Energia sostenibile
Nicola Stievano >direttore@givemotions.it<Media & potere: rapporto delicato
Chi prova a fare al meglio questo mestiere si è trovato spesso ad interrogarsi su quale fosse la “giusta distanza”. Ovvero quale rapporto i mezzi di informazione dovessero avere con il potere, con la politica, con quelli che contano, insomma. Che molti mezzi di informazione e il potere siano legati da un doppio filo è evidente: quanti politici hanno costruito il proprio consenso grazie ad una fortissima esposizione mediatica? E quanti mezzi di informazione sono “cresciuti” proprio grazie al sostegno del politico di turno? Niente di cui stupirsi, verrebbe da dire. Peccato per quella “schiena dritta”, invocata dal grande Indro Montanelli per tutti i giornalisti, che troppo spesso appare più come una gobba. È di queste settimane una storia, tutta da definire nei suoi contorni giudiziari, della pesante inchiesta nei confronti del proprietario di Rete Veneta e Antenna3, vero colosso veneto dell’informazione televisiva.
A suo carico, secondo la Magistratura, una reiterata azione di pressione e denigrazione, tramite continui servizi giornalistici, per “ottenere la testa” del Direttore Generale dell’Ulss di Bassano che non lo avrebbe, sempre secondo gli inquirenti, assecondato nelle sue richieste di promozioni, primariati e quant’altro. D’altro canto la difesa del patron delle televisioni è affidata ad una memoria di una cinquantina di pagine nella quale si specifica come non vi sia stata alcuna minaccia e come i servizi televisivi che mettevano in luce le carenze dell’ULSS abbiano sempre rappresentato un sacrosanto diritto di cronaca considerati i disservizi, manifestati dagli utenti, nelle performance dell’azienda sanitaria.
Noi che crediamo fortemente nella libertà dell’informazione e che pensiamo che, nonostante siamo tutti “strumenti commerciali”, il vero editore siano i cittadini – lettori, ci auguriamo che l’inchiesta dimostri la completa estraneità dei fatti.
Non possiamo, però, non notare come in tutta questa vicenda il ruolo della politica non possa essere considerato marginale sopratutto se si pensa a quanto le televisioni, e i media in generale, abbiano avuto un ruolo determinante nella formazione dell’opinione pubblica in questi difficili anni.
di Treviso
È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto.
Questa edizione raggiunge i quartieri di Treviso per un numero complessivo di 32.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 32199
Chiuso in redazione l’11 novembre 2022
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Superare il deficit energetico è ormai una necessità dopo anni di attendismo tra passi avanti e indietro, tra polemiche e prese di posizione dall’una a dell’altra parte su nucleare, trivellazioni, rigassificatori, centrali a carbone, impianti fotovoltaici ed eolici. Ora è il momento di agire, sentiamo ripetere tutti i giorni, e di fare delle scelte chiare e non contraddittorie, per condurre l’Italia sulla strada della transizione energetica e della sostenibilità ambientale. L’energia sostenibile non può essere un’ideologia o una teoria ma deve trasformarsi in pratica quotidiana, grazie alla ricerca, all’innovazione tecnologica che sappia dare delle risposte alla necessità di garantire soluzioni che non perdano di vista l’impatto ambientale. Abbiamo il dovere di lasciare un mondo migliore e più pulito ai nostri figli ma sentiamo anche l’urgenza di superare le difficoltà del momento e di individuare delle vie d’uscita a breve e medio termine se non vogliamo che la nostra economia e i bilanci familiari ne risentano. Sul fronte energetico il Veneto è sempre stato in prima linea e piuttosto sensibile alle tematiche legate allo sviluppo delle fonti rinnovabili, come anche al loro impatto sul territorio. La nostra regione è ai primi posti sul fronte del fotovoltaico e non si contano le aziende che in questi anni stanno adottando soluzioni sostenibili per decarbonizzare i settori più energivori. Sappiamo bene però che proprio nella nostra regione in questi anni mantenere il delicato equilibrio fra installazioni di pannelli fotovoltaici e difesa del suolo ha provocato non pochi attriti, fino ad arrivare ad una legge regionale che mette dei paletti anche con l’obiettivo di evitare contenziosi. In questi giorni, poi, si parla molto di trivellazioni, un vero e proprio spauracchio per il Polesine e non solo, che ha provocato una levata di scudi e che condizionerà a lungo anche il confronto politico. La strada per l’energia sostenibile è lunga e incerta ma, come diceva Enrico Mattei, un vero e proprio pioniere in questo settore, spesso inascoltato e osteggiato, “l’ingegno è vedere possibilità dove altri non ne vedono”.
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Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin
Treviso di domani
Il recupero. Cantiere aperto fra un anno, con il restauro di molinetto e loggiato
Villa Manfrin restituita alla comunità come luogo a vocazione cicloturistica
Bistrot, pensiline per la sosta delle biciclette riordino dei percorsi nel verde, spazi per studio e relax aree per mostre ed esibizioni temporanee Sarà l’hub trevigiano lungo la Venezia-Monaco
Con il restauro del molinetto e del loggiato, il futuro di Villa Manfrin è destinato a entrare sempre di più quello luogo privilegiato di attrazione turistica ma soprattutto sarà rinnovata e resa maggiormente funzionale la sua peculiare vocazione cicloturistica. Grazie al bando “Italia City Branding 2000 – Hub ParFum Nord di Treviso”, infatti, l’amministrazione comunale guidata da Mario Conte investirà 2.295.800 euro (1.889.919 per lavori e 705.880 per somme a disposizione) per la riqualificazione di uno dei luoghi del cuore dei trevigiani.
Il progetto definitivo della storica villa veneta che sorge a Sant’Artemio, nel quartiere di Santa Maria del Rovere, è stato approvato a fine ottobre. Prevede la riqualificazione del molinetto e del grande loggiato di fronte all’edificio, con l’inserimento di due pensiline per la sosta delle biciclette, il ripristino del plateatico esterno rivolto verso il laghetto, ma anche il riordino dei percorsi nel verde. Con l’obiettivo di dare vita a un punto di riferimento per tutti quei turisti che percorrono in sella alle due ruote la ciclovia Venezia-Monaco.
Villa Manfrin – conosciuta anche come Villa Margherita, in quanto la nobildonna inglese
Margherita Lichtenberg ne fu la proprietaria – venne edificata in stile neoclassico nel XVIII secolo su progetto dell’architetto veneziano Giannantonio Selva, lo stesso autore del Teatro La Fenice. A commissionare l’opera fu l’imprenditore Girolamo Manfrin. Per alcuni anni, al termine della Grande Guerra, fu la sede le Ministero per la ricostruzione delle terre liberate dal nemico, poi divenne la sede del Comando provinciale dei Carabinieri, che l’ha dismessa nel 2014, anno dal quale questo immenso patrimonio è rimasto chiuso ed esposto al degrado. Il suo meraviglioso parco pubblico è uno dei più frequentati dai cittadini di tutte le età, punto di riferimento per le attività sportive amatoriali all’aperto, oltre che essere sede del Parco degli Alberi Parlanti, luogo amatissimo dai bambini di tutta la provincia e non solo. “È un progetto a cui teniamo molto, in quanto permette di riconsegnare alla collettività in una veste rinnovata e funzionale alla vocazione cicloturistica di Treviso una parte del nostro patrimonio architettonico”, afferma l’assessore comunale ai lavori pubblici Sandro Zampese, che spiega come agli spazi dedicati appunto al cicloturismo saranno affiancati interventi
per la conservazione e la valorizzazione di un contesto di pregio e di interesse storico, come sono appunto molinetto e loggiato.
L’apertura del cantiere è prevista fra circa un anno. Il progetto di restauro del molinetto parte dal presupposto di garantirne la conservazione e l’esaltazione delle peculiarità storiche e architettoniche. Al primo piano saranno allestiti servizi per la ciclo-mobilità e spazi da destinare a bistrot. All’esterno si procederà all’abbattimento delle barriere architettoniche, così da garantire l’accessibilità da parte di tutti, e sarà ridefinito l’andamento del verde e dei camminamenti. Per quanto riguarda il loggiato dell’area sud del guardino, il progetto prevede la creazione di spazi per le attività di studio, relax,
esibizioni temporanee, mostre e manifestazioni: il tutto a seguito del consolidamento strutturale, con la realizzazione di un sistema di tiranti a passo costante in carpenteria metallica. Prevista la sistemazione esterna del loggiato, con la riorganizzazione delle zone di coronamento del percorso e l’inserimento di rastrelliere per la sosta delle biciclette, ol-
tre al recupero della cedraia, destinata a essere trasformata in un giardino sensoriale. Infine, considerati gli ampi spazi a disposizione, il Comune sta pensando alla creazione di un museo della bicicletta, sulla cui storia ed evoluzione Treviso ha avuto e continua ad avere un ruolo da protagonista.
Carlo Nordio, un trevigiano al governo
L’ex magistrato è il ministro della Giustizia
La città ha il “suo” ministro.
È Carlo Nordio, chiamato da Giorgia Meloni a guidare la Giustizia. L’ex magistrato, eletto nella fila di Fratelli d’Italia, è uno dei tre veneti nel Consiglio dei ministri: con lui ci sono la padovana d’elezione ed ex presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati (Forza Italia), titolare delle Riforme, e Adolfo Urso (Fratelli d’Italia), pure lui padovano, presidente uscente del Copasir, diventato ministro delle Imprese e Made in Italy. Nordio, 72 anni, fortemente voluto dalla presidente del Consiglio, ha come viceministro il cassazionista padovano Andrea Ostellari, eletto al senato con la Lega. Per il ruolo cruciale di capo di gabinetto del ministero ha scelto Alberto Rizzo, 63 anni, presidente del tribunale di Vicenza, mentre come sua vice ha voluto Giusi Bortolozzi, magistrata, ex giudice a Gela e a Palermo, che ha ricoperto anche il ruolo di consigliere
alla Corte d’Appello di Roma, nel 2018 eletta deputata con Forza Italia, passata successivamente al gruppo misto. Uomo di cultura, scrittore, lettore onnivoro, appassionato di storia, filosofia, religione, arte, politica, musica classica, letteratura e cavalli, il ministro trevigiano ha fin da subito annunciato che il suo programma sarà in continuità con quanto fatto da chi lo ha preceduto, Marta Cartabia. Ossia la strada delle riforme. Con l’obiettivo di focalizzare però le azioni su quelli che ha definito i temi concreti: a cominciare dalle carceri, preannunciando la riorganizzazione del sistema. Per Nordio infatti “la pena non coincide necessariamente con il carcere” e “l’esecuzione della pena deve essere certa, proporzionata e soprattutto equa, perché il primo giudice del giudice è l’imputato o il condannato”. Un tema che sta molto a cuore sia all’ex magistrato che alla
premier. “Nel nostro programma – ha dichiarato Nordio in occasione di una delle prime uscite pubbliche da ministro – c’è il potenziamento delle strutture edilizie delle carceri e delle risorse umane. Occorre costruire nuove carceri e migliorare quelle esistenti”. Secondo Nordio “la certezza della pena, che è uno dei capisaldi del garantismo, prevede che la condanna deve essere acquisita, ma questo non significa solo carcere e soprattutto non significa carcere crudele e inumano, che sarebbe contro la Costituzione e i principi cristiani”. Per il ministro della Giustizia il detenuto deve essere aiutato nel suo recupero, per non farlo diventare peggiore di quando è entrato in carcere.
Lunedì 7 novembre Nordio ha fatto visita al tribunale di via Verdi, incontrando giudici, magistrati e avvocati di una delle zone italiane con meno personale confermando quan-
to già assicurato subito dopo la sua nomina, ovvero il potenziamento degli organici di tribunale e Procura trevigiani, con l’obiettivo di renderli maggiormente efficienti, contribuendo in questo modo a semplificare le procedure e a risolvere una delle emergenze italiane, l’economia. “La lentezza dei nostri processi ci costa un 2 per cento di Pil, che significa 40 miliardi l’anno. C’è – ha ribadito il ministro – un eccesso di burocrazia intollerabile”. (s.s.)
La curiosità
Raccogliendo le lamentele dei senatori sull’età media dei componenti del governo circolate il giorno della fiducia a Palazzo Madama, il neoministro della Giustizia ha ben pensato di rispondere alle critiche con un comunicato stampa tagliente: “In effetti non credo che la saggezza coincida con la vecchiaia,
perché una persona a 40 anni –come diceva Marco Aurelio – ha visto tutto ciò che è, che è stato e che sarà. Ricordo tuttavia che il giovane Napoleone fu sconfitto in Russia da Kutuzov, a Waterloo da Blücher, che avevano il doppio della sua età e che Churchill celebrò la vittoria su Hitler all’età che ho io ora”. (s.s.)
A Treviso è tempo di campagna elettorale
Non sarà una campagna elettorale come tutte le altre quella della primavera 2023 a Treviso. Sino a qualche mese fa era pressoché scontata la vittoria a mani basse del sindaco uscente Mario Conte forte di sondaggi (riservati) incoraggianti e di un traino, quello della Lega, che nel capoluogo della Marca sembrava inarrestabile.
Il terremoto delle elezioni politiche dello scorso settembre, però, ha scombinato, e non poco, le carte facendo emergere inquietudini e qualche mal di pancia.
Il crollo della Lega Nord e il successo di Fratelli D’Italia, pur non potendosi mai confrontare elezioni politiche e amministrative, è destinato a rivedere profondamente i rapporti di forza tra gli alleati. Tema, questo, non proprio gradito allo stesso primo cittadino, almeno a quanto si dice, che di essere “circondato” in giunta e in consiglio da FDI non ne vorrebbe proprio sapere. A questo si aggiungano altri tre fattori decisamente non irrilevanti. Il primo è legato alle turbolenze in casa Lega: l’ala salviniana ha fatto incetta, i congressi non stanno sciogliendo tutti i nodi e il Veneto, almeno nella parte non completamente fedele al “Capitano”, è stato brutalmente dimenticato dalle parti di via Bellerio; per comprenderlo basta guardare alle scelte per Ministri e Sottosegretari.
Il secondo fattore arriva sino al Canal Grande: che il sindaco Conte e Luca Zaia non si siano mai troppo amati non è un grande mistero, ma sembra che questa relazione si sia ulteriormente raffreddata nei mesi passati quando il primo cittadino della Marca non avrebbe nascosto bene, nonostante i commenti ufficiali, le sue ambizioni di correre per la
successione al Presidente più amato d’Italia soprattutto se il “Luca Nazionale” fosse stato chiamato a ricoprire prestigiosi incarichi di governo.
Il terzo e non irrilevante elemento di turbolenza è rappresentato dalle molteplici inchieste giudiziarie che stanno mettendo sottosopra il Municipio trevigiano. Ipotesi di reato decisamente molto pesanti per atti che, se confermati, riguardano da vicino i soldi pubblici e la vita stessa dei cittadini, in particolar modo di quelli più in difficoltà.
È evidente che il sindaco Conte gode ancora di un fortissimo appeal tra i trevigiani, ma oggi la sua conferma senza dover fare troppa fatica non è più così certa come poteva apparire prima dell’estate.
A provare a rendere la vita ancora più difficile al sindaco uscente ci saranno il Partito Democratico e le liste civiche in una riedizione, di fatto, di quella formazione che nel 2013, con Giovanni Manildo alla guida, strappò il capoluogo della Marca a due veri totem del centrodestra: Giancarlo Gobbo e Giancarlo Gentilini.
Non ci sono ancora conferme ufficiali ma sembra che
la coalizione abbia deciso di stringere i tempi per mettere in campo, il prima possibile, Giorgio De Nardi, imprenditore “illuminato” nel campo del digitale. Un moderato ricco di carica umana e innovativa. L’obiettivo è quello di stringere attorno a De Nardi, che non sembra aver mai nascosto le sue simpatie per l’area politica del terzo polo, una larga coalizione che partendo dalla formazione di Renzi e Calenda tenga insieme anche i mondi della sinistra ambientalista passando, ovviamente, per il PD e la Civica di Franco Rosi, veri artefici di tutta l’operazione. A rendere il quadro un po’ meno lineare ci sarebbe un colloquio tra Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, e il Sindaco Conte: il tentativo in atto sarebbe quello di dar vita ad una civica centrista a sostegno dell’attuale primo cittadino che diventasse il primo partito della coalizione per contenere, in modo estremamente significativo, la forza di Fratelli D’Italia: prospettiva questa che, se si dovesse concretizzare, potrebbe portare il partito di Giorgia Meloni e del potente ministro trevigiano Carlo Nordio a considerare la corsa solitaria. (m.b.)
A provare a rendere difficile la corsa al bis di Conte la scelta (non ancora ufficiale) da parte del centrosinistra di un candidato ricco di carica umana e innovativa Ma il dialogo fra il sindaco uscente e Italia Viva rischia di azzoppare la creazione di una coalizione larga
Nuovo quartiere a Monigo Cantieri aperti nel 2023
Oltre 46 milioni di euro di fondi Pnrr e Pinqua, il progetto per la qualità dell’abitare. L’Ater di Treviso è pronta a investirli in edilizia residenziale pubblica, fra nuovi alloggi, manutenzioni straordinarie e riqualificazioni energetiche. La fetta più cospicua del gruzzoletto ma anche l’intervento più sostanzioso e sostanziale in termini di edilizia popolare e sociale riguarda Monigo. Un quartiere che cambierà la propria fisionomia in poco più di tre anni. Proprio grazie al Pinqua – di cui l’Ater è il principale soggetto attuatore dei progetti finanziati al Comune di Treviso per oltre 35 milioni di euro – le undici palazzine risalenti agli anni Cinquanta che sorgono fra la Strada Feltrina e via Cisole saranno demolite e ricostruite. Oggi ospitano 88 alloggi popolari: gli edifici diventeranno otto, con 1 39 appartamenti, 16 dei quali destinati al Comune di Treviso. “I lavori inizieranno nel 2023”, fa sapere il presidente dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale Mauro Dal Zilio, che annuncia la realizzazione, sempre nell’ambito dello stesso progetto Pinqua, di altri 24 alloggi nello stesso quadrante. “E non sono gli unici investimenti che abbiamo in programma in futuro”, fa sapere. Per quanto riguarda invece i fondi derivati dal Pnrr, Ater ha ottenuto l’approvazione di sette interventi edilizia di riqualificazione energetica su 113 alloggi a Treviso (viale Francia e via Irlanda), Villorba, Oderzo, Conegliano, Vittorio Veneto e Gaiarine, oltre all’acquisto nel capoluogo di un nuovo fabbricato in classe energetica A per 1,5 milio-
Approvato il progetto per la realizzazione della pista ciclabile
“Un intervento particolarmente atteso che, oltre a risolvere una serie di criticità, andrà a migliorare la rete di piste ciclabili che collegano i quartieri, rendendo la città sempre più accessibile e sicura”. Commenta così, il sindaco Mario Conte, l’intervento di 2,13 milioni di euro (inseriti nel programma “Italia City Branding 2020 –ParFum di Treviso: parchi e fiumi di Treviso in bicicletta dalla laguna alle colline”) che partirà nella seconda metà del prossimo anno e che avrà come oggetto via Santa Bona Vecchia. Il progetto definitivo è stato approvato e prevede la messa in sicurezza della strada con la realizzazione di una pista ciclo-pedonale bidirezionale sul lato est, nel tratto compreso tra via Fossaggera e via delle Verine. Verrà anche rifatta integralmente, sempre sullo stesso lato, la linea di illuminazione pubblica.
Nel dettaglio, la piattaforma stradale sarà riorganizzata per 1,3 chilometri con corsie da 2,75 metri, una banchina di mezzo metro, uno spartitraffico invalicabile di mezzo metro e una pista ciclo-pedonale larga 2 metri e mezzo, realizzata allo stesso livello dell’attuale sede stradale per garantire un confort e una sicurezza maggiore soprattutto in corrispondenza degli accessi carrabili.
“A lato della pista – spiega l’assessore comunale ai lavori pubblici Sandro Zampese –verranno realizzati nuovi fossi di guardia o saranno spostati quelli esistenti, mantenendo un argine a verde di un metro tra il ciglio-pista e il ciglio del nuovo fosso. Il fossato sul lato est, nei tratti in cui non sarà possibile mantenerlo per la presenza di recinzioni private, verrà tombinato, mentre gli accessi carrai esistenti verranno rifatti integralmente per garantire la continuità del deflusso idraulico”.
L’addio a Fabio Gazzabin
Zaia: “Quello che sono lo devo a lui”
Era il sindaco della sua Arcade. Ma Fabio Gazzabin – morto a 65 anni il 25 ottobre scorso – è stato molto di più. E non solo per la Lega, il partito nel quale ha militato al servizio delle istituzioni. “Una persona straordinaria, il cui operato è stato determinante per il Veneto”, ha detto il presidente della Regione Luca Zaia. Non è riuscito a trattenere le lacrime, il governatore, nel suo intervento di ricordo durante le esequie. Si erano conosciuti da giovani militanti, poi insieme a metà degli anni Novanta hanno iniziato a fare squadra in Provincia (dove è stato anche direttore generale) e da lì non si sono più lasciati: Fabio Gazzabin è stato l’amico, il braccio destro, il tutto fare, il risolutore di problemi, da via Cesare Battisti – quando divenne il punto di riferimento indiscusso degli Zaia Boys – a Palazzo Balbi, da Roma al ministero dell’Agricoltura fino al ritorno a Venezia, come capo
di gabinetto e segretario particolare del presidente. “Un amministratore di straordinaria competenza, una mente innovativa, capace di comprendere e anticipare criticità e problemi, fornendo nel contempo soluzioni efficaci. Grazie al suo lavoro, spesso dietro le quinte e senza notorietà alcuna, la nostra regione ha superato molte criticità”, ha detto Zaia, ricordando in particolare l’impegno che Gazzabin ha saputo mettere durante la gestione della pandemia.
Lasciando – e su questo tutti sono concordi, indipendentemente dalle bandiere politiche – una grande eredità. “Quello che sono lo devo a lui”, ha dichiarato Zaia davanti alla bara dell’amministratore, strappando nella generale commozione qualche sorriso agli oltre mille presenti alle esequie con aneddoti, modi di dire e con quel “noi due insieme a Roma sembravano Un americano a Parigi”. Fabio Gazzabin era malato da tempo, ma aveva preferito
È morto Walter Frandoli, architetto con il cuore biancoceleste
Il suo cuore era biancoceleste. Come i colori della maglia che ha vestito per tanti anni e come la bandiera di una città, Treviso, che ha servito su più fronti con la stessa passione che aveva mostrato sui campi da calcio. Walter Frandoli è morto il 20 ottobre scorso all’età di 72 anni all’ospedale di Oderzo, dove era ricoverato per un tumore a pancreas e fegato scoperto pochi mesi prima. Architetto, insegnante di educazione
fisica, allenatore e dirigente di calcio, Frandoli attualmente era membro del consiglio direttivo del Parco del Sile, delegato ai progetti speciali dalla Regione. L’ultimo degli incarichi. Nel 2003 era stato consigliere comunale ai Trecento sui banchi della Lega (partito al quale aveva aderito negli anni Novanta): un solo anno di presenza, per poi provare la corsa senza successo a Carbonera. Nello stesso anno entra nell’Israa in quali-
tà di vicepresidente di Fausto Favaro: ci resterà a lungo, per diciassette anni, contribuendo anche alla nascita del co-housing di Borgo Mazzini. Il Duomo gremito per salutarlo l’ultima volta, la maglia del Treviso sulla bara, i tifosi biancocelesti hanno testimoniato quanto fosse conosciuto e apprezzato. Da calciatore è stato uno dei protagonisti della mitica vittoria dello scudetto juniores del 1967/68 con la squadra allena-
Marcon: “Un punto di riferimento per Treviso e per il Veneto”
“Con profondo dolore, da parte mia e di tutta la Provincia di Treviso, esprimo il cordoglio per la scomparsa di Fabio Gazzabin – afferma Stefano Marcon, presidente della Provincia - punto di riferimento per Treviso e per il Veneto, non solo nel mondo della politica: un uomo che ha contribuito a scrivere la storia del territorio, a elevarlo e a valorizzarne le eccellenze, la cultura e le tradizioni. Una carriera che lo ha visto impegnato su tutti i fronti, nei primi anni del Duemila in qualità di direttore generale della Provincia, negli anni successivi
non farlo sapere. Anche questo nel suo stile, quello che lo portava a esserci, sempre e nonostante tutto. Pratico ma,
come capo di gabinetto in Regione e dal 2020 come sindaco, per la sua Arcade. L’esperienza, l’attenzione e la perseveranza nel suo operato hanno rappresentato e rappresentano tutt’ora, non solo per le Istituzioni e le Autorità, ma per tutte le Trevigiane e i Trevigiani uno dei cardini fondanti dello sviluppo identitario del nostro territorio”.
ta da Piero Bortoletto. Lo hanno accompagnato nell’ultimo viaggio, con in testa il capitano Silvano Colusso. “Ci hai seminati tutti per il campo, come quanto al Tenni seminavi gli avversari. Per me scompare un amico, per tutti una figura che ha caratterizzato la vita trevigiana in molti settori, dallo sport alla politica”, ha detto il presidente della Regione Luca Zaia quando ha appreso la notizia della morte di Frandoli.
sotto il baffo, un immancabile sorriso. Ha lasciato la moglie Marilena e le figlie Giulia ed Elisa. (s.s.)
Alle esequie il presidente della Regione in lacrime ha ricordato la figura dell’amico e braccio destro “Una persona straordinaria, una mente innovativa”Fabio Gazzabin con Luca Zaia e Umberto Bossi al Ministero dell’Agricoltura e ai tempi in cui era capo di gabinetto in Regione
Diocesi.
Il vescovo Tomasi nomina nuovi
collaboratori
Il Vescovo di Treviso Michele Tomasi ha cambiato alcuni fra i suoi collaboratori, ha nominato un nuovo assistente unitario per l’Azione cattolica, il delegato per la vita consacrata e ha affidato congiuntamente a un sacerdote e a un laico la responsabilità di lavorare per le collaborazioni pastorali. Nello specifico, don Mario Salviato – finora vicario episcopale per il coordinamento della pastorale – è il nuovo parroco del Duomo, oltre che delegato vescovile per la Cattedrale e parroco di San Martino Urbano. Al suo fianco, don Paolo Slompo, che da assistente dei giovani di Ac e Acr diventa vicario parrocchiale del Duomo e di San Martino Urbano oltre che delle parrocchie della collaborazione cittadina, con particolare responsabilità per la pastorale giovanile. Don Slompo mantiene la direzione del servizio diocesano di pastorale giovanile. Don Tiziano Rossetto lascia l’incarico di assistente degli adulti dell’Ac, mantenendo l’ufficio di codirettore dell’ufficio famiglia. Vicario episcopale per le collaborazioni pastorali è stato nominato don Antonio Mensi, dopo aver lasciato la parrocchia di Noale. L’incarico di assistente unitario dell’Azione cattolica, infine, è stato affidato a don Giancarlo Pivato, che rimane delegato vescovile all’Ordo Virginum, cappellano della Cappellania università di Treviso e assistente della Federazione universitari cattolici.
Giocare in Corsia.
Oltre 20mila euro dalla Run for Children
Un assegno da 20.117 euro a favore del progetto della Lilt “Giocare in Corsia”, che dal 1994 porta il sorriso ai piccoli pazienti dei reparti di pediatria degli ospedali di Treviso e Conegliano. È il contributo raccolto grazie alla Run for Children, la corsa benefica che si è tenuta il 9 settembre scorso in città. Arrivata alla quinta edizione e organizzata da Gianluca Sacilotto, Fabio Simionato e Norma Pezzutto, ha visto la partecipazione record di 1.912 iscritti: runner allenatissimi, camminatori appassionati, intere famiglie che si sono cimentati lungo i sette chilometri di tracciato. Con la loro iscrizione di 10 euro a testa (interamente devoluti alla Lilt) hanno contribuito alla donazione finale. U na storia di generosità crescente, quella della Run for Children: un evento che, edizione dopo edizione, è entrato nel cuore di tantissime persone, che hanno scelto di sposare la causa di una manifestazione che, sommando tutti gli anni, ha superato gli 80mila euro di donazione complessiva. Una linfa vitale per l’associazione. La corsa tornerà l’8 settembre 2023. Unico obiettivo, sempre raggiunto, vincere.
Ernia del disco? Tutto in un giorno, grazie alla chirurgia mininvasiva
La notizia è, se non rivoluzionaria, quantomeno di grande conforto per tutti coloro la cui vita è spesso condizionata dalla presenza di un’ernia del disco. Nel reparto di neurochirurgia spinale dell’ospedale Ca’ Foncello coordinata da Jacopo Del Verme, che fa parte della neurochirurgia diretta da Giuseppe Canova, recentemente è stata adottata con successo una tecnica mininvasiva che permette l’intervento e la dimissione direttamente in giornata.
“La nuova tecnica transforaminale endoscopica per effettuare la foraminotomia o l’asportazione di ernia del disco è ancora poco diffusa in Italia e viene applicata in pochi ospedali del Veneto. A Treviso viene eseguita grazie alla sinergia e alla collaborazione con varie realtà del Ca’ Foncello, come la direzione medica, l’ortopedia, la day surgery, anestesia e rianimazione, oltre a équipe infermieristiche e tecnici di neuroradiologia”, afferma Jacopo Del Verme, che spiega come la nuova tecnica abbia un successo equiparabile a quello tradizionale ma con vantaggi di ripresa e conservazione delle strutture anatomiche decisamente superiori. Si tratta di una patologia ab-
bastanza diffusa, che colpisce indifferentemente uomini e donne, più frequentemente sotto i 65 anni. Oltre questa soglia di età a presentarsi di più è invece la stenosi del forame, come conseguenza a un’artrosi degenerativa della colonna vertebrale.
Ma come funziona esattamente? “Per alcune tipologie di ernie del disco e delle compressioni radicolari da stenosi del forame intervertebrale viene utilizzato un endoscopio. Al paziente – spiega il neurochirurgo spinale dell’ospedale di Treviso – viene praticata una microincisione, della misura di circa un centimetro e mezzo, rispettando completamente le fibre muscolari che, a differenza di quanto avviene nell’approccio classico, non vengo-
no staccate dall’osso ma solo attraversate. In questo modo – continua lo specialista – si rispetta l’anatomia, permettendo così una veloce ripresa del paziente”. Nel giro di due ore il paziente può già alzarsi ed essere dimesso nella stessa giornata in cui è stato sottoposto all’intervento. “Una bella differenza, che riduce drasticamente sia i dolori postoperatori che i tempi di ripresa”, sottolinea Del Verme.
L’organizzazione per la presa in carico dei pazienti idonei alla procedura è già stata attivata: nel reparto di neurochirurgia è stato creato un percorso dedicato, con tanto di équipe, posti letto e sedute operatorie. La previsione è che saranno effettuati circa cento interventi l’anno. (s.s.)
Partita nell’Ulss 2 la campagna antinfluenzale 2022
È partita il 24 ottobre nell’Ulss 2 Marca trevigiana la campagna antinfluenzale. Le dosi (158.200 quelle ordinate) sono state distribuite negli ambulatori vaccinali, nelle case di riposo, ai medici di medicina generale, ai pediatri di libera scelta e alle farmacie aderenti. A queste si aggiungono le 1.100 dosi di vaccini in spray nasale destinato ai bambini dai due ai sei anni, disponibili dai pediatri. Per ricevere l’antinfluenzale è necessario prenotarsi sul portale dedicato del sito web dell’azienda sanitaria trevigiana (https://www.aulss2. veneto.it/campagna-vaccinazione-antinfluenzale-2022).
Nonostante la vaccinazione sia rivolta prioritariamente alle persone con più di 65 anni, il perdurare della pandemia da Covid-19 ha portato ad allargare la platea, includendo tutti coloro che hanno dai 60 anni in poi. Tutte queste persone possono ricevere il vaccino gratuitamente rivolgendosi al proprio medico di base, come pure chi rientra nelle categorie a rischio. I pediatri di libera scelta vaccineranno (nei propri ambulatori e nei locali messi a disposizione dal servizio di igiene e sanità pubblica) i propri assistiti dai sei mesi ai sei anni, oltre a quelli affetti da patologie croniche.
La Regione del Veneto ha
stilato un ordine di priorità delle categorie da vaccinare: operatori sanitari, ospiti delle strutture residenziali, soggetti a partire dai 60 anni di età, donne in gravidanza, soggetti affetti da patologie croniche che aumentano il rischio di complicanze da influenza, bambini dai sei mesi ai sei anni, familiari e contatti di soggetti a rischio di complicanze, donatori di sangue, personale a contatto per lavoro con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani. Chi non rientra in questa lista può richiedere comunque la vaccinazione agli ambulatori vaccinali pagando la tariffa di 10 euro.
Ridotti drasticamente i dolori post-operatori e i tempi di ripresa del paziente.
La previsione è di circa 100 interventi l’anno
Una promessa che dura tutta la vita Scout oggi, cittadini coraggiosi domani
I l 10 novembre 1922 il quotidiano di ispirazione cattolica “L’Avvenire d’Italia” diede notizia, a pagina 4, che a Treviso era nato il primo reparto di esploratori “San Liberale”, guidato dal ragionier Fiorenzo Cimenti e dal cappellano don Silvio Zavan. Cento gli aderenti. Cento come gli anni che hanno appena compiuto gli scout del Treviso 1, celebrati con una mostra allestita nella sede del clan sopra il Battistero del Duomo, con una serata di fuoco di bivacco alla chiesa Votiva a cantare le canzoni che hanno accompagnato generazioni di ragazze e ragazzi col fazzolettone al collo, con l’alzabandiera e il quadrato ai Bastioni San Marco, la messa a San Nicolò, il pranzo di gruppo a Sant’Anna. E una serata di apertura, negli Spazi Bomben della Fondazione Benetton Studi e Ricerca, in cui fare il punto e capire come e quanto la pedagogia proposta dall’Agesci costituisca ancora oggi un metodo educativo valido per la formazione di cittadini coraggiosi. Perché al di là delle foto storiche, degli archivi e dei cimeli che emozionano chiunque abbia preso parte alla vita associativa del gruppo, quello che gli organizzatori del Centenario hanno voluto mettere in evidenza è che la storia continua: dare spazio alla memoria è importante, ma la memoria è una base granitica per guardare al presente, fra nuove frontiere e nuove sfide.
Un gruppo, quello del Treviso 1, che alla fine della Prima Guerra Mondiale trovò fra i suoi massimi sostenitori Enzo Demattè, trentino di nascita e trevigiano di adozione: scrittore, saggista e poeta, Demattè fu consigliere comunale ai Trecento, assessore alla cultura e alla gioventù nella giunta guidata dal sindaco Bruno Marton. Fu lui, considerato
“padre” del gruppo, a rifondare l’Asci che il fascismo aveva messo fuorilegge. Dirigente regionale e nazionale dal 1946 al 1966, Demattè diede un forte impulso allo sviluppo del movimento, in un momento storico nel quale molti sacerdoti consideravano lo scoutismo controcorrente rispetto all’Azione Cattolica. I suoi scritti, conservati in Fondazione Benetton, testimoniano i valori e le azioni (fra tutte, la presenza attiva nei giorni tragici della catastrofe del Vajont) degli associati. È lecito chiedersi, in un’occasione come questa, se e quanto lo scoutismo possa essere ancora importante nello sviluppo sociale e comunitario di una città. Forse la risposta più bella è quel branco di lupetti che sopravvive a sè stesso nel quartiere di Santa Bona: un quartiere popolare, di periferia, in cui negli anni Ottanta la parrocchia chiedeva proprio agli scout di farsi carico del disagio. Che all’epoca significava soprattutto droga. Qui, in un territorio che negli anni è profondamente cambiato dal punto di vista sociale e dei bisogni, adesso è la scuola e non più la parrocchia l’agenzia di reclutamento di nuovi lupetti. E quel branco, che alla fine del primo decennio del Duemila sembrava destinato a chiudere i battenti, è sempre più numeroso, multietnico, include musulmani e non credenti. Scoutismo quindi come capacità di ascolto dei fenomeni del territorio, come chiamata per la frontiera. Con una missione – fedele a quello “Scouting for boys” di Lord Robert Baden Powell, pubblicato nel 1908 e dopo oltre un secolo modello educativo in tutto il mondo – che è sempre di più una sfida: affrontare con uno sguardo di speranza e di coraggio l’educazione dei bambini e dei ragazzi, per dare im-
pulso e direzione alla ricerca di un bene comune sempre più vero e rispettoso delle singole persone e delle comunità. Insomma, gettare le basi per la realizzazione di cittadini consapevoli e coraggiosi. Ragazze e ragazzi oggi, donne e uomini domani, per i quali (proprio come nel titolo della serata introduttiva, tratto da una delle canzoni simbolo della Route nazionale del 1986 ai Piani di Pezza in Abruzzo alla quale presero parte 14mila rover e scolte) stare buoni non basta. Per cambiare il mondo bisogna agire, mettersi a disposizione, servire. Del resto – come ha ricordato Andrea Cereser, ex scout e ora sindaco di San Donà di Piave, che ha portato la propria testimonianza – dentro quella legge scout sulla quale si promette da piccoli le basi ci sono tutte per continuare anche da adulti a diffondere i valori e lo stile dello scoutismo. Una promessa che dura tutta la vita.
“La fiducia siamo noi” Successo per la quinta edizione
iamo votati alla fiducia, perché nella ricerca della fiducia si costruisce l’essere dell’uomo, la meraviglia dell’uomo. Il segreto della fiducia è il prossimo, l’altro, l’alterità. La fiducia siamo noi”. Con queste parole del presidente e licenziatario Nicolò Rocco, sulle note di una versione per archi del brano “Fix You” dei Coldplay a cura del gruppo “Le Corde del Mondo”, si è aperta sabato 22 ottobre in un Teatro Comunale Mario del Monaco tutto esaurito la quinta edizione di TEDxTreviso. File rouge dell’appuntamento trevigiano della conferenza americana è stato la fiducia: in noi stessi, negli altri, nella società, nelle istituzioni, nel futuro.
Dopo i saluti degli assessori Lavinia Colonna Preti e Alessandro Manera, dieci speaker si sono alternati sul cerchio rosso posto al centro del palco, con la conduzione del pomeriggio affidata a Gaia Dall’Oglio, fondatrice del progetto digitale veneto Sgaialand.it, e Andrea Lorenzon, creatore di “Cartoni morti”. Il primo speaker a salire sul palco, il Ceo di HOPE Sicaf Claudio Scardovi, ha posto l’accento sulla fiducia nella finanza e sulla speranza nel futuro che, se insufficienti, devono essere sostenuti “dall’azione e dalla resilienza rispetto a ciò che ci attende”. Il professore di Filosofia del diritto Federico Reggio ha poi introdotto il dibattuto tema della giustizia riparativa che pensa al reato come lesione a persone e relazioni, da cui scaturisce l’obbligo di mettere in atto azioni che ricostituiscono la fiducia sociale. Reggio ha invitato a pensare a un diritto che non è sull’uomo, ma per l’uomo, cambiando prospettiva e messa a fuoco. “La mente si crea quando si è in relazione con le persone”, è stato uno degli spunti dello speech di Gerardo Favaretto, ex direttore del Dipartimento di Salute mentale dell’Ulss 2 Marca trevigiana, che ha portato all’attenzione del pubblico il tema della salute mentale e della reintegrazione delle persone con disturbi mentali nella società. Quarto speaker sul palco del Teatro del
Monaco l’attesissima mamma di Geronimo Stilton Elisabetta Dami, che ha raccontato come il topo più famoso d’Italia sia nato dal desiderio di esprimere il proprio istinto materno e di ritrovare fiducia nella vita dopo aver scoperto di non poter avere figli. “Grazie a Stilton – ha confidato prima di salutare i volontari della Lilt Treviso ‘Giocare in corsia’ – ho avuto il mio lieto fine: sono la mamma di milioni di bambini. Bisogna sempre avere fiducia nel lieto fine se riusciamo prima di tutto a immaginarlo con la fantasia”. Tommaso Ebhardt, il giornalista di Bloomberg autore delle biografie di Sergio Marchionne e Leonardo Del Vecchio, ha portato al TEDxTreviso l’immagine del rugby come sport di estrema verità che aiuta a capire che “da soli valiamo poco e non si fa nulla senza il sostegno degli altri”. Stefano Simontacchi, presidente della Fondazione Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano, ha parlato della fiducia e della gratitudine come punti di partenza di una “reazione alchemica che trasforma la nostra vita in creatori”. Secondo Simontacchi “per vivere una vita consapevole dobbiamo rimuovere paura, colpa e aspettativa e la paura si vince con la fiducia”. Ancora, l’ingegnera aerospa-
ziale Chiara Cocchiara, che ha spiegato come l’infrastruttura spaziale possa portare benefici sulla terra: maggiore accesso alla sanità, infrastrutture più veloci e contrasto al cambiamento climatico. Tracy Eboigbodin, vincitrice dell’undicesima edizione di MasterChef Italia, ha parlato della fiducia in una cucina diversa dalla propria e in sé stessi per poter ispirare gli altri: “Non sempre ciò che non conosciamo deve nuocerci, bisogna provare”. Monica Manto, direttrice generale di Acquevenete, ha raccontato che in Italia soltanto un cittadino su tre beve acqua dell’acquedotto: “Non c’è fiducia senza conoscenza. Il successo del risultato – ha dichiarato – dipende per metà dalla fiducia e la fiducia si conquista con l’altra metà di azioni concrete”. A chiudere un’edizione alla quale hanno preso parte 680 spettatori il quartetto d’archi “Le Corde Del Mondo”, gruppo di musicisti provenienti da Serbia, Venezuela e Polonia, contaminazione sonora di culture e tradizioni musicali fondata sulla fiducia che con la sua musica ha messo le ali alle riflessioni di un sabato pomeriggio sempre molto atteso, organizzato grazie a un gruppo di cinquanta volontari.
Marika AndreoliDal cerchio rosso posizionato al centro del Teatro Comunale sono arrivate riflessioni ed emozioni.
La più attesa, Elisabetta Dami, “mamma” di Geronimo Stilton.
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Chiusura in musica con i giovani archi delle Corde del Mondo
“STEDxTreviso. Dieci speaker e un unico filo conduttore al teatro del Monaco Tutto esaurito al Teatro Comunale per la quinta edizione di TEDxTreviso. Nella foto in basso i volontari di “Giocare in Corsia” con Elisabetta Dami
“Lo strappo sospeso”, viaggio nel lutto da Covid per guarire e trovare una via di uscita
“Elaborare un lutto chiede l’interruzione dell’incredulità. Hai bisogno di vedere il corpo, livido nella bara, hai bisogno di sfiorare la fronte fredda, di posare un bacio, di strisciare una carezza sulla pelle atona di un volto ricomposto. Dopo non stai meglio, no, però ricominci a lavorare sull’assenza, a rassegnarti, a capire la morte”. Con queste parole Lidia Ravera, scrittrice e giornalista, introduce il libro della collega Valentina Calzavara “Lo strappo sospeso” (Edizioni Tab). Un viaggio nel lutto da Covid-19, quando tutto quello che Ravera indica come necessario per andare oltre non c’è stato, non si è potuto avere, è mancato. Morti senza commiato e ferite ancora aperte, strappi sospesi in chi è rimasto e nella comunità. Calzavara si interroga e interroga: cosa si prova? c’è una via di uscita?
Con delicatezza, sensibilità e grande capacità di ascolto, l’autrice – che ha ricevuto per questo libro una lettera di apprezzamento da Papa Francesco – racconta le storie personali di chi ha vissuto questa tragedia collettiva, ne segue le cicatrici, delinea i contorni della singola sofferenza che è sempre diversa ma che allo stesso tempo accomuna. Un dolore al quale cerca, grazie all’aiuto di un gruppo di esperti, di trovare risposte propositive per provare a rinascere. Il dolore, il silenzio, la rabbia, la solitudine, la perdita, il trauma, la colpa, gli altri, il corpo, il gruppo, la cura, la fede: tredici capitoli, tredici racconti toccanti, tredici dialoghi. “Ogni testimonianza è un racconto in cui specchiarsi, per similitudine o per antitesi, l’occasione per riconoscere il proprio dolore in quello degli altri. È – spiega la giornalista e scrittrice – l’esperienza di un testamento emotivo altrui in cui trovare qualcosa di utile anche per noi”. Calzavara per ogni tema-capitolo ha intervistato un esperto: il sociologo Domenico De Masi, la psicologa Maria Rita Parsi, l’antropologo Marco Aime, la giornalista Annalena Benini, il tanatologo
trevigiano Lorenzo Bolzonello, la bioeticista Luisella Battaglia, il filosofo Massimiliano Valerii, gli psicologi David Lazzari e Pasquale Borsellino, la psicoterapeuta Vera Slepoj, la criminologa Roberta Sacchi, il medico Antonella Vezzani, la teologa Lucia Vantini. Un viaggio in tutta la penisola, in cui trovano spazio – oltre a quella del tanatologo Bolzonello – anche le testimonianze di alcuni trevigiani: padre Felice Chech, cappellano dell’ospedale Ca’ Foncello; Moreno Agostini, primario di
rianimazione a Montebelluna durante le prime ondate della pandemia; Paola Carmignola, infermiera a Treviso; e Ivan Trevisin, titolare delle omonime onoranze funebri. Non è un libro facile da affrontare, perché entrarci significa ripercorrere una strada che vorremmo dimenticare in fretta. Ma è un libro necessario per guarire, elaborare il lutto e dare un senso alla vita di chi non c’è più. Oltre che alla nostra. “Nessun momento, anche il più drammatico, è inutile se può essere raccontato. Nessun dolore è definitivo se può essere liberato dal senso di angoscia. Solo così – spiega Valentina Calzavara – potrà rovesciarsi nel suo contrario. I morti ci mancano e sarà così per sempre, ma se si continuerà a dire di loro non li avremo mai definitivamente perduti”.
Sara Salin• Chi è Valentina Calzavara
Nata a Padova nel 1987, è giornalista professionista e scrive per i quotidiani veneti del Gruppo GEDI. Ha realizzato reportage sulla condizione femminile in Nicaragua, sulla ricostruzione postterremoto ad Amatrice, sulle rotte migratorie nei Balcani e al Brennero, sugli sbarchi fantasma a Lampedusa. Ha vinto il premio Inviato speciale Florindo Borzicchi, ricevuto la menzione speciale al Premio di scrittura Montanelli, il Premio internazionale di giornalismo Cristiana Matano e il Premio nazionale Luciano Donelli. Con il collega Daniele Ferrazza ha pubblicato il libro “Diversi da prima”.
#Regione
L’intervista. L’assessore regionale Federico Caner analizza il bilancio del 2022 e traccia la rotta per il futuro
In Veneto è di nuovo boom turistico “Crescita notevole, flussi a livello 2019”
l 2022 è stato un anno molto buono. Un po’ alla volta stiamo recuperando le presenze e i dati del 2019, che continua a rimanere l’anno dei record. Ma se paragoniamo il 2022 al 2021, dove una ripresa turistica c’era già stata, la crescita è notevole”. È tempo di bilanci per il turismo in Veneto. L’assessore regionale al Turismo Federico Caner guarda alla stagione estiva appena conclusa e traccia la rotta per il futuro. Assessore, è soddisfatto?
“Se guardiamo agli ultimi mesi dell’estate, in particolare luglio e agosto, siamo sotto di circa un tre per cento delle presenze rispetto al 2019, che era l’anno pre-pandemico. Quindi direi che il 2022 è stato un anno molto performante, soprattutto nella stagione estiva. Ci mancano i dati di settembre e di ottobre che, grazie al bel tempo, sono stati sicuramente più importanti non solo rispetto al 2021 ma addirittura agli stessi mesi del 2019. Penso che chiuderemo l’anno a livelli quasi simili a quelli di quell’anno considerato storico per il turismo. Tutto dipenderà da come si presenterà la stagione invernale, in
particolare in montagna: non solo dovremo capire se avremo neve, ma cosa succederà con i costi energetici, che stanno mettendo in difficoltà sia gli imprenditori legati al mondo della ricettività sia in particolare gli impiantisti, compreso chi produce neve artificiale”. Nelle grandi città in questi ultimi mesi ci sono stati numeri importanti, che però portano con sé anche altrettanto grandi criticità in una città come Venezia. Come va affrontato il problema?
“Venezia è un caso emblematico e non solo per il Veneto, perché fa scuola a livello nazionale e internazionale sulla gestione dei flussi turistici. Non c’è solo Venezia a subire l’over tourism, ma anche Padova e in particolare Verona. Bisogna cercare di prevenire, già con i tour operator internazionali, il fatto di poter accedere alla città solo su prenotazione. Il problema diventa la gestione dei pendolari, cioè di chi arriva in città al mattino per uscirne la sera. Molti di questi arrivano da fuori regione. A livello regionale siamo favorevoli alla gestione dei flussi e anche alla chiusura
della città inserendo una tassa di accesso per i turisti, ma non lo siamo a far pagare una tassa specifica ai veneti. Più che turistico, è un aspetto identitario, storico e culturale, perché Venezia è il nostro capoluogo regionale e la sua accessibilità per un veneto deve avvenire sempre. Poi ci sono situazioni particolari, come il carnevale, in cui una chiusura della città anche ai veneti può essere necessaria a evitarne l’invasione e tutelarne la fragilità”.
Recentemente la Regione ha ampliato l’offerta del cosiddetto turismo emozionale, introducendo le stanze panoramiche in quota. Di cosa si tratta?
“Tutto nasce da prodotti turistici che esistono già in montagna. Abbiamo casi specifici di persone che hanno potuto avere stanze con una superfi-
cie vetrata molto allargata e che danno la possibilità di vivere un’esperienza unica, 365 giorni all’anno, sopra i 1.600 metri di quota. Per concedere agli imprenditori questa nuova soluzione l’abbiamo inserita nella legge turistica. Ovvio che deve avvenire in un processo amministrativo più ampio, con l’assenso del territorio, con attenzione ambientale e rispetto della sostenibilità, considerato che siamo in un sito Unesco. La nostra non è una deroga tout court: le stanze sono vicine ai rifugi esistenti. Abbiamo aperto una nuova possibilità ricettiva, che a livello mondiale esiste già”.
Ci sono già delle stime su come saranno, a livello turistico, i prossimi mesi?
“Abbiamo dato vita all’Osservatorio turistico federato, non
solo per raccogliere i dati ma per elaborare una previsione dei flussi. Posso già dire che abbiamo un tasso di occupazione per dicembre, a oggi, del 27 per cento come prenotazioni. Un dato che più elevato rispetto allo stesso periodo del 2019 e quindi la previsione è di un inverno buono, fatta salva la presenza o meno della neve”.
Qual è la ricetta vincente per un turismo di qualità, ma al contempo sostenibile e moderno?
“Il turismo è cambiato e ne va seguita la linea: un turismo green e slow. Penso ad esempio al cicloturismo, esploso in tutto il Veneto grazie alla pedalata assistita. Un turismo alto spendente, che garantisce un ritorno economico molto importante. Credo sia questa la direzione, perché non dobbiamo crescere in termini di numeri, ma dobbiamo aumentare la redditività abbassando le presenze, soprattutto nei siti più sensibili. Un prodotto turistico innovativo, con un’offerta integrata di servizi di qualità. Elevando l’offerta potremmo diventare molto più competitivi”.
Sara SalinIl primo caso di “sbarco selettivo” a Catania è – grazie a Dio – naufragato miseramente. Lo stesso concetto è ripugnante, assieme a quello di “carico residuale” usato dal ministro degli Interni. Stiamo parlando di uomini: prima di tutto ci vuole dignità.
Il problema dei migranti non si risolverà finché l’accordo di Dublino del 2003, modificato ma non sostanzialmente nel 2013, non cambierà e imporrà una solidarietà europea di largo raggio. L’Italia non può essere lasciata sola, ma l’Italia non può lasciare le persone in mare. La vicenda che s’è consumata a Catania, risolta dai medici dell’Asl, dovrebbe insegnare al governo italiano che la politica del pugno duro non è efficace. Così anche il facile trionfalismo dimostrato da Roma
Il Punto
Migranti, la politica s’è rotta
di Antonio Di Lorenzoè una strada sbagliata: la prova è nella crisi diplomatica che s’è aperta con la Francia e ha ribaltato un accordo che sembrava concluso. Dall’intesa alle polemiche con Francia ed Europa: il debutto del governo italiano in materia è stato dei peggiori.
Sul tema, vanno anche ricordati alcuni dati, come ha fatto Andrea Purgatori. Da quando il governo Meloni s’è insediato, sono arrivati in Italia 9000 migranti. Di questi solo 857
sono stati recuperati dalle navi delle Ong. È quindi totalmente falsa l’idea che siano le Ong ad attirare i migranti. Quelli non salvati dalle organizzazioni, sono stati bloccati o raccolti dalla finanza o dalla guardia costiera. Fermiamo anche loro?
Inoltre, l’agenzia europea del diritto di asilo, Easo, spiega che nel 2021 le richieste di protezione internazionale dei migranti hanno riguardato: la Germania con 191 mila, la Francia con
121 mila, la Spagna con 65 mila, l’Italia con 53 mila. È falso, dunque, che noi siamo il Paese che riceve un danno maggiore dall’immigrazione.
“IASCOLTA IL PODCAST DE IL PUNTO
Le iniziative. Il sindaco Brugnaro: “coinvolta l’intera città”
A Venezia è di scena il Natale
Luci, ghirlande e alberi addobbati per accogliere l’appuntamento più atteso dell’anno. Si avvicina il Natale e la città di Venezia si è già attrezzata installando le luci che saranno accese dal 21 novembre e che illumineranno calli e campi, strade e piazze dell’intero territorio comunale. Si intitola “A Venezia è di scena il Natale”, il calendario di eventi – promosso dal Comune di Venezia e Vela spa – che saprà ricreare la magia delle feste natalizie e accogliere residenti e turisti con una serie di appuntamenti per tutte le età.
A dare il via sarà proprio l’accensione delle luminarie, a partire dal 21 novembre, giorno della Festa della Salute.
Grande attenzione sarà data, quest’anno, al rispetto dell’ambiente, limitandone l’impatto e i consumi attraverso un preciso piano di date di accensione e di spegnimento a fasce orarie e con l’utilizzo totale di lampade con tecnologie led a basso consumo. Grazie ad una attenta gestione delle accensioni, sia in termini di orario che di giornate, il costo complessivo dell’energia elettrica sarà pari a quello dell’anno precedente.
Ad illuminarsi saranno la Strada Nuova, principale porta d’accesso a Venezia, nodo di connessione tra la città d’acqua e la città di terra, così come Piazza San Marco e l’area marciana, e le diverse direttrici nei sestieri di Santa Croce, Cannaregio, San Polo, Dorso-
duro, San Marco e Castello. Le luminarie in centro storico a Venezia vedono collaborare il Comune di Venezia, Vela Spa, e Camera di Commercio di Venezia, per sostenere in questo Natale chi vive e visita la città.
Inoltre American Express, ancora una volta attivo del progetto in veste di sponsor delle luminarie nelle aree di Piazzale Roma, Lista di Spagna e Strada Nuova, partecipa in particolare a supporto del tessuto commerciale veneziano.
Cuore del Natale a Mestre sarà Piazza Ferretto che, con le aree centrali adiacenti, così come tutte “le città di Venezia” dalla terraferma alle isole, incanterà con luci e addobbi scintillanti per regalare sensazioni di stupore e meraviglia ai bambini.
In Piazza Ferretto , che rappresenta il luogo ideale per gli acquisti natalizi e per vivere lo spirito delle festività in un ambiente raccolto e accogliente, sarà protagonista un grande albero, insieme alle installazioni natalizie, vere e proprie sculture di luce, che da Piazza Ferretto si estenderanno lungo le principali vie dello shopping a Mestre: dalle più centrali come viale Garibaldi, corso del Popolo, via Piave, via Carducci, via Miranese, via Circonvallazione, piazzale Leonardo da Vinci, viale San Marco, via Torre Belfredo, a quelle più esterne, fino a raggiungere anche i centri di Campalto, Chirignago, Favaro, Gazzera, Marghera, Tessera, Trivignano e Zelarino
Un flusso quasi continuo di luci – anche nelle isole della Laguna, dal Lido a Pellestrina, da Murano a Burano fino a Sant’Erasmo e Vignole – per illuminare ogni comunità del territorio veneziano. A seguire, il 25 novembre sarà acceso l’albero in Piazza Ferretto, mentre il 2 dicembre sarà la volta dell’albero in Piazza San Marco. Dal 25 di novembre, a Mestre si aprirà anche la tanto attesa pista di pattinaggio su ghiaccio e i mercatini con le tradizionali casette in legno che ravviveranno le vie principali della città, Piazza Ferretto e via Poerio, grazie a prodotti artigianali e delizie gastronomiche, mentre il profumo di cannella e vin brulé si diffonderà nell’aria. Il 3 dicembre sarà inaugurata anche la pista di pattinaggio di Venezia, mentre quella allestita in Piazza Mercato a Marghera aprirà i battenti già dal giorno di San Martino.
“Venezia vuole celebrare il Natale del 2022 mantenendo vivi i simboli della tradizione, come le luminarie diffuse sul territorio e i grandi alberi addobbati a festa – afferma il Sindaco Luigi Brugnaro – simboli di vita nuova al quale tutti noi guardiamo con fiducia e speranza dopo questi ultimi difficili anni, che faranno riassaporare l’emozionante clima natalizio ai nostri concittadini e a chi sceglierà di visitare il nostro territorio. Le luminarie, che anche quest’anno abbiamo voluto diffuse, ma anche
gli alberi addobbati a festa e posizionati nelle nostre piazze, diventano elementi che scaldano questo periodo dell’anno e che ci accompagneranno nei prossimi mesi per sottolineare la voglia di far risplendere questo nuovo spirito. Nelle nostre piazze troveremo percorsi illuminati, mercatini e tante attrazioni che ci inviteranno a tornare bambini. Nella luce, simbolo della rinascita spirituale e culturale, Venezia si presenta e presenta i suoi luoghi più belli e più vissuti, dove condividere gioia e calore. Venezia, le sue isole e la sua terraferma saranno luoghi di magia e di emozioni, dove non mancheranno occasioni di confronto artistiche, musicali e culturali per ricordarci che il Natale è anche un momento di pensiero e di crescita”.
Ma il Natale 2022 porta a Venezia anche occasioni per scoprire il ricco patrimonio culturale della città, con tutti i musei cittadini aperti durante le festività natalizie alla scoperta della grande offerta del sistema museale, a partire dalle mostre “Anselm Kiefer” – a Palazzo Ducale fino al 6 gennaio – e “Kandinsky e le
avanguardie” al Centro Culturale Candiani di Mestre fino al 21 febbraio 2023.
Non mancheranno corse di Natale e la tradizionale Festa della Befana, ma la musica non sarà da meno accogliendo il Natale con i tradizionali concerti in Basilica di San Marco e nel Duomo di Mestre a dicembre per proseguire poi con il Concerto di Capodanno al Teatro La Fenice, diretto da Daniel Harding, domenica 1 gennaio 2023 (in diretta su RAI 1 alle ore 12.20).
Per i più piccoli o per gli amanti delle attività sportive, si potrà scegliere di pattinare su scenografiche piste di ghiaccio a Venezia, Mestre e Marghera nelle quali si svolgeranno anche esibizioni di pattinaggio, animazione con dj set e sfilata di cosplayer. E poi i tradizionali e immancabili concerti, attrazioni e spettacoli per adulti e bambini per rivivere assieme la bellissima fiaba di Natale, una cartolina di puro incanto e meraviglia in uno dei luoghi più suggestivi al mondo.
Tutto il programma sul sito del Comune di Venezia, sul sito e sui canali social di Venezia Unica
“Volti & Storie”, quaranta protagonisti si raccontano nel libro di Domenico Basso
F
irme del giornalismo e della cultura, celebrità del mondo del cinema, dello spettacolo e dello sport. Quaranta volti e altrettante storie di protagonisti italiani. Vita, aneddoti e curiosità di donne e uomini vincenti. “Volti & Storie”, edito da Edizioni Antiga, è un viaggio che Domenico Basso ha compiuto nella sua attività di giornalista, sia televisivo che della carta stampata, alla ricerca di storie e di vite vissute intensamente convinto che dietro ad ogni volto ci sia una bella storia da raccontare e spesso da prendere come esempio. Tanti i nomi illustri inseriti in questa galleria di personaggi. Ci sono direttori di giornale come Luciano Fontana, Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti. Volti noti della tivù come Bruno Pizzul e Marino Bartoletti ma ci sono anche esponenti del mondo politico come Carlo Nordio, Luca Zaia e Luigi Brugnaro. E ancora protagonisti del cinema e della televisione come Fabio Testi, Debora Caprioglio e Francesca Cavallin.
Raccontano le loro storie anche celebri cantanti come Donatella Rettore, Red Canzian, Jalisse, Mal, Bobby Solo, Sabrina Salerno. Ma anche Arrigo Cipriani, Don Antonio Mazzi, Sammy Basso, Andrea Stella e il fotografo Oliviero Toscani si sono svelati davanti alla penna o al microfono di Domenico Basso. Non potevano mancare in questo viaggio in cerca di storie anche gli scrittori Fabrizio Caramagna, Stefano Zecchi e Irene Cao.
Spazio naturalmente anche ai
protagonisti dello sport. E anche qui sono molti i nomi eccellenti: Andrea Lucchetta, Sara Simeoni, Gabriella Dorio, Manuela Levorato, Kristian Ghedina, Adriano Panatta, Renzo Furlan, Francesco Guidolin, Gianfranco Zigoni, Giancarlo Pasinato, Ivano Bordon, Claudio Pasqualin e l’arbitro internazionale di calcio Daniele Orsato. Ma non poteva mancare in questa raccolta il racconto-incontro con Paolo Rossi, poco prima della sua scomparsa a cui si è aggiunto anche quello con
la moglie, Federica Cappelletti, pochi mesi dopo che lo stadio Menti diede l’ultimo saluto al suo Campione. E a proposito di Paolo Rossi, nell’introduzione a “Volti & Storie” l’autore scrive: “Mi sarebbe piaciuto consegnargli una copia di questo libro con una dedica semplice, un po’ come lo era lui: A Paolo, Campione gentile”. Il debutto del libro è stato a Treviso, nella sede di rappresentanza di Assindustria Veneto Centro. Oltre all’autore sono intervenuti il neo ministro della
Nel corso del dibattito si è parlato di efficientamento dei tempi della giustizia in Italia. Carlo Nordio: “Spero di fare un buon lavoro in questo mio incarico. Se un imprenditore vuole aprire un’attività in Italia è soggetto a leggi complesse e contradditorie. Serve semplificare le procedure e individuare le compentenze, oltre a sfoltire il numero di leggi esistenti. Cambiare la giustizia può avere effetto anche sull’economia, evitando la perdita del PIL oggi esistente dovuta all’inefficienza della nostra giustizia. Potremmo recuperarne il 2% circa in questo modo”. “Nordio è capace e competente, è stato un grande procuratore a Venezia, una delle anime più forti nei periodi bui, persona con la schiena dritta, lo ricordiamo con stima” ha sostenuto Luigi Brugnaro nel suo intervento.
Con l’operazione CONTRO...CORRENTE dai energia al tuo mercato, risparmia con noi e con le nostre offerte!La pubblicazione. Prima uscita pubblica per il neo ministro della Giustizia Carlo Nordio Giustizia Carlo Nordio, alla sua prima uscita pubblica dopo la nomina al governo, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e il sindaco di Treviso Mario Conte. Domenico Basso e Carlo Nordio Da sinistra: Mario Conte, Carlo Nordio, Luigi Brugnaro, Elena Donazzan e Domenico Basso
Valore delle relazioni e impegno sociale
Favorire un modello di sviluppo fondato su processi solidali e relazioni all’interno delle comunità, sperimentando soluzioni innovative per far crescere e rinnovare il tessuto industriale ma anche per generare impatti sociali e ambientali positivi: su questa direttrice si muove la strategia di responsabilità sociale d’impresa di Aspiag Service che ha scritto nel proprio DNA la volontà di essere parte attiva nel sostegno ai territori e alle comunità che la ospitano. Questa scelta si concretizza in moltissime iniziative a sfondo sociale che il marchio Despar promuove per restituire alla collettività parte di quanto ricevuto.
La lotta allo spreco alimentare, che vede Despar in prima linea da ormai vent’anni insieme a Fondazione Banco Alimentare e Last Minute Market, ne è un esempio. Un impegno che ha permesso di creare una solida rete con oltre 200 associazioni e strutture caritative a cui vengono donati i prodotti alimentari in eccedenza, evitando gli sprechi alimentari, un impatto ambientale negativo e aiutando le persone più bisognose nelle comunità. Nel solo 2021 sono state 1.400 le tonnellate di prodotti alimentari raccolte che hanno permesso di preparare oltre 3 milioni di pasti destinati alle persone più in difficoltà. La quantità totale di merce recuperata ha inoltre consentito di non sprecare più di 4.800 tonnella-
te di CO2 emessa per produrre gli alimenti recuperati. A questo impegno si affianca l’adesione di Aspiag Service alla Giornata nazionale della Colletta Alimentare promossa da Banco Alimentare, alla quale l’azienda partecipa da oltre 14 anni.
L’impegno verso le comunità si concretizza anche in attività di charity in tutte le regioni in cui Aspiag Service è presente: nel 2021 sono stati destinati quasi 1,3 milioni di euro a supporto di raccolte fondi, donazioni, sponsorizzazioni sportive e culturali.
Tra le iniziative più significative troviamo ad esempio “Il mondo ha bisogno delle donne”, l’attività di charity che da otto anni consente di supportare progetti e associazioni che si occupano di diritti e benessere delle donne,
oltre che di lotta alla violenza di genere.
Nel 2022, in Veneto, il ricavato dell’iniziativa è stato devoluto all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar, centro di eccellenza internazionale per la ricerca e la cura dell’endometriosi, a conclusione dell’attività di sensibilizzazione e prevenzione svolta da Despar negli istituti superiori del Veneto.
Essere al fianco del territorio per l’Abete si concretizza anche in attività solidali a supporto di realtà locali come dimostrano, in Veneto, le donazioni di alimenti alle Cucine Popolari di Padova dove, grazie alla collaborazione con l’associazione #Padovanonsiferma, sono stati preparati oltre 300 pasti di Pasqua per le persone in difficoltà, e ancora le
sponsorizzazioni di iniziative e attività che caratterizzano il territorio, creando un rapporto di collaborazione con realtà sportive, culturali e sociali di vario genere. Un progetto particolarmente significativo è, infine, la collaborazione con le sette Questure del Veneto per sostenere alcune campagne informative e di sensibilizzazione su temi di grandi attualità come la violenza di genere, il bullismo e le truffe: i punti vendita del marchio dell’abete sono diventati così degli amplificatori sui territori dei contenuti di queste campagne, confermando la volontà di Aspiag Service di essere un soggetto che concretamente si impegna per promuovere progetti di coesione sociale al fianco delle persone e delle istituzioni locali.
Despar: un legame sempre più forte con i territori
Per Aspiag Service essere un’azienda socialmente responsabile significa anche promuovere progetti sociali volti a favorire stili di vita e abitudini alimentari salutari fin dai più piccoli, per un futuro migliore e più sostenibile. Per questo fin dal 2006 Aspiag Service promuove “Le Buone Abitudini”, un programma di educazione alimentare gratuito che la concessionaria del marchio Despar offre gratuitamente nelle scuole primarie aderenti al progetto in Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige ed Emilia-Romagna.
Il progetto nasce dalla consapevolezza che aziende, scuole, insegnanti e famiglie possono lavorare insieme per portare un progressivo ma profondo cambiamento di abitudini per un reale miglioramento della qualità della vita. Obiettivo de “Le Buone Abitudini” è
quello di diffondere le conoscenze per una sana alimentazione attraverso incontri di formazione, confronto con gli esperti e programmi specifici per le diverse fasce d’età degli alunni. Nel percorso didattico i protagonisti attivi diventano i bambini, che approfondiscono e mettono in pratica, a scuola e a casa, ciò che imparano ogni giorno attraverso attività esperienziali e semplici gesti verso una corretta alimentazione. “Le Buone Abitudini” crea, così, un ponte tra scuola e famiglia, al fine di accompagnare i bambini alla conquista di un atteggiamento sempre più consapevole per una vita più sana. Dalla sua nascita il progetto ha coinvolto oltre 120.000 alunni di 4.850 classi appartenenti a 330 istituti scolastici presenti in più di 127 comuni delle regioni in cui l’iniziativa è attiva.
“Da un’armoniosa collaborazione tutti traggono vantaggio in ugual misura”: tradotto dall’olandese è questo il significato dell’acronimo Despar. Un’espressione che sintetizza appieno l’impegno di Aspiag Service di essere un’azienda socialmente responsabile e attenta ai bisogni delle persone e delle comunità in cui si inserisce. Proprio come un abete, che rappresenta il marchio Despar, anche la nostra azienda ha radici ben piantate per terra, una solidità che, da oltre sessant’anni, significa rapporto con il territorio e impegno per restituire alla comunità parte di quanto riceviamo ogni giorno dai clienti che ci scelgono. Per Aspiag Service infatti essere un punto di riferimento nel mercato della GDO significa garantire, da un lato, la solidità e la crescita dell’azienda e, dall’altro, fare business in modo sostenibile puntando sui valori di competenza, prossimità, inclusione e partecipazione che abbiamo scelto come punti cardine della nostra azione. Per questo abbiamo voluto dare vita a un vero e proprio Manifesto di Sostenibilità con dieci punti che tutti i collaboratori di Aspiag Service, dai vertici ai collaboratori, si impegnano ogni giorno a seguire e che guidano la nostra strategia di sviluppo: dalla cura del Pianeta alla lotta allo spreco alimentare, passando per la qualità del prodotto, il dare valore alla collettività, la promozione della salute e del benessere, la trasparenza, la fiducia nella filiera e nell’imprenditoria locale, gli investimenti nel territorio. “Come un abete” è allora il titolo che abbiamo scelto per il nostro Manifesto di Sostenibilità per condividere con i nostri stakeholder le dieci promesse su cui si fonda il nostro impegno e la volontà di mettere radici nei territori in cui siamo presenti, portare valore alla collettività e contribuire a costruire un futuro più giusto, inclusivo e sostenibile.
“Le Buone Abitudini”: un progetto sociale per diffondere la cultura della salute e della sana alimentazione
Salute
Vaccino antinfluenzale:
quando, dove e perché farlo, chi ne ha diritto gratis
Épartita a ottobre la campagna vaccinale antinfluenzale 2022-2023. Sono 900mila le dosi di vaccino, che la Regione ha messo a disposizione, in distribuzione presso ambulatori vaccinali delle Ullss, Medici di Medicina Generale, Pediatri di Libera Scelta e in alcune Farmacie aderenti. Sono anche disponibile seimila dosi (aumentabili) di vaccino in spray nasale per i bambini da 2 a 6 anni. L’assessore del Veneto alla Sanità, Manuela Lanzarin, comunica le modalità della campagna stagionale, ribadendo come la vaccinazione non sia obbligatoria ma fortemente raccomandata.
Vaccinazione antinfluenzale, al via la campagna 2022-23
Ma cos’è l’influenza? Si tratta, di fatto, di una malattia respiratoria acuta, provocata dalla famiglia dei virus influenzali del genere Orthomyxovirus. L’influenza non dev’essere confusa con il comune raffreddore o con altre sindromi simili che compaiono durante il periodo invernale ma che sono causate da virus diversi. In Italia, come nel resto d’Europa, l’influenza si presenta con epidemie annuali durante la stagione invernale.
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Salute
Tumore alla prostata: al via la campagna LILTforMEN2022 Vaccino antinfluenzale
I SINTOMI - L’influenza si manifesta con febbre, brivido, tosse, mal di gola, cefalea, dolori muscolari, astenia, naso chiuso e/o naso che cola. Alcune persone possono manifestare anche vomito e diarrea, sebbene questi sintomi si verifichino con maggiore frequenza nei bambini rispetto agli adulti. Il virus influenzale può indebolire temporaneamente il sistema immunitario, anche in soggetti giovani e sani, e può favorire la comparsa, insieme all’influenza, anche di infezioni batteriche contemporanee come bronchiti, otiti, polmoniti e sinusiti. L’influenza, in chi soffre già di malattie croniche, può causare un loro peggioramento o causare complicanze, anche infarti e ictus.
COME SI TRASMETTE - Il virus influenzale si trasmette prevalentemente per via aerea. Le persone con il virus influenzale possono essere contagiose da un giorno prima dello sviluppo dei sintomi fino a 7 giorni dopo. La trasmissione del virus può avvenire attraverso le goccioline prodotte dagli starnuti, dai colpi di tosse o quando si parla a meno di due metri da una persona. É importante una corretta igiene delle mani per evitare di infettarsi toccandosi occhi, naso e bocca.
PERCHÉ VACCINARSI - Il vaccino serve ad evitare di contrarre l’influenza e, nel caso di contagio, ad essere più protetti e quindi evitare di sviluppare forme più gravi che possono anche portare al ricovero. Il vaccino non serve a prevenire il raffreddore comune o altre infezioni stagionali causate da altri virus. Vaccinarsi aiuta a proteggere anche le persone fragili con cui si entra a contatto.
Prevenzione per sconfiggere il cancro, se il mese di ottobre è dedicato alle donne a novembre l’impegno della Lilt, Lega Italiana Lotta ai Tumori, si incentra sulla campagna di sensibilizzazione rivolta agli uomini. A Padova, grazie alla collaborazione con la Provincia, la Camera di Commercio, l’Università, l’Ulss 6 Euganea e Movember Team ENAV, prendono il via una serie di iniziative che hanno l’obiettivo di promuovere l’importanza delle visite urologiche per la prevenzione dei tumori maschili.
Fino al 30 novembre sono in programma 4 giornate di visite urologiche gratuite presso gli Spazi Prevenzione Lilt, dalle 9 alle 18, nel quartiere Arcella-Albignasego.
Tra le altre iniziative di sensibilizzazione, dopo la “mattinata con i baffi”, all’insegna dello sport, realizzata in collaborazione col Comune di Montegrotto lo scorso 6 novembre, il 19 a Mestrino è in programma dalle 9 alle 17, “Padellia-mo”, la terza edizione del torneo dello sport del momento.
Infine, il 26 novembre, “riPARTYaMO”, appuntamento al Caffè Pedrocchi di Padova alle 18.30.
In aggiunta dal 21 al 25 novembre prossimo, l’Urologia
dell’Azienda Ospedale-Università di Padova, offre degli ambulatori gratuiti di prevenzione urologica.
Il check-up urologico verrà effettuato presso le sedi del Monoblocco, in via Giustiniani 2, e l’Ospedale S. Antonio, in via Facciolati 71, lunedì 21, mercoledì 23, giovedì 24 e venerdì 25, dalle 15 alle 18.
Per prenotarsi o avere ulteriori informazioni basterà scrivere una mail a uropd.movember22@gmail.com
“Grazie alle visite gratuite – commenta il dr. Antonino Calabrò, primario di Urologia dell’Ospedale Madre Teresa di Calcutta di Schiavonia e responsabile del servizio di Urologia della Lilt di Padova - abbiamo potuto individuare tempestivamente 10 neoplasie, di cui 7 alla prostata, 1 al rene e 2 alla vescica, oltre ad altre patologie che avrebbero sicuramente compromesso sia la qualità della vita che la funzionalità renale dei pazienti. Invece, possiamo dire di aver permesso a 10 persone di vivere! Non ultimo in alcuni adolescenti è stato possibile riscontrare un varicocele che qualora non trattato avrebbe portato alla sterilità. Questi dati ci confermano l’importanza di proseguire le attività di prevenzione ed allargarle anche ai giovanissimi”.
Vaccinarsi riduce, inoltre, l’utilizzo inappropriato di antibiotici, soprattutto tra bambini, soggetti a rischio, e anziani (si stima una riduzione nel consumo del 6,5% per ogni 10 punti di aumento nelle coperture vaccinali). L’uso improprio di antibiotici può comportare lo sviluppo di batteri resistenti e quindi potenzialmente più pericolosi. La vaccinazione del personale che lavora all’interno delle strutture sanitarie aiuta, peraltro, a mantenere questi luoghi più sicuri. La vaccinazione, inoltre, diminuendo il rischio di gravi complicanze, contribuisce a evitare l’occupazione di almeno 200 posti letto di terapia intensiva solo nella nostra Regione. C’è inoltre da aggiungere l’azione di prevenzione che, con l’andamento epidemiologico dei casi di Covid-19, anche quest’anno risulta ancora più importante. Il vaccino antinfluenzale infatti è un efficace strumento di prevenzione e protezione dai virus responsabili dell’influenza stagionale e dei sintomi correlati. La vaccinazione antinfluenzale, inoltre, può essere somministrata in sicurezza assieme alla vaccinazione anti Covid.
IL VACCINO È GRATUITO PER ALCUNE CATEGORIE DI PERSONE
Coloro che sono ad alto rischio di complicanze o ricoveri correlati all’influenza; soggetti di età pari o superiore a 60 anni; soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori; personale che, per motivi di lavoro, è a contatto con animali che potrebbero costituire fonte di infezione da virus influenzali non umani; i donatori di sangue; i bambini sani nella fascia di età compresa tra i 6 mesi - 6 anni (per i bambini è disponibile il vaccino in spray); le donne in gravidanza.
DOVE CI SI PUÒ VACCINARE - La vaccinazione è disponibile dal proprio medico di medicina generale, dal pediatra di libera scelta e presso gli ambulatori dei Servizi Vaccinali delle Ulss. Per i soggetti maggiorenni che hanno già ricevuto il vaccino negli anni precedenti e che non hanno fattori di rischio allergico è possibile anche richiedere la vaccinazione presso alcune Farmacie aderenti alla Campagna Vaccinale.
Salute
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Fino al 30 novembre in programma visite urologiche gratuite e una serie di eventi per sensibilizzare alla prevenzioneIn foto: La presentazione del programma Liltformen 2022
Time is brain. I chiarimenti del dottor Caneva e del dottor Bozzoli dell’ospedale di Cittadella
“Ictus, l’importanza di intervenire tempestivamente”
Riconoscere i sintomi e attivare i soccorsi attraverso la chiamata al 118 permette di effettuare con efficacia il trattamento trombolitico che consente di risolvere l’evento ed evitare un eventuale deficit neurologico
I ctus, l’importante è intervenire in modo tempestivo alla comparsa dei sintomi che lo annunciano per attivare in modo veloce i soccorsi attraverso la chiamata al 118. Per l’ictus, infatti, dicono gli addetti ai lavori, “time is brain”, perché più si aspetta ad intervenire più aumenta il rischio di perdita di cellule cerebrali con conseguenti danni gravi. É dunque fondamentale conoscere e saper riconoscere quali sono i sintomi che preannunciano l’ictus. Si fa, di solito, riferimento ad una scala di valutazione medica, nota come “Cincinnati Prehospital Stroke Scale (CPSS)”, che richiama l’attenzione su tre aspetti: il linguaggio, gli arti e la mimica facciale. In primo luogo, dunque, potrebbe essere un segnale di allarme la difficoltà a parlare, ovvero il modo in cui si riesce a muovere le bracciaun arto che cade o che si muove in modo diverso - e infine i movimenti del viso, in caso di ictus un lato si muove in modo diverso dall’altro. Cosa fare se si notano questi tre segnali? É importante la tempestività con cui si agisce per essere efficaci.
Se si notano perciò queste anomalie è fondamentale ridurre i tempi della presa in carico da parte dei sanitari e attivare l’ambulanza - attraverso il 118 - per permettere di condurre così tempestivamente il paziente in Pronto Soccorso. L’ictus ischemico - si spiega nella scheda della pagina facebook dell’Ulss 6 Euganea - è infatti una patologia tempo-dipendente: più si è veloci nell’affrontarlo, migliori sono i risultati clinici che si otterranno.
“Attualmente è possibile curare il paziente colpito da l’ictus cerebrale ischemico, cioè quando non arriva sangue nel cervello, e, anzi, anche guarirlo” spiega il dottor Giorgio Caneva, Direttore Uoc Neurologia dell’Ospedale di Cittadella dell’Ulss 6 Euganea. “Esiste - prosegue - un trattamento specifico, con un farmaco che viene chiamato trombolitico, il quale scioglie letteralmente il trombo che causa l’ictus. Il grosso problema è che, per riuscire a fare questo trattamento e quindi a risparmiare cellule cerebrali dall’insulto, bisogna arrivare al più presto in Pronto Soccorso. É meglio arri-
vare in ambulanza per permettere ai sanitari di attivare tutto il sistema che intervenga rapidamente nell’eseguire il trattamento giusto, nei tempi ristretti”.
“Il trattamento con trombolitico - conclude - è tempo dipendente, cioè gli esiti dipendono dalla tempestività con cui viene effettuato. Addirittura, se si superano le 4 ore e mezza dall’evento non è più possibile eseguire il trattamento. Perciò, se si hanno sintomi tipici dell’ictus, debolezza di un arto - non riuscire a muovere un braccio - difficoltà con il linguaggio oppure la bocca storta, bisogna al più presto attivare il 118 per arrivare in ospedale e riuscire ad avere il giusto trattamento e, magari, risolvere in pochi giorni l’evento per ritornare a casa senza nessun deficit neurologico”.
“L’intervento è tempo-dipendente - insiste il dottor Claudio Bozzoli, direttore Uoc Pronto Soccorso dell’O-
spedale di Cittadella - quindi significa che prima noi arriviamo a fare il trattamento trombolitico prima riusciamo a risparmiare le cellule cerebrali, e migliore sarà la prognosi del paziente. Quindi l’intervento dell’ambulanza e la richiesta dell’ambulanza, quando ci sono quei sintomi sospetti, dev’essere fatta il prima possibile, anche perché durante il trasporto noi cerchiamo di abbreviare i tempi al trattamento, attivando già tutta la catena della rete ictus, il neurologo in sala del Pronto Soccorso, il Pronto Soccorso stesso e il radiologo”.