Lev Tolstoj Di topi e leoni, di orsi e di galline illustrazioni di Brunella Baldi
Commento di Rita Valentino Merletti
Š 2011 Edizioni Lapis Tutti i diritti riservati Edizioni Lapis Via Francesco Ferrara, 50 00191 Roma www.edizionilapis.it ISBN 978-88-7874-226-0 Traduzione di Leonardo Marcello Pignataro Finito di stampare nel mese di presso Grafiche Flaminia Foligno (PG)
Edizioni Lapis
Postfazione di Stefano Garzonio
IL
PICCoLo DI CoRnaCChIa
offrire il braccio a chi ne ha bisogno è doveroso, ma se puoi farlo, tu, cammina da solo.
In un bosco, un eremita vide una volta un falco. Il falco aveva portato al nido un pezzo di carne, lo aveva strappato in tanti pezzettini e si era messo a imbeccare un piccolo di cornacchia. L’eremita fu colpito da quel falco che dava da mangiare a un piccolo non suo e pensò: – Dio non vuole far morire il piccolo di cornacchia ed è stato proprio lui a insegnare al falco a nutrire quell’orfanello. È chiaro, Dio dà da mangiare a tutte le creature, mentre noi pensiamo solo a noi stessi. La finirò di preoccuparmi per me e non farò più scorta di cibo: Dio non lascia sola nessuna creatura, non lascerà solo nemmeno me.
E così fece. Si mise a sedere nel bosco e non si alzò più da lì: non faceva altro che pregare. Passò così tre giorni e tre notti senza mangiare e senza bere. Il terzo giorno era talmente debole da non riuscire nemmeno a sollevare una mano e stremato si addormentò.
In sogno gli apparve un sant’uomo che si avvicinò e gli disse: – Perché mai non fai scorta di cibo? Pensi di far piacere a Dio e invece fai solo peccato. Dio ha fatto il mondo disponendo che ogni creatura si dia da fare per procurarsi il necessario. E ha ordinato al falco di dar da mangiare al piccolo di cornacchia, perché altrimenti il piccolo sarebbe morto. Tu, invece, sei in grado di lavorare. Vuoi mettere alla prova Dio e questo è peccato. Svegliati e mettiti a lavorare, come facevi prima. L’eremita si svegliò e riprese a vivere la vita di sempre.
IL
Leone e IL ToPo
Spesso intelligenza e coraggio sono la forza di chi è piccolo e debole.
Un leone si era addormentato quando un topo gli passò sopra di corsa. Il leone si svegliò e lo afferrò. Il topo allora prese a supplicare il leone di lasciarlo andare. – Se mi lasci andare – gli disse – poi sarò io ad aiutarti.
Il topo, sentito il ruggito del leone, corse subito da lui e rosicchiò con i denti la corda che lo imprigionava. – Ricordi? – gli disse – Ti eri messo a ridere, non pensavi che io potessi esserti d’aiuto, ma, come vedi, a volte anche un topo può servire.
Il leone scoppiò a ridere: un topo che prometteva di essere utile, a lui! E lo liberò. Tempo dopo dei cacciatori catturarono il leone e lo legarono a un albero.
IL
PoRCoSPIno e La LePRe
Chi è troppo sicuro di sé e poco riflette è facile preda degli imbroglioni.
Una lepre incontrò un giorno un porcospino e gli disse: – Porcospino, non saresti poi così brutto, se non fosse per quelle zampe storte che hai e che ti fanno solo inciampare. Il porcospino andò su tutte le furie e ribatté: – Cos’hai da prendere in giro? Le mie zampe storte corrono più veloci delle tue. Dammi solo il tempo di fare un salto a casa e poi facciamo una gara! Il porcospino andò a casa e disse alla signora porcospino: – Io e la lepre abbiamo avuto una discussione su chi di noi sia più veloce e abbiamo intenzione di fare una gara di corsa!
E la signora porcospino commentò: – Sei uscito di senno, è chiaro! Vorresti correre contro la lepre? Lei ha zampe veloci, tu, storte e lente. Ma il porcospino rispose: - Lei sarà anche lesta di zampe, ma io sono lesto di cervello. Fa’ solo come ti dico. E ora, andiamo nel campo.
Così, raggiunsero la lepre in un campo arato. E il porcospino disse alla sua signora: - Tu, nasconditi dove finisce quel solco, io, invece, partirò con la lepre dalla parte opposta. Appena lei prenderà la rincorsa, io tornerò indietro e tu, quando starà per arrivare alla tua altezza, verrai fuori e dirai: «È un bel po’ che ti aspetto!». Non si accorgerà della differenza: penserà che sono io. La signora porcospino andò a nascondersi, mentre il porcospino e la lepre cominciarono la loro gara di corsa dalla parte opposta.
Quando la lepre ebbe preso la rincorsa, il porcospino tornò indietro e si acquattò nel solco. Intanto la lepre arrivò a grandi balzi all’altra estremità e… Chi vide? La signora porcospino che se ne stava lì seduta! – È un bel po’ che ti aspetto! – disse questa alla lepre. La lepre non si accorse che non era il porcospino, ma la sua signora, e pensò: – Che razza di portento è mai questo! Come ha fatto a superarmi? – E va bene – disse – facciamo un’altra corsa! – D’accordo! – rispose la signora porcospino. La lepre si rimise a correre a grandi balzi, arrivò in un attimo dalla parte opposta e… Chi vide? Il porcospino era già lì.
– Ehi, amica mia, arrivi solo ora, ma io, è un bel po’ che ti aspetto! – le disse il porcospino. – Come è possibile? – pensò la lepre. – Ho corso a balzi veloci e mi ha superato lo stesso. E disse: – Allora facciamo ancora una corsa, questa volta non mi supererai. – Partiamo! – rispose il porcospino. La lepre si mise a correre con tutto il fiato che aveva ma… Chi vide? Davanti a lei c’era il porcospino che se ne stava seduto ad aspettarla. E così, la lepre continuò a correre a grandi balzi da un’estremità all’altra del campo, finché non fu sfinita. Alla fine si diede per vinta e disse che da quel momento in poi non si sarebbe mai più messa a fare discussioni.
IL
Leone, L’oRSo e La VoLPe
La
Donna
Se in un litigio ti lasci impigliare, qualcuno di soppiatto ne può approfittare.
e La GaLLIna
Un leone e un orso avevano trovato un pezzo di carne, ma cominciarono a litigarsela. L’orso non voleva cedere, il leone non si dava per vinto. E lottarono così a lungo che alla fine si accasciarono stremati. Una volpe, allora, vide la carne a terra tra i due, l’afferrò e fuggì via.
Dal voler troppo all’aver niente: succede quando il giusto non par sufficiente.
Una gallina deponeva ogni giorno un uovo. La padrona pensò che se le avesse dato da mangiare di più, la gallina ne avrebbe deposti due. E così fece, ma la gallina diventò troppo grassa e non depose più uova… nemmeno uno.