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Narrazione modello 1 La passione per la lettura (italiano)

Sono un‟insegnante di lettere della scuola media e amo molto leggere. Ho sempre desiderato trasmettere questa mia passione ai miei alunni. Ho sempre creduto anche che un‟attività di insegnamento per colpire nel segno, cioè per produrre apprendimento e piacevole coinvolgimento,

debba essere piacevole e

coinvolgente anche per

l‟insegnante, sia nella fase di progettazione che in quella di realizzazione. Qualche anno fa, perciò, forte di questa convinzione e presa dall‟entusiasmo e dal mio amore per il libro, ho progettato un‟attività di lettura che aveva come finalità quella di suscitare interesse e “movimento” nei confronti del libro e di invogliare i miei alunni a leggere, facendo scoprire loro la bellezza di questo atto personale e privato. Mentre pensavo ai dettagli, ricordo, mi sono detta: “se la mia insegnante di lettere alle medie avesse fatto questo per me, lo avrei gradito moltissimo e mi sarei appassionata”. Bene! Tutto era pronto! Dopo qualche mese di scuola, e dopo aver insegnato alcuni “prerequisiti” che avrebbero permesso di lavorare meglio in questa attività di lettura, parto con un sondaggio: pongo ai ragazzi una serie di domande per stimolare la loro partecipazione: state leggendo un libro? Che libro? Ricordate l‟autore? Vi è stato imposto e lo avete scelto voi? Chi ve lo ha consigliato? Avete letto altri libri dello stesso autore? Qual è il vostro autore preferito? E il genere di libri che leggete? Qual è il libro che vi è piaciuto di più in assoluto?

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Pongo le domande e stimolo le risposte come se fosse una curiosità mia e mi interesso alle loro letture. Li porto ad esprimere le loro esperienze di lettura e “scopro” (ma forse lo sapevo già) che leggono pochino e in genere libri di moda. Molti non hanno un autore preferito e leggono solo se viene imposto loro. Sollecitata dalle domande, racconto la mia esperienza di lettrice alla loro età. …. E si ma profe, lei è brava! “Piacerebbe anche a voi leggere l‟autore che io preferisco, tra tutti quelli che hanno scritto libri per ragazzi? Avete mai sentito parlare di R: Dahal? Alcuni si, altri no (e sono la maggioranza, un po‟ scettici). Elenco alcuni titoli: sono titoli curiosi: la magica medicina, la fabbrica di cioccolato, l‟ascensore di cristallo, ecc. Chiedo se sono interessati a questa attività: ciascuno sceglie un libro, lo legge liberamente e poi ci diamo appuntamento un giorno per parlarne, così sento i vostri pareri, le vostre opinioni (e io ovviamente vi dirò il mio punto di vista). Accettano, alcuni con entusiasmo, altri perché… “quando la profe dice “vorresti” in realtà vuole lei, e tu lo devi fare” sottolinea saggiamente Zeno. Scegliamo insieme i titoli, procuriamo i libri: alcuni vengono dalla biblioteca della scuola, altri li porto io da casa, altri li portano loro trovandoli in casa (non sapevo di averlo prof) o da cugini o parenti

vari. Ha inizio la lettura, libera, fatta a casa, senza particolari

indicazioni da parte mia, se non cercare di ricordare la trama e le caratteristiche dei personaggi, le relazioni tra di loro. Dopo un mese, organizzo una tavola rotonda (concretamente i banchi sono stati messi in cerchio) e guido la discussione sui libri letti: vi sono piaciuti? Li avete trovati interessanti? I ragazzi parlano a ruota libera e pian piano, dal racconto di tutti, emergono alcuni caratteri dei personaggi, quelli che ricorrono con maggior frequenza, i bambini buoni e quelli viziati, i genitori distratti e quelli amorevoli, le maestre cattive e quelle buone, e anche gli aspetti reali e quelli fantastici della trama, ecc. I ragazzi notano (ma quanto lavoro per portarli lì) che i libri si somigliano, anche se non sono uguali, hanno qualcosa che li accomuna: forse l‟autore? Il suo carattere? Le sue esperienze che si riflettono su ciò che scrive?

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E‟ bello vedere che qualcuno comincia a percorrere la mia stessa strada, quella che io avevo tracciato nella mia testa e fa gli stessi ragionamenti che io avevo pensato per loro. Alla fine, e la faccio breve, mi chiedono di poter cercare notizie su questo autore, sulla sua vita, sulla sua esperienza di bambino perché, secondo loro, ogni autore non può proprio inventarsi tutto (magari le trame si, ma le emozioni, quelle no, deve averle in qualche modo provate). Chiara riesce a dire, non senza grande soddisfazione da parte sua, che “ogni autore ha un mondo interiore da comunicare” (ho detto bene prof?) – brillano i suoi occhi, i miei e quelli dei compagni (se siamo capaci di usare parole così difficili, siamo grandi? che soddisfazione, la prof approva!). Non solo approvo, rincaro la dose e parlo di “poetica” e faccio esempi, insomma svolazzo qua e là, ma sempre in alto, come il mio morale! Per continuare nello sviluppo del mio progetto, propongo la visione di due film tratti da romanzi del nostro autore: la fabbrica di cioccolato e Matilda sei mitica.

Sottolineo

l‟importanza del lavoro di “critico cinematografico” predisponendo una scheda di analisi dei film. La scheda ci aiuta a fare un confronto tra film e libro e io invito i ragazzi a valutare se il regista ha saputo cogliere l‟anima del libro così come ciascuno di loro l‟aveva colta. Chiedo se avrebbero fatto scelte diverse. Vedo ancora una bella luce nei loro sguardi quando, atteggiandosi a grandi, esprimono pareri e fanno i critici cinematografici come hanno visto fare in tv. Da parte mia provo soddisfazione quando li sento discutere anche al di là delle ore previste, magari mentre si stanno dirigendo verso il bar o nel pomeriggio di studio. Parlando e confrontandoci, comprendiamo che ognuno “vede” il mondo, la realtà, con occhi propri e che film o libro sono mezzi di comunicazione, cioè strumenti per comunicare noi stessi, il nostro mondo interiore, come direbbe Chiara, ma come, ora, dicono tutti. Propongo allora di comunicare il loro mondo interiore attraverso la scrittura di un racconto, non un romanzo, sarebbe troppo, ma di un breve racconto. Accettano, ma la cosa non risulta semplice; è difficile scrivere, ma soprattutto è difficile scrivere qualcosa che sia originale e che rispecchi la propria personalità, il proprio “IO” in crescita, il movimento di emozioni forti dentro di loro, i loro rapporti con gli altri e con i genitori o i compagni, o le loro soddisfazioni o insoddisfazioni nei confronti della scuola.

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Li aiuto a trovare un loro stile, soprattutto nella ricerca dei personaggi e dei loro caratteri, e delle trame. E‟ stato questo un bel momento, soprattutto perché ho visto un impegno notevole e per quasi per tutti sincero (ci sono sempre gli inamovibili e noi dobbiamo accettare lo smacco). E‟ stata bella (ma molto sofferta) anche la fase di lettura dei testi: non tutti hanno avuto il coraggio, ma in molti hanno rischiato e questo è stato di grande soddisfazione per me, e di stimolo per gli altri compagni. Ma adesso andiamo a vedere in cosa consiste il fallimento. Nonostante l‟interesse suscitato da questo percorso variamente articolato e la ricaduta che ha avuto l‟anno successivo sulla individuazione della poetica degli autori italiani del „900 e alla loro contestualizzazione storica ( i ragazzi ricordavano la esperienza dell‟anno precedente sulla “poetica” di R. Dahal) non credo di essere riuscita nel mio intento primario di creare un amore, o un interesse, o un desiderio per la lettura in sé. I miei alunni non mi hanno chiesto : “e adesso cosa leggiamo di nuovo?”, mi hanno detto solo: “il percorso è stato interessante, ci siamo sentiti grandi e a volte efficaci”. Tutto lì. Ho riprovato negli anni successivi cambiando approccio, inventando giochi, partecipando a concorsi (olimpiadi di lettura), facendo piccole trasposizioni teatrali di capitoli letti, creando una biblioteca di classe, facendo scrivere e pubblicando recensioni sul giornalino della scuola, ecc. (la caparbietà è una caratteristica degli insegnanti!), ma non ho ancora trovato – se non nei singoli alunni – il modo di “creare movimento” sui libri. Dovrò riflettere ancora molto sulla questione perché sbaglio sicuramente qualcosa, ma cosa?

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