e imprese. È fondamentale agire in modo tempestivo per evitare che l’aumento dei costi energetici penalizzi ulteriormente la nostra economia.”
Infine, una riflessione sul tema delicato e divisivo del fine vita. “Sono per la vita – ha affermato De Poli – e credo che la priorità debba essere garantire cure adeguate a tutti. Dobbiamo investire di più nelle cure palliative e nel supporto ai pazienti, accompagnandoli con dignità fino alla fine del loro percorso. Il vero obiettivo pè potenziare il sistema sanitario e garantire assistenza a chi soffre”.
L’assessore regionale Cristiano Corazzari
Antonio De Poli nello studio di Veneto24
Economia. Gianmarco Russo, direttore
di Confindustria Veneto Est, fa il punto sulle opportunità e le sfide
”Le imprese devono innovare per competere, va colmato il gap europeo sui costi energetici”
G
ianmarco Russo, Direttore di Confindustria Veneto Est, ai microfoni di Radio Veneto24,si è soffermato sui temi cruciali per le imprese della regione, tra cui i costi dell’energia, gli investimenti e la competitività e ha condiviso le sue riflessioni sullo stato attuale dell’economia e le prospettive future
Direttore Russo, come si sta evolvendo l’economia del Veneto Est in questi mesi?”
“Il Veneto Est sta affrontando un periodo di transizione molto importante, con un’economia che continua a crescere, ma con un forte focus sulle sfide globali che le imprese devono affrontare. La competitività delle nostre aziende dipende in gran parte dalla loro capacità di innovarsi e di affrontare le difficoltà con determinazione.”
Uno dei temi che riguarda da vicino le imprese è il costo dell’energia. Come valutate l’attuale situazione?
“Purtroppo, le nostre imprese pagano fino all’ottanta per cento in più rispetto alle concorrenti europee. Questo gap ha origini strutturali, dovute principalmente alla nostra
dipendenza dal gas e alle difficoltà legate al costo dell’energia elettrica. Quando il prezzo del gas aumenta, l’energia elettrica segue lo stesso andamento, creando un grave svantaggio competitivo. È come se le imprese partissero con uno zaino pieno di sassi, e uno dei macigni più pesanti è proprio questo differenziale sui costi energetici.”
C’è qualche iniziativa in corso per ridurre questi costi o per aiutare le imprese a fronteggiarli?
“Sì, stiamo cercando di incentivare le imprese a diventare non solo consumatori, ma anche produttori di energia, soprattutto attraverso l’autoproduzione e le comunità energetiche. Questo approccio permette alle aziende di abbattere i costi operativi e di ridurre l’impatto degli oneri erariali. Inoltre, abbiamo recentemente lanciato un gruppo di acquisto che unisce le imprese per negoziare migliori condizioni sui contratti di fornitura di energia.”
Passando a un altro tema caldo, il costo del denaro e gli investimenti: come si stanno comportando le
imprese in questo periodo di incertezze?”
“La politica dei tassi di interesse è sicuramente un fattore che ha disincentivato gli investimenti. La BCE non ha ridotto i tassi con la velocità che ci si aspettava, e questo ha creato un clima di incertezza che non aiuta le imprese a programmare a lungo termine. Le aziende hanno bisogno di visibilità per poter pianificare i loro investimenti, ma l’incertezza geopolitica e la dinamica dei tassi rendono difficile fare previsioni. Questo frena la propensione degli imprenditori a investire.”
Ci sono altre sfide per la competitività delle imprese? E cosa sta facendo Confindustria per supportare la crescita?
“La produttività è strettamente legata alla competitività. Recuperare competitività significa permettere alle aziende di creare valore attraverso l’efficienza operativa e un piano di sviluppo chiaro. La misura Industrie 5.0 è molto interessante, ma ha incontrato qualche difficoltà nell’attuazione a causa della burocrazia e della compatibilità con altre misure di incentivo. Tuttavia, siamo positivi e speriamo che venga messa in atto al più presto, poiché può rappresentare un’opportunità importante per le imprese.”
Cosa si aspetta dal futuro e quali sono le priorità per le imprese nei prossimi anni?
“Le priorità sono sicuramente l’innovazione, la sostenibilità e la collaborazione tra imprese, istituzioni e enti locali. Se vogliamo crescere e competere a livello globale, dobbiamo investire in nuove tecnologie e in processi produttivi più efficienti. Solo così potremo affrontare le sfide future, mantenendo la competitività e creando valore per il nostro territorio.”
Confindustria Veneto, Raffaele Boscaini nuovo presidente
Raffaele Boscaini è stato eletto all’unanimità nuovo presidente di Confindustria Veneto, con un mandato che si estenderà dal 2025 al 2029. “È con un forte senso di responsabilità che accolgo la decisione del Consiglio di Confindustria Veneto” ha dichiarato Boscaini. Il neo presidente ha sottolineato il complesso e variegato mondo delle imprese venete, consapevole delle sfide economiche attuali e delle profonde trasformazioni in atto. Infine, ha voluto ringraziare il suo predecessore, Enrico Carraro, per aver saputo sintetizzare le esigenze del sistema industriale e portarle all’attenzione delle istituzioni.
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Gianmarco Russo, direttore Confindustria Veneto Est
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Mapelli, “Dopo il successo della prima edizione, il World Health Forum Veneto si conferma un appuntamento di riferimento per il dibattito scientifico e l’innovazione in ambito sanitario. Padova, con la sua lunga tradizione nella ricerca medica e nelle scienze della salute, è il luogo ideale per ospitare un confronto di altissimo livello su tematiche cruciali come la medicina di precisione, le nuove frontiere terapeutiche e il benessere globa-
di questa iniziativa. La salute è parte integrante del nostro impegno filantropico, con un approccio One Health che considera l’interconnessione tra benessere umano, animale e ambientale.”
Con un programma ricco di approfondimenti e il coinvolgimento di eccellenze accademiche e imprenditoriali, il World Health Forum Veneto 2025 si conferma un appuntamento di riferimento per il futuro della medicina e della salute globale.
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Il
caso. Su questo delicato interrogativo si è espressa di recente la Corte di Cassazione
Di fronte ad una nascita indesiderata esiste l’ipotesi di un danno risarcibile?
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione civile (Terza Sezione 11 febbraio 2025 n.3502) ha risposto al delicatissimo interrogativo: se un medico durante la gravidanza di una donna non si avvede delle gravi malformazioni congenite che il nascituro presentava e quindi non ha consentito ad essa, se fosse stata opportunamente informata, di valutare se procedere o meno all’aborto, cagionando al nato il danno per la sua nascita indesiderata, si ha diritto al risarcimento dei danni. Naturalmente va preliminarmente stabilito se in astratto può instaurarsi una causa in nome e per conto di chi non è ancora nato, su questo punto le Sezioni Unite n.25767/201 5) danno risposta positiva affermando “l’astratta riconoscibilità di un diritto (oltre che della legittimazione attiva) del figlio handicappato non trova ostacolo insormontabile nell’ anteriorità del fatto illecito alla nascita, giacché si può essere destinatari di tutela anche senza dotati di capacità giuridica ai sensi dell’articolo 1 del codice civile” (articolo 1 cod.civ.:”La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita. I diritti che la legge riconosce in favore del concepito sono subordinati all’evento della nascita). La risposta però, nel concreto, è stata negativa nel senso che “il nato disabile non può agire per il risarcimento del danno consistente nella sua stessa condizione, giacché l’ordinamento non riconosce il diritto di non nascere se non sano,
né la vita del nato può integrare un danno- conseguenza dell’ illecito del medico”. Tale decisione - nonostante si siano sviluppate correnti di pensiero di diverso avviso - richiama come precedente la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione civile 22/1 2/2015 n.25767 che effettua un’ elaborata e dotta disamina, giungendo a due affermazioni decisive: “La non vita non può essere un bene della vita; per la contraddizione che non lo consente.Tanto meno può esserlo per il nato, retrospettivamente, l’omessa distruzione della propria vita (in fieri) che é il bene per eccellenza, al vertice della scala assiologia dell’ordinamento. Non si può dunque parlare di un diritto a non nascere”. Diversa è la situazione giuridica dei genitori, in particolare della madre, nel caso in cui il medico ometta di far presente che il nascituro ha malformazioni congenite: di fronte a questo dramma le risposte possono essere nettamente diverse, entrambe rispettabili: a) accettiamo la prole disabile, pur nella consapevolezza che la nostra vita cambierà radicalmente, concentrandosi nell’amore; b) non siamo disposti a sconvolgere radicalmente la nostra esistenza, non abbiamo attitudine all’eroismo. Anche a questo interrogativo ha dato risposta la succitata sentenza delle Sezioni unite: “L’impossibilità della scelta della madre nella prosecuzione della gravidanza, determinata da negligente carenza informativa da parte del medico cui
la stessa aveva chiesto di indagare su possibili malformazioni del nascituro è fonte di responsabilità civile del sanitario. Perché sussista il danno da nascita indesiderata occorre che l’interruzione della gravidanza sia stata all’epoca legalmente consentita e che venga provata la volontà della donna a non portare a termine la gravidanza in presenza di tali specifiche condizioni. L’onere di provare tali elementi facoltizzanti e la volontà di interrompere, in loro evenienza, la gravidanza é posto a carico della madre ex art.2697 del codice civile (principio della vicinanza della prova) onere che può essere assolto dalla donna anche in via presuntiva, tramite la dimostrazione di altre circostanze dalle quali si possa ragionevolmente risalire, per via induttiva, all’esistenza del fatto psichico che si tratta di accertare (secondo il parametro del più probabile che non). Secondo le Sezioni unite vi è libertà di prova in proposito, a mio avviso la più “agevole” è far sentire testimoni attendibili i quali riferiscano di aver più volte sentito la donna affermare che mai avrebbe accettato un figlio disabile e che piuttosto sarebbe ricorsa all’aborto. Un problema che resta aperto e di difficile soluzione è quello della quantificazione del danno in via equitativa, senza cioè applicazione di parametri normativi precisi, ma affidandosi al cosiddetto “prudente apprezzamento del Giudice”, senza che ciò debordi nel mero arbitrio.
L’avvocato Luigi Migliorini, del Foro di Rovigo, firma la nostra rubrica di approfondimento di temi che ruotano attorno alla giustizia, al diritto e all’applicazione delle leggi. L’avvocato Migliorni è pubblicista e scrittore, ha pubblicato quattro libri.
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I colori e i materiali del 2025
Il 2025 segna un’evoluzione nell’interior design, con una palette cromatica che mixa tonalità naturali e accenti audaci. Se da un lato continuano a dominare i colori della terra - beige, ocra, terracotta e marrone caldo - dall’altro vediamo il ritorno di sfumature più intense e sofisticate come il blu notte, il verde salvia e il bordeaux. Questi colori vengono spesso abbinati a finiture opache e materiche, capaci di conferire eleganza senza risultare eccessivamente fredde. Le pareti non sono più solo sfondi neutri, ma diventano protagoniste con effetti decorativi, boiserie moderne e texture tridimensionali che donano carattere agli ambienti. Non solo i colori ma anche le superfici assumono nuove connotazioni. Le pitture a base di argilla e calce, oltre a essere ecologiche, conferiscono alle pareti una finitura materica dal forte impatto visivo. I rivestimenti in microcemento sono sempre più apprezzati, perché permettono di ottenere superfici continue senza fughe, ideali per uno stile minimalista e moderno. Il gioco di contrasti tra finiture lisce e ruvide è un altro trend in crescita, con l’abbinamento tra legni grezzi e metalli satinati o tra superfici lucide e opache.
I materiali diventano sempre più sostenibili e innovativi. Il legno rigenerato è protagonista assoluto, utilizzato sia per i mobili sia per i rivestimenti. Il vetro riciclato, il metallo brunito e le bioplastiche entrano con decisione nell’arredamento contemporaneo, dimostrando che estetica e rispetto per l’ambiente possono andare di pari
passo. Si diffondono superfici antibatteriche e autopulenti, progettate per migliorare l’igiene senza l’uso di sostanze chimiche aggressive. Per quanto riguarda i tessuti, spopolano lana riciclata, cotone organico e fibre naturali trattate senza sostanze chimiche, per garantire un’aria più salubre negli ambienti domestici.
Un’altra tendenza emergente è il connubio tra tradizione e modernità. L’artigianato locale torna in auge, con mobili su misura e pezzi unici creati da falegnami e ceramisti. Tuttavia, il design si contamina con la tecnologia: superfici antibatteriche, illuminazione smart e complementi d’arredo interattivi arricchiscono le case di funzionalità innovative senza rinunciare al calore di materiali autentici. Le nuove tecnologie, come i tessuti intelligenti che cambiano colore con la temperatura e i piani cottura invisibili integrati nei top delle cucine, rivoluzionano il concetto stesso di abitare, rendendolo più pratico e futuristico.
L’attenzione ai dettagli si estende anche alla scelta degli accessori e delle decorazioni. I tappeti artigianali tornano protagonisti, con motivi geometrici e texture tridimensionali che donano un tocco di personalità agli spazi. Anche l’arte murale si evolve, con dipinti e installazioni che diventano elementi centrali nella decorazione d’interni. Infine, l’uso di piante da interno, sia in vaso che in soluzioni verticali, continua a crescere, creando angoli verdi che migliorano la qualità dell’aria e donano freschezza agli ambienti.
Stili d’arredo protagonisti
Nel 2025, gli stili d’arredo si evolvono per rispondere a un bisogno crescente di benessere e sostenibilità. Il Japandi, fusione tra minimalismo giapponese e design scandinavo, si rinnova con una versione più calda e accogliente. I toni neutri e i materiali naturali restano una costante, ma si arricchiscono di dettagli morbidi e accostamenti cromatici più audaci, come il contrasto tra legni chiari e scuri. L’uso di tessuti avvolgenti, tappeti in lana e divani con forme arrotondate aggiunge un senso di comfort e intimità. Un’altra tendenza emergente è il retrò futuristico, che unisce elementi vintage degli anni ‘70-’80 con dettagli tecnologici. Divani dalle forme arrotondate, colori vivaci e lampade in metallo cromato si abbinano a soluzioni smart come specchi interattivi e mobili con ricarica wireless integrata. Questo stile permette di giocare con il passato senza rinunciare alla modernità. Le sedute in velluto, le carte da parati grafiche e i tavolini con strutture in ottone danno un tocco glamour che richiama il design degli anni d’oro, ma in chiave contemporanea. Infine, la biofilia continua a essere una delle correnti più influenti.
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Il legame con la natura si esprime attraverso arredi ispirati alle forme organiche, pareti vegetali e ampie vetrate per favorire la luce naturale. Le piante diventano protagoniste, non solo come elementi decorativi ma anche come strumenti per migliorare la qualità dell’aria indoor. Vasi di grandi dimensioni, orti verticali e giardini interni stanno diventando un must per chi desidera una casa più sana e rilassante. Anche i materiali riflettono questa tendenza: il sughero, la pietra naturale e il bambù sono sempre più utilizzati per rivestimenti e mobili.
Le soluzioni.
Layout e funzionalità degli spazi domestici
Gli spazi domestici nel 2025 sono sempre più fluidi e adattabili alle esigenze di chi li vive. Il concetto di modularità prende piede, con arredi trasformabili che permettono di ottimizzare ogni centimetro. I mobili a scomparsa, i tavoli estensibili e le pareti mobili diventano soluzioni chiave per garantire massima versatilità in case dalle metrature sempre più compatte. La progettazione degli ambienti si fa più intelligente: grazie a elementi scorrevoli e divani componibili, ogni stanza può cambiare funzione nell’arco della giornata, trasformandosi da zona relax a spazio di lavoro o area conviviale. Un trend in forte crescita è quello degli spazi ibridi. Con il diffondersi dello smart working, le case si stanno adattando per integrare angoli ufficio funzionali ma discreti. Scrivanie retrattili, pannelli fonoassorbenti e sedute ergonomiche si fondono armoniosamente con il resto dell’arredamento, senza dare la sensazione di essere in un ambiente lavorativo. Anche l’illuminazione gioca un ruolo chiave: sistemi di luce regolabili e lampade da scrivania con funzioni anti-affaticamento visivo migliorano la qualità dell’esperienza lavorativa in casa.
Anche la cucina subisce una trasformazione, diventando il cuore pulsante del-
la casa. Si prediligono soluzioni aperte, che favoriscono la convivialità e l’interazione. I piani di lavoro multifunzionali, dotati di tecnologie integrate come piani a induzione invisibili o sistemi di aspirazione avanzati, rendono lo spazio più efficiente e accogliente. Inoltre, la domotica gioca un ruolo fondamentale, con elettrodomestici connessi e assistenti vocali che semplificano la vita quotidiana. I frigoriferi intelligenti suggeriscono ricette in base agli ingredienti disponibili, mentre i forni a controllo re-
moto permettono di gestire la cottura anche fuori casa. Infine, cresce l’attenzione per l’acustica e l’illuminazione. Materiali fonoassorbenti e tappeti in fibre naturali migliorano il comfort sonoro degli ambienti, mentre le luci regolabili in intensità e temperatura creano atmosfere personalizzate a seconda dei momenti della giornata. L’uso di LED a spettro completo, in grado di riprodurre la luce naturale, contribuisce al benessere psicofisico degli abitanti.
Le nuove tendenze spaziano anche nella gestione dello spazio verticale. Mensole sospese, letti a soppalco e soluzioni di stoccaggio modulari permettono di sfruttare ogni superficie disponibile, migliorando la funzionalità degli ambienti ridotti. Persino il bagno diventa più versatile, con mobili contenitori integrati e docce multifunzionali dotate di getti d’acqua regolabili e illuminazione cromoterapica. Il tutto per rendere la casa più vivibile, pratica e accogliente, indipendentemente dalla metratura.
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Il trend di crescita si conferma anche in questi primi mesi dell’anno con l’avvio di due nuove relazioni ferroviarie intermodali per i semirimorchi con il Regno Unito e Colonia, ra orzando così i collegamenti con l’Europa.
Ma la novità più interessante, che ha
Sulle motivazioni che hanno indotto Interporto Padova ad intraprendere questa direzione, sempre il presidente Luciano Greco spiega: “Interporto Padova cresce ed è cresciuto molto, soprattutto negli ultimi 10 anni ha fatto molti investimenti nel settore dell’inter-
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posizione di Padova all’interno del contesto internazionale. Interporto Padova, negli ultimi anni ha diversificato la sua capacità di reagire ai rapidi mutamenti del mercato, quali possiamo anche immaginare potranno accadere in futuro alla luce dell’attuale scenario internazionale. Oggi noi non facciamo solo traf-
e semirimorchi dai treni. Le manovre saranno e ettuate da una control room e non più dalla tradizionale cabina sospesa di ogni singola gru. L’obiettivo finale è quello di automatizzare completamente le operazioni, con un beneficio in termini di e cienza complessiva dell’attività di carico e scarico.
LAl via il contributo economico per chi assiste anziani non autosufficienti
a Regione Veneto ha annunciato l’avvio del contributo economico previsto dal progetto “Un aiuto a chi aiuta”, destinato a supportare chi assiste persone anziane non autosufficienti. L’iniziativa prevede l’erogazione di 400 euro al mese per 12 mesi a 12.114 persone, di cui 9.476 assistiti in struttura e 2.638 a domicilio.
“Si tratta di un importante impiego dei fondi FSE+ - ha sottolineato l’Assessore al Sociale Manuela Lanzarin - con un’istruttoria condotta da Azienda Zero e con le ULSS che hanno svolto il ruolo di sportello per informare e supportare i cittadini. L’obiettivo del progetto è quello di sostenere le persone anziane non autosufficienti e le loro famiglie, garantendo risorse adeguate per far fronte alle esigenze quotidiane”. Il bando, aperto dal 4 ottobre al 3 dicembre 2024, ha raccolto oltre 16mila domande per un totale di 60 milioni di euro stanziati. Questa misura si affianca al Fondo per la Non Autosufficienza, che nel Veneto ammonta a oltre 559 milioni di euro.
Il progetto nasce dalla consapevolezza che con l’avanzare dell’età molte persone non sono più in grado di svolgere le attività quotidiane in autonomia. In una fase iniziale, può essere necessario aiutarle nelle commissioni e nei lavori domestici, ma col tempo il bisogno di assistenza si
Veneto, nuove funzionalità per le prescrizioni farmaceutiche online
Da oggi i cittadini della Regione del Veneto possono accedere alle proprie prescrizioni farmaceutiche direttamente dal Portale Sanità km zero Fascicolo. Questa funzione, già disponibile tramite l’App Sanità km zero Ricette, consente di consultare, gestire e scaricare le proprie ricette mediche in modo semplice e immediato. Per chi ha difficoltà nell’utilizzo della tecnologia o desidera delegare la gestione delle proprie pratiche sanitarie a una persona di fiducia, è possibile attivare una delega. Questa può essere richiesta in autonomia attraverso il portale, utilizzando SPID o CIE, oppure presso gli sportelli dell’Azienda Sanitaria di riferimento (URP, distretti sanitari). Le caratteristiche del servizio
Accesso alle prescrizioni farmaceutiche: la nuova sezione del portale, attiva per tutti i residenti della Regione del Veneto, è raggiungibile tramite il tasto “Prescrizioni” nel menù di navigazione. Da qui, selezionando “Gestire le mie/sue prescrizioni”, si accede alla sottosezione “Ricette farmaceutiche”. Chi può visualizzare le prescrizioni: il servizio è disponibile per gli assistiti della Regione Veneto, i loro delegati (anche se residenti in altre regioni) e i tutori di minori o persone con rappresentanza legale. I delegati, però, non hanno accesso alle prescrizioni classificate come “Very restricted”. Ricette consultabili: l’elenco mostra le prescrizioni emesse negli ultimi sei mesi. Tuttavia, ogni ricetta mantiene la sua validità di 31 giorni dalla data di emissione, trascorsi i quali non è più utilizzabile in farmacia.
intensifica, fino a richiedere un supporto costante per alimentazione, somministrazione di farmaci, mobilità, igiene e vestizione. “Nella nostra Regione - aggiunge Lanzarin - l’invecchiamento della popolazione rende necessarie nuove politiche di sostegno alle persone anziane e alle loro famiglie. Spesso, all’età avanzata si aggiungono patologie croniche che richiedono assistenza quotidiana. Per questo motivo, il contributo è stato assegnato a coloro che presentano una valutazione SVAMA pari ad almeno 70 su 100 e un ISEE sociosanitario inferiore a 40mila euro, sia per chi è assistito a domicilio che in struttura”. Nuovi avvisi in arrivo per le assistenze domiciliari
Il carico familiare per l’assistenza agli anziani è sempre più rilevante, e molte famiglie si affidano ad assistenti familiari per garantire la cura quotidiana. Nei prossimi mesi verrà aperto un nuovo avviso per sostenere le famiglie che assistono direttamente un proprio caro non autosufficiente, riconoscendo un aiuto economico specifico.
L’erogazione del contributo per i mesi di gennaio e febbraio 2025 è prevista per i primi giorni di marzo. Ulteriori informazioni sono disponibili sui canali ufficiali della Regione Veneto.
Redazione Salute
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Dati disponibili: per ogni ricetta sono visibili data di emissione, codice NRE, stato della prescrizione (disponibile, in carico o erogata) e un’opzione per oscurare o rendere visibile la ricetta. È inoltre possibile scaricare il documento in PDF o stamparlo. Oscuramento delle prescrizioni: è possibile rendere invisibile una ricetta, impedendo ai soggetti autorizzati di consultarla. Tuttavia, in questo caso, per ritirare il farmaco in farmacia sarà necessario presentare la versione digitale della ricetta o il documento cartaceo.
Rinnovo delle ricette: attualmente, il servizio di rinnovo delle prescrizioni farmaceutiche resta disponibile esclusivamente tramite l’App Sanità km zero Ricette e non dal Portale Sanità km zero Fascicolo.
Per ulteriori informazioni, l’informativa è disponibile nella pagina di accesso al Portale Sanità km zero Fascicolo.
L’eccellenza. L’Unità operativa complessa del nosocomio trevigiano è centro di riferimento
Chirurgia 1 di Treviso, nel 2024 oltre 1800 interventi e pazienti monitorati h24
Chirurgia oncologica d’eccellenza: l’ospedale di Treviso al vertice con innovazione e cure personalizzate. Con una mole di attività che evidenzia un’alta specializzazione, l’Unità Operativa Complessa (UOC) di Chirurgia 1 dell’ospedale di Treviso si riconferma come centro di riferimento per la chirurgia oncologica nella Marca Trevigiana e oltre. Nel 2024, il reparto guidato dal dottor Marco Massani ha trattato complessivamente 2.534 pazienti, di cui 1.845 sottoposti a interventi chirurgici, prevalentemente per patologie oncologiche, garantendo operazioni di alta complessità grazie all’uso di tecnologie avanzate e un approccio sempre più mininvasivo. A Villa Carisi, il direttore generale Francesco Benazzi, insieme al direttore sanitario Stefano Formentini, il primario Massani e la dottoressa Adriana Di Giacomo, responsabile dell’Unità Operativa Semplice di Chirurgia robotica e alte tecnologie, ha tracciato un bilancio dell’impegno costante del team tra attività consolidata e nuove sfide. I volumi di attività raggiunti dall’Unità Operativa di Chirurgia 1 non solo superano ampiamente i parametri richiesti per essere classificata come centro ad alto volume, secondo le soglie stabilite dalla Regione Veneto, dall’AGENAS e dal Ministero della Salute, ma riflettono anche l’esperienza accumulata dal team, composto da 14 specialisti
oltre al primario e al personale infermieristico. Un impegno costante in innovazione e qualità delle cure è evidente.
DATI ATTIVITÀ
Nell’anno passato, la Chirurgia 1 si è distinta per l’alto numero di pazienti oncologici trattati e la bassa incidenza di complicanze post-operatorie. In particolare, sono stati effettuati:
•Chirurgia toracica: 130 interventi
•Chirurgia del pancreas: 50 interventi
•Chirurgia del fegato: 90 operazioni
•Chirurgia del colon-retto: 138 interventi
•Altre neoplasie: 298 interventi
Il team, oltre agli interventi programmati e alle urgenze, esegue procedure in anestesia locale. La maggioranza dei pazienti afferisce dal Veneto, ma sempre più persone scelgono il centro di Treviso anche da altre regioni. Attualmente il reparto dispone di 54 posti letto, di cui 16 riservati a Chirurgia
Senologica e Chirurgia Plastica. Nel 2024, con un incremento dell’8% di interventi rispetto al 2023, il tasso di occupazione dei letti è stato del 99%. L’integrazione con altri reparti rappresenta un valore aggiunto fondamentale per offrire percorsi terapeutici sempre più efficaci e personalizzati. La collaborazione con la Radiologia, diretta dal dottor Giovanni Morana, per diagnostica e interventistica, con la Gastroenterologia, diretta dal dottor Stefano Benvenuti, e con le Oncologie degli altri
presidi aziendali ottimizza la diagnosi, il trattamento e la gestione post-operatoria dei pazienti. Merita menzione l’ambulatorio per le patologie pancreatiche, operativo da anni grazie alla collaborazione con l’équipe del dottor Benvenuti.
NUOVE TECNOLOGIE
“L’ingresso nella Cittadella della Salute, avvenuto alla fine del 2023, ha segnato un ulteriore miglioramento per il nostro team di Chirurgia 1, migliorando la qualità del reparto e dotando le sale operatorie di tecnologie all’avanguardia,” spiega il dottor Massani. “Oggi eseguiamo la maggior parte degli interventi con approccio mininvasivo, sia laparoscopico che robotico. Negli ultimi anni, l’uso del robot Da Vinci è significativamente aumentato, permettendoci di estendere le indicazioni chirurgiche a operazioni altamente complesse, garantendo una maggiore precisione e una ripresa più rapida per il paziente. Un passo ulteriore nel miglioramento della qualità della vita dei nostri assistiti è l’utilizzo di un ‘orologio smart’ consegnato al paziente durante il decorso post-operatorio, utile per il monitoraggio dei parametri vitali, incluse le cadute accidentali, grazie al collegamento costante con la Centrale operativa gestita dagli infermieri del reparto,” prosegue il primario. “Attualmente ne disponiamo di otto in degenza e uno che il paziente può continuare a usare a casa nei
tre giorni successivi alla dimissione. Inoltre, la nostra UOC ha introdotto un programma di pre-abilitazione per interventi chirurgici maggiori, con la consegna di un opuscolo contenente protocolli da seguire prima dell’intervento, come la dieta o la ginnastica respiratoria, utili per migliorare a lungo termine i risultati dell’intervento.”
“Non posso che essere orgoglioso del lavoro svolto dal dottor Massani e dalla sua squadra, che rappresenta un’eccellenza non solo per gli altissimi volumi di attività, ma soprattutto per la qualità degli interventi e l’attenzione al paziente,” afferma il direttore generale Francesco Benazzi. “Il costante sviluppo di tecniche mininvasive, l’utilizzo del robot Da Vinci e la sinergia con altri reparti sono testimoni dell’impegno della Chirurgia 1 nel garantire cure sempre più efficaci e all’avanguardia, per offrire ai cittadini della Marca, e oltre, il massimo livello di assistenza, puntando sempre su innovazione e sicurezza nei trattamenti. L’introduzione di nuovi dispositivi come l’’orologio smart’ rappresenta un ulteriore miglioramento delle cure per i nostri pazienti, che si sentono più sicuri e protetti grazie al monitoraggio costante, 24 ore su 24. Il Ca’ Foncello è la prima struttura pubblica in Italia a offrire questa nuova e utile tecnologia. Non dimentichiamo poi l’attenzione che l’équipe del dottor Massani rivolge all’umanizzazione delle cure e
al rapporto con gli utenti, instaurando una relazione con pazienti e familiari, aspetto cruciale per la nostra azienda: un esempio è la cura della salute del paziente a lungo termine, con l’attivazione di protocolli già nella fase pre-operatoria. L’ospedale di Treviso,” conclude il direttore, “continua così a rafforzare il proprio ruolo di punto di riferimento per la chirurgia oncologica, affrontando con determinazione le nuove sfide della medicina e garantendo ai pazienti le migliori cure possibili.”
Redazione Salute
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Ospedale. L’Unità operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale trevigiano si distingue
Ginecologia del Ca’ Foncello importante punto di riferimento per il tumore ovarico ed endometriale
L’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia del Ca’ Foncello si posiziona al terzo posto in Veneto, subito dopo le due Aziende universitarie, per numero di interventi relativi ai tumori dell’ovaio e dell’endometrio. Questo prestigioso risultato è evidenziato nel rapporto AGENAS (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), riferito ai dati di attività 2023 del Programma Nazionale Esiti 2024 (PNE). Nel corso dell’anno di riferimento, il reparto guidato dal dottor Enrico Busato ha
effettuato 49 interventi per il tumore ovarico, 96 per i tumori dell’endometrio e ulteriori 116 per altri tumori ginecologici (quali vulva, collo uterino, vagina), su un totale di 1.700 interventi chirurgici ginecologici. “Gli interventi per il tumore endometriale - spiega il primario - hanno conosciuto un’evoluzione significativa anche dal punto di vista dell’approccio chirurgico, che ora è prevalentemente laparoscopico. La laparoscopia
è una tecnica minimamente invasiva che consente di effettuare l’operazione attraverso piccole incisioni di massimo 1 cm, con una degenza inferiore rispetto alla chirurgia tradizionale. Inoltre, grazie alla ricerca del linfonodo sentinella, si evita l’asportazione di tutti i linfonodi pelvici, riducendo al minimo i rischi associati all’intervento. Con il trasferimento nella Cittadella della Salute - continua Busato - adotteremo anche la tecnica robotica, che garantirà una maggiore precisione. Anche per il tumore dell’ovaio, le operazioni hanno subito una continua evoluzione poiché, quanto più tumore riusciamo a rimuovere nel primo intervento, tanto più aumenta la sopravvivenza delle pazienti. Abbiamo conseguito eccellenti risultati negli interventi per i tumori dell’ovaio e dell’endometrio grazie a un lavoro di squadra che coinvolge, oltre ai medici del mio team, anche anestesisti, chirurghi generali, infermieri di sala operatoria e di reparto, oncologi, anatomopatologi, radioterapisti, radiologi e associazioni dei pazienti come LILT e ACTO
Triveneto, fondamentali per l’attività di divulgazione sul territorio e per i preziosi contributi che ci offrono: il prossimo riguarda la presenza di una psicologa nel reparto a supporto delle patologie oncologiche. È un progetto che stavamo realizzando con l’associazione ACTO, per tramite della presidente Petra De Zanet, recentemente scomparsa. Spero che questa iniziativa possa essere realizzata, con il nuovo direttivo, anche in sua memoria”, conclude Busato.
“All’Ostetricia e Ginecologia del Ca’ Foncello, che ha recentemente avviato l’iter per ottenere la certificazione ESGO (European Society of Gynaecological Oncology) per il trattamento del tumore ovarico ed endometriale, va un plauso per i risultati raggiunti, grazie alle sinergie con le altre équipe e le associazioni che operano, offrendoci un supporto estremamente importante”, afferma il direttore generale, Francesco Benazzi.
Anna Bergantin
Nuovo ambulatorio di dermato-oncologia a Castelfranco Veneto
L’Istituto Oncologico Veneto (IOV) ha recentemente inaugurato un nuovo ambulatorio di dermato-oncologia nella sede di Castelfranco Veneto, come parte di un piano di riorganizzazione per ottimizzare i propri presidi medici sul territorio. L’ambulatorio, attivo da quest’anno, si trova nell’area dei Poliambulatori ed è operativo ogni lunedì dalle 8:00 alle 15:00 e ogni venerdì dalle 8:00 alle 15:30.
Il nuovo servizio si avvale del team di specialisti della UOC di Chirurgia Oncologica dei Tessuti Molli, del Peritoneo e dei Melanomi, guidata dal dottor Simone Mocellin. Questo reparto è specializzato nella diagnosi e pre-
venzione dei tumori cutanei, con un focus particolare sul melanoma, il carcinoma squamocellulare, il carcinoma basocellulare (basalioma) e il carcinoma a cellule di Merkel. L’attività dermatologica dell’IOV è orientata prevalentemente verso la diagnosi precoce dei tumori cutanei, con particolare attenzione ai soggetti a rischio elevato, come coloro che hanno già avuto un melanoma o lesioni precancerose, come i nevi displastici. Il centro si distingue per un approccio altamente specializzato, utilizzando tecnologie all’avanguardia e seguendo protocolli diagnostici e di followup basati sulle migliori evidenze scientifiche.
Negli ultimi quattro anni, il numero di visite dermatologiche presso l’IOV è aumentato costantemente, passando dalle 7.900 visite nel 2021 alle 8.855 nel 2024, a testimonianza dell’importanza crescente di questi servizi. Il reparto di Chirurgia Oncologica dei Tessuti Molli, del Peritoneo e dei Melanomi si occupa degli interventi chirurgici, compresi i trattamenti per tumori localmente avanzati. La terapia medica è affidata all’équipe di Oncologia Medica 2 (a Padova) o Oncologia Medica 3 (a Castelfranco).
Paola Bigon
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