ilVicenza - luglio 2024

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Noi ci crediamo

Luca Zaia

Governatore Regione Veneto

Quest’anno sarà ricordato per due date storiche: il 19 e il 26 giugno, rispettivamente la definitiva approvazione dell’autonomia con il voto del Parlamento e la promulgazione della legge, con la firma del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha ne fissato la piena operatività dal 13 luglio. Ma ce ne è anche una terza: il primo luglio, giorno in cui con una lettera indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, il Veneto ha chiesto la riapertura del tavolo di confronto per l’attuazione dell’autonomia differenziata, secondo quanto previsto dalla Costituzione. Con questa lettera si riprende la trattativa sulle nove materie per cui non è prevista la definizione dei Lep, alle quali si affiancano quelle previste nella pre-intesa siglata ancora nel 2018. Il Veneto è pronto e dimostra di credere fermamente nella devoluzione delle competenze. Di fronte alla necessità di dare risposte sempre più adeguate ai cittadini, infatti, è nell’oggetto sociale di un governatore aspirare a ulteriori ambiti di attività. Siamo consapevoli che il percorso dovrà essere graduale perché impone una valutazione attenta per l’attribuzione di ogni singola materia e delle funzioni. Se da sempre abbiamo affrontato 23 dossier, ognuno per una materia, è stato perché ci ha permesso di poter trattare ampiamente con cognizione di causa l’argomento e presentare una proposta di autonomia differenziata che sia di efficienza, responsabilità e vicinanza ai cittadini. aIl momento di mettersi alla prova è arrivato. Come Veneto siamo disposti a gemellarci da subito con una Regione del Sud che intenda testare assieme questa riforma che per noi significa equa distribuzione del benessere e non del malessere.

Matteo Pagliarusco è l’esempio dei nuovi vicentini che guardano al futuro con occhi diversi. Come Beatrice Restuccia che vuole rigenerare la città riaprendo i negozi chiusi

Servizi di Silvio Scacco e Luca Matteazzi alle pagg. 6 e 10

La riforma

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Io e la città

AUTONOMIA, SI FA SUL SERIO IL VENETO APRE LA TRATTATIVA

Dopo il via libera al disegno di legge e l’approvazione di Mattarella parte la prima richiesta ufficiale

Servizio a pag. 23

UN “COLPO DI SCENA” PER I TRE TEATRI VENETI

Al via la nuova rassegna messa a punto dal Teatro Stabile del Veneto, in arrivo 80 spettacoli e grandi nomi

Servizio a pag. 25

Bye bye “galleggiamenti”

Il metodo di Maigret le scommesse di Vicenza

Nicola Stievano

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Premi da batticuore Adesso scegli

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Antonio Di Lorenzo

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SGeorges Simenon era un uomo ruvido, solitario, un romanziere (lui si definiva così, non scrittore) prolifico e bizzarro. Il suo primo libro lo scrisse facendosi chiudere dentro una gabbia di vetro nella hall del giornale “Petit Parisien”, promettendo di terminarlo “coram populo” entro un mese. Perse la scommessa. Finita la curiosità iniziale, si rassegnò a scrivere in una barca ormeggiata sulla Senna. Ma la sua vera scommessa vinta è stato l’ispettore Jules Maigret.

aranno state le proteste via via sempre più insistenti e numerose, soprattutto dopo la fine della pandemia, sarà che gli investimenti messi in campo l’anno scorso per le assunzioni e una migliore organizzazione iniziano a dare i loro frutti, fatto sta che sul fronte delle liste d’attesa nella sanità pubblica qualcosa si è mosso, in questi ultimi mesi. I numeri diffusi ad inizio luglio sembrano confermare questa tendenza.

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Sala concerti per novemila in Fiera

C’è uno spazio, anzi un mega ambiente in Fiera che pochi conoscono e che invece si presta molto bene a ospitare concerti addirittura per novemila persone. Robe da stadio, ma la metratura è quella: l’ambiente può contenere novemila persone. È l’area cui si accede dal centro congressi ed è normalmente sfruttata per fiere (compresa quella dell’oro) e rassegne. Al di là degli scopi usuali, in passato questa maxi sala è già stata utilizzata per concerti giovanili e ha funzionato perfettamente. Però finora non è entrata nel giro, come si dice, delle grandi manifestazioni.

Il Comune, invece, sta guardando a questo ambiente con particolare interesse, perché gli operatori culturali hanno bisogno di spazi per programmare concerti d’estate ma anche d’inverno. Quando c’è bel tempo a Vicenza le occasioni non mancano: da piazza dei Signori al parco per la pace, tant’è vero che l’Hangar Palooza dell’assessore Dodo Nicolai si ripeterà a settembre.

Il problema arriva l’autunno e l’inverno, quando gli ambienti a Vicenza sono decisamente scarsi: c’è il teatro, d’accordo, ma si ferma a mille persone che per gli artisti rock sono bazzecole. Ecco quindi che da palazzo Trissino si guarda alla Fiera con interesse: si potrà così offrire agli agenti un’alternativa al teatro e uno spazio per i mega concerti a Vicenza. Intanto, sul fronte del parco della Pace (o “per” la Pace come piace chiamarlo all’assessore Nicolai) c’è da registrare una battuta d’arresto che non dovrebbe comunque causare grossi problemi. La “Andersen Tax & Legal” di Milano che aveva vinto la gara per predisporre il business plan non s’è fatta viva: l’incarico le è stato revocato. Ora la milanese ACube, che pure ha partecipato alla gara, prende il suo posto: resta confermato l’obiettivo di aprire il parco tra la fine del 2024 e la primavera 2025.

“Parco per la pace”: si cambia progettista ma resta ferma l’apertura tra 6-9 mesi

di Maigret le scommesse di Vicenza

Antonio Di Lorenzo

Lo annota in un saggio Leonardo Sciascia, scrittore che sotto la veste del giallo ha spiegato molte verità sull’Italia e sull’animo umano. Con “Toto modo” è stato perfino profetico. È proprio sotto questo aspetto del metodo va colta la scommessa vinta da Simenon con Maigret. Il commissario del Quai des Orfevres, infatti, non procede per deduzioni positive come Sherlock, non possiede l’algebra cerebrale di Poirot. È intuitivo, invece, si affida alla conoscenza dell’uomo e sa cogliere dalle persone e dagli ambienti più indizi che da un’impronta digitale.

Il metodo Maigret – conoscere l’uomo, intuire il futuro –può essere un riferimento per questa Vicenza che vive tempi di scommesse. Il sindaco, infatti, sta giocando quattro partite decisive: Campo Marzo, parco per la Pace, nuova biblioteca, ex macello. Dopo un anno speso a gettare le basi – e dopo aver ricevuto anche una buona dose di critiche – adesso sta affrontando questioni nevralgiche, spesso dimenticate.

Su ciascuno di questi tempi si registrano pareri diversi, naturalmente. L’opposizione spiega, per esempio, che “Campo Marzo non sarà quello che intendevamo noi”, l’intervento è stato stravolto sottolinea Rucco. Anche parco della Pace ha avuto una battuta d’arresto: ma va avanti. Come procede anche il percorso degli altri obiettivi. Adelante, con juicio direbbe don Lisander. Va notato, piuttosto, che su tutti incombe il vero tema fondamentale per Vicenza, ossia i cantieri dell’alta velocità, che sono iniziati ma non hanno ancora sciolto le preoccupazioni sull’impatto che avranno sulla città. E parliamo di anni di lavori: cinque, sei, otto, dieci.

Questa sarà la vera sfida che dovrà affrontare l’amministrazione. Perché i vicentini sono gatti (non magnagatti): sembrano sonnecchiare ma sono sveglissimi, pronti alla critica e alla polemica. Talvolta infinita. Bisogna conoscerli e sapere guardare avanti, un po’ blandirli ma anche convincerli. Mettiamoci anche un quinto obiettivo: l’albergo in centro storico da 100 posti. È un’altra scommessa. Quante ne vincerà Vicenza? Speriamo tutte. Perché soccorre una riflessione di quel grande uomo e scienziato che fu Umberto Veronesi: “L’esperienza mi ha insegnato che l’uomo, quando desidera raggiungere un traguardo, trova dentro di sé risorse impensabili”.

La maxi sala dove si svolge anche la fiera orafa è già stata utilizzata per concerti: può ospitare 9000 persone
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Il personaggio. Mara Thiene, docente universitaria e prorettrice: è la prima vicentina a rivestire questa carica

“Porterò gli studenti alla laurea europea”

“Quella della laurea europea è una strada lunga, ma noi a Padova siamo stati apripista. È un titolo che varrà molto di più delle lauree congiunte e di quelle normali, perché automaticamente varrà in tutta Europa”. Mara Thiene è un’economista ambientale: “Sono ottimista per la salvezza dell’ambiente, perché c’è più consapevolezza, dibattito, energia positiva”

Quando pensate alle donne multitasking rivolgete un pensiero a Mara Thiene, vicentina di 56 anni. Il suo è un nome conosciuto, ma non appartiene alla casata nobile che vanta pure San Gaetano: è figlia di Giulio, già imprenditore edile di Costozza e fratello maggiore di Gaetano, cardiologo universitario con scoperte importanti (l’origine genetica della “morte improvvisa” degli sportivi) e fino al 2022 presidente dell’Accademia Olimpica.

Mara è docente ordinaria al Tesaf dell’università di Padova, come spiega il titolo accademico, ma è straordinaria sotto molti punti di vista. È un’economista ambientale, perché alla laurea in agraria ha aggiunto un dottorato in economia del territorio. La sua ricerca scientifica, in altre parole, si occupa di valutazione economica delle risorse ambientali, tema quanto mai delicato e d’attualità. Capire come non sprecare le disponibilità della Terra è nevralgico.

È docente a Padova e quindi insegna parecchio, in più svolge attività di ricerca ma è anche docente all’università di Sidney – non esattamente dietro l’angolo – e in Australia dirige riviste scientifiche. Ha curato per l’ateneo di Padova i rapporti con le università della Nuova Zelanda ed è stata assistente del prorettore alle relazioni internazionali per Asia meridionale e Oceania. È attualmente presidente del corso di laurea magistrale a Padova in Food and Health: il corso ovviamente è tenuto in ingle-

se, ha avuto mille domande e ha accettato meno di un centinaio di studenti.

Come non bastasse, è presidente del Centro linguistico di ateneo a Padova ma, soprattutto, con la rettrice Daniela Mapelli è diventata delegata (cioè prorettrice) ai Joint degree cioè ai titoli accademici congiunti tra i vari atenei e ai ranking internazionali, cioè alle classifiche.

Mara Thiene ha un piccolo record, perché è la prima docente vicentina a diventare pro rettrice a Padova, che è da sempre l’università dei vicentini: pro rettori uomini ce ne sono stati altri, da Lorenzo Bernardi a Giovanni Fontana, ma lei è la prima donna nella storia.

Mara Thiene è sposata con Giordano Basso, farmacista a Porta Santa Croce nonché alpinista per passione: sono genitori di Maria e Giulio.

Contenta della sua vita accademica?

Certo! Volevo studiare medicina, ma mi sembrava troppo lunga.

E ha scelto agraria che ha comunque 50 esami.

La verità è che bisognerebbe sempre fare quello che si vuole.

Qual è il suo obiettivo da prorettrice?

La laurea europea, molto superiore a quella normale e che varrà assai più del doppio titolo.

Mi spieghi. C’è la laurea normale, e va bene. Poi il doppio titolo: che vuol dire mi laureo a Padova e contemporaneamente, per un accordo, la laurea è come se l’avessi presa, che so, a

Cambridge.

Esatto. Su 54 corsi di laurea a Padova, ben 43 sono di questo tipo.

E poi c’è il terzo livello.

È la laurea europea, che sarà un titolo automaticamente riconosciuto in tutta Europa.

Un passo avanti sull’integrazione. Immagino sia una strada lunga: bisogna mettere d’accordo le università, definire i programmi, gestire i corsi, la mobilità degli studenti e così via.

L’importante è acquisire l’obiettivo. Deciderà l’Unione europea assieme agli Stati membri. Noi a Padova siamo stati apripista, devo dire con orgoglio, perché in un convegno recente abbiamo suggerito i criteri da seguire.

Passando ai suoi temi, le rivolgo la domanda delle cento pistole come l’avrebbe definita Sandro Paternostro: l’ambiente si salverà?

Sono ottimista…

…perché Greta ha svegliato le coscienze?

Non solo. Credo ci sia un futuro per la salvezza dell’ambiente perché c’è più consapevolezza, più dibattito, le persone seguono questi temi. L’energia non diminuisce.

Qual è il suo traguardo professionale?

Importare quello che ho imparato, cioè portare in Italia l’esperienza internazionale.

Facciamo un esempio: i cambiamenti climatici si misurano sull’acqua. Alluvioni o siccità le abbiamo sperimentate perbene

anche a Vicenza. Che fare?

Sulla gestione dell’acqua si deve tenere conto sempre di più delle esigenze dell’utente.

In Inghilterra lo fanno, quando si valutano i benefici sociali e le ricadute sulla popolazione. Faccio un esempio: se aumenta l’indice di balneazione vuol dire che stiamo meglio tutti, dai bimbi che giocano in spiaggia ai genitori che fanno il bagno.

Qual è stata la maggiore soddisfazione professionale?

L’offerta dell’università di Sidney: è fra le prime 50 al mondo.

L’Australia ha 8 università che sono fra le prime 50 del mondo.

A proposito di classifiche: la prima università italiana è quella di Roma e veleggia al 124° posto. Che ne dice?

La prima è Oxford, la seconda Harvard e la terza Cambridge: non so se rendo l’idea... La Sa-

pienza è sempre la prima delle italiane, ma l’Humanitas di Milano è la prima tra le new entry al mondo. È nella fascia tra 201° e 250° posto, è vero, ma è un segnale che le cose cambiano anche in Italia.

Ma le classifiche che tanto appassionano i giornalisti, servono davvero?

Certo. Sono cartine al tornasole, si deve capire perché si sale o si scende.

C’è un suggerimento che si sente di dare?

Imitare gli stranieri. Sviluppare i network, come fanno le università importanti, da Vancouver all’Australia appunto. Fra insegnamento e aerei, riesce ad avere un hobby?

La montagna, assieme a mio marito. Anzi ho iniziato seguendo lui che è un istruttore del Cai. Antonio Di Lorenzo

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VeneziA
Mara Thiene, prorettrice all’università di Padova, con la toga accademica e la cappa verde, colore di agraria

Per il secondo anno consecutivo, la Sa-

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di Altavilla Vicentina

Dal 17 al 22 luglio ritorna la storica Sagra del SS. Redentore ad Altavilla Vicentina. In Piazza Don Giuseppe Munari, si terrà la Sagra del SS. Redentore di Altavilla Vicentina, che o re un ricco programma di spettacoli e una varietà gastronomica per tutti i gusti. Stand gastronomici, luna park e musica dal vivo durante tutta la kermesse, con artisti come Freak, Gaggia&Visonà,

Lunedì sera, tutti potranno ammirare lo spettacolo pirotecnico la chiusura dell’edizione 2024. L’ingresso alle giostre del luna park sarà esteso anche a martedì, con attrazioni al prezzo speciale di 1 euro.

Il personaggio. Beatrice Restuccia ha individuato 35 spazi commerciali e contatta i proprietari per trovare una soluzione

“Metà tasse per chi affitta i negozi chiusi”

Il suo obiettivo è la rigenerazione urbana: per questo motivo combatte la “desertificazione commerciale”, il “male oscuro” sia in centro sia nei quartieri. In periferia non ci sono soltanto negozi abbandonati, ma molte aree cercano futuro. “Serve una riflessione da parte dei proprietari: Il Comune mette sul campo la riduzione dell’Ici per chi affitta, che può arrivare al 50 per cento”

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a già individuato 35 locali chiusi e sfitti in centro. Vuole disegnare una mappa dell’abbandono. Con calma e determinazione, telefona ai proprietari per trovare una soluzione. Perché il suo compito non è solo definire i numeri, bensì “rigenerare”. È questo il compito che le ha affidato il sindaco: studiare politiche di rigenerazione urbana. E nel mirino non c’è solo il centro storico (i numeri con tutta probabilità sono più alti di quelli accertati finora) ma anche le aree abbandonate degli altri quartieri. Lotta, com’è scritto nel mandato, contro la “desertificazione commerciale”.

Sono circa 3.300 le attività commerciali a Vicenza, mettendoci dentro tutto: negozi, bar, alberghi, farmacie, parrucchieri e così via. Circa 900 operano in centro storico, inteso come il quadrante Bacchiglione, Stazione FS e Viale Mazzini.

Beatrice Giulia Restuccia è stata eletta in consiglio comunale con la lista “Possamai sindaco”. Trentacinque anni, avvocata, diploma al “Pigafetta” e laurea all’università di Verona, lavora in uno studio legale. E lotta contro il “male oscuro” del centro e del commercio.

Com’è nata questa esperienza?

È stata una scelta naturale quella di focalizzare in questo ambito il mio servizio alla città come neo consigliera: il sindaco ha colto la mia passione e le mie conoscenze specifiche e mi ha chiesto di avviare un confronto con i proprietari degli immobili commerciali ora sfitti.

Da dove ha cominciato e com’è stata accolta?

Il mio atteggiamento è stato di ascolto e di confronto: ho faticato un po’ a recuperare i contatti dei proprietari ma alla fine tutti mi hanno incoraggiato a continuare. Hanno apprezzato che l’amministrazione comunale abbia colto il problema dimostrando interesse e volontà di im-

pegnarsi attraverso di me. Di fatto ho incontrato oltre una trentina di proprietari delle vie principali, ma so che ve ne sono altri 50-60 che sono nella medesima situazione nei quadranti periferici.

Che cosa vi siete detti e quale idea si è fatta?

Ovviamente, il tema principe è il canone d’affitto che influisce sui bilanci degli esercizi, in particolare su chi ha dipendenti, e ancor più nello specifico, sulla base della tipologia merceologica. I locali pubblici stanno meglio del piccolo negozio di vicinato assediato dalla grande distribuzione.

Che cosa si può fare per limare gli affitti?

Sicuramente serve una riflessione da parte dei proprietari, forse la situazione è meno rosea rispetto al recente passato: 800 euro al mese per 30 metri quadri, come 7 mila euro per 350 metri sono cifre impegnative se un’attività non ha un grosso fatturato.

E qui entra in gioco il ruolo del Comune che ha previsto due agevolazioni molto significative sull’Imu che non tutti conoscono: per gli immobili affittati c’è uno sconto del 20%, che diventa del 50 se il titolare è un under 35.

Che cosa consiglia ai potenziali inquilini?

Direi loro quello che mi hanno lasciato intuire alcuni proprietari. E cioè di non spaventarsi e di non abbandonare la ricerca, ma di intavolare una trattativa perché i canoni possono essere trattabili anche sulla base della tipologia di attività.

Il suo obiettivo per questo mandato così particolare?

Farò di tutto per far rifiorire e rivitalizzare alcune aree, facendo sentire l’amministrazione parte trainante di un processo che superi la situazione attuale, in un forte gioco di squadra tra proprietari, esercenti e Comune.

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Silvio Scacco
Beatrice Restuccia, consigliera comunale e avvocata

La nuova Bertoliana all’ex Giuriolo. L’ing. Raffagli è uno dei padri della Torre Libraria di Bologna cui s’ispira Vicenza

“Si può fare. E darà valore al centro”

Regione e università si sono ripagare l’investimento fatto a Bologna. Si tratta di un sistema di immagazzinamento come quello che oggi utilizza Amazon o la Barilla. Lavora con bracci meccanici e cassetti, si gestisce da computer e bastano poche persone. Può starci una quantità infinita di libri. Si tratta di inserire la “macchina” dentro l’involucro dopo aver svuotato tutto, ma si può anche abbattere ogni costruzione e ricostruire. Nei palazzi comunali l’intervento è stimato in 20 milioni

“S i può fare. E la nuova biblioteca porterà valore al centro storico, com’è stato per la Torre Libraria di Bologna. L’università e la Regione si sono ampiamente ripagate l’investimento”. Il giudizio è autorevole, perché proviene da Antonio Raffagli, uno dei padri della biblioteca universitaria di Bologna, inaugurata nel 1996. È alla Torre libraria di Bologna che Vicenza si ispira per la nuova biblioteca, come ha indicato il sindaco Possamai quando ha lanciato l’idea di realizzare la nuova struttura all’ex media Giuriolo.

Raffagli ha 75 anni ed è ormai in pensione, dopo 44 anni di lavoro: si dedica alle foto subacquee. È un ingegnere strutturista, con 200 progetti realizzati alle spalle: tra questi, una delle sette “torri” di Kenzo Tange a Bologna, quelle ove hanno sede la Regione e la Fiera. Ha lavorato anche con il prof. Roberto Alessi all’università. Ha ristrutturato il complesso universitario di via Zamboni a Bologna, ove si trova anche il rettorato. Tecnicamente, come spiega in una nota la stessa Alma Mater, la Torre libraria di Bologna si presenta come un vero e proprio magazzino librario completamente meccanizzato. È un sistema di immagazzinamento

e movimentazione di comuni merci, specificamente studiato per assolvere alla funzione di contenitore automatico per libri. È, a oggi, l’unico esistente in Italia e tra i pochi su scala mondiale, a quanto risulta, ad essere adeguato alla veicolazione in tempo reale dei testi ad uso di lettura e prestito, nonostante la sua imponente capienza.

Spiega Raffagli: “È un sistema di immagazzinamento come quello di Amazon, per capirci, oppure come quello enorme della Barilla, il cubo blu vicino a Parma. Lavora con bracci meccanici che vanno a prendere nei cassetti quello che c’è dentro: può essere, che so, abbigliamento o in questo caso libri. È tutto automatizzato, gestito al computer e bastano poche persone. Può contenere una quantità enorme di libri”. Il che va bene per la Bertoliana che ha un patrimonio valutato in 400mila volumi.

Dal punto di vista tecnico, sempre seguendo le indicazioni di Raffagli, in un progetto come quello che si ipotizza all’ex Giuriolo si può teoricamente demolire tutto e costruire da zero, oppure mantenere solo l’involucro esterno e inserire all’interno la “macchina” tecnologica. Bisogna agire in

modo calibrato perché si deve avere attenzione ai palazzi vicini che soffrono per questi lavori e si devono rinforzare comunque le fondamenta: “Non credo che a Vicenza vi siano problemi di subsidenza come a Bologna: tra porta Zamboni e le due torri abbiamo misurato in dieci anni un dislivello anche di settanta centimetri”.

L’impianto tecnologico automatizzato che sarà il cuore della nuova biblioteca costa parecchio: nell’ordine di svariati milioni di euro. Ma le aziende che si occupano di questi lavori sono anche veloci: in due anni o poco più, al netto del tempo che serve per progetti e permessi, si può arrivare all’obiettivo. Insomma, adesso la giunta ha deciso di stanziare 180 mila euro per lo studio di fattibilità. Per fine mandato Vicenza potrebbe avere la nuova biblioteca funzionante.

Capitolo costi. Naturalmente l’ing. Raffagli non azzarda stime, ma le valutazioni che girano nei palazzi comunali parlano di un lavoro da 20 milioni all’ex Giuriolo. Che sono tanti, ma non sono i trenta del progetto a Santa Corona.

L’opposizione: “Una scelta sbagliata, meglio l’ex tribunale.

“La scelta di realizzare la nuova Bertoliana all’ex media Giuriolo è due volte sbagliata. Se la faranno nascerà già vecchia. L’ex tribunale a Santa Corona era il luogo giusto, per molti motivi”. È il pensiero dell’opposizione di centrodestra che s’è presentata schierata davanti all’ex immobile giudiziario a Santa Corona

compatta, davanti a uno striscione eloquente: “Guardiamo avanti e non indietro come i gamberi”. Con tanto di disegno del crostaceo. La presa di posizione è comune a Jacopo Maltauro (Lega), Francesco Rucco (Fratelli d’Italia) con gli ex di Idea Vicenza passati al partito della Meloni, Valeria Porelli e Simona Siotto; l’at-

tuale consigliere di Idea Vicenza Stefano Notarangelo e il capogruppo dei Fratelli, Nicolò Naclerio.

Anche la Confcommercio, con il presidente Nicola Piccolo, ha espresso un duro giudizio sulla scelta dell’ex Giuriolo, condannando – in questo e altri casi – la retromarcia “su progetti già approvati e finanziati”.

La biblioteca nascerà già vecchia”

Un’immagine della facciata della ex scuola media Giuriolo e un’mmagine della Torre Libraria di Bologna

Le memorie di Scotolati. Pescando nei suoi ricordi, il maestro propone alcuni

Ecco Rolando, Ennio Tosetto e Poletto

U

na grande dote del maestro Scotolati è indubbiamente la sua memoria, che è conservata dal punto di vista delle opere in uno sterminato archivio che raccoglie la sua attività dalla prima mostra del 1981 sino a oggi. Il suo occhio si appunta, naturalmente, sui personaggi dell’attualità. Eccovene tre serviti caldi caldi: uno è il

pluriassessore Ennio Tosetto, entrato come responsabile della scuola con la giunta pentapartita del 1985 e rimasto, come oppositore questa volta, fino all’amministrazione Rucco.

Un altro personaggio politico di lungo corso è Gigi Poletto, una carriera iniziata con la sinistra Dc e poi proseguita nei Ver-

di. Oggi è segretario cittadino dell’Anpi. Il terzo personaggio è Giovanni “Gianni” Rolando, arrivato dal Pci di Torino, e poi, seguendo le mutazioni del suo partito, diventato Pds, Ds e quindi Pd, ha rivestito numerosi ruoli, fino a quello di consigliere regionale. In queste ultime elezioni non s’è candidato.

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’Antica Sagra di Sant’Anna a Dueville, un evento storico che ogni anno attira migliaia di visitatori e organizzato dalSituata in Piazza Monza, la sagra o rirà un’ampia gamma di attività per stand gastroproporranno deliziosi piatti tipici locali, mentre il luna park garantirà divertimento per musica e spettacoli di intrattenimento animeranno la piazza,

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Il personaggio. Matteo Pagliarusco ha 29 anni: è insegnante, filmaker, appassionato di dinosauri, spazio e scrittura

Se a Vicenza ci fosse il mare… che sogno!

L’autore possiede un mix di visionarietà ed entusiasmo che lo porta a inseguire traguardi impensabili. Ha 658 sogni nel cassetto. Sta per uscire un suo film, intitolato “Lo chiamavano Marcus”, di ambientazione medievale. E con i bambini ha realizzato un cartone animato di una dinosaura che vuole andare sulla Luna

“M i chiamo Matteo, mi piacciono lo spazio, i dinosauri e raccontare storie”. Matteo Pagliarusco si presenta così, con quel mix di visionarietà ed entusiasmo che costituisce la sua carta vincente. Ventinove anni, laurea in scienze della comunicazione, di mestiere insegnante alle elementari, parallelamente porta avanti una lunga serie di progetti che spaziano dal cinema, alla grafica, all’editoria. Sul suo sito personale riporta 12 film realizzati, 8 libri pubblicati e 658 sogni nel cassetto.

L’ultima creazione, che ha fatto velocemente il giro dei social, è un fotomontaggio con la città di Vicenza in riva al mare e la Basilica accarezzata dalle onde.

Quarant’anni fa Gabriele Zorzetto per le Edizioni Emme di Gianmauro Anni pubblicò un libro intitolato “Se a Vicenza ci fosse il mare”, con cartoline degli anni Trenta che erano il risultato di fotomontaggi delle gondole e della laguna sotto i monumenti palladiani. Pagliarusco quarant’anni fa era ancora nella mente di Dio, ma oggi la sua intuizione di una Vicenza marina, stavolta per davvero, è affascinante.

Un’idea nata quasi per gioco. “Qui ad Altavilla ci sono state le elezioni amministrative - racconta - e purtroppo si litigava su tutto. Io avevo amici in tutte

le liste, e ho creato queste immagini per dire basta litigare, tanto quello che vogliamo tutti è portare il mare qui ad Altavilla”. Nascono così i primi post con la spiaggia nel parco di villa Morosini e la darsena di fianco alla chiesa. E, da lì, quello su Vicenza con il mare al posto del Retrone, subito diventato virale. “Mi hanno scritto in tanti, magari per dire che con il mare in città andrebbero al lavoro più volentieri. Oppure che non ci andrebbero proprio - rideAdesso stiamo lavorando per sviluppare l’idea con altre foto e farne un libro. Stiamo ragionando sul titolo, ma dovrebbe essere pronto entro l’anno”.

Nel frattempo, Pagliarusco ha in uscita un film - Lo chiamavano Marcus - cui ha lavorato come sceneggiatore e regista negli ultimi due anni e che comincerà a girare nelle sale dopo l’estate. Ambientazione medievale - racconta l’avventura di un soldato che, suo malgrado, deve fare i conti con l’immortalità - e realizzazione molto vicentina, sia come ambientazioni, sia come attori. “Abbiamo presentato il progetto a Venezia l’anno scorso, e finito la produzione proprio in queste settimane - conferma - E devo dire che, nonostante sia una produzione a budget zero realizzata solo grazie agli amici che mi hanno sostenuto e aiutato, siamo più che soddisfatti del risultato”.

In precedenza aveva già girato un film sulla seconda guerra mondiale (“Un po’ acerbo, eravamo molto giovani”), una rivisitazione contemporanea di Romeo e Giulietta, un video istituzionale sul territorio di Altavilla e molto altro. “Ho sempre avuto questa passione - continua - Ho fatto i primi video con una vecchia telecamera che

mio nonno usava per i viaggi, filmando le lucertole in giardino o inventando scende con i Lego; lì mi sono reso conto che potevo creare dei mondi e raccontare delle storie. Ed è questo che mi piace, raccontare storie: non importa il mezzo, che può essere una cinepresa, una macchina fotografica, o un libro”. Oppure, i cartoni animati.

Con un laboratorio nella scuola dell’infanzia ha realizzato con i bambini un cortometraggio interamente analogico - “personaggi, fondali, ambientazioni, hanno fatto tutto loro” ricorda - con la storia di una dinosaura che sogna di andare sulla Luna. “I dinosauri e lo spazio sono due mie passioni viscerali, fin da bambino - aggiunge - Sono un astrofilo, passo ore a fotografare le stelle: è un momento tutto per me, il mio modo per ricaricare le batterie”.

E poi ci sono i libri. Con un amico ha fondato una piccola casa editrice autogestita, la Vela Viola, che pubblica racconti e romanzi per ragazzi e giovani adulti. “Noi diciamo che pubblichiamo per adulti che non si sono dimenticati di essere stati bambini, e per bambini che speriamo non lo dimenticheranno mai”. Ed è alla scrittura che si dedicherà nei prossimi mesi. “Ho un po’ di storie nel cassetto - conclude -. Adesso sento il bisogno di staccare il telefono e rimettermi a scrivere”. Luca Matteazzi

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L’immagine di Vicenza con il mare e un autoritratto di Matteo Pagliarusco nelle vesti di astronauta

I nuovi arrivi. Per la prima volta il 70% dei militari giunti a Vicenza a disposizione del comando è composta da donne

Il carabiniere non è più lavoro da maschi

Nuovi carabinieri a Vicenza: per la prima volta sono in (stragrande) maggioranza donne. Sono tutti giovani, attorno ai 20 anni, qualcuno arriva ai 23-24. Sono appena usciti dai sei mesi di corso negli istituti di formazione dell’Arma a Torino, Reggio Calabria e Taranto. Tecnicamente, appartengono al 142° corso di allievi carabinieri. Hanno appunto il grado base, quello di carabiniere semplice. Per capirci, il colonnello Moscati che hanno davanti ha 11 gradi di distanza da loro. Ma la caratteristica di questi militari - che sono stati presentati nella caserma di via Muggia del comando provinciale dell’Arma - è che nove carabinieri su tredici sono donne. Una percentuale di quasi il 70%. Storico. L’anno scorso a maggio erano arrivati 37 carabinieri, dei quali 11 donne. Nel 2022 erano arrivati 54 militari dei quali 13 donne. Le giovani carabiniere donne sono determinate ma anche spigliate: non hanno timori reverenziali, ma conoscono e rispettano la disciplina. Parlano volentieri, raccontano di sè e del loro futuro. C’è chi, con studi tecnologici alle spalle, vorrebbe pro-

seguire su questa strada. Chissà, magari arriverà nei Ris. Glielo auguriamo. C’è qualcuna altra che ricorda di essere entrata nell’Arma dopo un paio di concorsi andati a vuoto. Un’altra collega spiega che vuole mettersi a disposizione della comunità: una volta si sarebbe detto che “vuole servire la patria”. Il linguaggio è cambiato, l’animo no.

Il colonello Giuseppe Moscati sorride paterno (ma non paternalista) di fronte a giovani colleghi che hanno vent’anni meno di lui e davvero potrebbero essere suoi figli. I militari maschi si schierano di copertura nella sala della presentazione. Insomma, si mettono in fondo, nell’ultima fila di sedie, come una volta - ma proprio una voltamagari ci si attendeva da una donna timorosa.

Il carabiniere, dunque, non è più il lavoro dei maschi. E questo s’era capito da tempo. Da quando, era il 2002, le forze armate hanno dato spazio alle donne e per convincere della bontà della scelta la Rai s’era immaginata una fiction con Manuela Arcuri carabiniera, opulenta bellezza mediterranea di allora e anche oggi. Non sono da meno le ragazze

I militari a disposizione del comando operativo sono tutti giovani fra i 20 e i 24 anni, usciti dalle scuole dell’Arma a Torino, Taranto e Reggio Calabria. Nove su tredici sono giovani donne, spigliate e determinate. Per loro il colonello Moscati prevede anche un utilizzo nelle denunce di reati di genere. Non solo per accogliere gli atti, ma soprattutto per seguire successivamente le vittime di reati da “codice rosso”

di oggi con la divisa nera. Ma, come sottolinea la capitana Rosa Sciarrone, le carabiniere di oggi hanno un atout in più: sono nate quando la donna era già presente nelle forze armate. Prafrasando i nativi digitali, loro sono native carabiniere. Non è un aspetto di poco conto: significa crescere con una mentalità e in una società che una conquista l’ha compiuta, ora di tratta di mantenere la posizione e allargare la breccia.

I giovani carabinieri presentati a Vicenza provengono in gran parte dal Sud e dal Centro Italia: Lazio, Campania, Puglia, Calabria, Sicilia. Saranno impiegati nelle tenenze di Dueville, Montecchio Maggiore nelle stazioni di Vicenza, Altavilla, Sandrigo, Arzignano, Marostica e Lonigo.

I nuovi arrivi andranno a contribuire all’organico dei militari dell’Arma vicentina, sostituendo chi va in pensione o è trasferito. Per le giovani colleghe donne il colonello Moscati prevede anche un utilizzo nelle denunce di reati di genere. Non solo per accogliere gli atti, ma soprattutto per seguire successivamente le vittime di reati da “codice rosso”.

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A cura di Riccardo Sandre
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Il col. Moscati assieme ai nuovi carabinieri giunti a Vicenza, in gran parte donne

Il personaggio. Bianca è professoressa di statistica medica all’Ucl, una delle prime dodici università al mondo

De Stavola, dal Lioy a luminare a Londra

È specializzata a studiare la diffusione delle malattie. Si interessa anche di bulimia e anoressia infantili. Figlia di Walter, professionista e campione sportivo, sorella di Gianmaria e Giorgio, dopo la laurea a Padova ha studiato all’Imperial college e non s’è più mossa da Londra. Torna spesso a Vicenza a trovare i fratelli. Ricorda le sue prime mimose che le regalò nel 1972 una ragazza che si chiama Lalla Trupia

“Volevo far vedere che non ero da meno dei miei due fratelli. Volevo far capire che anche una donna può farcela. Così sono andata a frequentare un master a Londra, subito dopo la laurea a Padova in Scienze statistiche ed economiche, nel 1980.” Bianca Lucia De Stavola, classe 1955, ha un cognome assai conosciuto a Vicenza come noto è anche lo studio ingegneristico della famiglia. È figlia di Walter, che era anche un campione sportivo, nonché sorella di Gianmaria e Giorgio. Torna spesso a Vicenza a trovarli. Ma la sua vita è a Londra. Dopo la laurea lascia Vicenza per l’Inghilterra: qui, dopo il master consegue un dottorato di ricerca (phd) all’Imperial College di Londra. “In quegli anni, i maggiori e migliori studi sulla statistica venivano realizzati negli Stati Uniti o nel Regno Unito – ricorda – Ma i primi erano quasi inaccessibili a causa dei costi proibitivi di trasferimento e soggiorno e, inoltre, non mi piaceva l’idea di essere troppo lontano da casa. Così scelsi Londra.” Avrebbe dovuto restarvi ancora un anno – era il 1985 –per poi rientrare, ma la vita aveva in serbo un altro destino per lei. Trova lavoro a Cambridge, al Medical Research Council e conosce il marito John (prematuramente scomparso cinque

anni fa) così decide di fermarsi. Vive e lavora ancora a Londra. Pierpaolo e Chiara, i suoi figli, sono nati e vivono in Inghilterra “Sono anche nonna – precisa con gioia De Stavola - ho già un nipotino e un altro in arrivo.”

I primi tempi lontano da casa, racconta, sono stati duri: la nostalgia si faceva sentire: “Tornavo a casa a malapena due volte l’anno. Non era come adesso che ci sono i voli low cost e con il telefono puoi fare collegamenti video e tenerti in contatto in ogni modo e ogni momento. Allora si scrivevano lettere e si aspettava con ansia l’arrivo della posta. Quando è mancata mia mamma, ho trovato fra le sue cose un pacco di lettere che le avevo scritto in quei primi anni inglesi.” Per 23 anni Bianca De Stavola svolge carriera accademica al London School of Hygiene and Tropical Medicine dove è stata professore di biostatistica nel dipartimento di statistiche mediche e co-direttore del Centro di metodologia statistica. “I miei studenti erano generalmente studenti di master in epidemiologia – ricorda – poiché non ho mai insegnato nel triennio. Trovavo questo tipo di insegnamento molto interessante e stimolante perché, a quel livello, gli allievi hanno voglia di imparare, di scoprire, di sperimentare, ed era una vera

gioia poter trasmettere loro le proprie conoscenze, ricevendo in cambio anche molte soddisfazioni.”

Nel 2017 si trasferisce alla Ucl – University College London, la terza più antica università britannica, fondata nel 1826 con il nome di “London University”, come alternativa laica alle università di Oxford e Cambridge e che ora è annoverata fra le prime 12 università al mondo.

“Mi piace stare in Inghilterra –aggiunge la professoressa – Mi piace questo modo di vivere inglese dove esiste una profonda forma di rispetto per l’individuo, i suoi spazi, le sue idee e la sua personalità. Trovo tutto questo un modus vivendi molto civile.”

De Stavola nel 2020 ha ricevuto un importante premio per la matematica e l’informatica. Si occupa principalmente dell’incidenza delle cause di malattia, in principal modo delle metodologie per studiare e trovare le cause di alcune malattie o stati di salute, come l’obesità infantile, per esempio, che nel Regno Unito presenta numerosi casi di bambini e adolescenti in età scolare. La tracciabilità dei casi clinici è facilitata dal fatto che in Inghilterra esiste un collegamento fra i dati sanitari e quelli scolastici, a partire dal 2000 fino al 2023. “A questo proposito –sottolinea – ho anche creato un’applicazione che si chiama Eating Disorder (Disordine alimentare) che è prevalentemen-

te rivolta agli adolescenti e raccoglie e analizza i loro problemi di bulimia e anoressia.”

Ma com’era l’adolescente Bianca De Stavola, ai tempi del liceo Lioy che ha frequentato? “Il primo ricordo che mi viene in mente – dice – è il profumo delle pizzette calde, molto ambite, che a ricreazione la moglie del bidello vendeva a noi ragazzi, che facevamo addirittura le corse per accaparrarcele. Fra i più veloci c’era sempre Aldo Cibic, mio compagno di classe. E poi i quadri con le votazioni a fine anno e, ancora gli appostamenti alla finestra che facevamo noi ragazze, per guardare i ragazzi del liceo classico, il “Pigafetta”, il cui cortile confinava con il nostro istituto.”

La scoperta del femminismo e dell’impegno civile, con relativa iscrizione alla Fgci, arrivano quando, al terzo anno di liceo, Bianca incontra una ragazza bionda e determinata, che le offre la prima mimosa della sua vita in quel lontano marzo del 1972. “Credo si chiamasse Lalla – ricorda – Lalla Trupia.”

Denise Battistin

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Bianca Lucia De Stavola con il nipotino Leonardo e con i due figli, Pierpaolo (papà di Leonardo) e Chiara

SAGRA DELL’ASSUNTA

di Anconetta

a tradizionale Sagra dell’Assunta è un evento molto atteso a Vicenza, apprezzato per la sua capacità di o rire momenti di svago e aggregazione nel pieno dell’estate, quando le città sono generalDal 10 al 15 agosto si terrà ad Anconetta la Sagra dell’Assunta, celebre per il suo eccellente cibo. Buona musica, cibo delizioso e divertimenti per i bambini sono gli ingredienti semplici ma e icaci di questa festa genuina e

ore 17.00

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ore 9.00

Apertura pesca di beneficenza ore 10.00

Pre-serata

dalle ore 17.00 Alle 20.00

Presso il bar alla parrocchia ore 19.00

• Bonifica cisterna gasolio,riscaldamento autotrazione e nafta pesante

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• Servizio autospurgo

• Video ispezioni con telecamere ad alta definizione

• Tracciatura e mappatura condotte sotterranee

TEL 0445 864814 • sperotto.spurghi@gmail.com

guirà processione con la madonna

Musica e karaoke con gara canora

Apertura stand gastronomico e pesca di beneficenza

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Ex macello. Grazie anche a un privato, sarà trasformato in uno studentato ma saranno ricavati anche posti auto

La luce in fondo al tunnel dopo 65 anni

In autunno arriverà la variante urbanistica che consentirà di intervenire nell’immobile di viale Giuriolo. È il primo passo per il recupero. Sarà eliminato il parcheggio davanti a palazzo Chiericati

C’è una luce in fondo al tunnel per la vicenda dell’ex macello in viale Giuriolo che si trascina addirittura da 65 anni fra innumerevoli “stop and go”. Lo stesso sindaco ha confermato anche al nostro giornale che in autunno arriverà la variante urbanistica che consentirà di cambiare la destinazione d’uso e quindi di realizzare quanto ha in mente l’amministrazione: destinare l’immobile, che ha perfino una facciata vagamente palladiana, con colonne e archi, in parte a parcheggio ma soprattutto a studentato.

Quello che ha bloccato finora l’operazione è il costo dell’intervento che deve coprire le spese d’investimento e anche l’esproprio di quelle parti che non sono di proprietà comunale. L’ostacolo s’è risolto perché il Comune ha trovato un’azienda privata che concorre all’obiettivo. Non si sa ancora come si concretizzerà questa collaborazione virtuosa: probabilmente nei

Rivoluzione

prossimi mesi sarà spiegato questo meccanismo. Di sicuro, l’ex macello non sarà soltanto un parcheggio: il sindaco Possamai ha sempre detto che l’operazione non si regge puntando solo sui posti auto: “Gli interlocutori neanche si siedono al tavolo, è un progetto in perdita”. Questo non significa che il parcheggio di piazza Matteotti resterà così com’è: anche nel nuovo disegno dell’amministrazione il posteggio davanti al Chiericati, ormai davvero inguardabile, sarà eliminato. Anche l’ex sindaco Rucco aveva presentato nella campagna elettorale dell’anno scorso un progetto che prevedeva l’eliminazione del posteggio e il trasferimento delle auto all’ex macello. Ma, come detto, questa ipotesi è stata accantonata.

Quanto sia datata questa battaglia per l’ex macello lo conferma un titolo del Giornale di Vicenza del gennaio 1959, che afferma: “L’amministrazione deve pensare alla costru-

Un’immagine attuale dell’ex macello e il titolo di un articolo del gennaio 1959 de “Il Giornale di Vicenza”: anche la pubblicità di Vajenti è nello stesso posto. Un’immagine del parcheggio davanti al Chiericati

zione di un nuovo macello”. Definisce il problema “urgente” e sottolinea che s’era ipotizzata un’o-

perazione finanziaria per trovare i fondi necessari all’operazione: vendere proprietà immobiliari del

Comune. Era sindaco Antonio Dal Sasso, il cui busto è nello studio del sindaco, appunto 65 anni fa.

permanente negli asili nido: più posti e tariffe sempre più basse. Arrivano nuove assunzioni

È rivoluzione permanente, si sarebbe detto un tempo, per gli asili nido a Vicenza. Meno soldi, più posti. Domande in aumento, a causa delle tariffe diminuite e liste d’attesa sforbiciate. Arriveranno anche cinque nuove assunzioni, quattro educatrici e un ausiliario.

Un cambiamento simile non si vedeva da decenni. Arriveranno nuovi 53 posti negli asili nido comunali, il che significa che saranno aperte le liste d’attesa delle famiglie. Liste d’attesa che sono assai cresciute dopo l’abbassamento della tariffa, deciso dall’amministrazione Possamai che oggi fa risparmiare il 40% rispetto a due

anni fa. I bambini accolti nei nidi comunali oggi sono 424: diventeranno 477, quindi. Il sindaco e l’assessore

Giovanni Selmo hanno presentato la novità. Hanno spiegato che i bambini all’asilo nido di via Turra passeranno da 60 a 72, mentre quello di San Rocco aumenterà da 46 a 67 posti. Nella scuola dell’infanzia intitolata ad Angelina Peronato saranno create due sezioni primavera, per i bambini da due ai tre anni, quelli dell’ultimo anno dell’asilo nido. Una novità portata a Vicenza per la prima volta.

L’aumento dei posti disponibili sarà finanziato da 90 mila euro nell’assestamento

di bilancio in discussione a breve.

Con l’aumento dei posti saranno accorciate le liste d’attesa dei nidi Turra (oggi sono 23 le famiglie in lista) e di San Rocco (13 in attesa). Intanto, continuano a diminuire le rette. Era un impegno della campagna elettorale: arrivare in cinque anni alla gratuità degli asili nido comunali, che sono dieci a Vicenza. L’anno scorso la tariffa è stata diminuita del 20%, quest’anno arriverà al 40% e l’anno prossimocome ha annunciato il sindaco Possamai - si arriverà al 60 per cento in meno del costo per le famiglie. La conseguenza, immediata, giù

misurabile quest’anno, è che le richieste dlle famiglie vicentine sono aumentate di molto. Un segno che il problema degli asili nido pesa notevolemente sui bilanci delle famiglie. L’esempio cui, dichiaratamente, si ispira Vicenza è quello di Mantova e San Lazzaro di Savena, Comuni nei quali gli asili sono gratuiti.

Nuovi 53 posti agli asili nido comunali: non accadeva da decenni

L’analisi. La produttività media è aumentata dell’1% negli ultimi 35 anni, tra lo “zero” nei servizi e il 20% nelle imprese

Al lavoro senza cellulare: più produttivi

Serve anche la creazione di un posto di lavoro senza distrazioni (vale a dire senza cellulari e senza notifiche social…) per favorire la concentrazione sulle attività principali

L a stagnazione dei salari nel nostro Paese torna a riaccendere il dibattito politico. E che vi sia un problema di salari bassi (rispetto agli altri paesi europei) è una realtà. Occorre comprendere il perché di un fenomeno così vistoso.

Esistono due scuole di pensiero: la prima mette in relazione la compressione dei salari con la necessità delle imprese di rafforzare la competitività estera dopo l’entrata nell’euro. In pratica ciò che prima si faceva con la politica monetaria (svalutazione competitiva della moneta) dal maggio 1988, data nella quale furono fissati i tassi di conversione, lo si farebbe comprimendo i salari.

Questa teoria contrasta con le esportazioni in crescita e l’avanzo delle partite correnti. La seconda scuola di pensiero (forse la più autorevole) considera, al contrario, la mancata crescita dei salari come il risultato della

paritetica mancata crescita della produttività.

Cos’è la produttività? È il rapporto tra i prodotti o i servizi realizzati e le risorse impiegate per realizzarli. Come si ricava la produttività?

Anzitutto dividendo il fatturato netto per il costo totale del lavoro per poi interpolare il dato ottenuto con elementi qualitativi (qualità della produzione, soddisfazione clienti, eccetera).

Tra il 1998 e il 2024 le retribuzioni per dipendente sono cresciute in linea con gli obiettivi di inflazione programmati dalla Bce (circa il 2% all’anno). La dinamica della produttività (dati Prometeia Associazione-BO) è stata, nello stesso periodo, vicina allo zero nei servizi, mentre nell’industria (circa un quinto dell’economia totale) ha fatto registrare un progresso del 20% in 26 anni.

La produttività media generale è cresciuta meno dell’1%

in ciascun anno tra il 1998 e oggi. Se è la mancata crescita della produttività il problema vero, occorre indagare come si possa aumentarla al fine di far crescere i ricavi delle imprese e innalzare di conseguenza anche i salari.

Fattori che concorrono a promuovere l’aumento della produttività sono: 1) l’individuazione di obiettivi chiari ed eliminazione di ogni altra attività secondaria anche mediante l’applicazione della c.d. “matri-

ce Eisenhower” classificando importanza e urgenza dei compiti mediante priorità, unita allo sfruttamento della tecnologia per migliorare l’ottimizzazione del lavoro; 2) la creazione di un posto di lavoro senza distrazioni (cellulari, notifiche social…) favorendo la concentrazione sulle attività principali con applicazione di tecniche di gestione del tempo (es. tecnica del pomodoro) che evitino sindromi da burnout combattendo altresì la tendenza alla

procrastinazione; 3) la distribuzione dei compiti in relazione alle capacità, competenze, peculiarità di ciascun elemento del team, in un ambiente di continuo approfondimento con acquisizione di nuove competenze che offra spazi di crescita professionale motivante. Come si vede, sono fattori che per lo più stanno nella sfera di intervento dell’impresa, non del lavoratore il che impone serie riflessioni e interventi decisi. Giuseppe de Concini

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L’associazione. A Vicenza e provincia sono 12 mila i casi, la progressione della malattia parla di +30% in prospettiva

Allarme Alzheimer, rispondono i volontari

L’Avmad (Associazione veneto malattia di Alzheimer) ha un nuovo presidente, Massimo Orso. La vice è Teresa Cortese. Circa 3600 ore messe a disposizione dei malati e più di 200 mattine aperti i Centri sollievo

Allarme Alzheimer. Nella provincia di Vicenza sono registrati oltre 12 mila casi, in Italia si parla di oltre un milione di persone – che vuol dire, nonni, madri e padri – affette da forme di demenza senile. Che vuol dire altrettanti nuclei famigliari coinvolti. La progressione della malattia è stimata in un più 30%.

Le difficoltà per seguire queste persone sono infinite. Come sempre ci mette una preziosa pezza la generosità spontanea e insostituibile di molti volontari che, ad esempio a Vicenza, si ritrovano sotto la sigla Avmad, Associazione Veneto malattia di Alzheimer e demenze degenerative. Un sodalizio a cui fanno riferimento oltre 150 persone tra tesserati, volontari e ospiti, suddivisi tra il capoluogo, nel centro Lagorà del quartiere Laghetto, e a Barbarano Mossano. A breve partirà anche un terzo centro a Sovizzo.

Da un paio di mesi l’associazione si è data un nuovo direttivo con un nuovo presidente, Massimo Orso, che porta in dote una solida esperienza da amministratore pubblico in quanto per nove anni è stato prima vice sindaco e poi assessore al sociale al comune di Mossano Barbarano.

“Avvertiamo la consapevolezza di quanto sia preoccupante il fenomeno della demenza senile che si sta profilando per i prossimi decenni – segnala il presidente Orso – e sappiamo anche che è ancora molto diffuso un senso di imbarazzo e di vergogna per il fatto di avere in famiglia un anziano con questo tipo di disturbo. Addirittura, c’è ancora qualche medico di base che sottovaluta l’Alzheimer assimilandolo ad un malanno dell’età, quando invece è ormai pacifico che va affrontato precocemente perché lo si può rallentare in modo anche molto significativo, assicurando dignità, serenità e giorni anco-

ra ricchi di umanità”.

L’Avmad di Vicenza si propone quindi come un valido aiuto per le persone con declino cognitivo e le loro famiglie, attraverso una quarantina di volontari formati, donne e uomini che donano gratuitamente il loro tempo, suddivisi nelle attività dei Centri Sollievo, trasporto, domiciliarità, colloqui, consulenza e segreteria. Oltre ad altri 6 professionisti tra medici e psicologi, al servizio

Il nuovo direttivo Avmad; Paolo Zarantonello, Carla Pampararo, Nicola Bettineschi, Teresa Cortese, il presidente Massimo Orso, Sonia Munaretto, Andrea Costa, Mirella Cornolò, Luciana Fantin

degli ospiti e delle famiglie di origine.

Sono loro le 3.590 ore mes-

se a disposizione lo scorso anno sia nei Centri sollievo, sia per il trasporto degli

ospiti oppure per le attività a domicilio.

LA SCUOLA DEL FARE

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Nel 2023 il Centro Sollievo di Vicenza è rimasto aperto 168 mattine, quello di Barbarano Mossano 43 mattine. Due mattine alla settimana per piccoli gruppi suddivisi in under e over 70, per svolgere attività di stimolazione cognitiva, musica, arte, ginnastica dolce e pet therapy. Ma ci sono anche attività di ortoterapia, dove gli ospiti si possono cimentare nelle attività e con ritmi assolutamente blandi nella coltivazione della terra. Lavoretti che danno una cadenza, e anche un senso alla giornata, che rilassano e gratificano: ce ne sono 5 in tutta la provincia.

“La nostra società – denuncia Russo - deve cambiare radicalmente mentalità, prendere seriamente in considerazione il tema delle demenze degenerative. Nelle residenze per anziani si deve sfruttare di più la tecnologia, liberando costi per qualificare maggiormente il personale su questo versante. Dovrà esserci in ogni Rsa un gruppo esperto su come gestire l’Alzheimer, togliendo gli ospiti dal limbo delle giornate sempre più buie e sempre più spente. Quei malati sono persone, hanno sentimenti vivi anche se la memoria è appannata, hanno emozioni che sopravvivono anche senza ricordi consapevoli. Sono i nostri papà e mamme, abbiamo l’obbligo morale ed etico di metterli nelle migliori condizioni per vivere con decoro tutti i giorni che sono con noi”.

Silvio Scacco

Il cartellone. Artisti di livello nazionale e internazionale. La “Nid platform” accende i riflettori su Vicenza

Teatro, 100 spettacoli e capitale della danza

Concertistica di spessore, sinfonica con l’Orchestra del teatro Olimpica diretta da Lonquich e da altri direttori ospiti. Ma poi prosa, danza, circo e per la prima volta anche i concerti rock grazie al progetto di Marco Ghiotto. A ottobre l’importante rassegna di danza

V

icenza avrà una stagione di spettacoli a tutte stelle e sarà capitale della danza italiana grazie alla “Nid platform” dal 9 al12 ottobre. Sono le due manifestazioni previste per l’autunno dalla Fondazione teatro comunale di Vicenza, guidata dal residente Luca Trivellato e dal segretario generale Pier Giacomo Cirella. Sono 100 gli appuntamenti della nuova stagione artistica del Teatro Comunale di Vicenza, presentata dai responsabili della fondazione assieme al sindaco Giacomo Possamai e all’assessore Ilaria Fantin. Ad arricchire un’offerta multidisciplinare quest’anno ci sono anche i concerti di musica elettronica e di rock progressive. È stato annunciato anche il tema del Festival Jazz di Vicenza del 2025 che sarà sull’Elogio dell’errore.

A fianco del segretario generale della fondazione, Pier Giacomo Cirella, ci sono i curatori delle varie sezioni: Loredana Bernardi per la danza e Alessandro Bevilacqua per la danza contemporanea, Annalisa Carrara per la prosa, Piergiorgio Meneghini per la concertistica e la sinfonica, lo staff del Comunale per i progetti formativi, le residenze artistiche e il circo contemporaneo, Marco Ghiotto per la nuova sezione di musica elettronica e prog rock e Riccardo Brazzale per il jazz.

Nella stagione di danza ar-

tisti e compagnie nazionali e internazionali di rilievo. Molto spazio al femminile: “La Sagra della Primavera” della britannica di origini indiane Seeta Patel Dance, la “Cenerentola” ecologica en travesti dei Chicos Mambo, il flamenco storicizzato della compagnia Antonio Gades. Tra gli altri nomi: l’ungherese Eva Duda Dance Company in prima nazionale con l’originale spettacolo dal sapore circense dedicato alla pittrice Frida Kahlo, lo svizzero Ballet Junior de Genève che si esibirà in tre raffinati quadri coreografici di affermati autori contemporanei, l’italiana Cob – Compagnia Opus Ballet con un nuovo progetto coreografico firmato da uno degli autori di punta della nuova generazione, Adriano Bolognino, che proporrà un appassionato omaggio a Eleonora Duse, per concludere con l’americano Tulsa Ballet e le sue visioni di danza “Made in Usa”.

La prosa della stagione del comunale presenta scelte variegate: dalla commedia brillante (“Coppia aperta quasi spalancata” con Chiara Francini e Alessandro Federico, “Plaza Suite”, interpretata da Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio) a quella più amara (“Fantozzi. Una tragedia”, con Gianni Fantoni), dalla rivisitazione dei grandi classici, la tragedia shakespeariana con “Otello, di

precise parole si vive” di Lella Costa e Gabriele Vacis, il teatro di Eduardo De Filippo con “La grande magia” interpretata da Natalino Balasso e Michele di Mauro in un’inedita versione. O ancora la magnifica ossessione di Orson Welles con “Moby Dick alla prova”, nella recente edizione del Teatro dell’Elfo, intrepretato da Elio De Capitani.

La stagione offre spazio anche all’ironia sagace di Veronica Pivetti, protagonista con il musicista Anselmo Luisi de “L’inferiorità mentale della donna”, o allo humour in stile british della commedia interpretata da Giuseppe Pambieri e Paola Quattrini “La signora omicidi”.

Da sottolineare la presenza di due protagoniste del teatro italiano, come Viola Graziosi con “Il racconto dell’ancella” tratto dal romanzo di Margaret Atwood e Ivana Monti in “Una vita che sto qui”. Ricco il programma di musica, dai concerti alla sinfonica,

senza dimenticare i quattro musical che saranno proposti: sono in programma “Shrek. Il Musical” e “Grisù. Un drago senza paura!” e ben quattro i musical in edizioni speciali: “Cabaret. The musical”, nella nuova interpretazione di Arturo Brachetti; “Aggiungi un posto a tavola” la storica commedia musicale di Garinei e Giovannini scritta da Jaja Fiastri, con le musiche di Amando Trovajoli, interpretata nell’edizione che celebra il 50° da Giovanni Scifoni e Lorella Cuccarini; e ancora “Saranno famosi. Fame il musical”, e per concludere “Cats”. L’ottava edizione di Nid Platform - La nuova piattaforma della danza italiana intitolata Get Back to dance si svolgerà a Vicenza da mercoledì 9 a sabato 12 ottobre. È un appuntamento di rilievo che farà di Vicenza la capitale della danza italiana. Tra Basilica, Olimpico, teatro comunale e teatro Astra si potrà assistere a dodici spettacoli, due

spettacoli “fuori formato”, e sei Open Studios, ovvero progetti coreografici, in fase di lavorazione e sviluppo della durata massima di quindici minuti. L’organizzatore è la Fondazione teatro comunale con la collaborazione di Arteven e il sostegno di ministero della Cultura, Regione Veneto e Comune.

Gi spettacoli sono stati selezionati da una lista di 150 candidature. Molti sono i nomi illustri che parteciperanno al festival che si terrà a Vicenza: tra questi, Jacopo Jenna, Antonella Bertoni, Francesco Marilungo, Enrico Morelli, Lucia Guarino e Ilenia Romano, Simone Zambelli, Emanuele Rosa e Maria Focaraccio, Ezio Schiavulli, Chiara Frigo, Virgilio Sieni, Fabrizio Favale, Nicola Galli, Salvo Lombardo, Roberto Tedesco, Dewey Dell, Elisabetta Lauro e Gennaro Andrea Lauro, Adriano Bolognino, Sasha Riva e Simone Repele.

Il presidente della Fondazione Teatro comunale, Luca Trivellato e il segretario generale Pier Giacomo Cirella

Il personaggio. Francesco Canneti, cui poi Vicenza intitolerà l’istituto musicale, ebbe uno scontro con il maestro di Busseto

Trovò Verdi sulla sua strada: e si fermò

Il musicista vicentino scoprì che il grande compositore stava lavorando sullo stesso soggetto suo: “I due Foscari”. Verdi non rinunciò alla sua opera, e toccò al vicentino fare retromarcia. Da allora scrisse solo musica religiosa

“S timatissimo Signor Maestro, Se io avessi saputo che Ella stava scrivendo “I due Foscari” io avrei scelto altro argomento, ma ora mi è impossibile cambiarlo perché il libretto è quasi fatto e perché approvato dalla censura di Roma per cui scrivo [...] Del resto poi cosa importa che due maestri trattino l’istesso argomento: il libretto è diverso; il teatro pure, né trovo ragioni sufficienti perché ella non dia alla luce un lavoro terminato, né ch’io lo sospenda, la qual cosa non potrei neppure fare ora che quest’argomento è promesso. Con tutta la stima. Devotissimo servo - Giuseppe Verdi”.

Con queste parole il maestro di Busseto rispondeva alla disperata richiesta di un giovane compositore vicentino che proprio in quegli anni stava timidamente tentando di affacciarsi sulla scena operistica nazionale, allora già dominata dal genio creativo dell’astro emiliano.

Chi era questo temerario e sfortunato Davide del melodramma ottocentesco? Chi aveva osato sfidare, seppur inavvertitamente, l’ineguagliabile Golia dei palcoscenici teatrali mondiali? Il suo nome era Francesco Canneti, uno delle tante figure rimaste per anni nella memoria collettiva dei vicentini e che poi l’implacabile giudizio del tempo volle relegare senza appello all’oblio.

Nato nel 1807 nell’attuale contrà Pasini, Canneti aveva studiato musica al liceo di Bologna dalle cui aule, solo qualche anno prima, avevano spiccato il volo due fra i suoi più illustri scolari: Rossini e Donizetti. Rientrato in città, il giovane Checo non se ne allontanò praticamente più: a Vicenza, oltre a tenere per più di trent’anni la carica di organista della cattedrale, avviò una fiorente scuola di composizione che formò

tutti i più rinomati maestri vicentini (dai fratelli Coronaro a Giuseppe Apolloni, ma anche Andrea Casalini e, ultimo fra gli allievi, Andrea Ferretto).

Ciò non vuol dire che nella prima parte della sua carriera musicale, Canneti non fosse stato sedotto dal desiderio di gloria: anch’egli aveva infatti imboccato la strada del me-

Un’immagine di Francesco Canneti: era una persona mite

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lodramma, affidando al giudizio del pubblico ben cinque opere: come esordio “Emilia” (1830), che gli valse un generoso incoraggiamento di cento once d’argento dai suoi concittadini, il dramma giocoso “Il matrimonio contrastato” (1832), una “Francesca da Rimini” rappresentata con modesto successo all’Eretenio di Vicenza nel 1843, un “Saul” (1845), per la cui messinscena si aprirono le porte niente meno che del teatro alla Scala di Milano e, da ultima, “La duchessa di Bracciano” (1858) che non lasciò certo tracce indelebili nella storia musicale cittadina. Ma il più deciso ridimensionamento delle proprie ambizioni il povero Canneti lo subì proprio in funzione della citata lettera verdiana. Siamo nel 1844: il conte Giulio Pullè, commediografo veronese inviso a molti suoi contemporanei per le sue frequentazioni politiche antitaliane, appronta una riduzione librettistica di una sua tragedia d’ispirazione byroniana, “I Foscari” e la offre al Canneti che la riveste di note. Francesco Maria Piave, che aveva lavorato sullo stesso soggetto per Verdi, lo viene a sapere e ne accenna polemicamente sui giornali. Apriti cielo! Canneti, che come ebbero a sottolineare anche i suoi contemporanei, era “d’indole mite e bonaria, del tutto schiva dal far rumore e mettersi in mostra” tentò di smorzare i toni della vicenda compiendo l’accennato passo epistolare, ingenuo atto conciliatorio nei confronti di Verdi. La risposta l’abbiamo letta: inutile dire che al “poro Mestro Caneto” non restò che rinunciare al suo lavoro, sebbene lo giudicasse fra i meglio riusciti della sua produzione operistica, e dedicarsi quasi esclusivamente alla composizione di musica religiosa. Verdi, al contrario, completata nel corso dell’estate l’opera, metterà in scena “I due foscari” al teatro Argentina di Roma il successivo 3 novembre, ottenendo tuttavia un’accoglienza fredda da parte del pubblico. Chissà cosa sarà passato allora per la testa di Francesco Canneti… Oreste Palmiero

Boreanaz: “Mi piacerebbe tornare a recitare con Bones”

David Boreanaz è stato un protagonista del festival televisivo di Montecarlo. La star di “Buffy”, “Bones” e “Seal Team” è stato il presidente della giuria di quest’anno per la categoria ‘”Fiction”. Boreanaz ha compiuto da poco 55 anni, esattamente il 16 maggio scorso. È apparso in forma smagliante sul blue carpet, portando molti a pensare che, a forza di interpretare il vampiro Angel, anche il suo aspetto sia rimasto immutato, nonostante il passare del tempo.

David non era solo: ad accompagnarlo c’era il figlio Jaden Rayne - 22 anni, musicista - avuto dalla moglie Jaime Bergman. La star ha tenuto molto a sottolineare quando l’ho intervistato le sue origini italiane: i suoi nonni, infatti, erano del nostro Nordest, esattamente di Cividale in Friuli. Poi emigrarono e si trasferirono negli Usa: il padre di David è un noto metereologo in televisione.

Lui ha scelto un’altra carriera, e bisogna dire, con successo. È inedita la notizia dell’ascendenza veneta di Boreanaz, anche se si conosceva che la famiglia proveniva dall’Italia, ma non era stato mai precisato il luogo. Il suo cognome ancora oggi è presente a Cividale. Il titolare dell’emporio di prodotti elettrici di Cividale si chiama proprio come lui, Davide Boreanaz, a conferma che con ogni probabilità c’è un’ascendenza comune.

L’attore ha da poco concluso le riprese della stagione finale di “Seal Team”, serie che lo vede coinvolto nelle doppie vesti di produttore e attore protagonista. “Quale sarà il mio prossimo progetto? Non posso dirvelo, ma sto guardando ‘I Soprano’ ultimamente,” ha svelato, ammiccando.

In questa epoca di eterni ritorni televisivi, lo rivedremo mai di nuovo nelle vesti di Angel? “Amo il mondo di ‘Buffy’ ma no, non è qualcosa a cui sto pensando”. Tutt’altro discorso per Seeley Booth: “Bones è più popolare che mai, posso immaginare un’eventuale prosecuzione anche per come si è conclusa” ha concesso Boreanaz. Chissà che non lo rivedremo accanto a Emily Deschanel, la scienziata forense con cui ha fatto coppia da vent’anni fa.

Inossidabili e professionali le star della soap “Beautiful”

Sintonizzati sul futuro.

CheVeneto24 passa al sistema di ultima generazione DAB che permette di ascoltare anche la radio con una qualità audio perfetta.

incontri, ragazzi! Il festival della Tv di Monte-Carlo (come ho scritto su “Sorrisi e canzoni tv”) è stata una calamita per tutte le star di Hollywood che non sono mancate al Grimaldi Forum: la fila iniziava ben lontana dalle griglie di accesso. Laddove nemmeno il richiamo di Morgan Freeman aveva potuto, è arrivato l’inossidabile “Beautiful” a scaldare gli animi delle tifoserie monegasche di Hollywood. Erano centinaia i fan accampati dalle prime ore del mattino - alcuni arrivati anche dalla Spagna - che hanno atteso le dieci per partecipare all’evento con le star di “Beautiful” e “Febbre d’amore”.

cità

I protagonisti delle due soap hanno attraversato l’Atlantico per incontrare il loro pubblico europeo, condividere alcuni retroscena e firmare una montagna di autografi. In quota “Beautiful” hanno presenziato Katherine Kelly Lang - che non rinuncia alla sua corsa di 4 chilometri nemmeno quando viene al Principato, alla faccia del jet-lag - e Thorsten Kaye, alias Brooke e Ridge. Per “The Young and the Restless” c’erano invece Joshua Morrow e Melissa Claire Egan, gli interpreti di Nick Newman e Chelsea Lawson.

Il quartetto ha dedicato ben due ore ai loro sostenitori, rispondendo alle loro domande e raccontando le curiosità sui set di due delle soap più guardate al mondo. Concluso l’evento, gli attori hanno firmato autografi e incontrato i fan. Nessuno è andato via senza aver conosciuto i propri beniamini. È la riprova del grande professionismo delle soap delle star, che sanno quanto sia importante coccolare il loro pubblico.

A Montecarlo ho anche organizzato un siparietto con le due star, che si sono amabilmente prestate. Siccome la storia fra i due personaggi va avanti da trent’anni, con sei matrimoni fra loro due (oddio, non tutti validi) ho pensato di mettere loro in mano due cartelli con il verso di una canzone dei Ricchi e Poveri: “Tanto lo sai che ti aspetto, ma non tutta la vita”. Mi è sembrata adatta a fotografare la loro situazione che nelle sceneggiature è sempre altalenante.

I protagonisti della serie tv si sono prestati allo scherzo con una frase di Ricchi e Poveri

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#Regione

LA RIFORMA. Dopo l’approvazione del disegno di legge alla Camera

Autonomia differenziata, la lunga marcia

Intanto il centrodestra capitalizza il risultato.

Zaia: “Riaperto il tavolo di trattativa nazionale”

Eadesso? Dopo le dichiarazioni cariche di entusiasmo da una parte politica (“abbiamo scritto la storia”) e le stroncature dall’altra (“tutto inutile, non cambierà nulla”), archiviata anche la campagna elettorale, inizia la “lunga marcia” dell’autonomia. Un percorso tutt’altro che lineare, quasi tutto da definire, e non privo di incognite, ad iniziare da quelle economiche. Ma la spinta impressa con l’approvazione del disegno di legge dopo la famosa maratona notturna alla Camera sicuramente darà l’energia per affrontare almeno la prima parte della riforma, che prevede l’apertura delle trattative fra regioni e Stato per il trasferimento delle competenze sulle materie per le quali non ci sono da garantire i livelli essenziali di prestazione, gli ormai famosi Lep di cui si è sentito molto parlare negli ultimi anni. Vale a dire gli standard minimi che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale per 14 delle 23 materie previste dall’autonomia, tra le quali vi sono la tutela della salute, istruzione, sport, ambiente, energia, trasporti,

Il Dem

con

cultura e commercio estero.

Per metterli a punto il governo si è preso due anni di tempo, intanto le regioni potranno avanzare delle richieste sulle altre 9 competenze che riguardano. Il primo a farlo è il Veneto, con la lettera inviata il primo luglio per aprire le trattative. Le materie sono: i rapporti internazionali e con l’Unione Europea; il commercio estero; la protezione civile; le professioni; la previdenza complementare integrativa; il coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; le casse di risparmio, le casse rurali e aziende di credito a carattere regionale; gli enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale; l’organizzazione della giustizia di pace. Sulla carta sono immediatamente trasferibili, ma dietro a queste voci celano decine di funzioni per la precisione ben 184, che dovrebbero essere normate in autonomia dalle regioni, con il rischio paventato di una nuova selva legislativo e un ulteriore carico burocratico, che nessuno però vuole.

ZAIA, “IL VENETO

E’ PRONTO”

Il presidente del Veneto

Luca Zaia ha ribadito che il Veneto è pronto a ricominciare a trattare. “Leggo dichiarazioni in cui sembra che per qualcuno sia quasi preferibile un’equa suddivisione del malessere; con l’autonomia abbiamo l’opportunità affinché si compia l’equa suddivisione del benessere. Faremo in modo che si eliminino le disuguaglianze grazie a quell’assunzione di responsabilità che, come ha detto il Presidente Napolitano, è il senso stesso dell’autonomia. Siamo consapevoli e convinti della gradualità che il percorso impone e della valutazione attenta che va fatta per l’attribuzione di ogni singola materia e delle rispettive funzioni”. ha concluso Zaia.

LA LEGA ESULTA

Per la Lega, alle prese con le criticità interne e con la concorrenza di Fratelli d’Italia che in Veneto ha fatto il pieno di voti, l’autonomia è un punto a favore, un risultato da rivendicare. Alberto Stefani, segretario della Liga veneta e deputato, “è una riforma che sceglie di tracciare la strada del futuro che permetterà al nostro territorio più risparmi, più efficienza, più servizi per i veneti. Essere relatore dell’Autonomia è stato un onore immenso. E’ un risultato che fa la

storia della Lega”. Gli fa eco il senatore Massimo Bitonci: “Questa riforma non spacca l’Italia ma la unisce. La compartecipazione è alla base del federalismo e alla base dell’autonomia. Questo significa che una parte delle tasse, non solo dell’Iva, ma anche dell’Irpef può rimanere nella regione. Cioè, si produce il reddito, e una parte di questo reddito viene speso per i servizi ai cittadini. È anche una garanzia per tutta l’Italia, perché con l’inserimento dei livelli essenziali delle prestazioni, soprattutto per quanto riguarda tutte le materie di carattere sociale, c’è finalmente una garanzia che in tutta Italia potranno esserci dei servizi uguali per tutti i cittadini”.

FRATELLI D’ITALIA

PLAUDE AL GOVERNO

E’ il senatore di FdI Luca De Carlo a rivendicare il ruolo

chiave del suo partito e a sottolineare che se l’autonomia differenziata è legge «è solo grazie all’impegno, al lavoro e alla serietà del Governo Meloni. Per anni questo è stato un obbiettivo solo a parole dei governi che si sono succeduti alla guida della nazione, ma è solo con Giorgia Meloni alla Presidenza del Consiglio e con Fratelli d’Italia al governo che si è arrivati al risultato concreto. E’ l’ennesima prova di come quando Fratelli d’Italia prende un impegno lo rispetta sempre. Quanti, anche in Veneto, per mesi ci hanno attaccato dicendo che con questo governo l’autonomia sarebbe stata bloccata e affossata? Oggi credo siano in molti a doversi ricredere; noi, e io per primo, lo abbiamo sempre detto: quando facciamo una promessa, la manteniamo sempre”.

Martella: “E’ solo una scatola vuota,
effetti risibili e contraddittori”

Una netta stroncatura al disegno di legge arriva dal segretario del Pd veneto Andrea Martella, che ricorda come il centrodestra abbia voluto tirare dritto senza valutare gli effetti di queste scelte. “Noi non siamo contro il principio dell’autonomia, - sottolinea Martella - infatti avevamo messo sul tavolo delle proposte costituzionali per esclu-

dere prerogative indiscutibilmente nazionali come scuola, energia e reti di comunicazione e lavorare ad un progetto cooperativo fra Stato e Regioni centrato non su 23 ma su alcune precise materie. Questa era la strada da percorrere, invece ci troviamo con una scatola vuota, una riforma inapplicabile che non porterà nulla al Veneto e che non produrrà

effetti positivi per i suoi cittadini e le sue imprese. Questa è l’autonomia portata a casa dalla Lega, dopo anni e anni di propaganda”. Nella legge approvata a tappe forzate dal centrodestra, prosegue il segretario regionale, “non c’è alcun contenuto capace di rispondere alle necessità reali del Paese, delle famiglie, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle imprese. E’ una riforma inutile per il Nord e dannosa per il Sud. Non fosse altro per l’evidente ed enorme problema rappresentato dalla mancata definizione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni, per i quali soprattutto non sono state previste risorse, nemmeno un euro”, mette in guardia il segretario veneto Dem.

Andrea Martella

ELEZIONI. Come cambia il quadro politico veneto dopo il test per Bruxelles

Il verdetto delle europee: vincitori e vinti

Tra gli eurodeputati veneti Donazzan, Berlato e Polato (FdI), Moretti e Zan (Pd), Guarda (Alleanza Verdi Sinistra), probabile Tosi (FI)

Le scorse elezioni europee hanno assunto, nel corso di tutti i mesi precedenti, il valore di un test per stabilire i rapporti di forza in chiave regionale e molti dati, a volerli leggere in quell’ottica, sono chiaramente emersi. Anche se, è giusto ricordarlo, le elezioni comunali degli stessi giorni hanno lasciato lo spazio a più di qualche dubbio.

Ma andiamo con ordine.

Come assolutamente previsto a farla da padrone è stata Fratelli d’Italia: il partito di Giorgia Meloni ha fatto registrare il 37,58% dei consensi consentendo di staccare un biglietto per Bruxelles, tra gli altri, all’assessore regionale Elena Donazzan (63.250 preferenze personali complessive in tutto il collegio), a Sergio Berlato (46.011) e a Daniele Polato (31.516). Un risultato di grandissime proporzioni, anche se molto distante da quello della Lega che alle Europee del

2019 in Veneto prese il 49,88% dei voti e che, a quanto pare, nel complicato scacchiere europeo non sta consentendo ai meloniani di essere determinanti nelle scelte degli assetti, in primis la scelta della Presidente della Commissione Europea che resterà a Ursula von der Leyen, forte di un’alleanza tra Popolari, Socialisti e Liberali. Per restare al Veneto, però, questa affermazione mette una seria ipoteca sulla scelta di futuro presidente della Regione. Il Partito Democratico di Elly Schlein ha superato la soglia psicologica del 20% superando, a livello nazionale il 24% dei consensi. In Veneto, terra storicamente difficile, i democratici hanno messo insieme un buon 18,88% crescendo di quasi 3 punti percentuali rispetto alle Elezioni Politica del settembre 2022. A guadagnarsi l’elezione in Europa, tra gli altri, la riconfermata Alessandra Moretti (82.540 preferenze

personali complessive in tutto il collegio) e Alessandro Zan (92.651). Il dato che nessuno si aspettava è che i democratici nel collegio Nordest eleggono ben 5 parlamentari europei: un dato che consente a un altro veneto, il consigliere regionale Andrea Zanoni, di essere il primo dei non eletti – quindi con grande possibilità di subentro nel corso della legislatura – grazie alle sue 31.682 preferenze.

La Lega Nord subisce, a livello nazionale, il sorpasso di Forza Italia ma in Veneto la spallata immaginata e costruita nei mesi passati dal segretario regionale forzista, Flavio Tosi, (il quale dovrebbe comunque entrare in Europarlamento) non è riuscita. Nonostante i moltissimi mal di pancia della base leghista uno dei fattori che evidentemente hanno evitato il sorpasso è stata l’intuizione di Matteo Salvini di candidare il Generale Vannacci capace di attirare, soltanto in Veneto, le preferenze di 72.048 elettori molto più della somma di tutti gli altri candidati leghisti. An-

che questo caso il dato è molto significativo così come quello di Alessandro Manera - candidato del sindaco di Treviso, Mario Conte da molti indicato come il migliore successore di Zaia – evidentemente non sostenuto dalla Lega fuori dal territorio trevigiano. Manera, infatti, non sarà eletto avendo preso, a livello Veneto, 16.574 preferenze delle quali 14.088 nelle Marca.

L’Alleanza Verdi – Sinistra, guidata dalla consigliera regionale Cristina Guarda, che entra in Parlamento Europeo, vola sopra il 6%; il Movimento 5Stelle continua a non sfonda-

Artigianato. Il rapporto presentato da Confartigianato Imprese Veneto a Mogliano

Da Matteo Renzi e Carlo Calenda, almeno in questo territorio, era lecito attendersi di più: entrambi, il primo con Stati Uniti d’Europa (che comprendeva anche il Partito Socialista e +Europa di Emma Bonino) e il secondo con Azione, non hanno superato, a livello nazionale, la soglia di sbarramento del 4% e anche in Veneto non hanno brillato; Azione, grazie all’attivissimo segretario regionale Carlo Pasqualetto, scollina la soglia fatidica e, almeno in questa regione, supera il 4% (4,1%), mentre i renziani si fermano al 3,2%. (r.r.)

Il Veneto tiene ma i costi per le imprese sono cresciuti

Il rapporto “Le prospettive dell’economia veneta nel panorama italiano ed europeo” presentato da Enrico Quintavalle, Responsabile dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, durante l’incontro “Il Veneto si racconta” a Mogliano Veneto, ha evidenziato come, nonostante eventi ad alto impatto economico quali la pandemia, invasione dell’Ucraina, crisi energetica, stretta monetaria e crisi del commercio internazionale, il Veneto abbia risposto con forza negli ultimi quattro anni. Le micro e piccole imprese venete hanno affrontato maggiori costi per 4,8 miliardi di euro in energia, tassi di interesse e carenza di manodopera.

Tra gli ospiti il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che ha ringraziato Confartigianato per il supporto

costante nel percorso verso l’autonomia, esortando gli artigiani a mantenere viva la loro motivazione, elemento fondamentale per il successo e il valore riconosciuto a livello internazionale dei prodotti e servizi Made in Italy.

Tornando ai numeri del rapporto, tra il 2019 e il 2023, il Veneto ha registrato la crescita più alta del PIL a livello nazionale, con un incremento del 5,9%, superando la media nazionale di 2,4 punti. La regione ha anche raggiunto la più alta percentuale di occupazione nel Nord Italia, contribuendo a far crescere l’occupazione nazionale del 4,5% rispetto al 2021, un dato migliore rispetto a Germania e Francia.

Nel 2023, il Veneto è diventato leader nei settori manifatturieri che coinvolgono quasi 1 00.000 imprese, eccellendo

in moda, abbigliamento, accessori, arredamento, editoria e farmaceutica. Con un peso occupazionale del 28,7%, il Veneto supera abbondantemente la media nazionale del 20,1%, collocandosi al primo posto, seguito dalle Marche (27,6%) e dall’Emilia Romagna (27,3%).

L’incontro, organizzato dopo un lungo percorso di rinnovo delle cariche che ha portato all’elezione di una nuova classe dirigente di Confartigianato Imprese Veneto, composta da 12 presidenti di Federazione e 67 presidenti di Gruppi di Mestiere, ha offerto una solida base di partenza politico-economica e sociale per la programmazione e rappresentanza dei prossimi quattro anni. Roberto Boschetto, presidente di Confartigianato Imprese Veneto, ha introdotto l’evento sottoline-

ando la rilevanza delle PMI in Veneto, che contano 404.522 imprese con 1,1 milioni di addetti, rappresentando il 99,2% del totale delle imprese. Ha evidenziato le principali sfide come la glaciazione demografica, la difficoltà nel reperire manodopera, la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale, necessitando di formazione e competenze.

Dai dati dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese emerge che il Veneto è leader nazionale nel digitale, con il 70,7% delle imprese che investono in questo settore. Tuttavia, la regione è in ritardo sulla transizione verde, con solo il 25,3% delle aziende che riducono le emissioni o investono nel risparmio energetico. Boschetto ha sottolineato l’importanza del ruolo di rappresentanza per i neoeletti presidenti delle federazioni,

affermando che “nell’era in cui l’aggregazione è sinonimo di forza contrattuale e competitiva, sono certo che noi, come corpi intermedi, stiamo recuperando spazio e autorevolezza nelle sfere decisionali. Rappresentiamo non solo le imprese, ma anche filiere e distretti che operano e collaborano in un quadro organico e collettivo.” (r.m.)

re in Veneto e non arriva al 5%.

Il cartellone. Il presidente Giampiero Beltotto commenta

la nuova rassegna

Con il Teatro Stabile del Veneto

350 giornate di spettacoli dal vivo

“Colpo di scena” porta a Venezia, Padova e Treviso 80 lavori teatrali ma anche proposte per le scuole e co-produzioni

Giampiero Beltotto, presidente del Teatro Stabile del Veneto, fa il punto sulla nuova rassegna teatrale presentata in Regione. “Colpo di scena”, così si chiama il ricco cartellone di oltre 80 spettacoli, di cui 38 titoli in abbonamento (13 in programma a Venezia, 13 a Padova e 12 a Treviso), numerosi progetti per il territorio, 4 proposte dedicate alle scuole superiori e 15 titoli di produzioni e co-produzioni per oltre 350 giornate di spettacolo dal vivo. Presidente, quali sono le novità e i punti salienti di questa nuova edizione?

Anzitutto i numeri perché quando vengono messe in cartellone quindici produzioni in un solo anno possiamo senza dubbio affermare che siamo un davvero un teatro nazionale. Poi la qualità delle produzioni, che è anche

rappresentata anche dagli attori di fama, e di fama nazionale che hanno deciso di lasciarsi coinvolgere dalle nostre iniziative. E infine, credo, di rispetto per il pubblico, a partire dagli abbonati, che lo scorso anno erano 6.200. Quest’anno contiamo di superare, anche se di misura, quel numero, insieme a quello degli spettatori, che nella scorsa stagione è stato di oltre 150 mila.

L’obiettivo, dunque, è di andare oltre a questi numeri e di coinvolgere, specialmente a Venezia, i turisti, aprendosi quindi ad un pubblico anche internazionale?

Noi abbiamo tre obiettivi. Il primo è che lo spettacolo estivo di Venezia, “Titizè. A venetian dream”, in cartellone fino al 10 ottobre, vada bene. In questo caso dobbiamo fare numeri importanti perché è uno spettacolo circen-

se, che mescola il linguaggio della commedia dell’arte con affascinanti macchine sceniche, quindi per tutti davvero per tutti. È andare al circo in una forma teatrale, quindi un’iniziativa molto importante, alla quale teniamo. L’altro aspetto è allargarci, riguarda le convenzioni in essere con Vicenza e con Verona, affinché continuino a crescere e ad offrire qualcosa in più. Con Vicenza devo dire che già siamo molto impegnati. Terzo obiettivo, infine è internazionalizzare la nostra offerta. La presenza della sovrintendente del Teatro di Fiume, con cui inauguriamo il nuovo teatro di Fiume, devo dire la verità, è di buon auspicio.

C’è anche un grande coinvolgimento dei giovani: l’obiettivo è portarli a teatro?

Crediamo molto nella scuola. Il progetto Teseo fatto con la regione Veneto, e poi Veneto Creators, che è un’invenzione del presidente Zaia. E poi avete visto i giovani i giovani accanto a noi in occasione

Il programma. Tra le iniziative estive gli aperitivi teatrali a luglio

della presentazione della nuova rassegna. Tutto fa pensare al meglio, non possiamo sbagliare.

Quali i grandi nomi, gli attori di fama che ritroveremo sui palcoscenici veneti, nei teatri di Venezia, Treviso e Padova?

Sono moltissimi: Luca Barbareschi, Giuliana De Sio, Maria Amelia Monti, Marco Paolini, Andrea Pennacchi, Silvio Orlando, Alessandro Preziosi, Alessio Boni, Sergio Rubini, Franco Branciaroli e infine Mariano Rigillo che è un mio grande amico.

L’arrivo di Dini segna una svolta per il Teatro Stabile del Veneto?

È il più grande direttore artisti-

co che c’è in Italia. Anche qui possiamo farci male solo da soli. La Regione Veneto investe in questa iniziativa culturale così importante perché ci crede, fino in fondo?

Se vogliamo essere essere in serie A dobbiamo fare di tutto per restarci anche. Insieme alla regione Veneto ci credono anche i comuni perché negli ultimi anni, in particolare dal Covid in poi, avrebbero avuto con il covid una buona scusa per ritirare investimenti. Non è mancato nemmeno un centesimo, anzi, a Venezia abbiamo rifatto la sala, a Padova abbiamo rifatto la sala e nessuno ha fatto mancare il suo impegno su questo fronte. Anzi i Comuni ci hanno aiutato anche per raccogliere bene anche tutte le adesioni che abbiamo avuto da parte della fondazione di Venezia come da parte della Fondazione Cariparo. Insomma è stato un gran lavoro di squadra, ora aspettiamo il pubblico a teatro. (g.g.)

Al Verdi di Padova un mix di ispirazioni classiche e contemporanee

A Padova il Teatro Stabile del Veneto propone già diverse iniziative nel periodo estivo, in attesa della nuova stagione al Teatro Verdi. Proprio al Verdi nel mese di luglio torna il tradizionale appuntamento con gli aperitivi teatrali delle 19. Sempre in questo mese, accanto ad attori e registi di fama, i giovani artisti e i nuovi linguaggi della scena trovano spazio al Teatro Maddalene di Padova, luogo eletto per la sperimentazione: grazie alla collaborazione tra Comune di Padova e Fondazione

TSV torna Maddalene Factory la rassegna che conferma anche nel 2025 la sinergia con l’Università di Padova in un’attività di divulgazione teatrale su temi scientifici con Performing Science.

Il “colpo di scena” che aprirà al Teatro Verdi la declinazione padovana del Teatro Stabile del Veneto sarà lo spettacolo “Parenti Terribili” di Jean Cocteau dal 6 al 10 novembre, la prima produzione firmata dal nuovo direttore artistico Filippo Dini, nei panni di attore e regista, quindi dal 20 al

24 novembre Alessandro Preziosi porta in segna “Aspettando Re Lear”. A dicembre “Re Chicchinella” scritto e diretto da Emma Dante, a gennaio sarà la volta di Giulia De Sio con “Cose che so essere vere”, quindi “Molto rumore per nulla” (in scena dal 22 al 26 gennaio), e così via fino a maggio. Il programma completo è sul sito teatrostabileveneto.it.

A Padova la proposta dei “Fuoriserie” è particolarmente orientata alla narrazione a sfondo sociale e affronta tematiche di bruciante

attualità come la violenza sulle donne con Giuliana Musso, il sistema giudiziario italiano con Mauro Pescio, l’uso dei dati sensibili con Lorenzo Maragoni, il cambiamento climatico con Telmo Pievani e i delitti di mafia con Simone Luglio. Il programma si completa con un omaggio a Giorgio Albertazzi, evocato nelle parole di Elisabetta Pozzi, Laura Marinoni e Mariangela D’Abbraccio, per poi concludersi con un viaggio nel teatro shakespeariano condotto da Massimo Cacciari.

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Filippo Dini

Ecco i significati del Green: parole e concetti che usiamo spesso senza conoscerli

L’uso e l’abuso di molti termini legati ai concetti di cui andremo a parlare provocano disorientamento, che spesso sfocia quasi nel “fastidio”. Vi è mai capitato di alzare gli occhi al cielo quando per la quindicesima volta in poche ore sentiamo pronunciare parole come “sostenibilità” o “cambiamento climatico”?

Usate a sproposito o meno, cerchiamo di fare chiarezza!

Ecco un “glossario” essenziale di quanto può servirci capire.

In primis, SOSTENIBILITA’, che significa vivere e svilupparsi in modo che le risorse del nostro pianeta siano usate in modo responsabile, assicurando che anche le future generazioni possano avere ciò di cui hanno bisogno. Significa prendersi cura dell’ambiente, della società e dell’economia in modo equilibrato, senza esaurire le risorse naturali o causare danni duraturi. In parole semplici, è un modo di fare le cose che permette al pianeta di continuare a prosperare per molto tempo Ed alcune derivazioni specifiche, come la mobilità sostenibile, per cui si intende il modo di spostarsi che riduce l’impatto negativo sull’ambiente. Significa usare mezzi di trasporto che inquinano meno, come auto elettriche, biciclette, mezzi pubblici efficienti e camminare di più. L’obiettivo è ridurre l’inquinamento dell’aria, il traffico e il consumo di risorse naturali, rendendo gli spostamenti più ecologici e salutari per tutti. E lo sviluppo sostenibile, che significa crescere e migliorare la qualità della vita senza danneggiare il pianeta o esaurire le risorse naturali, soddisfare i bisogni delle persone oggi, come cibo, acqua, energia e lavoro, in modo che anche le generazioni future possano avere le stesse opportunità.

La TRANSIZIONE ECOLOGICA è il processo di cambiare il modo in cui viviamo e produciamo energia, passando da pratiche che

danneggiano l’ambiente a quelle che lo proteggono. Significa spostarsi verso l’uso di energie rinnovabili, ridurre l’inquinamento e adottare abitudini più sostenibili per preservare la salute del pianeta. E’ il passaggio ad uno stile di vita e ad un’economia più verde e rispettosa dell’ambiente.

L’EFFICIENZA ENERGETICA è il modo di usare meno energia per fare le stesse cose. Significa utilizzare tecnologie e pratiche che riducono il consumo di energia senza sacrificare comfort o funzionalità. Ad esempio, lampadine a basso consumo che illuminano come quelle tradizionali, ma consumano meno elettricità.

Le ENERGIE RINNOVABILI, che approfondiremo nella pagina seguente, sono fonti di energia che non si esauriscono e che possono essere usate continuamente senza danneggiare il pianeta. Queste includono il sole (energia solare), il vento (energia eolica), l’acqua (energia idroelettrica) e il calore della Terra (energia geotermica).

L’IMPATTO AMBIETALE invece è l’effetto che le nostre azioni hanno sulla natura. Include i cambiamenti che causiamo all’aria, all’acqua, al suolo, alle piante e agli animali.

Benvenuti al primo appuntamento delle Rubriche de La Piazza. Da questa uscita ogni mese troverete all’interno di ciascuna delle 23 edizioni territoriali de La Piazza un approfondimento tematico dedicato.

Partiamo con uno dei temi più attuali e sentiti degli ultimi tempi, il Green. Intendiamo raccontarvi in generale e nel dettaglio il coinvolgimento che la rivoluzione green ha e avrà nelle nostre vite. Come ad esempio nei trasporti, ma in particolare nella scelta dell’auto che andremo a fare: elettrica, ibrida o a trazione termica? Nella prossima uscita approfondiremo gli ultimi modelli delle auto in commercio, con una rubrica dedicata ai Motori. Con l’arrivo dell’autunno vi porteremo con noi nel mondo dell’arredamento, del design e della ristrutturazione, con la Casa in primo piano.

Temi importanti, che ci accompagneranno a rotazione fino alla prossima primavera, quando invece andremo a concentrare l’attenzione sul tema Garden, quindi sugli spazi all’aperto che circondano le nostre abitazioni: giardini, terrazze e orti. Cercheremo di darvi anche consigli utili e ponderati, attraverso le offerte che le aziende e le attività commerciali del nostro territorio hanno deciso di dedicare ai nostri lettori de La Piazza.

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Fonti alternative. Le principali sfruttano risorse come il sole, il vento, la forza dell’acqua e materiali organici

Focus energie rinnovabili: quali le più adatte al nostro territorio?

Le energie rinnovabili sono una chiave fondamentale per un futuro sostenibile e per la riduzione dell’impatto ambientale dell’umanità. A differenza dei combustibili fossili, che sono limitati e causano significativi danni ambientali, le energie rinnovabili sono inesauribili e più rispettose dell’ambiente. La diversificazione delle fonti di energia rinnovabile è fondamentale per garantire una fornitura energetica stabile e affidabile. Investire in tecnologie rinnovabili, migliorare l’efficienza energetica e promuovere politiche favorevoli sono i passi fondamentali per un futuro energetico sostenibile. Vediamo le principali fonti di energia rinnovabile: solare, eolica, idroelettrica, geotermica e biomassa.

ENERGIA SOLARE

L’energia solare sfrutta la luce del sole per generare elettricità o calore. Esistono due principali tecnologie: i pannelli fotovoltaici e i collettori solari termici. I pannelli fotovoltaici convertono direttamente la luce solare in elettricità mediante celle solari. Sono utilizzati in una vasta gamma di applicazioni, dalle abitazioni ai grandi impianti solari. I collettori solari termici, invece, assorbono il calore del sole per riscaldare acqua o aria, usati principalmente per il riscaldamento domestico. L’energia solare è abbondante e può essere sfruttata quasi ovunque, rendendola una delle fonti di energia più promettenti per il futuro.

ENERGIA

EOLICA

L’energia eolica sfrutta la forza del vento per generare elettricità. Le turbine eoliche, con le loro grandi pale, catturano il vento e lo trasformano in energia elettrica tramite un generatore. Le turbine possono essere installate sia sulla terraferma che in mare aperto (offshore), dove i venti sono più forti e costanti. L’energia eolica è una delle fonti

di energia rinnovabile in più rapida crescita, grazie ai costi di produzione relativamente bassi e alla sua efficienza. Tuttavia, l’installazione delle turbine può essere limitata da considerazioni paesaggistiche e dall’impatto visivo

ENERGIA IDROELETTRICA

L’energia idroelettrica utilizza il movimento dell’acqua per generare elettricità. Gli impianti idroelettrici sono spesso costruiti su fiumi, dove le dighe creano un bacino d’acqua. L’acqua rilasciata dal bacino fluisce attraverso turbine, generando elettricità. Esistono anche impianti di piccola scala, chiamati micro-idroelettrici, che possono essere installati in piccoli corsi d’acqua. L’energia idroelettrica è una fonte stabile e affidabile, ma può avere significativi impatti ambientali, come la distruzione di habitat naturali e la modifica dei flussi dei fiumi.

ENERGIA GEOTERMICA

L’energia geotermica sfrutta il calore proveniente dall’interno della Terra.

Questo calore può essere utilizzato direttamente per il riscaldamento o convertito in elettricità tramite impianti geotermici. Le aree geologicamente attive, come l’Islanda o parti degli Stati Uniti, sono particolarmente adatte per l’energia geotermica. I principali vantaggi di questa fonte di energia sono la sua affidabilità e la capacità di fornire energia continua, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche. Tuttavia, la sua applicazione è limitata a regioni con sufficiente attività geotermica BIOMASSA

La biomassa utilizza materiali organici, come legno, rifiuti agricoli e urbani, per produrre energia. Questa può essere trasformata in biogas attraverso la digestione anaerobica o in biocarburanti tramite processi chimici. La biomassa è una fonte di energia flessibile e può contribuire alla gestione dei rifiuti. Tuttavia, la sua sostenibilità dipende da pratiche di coltivazione e raccolta responsabili, poiché un uso eccessivo può portare alla deforestazione e alla perdita di biodiversità.

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La casa cambia. Attenzione ai materiali usati ma anche all’efficienza energetica e all’impiego delle risorse

Le buone pratiche per un’edilizia sempre più attenta all’ambiente

L’edilizia sostenibile rappresenta un approccio innovativo alla costruzione e alla gestione degli edifici, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale, con un occhio attento al benessere delle persone.

Uno degli aspetti fondamentali dell’edilizia sostenibile è l’uso di materiali a basso impatto ambientale. Questi includono legno certificato, bambù, calcestruzzo riciclato e pannelli solari. L’uso di materiali riciclati, e a Km0, riduce la necessità di trasporto e diminuisce le emissioni di carbonio. Inoltre, i materiali naturali come il legno e il bambù sono rinnovabili e biodegradabili, riducendo quindi l’inquinamento e il consumo di risorse non rinnovabili.

L’efficienza energetica è un altro pilastro dell’edilizia sostenibile. Gli edifici possono essere progettati per massimizzare l’uso della luce naturale, riducendo la necessità di illuminazione artificiale e, di conseguenza, il consumo di energia. L’isolamento termico di alta qualità, finestre a doppio vetro e sistemi di riscaldamento e raffreddamento efficienti contribuiscono a mantenere una temperatura interna confortevole con un minor uso di energia. L’integrazione di fonti di energia rinnovabile, come pannelli solari e impianti geotermici, può inoltre ridurre ulteriormente la dipendenza dai combustibili fossili.

Questa pratica integra materiali ecologici, tecnologie efficienti e design intelligente per creare strutture che siano rispettose dell’ambiente e delle risorse naturali.

La gestione sostenibile dell’acqua è un punto cruciale nell’edilizia sostenibile. Sistemi di raccolta dell’acqua piovana, rubinetti a basso flusso e impianti di riciclo delle acque grigie aiutano a ridurre il consumo di acqua potabile. Questi sistemi non solo conservano una risorsa preziosa, ma riducono anche i costi operativi degli edifici.

Infine, il design intelligente degli edifici sostenibili prevede l’ottimizzazione dello spazio e la flessibilità d’uso. Questo significa progettare spazi che possono adattarsi a diverse funzioni nel tempo, riducendo la necessità di ristrutturazioni frequenti e minimizzando l’uso di materiali e risorse.

L’edilizia sostenibile è una risposta necessaria alle sfide ambientali odierne. Integrando materiali ecologici, tecnologie efficienti e un design intelligente, si possono costruire edifici che riducono l’impatto ambientale e migliorano la qualità della vita delle persone.

Tecnologia green per l’edilizia sostenibile

La tecnologia green sta rivoluzionando il settore dell’edilizia sostenibile, offrendo soluzioni innovative per costruire edifici più efficienti e rispettosi dell’ambiente. Tra le principali tecnologie troviamo i pannelli solari, che consentono agli edifici di generare energia pulita, riducendo la dipendenza da fonti fossili. Inoltre, l’uso di materiali da costruzione eco-compatibili, come il legno certificato e i mattoni riciclati, contribuisce a ridurre l’impatto ambientale delle costruzioni. Le tecniche di isolamento avanzate, come i vetri a bassa emissività e i sistemi di isolamento termico a cappotto, migliorano l’efficienza energetica degli edifici, riducendo i consumi di riscaldamento e raffreddamento. Le smart grid e i sistemi di gestione dell’energia permettono di ottimizzare l’uso delle risorse, monitorando e regolando il consumo energetico in tempo reale. Inoltre, l’integrazione di soluzioni di raccolta e riutilizzo delle acque piovane riduce lo spreco idrico, mentre i tetti verdi e le pareti vegetali migliorano l’isolamento termico e la qualità dell’aria. L’implementazione di queste tecnologie green nell’edilizia sostenibile non solo aiuta a mitigare il cambiamento climatico, ma crea anche ambienti di vita più salubri e confortevoli.

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Insinna ad Ornella Muti, da Dj Ringo a Giovanni Storti, da Giulia Calcaterra a Jakidale, da Vittorio Sgarbi a Marco Bianchi, che le ha dedicato un suo menu pensato per chi pratica attività acquatiche. Oltre a tanti visitatori illustri come Stefano Bollani, Andrea Lucchetta, Domenico Fioravanti, Vittorio Brumotti, Valerio Massimo Manfredi, Giuseppe Vessicchio.

Ad accendere per primo i riflettori in Y-40 come studio di produzione è stato Diego Dalla Palma che ha girato un’intera stagione di Ciao Bellezza per Rete 4 dando il la a numerosi servizi nelle maggiori emittenti giornalistiche e televisive da ogni parte del mondo, come CNN, Fox, Discovery Channel, BBC, EBC Taiwan, TeleFrance1, RAI, Mediaset, SKY, La7. A consacrarla nell’ultima stagione sono state le numerose esterne acquatiche condotte da Umberto Pelizzari per Lo Show dei Record di Canale 5 con Gerry Scotti, nonché l’intera puntata di Generazione Bellezza di Emilio Casalini su Rai 3 dedicata proprio alla struttura unica al mondo e alle molteplici opportunità di sviluppo turistico ed economico aperte da Y-40.

to gli allenamenti dell’étoile dell’Opera di Parigi Sylvie Guillem, fino ad essere il palcoscenico preferito del volteggiare della performer cinese Dada Li e di numerose altre artiste. Tre video soprattutto sono diventati virali per quel che riguarda la sesta arte: le coreografie a testa in giù della squadra nazionale italiana di nuoto sincronizzato riprese da Fabio Ferioli, gli struggenti passi di danza della campionessa Julie Gautier coreografati da Ophélie Longuet sulle note di Ezio Bosso, ma anche la danza morbida e sensuale del travolgente Tang’o eseguito sott’acqua in apnea dalla ballerina spagnola Ariadna Hafez Navarro con la coreografia di Bastien Soleil, un’incredibile performance subacquea a 10 metri di profondità, per la quale sono servite 600 immersioni in notturna della durata di circa un minuto e mezzo.

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Y-40® è stata il teatro dell’intera campagna del Ministero della Cultura girata da Davide Livermore “A Teatro si respira la vita” e nell’arco di questi anni di attività, molte

si sono rivolte alla struttura per sfruttare la conoscenza dei suoi operatori in educazione acquatica e speleosubacquea, tra cui: l’Arma dei Carabinieri, l’Aeronautica Militare, l’Esercito Italiano, la Guardia di Finanza, la Marina Militare, la Polizia di Stato, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, la Croce Rossa Italiana, la Protezione Civile e, tra i tanti gruppi internazionali, anche l’ Esercito degli Stati Uniti d’America. Y-40® rappresenta la condizione ideale per la ricerca scientifica subacquea non solo per la sua profondità reale e la temperatura che consente di rimanere in immersione a lungo, ma anche per l’assenza di correnti, e perturbazioni meteorologiche. La USA Navy ha scelto Y-40® per studiare la fisiopatologia degli atleti in apnea nel progetto di collaborazione tra Office of Naval Research, US Federal Agency, ed il dipartimento di scienze biomediche dell’Università di Padova diretto dal prof. Gerardo Bosco. Anche la NATO ha scelto Y-40 per il summit del 2022 “Underwater Diving Working Group” sulla sicurezza in mare.

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