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NELLE SUE MANI I GRANDI PROGETTI (CHE VUOL RIVEDERE) E LA SCACCHIERA DELLE NOMINE
Il sindaco Possamai ha iniziato il “nuovo corso” a palazzo Trissino con alcune decisioni clamorose
a s c o l t a l i s u laPiaz zaweb.it e s u lle m ig li or i Em it te nt i Ra d i o d e l Ven e to
ISCRIZIONI BOOM: LE
ASSALITO IL “ROSSI” E HANNO VINTO
Il trend positivo lentamente migliorato nell’arco di 13 anni ha visto quest’anno un’impennata di iscrizioni
I sogni e la città
Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<
Italo Calvino, di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita, sulle città ha scritto pagine memorabili. Magari erano invisibili, come lui le ha battezzate, ma non per questo meno reali. A parte ogni altra riflessione, una sua frase dovrebbe essere sempre tenuta a mente: “Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure”. È un’ottima sintesi, perché fra i due estremi, il desiderio e la paura, c’è tutto lo spazio per la politica, che deve saper mediare e costruire. segue a pag 5
Al centro del giornale scopri l’inserto con le nuove offerte
Al centro del giornale scopri l’inserto con le nuove offerte di Con Spesa Difesa il potere d’acquisto è al ALLARME ECONOMIA Non riusciremo a sostituire i pensionati 15 PAOLO KESSISOGLU “Il disagio giovanile è un’emergenza” 17 AMBROSETTI L’ambasciatore vicentino a Pechino 23 PARLA IL PILOTA “Vi racconto le Frecce Tricolori” 26 ADRIANA CRESTALE È supertifosa del “Lane” a 94 anni 25 A SORIO Il vino vicentino che piacerebbe al grande Strauss 37 Servizi di politica alle pagg. 8, 9, 10, 12 e 13
Servizio di Silvio Scacco a pag. 6
RAGAZZE HANNO
GIUGNO 2023 Periodico d’informazione localeAnno XXIX n. 6
del giornale L’INFORMAZIONE LOCALE
Il sindaco indossa la fascia tricolore aiutato dalla nonna Pia Piovesan
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L’attesa è finita
I sogni e la città
Antonio Di Lorenzo >antonio.dilorenzo@givemotions.it<
Lo sforzo è quotidiano, lo sappiamo, e richiede intelligenza, pazienza, visione di gioco e controllo del centrocampo, tanto per usare metafore calcistiche.
L’attesa è finita. La bretella dell’Albera è realtà. “Avevamo detto il 31 maggio e oggi, 1° giugno, la bretella è terminata”, annunciano con soddisfazione Francesco Simonetto e Rocco Magri, l’uno vicepresidente della Icm (cioé la Maltauro, magna pars del consorzio che ha vinto l’appalto) e l’altro ingegnere che ha seguito i lavori. “Non potevamo fare brutta figura nella nostra città”, aggiungono con un mezzo sorriso.
Con ogni probabilità la gestione della strada sarà assunta dalla Provincia, essendo un’arteria che collega due strade provinciali, viale del Sole e la provinciale 46 verso Schio. I lavori sono stati supervisionati dall’Anas.
Il sindaco Possamai ha riconosciuto i meriti di chi l’ha preceduto: “Quest’opera ha visto l’impegno di due amministrazioni, quella di Variati e quella di Rucco. Noi raccogliamo il testimone. Adesso proseguiamo nel disegno di togliere il traffico di attraversamento dai quartieri: prossimo obiettivo il prolungamento di via Aldo Moro”. Ma cosa ha reso possibile questo rush finale che sei mesi fa sembrava un sogno? “Diciamo che abbiamo preso in mano la situazione - spiega Simonetto - e abbiamo, come si dice, lavorato a sbalzo, cioé anticipando i pagamenti a fornitori e a chi lavora”. Non lo dice, ma è stato anche risolto un groviglio di contestazioni, tra cui un contezioso di 2 milioni e mezzo di euro che tutti, tra coloro che hanno seguito questa vicenda, ricordano bene.
Della bretella si discute a Vicenza da trent’anni, dall’inizio degli anni Novanta quando era esploso il nodo del traffico in viale del Sole. L’idea, maturata già allora, era quella di una tangenziale che saltasse i quartieri a ovest e sbucasse vicino a Costabissara. Il cantiere è stato consegnato nella primavera del 2018, proprio da Zaia e dal sindaco Variati. I lavori dovevano essere conclusi in mille giorni, nell’estate del 2021.
Poco più di cinque chilometri di lunghezza, la nuova arteria costa complessivamente 38 milioni di euro. Sono state posate barriere anti rumore per 18mila metri quadrati, quasi come quattro campi da calcio.
È un periodico formato da 23 edizioni locali mensilmente recapitato a 506.187 famiglie del Veneto.
è una testata giornalistica di proprietà di Srl
Questa edizione raggiunge la città di Vicenza per un numero complessivo di 43.000 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Vicenza n. 4194/2020 V.G. del 23.11.2020; R.S. 17/2020; numero iscrizione ROC 32199
Il post elezioni a Vicenza si gioca tutto su questa scommessa, attorno alla quale si registrano buone intenzioni ma dichiarazioni confliggenti. C’era da aspettarselo, naturalmente. Due affermazioni sono illuminanti. All’indomani della vittoria, il neo sindaco Possamai ha spiegato che non butterà via quanto di buono riterrà di poter utilizzare. Il neo capo dell’opposizione, Francesco Rucco, già durante il dibattito elettorale s’era fatto un punto d’onore nel ricordare che lascia in eredità 76 progetti finanziati dal Pnrr con 60 milioni di euro. Un record regionale. L’uno ha iniziato a studiare e, per prima cosa, ha fermato il progetto per piazzale De Gasperi. E c’è da scommettere che non sarà l’unico, come del resto scriviamo a pagina 8. L’altro ha avvertito che se colpe ci sono, vanno cercate in chi non ha attuato quello che ha prospettato, vale a dire l’amministrazione Variati e che, se a palazzo Trissino si continua così si getteranno alle ortiche cinque anni – cioè i suoi – di impegno. È il gioco delle parti fra maggioranza e opposizione, si dirà, stavolta a ruoli invertiti. Non è così semplice. C’è da sottolineare che il centrodestra non ha effettuato, per lo meno pubblicamente, un esame di coscienza cercando i propri errori, che pure devono esserci se una sconfitta c’è stata e non la si può imputare a 500 voti, che sono sì il distacco ma solo la punta dell’iceberg di un dissenso sull’operato della giunta che è ben più ampio. C’è chi ha spiegato la sconfitta attribuendo all’avversario amicizie mediatiche, finanziamenti e consulenti capaci. Il che è quanto meno insufficiente, perché se bastassero manifesti e dritte sarebbe facile per tutti vincere. Al di là di qualche battuta inelegante su iene e leoni che pure è giunta da destra.
Dall’altra parte, il maggior rischio di chi amministra è di usare la gomma da cancellare per eliminare il passato e ricominciare da zero. È un’illusione. Si finisce per stare fermi e lasciare la città ai suoi sogni. Ma quelli evanescenti, non consolatori.
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Conclusa la “bretella dell’Albera”. Se ne parla da 30 anni, il cantiere è durato cinque
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2023
I tecnici di Anas e Gruppo Mantauro (Icm) sulla bretella dell’Albera
Il personaggio. La vicepreside Annalisa Scalvi sottolinea il trend positivo di questi
“Boom” di ragazze iscritte al “Rossi”
L’anno prossimo saranno 130 quest’anno erano 106: un aumento di quasi il 25 per cento. La percentuale delle ragazze fra i nuovi iscritti passa così dall’8 al 14 per cento. È anche il frutto di una politica di orientamento che punta agli incontri delle stesse studentesse del “Rossi” con le ragazzine delle medie e perfino delle elementari
Chi l’ha detto che i meccanici, gli informatici o gli esperti di elettronica sono solo maschi? Oggi naturalmente nessuno lo sostiene, ma pochi lustri fa non era così. Lo sanno bene al “Rossi”: per lunghissimo tempo nei suoi 140 anni di vita l’istituto tecnico ha avuto solo iscritti maschi, ma che nel volgere di pochi anni ha visto progressivamente aumentare il numero di studentesse. Da una decina di iscritte nel 2010, a numero tondo, e pure simbolico di 100 nello scorso anno scolastico, 106 in quello che va a concludersi in queste settimane. Ecco la novità: ora le ragazze iscritte sono quasi 130 per l’anno che inizierà a settembre. Un aumento di quasi il 25% di iscrizioni di ragazze al “Rossi” in un anno. Le ragazze rappresentavano l’8 per cento quest’anno, nel prossimo diventeranno il 14 per cento del totale. Docente di chimica, la prof. Scalvi otto anni fa è stata chiamata ad affiancar il preside Alberto Frizzo come prima collaboratrice, e da allora si è adoperata in modo particolare per far conoscere le potenzialità dell’Istituto anche alle future studentesse.
“Dodici anni fa – ricorda – le poche ragazze non passavano certo inosservate in un ambiente maschile. E questo ingenerava un certo imba-
razzo in loro. Poi la situazione è cambiata e la presenza femminile ha subìto una vistosa accelerazione”.
È stato un vantaggio evidente per tutti: per le aziende vicentine, che oggi cercano in maniera spasmodica nuovi tecnici da avviare nelle loro attività produttive, con interessanti opportunità di carriera negli ambiti della chimica e dell’elettronica, per non parlare dell’informatica e pure della meccanica. Non solo, ma inserire una collega in un contesto lavorativo esclusivamente maschile fa registrare anche un clima di lavoro migliore, perché apporta elementi di maggiore serenità e di equilibrio nelle relazioni.
Se ne erano accorte anni fa addirittura le Ferrovie dello Stato, ricorda la prof. Scalvi, che avevano avviato selezioni del personale e inserimenti in azienda per sole ragazze da assumere.
E ne beneficia anche la stessa scuola: oggi al “Rossi” non fa più notizia l’alto numero di ragazze equamente distribuite tra tutte le materie Stem, quelle cioè scientifiche e tecnologiche. La loro presenza nelle classi introduce un elemento di armonia, essendo più portate al dialogo e al confronto. I maschi, insomma, fanno esperienza e imparano che esistono anche modi di rapportarsi che non
sono solamente “muscolari”, ma costruiti sulla base dell’ascolto.
“Nelle classi con qualche ragazza – sottolinea la prof. Scalvi – si respira un clima più sereno e tranquillo, si osservano relazioni corrette ed equilibrate, improntate alla moderazione tra tutti i compagni. E anche dal punto di vista del profitto, le ragazze rappresentano un elemento di stimolo e di incentivo alla serietà e all’impegno”.
Per questi motivi continueranno anche nel futuro le iniziative e i progetti messi in atto dal “Rossi” per far conoscere l’Istituto tra le studentesse delle medie e, in alcuni casi, anche delle elementari, facendo tesoro della proficua collaborazione instaurata con alcune qualificate realtà ed organismi di orientamento scolastico come Orienta Insieme, o associazioni culturali come il Soroptimist International club. In particolare, si sono dimostrati molto efficaci i recenti incontri di presentazione della scuola condotti con la preziosa testimonianza di studentesse che frequentano il “Rossi”, più vicine al giovane uditorio per età e anche per sensibilità.
“Non riesco più ad immaginare il mio “Rossi” senza ragazze - conclude la vicepreside - Il nostro Istituto ora è umanamente più completo, più ricco anche dal punto di
vista educativo, e insieme potrà contribuire allo sviluppo economico ed industriale del
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tredici anni nell’istituto tecnico
Attualità
nostro territorio e delle nostre aziende”. Silvio Scacco
La prof. Annalisa Scalvi e la sede dell’istituto “Rossi” in via Legione Gallieno
La strategia. Prolungamento di via Aldo Moro, cantiere sospeso in piazzale De Gasperi e nuova Bertoliana
tutta da verificare
Grandi opere nel mirino della nuova giunta
Si apre un’ampia revisione dell’eredità della passata amministrazione. C’è anche il grande cantiere del parco della Pace che è da sempre oggetto di attacchi da parte del centrosinistra: “Progetto stravolto, il più grande fallimento della giunta Rucco”, avevano commentato lo stesso sindaco e l’on. Variati durante la campagna elettorale
Ci sono i grandi progetti nel mirino della nuova amministrazione comunale. Lo provano tre fra decisioni e dichiarazioni del neo sindaco già nella prima settimana del suo mandato.
Quando ha effettuato il sopralluogo alla bretella dell’Albera, Possamai ha infatti indicato il prossimo impegno: realizzare il prolungamento di via Aldo Moro, con l’obiettivo di portare via il traffico dai quartieri della città. In questo caso non è detto che sia in conflitto con la precedente amministrazione, ma la circonvallazione nord resta un obiettivo strategico di ampia portata. Va ricordato che via Aldo Moro fu aperta nel 1986 e quindi il suo completamento si attende da poco meno di 40 anni.
Due invece sono i progetti sui quali l’amministrazione Possamai vuole rivedere le scelte di Rucco. Il primo è il cantiere per piazzale De Gasperi. Questo è un fronte che il nuovo sindaco ha aperto in modo netto e convinto, con l’urgenza di intervenire ancora prima che fosse nominata la giunta. “L’impatto sulla città del traffico deviato dal cantiere a porta Castello sarebbe stato insopportabile – questa la motivazione – oltre al fatto che è grave non aver discusso di questo cantiere e della viabilità conseguente con cittadini, categorie e associazioni interessate”. Va ricordato che piazzale De Gasperi è un appalto da 900mila euro, sborsati oltretutto dal Comune e non dal Pnrr come per gli altri interventi in Campo Marzo. L’impatto del cantiere avrebbe significato dirottare il traffico comportando un doppio senso dei bus in corso San Felice, altrettanto in viale Giuriolo dove sarebbero stati persi 70 posti auto. Insomma, una rivoluzione. Possamai non ha nascosto il fatto che i dirigenti comunali conoscessero la situazione, ma non ne ha fatto loro colpa. Piuttosto, è passato all’azione. Un altro progetto sul quale il centrosinistra in campagna elettorale ha battuto parecchio è quello del parco della Pace in via Sant’Antonino. C’è da scommettere che a questo proposito l’amministrazione
avrà presto parecchio da dire.
“Il Parco della Pace è uno dei simboli più eloquenti del fallimento amministrativo della giunta Rucco – avevano detto Possamai e lo stesso Variati durante la campagna elettorale –. La più grande infrastruttura naturalistica attrezzata del territorio, i cui lavori sono iniziati con la precedente amministrazione, avrebbe dovuto aprire ai cittadini da anni, contribuendo al benessere individuale e collettivo. Oggi, con i cancelli ancora chiusi, ci preoccupa invece per il suo livello di incompiutezza: cinque anni non sono bastati a finire i lavori, né a definire il modello di gestione. In compenso, hanno visto un pericoloso stravolgimento del progetto”.
A queste dichiarazioni aveva risposto l’assessore Mattia Ierardi con una dichiarazione secca: “Il parco è un impegno preso con i cittadini che stiamo onorando”.
Variati ricordò in quell’occasione che lui aveva lasciato un’opera progettata e finan-
ziata con 15.2 milioni di euro, di cui 2 spesi per la bonifica bellica.
Il terzo grande progetto sul quale la nuova giunta vorrà dire la sua è quello della nuova Bertoliana all’ex tribunale a Santa Corona. Possamai ha spiegato chiaro e tondo durante la campagna elettorale che il progetto non lo convince, ma che vuole sottoporlo a una verifica. Quello che è sicuro, aveva aggiunto in quella occasione, è che i quattrini per finanziare quei lavori non ci sono. E si parla, pure ragionando a spanne, di almeno 15 milioni di euro, a essere prudenti. “Comunque – aggiunse – se dopo un’attenta verifica il progetto si dimostrerà valido, non lo butteremo via”.
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Politica e amministrazione
Il sindaco Possamai con l’on. Variati davanti all’ingresso del parco della Pace, cantiere da 15 milioni di euro. Il progetto per piazzale De Gasperi con viale Giuriolo a doppio senso di bus: è stato fermato. Infine il progetto della nuova Bertoliana
Nomine, piatto ricco con 20 posti a tavola
Le poltrone sono importanti, come quelle di Agsm Aim, gruppo che produce 49 milioni di utili per i due soci.
Poi c’è Amcps, la Fiera, ma anche l’Ipab finora affidata a Ermanno Angonese, la cultura con la Fondazione Roi e la Biblioteca Bertoliana in scadenza
Ècome alzare il periscopio di un sottomarino e scrutare l’orizzonte del mare. A Vicenza il mare politico di questi tempi, acquietatosi dopo la campagna elettorale, presenta comunque molte increspature e alcune onde importanti. Il motivo è preciso: dopo la conquista dello scranno più alto di palazzo Trissino, ora tocca alla partita delle nomine. Il sindaco Possamai deve nominare le persone di sua fiducia destinate a occupare poltrone importanti del sottogoverno cittadino, in CdA di enti e aziende che vanno dall’economia alla cultura fino al sociale.
Sono una ventina i posti in ballo. Il primo che ha fiutato l’aria e ha giocato d’anticipo è stato Carlo Rigon, che ha presentato le dimissioni da amministratore unico di Amcps. Il sindaco ha apprezzato sia per il lavoro svolto (e questo può essere etichetta) sia per la correttezza istituzionale (e qui è sicuramente sincero). Lo ha pregato anche di mantenere l’incarico sino al passaggio di consegne al successore, presumibilmente a fine giugno. Ma la partita delle nomine, come detto, è ben più ampia, a iniziare dalla giunta, che in realtà è il primo e più importante banco di prova dove il sindaco deve dimostrare il suo stile. E Possamai l’ha fatto con una procedura nuova, che ha coinvolto varie anime della città. Qualcuno l’ha perfino giudicata un po’ macchinosa e non dovuta, ma è senz’altro una novità.
Prime fra tutte, le cariche pesanti sono quelle nel CdA di Agsm Aim: qui c’è tempo, per-
QUA LA ZAMPA!
ché Gianfranco Vivian, vicepresidente, Fabio Sebastiano e Anna Massaro, tutti nominati da Rucco, decadranno nel luglio 2024. Quando si parla del gruppo, va sempre ricordato che Agsm Aim produce decine di milioni di utili. L’ultimo bilancio parla di 49 milioni globali. La visione che ha il sindaco sull’azienda è precisa: “Finora tra Verona e Vicenza c’è stata guerra, bisogna riportare la pace”. È facile prevedere che, pur con tutta l’autonomia, le nomine vicentine saranno se non discusse almeno gradite al sindaco di Verona, Damiano Tommasi, che s’è fatto vedere a festeggiare Possamai in piazza dei Signori il lunedì della vittoria. Sono in ballo anche le nomine delle controllate, una delle quali è retta da Giorgio Conte, eletto in Consiglio comunale con Fratelli d’Italia. Anche
lui era in piazza quel famoso
lunedì: forse ha fatto solo una deviazione da corso Palladio per andare a casa in piazza Matteotti.
La partita, comunque, non finisce qui. C’è il Cda dell’Ipab da rinnovare, dov’è presidente Ermanno Angonese, direttore generale delle Ulss sin dai tempi dei dorotei democristiani. Vista la polemica ingaggiata nei suoi confronti da esponenti del centrosini-
stra (a iniziare da Giovanni Selmo, presidente della Commissione) a proposito della privatizzazione di 90 posti del San Camillo, appare davvero difficile una riconferma.
C’è da rinnovare anche l’Ipab per i minori, dov’è presidente Pietro Santinon, 99 voti per lui alle elezioni con la lista di Fratelli d’Italia. C’è inoltre da nominare un consigliere di spettanza vicentina nel CdA della Fiera, ossia della riminese Ieg. E poi, sotto il profilo culturale, c’è una nomina comunale nel CdA della Fondazione Roi. Per statuto è il direttore dei musei, attualmente è in uscita: si tratta di Mauro Passarin, dal 2 luglio in pensione. Sarà interessante vedere se il sindaco nominerà qualcuno, come fece appunto Rucco con Passarin, oppure indirà un concorso per coprire quel posto dirigenziale. Infine, è in scadenza la presidente della Bertoliana, Chiara Visentin, che nei giorni del ballottaggio ha ribadito apertamente per iscritto il suo voto a Rucco, il quale peraltro l’ha nominata cinque anni fa. Visentin, inoltre, successivamente all’elezione del sindaco ha fatto circolare ampiamente uno scritto sulla Bertoliana a metà tra il bilancio e il memorandum (o monito?) sulle cose da fare.
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Il governo cittadino. Il sindaco deve presto affrontare la questione dei CdA di enti e aziende nominati dal predecessore
Il vicepresidente di Agsm Aim Gianfranco Vivian, Chiara Visentin, Mauro Passarin, Pietro Santinon, Ermanno Angonese
I retroscena. Molti consiglieri comunali che hanno ottenuto significativi successi hanno precedenti illustri in famiglia
Ecco i padri d’arte dei figli supervotati
In Consiglio comunale risuonano cognomi conosciuti a Vicenza con genitori protagonisti del passato: da Silvano Spiller a Umberto Nicolai, da Giorgio Baldinato ad Alberto Zocca, da Giorgio Sala a Mariano Galla
La vecchia Dc esiste ancora. E fa eleggere i suoi figli, ormai non più rampolli ma stagionati esperti della politica locale, in Consiglio comunale. E molti addirittura primi nelle loro liste. Non è solo capacità individuale, di cui non si dubita, ma è evidente che dietro ai nomi di Sala, Spiller e Zocca ci sono i conosciuti genitori che si sono dati parecchio da fare - comprensibilmente - per arrivare a un risultato non solo positivo ma di spicco. Isabella Sala è la prima eletta del Pd (e di tutti i candidati) con 787 preferenze. Cristiano Spiller è stato eletto con 382 nella lista centrista “Per una grande Vicenza” che si presentava assieme ad Azione e Italia Viva, mentre Marco Zocca è primo nella lista di Forza Italia con 486 voti. Accanto a loro va annotato anche il nome di Umberto Nicolai, che non ha un passato democristiano bensì di sinistra, ed è un altro padre illustre di un figlio primo eletto, Leonardo detto Dodo, è risultato primo nella lista di Coalizione civica con 340 voti. Nicolai, storico presidente del Coni, è stato per dieci anni anche assessore con Achille Variati.
Di Variati erano compagni di corrente rumoriana, nella geografia democristiana, sia Alberto Zocca, padre di Marco, sia Silvano Spiller, padre di Cristiano. Zocca, assai vicino a Giorgio Carollo, non è mai stato in giunta comunale a differenza di Spiller che per tutto il mandato del sindaco Corazzin negli anni Ottanta lo ha seguito come assessore al patrimonio e all’urbanistica. Vale solo la pena di ricordare la stagione di Giorgio Sala, sindaco di Vicenza dal
1 962 al 1975, quindi segretario generale della Biennale di Venezia e consigliere regionale 1985-1990. Sala, oggi 95 anni vivace e attivo, storicamente moroteo con Mario Serafin, Mario Zocche e Antonio Baldo, da subito ha espresso il suo appoggio al candidato sindaco Possamai.
In questa consultazione, altri due genitori illustri di figli di successo elettorale sono Giorgio Baldinato e Mariano Galla. Baldinato, contitolare assieme ai fratelli Gaetano e Alvise del conosciuto Bar Minerva vicino all’ex tribunale di Santa Corona, ha un passato nella Dc e soprattutto nella esigua ma significativa corrente corazzinana, ed è padre di Sara, giunta quarta nella lista Possamai sindaco.
Anche Alberto Galla ha ottenuto un significativo risultato, pur non essendo stato eletto, con 1 60 voti nella lista dei “Civici con Possamai”. Va ricordato che l’anziano papà Mariano oltre a essere stato sindaco di Arcugnano a lungo è stato assessore negli anni Ottanta a Vicenza con Corazzin.
Infine, il secondo più votato di Da adesso in poi, cioè Sandro Pupillo, che ha raccolto 276 voti, è figlio di Giuseppe, in passato segretario del Pci vicentino e presidente della Regione Veneto nel 1 993-1994.
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Dall’alto: Silvano Spiller, Alberto Zocca, Mariano Galla e Giuseppe Pupillo, Giorgio Baldinato, Giorgio Sala, Umberto Nicolai
Il piano. Iannella: “Nuove misure per sostenere lo sviluppo e far fronte all’inflazione”
UniCredit sostiene famiglie e imprese italiane con un nuovo pacchetto da 10 miliardi di euro
La banca lancia una nuova tranche dell’iniziativa “UniCredit per l’Italia”, mettendo a disposizione 4 miliardi di euro per sostenere la spesa di privati e famiglie e 6 miliardi di euro di nuovi finanziamenti per le imprese del turismo, le eccellenze del Made in Italy e le aziende operanti nelle Zone Economiche Speciali (“ZES”)
UniCredit ha lanciato la nuova tranche del suo piano d’azione “UniCredit per l’Italia”, con l’obiettivo di sostenere le comunità in cui opera attraverso iniziative per un valore potenziale complessivo di 10 miliardi di euro.
Questo intervento fa seguito al primo pacchetto di interventi elaborato nell’estate del 2022 per consentire a famiglie e imprese di far fronte all’aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime.
Le nuove misure forniranno un sostegno concreto a individui e famiglie alle prese con l’inflazione, oltre a risorse concrete per sostenere lo sviluppo di settori chiave e la crescita di specifiche aree in Italia.
Francesco Iannella, Regional Manager Nord Est di UniCredit, commenta: “Famiglie e imprese hanno dimostrato una straordinaria resilienza e capacità di adattamento di fronte all’aumento dei tassi e all’alta inflazione, tanto che la situazione economica è migliore di quanto si potesse temere. Con questo piano intendiamo ribadire il nostro sostegno alle comunità in cui operiamo, consentendo ai clienti di adottare un approccio più flessibile nella gestione dei loro impegni finanziari e rendendo disponibili nuove risorse per gli investimenti, utili a supportare le imprese nei loro percorsi di crescita.”
La nuova tranche di “UniCredit per l’Italia” è rivolta a privati e famiglie, con iniziative che com-
prendono: flessibili tà nel rimborso dei mutui, con la sospensione del rimborso della quota capitale per 12 mesi o la riduzione della rata; pagamenti rateali a costo zero sugli acquisti per i titolari di carta Flexia con un ISEE inferiore a 25 mila euro; bonus di 500 euro sui prestiti personali per i clienti con nuovi nati cui viene erogato un nuovo prestito di almeno 10.000 euro.
Le azioni rivolte alle imprese prevedono un plafond di 6 miliardi di euro per nuovi finanziamenti a sostegno del settore turistico, delle eccellenze del Made in Italy e delle imprese che operano nelle Zone Economiche Speciali italiane. UniCredit offrirà inoltre una moratoria fino alla fine dell’anno sulla quota capitale dei finanziamenti a medio e lungo termine
in essere per le imprese che non abbiano già usufruito di garanzie pubbliche. Inoltre, potranno godere dell’eliminazione delle commissioni POS gli esercenti con fatturato inferiore a 1 milione di euro per le transazioni di importo fino a 10 euro presso i punti vendita fisici.
Le misure adottate con questa nuova edizione di “UniCredit per l’Italia” si
aggiungono alla recente ripresa dell’acquisto dei crediti d’imposta legati al Superbonus e ad altri bonus edilizi. Questi acquisti consentono ai clienti di UniCredit che hanno maturato crediti d’imposta a fronte di sconti su fatture per spese precedenti di mobilitare questi crediti e ottenere liquidità utile per continuare le loro attività.
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Economia
Francesco Iannella, Regional Manager Nord Est di UniCredit
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La riflessione. In soli cinque anni Vicenza ha cambiato due generazioni: s’è passati dai quasi settantenni ai trentenni
Il sindaco deve ispirarsi a Woody Allen
Variati potrebbe essere il nonno politico di Possamai non solo per l’età, ma soprattutto per la velocità e la profondità dei cambiamenti sociali. L’azione amministrativa deve ispirarsi a Italo Calvino, che vedeva nella velocità una delle parole del Nuovo Millennio. Questo, appunto.
E anche al comico e regista americano perché il futuro è fatto di opportunità, trabocchetti, utopia e realismo
Con l’elezione del più giovane sindaco dall’Unità d’Italia a oggi, Vicenza ha stabilito anche un altro record: ha cambiato due generazioni in cinque anni. Non è poco, se si pensa quanto duravano le generazioni in politica un tempo: basti pensare alla longevità politica della Dc e del suo campione locale, Mariano Rumor, entrato in politica nel 1946 e scomparso da senatore nel 1990.
L’anagrafe è sempre una variabile (indipendente) importante, perché il tempo non si rincorre ma è sempre davanti a noi, come sapeva bene Lewis Carroll che in Alice ne ha creato un simbolo con il Bianconiglio perennemente in ritardo. Giacomo Possamai ha 33 anni ed è, appunto, il più giovane a indosssare la fascia tricolore a palazzo Trissino. Il primato spettava in precedenza a Giorgio Sala, eletto sindaco nel 1962 due giorni prima di compiere 35 anni. Achille Variati, eletto nel 1990, è stato un altro sindaco giovane, ma è terzo in classifica perché aveva 37 anni al momento dell’elezione (che era differente da oggi, avveniva all’interno dei consiglieri comunali eletti).
Possamai aveva due anni
quando divampò Tangentopoli e pochi mesi quando scoppiò la guerra del Golfo.
Francesco Rucco è nato con l’austerity, conseguenza della guerra del Kippur del 1973. In quell’anno Achille Variati aveva giusto vent’anni. Il tempo è veloce.
A proposito di velocità, dal 2018 a oggi siamo passati da Variati a Possamai che potrebbe essere quasi suo nipote più che suo figlio. Lo è dal punto di vista politico, proprio perché i cambiamenti sono stati così rapidi in questi ultimi vent’anni da avere stravolto tre volte la nostra vita: all’alba del millennio erano una novità le mail, poi sono spuntati i blogger, i social network e adesso ci stiamo chiedendo se l’intelligenza artificiale sia una nostra nemica o amica.
A segnare questo passaggio generazionale, il sindaco ha voluto che fosse sua nonna, Pia Piovesan, ad aiutarlo a indossare la fascia: un gesto simbolico, naturalmente, che ha il suo significato. Anche Variati, a dire la verità, aveva voluto un’anziana signora a tenerlo a battesimo nel secondo mandato.
Il neo sindaco s’è posto due obiettivi immediati e prio-
ritari: ridisegnare il tracciato dell’alta velocità e intervenire sui 301 obiettivi segnalati dai cittadini nei quartieri. Dal grande al piccolo, perché la società ha un orizzonte amplissimo, quanto le sue domande.
La sfida del neo sindaco è saper organizzare risposte adeguate. Auguriamolo, a lui e alla città. Possamai ha indubbie capacità da leader e l’ha dimostrato anche nella campagna elettorale: ha motivato e fatto correre una squadra – composta da molte persone giovani, appunto di una nuova generazione – ricca di energie. Del resto, Enrico Letta l’estate scorsa, proprio a Vicenza, spiegò in pubblico le sue qualità così:
“Giacomo è una persona di talento. Ma ha un difetto: lo sa”. Vicenza ha dimostrato voglia di cambiare e ha dato un giudizio negativo dell’amministrazione Rucco, ben più ampio della sconfitta per 500 schede. Perché almeno un 30 per cento dei voti giunti a Possamai arrivano dal centrodestra. Se avesse raccolto solo i voti dei partiti non avrebbe mai vinto. Lui ha intercettato il voto d’opinione, quello che cinque anni fa s’era spostato e aveva fatto vincere Rucco.
Morale: oggi gli elettori hanno fretta, perché tutti viviamo di corsa. Vogliono molto (se non tutto) e subito. Non sono stati soddisfatti, a torto o a ragione, delle risposte della giunta
uscente e hanno scommesso su Possamai.
La velocità è una delle sei parole del nuovo millennio, cioé questo, indicate da Italo Calvino nelle sue Lezioni americane. La velocità era anche un credo dei futuristi, cento anni fa.
Noi, che siamo più prosaici, crediamo molto in Woody Allen, che sosteneva saggiamente: “È chiaro che il futuro offre molte opportunità. Ma è anche disseminato di trabocchetti. Il trucco è cogliere al volo le opportunità, evitare i trabocchetti e tornare a casa per l’ora di cena”.
Vuol dire avere orizzonte, gestire con sagacia ed essere concreti. (a. d. l.)
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Politica e amministrazione
Giacomo Possamai alla prima uscita in piazza dei Signori con la fascia tricolore
Il personaggio. Gianni Rolando dopo 30 anni non s’è candidato alle elezioni, ma resta un protagonista della vita civica
Cortese e testardo il torinese di Vicenza
Tenace, combatte da cinque anni con il Comitato per la bretella dell’Albera. Da giovanissimo andò a chiedere un contributo direttamente a Gianni Agnelli per i giovani della parrocchia.
E lo ottenne
Il suo nome non è stato sulle liste elettorali delle amministrative - ed è una novità - ma lui è stato sovente chiamato in causa e non è stato uno spettatore della corsa elettorale. Chi gli ha chiesto consiglio lo ha fatto per il suo equilibrio e la visione lungimirante. Giovanni “Gianni” Rolando a 76 anni ha deciso di chiudere con le elezioni, dopo averne vinte tante, ma naturalmente non con la politica.
Quando ha parlato per primo all’ultimo consiglio comunale della legislatura, il suo intervento è stato paragonato da Federico Murzio sul Corriere del Veneto a quello di Marcantonio ai funerali di Cesare.
Per convinzione e abilità retorica, non per salutare la morte (politica) di nessuno, come nella tragedia di Shakespeare.
Rolando aveva annunciato, mesi fa, che non si sarebbe ricandidato e ha mantenuto fede alla parola.
Mantiene fede, comunque, anche all’altra battaglia, quella che sta combattendo da cinque anni assieme al Comitato di cittadini perché sia terminata la bretella dell’Albera, che ormai si avvia ai due anni di ritardo.
Tant’è che in Consiglio comunale si presenta spesso con la maglietta gialla, che è la divisa del Comitato, e gli immancabili cartelli che in questi anni ha portato in giro per tutti i palazzi delle istituzioni vicentine e veneziane. Testardo, il Nostro. Sicuramente. Pacato nei modi, come si conviene a un piemontese, di cui rappresenta bene la cortesia, ma non certo falso, che è l’altra qualità attribuita dal proverbio ai piemontesi. Gianni Rolando è, invece, persona amabile e corretta, sincera e determinata, sin da quando - ragazzo - nella sua Torino
accompagnò il parroco a incontrare l’avvocato, sì, proprio Gianni Agnelli, al quale chiedevano un contributo per i giovani della parrocchia. Lo ottennero. Nato con il Pci, il 7 febbraio 1991 ha steso la bandiera del Pds dal balcone della sede di Santa Croce, benedicendo la nascita del nuovo partito
nato dalla “Cosa” occhettiana. Dal 2008 è con il Pd, di cui ha rivestito cariche a tutti i livelli veneti.
La percezione politica che si ha di Gianni Rolando oscilla tra due poli: se ne può ammirare la ingenuità (il candore avrebbe detto Sciascia) o restare colpiti dalla cocciutaggine un po’ d’antan, quella del vecchio compagno iscritto alla Flm e all’Anpi. Se Tullio Altan l’avesse conosciuto avrebbe disegnato Cipputi alto e magro come lui, anziché tondo e perplesso. In realtà la sua è una passione civica genuina, che resta viva come i valori in cui crede. La verità è che riesce a riempire la scena politica, al punto che in Consiglio comunale sembra una presenza fissa immemorabile. In realtà è stato eletto nel 2003 e rieletto nel 2008, ma a palazzo Trissino resta solo due anni perché Variati lo manda a presiedere l’Ipab.
Torna nel 201 8, e ora dopo tante interrogazioni e domande d’attualità dà l’addio al Palazzo. Del resto, la Sala Bernarda è solo una delle istituzioni che ha conosciuto, perché dal 1995 al 2000 è stato consigliere regionale: era la prima legislatura della Seconda Repubblica, con Galan governatore e Forza Italia che contendeva alla Lega la supremazia elettorale.
Terminata l’esperienza a Venezia, Rolando ha ricominciato da zero ed è stato eletto in circoscrizione ai Ferrovieri.
Questo torinese trasferitosi nel Veneto c’era quando Berlinguer parlò nel maggio 1 981 a Vicenza di fronte a cinquemila persone in piazza dei Signori. Era sotto il palco a Roma quando nel 1983 Benigni prese in braccio il segretario. Era a Padova all’ultimo comizio di Berlinguer nel 1984. Erano gli anni del Pci arrembante, solo un ricordo rispetto al Pd di oggi. Ma la sua tenacia sotto la bandiera rossa è sempre quella di allora.
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Attualità
Gianni Rolando, una presenza quarantennale nella politica vicentina
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Eventi. Dal 5 luglio al via la nuova edizione di Operaestate Festival
Grandi artisti di richiamo internazionale e giovani compagnie a Bassano del Grappa
Mancano poche settimane all’inizio della nuova edizione di Operaestate Festival, l’articolato festival estivo che porta a Bassano affermati artisti e giovani compagnie, nelle discipline del teatro, danza, musica e circo contemporaneo. Si inizia con la danza e la compagnia francese Remua Menage, che già qualche anno fa aveva trasformato il centro storico in un’enorme festa sul tema dell’acqua e ritorna quest’anno (5 luglio) con Le Bal, una spettacolare parata lungo le vie del centro ispirata alla Bell’époque. Tra i grandi nomi della danza internazionale si segnalano: Christos Papadopoulos, coreografo greco considerato uno degli artisti più innovatori della danza contemporanea (25 luglio); gli straordinari danzatori di MM Contemporary Dance Company in scena in due creazioni, rispettivamente di Mauro Bigonzetti e di Adriano Bolognino (2 agosto, prima nazionale); la nuova creazione di Simona Bertozzi (16 agosto) e la danza che incontra la musica elettronica con il lavoro di Annamaria Ajmone e Laura Agnusdei (4 settembre). Il Festival ospiterà anche la prima nazionale (8 agosto) dell’Hamburger Kammerballet, l’eccellenza del balletto contemporaneo, fondata dal principal dancer Edvin Revazov per i colleghi ucraini in fuga dal conflitto, e torna ad abitare l’architettura delle Bolle Nardini – disegnate da Fuksas, con il lavoro di Alessandro Sciarroni (5 e 6 settembre). Sarà invece a Villa Bolasco a Castelfranco Veneto la nuova creazione dell’artista italo-giapponese
Masako Matsushita per i Dance Well, la comunità nata attorno alla pratica di danza per persone con parkinson (15 luglio).
Riflettori puntati anche sul Teatro d’autore, che mette in luce riflessioni del tempo presente, attraverso i lavori di alcuni tra gli artisti più significativi della scena italiana: il pluripremiato Romeo Castellucci (28 luglio), la coppia Leone d’oro Rezza-Mastrella (21 luglio), la prima nazionale di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari (29 luglio) con un lavoro accessibile anche alle persone non vedenti, gli amatissimi dal pubblico Lino
Guanciale (31 luglio) e Vinicio Marchioni (13 luglio); il musicista Mario Brunello insieme alla poetessa Mariangela Gualtieri (11 agosto), il maestro Gabriele Vacis (28 e 29 settembre) solo per citarne alcuni.
Variegato il programma dedicato alla musica, che spazia tra classico e contemporaneo, invitando a Bassano il violinista Giovanni Andrea Zanon (7 luglio), Makaya McCraven, batterista e compositore jazz di fama internazionale (23 luglio); Lubomyr Melnyk, compositore e pianista di origine ucraina che incrocia la sua strada con la danza, (17 luglio, prima nazionale), il musicista sardo Paolo Angeli, candidato ai Grammy Awards 2023 (3 agosto).
E ancora l’Orchestra di Padova e del Veneto diretta da Marco Angius con una nuova produzione dei Carmina Burana di Carl Orff, (4 agosto). Tornano anche i Giovani Talenti nella sezione dedicata ai musicisti emergenti e già pluripremiati, con concerti ambientati nell’affascinante Chiostro dei Musei Civici. Non mancano poi gli spettacoli per i più piccoli e le loro famiglie, con 24 proposte di importanti compagnie di Teatro Ragazzi, e il cinema ai Giardini Parolini con un film ogni sera dal 3 luglio al 27 agosto e la consueta apertura, nei Giardini di Villa Ca’ Erizzo con 4 film dal 29 giugno al 2 luglio, dedicati al tema dell’acqua. Da fine agosto, poi la parola passa Bmotion, festival nel festival dedicato ai linguaggi del contemporaneo.
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danza teatro musica circo cinema www.operaestate.it informazioni e biglietteria: 0424.524214
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Cultura
biglietteria.festival@comune.bassano.vi.it
www. vivaticket.it
Città di Bassano del Grappa
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Da sinistra a destra: “Le Bal” (5 luglio) - “Hamburger Kammerballett” (8 agosto) - “Antonio Rezza” (21 luglio)
Economia
L’analisi. Siamo alla vigilia di un esodo biblico dal mondo del lavoro,
Le persone che se ne andranno rappresentano un fattore che, combinato con l’invecchiamento progressivo della popolazione italiana, costituirà un enorme problema per il mondo produttivo
I
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ma non si riescono a trovare rimedi efficaci
A legislazione vigente, l’11,6% degli italiani oggi occupati (che sono 23,3 milioni) nei prossimi cinque anni lascerà il mondo del lavoro per rag-
l Sie (ovvero Sistema Informativo Excelsior), che produce periodicamente un modello econometrico multisettoriale centrato sui bisogni professionali e formativi del sistema Italia, ha individuato, per il quinquennio 2023-2027, in oltre 3 milioni e 800 mila addetti il fabbisogno occupazionale del mercato del lavoro. Va detto che ben 2,7 milioni di essi (pari al 71,7% del totale) andranno in semplice sostituzione delle persone che, nello stesso periodo, sono destinate ad andare in pensione, mentre il restante 28,3% (poco più di un quarto del totale) sarà determinato da nuovi ingressi nel mercato del lavoro derivanti dalla crescita economica dello stesso periodo.giunti limiti d’età: la massima parte di essi, pari a 1,4 milioni, proverrà dal settore privato, circa 673.000 dal mondo del lavoro autonomo e 675.600 circa dal pubblico impiego. Un esodo biblico che, combinato con l’invecchiamento progressivo della popolazione italiana, costituirà un enorme problema per il mondo produttivo.
Se si analizzano le filiere economiche interessate, si vedrà in testa il commercio e turismo (-484.500) e la salute (-331.500), due comparti strategici sia per il PIL italiano, sia per la qualità della vita nel nostro Paese.
Da tempo – e a qualsiasi latitudine – gli imprenditori sempre più spesso lamentano grandi difficoltà nel reperire personale sia di profilo medio-alto sia di basso profilo.
Se quest’ultima esigenza (legata a indicatori remunerativi
molto bassi) spesso è coperta almeno parzialmente da stranieri, la difficoltà di trovare sul mercato personale di profilo medio-alto è divenuta strutturale, complice il forte disallineamento che si è creato in alcune aree tra scuola e mondo del lavoro.
In ogni caso dobbiamo aspettarci, nel prossimo quinquennio, un peggioramento progressivo di questa situazione, sia per la denatalità complessiva, sia per l’endemica incapacità del nostro mercato ad incrociare offerta e domanda di lavoro.
Ultima considerazione: settori quali la moda, l’agroalimentare, il legno-arredo (tre tra i principali componenti distintivi del Made in Italy) vedranno maestranze di qualità e di elevata esperienza abbandonare il lavoro con il rischio concreto di non poterle sostituire adeguatamente.
Quando si parla di mancata programmazione o di mancanza di politica industriale, quindi, si parla di cose concrete che segnano il confine tra l’esistenza o la scomparsa di tutto un sistema produttivo
così come lo conosciamo e di cui, cicale impenitenti, cantiamo le lodi ogni giorno.
• Chi è Giuseppe de Concini
Padovano con studio a Vicenza, laurea in giurisprudenza, importante esperienza nel mondo bancario, ora è consulente aziendale
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Giuseppe de Concini
“La vera emergenza è il disagio giovanile”
“Purtroppo di questa emergenza si rendono conto in pochi in Italia. I nostri figli sono travolti da una comunicazione che li annichila. Ho fondato un’associazione per dare loro una mano”.
“Nel privato sono molto diverso dal personaggio che si vede in tv: serio, non faccio battute, sono perfino un po’ musone, ma non triste. Credo nella positività della vita”
Ha recitato al festival delle “Settimane musicali del teatro Olimpico” un racconto di Wagner sul suo immaginario incontro con Beethoven. Assieme a Sonig Thakerian al violino e a Leonora Armellini al piano, Paolo Kessisoglu, 54 anni il prossimo 25 luglio, per un’ora davvero piacevole ha ricreato l’atmosfera di duecento anni fa evocata dal racconto di Wagner. Lui ha interpretato lo scritto con vivacità, le musiciste hanno incorniciato le parole con altrettanta brillantezza su spartiti - naturalmente - di Beethoven e Wagner.
Ma lei a Beethoven cosa avrebbe chiesto?
Un selfie. (sorride)
E per davvero?
Gli avrei chiesto come ha fatto a comporre così tanta musica. Uno se lo chiede: Ma come cavolo fate… Attenzione, tipi così ci sono anche ai tempi nostri: Sting ha scritto tantissimo. E allora uno si chiede: Ma cosa avete in testa?
Che rapporto ha con Wagner invece?
Beethoven e Wagner erano i compositori preferiti di mio papà. Quindi sono cresciuto ascoltando la Pastorale, la sinfonia numero 6, che era la sua preferita. Wagner lo ascoltava di meno, ma spesso il Tannhäuser. A me piacciono alcune opere come il Lohengrin, che ho visto alla Scala: cinque ore e mezza.
Impegnativo…
Non mi vergogno a dire che sono volate. Mi è piaciuto da matti.
A proposito di musica, lei però nasce come chitarrista Certo. E la suono ancora.
Cosa?
Ho suonato molto jazz. Adesso sono un po’ arrugginito perché non ho mai tempo, ma suono quello che c’è. Ascolto una musica, anche moderna, mi piace e la eseguo.
Poi c’è il Paolo attore comico. Lei suscita risate anche nella
vita reale?
Per le persone che mi incontrano sono molto deludente.
Tutti si aspettano che inizi, che so, a raccontare barzellette. Invece sono una persona molto schiva. Del resto, sono genovese… Sono musone, non ho tanta voglia quando qualcuno mi chiede la foto. Però mi sforzo.
È un po’ triste?
No, triste no. Ho entusiasmo e sono una persona molto positiva. Però non sono quello che si vede in televisione.
Anche Jerry Lewis era molto serio, Totò era addirittura triste nella vita in famiglia.
Eh, bel riferimento…
Tra i colleghi di ieri e di oggi
c’è qualcuno che ammira?
Ce ne sono tanti di bravi. Mi fa molto ridere Enrico Brignano: tecnicamente è molto, molto bravo. Comunque Tognazzi e Vianello restano dei miti.
E tra i contemporanei, a parte Brignano?
Mi piace molto Antonio Ornano, mi fa ridere tantissimo. Quanto ci mettete lei e Luca a preparare l’ormai celebre copertina al martedì sera da Giovanni Floris? Come avviene il processo creativo?
Siamo in quattro a produrre: Luca, io e i due autori. Io non sono un gran battutaro, cioè non sono bravo a scrivere le battute, ma neanche Luca. I due autori sono più bravi di noi. Quotidianamente mi segno tutte le sciocchezze che dicono i politici, perché in fondo la nostra è una satira sulla comunicazione dei politici più che una satira politico-ideologica. Mi appunto le cose e poi mettiamo insieme i pezzi. Uno dice: voglio scrivere su quella cosa lì che ha detto il Tizio e butta giù una pagina…
Andrea Pennacchi mi spiegava che tra una cosa e l’altra inizia il lunedì a ragionare sul pezzo che recita il venerdì sera a Propaganda.
È così anche per voi?
C’è molto lavoro, questo sì, per noi specie venerdì, sabato, domenica e lunedì. Dovendo commentare l’attualità non puoi riferirti a cose di una settimana prima. Per noi sono stravecchie.
Fruttero e Lucentini, a turno scrivevano mentre l’altro giudicava e magari correggeva e buttava. Voi?
No, direi di no. Può succedere che magari non viene la chiusura, e allora metti il pezzo sul gruppo whatsapp e un altro lo sistema.
Meglio il teatro, il cinema o la televisione?
Il teatro, naturalmente. Però il cinema è un gran mezzo per raccontare le storie che mi appartengono di più. Mi piacerebbe scrivere qualcosa di mio, poi magari una regia può capitare o anche no, ma non vorrei essere sempre un attore di storie altrui.
Paolo non è solo comico, quindi No, proprio no. Un sogno nel cassetto, un progetto da realizzare?
Da quando non ci sono più i miei (i genitori sono morti nell’arco di sei mesi, ndr) mi piacerebbe raccontare la storia della mia famiglia.
A partire dal genocidio armeno durante la prima guerra mondiale cui è sfuggito il nonno, naturalmente.
Il nome originario della sua famiglia è Keshishian, trasformato nell’attuale Kessisoglu, alla turca
Parlerei anche di quelle vicende, naturalmente, ma non soltanto. Vorrei raccontare la storia di mio padre e mia madre e della relazione con i figli. Naturalmente quello è il punto di partenza, poi ci si apre ad altri argomenti. Qual è il programma, il personaggio o il pezzo cui è più affezionato?
Forse è banale, ma la partecipazione al festival di Sanremo mi ha lasciato una grande
eredità perché è stato un lavoro molto intenso. Per una settimana, poi, hai gli occhi di tutti addosso… Camera Cafè è al secondo posto?
Forse a pari merito. Il programma mi ha dato molto ma è stato reciproco: credo anch’io di avere dato molto al programma. Quel carattere è venuto fuori in modo forte, non me l’aspettavo.
Visto il ruolo da commentatore dell’attualità, che futuro vede per questo Paese?
Ottimista o pessimista? Non sono negativo sull’Italia… …ah, per fortuna Precisiamo. Sono negativo sul mondo in generale. Addirittura?
Sì. Ma torneremo un po’ all’antico Vale a dire?
La comunicazione non funziona, i nostri figli sono totalmente devastati da questa comunicazione.
Tant’è che nello spettacolo a un certo punto ironizzava sulla morte di Instagram Da due mesi ho aperto un’associazione benefica che si occupa di giovani. Secondo me questo è un problema serio e nessuno lo capisce. La mia associazione si chiama “C’è da fare”: vogliamo aiutare i ragazzi che si isolano dal mondo. Il disagio giovanile è in crescita, lo dicono tutte le statistiche.
www.ilvicenza.com 17 L’intervista
Il personaggio. L’attore Paolo Kessisoglu ha recitato a Vicenza alle “Settimane musicali al teatro Olimpico”
Uno scatto di Paolo Kessisoglu a Vicenza e la violinista Sonig Thackerian. Infine Paolo con il collega Luca Bizzarri
Antonio Di Lorenzo
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All’ospedale per colpa di un terno vinto
Alzi la mano, se ce l’ha ancora, chi non è mai finito al Pronto Soccorso. Credo un italiano su due. Io, ad esempio, potrei iniziare da quella a volta che giocavo a biliardo con gli stolti amici universitari. Una serata tranquilla, un bar di periferia, sala fumosa come lo Stromboli, stecche lunghe come missili balistici intercontinentali e ultrasovranista gioco alla goriziana con 9 birilli. Altro che Space Invaders o Fortnite.
A un certo punto mi tocca un colpo giusto all’angolo del tavolo, dove ci sono i posacenere di metallo. Zac! faccio il mio tiro e risollevando la stecca, un ruscello di sangue mi scende lungo il gomito. Lo spigolo infame del posacenere mi ha squartato la falange dell’indice e il proprietario del bar, terrorizzato che gli rovini il panno del biliardo, mi si è avventato contro, avvolgendomi tutto nel polveroso lenzuolo con cui ricopre il tavolo, come se stessi bruciando vivo.
Travestito da mummia insanguinata, uno degli stolti ami-
ci universitari mi conduce al pronto soccorso, scaricandomi giù dalla portiera come in quei film molto cristiani tipo
“Milano Calibro Nove”. Il medico che mi mette i punti non riesce a capacitarsi che uno possa ferirsi giocando a biliardo e non ha mica tutti i torti.
Gli spiego la storia dei posacenere angolari, ma continua a guardarmi perplesso. La storia della mia vita: le verità che sembrano bugie e quindi l’obbligo di rimediare con delle bugie che sembrino verità, un pasticcio davvero faticoso. La seconda volta al Pronto Soccorso fu più seria ma non meno ridicola. Finito il servizio militare, non avendo idea di che fare nella vita, profittavo della bontà dei miei genitori per occupare a sbafo l’ormai imbarazzante cameretta da studente. In quello stato aurorale dove dormivo minimo dodici ore al giorno, mi capitava in tarda mattinata di sognare dei numeri, che cominciai a giocare al lotto con un certo profitto, al punto di pensare di farne una vera e propria
professione, il numerologo onirico. Un giorno, tornando a casa dopo aver riscosso un terno secco, attraversai la strada distrattamente, come fanno i numerologi onirici e venni travolto da una Mercedes pesante come il destino. A terra, con il respiro mozzo e il senso di morte imminente, pensavo che la mia arrogante pretesa di guadagnare del denaro dormendo anzi che con il sudore della fronte aveva suscitato lo sdegno Divino e che la punizione, terribile, era arrivata.
La faccia di un anziano buon signore con la barba bianca in cui riconobbi immediatamente l’Arcangelo Raffaele, mi si parò davanti dal nulla e mi prese la mano, rincuorandomi. E infatti, disteso nell’ambulanza che sfrecciava verso l’ospedale, compresi che non era giunta la mia ora dal fatto che quello che più mi preoccupava non era la salvezza dell’anima, ma la vespa furiosa e prigioniera che si ostinava contro il finestrino. Comunque me la ca-
vai con una costola rotta e un rene ammaccato. La terza volta ve la faccio più breve. Il giorno prima del matrimonio, per stemperare la tensione, ho l’idea sciagurata di fare un giro in bicicletta. Ma il giorno prima di sposarsi bisogna stare chiusi in casa, non fare nulla, al limite farsi arrestare e passare la giornata in questura, al riparo da tutto. Così, facendo il mio giro in bicicletta, un insetto
volante mi è entrato nell’orecchio e ha proseguito fin dentro. Alla fine del terzo lavaggio al Pronto Soccorso è uscito fuori dal canale uditivo direttamente dalla tromba di Eustachio un bel formicone volante. “Mai successo niente di simile”, ha detto il medico. Era passato qualche anno, ma era lui, quello del biliardo. Non mi sono fatto riconoscere.
Alberto Graziani
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Umorismo
La mia vita al pronto soccorso. Un’altra volta ci sono finito a causa del biliardo e la terza volta il giorno prima di sposarmi
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Massimo Ambrosetti. Il vicentino è da un mese ambasciatore in Cina. Sul suo tavolo due questioni scottanti
Ha in mano i commerci della Via della Seta
Ufficialmente noto come “Belt and road iniziative”, l’accordo ha un valore iperbolico: 4 mila miliardi di dollari, due volte il Pil italiano. Ma il governo Meloni vuole uscirne e Ambrosetti dovrà gestire questa fase. Sempre più determinante il ruolo di Xi Jinping anche nello scenario politico internazionale
Icommerci della via della Seta sono nelle mani del vicentino Massimo Ambrosetti, da poco più di un mese insediatosi come nuovo ambasciatore italiano in Cina. Ha iniziato la sua carriera proprio a Pechino e ha conseguito un dottorato a Cambdrige e un master nella stessa università con studi dedicati alla Cina. Ha lavorato all’ambasciata a Washington e ha ricoperto l’incarico di amabsciatore a Panama.
Ambrosetti, 60 anni, si trova in una delle capitali più delicate del pianeta, vista non solo l’importanza economica della Cina ma anche il suo ruolo due volte strategico sia nei rapporti con gli Usa (di cui l’Italia è un alleato importante) sia nella partita che il premier Xi Jinping sta ricoprendo nella crisi ucraina. La fiducia del governo in Ambrosetti è elevata, tant’è che la sua nomina è giunta a sorpresa, in quanto il toto-ambasciatori alla vigilia indicava altri nomi.
Il lavoro che deve affrontare a Pechino è delicato. In primo piano, infatti, c’è l’accordo economico indicato come Belt and Road Initiative (Bri) più conosciuto come Via della seta, che prima il governo Gentiloni e quindi il Conte hanno stretto e ribadito.
La cosiddetta Via della Seta è un accordo che vale una cifra iperbolica: 4 mila miliardi di dollari l’anno, due volte l’intero Pil italiano. Del resto, basti pensare che solo nel Mar Mediterraneo sono cinesi il porto del Pireo in Grecia, il porto di Valencia, il 40% del porto di Vado Ligure e di Bilbao, il 26% di quello di Marsiglia, Port Said nel canale di Suez, il porto di Tangeri, Aifa e Ashdod in Israele.
L’Italia è l’unico Paese del G7 a far parte dell’accordo sulla Via della Seta e questo
non piace neanche un po’ agli Usa. Il governo Meloni è intenzionato a uscire dall’accordo, ormai non si parla più del “se” ma solo del “quando”, e deve dare la disdetta entro dicembre. Il che, neanche a dirlo, farà piacere al presidente Biden, che vedrà gli alleati di nuovo compatti sulle proprie posizioni. Come ha riportato Marco Galluzzo sul Corriere della Sera, secondo le indiscrezioni che circolano a Roma la volontà di rompere l’accordo del governo non pregiudica gli interessi italiani: “I francesi continuano a fare affari con la Cina anche se non fanno parte dell’accordo”, si sottolinea.
Di questo sicuramente la premier Meloni parlerà con Biden nell’incontro programmato a giugno e, in un prossimo futuro, quando si recherà a Pechino spiegherà la posizione italiana a Xi Jinping. Gli Usa non sono certo interessati a legare l’Occidente alla Cina ancora di più di quanto non sia necessario, visto che il Paese di Xi Jinping ha in mano gran parte del debito pubblico americano.
Sull’altro fronte, quello della politica estera, non vanno dimenticati due passaggi: l’Italia ha inviato una squadra navale, con la portaerei Cavour, proprio nel Pacifico a dare supporto alla flotta americana nel braccio di ferro su Taiwan. Si tratta, naturalmente, di una mossa più politica che militare, visto l’imponenza delle portaerei Usa delle classi Nimitz e Ford rispetto alla nostra, ma, come si dice, anche la forma è sostanza.
Sotto un altro profilo, quello della crisi Ucraina, la Cina ha presentato un suo piano di pace che, come è stato sottolineato dagli osservatori, anche se è stato respinto in blocco da Washington e Londra, può essere un interessante terreno di mediazione specie per l’Italia.
Come si vede, sotto il profilo economico e sotto quello politico, il lavoro che deve svolgere Ambrosetti a Pechino è assolutamente nevralgico non solo per gli interessi italiani ma anche per gli equilibri internazionali a vasto raggio.
www.ilvicenza.com 23 Esteri
Massimo Ambrosetti, vicentino di 60 anni e ambasciatore in Cina. Il governo ha grande fiducia in lui: dovrà affrontare situazioni delicate sul piano economico e su quello degli equilibri internazionali
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“Il mondo ormai è diventato Caoslandia”
Gli Usa sono divisi al loro interno, la Germania ha il governo più pallido di sempre. Putin è infognato nella crisi ucraina che sperava di risolvere in tre giorni. L’Italia intanto deve prepararsi a un futuro per il quale non siamo pronti. E Ilvo Diamanti parla degli italiani come degli “eurotattici”
“L’Ucraina sarà un nostro problema per i prossimi decenni, non per i prossimi anni”. È l’orizzonte che disegna Lucio Caracciolo, direttore di Limes, ospite di un affollato incontro alla sede di San Nicola dell’università, organizzato da Accademia Olimpica, Istrevi e dalla stessa università. È stato il politologo Ilvo Diamanti a introdurre il collega e amico, definendo gli italiani eurotattici o anche europei con riserva. Ecco una summa delle idee di Caracciolo.
Caoslandia. La mappa che Caracciolo disegna del mondo è quella di caoslandia, o meglio, per dirla con un termine tecnico, quella della transizione egemonica. Gli Usa stano vivendo ciò che è capitato agli inglesi quando cento anni vedevano franare il loro dominio sul mondo. Ma a differenza di allora non si vede chi possa sostituirli. “La Cina? È escluso”.
Crisi americana. Gli Usa hanno una divisione interna profondissima. Sono più i matrimoni fra neri e bianchi che non quelli tra repubblicani e democratici, appena il 4%. Non hanno nessuna voglia, quindi, di imbarcarsi in altre guerre che destabilizzino il fronte interno: se proprio ne dovranno combattere una,
sarà quella con la Cina. Ucraina. La soluzione della crisi non è vicina. L’Ucraina aveva 52 milioni di abitanti, adesso una trentina con 8 milioni di profughi e 6-7 di sfollati. È più che fantasiosa, addirittura miracolosa l’idea di una ricostruzione dell’Ucraina dal costo stimato in 411 miliardi che dovranno arrivare per il 90% dai fondi privati. La verità è che gli ucraini vivranno in condizioni disperate. Donbas. Se russi e ucraini potessero dire la verità, nessuno di loro vorrebbe gestire il Donbas, anche se per motivi opposti.
Gas russo. Le sanzioni prima le imponi e poi le aggiri. Non hanno fatto cambiare idea a Putin nè hanno colpito l’economia russa. Dalla Russia arrivava all’Italia il 41% delle forniture di gas, adesso la metà arriverà dall’Algeria con il non trascurabile problema che questo Paese è filo russo, come peraltro almeno metà dell’Africa.
Germania. L’attuale governo tedesco è uno dei più pallidi e Scholz sembra calato da Marte. È la Germania la grande sconfitta dalla guerra in Ucraina, non solo per il rubinetto del gas che è stato chiuso ma anche per il feeling sempre avuto con la Russia e oggi interrotto.
Putin. Pensava di entrare a Kiev in tre giorni. I soldati nello zaino avevano la divisa da parata. Immaginava di creare un governo filo russo nel Paese. Tutto è saltato. Molti dei suoi consigliori erano comunque contrari alla guerra. Russia disgregata. Non è uno scenario dietro l’angolo, ma è un futuro possibile. In questa ipotesi, la Siberia andrebbe alla Cina con gli Usa terribilmente agitati anche per le risorse del sottosuolo siberiano che arricchirebbero uno Stato già potentissimo.
Cina. Non è certo contenta della guerra, che le ha interrotto la Via della Seta e l’import del cibo, dato che l’Ucraina era il primo fornitore di frumento. Vuole arrivare alla fine del conflitto, ecco perché s’è impegnata in un piano di pace verso il quale c’è qualche timida apertura anche americana.
Italia. Saremo meno protetti di prima dagli Usa. Il nostro paradiso è finito e dovremo assumerci delle responsabilità verso le quali non siamo pronti. Di sicuro non possiamo proteggerci da soli. A un funzionario americano ho ri-
cordato che gli Usa in Europa hanno 13mila soldati e lui mi ha risposto: “A noi interessa sapere quanti europei sarebbero disposti a morire per gli Usa”.
Eurotattici. Ilvo Diamanti ha spiegato che gli italiani hanno una fiducia altalenante verso l’Unione europea. Oggi è al 44% ma a inizio anno era al 38% e nel 2020-2021 era al 50% quando l’economia era a terra e si puntava sul Pnrr. La percentuale di fiducia diventa il 66% tra chi ha meno di 30 anni e del 75% tra gli studenti. Ma i giovani sono pochi.
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L’analisi. Lucio Caracciolo, direttore della prestigiosa rivista “Limes”, analizza la politica (e la crisi) internazionale
Incontri a Vicenza
Lucio Caracciolo (sx) assieme a Ilvo Diamanti e a Giovanni Luigi Fontana (dx), presidente dell’Accademia Olimpica
La storia. Adriana Crestale di Creazzo segue i biancorossi da oltre 60 anni, quando giocava il cognato Walter Guerra
La supertifosa di 94 anni: “Vedrò il Lane in A”
A94 anni c’è una tifosa convinta e appassionata del Lanerossi. È Adriana Crestale che abita a Creazzo e non si perderebbe una partita del Lanerossi per nulla al mondo. Guai a chi passa davanti alla televisione!
Tutto comincia nel 1960: Adriana, da poco sposatasi con Teseo Adriano Guerra, scopre che il cognato, Walter Guerra, scomparso ormai nel lontano 1999, è un giocatore del Lanerossi. Così, i colori biancorossi diventano una passione. Di campionato in campionato, rosa dopo rosa, nella gioia e nel dolore calcistico, Adriana sostiene a spada tratta il suo Lane. Una storia di attaccamento alla maglia lunga sessant’anni e che ancora oggi fa battere a ogni partita, il suo cuore biancorosso.
Chi è attualmente il suo giocatore preferito?
“Mi piace davvero molto Stoppa. È un bel ragazzo e vedo in lui una grande volontà. Il mio Dio però è Giacomelli.”
E del passato?
“Chi mi ha fatto emozionare di più sono stati indubbiamente Roberto Baggio e Paolo Rossi. Rossi poi l’ho conosciuto perché lavoravo accanto al negozio di Simonetta Rizzato, la sua prima moglie.”
Qual era il suo lavoro?
“Ero sarta e ho continuato anche dopo la pensione. Ora però cucio di rado.”
Cos’era la partita del Vicenza ai suoi tempi?
“Un’intera città in festa. Ecco cosa voleva dire! Dalla mattina il fermento cresceva e l’euforia si scatenava al fischio d’inizio. Poi, se si vinceva la gente si affacciava alle finestre. Quando si perdeva, si andava a casa piuttosto tristi. Gli ultras vicentini hanno storicamente una grande rivale: la tifoseria veronese.
Da tifosa, come ha affrontato questa sfida?
“Al telefono e ridendo di gusto. Io ho parenti a Verona e anche loro sono grandi tifosi della loro squadra, l’Hellas. Vinti o vincitori non ce n’era per nessuno: dopo la partita, puntualmente, si passavano ore al telefono a prendersi in giro su chi aveva giocato meglio.”
Ha mai giocato a calcio?
“Ah no! A me piaceva andare
a ballare!”
Ma allo stadio sicuramente è andata più volte.
“Certo! Quando ho iniziato era una magia. Si partiva a piedi da piazza Matteotti e, una volta percorso viale Giuriolo, ci si ritrovava immersi in una grande marea biancorossa in festa. Era un’emozione unica.
L’ultima volta che sono andata al Menti è stato cinque anni fa e in quell’occasione sono anche riuscita a farmi scattare una foto con Giacomelli.”
Ora segue le partite da casa?
“Si, oggi la seguo in tv. Ma, dato che in passato non andavo a vedere tutti gli incontri allo stadio,ho seguito molte partite incollata alla radio.”
Segue solo le partite del Lane?
“No. Oggi guardo un po’ tutti i campionati. Anche europei,
Un tempo andava allo stadio, quando la partita in casa era comunque una festa per tutta la città. Adesso si accontenta della televisione. Ma l’affetto non è cambiato e neanche il suo sostengo. l suo giocatore preferito è Giacomelli. Sogna di scattare una foto con tutta la squadra
non solo quelli nostrani. E ho seguito la Formula 1 quando correva Schumacher e la Moto Gp negli anni d’oro di Valentino Rossi. Pallacanestro e tennis però non mi sono mai piaciuti.”
Cos’è per lei il Vicenza e, più in generale, il calcio?
“Il pane quotidiano: una squadra del cuore, una passione, una gioia e un ottimo argomento di conversazione.
Sono molto a mio agio quando scopro che chi frequento è appassionato di calcio.”
Il suo sogno?
“Vedere il Vicenza vincere il campionato di serie A. Ma mi piacerebbe davvero tanto anche avere una foto mia con tutta la squadra.”
Roberto Meneghini
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La supertifosa Adriana Crestale, 94 anni, sarta di Creazzo
Il personaggio. Giulio Zanlungo è stato per sei anni pilota
a vista a due metri l’uno dall’altro”
Il pilota ricorda la tensione della sua prima esibizione: “Avrò perso due litri di sudore quella volta”. Ha guardato Top Gun ma ne smonta la credibilità: “Alcune scene non sono proprio possibili nella realtà”. “L’affetto delle persone a terra lo sentiamo fin lassù quando voliamo”
Se un pilota militare commenta con un sorriso: “Quelle manovre di Maverick sono impossibili, passare in mezzo a due aerei come fa lui non è materialmente fattibile”, noi gli crediamo per la stima e la capacità riconosciute alla nostra aeronautica. Ma se quel pilota ha volato per sei anni nelle Frecce Tricolori, allora la sua credibilità sale in verticale. Questo giudizio sul Top Gun di Hollywood l’ha pronunciato il capitano (ma sta per essere promosso maggiore)
Giulio Zanlungo, 40 anni, sposato, tre figli, residente a Conegliano, che ha incontrato i vicentini ai chiostri di Santa Corona grazie a un’iniziativa del Rotary club Vicenza Berici, presieduto da Carlotta Baruchello, e del club Frecce Tricolori di Vicenza, presieduto da Claudio Bellot. A condurre l’incontro è stato il giornalista Antonio Di Lorenzo. Zanlungo è stato dal 2014 al 2019 nelle Frecce, tecnicamente al 313° gruppo di addestramento acrobatico di Rivolto, in provincia di Udine. Il suo curriculum è impressionante. Se è vero che la passione per il volo è nata da bambino, quando il cugino lo portava a Istrana ad ammirare gli F 104 che decollavano, è pure vero che lui l’ha coltivata con cura. Zanlungo, che è persona di rara cortesia e affabilità, si diploma all’istituto tecnico aeronautico di Padova e nel 2005 ottiene il brevetto di pilota commerciale di linea, intanto studia all’università. Nello stesso 2005 si lau-
rea al politecnico di Milano in ingegneria aerospaziale. Nel 2006 entra in Aeronautica con il 122° corso Aupc, vale a dire i piloti di complemento: dopo aver conseguito il brevetto di pilota militare è assegnato al 13° gruppo volo del 32° stormo di Amendola, a Foggia, sull’Amx.
Nel 2013 supera le selezioni per entrare a far parte della Pattuglia Acrobatica Nazionale: per essere ammessi alle selezioni servono 1000 ore di volo, che sono tante se pensate che, per fare un esempio, uno show delle Frecce dura sì e no 20 minuti. Ogni anno si presentano 12 piloti che vogliono essere ammessi a Rivolto e ne vengono scelti due. In parallelo, ogni anno due piloti lasciano le Frecce. Serve un anno di addestramento prima di entrare in formazioneEsibizioni a parte, da maggio a settembre, il lavoro di Zanlungo alla base consiste in almeno due sedute di allenamento al giorno. Lui ha ricoperto le posizioni di Pony 8, Pony 5 e Pony 3 (terzo, secondo e primo gregario sempre a destra). Adesso è al 51° stormo di Istrana e vola con l’Eurofighter. Se gli domandate qual è stato il momento più emozionante
della carriera, vi risponderà che s’è commosso quando a Rivolto, per il 55° anniversario, la Pan ha volato di fronte a 400mila spettatori. “L’affetto delle persone è il valore aggiunto che suscitano le Frecce Tricolori e lo senti perfettamente anche in volo”. Un altro momento toccante è stato il primo sorvolo su Roma: “Trasformarsi nel Tricolore sulla capitale è davvero entusiasmante”. A proposito di debutti, è proprio il suo che Zanlungo non dimentica: “Noi iniziamo l’attività il 1° maggio di fronte ai componenti dei club Frecce Tricolori che si radunano a Rivolto: migliaia e migliaia di persone. Ricordo perfettamente l’emozione e la tensione del mio primo volo: quel giorno avrò perso due litri di sudore”. Paura, no, quella mai, ma impegno e capacità di dominare lo stress quelli sì, ci devono essere. Del resto, come conferma il comandante, i velivoli della Pattuglia acrobatica nazionale volano a due metri l’uno dell’altro. Non è semplice eseguire le manovre e i virtuosismi uno
attaccato all’altro: “Sì, il volo è assolutamente a vista, come diciamo noi”. La manovra più impegnativa? “La Alona – risponde – ossia l’ultima figura dello show quando formiamo il Tricolore che vira di fronte al pubblico. Vista da sotto sembra solo scenografica, in realtà c’è un impegno tecnico notevole a far stare l’aereo in linea con gli altri virando”. E la manovra che le piace di più? “La bomba, naturalmente, che è molto impegnativa, ma anche il triplo tonneau, anche se lo eseguiamo poco”.
Il pilota è sottoposto a una forte pressione dentro la cabina: in alcune manovre può raggiungere i 6-7 G, dove G è la forza di gravità. In quelle situazioni è come se il peso aumentasse di 6-7 volte. E non è neanche il massimo: “Nelle prove per pilotare l’Eurofighter si viene messi in una centrifuga nella quale bisogna resistere 15 secondi a 9 G”. Terribile.
I piloti delle Frecce Tricolori hanno un buon stipendio, sì, ma non eccezionale. Restano ufficiali dell’Aeronautica militare come i loro colleghi. Così, se chiedete al comandante Zanlungo qual è il suo prossimo obiettivo, vi risponderà serenamente spiazzandovi: “Terminare di costruire la casa”.
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a Vicenza
delle Frecce Tricolori e racconta la sua esperienza “Volo
Incontri
Il capitano Giulio Zanlungo nella tuta di volo e un’immagine delle Frecce Tricolori sopra a Vicenza nel 2004 (foto di Luigino Caliaro)
#Regione
Dopo il voto. Il senatore Antonio De Poli sul risultato delle amministrative in Veneto
Il centrodestra in Veneto conferma la sua leadership e conquista quasi tutti i municipi al voto. A partire da Treviso, saldamente in mano al sindaco della Lega Mario Conte sostenuto da tutte le forze di centrodestra, eletto al primo turno. Vanno al centrodestra anche comuni chiave come Adria, Martellago e San Donà di Piave. Il centrosinistra non sfonda in provincia ma ottiene un un risultato significativo e interessante a Vicenza, strappata al centrodestra dal giovane Giacomo Possamai, uomo del Partito Democratico che ha saputo scalzare il sindaco uscente Rucco, sulla carta dato per favorito, e raccogliere consensi anzitutto intorno alla sua persona, alla squadra che lo sosteneva e al suo programma fortemente orientato alla città. Importante per il centrosinistra anche la vittoria a Piove di Sacco, nel padovano,
Spiccano il risultato di Treviso con la netta affermazione di Mario Conte al primo turno e l’esito del ballottaggio a Vicenza che ha consegnato la città a Giacomo Possamai
in questo caso nel segno della continuità. Il centrodestra dunque vince quasi ovunque, anche con gli schieramenti civici, ma il centrosinistra si fa senz’altro notare per il risultato di Vicenza che si somma a quelli dello scorso anno a Padova e Verona. Abbiamo chiesto un parere al senatore padovano Antonio De Poli, Udc, che di campagne elettorali ne ha seguite molte, sia a livello locale che nazionale. Senatore, proviamo a tracciare un bilancio di queste elezioni amministrative, che hanno coinvolto anche alcuni importanti Comuni
veneti: l’alleanza di centrodestra nella nostra regione vice, dunque ne esce rafforzata? Su quali aspetti lavorare per il prossimo futuro e in vista degli appuntamenti elettorali dei prossimi anni?
Assolutamente sì, il centrodestra quando si presenta unito e compatto fa la differenza, vince e soprattutto convince i nostri elettori.
Oggi più che mai i cittadini, infatti, ci chiedono presenza nel territorio e ascolto. Quando la politica fa questo, riesce
ad intercettare i bisogni delle comunità nei territori. Lo abbiamo visto, ad esempio, a Treviso, dove ha vinto il candidato condiviso del Centrodestra, Mario Conte ma anche in altri Comuni come nel padovano (a Codevigo, Maserà di Padova, Mestrino, Solesino, Casalserugo, …), oppure con Adria in Polesi-
Centrosinistra. Andrea Martella, senatore e segretario Pd Veneto
ne, come nelle altre province del Veneto dove abbiamo visto il centrodestra affermarsi nettamente e ottenere delle significative vittorie. Oggi è il tempo della concretezza, come ci insegnano queste elezioni comunali.
Il centrodestra vince anche in Veneto con Treviso ma con Vicenza si rafforza l’asse dei sindaci di centrosinistra che amministrano le grandi città venete. Qual è la sua analisi, senatore?
Utilizzo una metafora: come nel calcio, quando sei in campo, anche se hai un fuoriclasse, se la squadra è sfilacciata, fai fatica a finalizzare il risultato e a fare goal. Credo che al di là del candidato sindaco sia mancato proprio questo aspetto. Quando succede questo, gli elettori, purtroppo, non capiscono e condividono altri progetti puntando su altre personalità, al di là dei colori politici.
Il centrosinistra veneto parte da Vicenza e dalla vittoria di Giacomo Possamai per rilanciare un nuovo patto di coalizione, l’unica ricetta per misurarsi con i futuri appuntamenti elettorali, fino alle regionali del 2025.
Andrea Martella, senatore e segretario del Pd veneto, lancia un messaggio chiaro: “Basta veti, lavoriamo alle alleanze, superiamo le divisioni e lavoriamo sui valori comuni e condivisi, solo così potremo costruire una gran-
de rete e aggregare le forze politiche intorno ad un progetto di stampo civico e sociale”. È un invito rivolto a tutti, compreso il terzo polo e il Movimento 5 Stelle.
La vittoria di Vicenza, sottolinea il segretario dem veneto, insegna che l’approccio civico ha premiato: “Privilegiare i temi sentiti dai cittadini, approfondire gli aspetti legati alla città, al territorio, questo il principio che ha condotto Possamai alla vittoria dopo una campagna elettorale con una forte presenza fra la gente e un programma concreto e credibile”. La ricetta vicentina che ha premiato il centrosinistra ricorda i suc-
cessi di Sergio Giordani a Padova e di Damiano Tommasi a Verona. A differenza di questi ultimi Possamai è un uomo di partito che però ha saputo dare una precisa identità alla sua candidatura, concentrandosi sui bisogni e le richieste che arrivavano dalla città. “È da qui, da questa credibilità e da questo approccio concreto che dobbiamo partire per costruire un’alternativa seria e vincente nei confronti del centrodestra. È un lungo cammino che il Pd ha intrapreso da tempo in Veneto e che darà i suoi frutti, a maggior ragione se verrà condiviso e appoggiato da un ampio schiera-
mento. Dobbiamo lavorare ad alleanze ampie, sulla base di programmi condivisi. Ma prima di tutto vanno coinvolti i cittadini, come è stato fatto a Vicenza e, in precedenza, a Padova e Verona. Dove arrivano a parlare alla gente e ad entrare nei temi che stanno a cuore alle persone riusciamo a surclassare gli slogan e le parole d’ordine del centrodestra. Ovviamente servono le persone giuste, candidati credibili, che sappiano costruire, nomi intorno ai quali creare consenso”. Tutto questo, però, aggiunge Martella, mettendo da parte vecchie tentazioni: “Il centrosinistra se vuole vincere
non deve mai più presentarsi diviso ma deve allargare la propria rete di alleanze. In questo il ruolo del Partito Democratico è cruciale: il nostro partito ha messo al centro i bisogni reali dei cittadini, ha favorito un serio dibattuto sui temi come il lavoro, la sicurezza, la sanità. La grande scommessa ma anche l’obiettivo che possiamo raggiungere è quello di affermare l’idea che un Veneto diverso è possibile e realizzabile, che la gente è pronta e aperta al cambiamento, ma ci vuole coraggio e determinazione, oltre ad una ampia condivisione con tutte le forze politiche di centrosinistra. Uniti si può vincere ma sopratutto si può dare un’alternativa che i veneti stanno aspettando da lungo tempo”, conclude Martella.
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Antonio De Poli
“Il centrodestra conferma la leadership e convince, i cittadini ci chiedono presenza sul territorio”
“Superiamo le divisioni perché uniti si vince”
Andrea Martella
Il dibattito. La Cgil esprime la netta contrarietà sul disegno di legge Calderoli
Autonomia, confronto acceso tra Regione e sindacato
Autonomia, il clima si surriscalda e non tanto perché ormai siamo in estate. Il confronto si fa acceso, in Veneto e non solo, subito dopo l’audizione in Senato alla Commissione affari istituzionali sul disegno di legge Calderoli e la dura presa di posizione della Cgil contro l’autonomia differenziata. Agli inizi di giugno i dirigenti del sindacato di Veneto, Emilia Romagna e Lombardia si sono trovati a verona per ribadire che l’autonomia differenziata è “un progetto da fermare”. “La soluzione non è un nuovo centralismo regionale ma un vero federalismo che valorizzi il ruolo degli enti locali”, è stato il tenore degli interventi dal palco. Maurizio Landini ha sottolineato di essere pronto anche a un referendum abrogativo. “Per aver crescita c’è bisogno di unire il Paese e non dividerlo – ha dichiarato a Verona – l’idea dell’autonomia non può essere quella della separazione e della secessione. Abbiamo un’idea della valorizzazione del territorio fondata sulla solidarietà. È il momento di fare sistema, non dividere. È una follia nel momento
in cui è di fronte al mondo intero quello che sta succedendo. Penso che la maggioranza dei cittadini non sia d’accordo. Bisogna fermare questo processo. Se fanno una legge sbagliata non escludiamo nulla, anche il referendum abrogativo”.
Critiche del resto già espresse dal segretario Confederale della Cgil Christian Ferrari durante l’audizione in Senato: “In un Paese che soffre di un livello drammatico e crescente di disuguaglianze sociali e di divari territoriali, l’ultima cosa che serve è allargare ulteriormente questi squilibri. La nostra preoccupazione è che se, come richiesto da Lombardia e Veneto, anche le altre Regioni pretendessero il trasferimento in via esclusiva
di tutte le ventitré materie, dell’unità nazionale rimarrebbe ben poco. Da queste materie andrebbe innanzitutto esclusa l’Istruzione. Ci opponiamo fermamente a qualsiasi forma di regionalizzazione della scuola, che infliggerebbe un colpo mortale alla stessa identità culturale del Paese. Così come riteniamo insuscettibili di qualsiasi differenziazione i diritti alla salute e al lavoro, a partire dall’unitarietà della contrattazione collettiva nazionale”.
È il presidente del Consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti a rispondere alle contestazioni della Cgil ricordando da dove è partito il percorso per l’autonomia. “I sindacati protestano contro la Costituzione, visto
che il cammino intrapreso dal Veneto è quello previsto dalla Carta costituzionale italiana: noi, nel solco della Costituzione, diamo esecuzione a quanto deciso dai cittadini in un regolare referendum celebrato il 22 ottobre 2017 con il risultato di oltre 2 milioni 273 mila favorevoli all’autonomia, pari a più del 98% dei votanti in Veneto – prosegue Ciambetti –. Di certo contestando quanto previsto dalla Costituzione vogliono delegittimare un percorso democratico. In realtà così si mettono al servizio di un progetto che esautora completamente la democrazia rappresentativa lasciando il potere decisionale nelle mani delle multinazionali, delle agenzie di rating, del mondo della
finanza. Questo atteggiamento conferma quanto scrisse con estrema lucidità di analisi Sergio Romano per il quale ‘la verità è che la classe politica nazionale sa perfettamente che l’autentica autonomia di alcune importanti regioni la priverebbe di gran parte della sua autorità. Esiste una nomenklatura politica, amministrativa, economica, sindacale, per cui l’Italia deve restare ‘una e indivisibile’. Per coloro che ne fanno parte non è soltanto una patria: è anche un grande collegio elettorale, un serbatoio di voti, un datore di lavoro, la ragione sociale del loro mestiere’. Parole che spiegano perfettamente - conclude Ciambetti - il perché dell’ostilità al progetto autonomista, contestato proprio perché processo democratico che riporta i cittadini ad essere protagonisti della democrazia.” “L’Autonomia non è un capriccio di qualche fan della Lega, ma la volontà di un Popolo, quello Veneto, che ha scelto di avere un Paese migliore e più moderno”, chiosano infine i consiglieri della Lega Gabriele Michieletto e Roberta Vianello.
“Lo riconosciamo senza pregiudizi. L’autonomia differenziata può essere una grande opportunità, perché l’importante contributo che viene da identità locali, vocazioni e potenzialità territoriali può senz’altro favorire la modernizzazione del Paese e il rilancio dello svilup-
po economico e sociale”. A dichiararlo il segretario generale regionale Gianfranco Refosco, per ribadire la posizione di Cisl e sgombrare il campo da ogni possibile equivoco. “Quella che vogliamo è però un’autonomia partecipata e solidale, che abbia a sue coordinate la
cooperazione tra i territori e tra i cittadini, e la sussidiarietà tra i livelli istituzionali” rimarca, evidenziando come l’autonomia sia di fatto già prevista e disciplinata dalla Costituzione, all’articolo 5, e come sia necessario “puntare a conciliare l’unità e la solidarietà nazionale con il
principio di sussidiarietà e di prossimità ai cittadini”. “Chiediamo di rafforzare, e non indebolire, - conclude il leader della Cisl - il sistema di solidarietà tra territori, per sostenere le Regioni più deboli in un percorso di crescita e di convergenza che ci deve tenere accomunati”.
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Regione
Il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari e a lato Roberto Ciambetti durante l’audizione in Senato
Gianfranco Refosco, segretario Cisl Veneto: “Senza pregiudizi, diciamo “sì” all’autonomia, ma che sia partecipata e solidale”
Gianfranco Refosco
Enti locali. I Comuni soci sono 499, intensa l’attività formativa verso gli amministratori
Pnrr e autonomia le sfide di Anci Veneto da mezzo secolo a fianco dei sindaci
Mezzo secolo dalla parte dei sindaci, al fianco degli amministratori di piccoli e grandi Comuni che si trovano a rispondere direttamente ai cittadini ma anche a misurarsi con gli enti superiori e le istituzioni: le sfide di oggi si chiamano autonomia e Pnrr. Anchi Veneto, compie 50 anni: l’ente rappresentativo fondato nel 1973 che da mezzo secolo ormai supporta i Comuni nell’attività amministrativa, conta per la precisione 499 Comuni soci, comprese le Unioni. Sono 13 i presidenti che si sono succeduti in questi anni, due i segretari generali, oltre 50.000 gli iscritti ai corsi di formazione per oltre 2.000 ore erogate. Pochi numeri che rendono l’idea del lavoro a servizio dei Comuni, anche se non sono mancate le tensioni e le difficoltà.
“Dobbiamo fronteggiare le sfide del futuro – sottolinea il presidente di Anci Veneto,
Mario Conte, sindaco di Treviso – e possiamo vincerle assieme, il tutto per la qualità della vita delle nostre comunità e delle future generazioni. Anci Veneto c’era nel passato, c’è nel presente e ci sarà nel futuro. Siamo dunque pronti a supportare i sindaci in tutti gli ambiti, dal Pnrr alla gestione delle emergenze alla carenza di personale. A settembre ci saranno poi gli Stati Generali dei Comuni Veneto dove, oltre a celebrare i 50 anni di Anci Veneto come si deve, faremo il punto su tutte le questioni”.
Per i sindaci dell’Anci l’autonomia è la madre di tutte le battaglie, perché sta nel concetto stesso di ente locale. L’altro ambito d’azione è il fronte legislativo, dalla Legge 142/90 sull’ordinamento degli enti locali agli interventi sul reclutamento dei segretari comunali, dalla costituzione di una Consulta per l’interfaccia tra Enti locali e Regione del Veneto all’introduzione di un Patto di Stabilità Regionale. E, ancora, il sostegno all’elezione diretta del sindaco nonché a una finanza locale, fatta di risorse anche tratte-
nute direttamente dal territorio, a sostegno di amministratori e cittadini. L’associazione ha promosso l’unione di intenti al di là delle logiche di partito, risultato ottenuto in alcune grandi manifestazioni come quella a Roma il 1° ottobre 2008 per il 20% delle entrate, o in quelle successive a marzo 2013 e gennaio 2014. Non ultimo l’impegno per la formazione, da dieci anni riunita in un vero e proprio pacchetto, l’“Offerta formativa” appunto, che da allora ha erogato oltre 2.000 ore in almeno 560 giornate, seguite da oltre 50.000 iscritti. La grande sfida dell’attualità è il supporto costante per l’applicazione del Pnrr, non sempre facilmente gestibile, soprattutto dai piccoli Comuni. Anci Veneto collabora con la Regione per una formazione ad hoc, sempre aggiornata e specifica sui singoli bandi.
“Noi ci siamo per dare pareri, – aggiunge Maria Rosa
Pavanello, vicepresidente vicaria di Anci Veneto – aiutare nell’interfaccia con le istituzioni superiori e per le battaglie che negli anni abbiamo portato avanti, ricordo quella del patto di stabilità che bloccava soldi in cassa. Siamo in tutti i tavoli regionali, nazionali, per discutere leggi di riforma come quella del sociale, delle Ipab e il riordino territoriale”.
“Diventa fondamentale l’apporto di Anci Veneto soprattutto in chiave formazione – conclude Elisa Venturini, vicepresidente di Anci Veneto –. Penso anche a quello che sta succedendo in Emilia Romagna, coi sindaci che devono fronteggiare l’emergenza in prima persona. In questi anni abbiamo formato i nostri amministratori per renderli pronti ad affrontare le calamità, perché la responsabilità in capo ai sindaci è importante. Ecco perché è fondamentale avere tutti gli strumenti”.
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Da sinistra: Maria Rosa Pavanello, Mario Conte, Elisa Venturini
Le iniziative. Via libera allo schema di acccordo di collaborazione tra Regione e province
Spicca il volo “RetEventi Cultura Veneto 2023”
“Dopo le conseguenze nefaste della pandemia sul settore culturale, in Veneto si torna a generare occupazione, contribuendo anche alla promozione della cultura veneta a livello nazionale e internazionale. La cultura ha un valore significativo in Veneto, poiché contribuisce in diversi modi allo sviluppo sociale, economico e identitario della regione”. Così l’assessore regionale alla cultura Cristiano Corazzari nel commentare il via libera allo schema di Accordo di collaborazione per la definizione e la realizzazione, in sinergia con le Province del Veneto e con la Città Metropolitana di Venezia, del progetto “RetEventi Cultura Veneto 2023”, in attuazione del Piano annuale degli interventi per la cultura 2023. “Il Veneto ospita una vivace industria culturale e creativa, - aggiunge Corazzari - che comprende le arti visive, il teatro, la musica, il cinema, la letteratura e molto altro ancora. Lo strumento dell’Accordo con le amministrazioni provinciali e con la Città Metropolitana di Venezia si è rive-
lato negli anni estremamente efficace: proprio facendo rete si può garantire un’offerta culturale di qualità capace di indirizzare e governare i processi di trasformazione in atto nel nostro territorio”.
Le azioni prevedono un’azione concertata a regia regionale, nell’ambito della quale la funzione di indirizzo e coordinamento generale dell’iniziativa è attribuita alla Regione, mentre alle Province e alla Città Metropolitana di Venezia è affidata la funzione di realizzazione secondo le proprie competenze e quanto indicato nelle proposte presentate. La spesa prevista per la Regione è di 140.000 euro, suddivisi in 20.000 per ciascuna Provincia e per la Città Metropolitana di Venezia.
Ecco le iniziative tra Padova,
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Rovigo, Treviso, Vicenza e Venezia.
Provincia di Padova: Progettualità dal titolo “Cultura in…”. Cartellone di iniziative su due piani, il primo basato sulla promozione degli eventi presentati da Comuni, il secondo sul sostegno economico di proposte culturali che i soggetti interessati presentano. Viene assicurata un’offerta culturale diffusa in maniera capillare sull’intero territorio provinciale, mettendo in scena una pluralità di espressioni artistiche, espressione di un “teatro diffuso”.
Provincia di Rovigo: Cinque rassegne: “Deltablues Polesine” (XXXVI edizione); “Il teatro siete voi”, rivolta a bambini, ragazzi, scuole e famiglie; “Tra Ville e Giardini” di carattere multidisciplinare (musi-
ca, teatro, reading musicali, circo di strada), attraverso ville, corti rurali, giardini, parchi, che contribuiscono alla valorizzazione del patrimonio storico, culturale e naturalistico del territorio.
“Bandoera”, dedicata ai giovani che intendono intraprendere la carriera artistica o misurarsi con essa. “Teatro x casa”, che vuole raccontare la storia delle Ville Venete.
Provincia di Treviso: Pluralità di rassegne organizzate da Comuni, Associazioni ed Istituzioni di rilevanza provinciale, al fine di promuovere il territorio e offrire al grande pubblico eventi di qualità in sedi di interesse storico, architettonico ed ambientale.
“Un Parco di Note”, ospitato nel parco di Sant’Artemio. Eventi di carattere etnogra-
fico organizzati dal Gruppo Folcloristico Trevigiano. Città metropolitana di Venezia: Progettualità “Paesaggi culturali fra terra e mare”, combinazioni della performance artistica con la suggestione sia del paesaggio naturale che del paesaggio antropico.
Provincia di Vicenza: Programmazione finalizzata a valorizzare l’attività musicale, teatrale e cinematografica del territorio. In programma un omaggio speciale a Maria Callas nel centenario della sua nascita. Spettacoli teatrali rappresentati nei teatri, nelle ville venete, nei castelli, nei palazzi, nelle corti parrocchiali e nelle dimore storiche di particolare pregio. Rassegna cinematografica di pellicole all’aperto.
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Corazzari: “Facendo rete si può garantire un’offerta culturale di qualità diffusa capillarmente su tutto il territorio”
Le regole per un’abbronzatura in tutta sicurezza
Quando il sole diventa nemico della salute della pelle
Un decalogo per proteggersi dai rischi del melanoma
“Ilsole, con i suoi raggi UV, può essere pericoloso.Affrontiamo quindi l’estate ricordando che occorre fare molta attenzione: l’eccessiva esposizione e le scottature possono portare patologie importanti, come il melanoma e gli altri carcinomi cutanei”.
Lo spiega la dottoressa Barbara Silvestri, coordinatrice del Gruppo Oncologico Multidisciplinare Melanoma del Distretto di Mirano Dolo della Ulss 3, nonché referente regionale della comunicazione in materia di danni da raggi ultravioletti.
Le raccomandazioni arrivano mentre si apre la stagione balneare e torna la voglia di prendere il sole.
“Un’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti, senza protezione – spiega la dottoressa Silvestri – aumenta il rischio di comparsa di tumori della pelle come il melanoma. Il melanoma, va ricordato, copre il 4.5% di tutti i tumori maligni; e un’attenta protezione e prevenzione vanno messe in atto anche con i bambini piccoli: sono le scottature, in età infantile, a provocare l’80% dei melanomi. E il melanoma è il tumore più aggressivo della pelle: esso rappresenta il 9% dei tumori giovanili nei maschi e il 7% nelle femmine”.
Prosegue alla pag. seguente
www.ilvicenza.com 33 Salute on-line: /category/salute/ GIUGNO 2023
Salute
Pfas, ecco come provocano l’ipertensione arteriosa
Un team di ricercatori spiega il meccanismo che innesca l’aumento della pressione
Quando il sole diventa nemico della salute della pelle
Il rischio di sviluppare il melanoma cutaneo è elevato sia negli uomini (1 su 66) sia nelle donne (1 su 84). Solo in Veneto si registrano ogni anno tra i 1000 e i 1500 nuovi casi di melanoma ogni anno, secondo il Registro Tumori. In Italia, invece, si contano all’anno circa 7000 nuovi casi. “Occorre quindi proteggersi con attenzione da questa che è una patologia molto aggressiva, che tende a metastatizzare velocemente. E occorre prestare molta attenzione – dice ancora la dottoressa – alle tracce che possono segnalarne l’insorgenza, poiché il melanoma si può combattere con efficacia fino alla guarigione completa, se diagnosticato in fase iniziale”. Quando il melanoma è sottile, cioè inferiore al millimetro, senza mitosi e senza ulcerazioni, ci si avvicina al 100% della guarigione. Nell’80% dei casi si riscontrano melanomi sottili, pertanto potenzialmente guaribili chirurgicamente, mentre un 20% si tratta di casi avanzati che richiedono interventi complessi in collaborazione con l’Ospedale hub di Mestre e lo Iov di Padova.
La pesante contaminazione da PFAS, che ha interessato l’Area Rossa della provincia di Vicenza, ha determinato un aumento della prevalenza dell’ipertensione arteriosa e, conseguentemente, del rischio cardiovascolare. Tuttavia, i meccanismi alla base di tale aspetto erano completamente sconosciuti. Una ricerca dell’Università di Padova ha permesso di trovare una spiegazione. Il gruppo di ricerca guidato dal Professor Gian Paolo Rossi del Dipartimento di Medicina dell’Università di Padova coordinato dalla dottoressa Brasilina Caroccia, vincitrice di un progetto Stars, attraverso una lunga serie di studi in vitro ha dimostrato che i due PFASPFOA e PFOS - rilevati nel sangue dei soggetti che vivono nell’Area Rossa determinano un aumento marcato della sintesi e produzione di aldosterone, il principale ormone che aumenta la pressione arteriosa.
La ricerca “Aldosterone Biosynthesis Is Potently Stimulated by Perfluoroalkyl Acids: A Link between Common Environmental Pollutants and Arterial
Hypertension” pubblicata su “International Journal of Molecular Science”, cui hanno contribuito anche la dr.ssa Giorgia Pallafacchina e il laboratorio del Professor Rosario Rizzuto, ha destato ampia eco internazionale. Essa ha fornito la prima prova che un contaminante ambientale può causare ipertensione arteriosa.
“I nostri studi hanno dimostrato che l’effetto dei PFAS è legato alle loro proprietà ossidanti che determinano un aumento dei radicali liberi dell’ossigeno nelle cellule di cortico – surrene umano – spiega il professor Gian Paolo Rossi -. Attraverso tecniche innovative di analisi subcellulare, siamo anche riusciti a capire che l’aumento dei radicali liberi avviene nei mitocondri, le centrali energetiche della cellula, che sono anche gli organelli cellulari responsabili della produzione di aldosterone”.
I PFAS sono ampiamente diffusi per cui siamo quotidianamente esposti ai loro effetti nocivi. La loro produzione è stata bandita negli USA, ma è tuttora ammessa in Europa.
La prevenzione va attuata anche rispetto ai bambini, soprattutto facendo riferimento a modelli corretti di stili di vita promossi dagli adulti. L’Azienda sanitaria veneziana è particolarmente impegnata su questo fronte. L’Ulss 3 Serenissima ha tra l’altro realizzato, con il supporto tecnico de “Gli Alcuni della Rai Fiction” i cartoni animati “I Minicuccioli sotto il sole”, per sensibilizzare i più giovani, quindi anche i bambini in età prescolare, alla corretta esposizione solare durante il periodo estivo, sfatando anche dei falsi miti.
I cartoni animati sono a disposizione su YouTube, dove è possibile vedere “L’armatura”, un buffo coniglietto pensa di proteggersi dai raggi solari mettendosi addirittura un’armatura (il video: https://youtu.be/HC1iTTkdaZ0); “Non solo al mare!”, un pulcino vuole giocare a pallone e pensa di poterlo fare sotto il sole senza crema protettiva perché non si trova in spiaggia. (https://youtu.be/yRjSeqRTh1w); “Anche in acqua?”, un ranocchio pensa di poter fare il bagno al mare senza essersi prima cosparso di crema solare. L’acqua non protegge dai raggi UV. (https://youtu.be/vkOFFZJ-iss).
L’Ulss 3 Serenissima ha dedicato alla prevenzione contro il melanoma anche uno dei suoi Minivideo della Salute. Nel filmato, si evidenziano anche le modalità con cui “autocontrollarsi”, cioè monitorare i nei della propria pelle seguendo la “regola dell’ABCDE”. Osservando i nei, a preoccupare devono essere A=Assimetria della forma del neo; B=Bordi irregolari o indistinti; C=Colore variabile con più sfumature;
D=Dimensioni; E=Evoluzione, cioè le modifiche rapide di forma, colore, dimensione del neo, improvviso sanguinamento.
Si ricordano anche le 10 regole per proteggersi dal sole, abbronzandosi in piena sicurezza:
1) Evita di esporti al sole estivo fra le 11.00 e le 16.00;
2) Applica una crema solare ad elevato indice di protezione;
3) Rinnova l’applicazione della crema ogni due ore;
4) Proteggiti dai raggi UV con cappello, maglietta, occhiali da sole;
5) Proteggi la pelle dei bambini e investirai sulla loro salute;
6) Evita l’esposizione solare durante la gravidanza per evitare la comparsa di macchie cutanee permanenti;
7) Bevi molta acqua durante l’esposizione solare;
8) Evita l’esposizione solare se stai assumendo farmaci;
9) Riduci l’uso delle lampade abbronzanti;
10) Vai sul sito dell’Arpav per sapere quando esporti al sole in maniera sicura.
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Università di Padova
Il professor Gian Paolo Rossi
Salute
Sottomarina di Chioggia. L’impegno dell’Ulss 3 Serenissima per la popolazione e i turisti
“Vacanze sicure”, la rivoluzione dei soccorsi sulla sabbia
Attività di emergenza-urgenza e, più in generale, i servizi sanitari per la popolazione e per i turisti. Le “vacanze sicure” sono una priorità che da tempo l’Ulss 3 Serenissima insieme con il Comune di Chioggia vuole garantire ai turisti che questa estate soggiorneranno a Sottomarina. E quest’anno sono state introdotte ulteriori novità per il potenziamento dei servizi sanitari che rivoluzionano i soccorsi sulla sabbia. Novità di cui si è fatto portavoce lo stesso governatore del Veneto Luca Zaia, sottolineandone l’importanza.
Ogni anno a ridosso dell’estate è necessario riequilibrare il sistema dei servizi sanitari e la rete dell’emergenza-urgenza per renderla più performante e garantire un’estate scura e meglio vivibile alle centinaia di visitatori che scelgono di soggiornare a Sottomarina.
“Lo possiamo fare - spiega il direttore generale Edgardo Contato - attraverso il potenziamento del Pronto soccorso, dei mezzi di soccorso, dei servizi ospedalieri e con ambulatori nel cuore delle aree balneari. Ma ancora, è fondamentale l’impegno diffuso delle attività di comunicazione e di prevenzione, che permettono appunto di prevenire i casi sanitari gravi, e di far sì che quando si verificano siano gestiti al meglio”.
Tra le novità presentate nel progetto “Vacanze sicure 2023” c’è il volo notturno dell’elisoccorso: l’elicottero del Suem118 da quest’anno potrà utilizzare anche dopo il tramonto l’elisuperficie dell’ospedale di Chioggia, garantendo un presidio sanitario fon-
damentale. Insieme ad ambulanze, automediche, moto e quad di soccorso, viene introdotta quest’anno, l’Ambubike: si tratta di una bicicletta a pedalata assistita attrezzata per il soccorso, di cui saranno dotati per la prima volta gli operatori e che permetterà loro interventi più puntuali e rapidi, in particolare in area balneare, sulla spiaggia, sulla battigia.
Tra le novità tecnologiche c’è l’adozione di speciali visori per la realtà aumentata: indossati dai sanitari, permettono all’operatore che interviene su un soccorso o su un malore di trasmettere in tempo reale le immagini di ciò che vede allo specialista e di dialogare in modalità biunivoca con l’Ospedale. Attraverso questi speciali visori, il luogo del soccorso e il paziente infortunato vengono quindi collegati in tempo reale con l’assistenza medica necessaria.
Altrettanto importante l’introduzione di un nuovo protocollo per la gestione del paziente che è vittima di un problema cardiologico: “Abbiamo costruito intorno al paziente - ha sottolineato il primario del Pronto soccorso di Chioggia Andrea Tiozzo - una vera e propria rete, con un programma di monitoraggio anche successivo al malore, dentro il quale gli esami necessari vengono programmati e garantiti in via automatica”.
Il progetto “Vacanze sicure 2023”
ripropone ai Bagni Ascot, Astoria, Stella Maris e Smeraldo i punti infermieristici con personale addestrato; a questi si aggiungono i due ambulatori di medicina turistica all’Ascott e di Isola Verde.
La numerazione delle torrette, collegata alla mappatura corretta degli accessi alla spiaggia, permetterà anche quest’anno di accelerare l’intervento dei soccorsi: “Al riguardo chiediamo a tutti i cittadini di Chioggia, ai gestori dei bagni, ai villeggianti - fa un appello il primario Tiozzo - di aiutarci utilizzando con precisione questi riferimenti nei momenti di difficoltà. È proprio grazie al sistema di coordinate utili ai soccorritori che possiamo agire ancor più tempestivamente: abbiamo avuto lo scorso anno parecchie persone che hanno avuto bisogno di soccorsi per annegamento, alcuni anche gravi, ma nessuno di questi è esitato in un decesso”.
Tra i potenziamenti ospedalieri, per il secondo anno si incrementa il punto di Pronto soccorso odontoiatrico, utile in un territorio e in un periodo in cui è frequente che traumi e cadute portino problemi alla bocca, specie per i bambini.
Dal buio alla luce, due “occhi nuovi” per praticare il suo sport preferito
Una storia eccezionale, che ha colpito tutti e che il governatore del Veneto Luca Zaia racconta direttamente sulla sua pagina Facebook, è quella di una quattordicenne che è riuscita a recuperare parzialmente la vista grazie ad un’operazione effettuata dall’ospedale di Camposampiero (nel Padovano).
La ragazzina con suo fratello è passata dal buio alla luce nel giro di qualche ora grazie ad una straordinaria terapia genica innovativa. Entrambi, infatti, avevano una rara malattia retinica ereditaria che avrebbe potuto determinarne la cecità assoluta.
Ambubike e visori iperconnessi, percorsi dedicati agli infartuati, volo notturno dell’elisoccorso: sono le novità per potenziare i servizi sanitari durante la stagione estiva, apprezzate e sottolineate anche dal governatore del Veneto Luca Zaia
Bullismo e cyberbullismo, come difendersi?
Alcuni consigli dell’Ulss 5 Polesana
Grazie all’équipe oculistica diretta dal dr. Marco Tavolato, la ragazzina ha ottenuto una nuova visione della vita fatta di immagini, colori, sfumature e forme che le ha consentito di dedicarsi alla sua grande passione: il basket.
Tutto questo è stato possibile grazie ad un meticoloso lavoro sup-
portato dalla forza di squadra e dalla collaborazione, la stessa che serve quando si gioca a basket. Hanno lavorato in stretta collaborazione in un approccio multidisciplinare comprendente esperti nel settore oculistico, farmacologico, pediatrico e anestetico.
L’intervento, infatti, è stato molto complesso e ha richiesto complesse procedure di terapia genica intraoculare con tecniche di microchirurgia particolari che hanno consentito la mirata e precisa somministrazione di un farmaco bioingegnerizzato e che sono andate a buon fine per entrambi i fratelli senza complicazioni.
Bullismo e cyberbullismo, un tema che continua ad essere di grande attualità a scuola. Secondo un recente studio – i dati sono dell’Ulss 5 Polesanaun adolescente su 5 negli ultimi mesi ha subito episodi di bullismo in ambito scolastico.
Per questo motivo l’azienda sanitaria polesana ha preparato sulla sua pagina Facebook una serie di consigli per difendersi da bulli e cyberbulli.
innanzitutto non bisogna fare finta che vada tutto bene, o che sia tutto solamente un gioco o uno scherzo. Bisogna ammettere che c’è un problema. È molto importante non isolarsi: questa reazione – si spiega - può aumentare il senso di solitudine e rendere ancora più fragili. Inve-
ce, è l’unione che fa la forza.
A nche se è difficile è opportuno non cedere alle provocazioni. Farsi giustizia da soli può peggiorare la situazione. La migliore soluzione è comunicare e mediare, con l’aiuto di un esperto o di un adulto
L a violenza psicologica sui social non è meno grave. Se si è vittime di cyberbullismo il consiglio è di parlarne con i genitori o se necessario, valutare una denuncia o segnalazione alle Forze dell’Ordine.
L a raccomandazione ai ragazzi è sempre la stessa: attenzione a cosa pubblicate online e tenete per voi
e i vostri amici le foto private, i pensieri più intimi, le situazioni imbarazzanti.
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Salute
Salute
Il personaggio. Dan Bahat è un archeologo di fama internazionale. Ha 85
Nessuno conosce Gerusalemme come lui
Se gli fate notare – come fa Marcello Fidanzia, docente e suo allievo, divertendosi a punzecchiarlo di continuo –che con quei baffoni assomiglia ad Asterix, non si offende. Anzi, si mette in posa con don Raimondo Sinibaldi, lui minuto e l’amico formato Hulk, mentre parodiano Asterix e Obelix. Ottantacinque anni portati splendidamente, sposato, cinque figli, undici nipoti (attendono il dodicesimo) Bahat è ebreo di famiglia originaria di Leopoli, oggi in Ucraina ma fino al 1939 una delle grandi città della Polonia. È stato Vicenza ospite della Linfa dell’ulivo, associazione di appassionati delle terre bibliche.
Bahat ha insegnato (e insegna) nelle università del Canada e della Svizzera, tiene conferenze in tutto il mondo. È conosciuto soprattutto per due meriti scientifici: gli scavi sotto il Muro del Pianto a Gerusalemme e quelli a Masada, i cui abitanti ebrei nel 74 dopo Cristo preferirono uccidersi pur di non cadere in mano ai romani che, dopo anni di assedio, stavano per invaderla dopo aver costruito una colossale rampa alta 140 metri.
Professore, come si definisce?
La perfetta espressione del sionismo: l‘intermezzo fra due mezzi. Nato in Polonia nel 1938, a due mesi fuggito in Palestina. Così la mia famiglia evitò l’Olocausto. Papà asciugava paludi, noi vivevamo nel kibbutz. Vita dura. Quei cimiteri pieni di tombe di bambini morti li ho tutti in mente.
Quante lingue conosce?
Otto, italiano compreso. Ma nelle conferenze ne uso cinque. Polacco e arabo li evito. Il polacco l’avrà imparato in casa…
Sì e no perché a casa si parlava in ebraico. Ma quando papà e mamma dovevano dirsi qualcosa in segreto, usavano il polacco. E io, che ero convinto non dovessero esistere segreti in famiglia, l’ho imparato.
L’italiano come lo conosce?
Perché dovevo imparare a dialogare con un restauratore di origini vicentine, precisamente di Schio, Luciano Maranzi. Lui non sapeva l’inglese, così imparai io l’italiano, una parola al giorno.
Lei, pur essendo bambino, si ricorderà la fondazione dello
Stato di Israele nel 1948… Come no. Avevamo comprato una radio. Papà mi disse: Siediti qui e ascolta. Era Ben Gurion che parlava. Lo incontrò mai?
Una volta visitò Masada, anche se all’inizio non voleva. Non gli piaceva l’idea che si diffondesse nei giovani l’idea del suicidio di massa, comunque una resa ai nemici.
Ho letto che qualcuno mette in dubbio il suicidio di massa
a Masada
È vero. Ma chi lo fa non è né uno storico né un archeologo. Io ho trovato le prove: le cose andarono come scrive Flavio Giuseppe. Ogni capofamiglia uccise la sua famiglia: rimasero alla fine in dieci che furono uccisi dal comandante, che poi si suicidò. Abbiamo trovato dieci ceramiche con i nomi.
È vero che incontrò a lungo papa Wojtyla?
Certo, parlammo due ore nel suo studio. Durante un’udienza generale nell’aula Paolo VI si avvicinò, come faceva sempre, per salutare i fedeli e quando fu vicino a me io gli portai i saluti di un comune amico polacco.
Restò a bocca aperta e mi invitò
Ricorda la fondazione dello Stato d’Israele e ha incontrato i leader della sua Storia, da Ben Gurion a Golda Meir. Non gli piace Indiana Jones (“con l’archeologia non c’entra niente”) e ha spiegato a Papa Wojtyla la verità sul Santo Sepolcro: “Ho le prove che Gesù è stato sepolto lì”. Per i suoi baffi lo paragonano ad Asterix
voleva conoscere di persona i risultati, direttamente dalla bocca del cavallo come dicono gli inglesi.
Posso scherzare e chiederle se durante gli scavi sotto il Muro del Pianto ha mai pensato di trovare l’Arca dell’alleanza?
Basta con questa storia. No, non l’ho mai pensato perché
l’arca era nel tempio di Salomone distrutto da Nabuccodonosor nel sesto secolo. E le testimonianze del tempo non dicono nulla al riguardo. Comunque i profeti Ezechiele e Geremia hanno detto che non bisogna parlare dell’arca. E io non ne parlo.
A proposito, cosa pensa di Indiana Jones?
Bello come può essere un film americano, ricco di tensione. E se la paragonano a lui? Bah... Lui non c’entra niente con l’archeologia.
Gerusalemme è di affidare il governo della Spianata delle Moschee agli arabi così Israele in cambio avrà il governo del resto della città.
È già successo con Federico II, per questo ritengo che sia la sola strada. Oddio, erano anche i tempi in cui san Francesco incontrava il sultano, nipote del Saladino.
Già, altri personaggi. Le piace Vicenza?
Moltissimo, perché adoro il gusto neoclassico. Del resto, tutta l’Italia è affascinante e tutto il mondo vi è debitore: cosa sarebbe la letteratura tedesca senza l’Italia? I dolori del giovane Werther fu scritto da Goethe a Malcesine. Solo noi ebrei abbiamo crediti con l’Italia. Prego?
a seguirlo. …e parlaste in polacco… Naturalmente. Gli dissi anche che io ero più cattolico di lui. Lo prendeva in giro?
Neanche per sogno. Gli spiegai che lui credeva che la chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme fosse il luogo della morte e resurrezione di Gesù, io sapevo anche perché. Ho le prove. E lui?
Sorrise.
A proposito di personalità avrà conosciuto anche Golda Meir celebre primo ministro degli anni Settanta?
Di persona, no. Ma le ho parlato varie volte. Durante la guerra del Kippur nel 1973, infatti, mi incaricarono di andare a cercare i soldati dispersi, compresi i piloti caduti in Egitto. Lei
Ultima curiosità a proposito di personaggi celebri d’Israele. Lei avrà incontrato anche Moshe Dayan, il generale della Guerra dei Sei Giorni No. Ma l’ho sempre detestato. Ha rubato di tutto, aveva una collezione incredibile di reperti archeologici. Quando lo rimproveravano rispondeva: alla mia morte riavrete tutto.
Fu così?
Certo, con il piccolo particolare che la moglie per restituire i cimeli pretese due milioni di dollari. Fu organizzata una raccolta fondi e la pagarono. Moshe Dayan era un pazzo: voleva sganciare una bomba atomica sul Cairo. Per fortuna che Golda Meir lo fermò.
Lei ha spiegato che è riuscito a scavare ovunque perché è amico di tutti
Perché dovrei litigare? Se qualcuno si arrabbia con te, così penso, tu rispondi in modo pacato: si calmerà anche lui. Gli arabi mi dicono: Non importa chi rappresenti, tu sei nostro amico.
Ha anche detto che l’unica soluzione per avere pace a
Vada a vedere il Colosseo di Vespasiano e Tito. C’è un’architrave con una scritta che ricorda la vittoria romana nella guerra giudaica. Insomma, per costruirlo hanno impiegato le tasse che ci imposero e lo realizzarono con i nostri schiavi. I suoi figli fanno il suo lavoro? Per fortuna, no. Vivo con poco. Ho una pensione frutto dei miei anni come dipendente del ministero, anche se gli arabi immaginano che abbia lingotti d’oro a casa. Ma, cosa vuole, loro pensano solo all’oro. Ha votato per Netanyhau, l’attuale primo ministro?
Neanche per sogno! Non mi piace. È un uomo troppo attaccato ai soldi. Ed è avaro. Poi quella riforma della giustizia che vuole far approvare annullerà la divisione dei poteri in Israele. Già oggi il governo fa approvare le leggi che vuole dal parlamento (ricordi che noi abbiamo una sola Camera, non due) se mettiamo anche la magistratura sotto il controllo del governo… è la fine. I miei figli vanno in piazza a protestare ogni settimana. E fanno bene. Lei è ottimista o pessimista? Ottimista. Guardo sempre avanti. Mai indietro (a. d. l.)
www.ilvicenza.com 36 Protagonisti a Vicenza
anni e ha scavato perfino sotto il Muro del Pianto
Dan Bahat assieme a don Raimondo Sinibaldi. Nelle altre foto Ben Gurion, Golda Meir, papa Wojtyla e Indiana Jones
Il vino. La Guglia, azienda agricola di Sorio di Gambellara, produce un’interessante garganega rifermentata
Bollicine che sarebbero piaciute a Strauss
Questa Garganega rifermentata sarebbe piaciuta assai a Johann Strauss padre, autore di quella celebre “Marcia di Radetzky” che compose nel 1848 per celebrare l’ingresso dell’ottantaduenne Maresciallo nella Milano riconquistata dagli austrici. Tutti si divertono a battere le mani al ritmo del rullante al concerto di Capodanno da Vienna. Ma pochi ricordano i fatti cui è legata, ossia la Prima guerra d’indipendenza, gloriosa quanto insanguinata pagina del Risorgimento anche vicentino.
A Sorio di Gambellara, infatti, l’8 aprile 1848 si combattè la battaglia fra i crociati della ricostituita Repubblica di San Marco e gli austriaci che marciavano verso Vicenza. Erano 2200, di cui soltanto 500 con fucili, e provarono a difendere strada e ponte contro 3000 austriaci tutti armati di fucili. Resistettero poco e si capisce perché.
È importante conoscere questo retroscena perché in questo modo si capisce mol-
to dell’azienda agricola La Guglia, di cui sono titolari i fratelli Paolo, Gianni e Stefano De Liberato. I terreni si trovano sulla collina vulcanica di Gambellara, il nome è preso a prestito dal monumento, la guglia appunto, che ricorda la battaglia del 1848. Carlo De Liberato, figlio di Gianni, è il winemaker che ha preso in mano i terreni di famiglia e produce circa 8000 bottiglie di questa garganega rifermentata. Coltivazione biologica, vino non filtrato. Si tratta di una bollicina interessante, di cui a Vicenza ha l’esclusiva l’Osteria alle Erbe nella piazza omonima. Le vigne sono state piantate mezzo secolo fa ancora dal nonno di Carlo, Pietro De Liberato, che fu ingegnere capo del Comune
a Vicenza negli anni Ottanta. La particolarità del vino sta nella seconda fermentazione, nella quale è aggiunto una sorta di “liquer d’expedition” come la chiamerebbero nella Champagne a base di recioto, il celebre passito della zona. Il risultato è un vino frizzante che ha un’impennata di acidità e di mineralità. Gli esperti lo definiscono perfino “tonifi-
cante”. Pensate una bollicina così alla corte di Vienna dal giovane imperatore Francesco Giuseppe e di sua moglie Sissi. Sarebbe stato perfetto. D’effetto l’etichetta del vino che raccoglie con gusto i simboli della zona, dalla guglia,
appunto, al fagiano sino alla facciata della chiesa. Ora l’azienda sta producendo anche una novità: un Gambellara classico prodotto con garganega macerata due giorni.
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Enogastronomia
Carlo De Liberato, winemaker dell’azienda, e l’etichetta delle bollicine La Guglia
Antonio Di Lorenzo
Trame, protagonisti e volti nuovi, anticipazioni e commenti
Il nuovo Zerocalcare convince solo a metà Gli infiltrati del Watergate non trovano la propria corsia
Superarsi senza replicare ciò che si ha già fatto è la maledizione di ogni artista che riscuote successo.
Anche ZeroCalcare, pseudonimo del fumettista romano Michele Rech, ha dovuto misurarsi con questo dilemma.
La sua nuova serie, “Questo mondo non mi renderà cattivo”, è disponibile su Netflix.
Dopo la popolarità ottenuta con “Strappare lungo i bordi” del novembre di due anni fa, ZeroCalcare riporta il proprio mondo a fumetti sugli schermi per raccontare una storia inedita in sei episodi.
Ad eccezione del formato - gli episodi durano 30 minuti e non più 15 - la nuova serie segue le orme della formula precedente, diventata uno dei prodotti originali italiani più apprezzati a livello internazionale su Netflix.
“Questo mondo non mi renderà cattivo” è un po’ il gatto di Schrödinger del fumettista romano: massimo riserbo sulla storia e accesso limitatissimo alla stampa.
Chi l’ha potuta vedere in anteprima come il sottoscritto capisce subito il perché di questa segretezza. Il racconto è molto politico e desterà senz’altro polemiche. La vicenda si innesca dal ritorno al quartiere (che è Rebibbia, ma non è Rebibbia) di un vecchio amico di Zero dopo anni passati in comunità proprio nel momento in cui la loro comunità si spacca in due, tra chi vuole cacciare un gruppo di migranti appena arrivati nel centro di accoglienza e chi invece vuole battersi per il loro diritto a restare lì.
Michele Rech racconta un’Italia spaccata e piena di complessità, dove gli schieramenti sono sempre meno politici e sempre più ideologici. Tuttavia “Questo mondo non mi renderà cattivo” finisce spesso per risultare didascalico e - a tratti - retorico. Quella stessa retorica che molto spesso viene rimproverata alla sinistra.
A differenza della serie precedente, in cui la storia respirava grazie ai non detti, in questo nuovo cartone la dovizia di dettagli finisce per appesantire una vicenda. che avrebbe bisogno di maggiore linearità e nitidezza. Era difficile superarsi, e va apprezzato il coraggio di andare in una direzione differente. Il problema è che, dopo averlo visto, si rischia di uscirne buonisti.
Per capire la storia, diceva il filosofo Joseph Joubert, servono due elementi: la distanza e la prospettiva. Deve essere anchea per questo che, a cinquantun anni dal caso politico che sconvolse la cronaca statunitense, la serialità americana sta tentando di fare i conti con il Watergate. Lo scorso anno a portarlo sullo schermo furono Julia Roberts e Sean Penn con “Gaslit”. Era una serie di pregevole fattura ma facilmente dimenticata per la troppa concorrenza.
Quest’anno tocca a Woody Harrelson e Justin Theroux, i protagonisti di “Infiltrati Alla Casa Bianca”, titolo orginale “White House Plumbers”.
La serie targata Hbo si prefigge di raccontare in maniera dissacrante gli eventi che hanno portato allo scandalo del Watergate attraverso il punto di vista dei sabotatori politici di Nixon, che accidentalmente riuscirono a rovesciare la presidenza che stavano cercando di proteggere.
Basata sul libro “Integrity” di Egil Krogh e Matthew Krogh, la serie vede dietro la cinepresa David Mandel, già regista di un’altra satira politica di Hbo, la notevole Veep con Julia Louis-Dreyfus. A differenza di quest’ultima, “Infiltrati Alla Casa Bianca” non riesce a ingranare né a trovare la propria corsia.
Persa tra la voglia di strafare nella ricostruzione storica - quasi a mo’ di documentario - e nel costante ammiccamento al pubblico che ricorda le commedie slapstick con protagonista Leslie Nielsen, la serie può contare sullo spessore del proprio cast per risollevare il risultato complessivo. Ma le interpretazioni, da Lena Headey a Domhnall Gleeson, passando per Judy Greer e Kim Coates, non bastano a catturare l’attenzione dello spettatore oltre i primi due episodi. Sarà perché il Watergate fu l’epicentro di un terremoto politico - e di costumeamericano che ha avuto poche riverberazioni all’estero, sarà perché le democrazie europee sono (ahinoi) abituate a ben altre complessità di scandali di palazzo, “White House Plumbers” può intrattenere chi ha la passione per le fiction storiche o per la storia del Novecento, ma fallisce nel raccontarci qualcosa di inedito della nostra contemporaneità.
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Film e serie tv visti da vicino
Rubrica a cura di Paolo Di Lorenzo
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