speciale Sorgenti del Sele

Page 1

PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973

Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. comma 34 art.2 L.549/95 filiale P.T. AV -sem.- Anno XXVI - Dicembre 1998 -

Direttore Nicola Conforti

STUDIO CONFORTI

63

CAPOSELE “una terra da visitare”

SOMMARIO

L

’inserto speciale di questo numero riguarda la storia del nostro Paese, ed in particolare quella delle opere di captazione delle Sorgenti del Sele e della grande galleria Pavoncelli, “opera di cui il mondo non ricorda l’eguale “. Riportiamo inoltre gli scritti più significativi sullo stesso argomento ed infine la delibera comunale del 1924 con la quale i Caposelesi dettero l’addio definitivo alle acque del Sele. Le note di carattere tecnico sono state desunte dalla rivista inglese “Engineering” pubblicata nel 1928. Le foto d’epoca sono state tratte dall’archivio storico de “La Sorgente”.

SOMMARIO

pag.11 Introduzione pag.12 Caposele, cenni storici origini, beni artistici culturali.

Brevi cenni di storia e cultura

pag.13 Origini di Materdomini e culto di San Gerardo pag.14 Breve storia dell'Acquedotto Pugliese, caratteristiche dell'acqua pag.15 L'acquedotto Pugliese, Italia Meridionale pag.18 L'acquedotto Pugliese, una grande opera a misura d'uomo pag.21 Una delibera del 1924

S

ulle pendici boscose del Paflagone contrafforte del monte Cervialto, si distende Caposele. Stretto tra il monte ed il fiume, testa di ponte tra le valli del Sele e dell’Ofanto, modella le sue sinuose stradine e le sue piccole piazze tra il verde riposante ed incombente ed il bianco alveo di un rivo che si fatica a vedere. Porta inciso nelle sue pietre, nei toponimi e sui volti dei suoi abitanti i fasti di una umile “Città di Sorgente” che in nome della solidarietà tra le genti rinunciò all’unico suo orgoglio ed all’unico suo bene: l’acqua.

- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63


CAPOSELE Provincia di Avellino Abitanti 4026 Superficie kmq 41,50 Altitudine m. 405 Denominazione abitanti Caposelesi Frazioni e località: Materdomini (km 6) Comuni limitrofi : Bagnoli Irpino, Calabritto, Castelnuovo di Conza (Sa), Laviano (Sa), Lioni, Teora. Distanza da Avellino: km 60 Distanza Autostrada SA/RC : casello Contursi km 25

POSIZIONE GEOGRAFICA Il p a e s e , s i t o a i p i e d i d e l contrafforte del monte Cervialto, vicino alle sorgenti del fiume Sele, segna l’inizio dell ‘ Aquedotto pugliese. ORIGINE DEL TOPONIMO Il paese ha preso il nome dal fatto che si trova vicino alle sorgenti del Sele. Le acque vengono fuori per stramazzo attraverso i crepacci della roccia a mezza costa del contrafforte, a rivoli numerosi e da polle impetuose. ll toponimo antico, Caput Sylaris, tramandato da varie fonti storiche, è perfettamente conservato nel nome moderno Caposele e nella pronuncia dialettale : Capussela. Il fiume, nelle fonti storiche di età classica, è detto Silarus, Silerus, Siler. BREVE CENNO STORICO Dell’antica cinta muraria, che recingeva paese, rimangono poche vestigia. Resta ben poco anche dell’antico castello, il cui torrione quadrato,che ha la base piramidale in trachite, è datato al sec. XI. Il grande storico, Ludovico Antonio Muratori ci informa che qui Folco d ‘Este tenne, nel 1115 un’ udienza giudiziaria (placito) nel palazzo signorile (domus dominicata). In epoca normanna, durante il

regno di Guglielmo il Buono (116689 ), il Catalogo dei Baroni (11501168 ) ci dà questa notizia: “Comes Philippus del Balbano dixit quod demanium suum quod tenet in ducatu videlicet de Santo Angelo feudum IV militum, de Calabretta feudum III militum, de Capusele feudum II militum, de Diana feudum I millitis” ( Il conte Filippo di Balbano ha dichiarato che il suo demanio, che possiede nel ducato, cioè di Sant’ Angelo dei Lombardi è un feudo di quattro soldati, il feudo di Calabritto di tre soldati, il feudo di Caposele di due soldati, il feudo di Diano di un solo soldato). Federico D‘Aragona (1272-1337), subentrato ai Balbano, ristrutturò e rese solido l‘antico maniero : la costruzione che oggi rimane, infatti, è di epoca aragonese. Si ha notizia che in questa fortezza fu celebrato il matrimonio di Margherita d’ Aragona. Il feudo poi fu concesso dagli Aragonesi a Jacopo Sannazzaro (1457-1530), celebre poeta e umanista. In seguito, il feudo passò ai Manzella e, infine, ai De Vera D’Aragona. ll principe di Castellaneta, subito dopo i Vespri Siciliani, trasformò il castello in una solida fortezza inespugnabile. Il castello, sconvolto dal terremoto del 1694, fu definitivamente abbandonato. In quell’ occasione, il terremoto aveva distrutto 150 case, ucciso 40 persone e ne aveva ferito altre 60. Oggi dell’ antico maniero non esiste più nulla. BENI ARTISTICI, CULTURALI, NATURALI Per i turisti è d’obbligo la visita alle limpide sorgenti del Sele, dove vi sono gli impianti che captano le acque purissime che sgorgano da una parete rocciosa, posta sul versante est del monte Paflagone.

La spettacolare sorgente segna il capolinea dell ‘ Acquedotto pugliese, la cui opera, iniziata nel 1906, fu completata nel 1915. Le fresche acque, raccolte da un canale collettore, vengono convogliate in un canale, da cui ha inizio il grande acquedotto che, dopo aver attraversato in galleria l’ Appennino, si estende e ramifica in Irpinia e in Puglia per 2670 chilometri servendo ben 260 comuni e circa quattro milioni di abitanti. Il fiume Sele, ancora oggi, ha una portata media superiore ai 4000 litri al secondo. Prima della captazione delle principali sorgenti (Caposele, Calabritto e Senerchia), la portata del fiume Sele era di 5300 a Calabritto, di oltre 8000 litri al minuto secondo a Quaglietta, di 15400 litri circa al secondo alla confluenza nel Tanagro.Ma nel mese di febbraio qui la portata sale a 26.000 litri al secondo. Dal piazzale posto davanti alla basilica di San Gerardo Maiella, si può godere un panorama unico : lo spettacolare Cervialto ( m 1809), boschi di querce e rigogliosi uliveti nella valle del Sele, cui fa da sfondo il massiccio dei monti Alburni. Non meno interessante è la visita a Materdomini ( quota 525 ), dove si staglia la grandiosa mole del santuario di San Gerardo Maiella. Il turista può ammirare la chiesa nuova, che ha una cuspide alta 42 metri (è opera dell’ architetto

ELENCO ATTREZZATURE RICETTIVE

Alberghi ristorante: “ American ” “ G. Di Masi ” “ 7 Bello ” “ Testa ”

0827 58258 0827 58130 0827 58113 0827 58104

Ristoranti: “ S. Di Masi ” 0827 58203 “ Paflagone ” 0827 58128 “ Lo Spigolo ” 0827 58155 “ Zi Tore ” 0827 58 “ Mulino a Vento ” 0827 58115 " Sale e Pepe" Pizzerie: “ La Fornace ” “ La Sorgente ”

0827 58225 0827 53242

Bar: “ Roma ” 0827 58300 “ Zarra ” 0827 58069 “ Maglia ” 0827 58122 “ Testa ” 0827 58109 “ Europa ” 0827 53067 “ Nuovo bar Roma” 0827 53022 “ Mister Bar ” 0827 53277 “ La Rosa ” 0827 53261 “ Nunzio ” 0827 53348 Pub: “ Queen Mary ”

0827 53066

Piscina Comunale 0827 58381

- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -


ORIGINI DI MATERDOMINI E CULTO DIS. GERARDO

M

aterdomini si trova a nord-est del centro abitato di Caposele, che chiude il primo tratto della Val Sele e domina tutto l’alto e medio corso del fiume.Almeno dai primi decenni del 1500 esisteva una piccola chiesa dedicata alla Madre del Signore “Mater Domini”. La chiesetta rimase isolata per secoli, affidata alle cure del clero di Caposele, meta di fedeli. Nel 1746, quando S. Alfonso Maria de’ Liguori venne in missione a Materdomini, fu colpito dalla bellezza del posto. L’arcivescovo Giuseppe Nicolai chiese a S. Alfonso di aprire una casa religiosa a Ma-terdomini. Il clero di Caposele donò la chiesetta ai Redentoristi con regolare atto notarile e con il diritto di costruire il convento, di ingrandire la chiesa e di fare tutte le opere necessarie. A Materdomini il 16 ottobre 1732, morì fratello Gerardo che ricopriva l’incarico di custode della chiesetta e portinaio del collegio. I prodigi a lui attribuiti lo rendevano caro alle popolazioni che accorrevano a Materdomini, già meta di pellegrini devoti alla Madonna. Dalla fine del 700 fino alla metà dell’800 i pellegrini che si recavano alla tomba di fratello Gerardo per implorarne la protezione, aumentavano costantemente. La chiesetta appariva sempre più incapace di contenerli, tuttavia non subì modifiche per tutto l’800 perchè la soppressione dei conventi del 1866, sancita dal governo piemontese, mandò a monte ogni

disegno di ampliamento. Cacciati via i religiosi, il collegio rimase, praticamente, quasi deserto e la chiesa semiabbandonata. Solo rari pellegrini continuavano a venire a Materdomini. Fratello Gerardo è dichiarato Beato il 29 gennaio 1893 e proclamato Santo l’11 dicembre 1904: ripreso con vigore l’afflusso di pellegrini fin dai primi del 900, urge la necessità di ampliare la chiesetta settecentesca ma bisogna aspettare il 1929 per l’inaugurazione della chiesa ampliata, che è consacrata Basilica e dedicata alla Madonna e a S. Gerardo. Allo scopo di offrire alloggio e ristoro ai numerosi pellegrini, negli anni 30 si realizza la Casa del Pellegrino, ristorante albergo attiguo al collegio, gestito dalla comunità redentorista. Un impulso decisivo allo sviluppo urbano di Materdomini fu dato dalla realizzazione nel 1939 dell’impianto di sollevamento che portava in cima alla collina l’acqua del Sele. Gli effetti si videro, però, dopo la fine della seconda guerra mondiale quando la ripresa dell’economia e la nascita di un turismo di massa fecero aumentare e distribuire meglio nel corso dell’anno le presenze dei forestieri. Si continuò a costruire abitazioni, alberghi e ristoranti ai lati della strada nazionale. Questo sviluppo è stato più rapido intorno agli anni 60 - 70 quando è stata realizzata anche la nuova chiesa e si è avviata la sistemazione dell’ampio parcheggio a servizio della stessa. Oggi Materdomini è abbastanza ben attrezzata per accogliere un turismo di tipo prevalentemente

Panorama di materdomini

- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63


Fanno capo a questo collettore alcuni canali drenanti che si allungano verso le principali scaturigini. DESCRIZIONE SOMMARIA DELL’ACQUEDOTTO PUGLIESE

BREVE STORIA DELL’ACQUEDOTTO

L

a grave carenza di acqua in Puglia e le sue conseguenze per la pubblica sanità e per l’economia della regione, erano ben note fin dal mondo antico. La storia lunga e travagliata dell’approvvigionamento idrico della “sitibonda Puglia”, trova il suo epilogo agli inizi di questo secolo con la costruzione del grande Acquedotto Pugliese, “ opera di cui il mondo non ricorda l’eguale”. L’Acquedotto Pugliese ha origine dalla sorgente del fiume Sele –ìcaptata alla sua scaturigine dai calcari – che dà un contributo medio annuo valutabile intorno a 4000 litri al secondo. La portata media nei mesi di luglio-agosto è di 4280 litri al secondo. La sorgente, denominata della Sanità, sgorga all’estremo ovest dell’abitato di Caposele, sul versante destro del Sele a quota 421 metri sul livello del mare. Il suo bacino imbrifero ha sede nell’acrocoro montuoso che la sovrasta immediatamente e si estende dalla valle del Calore a quella del Sele, e dalla valle dell’Ofanto verso i monti Picentini fino ad un incerto displuvio sotterraneo. La scaturigine è stata classificata di “trabocco” o di “sfioro”.

Tale tipo di sorgente si presenta là dove massicci di rocce calcaree o dolo-mitiche, permeabili in grande, emergono da una coltre argillosa impermeabile che obbliga l’acqua meteorica , infiltratasi dall’alto, a riempire tutti i vuoti nella roccia della montagna, come se fosse una gigantesca spugna, fino al livello del punto più depresso del suo orlo dal quale l’acqua trabocca all’esterno dando così origine alla sorgente. Circa la qualità dell’acqua, una delle migliori d’Italia, basta accennare che oltre ad essere batteriologicamente pura ha una temperatura costante di 8-9 gradi e la sua durezza totale è di G.F. 14.Dalle opere di presa una breve galleria porta le acque alla vasca di misura dopo la quale ha inizio il canale principale che è lungo circa 244 chilometri.Il canale a pelo libero, corre con lieve pendenza (da 25 a 40 centimetri per ogni chilometro) ad una quota che scende da 420 alla partenza a 323 al termine.I primi 104 chilometri del canale principale si svolgono quasi totalmente in galleria, per il resto il canale si svolge prevalentemente in trincea o in rilevato. Le opere di presa constano di un canale collettore affondato nel detrito di falda del piccolo bacino esistente nel sito di trabocco.

ACQUEDOTTO CATSKILL (New York) Lunghezza km. 144 - portata mc. 26.8 ACQUEDOTTO LOS ANGELES (California) Lunghezza km. 378 - portata mc. 11.0 ACQUEDOTTO COOL GORDIE (W. Australia) Lunghezza km. 561 - portata mc 0.3 ACQUEDOTTO PUGLIESE (Italia) Lunghezza km. 1.600 - portata mc. 5.5

L’Acquedotto Pugliese paragonato ai più grandi acquedotti del mondo

- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -

L’Acquedotto Pugliese è costituito da un sistema di acquedotti aventi in comune la sorgente. Questa alimenta un’arteria maestra, detta Canale Principale, dalla quale si diramano 25 acquedotti (diramazioni) per gruppi di abitati o per singoli abitati sparsi su un territorio di circa 20.000 Kmq. Il Canale Principale in muratura traversa l’Appennino con numerose gallerie scavate in terreni a volte assai difficili e prosegue in trincea e in galleria sino a Villa Castelli in provincia di Brindisi. L’area della sezione del Canale decresce da mq 6,44 a mq 2,94 e la capacità di portata da 6,340 mc/sec. a 2,570 mc/sec. Presso Venosa si distacca la Diramazione primaria per la Capitanata con canale a pelo libero in muratura proseguendo - dalla progressiva Km 45,8 - in condotta forzata. Da Villa Castelli si origina la Diramazione primaria per il Salento costituita da un grande sifone

in cemento armato che a sud-est di S.Pancrazio Salentino si biforca in due rami, uno per Lecce fino a Galugnano, l’altro per Nardò sino a Galatone. Al termine dei due rami del Sifone l’acqua è sollevata meccanicamente per alimentare gli abitati delle Murge Salentine. NATURA DELLE SORGENTI E CARATTERISTICHE DELL’ACQUA

L

’Acquedotto è alimentato dalle sorgenti della “Sanità “, classificate di tracimazione, che scaturiscono dalla giogaia calcarea del Cervialto presso Caposele. La portata media è di circa 4 mc/sec. con regime poco variabile che presenta un massimo nel giugno ed un minimo in gennaio. L’acqua ha caratteristiche chimiche, fisiche, organolettiche, batteriologiche costanti (durezza 140 gradi italiani pari a 140 mg/lt. di carbonato di calcio; contenuto di sostanze organiche pari a mg/lt. 0,024 in ossigeno; temperatura 8-9 gradi centigradi) e viene giudicata fra le migliori che si conoscano. Sono allacciate all’Acquedotto anche le sorgenti di Cassano Irpi-


L'ACQUEDOTTO PUGLIESE, ITALIA MERIDIONAIn occasione del "Congresso ed esposizione internazionale degli acquedotti" tenutosi a Roma dal 3 al 7 Novembre 1986 promosso dalle IWSA-AIDE, l’Ente Autonomo Acquedotto Pugliese curò la ristampa di una raccolta di articoli pubblicati nel 1928 sulla rivista inglese "Engineering". Si propone ora a distanza di alcuni mesi la traduzione di quegli stessi articoli al fine di rendere più pronta la conoscenza delle origini del nostro acquedotto, mediata dalla visione che delle stesse ebbero più di 50 anni fa tecnici e studiosi di altri paesi e provenienti da esperienze e tradizioni culturali differenti dalle nostre. Quanto si può dedurre dalla lettura degli articoli è sicuramente lunsinghiero, soprattutto per la dovizia di particolari con cui sono descritte quelle che restano soluzioni brillanti a problemi idraulici che ancora oggi sono oggetto di studi e ricerche da parte di quanti operano nel campo. Bari, 2-6-87 Il Presidente Dott. Emilio Lagrotta

L

a notevole fioritura industriale dell’Italia sotto il regime fasci sta può riassumersi nel gran numero di importanti opere pubbliche che sono state recentemente ultimate o sono tuttora in corso di costruzione in quel paese. Di tali opere l’acquedotto pugliese può certo dirsi una delle principali. In realtà questa impresa progettata a favore di oltre due milioni di persone, venne iniziata molti anni prima della storica Marcia su Roma, ma i costi e le enormi difficoltà incontrate nel corso della sua costruzione avevano minacciato di far abbandonare completamente i lavori. Oggi in Italia, grazie alla guida ispirata del Duce, la gran massa della popolazione prende in considerazione anche tutti gli altri aspetti secondari che contribuiscono al benessere pubblico, con il risultato che le difficoltà cui si è fatto cenno sono state superate ed è stato assicurato il futuro dell’acquedotto. La superficie servita dall’acquedotto, che costituisce il tallone dell’Italia come indica l’acclusa cartina di fig. 1, copre circa 20.000 kmq. ed è rinomata fin dal tempo dei Romani per il suo aspetto arido, bruciato dal sole, come appare inevitabile data la carenza di acqua. Già da tempi remoti la regione è nota come "Puglia sitibonda": gli abitanti per impieghi domestici e per qualunque altra necessità sono infatti costretti a fare affidamento esclusivamente sull’acqua piovana che viene raccolta in cisterne. E' facile comprendere quindi come la massima aspirazione dei pugliesi sia, da sempre, quella di poter disporre di rifornimenti idrici adeguati non solo per motivi igienici, ma anche per poter utilizzare le ricchezze naturali della ter-

ra incrementando le molte colture per cui il clima si rileva particolarmente adatto. Fino a pochissimi anni fa praticamente l’unico prodotto della regione era l’ulivo e i vasti uliveti appunto sono tuttora una delle caratteristiche salienti della zona. Il terreno è costituito principalmente da calcare fratturato che si eleva in una successione di terrazze dal livello dei mare fino ad un’altezza di circa 300-350 m. al piedi degli Appennini lucani. Gli strati che vengono così a formarsi sono solcati trasversalmente da precipizi e profondi avvallamenti. Come conseguenza di una simile conformazione, le piogge invernali scorrono liberamente al mare e quel poco d’acqua che resta penetra rapidamente nelle fratture dei sottosuolo. La stagione delle piogge è limitata al periodo ottobre-aprile, con precipitazioni assai modeste tra 1 400 e 600 mm. Ad eccezione di alcune zone limitate delle province di Lecce e Foggia, le acque sotterranee si raccolgono in quantità sufficiente a rappresentare una sicura fonte di approvvigionamento solo a grandi profondità. E’ stato detto che se il problema di rifornire d’acqua la Puglia dovesse essere affrontato ex novo oggi, una buona soluzione potrebbe essere rappresentata da moderne pompe rotative ad elevata velocità che portino in superficie queste acque profonde. Per altro tali falde sotterranee non sono di entità rilevante nella provincia di Bari e se è vero che nelle province di Foggia e Lecce sono reperibili quantitativi di acqua più elevati , in genere quest’acqua non è di qualità tale da soddisfare il fabbisogno. Il problema di provvedere a un adeguato rifornimento idrico da diver-

sa origine si presentava di soluzione estremamente difficile. La regione è praticamente isolata dalle ricche province occidentali dalla massiccia catena appenninica e lungo le pendici adriatiche di queste montagne mancano totalmente idonee sorgenti di acqua. E’ vero che durante certi periodi invernali nel letti dei fiumi l’acqua scorre abbondante, ma la natura del terreno mal si presta alla formazione di laghi artificiali nelle vallate. Oltre a ciò, le elevate temperature estive, più che causare un eccesso di evaporazione, renderebbero l’acqua raccolta dei tutto inadatta agli usi domestici. Già nel 1868 un giovane

funzionario dei Genio Civile, Rosalba, aveva avanzato l’audace progetto di utilizzare una delle abbondanti fonti di rifornimento idrico sulle pendici occidentali dell’Appennino scavando delle gallerie, esprimendo l’opinione che le sorgenti dei Sele a Caposele nella provincia di Avellino potessero essere particolarmente adatte allo scopo. Ma l’attuazione di un progetto simile a quell’epoca, a parte gli enormi costi, sembrava presentare difficoltà insormontabili. Prima che l’acqua potesse essere trasportata là dove occorreva, sarebbe stato necessario scavare numerose gallerie, alcune delle quali di lunghezza superiore ai 15 km.

- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63


A quell’epoca non era ancora stato costruito il tunnel Simplor e le vicine gallerie meno ambiziose di Starza e Cristina lungo la linea Foggia-Benevento erano state portate a termine solo tra mille difficoltà. Il progetto Rosalba venne accantonato per circa 20 anni e soltanto dopo che fu portato felicemente a compimento il progetto Simplon , venne riaperta con la necessaria ampiezza di vedute la questione dell’acquedotto pugliese. Non è qui il caso di esaminare i vari progetti presentati tra Il 1887 e il 1896, di entità variabile, i quali tutti pero, con un’unica eccezione, riprendevano la proposta originale di Rosalba di perforare il massiccio dell’Appennino. L’eccezione cui si è fatto cenno era costituita dalla proposta degli ingegneri Castelli e Filonardi di utilizzare le acque affioranti nella zona di Melfi e tale proposta riveste un interesse di carattere in certo senso storico, in quanto gli autori a loro insaputa proponevano di riprodurre un antico acquedotto romano, che venne poi alla luce nel corso dei lavori di scavo per la realizzazione dei progetto definitivo. Nel 1896 venne nominata una commissione governativa con lo scopo di studiare le questioni attinenti alle acque potabili e di irrigazione ai rifornimenti idrici in Puglia, con particolare riferimento all’Acquedotto Pugliese. Con legge in data 10 Marzo 1901 venne autorizzata la spesa di un milione di lire per coprire le spese dei rilevamenti, tra cui i lavori necessari ad accertare l’effettiva capacità delle sorgenti di Caposele, affidati alla direzione dell’Ingegnere Capo del Genio Civile Ing. G.B. Bruno. Primo risultato dei provvedimento fu la realizzazione di un progetto preliminare di tutti i lavori occorrenti, in base al quale si prevedeva di attingere dalle sorgenti di Caposele 5 metri cubi di acqua al secondo che, convogliati in un canale scavato attraverso le monta-

gne, avrebbero rifornito gli abitanti di Foggia, Bari e Lecce. Il canale avrebbe dovuto avere un a lunghezza di 236 Km. fino a Fasano; Il costo doveva aggirarsi intorno ai 136 milioni di lire. Nel luglio 1902 il governo approvò la costituzione di un organismo di controllo nel quale da un lato era rappresentato lo Stato e dall’altro le province cui si è fatto riferimento, con il compito e la responsabilità della costruzione, manutenzione e funzionamento perpetuo dell’acquedotto e con i pieni poteri per la concessione di appalti a ditte private. Nel 1905 venne costituita la Società Anonima Concessionaria dell’Acquedotto Pugliese con cui si stipulò il contratto di appalto delle opere e verso la fine dei 1906 questa Società diede inizio al lavori di costruzione della galleria di valico dell’Appennino. La sorveglianza sul lavori in corso venne conferita a uno speciale ufficio del Genio Civile appositamente costituito, con a capo l’Ing. M. Maglietta, mentre la direzione tecnica del lavori venne affidata al già citato Ing. Bruno. Nel corso del lavori, su istanza dell’Ing. Maglietta, venne variato il tracciato dei canale principale, in modo che la sua lunghezza venne ridotta a 214 Km. fino a Fasano con un ulteriore prolungamento di 30 Km. fino a Villa Castelli. Vennero inoltre introdotte altre importanti varianti cui faremo riferimento in seguito. Il tracciato dell’acquedotto nella sua versione definitiva è riportato nella cartina che accompagnava una breve descrizione dell’acquedotto stesso, . Abbiamo qui riprodotto tale cartina in fig. 1 - come già accennato - per comodità dei lettori. Dobbiamo ricordare peraltro che la linea da Villa Castelli a San Pancrazio, nonchè il ramo del grande sifone che raggiunge Lecce, sono attualmente in

- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -

esercizio, mentre sono stati ultimati anche alcuni lavori minori che sulla carta vengono indicati come in progetto o in corso di costruzione. Dopo questi brevi cenni storici, passiamo ora ad esaminare le opere vere e proprie che costituiscono l’acquedotto, prime fra tutte quelle per la raccolta delle acque a Caposele. Questo paese, situato a circa 80 Km. a est di Napoli si trova pressappoco a 400 in. sul livello del mare lungo le pendici del Monte Plafagone, uno dei bastioni del massiccio del Cervialto che costituisce un tratto degli Appennini lucani. Chi visiti questa località appartata non può non restare colpito dalla fantasia mostrata dal Rosalba, poichè guardando agli stupendi panorami che si affacciano sul Mar Tirreno, l’osservatore ha alle spalle montagne ripidissime alte più di 3.000 piedi , che fanno sembrare la Puglia davvero remota. Le sorgenti del fiume Sele sono costituite da numerose fonti che, tutte insieme, in inverno hanno una portata di 4,5 metri cubi al secondo, ma d’estate raggiungono un tributo di 5,5 mc. al secondo, il che sta a indicare che l’acqua impiega circa sei mesi a passare dal bacini imbriferi alle sorgenti. Nella zona esistono numerose altre fonti con le quali, ove in futuro si rendesse necessario, si potrebbe aumentare la portata dell’acquedotto a 6,3 me. al secondo. Le dimensioni di tutte le opere relative all’acquedotto sono state calcolate per consentire il passaggio di quest’ultima portata. Le sorgenti della Sanità utilizzate per rifornire il canale si trovano ad un’altezza di 420 m. sul livello del mare la località precisa viene indicata in fio. 2 . Prima di esporsi all’ingente spesa per la costruzione dell’acquedotto, era ovviamente necessario raccogliere tutte le possibili notizie sulle variazioni di regime del flusso e sulla probabile durata delle sorgenti della Sanità. Si è già detto che qualche tempo

prima dell’inizio dei lavori era stata nominata apposita Commissione di esame su questo e altri punti. Sicchè in precedenza era già fatte numerose valutazioni della quantità di acqua erogata, con l’impiego di sistemi di misurazione alquanto approssimativi, e tutte tendevano a confermare che da molti anni la quantità d’acqua sorgiva a superava i 4 metri cubi al secondo. Tra il 1901 e il 1907 le acque vennero convogliate verso uno sbarramento di misurazione, come indicato in fig. 3 ed i risultati di tali misurazioni indicarono un valore medio di 4,648 me. al secondo per l’intero periodo. La cifra più bassa registrata fu di 3,665 mc. al secondo nel novembre 1903, la più alta 5,781 mc. al sec. nel maggio 1902. Le cifre registrate erano per altro notevolmente al di sotto della portata reale a causa di infiltrazioni nel sottosuolo sotto allo sbarramento e nelle sue vicinanze. Contemporaneamente a queste misurazioni venne intrapresa un’accurata indagine sulle precipitazioni atmosferiche nella zona comprendente il bacino delle sorgenti, indicata in fig. 1 da un triangolo approssimativo. Lo spazio non ci consente di riferire sui risultati in dettaglio ma possiamo dire che si rilevò una variazione annuale relativamente limitata. Furono impiantate cinque stazioni e se prendiamo come indicativi i risultati di una di queste - Bagnoli Irpino - il valore più basso registrato tra il 1904 e il 1909 fu di 1.577 mm.., quello più alto di 1.730 mm. Tali cifre noti comprendono le sporadiche piogge estive e si riferiscono alla sola zona facente capo alla stazione. Limiti di spazio ci impediscono dei pari di soffermarci stilla geologia della regione su cui pure sono state compiute accurate ricerche. Si può notare che l’acqua sgorga dal terreno come se defluisse su uno sbarramento ricurvo e questo effetto è del tutto naturale, poichè l’acqua in effetti affiora sul bordo di un bacino


costituito da uno strato impermeabile di dolomite ai piedi del Monte Plafagone. L’acqua è notevolmente pura sia chimicamente che batteriologicamente, con una durezza di 14 gradi (francesi). La sua temperatura è di 9° C e non varia sensibilmente nell’arco dell’anno. Il problema di raccogliere l’acqua delle sorgenti della Sanità e convogliarla all’ingresso dell’acquedotto risultò assai facilitato dal fatto che il sottosuolo immediatamente al di sotto della bocca è costituito da argilla impermeabile, che al termine dei lavori formò una barriera naturale perfetta, impedendo all’acqua di infiltrarsi nel sottosuolo o disperdersi nella valle sottostante. La planimetria di fig. 7 riporta l’impostazione generale, delle opere di convogliamento: come si noterà, le opere più importanti comprendono una diga, canali di raccolta e di avvicinamento, l’ingresso all’acquedotto e diversi canali di derivazione. La diga è costruita in muratura ed ha uno spessore uniforme di 2 m. La cima della diga si trova a 422,45 m. sul livello del mare, 2,15 m. al di sopra del pelo dell’acqua delle sorgenti. La diga è costruita pressappoco parallela alle sorgenti, a una distanza da esse di circa 50 m. e poggia sull’argilla impermeabile cui si è fatto riferimento La fig. 6 riporta una veduta dei lavori di testa alle prime fasi di costruzione; in primo piano sulla sinistra dell’illustrazione è visibile parte della diga. Il terreno impermeabile tra le sorgenti e la diga si presenta sotto forma di catino poco profondo e vicino al centro si trova un canale di raccolta, come si vede in fig. 7.

Furono costruiti anche diversi canali coperti che si dipartono dal canale di raccolta, come risulta dalla stessa figura, la maggior parte dei quali termina in un punto in cui l’acqua sgorga con maggiore abbondanza dal fianco della montagna. I canali laterali sono di diversa lunghezza, ma hanno una sezione comune di 0,8 x 1,2 m. sono costituiti da un fondo naturale, mentre le pareti sono costruite in blocchi di calcestruzzo con un’apertura di 0,15 m. tra l’uno e l’altro attraverso cui l’acqua può fluire nel canali. Ogni canale è coperto con lastroni di calcestruzzo non cementati. Il canale di raccolta ha una lunghezza di 55 m. ed un’ampiezza di 3 m. all’estremità opposta all’ingresso nell’acquedotto e di 5 m. nel punto in cui si unisce al canale di avvicinamento. Il fondo è formato da uno strato di calcestruzzo dello spessore di 0,5 m. ed ha una pendenza di 1 su 20 verso il canale di avvicinamento. La fig. 8 dà una panoramica del canale di raccolta prima che venisse coperto; si noti che le pareti sono in muratura con una serie di aperture ad arco. Le aperture sono riempite con blocchi disposti con una certa spaziatura tra l’uno e l’altro; negli archi che comunicano con i canali laterali è stato lasciato un passaggio libero. Tutto lo spazio tra la diga, le pareti dei canale di raccolta e la superficie della roccia è stato riempito di ghiaia come si vede in fig. 8 e l’acqua passa negli interstizi in perfetta libertà. Tutta l’area è stata coperta con uno strato di calcestruzzo dello spessore di 0,3 m. nel quale sono stati lasciati dei fori d’ispezione per consentire l’accesso al canale di raccolta. Sopra al calcestruzzo è stato poi

depositato uno strato di terra sul quale sono stati in seguito sistemati sentieri e aiuole. Come si vede dalla fig. 7, il canale di raccolta verso l’estremità di uscita si incurva per unirsi al canale di avvicinamento all’ingresso dell’acquedotto. Questo canale ha una lunghezza di 9,55 m. e da una larghezza di 5 metri si restringe a 4 m. Come nel caso del canale di raccolta, la pendenza è di 1 su 20. Dal canale l’acqua passa in una camera di raccolta riportata nelle figg. 9 e 10. Si può notare che tale camera è suddivisa in due parti da una soglia sulla quale è montata una paratia metallica o saracinesca, non riportata in questi disegni, ma nelle figg. 14 e 16 allegate. Chiudendo questa saracinesca si può chiudere completamente l’ingresso nell'acquedotto e scaricare invece l'acqua atraverso il canale di scarico ausiliario indicao nelle figg. 11, 14 e 17, nel letto del fiume. Come risulta chiaro dalla fig. 17, il

canale ausiliario di scarico è dotao di un sifone del tipo in seguito dettagliatamente descritto. Tornando alle figg. 9 e 10, si puo notare che la seconda parte della camera di raccolta forma il raccordo alla soglia d’ingresso principale dell’acquedotto, che ha inizio da un lato, ma è anche dotata di due canali di uscita all’estremità comunicanti con il canale di scarico principale e questo, a sua volta, comunicante con il letto del fiume. Ognuno dei due canali in uscita è dotato di una saracinesca scorrevole

per mezzo della quale si può regolare l’altezza dell’acqua al di sopra della soglia principale e quindi la quantità d’acqua che viene immessa nell’acquedotto. La fig. 10 è una sezione da cui si vede la soglia. Si può notare che l’acqua entra nell’acquedotto quando il livello nella camera di raccolta supera i m. 418,76 s.l.m. poichè a questo livello vi è una falsa soglia che precede la soglia reale. La falsa soglia è stata inserita per

poter regolare l’acquedotto, ma la differenza in altezza di 0,98 m. tra le due soglie non ha più ragione di esistere, dato che la regolazione è stata in seguito modificata in relazione alla misurazione del flusso. Nelle figg. 12 e 13 vengono riportate le sezioni appena oltre la soglia. La fig. 18 riporta una veduta generale delle costruzioni che coprono il canale di avvicinamento,

la camera di raccolta e le soglie; questa fotografia è stata presa nel corso dei lavori di copertura del canale di raccolta. Uno di questi edifici costituisce

- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63


L'ACQUEDOTTO PUGLIESE.

I la centrale di controllo e contiene le attrezzature per azionare le saracinesche, nonchè gli strumenti di

misura. Le attrezzature non richiedono praticamente alcun commento poichè sono del normale tipo a funzionamento manuale dato che le dimensioni delle saracinesche non sono tali da richiedere alcun particolare apparato di manovra. L’idrometro e dotato di un doppio indice da cui si rilevano, su scale parallele, l’altezza dell’acqua al di sopra della soglia e il corrispondente volume d’acqua al secondo. Facendo nuovamente riferimento alla fig. 7, si noterà che alla estremità del canale di raccolta, dalla parte opposta al canale di raccordo, viene prelevata l’acqua che serve a rifornire l’abitato di Caposele. Le norme di rifornimento di quel Comune stabiliscono che, quando la quantità d’acqua erogata dalle sorgenti supera i 4 mc. al secondo, devono essere lasciati a disposizione dell’abitato 500 litri al secondo, e 200 litri al secondo quando la quantità d’acqua scende al di sotto di questa cifra. I lavori comprendono un canale di alimentazione, riportato in fig. 6, ed un bacino di calma (vedi stessa figura). Quest’ultimo termina in uno sbarramento di misurazione, che ha una soglia della larghezza di 2 m. al di sopra della quale l’acqua si riserva in un bacino di raccolta, da cui viene prelevata per alimentare il paese. Un piccolo edificio serve a riparare le saracinesche e gli strumenti di misura. A questo punto si può ricordare che l’acqua normalmente in eccesso, unitamente a quella provenienteda varie fonti che non sono state imbrigliate, garantisce una abbondante alimentazione d'acqua nel vecchio letto del fiume. Quest'acqua viene utilizzata per for-

da un depliant dell'"EAAP"

n una persona adulta il contenuto idrico si aggira intorno al 60% del peso corporeo: basta questo dato per capire quale fondamentale importanza abbia l’acqua per la vita degli uomini. L’acqua è l’elemento più importante della terra, perchè senza di essa non può esserci la vita. Il fabbisogno umano è di almeno due litri al giorno: essa è quindi un elemento primario e un diritto di tutti gli uomini. In Puglia l’Acquedotto nasce per garantire questo diritto e per porre fine alla secolare mancanza d’acqua. Nel 1791, in una relazione per il Governo borbonico, l’economista Giuseppe Maria Galanti individua nella distruzione dei boschi la causa principale della penuria d’acqua di queste terre. Le acque piovane infatti, senza le radici degli alberi che le trattengono, scivolano a valle formando vaste paludi, nocive all’igiene e alla salute. Oltre a questo, la conformazione geologica di tipo carsico, caratteristica di questa terra, non favorisce facili deflussi ai corsi d’acqua superficiali. L’approvvigionamento idrico dunque, ha sempre presentato notevoli difficoltà. La carenza di acqua delle città costringe spesso la popolazione a servirsi di quella piovana che viene raccolta in cisterne. Ma, non esistendo le fogne, quest’acqua piovana prima di arrivare alle cisterne, scorre nelle strade dilavando i liquami che vi vengono gettati. Non è difficile immaginare che ingerendo quest’acqua malsana, si favorisce l’insorgere di malattie come il tifo, la dissenteria, la malaria, il colera, la peste e il vaiolo. La situazione non è migliore nelle campagne perchè la gente è spesso costretta a ricorrere alle altrettanto malsane acque di palude. Le statistiche dell’epoca sono inesistenti o poco attendibili: si parla di epidemie divenute endemiche, di mortalità infantile impressionante, di decessi a decine di migliaia. Il problema comincia ad essere fortemente sentito anche dalle autorità: nel 1847 il re di Napoli, Ferdinando II, incarica una commissione di elaborare un piano per l’approvvigionamento idrico della regione. Nel luglio del 1866 la siccità causa un’epidemia di colera talmente grave da costringere i Consigli provinciali di Bari e Foggia a tentare di affrontare

- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -

il problema in maniera radicale e definitiva: indicono un concorso per un progetto di acquedotto. Vincitore, risulta essere un giovane ingegnere del Genio Civile, Camillo Rosalba, il primo ad intuire che le sorgenti del Sele a Caposele, in provincia di Avellino, sono capaci di rifornire d’acqua la Puglia. Si sarebbero dovute scavare delle gallerie, alcune delle quali di lunghezza superiore ai 15 chilometri, superare valli e colline, coprire distanze enormi. Ma i tempi non sono ancora maturi per un’opera così audace ed avveniristica: pur dimostrando con dati

precisi la fattibilità dei progetti, questi sono accantonati. Verranno ripresi e realizzati solo anni dopo, a dimostrazione che l’idea era perfettamente fondata. La nascita. Bisogna aspettare il 1902 perchè il Presidente del Consiglio, Giuseppe Zanardelli, incarichi il Ministro dei Lavori Pubblici di presentare il disegno di legge per la costruzione di un acquedotto. Il 6 giugno la Camera e il 26 il Senato, approvano la legge 245 “Per la costruzione e l’esercizio dell’Acquedotto Pugliese”. Dopo due anni il Ministero dei Lavori Pubblici emana un “Bando di gara internazionale” (il primo a carattere europeo) per la costruzione del canale principale. I lavori iniziano nel gennaio


1906. L’acqua del Sele viene convogliata in Puglia attraverso la costruzione di un’opera ciclopica, consistente in un canale, lungo 244 chilometri, che attraversa l’Appennino in galleria. Nel gennaio 1915 a Macenzano, sotto Castel del Monte, arriva in terra pugliese la prima acqua del Sele. A Bari l’acqua giunge il 24 aprile 1915, a Foggia nel 1924 e a Lecce nel 1927. La cerimonia di di inaugurazione della fontana di piazza Umberto I a Bari segna l’avvio di una nuova era per la Puglia. L’acqua che la gente ha tanto atteso, sgorga prima lentamente, poi zampilla sempre più in alto, salutata da un applauso che prorompe dall’enorme folla accalcata per festeggiare l’evento. Tutti gioiscono ed esultano, molti hanno le lacrime agli occhi, mentre dai balconi dell’Università gli studenti lanciano fiori gridando “Viva l’Italia”. L’acqua fa germinare pensieri nuovi, colpisce l’immaginazione ed apre il cuore alla speranza di una vita migliore. Viene costituito successivamente, nel 1919, l’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese. L’acquedotto oggi. L’Acquedotto ha continuato ad espandersi, fino a diventare il più grande del mondo. Oltre che dalle sorgenti del Sele oggi si rifornisce anche da quelle di Cassano Irpino in provincia di Avellino, dall’invaso del fiume Sinni, da quello sul fiume Agri in Basilicata e dall’invaso di Occhito sul fiume Fortore. Inoltre il sistema di alimentazione è assicurato anche dalla falda acquifera sotterranea che utilizza 240 pozzi di prelievo. Per far arrivare l’acqua ai paesi situati a quote elevate (fino a 1.000 metri), ci si serve di oltre 180 impianti di sollevamento, tra cui quello di Ginosa in località “Parco del Marchese” che è

tra i piu grandi d’Europa (solleva 5.000 litri d’acqua al secondo). L’Acquedotto è di fondamentale importanza per il tessuto sociale della Puglia e delle regioni limitrofe, perchè rifornisce un territorio vastissimo, portando acqua ad oltre quattro milioni e seicentomila abitanti. L’Acquedotto oggi ha oltre 2.000 dipendenti e, con l’indotto, dà lavoro a più di diecimila persone. Ma l’Acquedotto è anche portatore di cultura. La facoltà di ingegneria idraulica di Bari, infatti, è frutto di una diretta e naturale “ricaduta culturale” sul territorio. Basti pensare che gli ingegneri che hanno costruito l’Acquedotto hanno contribuito a farne una delle Facoltà universitarie più importanti e prestigiose d’Italia. Non c’è testo di ingegneria idraulica che non riporti i lavori eseguiti dall’Acquedotto Pugliese. Oggi l’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese, divenuto col tempo una complessa realtà al servizio del territorio, gestisce diversi schemi idrici, tutti interconnessi tra loro. Schema idrico del Sele: è stata la prima opera dell’Acquedotto Pugliese. Alimentato dalle sorgenti di Caposele, di Cassano Irpino e da quella di Mino Francesca (detta “la Francesca’), e dopo aver attraversato i territori della Campania e della Lucania si sviluppa per quasi tutto il territorio della regione Puglia, costituendone l’ossatura principale. Dal canale principale, lungo 250 chilometri si dipartono 27 diramazioni, tra cui quelle per la Capitanata, per i territori costieri del barese e per il sifone salentino da cui partono gli adduttori, al servizio dei versanti adriatico e jonico della penisola leccese. La lunghezza totale è di oltre 3.000 chilometri ed è costituito da 99 gallerie, 91 ponti canali, trincee e rilevati, 6 sifoni per l’attraversamento di avvallamenti.

Schema idrico del Fortore: è entrato in servizio nel 1975 ed alimenta 35 comuni in provincia di Foggia. Le acque, raccolte nell’invaso di Occhito, prima di essere immesse nell’adduttore, lungo 400 chilometri, sono potabilizzate nell’impianto di “Finocchito”. L’acquedotto del Fortore integra la schema del Sele nell’alimentazione delle aere della Capitanata e del litorale garganico. Schema idrico del Pertusillo: trae nome dall’omonimo invaso sul fiume Agri ed è entrato in esercizio nel 1974 per integrare l’alimentazione di gran parte della regione Puglia e della Basilicata, è interconnesso con lo schema del Sele in corrispondenza del nodo di Gioia del Colle. In località “Parco del Marchese” l’Acquedotto si biforca nei due rami, nord e sud, che vanno ad alimentare, tramite impianti capaci di sollevare circa 5 metri cubi di acqua al secondo, le aree del barese e, per gravità, quelle delle provincie di Taranto, Brindisi e Lecce. Schema idrico Jonico-Sinni: per il vettoriamento, verso la parte centrale della Puglia, delle acque Sinni-Pertusillo è stato realizzato il raddoppio degli impianti di sollevamento di “Parco del Marchese” (i più grandi d’Europa) e il raddoppio del vettore Gioia del Colle - Bari. Schema idrico dell’Ofanto: è stato realizzato per integrare, con le acque provenienti dall’invaso di Conza, il sistema acquedottistico pugliese e per poter costituire un vettore alternativo al canale principale dell’acquedotto del Sele. L’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese gestisce una rete di oltre ventimila chilometri di tubazioni (venti volte la lunghezza del Po, la stessa della rete ferroviaria italiana, che porta acqua alla Puglia, in Basilicata, in Irpinia, e a parte

della Calabria e del Molise. La portata è di oltre 20mila litri al secondo (si potrebbero riempire più di 640 piscine olimpioniche in un’ora). L’Acquedotto rifornisce di ottima acqua circa cinque milioni di persone, un numero pari agli abitanti di Napoli, Torino e Roma messi insieme, distribuiti in 429 comuni. Questi numeri fanno dell’Acquedotto Pugliese la più grande opera di ingegneria idraulica del mondo. L’EAAP si distingue da Enti simili per tre caratteristiche che lo rendono unico. Gestisce il ciclo completo dell’acqua, dalla captazione alla distribuzione, la manutenzione delle fogne, la depurazione e lo smaltimento dei fanghi e il riciclo delle acque reflue. Altro fatto importante è l’interconnessione degli schemi idrici, caratteristica che permette di trasferire l’acqua da una zona all’altra a seconda della necessità. Infine, l’Ente garantisce un controllo chimico-batteriologico rigoroso e continuo. Le fogne. Dal 1939 l’Ente si occupa anche di un altro servizio fondamentale per la collettività. L’EAAP gestisce infatti il sistema delle fognature per conto degli Enti locali, provvedendo ad effettuare gli allacciamenti e a predisporre tutte quelle opere necessarie al trattamento dei liquami. Gli utenti serviti sono circa 550 mila, che usufruiscono di oltre 1.500 chilometri di derivazioni per gli allacciamenti, 7.802 km di fogne nere (allontanano dai centri abitati le acque di rifiuto dagli scarichi dei servizi igienici) e 558 km di fogne bianche (allontanano scarichi piovani e industriali). La depurazione. L’Ente gestisce anche il servizio di depurazione delle fognature. Le acque usate sono convogliate, con l’ausilio di 18 impianti di sollevamento, in 157 depuratori che provvedono al loro smaltimento. I liquami e i loro sotto-

- Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63


prodotti sono, così, ripuliti prima di venire eliminati. L’impegno dell’EAAP affinchè vengano salvaguardati l’ambiente e la salute degli uomini si concretizza in un monitoraggio costante e meticoloso, che permette di avere a disposizione dati aggiornati sulla natura degli scarichi. Ogni anno, solo per i liquami, vengono infatti effettuati circa 11 mila esami chimici e batteriologici. Potabilizzazione ed esami baneriologici. L’Ente per l’Acquedotto, col trascorrere degli anni e col mutare dei tempi, ha assunto numerosi nuovi compiti, tutti di grandissima importanza per la salvaguardia del benessere dei cittadini. La potabilità dell’acqua è garantita dai laboratori delle analisi chimicobatteriologiche di Bari, Lecce, Foggia, Taranto, Matera, Potenza oltre a quelli presenti nei cinque impianti di potabilizzazione. In essi si effettuano circa 53 mila esami ogni anno. Fanno parte integrante del sistema idrico gli impianti di potabilizzazione del Pertusillo, Camastra, Montalbano, Sinni e Fortore. In essi vengono potabilizzati circa 300 milioni di metri cubi di acqua ogni anno. Servizi di assistenza e manutenzione. Per far sì che un’opera imponente ed articolata come quella costruita dall’Acquedotto Pugliese funzioni sempre a dovere, e fare in modo che il suo funzionamento non crei problemi alla popolazione interessata, c’è bisogno di un servizio di assistenza complesso, efficiente e tempestivo. Bisogna infatti costantemente provvedere alla manutenione degli acquedotti ausiliari, delle reti interne, dei serbatoi, dei torbidimetri, degli impianti depurativi e di fognatura, di quelli di adduzione e di sollevamento, delle centrali di energia elettrica e delle linee elettriche, dei ponti radio e delle linee telefoniche. Il servizio per il trattamento delle acque si occupa poi della manutenzione degli impianti di potabilizzazione e dissalazione. Altri servizi si occupano di misurare le portate, di ricercare le perdite e della protezione catodica delle tubazioni. Un parco macchine di 321 furgoncini garantisce poi l’assistenza tecnica a tutto il vasto territorio servito dall’Acquedotto. Al servizio della collettività. Oggi l’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese mette la propria competenza e capacità progettuale al servizio dell’intera collettività sia relativamente a strutture proprie che di altri Enti. I sessantasei ingegneri dell’EAAP, di cui venticinque dislocati a capo dei nove compartimenti periferici e gli altri negli uffici centrali, progettano ogni

La cascata di Tredogge

anno opere per un valore di circa 300 miliardi di lire. I venticinque ingegneri operanti nei compartimenti progettano generalmente per conto degli Enti opere minori come le reti idriche e fognarie locali. Quelli operanti negli uffici centrali, invece, si occupano dei progetti più importanti. Se si osserva la sede centrale dell’Acquedotto a Bari, si può avere un’idea di quanta importanza abbia l’acqua per le popolazioni di queste terre. Una costruzione imponente per chi garantisce un servizio primario. Progettato dall’ingegnere ravennate Cesare Brunetti e terminato nel 1932, il palazzo è in stile romanico-pugliese riadattato. A Duilio Cambellotti, scultore, disegnatore e scenografo, si devono le decorazioni, gli affreschi a tempera, le vetrate, i disegni dei pavimenti e l’arredamento di parte degli uffici e delle sale. Il palazzo, visto dall’esterno, appare costruito su un robusto basamento da cui si alza una muratura di pietra bugnata che riporta alla memoria molti castelli medioevali pugliesi. Larghe aperture alleggeriscono la mole, mentre un proporzionato portone dà accesso al fabbricato. A sbalzo una fascia di pietra, su cui sono poggiati i balconi, cinge l’edificio dall’altezza del piano ammezzato, sul quale si elevano quattro piani. L’insieme è grave, serio e pittoresco allo stesso tempo. All’interno l’acqua è rappresentata dovunque, scolpita,

- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -

intarsiata o dipinta. Mobili, grondaie, vetrate, scale, pareti, soffitti e colonne hanno tutte una particolare decorazione che in un modo o nell’altro richiama l’elemento acqua. Onde dal disegno appuntito contraddistinguono i mobili di Cambellotti riservati al personale tecnico, e onde con movenze più arrotondate caratterizzano gli arredi degli uffici amministrativi. Il palazzo della sede di Foggia. Il palazzo, sede di Foggia dell’Ente Acquedotto Pugliese, è stato progettato nel 1926 e costruito tra via Isonzo, viale XXIV Maggio e via Scillitani, nel pieno centro della città. La costruzione è ispirata all’archittetura liberty, normalmente destinata ad edifici singolari e di particolare prestigio. L’impostazione delle facciate del palazzo è a cortine organizzate su tre ordini, separati da loggiati e cornicioni, con due corpi di fabbrica a pianta ottagonale. Il materiale impiegato per realizzare tutti gli elementi architettonici e decorativi nonchè i rivestimenti, è il conglomerato cementizio, finito in superficie con granigliati che simulano la lavorazione della pietra. Cupole a pianta ottagonale si elevano dal piano di calpestio delle coperture a terrazzo, costituite da un tamburo nel quale sono ricavate portefinestre che consentono l’accesso ai balconi. Gli elementi di arredo sono tutti prefabbricati di tipo seriale in calcestruzzo. Il palazzo è composto da sei piani superiori, oltre al pianterreno ed al piano

cantinato, di cui una parte è destinata ad uffici e magazzini. Data la sua ricchezza formale e compositiva, il palazzo si configura senza dubbio come una realtà monumentale che caratterizza l’ambiente urbano di Foggia.

PER ABBONARSI AL GIORNALE INVIARE IL PROPRIO INDIRIZZO E UN CONTRIBUTOALLA PRO LOCO CAPOSELE VIA ROMA N.10


a r e b i l e d a n U

4 2 9 1 l e d

Il Sindaco rivolge un cordiale saluto, all’intervenuta cittadinanza e, dopo brevi constatazioni sulle sorti disagiate del bilancio comunale e sulla necessità di un provvedimento restauratore dice: ONOREVOLI COLLEGHI, Fra pochi anni il Sele, questo limpido e gigantesco figlio del nostro Appennino, che ora ci lascia ad intervalli, sarà definitivamente convogliato nel grandioso Acquedotto Pugliese, e non lo vedremo più. Scompariranno con lui la più dolce poesia, il nido dell’amore più puro, la più bella e pittoresca espressione del nostro panorama, la salubrità del clima, la ubertosità della valle, la ciclopica costruzione delle nostre industrie e la imponente ricchezza idroelettrica che era riservata alla moderna generazione nostra. Ricorderete il serotino e allegro via vai delle nostre donzelle, che dalle anfore in testa andavano per acqua alla Sorgente; ricorderete il popolo tante volte festante abbandonato al tradizionale godimento delle luminarie e dei plenilunii d’estate che si rispecchiavano nelle cerulee onde; ricorderete il grande concorso dei popoli vicini alla Fiera della Sanità, desiderosi di rivedere con sempre rinnovata meraviglia la grandezza del nostro fiume, la grandiosità delle sue

cascate. Tutte queste cose non possono sfuggire alla vostra memoria, perchè sono indimenticabili rimembranze

d’olio, gualchiere, tintorie, fabbriche di carta ecc. Dove va la salubrità del nostro clima, la freschezza delle nostre generazioni, la ubertosità della nostra contrada, la energia nascosta nell’impeto delle voluminose cascate? Dove va la nostra poesia, la grandezza della nostra natura, la inesauribile nostra ricchezza? Va a dissetare, a risanare, ad incivilire un grande, generoso e magnanimo popolo della nostra Italia, quello che vive sotto il cielo ridente delle Puglie. Orgoglio nostro per tutti i benefici che rendiamo ai vicini fratelli. Ma cosa abbiamo avuto, o cosa avremo in compenso della grande ricchezza di cui ci siamo privati? Nulla ci è stato dato, nulla ci è stato promesso finora. La Società assuntrice dei primi lavori dell’Acquedotto ci fece un regalo di 600.000 lire in cartelle al 3,50% vincolate a gravi garanzie; ma queste non rappresentano che un pallido riconoscimento dell’immenso beneficio, ricevuto dal nostro Sele, una sbiadita riparazione dello stato disastroso in cui fu lasciata la topografia del paese dopo quei primi lavori, una parte minima, trascurabile, infinitesimale delle spese di manutenzione che occorrono al paese. E non parlo d’altri postumi, quali, ad esempio, il vincolo forestale, imposto, per la protezione del bacino idrologico del Sele, al demanio del Comune, unica sorgente di nostra ricchezza, la scomparsa della mano d’opera, l’esagerato costo della vita, la miseria in genere e gli inevitabili altri mali della vita, non escluso quello terribile della malaria che ci porterà inesorabilmente il letto abbandonato del fiume con le residue acque impantanate. Dirò, per la verità, che un’ottima promessa ci fu fatta. Quell’anima nobile e grande dell’ing. Brandau, Direttore dei primi

lavori dell’Acquedotto, che tiene legato il suo nome al Sempione, e che fece di Varzo il più bello, il più pittoresco e più incantevole villaggio d’Italia, aveva ideato e promesso di ricostruire Caposele cadente in terreno solido, con arte, comodità e vedute moderne. Ma il fato volle che egli lasciasse la direzione dei lavori e la Società concessionaria, che il progetto Brandau aveva pur favorevolmente accolto, non tardò a dimenticarsi di noi. Così la promessa venne meno, e Caposele continua ad avvicinarsi inesorabilmente al baratro delle più spaventose macerie. Orbene noi dobbiamo prevenire e curare tutti questi malanni, ricorrendo all’intervento del Governo nel chiedere un giusto concorso al generoso Popolo delle Puglie, cui abbiamo dato, con privazione nostra, igiene, pulizia, salute, salubrità, ricchezza, energia, irrigazione delle sue aride terre. Quando questo popolo penserà alle sofferenze patite da secoli per mancanza di acqua; - quando penserà al sacrifizio compiuto in tanti anni per procurarsi nella stagione canicolare un bicchiere di acqua ristoratrice del Serino, che gli veniva trasportato a mezzo ferrovia quando penserà alla sua rigenerazione materiale, morale e civile che gli ha portato e meglio ancora gli porterà fra breve il nostro Sele, io dico che questo popolo non rifiuterà il nobile gesto di versare per Caposele il tenuo contributo annuo di almeno 15 centesimi per ogni abitante beneficiato dalla nostra acqua rigeneratrice. Non pretendiamo di più: 15 centesimi all’anno per ogni utente del Sele, o una percentuale sui canoni d’utenza in misura equivalente. Essi, per i contribuenti, non rappresentano alcun tangibile aggravio, alcun sensibile sacrificio. Nessuno si accorgerà di pagare il contributo, e quand’anche se ne avvedesse, indubbiamente non vi

di una età da poco tempo trascorsa, destinate solo a scomparire davanti alla necessità di un grande popolo assetato, che invano chiedeva acqua da secoli. Finchè i ruderi resisteranno al tempo, a noi non resterà che il nostalgico ricordo dei molini da cereali, delle macine - Anno XXVII- Agosto 1999 - N. 63


che vita materiale e civile possono ricambiare a Caposele; Considerato infine che a raggiungere tale scopo occorre l’intervento efficace del Governo

darebbe niun peso: tanto tenue e piccola cosa è la misura del soccorso. Rifaremo il nostro paese, perchè non è più oltre tollerabile vivere in case decrepite, ormai inevitabilmente luride, malsane e crollanti, così ridotte dalle frane che ne hanno dissestata la statica e minacciano sordamente la vita di tutti noi; incanaleremo le acque stagnanti che residueranno nel letto abbandonato dal fiume; faremo un asilo, un fabbricato scolastico, un fabbricato per gli uffizi, un macello, un lazzaretto, gabinetti pubblici di decenza; rifaremo il panorama delle sorgenti; a mezzo di nuove strade ci metteremo in diretta comunicazione con i vicini centri ferroviari; col Santuario di Materdomini faremo una via di accesso più comoda, più breve e più bella dell’attuale, ma tale da indirizzare il transito per Caposele - oggi tagliato fuori d’ogni comunicazione - e da obbligare che il grande concorso dei fedeli al Santuario, proveniente dal Sud abbia necessariamente a passare, senza sacrifizio, per il nostro paese. Questo Santuario, che è grande astro di attrazione di devoti da tutte le parti del mondo, non va assolutamente trascurato, ma diligentemente accudito, studiato, soccorso; creeremo nuove industrie in sostituzione di quelle distrutte, faremo insomma tutte quelle opere che renderanno civile il paese, mettendolo in grado di ospitare decorosamente i forestieri, facendone un centro di richiamo ai visitatori delle opere di captazione delle sorgenti e d’imbocco del grandioso, mondiale acquedotto; svilupperemo con ciò un movimento di forestieri, che oggi manca per mancanza di mezzi di comunicazione o di comodità. I principali acquedotti del mondo sono quattro: quello di Kats-Kill di New York lungo Km. 144; quello di Los Angeles di California lungo Km. 378; quello di Coolgardie W. di Australia lungo Km. 564 e quello Pugliese lungo Km. 1.598. Il Pugliese ha 108 Km. di gallerie,

100 di trincee, 67 di Ponti-Canali, 74 circa di Sifoni, e dà acqua a circa 2 milioni e mezzo di abitanti; opera insomma colossale, portentosa, che rivela il più grande ardimento dell’Ingegneria. Ebbene, mentre di tutti gli acquedotti si fa tuttora un gran parlare e molti accorrono a visitarli, il nostro è negletto e nessuno si cura di venire a constatarne la grandiosità e la bellezza. Perchè? Perchè mancano i mezzi di comunicazione e di ospitalità dei visitatori. Se il nostro acquedotto fosse in alta Italia, sarebbe un potentissimo mezzo per sfruttare la industria del forestiero, e porterebbe la fama della nostra Ingegneria e il nome della Patria all’altezza che loro compete. Io non dissimulo le grandi difficoltà della mia proposta, soprattutto perchè la voce dei piccoli, la voce dei deboli, è generalmente voce inascoltata, ed è per questo che io l’appoggio al vostro autorevole giudizio ed a quello ancora più autorevole del nostro popolo. Ma fido nella bontà della causa, nella magnanimità delle Puglie e principalmente nella pronta percezione dei grandi problemi che ha il nostro Presidente dei Ministri, nel grande interesse che Egli sposa per le cause sante, e nella fulminea rapidità con la quale corre all’esecuzione. Con quest’augurio e con questa fede io sottopongo alla vostra discussione ed all’autorevole approvazione vostra la mia proposta, che concreto nel seguente ordine del giorno: ILCONSIGLIO Sentita la relazione del Sindaco; Ritenuta la gravità dei danni già derivati e che dal convogliamento del Sele deriveranno ancora al paese dal lato dinamico, igienico, sanitario, industriale e finanziario; Considerato che a tali danni si può, poco per volta, rimediare con un modesto concorso annuale delle Puglie, che dal Sele traggono la loro prosperosa vita materiale e civile, e

- Anno XXVII - Agosto 1999 - N.63 -

archivio "LA SORGENTE"

DELIBERA di instare, come insta, perchè il Governo del Re, a partire dal 1 gennaio 1924, voglia imporre un contributo annuo fisso di almeno 15 centesimi per ogni abitante delle Puglie che si serve dell’acqua del Sele, o altra percentuale in misura equivalente, da versarsi a favore del nostro Paese. Di affidare al Sindaco la scelta di una Commissione, con l’incarico di portare

Bibliografia - “Caposele una città di sorgente” di N. Conforti - A. Merola - “Terra di caposele” Scuola media statale di Caposele - “L’acquedotto Pugliese” da Engeneering 1929 - "Depliant EAAP" - 1° 2° e 3° Volume de "La Sorgente"

Pro Loco Caposele VIA ROMA - CAPOSELE AV

il presente messaggio all’Onorevole Presidente dei Ministri, S.E. Benito Mussolini, palladio sicuro dei nostri bisogni e delle nostre legittime aspirazioni. E ciò premesso, invita il Consiglio alla discussione. Il sig. assessore Corona, chiesta ed ottenuta la parola, propone che l'ordine del giorno viene approvato per acclamazione. Il Consiglio accoglie la proposta Corona, e l'ordine del giorno viene approvato per acclamazione fra l'entusiasmo del popolo, e al grido di Viva il Re, Viva Mussolini, Viva le Puglie! La seduta viene tolta alle ore 9,30.


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.