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‘Ndrangheta, alto rischio di infiltrazione
“Con i quattrini che arrivano e giungeranno sempre di più grazie al Pnrr – ha detto il magistrato – il Veneto deve stare attento a questa organizzazione criminale che punta a riciclare grandi somme di denaro. Le sue armi sono usura e corruzione. Obiettivo sono le imprese”. La ‘ndrangheta mette radici nel territorio
“Il Veneto è terra di frontiera per la ‘ndrangheta. Ma visti i soldi che arrivano e arriveranno con il Pnrr il rischio di infiltrazione è altissimo. Il loro obiettivo è impadronirsi delle aziende. A loro non interessa loro fare affari, colpire e andare via, sono diversi dalla mafia. La ‘ndrangheta ha disponibilità di denaro elevatissime e ha solo il bisogno di riciclare quella montagna di soldi che arriva dallo spaccio di stupefacenti. Prendono di mira imprese in difficoltà, per esempio. Usano gli strumenti di società che sono collegate all’organizzazione grazie a prestanome: offrono agli imprenditori servizi, forniture, subappalti. O fanno prestiti a chi è in difficoltà a tassi da usura, 20 per cento al mese: 240% all’anno”. Sono le parole di Camillo Falvo, procuratore di Vibo Valentia dal 2019, che ha parlato al liceo Quadri, istituto superiore assai attento a questi temi, come ha ricordato nell’introduzione il preside Paolo Jacolino che, grazie al vicepreside Diego Peron ha organizzato l’incontro assieme a “Libera” e “Vicenza valore comunità”. Falvo è stato intervistato dal direttore di TvA Gian Marco Mancassola che ha intervistato anche Raffaele Consiglio, segretario generale della Cisl.
L’incontro è stato reso possibile da Salvatore Durante, urologo a Villa Berica, calabrese d’origine e compagno di liceo del procuratore.
L’incontro è stato molto interessante, perché la ‘ndrangheta è poco conosciuta e il procuratore Falvo (che è stato anche ufficiale della Finanza e della polizia prima di entrare in magistratura) non solo è esperto della materia - ha lavorato con il procuratore Gratteri a Catanzaro - ma ha anche una capacità di comunicazione di rara efficacia. Con esempi tratti dalle sue indagini, il magistrato ha spiegato com’è organizzata la ‘ndrangheta. Ha ricordato che è l’organizzazione criminale più potente dal punto di vista economico - finanziario: ha citato i borsoni di denaro nascosti sottoterra e quindi utilizzati per comprare la banca di San Marino. Quando li hanno trovati, c’era ancora terra. Un altro esempio: alla ‘ndrangheta i grandi racket brasiliani, colombiani, mes- sicani affidano la droga perfino in conto vendita, senza chiedere subito il pagamento, comportamento quasi impensabile ma che rivela l’affidabilità che s’è conquistata. Per l’organizzazione, i proventi della droga alimentano le ricchezze illecite e quindi la corruzione, perché l’obiettivo principale per la’ndrangheta è quello di riciclare una gran massa di denaro.
La ‘ndrangheta è già arrivata al Nord, ha spiegato Falvo Lo testimoniano i consigli comunali sciolti per il reato di associazione mafiosa, dalla Lombardia alla Liguria: in realtà le motivazioni erano tutte collegate alla ‘ndrangheta, non alla mafia. Il che è spiegabile con il fatto che la mafia arriva in un paese o in una città, fa affari sporchi e se ne va. La ‘ndrangheta, invece, insedia una sua ‘ndrina e si impadronisce del territorio. Colonizza e non scappa. Questa è una criminalità diversa da come siamo abituati a considerare le magie. Non fa stragi, e usa la violenza con (relativa) misura: ricordiamo i sequestri di persona negli anni Settanta e Ottanta, di cui fu vittima anche il vicentino Carlo Celadon. Fa invece perno sull’omertà e sull’assoggettamento. L’unico modo per contrastarla è la denuncia: “La ‘ndrangheta non prende piede - ha spiegato - nei territori in cui c’è alta propensione alla denuncia”. Comportamento assai raro – ha aggiunto sottolineando “purtroppo” – in Calabria.
L’occasione dell’incontro è tornata buona per discutere anche di attualità, ovvero dell’arresto di Messina Denaro. Il magistrato ha ribadito il valore essenziale delle intercettazioni e ha anche affermato che nella vicenza “lo Stato non è sceso a patti, pensarlo è pura fantascienza”.
L’analisi. Le imprese sopportano costi valutati in 55 miliardi per gestire i rapporti con la pubblica amministrazione