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Un misuratore d’acqua che salva i terreni

Una lezione di Francesco da Schio e di Andrea Fasolo su questa nuova frontiera dell’agricoltura: “Sono le piante che fanno il terreno, non il contrario”. L’esperimento dell’acqua

Una lezione al “Rossi” sulle nuove tecniche di coltivazione dei suoli più rispettose degli equilibri ecologici. In cattedra Francesco Da Schio, agronomo, che da anni attua e si batte per diffondere queste buone pratiche nella conduzione dei fondi agricoli, a partire dalla propria fattoria didattica “La Pettorina” di Villadose, a pochi chilometri da Rovigo.

Da un’intervista su questo gionale hanno preso spunto le docenti dell’Istituto Rossi di Vicenza Annalisa Scalvi (vicepreside) e Mariagrazia

Vignaga, per organizzare una lezione-laboratorio in aula magna cui hanno partecipato ben 16 classi, dopo alcune lezioni individuali di preparazione condotte da altri docenti di scienze e chimica, vanno citate le professoresse Annalisa Tessarolo e Francesca Villani.

Il tema, a prima vista complesso, era “Agroecologia ed erosione del suolo” ma attraverso le spiegazioni dello stesso da Schio, coadiuvato da Andrea Fasolo, agronomo e dottorando all’università di Padova, l’attenzione degli alunni è stata immediatamente catturata sul rapporto tra chimica e terreni. L’incontro è stato condotto dal giornalista Antonio Di Lorenzo. Esaurita una rapida sezione dedicata alle nozioni teoriche che hanno illustrato i cam- biamenti repentini e dannosi per l’agricoltura a partire dagli anni Sessanta, causati dalla massimizzazione delle rese, è stato il momento atteso e apprezzatissimo, di un esperimento molto esaustivo ed efficace. Con l’ausilio di un piccolo modello in miniatura, è stato possibile verificare di fatto come si comporta un terreno lavorato intensamente e come reagisce un altro terreno, trattato secondo questo nuovo approccio. Nel primo caso il mix di chimica e lavorazioni intensive fa sparire le piante; nel secondo le piante restano e trattengono il terreno. L’acqua versata, che simula la pioggia, nel primo caso si trascina via il terreno superficiale, quello più ricco di importanti elementi organici, mentre il modellino con il terreno trattato con le tecniche della agroecologia (Meno chimica, più verde) alla fine mostrava l’acqua quasi trasparente perché non aveva intaccato la superficie. Ha spiegato Francesco da Schio: “Dieci anni di agricoltura industriale consumano una quantità di suolo (vale a dire 2-3 centimetri di terra) che ci ha messo 100 anni per crescere. Bisogna lasciare il suolo per produrre domani. Perché non è il suolo che fa le piante, ma sono le piante che fanno il suolo”.

Glistudenti del “Rossi” hanno osservato e commentato con interesse e curiosità il piccolo esperimento e alcuni di loro alla fine si sono intrattenuti a lungo con i due esperti per chiedere ulteriori informazioni che hanno dichiarato trovare interessanti per l’attività familiare.

Non solo, ma in prospettiva Francesco Da Schio ha avan- zato una proposta affinché il Rossi prenda in considerazione l’idea di progettare e realizzare di un prototipo, che al momento sarebbe il primo in Italia, in grado di valutare la capacità di assorbimento dell’acqua nei terreni. Se il progetto prenderà corpo, come sembra, potrà addirit- tura partecipare ad un bando della Regione Veneto che sostiene percorsi innovativi di educazione civica che portino gli studenti alla valorizzazione degli spazi esterni e di prossimità della scuola con particolare attenzione alle fattorie didattiche.

Silvio Scacco

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