Il tremuoto di Caposele

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Presentazione

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IL TREMUOTO DI CAPOSELE

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In classe, almeno una volta al mese facciamo le prove di evacuazione in caso di terremoto. Noi ci divertiamo tanto, perché per noi è un gioco. Il maestro, però, si irrita e ci ripete che bisogna prendere sul serio le simulazioni, perché a Caposele i terremoti sono ricorrenti. Un giorno, sfogliando un vecchio libro, abbiamo scoperto che il noveAprile 1853 ci fu un terremoto disastroso come quello del 23 novembre 1980. Abbiamo, così, deciso di ripubblicare la descrizione che ne fece Nicola Santorelli. Noi ci impegniamo a leggerla insieme ai nostri genitori ed a discutere con loro come bisogna comportarsi, durante un terremoto, se ci troviamo in casa. Gli alunni di classe IV B


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Norme di comportamento IN CASO DI EVENTI SISMICI

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a cura di Giacomo Salicone


IL TREMUOTO DI CAPOSELE

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9 Aprile 1853. I monti che coronano il paese sono oscu­rati da folta nebbia sino alle ore 10 del mattino e corre per 1’ aria un fremito di vento, come per imminente tempe­sta! Più tardi le nebbie s’addensano a foggia di colonne. Poco stante tace il vento, splende il sole, l’aria di tratto diviene assai calda. Verso il meriggio la temperatura s’ab­bassa e sfuria terribile vento. Comincia una pioggia, ma immantinente si converte in orrida bufera . II letto delle acque delle sorgenti del Sele s’abbassò circa un palmo pria del tremuoto e le acque si resero calde. La quale caldezza fu tanto più notabile in quanto che queste acque sono sempre freddissime. E se è vero quel che molti accertarono, che innanzi al tremuoto alcu­ni vampi momentanei apparirono sul monte di Oppido, si vicino al Sele, si dovrebbe inferirne, che il tremuoto che seguì dovea stare in alcun rapporto con quei fenomeni. L’orologio batte le due pomeridiane e, previo un sot­terraneo muggito che pareggiò lo scoppio simultaneo di più cannoni, il suolo trema con moto vario e continuo per circa 15 secondi! Le scosse verticali e orizzontali nei primi istanti si mutarono negli ultimi in circolari e giranti e furono di maggior rovina al paese che fu cen­tro della scossa; onde il tremuoto fu detto di Caposele. Sconvolti gli embrici dei tetti e smossi i tavolati e i soffitti, un orrendo scroscio precede l’eccidio! Il suolo or s’alza or cala, or va qua e là, e quel che è peggio, negli ultimi momenti fa vortice! Le mura spaccate e divise dagli angoli si dimenan per l’aria e, in men che

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accenna il dito, le arcate si spezzano, le travi e i tetti cadono o restano spenzolati sopra smossi pilastri!. Non si vede dap­prima che polverulenta nube, la quale si leva da pietre, tegole, brani di mura e pavimenti che crollan sul capo degli abitatori. Ad un tempo s’ udivan strida e alti la­menti; chi chiama a nome i figliuoli, chi la sposa, e chi invoca aiuto da Dio! Alcuni tentano fuggir dalla porta, altri slanciarsi dalla finestra, altri raggiunger le scale; ma lo spavento stringe il cuore, impaccia il piede, e rende ansante e difficile il respiro! In questo udivansi grida di femmine, pianti di fanciulli, clamori da per tutto. Con querula voce chi cerca i genitori, chi i figli, chi la con­sorte! Molti sollevan le mani al cielo, chi credono im­minente la morte. Al posar della terra, essendo incerto il posar delle mu­ra, molti si diedero gran fretta per giungere alle strade più aperte e mettersi in salvo. Ed oh qual triste veduta nel volgersi indietro! In mezzo a gran polverio, qua pie­tre e travi usciti fuor di spezzate finestre, là muri caduti o penzoloni con tetti collabenti. Era un orrore il veder­li!, ma spettacolo più crudo e miserando vien poi dín­nanzi ! Un Sacerdote che discorrea dal balcone con fido amico che si trattenea di sotto, al crescer le scosse, tentò per salvarsi il disperato salto. Entrambi furon ricoperti da pietre, travi e calcinacci; ma il prete mostrava scoverto del capo il solo cocuzzolo in chierica. Due padri di fa­miglia, al cominciar del tremuoto, s’ affrettano di scap­par via dalla bottega di un barbiere, ove trattenevansi come a diporto; ma in questo, caduto il soffitto della casa e sprofondatone il pavimento, precipitarono in un forno che vi ardea di sotto! Ai figli che, non curando abbruciar­si , corsero a sterrarli, il fumo adiposo diè segno che i genitori eran schiacciati ed arsi ! Onde quel luogo fu detto il forno dei morti! Nè qui finiva la ferale rovina. 3


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Una giovane madre, cor­re a far schermo ad una sua figliuolina che era in culla, e rimane pestata (oh quali affetti non le corsero al cuore ! Su la sua bambina che non so come le sopravvisse! Due donne usciron di casa, e credendosi in salvo, tra gli ab­bracci di consolazione furono colte dalle mura delle case che in quel momento, sebbene cessato il tremuoto, pur rovinarono. Scosso il seno della terra, ancora il suolo ondulava, quando parve i semivivi susurrasser parole sotto le or­rende macerie! Nell’orribile dubbio, i cittadini corsero in ansia a trarre quei che mancavano di sotto le mura e i tetti caduti. Ma invano condussero l’orecchio al suolo per udir alcun lamento! Quando li scavarono erano ancor cal­di, e chi lor sfibbia le giubbe, chi ad alta voce li chiama, alcuni li stropiccian con calde lane, altri se li addossan su gli omeri per trasportarli in casa; ma per quante arti sce­gliesse l’ingegno onde rivocarli in vita, tutte furon vane! In mezzo di tali angosce venne la notte che più spa­ventose resero altre scosse; ma all’alba del giorno ap­presso, poiché le mura eran quasi tutte fendute e i tetti malsicuri, una folla di cittadini uscì dalle case. Alcuni si rifugiarono negli orti vicini, altri, non trovando simile ospizio, sul colle di Materdomini, molti ramingavan per le campagne! Chi può dirne le mutue lacrime nel me­stissimo incontro chi le parole quando il pianto ebbe sciolto in parte quel duolo, che tenea chiuse le vie della favella? Diroccò circa la sesta parte del paese, non poche case furono adeguate al suolo, e le più sode mostraron lar­ghe fenditure. Undici Caposelesi furon pria sepolti che morti ! Alla notizia del disastro accorsero sul luogo i Reggi­tori della Provincia e, scelta la pianura di.S. Caterina a qualche distanza dal paese, vi fecero piantar case di le­gno e disporle a strade intermedie, in guisa di paesetto. E poiché il tremito della terra non cessava, e molti per non lasciar

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la casa restavano esposti a rischio continuo, fecero decreto, e lo fecero pubblicare per bando, che i ri­masti in case pericolanti dovean uscirne al più presto. Dopo il 9 aprile, seguitavan ogni giorno ed a brevi in­tervalli gli scuotimenti; ma l’8 maggio ne seguì uno sì violento che di poco non raggiunse l’impeto del primo; la terra divenne fallace al fuggente piede. Pel corso di sei mesi non passava un giorno che non sentivansi scos­se. S’avvicinava il triste anniversario, e i cittadini che tuttora rimaneano in quelle tende e baracche, oh quante volte bagnavan gli occhi di lagrime in guardar le loro case cadute o cadenti! ma presi da timore non osavan mu­rare nuove abitazioni. Decorsi altri mesi, non misero più tempo in mezzo, nè ebber per grave ogni fatica e dispen­dio, qua per rialzare l’antica casa, là per fabbricarne una nuova. Il che vedendo gli altri si volsero non solo ad imi­tarli, ma a gareggiare nell’opera, sì che il nuovo ca­seggiato riuscì più solido e di migliore aspetto dell’antico. Tutti non vollero dipartirsi, come da luogo sacro, dalla cerchia, dall’ordine e dalla foggia delle pristine abitazio­ni ; ma non incontrò lo stesso esito la chiesa parrocchiale. Anche prima del tremuoto le sue mura erano sì spostate che si dové diroccarle, serbando il pavimento per rispetto ai sepolcri e per una edicola laterale, che più tardi fu slargata ed intitolata a S.Maria delle Grazie. Per le quali cose il Garrucci dettò la iscrizione che segue :

POPULUS CAPUTSILARENSIS DILABENTES MUROS ECCLESIAE PAROCHIALIS

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EXC I DIT ET PAVIMENTO OB RELIGIONEM SEPULCRORUM SERVATO IN EO AEDEM MARIAE DOMINAE GRATIARUM

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ANNO MDCCCLVllI

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REST1TUENDAM CURAVIT

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Avvedutisi a tempo i Caposelesi che, per continuare l’im­presa di rifabbricare il paese, e per condurla a buon ter­mine, dovean pensare anzi ogni altro alla casa di Dio, scelsero all’uopo la chiesa degli Antoniani. La dilatarono di due navi, 1’ estesero in lunghezza annettendovi l’atrio che le si apriva innanzi, e vi aggiunser di lato una chie­ setta, giovandosi dell’antico refettorio di quei frati. Ag­grandita così questa chiesa e menata a termine, fu ad­detta alla parrocchia; e tornò in onoranza come la pri­miera. Le quali cose fatte, i cittadini si disposero a lasciar le tende e le baracche , e a far ritorno al paese. Ed oh come fu dolce mirar i reduci dall’ esilio impo­sto dalla sciagura, che rientravano nelle rinnovate abita­zioni ! Più dolci sensi induceano nell’animo le madri coi bambini al seno, che liete del ritorno, acceleravano il passo al tetto natale e ne rendeano a Dio quelle grazie che sapean maggiori. Nè andò guari che anche la mia fa­miglia lasciò l’ospizio di legno, che aveasi fatto costruire su la pianura del colle di Materdomini, e circondata da un drappello di giovanetti e donzelle discese la stradic­ciuola che costeggia le

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Da “ IL FIUME SELE ED I SUOI DINTORNI” di Nicola Santorelli

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pendici di quel monte. Le care mura rinnovate, e le onde del Sele che più chiare brillavano intorno, parve che di fresca gioventù ravvivassero i reduci. Di che confondendo il lor gaudio con quello dei garzonetti e delle donzelle, volsero insieme al risorto paese.

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RICORDATI DI RISPETTARE QUESTE REGOLE DI COMPORTAMENTO: SARA’ UTILE A TE E AGLI ALTRI

COSA FARE SE ARRIVA UN TERREMOTO A SCUOLA

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Non uscire dall’aula.

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Riparati sotto il banco, cerca di proteggerti la testa con le mani o con la cartella.

Cosa NON devi fare

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Cosa devi fare

Non ripararti sotto a mobili, a oggetti pesanti e a finestre o vetrate.

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Se sei fuori dall’aula, riparati negli angoli o vicino a muri portanti.

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Se ti trovi nel corridoio rientra nell’aula più vicina.

DOPO LA SCOSSA

Resta calmo e ubbidisci agli ordini che ti vengono dati

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Non restare nel corridoio o nel vano delle scale.

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Non scendere le scale non usare l’ascensore


RICORDATI DI RISPETTARE QUESTE REGOLE DI COMPORTAMENTO: SARA’ UTILE A TE E AGLI ALTRI

COSA FARE SE ARRIVA UN TERREMOTO A CASA

Cosa NON devi fare

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Cosa devi fare

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Riparati sotto grandi tavoli o letti, proteggiti la testa con le mani o con un cuscino.

Non ripararti vicino a mobili, a oggetti pesanti,

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sotto finestre o vetrate.

Riparati negli angoli, vicino ai muri portanti, sotto gli architravi, sotto i vani delle porte.

Non scendere le scale,non usare

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DOPO LA SCOSSA

Non accendere fornelli, stufe, candele, accendini. Non telefonare.

Stai calmo, accertati se ci sono feriti,quando esci vai verso il punto di raccolta.

Non uscire subito, accertati prima della situazione.

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Chiudi i rubinetti di gas e acqua, togli la corrente.

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RICORDATI DI RISPETTARE QUESTE REGOLE DI COMPORTAMENTO: SARA’ UTILE A TE E AGLI ALTRI

COSA FARE SE ARRIVA UN TERREMOTO ALL’APERTO

Cosa NON devi fare

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Cosa devi fare

Non ripararti vicino a costruzioni o sotto balconi.

Non avvicinarti ad alberi, lampioni, fili della corrente elettrica..

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Cerca riparo sotto un architrave o anche sotto una panchina..

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Cerca uno spazio aperto .

Se sei in automobile, non fermarti sotto i ponti o vicino a terreni scoscesi o franosi.

DOPO LA SCOSSA

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Se sei in automobile, resta in auto.

Non avvicinarti a costruzioni o muri pericolanti.

Non andare verso la spiaggia.

Non avvicinarti ad animali. Vai verso il punto di raccolta

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(9 Aprile 1853)

STAMPA ANASTATICA 1989 A CURA DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI CAPOSELE

Istituto Comprensivo Caposele

A.S. 2006/07

Classe IV sez. B

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