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“Turismo, Vicenza deve investire di più”

Da vent’anni residente a Vicenza, in precedenza ha vissuto a Roma, Milano e Londra: “Ho relazioni ad ampio raggio. La città non mi sfrutta abbastanza. Ma sono a disposizione”. Il suo lavoro con i grandi musicisti Schiff e Fischer. “Purtroppo a Vicenza non ci sono i grandi personaggi di una volta. La città è chiusa, guarda dentro di sè”.

“A Vicenza manca un respiro internazionale diffuso, eppure avrebbe occasioni e capacità”. Si rinnova il giardino storico della villa

Vicenza non investe sul turismo. A tal punto che viene da chiedersi se ci crede veramente. Non ha respiro internazionale, anche se organizza programmi ed eventi musicali di livello europeo. E non approfitta abbastanza di lei, che rapporti a largo raggio li ha e sarebbe ben felice di dare una mano ai vicentini. È il pensiero di Carolina di Valmarana, 65 anni, due figlie, sposata con Adalberto Cremonese che vive e gestisce la foresteria della villa “ai nani” della famiglia, antica di secoli. I cugini sono direttamente responsabili della villa in senso stretto.

Nata a Roma, ha vissuto anche a Milano e Londra, lavorando nella comunicazione anche per Feltrinelli. È figlia di Paolo di Valmarana, un autentico genio della Rai e del cinema, scomparso troppo presto. Tanto per dire, fu autore di programmi come “Buon pomeriggio” con Maurizio Costanzo e “Per voi giovani”, un must della radio di fine anni Sessanta, ma fu anche produttore dell’Albero degli zoccoli dell’amico Ermanno Olmi. Carolina di Valmarana è da vent’anni residente a Vicenza. Per la sua grinta e la visione aperta è un’interlocutrice ideale se si vuole guardare (e capire) Vicenza dall’esterno. Ha vissuto a Roma, Milano, Londra: Vicenza le sta stretta?

Dovrei rispondere “per forza”. Ma faccio un altro ragionamento. La città è bellissima e ha un’offerta musicale di livello internazionale: così vivo esperienze straordinarie. Con i maestri Fischer e Schiff, con i quali collaboro anche per i loro concerti a Vicenza, davvero partecipo a programmi internazionali: la settimana scorsa con Fischer eravamo a Budapest, tanto per dire. Lei si sente un’ambasciatrice di Vicenza?

La verità è che Vicenza non mi utilizza abbastanza. Certo che sono internazionale, parlo tre lingue, qualche settimana fa ero con l’ambasciatore in Olanda. Non chiedo altro: sono qui, sfruttatemi. Come vede la città?

Bella, ma non aperta al turismo. Gli alberghi sono carini, ma non ce ne sono di straordinari.

E lei come si trova a Vicenza?

Devo dire la verità? Bene, anche se non tutto va bene.

Qualche sera fa a Santa Caterina camminando ho avuto paura: non c’è un’anima in giro di sera.

Magari i vicentini si ritrovano nei club.

E noi, che non facciamo parte di nessun gruppo perché alla fine non siamo andati a scuola insieme, siamo ancora outsider dopo vent’anni da residenti. È una città che guarda dentro sè stessa.

O si guarda l’ombelico. I vicentini sono notoriamente riservati.

Anche chiusi, va là. Educati ma formali. Sono puntualissimi. Sarà per l’eredità austroungarica nel carattere. È come se recitassero sempre.

Ecco: ingessati, questo sì.

Avranno un pregio…

Professionalmente impeccabili, anche se poi ci sono le eccezioni. Sicuramente affidabili, hanno una grande etica del lavoro.

Come ci si sente nobile in una città nobile? Lei è contessa, la sua famiglia ha costruito la Basilica palladiana.

La concezione della nobiltà non esiste più. Se qualcuno mi chiama “contessa” lo lascio fare. La verità è che sono una poveretta che lavora come tutti.

Ed è un lavoro che rende il suo? Mantenere aperta e funzionale una villa così, per turisti, eventi e matrimoni deve costare parecchio.

Diciamo che riusciamo a far quadrare i conti. Fra spese e mutui, i costi comunque arrivano al mezzo milione l’anno.

E gli incassi?

Nel 2022, anche se sono mancate le scuole, abbiamo avuto più entrate con meno persone rispetto al 2019. La caffetteria è un successo.

Dà più pesi o soddisfazioni abitare assieme a Tiepolo?

È semplicemente una missione.

Chi è stato il più illustre turista nella villa?

Goethe, che commentò: qui ho visto il sublime e il naturale. Il primo aggettivo era per la pittura di Giambattista Tiepolo e l’altro per quella del figlio Giandomenico.

E l’ospite più simpatico?

Paola di Liegi. Mi sono molto divertita.

Poi nel 1987 fu ospite in villa la regina madre inglese: dicono che bevesse il Martini come il latte.

Su di lei si raccontano tante cattiverie. Più che simpatica lei era un pezzo di storia vivente. Carattere straordinario, perfino Hitler la temeva.

Cosa vuole fare nella vita in futuro? Questa è l’ultima città in cui abiterà?

Chi lo sa, magari tornare a Roma.

Cosa manca a Vicenza?

Un respiro internazionale diffuso, quello che viene dato dalla musica. E investire sul turismo. Ricordo Evelyn Lambert, che nella sua villa a Longa di Schiavon faceva relazioni pubbliche di alto livello con amici texani. Partecipavano personaggi di rilievo: Bandini, Boso Roi, anche Parise. Dove sono oggi persone così? Non è colpa di nessuno, ma non ci sono personaggi internazionali. Uno dei pochi è stato Paolo Marzotto.

Qual è il posto più bello di Vicenza?

Questo. Cioè il paesaggio che si rispecchia nelle dimore e nelle architetture. Era il segreto di Palladio, in fondo.

A proposito di paesaggio, avete ottenuto un bel finanziamento dal Pnrr. Due milioni di euro. Li investiremo nel giardino storico. Sarà splendido. Qual è il posto più brutto di

Vicenza?

I bidoni dei rifiuti vicino allo stadio.

Qual è l’obiettivo che si deve Vicenza?

Lo ripeto, sul turismo non si fa abbastanza. E non parlo del consorzio Vicenza è. Però chiedo: il turismo interessa davvero?

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