Come posso raccontare caro amico di quando il mondo si rovescia all’improvviso del crollare del campanile antico quando inferno diviene il paradiso di casa tua, dei campi e dei canali ove il silenzio prende il posto del rumore lungo le strade nelle fabbriche, nei viali e se ne va lo sguardo di chi muore.
Vago per queste vie e intanto noto il silenzio e il rimbombo dei miei passi bruno selciato a cui questo terremoto l’ombra ha rubato degli antichi sassi e solo, come un bimbo spaventato raccolgo le mie forze nella testa e guardo cosa sono diventato, che cosa ho perso e quello che mi resta.
Pietre raccolgo con tristezza e con affanno pregando che nessuna più ne cada finché come Pollicino aiuteranno me e la mia gente a ritrovar la strada. Poiché le strade vivono se ricordate per ciò che accade tra le loro fresche ombre, sotto quei portici senza sole d’estate di pioggia e grandine e neve sempre sgombre.
Ma amico caro, oggi risplende il sole sulle rovine delle mie radici sono sopravvissute quattro aiuole in cui tre merli gorgheggiano felici. CosÏ mi chiedo, cosa è cambiato da stamani che tutto mi appariva senza senso e non vedevo prospettiva di un domani non capisco ma ci penso e ci ripenso...