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“In tribunale era capace di commuovere”
Un grande intervento a braccio di Giorgio Sala, lucido e preciso, che alla “Vigna” ha parlato tre quarti d’ora per ricordare Gallo. Contributi anche da Lucio Pegoraro e da Alba Lazzaretto, docenti universitari. “Gallo doveva diventare prefetto a 31 anni, fu bloccato dalla burocrazia”. Il suo passaggio dal Partito d’Azione ai socialisti
Chi s’è perso lo straordinario intervento di Giorgio Sala, che ha 95 anni ha parlato a braccio per oltre mezz’ora per ricordare Ettore Gallo, ha perduto non solo un esempio di lucidità e precisione della memoria di un uomo di un’età veneranda, ma anche il racconto avvincente di un pezzo di storia di Vicenza. L’occasione è stata la presentazione alla Biblioteca La Vigna (straordinariamente affollata) del libro di Giuseppe Pupillo “Gli anni vicentini di Ettore Gallo”, pubblicato da Ronzani. Pupillo, da presidente dell’Istrevi, ha intitolato l’istituto dedicato alla storia della Resistenza proprio all’avvocato, diventato poi giudice costituzionale e nel 1991, per circa un anno, presidente della Corte costituzionale.
Sala ha scavato nella sua memoria di diciottenne, quando nell’agosto del 1945 il Cln aveva convocato i vicentini al cinema Roma e sul palco, assieme al presidente Antonio Emilio Lievore, parlò in quell’occasione proprio Ettore Gallo, a nome del Partito d’Azione. Indicò come obiettivo politico l’assemblea Costituente: avere dopo vent’anni di dittatura e partito unico un parlamento era una grande conquista di libertà per quegli anni.
“Ettore Gallo - ha ricordato Sala - doveva diventare il prefetto di Vicenza. Aveva 31 anni, che a quei tempi era un’età da uomo fatto, ma non fu possibile assegnargli quella carica perché l’alta burocrazia non era morta”.
Il liberalsocialismo, ha ricordato ancora Sala, portò Gallo da orfano del Partito d’Azione ad avvicinarsi al Partito socialista, che poi lo candidò prima al Consiglio superiore della magistratura e quindi alla Corte costituzionale.
Sala ha anche raccontato che Bandini, socialista dagli anni della giovinezza, dipingeva Gallo con due frasi: ne indicava “l’appartata distanza dalla politica” e sottolineava “il misterioso pudore sulla Resistenza”.
All’incontro, organizzato dall’Istrevi e condotto dal presidente Stefano Fracasso, hanno portato sostanzio- si contributi Lucio Pegoraro, giurista e docente universitario a Bologna, e la storica Alba Lazzaretto, già all’università di Padova. Pegoraro ha evidenziato il valore interdisciplinare della corposa ricerca (oltre 400 pagine) perché l’analisi giuridica si unisce a quella storia, politica e sociale. Ha anche individuato nella tensione fra rispetto della regola e disobbedienza civica quando la norma non è morale una costante del pensiero di Gallo.
Alba Lazzaretto ha toccato vari punti della vita di Gallo. Ne ha ricordato il suo giudizio sulla Resistenza: “Non fu una guerra civile perché fu combattuta in presenza del nemico”, e qui ha citato un altro storico, Angelo Ventura, che era sulla stessa linea. La professoressa ha citato la Vicenza degli anni Cinquanta come “una piccola Firenze” per gli intellettuali che l’animavano: da Enrico Niccolini a Neri Pozza fino appunto a Gallo. Ha ricordato il suo commento sul processo di Norimberga, contro chi criticava che fossero soltanto i vincitori a giudicare: “I giudici hanno deciso in nome dell’umanità offesa”. Il caso Chessman negli Usa offrì a Gallo l’opportunità di dichiararsi contro la pensa di morte. Infine, la professoressa ha citato il sentimento che era diffuso in chi ascoltava i suoi interventi in tribunale: “Gli altri avvocati impressionavano, lui commuoveva”.