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di Padova
MAGGIO 2021
Periodico d’informazione locale - Anno XXVIII n.88
Regione p.41
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VIAGGIO NEI QUARTIERI TRA INQUIETUDINI E SPERANZE Sicurezza e povertà le paure più grandi
servizi da pag 6 a pag 10
URBS PICTA
A luglio la decisione finale di Unesco TRAM
Il progetto Sir 2 inserito nel Recovery Plan CATERINA SANTINELLO
Intervista alla presidente del Tribunale SANITÀ
Polo della Salute iniziata la “fase 1” UNIVERSITÀ
Quattro candidati in lizza per il Rettorato SPORT
Partnership tra La Piazza e Virtus Padova
A L
La parola ai cittadini Recovery, occasione Valeria Marcato >valeria@givemotions.it< da non sprecare
bbiamo sentire le vostre voci, dare la <parola a Nicolavoluto Stievano >direttore@givemotions.it voi cittadini, che quotidianamente vivete i quartieri, che ogni agiorno ne solcate marciapiedi, usatePaese i mezzihapubblici maratona è giàiiniziata: il nostro davantie conoscete le luci e le ombre della città.. Vi abbiamo incontrato a sé cinque anni per realizzare gli obiettivi previsti nei mercati di quartieredie Ripresa vi abbiamo chiesto il vostro dal Piano Nazionale e Resilienza e perparere invesulla città, su quello che vi piace e su quello che invece proprio stire al meglio i 248 miliardi di euro che l’Europa destina non funziona. Siamo statitutti all’Arcella, a Mortise, allasolo Guizza all’Italia. “Sbaglieremo a pensare che sia un ed in centro. Abbiamo incontrato e parlato con moltissimi insieme di progetti, numeri e scadenze. Nell’insieme dei di voi, alcunec’è video interviste le trovate anche nel sito, programmi anche il destino del Paese” hanostro sottolineaccedendo con il QR Code che trovate nelle rispettive pagine ato il Presidente del Consiglio Mario Draghi. di questo numero de La Piazza.
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La notizia del mese
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La Recovery, parola ai occasione cittadini Valeria Marcato da non>valeria@givemotions.it sprecare <
L’ultimo miglio dell’Urbs Picta patrimonio dell’umanità V
enezia e la sua laguna, Vicenza e le ville palladiane, Verona, le colline del Prosecco, i siti palafitticoli, le Dolomiti, le fortificazioni veneziane, l’Orto botanico di Padova. E adesso siamo davvero a un passo perché anche gli affreschi e le opere pittoriche che decorano i luoghi sacri e civili della Città del Santo, a partire dai capolavori di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, vengano riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità. Dopo il rinvio di un anno per la pandemia, pochi giorni fa è arrivato il primo giudizio favorevole sulla candidatura dell’Urbs Picta. Tra il 16 e il 31 luglio è attesa la decisione finale dell’Unesco. “Un fatto straordinario”, lo ha definito esultando il presidente del veneto Luca Zaia. E lo è veramente, per più di un motivo. Prima di tutto perché Icomos (l’organo tecnico che procede alle valutazioni tecniche delle candidature) a differenza di quanto avvenuto in altre occasioni ha semplicemente risposto con alcune raccomandazioni per il completamento del dossier, chiedendo l’ampliamento del piano di gestione e la modifica della denominazione che dovrà essere “Cicli di affreschi del XIV secolo a Padova”. Come dire, la vittoria ormai è dietro l’angolo: la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, il Palazzo della Ragione, la Cappella della Reggia Carrarese, la Basilica e il convento del santo, l’oratorio di San Giorgio e quello di San Michele, il battistero della Cattedrale e naturalmente la Cappella degli Scrovegni potrebbero finalmente avere il posto che gli spetta. Un’occasione immensa, per Padova e per il Veneto. “Un’eccezionale conferma dell’importanza della nostra storia, della secolare vocazione culturale e artistica che caratterizza la nostra terra e dell’impegno della nostra gente nella salvaguardia del suo patrimonio di valore per il mondo”, l’ha definita Zaia. Perché se il verdetto finale sarà positivo, il Veneto sarà la regione con il maggior numero di siti riconosciuti dall’Unesco come patrimonio mondiale dell’umanità. E Padova – intesa nella sua interezza di comunità – avrà fra le mani un riconoscimento che è per sempre, ma ottenerlo quest’anno vale dieci volte tanto e metterlo subito a frutto è la grande sfida a cui la città è chiamata. Per dirla con le parole del sindaco Sergio Giordani, “Padova rinasce con la cultura”. Dita incrociate, allora.
La decisione finale è attesa per la fine di luglio Un’occasione immensa da mettere subito a frutto
Nicola Stievano >direttore@givemotions.it < caQuesto nostro viaggio nei quartieri ci ha fatto pire molte cose. In primis, quanto la “padovanità” sia tratto distintivo, una caratteristica tutti voiil Il un Recovery Plan è senz’altro destinato adilasciare e di tutti orgogliosi essere padovani, segno nonnoi. soloSiamo a breve termine,di sulla nostra econoa prescindere dai problemi ed a prescindere dal mia fiaccata dalle conseguenze Covid, ma soprattutto quartiere in cui abitiamo. questo unsuoi punto fersulla generazione che verrà,Ein moltièdei aspetti mo,significativi, indiscutibile. più dall’innovazione alle ricadute amÈ risultato evidente tuttavia anche quanto la città bientali, dall’istruzione alle infrastrutture. diUn Padova composta davvero molte diverse fiume sia di miliardi cheda si riverserà su svariati settipologie di cittadinanza, sempre determinata tori, attraverso i rivoli delle “missioni” e delle loro dal dequartiere pratiche. o dal rione in cui si risiede. Perché non clinazioni Risorse vere, concrete, da gestire solo differente centro dagli le altri quartieri, ma alè meglio da qui alil2026. Gettate fondamenta, ora cambiapiano tuttoepocale anche da quartiere e da un questo vaun calato nella all’altro concretezza dei rione all’altro. base di certo alla storiaaldell’urbaprogetti e degli In interventi, indirizzando meglio le nizzazione ciascuna area, ePerché Mortisenon ne possiamo è l’esemrisorse nellediloro ripartizioni. pio, ma anche in base ai cambiamenti urbanistici o certo permetterci di sprecare una simile occasione più recenti, accade alla Guizza.significa oedilizi di vanificarne le come potenzialità. Sbagliare In molti ci avete siailcambiata la rendere ancora piùspiegato difficile quanto e incerto futuro che vostra vita in questo ultimo anno e quantopreziosa aspetti attende i nostri figli, perdere un’occasione quali la sicurezza e la povertà ad eesempio per imprimere un cambio di passo anche dipreocmencupino e le vostre famiglie. riportiamoaanche talità, pervoi costruire quella “next E generation” cui fa quanti diriferimento voi ci hanno raccontato la propria ammiesplicito il piano. A partire dalle sei “misrazione e gratitudine per quanto viene rivoluzione fatto dalla sioni” - ditigalizzazione e innovazione, città per la città, deiecologica, tanti progetti che si sonoper realizverde e transizione infrastrutture una zati e che si stanno realizzando. mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e Ci avete raccontato aneddoti portatonelle esempi coesione, salute - il cammino è già etracciato sue di situazioni, risoltedalle le quali vostra quotidianidirettrici principali, qualiladerivano le linee di tà migliorerebbe molto: la paura di uscire di casae intervento che comprendono progetti, investimenti dopo una certa ora, difficoltà negli spostamenti riforme collegate. Un la piano complesso e ambizioso, in declinare bici e a piedi, laafatica arrivare a fine mese. Ci da anche livelload locale, aggiustando il tiro, avete chiesto di farci portavoce con “chi di se necessario: pensiamo alle potenzialità deldovere” Veneto delle vostre preoccupazioni rabbia. sul fronte della digitalizzazionee edella dellavostra competitività, In alcuniche casiabbraccia anche delle soluzioni cheesuggerite. missione anche il turismo la cultura Sì, perché la “padovanità” anche questo: c’è un insieme all’innovazione e allaè sicurezza nella pubbliproblema e penso a Ecome risolverlo. spesso è ca amministrazione. questo vale per Ma tutte le altre il tramite viene a mancare ed è proprio quelvoci, nelle che quali il Veneto può esprimere il meglio che abbiamo volutoper fare. Raccogliamo le vostre elocogliere l’occasione dare un impulso nuovo opinioni e le raccontiamo queste alla produzione industriale,in anche in nostre chiave pagine, green e perché arrivino al Sindaco,laagli Assessori, alle delle Forsostenibile, per valorizzare ricerca a partire ze dell’Ordine, alle societàe di trasporto ed eccellenze dell’Università della sanità. urbano Inevitabilextra-urbano, di fare manutenzione, di asporto trattamente ci sarà da molta attenzione alle ecriticità, di dovere”, come ci almento rischiodei di rifiuti. sprechiA e“chi cattiva gestioneproprio che potrebbero avete chiesto. vanificare anche le migliori intenzioni.
Sara Salin
di Padova
è un marchio proprietà di
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È un periodico formato da 20 edizioni locali mensilmente recapitato a 373.576 famiglie del Veneto. Questa edizione raggiunge i quartieri di Padova per un numero complessivo di 98.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 32199
Direzione, Amministrazione e Concessionaria di Pubblicità Locale: via Lisbona, 10 · 35127 Padova tel. 049 8704884 · fax 049 6988054 >redazione@givemotions.it< >www.lapiazzaweb.it<
Redazione: Direttore responsabile Nicola Stievano >direttore@givemotions.it< Ornella Jovane >redazione@givemotions.it<
Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin Centro Stampa: Rotopress International via Brecce · Loreto (An) Chiuso in redazione il 21 maggio 2021
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Obiettivo quartiere
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La parola ai cittadini. Piacciono verde e murales, ma i residenti denunciano il problema sicurezza
Sicurezza in primo piano e più verde: queste le priorità degli arcellani P
iù sicurezza e meno immondizie. Gli arcellani hanno le idee chiare su cosa funziona e cosa proprio non va nel loro quartiere. Ancor più su quali siano oggi le questioni spinose da porre sul tavolo di sindaco e giunta per avere risposte altrettanto chiare e non sulla carta. Il tema conduttore, emerso dal nostro sondaggio tra i cittadini sulle criticità del loro quartiere e anche su ciò che maggiormente apprezzano da Pontevigodarzere a Borgomagno, è uno, anzi due. Il primo, la sicurezza: “Hanno chiuso via Anelli, da allora tutta la delinquenza si è riversata qui”, afferma Giovanni F., 54 anni, commerciante. Il secondo, la raccolta differenziata porta a porta: incassa il no di vari Comitati e pure i dubbi e le lamentele di tanti residenti: “Anche stamattina i bidoni davanti al condominio erano una discarica a cielo aperto” aggiunge Elvira, 34 anni, impiegata. Arcella da sempre non è realtà da chiaroscuri. Qui o tutto è bianco o nero, le mezze misure non sono di casa. Gli arcellani non ci pensano due volte a dirti, a cuore aperto, che non lascerebbero mai il “loro” quartiere nonostante i tanti interventi che il Comune potrebbe ancora fare. Perché qui molti di loro sono nati, cresciuti e hanno tirato i primi calci al pallone nei campi parrocchiali e perché altri, sempre qui, hanno scelto di venirci ad abitare grazie ai servizi, al verde e ai giardini, al tram, a gruppi e associazioni che fanno dell’Arcella una delle aree più vivibili in città. E sono sempre gli stessi arcellani a denunciare, senza giri di parole, quelle che considerano le attuali emergenze per il quartiere: la mancanza di sicurezza, la presenza di microcriminalità, pil rogressivo degrado. “Cosa chiederei al sindaco? Caro Giordani – afferma Luciano B. 68 anni, pensionato –, perché non viene a farsi un giro da queste parti? C’è paura a uscire di sera con le bande
di spacciatori e nuove gang che circolano indisturbate. Il rischio è che Arcella diventi una seconda via Anelli.”. “Molte cose stanno cambiando, ma ci sono emergenze sotto gli occhi di tutti che non si può far finta di non vedere. Al sindaco chiedo di fare un’urgente “pulizia” – spiega Giampaolo F., all’Arcella dal 1971 –: dal punto di vista edilizio, togliendo dal degrado edifici come l’ex palazzina Coni e il Configliachi per i quali già esistono progetti di recupero. L’altra “pulizia” di fondo va fatta quanto prima in zona San Carlo, oggi ritrovo quotidiano di spacciatori. Fino a qualche anno fa ero solito uscire per una passeggiata dopo cena, ora è impossibile, c’è da aver paura anche a portar fuori il cane. Arcella non lo merita”. La richiesta di Rosanna F, 80 anni, è che il tram possa collegare davvero l’intera città: “Per noi anziani è un disagio scen-
Tante le richieste sollevate dagli arcellani. “Molte cose stanno cambiando e sono cambiate ma ci sono emergenze su cui agire ed è questo che chiediamo alla Giunta” dere alla stazione e dover prendere più autobus per raggiungere un figlio o una figlia che abitano in quartieri lontani non serviti”. Fernanda e la figlia Luisa da Altichiero si sono trasferite all’Arcella tre anni fa: “Ci piacciono i giardini e i murales, molto meno le immondizie abbandonate sui marciapiedi. Colpa dei cittadini, ma anche del Comune che dovrebbe vigilare, monitorare e sanzionare”. Giulia G.M., 32 anni, è nata all’Arcella e all’Arcella ha deciso di restare anche per metter su casa da sola. “Sto bene, è un quartiere vivace con molte
Nella foto in alto: il mercato settimanale in piazzale Azzurri d’Italia. Sotto: alcuni dei cittadini intervistati.
attività e iniziative, come quelle che si tengono al parco Milcovich. Al sindaco chiedo più corse degli autobus”. Flandi V. è contraria al porta a porta: “La mia è la battaglia di una semplice cittadina a cui sta a cuore il suo quartiere. Al sindaco chiedo di ripensarci: è proprio convinto che sia davvero la scelta giusta? Di sicuro non è una soluzione ecologica – afferma Flandi che, ogni martedì, al mercato di piazzale Azzurri d’Italia, con cartelli e volantini, spiega le ragioni del “suo” no – visto che il quartiere si sta ripopolando, ma di bidoni di plastica. E
a pagare costi sempre più alti, per ritrovarci i contenitori nel giardino di casa, siamo sempre noi cittadini”. Nicoletta Masetto Edoardo Salasnich
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Obiettivo quartiere
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La parola ai cittadini. No ad atti vandalici e assembramenti
Quartiere Centro: più controlli e illuminazione contro il degrado R
esidenti contro il degrado del centro storico. “Il quartiere presenta molti aspetti positivi, ma il rischio che la situazione precipiti, anche da un’ora all’altra, è dietro l’angolo – racconta R.M. che abita in via San Pietro –. Non è piacevole passeggiare fino alle piazze, da sempre biglietto da visita della città insieme con altri monumenti, e trovarsi nel bel mezzo di assembramenti di giovani oramai senza controllo, dove nessuno o quasi indossa la mascherina. A ciò si aggiungono atti vandalici che, per alcune settimane, hanno trasformato il centro in una zona quasi militarizzata”. Tra le zone considerate a rischio per la presenza di spacciatori quelle di piazza Capitaniato e piazza Duomo. “Quando apro le finestre mi piacerebbe vedere una piazza tranquilla e non l’andrivieni di pusher e clienti – afferma una residente –. Sono molte le cose positive fatte da questa amministrazione soprattutto negli ultimi tempi, ma non bisogna abbassare la guardia. Al sindaco chiedo più controlli e meno spaccio, più illuminazione e meno degrado”. Tutti i giovani intervistati sottolineano la necessità di più corse degli autobus nelle ore notturne: “A una certa ora, per molti studenti come noi
A sinistra: uno scorcio di piazza Capitaniato
che si fermano in centro, non ci sono mezzi pubblici per rientrare. Più corse significa trasporti più efficienti e più sicurezza”. Un altro residente reclama ordine, decoro e una città a misura di cittadini, in particolare i più piccoli. “Abito in in via S, Lucia, da 23 anni. Ho visto passare tanti sindaci, ma Padova è rimasta sempre uguale: una città vecchia. In vent’anni non è cambiato nulla, nessuno ha fatto qualcosa per renderla differente. Vorrei meno macchine, siamo la quinta città più inquinata d’Italia. Non è una bella cartolina
vedere il Palazzo della Ragione circondato da auto, moto e motorini come in un parcheggio. Vorrei una Padova a misura d’uomo, di famiglie e di bambini: è uno spettacolo vederli correre nelle nostre piazze. Al sindaco chiedo più ordine e decoro, anche se ritengo che, a cambiare mentalità, dobbiamo essere noi. Siamo i primi a non avere rispetto degli altri quando, e lo vedo tutti i giorni, occupiamo il posto auto che non ci spetta o abbandoniamo le immondizie fuori dai cassonetti”. “Vengo tutte le mattine a fare acquisti al
mercato – afferma una residente –. Questa è la Padova che amo: le piazze, il Salone, le bancarelle, la gente che si ferma e scambia due parole. La giunta Giordani ha fatto molto, ma non abbastanza. Servono più controlli, vale a dire che per le strade bisogna esserci sempre e non solo quando i vandali imbrattano i muri”. Un’altra signora chiede maggiori interventi per l’illuminazione in zona san Giuseppe. “Qualche tempo fa ho avuto i ladri in casa. Purtroppo la microcriminalità dilaga ovunque, ma quando rimani scottato una volta capisci che, a volte, basterebbe poco, come una luce in più anche nella mia zona dove molte stradine sono scarsamente illuminate”. “Tutti si fanno paladini delle politiche antidegrado quando è ora di portare a casa voti, ma poi chi li vede più?” conclude un residente di piazza Mazzini. (n.m, e.s)
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Obiettivo quartiere
La parola ai cittadini. Il quartiere raccontato dal parroco don Federico Camporese e da una famiglia residente
A Mortise storie di solitudine e solidarietà
“Quest’anno aiuteremo quattro famiglie - afferma il parroco di Cristo Risorto e Madonna della Salute -, il prossimo altre quattro. La povertà è un grave problema, ma quello di cui ha davvero bisogno la nostra comunità è l’educazione alla bellezza”
A
ll’ombra del campanile e della Corte. Un tempo a Mortise, quartiere che ha visto nascere uno dei primi grandi centri commerciali della città, si veniva ad abitare. Di quelle famiglie, oggi, non è rimasto quasi più nessuno. I figli hanno scelto di andare a vivere altrove e di quella generazione, che aveva comprato casa e fatto il mutuo cercando di non saltare mai una rata, rimangono in pochi. Lo spopolamento è inarrestabile. Il volto di Mortise è sempre più multietnico e povero. Un problema quello della povertà che non fa distinzioni tra italiani, nigeriani, senegalesi, marocchini. Eppure, nonostante le numerose criticità, un altro tratto distintivo non è mai venuto meno: la solidarietà. In prima linea – dai pranzi comunitari (prima del Covid) alle raccolte di vestiti e alimenti –, da sempre c’è la parrocchia. Dal 2019 parroco di Cristo Risorto (la chiesa nuova) e Madonna della Salute (la chiesa storica), due realtà che il vescovo Cipolla non a caso ha voluto “unire”, è don Federico Camporese. Di recente ha messo a disposizione alcuni locali per ospitare l’ambulatorio di un medico di base provvisorio dopo che 1500 residenti, soprattutto anziani, da febbraio sono rimasti senza assistenza. Don Federico, nato a Chiesanuova, esordisce con un dato forte che, da solo, basta a restituire uno spaccato del quartiere. “Mortise, come tutti, è stata segnata dalla pandemia ma, mentre nel 2020 celebravo una media di 2-3 funerali a settimana, quest’anno, almeno fino ad aprile, siamo arrivati a 4-6, uno dei numeri più alti in diocesi. Le cause? Non cluster o focolai, piuttosto il fatto che, ormai da anni, Mortise non è più ‘un paese per giovani’. Qui sono rimasti solo i vecchi, i primi venuti ad abitare negli anni Settanta, i primi purtroppo ad andarsene in questi mesi segnati dalla pandemia. E i figli? Hanno scelto di abitare altrove. Oggi il quartiere, oltre al degrado e al
problema della sicurezza, vive l’emergenza della povertà. Tra i primi indicatori le bollette delle utenze domestiche di base (acqua, luce, gas) che aumentano con crescenti insoluti, così come l’impossibilità di pagare le rette degli asili, i libri di scuola, i buoni della mensa. Tante le persone che si rivolgono alla nostra Caritas vicariale e al Centro di ascolto: le richieste sono aumentate del 40 in questi mesi di emergenza sanitaria. Dietro alla necessità di indumenti, cibo e sostegni, non dimentichiamo che ci sono storie umane, una differente dall’altra, tracce di umanità segnata da povertà, disperazione, solitudine e violenza”. In questo 2021 la parrocchia ha deciso di aiutare, a più livelli (da quello economico alla presenza di volontari) quattro famiglie, il prossimo anno toccherà ad altre quattro. “La povertà è un grave problema, ma ciò di cui ha davvero bisogno il quartiere – conclude don Federico – è l’educazione alla bellezza. Solo questa può cambiare le cose e rovesciare le montagne”. Tracce di bellezza che, in fondo, non mancano. Come il mare di solidarietà che ha travolto la famiglia Clair dopo che il loro appartamento, in uno dei condomini di via Barozzi, è andato a fuoco. “Eravamo su una strada e invece ci hanno ospitato amici, oggi dei vicini ci stanno prestando casa sempre qui a Mortise – afferma il figlio della famiglia Clair – e altri amici hanno lanciato una raccolta fondi. Non ci aspettavamo tanta vicinanza, grazie a tutti per questo cuore grande”. (n.m.)
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Don Federico Camporese
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Obiettivo quartiere
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Più manutenzione su strade e marciapiedi per garantire l’accessibilità a tutti.
Guizza, più piste ciclabili e parcheggi per un quartiere attraversato dal tram “P
rima di pensare a nuove linee del tram, si realizzino piste ciclabili”. A chiederlo una ragazza che vive alla Guizza. La giovane “scatta” un’istantanea sullo stato di salute del quartiere partendo dalle necessità quotidiane: “Gli spostamenti non sono mai stati facili nonostante il tram, ancora di più in tempo di emergenza sanitaria vista la necessità di utilizzare i mezzi privati al posto di quelli pubblici. In città, inoltre, non ci sono parcheggi e anche alla Guizza il passaggio del Sir1 ha sottratto spazi alle auto, riducendo di molto i posti auto esterni, e pure le stesse strade. Sarebbe più urgente e utile realizzare nuove piste ciclopedonali, favorendo una mobilità sostenibile e sicura anziché pensare ad ulteriori linee del tram in una zona già servita. In quartiere ci sono molti giovani, ma anche tanti anziani e disabili che hanno bisogno di percorsi accessibili”. Molti percorsi ciclabili sono state rimossi per via del tram tanto che in molti sono costretti,
tiere, ma non vi rinuncerei per nulla al mondo. È un servizio importante che ha cambiato in meglio l’intera zona. È, però, l’unico aspetto positivo pur tra favorevoli e contrari. I problemi alla Guizza sono tanti, l’elenco è lungo. In testa alla classifica di ciò che non funziona la manutenzione ordinaria. Ci sono buche ovunque, i marciapiedi sono ormai ridotti a colabrodo e, anche in piazzetta Cuoco, capita sempre più spesso che dobbiamo chiamare l’au-
“Camminare è diventato un percorso ad ostacoli e in bici è impossibile andare”
“Sempre più spacciatori e degrado, anche alla Guizza non ci sentiamo sicuri”
ad esempio, a percorrere in bici la trafficata via Bembo, imboccando poi stradine interne, per riuscire a rientrare in quartiere incolumi. Giovanna sottolinea un altro aspetto: “Oltre alle piste ciclabili, il tram ha sottratto spazio ai parcheggi in generale, compresi gli spazi di sosta indispensabili per i negozi di quartier, molti oggi in lenta agonia”. La pensa allo stesso modo anche un residente pensionato. “Vuole la verità? Qui manca tutto, siamo abbandonati, nessuno si preoccupa di fare le manutenzioni. Noi anziani, e soprattutto chi è disabile e non autosufficiente da muoversi in autonomia, o se ne sta chiuso in casa o rischia la vita tutti i giorni. Mia moglie è in carrozzina e quando usciamo è impossibile percorrere i marciapiedi perché sono tutti sconnessi. Dobbiamo scendere in strada per non cadere, col rischio di venire travolti dalle auto in transito”. Rincara la dose Mariangela M. “Il tram ha diviso in due il quar-
toambulanza perché qualcuno è caduto. E poi, la pulizia delle strade: chi la fa più? Oltre a essere fatta poco è eseguita pure male. In via Pellico, ad esempio, è da almeno un anno che non passano. Altro problema quello della sicurezza: ci sono spacciatori ovunque, soprattutto d’estate quando il quartiere diventa una sorta di Bronx. Certo, abbiamo i poliziotti di quartiere, ma non bastano. Ci aspettiamo che il sindaco, dopo le parole, passi ai fatti e faccia qualcosa”. “Ho paura ad usare i mezzi pubblici non solo a causa del Covid – conclude una casalinga –. In questo momento è davvero un’impresa azzeccare persino gli orari visto che le corse sono ridotte”. (n.m, e.s)
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L’analisi
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Intervista al professor Nicola Andrea De Carlo, fondatore del Master sulle Risorse umane.
“Viviamo in un tempo sospeso, difficile tornare alla vita di prima” “M
i piace pensare che stiamo vivendo un tempo sospeso. Un’espressione che usiamo anche per la convalescenza, quando al primo posto siamo chiamati a mettere la malattia e tutto il resto passa in secondo piano. La prima preoccupazione in questo anno e mezzo è stata la salvaguardia del bene più prezioso e la sopravvivenza da un virus particolarmente aggressivo. È una convalescenza particolarmente lunga e questo all’inizio non lo avevamo immaginato. C’è chi è entrato in una sorta di stasi generalizzata, chi al contrario è riuscito a mantenere tutto com’era prima, ma la maggior parte delle persone si ritrova in un semi-limbo dal quale non si sa se come uscire”. Ad affermarlo è il professor Nicola Alberto De Carlo, fondatore e docente del Master interdisciplinare sulle Risorse umane dell’Università di Padova, studioso delle ragioni e dei significati dell’agire individuale e collettivo, oltre che di temi sociali. Lo abbiamo interpellato per capire come lo stiamo vivendo, questo tempo sospeso. E a che cosa ci porterà. Professor De Carlo, il prolungarsi delle chiusure ha causato reazioni circoscritte in quanto a tensione. Anche in chi ha dovuto continuare a rinunciare al proprio lavoro e si sente abbandonato. Poteva andare peggio? “La reazione è stata più contenuta di quanto avevamo potuto immaginare. Diciamo che all’inizio le persone hanno dovuto inventarsi nuove priorità e non c’erano molte alternative. Poi con l’evoluzione della pandemia paradossalmente siamo passati a una gestione per algoritmi, i colori delle regioni, che ha estraniato ancora di più le persone: l’automatismo della collocazione nei colori è stata un’abiura di ogni possibilità di scambio di opinioni su questo tema, accentuando ulterior-
mente il senso di distacco che la gente aveva già da una classe politica che anche prima della pandemia cercava soluzioni più per slogan che per confronto. Le persone si sono ritirate, rassegnandosi”. Quindi secondo lei si respira un senso di rassegnazione generale? “Non c’è dubbio, la rassegnazione è palpabile. Gli automatismi nella gestione della pandemia hanno portato a rassegnarsi a dover far passare un periodo contro il quale è possibile fare poco o addirittura niente. E che potrebbe proiettarsi in un futuro a breve, medio o lungo termine”. Una volta chiusa l’emergenza, torneremo a condurre esattamente la vita di prima o ci saranno conseguenze nei nostri comportamenti?
Per l’ex docente e studioso universitario si respira una rassegnazione palpabile che ha contenuto al minimo le reazioni e le tensioni sociali anche di chi per le restrizioni ha dovuto smettere di lavorare “Credo che i rapporti fra le persone della stessa comunità, sia essa intesa come città o nazione, saranno diversi dal passato. Perché oggi c’è il Covid-19 ma domani potrebbero presentarsi altre infezioni, altri rischi per la nostra salute. Certo, nella storia gli esseri umani hanno sempre trovato un modo per uscire dalle situazioni di crisi. Abbiamo affrontato carestie, pestilenze e guerre. Ma tornare ad avere la vita relazionale
e sociale che c’era prima di questa pandemia sarebbe stato possibile solo se l’esperienza che abbiamo vissuto fosse stata meno prolungata e dolorosa. Non dimentichiamo quanto dolore c’è stato, a partire dalla separazione dei genitori dai figli, con i vecchi che sono stati costretti a vivere isolati dal resto del mondo e dai propri affetti”. Perché per alcune persone è così difficile accettare con equilibrio ragionato la necessità di comportamenti che hanno come obiettivo il bene comune? Perché le regole, seppur rigide, da molti vengono vissute con rabbia, come una forte limitazione della libertà personale? “L’illusione degli uomini moderni è di riuscire ad essere artefici di un contrasto alle forze negative, sufficientemente dotati e speranzosi di successo. L’illusione di tenere sotto controllo le situazioni. Ma, appunto, è solo un’illusione. Basta guardarsi attorno: si arriva a prendersi a pietrate fra pescherecci per un pezzetto di mare, ci sono armi che tornano nei soliti luoghi da decenni”. C’è qualcosa di positivo che abbiamo imparato in questo tempo e di cui fare tesoro per il futuro? “Prima di tutto che è importante avere una cura maggiore di noi stessi, anche nell’assistenza e nella relazione psicologica. Abbiamo imparato che il buon lavoro può essere fatto anche a distanza e questa introduzione della tecnologia è una conquista che non sarà certo abbandonata. Ma abbiamo anche capito che è importante credere nel lavoro che facciamo, nel nostro impegno, nella nostra possibilità di cambiare quel poco di mondo per noi e per la collettività. Un poco che poi diventa tantissimo. Essere impegnati in cose buone ci ha aiutati a vivere meglio questo tempo sospeso”. Sara Salin
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Mobilità & Trasporti
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Il via libera di Bruxelles a giugno. Un progetto che vale 335 milioni di euro
Sir2, la metropolitana leggera da Vigonza a Rubano è stata inserita nel Recovery Plan S
i sapeva. Forse sarebbe meglio dire, si sperava. E alla fine la conferma è arrivata: la linea Sir2 – che collegherà Vigonza a Rubano e che è parte integrante di SMART, il sistema metropolitano a rete tranviaria progettato per attraversare tutta la città da est e ovest – è stato inserito nel Recovery Plan. Quello che il governo di Mario Draghi ha inviato a Bruxelles e di cui si attende l’approvazione. L’Unione Europea dovrebbe esprimersi entro giugno e se tutto filerà liscio Padova si vedrà finanziare interamente l’opera di trasporto leggero su rotaia. Un progetto lungo 18 chilometri e che vale la bellezza di 335 milioni di euro. “Si aprirà una sfida enorme che cambierà la città. Ho e abbiamo lavorato molto a questo progetto, ci abbiamo creduto”, afferma il sindaco Sergio Giordani, che tiene a sottolineare lo spessore ambientale e sociale dell’operazione tram. “Perché in cinque anni darà a tutti i padovani più comodità, più salute, più servizi e più valori”. 31 gennaio 2026, la data di fine lavori è già cerchiata sul calendario. Per quel giorno tutta la linea SMART dovrà essere realizzata e per riuscirci a palazzo Moroni e in Aps stanno marciando spediti. Aiutati an-
Il progetto SMART sarà ultimato entro gennaio 2026 Bentsik (Aps): “L’esperienza maturata sul campo con la linea Sir3 ha convinto il ministero della bontà e della concretezza della nostra proposta” che dall’esperienza maturata sul campo con la linea Sir3 oggi in cantiere. “Un’esperienza che è uno degli elementi positivi che ha convinto il ministero della bontà e della concretezza della nostra proposta”, confessa l’ad di Aps Holding Riccardo Bentsik. “La capacità che ci è stata riconosciuta di aver risolto positivamente i problemi di sviluppo e di organizzazione ha fatto sì che il progetto presentato fosse ancora più soli-
do. La grande novità – spiega Bentsik – è che tutti i lavori preliminari sono stati previsti in circa ventuno mesi. Nel giro di circa trenta mesi completeremo le attività propedeutiche per arrivare ai bandi di lavoro, con tutto il tempo necessario per chiudere i cantieri entro la scadenza stabilita del 2026”. Mobilità sostenibile, la parola d’ordine dell’ambizioso progetto il cui studio di fattibilità era stato inviato a fine 2020 all’allora ministero delle infrastrutture e dei trasporti (ora diventato appunto delle mobilità sostenibili). Presentata ufficialmente a metà gennaio, la linea Sir2 è, come la definisce l’assessore alla mobilità Andrea Ragona, una “rivoluzione positiva”. Il completamento di SMART porterà a una trasformazione della viabilità padovana: 52 mezzi, 83,55 chilometri con 69 fermate, 4 interscambi modali autotreno-tram, 450 corso al giorno pari a una percorrenza di 11mila chilometri, 12mila persone stimate in orario di punta e 144mila passeggeri al giorno. Otto linee che permetteranno alla mobilità di Padova un notevole salto di qualità. “Solo il Sir2 nelle giornate di punta permetterà di togliere dalle strade qualcosa come trentamila auto, offrendo un’alternativa concreta, comoda e puntuale. Meno traffico, meno stress, meno inquinamento. Questo tram – dice Ragona – porterà la città a essere best practice a livello italiano ed europeo. Trasformerà Padova e lo farà fra pochi anni”. Una metropolitana leggera che non sarà unicamente un’infrastruttura innovativa, ma che contribuirà alla riduzione dell’impatto ambientale su un percorso di neutralità del carbonio chiesta dall’Europa entro il 2050: la riduzione stimata di 63 milioni di chilometri all’anno sulla rete stradale porterà infatti a un risparmio di emissioni in atmosfera pari a 15.600 tonnellate annue di CO2. Oltre che di 1,2 milioni di ore in meno di ritardi accumulati solitamente sulle strade e riconvertibili in un miglioramento della qualità della vita. Sara Salin
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Sguardo sulla città
Il Tribunale. Un osservatorio sulla Padova che cambia
La presidente Santinello: “La giustizia è un bene essenziale per la ripresa”
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aterina Santinello è tornata nella “sua” Padova poco più di un anno fa. Prima donna alla guida del Tribunale ha subito dovuto fare i conti con pandemia, lockdown e “scivolamento” della situazione economica e sociale. “Sono tornata a Padova, dove ero magistrato, dopo cinque anni alla guida del Tribunale di Alessandria. Una nomina di enorme soddisfazione professionale e per molti versi inaspettata. Appena tornata in città è scoppiata la pandemia e questo ha decisamente occupato la quasi totalità delle mie giornate: io ho studiato legge, sono un magistrato e, invece, mi sono trovata a fare i conti con un lavoro di gestione e organizzazione tanto del personale quanto delle infrastrutture e dei dispositivi indispensabili per fronte a questa emergenza. All’inizio, infatti, la giustizia non era stata considerata un’attività essenziale, quindi abbiamo dovuto fare tutto in casa: dall’acquisto delle mascherine, sino al potenziamento delle infrastrutture tecnologiche che garantissero il lavoro a distanza. In quelle settimane e mesi nessuno sapeva con precisione cosa si doveva fare e per quanto tempo: non c’erano linee guida e neppure un “manuale” che indicasse come comportarsi in una situazione tanto precaria nel corso della quale l’aspetto individuale ed emotivo gioca un ruolo determinante. Abbiamo riorganizzato di fatto tutti i settori nonostante l’assenza in organico di figure essenziali come il dirigente dei servizi amministrativi. I primi tempi sono stati certamente i più duri: non c’erano le cose essenziali e neppure i fondi per acquistarle, poi il Ministero ha sostenuto il servizio e Padova ha superato, senza imbarazzi, anche l’ispezione dell’apposita commissione.” “Il futuro richiederà delle modifiche e molte delle esperienze che abbiamo dovuto sperimentare durante la pandemia potranno essere certamente utili. Nel processo civile, per esempio, il ricorso alla modalità telematica, sempre che la connessione internet sia finalmente all’altezza di un servizio d’eccellenza, può essere una strada da non abbandonare post pandemia così come il ricorso alle memorie scritte. Molto più complicato, invece, nel penale dove il
“La fiducia nella Magistratura tornerà quando i giudici non smetteranno di perseguire la loro missione”
dibattimento in presenza è essenziale. In questi mesi ci siamo messi alla prova, abbiamo saputo affrontare l’emergenza anche grazie al contributo dell’Ordine degli Avvocati, e capito in che direzione dobbiamo andare per garantire un servizio sempre più efficiente.” “Del resto la produttività dei magistrati italiani è tra le più alte d’Europa. Nel nostro Paese, però, mancano i filtri: ogni contenzioso da noi finisce in aula quando invece esisterebbero strumenti come le mediazioni, i Giudici di pace, le conciliazioni assolutamente da potenziare. Ecco: se si parla di riforma della giustizia io partirei da qui e dal reclutamento di personale. Spesso le udienze dovevano finire alle 14 perché non c’erano dipendenti sufficienti per garantirne la prosecuzione anche nel pomeriggio.” “Padova in questi anni è diventata più bella. Il lavoro tanto nella giustizia quando per la città è ancora molto ma si deve andare avanti con profonda determinazione. E ai miei colleghi lancio un appello: facciamo i giudici, anche quando siamo chiamati ad altri incarichi, non smettiamo mai di perseguire quella che deve essere una missione. Solo così tornerà la fiducia degli italiani nella Magistratura”.
Caterina Santinello
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Il futuro della sanità
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Le grandi opere. Si parte con la fattibilità tecnica ed economica del nuovo ospedale
Polo della Salute, la “fase uno” è cominciata Il taglio del nastro? Alla fine del 2028
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i procede a tamburo battente. Sul Polo della Salute di Padova est l’Azienda Ospedale Università non perde un colpo e il 19 maggio ha pubblicato la delibera di gara per l’acquisizione del progetto di fattibilità tecnica ed economica. Un bando che vale la bellezza di quasi quattro milioni e 300 mila euro. Tanto è la base d’asta di quella che viene definita la “fase uno”, una progettazione preliminare per trovare la soluzione migliore nel rapporto fra costi e benefici del nuovo ospedale che sorgerà a San Lazzaro. “Un percorso serrato, nel quale la pubblicazione di questa prima gara costituisce una bandiera importante, piantata dopo appena due mesi dall’autorizzazione dell’avvio alla progettazione da parte della Commissione Regionale Investimenti in Tecnologia ed Edili-
Entro fine luglio chiusura della gara per valutare il rapporto costi-benefici Un percorso serrato in quattro step Poi la posa della tanto attesa prima pietra zia e a poco più di un anno dalla firma dell’accordo di programma”, ha dichiarato il direttore generale Giuseppe Dal Ben. Quattro fasi da superare, con tutte le procedure seguite dall’Anac, per arrivare a posare la prima pietra. E ogni fase dovrà avere il via libera da parte della giunta regionale del Veneto prima che si possa passare alla casella successiva. La “fase uno” si chiuderà ipoteticamente alla fine del 2021: la gara europea nei prossimi giorni sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale, dopodiché ci saranno trenta giorni di tempo per presentare le offerte. Entro il mese di luglio l’Azienda conta di assegnare la progettazione preliminare, che prevede 100 punti: 80 per la parte tecnica e 20 relativi al prezzo. Se la Regione approva, si avanza con la “fase due”, ovvero la progettazione definitiva, che ha un costo a base d’asta di quasi undici milioni di euro e che si preve-
A sinistra: l’ospedale di Padova; sopra: Giuseppe Dal Ben
de di chiudere entro la fine del 2022. Ad aggiudicarsela potrebbe essere (lo prevede il bando) lo stesso vincitore della prima gara. Entro la fine dell’anno successivo, il 2023, è prevista poi l’approvazione del progetto esecutivo, il cui valore a base d’asta è di oltre sette milioni e 344 mila euro. Infine, la “fase quattro”: è la più attesa, perché riguarda l’affidamento della direzione dei lavori per la realizzazione dell’opera. Costo sulla carta, tredici milioni di euro. Chiusura della procedura, la fine del 2024, momento in cui si inizierà a vedere crescere il nuovo Polo della Salute. Le quattro fasi di progettazione, fatta la somma, hanno un costo totale di 35 milioni e mezzo di euro. Che andranno ad aggiungersi alla costruzione, agli arredi e alle attrezzature: nel 2028, quando il direttore generale dell’Azienda Ospedale Università si augura sarà tagliato il nastro, saranno stati spesi oltre 590 milioni. “Stiamo analizzando, grazie all’Università, quale sia l’ipotesi finanziaria migliore da mettere in campo. Ma abbiamo tempo, se consideriamo che in questo momento la Regione ha già investito 160 milioni di euro”, spiega Dal Ben. Nei prossimi giorni chi passerà da quelle parti e allungherà lo sguardo potrà accorgersi che l’area è già in via di trasformazione. Le indagini del sottosuolo sono state fatte e la zona verrà presto confinata. Insomma, il cantiere di questo ospedale atteso tanto a lungo dai padovani si materializzerà, pronto ad accogliere 963 posti letto, ognuno dei quali conterà su un’area di ben 200 metri quadrati. In tutto, 192.600 metri quadrati nei quali troveranno posto l’assistenza sanitaria, la didattica, la ricerca (con una torre che a Padova mancava) e il parco tecnologico. Le aree di progetto prevedono 391 posti letto per le degenze mediche, 432 per quelle chirurgiche (con 45 sale operatorie organizzate in blocchi autonomi con 36 posti letto di terapia intensiva post-operatoria) e 90 posti in area critica. Sara Salin
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Il futuro della sanità
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Le grandi opere. Il dg Dal Ben annuncia l’inaugurazione nel 2023
Avanti tutta per la nuova Pediatria Via libera al progetto esecutivo dell’edificio
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uestione di giorni, forse di ore. E il bando di gara per i lavori della nuova Pediatria va in pubblicazione. L’Azienda Ospedale Università di Padova guarda diritto davanti a sé, verso il traguardo: ultimare l’opera e inaugurarla entro il 2023. Nessuna distrazione, neppure l’appello internazionale di urbanisti e intellettuali che chiedeva lo stop al monoblocco dell’ospedale a ridosso delle mura (nell’ala est del polo medico sanitario di via Giustiniani, al posto della vecchia Pneumologia) ha scalfito il cronoprogramma del direttore generale Giuseppe Dal Ben. “Stiamo correndo”, ha dichiarato il manager in occasione dell’annuncio, il 7 maggio, del via libera del progetto esecutivo. Il capitolato di gara è stato rivisto, si è deciso di dividerlo in due fasi: lo scavo e la costruzione. Una scelta giustificata dai timori di incontrare “sorprese” strada facendo, considerato che l’area sottostante rischia di portare alla luce reperti storici che potrebbero causare sospensioni e ritardi. L’Azienda inoltre ha chiesto di essere seguita da Anac nella procedura di gara. Un avanti tutta arrivato negli stessi giorni in cui si è tenuto il primo incontro sul Parco delle Mura: Azienda Ospedale Università, Sovrintendenza, Comune e Regione attorno allo stesso tavolo per capire come “armonizzare la struttura con quello che c’è intorno”, spiega Dal Ben. Perché la nuova Pediatria è previsto che arrivi proprio lì, a filo del vincolo. E il masterplan non
COME SARÀ
COM'È ADESSO
A destra: l’attuale polo medico sanitario; a sinistra: un rendering della nuova Pediatria
definisce i particolari. “Dobbiamo capire quali materiali utilizzare e come utilizzarli, come strutturare il verde per garantire il minore impatto ambientale e architettonico”. Ma non finisce qui, perché in contemporanea alla Pediatria (155 i posti letto previsti, con tutte le attività legate al ricovero) è già in via di definizione la fase due, che prevede la costruzione di un nuovo edificio per Ginecologia e Ostetricia. L’obiettivo è la creazione di un vero e proprio ospedale della mamma e del bambino, che comprenderà anche la Patologia neonatale, il day hospital, gli ambulatori e i laboratori. Mentre nell’attuale palazzina di Pediatria, il Calabi, per i vincoli architettonici cui è sottoposto è destinato a ospitare la didattica e la ricerca. Per
Perilongo: “Il programma venga rispettato, non possiamo più aspettare. C’è in gioco la salute dei bambini” riuscire a studiare al meglio la pre-fattibilità del progetto è stato creato un gruppo di lavoro dedicato. Ne fanno parte Liviana Da Dalt, direttore del dipartimento per la salute della donna e del bambino, Roberto Vettor, direttore del dipartimento di Medicina, Stefano Merigliano, direttore del dipartimento di Chirurgia e Mario Plebani, direttore del dipartimento dei servizi di diagnostica integrata. L’analisi del gruppo si sta focalizzando sulla necessità di
procedere per step: entro il 2026 lungo via Giustiniani, proprio di fianco al Policlinico, sarà infatti costruita una torre polifunzionale al posto dell’edificio (che sarà demolito) che oggi ospita cucine e spogliatoi. In via transitoria la nuova torre ospiterà Ostetricia e Ginecologia, ma in via definitiva sarà la sede di Pronto soccorso, Radiologia e Traumatologia. Nella terza fase – che sarà avviata nel 2026 e la cui conclusione è prevista per il 2031 – ci sarà infine la demolizione della Clinica Ostetrica e Ginecologica e la costruzione dell’ospedale della mamma e del bambino. E ogni pezzo del puzzle sarà al proprio posto. “Siamo grati per la determinazione del direttore generale e per il supporto della Regione, come pure ai candidati al Ret-
torato dell’Università di Padova che hanno espresso all’unanimità che Pediatria non può più aspettare. Ci auguriamo – afferma Giorgio Perilongo, direttore della Clinica pediatrica – che il cronoprogramma venga rispettato senza intralci per arrivare nel 2023 a questo importantissimo traguardo, atteso da vent’anni. Non possiamo più aspettare, c’è in ballo la salute dei bambini, che sono la società di domani. Nel frattempo siamo costretti a vivere in un edificio che ha bisogno continuo di investimenti, costruito nel 1956, epoca in cui le mamme non erano ancora ammesse in ospedale”. Per Perilongo “bisogna avere coraggio di investire sul nuovo, perché la nuova generazione di medici altrimenti migra e i pazienti pure”. (s.s.)
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Obiettivo quartiere
News. A Brusegana è stata inaugurata la passerella ciclopedonale sul ponte di Brentelle di Sotto
Conto alla rovescia per i Centri estivi e tanti volontari nel segno della ripartenza PONTE DI BRENTA LA PASSIONE DI CHRISTIAN PER LA CUCINA Si chiama “Bontà Nascoste” e propone carne e pesce selezionati, ma non solo. A lanciare la scommessa di aprire un nuovo ristorante in pieno lockdown è stato Christian Rossato, 30 anni, di Piove di Sacco. Il locale è in via Ceron, a due passi dalla piazza centrale. “Le incertezze ci sono - afferma Christian -, ma avevo un sogno e ho deciso di partire, rilevando questo locale costretto a chiudere i battenti. I primi riscontri sono positivi, le persone apprezzano le nostre specialità rivolte a una clientela che ama la qualità, la tradizione e la semplicità di prodotti preparati con cura. Carne e pesce arrivano dalle nostre terre e dal nostro mare. La cottura preferita è quella alla brace, ma non è l’unica. Tra i piatti più “gettonati”, oltre a carne e pesce alla griglia, i primi con pasta fatta in casa, tra tutti i tradizionalissimi bigoli al sugo d’anitra. In un primo momento eravamo operativi (lo chef è coadiuvato dal suo aiuto, il sous chef Gianfranco Paritario) con un menù di asporto, ora finalmente possiamo servire i nostri clienti al tavolo”. Appassionato di cucina sin da ragazzo, Rossato ha svolto lo stage al Caffè Cipriani a Venezia dove ha lavorato all’Hotel Danieli e al Circolo Ufficiali, in ristoranti a Jesolo, lungo la riviera romagnola e, pure, come cuoco a domicilio.
SANTA RITA CENTRI ESTIVI IN PARROCCHIA FINO AL 31 LUGLIO La parrocchia di Santa Rita organizza un centro estivo a carattere sportivo rivolto ai giovani dai 5 ai 10 anni. Si tiene negli spazi della parrocchia in via Santa Rita 18, dal 7 giugno al 31 luglio, per otto settimane. I ragazzi saranno coinvolti in un percorso socializzante, all’insegna dello sport e del divertimento. Un centro estivo sicuro, adeguato alle normative inerenti il Covid-19, così da permettere ai bambini, e anche alle famiglie, di passare qualche settimana in assoluta tranquillità. Sono previsti turni settimanali, dal lunedì al venerdi, a tempo pieno o mezza giornata. Gli orari del tempo pieno: dalle 8 alle 17; mezza giornata: dalle 8 alle 12.30 (per entrambi i turni arrivo e ritiro al Patronato Santa Rita). L’accoglienza è fino alle ore 8.45. Programma attività: i partecipanti, divisi per età, vengono coinvolti dai tecnici delle società sportive in molte discipline, singole e di squadra. Per informazioni, iscrizioni e quote è possibile visitare il sito: www.123via.org. Sono previste tariffe scontate per il secondo fratello o sorella partecipanti.
BRUSEGANA INAUGURATA PASSERELLA SUL BRENTELLE DI SOTTO La passerella sul ponte di Brentelle di Sotto in via dei Colli era un intervento che il quartiere aspettava da decenni. Dopo la conclusione dei lavori di posa e il collaudo dell’opera, una rappresentanza della Consulta 6A, guidata dal presidente Luciano Sardena, assieme al vicesindaco Micalizzi, al consigliere comunale Berno, agli amici della FIAB e ad un folto gruppo di cittadini, ha inaugurato la struttura che renderà più veloce, sicura e continuativa la pista ciclabile di via dei Colli. “A suo tempo non accogliemmo di buon occhio l’apertura di un nuovo supermercato a Brusegana presso l’ex Mazzucato legnami – afferma la Consulta 6A -. Via dei Colli è, infatti, una delle principali arterie di accesso alla città, attraversata quotidianamente da migliaia di auto e mezzi del trasporto pubblico urbano ed extraurbano. Non ci siamo, però, scoraggiati e abbiamo colto l’occasione per chiedere al Comune di inserire, tra i vincoli necessari per rendere gli accessi più sicuri, proprio questa nuova passerella sul ponte, la nuova rotatoria all'altezza di Via Monte Cero e una barriera in grado di evitare attraversamenti di corsia sempre sul ponte (il tutto a carico della proprietà). (n.m.)
ARCELLA INAUGURATO IL PRIMO PIEDIBUS Il Piedibus all’Arcella è una festa vera. Si snoda tutte le mattine, partenza alle 7.30, con un serpente giallo (il colore delle casacche indossate dai bambini) che costeggia il parco Milcovich e arriva a scuola. Tre i percorsi verso la primaria Salvo d’Acquisto in via Bach: uno in partenza dal cimitero, uno dal Curiel e il terzo da San Lorenzo per queste tre nuove linee di sostenibilità e comunità di quartiere. L’iniziativa è stata fortemente voluta dai genitori della scuola che, negli ultimi mesi, hanno lavorato, insieme alle insegnanti, per definire i percorsi con l’ufficio di Informambiente del Comune. L’inuagurazione, tra bolle di sapone e trampolieri, è avvenuta alla presenza del sindaco Sergio Giordani, dell’assessora Chiara Gallani e del consigliere comunale Simone Pillitteri. Per il sindaco “Piedibus è un’ occasione non solo di socialità ritrovata, ma anche un modo per abituare i nostri figli a camminare e a fare dell’attività fisica“. Ha aggiunto Gallani: “A Padova sono già 50 le scuole che hanno aderito al programma “Vado a scuola con gli amici” e più di mille gli alunni coinvolti”. “Mi auguro che anche altri riprendano questo modello vincente, sostenibile, sicuro e divertente per bambine e bambini, ma anche per tutti i genitori” ha concluso il consigliere Pilliitteri. (n.m.)
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UniPd
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Intervista a Daniela Mapelli. Prorettrice alla Didattica in pole per la guida dell’Ateneo.
“Costruiamo assieme l’Università delle opportunità” Daniela Mapelli viene data da più parti come la “favorita” per l'elezione a rettrice dell'Università di Padova. Un ruolo importante all'interno di una città che cambia e che, in questi anni, sta crescendo molto. La Piazza ha scelto di intervistarla per conoscere meglio la sua idea di Università e di futuro
L
’Università è una delle eccellenze di Padova, una città che sta profondamente crescendo e in parte modificando il proprio “aspetto” e il proprio ruolo nello scacchiere veneto e nazionale. L’Università dovrà, a propria volta, modificare il proprio ruolo? Come? “Quando si parla di Padova, si parla anche della sua Università, e viceversa. L’Ateneo entrerà, nel 2022, nel suo nono secolo di vita. Ottocento anni di strettissimo legame con il territorio. L’Università ha fatto e continuerà a fare la sua parte nella crescita di Padova. La mia esperienza come prorettrice mi permette di dire che uno dei segreti di questo legame è la grande coesione che c’è fra i vari attori istituzionali della città. E sfide ce ne sono: il nuovo Polo della Salute, con la costruzione dell’ospedale a Padova Est e la valorizzazione dello storico ospedale di via Giustiniani dove sorgerà anche la moderna Nuova Pediatria. Poi penso alla candidatura “giottesca” come patrimonio mondiale Unesco, che sarebbe il secondo per la città, dopo il “nostro” Orto Botanico. L’Università lavora per e con il suo territorio – abbiamo sedi a Vicenza, Rovigo, Treviso, Conegliano, Legnaro, Castelfranco Veneto, Chioggia e Bressanone – e lo fa con parole d’ordine chiare: valorizzare e riqualificare. Pensiamo al recupero della caserma Piave dell’archistar David Chipperfield, dalla nuova sede della scuola Galileiana che nascerà all’ex Fusinato, a quanto fatto al Beato Pellegrino, e mi fermo. Tutti luoghi recuperati – o che saranno recuperati – non solo per noi, ma in primis per la città”. L’ultimo anno è stato segnato dalla pandemia, dalle lezioni a distanza e da una certa incertezza di fondo. Come ha saputo reagire l’Università di Padova a questa situazione? cosa si è fatto particolarmente bene? e cosa, invece, non è andato secondo i piani? “Abbiamo avuto una forza di reazione straordinaria. Possibile
solo grazie all’impegno di tutti: dal personale tecnico e amministrativo ai docenti, senza dimenticare la grande disponibilità dei nostri studenti. Ci siamo trovati, in una settimana, ad organizzare lezioni online che vedevano me-
diamente 40mila studenti connessi ogni giorno. Nella scorsa sessione estiva abbiamo fatto online 100mila esami, 2000 lauree. Abbiamo poi attrezzato tecnologicamente le nostre aule per la ripartenza. Perché appena è Daniela Mapelli
stato possibile riaprire alle lezioni in presenza, noi siamo stati i primi a farlo. Niente può sostituire il contatto umano”. I grandi cambiamenti che l’anno di Covid ha portato - e continuerà a portare - nelle nostre abitudini forzatamente modificheranno anche l’organizzazione dell’Università. Come si immagina, dunque, l’Università di Padova dei prossimi anni? E su cosa si dovrà maggiormente investire? “L’Università cambierà, questo è sicuro. Ma non per la pandemia, ma perché evolversi è nella natura di qualsiasi istituzione che voglia anticipare, non subire, il futuro. La mia candidatura si basa su questo presupposto: costruiamo assieme l’Università delle opportunità: se l’emergenza si gestisce, il futuro si costruisce. Sono tante le sfide che ci attendono, dalla valorizzazione dei nostri ricercatori (e quanti, finalmente, sono entrati negli ultimi anni in Unipd!) alla voglia di competere sempre più su un panorama internazionale. Ascolto, dialogo, condivisione: questi i tre pilastri sui quali baso la costruzione di una proposta di candidatura al rettorato che non sia l’idea di un singolo individuo, ma la visione di una comunità di persone – con sensibilità e peculiarità diverse – in grado di far crescere ancora l’Ateneo. Un’Università inclusiva e internazionale, multidisciplinare e moderna, capace di sfruttare al meglio la «spinta» di tante e tanti giovani. Un’Università che ricordi a tutte e a tutti, ogni giorno, il fascino senza età dell’”Universa Universis Patavina Libertas”. (m.b.)
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Al via la campagna elettorale per la guida dei prossimi sei anni dell’Ateneo patavino.
Elezioni Rettorali Uno sguardo alle candidature I
l mandato del Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Padova Rosario Rizzuto sta giungendo a conclusione e, con l’annuncio da parte del decano dei professori ordinari dell’Università Francesco Baldassarri, è ufficialmente iniziata la sfida per chi, dal 14 giugno, prenderà il suo posto e guiderà l’ateneo all’alba degli 800 anni dalla sua fondazione. Ad ora le candidature presentate sono quattro, ecco una panoramica nell’ordine in cui queste sono state presentate: DANIELA MAPELLI L’attuale Prorettrice alla Didattica ha conosciuto Padova negli anni ‘80 divenendo studentessa di Psicologia Sperimentale, completando gli studi a Trieste e alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh. Tornata all’ateneo patavino ha ottenuto il ruolo di professoressa ordinaria e attualmente insegna Neuropsicologia e Riabilitazione Neuropsicologica, proseguendo la sua carriera come presidente del corso di laurea magistrale in «Neuroscienze e Riabilitazione Neuropsicologica», e tuttora come direttrice del master in Neuropsicologia Clinica. Nel 2015 è stata nominata, dall’attuale Magnifico Rettore, prorettrice alla Didattica dell’Università di Padova, un prorettorato alquanto delicato che riguarda la formazione accademica favorendo il coordinamento tra organi di governo, di gestione e di controllo. “Un’esperienza ricca quanto intensa, culminata durante l’emergenza epidemiologica con l’organizzazione e la gestione di forme di didattica innovativa” spiega sul suo blog www. danielamapelli.it, canale in cui racconta anche le sue idee di Università: un punto di riferimento per la società civile in grado di tracciare la via di fronte alle sfide globali, fornendo non solo competenze, ma anche testimoniando con coraggio e coerenza i valori della scienza e del libero pensiero. FABRIZIO DUGHIERO Laureato in Ingegneria elettrotecnica nel 1988, inizia la sua carriera universitaria come ricercatore nel dipartimento di Ingegneria elettrica per poi insegnare all’Università di Catania e all’Università di Padova, di cui dal 2012 è professore ordinario al Dipartimento di Ingegneria Industriale. Dal 2020 è prorettore al Trasferimento Tecnologico e ai rapporti con le imprese, che attua iniziative volte a potenziare i rapporti esistenti con il mondo delle imprese favorendo la partecipazione delle aree disciplinari dell’Ateneo finora meno coinvolte nelle attività di terza missione, oltre che fondatore
e direttore del Contamination Lab del Veneto, in cui si offrono esperienze di apprendimento transdisciplinare alle studentesse e agli studenti di vari corsi e ambiti. Ha ricoperto altri ruoli all’interno dell’Ateneo, come vicedirettore (e direttore per alcuni mesi) di Dipartimento, presidente di corso di studio e membro della commissione risorse di Dipartimento. Spiega la sua candidatura sostenendo che la nostra Università abbia la responsabilità di fornire loro gli strumenti necessari a entrare nella società e nel mondo del lavoro. PATRIZIA MARZARO Laureata in Giurisprudenza, è docente ordinaria di Diritto Amministrativo dal 2007; al terzo mandato come Direttrice del Dipartimento di diritto pubblico, internazionale e comunitario dell’Università degli Studi di Padova. Attualmente è Presidente del Comitato ordinatore del Corso di Laurea Giurisprudenza 2.0, situato nella sede di Treviso. Il suo approccio a questa candidatura di basa su tre termini cardine: Ascolto, Trasparenza e Innovazione, mentre, qual’ora la sua campagna elettorale dovesse avere esito positivo, il suo vicario designato è Giorgio Cassiani, professore ordinario di Geofisica Applicata. MARINA SANTI Infine la candidatura “di coppia” di Marina Santi e Pietro Martin. Lei, candidata rettrice e docente ordinaria di Didattica e Pedagogia Speciale al Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata, si candida alla successione di Rosario Rizzuto “assieme” al professor Piero Martin, professore di fisica della materia, a Padova da ‘92 in qualità di ricercatore: qualora dovesse vincere, quest’ultimo sarà designato prorettore vicario. La spinta viene da una crisi radicale li spinge a voler mettere in moto un pensiero alternativo «per un Ateneo che non si limita semplicemente a trasferire ma entra in connessione e crea contaminazioni». Tra le parole simbolo di questa campagna, inoltre, anche “fiorente” perché “l’Università si schiude e diventa un motore di cultura della bellezza che deve tornare al centro della comunità, di accessibilità degli studi, disponibilità della ricerca secondo il motto visionario di Comenio per cui tutti possono sapere tutto in ogni modo possibile”. Emilia Milan
Si chiude il mandato del professor Rosario Rizzuto alla guida dell’Università patavina. Quattro i candidati in lizza (Daniela Mapellli, Fabrizio Dughiero, Patrizia Marzaro, Marina Santi) alle elezioni del nuovo Magnifico Rettore che si terranno il prossimo 14 giugno.
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La città si racconta
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Radio Padova. Il bilancio dei primi due anni firmati Luca Lazzari
“Facciamo vivere ai nostri ascoltatori il presente La forza dei conduttori si chiama credibilità” Q
uando abbiamo iniziato a lavorare al nuovo progetto di Radio Padova partito in onda il 9 Settembre 2019 avevamo ben chiaro un concetto: realizzare una radio completamente nuova senza rinnegare la sua storia cominciata nel 1975. Di solito quando si rivoluziona tutto in campo radiofonico la prima cosa che si fa è cambiare il nome della radio e sostituire i conduttori in onda. Io ho deciso di andare controcorrente scegliendo di mantenere sia il nome che lo staff. Ci siamo detti: “il nome è storico e lo staff è valido, ripartiamo da qui”. Avuto l’ok da parte degli editori, abbiamo cominciato un percorso che, a distanza di quasi due anni, sta cominciando a dare i primi risultati tangibili. Non sono solo quantificabili in dati di ascolto, che comunque ci soddisfano, ma anche in termini di apprezzamento della radio da parte degli investitori. Perché ora Radio Padova si distingue chiaramente nel panorama radiofonico veneto con un formato inedito fino a qui nella nostra regione, mettendo in risalto i nostri partner. Musicalmente siamo un’emittente ritmica e contemporanea, ma non dimentichiamo la grande musica dagli anni ‘80 ad oggi. Facciamo vivere ai nostri ascoltatori il presente raccontando loro le cose belle del nostro territorio e del mondo. Ogni giorno siamo in diretta dalle sei del mattino con “Good Morning Friends”, condotto da Max Dupré e Simonetta Nardi, diamo il buongiorno con il sorriso cercando di accompagnare i nostri ascoltatori verso i loro impegni in maniera leggera ma intelligente, senza polemiche e volgarità. Alle 9 arrivo io fino a mezzogiorno, tre ore nelle quali la musica diventa il cardine della nostra offerta, alternata a notizie e curiosità da tutto il mondo. A mezzogiorno un’altra
coppia in onda per due ore: il nostro Lounch Time ha come protagonisti Domy Grande e Maurizio Modica. Anche loro interpretano benissimo questo formato di radio, riescono a intrattenere il pubblico senza fermare il flusso musicale che ci rende riconoscibili. Domy e Maurizio parlano di qualsiasi argomento d’attualità, mettendo sempre al centro quello che accade in Veneto. Alle 14 tocca a Nino Carollo, per lui tre ore basate sulla musica per dare il ritmo giusto al pomeriggio mentre chi ci ascolta lavora, studia o viaggia. Le notizie del pomeriggio vengono scelte tra quelle musicali, cinematografiche e tecnologiche. Ma anche qui, se si tratta di parlare di cronaca, con una Ultima Ora siamo pronti a farlo in un attimo. La forza dei conduttori di Radio Padova è quella di essere sempre credibili. Dalle 17 alle 20 il nostro Drive Time si concede un po’ di sana follia con Claudia Valentini e Franco Ghirardello. A dire la verità, quando ho deciso che avrebbero trasmesso insieme, avevo intuito che Il direttore potevano essere dei programmi una coppia affiatata e divertente, dell’emittente, ma sono riusciti attraverso le peculiarità a stupire anche dei suoi dj, me che conoscespiega il perché di vo le loro potenzialità. Claudia e un format radiofonico Franco passano che ha successo con disinvoltura e che era inedito da argomenti che in Veneto hanno come protagonista la Corona inglese al tutorial che ti insegna come montare un comodino, poi non si sa come ti raccontano con dovizia di particolari che la regina Elisabetta sa montare comodini. Come facciano a saperlo è un mistero, ma è divertente! Con loro il rientro a casa nel traffico è
A fianco Luca Lazzari
più leggero. Alle 20 è il momento della nostra Confort Zone con Alberto Martin. Dopo una giornata dinamica, la cosa più bella è rilassarsi con la nostra musica, resa più interessante dalle notizie che Alberto sceglie con cura. Lui è un grande esperto musicale e racconta con dovizia di particolari storie sconosciute ai più. C’è sempre da imparare e spesso sorprende anche noi che lavoriamo con lui. Siamo sempre in diretta, anche nel fine settimana. La radio per noi è innanzitutto un servizio e un punto di riferimento per il territorio. Nel primo lockdown abbiamo trasmesso in diretta 24 ore su 24 proprio per dare un aiuto concreto ai nostri ascoltatori, siamo stati l’unica radio regionale italiana a farlo. Un altro grande progetto è stato l’iniziativa “Noi Ci Siamo”: durante la scorsa estate nei weekend abbiamo trasmesso dalle località più importanti del Veneto per mantenere
acceso il riflettore sull’economia della nostra regione, specialmente quella legata al turismo che qui è fondamentale. Siamo stati ripagati da un affetto cosi grande che personalmente non sentivo da tempo. Ora l’impegno è quello di continuare su questa strada, produrre una radio che riesca a essere interessante e piacevole. Stiamo preparando la prossima stagione estiva che ci vedrà a Rosolina Mare come da tradizione, ma anche sull’altopiano di Asiago perché anche d’estate la montagna è bellissima. Ascoltarci è facile, basta sintonizzarsi sui 103.9 fm, una delle frequenze più potenti e dal suono più bello non solo in Veneto ma d’Italia, oppure su radiopadova.com il nostro nuovo sito che vi consiglio di visitare, oltre che in tivù sul 701 del digitale terrestre, smart speaker o scaricando la nostra app. Luca Lazzari Direttore dei Programmi
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Musica
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Jazz e canzone d’autore. Nuovo progetto musicale, uscito il 14 maggio, prodotto da Maieutica Dischi
“Limpida”, album d’esordio di Sara Fattoretto L
o scroscio del cielo, una tempesta in arrivo e all’improvviso la quiete. Sono queste le immagini che aprono il nuovo progetto musicale “Limpida” di Sara Fattoretto. L’opera prima nasce dalla necessità di scoprire e ridefinire nuovi confini personali ed artistici, che trovano nel jazz e nella canzone d’autore le loro radici più profonde. “Si tratta di un progetto molto personale – racconta - che se da un lato si pone in continuità con la mia esperienza musicale precedente, dedicata alla canzone italiana anni ‘30-’60, con il quintetto SAYA 5ET, dall’altro se ne distacca per cercare una forma propria, indipendente e originale”. Le dieci tracce, tutte originali e in italiano, attraverso un linguaggio semplice ma dal forte impatto emotivo, esplorano paesaggi esteriori ed interiori dove la natura si fa specchio dell’anima. “Canto e scrivo in italiano – sottolinea Sara -: mi permette di essere il più trasparente e comunicativa possibile con chi mi ascolta”. Tinte pastello dipingono i primi quattro brani dell’album. Rappre-
sentano la consapevolezza della ciclicità della vita, rassicurante e benefica, e l’accettazione della naturale trasformazione delle cose. Al fragore di “Mutevole”, manifesto poetico e incipit del disco, segue “Conto tre” una stagione nuova che lascia spazio ad un tempo più lento, rilassato, fatto di domeniche senza pensieri. Il concetto di rinascita e di novità ritorna anche in Una musica nuova, trovando piena realizzazione in Limpida. “La canzone è nata in dieci minuti durante una pausa pranzo” sorride Sara -. Nei momenti più difficili la musica viene in soccorso e diventa cura per l’anima, perché ad ogni nuovo giorno corrisponde una nuova melodia, tutta da imparare”. Tonalità più scure emergono dai paesaggi di “Non sei tu” e “In Controtempo”: il cambiamento e la mutevolezza del vivere si traducono in fragilità. L’incapacità di accettare un cambiamento imprevisto e imprevedibile, porta a negare anche la stessa identità. “Caffè” nasce, invece, come brano strumentale scritto e arrangiato da Alberto
Zuanon. All’interno, un recitativo di Riccardo La Grassa: si tratta di una prova generale di una dichiarazione amorosa in un caffè poco prima dell’arrivo dell’amata. Sapori estivi si mescolano alle melodie della tradizione brasiliana dando forma a “Cara Saudade”. Il disco si chiude con due brani di mezza stagione, “Zenzero” e “Un tono da te”, in cui il tempo sembra perdere limiti per lasciare spazio al presente e al senso di rinascita quotidiana. La vocalità intensa di Sara Fattoretto unita al sound essenziale e fluido, produce una coesione sonora calda e raffinata che accompagna
il pubblico in spazi interiori e paesaggi immaginati. Parole e melodie aprono finestre a momenti tra jazz e sperimentazione. “Trovare la giusta forma non sarebbe stato possibile senza la collaborazione di due talentuosi musicisti: Stefano Cosi e Alberto Zuanon che con me hanno composto, arrangiato e prodotto la maggior parte delle canzoni”. L’album, prodotto da Maieutica Dischi, etichetta discografica indipendente veronese dedicata al cantautorato femminile, è distribuito da Artist First sulle principali piattaforme. Sara Busato
• Chi è Sara Busato Da sempre ha coltivato una forte passione per la comunicazione e l’organizzazione di eventi culturali. Nel corso degli anni la sua passione si è trasformata in professione. Molto curiosa del mondo, ama le avventure e le sfide. Quando ha un momento libero passa le giornate in cerca di una montagna da raggiungere o di percorsi ciclabili da esplorare con la musica a fare da colonna sonora.
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Cultura
La storia. Giacomo Lamparelli racconta come la pandemia gli ha rivoluzionato la vita
Da Padova agli Usa, e ritorno Il musicista “intrappolato” causa Covid Compositore, sound designer e pianista dieci anni fa ha lasciato la città per trasferirsi fra New York e L.A. “Di Padova mi mancano sorseggiare lo spritz in piazza e la grigliata sui Colli”
L
’argine che ricomincia a popolarsi di runner senza che nessuno li giudichi, la normalità dei chioschi riaperti e la complicità delle giornate di Maggio, anche se dal meteo pazzo, rendono il tramonto padovano familiare anche a una persona che da sei anni vive a Los Angeles, California ed è qui intrappolata a causa del Covid. Giacomo Lamparelli, padovano trasferitosi negli Stati Uniti dieci anni fa, è il mio compagno di passeggiata, ma soprattutto è un musicista eclettico. Compositore, sound designer, maestro di pianoforte e molto altro. Giacomo si diploma in piano jazz e classico al conservatorio Pollini, ha una laurea in Arti Visive e dello spettacolo allo Iuav e poi frequenta un corso estivo a Boston che lo fa innamorare di Berklee, college di Musica, dove si diplomerà due anni più tardi in scrittura e produzione contemporanea. “Dopo il conservatorio ho avuto una specie di shock, non sapevo bene quale fosse la mia strada. Non mi vedevo a insegnare musica, comunque non nei binari del Conservatorio. Quando sono arrivato al College mi esplodeva la testa, mi sembrava di essere a Hogwarts. C’era un corso per qualunque cosa attenente alla musica. Dalle colonne sonore per videogame a storia delle percussioni dell’Africa centrale”. Sono passati quasi 10 anni da allora, ma gli occhi di Giacomo si infiammano nel rivivere quei due anni. “La contaminazione con gli altri musicisti è il pregio di quell’ambiente, è una tra le scuole con il più alto tasso di studenti stranieri al Mondo. Gli insegnanti avevano un approccio positivo nei nostri confronti, ci davano fiducia per poter affrontare il futuro incerto di noi giovani artisti. E potevano permetterselo. Ad esempio la mia insegnante di canto era la corista dei tour di Prince e di Michael Jackson. Coniugavano capacità tecniche a storie personali pazzesche”. Quella carica di autostima ha permesso a Giacomo di trasferirsi prima a New York e poi lanciarsi senza paracadute in quel tritacarne di artisti che è Los Angeles. “ All’inizio a New York ho trovato lavoro presso una decina di asili per ricchi in cui il corso di musica prevedeva la presenza di una band.” Giacomo poi riesce a introdursi nell’ambiente dell’industria audiovisiva newyorkese che però non gli permette di crescere come vorrebbe, così ricomincia da capo. “Il mio desiderio era quello di scrivere musica per immagini. Quando mi presentavo a compositori o a case discografiche mi dicevano tutti: ok, ci vediamo a LA ”. Sono passati sei anni da quel trasferimento e Giacomo oggi può vantare esperienze con Netflix (Dinasty), Amazon Prime video (Grand Tour) e collaborazioni con studi di compositori cult. “Sono rientrato in Italia a dicembre per rinnovare il visto per artisti che avrei dovuto ricevere ai primi di marzo. Da gennaio 2020
collaboravo con Danny Elfman, il compositore di Tim Burton, Sam Raimi e molti altri, una leggenda. Eravamo d’accordo di collaborare anche nel 2021 al mio rientro a LA, ma l’ambasciata americana in Italia ha iniziato a posticipare gli appuntamenti fino a non prima del 2022. Ovviamente Danny non ha potuto attendere oltre marzo e ora ha trovato un sostituto”. I mesi italiani di Giacomo lo hanno provato dal punto di vista lavorativo.“ Nel mio lavoro solo a volte riesco a fare tutto da remoto, ma anche in quel caso tieni conto che ci sono 9 ore di fuso orario e molti prediligono il contatto umano. Con Danny abbiamo lavorato allo spot elettorale di Biden, al lancio del nuovo iPhone e ora quella, come altre situazioni coltivate in passato, è compromessa dalla mia assenza”. Giacomo non si è perso d’animo e con la collaborazione di un avvocato è in attesa di partire, magari a giugno. “In questi mesi italiani ho provato a fare networking, ma con le zone rosse era impossibile. Mi piacerebbe lavorare di più con l’Italia, anche se qui l’industria è più piccola e per chi sta fuori ha dei meccanismi difficili da comprendere. Di Padova, oltre ai miei affetti, mi manca il sorseggiare uno spritz in piazza o fare grigliata sui Colli la domenica. Lavorativamente la mia strada per ora è a diecimila chilometri da casa, ma non escludo in futuro di dividermi tra Italia e USA, chissà”. Christian Cinetto
• Chi è Christian Cinetto Regista, autore TV e creative producer, ha scritto e diretto decine di documentari per la TV, è stato direttore artistico di Avventure Film Festival. Il suo lungometraggio A tempo debito è uscito in sala nel 2015.
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Cultura
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Libri. “Attraverso. Come attraversare l’Islanda a piedi durante l’estate più piovosa degli ultimi trent’anni”
Davide, viaggio “metal” nella terra dei vichinghi M
arzo 2010. L’Eyjafjallajökull, impronunciabile vulcano islandese, esplode, oscurando i cieli di mezza Europa. Quattro mesi dopo, due padovani si avventurano nella traversata a piedi dell’Islanda: da nord a sud, da costa a costa, zaini da 25 chili in spalla, tenda al seguito. L’ultima tappa del percorso passa proprio per quello che un responsabile della Protezione Civile locale ha definito un vulcano per turisti. L’esperienza è raccontata in “Attraverso. Come attraversare l’Islanda a piedi durante l’estate più piovosa degli ultimi trent’anni”, scritto dal padovano Davide Zambon, uno di quei libri che ti capitano in mano quasi per caso. Come nasce un’idea così folle? In verità nasce tutto per caso. Non sono mai stato il classico appassionato di trekking, ho fatto il cammino di Santiago, ma si tratta di un’esperienza di tutt’altro tipo. Per me il trekking è sempre stato una scusa …per far festa con gli amici in montagna. Poi un giorno mi è capitato di guardare su YouTube il video di un norvegese che aveva attraversato l’Islanda. Parliamo del 2010, niente sottotitoli in italiano o in inglese, niente “video consigliati”. Era un montato di circa un’ora con questo svedese che diceva cose incomprensibili e che aveva ttraversato l’Islanda a piedi. Non si capiva niente. Ma si vedevano il percorso e il paesaggio spettacolare. Lui, peraltro, aveva fatto la traversata da solo, con uno zaino di 40 chili sulle spalle, un pazzo scatenato. Mi sono detto: “È dura, ok, però non muori”. Così ho proposto l’idea al mio compare Marco. Lui si è limitato a dire: “Figata!”, e così abbiamo iniziato a programmare l’impresa. Perché proprio l’Islanda? È una terra mitica, anzi mitologica: un’isola sperduta, lontana da tutto e da tutti. Un luogo bizzarro, molto “metal” se vogliamo. Una terra di vichinghi, scarsamente abitata e culturalmente molto lontana da noi. Insomma, c’erano tante componenti che la rendevano il luogo perfetto per “l’impresa”. Ha seguito una preparazione atletica particolare per affrontare questo viaggio? In effetti, non ho seguito un programma o un allenamento specifico. Sono stato un po’ incosciente, ma non si tratta di un percorso difficile dato che la strada, anche se sterrata, è completamente piatta. In 15 giorni di traversata abbiamo fatto soltanto un paio di tappe di montagna, comunque molto più semplici delle nostre montagne.
Il problema vero è stato muoversi con uno zaino di 25 chili. L’Islanda ha, poi, un vantaggio: si può bere praticamente dappertutto senza dover bollire o purificare l’acqua (tranne che troppo vicino ai ghiacciai a causa del pulviscolo che ti ostruirebbe i reni). Un bel risparmio in termini di ingombri, pesi e preoccupazioni. Colpisce il paesaggio vario incontrato durante il percorso. Il giro “classico” è quello della costa: la circumnavigazione dell’isola. Da fare in bicicletta, però. È un bel percorso, piatto e con panorami mozzafiato. Se ti spingi all’interno cambia tutto anche perché ci sono i fiumi da attraversare. Non ci sono ponti, quindi i guadi si fanno proprio come si facevano mille anni fa: a piedi. E, con l’acqua che arriva a una 6 gradi centigradi, non è un’esperienza piacevole. Dal libro par di capire che con gli altri viandanti i rapporti erano, alla fine, limitati. Manca il senso di comunità. Magari nei rifugi ti scambi qualche parola a cena, ma non si sono mai stretti rapporti amichevoli come durante il cammino di Santiago. Lì è tutto diverso: arrivi alla sera nei rifugi e trovi 50 persone, si fa festa. Questa è stata un’esperienza più solitaria, più intima. Secondo me il senso di isolamento e la difficoltà dell’impresa giocano un ruolo determinante. Per far conoscere il libro hai scelto KPD, Kindle Direct Publishing, il servizio di selfpublishing di Amazon. In questo modo ho avuto il controllo totale del progetto, dalla scrittura del testo all’impaginazione, ho seguito e curato ogni dettaglio. Finora è un’esperienza molto formativa e gratificante. Giacomo Brunoro
• Chi è Giacomo Brunoro Nato e cresciuto a Padova, dopo la laurea si trasferisce a Milano. Lavora a Radio Deejay, Radio Italia Network, Radio Kiss Kiss, Sky TG24, collaborando con Andrea & Michele, Alex Cattelan, Camila Raznovich, Ivan Zazzaroni, Marco Montemagno, Gene Gnocchi e tanti altri. Torna in Veneto nel 2009 e dal 2010 è Editor in Chief di LA CASE Books, casa editrice digitale californiana. È presidente di Sugarpulp con cui organizza festival ed eventi culturali. Da gennaio 2019 è uno dei consiglieri della Veneto Film Commission. Up the irons!
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Cultura
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Ritorno in presenza. Dove andare e cosa vedere a Padova nei prossimi giorni
Il pubblico ha tanta voglia di normalità E le grandi mostre prorogano la chiusura
C
’è voglia di cultura. Perché non si vive di solo pane ma neppure di solo Zoom. Cinema, teatro, musei, mostre hanno ripreso le proprie attività in presenza e, anche se con ingressi contingentati, c’è una significativa adesione da parte del pubblico che torna (più di prima) alle abitudini e ai piaceri del pre-lockdown. Ecco alcuni suggerimenti su dove andare e cosa vedere a Padova nei prossimi giorni. PADOVA NEL DOGON. Il Dogon a Padova. Aperta al pubblico il 15 maggio a Palazzo della Ragione, la mostra potrà essere visitata fino al 30 giugno: è la storia di una piccola associazione di volontariato di Padova, il Progetto Dogon Odv, che ha realizzato grandi progetti in Mali e che si intreccia con la storia di un’antica popolazione africana dalla grande tradizione e cultura. Una doppia mostra all’insegna della conoscenza e della ragione e che conclude ufficialmente l’anno di Padova Capitale europea del volontariato. Ideata da Elio Armano, è realizzata con il patrocinio del Comune e in collaborazione con gli assessorati alla cultura e alle politiche educative e scolastiche. I MACCHIAIOLI. Prorogata fino al 30 giugno la mostra di palazzo Zabarella e riattivata la prevendita online (www.zabarella.it). Oltre cento capolavori che testimoniano il mondo fortemente emotivo dei Macchiaioli, la cui essenza racconta dei valori dell’uomo, dell’uomo eroico e instancabile, della sua forza e del suo coraggio, della sua voglia di ripartire giorno dopo giorno a dispetto di qualsiasi difficoltà. Tutti i biglietti precedentemente acquistati e non utilizzati per il periodo di chiusura imposto dai DPCM saranno recuperabili: basta inviare una mail a prenotazioni@palazzozabarella.it per concordare una nuova data della visita. VAN GOGH, I COLORI DELLA VITA. Prorogata fino al 6 giugno la grande mostra curata da Marco Goldin e allestita al centro culturale San Gaetano. Prenotazione obbligatoria per sabato, domenica e giorni festivi e vivamente consigliata per le visite infrasettimanali (www.biglietto.lineadombra.it). I biglietti acquistati e non utilizzati per le chiusura
Van Gogh prosegue al San Gaetano fino al 6 giugno. Allo Zabarella fino al 30 giugno ci sono i Macchiaioli. E a Palazzo della Ragione la mostra sul Dogon con cui si chiude ufficialmente l’anno di Padova Capitale europea del volontariato.
imposta dai DPCM possono essere recuperati con la riprogrammazione direttamente sul sito oppure contattando gli organizzatori allo 0422 429999 o biglietto@lineadombra.it. La sontuosa monografica sul grande olandese è ora accompagnata da una mostra di gruppo di otto pittori italiani che interpretano i temi cari a Van Gogh. Sette opere ciascuno per Laura Barbarini, Franco Dugo, Attilio Forgioli, Matteo Massagrande, Cetty Previtera, Giuseppe Puglisi, Laura Villani e Piero Zuccaro sono visitabili nell’agorà e al primo piano del San Gaetano. WE THE PEOPLE. Mostra collettiva dedicata al volto nell’arte contemporanea, promossa dal Comune di Padova alla Sala della Gran Guardia fino al 2 giugno dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00 con ingresso gratuito ma contingentato (massimo 15 persone in sala). FESTIVAL VENETO CONTEMPORANEA. Il 31 maggio al Teatro Verdi, alle 19.30, è in programma “Ve-
leno” del compositore veneziano Giovanni Mancuso, la prima italiana di Mosaïque di Ivan Fedele e di Fantasia, brano inedito di Niccolò Castiglioni, tra i più importanti compositori del Novecento italiano il cui lascito è conservato presso l’Istituto per la musica della Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Il concerto sarà diretto da Pasquale Corrado, che per l’occasione presenterà il brano Un lampo, attraverso commissionato da OPV nell’ambito del bando SIAE “Classici di oggi”, con Francesco D’Orazio violino solista. Compositore e direttore d’orchestra, Pasquale Corrado è docente al Conservatorio “A. Buzzola” di Adria. Il 4 giugno al Palazzo della Ragione, sempre alle 19.30, “Checkpoint”, conclusione monografica del festival che vede il sodalizio fra l’Orchestra di Padova e del Veneto e la musica di Michele Dall’Ongaro. Biglietti (sulla piattaforma WEBtic): 5 euro, ridotto per abbonati alla stagione concertistica 2020/21 3 euro. Incasso devoluto alle associazioni della provincia di Padova. (s.s.)
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Sport
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L’accordo. Il nostro giornale è media partner della storica società di basket
La Piazza e Virtus Padova insieme Collaborazione all’insegna di valori comuni
U
na partnership tra due eccellenze del territorio all’insegna di valori comuni: è stata ufficializzata la collaborazione tra il nostro giornale e Antenore Energia Virtus Padova, storica società di basket della città che quest’anno ha festeggiato il 75° anniversario dalla fondazione. La Piazza è diventata media partner ufficiale del club nero verde e già dall’ultima partita di questa stagione di serie B, giocata contro Jesi, il logo del giornale è stato presente sulla maglia della Virtus. “Siamo davvero contenuti di questa partnership e daremo visibilità alla Virtus Padova in modo continuativo e approfondito sulla nostra testata, sia nelle edizioni cartacee che sui nostri canali online - afferma Valeria Marcato, editore de La Piazza - Seguiremo e racconteremo tutte le partite, non
Marcato: “Sul nostro sito, sui social e su carta seguiremo e racconteremo i risultati della squadra”. Bernardi: “Una partnership che ci riempie di orgoglio e ci sprona per il futuro”
solo della prima squadra ma anche del settore giovanile”. Sono davvero molti i punti in comune che legano il giornale e la società di via Dei Tadi. “Abbiamo voluto stringere questa collaborazione perché è il sigillo tra due realtà affini, che condividono idee, progetti e valori: la passione per lo sport, l’attenzione al sociale, la
promozione del nostro territorio - continua Valeria Marcato - Il motto del nostro giornale è “Dentro il territorio, nel cuore della gente” ed è lo stesso spirito che guida il club neroverde, che da 75 anni porta nel cuore della città il meglio della pallacanestro”. La collaborazione è stata accolta con entusiasmo dalla società padovana: “Nonostante una stagione sportiva difficile, resa davvero problematica dall’emergenza sanitaria che ha più volte colpito i nostri giocatori, la vicinanza dei nostri sponsor non è mai mancata. Dobbiamo davvero ringraziarli per questo - afferma Nicola Bernardi, Direttore Generale dell’Antenore Energia Virtus Padova - La ciliegina sulla torta è questa collaborazione con La Piazza: una partnership che ci riempie di orgoglio e ci da nuovi stimoli per il prossimo anno, in cui cercheremo con tutte le nostre forze di raggiungere la promozione in A2. Siamo davvero felici che un giornale così importante, che da anni arriva nelle case di tutti i padovani, abbia scelto noi - continua Bernardi - insieme svilupperemo diverse iniziative, già a partire da quest’estate con i summer camp dedicati ai ragazzi più giovani, che si svilupperanno nel corso della prossima stagione. Siamo certi che questa collaborazione porterà ottimi risultati in termini di visibilità al nostro club, ma anche a tutti gli sponsor che da anni ci sostengono con passione”. Insieme per vincere, quindi, non solo in campo, ma anche nelle case e nei cuori di tutti i padovani. Enrico Beda
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#Regione
Il dibattito. Dopo i toni accesi in Consiglio Regionale lo scontro si è spostato in Commissione affari istituzionali
L’inchiesta sulla gestione della pandemia infiamma il confronto fra i consiglieri M
entre finalmente il Covid sta allentando la presa, in termini di contagi e ricoveri, arde ancora il fuoco della polemica sulla gestione della pandemia e in particolare della seconda ondata che ha visto il Veneto alle prese numeri importanti e decisioni contestate. Dopo il dibattito in consiglio regionale il confronto si è spostato in commissione Affari istituzionali sull’istituzione e si è fatto particolarmente vivace sull’istituzione della commissione regionale di inchiesta sulla gestione della pandemia. Motivo del contendere, le due distinte iniziative legislative per l’avvio di una commissione speciale di studio e approfondimento. La prima proposta, primo firmatario il capogruppo del Pd Giacomo Possamai e sottoscritta dagli altri consiglieri di opposizione, presentata a seguito della seduta ‘fiume’ della commissione Sanità di confronto con il presidente Zaia, chiede di mettere sotto i riflettori la gestione in Veneto della seconda fase della pandemia e, in particolare, l’impennata nel numero di contagiati e di morti che si è verificata in Veneto tra ottobre 2020 e marzo 2021. Periodo nel quale “sono morte per Covid in Veneto il quadruplo delle persone morte nei sette mesi precedenti”. La seconda proposta di delibera, presentata dai due capigruppo della coalizione leghista Alberto Villanova e
Luciano Sandonà
Giuseppe Pan, chiede, invece, la riattivazione della commissione speciale di inchiesta sulle case di riposo, avviata a maggio 2020 sul finire della precedente legislatura e decaduta con il suo termine. La commissione d’inchiesta, nelle intenzioni dei proponenti, dovrebbe allargare il raggio di studio e approfondimento a tutto il periodo della pandemia “al fine di comprendere le azioni adottate dalla Regione del Veneto nel contrasto della pandemia”. Quattro pertanto i punti di divergenza evidenziati nel primo confronto in commissione: il ‘focus’ della commissione d’inchiesta; la pubblicità dei lavori; gli interlocutori da ascoltare; e, infine, la collaborazione diretta con l’autorità giudiziaria. Nel corso della discussione il
capogruppo del Pd Possamai e la vicepresidente dem della commissione Vanessa Camani hanno definito una ‘forzatura’ l’iniziativa della maggioranza di presentare un provvedimento istitutivo che si sovrappone a quello presentato dalle opposizioni, sottraendo alla minoranza una delle prerogative democratiche. È un sopruso gratuito, un messaggio prevaricatore per rendere ancora più difficoltosi i rapporti - attacca il capogruppo Giacomo Possamai - I veneti attendono risposte: la commissione d’inchiesta deve avere un perimetro d’azione chiaro e preciso, per consentire di arrivare rapidamente ad affrontare le questioni più rilevanti. Per quanto riguarda la pubblicità, di solito le commissioni d’inchiesta sono a porte chiuse
per un motivo semplice: tutelare i soggetti sensibili che andiamo ad ascoltare. La commissione d’inchiesta non è un talk show né un tribunale”. Il portavoce dell’opposizione Arturo Lorenzoni e la consigliera Elena Ostanel (Il Veneto che vogliamo) hanno ribadito la natura di studio e approfondimento della commissione, invitando a non equipararla ad un “tribunale’ e a garantire alle persone convocate la possibilità di esprimersi liberamente, con la scelta di secretare i lavori. Dai banchi della maggioranza il capogruppo della lista Zaia Villanova, i consiglieri della Liga veneta Marzio Favero, Enrico Corsi e Laura Cestari, Tomas Piccinini di Veneta Autonomia e Raffaele Speranzon, capogruppo di Fratel-
li d’Italia, hanno contestato la natura ‘politica’ e ‘pregiudizievole’ della richiesta delle opposizioni, sostenendo che la loro proposta istitutiva è volta ad isolare un singolo aspetto nella gestione della pandemia e a delimitare il campo degli interlocutori da ascoltare allo scopo di dimostrare un ‘teorema’ accusatorio più che di perseguire la ricerca della verità. Ancora più diretto Luciano Sandonà (Zaia Presidente), che oltretutto presiede la commissione affari istituzionali: “Chiederemo al Consiglio regionale che la commissione d’inchiesta sia accessibile a tutti, senza filtri, secondo un dovere di trasparenza e informazione che è diritto di tutti i veneti. Proponiamo anche di estendere l’inchiesta all’intero periodo Covid, non solo agli ultimi mesi come chiede la sinistra. Chiameremo a testimoniare i più autorevoli scienziati italiani e non è escluso che chiederemo l’intervento anche degli studiosi inglesi che hanno diffuso nei giorni scorsi un’importante ricerca che illustra che, in un’ottica di sanità pubblica, la diagnosi di riferimento non è rappresentata dal tampone molecolare, bensì dal test rapido. Risponderemo così con i fatti ad una sinistra che vorrebbe scienza e medicina al servizio della più becera strumentalizzazione politica”.
Zaia: “Nulla da nascondere, sempre agito nella legalità; chi non è convinto vada in Procura” “Non abbiamo nulla da nascondere e non ci sentiamo neanche nella condizione di essere trattati come dei lazzaroni o di poco di buono”. Il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, dopo giorni di polemiche sulla gestione della pandemia e in particolare della seconda ondata, in quasi un’ora di intervento in Consiglio Regionale ha ricostruito passo passo, scelta dopo scelta, i 15 mesi segnati dal Covid, spiegando nel dettaglio le misure, le decisioni, i cambi di
rotta, i passi avanti. Quindi la conclusione accorata: “Fin dal primo giorno sono stato criticato per la quarantena dei ragazzi, siamo stati criticati per il pungidito che non serve a niente, siamo stati criticati per i tamponi, siamo stati criticati per tutto quello che abbiamo fatto: non c’è nulla che abbia funzionato. Mi spiace perché abbiamo cercato di buttare il cuore oltre l’ostacolo. Non c’erano le istruzioni per l’uso, hanno sbagliato gli scienziati, ma noi non siamo perfetti. Io
non vengo qua né a giustificarmi e né a farmi processare, ma vengo qua a dirvi come è stata questa storia”. Zaia ha ricordato anche l’impatto sociale della pandemia, l’impegno del mondo sanitario, le tragedie familiari. “Guardate, noi ci mettiamo la faccia tutti i giorni. Abbiamo preso decisioni codificate, comunque sancite dalla legge, perché i miei tecnici sanno che la mia parola d’ordine è sempre una, gliela potrei far dire a tutti, che è legalità, ma comunque van-
no prese le decisioni. A me quelli che giocano la schedina lunedì mattina mi fanno sorridere: non è facile gestire questa tragedia, mai avrei pensato da amministratore di trovarmi davanti a questa tragedia. Se siete così convinti, che ci sia qualcosa di illegale, gestito in maniera maldestra, che ravveda responsabilità personali, metteteci la faccia una volta: andate in Procura e fate una denuncia. Almeno chiariremo una volta per tutte la verità”.
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Regione
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Economia. A colloquio con Luigi Sposato, alla guida di Eurointerim
“Il mercato del lavoro si è rimesso in moto, richieste per informatici e metalmeccanici”
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ltre 700 dipendenti, cinquemila lavoratori collocati, 100 milioni di fatturato, sede legale a Padova, quasi una quarantina di filiali in Lombardia, Liguria, Veneto, Friuli, Emilia Romagna e Toscana: è la Eurointerim spa, presieduta da Luigi Sposato. Nasce nel 1998, subito dopo l’entrata in vigore della legge 196/97 voluta per incentivare ma anche per normare il mondo del lavoro e dell’occupazione in rapida trasformazione. Prende forma per iniziativa di un gruppo di consulenti del lavoro e si caratterizza, come si legge sul sito aziendale, per essere “l’unica agenzia per il lavoro autorizzata dal ministero, che coniuga la flessibilità e i servizi per le risorse umane con la conoscenza e il rispetto del diritto del lavoro”. Come funziona un’agenzia per il lavoro e che tipo di rapporto stabilisce con il lavoratore? “Il lavoratore che si rivolge a noi sa che sarà tutelato in tutti i numerosi aspetti legali ed economici. Di fatto diventa un nostro dipendente, riceve da noi lo stipendio, avrà rispettati tutti gli adempimenti previdenziali e contrattuali, e sarà un professionista che, una volta inserito con la formula del lavoro somministrato nell’azienda che ci ha chiesto quello specifico profilo professionale, avrà il medesimo inquadramento, e quindi la mede-
sima dignità, di un dipendente interno. Dei 5 mila lavoratori collocati, circa il 25% è dipendente nostro a tempo indeterminato”. Siete quindi un’agenzia di lavoro che assume in proprio e a tempo indeterminato? “Esatto: noi assumiamo con contratto indeterminato molti lavoratori il cui profilo è molto richiesto: con noi hanno un rapporto stabile, mentre di volta in volta sono impiegati temporaneamente laddove le aziende ci segnalano averne la necessità. In questo modo si garantisce serenità e continuità al lavoratore, ma insieme siamo al fianco delle imprese che devono gestire gli alti e bassi della produzione”. Com’è la situazione nel Veneto ore che stiamo uscendo dal tunnel del covid? “In questo momento il mondo del lavoro è dopato: siamo in una situazione di stallo perché non si può licenziare e quindi non si assume. Se da una parte, e capisco, si tutelano i lavoratori, dall’altra però non li si incentiva a intraprendere nuove esperienze. Voler cambiare lavoro non è più, come vent’anni fa, indice di difficoltà, ma un chiaro segnale di dinamicità e di voglia di migliorarsi, di crescere. Un tratto personale che gli imprenditori ormai cercano e apprezzano moltissimo”. Avete comunque segnali che qualche cosa si muova?
“Certamente: rispetto a marzo 2020 nello stesso mese del 2021 abbiamo registrato un incremento del 110% di fatturato, chiaro segnale che il mercato del lavoro si sta positivamente rimettendo in movimento. Preciso che metà del nostro fatturato lo realizziamo in Veneto. E come sempre sono ricercatissimi gli ambiti della metalmeccanica e della information tecnology. Purtroppo continuiamo a scontare una cronica carenza formativa del nostro sistema scolastico. I ragazzi devono uscire dalle aule e imparare davanti alle macchine e ai sistemi di automazione industriale avanzata, a contatto con chi può trasmettere loro conoscenze, esperienza e trucchi del mestiere”. Quali cambiamenti auspica per rilanciare l’occupazione? E quale ruolo possono giocare le agenzie ben strutturate come Eurointerim? “Mi aspetto maggiore flessibilità nella gestione dei rapporti a tempo determinato: in questo periodo è stato sospeso l’obbligo che imponeva all’azienda di motivare e argomentare l’assunzione temporanea. Ma dal 1° gennaio si ritornerà a dover sottostare a questa norma che complica e mortifica le assunzioni a tempo. Sono dell’idea che realtà come la nostra siano fondamentali per offrire assistenza a quanti cercano un impiego, anche
Luigi Sposato
per la prima volta, per districarsi nella palude della burocrazia. Ma è pure evidente che il nostro servizio alle aziende rimane prezioso e cruciale perché è in grado di proporre e gestire il valore aggiunto della contestualità della prestazione, non vincolante, perché il mercato non dà mai nulla e niente per scontato e definitivo. In questo senso, siamo fieri di poter aiutare e sostenere, insieme, lavoratore e azienda”. Silvio Scacco
Bollo auto, proroga a settembre. Calzavara: “più tempo agli automobilisti per versare il contributo” Su proposta dell’assessore ai tributi, bilancio e programmazione Francesco Calzavara, la Giunta veneta ha approvato un nuovo disegno di legge, poi ratificato dal Consiglio Regionale, che proroga al 30 settembre il pagamento del bollo auto dovuto per qualsiasi scadenza compresa tra il primo gennaio e il 31 agosto 2021. “L’impatto economico della pandemia è evidente e continua a pesare sui bilanci di imprese e famiglie Venete - spiega Calzavara -. Rinviare a settembre il pagamento del bollo auto è una soluzione concreta pensata
per aiutare i nostri contribuenti, dando loro più tempo per il pagamento della tassa automobilistica dovuta per l’anno di imposta 2021”. “Già con la legge di stabilità 2021 abbiamo introdotto la norma sul rinvio del versamento del tributo al 30 giugno - continua l’assessore – e dai dati è emerso che a fine gennaio il 28% dei contribuenti ha avuto bisogno di questa agevolazione rimandando il pagamento della tassa auto a un momento successivo, dimostrando l’utilità dell’iniziativa regionale”.
“I numeri ci confermano che i contribuenti del Veneto non sono mai stati evasori – sottolinea ancora Calzavara -. Le percentuali di soggetti che adempiono correttamente ai propri doveri fiscali sono sempre state molto elevate, ma quando una pandemia colpisce così duramente i redditi e i risparmi dei cittadini bisogna saper trovare nuove soluzioni per non gravare ulteriormente sulla loro situazione economica”. “La norma approvata lo scorso 18 maggio dal Consiglio Regionale, non recherà danno alle entrate della Regione - conclude l’as-
sessore veneto -. Questo ulteriore rinvio va inteso come un supporto agli impegni tributari di imprese e cittadini, con la garanzia di non vedersi applicare sanzioni o interessi aggiuntivi”. Sul portale www.infobollo.regione.veneto.it è sempre attivo il servizio che permette a tutti i contribuenti di registrarsi, fornendo i propri dati, per ricevere non solo gli avvisi di scadenza del proprio bollo auto comodamente tramite mail, ma anche per contatti rapidi ed efficaci con l’Amministrazione regionale.
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Regione
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Stagione estiva. Prospettive positive sulla ripartenza del settore turistico e degli stabilimenti balneari
“Confermata la Bandiera Blu e prenotazioni in arrivo per le spiagge del Delta”
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a stagione estiva è ormai alle porte. Un altro anno segnato dalla pandemia, ma nel territorio del Delta si respira finalmente aria di ottimismo, complici i dati sull’andamento delle prenotazioni e della stagionalità per il 2021 e la conferma del riconoscimento della Bandiera Blu. Nel 2021 sono state 416 le spiagge premiate con il riconoscimento assegnato dalla Foundation for Environmental Education (FEE) ai comuni che garantiscono qualità delle acque, dei servizi offerti e di gestione ambientale. “Tra queste – evidenzia Michele Ghezzo, presidente del Consorzio Promozione turistica Delta del Po –, anche quest’anno ci sono quelle di Rosolina e Porto Tolle. Un motivo di orgoglio per tutto il territorio”. Inoltre, “il bel tempo, il miglioramento della situazione epidemiologica e il progressivo allentamento delle restrizioni, nelle ultime settimane, hanno avuto un impatto positivo sulle prenotazioni, che stanno arrivando a ritmo costante. Siamo molto soddisfatti, perché prevediamo che questa stagione estiva si riveli nettamen-
te migliore di quella passata” continua il presidente. “Il territorio del Delta del Po sta riscuotendo sempre più interesse nella popolazione veneta e straniera. Siamo dotati
di spazi ampi e spiagge profonde, oltre a offrire escursioni di tipo naturalistico. Non bisogna infatti dimenticare che la natura e la salvaguardia dell’ambiente, due aspetti su cui la destinazione punta
molto, stanno assumendo sempre più valore per i turisti” aggiunge. A ciò si sono poi sommate le recenti novità introdotte a seguito della cabina di regia del 17 maggio: “Anche se la speranza era quella di poter aprire i ristoranti al chiuso anche prima del 1° giugno – afferma Ghezzo –, questa data è incoraggiante. Lo stesso si può dire dello spostamento del coprifuoco alle 23, che poi verrà allentato alle 24 e, infine, dal 21 giugno abolito. Per questo, per la stagione estiva, nonostante il danno, la prospettiva è positiva”. Niente di nuovo poi in termini di distanziamento tra ombrelloni e norme di comportamento rispetto al 2020: “Le regole – aggiunge il presidente del Consorzio – sono le stesse dello scorso anno. Si tratta di dinamiche collaudate e che ormai rappresentano un dato di fatto. In più, gli ospiti hanno imparato ad apprezzarne gli aspetti positivi”. E conclude: “Non è un liberi tutti. Dobbiamo continuare a rispettare le regole con consapevolezza e attenzione, ma ci si può comunque rilassare e divertire”. Gaia Ferrarese
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L’intervista
L’intervista. E’ presidente della giuria del Premio Campiello, la finale a settembre
“Da scrittore e lettore amo le storie e le vite degli altri”
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’è chi lo indica come possibile Presidente della Repubblica, ma lui della sua “vita precedente”, come la definisce, non vuole parlare. A Walter Veltroni, 65 anni, basta il suo incarico di presidente della giuria del premio Campiello. L’ha voluto il presidente degli industriali veneti, Enrico Carraro, che organizzano il premio e gli ha affidato un compito non semplice: dai 360 titoli giunti la giuria ha appena distillato la cinquina finalista dopo la riunione al Bo di Padova. La finale, dalla quale uscirà il SuperCampiello, si svolgerà il 4 settembre all’Arsenale di Venezia. Presidente, lei si sente più giornalista, scrittore o regista? “Quello che mi piace è ascoltare e raccontare delle storie. E questo si può fare in tanti modi: scrivendo, con il cinema, con i documentari; Vecchioni che è in giuria con me lo fa con le canzoni”. In una parola, le interessa la vita degli altri “La motivazione è quella. Il che rende difficile scegliere una forma rispetto alle altre”. Lei ha scritto molti libri: ce n’è uno che preferisce? “Quello cui sono più affezionato è il libro su mio padre, che si intitola “Ciao”. Lui è morto molto giovane e non l’ho conosciuto. Abitava al piano di sopra rispetto a dove abito io del tutto casualmente, e così ho immaginato di incontrarlo sul pianerottolo, di invitarlo a casa mia e di parlargli”. Il suo ultimo libro è “Tana libera tutti”, che racconta la vita di Sami Modiano, bambino uscito vivo da Auschwitz. Perché ha voluto raccontare questa storia così dolorosa? “Perché una vicenda di questo tipo, che fa vedere dove l’uomo è capace di arrivare, rischia di creare paura. E allo stesso tempo è una storia straordinaria, che non si deve dimenticare. Per questo ho usato lo stesso linguaggio di Sami, persona di grande dolcezza, il bambino che sognava di giocare a nascondino e di battere la mano sull’albero e dire, appunto, Tana libera tutti. Ma era ad Auschwitz”. C’è un libro che non ha ancora scritto? “Tanti. Quello che non mi manca sono gli spunti, le idee. Mi sono appuntato tante storie. Non so ancora quale sceglierò”. Qual è il film che ha girato che le piace di più? “Dal punto di vista civile, potrei rispondere il film su Berlinguer o quello su Sami Modiano. Ma quello che mi è piaciuto di più è “I bambini sanno”, dedicato ai bambini dai 9 ai 13 anni che ho intervistato in giro per l’Italia”. Lo scrittore che ha amato di più da giovane? “Italo Calvino” Che magari avrà anche conosciuto… “No, e mi dispiace molto. Ma questa immaterialità di Calvino mi ha accompagnato nella lettura delle sue opere libero dal condizionamento che deriva da una conoscenza diretta”. Lo scrittore che le piace adesso qual è? “Tra gli stranieri Ian McEwan, tra gli italiani Sandro Veronesi”. È più difficile girare un bel film o scrivere un buon libro? “Se si ha una buona idea e l’umiltà di provare e riprovare, non è difficile né l’uno né l’altro”. Un libro di un altro che le sarebbe piaciuto scrivere “Una valanga. A me piace molto il realismo magico, la letteratura sudamericana e quindi rispondo Triste, solitario e finale di Osvaldo Soriano”.
Lei ha una produzione impressionante: ma quando scrive? “Ho sempre avuto facilità e rapidità di scrittura. Deve essere merito di mio padre giornalista. Per me è un lavoro: inizio alle otto di mattina e finisco alla sera”. One shot, come si dice, e va bene così? “Macché, sulla pagina ci torno e ci ritorno”. Ha scritto “Odiare l’odio”: perché? “Perché temo che l’odio stia diventando un codice di comunicazione del nostro tempo. Siccome ho vissuto un tempo di odio che è stato quello del terrorismo e avverto la fragilità politico-istituzionale di questo momento, ho paura che la diffusione dell’odio, di ogni forma di odio, politico, razziale, religioso, sessuale cioè l’idea della negazione della bellezza dell’altro, diventi una specie di senso comune. Quindi ho cercato di scrivere per ribellarmi”. Dal libro alla musica: lei ha firmato il film “Il concerto ritrovato”, l’incontro tra la Pfm e De Andrè. Cosa l’ha colpita? “De Andrè e la Pfm sono proprio l’esempio di un incontro con l’altro: cosa c’era di più lontano della musica d’autore coltissima di De Andrè e del rock progressivo della Pfm? Invece si sono incrociati, hanno avuto l’umiltà e il coraggio di lavorare insieme e hanno prodotto qualcosa di nuovo. Come sempre accade nella vita: quando due diversità si incontrano si genera vita nuova”. Lei è diventato anche una canzone dei Garage gang. Capita a pochissimi, quasi una consacrazione. “Mi ha molto divertito…” A proposito di musica: lei era amico di Morricone, che partecipò perfino alle primarie del suo nuovo Pd. “Certo, ero suo amico. L’ho visto poco tempo prima che se ne andasse, in una singolare circostanza. Eravamo andati lui, io, Francesco Totti e Giovanni Malagò a vedere la mostra su Sergio Leone per i trent’anni della scomparsa. È stato molto bello vederla con lui”. Lei ha firmato un film sugli indizi di felicità. Risponda: che cos’è la felicità? “È proprio la ricerca della felicità. È un viaggio, il dubbio, la voglia di scoprire volti nuovi”. Lei ha diretto anche “C’è tempo”. Ma abbiamo veramente tempo? “Sì, c’è tempo vuol dire vivere la vita non ossessionati da questo presentismo che ci uccide e che ci fa vivere rinchiusi dentro le 24 ore dove confondiamo temporali che in realtà sono pioggerelline”. In una recensione del suo commissario Buonvino è stato scritto: a furia di leggere Veltroni si diventa veltroniani “Non so chi l’abbia scritto però mi fa piacere… Buonvino è un personaggio particolare, un eroe triste e malinconico che è caduto e risalito, che avrebbe tante ragioni per non amare la vita ma in fondo la guarda con un occhio dolce, che è molto intelligente ma non se la tira… È una persona che mi piacerebbe conoscere”. Ha un modello tra gli scrittori di gialli? “Agatha Christie”. L’imitazione che fa di lei Crozza la fa arrabbiare o divertire? “Mi diverto, devo dire anche con quella che faceva Guzzanti”. Antonio Di Lorenzo
Walter Veltroni
Libri
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Novità letteraria. Romanzo d’esordio di Germana Urbani, padovana, giornalista e docente, già direttore de “La Piazza”
“Chi se non noi”: amore e illusione tra cielo e acqua A
nziché un orologio come ai suoi fratelli, per la prima comunione il nonno regala a Maria una Polaroid: è affascinata dallo spazio intorno a lei e sogna di diventare architetto da grande, di andare a vivere in città e indossare “scarpe violette magari tutti i giorni per andare in giro, a godersi la bellezza, profumando di buono”. E, anche se suo padre le ha detto che “i sogni non si realizzano mai”, Maria ce la fa: si laurea, va ad abitare a Ferrara, lavora a Bologna nello studio di un importante architetto, frequenta i convegni di bioarchitettura e le mostre dei fotografi che tanto ama, insomma ha la vita che ha sempre desiderato. Eppure, ogni venerdì torna nel Delta del Po, quel mondo paludoso che avrebbe preferito dimenticare se Luca, l’uomo che ama con un’intensità febbrile, non fosse stato così legato a quella terra. Lui
Il libro scava nei sentimenti e si immerge nelle pieghe più intime della mente, sullo sfondo il paesaggio del Delta del Po è criptico, ambiguo, manipolatore, alterna sprezzo a dolcezza. E, quando la lascia, è come se un’onda di piena si rovesciasse sotto quegli “immensi cieli color cicoria”. Germana Urbani, nata e cresciuta a Urbana, in provincia di Padova, è un’insegnante e ha lavorato come giornalista per numerose testate venete, in particolare “La Piazza”, di cui è stata a lungo direttore. Prima di dedicarsi alla narrativa lunga, ha pubblicato numerosi racconti in svariate riviste letterarie. Chi se non noi è il suo primo romanzo che, per dirla con l’autrice, “è rimasto molti anni nel cassetto”. Nel suo romanzo d’esordio, la scrittrice ha voluto immergersi – proprio come un palombaro si inabissa per portare alla luce preziosi reperti – senza remora “nelle pieghe più intime della mente di una donna” e nelle falsità e dolorose contraddizioni che portano allo svilimento dei rapporti umani e alla sofferente rottura. Germana Urbani con il suo tocco che evidenzia una rara e preziosa sensi-
bilità “scova il nodo che può legare l’amore più ingenuo e il dolore più accecante, sfuma i confini opachi tra passione e follia”. Un’altra componente che l’autrice non trascura è la dimensione storica che si intreccia indissolubilmente con la narrazione, presentando un Polesine ancora lo-
La testimonianza dell’autrice
“Il Delta nel cuore, che emozione raccontarlo”
gorato nel territorio e nelle storie familiari dal ricordo della grande alluvione del ’51. Chi se non noi si presenta così al lettore: come un vortice in grado di trascinarti e costringerti a confrontarti con “le pulsioni più oscure” della propria mente. Samuele Contiero
Quando ho dovuto decidere dove ambientare la storia che volevo raccontare ho pensato quasi subito al Delta del Po polesano, un luogo bellissimo che ho imparato a conoscere proprio lavorando al giornale La Piazza. Iniziai dal Polesine, infatti, e fu amore a prima vista per questa terra e la sua gente: fui assunta al giornale come redattrice delle edizioni rodigine, curavo Rovigo, Adria, Delta e Basso Polesine, con Badia, Lendinara e Occhiobello. Conoscevo poco le zone e, nei primi tempi, andai diverse volte a intervistare amministratori, commercianti e ad incontrare i collaboratori. Scattavo molte foto, perché si tratta di zone bellissime del nostro Veneto, anche se poco celebrate nei romanzi degli scrittori veneti. Grande cantore ne fu sicuramente Gianantonio Cibotto, le cui opere andrebbero sostenute di più sia nelle scuole che negli ambienti letterari. Il Delta, in particolare modo, mi colpì subito per il suo essere una terra lontana, di confine, affascinante per un forestiero come me eppure respingente per i giovani che andavano a studiare fuori con la speranza di non tornare. Forse perché piena di contraddizioni che, come giornalisti, abbiamo cercato di raccontare dando spazio a tutte le voci in campo: amministratori, ambientalisti, imprenditori, persino a Enel quando ancora il dibattito era aperto sul futuro della centrale. Certo è che gli anni in cui ho lavorato a la Piazza e scritto di questi posti, sono stati fondamentali per la scrittura di questo mio romanzo d’esordio. E mi piace ricordarlo, vado fiera del lavoro fatto, e spero che chi leggerà il romanzo senta forte l’impulso a partire per il nostro Delta del Po. Germana Urbani
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MAGGIO 2021
on-line:
Salute Le campagne di sensibilizzazione Le campagne di sensibilizzazione
Social e musica per Social el’importanza musica raccontare raccontare delper vaccino ai giovani l’importanza del Il “musical-scientifico” vaccino ai Baglioni giovani di Lorenzo Il “musicali può raccontare il conscientifico” cetto di immunità di gregge con un musical? Si può di Lorenzo Baglioni
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raccontare la matematica che sta dietro al funzionamento i può raccontare il dei vaccini passando da “Sarà immunità perché concetto ti amo”di al “Pulcino di gregge convariante un musical? Pio” o, per la inglese, può raccontare la madaSi Bohemian Rhapsody a The tematica che sta Noi dietroci alabfinal countdown? funzionamento dei vaccini biamo provato, insieme a un passandoScientifico da “Sarà perché Comitato di primo ti amo” al “Pulcino Pio” o, ordine”. per la variante al inglese, da e Sensibilizzare vaccino Bohemian Rhapsody a The spiegare l’obiettivo da raggiunfinalovvero countdown? ci gere l’immunitàNoi di gregprovato, geabbiamo è diventato ormaiinsieme un tema a un Comitato Scientifico di ispiratore per più di un’artista. primopersonaggi ordine”. Molti del mondo vaccino delloSensibilizzare spettacolo e al della musica spiegare da sie sono messil’obiettivo a disposizione raggiungere l’imper comunicareovvero in un linguagmunità di greggee èdiretto, diventa-sogio più leggero to ormai un temaalle ispiratore prattutto rivolto giovani per più di un’artista. Molti generazioni, ma non solo, l’impersonaggi mondo del- in portanza delladelvaccinazione lo spettacolo e della musica questa lotta contro il Covid. si sono messi a disposizioProsegue alla pag. seguente ne per comunicare in un linguaggio più leggero e diretto, soprattutto rivolto alle giovani generazioni, ma non solo, l’importanza della vaccinazione in questa lotta contro il Covid.
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Da Tik Tok a Instagram, influencer e vip parlano ai Da Tik Tok a Instagram, ragazzi del vaccino anti-Covid influencer e vip parlano ai ragazzi del vaccino anti-Covid
Prosegue alla pag. seguente
Salute
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Consulenza scientifica Un questionario per affrontare il dopo Covid LA RICERCA. Iniziativa dell’Osservatorio della coesione sociale Hyperion
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n veloce questionario on line, rivolto a tutti i veneti, per capire quale impatto ha avuto questo lungo periodo di pandemia sul tessuto sociale. A metterlo a punto e proporlo è l’Osservatorio della coesione sociale Hyperion dell’Università di Padova, come primo passo di una ricerca relativa al grado di “salute circolare” dei cittadini della Regione Veneto. Parallelamente al monitoraggio dell’andamento della coesione sociale, unico in Veneto e in Italia, portato avanti da aprile 2020 con una costante rilevazione settimanale dell’indice di coesione della comunità, Hyperion ha predisposto uno strumento per osservare ciò che viene “messo in circolo” in termini LAdella RICERCA. dell’Osservatorio della coesione sociale Hyperion di promozione salute tra Iniziativa i cittadini, da qui l’espressione di “Salute circolare”. Ne parliamo con il professor Gian Piero Turchi, docente di psicologia clinica e psicologia delle differenze culturali all’Università di Padovaon nonché direttore dell’Osservaton veloce questionario line, rivolto re la diffusione del contagio. Vogliamo rio Hyperion. a tutti i veneti, per capire quale imaiutare i cittadini a capire la distinzione Professore, come nasce l’idea didiquesto sondaggio? patto ha avuto questo lungo periodo fra l’emergenza sanitaria e il modo in cui “Dopo aver mappato dueAmilioni pandemia sul tessuto sociale. metterlodi forme testuali per interagiamo con gli altri. Adesso ci stiamonitorare in questo anno il grado a punto e proporlo è l’Osservatorio della di coesione sociamo affidando al vaccino come soluzione le, abbiamo deciso di estendere la ricerca e chiedere la coesione sociale Hyperion dell’Universifinale, ma il vaccino non risolverà tutto. collaborazione dei primo cittadini, tà di Padova, come passoinvitati di una a compilare il queSe non coinvolgiamo la comunità dei stionario. E’ sufficiente un quarto ricerca relativa al grado di “salute circo-d’ora per rispondere Il professor Gian Piero Turchi cittadini e le loro forme di interazione il alle sull’impatto del Covid nella nostra vita lare”25 deidomande cittadini della Regione Veneto. vaccino potrebbe rivelarsi una soluzione quotidiana. I dati che raccoglieremo Se non coinvolgiamo Parallelamente al monitoraggio dell’an-ci saranno molto uti- ma il vaccino non risolverà posticcia etutto. temporanea”. lidamento per dare indicazioni comeunico guardare oltre alla fase la comunità dei cittadini e le loro forme della coesione su sociale, Il questionario comedisi interazione lega al lavoroil dell’emergenza sanitaria e concentrarsi una soluzione posticcia e temin Veneto e in Italia, portato avanti da sulla dimensione vaccino potrebbe rivelarsi di Hyperion? sociale, sulle frarilevazione le persone. Il questionario si poranea”. aprile 2020 coninterazioni una costante “Siamo bombardati di informazioIl professor Gian Piero Turchi trova sulla pagina Facebook e sul sito web dell’OsservaIl questionario come si lega almalavoro di Hyperion? settimanale dell’indice di coesione della ni sanitarie sappiamo pochissimo torio Hyperion, al cittadino è richiesto di leggere ciascuna “Siamo bombardati di informazioni sanitarie ma sapcomunità, Hyperion ha predisposto uno sulle interazioni fra le persone. Il que- dell’impatto che questa pandemia ha domanda e selezionare la risposta che maggiormente si piamo pochissimo dell’impatto che questa pandemia ha strumento per osservare ciò che viene stionario si trova sulla pagina Facebook sulla nostra vita quotidiana e sulla socieavvicina ciò cheindirette. il nostra vitaoccupando quotidiana e sulla “messo ina circolo” terminiChiude di promonessuno si sta di questo, e sul sito web dell’Osservatorio Hype- tà,sulla questionario un’unica domanda a società, nessuno si sta occupando zione della salute tra i cittadini, da qui rion, sporadicamente. Chiediamo il cittadino richiesto di leggere Onalline 25 èdomande per se dinon risposta aperta”. questo, se diretto non sporadicamente. l’espressione di “Salute circolare”. delle persone: ciascuna domanda e selezionare la ri- coinvolgimento Cosa si intende “salute Chiediamo il coinvolgimento indicazioni Ne parliamo con il per professor GiancirPie- raccogliere perché senza questi datidiretnon sposta che maggiormente si avvicinasu a aiutateci colare”? to delleaiutarci, persone: aiutateci perché ro Turchi, docente di psicologia clinica ciò possiamo diteci che cosa è sucche dirette. Chiude il questionario come guardare oltre alla senza questi dati non possiamo aspetto chedifferenze l’emergenza ha e “Un psicologia delle culturali cesso, raccontateci che impatto ha avuto un’unica domanda a risposta aperta”. messo in luce è comenonché spessodirettore sanifase dell’emergenza aiutarci, diteci sulle che cosa succesCosa si intende per “salute circolare”? questa all’Università di Padova emergenza vostreèvite”. tà e salute vengano considerati dei so, raccontateci che impatto ha “Un aspetto che l’emergenza ha mesdell’Osservatorio Hyperion. Quali gli sviluppi futuri della ricerca? sanitaria e concentrarsi sinonimi. Un conto è la sanità, quel avuto questa emergenza sulle voProfessore, come nasce l’idea di so in luce è come spesso sanità e salute “Dalle risposte vogliamo dare delle che accade all’interno del corpo, sulla sociale stre vite”. venganodimensione considerati dei sinonimi. Une indicazioni questo sondaggio? partendo da cosa sta succequando colpito dal Undi conto è la sanità, quel che accade all’in- dendoQuali gli ambiti. sviluppi futuri trovati della “Dopo viene aver mappato duevirus. milioni nei vari Ci siamo l’interazione fra le persone altro la salute, che ininvece ricerca? forme conto testualiè per monitorare questo terno del corpo, quando viene colpito dal completamente spiazzati, facciamo virtù riguarda gli aspetti interattivi, come “Dalle vogliamo dare anno il grado di coesione sociale, ab- virus. Un altro conto è la salute, che in- di certi erroririsposte e giochiamo d’anticipo, noi interagiamo con gli altri. La salute è qualcosa che cirdelle indicazioni partendo da cosa sta succedendo nei biamo deciso di estendere la ricerca e vece riguarda gli aspetti interattivi, come prepariamoci alle prossime fasi. Non cola, che sta in mezzo alle persone, fra i corpi, non dentro vari ambiti. Ci siamo trovati completamente spiazzachiedere la collaborazione dei cittadini, noi interagiamo con gli altri. La salute è entriamo nel merito delle scelte politiai corpi.a Siamo statiilinformati moltissimo sulla dimensiovirtù diche certi e giochiamo d’anticipo, che circola, ti, chefacciamo sta in mezzo invitati compilare questionario. E’ qualcosa maerrori vorremmo metter a disposizione ne sanitaria individuale ma non ci siamo occupati dell’inprepariamoci alle prossime fasi. Non entriamo nel merito sufficiente un quarto d’ora per rispon- alle persone, fra i corpi, non dentro ai dei dati con i quali poi si facciamo delle terazione, è lì che siamo stati colpiti, che siamo più fragili delle scelte politiche ma vorremmo metter a disposizione dere alle 25 domande sull’impatto del corpi. Siamo stati informati moltissimo scelte politiche, anche comunicare alla eCovid deboli. lavorando Inei di dimensione interazione sanitaria dei datiindividuale con i quali poi si facciamo politiche, sulla nellaSolamente nostra vita quotidiana. dati modi cittadinanza che delle cosa scelte è successo, che possiamo gestire la diffusione del contagio. anche comunicare alla cittadinanza cosa è successo, ci siamo occupati dell’interazioche raccoglieremo ci saranno molto utili ma non Vogliamo impatto ha avutochel’emergenza, aprire aiutare cittadini a su capire distinzionene, fraè l’emergenza impatto ha avuto l’emergenza, aprire questo dialogo lì che siamo statiche colpiti, che siamo per darei indicazioni comelaguardare questo dialogo con la cittadinanza, non sanitaria e il modo in cui interagiamo con gli altri. Adescon la cittadinanza, non solo sui numeri sanitari, macomusulla oltre alla fase dell’emergenza sanitaria più fragili e deboli. Solamente lavorando solo sui numeri sanitari, ma sulla so ci stiamo affidando al vaccino come nei soluzione comunità sé”. nità in sé”. modi difinale, interazione possiamoingestie concentrarsi sulla dimensione sociale,
Un questionario per affrontare il dopo Covid
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Le campagne di sensibilizzazione
Social e musica per raccontare l’importanza del vaccino ai giovani. Il “musical-scientifico” di Lorenzo Baglioni I social media sono per lo più il canale individuato per veicolare il messaggio e, man mano che si avvina l’appuntamento con i vaccini anche per i giovani e i giovanissimi, anche il ministero alle Politiche giovanili sta lavorando ad una campagna di sensibilizzazione specifica che prevede il ricorso a Tik tok, con i suoi influencer, e ad Instagram o Facebook con i suoi vip. Tra i vari artisti che si sono già cimentati in questo campo vi è Lorenzo Baglioni, comico, attore e cantautore, che ha proposto un video-musical di 5 muniti, nel quale tra musica e divulgazione scientifica si parla di pandemia, di R con zero e R con t e di immunità di gregge, ma soprattutto vuole essere una cassa di risonanza per promuovere la campagna di vaccinazione. Lo stile di Baglioni è divertente ma rigoroso, il musical nasce da un’operazione di divulgazione scientifica che vede il supporto, con il patrocinio e la collaborazione, dell’Università di padova, quella di Pavia e l’Università dell’Insubria, di Riemann International School of Mathematics e da un comitato scientifico di eccellenza. Nella sua versione italiana il musical è stato presentato sui canali social di Lorenzo Baglioni, totalizzando in brevissimo tempo quasi 600mila visualizzazioni. Ne ha fatto seguito, di recente realizzazione, la variante inglese, che s’ispira a successi rock e pop internazionali, diffuso dal canali social di varie istituzioni che sostengono l’iniziativa e animato dalla grafica di Teresa Sdralevich e Alssandro Calì. Il tono è quello dei musical, che utilizza, nella doppia versione italiana e inglese, brani famosi, ma i contenuti sono approvati dal comitato scientifico interdisciplinare composto da Antonella Viola e Drio Gregori per l’Università di Padova, Antonietta Mira e Daniele Cassani (Rism), Armando Massarenti, Furio Honsell, Paolo Giudici, Raffaele Bruno, Guido Bertolini, Riccardo Bellazzi e Alan Agresti. “Abbiamo l’obiettivo di portare questo video, ricco di musica e di scienza, tra gli studenti europei usando l’inglese come lingua ponte - dice Dario Gregori, responsabile Unità di Biostatistica Epidemiologia e Sanità Pubblica, Dipartimento di Scienze Cadio-Toraco-Vascolari e Sanità Pubblica dell’Università di Padova, componente del Comitato scientifico -. È un progetto Made in Italy ma diretto ai giovani della Generazione Erasmus. Sono anche loro, infatti, che devono continuare a muoversi, a viaggiare e a studiare, in modo sicuro ed essere testimonial della fiducia nella scienza”. “Sono fermamente convinta – spiega la professoressa Antonietta Mira - che la musica possa essere un’ottima alleata della scienza soprattutto in un momento così difficile come quello che stiamo affrontando. Penso che con questo progetto riusciremo a comunicare a una fascia significativa della popolazione in modo corretto alcuni concetti di base legati al tema più importante del momento, quello dei vaccini. Per questo ho creato un comitato interdisciplinare con tutte le competenze necessarie per supportare scientificamente Lorenzo”. Il filosofo Armando Massarenti che con il suo libro “La pandemia dei Dati. Ecco il vaccino”, ha ispirato Baglioni, promuove il musical come strumento altrettanto efficace a raggiungere lo scopo di “contrastare il rumore della pandemia dei darti con una informazione mirata e puntuale” Oltre che attraverso i canali social delle istituzioni, la variante inglese del progetto verrà veicolata in Europa grazie al Periscope, una ricerca finanziata dalla comunità europea su un bando H2020 dedicata a studiare le conseguenze socio-economiche oltre che sanitarie del Covid-19. VIDEO IN INGLESE “This is the age of the virus” https://drive.google.com/file/d/1 kWsh6XSHWhG96Qce8G909jvf3ItMB4g9/view?usp=sharing VIDEO VERSIONE ITALIANA “Il vaccino e l’immunità di gregge spiegati con un musical” https://www.youtube.com/watch?v=JvNsllGq9MM
Salute
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Fibromialgia. La diagnosi, i trattamenti e le cure
Le terme possono curare o alleviare i dolori Fangoterapia, bagni all’ozono e bagni in piscina, oltre a riposo e relax, possono essere una efficace risposta alla sindrome, ancora poco conosciuta: sono i risultati del convegno che si è svolto a Montegrotto
Il dottor Livio Pezzato: “Necessari soggiorni lunghi di almeno due o tre settimane”
L
e terme possono essere una cura o alleviare i dolori nel trattamento della Fibromialgia? E’ questo il tema conduttore della tavola rotonda che si è svolta lo scorso 12 maggio online, organizzata dal sindaco di Montegrotto terme Riccardo Mortandello e che ha visto la partecipazione di specialisti e rappresentanti di varie associazioni attive sul territorio padovano, ma anche nazionale, per riflettere su questa patologia. Nel giorno in cui l’Italia si è tinta di viola, nella giornata mondiale della Fibromialgia, con l’intento proprio di sensibilizzare l’opinione pubblica su di una patologia per molti versi ancora sconosciuta e su cui, tra indifferenza e ignoranza, continuano a circolare informazioni poco chiare e talvolta anche infondate, nel corso del convegno sono stati presi in considerazione diversi aspetti della malattia e le varie risposte in termini di cure. “Abbiamo visto che di Fibromialgia se ne parla molto, forse troppo ma non in modo completo, né sempre corretto. L’obiettivo di questa campagna di sensibilizzazione nazionale è proprio quello di dare le giuste informazioni. Le varie associazioni hanno dato vita ad un’iniziativa univoca, per parlare con una stessa voce. Abbiamo chiesto aiuto ai sindaci che hanno risposto con grande partecipazione. Spesso i malati di fibromialgia sono definiti malati invisibili: questa sindrome esiste veramente e va riconosciuta anche sul piano dei diritti” ha sottolineato nel corso del dibattito Antonella Moretto, presidente Afi Odv, che ha insistito anche sulla necessità che le varie associazioni del territorio procedano in sincronia per raggiungere in modo questo obiettivo. Elena Gianello, referente Malati Aisf Odv Padova, ha invece concentrato l’attenzione su ciò che il territorio può offrire ai malati di Fibromialgia, in termini di risorse, di informazioni e di assistenza. “La nostra missione è di essere vicini ai pazienti – ha detto – e di renderli consapevoli di quanto il territorio possa offrire. Sebbene non sia ancora stata trovata una cura per la Fibromialgia, e sebbene sia difficile anche diagnosticarla, è importante far sì che professionalità diverse mettano in comune le loro esperienze per dare unità alle azioni di intervento che possano migliorare le condizioni del malato”. Marta Bresciani, del gruppo Operatori volontari Aisf Odv Padova, ha quindi accennato ad una
prima risposta in merito alla domanda posta dal convegno di Montegrotto. “Fra le risorse, - ha sottolineato - le terme rappresentano una opportunità per i benefici comprovati nel trattamento della fibromialgia. I fanghi, i bagni all’ozono e i bagni nelle piscine termali producono significativi effetti positivi a livello fisico ma anche psicologico: sulla contrazione muscolare, sulle parestesie, sulla qualità del sonno, sul recupero di una distensione generale”. Un benessere psicofisico che consente anche di convivere in modo più accettabile con la Fibromialgia. “Il problema – ha spiegato Maurizio Massetti, responsabile scientifico Afi Odv – è che non ci sono linee guida uniche delle società scientifiche del mondo. Prima di procedere ad una diagnosi di Fibromialgia si passa per tante ipotesi: dallo stress, all’esaurimento nervoso, confondendo questi disturbi come cause e non conseguenze, quali esse sono, del problema. La Fibromialgia è stata curata come una forma di reumatismo, poi ci si è resi conto che coinvolgeva il sistema nervoso centrale. Il cervello ha un malfunzionamento arrivando ad attivare dei recettori ipersensibili. Questo approccio ha comportato la necessità di rivedere decenni di ipotesi sulle possibili cure”. Per mitigare gli effetti della disfunzione dei neurotrasmettitori si lavora prima sui cambiamenti dei fattori ambientali e psicologici e quindi si procede con le cure farmacologiche che, tuttavia, non danno la garanzia di gestire la malattia al 100%. Nutrizione e rimedi naturali sembrano tuttavia produrre risultati incoraggianti. Lo sostiene Michela Duregon, referente medico Aisf Odv Padova, almeno sulle infiammazioni croniche di basso grado, che sono insidiose perché silenti. “Moduliamo - ha spiegato – un paniere di interventi, e fra questi anche le cure termali, che ci consentono di evitare o perlomeno contenere patologie croniche degenerative”. Non è semplice gestire questo tipo di malattia anche dal punto di vista psicologico, ed è per questo motivo che il Comune di Montegrotto ha messo a disposizione un servizio di supporto, che l’assessore al Sociale Elisabetta Roetta ha illustrato come sostegno alle ricadute emotive e psicologiche della malattia.
A
dare una risposta conclusiva alla domanda che ha ispirato il convegno, “le terme possono essere una cura o alleviare i dolori?”, è stato il medico termalista, Livio Pezzato. Ed è una risposta affermativa. “I trattamenti termali (fangoterapia personalizzata, bagno all’ozono e bagni nelle piscine termali) danno risultati ottimali” sostiene lo specialista. “Il meccanismo d’azione del fango è duplice – spiega ancora – in primo luogo per la stimolazione calorica alla produzione di Cortisolo endogeno ed endorfine che riducono le infiammazioni croniche subdole, a patto però che la terapia del fango sia personalizzata nella temperatura, nella durata e nella quantità di corpo coperta dal fango stesso”. “Vi è poi – prosegue - l’effetto terapeutico e antinfiammatorio delle sostanze contenute nei fanghi, efficaci come rimedio naturale”. A questo tipo di terapia vanno ad aggiungersi i benefici effetti dei bagni all’ozono, efficaci per la loro proprietà di riattivare la circolazione e i bagni nelle piscine termali, ottimali invece per la mobilitazione di muscoli ed articolazioni. A tutto questo si deve aggiungere il valore del riposo, la distrazione, il cambiamento ambientale e di relazioni, tutti “ingredienti” fondamentali a ridurre lo stress. “Le terme quindi – ha concluso il dottor Pezzato - sono un punto di approdo per i malati di Fibromialgia ma i medici di medicina generale non sempre le prescrivono. Oggi, che è più facile individuare questa malattia, sono di fatto pochissime le persone che si sottopongono a cure termali con diagnosi di Fibromialgia”. “Le cure termali tuttavia non possono limitarsi ad un fine settimana ma presuppongono soggiorni di lunga durata, di due o tre settimane, come accadeva un tempo e su questo bisogna sensibilizzare anche gli imprenditori termali, affinché cambino mentalità e approccio relativamente al concetto di vacanza rilassante e curativa”.
Salute
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Consulenza scientifica
Trapianto di organi. I vari gruppi di ricerca di Padova fanno squadra
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Le campagne di sensibilizzazione
Lifelab: ecco il progetto veneto per rigenerare tessuti e organi
Social e musica per raccontare l’importanza del vaccino ai giovani. Il “musical-scientifico” di Lorenzo Baglioni
I social media sono per lo più il canale individuato per veicolare il messaggio e, man mano che si avvina l’appuntamento con i vaccini anche per i giovani L’obiettivo è di utilizzare in un unico e i giovanissimi, anche il ministero alle Politiche giovanili sta contesto le risorse disponibili, gli spazi di lavorando ad una campagna di ricerca e le tecnologie e condividere i sensibilizzazione specifica che risultati in un laboratorio per la creazione prevede il ricorso a Tik tok, con i suoi influencer, e ad Instagram o Facebook con i suoi vip. Tra i vari artisti che si di tessuti e organi da utilizzare LA RICERCA. Iniziativa dell’Osservatorio dellaquali coesione sociale Hyperion sono già cimentati in questo campo vi è Lorenzo Baglioni, comico, attore e cantautosostituti di quelli ammalati re, che ha proposto un video-musical di 5 muniti, nel quale tra musica e divulgazione scientifica si parla di pandemia, di R con zero e R con t e di immunità di gregge, ma soprattutto vuole essere una cassa di risonanza per promuovere la campagna di vaccinazione. Lo stile di Baglioni è divertente ma rigoroso, il musical nasce da n veloce questionario on line, rivolto re la diffusione del contagio. Vogliamo un’operazione di divulgazione scientifica che vede il supporto, con il patrocinio e la a tutti i veneti, per capire quale imaiutare i cittadini a capire la distinzione collaborazione, dell’Università di padova, quella di Pavia e l’Università dell’Insubria, patto ha avuto questo lungo periodo di fra l’emergenza sanitaria e il modo in cui di Riemann International School of Mathematics e da un comitato scientifico di ecpandemia sul tessuto sociale. A metterlo interagiamo con gli altri. Adesso ci stiacellenza. Nella sua versione italiana il musical è stato presentato sui canali social di a punto e proporlo è l’Osservatorio della mo affidando al vaccino come soluzione Lorenzo Baglioni, totalizzando in brevissimo tempo quasi 600mila visualizzazioni. Ne coesione sociale Hyperion dell’Universifinale, ma il vaccino non risolverà tutto. ha fatto seguito, di recente realizzazione, la variante inglese, che s’ispira a successi tà di Padova, come primo passo di una Se non coinvolgiamo la comunità dei rock e pop internazionali, diffuso dal canali social di varie istituzioni che sostengono ricerca relativa al grado di “salute circocittadini e le loro forme di interazione il l’iniziativa e animato dalla grafica di Teresa Sdralevich e Alssandro Calì. lare” dei cittadini della Regione Veneto. vaccino potrebbe rivelarsi una soluzione Il tono è quello dei musical, che utilizza, nella doppia versione italiana e inglese, Parallelamente al monitoraggio dell’anposticcia e temporanea”. brani famosi, ma i contenuti sono approvati dal comitato scientifico interdisciplinare damento della coesione sociale, unico Il questionario come si lega al lavoro composto da Antonella Viola e Drio Gregori per l’Università di Padova, Antonietta in Veneto e in Italia, portato avanti da di Hyperion? Mira e Daniele Cassani (Rism), Armando Massarenti, Furio Honsell, Paolo Giudici, aprile 2020 con una costante rilevazione Il professor Gian Piero Turchi “Siamo bombardati di informazioRaffaele Bruno, Guido Bertolini, Riccardo Bellazzi e Alan Agresti. settimanale dell’indice di coesione della ni sanitarie ma sappiamo pochissimo “Abbiamo l’obiettivo di portarediquesto video,“Lifelab ricco di musica di scienza,I ricercatori tra gli ebbeneche la pandemia abbia condizionato l’organizzienda Ospedaliera Padova: nasce eda comunità, Hyperion ha predisposto uno sulle interazioni fra le persone. Il que- dell’impatto questa pandemia ha di Lifelab studenti europei usando l’inglese come lingua ponte dice Dario Gregori, responsazazione di etutto mondo, l’attività tra- un’intuizione: raccogliere i diversi gruppi di ricerca strumento per osservare ciò che viene stionario si trova sulla pagina Facebook sulla nostra vitasanitaria quotidiana sulla ilsociebile Unità di Biostatistica Epidemiologia e Sanità Pubblica, Dipartimento di Scienze piantistica in Veneto non si è mai interrotta, anzi, è che a Padova si occupano di medicina rigenerativa “messo in circolo” in termini di promo- e sul sito web dell’Osservatorio Hype- tà, nessuno si sta occupando di questo, Cadio-Toraco-Vascolari Sanità Pubblica dell’Università di Padova, cresciuta nelChiediamo corso del il2020: nella nostra in un unico econtesto in modo da ottimizzare l’utiliz-componente del zione della salute tra i cittadini, da qui rion, al cittadino è richiesto di leggere seaddirittura non sporadicamente. Comitato scientifico -. È un disponibili progetto Made in Italy ma diretto ai giovani regione gli organi sono stati 496, contro zo delle risorse quali gli spazi di ricerca e della Genel’espressione di “Salute circolare”. direttotrapiantati delle persone: ciascuna domanda e selezionare la ri- coinvolgimento razione Erasmus. Sono anche loro, infatti,tra chei devono muoversi, a viag488 delperché 2019. senza I dati questi sono stati elaborati dal Coordile tecnologie, condividere diversi continuare gruppi diariNe parliamo con il professor Gian Pie- sposta che maggiormente si avvicina a aiutateci dati non modo sicuro ed essere testimonial della fiducia namento Regionale i Trapianti chee a studiare, cerca i in risultati ottenuti e creare un laboratorio per nella scienza”. ro Turchi, docente di psicologia clinica ciò che dirette. Chiude il questionario possiamo aiutarci, diteci per che cosa è suc- del Veneto,giare “Sono fermamente – spiega la professoressa Antonietta fornisce anche maggiori la creazioneconvinta di tessuti ed organi da utilizzare quali Mira - che la e psicologia delle differenze culturali un’unica domanda a risposta aperta”. cesso, raccontateci che impattodettagli: ha avutoi trapianti di rene musica possa esserediun’ottima alleata dellaTutto scienza in un momento così sono emergenza stati 282 sulle (contro dell’anno precedente), sostituti quelli ammalati. ciòsoprattutto è oggi realtà Cosa si intende per “salute circolare”? questa all’Università di Padova nonché direttore vostre267 vite”. difficile come che stiamo affrontando. che della con questo progetto riuscirequelli di cuore (41 nel 132 quelli di fegato ed èquello in coerente visione con lo Penso sviluppo ricerca “Un aspetto che l’emergenza ha mesdell’Osservatorio Hyperion. Quali gli sviluppi49futuri della2019), ricerca? mo a comunicare a una fascia significativa della popolazione in modo corretto alcuni (141), 12 quelli di pancreas (7) e 21 quelli di polmone traslazionale, ovvero portare il prodotto della ricerca Professore, come nasce l’idea di so in luce è come spesso sanità e salute “Dalle risposte vogliamo dare delle concetti di base legati al tema più importante del momento, quello dei vaccini. Per (32). Nonostante questo impegno, i pazienti in attesa dal laboratorio al letto del paziente”. vengano considerati dei sinonimi. Un indicazioni partendo da cosa sta succequesto sondaggio? questo comitatoleinterdisciplinare con tutte particolarle competenze necessarie di trapianto Veneto a finetrovati 2020 erano 1.208, un ho creato Per ilunfuturo, prospettive appaiono “Dopo aver mappato due milioni di conto è la sanità, quel che accade all’in- dendo nei vari in ambiti. Ci siamo supportare scientificamente Il filosofo Armando che con il dato in miglioramento rispetto virtù ai 1.243 in lista per a fine mente significative:Lorenzo”. “Non possiamo fermarciMassarenti ora forme testuali per monitorare in questo terno del corpo, quando viene colpito dal completamente spiazzati, facciamo suo libro “La pandemia Ecco ilavviati vaccino”, ha vicinissimi ispirato Baglioni, ma che evidenzia d’anticipo, l’annosa questione dell’inquando tanti dei deiDati. progetti sono al promuove il anno il grado di coesione sociale, ab- virus. Un altro conto è la salute, che in- di 2019, certi errori e giochiamo musical come strumento altrettanto efficace a raggiungere sufficienza di raggiungimento dei risultati attesi - sottolinealoilscopo prof. di “contrastare biamo deciso di estendere la ricerca e vece riguarda gli aspetti interattivi, come prepariamoci alleorgani. prossime fasi. Non pandemia dei darti con una informazione e puntuale” “Ognineltrapianto riuscito una vita salvata il–rumore af- della Gerosa - Pensiamo solamente alla capacitàmirata di rigenel Consorzio per la Ricercadei Sanitaria è una realtà noi interagiamo con gli altri. La salute è entriamo chiedere la collaborazione cittadini,- CORIS merito delle scelteè politiOltre che attraverso i canali social istituzioni, la variantedelle inglese del progetto ferma l’assessore regionale alla sanità Manuela rare gli organi prima deldelle trapianto o all’impiego senza scopo di lucroil promossa e supportata dallache Regiocircola, che sta in mezzo che invitati a compilare questionario. E’ qualcosa ma vorremmo metter a disposizione verrà veicolata in Europa grazie al Periscope, una ricerca finanziata Lanzarin – dietro alla quale si muovono in perfetto stampanti 3D con l’utilizzo di inchiostri biologici per dalla comunità ne Veneto che si propone incrementare persone, fraei corpi, non dentro ai dei dati con i quali poi si facciamo delle sufficiente un quarto d’ora diperpromuovere, rispon- alle europea su un bando H2020 dedicata a studiare le conseguenze socio-economiche sincrono centinaia di persone, dalla famiglia che dela creazione di tessuti. Il know-how prodotto ad oggi sostenere la ricerca scientifica in senso lato, sia essa di dere alle 25 domande sull’impatto del corpi. Siamo stati informati moltissimo scelte politiche, anche comunicare alla oltre che sanitarie del Covid-19. cide la donazione, volontariato nei laboratori di LifeLab dai diversi specialisti è un base, o clinica, in ambito e socio- sanitaria individuale cittadinanza sulla dimensione Covid traslazionale nella nostra vita quotidiana. I dati sanitario che cosa al è successo, cheche la promuove, VIDEO IN INGLESE “This isirrinunciabile the age of theavirus” https://drive.google.com/file/d/1 alle decine e decine di chirurghi, medici e infermieri valore aggiunto disposizione di tutto sanitario. che raccoglieremo ci saranno molto utili ma non ci siamo occupati dell’interazio- impatto ha avuto l’emergenza, aprire kWsh6XSHWhG96Qce8G909jvf3ItMB4g9/view?usp=sharing che operano in totale multidisciplinarietà. Ma le vite il sistema sanitario regionale”. fanno parte, insuqualità di Enti Consorziati, l’ULSS ne, è lì che siamo1stati colpiti, che siamo questo perNedare indicazioni come guardare dialogo con la cittadinanza, non VIDEO di gregge si salvano anche con ma la ricerca ed è per questo che è VERSIONE ITALIANA “Il vaccino e l’immunità Enrico Bedaspiegati con un Dolomiti, 2 Marca Trevigiana, 3 Serenissipiù fragili e deboli. Solamente lavorando solo oltre alla l’ULSS fase dell’emergenza sanitaria l’ULSS sui numeri sanitari, sulla comumusical” https://www.youtube.com/watch?v=JvNsllGq9MM nato il progetto di ricerca LifeLab”. ma, l’ULSS 4 Veneto Orientale,sociale, l’ULSS 5 Polesana, nei modi dil’ULSS interazione possiamo gesti- nità e concentrarsi sulla dimensione in sé”. Coordinato dal Coris, il Consorzio per la Ricerca Sa8 Berica, l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Padova, nitaria della Regione Veneto, LifeLab comprende 21 l’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona, progetti attivi in parallelo sulla rigenerazione dei più l’Istituto Oncologico Veneto, l’Università degli Studi di diversi tessuti e organi: dal cuore ai polmoni, dall’ePadova, la Provincia Autonoma di Trento, l’Azienda Sasofago all’udito, dai condotti urinari ai reni, dalla nitaria Unica di Bolzano e gli IRCCS San Camillo e Sacro cute al fegato. Partito nel 2018, il programma vede Cuore Don Calabria. impegnati complessivamente oltre 60 ricercatori Il Coris sostiene la ricerca sanitaria mettendo a dispodell’Azienda Ospedaliera e dell’Università di Padova. sizione dei propri consorziati e dei ricercatori un’ampia Gli obiettivi sono ambiziosi: a seconda degli ambiti gamma di servizi, quali il supporto nella ricerca di fondi e di applicazione, si studia da una parte come “ringioper la stesura di progetti regionali, nazionali e internaziovanire” e ricondizionare gli organi umani, al fine di nali; la gestione amministrativa e finanziaria dei progetti rendere idonei al trapianto organi che oggi vengodi ricerca, inclusa la selezione del personale necessario e no ritenuti non utilizzabili, dall’altra l’applicazione l’acquisto delle strumentazioni e materie prime necessadi metodiche innovative per la creazione di organi rie; il coordinamento di progetti o tavoli tecnici su speciartificiali con maggiore biocompatibilità rispetto alle fiche tematiche. attuali soluzioni. Molto importante è anche l’offerta di corsi di formaIn questi primi anni di attività sono già stati ragzione finanziati per i ricercatori, così come la messa a giunti importanti risultati, come sottolinea il prof. disposizione di risorse condivise tra i consorziati come Gino Gerosa, coordinatore scientifico del programma l’accesso a banche dati e a pubblicazioni scientifiche. LifeLab, nonché Ordinario di Cardiochirurgia e DiretEnrico Beda tore del Centro di Cardiochirurgia V. Gallucci dell’A-
Un questionario per affrontare il dopo Covid
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CORIS: Il Consorzio per la Ricerca Sanitaria è un’eccellenza internazionale
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SUPERBONUS 110%. VERSO L’ULTERIORE PROROGA FINO AL 2023 Arrivano le prime modifiche alla disciplina del Superbonus Il D.L. n. 59/2021 stabilisce che per gli interventi effettuati dagli IACP, e soggetti assimilati, la detrazione nella misura del 110% spetti per le spese sostenute fino al 30 giugno 2023, prorogando di sei mesi la precedente scadenza fissata al 31 dicembre 2022. Viene, inoltre, separata la posizione delle persone fisiche da quella dei condomini eliminando, solo per questi ultimi, la regola del 60%, con la conseguenza che saranno agevolate le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022 senza prevedere che alla data del 30 giugno 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo. Inoltre entro fine maggio è atteso il decreto Semplificazioni, che porterà gli snellimenti burocratici in materia di appalti, valutazioni ambientali, PA e Superbonus, con le diverse richieste avanzate dal Ministero della Transizione Ecologica e della Pubblica Amministrazione, anche e soprattutto nell’ottica di una più efficace attuazione dei progetti e delle riforme imminenti previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) in seno al Recovery Plan italiano.
MA VEDIAMO NEL DETTAGLIO
Il comma 3-bis del DL59 prevede che per gli interventi effettuati dai soggetti di cui al comma 9, lettera c) e cioè: • istituti autonomi case popolari (IACP) comunque denominati • nonche’ gli enti aventi le stesse finalita’ sociali dei predetti istituti,
• istituiti nella forma di societa’ che rispondono ai requisiti della legislazione europea in materia di “in house providing” per interventi realizzati su immobili, di loro proprieta’ ovvero gestiti per conto dei comuni, adibiti ad edilizia residenziale pubblica, le disposizioni riguardanti la detrazione fiscale si applicano anche alle spese, documentate e rimaste a carico degli IACP, sostenute dal 1° gennaio 2022 al 30 giugno 2023. Sostanzialmente si è ottenuta una proroga di 6 mesi rispetto alla normativa precedente, che consentiva la proroga al 30 giugno 2023 solo nel caso di uno stato di avanzamento lavori del 60% (ora invece il termine è prorogato senza condizioni). Per le spese sostenute dal 1° luglio 2022 la detrazione è ripartita in quattro quote annuali di pari importo. In virtu’ delle modifiche apportate dal DL59/2021 al comma 8-bis dell’art 119 del DL34/2020 si hanno le seguenti nuove scadenze: • Per gli interventi effettuati dalle persone fisiche al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arte o professione, con riferimento agli interventi su edifici composti da due a quattro unità immobiliari distintamente accatastate, anche se posseduti da un unico proprietario o in comproprietà da più persone fisiche, per i quali alla data del 30 giugno 2022 siano stati effettuati lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo, la detrazione del 110% spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Il nuovo comma specifica soltanto che la norma si applica alle persone fisiche per le quali restano invariati i requisiti che prima si
applicavano anche ai condomini. • Per gli interventi effettuati dai condomini , la detrazione del 110% spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022. Con il nuovo periodo viene aggiunta una ulteriore specificazione per i condomini ai quali la detrazione spetta per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2022 senza il riferimento allo stato avanzamento lavori del 60%. • L’ultimo periodo del comma 8 bis prevede che per gli interventi effettuati dai soggetti di cui al comma 9, lettera c), ossia gli IACP e altri istituti come sopra indicati, per i quali alla data del 30 giugno 2023 siano stati effettuati lavori per almeno il 60% dell’intervento complessivo, la detrazione del 110% spetta anche per le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023. Ossia per gli IACP spetta una proroga al 31 dicembre 2023 rispetto alla precedente norma che fissava la data al 30 giugno 2023.
GUIDA AL SUPERBONUS
I BONUS PREVISTI PER LE FAMIGLIE DAL DECRETO SOSTEGNI BIS Dopo rinvii e ritardi, è arrivata l’approvazione del testo definitivo del decreto Sostegni da 40 miliardi, che entra in vigore da fine maggio.
Dopo rinvii e ritardi, è arrivata l’approvazione del testo definitivo del decreto Sostegni da 40 miliardi, che entra in vigore da fine maggio. Il nuovo provvedimento legislativo introdurrà ulteriori agevolazioni e nuove misure per favorire la ripresa economica del Paese. Vediamo ora i Bonus e gli incentivi per le famiglie e per i cittadini, previsti nel decreto approvato in Parlamento, del quale si attende l’uscita in Gazzetta Ufficiale per l’entrata in vigore.
BONUS SPESA, AFFITTI E BOLLETTE
Sono stanziati 500 milioni di euro per l’anno 2021 a favore dei Comuni, da utilizzare per l’attivazione di iniziative di solidarietà alimentare, tramite l’erogazione di buoni spesa e per concedere contributi a sostegno del pagamento dei canoni di locazione e delle utenze domestiche a favore delle famiglie in difficoltà.
BONUS PRIMA CASA
prima casa. L’accesso prioritario al fondo di garanzia sui mutui per l’acquisto della prima casa è esteso ai giovani fino a 36 anni di età per gli atti stipulati fino al il 31 dicembre 2022. Inoltre il fondo di solidarietà per la sospensione dei mutui (Fondo Gasparrini) è prorogato fino al 31 dicembre 2021. I giovani under 36 sono esonerati anche dall’imposta di registro, ipotecaria e catastale, e hanno diritto a pagare la metà delle spese notarili, per gli atti stipulati fino al il 31 dicembre 2022, ad eccezione che per l’acquisto di abitazioni di lusso.
BONUS VACANZE
Cambia la data di scadenza del bonus vacanze 2021: ora la validità del voucher è stata allungata fino a giugno 2022, dunque di due anni. Questa è la proroga stabilita dall’emendamento al decreto Sostegni presentata dal Ministro del Turismo Garavaglia e approvato dalle commissioni Bilancio e Finanze del Senato. consiste in un contributo fino a un massimo 500 euro da utilizzare per soggiorni in alberghi, campeggi, villaggi turistici, agriturismi e bed & breakfast in Italia. A partire dall’approvazione dell’emendamento, è stato prorogato fino al 30 giugno 2022 il termine ultimo per
fruire del Bonus vacanze. L’agevolazione è rivolta a tutti nuclei familiari che presentano un ISEE fino a 40 mila euro. Tuttavia è necessario precisare che la proroga non riguarda l’invio di nuove domande e quindi l’apertura di una nuova finestra temporale di invio delle istanze. Nel Decreto Rilancio figura infatti come data di scadenza per procedere con la richiesta il 30 dicembre 2020, termine che ad oggi non ha subito alcuna modifica o proroga.
BONUS MAMMA DOMANI
Pensato per chi diventa genitore nel 2021, è possibile ottenere un bonus dal valore di 800 euro. Per poter beneficiare di tale misura bisogna fare apposta richiesta entro un anno dalla nascita o dalla data di adozione del bambino.
BONUS BEBÉ
Si presenta come una misura destinata a tutte le famiglie con un bambino di età inferiore ad un anno. Se non si presenta la dichiarazione ISEE, è possibile ottenere un importo minimo di 80 euro al mese, ovvero 960 euro all’anno. In presenza di ISEE particolarmente bassi, invece, conviene presentare tale attestazione, in modo tale da ottenere un importo più alto.
BONUS ASILO NIDO
Come facilmente intuibile dal nome, per poter beneficiare di tale sussidio è necessario che nel nucleo famigliare ci sia un bambino che abbia un’età inferiore ai tre anni e che la famiglia richiedente effettui delle spese per usufruire del servizio di asilo nido. L’importo di tale misura ammonta a 1.500 euro. Così come già detto con il bonus bebè, anche in questo caso è possibile beneficiare della misura senza dover presentare l’ISEE. In caso di valori particolarmente bassi, invece, conviene presentare tale dichiarazione, in modo tale da ottenere delle cifre maggiori.
MAGGIO 2021
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LASCIAMOLI ANNUSARE! Per i cani l’olfatto è uno dei primi sensi a svilupparsi, fin dai primi giorni di vita
È
evidente e noto a tutti noi quanto sia importante l’olfatto per i nostri cani. Se pensiamo in astratto ad un cane, di qualunque razza, lo immaginiamo ad annusare, prima ancora che a correre. L’olfatto canino è addirittura il primo dei sensi che i cuccioli sviluppano, prima ancora della vista e del gusto. Sentono l’odore della mamma e soprattutto del latte nelle sue mammelle. In molti lo definiscono un istinto, ma l’odorato nei cani è vera e propria genetica. A differenza da noi umani infatti, i cani hanno una zona specifica nel naso che ospita fino 300 milioni di recettori olfattivi, che consentono di immagazzinare gli odori trasportati dall’aria prima che arrivino ai polmoni, trasformandoli in percezione sensoriale talmente precisa da non avere eguali nel mondo animale. Nel cane, cosi come in altri animali, è presente anche l’organo vomero nasale, detto anche organo di Jacobson, che permette di “sentire” alcune sostanze chimiche, i feromoni, che l’essere umano non può percepire. I feromoni vengono emessi da alcune ghiandole presenti su tutti gli organismi viventi e trasmettono ai nostri amici a quattro zampe ad esempio il segnale di pericolo, oppure la disponibilità per l’accoppiamento sessuale. Tutte queste specificità genetiche
portano dunque il nostro cucciolo ad avere proprio l’olfatto come fondamento per la propria serenità. Ma l’olfatto è anche il primo in assoluto dei suoi sensi, seguito dall’udito, dalla vista, dal tatto e dal gusto. Per noi uomini invece – e questa è la macroscopica differenza – la percezione più importante è data dalla vista, poi dall’udito e dal gusto e solo al quarto posto dei nostri sensi troviamo l’olfatto, seguito dal tatto. Tutto ciò ci porta a capire quanto sia importante permettere al nostro cane di informarsi sull’ambiente in cui vive attraverso l’olfatto, sempre. Impedirgli di annusare durante
le passeggiate ad esempio, per la nostra fretta, equivale a camminare con una benda sugli occhi per noi, il che provoca smarrimento, incertezza e paura se non si è preparati a farlo. Per non parlare poi dell’importanza del “confine odoroso” per i nostri cuccioli, durante le passeggiate o le loro scorribande. Attraverso l’urina infatti ciascun cane traccia il proprio confine, come mettesse il proprio cartello di “proprietà privata”: da qui nasce la necessità per ciascuno di loro di marcare il proprio territorio e di riconoscere, attraverso l’olfatto, i confini.
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Pet
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“CHIAMAMI CON IL MIO NOME” ANCHE L’IDENTITÀ VA ADDESTRATA P
er noi uomini il nome è la nostra caratteristica distintiva, compone la nostra identità in modo unico. Per gli animali domestici invece il nome è un suono, che può essere come tutti gli altri se non insegniamo al nostro cane o al nostro gatto ad identificarlo come identificativo. I cani e i gatti in questo sono davvero molto simili tra loro, perché per entrambi il nome che assegniamo loro altro non è che un suono. Ma il nostro animale deve arrivare a capire che quando sente quel suono, qualcosa che lo riguarda sta per accadere, che quel suono lo identifica e nel quale deve imparare ad identificarsi.
Ecco 3 modi per insegnare il proprio nome al nostro cucciolo 1 – Sembrerà un trucchetto, ma in realtà è alla base dell’addestramento. Il cane ed il gatto devono associare il suono del proprio nome a qualcosa di piacevole, per ottenere riscontro positivo e dunque perché si identifichino in esso. Un bocconcino, una carezza, l’inizio di un gioco faranno in modo che quel suono diventi per lui importante e non un suono qualunque.
2 – E’ molto importante anche il tono di voce che usiamo per pronunciare il nome del nostro animale, che sia cucciolo o già grande. Un tono neutro lo aiuterà a distinguere sempre e al meglio quel suono rispetto ad altri. Meglio ancora se il tono è neutro e anche allegro. Mai quindi urlare il nome, soprattutto durante un rimprovero. Il nome urlato innanzitutto non verrà subito associato e inoltre si porterà dietro il rischio che lo intenda come qualcosa di spiacevole e che quindi non risponda.
3 - Il nostro compito è quello di aiutare il nostro animale ad associare il suono al proprio nome, per attirare la sua attenzione e distoglierlo da quello che stava facendo. Ripetere il suo nome tante e troppe volte porta ad ottenere l’effetto esattamente contrario, il nostro cane o il nostro gatto inizieranno ad ignorare quel suono ripetuto inutilmente.
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laPiazza
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Mar Adriatico
Il ‘paradiso’ Tremiti e Lucio Dalla lungo amore che diventerà un film L’arcipelago adriatico, che è una Riserva Naturale Marina, farà da sfondo al nuovo ‘biopic’ dedicato al cantautore prodotto dai figli di Sergio Leone. Le isole (rimaste sempre ‘covid free’) intanto attendono i turisti, esibendo la loro incontaminata bellezza e il loro spirito di ospitalità tutto… napoletano di Renato Malaman
U
n film dedicato a Lucio Dalla e al suo genio artistico e musicale. Sarà girato alle Tremiti, l’arcipelago che ha rappresentato la sua Itaca. Il ‘biopic’ (così si chiamano i film a sfondo biografico) sarà prodotto dalla Compagnia Leone Cinematografica di Andrea e Raffaella Leone, i figli del famoso regista Sergio, il re dei grandi western all’italiana. Un’area, le Tremiti, che nelle scorse settimane è stata fra le prime della nostra penisola a mettere la testa fuori dall’emergenza legata al Covid 19. D’altronde i suoi abitanti stanziali sono soltanto 450, distribuiti fra l’isola di San Nicola e quella di San Domino (le uniche abitate dell’arcipelago), ed è stato quindi più facile vaccinarli tutti. Nelle isole non si è verificato finora alcun contagio. A proposito di abitanti… Non chiedete mai a un tremitese se si sente più pugliese (le isole fanno parte amministrativamente della provincia di Foggia) o più molisano (il porto di riferimento è Termoli). Vi risponderà meravigliato: “Noi delle Tremiti siamo napoletani!”. E il motivo c’è. L’attuale popolazione discende dai detenuti ‘redenti’ che due secoli fa il governo borbonico di Napoli (Termoli era il porto sull’Adriatico del Regno delle Due Sicilie) mandò al confino alle Tremiti. Quella colonia penale, composta da condannati napoletani, divenne dopo qualche anno un presidio di difesa delle isole per fermare l’assalto dei napoleonici ed ebbe come premio la libertà. Un po’ quello che successe in Tasmania, isola dell’Australia dove furono inviati dei galeotti inglesi che, di fatto, poi ne divennero i primi abitanti. Gente che seppe rimboccarsi le maniche. Tornando a Lucio Dalla va ricordato che la sua casa principale, la villa di San Domino, presto diventerà la sede di attività culturali per giovani musicisti. Saranno promosse da una neo costituita associazione. Tutto alle Tremiti ricorda il grande cantautore bolognese che amò queste isole profondamente, lottando strenuamente anche per la loro tutela. La sua amica Carolina La Manna, cuoca che lo accoglieva al ristorante ‘L’Architiello’, nell’isola di San Nicola, ricorda come Lucio amasse le cose semplici e tradizionali. Aveva scelto di trascorrere gran parte dell’anno in questo piccolo paradiso naturalistico e patrimonio di biodiversità perché aveva imparato ad apprezzare anche l’umanità semplice dei suoi abitanti. “Si potrebbe fare di più per queste isole dice l’artista e ceramista Gennaro Cafiero - e non tutti i progetti finora finanziati si sono rivelati azzeccati, però come si fa a non amare questo luogo così bello e così unico?”. Il modo migliore per contemplare il fascino delle cinque isole è circumnavigarle in barca, ammirandone le abbaglianti
A sinistra una splendida immagine dell’isola di San Nicola in una notte di plenilunio. Qui sopra una berta maggiore (o diomedea) in volo e, sotto, il cantautore Lucio Dalla a bordo della sua barca alle Tremiti, con accanto una suggestiva panoramica dell’arcipelago vista dal cielo
scogliere, perdendosi poi nella loro profumata macchia mediterranea o entrando nelle grotte marine, dove l’acqua è così trasparente e ricca di pesci che sembra quella di un acquario. Non a caso le Tremiti sono una Riserva Naturale Marina, dove nidificano specie rare come la berta maggiore (o diomedea), un uccello che sembra un piccolo gabbiano e disegna nel cielo aggraziate coreografie di volo. Il suo verso è stato definito il canto delle sirene. “Una grande suggestione ascoltarlo di notte – racconta Fabio Attanasio, operatore turistico che svolge anche il servizio di traghetto fra San Domino e San Nicola – sembra il vagito di un neonato. Resta impresso nella memoria”. Se le Tremiti sono anche un diadema di gioielli architettonici lo si deve soprattutto ai monaci. I primi a insediarvisi, oltre mille anni fa, furono i Benedettini che, all’insegna del celebre ‘Hora et labora’, costruirono monasteri e chiese, fortificazioni e spazi destinati a una piccola agricoltura di sostentamento. San Nicola conserva le vestigia più importanti della presenza benedettina che, a un certo punto, era diventata così importante e così famosa da far meritare alle Tremiti l’appellativo di ‘Montecassino dell’Adriatico’. Non è facile vivere alle Tremiti. “ Non ci sono scuole – racconta il vicesindaco Andrea Cafiero – e durante l’anno scolastico i bambini e i ragazzi sono costretti a trasferirsi con le loro famiglie nel continente. In Puglia o in Molise. Abbiamo richiesto di poter riaprire una scuola elementare. Ci accontenteremo di una multiclasse. Stare lontani dalle isole per così tanto tempo è dura”. Chi rimane nell’arcipelago durante l’inverno ha il mare nel Dna e sa ascoltare il vento. Sa parlarvi per rendere meno sola anche la stessa solitudine. Alle Tremiti c’è un universo fatto di bellezza e di silenzi che le stagioni turistiche meno affollate fanno risaltare meglio. Un linguaggio che raggiunge il cuore senza filtri… come un raggio di luce. Illuminando anche il ricordo di chi secondo la leggenda queste isole le abitò per primo: l’eroe omerico Diomede, in fuga dalla Tracia. Dicono che si innamorò a prima vista di questo paradiso. Successe, fatalmente, a molti altri nei secoli che venirono…
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A tavola
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Proposte per una cucina biologica, integrale, vegetariana, in sintonia con la natura Insalata di valeriana
Risotto alle fragole
Crocchette di verdure
Ingredienti: 200 g di valeriana - sale, olio e succo di limone q. b. per guarnire.
Ingredienti: 250 g di riso - 1 cipolla - 1 foglia di alloro - un bel pizzico di curry - 1 c di succo di limone una manciata di menta fresca - 300 g di fragole - olio e sale q.b.
Ingredienti: 1 cipolla - 2 zucchine - 1 spicchio d’aglio - 2 foglie d’alloro - 1 costa di sedano 1 manciata di piselli - 2 carote - 1 C di fiocchi di riso - 1 bustina di zafferano - 1 pizzico di peperoncino - 5 foglie di basilico - 1 pizzico di prezzemolo tritato - 1 C d’olio - sale q. b.
Carmen Bellin Educatore Alimentare dell’Associazione Culturale La Biolca di Padova: tiene corsi e conferenze su alimentazione e cucina, collabora al mensile Biolcalenda, ha pubblicato Metti una sera a cena libro di ricette e consigli utili per una cucina in armonia con i ritmi della natura. LA BIOLCA · www.labiolca.it info@labiolca.it · tel. 049 9101155
Preparazione: Preparazione: pulire e lavare la valeriana, condire con olio, sale e limone. Disporre nel piatto con fettine di limone.
Preparazione: cuocere il riso come da ricetta base, intanto tritare la cipolla e farla rosolare. Lavare le fragole a parte e tritare la menta. Frullare 150 g di fragole (lasciarne alcune intere per guarnire, così pure qualche foglia di menta). Quando il riso è pronto, unire la cipolla, la crema di fragole e la menta. Amalgamare bene il tutto. Riempire di riso quattro stampini, schiacciare bene con un cucchiaio, lasciar riposare 5 minuti, quindi rovesciare ogni stampino su un piatto di portata e guarnire con le fragole.
Preparazione: pulire e tagliare le verdure a dadini, farle saltare con le foglie d’alloro. Ammorbidire i fiocchi con un po’ d’acqua o, meglio, con brodo vegetale. A parte cuocere i piselli. Amalgamare le verdure con i fiocchi, unire i piselli, il basilico e il prezzemolo tritati, il succo d’aglio, lo zafferano e il peperoncino. Formare delle crocchette, passarle nel pane grattugiato e porle in una teglia da forno oliata. Farle dorare da ambedue i lati e servirle croccanti.
Note
La quantità degli ingredienti si riferisce a un menù tipo per 4 persone. Abbreviazioni usate: C = cucchiaio · c = cucchiaino g = grammo · kg = chilogrammo L = litro · dl = decilitro olio (quando non è specificato altro) = olio extra vergine di oliva q.b. = quanto basta.