Reg.Trib. S.Angelo dei L. n.31 del 29.1.74 - Sp. in A.P. art.2 comma 20/c L.662/96 Dir. Comm. Avellino -sem.- Anno XXXV -
Dicembre
2007
- Direttore
Nicola Conforti
email:confortinic@tiscali.it
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FOTO ARCHIVIO CONFORTI
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PERIODICO A CURA DELL'ASSOCIAZIONE TURISTICA PRO LOCO CAPOSELE FONDATO NEL 1973
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EDITORIALE
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l numero 75 de “La Sorgente”esce, come è ormai consuetudine, in prossimità delle feste natalizie, per un appuntamento ormai consolidato nel tempo. Esce per far sentire le voci di sempre, quelle che sembrano giungerci da lontano eppure sono vive e fresche e risuonano nelle nostre menti e nei nostri cuori. Sono voci persuasive e ferme perché ci parlano e ci raccontano della nostra storia, delle nostre tradizioni, del nostro ambiente, della nostra cultura.
Con questo numero inauguriamo una nuova rubrica :”la Pagina dell’Emigrante” e la inauguriamo con una lettera ed un articolo che potremmo intitolare “dal Brasile con amore”. E’ un fiume di pensieri, di ricordi, di frasi nostalgiche e di brandelli di storia che un nostro concittadino, emigrato in Brasile cinquant’anni fa, espone con passione e grande attaccamento alle origini. Ci aspettiamo testimonianze analoghe dagli Stati Uniti, dall’Australia e da altre parti del mondo.
SPECIALE POLITICA Spazio autogestito dalle liste "ARCOBALENO" "CAPOSELE NEL CUORE"
E’ uno scambio di informazioni che legherà ancora di più l’emigrato al suo paese e che rappresenterà l’anello di congiunzione di ogni caposelese alla sua terra. Il correre del tempo, l’irrompere delle nuove generazioni, le trasformazioni e i mutamenti dei costumi, dei modi di pensare e di giudicare, non modificano né attenuano la passione e l’interesse che i Caposelesi hanno per il loro Paese, per la loro storia e per la loro cultura.
"RICORDI E PENSIERI" Caposele, immagini del terremoto del 1980 in allegato al n. 75
BUON NATALE e FELICE ANNO NUOVO
Lettere - attualità
Caro Direttore, Il mio non vuole essere un articolo un articolo per “La Sorgente” ma solo una comunicazione di alcuni dati e curiosità in mio possesso. Come è ben noto, non sono nato a Caposele, ma vivendo in questo paese dal 1962 mi sento totalmente integrato, senza però dimenticare le mie origini, anzi, ne vado fiero tanto che conservo intatto il mio “accento”. Sono stato sempre interessato alla storia, alle tradizioni , alla cultura e alle consuetudini di Caposele. Per questo, quando vengo a conoscenza delle curiosità che possono destare anche interesse collettivo, il mio pensiero corre a raffrontare il tempo alla mia giovinezza. Mi ha molto affascinato quanto descritto dal Generale Vincenzo Di Masi su vari numeri de “La Sorgente” in articoli dai seguenti titoli: “Vita del mio paese”, Un passato da non dimenticare”, Un brigante dell’Alta
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Dagli Stati Uniti Eduardo Alagia
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Caro Nicola, ti ringrazio d’avermi risposto. Difatti, sono tanti anni che vivo fuori dell’Italia, quasi cinquanta! Bei tempi quelli, che eravamo un pò più giovani! Non mancavano sogni. A Materdomini, già lavoravo in tipografia come tipografo, professione oggi estinta. Si guadagnava una miseria …, Qui, in Brasile, mi sono trovato benissimo. Il contatto con altre mentalità, gente da tutte la parti del mondo, una meraviglia.Ho lavorato, solo due anni come impiegato, poi ho messo su una piccola tipografia, che man mano è aumentata abbastanza. Adesso è un pò
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Pontecagnano Faiano (SA), 15 novembre 2007
Irpinia, Ciccio Ciancia” ed il ricordo di ” Francesco Caprio”. Tali articoli rivelano una straordinaria memoria , capaci di fotografare, in modo chiaro, fatti storici di questo luogo dopo l’Unità d’Italia. A corredo di alcuni passaggi dei vari articoli, allego una fotocopia con annessa comunicazione ministeriale dei 37 militari tedeschi e americani seppelliti nel cimitero militare costituito a suo tempo nell’attuale Corso S.Alfonso nel sito già di proprietà di Salvatore Di Masi. Solo un militare di questi riposa ancora nell’attuale cimitero di Caposele con degna sepoltura. Mi piace altresì trascrivere uno scritto di un noto cantastorie di Avellino che fa rivivere i fatti e la causa della guerra che, quando ero adolescente ascoltavo al mio paese. Questa ha per titolo “A guerra ‘e Mussuline” pubblicata sul Mattino di domenica 24 aprile 2005. Ho sempre apprezzato l’entusiasmo del Direttore ing. Nicola Conforti per l’amore che nutre per tutti gli articoli che gli vengono trasmessi e che interessano particolarmente Caposele. Proprio grazie a lui, abbiamo la possibilità di conoscere i fatti e le radici di questo paese, al di là delle Sorgenti visitate e decantate dal grande poeta Ungaretti. Cordialmente Antimo Pirozzi
Anno XXXV - Dicembre 2007 N.75
Per ragione di spazio non ci è possibile pubblicare la documentazione annessa alla lettera. Ce ne scusiamo con l’autore, ripromettendoci di darne seguito nel prossimo numero. La redazione
Aff/moVincenzo Di Masi
La Sorgente n. Pag. 2 Pag. 3 Pag. 4 Pag.5 Pag.6 Pag.9 Pag.10 Pag.11 Pag.12 Pag.13 Pag.14 Pag.15 Pag.16 Pag.17 Pag.20 Pag.24 Pag.25 Pag.26 Pag.27 Pag.29 Pag.30 Pag.31 Pag.33 Pag.34 Pag. 36 Pag. 37 Pag. 38 Pag. 40
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Lettere in redazione Terra di confino Passeggiata per Caposele Una nuova politica.... Piccola Cronaca Operazione Avalanche Intervista a G. Palmieri Don Pasquale Ilaria Il viaggio continua Prendere coscienza .... Caposele, un comune 2.0 Natale a Caposele Sport e salute Spazio "Arcobaleno" Spazio "Caposele nel Cuore" La Sorgente ricorda Alleanza Nazionale Aiutarsi per poter aiutare Tutti i Santi. " Statti cittu..." Il P.U.C. I crediti mal fabbricati Noi e il passato L'Album de La Sorgente Chiesa Madre Il Ritratto Almanacco Ultima
IN COPERTINA
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Caro Nicola nella tua E-mail mi domandi se ho ricevuto l’ultimo numero della sorgente: Lo tengo ancora conservato, guardo la foto fatta a Materdomini vedere tante persone che conosco e conoscevo mi ha fatto tanto piacere e forse un pò di malinconia. Mi domandi se sia stato di mio gradimento; lo è stato senz’ altro. E’ mia opinione che questo giornale debba essere incoraggiato e sostenuto, per questo ringrazio te principalmente come direttore unito a tutti i tuoi collaboratori per l’impegno,il lavoro che ci vuole. Mia sorella mi fa sapere che fra giorni esce un numero nuovo. Son contento aspetto con ansia che mi arrivi. Caro Nicola ti ringrazio di tutto;sei un grande amico. saluti a tutti gli amici della pro loco
Caro Nicola, insieme con lo scritto che vuole essere la continuazione di quanto Ti ho inviato finora per la pubblicazione sul giornale “La Sorgente”, di cui sei benemerito direttore da molti lustri, Ti faccio avere anche la presente lettera, che mi userai la cortesia di inserire nel prossimo numero del detto periodico, in modo che tutti coloro che lo ricevono e leggono, sia in Italia che all’estero, ne possano prendere cognizione. La ragione è che, come Tu sai, alcuni nostri compaesani, tutti miei cari amici, verso i quali ho nutrito e nutro fraterna amicizia e grande stima, si sono lamentati e minacciano iniziative giudiziarie, a tutela della loro personale onorabilità e di quella delle loro famiglie, che sarebbero state diffamate a seguito della pubblicazione del mio articolo “UN BRIGANTE DELL’ALTA IRPINIA : Cicco Ciancia”. Non Ti nascondo il mio rammarico, in conseguenza del detto mio scritto che aveva ed ha il significato di una semplice memoria “de relata” risalente a circa 150 anni addietro, con cui non ho assolutamente voluto offendere chicchessia, meno ancora le famiglie dei Corona, verso le quali sia il sottoscritto che i suoi congiunti, di oggi e del passato, hanno nutrito amicizia e rispetto. Se mai ciò potesse essere accaduto, desidero in questo momento, come ho già detto telefonicamente agli Avv.ti Tonuccio, Giuseppe e al dott. Enrico Corona, di volermi considerare in assoluta buonafede, desideroso di conservare l’amicizia di tutti loro e dei loro familiari. Tu e tutti i Caposelesi, particolarmente il farmacista dott.Raffaele Russomanno, presidente della “PRO LOCO” che involontariamente ho coinvolto in questa incresciosa vicenda, vogliatemi scusare e considerarmi al pari dei componenti delle famiglie Corona sempre amico ed estimatore.
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Ci scusiamo per la involontaria omissione. La redazione
ridotta, perchè è arrivata la precaria pensione, ma ancora continuo, per mantenermi in attività. Mia moglie à brasiliana, discendente di spagnoli. È psicologa. Abbiamo tre figli, che sono quelli della foto del 1986. Due maschi e una femmina. Il primo si chiama Umberto Cesar, è sposato, ha due figli, è professore di fisica e matematica. La seconda è Daniela, nubile, è avvocato. Il terzo è Lorenzo, che non poteva mancare questo nome in famiglia Chacon Malanga. È economista, mezzo sposato... con una asiatica, giapponese. Spesso vengo in Italia a visitare i parenti, ma, come di costume, quasi nessuno ha il coraggio di visitarci. Vivo magnificamente con la mia famiglia, ho tanti amici di numerose nazionalità. Viviamo in una città, veramente cosmopolita. Per calmare la mia nostalgia, a volte scrivo qualcosa, per non dimenticare quel poco d’italiano,che imparai alla Scuola d’Avviamento, negli anni cinquanta, diretta dal simpatico Dr.Edmondo Caprio, dai professori, tra i quali, Alfonso Corona e tanti altri. Ripercorro quei tempi, ormai, lontani, nostalgici. Senza pretenzioni, naturalmente. Sono cose che sono rimaste in me, non posso scordarmele! Se vi farà piacere, nella prossima occasione mandèrò qualcosa e se sarà di aggrado, la potete pubblicare nella prossima edizione. Smetto di annoiarti. Chiedo scuse e mando tanti saluti a tutti i caposelesi e materdominesi, anche. Allego un pensiero, non tutto mio, ma adatto per me. Tanti abbracci Da San Paolo del Brasile Umberto Malanga
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Egregio Direttore, chi scrive è la signora Annamaria Farina residente a Castellabate, nipote di mons. Alfonso Maria. Ho ricevuto qualche giorno fa il n°74 de “La Sorgente” e a pagina 12 mi ha colpito l’articolo, senza firma, su Alfonsina Santorelli. Man mano che mi addentravo nella lettura del testo, mi rendevo conto di aver già letto quelle righe. Fatta una rapida ricerca con meraviglia ho scoperto che l’articolo era stato tratto dal libro “Gente della mia terra», (pag. 37) che raccoglie scritti, di mons. Farina, riguardanti la figura di alcune persone della sua natia Caposele, edito nel settembre 2003 a cura dell’Associazione Culturale che porta il Suo nome. Lei direttore, mi insegna, che in ogni caso devono essere citate le fonti e gli autori degli articoli pubblicati. Voglio augurarmi che si sia trattata di una mera dimenticanza e che voglia, nel prossimo numero porvi rimedio. Cordialmente Castellabate 24 settembre 2007
Tratto del fiume in località Tredogge
REDATTORI
Cultura
TERRA DI CONFINE E ANCHE DI CONFINO di Gerardo Ceres
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aposele è stato sempre un luogo di confine, nel senso di luogo estremo e ai limiti, sia per configurazione politica che geografica. Tale è stato sempre considerato dagli avellinesi, i quali lo hanno ritenuto quasi propaggine della provincia salernitana o, addirittura, della terra di Lucania: luogo dunque remoto; luogo quindi marginale; luogo, ancora, non facile da raggiungere.
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All’inizio del 1943 la crisi del regime fascista viene faticosamente velata agli italiani dal pieno controllo esercitato sulla stampa e sulla radio (salvo per coloro che riuscivano a captare il segnale di radio Londra). Inizia la capitolazione militare sui vari fronti in cui il governo, grazie alla suicida alleanza coi nazitedeschi, ha impegnato milioni di ragazzi: in Russia, in Grecia e Albania, in nord Africa. In questo clima prosegue la scelta di soffocare ogni dissenso che si manifestava contro il regime inviando nelle colonie penali gli oppositori. In quei mesi le isole ponziane e toscane, quelle eolie e quella di Tremiti (dove tra gli altri scontava la sua pena il nostro Don Pasquale Ilaria) erano stracolme
Non deve apparire strano, ma qualche partita a carte cominciò a giocarla pure con certuni signori della borghesia del paese che avevano addirittura ruoli di potere nella locale sede del fascio. Uno di questi ebbe anche a giustificarsi con il brigadiere dei carabinieri che lo sconsigliava di trattenere rapporti con
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Egli valutò di prendere le prime misure del suo confino geografico facendo interminabili camminate lungo il fiume e, col passare dei giorni, cominciando ad instaurare i primi timidi rapporti con la popolazione del luogo, seppure guardato sempre a vista dai militi della stazione dei Carabinieri. Leggeva molto, soprattutto libri e quei pochi giornali e riviste che arrivavano a giorni irregolari all’emporio di piazza Plebiscito. Leggeva anche (cosa insolita per chi lo osservava) mentre sorseggiava un bicchiere di vino nella cantina r’ la via nova, cioè di via Zampari. In cantina cominciò col tempo anche a farsi coinvolgere in qualche partita a padrone e sotto, che poi come gioco rappresentò l’immagine simbolica attraverso la quale Luciano (così fu da quel momento in poi chiamato) introdusse con alcuni giovani ragionamenti sull’uguaglianza, la libertà, il proletariato, lo sfruttamento dei braccianti e, infine, su Antonio Gramsci che –diceva- “dopo anni di carcere e confino è stato fatto morire, qualche anno fa, di tisi e polmonite”.
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Due confinati che, seppure nella loro evidente diversità, hanno lasciato una scia aneddotica molto ricca e significativa e che ci dicono molto su come il cittadino di Caposele si relaziona con lo straniero o il forestiero.
Da questo lavoro di proselitismo politico ed ideologico nasce il mito, durato oltre quaranta anni, della forza e del radicamento del partito comunista di Caposele. Se ne ebbe chiarezza sin dal voto referendario del giugno del 1946, quando il miglior risultato per la repubblica, in provincia di Avellino, giunse proprio da Caposele. Così come con i risultati per le elezioni all’Assemblea Costituente dello stesso anno. E negli anni a seguire. Furono raccolti i frutti del solco tracciato e seminato da Luciani (il cui nome nessuno lo ricorda, visto che tutti lo chiamavano Luciano). Tornato nella sua città continuò l’impegno politico ma non preferendolo al mestiere di suo padre e, ancor prima, di suo nonno che erano conosciuti ed affermati pellicciai.
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Che fa e che non fa, alla fine non fu più un problema. Infatti nel frattempo passavano i mesi e passarono anche gli americani, con i tedeschi che battevano in ritirata. Liberata l’Italia meridionale si instaurò a Salerno il primo governo antifascista, seppure provvisorio. Luciani, che i caposelesi avevano deciso di chiamare per comodità Luciano, saputo del ritorno di Palmiro Togliatti dall’esilio di Mosca pensò di raggiungerlo e mettersi a sua disposizione. Questi, con sommo stupore di Luciani, invece di chiedergli di raggiungere i suoi compagni milanesi per la definitiva lotta contro i tedeschi, lo pregò di rimanere a Caposele e sviluppare la struttura del nuovo partito comunista dell’alto Sele e dell’alto Ofanto. Luciani, tornando a Caposele con passaggi di fortuna, ebbe l’impressione che Togliatti fosse bravissimo in geografia, perché dal colloquio si capiva che conosceva quei luoghi interni della Campania come se li avesse abitati da sempre. “A Mosca – pensò con un po’ di rabbia - ha avuto tanto tempo per studiare la carta geografica dell’Italia”.
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Fu in questo contesto che Luciani, giovane aderente del partito comunista clandestino di Milano, fu arrestato e, dopo qualche mese di carcere duro nel penitenziario di San Vittore, inviato a Caposele. Qui gli fu affidata una stanza verso la parte superiore di via Piedigrotta. Oggi diremmo una catapecchia, per metà nella roccia e per metà di muratura mal ridotta. Ma tant’è.
un sovversivo comunista. “Brigadie’, ma che sovversivo…chillu si piscia angora ‘ngimma r’ scarp” - gli fu risposto – e accussì lu cuntrullamu megliu, sapim c’ faci e c’ nun faci”.
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di antifascisti di ogni credo: cattolici, socialisti, repubblicani e comunisti.
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Due confinati totalmente diversi in tutto. Il primo, lombardo della provincia di Cremona, giunse qualche mese prima dell’8 settembre del 1943 grazie ad un provvedimento della polizia fascista, controfirmato dal Primo Ministro, il Cavaliere Benito Mussolini. Il secondo, palermitano, accusato di essere tra i pilastri della cupola mafiosa siciliana, animò i primi lustri degli anni settanta con una capacità “ammirevole” nel costruire relazioni sociali, grazie alle quali riuscì ad alimentare un alone mitico per una certa generazione di ragazzi di Caposele.
Una splendida pirografia di Giannino Ciccone di un'immagine storica di Caposele del 1900
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Caposele, anche per queste ragioni, è stato anche terra di confino. Nel senso che vi venivano inviati soggetti contro i quali si adottava un provvedimento di polizia che li costringeva, appunto, a vivere lontani dalla propria residenza per un tempo determinato. Tra i vari confinati giunti a Caposele fino alla riforma del codice penale che ha abolito tale istituto giuridico, in particolare due figure hanno lasciato una traccia nella memoria collettiva.
domenica sera del novembre del 1980, tra le pareti della sezione del partito comunista di Caposele.
Cominciò a quel punto a prendere i primi contatti con quel nucleo di dirigenti comunisti irpini che avrebbero poi costruito le basi del partito nuovo: Vetrano, Alinovi, Pietro Amendola. A Caposele ufficializzò l’istituzione della scuola di formazione politica coinvolgendo quel gruppo di ragazzi con i quali aveva avuto modo nei primi mesi di accennare labili ragionamenti politici: Donato Mazzariello, Raffaele Iannuzzi, Rocco Sozio e tanti altri ragazzi, molti dei quali poi avrebbero trovato la morte, giocando a carte, una
Altra storia, altro tutto, quando ricordiamo Salvatore Leone, meglio noto come Salvatore lu sicilianu. Giunto a Caposele per provvedimento del Tribunale di Palermo lascia un segno ancora molto vivo nella generazione dei ragazzi nati a cavallo del tempo in cui a Caposele veniva confinato (Luciano) Luciani. Siamo nel 1971. Salvatore Leone trova una degna sistemazione in una casa di vico Roma, nei pressi della Sanità. Veste in modo elegante, baffi molto latini con la punta rivolta all’insù quasi a rafforzare l’abituale sorriso. Meravigliosa appare la sua Fiat 124, carrozzeria Moretti, agli occhi dei tanti bambini che lo seguivano come se fosse lo zio d’america, visto che la domenica pomeriggio dispensava loro l’ingresso al cinema, per la gioia r’ papanonnu lu scigliatu. Un po’ gradasso appariva il suo modo di offrire qualche bevuta al bar, quando tirava fuori dalle tasche rotoli di bigliettoni da diecimila lire o quando, giocando a carte (anche lui giocava a carte, ma non se ne fotteva niente degli aspetti simbolici del padrone e sotto, perché lui era comunque il padrone), tra le labbra sfumacchiava un sigaro caraibico. Ma Salvatore sapeva campare, così qualcuno ancora oggi dice di lui. Sapeva campare, ma faceva anche campare.
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Guardando il paese da via S.Gerardo – zona ponte
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Dal ponte verso C.so Garibaldi
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UNA PASSEGGIATA PER LE STRADE DI CAPOSELE: Durante le nostre escursioni fotografiche ci capita, spesso, di imbatterci in luoghi molto conosciuti, ma spesso, non uguali a quelli fotografati qualche tempo prima. Questa dinamicità intrinseca del paesaggio vorremmo che fosse colta anche dai nostri lettori, per cui ci è sembrato interessante pubblicare, da più punti di vista i luoghi del nostro Paese
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Panorama del quartiere Castello
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La strett'la ru lu castiellu
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Da via Imbriani verso Piazza Di Masi “lu piazzinu r’ lu guardiu” visto da Piazza Di Masi
Scorcio di Piazza Di Masi che guarda verso via E.Caprio
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Particolare della fontanina di Piazza Francesco Tedesco
Panoramica da Piazza Dante a via Roma
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Cultura
REDATTORI
UNA NUOVA POLITICA DEL TERRITORIO
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la Pro Loco di Caposele, forte del suo ba-
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gaglio di esperienze e di passione ultradecennali, è parte integrante e fondante di questo progetto
meriti spettano al Presidente della Comunità Montana Terminio Cervialto dott. Nicola Di Iorio, con il quale, sin da subito, abbiamo condiviso quella entusiastica visione di sviluppo globale, prospettata sin dal suo insediamento. Andando contro corrente ha deciso di percorrere una strada tutta nuova puntando alla valorizzazione dei prodotti per promuovere, in modo trasversale, il territorio. Si tratta, in effetti, di rendere pienamente efficiente quel particolare strumento di comunicazione attraverso cui sarà possibile mettere in atto quello che noi riteniamo il territorio possiede in potenza. Da sempre fortemente radicata ed impegnata nell’opera di comunicazione e di lancio di un territorio a forte vocazione turistica, la Pro Loco di Caposele, forte del suo bagaglio di esperienze e di passione
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della Fede”. Al centro dell’iniziativa il fiume Sele, il culto religioso legato a San Gerardo Maiella e la tradizionale Sagra dei Fusilli e delle matasse. Per le sue caratteristiche storicoreligiose, geografiche, climatiche ed anche umane, il territorio di Caposele si pone al centro di una vasta area a forte vocazione ed interesse turistico-religioso, costituendo il biglietto da visita più importante dell’intero territorio, un alto fattore di sviluppo che spetta a noi di attivare e potenziare. Di concerto con la Comunità Montana lavoreremo dunque per creare un sistema sempre più efficiente fra tutti quei soggetti creatori e fruitori di turismo e di cultura, nel tentativo e nella speranza di integrare le vaste risorse naturali di cui dispone il territorio al fine di offrire al turista la possibilità di vivere un’esperienza ricca, varia e vivace, che superi
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olte volte, attraverso le pagine del nostro giornale, mi sono soffermato a parlare di sviluppo e di turismo ritenendo che il nostro compito fosse proprio quello di incentivare la promozione del territorio per riuscire a sollevare il morale spento del nostro terziario. Pertanto, dopo un personale rodaggio ed un iniziale smarrimento, come capita a chi si accinge alla costruzione di un puzzle, vuoi per il gran numero di pezzi o per la complessità della loro composizione, finalmente oggi vedo delinearsi i contorni ideali per una nuova politica del territorio. Da sempre ho sostenuto che da soli e senza le necessarie competenze non sia possibile pensare di fare molto, se non rimanere immobili nel tempo: ecco il motivo per cui, alla proposta della Comunità Montana di partecipare al progetto “Passeggiate di Gusto”, mi è sembrato naturale aderirvi, ritenendo che promuovere la serata del 9 agosto, l’ormai storica sagra, fosse quanto di più giusto per un evento da sempre importante per la nostra Pro Loco. Finalmente oggi prende corpo un progetto di vasta portata, i cui grandi
Il manifesto dell’iniziativa
l’idea tradizionale di “far vacanza” e lo ponga a contatto con il territorio, la sua gente, le sue tradizioni, la sua storia. Come forza sociale proiettata verso il sociale, noi guardiamo e ci rivolgiamo soprattutto al mondo giovanile, per coinvolgerlo nell’opera di vera educazione civica, volta ad una sempre maggiore e necessaria conoscenza del proprio territorio, poiché non può esservi vero sviluppo senza conoscenza come non può esservi vera conoscenza senza un coinvolgimento sincero delle sue popolazioni. Quando l’amore per la cultura, la passione per l’arte e il gusto dell’estetica si uniscono al desiderio di recuperare la memoria storica e di scoprire la bellezza naturale di un luogo, è allora che nasce forte l’esigenza di attivarsi per promuovere nel proprio ambiente di vita il diffondersi di una forma mentis aperta, incline al “sapere”, pronta ad apprezzare le tradizioni, il folklore, i fatti e i personaggi che, sebbene poco noti, o a volte del tutto ignorati, hanno caratterizzato l’evoluzione di quel luogo nelle diverse epoche. È una sfida per la nostra sopravvivenza, per cui non ci si può tirare indietro. È una sfida che stimola ed affascina, che avrà il difficile compito di contribuire alla nuova caratterizzazione del territorio: noi intendiamo realizzarlo di concorso con tutte quelle Associazioni, Enti ed Istituzioni che hanno a cuore il bene di questa terra. Questo non è che un punto di partenza per una nuova stagione per lo sviluppo della nostre aree interne. Oggi che le linee guida sono tracciate non ci resta che percorrere in modo convinto questa nuova strada. Chiudo volentieri questo mio scritto con la parole del presidente della Comunità Montana Terminio Cervialto “Con l’appuntamento di Caposele uniamo le peculiarità e le risorse della valle del Sele. L’acqua è il vero patrimonio di questo pezzo d’Irpinia, ma è anche il vero prodotto tipico della nostra provincia, che rappresenta il più cospicuo bacino imbrifero del Mezzogiorno d’Italia. Non abbiamo però dimenticato la devozione che lega il territorio al Santuario di San Gerardo Maiella di Materdomini, luogo di culto visitato ogni anno da centinaia di migliaia di fedeli. E poi la gastronomia di qualità. Una sintesi che conferma inequivocabilmente le potenzialità turistiche dell’area”.
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Il dott. Russomanno e il dott. Amabile illustrano il progetto nell’aula polifunzionale comunale
ultradecennali, è parte integrante e fondante di questo progetto. Il cardine del progetto è proprio quello di dare il giusto risalto e sostanza ad una serie di iniziative promozionali ad ampio respiro, veicolando così l’immagine di un territorio vivo. Ecco allora che si è scelto di arricchire un evento già noto facendolo diventare la Sesta tappa del ciclo di eventi “Passeggiate di Gusto”, ciclo sostenuto dal Pir Avellino Ambito 3 “Itinerari irpini di pregio” di cui la Comunità Montana Terminio Cervialto è soggetto capofila. Significativa è stata poi la scelta del titolo per questo evento “Alle sorgenti
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di Raffaele Russomanno
Via Roma in un' immagine che riporta il restyling di alcuni edifici principali
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REDATTORI
PICCOLA PICCOLA CRONACA CRONACA
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di Salvatore Conforti
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arliamo spesso, attraverso queste pagine, di musica e volentieri ci accorgiamo che è una delle caratteristiche peculiari del nostro vivere quotidiano. Caposele ha una lunga tradizione anche su questo aspetto che può sembrare marginale, ma non lo è. Perchè "fare musica", come succede a decine di ragazzi adolescenti allontana da altre e poco edificanti distrazioni. A sottolineare la costanza e la caparbietà di alcuni vecchi musicisti si è consumato un evento che ha raccolto l'entusiasmo di molti affezionati musicofili. Sabato 15 dicembre il Profilo Storico gruppo degli anni '70 e '80, ha celebrato i 30 anni di musica con un concerto dedicato alla musica di quegli anni. Bellissime canzoni e bellissime emozioni a testimoniare che la musica avvicina, crea sensibilità e mantiene vivo lo stare insieme. Auguri!
Anna ritratta coi suoi figli
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SALVATORE CONSALVATORE CONFORTI C
CAMBIO AL VERTICE ALL’I.C. DE SANCTIS DI CAPOSELE E’ iniziato all’insegna del cambio al vertice l’anno scolastico all’Istituto Comprensivo “F.De Sanctis”. Il nostro Dirigente, il dott. Silvano Granese, dopo tanti anni di onorata carriera svolta sempre al servizio degli studenti e a favore dell’integrazione della scuola nel territorio, si è trasferito, per continuare la sua attività, all’I.C. di Calitri. Al suo posto è stata assegnata la dott.ssa Cinzia Lucia Guida. Cogliamo l’occasione per salutare affettuosamente e ringraziare il dott. Granese per il suo operato, che spesso si è positivamente incrociato anche con quello di questa redazione augurandogli un futuro ricco di altri e sempre maggiori riconoscimenti. Con lo stesso piacere, salutiamo l’arrivo della dott.ssa Guida che si è subito ben integrata nella nostra comunità scolastica augurandole i migliori risultati, ringraziandola sin d’ora per quanto farà per gli studenti di Caposele.
LA STRALACENO COMPIE 20ANNI! Quest’anno, si è corsa la ventesima edizione della Stralaceno. Siamo felici e positivamente impressionati del successo che una manifestazione come questa riscuote negli anni, anche perché le sue caratteristiche di base - una gara podistica non ufficiale, senza coppe in palio, che si svolge in un luogo certo molto bello ma anche un po’ lontano da casa - non fanno certo pensare ad un’attività duratura ma piuttosto all’impresa di un gruppo di goliardici compagni. Ma tant’è, e allora, grande plauso agli organizzatori che ne hanno saputo valorizzare gli aspetti migliori rendendola una manifestazione gradita e divertente, ed ai supporters che la seguono con entusiasmo sempre crescente. Per la particolare occasione, sono state anche preparate delle belle magliette celebrative ed il Forum dei Giovani si è – molto opportunamente - occupato di organizzare il trasporto delle persone che volevano assistere all’evento. Per la dovuta cronaca, il vincitore dell’edizione del ventennale è stato Francesco Ceres. Sul podio con lui, Gerardo Martino e Salvatore Merola. Complimenti a tutti!
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LA REDAZIONE AUGURA BUONE FESTE
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CAPOSELESI DI SUCCESSO IN INGHILTERRA iamo sempre con gioia notizie riguardanti i successi che ottengono i nostri compaesani e questa volta parliamo con piacere di Anna Szynal, pronipote di Giuseppina Chiaravallo e figlia di Maria Salvatore che orgogliosa ci ha comunicato la notizia. Anna, che ha due figli, vive e lavora a Scunthorpe nel Lincolnshire in Gran Bretagna, ha altri 5 fratelli, che appena possono vengono con le loro famiglie a trovare la madre passando qualche giorno di piacevole vacanza a Caposele. Ha iniziato la sua carriera come infermiera professionale nell’ospedale del suo comune e in breve tempo ha agevolmente superato tutti i livelli dirigenziali possibili diventando prima caposala poi responsabile del personale sanitario, fino a diventare responsabile del personale sanitario di tutti i nosocomi provinciali. Pochi mesi fa, ha deciso di partecipare ad una selezione utile ad un avanzamento di carriera, e così, dopo aver brillantemente superato il concorso pubblico è stata promossa ed è diventata Ispettore Sanitario degli ospedali della Contea. Un posto di grande responsabilità e un grande riconoscimento che Anna ha meritato svolgendo sempre con scrupolo e professionalità il suo lavoro. A lei e a sua madre, vanno tutti i migliori complimenti della nostra redazione, per una vita sempre ricca di successi e gratificazioni. Ad Majora!
E' disponibile un cofanetto con 3 DVD straordinari, in edizione limitata, dedicati a Caposele e alla sua storia
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Dagli anni '70 fino alla tragedia del terremoto dell'80. Una serie di immagini introvabili ed irripetibili con luoghi, volti e avvenimenti ed emozioni di anni ormai trascorsi.
Il cofaneto contiene: DVD 1) "CAPOSELE ANNI '70" - documentari girati nel 1974, 1976, 1977 DVD 2) " UN ANNO A CAPOSELE" - il lungometraggio storico di Caposele prima del terremoto con le più belle immagini e scene di vita caposelese; DVD 3) "RICORDI E PENSIERI" - le immagini della tragedia che ha sconvolto nei luoghi e nelle coscienze il Paese con riprese dei momenti immediatamente successivi al 23 novembre 1980
Piccola cronaca
"La Parola che cambia il mondo”
di Ludovico Albano
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abbiamo sperimentato come gruppo giovanile è la constatazione che nessuna religione in particolare, e nessun rito ecclesiastico ci hanno portato vicino a Gesù, ma Egli ha cominciato ad agire dentro di noi solo quando Lo abbiamo semplicemente invitato ad entrare nella nostra vita (“ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel suo nome”Giov 1:12), e abbiamo confessato che senza di Lui non abbiamo nessun potere (“… perché senza di me non potete far nulla.” Giov15:5). E’ proprio sulla Base di questo rapporto, e sul desiderio di raccontarlo ad altri, che nasce il gruppo giovanile “Fiume di Vita”. Ciò di cui il mondo ha bisogno è una speranza reale e tangibile, e uno scopo di vita che va al di là della nostra limitata esistenza terrena. La nostra esperienza con Dio ci ha portato alla conclusione che nessuno di noi è nato per caso, ma per un preciso scopo da adempiere, ora sta a noi scoprirlo alla luce della Parola di Dio. In questo modo potremo affrontare faccia a faccia ogni aspetto difficile della nostra vita, controllarlo, ed evitare che esso controlli noi. Siamo profondamente convinti che grazie a ciò che Dio ha concretamente fatto nella nostra vita è possibile influenzare gli altri in maniera positiva attraverso i nostri atteggiamenti, i nostri pensieri, le nostre intenzioni... e il nostro cuore. Sulla base di ciò, desideriamo inoltre aiutare il nostro paese di Caposele, a crescere in maniera sana e concreta, fornendo aiuto e collaborazione a chiunque voglia investire energie e a chiunque creda realmente in Caposele. Ognuno di noi può trasformarsi in un Fiume di Vita per chi gli sta intorno.
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hanno realizzato un plastico con materiale vario e di recupero raffigurante piazza Sanità prima della captazione delle acque del fiume da destinare alle popolazioni pugliesi, hanno scritto un ipertesto sul tema ed hanno messo in scena una rappresentazione teatrale intitolata “l’acqua nun si venn’, nun si venn’ accussì n’gi luvati ru panu !” che ha descritto i problemi e le speranze del popolo di Caposele ai primi del ‘900 alle prese con la realizzazione dell’Acquedotto Pugliese, una delle più grandi opere mai costruite che hanno trasformato il nostro territorio; I ragazzi del Modulo 3: “Per antichi tratturi alla ricerca di fresche sorgenti” essendo più grandi, hanno affrontato il complicato tema del ripristino e recupero funzionale di un sentiero storico della montagna caposelese oramai non più utilizzabile, la Pustedda, realizzando alcune concrete ipotesi progettuali finalizzate ed hanno realizzato un DVD dell’esperienza fatta, soprattutto sul campo. Un lavoro molto utile per evidenziare quali potenzialità non sfruttate esistono sul nostro territorio e come fare per valorizzarle. E’stato realizzato anche un Modulo Genitori: denominato “Per una Scuola più partecipata” organizzato sostanzialmente per incidere sui genitori coinvolti in modo da aumentare le loro conoscenze relative alle problematiche preadolescenziali e adolescenziali e per completare la costituzione del gruppo di auto-mutuo-aiuto, che, nato con la scorsa annualità progettuale, resterà attivo anche dopo la chiusura ufficiale del progetto, come strumento fondamentale a disposizione di tutti i genitori per prevenire e migliorare la percezione degli eventuali disagi dei loro ragazzi. Questo modulo, dopo aver redatto un’indagine interna alla scuola, ha realizzato un interessante convegno sulle attuali tematiche del bullismo con la collaborazione di tutti gli attori sociali che operano nel settore. A tutti: alunni, docenti, esperti, collaboratori, vanno i complimenti della redazione del nostro giornale, che avendo l’unica finalità di mantenere vivo l’interesse sul e per Caposele, non può che plaudere a simili iniziative ed auspicare che, soprattutto, i ragazzi che tanto fanno per il nostro paese oggi, diventino anche i nostri collaboratori di domani!
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Ragazzi realizzano un plastico
’ su questo tema che si è svolta, dal 27 al 30 agosto 2007, la manifestazione “Il Libro per Te” - mostra della Bibbia 2007. Tre giorni di mostra che hanno visto la costante presenza dei Caposelesi i quali si sono mostrati (con nostro grande piacere!) interessati ed aperti a questo genere di attività. L’evento, organizzato dal gruppo giovanile Caposelese “Fiume di vita” in collaborazione con la Chiesa Cristiana Evangelica di Caposele (Past.Geremia Albano) e la Pro loco (Dott. Raffaele Russomanno), ha avuto l’obiettivo di presentare in modo nuovo e alternativo questo libro il cui valore spirituale è spesso sottovalutato, ignorato o ancor peggio distorto attraverso teorie completamente infondate e svianti. Dopo l’inaugurazione, in cui il Pastore Romolo Ricciardiello, (preceduto dagli interventi del Presidente della Pro Loco Raffaele Russomanno, del Pastore Geremia Albano e del parroco di Caposele Don Vincenzo Malgieri) ha descritto la Parola attraverso un “viaggio” tra vari versi biblici, la mostra è proseguita nei tre giorni successivi attraverso un percorso tra libri, pannelli descrittivi (forniti dalla Società Biblica in Italia) e conversazioni con i visitatori. Il percorso aveva come obiettivo quello di trasmettere agli ospiti, che è profondamente importante conoscere la storia e il contenuto di questo libro, ma è fondamentale conoscerne l’Autore cioè Dio, in quanto solo in questo modo è possibile avvicinarsi alla Sacra Bibbia sotto un nuovo aspetto, quello della fede, permettendo ad essa di cambiare radicalmente la nostra vita e il nostro futuro. Come rappresentante e responsabile del gruppo giovanile “Fiume di Vita” posso affermare che l’obiettivo di questa manifestazione, è stato quello di comunicare una verità che è presente nella Bibbia, e cioè che solo un reale e PERSONALE rapporto con Dio, può cambiare la nostra vita. Ciò che
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vevamo già scritto che L’Istituto Comprensivo “Francesco De Sanctis” di Caposele (AV) ha aderito, per le annualità 2005/2006 e 2006/2007, al Programma Operativo Nazionale “La Scuola per lo Sviluppo”, realizzando un progetto cofinanziato dall’UNIONE EUROPEA intitolato: “Lungo il fiume Sele: riscoprire le radici del futuro”. Un progetto che ha voluto sviluppare il recupero della memoria storica attraverso le consuetudini socio-culturali del nostro paese e lo studio dell’evoluzione dei quartieri di Caposele con l’obiettivo generale di far acquisire ai ragazzi conoscenze specifiche sull’ambiente locale per ampliare il loro patrimonio culturale. Ora, a consuntivo delle tante attività svolte, vogliamo riportarvi pregevoli i risultati raggiunti dai ragazzi delle varie classi che hanno partecipato al progetto. I prodotti finali realizzati sono stati davvero molti e molto diversificati: oltre ai coloratissimi elaborati grafico pittorici sul tema “Caposele e il fiume Sele: ieri e oggi”, che sono stati messi in mostra presso la sala dell’auditorium della scuola, i ragazzi del Modulo 1: “Adotto un tratto di riva del Fiume” hanno redatto un manuale, il “SELEDIFESA” che aiuta ad adottare comportamenti responsabili nei confronti dell’ecosistema fiume, utile a tutti per diventare cittadini migliori che è poi stato trasferito , insieme a tutto il resto del percorso didattico in un DVD, e hanno elaborato testi teatrali, filastrocche e poesie che sono diventate un Recital vero e proprio denominato “Il Sele e i suoi dintorni tra passato e presente” che ha dimostrato, oltre alle potenzialità artistiche, un livello ragguardevole di padronanza scenica; i ragazzi del Modulo 2 “C’era una volta “Cap r’ iumu”
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CONCLUSO IL PROGETTO P.O.N. SCUOLA SU CAPOSELE
Per maggiori informazioni: sito web: www.fiumedivita.it e-mail: info@fiumedivita.it
Don Vincenzo Malgieri, il Pastore Romolo Ricciardiello, il Pastore Geremia Albano, Ludovico Albano e il dott. Raffaele Russomanno al tavolo della presidenza.
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IN SOGNO... VERITAS!
“La mia Patria, adesso, è dove vivo”! È un Paese meraviglioso.
di Umberto Malanga
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aromatica ‘salsa’, sapore mediterraneo, di pomodori sammarzano. ‘Crai’ ci sarà una sacrale agape, per un memorabile incontro di famiglie, un solenne banchetto, annaffiato da genuini vini! Sotto il vecchio campanile, sorgenti calcaree di scintillanti acque, con una portata di oltre i 5000 litri al secondo, imprigionate in un acquedotto, il più lungo del mondo e da un nome assurdo, privo di buon senso, (difatti, a nessun natio piacque), dona al versante Adriatico il prezioso liquido, a beneficio di milioni di abitanti. Un atto di civiltà dei nostri antenati, in nome della solidarietà. Tra i monti, c’è l’eremo boscoso di Oppidum, città romana, dove Spartacus iniziò la sua disastrosa avventura. La Scuola d’Avviamento, in quel erto pendio, dai muri sgretolati, ma di valorosi intenti didattici. L’unico spiraglio, allora! E' il Fiume Sele, ondulante, in uno scenario grandioso, tra la densa e variatissima vegetazione, con le sue acque pure, trasparenti, forma salti e cascatelle spumeggianti, circonda la bella Cittadina ed i numerosi Borghi sparsi, segue tranquillo, irrigando vasti campi, solcando una poetica visuale all’estesa Valsele, bagna Paestum e si dilegua, solenne, nel golfo di Salerno. Dalla Collina, il panorama è affascinante, riposante, paradisiaco; un Ambiente attraente, invitante, fidente, là, dove Arte, Natura e Fede si contendono un Territorio strabiliante,una località da visitare, un Luogo che insegna ad amare!Con nostalgia rinnovo, frequente, queste reminiscenze. Sono cari richiami d’infanzia, che mitigano l’inesorabile lontananza! Lungi ho costruito ìl mio.futuro, la mia realtà, ma Ti ‘rivedo ‘sempre. in ogni particolare, terra dei miei sogni a me così cara!
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arrivo e dalle mie labbra, esclamazioni di piacere. Quante mirabili fonti! Ognuna col suo incanto! `N’gimma a lu pontu’ i bravi “furgiari” fucinano, plasmano sull’incudine gli incandescenti metalli. Un frastuono di frantoi, nei cantieri, vecchi mulini macinano frumenti, `scazz’n uva e ulive’. ‘Zi Peppu’ “lu scarparu”, un’artista del cuoio, è sempre disponibile. Al bar `Sele’ affianco alla Chiesa di San Lorenzo, un elegante punto d’incontro della “elite” locale. Quattro passi dal Centro, lungo via Roma, fino alla Sanità in ogni caratteristico angolo, una bottega. Pittoresche stradette, vicoli stretti, incantevoli piazzette, monumenti in memoria di concittadini d’un glorioso passato. I ruderi del Castello. Le imprese mirabolanti di un leggendario brigante, dell’era borbonica che la Mamma raccontava. Un odore penetrante! E’ il Panificio S.Giovanni che allestisce pane, pizze, dolci e gli incomparabili amaretti! Nel Corso, le bancarelle vendono sopressate, formaggi, caldarroste, copeta, taralli, arachidi, noci… La nostalgica fanfara, esegue brani classici, melodie e musiche popolari- Un fugace occhiolino a r’ guagliott’ sorvegliate da genitori intransigenti. All’aperto, un film con Totò, Fabrizi, i De Filippo, De Sica, Macario, Rascel, Anna Magnani, Tina Pica, la Lollo e la Scicolone ‘... E’ sabato sera. Non sono mancate, in settimana, matass e ciciri o fasuli, m’nestra e pizza e patan’ ‘sfruculate, quindi, bisogna preparare qualcosa differente, per domani che è domenica. Ecco che le abilissime ‘Nanonne’, con rituali gesti, lavorano la pasta, l’allungano poi, tagliata in piccoli pezzi, vi strisciano sopra un arnese e danno forma ai fusilli, specialità nostrana. Nel frattempo, una pentolona bolle, diabolicamente, con braciole in una
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gallo. Una conigliera popolata di vivaci cuniculus. Nell’orto, un sordido ronzio di api, succhiando il nettare dei fiori. Seduto, su un ceppo di pioppo, un gaio Rampollo, il terzo di sei, rintocca soavi stornellí, col suo tipico ricanettu. Persone solletici ,falciano il fieno, raccolgono prodotti ortofrutti, mietono il frumento precoce. I gelsi, colmi di bacche bianche e nere, è un incredibile rifocillare per numerosi e allegri ovipari. Le strepitose e fantastiche picchiate, tra i produttivi campi, delle eleganti e armoniose rondinelle. Piante di ciliegi, risplendenti e sfarzose, stracariche di meravigliose e seducenti ciocche r’ ciras’ ross’. Nespole, albicocche dorate, preponderanti, tra piantagioni di mele, pere, pesche, prugne, culumbri (fichi) ...vigneti e pergolati di viti, gremiti di grappoli d’uva, da vino e da tavola, di aglianico e sanginella. Foraggi appena falciati, ammucchiati, esalano piacevoli odori d’erbe aromatiche, un’atmosfera agreste rilassante, ideale per un dolce far niente. In riva ad uno specchio d’acqua, di allevamento di trote, un tappeto verde ripieno di deliziose fragole, ricamato da svariati fiori multícolori, di graziose margheritine e di fragili viole. Il profumo inebriante delle variopinte rose, garofani, gardenie, gerani, gelsomini, gigli.... tutti in fiore. Folte ginestre nelle “scarpate “, disegnano un’esteso manto giallo color sulfureo notevolmente brillante. Un tiepido vento soffia, leggero, formando onde sulle abbondanti messi bionde, strappa, porta via con sè, i petali degli inodorosi ma famosi ‘papaveri rossi, onnipresenti.. Sontuosi giardini, maestosi oliveti. Siepi di pungenti rovi con fiori e brune more. Infide accorciatoie. Lucertole, verdi ramarri, al sole che, nell’approssimarsi, schizzano via tra frasche, cespugli e foglie secche. L’aspro suono delle cicale, urla un ambulante, girovagando per le contrade, su un traino trascinato a stento da un rassegnato equino. Rallegra il percorso un divino din don delle campane del Santuario. Sembrano laude per bimbi! Canti che emozionano! Affettuosamente, m’invitano a sognare, “fanno ch’io torni al passato com’era”. Infine,
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bito, da tempo, nella sua più importante Metropoli, con oltre quindici milioni d’abitanti. una multietnìa, nazionale e internazionale, un mosaico di razze umane. Un Centro che concretizza infinite immaginazioni ma, impietosamente, distrugge, allo stesso tempo, assai illusioni. Quivi, sto a mio agio ma, essendo un italiano nostalgico, sempre retrocedo nel tempo e, ansioso, ripercorro il gentil Territorio del Parco dei Monti Picentini, una distinta, amabile zona della Verde Irpinia, tra le familiari pendici boscose del superbo ed enorme contrafforte Cervialto, dove, aggrappato al formoso monte Paflagone, nome d’origine greca, è sita l’amata CAPOSELE, un Paesetto di discendenza sannita. Sul Colle, un noto e splendido Villaggio, ossia Materdomini,sacro suol natale! Questi per me, un amore folle! Gli stimati caposelesi, miei concittadini, portano visibile inciso, sul viso, allegria, spontaneità,serenità e sincerità. Quì, come una fiaba, la natura è davvero molto generosa. In qualsiasi stagione dell’anno, raggiunge in tutto, il sommo grado della bellezza. Indelebile Terra Mater, dei miei preziosi ricordi. Tu mi rammenti grandi emozioni, l’entusiasmo dei primi e sinceri amori! Un Circondario preminentemente agricolo, ma con grande potenzialità turistica, per un salutare soggiorno fisico e spirituale. Dal Belvedere, sacra culla della mia infanzia, per scendere “Laggiù”, pedone, si vive un eccezionale paesaggio: soavi e continui singhiozzi, di limpidi e pigri ruscelli, tortuosamente scorrere a valle. Che armonia! Che pace! Diversità di volatili, in distacco usignoli, brulicare, cantare tra alberi di platani, querce…dell’usuale sentiero. Il fedele, indimenticabile Pippo, scontroso, sorveglia con efficienza, una memora proprietà privata. Un mucchio di felini, saltanti in acrobatici giochi, graffiano, sgomitolano una matassa di lana `r Zi Cuncetta’. In un immenso prato di lupinella e, un vistoso gregge, all’ombra, allattando i suoi già vispi neonati. Una mucca ansiosa, ‘nu ciucciu e na mula inquietanti, vari mammiferi dal muso allungato.Fortemente a muggir, ragliar, grugnir, desiderano, ardentemente, la presenza del pacifico e sereno Coldiretto. Il chiassoso coccodè’ di numerose piumose,difese e capitanate da un galante e grintoso
Con l’articolo riportato di seguito si apre la nuova rubrica “LA PAGINA DELL’EMIGRANTE” Umberto Malanga, nostro concittadino, emigrato in Brasile circa 50 anni fa, ci ha inviato via e-mail un “componimento” che pubblichiamo “sic et sempliciter”, senza nulla aggiungere e nulla togliere. E’ una raccolta di ricordi nostalgici, di citazioni dialettali, di personaggi e di luoghi della memoria.
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La pagina dell'emigrante
Uno scorcio di via Ogliaro
REDATTORI
La pagina dei ricordi
LA CONCLUSIONE DELL’OPERATION AVALANCHE di Vincenzo Di Masi E OCCUPAZIONE DI NAPOLI Parte terza
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una Cooperativa denominata “L’Evangelo per tutti”, che ci ha permesso di realizzare molti progetti umanitari. Abbiamo un “Centro Family” che è un luogo di ascolto per famiglie, donne, e giovani in difficoltà. Abbiamo un centro distribuzione per alimentari e vestiario. E’ stato possibile accogliere bambini in difficoltà provenienti dai paesi dell’Est a causa della catastrofe nucleare di Cernobil.
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molte nazioni come Nigeria, Argentina, Russia ecc. e l’ospitalità è stata sempre un modo di dimostrare affetto e solidarietà a chi è nel bisogno. La conoscenza di una famiglia cingalese ci ha portati nel 2005 nei paesi del sud est asiatico a motivo dello tsunami, e lì in Sri Lanka abbiamo costruito una casa di accoglienza per bimbi bisognosi detta “La casa della speranza”. Tutto ciò grazie anche al contributo e la sensibilità di alcuni caposelesi.
Per questo nuovo progetto stiamo sensibilizzando ed informando famiglie ed individui desiderosi di unirsi come Soci Benefattori alla realizzazione di un’opera così importante. Siamo stati presenti con aiuti concreti nel terremoto del 1980 in Irpinia ed anche alle catastrofi del nord Italia. Abbiamo avuto colonie estive con i bimbi che hanno subito l’alluvione a Sarno. Da ultimo nel 2003 abbiamo costituito una ONLUS detta “Progetto Missionario Italiano”. Abbiamo visitato
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IL VILLAGGIO DELLA SPERANZA ono nata a Caposele il 07/07/1949 da Pasquale Albano e Cibellis Giovannina, una famiglia che mi ha insegnato fin da piccola ad amare gli altri in modo concreto. La mia famiglia ospitava spesso Missionari che venivano in Italia per predicare il Vangelo, ed ho visto nel corso degli anni tante persone trasformate dalla potenza della predicazione della parola di Dio, ed anche tanti poveri aiutati nei loro bisogni e nelle loro malattie. Ho visto miracoli e prodigi, e per me non è stato difficile credere nel Dio Onnipotente, capace di trasformare in bene ogni situazione. Ho sposato un uomo credente ed impegnato anche lui nella predicazione dell’Evangelo, e in Battipaglia, la città nella quale ci siamo trasferiti al momento del matrimonio nel 1971, abbiamo avuto modo di predicare la fedeltà e la beneficenza, e con un gran numero di persone, che hanno sperimentato l’amore dio Dio, abbiamo costituito
Mio padre, per vero sempre previdente, portava con sé un paniere di vimini del tipo tradizionale, contenente un certo quantitativo di fichi, che riteneva di poter offrire per accattivarsi la benevolenza di eventuali militari tedeschi che sapeva aggirarsi nella zona, per fini bellici e perché in generale ritirata verso nord. Ricordo che egli, tenendomi per mano, senza indugiare o accennare a rallentamento nel movimento, alla stessa stregua di come fece Don Abbondio di fronte ai bravi, nei Promessi Sposi del Manzoni, percepito il possibile pericolo, invece di fermarsi accelerò il passo, portandosi con me fino all’altezza dei militari tedeschi, ai quali mostrò il paniere ed i fichi, accennando ad offrirli. I due militari nulla dissero e con naturalezza presero alcuni dei frutti, immediamente lavandoli sotto la fresca acqua della fontana. Indi fecero un cenno di saluto e saliti sul loro veicolo si allontanarono. Per noi fu un momento di sollievo ed il timore che prima ci attanagliava, presto si trasformava in gioia, consentendoci di riprendere il cammino verso casa.
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podere della Palmenta, ove ci eravamo rifugiati con tutti di famiglia, ci avviammo a piedi verso l’abitato di Caposele, percorrendo l’allora strada mulattiera del bosco, che costeggia appunto la galleria cd. Pavoncelli. Ad un certo momento, a non meno di 200 metri dalla Sanità, udimmo un enorme boato e vedemmo grossi massi di cemento armato volare in alto, precipitando quindi nella circostante campagna. Per fortuna, insieme a mio padre, ci lanciammo, correndo a tutto spiano, sotto un vicino ponticello di raccolta di acque piovane e là, rannicchiandoci, riuscimmo a ripararci dai massi che cadevano tutt’intorno a noi. Dopo un certo tempo, usciti dal riparo, riprendemmo il cammino, per raggiungere la nostra abitazione, al tempo ubicata, come oggi, in via Giovanni Bovio, al fine di accertarci della sua integrità. Percorrendo via Roma, allora in terra battuta, che dalla piazza della Sanità porta al centro del paese, nel punto in cui la strada si presenta “a sella d’asino”, quasi all’altezza della casa D’Auria e non lontano dall’attuale forno, vicino alla fontana pubblica, prossima all’abitazione dei Malanga, notammo ferma un motocar e tre militari tedeschi che si rifocillavano.
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timo, si completava definitivamente l’OPERATION AVALANCHE, per cui tutto il teatro d’azione si spostava verso nord in direzione di Roma. In tale contesto, le demolizioni di ponti e strade, i campi minati e le azioni di retroguardia operati dalle unità tedesche in ritirata, rappresentavano gli unici ostacoli al procedere delle due divisioni del VI Corpo d’Armata del generale Dawley. Tra gli obiettivi strategici più importanti - come anche gli Inglesi già avevano considerato all’inizio del conflitto col famoso lancio di sabotatori - vi era sicuramente l’imbocco dell’acquedotto pugliese di Caposele, che i Tedeschi ben conoscevano e che non tardarono a far saltare, nel corso della loro ritirata verso il nord-est d’Italia. La zona della piazza della Sanità, artificialmente mascherata e protetta da postazioni contraerei, era rimasta isolata, anche perché quasi tutti gli abitanti del paese, compresi i militari italiani della difesa territoriale, si erano rifugiati nell’entroterra di campagna, lontano dalle arterie stradali, in casolari ed altri luoghi isolati. Il giorno in cui l’imbocco dell’acquedotto venne fatto saltare che se non erro doveva corrispondere al giorno 27 di settembre 1943 io e mio padre, dal
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contrasti tra i generali Clark e del subordinato generale Dawley, comandante del VI Corpo d’Armata, divenuti spigolosi e ben noti nell’intero scacchiere bellico dell’OPERATION AVALANCHE e, purtroppo, passati negli avvenimenti storici della Seconda Guerra Mondiale, dopo l’intervento del Comandante Supremo Eisenhower portarono la pace nei due alti ufficiali statunitensi. Infatti, è ampiamente risaputo che il generale Clark, comandante della Quinta Armata, più giovane sia per età che per anzianità di Dawley, faceva pervenire a quest’ultimo una lettera di congratulazione per gli splendidi risultati conseguiti a seguito dell’operazione di sbarco nel Golfo di Salerno che stabiliva definitivamente la stretta collaborazione tra i due. Con l’occupazione di Eboli e di Campagna, le truppe americane della 45° e 36° Divisione, esauriti i loro compiti attinenti alla testa di ponte di Paestum, avanzando da Contursi, risalivano la valle del Sele, per proseguire in direzione del nuovo obiettivo che era l’incrocio della S.S.91 con la S.S.7 ed eventualmente Avellino e Benevento. Come ho precisato nel precedente mio scritto, con l’occupazione di Napoli e del suo importantissimo porto marit-
Questa realtà è diventata un punto di riferimento per alimenti e vestiario nel dipartimento di Wenopera. Stiamo continuando con il progetto del “Villaggio della Speranza” che ci permetterà nel prossimo futuro di ospitare in alloggi degni bimbi, bimbe ed eventuali ragazze madri in un ambiente familiare
dove vivere, crescere essere istruiti e lavorare. Per questo nuovo progetto stiamo sensibilizzando ed informando famiglie ed individui desiderosi di unirsi come Soci Benefattori alla realizzazione di un’opera così importante. La Casa della Speranza può essere visitata da chiunque lo desideri, infatti la sig.ra Iolanda Ciccone esprimerà le sue impressioni in questo ultimo avventuroso viaggio. Io completo invitando chi legge a contattarci ai seguenti riferimenti telefonici:
Cell. 333 7412741 - Fax 0828 305846 - Uffici Via Copernico 115 Bellizzi (SA) Vi abbraccio
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INTERVISTA ALL'AVV. GIUSEPPE PALMIERI A CURA DELLA REDAZIONE
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eh, come lei sa, la gestione commissariale è evento assolutamente straordinario nella vita di una comunità, che invece la legge (giustamente) vuole sia amministrata da eletti. E questo, innanzitutto perché ci sia un contatto diretto e quotidiano tra il cittadino elettore e l’eletto. Devo dire, però, che ho sentito più di qualcuno sostenere che, ciclicamente, è opportuno che i comuni siano amministrati da un commissario. Che messaggio sente di lanciare al nuovo Commissario La Montagna?
l mio caro amico Pasquale e la sua giovane squadra hanno iniziato a preparare la campagna elettorale con incontri tematici di indiscutibile richiamo che, devo dire, hanno riscosso successo. Per la verità vedo un certo fermento anche dall’altra parte. Questo fa ben sperare in una competizione fatta di contenuti e proposte chiare, semplici e comprensibili. Dove il cittadino è messo in condizione di poter scegliere il programma e gli uomini che più lo convincono. Quanto a me, le confesso che dopo due consiliature passate a combattere (e duramente) tra i banchi della opposizione, ho bisogno ancora di tempo per smaltire le scorie di un’attività assai “usurante”. Per fintanto, ho aderito al partito democratico più per continuare un percorso insieme agli amici di sempre (democristiani, popo-
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icuramente il nuovo commissario non ha bisogno dei miei consigli, anche se dopo due consiliature penso di avere acquisito una esperienza che mi consente di avere un quadro piuttosto
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a girovagare negli ambienti politici locali. Caposele, per adesso, non ha un futuro ben precisato. E’ atteso di essere amministrato da un gruppo di uomini che saranno i caposelesi a scegliere. Ma, complessivamente, c’è da dire che saranno quattro, forse cinque coloro che davvero sono capaci di farlo. Forse nemmeno basterebbe una Grosse Coalition di tipo teutonica (ma non tra le sole liste che si sfideranno nelle prossime amministrative, ma tra tutti i politici, o ritenuti tali, di questo paese) per riuscire ad organizzare una squadra che possa sembrare più amministrativa che di calcio. Caposele è finito con le natiche per terra! E’ finito nelle mani di tanti Mastella di turno, attaccati come un geco alla poltrona ed alla scrivania, ai favori ed alla demagogia. Ma non solo negli ambienti municipali, ma nell’ambiente politico in generale. Ci sono partiti, a Caposele, che hanno aperto sezioni (nel senso che hanno girato la chiave nella serratura!) nel periodo pre-elettorale. Ma poi non si
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a casta soffre, subisce, reagisce, accusa il colpo. La casta combatte contro la sua crisi, lotta, stramazza a terra. La politica è sconfitta. Finita in un baratro profondo e buio. Non solo con l’effetto Grillo e l’antipolitica, con la voglia di centrismo ed il Partito Democratico, con la fine totale degli ideali e delle identità. La politica è giunta ad un capolinea imprecisato, ma chiaro ed evidente, con le sue stesse mani. E tralasciando gli aspetti nazionali, basta guardare al locale per accorgersene. Guardate dentro lo scenario politico locale, e provate a chiedervi: “dov’è la politica?”, “dove sono i politici?”, “dov’è il coraggio di essere tale?”. Troverete risposte tristi e desolanti. Caposele è finito nella crisi più totale della politica. Come se non fossero bastati i disastrosi anni di quelle amministrazioni post-terremoto, che hanno segnato tanto negativamente il futuro di questo paese. E, come se non fosse bastato nemmeno questo, quegli aguzzini che dirigevano quelle amministrazioni, sconfitti e arcisconfitti dappertutto, continuano
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redo che con le inevitabili manchevolezze proprie di una gestione commissariale, si possa giudicare positivamente il suo operato. Ha aperto una discarica che da tempo non si riusciva ad aprire. Ha assunto a tempo determinato ausiliari del traffico nel periodo estivo a Materdomini, non previsti in bilancio.
Che limiti ha incontrato sino ad oggi la gestione commissariale?
Sta lavorando insieme a Farina e al “Cuore” in vista delle prossime amministrative o continua il periodo di riflessione?
lari, inargheritini, diessini, socialisti) che per intima convinzione. Come buona parte dei diellini provinciali, mi sono avvicinato a questo progetto con più di qualche perplessità ma anche con la convinzione che sta a noi dare forma a questo nuovo organismo, riempirlo di contenuti, dare nuova veste al partito appena nato. La grande (e variegata) partecipazione delle primarie, fa ben sperare. Io farò la mia parte.
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Come ha lavorato il Commissario Amabile?
chiaro della situazione amministrativa del nostro Comune. Al dott. La Montagna mi sento solo di consegnare gli auguri di buon lavoro.
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si, sembra che il nostro Comune da un po’ di tempo non trovi pace e sia costretto a vivere continue emergenze. Ma, come lei ben sa, le vicende politiche di una comunità non sono mai casuali e forse anche questo continuo stato di crisi del nostro paese ha una sua ben precisa causa. Certo, questo nuovo cambio di guardia proprio non ci voleva, perché sarà necessario un altro periodo di rodaggio, sia per lui che per i funzionari del Comune. In ogni caso, non credo che questo abbia effetti negli equilibri politici.
Ha assunto sempre a tempo determinato operatori ecologici (rinvenendo le risorse economiche, quindi). Innovando rispetto al passato, ha gestito direttamente i parcheggi a Materdomini, con un notevole incremento delle entrate.
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Avvocato Palmieri, nuovo cambio di guardia al Comune di Caposele. Con quali effetti per gli equilibri politici del paese?
L'ex Commissario prefettizio Dott , Armando Amabile
di Donato Gervasio
sono preoccupati nemmeno mai di inaugurarle. Perché forse non ce n’era bisogno, hanno pensato. Forse gli sarebbe bastato montare un faro che illuminasse una bandiera per accalappiare qualche decina di voti in più. E’ questa la politica ed i politici che meritiamo? Ci sono partiti, a Caposele, che sono praticamente inesistenti. Non solo politicamente, ma proprio fisicamente. Se ci si ferma a pensare, a ragionare, ci si accorge che ci sono partiti che non organizzano da decenni convegni, che non pensano progetti, non propongono. Ma peggio, non contribuiscono nemmeno a ciò che eventualmente fanno gli altri. Sono completamente amorfi ed asfittici. Si riempiono la bocca di belle parole nelle campagne elettorali, si svuotano le tasche e i portafogli ad offrirti da bere. E’ questa la politica ed i politici che meritiamo? Ci sono stai politici che hanno rivestito cariche extracomunali, ma per Caposele non hanno saputo mai fare di più che chiedere voti, prendere in giro centinaia
di elettori. E’ questa la politica ed i politici che meritiamo? Questa “politica” (perché è questa la massima espressione della nostra politica) bisogna combatterla. Questo “spoliticare”, che equivale allo sragionare nella vita quotidiana. Questo fare politica senza logica e con tante assurdità. I caposelesi, nel terzo millennio, non posso essere trattati da deficienti. Perché i caposelesi non sono deficienti. I caposelesi non meritano questo, e devono ribellarsi. I caposelesi non meritano di essere presi in giro. I caposelesi non meritano chi gli si appiccica addosso a chiedere il voto quattro mesi prima delle elezioni. I caposelesi non meritano chi si apposta davanti ai seggi, mangiando un panino pur di non tornare a casa e contare e schedare meticolosamente tutti coloro che vanno o non vanno a votare. I caposelesi non sono dei fessi. Che se lo mettano nella zucca, queste aspiranti future classi dirigenti. Oppure il giorno del loro V-Day arriverà. E sarebbe più che legittimo.
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Attualità
Don PASQUALE ILARIA,
un Caposelese da riscoprire
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bilmente, se don Pasquale fosse vissuto in un ambiente caratterizzato da vivaci dibattiti culturali e politici, sarebbe stato un "cattocomunista"; avrebbe fatto parte, cioè, di quella schiera di cattolici che politicamente si riconoscevano nel partito comunista e al cui pensiero ricorse Enrico Berlinguer per l’elaborazione teorica del "compromesso storico". Don Pasquale sembrava uno stravagante e la gente, forse anche per le sue apparenti stravaganze, non lo stimava nel modo dovuto. Ma, Egli stravagante non era; era un uomo che aveva solo improntato il suo stile di vita al rispetto delle regole in un mondo di furbetti sempre pronti ad eluderle. Don Pasquale, ormai vecchio, si trasferì in una casa di riposo a Roma ed a Roma morì in solitudine il 7 ottobre 1983. Ricordo che quando un Caposelese, residente nella capitale, telefonò al Comune per annunciare che l’indomani la salma di don Pasquale sarebbe giunta al cimitero di Caposele per esservi tumulata, un funzionario del Comune ebbe a lamentarsi dicendo che “Ha dato fastidio da vivo e continua a darlo da morto”. La Giunta Comunale del tempo dispose, viceversa, che la salma di don Pasquale fosse ufficialmente ricevuta con gli onori dovuti ad un ex sindaco e, ancor di più, ad una persona che, in vita, aveva patito l’amore per la sua Terra. Eppure, ciò nonostante, non vi fu molta gente al cimitero. Ancora una volta i Caposelesi dimostrarono d’essere ingrati verso chi per loro tanto aveva sofferto. Molto tempo ormai è trascorso e, come comunemente usa dirsi, molta acqua è passata sotto i ponti. La realtà caposelese di oggi è molto diversa da quella dei tempi di don Pasquale Ilaria. È tempo, allora, che si faccia giustizia del pregiudizio diffuso tra i Caposelesi che ha accompagnato don Pasquale in vita e in morte. Lo richiedono la Verità e la Giustizia. Nella prossima primavera Caposele sarà interessata dalle elezioni amministrative. Giustizia e Verità esigono che chiunque vinca le elezioni si faccia promotore di un’iniziativa finalizzata al recupero storico dell’operato di don Pasquale e ad attribuirgli i meriti che fin qui, in vita e in morte, gli sono stati negati. Ma, perché aspettare la prossima primavera? Perché tale iniziativa non l’assume, adesso, la Pro Loco? Il manoscritto riportato a lato è una delle tante istanze che don Pasquale Ilaria ha indirizzato alle varie autorità provinciali e regionali a difesa delle acque del Sele.
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o avuto modo, ultimamente, di approfondire alcuni aspetti degli avvenimenti concernenti la giornata del 27 maggio 1939, quando i Caposelesi, guidati da don Pasquale Ilaria, gridarono all’unisono “L’acqua non si vende”; ho avuto modo, altresì, di leggere con attenzione le suppliche rivolte da don Pasquale al Re d’Italia, con le quali chiedeva che fossero tutelati i legittimi ed inalienabili diritti della popolazione caposelese, in merito alla rapina delle acque che in quel lontano 27 maggio 1939 si stava perpetrando a danno permanente dei Caposelesi. Mi sono soffermato, allora, a riflettere sulla persona di don Pasquale Ilaria che di quell’indimenticabile giornata fu l’animatore e dei diritti di Caposele fu l’alfiere, tanto che per essi patì duramente la pena del domicilio coatto alle isole Tremiti. Oggi, le Tremiti sono un ricercato luogo di villeggiatura, ma allora erano soltanto una meta desolata per confinati politici, un carcere a cielo aperto per gli oppositori del fascismo. Caduto il fascismo don Pasquale rientrò a Caposele e ne fu, per qualche tempo, Sindaco su nomina prefettizia. Con alto senso di responsabilità decise di rinviare a guerra terminata la definizione della vertenza con l’Acquedotto Pugliese: maiora premebant. Ben presto fu eretta intorno a Lui una cortina di emarginazione e di avversione. Di don Pasquale ricordo la figura altera e dignitosa che a passo svelto, nonostante l’età, percorreva la salita di Corso Garibaldi e ricordo, anche, che di Lui si diceva che facesse ogni mattina la doccia con l’acqua fredda, per mantenersi in perfetta forma. Don Pasquale amava Caposele, ma dai suoi concittadini non era molto corrisposto in tale sentimento. Forse a tanto i Caposelesi erano spinti, per motivi di prestigio, anche dal notabilato locale. Egli viveva la sua vita in solitudine, sempre pronto, comunque, a dare, disinteressatamente, consigli e suggerimenti a chiunque. Il rispetto che nutriva per la dignità di ogni persona, gli faceva sostenere che ognuno, al disopra di se stesso, non avrebbe dovuto riconoscere altra autorità che quella della “Maestà della Legge”. Era un comunista, ma un comunista strano per il contesto locale, perché soleva definirsi “Comunista integrale cristiano”, suscitando in qualche sprovveduto un sorriso di sufficienza. Eppure, c’era poco da ironizzare sulla sua posizione politica, perché, proba-
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di Michele Ceres
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Attualità
E IL VIAGGIO CONTINUA
Ricordare chi sia Paola Gassman mi sembra molto semplice e per vari motivi. Innanzitutto, è un personaggio molto conosciuto e non tanto in quanto figlia del grande Vittorio Gassman, il mattatore, ma anche in quanto attrice di teatro e quindi capace meglio di chiunque altro di poter interpretare e capire gli stati d’animo delle persone. In questa veste, ma anche in quella di scrittrice, avendo pubblicato di recente per Marsilio un libro molto interessante e divertente intitolato “Una Grande Famiglia alle Spalle”, metterà a nostra disposizione la sua preziosa esperienza.
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La parola, il libro, lo scrittore, tre strumenti di uno stesso percorso ideale, tre elementi di uno stesso itinerario
Chi avrà voglia di incontrarla potrà apprezzarne la grande disponibilità, la professionalità e una concezione del rapporto umano molto immediato e diretto. In quella sede, faremo una sorta di censimento laddove raccoglieremo l’adesione, completamente gratuita, di tutti coloro i quali sentiranno di voler condividere un progetto la cui articolazione verrà proposta nella stessa serata. L’obiettivo dichiarato è quello di far sentire l’Associazione un bene
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“Sorgenti di Sapere” è nata lì, è nata in quei giorni, è nata nella nostra testa. Oggi, finalmente, quell’idea è diventata realtà e l’Associazione esiste di fatto, è formalmente costituita e pronta ad operare. Ma operare come. Aprendosi agli altri, favorendo le adesioni e stimolando la partecipazione. L’occasione giusta è quella che abbiamo programmato per i primi mesi del 2008 quando a Caposele avremo il piacere di ospitare Paola Gassman.
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Silvano Granese ,e Rosa Ruglio membri dell'Associazione in una fase di presentazione dell'incontro con la scrittrice Dacia Maraini (al centro)
comune, un’occasione da non perdere, una creatura da allevare con impegno e dedizione perchè è prima di tutto uno straordinario strumento di conoscenza e crescita collettiva. Siamo sinceramente convinti di poter costruire intorno a questa idea un clima positivo, fatto di condivisione, di obiettivi comuni, di speranze e motivazioni in grado di risvegliare le coscienze. Non ci fanno paura gli ostacoli, non devono, non possiamo permettercelo, non conviene a nessuno. Sarebbe come abdicare a un dovere sacrosanto prim’ancora di averci provato e di averne compreso il senso.
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roprio così, il viaggio continua. L’abbiamo cominciato poco meno di un anno fa quando abbiamo scommesso e fortemente creduto nel fatto che a Caposele tutto fosse possibile e niente precluso a prescindere e a priori. Abbiamo voluto sperimentare un percorso nuovo, per molti versi difficile, persino ostico. La parola, il libro, lo scrittore, tre strumenti di uno stesso percorso ideale, tre elementi di uno stesso itinerario. Che cosa avrebbe potuto impedirci di lanciare una sfida e di metterci alla prova? Tante cose e tutte apparentemente insormontabili. Ma così non è stato. Abbiamo chiesto ai ragazzi e alla gente di cominciare a riflettere su se stessi in quanto persone, membri di una comunità e partecipi di una stessa identità, di una stessa storia e di un futuro comune. In questo senso, l’incontro con Dacia Maraini ha rappresentato un punto di svolta. Per chi crede nel fascino e l’importanza delle parole aver avuto l’opportunità di incontrare un personaggio di questo calibro è stata una conquista, un privilegio, un’esperienza esaltante. Ma non lo è stata solo per noi. Lo è stata per tanti studenti che per settimane hanno letto e conosciuto le sue opere traendone spunti di riflessione e stimoli per il futuro. Il successo o l’insuccesso di un’iniziativa non si misura tanto nell’immediatezza del momento quanto piuttosto nella sua capacità di resistere nel tempo. Nel nostro caso, questa considerazione è ancor più valida se è vero com’è vero che ancora oggi molti ragazzi ci chiedono se e quando ci sarà un altro evento come quello cui poter partecipare con gioia. Ce lo chiedono le madri di famiglia molte delle quali non particolarmente abituate alla lettura che per la prima volta, contagiate dai figli, hanno letto insieme a loro e hanno fatto la fila per un autografo e una testimonianza. In quegli stessi giorni di maggio maturò l’idea che quello non poteva essere e rimanere un evento fine a se stesso. Dovevamo dargli un seguito e un viatico, una corsia preferenziale dentro la quale poter esprimere tutta la sua capacità innovativa. Era necessario pensare una struttura permanente e operativa in grado di programmare e coinvolgere la gente.
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di Antonio Ruglio
Chi vorrà potrà dare il proprio contributo di idee in piena libertà avendo ben chiaro in mente che nessuno potrà chiedergli di rinunciarvi per nessun motivo, sia esso politico o ideologico. Non potremmo accettarlo comunque perchè verremmo meno a un impegno, quello di rendere un servizio autentico alla nostra gente e a noi stessi, verremmo meno a un dovere elementare, quello di far capire ai nostri ragazzi che si può fare qualcosa di utile e di importante per il proprio Paese.
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Caposele e l’ AQP
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La presenza di un colosso ai margini del centro urbano è costata (e sta costando) tantissimo a Caposele non solo per la privazione delle risorse naturali (che andavano generosamente e congruamente cedute agli amici pugliesi), soprattutto in termini di danno al territorio e di mancate opportunità.
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dalla prevista costruzione della galleria Pavoncelli bis che, a leggere il progetto, consentirebbe una captazione della acque dalle nostre sorgenti per una quantità pari al triplo di quella oggi consentita.
il deficit causato dallo sfruttamento del suo territorio e l’imposizione di tanti e gravosi vincoli che lo rendono di scarso interesse per investimenti imprenditoriali. E si dovrà parlare di possibili agevolazioni fiscali e di trasferimenti statali o regionali a favore delle casse comunali a ristoro dei danni subiti. Una fortunosa coincidenza ha fatto sì che nelle settimane immediatamente successive alla nascita del comitato siano state organizzate ben tre assemblee pubbliche aventi ad oggetto gli argomenti appena accennati. Una prima riunione indetta da una locale sezione di partito e le altre due organizzate dalle liste che si sono confrontate nell’ultima competizione amministrativa. Ho assistito alle varie discussioni riscontrando una notevole partecipazione ed alcuni passaggi di grande interesse. Durante una di queste riunioni il Presidente del Parco Regionale dei Monti Picentini ha persino espresso pubblicamente la convinzione che l’Acquedotto Pugliese avrebbe violato importanti punti delle convenzioni sottoscritte. Purtroppo tali iniziative, destinate a coinvolgere solo una quota della popolazione, corrono il rischio di disperdere le buone idee e la buona volontà dei loro promotori. A mio avviso ci sono dei temi di interesse collettivo che debbono essere necessariamente affrontati comunemente da tutti coloro che professano un impegno politico nell’interesse di Caposele. Solo un impegno comune – attraverso la condivisione di conoscenze ed iniziative – potrà restituire a Caposele quanto gli è stato tolto.
che stiamo subendo, solo allora – tutti insieme – potremo cominciare una vera azione di rivendicazione dei nostri diritti. A quel punto si potrà parlare del ristoro che deve essere riconosciuto alla nostra comunità per reintegrare
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E’ certamente il caso di mobilitare la popolazione e rivedere gli accordi che ci legano all’Acquedotto Pugliese. Per tutti questi motivi la scorsa estate si è costituito un comitato di cittadini – con diverse professionalità, passioni e competenze – con l’obiettivo di coordinare tutte le azioni possibili per ristabilire un minimo di giustizia nel nostro territorio. L’opinione condivisa dai membri del comitato è che solo in seguito ad una vera e propria presa di coscienza dei problemi che ho solo sommariamente descritto da parte di tutti caposelesi si possa passare all’azione. Solo quando ci renderemo pienamente conto che l’acqua è una risorsa e non una dannazione, solo quando cominceremo ad indignarci ed arrabbiarci passando davanti ai luoghi più suggestivi del nostro centro, osservando come ne siamo stati privati o come sono stati ridotti, solo quando avremo una reale coscienza degli abusi
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rappresentato dai vecchi By-pass (in diritto si dice danno “estetico”). Io non escluderei, in alcuni casi, i presupposti per un’azione di danno ambientale, prevista dall’art.18 della legge n.349/86. Si consideri, infatti, che la Corte Costituzionale ha fissato come soglia di lesività, qualunque compromissione dell’ambiente concretante un peggioramento delle condizioni di equilibrio dei vari fattori che lo compongono, e insieme il livello di salubrità complessiva dell’aria, dell’acqua, la disponibilità delle risorse naturali, gli equilibri ecologici che garantiscono ottimali livelli di qualità della vita di determinate specie animali e vegetali nonché l’armonia estetica dei luoghi. L’aspetto negativo di tale azione è che il titolare del diritto al risarcimento è unicamente lo Stato, ancorché l’azione possa essere promossa dagli Enti territoriali “sui quali incidano i beni oggetto del fatto lesivo”. Un altro motivo di disappunto, per usare un termine cauto, è rappresentato
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iprendo volentieri l’argomento trattato nell’ultimo numero della Sorgente approfondendone alcuni aspetti. Eravamo rimasti alla considerazione che molti caposelesi – direi la maggioranza – condividono un diffuso malumore nel confronti di quello che per tanti anni è stato l’E.A.A.P. ed oggi è meglio conosciuto come Acquedotto Pugliese S.p.A. Le ragioni di questa insofferenza sono facilmente riassumibili, oltre che sotto gli occhi di tutti. Il rapporto ormai secolare tra i gestori dell’acquedotto ed il territorio di Caposele appare sempre più improntato all’esclusivo vantaggio dei primi ed al conseguente impoverimento del nostro paese. In tutti i sensi. La presenza di un colosso ai margini del centro urbano è costata (e sta costando) tantissimo a Caposele non solo per la privazione delle risorse naturali (che andavano generosamente e congruamente cedute agli amici pugliesi), ma soprattutto in termini di danno al territorio e di mancate opportunità. Queste conseguenze erano state previste già all’epoca della prima captazione ad inizio novecento, quando fu riconosciuta, per il danno creato al territorio, una indennità poi rivelatasi irrisoria. Gli stessi problemi e le stesse esigenze furono il presupposto per le convenzioni stipulate tra il nostro Comune e l’acquedotto negli anni settanta e novanta. Tuttavia, senza entrare nel merito degli accordi – il nostro potere contrattuale, allora, non consentiva grandi rilanci – resta il fatto che alcune importanti clausole non sono mai state rispettate. Di fatto Caposele soffre una duplice condizione: lo scippo delle acque in un periodo storico in cui diritti ed interessi legittimi non venivano presi granché in considerazione, e la presenza – economicamente non produttiva – di acqua sotto il proprio territorio con tutti i limiti che ne conseguono. Basti pensare che per i comuni dove insiste una presenza di acqua, la concentrazione di vincoli e servitù esistenti determina un modesto sviluppo edilizio, soltanto ai margini del territorio comunale, frustrando qualunque tipo di iniziativa economica. Un capitolo a parte andrebbe aperto relativamente all’impoverimento del fiume Sele (privato di una quota del suo flusso), agli scempi causati in alcune zone (non perdete l’occasione di farvi un giro alle Saure) ed all’obbrobrio
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Prendere coscienza dei propri diritti
di Alfonso Sturchio
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Attualità
CAPOSELE, UN COMUNE 2.0
di Gualfardo Montanari
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in quanto tali, non sono tenuti a investire su un territorio ritenuto sconveniente e poco produttivo. In queste condizioni il digital divide di Caposele rischia di diventare addirittura strutturale, con conseguenze, in prospettiva, molto più spiacevoli rispetto al non poter vedere sul piccolo schermo un film o l’ultimo talk show televisivo. Fortunatamente, il settore pubblico non ci ha completamente abbandonati. Infratel SpA, una società statale di Sviluppo Italia, in collaborazione con la nostra Regione e con alcuni grandi gruppi privati del settore, sta realizzando un progetto di cablatura a fibra ottica nei territori periferici della Campania. L’obiettivo è quello di superare il gap infrastrutturale e dare, quindi, ai privati la possibilità di portare la banda larga anche in quei territori dove il rapporto costi-benefici è sconveniente. Caposele è proprio uno dei comuni che nei mesi scorsi è stato cablato col progetto Infratel. Sul (anzi sotto il) territorio del nostro comune passa un cavo a fibra ottica che ci consentirebbe di avere prestazioni Internet a livello delle migliori realtà europee. Sarebbe possibile fornire on line servizi e opportunità di ogni tipo a tutti i cittadini di Caposele. Le imprese che operano nel settore turistico avrebbero, ad esempio, un importante canale per sviluppare più complesse strategie di comunicazione e di marketing; da casa, per chiamare all’estero, si potrebbe usare il servizio Voip che consente risparmi enormi; oppure, infine, sarebbe possibile per tanti giovani pensare di potersi cimentare con l’esperienza del telelavoro o dell’e-learning. Per rendere possibile l’Internet 2.0, bisogna però compiere l’ultimo passo. Tocca adesso ad un soggetto privato, in sinergia con l’ente (o gli enti) locale
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anni questa quota dovrebbe arrivare al 90% circa. Rimarrebbe fuori soltanto una percentuale fisiologica di persone residenti in territori particolarmente svantaggiati, che le imprese private non hanno interesse a connettere. I cittadini di Caposele, purtroppo, rientrano in questa minoritaria fetta di italiani che rischiano di non essere mai serviti dall’Internet veloce. Gli internauti di Caposele (e, da quello che sento e vedo, sono tantissimi) trovano enormi difficoltà (e ne troveranno sempre di più!) quando quotidianamente provano a connettersi; non possono fruire di tutti quei servizi e di tutte quelle potenzialità proprie del Web 2.0. Tecnicamente Caposele vive quello che gli esperti chiamano digital divide infrastrutturale. Non è, purtroppo, una novità: chi ha memoria e qualche anno in più ricorderà che la stessa cosa è avvenuta anche con il segnale televisivo analogico: sia RaiDue (all’epoca il Secondo Canale) sia RaiTre, a Caposele sono arrivati con almeno dieci anni di ritardo rispetto al resto dell’Italia. Il motivo è sempre lo stesso: non conviene far arrivare il segnale giù nella valle, costa troppo. I nuovi canali-sistemi di comunicazione vengono percepiti a Caposele come una non meglio definita “cosa” di cui si sente parlare dall’esterno, di cui ci racconta chi viene da fuori, o, di cui si può usufruire se si va a lavorare o a studiare da qualche altra parte. La questione oggi è ancora più cruciale rispetto al passato. Lo sviluppo di Internet può produrre cambiamenti positivi sulla nostra vita di gran lunga più evidenti della televisione. Il rischio di rimanerne fuori è ancora più elevato rispetto al passato perché, a differenza del segnale televisivo, i gestori dell’infrastruttura che supporta la Rete sono tutti privati (o ex pubblici) e,
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GUALFARDO MONTANARI C
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on la sigla numerica 2.0 si indica l’attuale stato di evoluzione di Internet. Si fa iniziare la cosiddetta “seconda generazione” del World Wide Web nel 2004. Proprio tre anni fa, si è avuta infatti la piena consapevolezza che gli strumenti appartenenti alla prima generazione di Internet, in particolare i software, erano radicalmente cambiati o del tutto superati. Chi ha una certa dimestichezza col computer e con la Rete si sarà certamente reso conto che, nel corso degli ultimi anni, è diventato molto più facile e veloce scambiare e condividere informazioni tramite Internet. Nel tempo libero, in maniera quasi istantanea, si possono creare siti o diari on line (i blog) che consentono la pubblicazione di materiali audio e video facilmente fruibili. I giovani inviano curriculum, trovano opportunità di lavoro, prenotano sempre più viaggi e vacanze on line, telefonano e videochiamano tramite il sistema Voip. Nel settore della pubblica amministrazione, gran parte dei servizi (penso, ad esempio, per gli studenti universitari, alla prenotazione degli esami o alla consultazione delle dispense aggiornate dai docenti) vengono erogati quasi esclusivamente on line e producono un enorme risparmio in termini di tempo e di risorse per l’utente e anche per l’ufficio. Sul fronte economico, grazie ai nuovi standard del Web, il telelavoro è diventato una realtà così importante al punto che l’Unione Europea ha invitato gli Stati nazionali a varare norme contrattualistiche specifiche per disciplinarlo e favorirne una corretta diffusione; il volume d’affari del commercio in Rete (l’e-commerce), soprattutto grazie ai giovani, è cresciuto tantissimo e, oggi, la maggior parte delle grandi imprese del settore costruiscono i loro business plan di lungo periodo puntando sull’on line; anche le banche, ormai, consentono ai loro clienti di gestire un elevato numero di servizi e prestazioni direttamente dal pc di casa. Insomma, Internet 2.0 ha introdotto cambiamenti sensibili e irreversibili nella vita di tutti noi, o quasi. Il Web di seconda generazione, per funzionare sui nostri computer, ha, infatti, bisogno di un collegamento Internet a banda larga. Adsl, wi-fi, wi-max oppure la fibra ottica sono i sistemi di connessione su cui “gira” Internet 2.0. Il 75% della popolazione italiana può disporre della banda larga. Entro 2-3
interessato, realizzare il cosiddetto “ultimo miglio” della connessione. Nel nostro caso, il Comune di Caposele insieme agli altri Comuni limitrofi cablati da Infratel (Morra de Sanctis, Teora, Calabritto ecc.) dovrebbe promuovere e sviluppare, in collaborazione con gli altri enti locali intermedi (Provincia e Comunità Montana), i progetti di rete territoriale finanziabili con i fondi europei della programmazione 2007-2013. Dopo che Governo e Regione hanno fatto la loro parte (almeno su questo punto), ora tocca a noi. Il tema della digitalizzazione e dell’innovazione è una questione cruciale per i nostri territori, su cui ci si gioca la possibilità di un futuro. Mi auguro che all’imminente riapertura del dibattito elettorale per le elezioni amministrative, anche questo punto trovi un posto (piccolo) nell’agenda dei futuri candidati.
La fontanina di Piazza Di Masi
Attualità
Natale, Capodanno, la Befana a Caposele e dintorni
La dolcezza di un tempo senza tempo
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di Alfonso Merola
2. “Acchianare, in vernacolare, non significa rendere piano, ma salire fino a raggiungere un luogo meno impervio. Queste due considerazioni ci fanno ritenere che, allora, CHIANI al massimo significhi lingue di terreno pianeggiante in zone collinari. D’altra parte, di toponimi similari Caposele abbonda: Chianiellu, Chianelle, Chianu… e tutti sono luoghi di limitata estensione, divorati da frane. E’ del tutto ovvio, a questo punto, che il pensiero va all’unico “Chiani” che si trova in Toscana. Chiani è il fiume che dà il nome a Val di Chiana ( Arezzo) ed esso deriva dal latino “Clanis” che significa corso di fiume fangoso. A sua volta, Clanis è nel tema pre-romano “Clan/Glan” (terreno spezzato). Tutto, quindi, fa pensare a luoghi molto impregnati d’acqua che danno vita di tanto in tanto a circolazioni
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Il toponimo “PIANI” si presta ad una serie di etimologie tutta da approfondire, nonostante il géonimo sembri del tutto trasparente. Infatti, in latino “plana” è un terreno piano ed in tal senso si è ampiamente attestato in tutta l’Italia. Intanto, bisogna premettere che l’attuale denominazione risale grosso modo al 1885, anno in cui, dopo l’Unità d’Italia, fu completata la rielaborazione delle carte topografiche su scala nazionale. A quell’epoca lo sforzo di italianizzare tutto e tutti, in alcuni casi produsse dei disastri linguistici, nel tentativo di tagliare alle radici l’uso dei dialetti. E così Chiani fu riscritto come PIANI. Qui la questione inizia ad ingarbugliarsi per almeno due motivi: 1. I Caposelesi chiamano la Pianura “CHIANA” e non Chiani;
cavano l’età. I bambini si rincorrevano gioiosi. E il tempo passava… e gli anni volavano, i salotti buoni si chiudevano. Ormai le belle di turno e i giovani affollano le discoteche ed i locali alla moda. E’ il progresso! Oggi il pensare a quei momenti riesce a riempire la stupidità ed il vuoto che troppo spesso cerca di annientarci. Passati Natale e Capodanno, si aspettava la Befana, non come l’ultimo
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Il 31 tutti avrebbero buttato via con l’anno vecchio pensieri, preoccupazioni, affanni per aprire le braccia all’anno nuovo che, forse, sarebbe stato carico di felicità, amore, benessere. La sera della festa tutto era pronto. Sulle tavole troneggiavano panini, struffoli, biscotti, panettoni. Le sedie erano allineate alle pareti con l’immancabile bottiglie di vino accanto. Le belle di turno salivano le scale della casa “Di Masi”, seguite dai
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La musica riscaldava l’atmosfera. Si ballava, si rideva, ci si guardava trasmettendosi con gli occhi quei messaggi che rendono dolcissimi gli incontri d’amore
TOPONOMASTICA I PIANI
giovanotti che davano l’ultimo tocco alla cravatta e l’ennesima lisciatina ai capelli. E la festa cominciava. La musica riscaldava l’atmosfera. Si ballava, si rideva, ci si guardava trasmettendosi con gli occhi quei messaggi che rendono dolcissimi gli incontri d’amore. Quando scoccava la mezzanotte, la festa era al culmine. Tutti erano felici. Gli innamorati si stringevano le mani, i vecchi dimenti-
giorno delle vacanze ma come il momento in cui saremmo stati premiati. La sera precedente si andava a letto presto anche se il sonno si faceva attendere. Ogni rumore poteva essere il passo della Befana che si avvicinava, ogni fruscio, la voce della sua scopa magica. Al risveglio trovavamo piccoli doni. Qualche biscotto, un sacchettino di caramelle, due o tre mandarini ( merce rara e preziosa allora) fichi secchi, una bambola di pezza o un fucile di legno. Immancabile il pezzetto di carbone, come punizione e monito per il futuro. Oggi tra Natale, Capodanno, compleanni e onomastici i regali si rincorrono. La festa dell’attesa è quotidiana. Mentre i miei nipoti giocavano con le Barbie, le Ferrari telecomandate, i mini computer, ho tirato fuori da un cassetto la bambola della mia infanzia. Ci siamo guardate e il gioco interrotto tanti anni fa à ricominciato. Proprio come la visita al presepe, i balli in casa “Di Masi”, la dolcezza di un tempo senza tempo.
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ma tanti posti sono rimasti vuoti. Una porta si à chiusa sul passato, sui presepi allestiti nelle case, sulla semplicità di un tempo. Come per incanto il passato si materializza in quei ricordi dolcissimi che riescono a far accettare anche i posti vuoti che resteranno nel cuore. Natale era passato solo da un giorno e nelle case già si parlava dell’ultimo dell’anno. I preparativi cominciavano quasi all’alba del 26 dicembre.
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uoni, rumori, profumi riempivano le case la vigilia di Natale. Mamme, nonne, zie, si davano il cambio ai fornelli. Dalla scodella di orzo di latte della prima colazione spuntavano le premesse di una lunghissima giornata che si sarebbe conclusa dopo la mezzanotte. “Buon Natale, tanti auguri, per cento anni”; sembrava l’eternità. Nessuno pensava che quell’eternità poteva essere solo un attimo. Le famiglie, allora, erano numerose, patriarcali. Si viveva insieme. Gli anziani regalavano ai giovani le loro ricchezze interiori. I problemi di uno erano quelli di ognuno. Come l’allegria. Si divideva e si moltiplicava tutto. Per questo la felicità era immensa e la tristezza dimezzata. A cena, tutti intorno al grande tavolo. Nel camino bruciava il “ceppone” che si portava via le angosce, le traversie di un intero anno. La brace era il simbolo della forza, della speranza. Era la spinta per ricominciare. Quanto tempo è passato! Oggi, in questo Natale 2007, suoni, profumi, sapori non sono più gli stessi. C’è sempre il grande tavolo da pranzo
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di Vania Palmieri
idriche di fanghiglia. Tutto, a questo punto diventa più chiaro. La contrada Piani, attualmente quasi del tutto edificata, declina verso valle, stretta tra due valloni torrentizi e da una serie di rivoli minori. La zona (che oggi più piana non è), avrà subito nei secoli continue erosioni alla base da parte del Sele e anche sui versanti da parte dei torrenti, strappando terreni imbevuti di acqua che collassando, hanno assunto l’aspetto, appunto,
di piccole lingue di terra pianeggianti. E’, d’altra parte, risaputo che i Piani sono instabili: dopo il terremoto del 1980, per costruirvi, si è dovuto procedere preventivamente a risanamenti idrogeologici. Da notare, infine, che, all’inizio del secolo, una pericolosissima frana travolse il cimitero che lì insisteva, costringendo i caposelesi a trasferirlo altrove, nell’attuale località detta IONDA.
I nuovi insediamenti Piani - Merola con la Piscina
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Politica TOMMASO CIBELLIS GIOVANE CANDIDATO ALLE PROSSIME ELEZIONI COMUNALI NELLA LISTA DI "CAPOSELE NEL CUORE"
di Tommaso Cibellis guenza zuccheri dal sangue evitando o riducendo così il rischio di diabete, colesterolo e infarto. L’esercizio fisico tiene a bada anche e soprattutto la pressione arteriosa in quanto lo sforzo fa fluire il sangue più velocemente dilatando i vasi sanguigni con una conseguente più efficiente irrorazione. Un cuore allenato inoltre battendo più lentamente, pompa più sangue apportando benefici alla perfusione di tutti gli organi, cervello in primis. Nell’ambito del sistema nervoso, lo sport riduce lo stress e migliora il tono dell’umore grazie alla produzione di endorfine, sostanze che a Caposele spesso vengono assunte con le droghe per cui mi sento in dovere di dire ai ragazzi “correte e non fumate!!!” Alla luce di quanto scritto finora e considerando che la principale causa di morte nei Paesi occidentali è data da malattie cardiovascolari, possiamo a buon diritto sostenere che l’attività fisica allunga la vita!!! Questa medicina preventiva, pur con tantissime differenze, si adatta sicuramente a tutte le età e nella quotidianità: per i giovani è consigliabile
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qualsiasi tipo di allenamento costante, quaranta-cinquanta minuti per tre volte alla settimana, mentre per i non più giovani non è poi molto complicato praticare una sana e regolare attività fisica giornaliera: basti pensare a quante volte si può lasciare la macchina in piazza Sanità per andare a fare la spesa in centro a piedi, quante volte possiamo andare a fare una passeggiata nel “cantiere” o sul Lungosele e a quante volte si può fare un’escursione in bici al bosco o a San Vito. Senza fare falsi moralismi è evidente che puntare sullo sport e sull’attività fisica oltre che a giovare sulla condizione fisica, tiene impegnati i giovani nell’arco della giornata e soprattutto tiene lontano i giovani dai bar e dalle strade, per questo ritengo molto importante che anche i genitori dei giovani caposelesi si rendano conto di questo aspetto. In futuro si spera di poter disporre di più impianti sportivi efficienti e dotati di spogliatoi più accoglienti; penso inoltre che anche le palestre dei poli scolastici di Materdomini e Caposele possano essere un punto di ritrovo per molti giovani che magari non possono permettersi l’iscrizione ad una palestra
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n una società consumistica come quella odierna prevale sempre di più il lavoro sedentario che spesso rende le persone contrarie a qualsiasi forma di esercizio fisico…ma quante persone sanno realmente che lo sport oltre a essere svago e divertimento è soprattutto prevenzione in termini di salute??? In queste poche righe vorrei sottolineare brevemente l’importanza dell’attività fisica sull’organismo umano in un linguaggio il meno tecnico possibile. L’organismo umano è predisposto per l’attività, non per il riposo ed il movimento è la sua proprietà fondamentale. Una attività fisica controllata e costante non coinvolge solamente la semplice contrazione muscolare ma implica l’interessamento del sistema nervoso oltre a quello respiratorio e cardiocircolatorio. Sport come il calcio, la corsa o il nuoto possono arrivare a farci consumare più o meno 500 calorie per ogni ora di allenamento. Per quanto riguarda le nostre ossa, in seguito ad un allenamento muscolare mirato, le cellule si rinforzano prevenendo l’osteoporosi e le fratture; grazie all’attività fisica i nostri muscoli aumentano nelle dimensioni, ricevono più nutrimento e tolgono di conse-
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SPORT E SALUTE
o piscina privata; forse anche la Scuola a Caposele deve comprendere meglio l’importanza dello sport, favorire dunque una migliore educazione fisica tra i giovani e aprire le porte dei propri impianti garantendo allenamenti anche al riparo dal maltempo. Un altro aspetto di primaria importanza è senza dubbio l’occasione di incontro e di socialità che lo sport è capace di creare: basti pensare ad una scuola calcio o ad una società sportiva grazie alle quali decine di ragazzi si frequentano almeno per tre-quattro volte in una settimana per allenarsi insieme e per non stare davanti ad una televisione o a un computer, rinchiusi dentro casa. È evidente che questa mia esortazione deve tener conto degli aspetti medici cui lo sport è legato: ovvero prima di iscriverci in palestra, piscina, scuola calcio oppure prima di metterci a correre è bene ricorrere dal medico sportivo per la visita di idoneità. Vorrei infine evidenziare che solo una costante e regolare attività fisica (ripeto che bastano quarantacinque minuti di corsa lenta al giorno) rappresenta un buon sistema per perdere peso in modo sano e definitivo mentre vanno sconsigliate tutte quelle severe diete alimentari scaricate dalla rete. A tal punto credo che lo scopo di questa mia riflessione sia stato abbastanza chiaro: scarpe da ginnastica e via, la corsa è appena iniziata!!!
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SELACAPO.net nell’accezione di “bacheca virtuale” zione o semplice gruppo di ragazzi che desidera avere una bacheca virtuale per coordinarsi, pubblicizzare attività socio-culturali, aprire dibattiti costruttivi su temi di interesse bypassando la lontananza geografica (basti pensare che persino gli amministratori distano tra loro 200 e passa kilometri...). Siamo infatti molto lieti di comunicare che stiamo offrendo il nostro servizio all’associazione GNAM (Giovane Nucleo Anti Monotonia) e alla neonata VAS (Verdi Ambiente e Società), alle quali è stata dedicata una sezione news ad hoc dove poter postare notizie e comunicati in tutta autonomia e un forum per le discussioni. Aspiriamo a poter essere un punto aggregante virtuale sempre più importante per Caposele e per i Caposelesi, offrendo un servizio sempre migliore. A tal scopo ci affidiamo ai suggerimenti dei selausers che, essendone i fruitori, sono
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In senso lato una comunità virtuale o comunità online è un insieme di persone interessate ad un argomento comune che comunicano attraverso Internet. Più specificatamente potremmo dire che organizzare una comunità virtuale significa dar voce ai suoi membri, quindi offrire gli strumenti idonei a permettere loro di formulare pareri, valutazioni, scambiare opinioni in maniera libera... Ci tenevamo a quest’incipit perchè è effettivamente una definizione breve e coincisa che nella sua semplicità riassume ciò che vogliamo venga in mente quando si parla di selacapo.net. Selacapo.net non è una community fine a se stessa: non è (soltanto) un album fotografico digitale, una chat, o un insieme di contenuti multimediali gestiti da due tizi che si fanno chiamare VIX e admin: è (anche) un’interessante ed utile risorsa per qualsivoglia associa-
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di Vittorio Nesta e Raffaele Colatrella
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nella migliore posizione per suggerire nuove funzionalità, miglioramenti ed utilizzi del portale. Per farvi rendere conto di quanto sia effettivamente visitato selacapo.net abbiamo pensato che qualche grafico avrebbe fatto al caso nostro. Bene, a quasi otto mesi dalla nascita, la situazione visite è quella riassunta dai grafici. Vogliamo darvi solo un’idea sommaria, senza riportare noiose tabelle con i dati esatti. Cogliamo l’occasione per salutare tutti i selausers che in questi mesi hanno contribuito alla crescita del nostro portale e che hanno visitato selacapo. net anche dalla Florida, California, Venezuela, Bielorussia (e da chissà
quale altro angolo sperduto del globo!) inviando tante foto, post e commenti! Rinnoviamo, come sempre, l’invito ad essere tutti partecipi al miglioramento di questa bacheca virtuale di tutti i Caposelesi: anche inviare una foto, un commento, fare un intervento su una qualche discussione, scrivere un saluto sul “muro” (il SeLaWALL presente nella home page), ...tutto fa brodo! Tutto contribuisce all’obiettivo di aggregazione virtuale che, speriamo (ed è questo il fine ultimo), si manifesti nella vita reale.
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I SOGNI POSSONO DIVENTARE REALTA’ …per i giovani, per gli adulti, per chi sa o pretende di sapere, per chi non riesce più a sognare di Gerardo Monteverde
Idee guida Il tema che sto cercando di sviluppare è un argomento essenziale, che coinvolge i Caposelesi di oggi quanto quelli di domani.Non dobbiamo rassegnarci a vedere un paese che, senza occasioni di lavoro,si spopola o rimane abitato da soli vecchi, come purtroppo già succede in altre realtà vicine alla nostra.Ogni sforzo deve essere fatto per ritrovare una dimensione nella globalizzazione e fare del territorio una vetrina delle proprie risorse e potenzialità senza rassegnarci a delegare ad altri la risoluzione di queste importanti e risolutive problematiche. So che lavorare sulla mentalità e sulle coscienze degli uomini è cosa difficile, ma non proibitiva e per questo bisogna tentare. Bisogna accrescere in ognuno di noi il radicamento al paese facendo un’ operazione culturale che arricchisca il senso di appartenenza, che recuperi la memoria dentro la comunità; la conoscenza della nostra storia deve alimentare l’orgoglio di appartenere a questa bellissima terra. E’ attraverso la conoscenza che si può superare la tentazione della diffidenza e far maturare una solidarietà nuova,consapevole e motivata.Ed è sulla proposta di identità, valori e progetti che si può basare la ripresa culturale e socio-economica di una intera comunità. Fino ad adesso è vero che i vari terremoti hanno rovinato i segni concreti della nostra storia, ma a volte quello che non ha fatto la forza della natura l’ha fatto l’uomo.
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nostre radici di cui dobbiamo essere fieri. Bisogna sempre ricordare che per capire dove andare dobbiamo sapere da dove veniamo. Il recupero dell’importanza della comunità tra tradizione e memoria fa da apripista ad un altro valido discorso, quello della filiera della ruralità, orientata alla salvaguardia paesaggistica, al recupero degli antichi mestieri, alla valorizzazione dei prodotti tipici, attraverso la conoscenza di quella che era la semplice e naturale alimentazione di una volta. Lo scopo sarà quello di creare una diversificazione di offerte sul territorio per farne un pacchetto da divulgare, per costruire le basi per fare sistema sul territorio ed avviare un piano di promozione turistico-culturale attraverso laboratori di mestieri, proiezione di filmati, recupero dei costumi, degustazione di prodotti tipici e quant’altro. Per questo progetto nessuno può permettersi il lusso di delegare; vitale è la partecipazione perché partecipando si può dare il proprio fattivo contributo umano e culturale. Non bisogna sciupare, quindi, la ricchezza ideologica trasmessa dai nostri avi.Essa ci darà forte energia interiore per affrontare le sfide del futuro.
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Oggi, siamo poverissimi anche dal punto di vista delle testimonianze del nostro passato. Con l’ultimo terremoto siamo stati tanto incoscienti da portare bellissimi portali in pietra nella discarica, perdendo con essi anche parte della nostra storia.Ed è difficile far capire alle nuove generazioni l’importanza del concetto di comunità o come sia possibile mettere insieme le radici e il futuro. Leggevo : “le testimonianze del passato danno la consapevolezza della necessità di evolvere navigando nel futuro della comunità di appartenenza”. In questi giorni, pensando a questo, è cresciuto in me il rammarico (senza voler esprimere giudizi col senno di poi) che se qualcuno o qualche Amministrazione Comunale, prima del sisma dell’ottanta, avesse, per esempio, considerato l’ipotesi di una ristrutturazione del castello con destinazione pubblica, oggi avremmo potuto godere della vista del manufatto le cui pietre avrebbero potuto ancora parlare a chi ha occhi per leggere la storia. Alla luce di quanto sopra ricordato un forte plauso deve essere in verità, riservato a quel gruppo di Caposelesi che si sono costituiti per far conoscere le tradizioni contadine dei nostri avi ed in particolar modo le varie espressioni di canto, suono e ballo ( tarantella, batticulo) che hanno accompagnato la dura vita quotidiana delle passate generazioni. E’ un’operazione questa che va incoraggiata e finanziata perché parla ai nostri giovani, e non solo, delle
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Noi Caposelesi, a mio modesto parere, e leggendo un pò della nostra storia locale, riusciamo e preferiamo agire individualisticamente o, quanto meno, interagire con poche persone piuttosto che unirci e lavorare insieme, anche quando l’importanza della posta in gioco per il paese è molto alta. I più preferiscono il tanto peggio, tanto meglio, pur di non unirsi per creare la sinergia necessaria al raggiungimento dello scopo. Se pensassimo, invece, di essere ognuno di noi, tanti fili colorati e ci mettessimo insieme, formeremmo certamente il tessuto meraviglioso di una nuova realtà e daremmo l’addio a quella ipocrisia sottile che serve solo a giustificare il proprio tornaconto.
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siste una verità che va oltre l’abituale modo di pensare, che travalica ogni senso comune: Caposele non ha mai individuato, tracciato un percorso rigoroso, scaturente da un’analisi precisa e corretta su un possibile sviluppo del proprio territorio, sviluppo che oggi non può prescindere dal fatto di essere sostenibile e armonioso con la bellezza naturale di cui la nostra terra, senza tema di smentita, è provvista. Una pianificazione territoriale ed urbanistica ed un’attenta progettazione nell’ottica dello sviluppo sostenibile ed eco-compatibile dovrebbero, invece, venire prima di ogni altra cosa. Capisco che per accingersi a tale compito bisogna essere un pluri-esperto, ma il fatto di essermi candidato a guidare le sorti del paese mi incoraggia ad esprimere le mie idee al riguardo e a vivere la mia eventuale esperienza politico-amministrativa al meglio, mettendo a disposizione impegno e passione. Le mie idee, certamente, non difetteranno di constatazioni ed attenta lettura del territorio perché al di là di ogni credo politico, un figlio motivato e legato al proprio paese, preoccupato ed impegnato a dare un diverso futuro alle prossime generazioni non deve tralasciare di cogliere questa verità,di guardare oltre i propri limiti. Chi si propone alla popolazione per dirigere le sorti del proprio Comune, oggi, più che mai, deve individuare ed iniziare a mettere in campo tutto quello che è necessario per raggiungere l’obiettivo. Bisogna mettere da parte barriere preconcette, privilegiando i contenuti, deve far sentire la propria voce per dire che è possibile un mondo diverso, un mondo fatto di nuovi orizzonti e nuove prospettive. L’obiettivo non solo deve essere individuato da un progetto che preveda le fasi della sua realizzazione, ma deve passare attraverso un rapido ricambio di mentalità affinchè possa essere acquisito e fatto proprio dall’intera comunità dei Caposelesi. (Scelte univoche e condivise, supportate dall’impegno dell’associazionismo e del consorzismo, sono fondamentali in questo senso). Progetti ambiziosi hanno bisogno di grossi sforzi che possono essere esercitati solo con l’unità d’intenti.
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Premessa
Lettura del territorio Il territorio di Caposele si estende per una cinquantina di chilometri quadrati con un andamento orografico prettamente collinare e con la presenza di numerose fonti di acqua.Da tempo le
Museo scuola delle acque - area didattica Progettisti arch. Michele Notaro - arch. Salvatore Marsico
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SPAZIO AUTOGESTITO DA "L'ARCOBALENO" Non a caso parte del territorio di Caposele è stato incluso nel parco regionale dei monti Picentini, ciò a testimonianza della esclusiva bellezza naturale dei nostri luoghi, che nulla hanno da invidiare a tanti altri più rinomati e visitati da turisti. Progetto
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Politica ambientale e territorio
Al di là del fatto che il rispetto dell’ambiente più che predicato va praticato, propedeutica al progetto, che è del tutto un progetto basato sulle potenzialità turistiche di Caposele, deve essere una sana e corretta politica ambientale .In passato il territorio ha subito, anche per l’assenza di un piano regolatore generale, delle mortificazioni antropiche che oggi si fa fatica a risanare, dove è ancora possibile farlo. Però, se non si fa questo, si condanna Caposele a restare senza un progetto anche nei prossimi anni con tutte le conseguenze negative che oggi riusciamo a intravedere.Le azioni da intraprendere dovranno, perciò, essere rivolte al miglioramento della qualità dell’ambiente naturale e di quello urbanizzato ultimando quanto già posto in essere per la messa in sicurezza del territorio comunale, promovendo la salvaguardia e la valorizzazione delle fonti di acque locali e dei luoghi di ristoro,la difesa dei beni comuni, la riprogrammazione dei servizi e delle politiche sociali.
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Credo che oggi una Amministrazione lungimirante non può non fare una accurata analisi del nostro sistema socio-economico e non accettare la sfida che ne deriva.La posta in gioco è così grande ed importante che non ci si può nemmeno permettere il lusso di peccare per omissione o per sottovalutazione della situazione. Sono in gioco le sorti delle future generazioni Caposelesi e del destino stesso di Caposele . Tutte le menti devono partecipare alla preparazione ed alla realizzazione di un’idea che dovrà portarci fuori delle secche delle mancate opportunità di lavoro che oggi affligono tanti giovani e meno giovani. Tutti i cittadini devono sentirsi parte attiva della Casa Comunale, centro propulsore di ogni attività amministrativa.
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La sfida
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zone più alte sono state, in gran parte, utilizzate a pascolo mentre quelle più a valle hanno trovato la loro vocazione in seminativo,viticoltura, olivicoltura. Anche alberi da frutta, quali fichi, ciliegi, peschi, meli, peri, susini ed altro hanno caratterizzato la produzione agricola del nostro territorio. E’ grazie alla produzione dei vari frutti che molti Caposelesi in passato, e ancora oggi, vanno vendendo i loro prodotti nei paesi in cui era ed è ancora assente una simile produzione. Questo quadro produttivo e socio-economico è stato, prima degli anni ottanta, sempre assecondato e mai nessuno ha cercato di guidarlo verso nuove e più consone sfide. L’agricoltura,vista la estrema parcellizzazione dei fondi, si è quasi sempre caratterizzata per garantire il sostentamento delle famiglie , grazie ai prodotti ricavati dalla terra. Oggi si registra un abbandono graduale della terra coltivabile, sicchè sempre più numerosi sono i campi che restano incolti. I giovani, non potendo trarre un reddito sufficiente per vivere dalla lavorazione dei loro campi, sono costretti, in mancanza di altre opportunità, ad allontanarsi dal paese natio.Bisogna allora puntare a creare un efficace sistema di opportunità formative e di qualificazione delle persone, mirato ad un costante innalzamento della qualità dei prodotti selezionati per assicurare opportunità lavorative alle nuove generazioni. Altra ricchezza, secondo me non ancora sufficientemente assecondata e sviluppata, è il turismo religioso presente a Materdomini. Tale fenomeno, molte volte in passato visto come una sgradevole intrusione di gente sul nostro territorio che si continuava a ritenere, a torto, territorio puramente agricolo, è stato lasciato a se stesso ed alla sola volontà e forza economica dei Padri Redentoristi. Il processo, compreso quello urbanistico della frazione, andava guidato da mani esperte, secondo un progetto di più ampio respiro.
L’idea parte da una situazione di fatto consolidata :il grosso flusso turistico di tipo religioso presente, ogni anno, al Santuario di S. Gerardo. Come è possibile che delle centinaia di migliaia di persone presenti a Materdomini nessuna viene richiamata a visitare Caposele con le sue ricchezze naturalistiche?. La risposta va ritrovata nell’assenza di attrattori turistici valorizzati, mancanza di servizi adeguati,di strutture di accoglienza e mezzi di collegamento. La traccia da seguire è oltremodo evidente : le sorgenti, il fiume, le attività dell’uomo con la forza dell’ acqua . A questo deve essere aggiunto un elevato standard della qualità della vita, rispettoso e a contatto con la natura. Su tale operazione gli amministratori comunali degli ultimi anni hanno iniziato a lavorare con fatica.Grazie a tale impegno, oggi, si sta concretizzando l’idea di un parco fluviale all’interno del quale è situata anche una scuola-museo delle acque.Non c’è bisogno dell’occhio dell’esperto per accorgersi della bellezza di tali opere e delle potenzialità che esse offrono.Spettacolo unico da ammirare nella forra del Tredogge è lo zampillar dell’acqua tra le fessure della roccia calcarea, stesso spettacolo, chiaramente molto più abbondante, che le sorgenti del Sele in passato offrivano ai nostri compaesani alla fine dell’ottocento. Per il futuro occorre mettere in progetto un ampliamento di tale parco estendendolo lungo il torrente S. Vito-Palmenta e verso il corso del fiume a valle del campo sportivo . Andrebbe completata la battaglia combattuta con l’AQP; in verità dovremo incalzare i politici della nostra Regione anche per la realizzazione delle opere di messa in sicurezza delle stesse per renderle visitabili . Al momento si potrebbero piazzare delle telecamere nei cunicoli di captazione per riportare il sonoro e l’immagine nel museo delle acque o nella gualchiera ad acqua da realizzarsi lungo il fiume e di cui il Comune ha già redatto il progetto esecutivo. Altra opera da attivare sarebbe un mulino ad acqua per dare ai visitatori un parziale quadro di quelle, che in passato, furono le attività produttive di Caposele, allorquando la forza sprigionata dalle acque, muovendo tante ruote, per-
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metteva la macinatura del grano e delle olive e la battitura dei panni.Sempre nel rispetto dell’ambiente, essenziale dovrebbe essere la valorizzazione del primo tratto del fiume Sele. Nell’area delle “Scuole Norvegesi” potrebbe essere esplorata la fattibilità tecnico-economica di realizzare un grosso acquario per rettili e pesci di acqua dolce che potrebbe risultare un altro forte attrattore turistico. Anche la montagna ed il bosco andrebbero rivalutati con attrezzature, percorsi vitae e piste per trekking o per andare a cavallo, e sfruttati per i loro prodotti. Tutti gli spazi pubblici devono essere arricchiti con arredi e caratterizzati da opere eseguite da artisti di chiara fama nazionale e/o internazionale per diventare luoghi di attrazione e di sviluppo. Non si dovrà, comunque, dimenticare il recupero del centro storico e delle periferie sempre più abbandonate a se stesse e alla solitudine. Bisognerà,altr esì,rimettere in sesto un nuovo e vivo discorso legato alla politica giovanile, creando e/o adeguando infrastrutture e punti di aggregazione. Coloro che guideranno tale processo dovranno incentivare tutti a tenere pulito il paese ed il territorio anche con politiche di co-finanziamento per alcuni interventi ( tipo un piano colori per rendere gradevole nell’insieme il panorama di tutto il paese e un piano verde attrezzato). Materdomini, dicevo, ha il suo grande attrattore che è la figura di S. Gerardo, ma anch’ essa ha bisogno di qualificare e migliorare l’accoglienza dei pellegrini. La qualificazione urbanistica di via Santuario, della via Nazionale e dello spazio davanti all’attuale sede del liceo, oltre alla qualificazione degli spazi con opere valide artisticamente, dovrebbe prevedere un’idonea area commerciale ben inserita anche dal punto di vista ambientale. Per evitare l’intasamento in alcune giornate dell’anno, andrebbero costruiti, all’uscita della super strada, un ampio parcheggio ed un anello stradario tramite la via Serro Della Grotta per far scendere i pellegrini all’altezza della piazzetta Caselle con ritorno del bus vuoto al parcheggio. Gli sforzi maggiori devono, comunque, portare soprattutto alla trasformazione di un turismo mordi e fuggi in un turismo stanziale e all’inserimento del centro urbano nel circuito delle visite e del soggiorno perché la ricaduta economica sia avvertita anche dagli operatori a valle.
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Speciale elezioni
Politiche e strutture turistiche Nel tempo sono state realizzate varie strutture ricettive nella frazione di
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Ogni buon progetto se non prevede il reperimento delle risorse necessarie è inattuabile, resta carta straccia. Volendo fare affidamento sulle sole casse comunali significa continuare a fare solo teoria. Infatti ,come tutti sanno ,le entrate comunali riescono a mala pena a far fronte alle spese correnti e a coprire parzialmente i costi di quei servizi indispensabili per una comunità. L’ avere,invece, un buon progetto può aprire le porte dei finanziamenti europei e regionali .
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- Bisogna pur riconoscere che con la presenza del Commissario prefettizio e l’assenza di una volontà politica si è bloccata tanto la progettazione che la programmazione di qualsiasi cosa e si è già in ritardo per sfruttare appieno le occasioni e i finanziamenti offerti dal POR 2007-2013.Tutto questo potrebbe costituire l’occasione mancata,e che purtroppo non si ripeterà più,per la crescita economica del nostro paese; il danno sarebbe incalcolabile perché ricadrebbe su tutti noi-
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Obiettivi Se si riesce, nel tempo, a crescere e a concretizzare gli sforzi così programmati , riusciremo a creare occupazione e benessere sostenibile per tutti, dando certezze per il futuro ai nostri giovani. Questi ultimi devono essere gli attori
Conclusioni
Le proposte fin qui avanzate rispecchiano solo alcuni aspetti del nutrito programma che andrebbe messo in campo dalla prossima Amministrazione.Considerata la perdurante marginalità del nostro territorio rispetto alle grandi scelte di sviluppo , certo non possiamo aspirare all’impossibile,ma questo non ci impedisce di impegnarci per interventi mirati e fattibili.Bisogna pur riconoscere che la misura di ciò che finora si è fatto non è dipesa tanto dalle singole scelte adottate,quanto da un consolidato clima di fiducia ,collaborazione e partecipazione che ancora non si respira a pieno.Per prima cosa,allora, occorre ricucire il tessuto della partecipazione e della condivisione delle scelte,a cominciare dai temi del bilancio e dell’urbanistica partecipata. L’invito è rivolto soprattutto a quanti
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Altra forma di finanziamento può essere la piena attuazione della convenzione del 1997 siglata tra il Comune di Caposele e l’Acquedotto Pugliese; in particolare per quel che concerne le spese per la sistemazione della piazza Sanità ed altro le cui somme potrebbero essere destinate a concorrere ad altri progetti. Un’entrata a cui va data la dovuta attenzione e la dovuta azione di lotta è il ristoro della risorsa o delle mancate opportunità per il trasferimento delle sorgenti della Sanità alla regione Puglia. Riconoscere a Caposele il danno delle mancate potenzialità che essa avrebbe avuto , se non fossero state chiuse le acque delle sorgenti della Sanità,nella galleria Pavoncelli, potenzialità di enorme portata per lo sviluppo industriale,agricolo, paesaggistico e turistico, è di una evidenza estrema,per cui occorre richiedere il ristoro con forza , lottando anche contro le istituzioni e contro chi, senza fare grossi sforzi mentali, continua a trincerarsi dicendo che le acque sono demaniali (bella scoperta che Caposele e i Caposelesi hanno fatto ed accettato dal lontano
hanno a cuore le sorti di Caposele e ,indipendentemente dalle appartenenze politiche, vogliono far sentire la propria voce ,attivarsi per la realizzazione dei progetti,la rivitalizzazione del patrimonio edilizio ,l’armonico sviluppo sociale e culturale. Tanti fili colorati formano il tessuto meraviglioso della vita.E Caposele deve tornare a vivere.
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Mezzi e Risorse
1905).L’acqua è un bene comune che va condiviso, ma il territorio ,vincolato e privato,, che offre tale risorsa va ristorato e va risanato idrogeologicamente per la salvaguardia di tale ricchezza .Già nel lontano 1903 , nella sentenza della Corte di Appello di Napoli, veniva riconosciuta la servitù prediale a favore del nostro Comune. Bene,dunque , ha fatto la legislatura in questi ultimi anni a riconoscere e il ristoro dell’ambiente e quello della risorsa o delle mancate opportunità. Malgrado tale riconoscimento la nostra classe politica fa fatica a digerire tali concetti. Le ammistrazioni Arcobaleno hanno lottato strenuamente per questo, facendolo inserire nell’accordo di programma che attualmente è sul tavolo dei ministri delle infrastrutture e dell’ambiente a Roma .L’accordo prevede che la quota del ristoro della risorsa va riconosciuta al territorio in cui avviene la captazione.Da quel che si sa, la proposta della Regione Puglia,disponibile a riconoscere una quota pari a 0.5 centesimi a metro cubo, si tradurebbe per le casse comunali in un introito che va ben oltre i seicentomila euro annui, a patto che ci si accontenti.
“ Mi hanno detto che bastano poche gocce per far crescere un fiore nel deserto ed io ci credo”
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principali di tale operazione a breve e medio termine. Se impegnati, essi sapranno mettere in campo capacità,inventiva e progettualità finora tenute nascoste per mancanza di fiducia nelle istituzioni che,purtroppo,sono state a loro poco vicine.
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Materdomini sicchè oggi abbiamo la presenza di centinaia di posti letto negli alberghi e più di un migliaio di posti nelle sale dei vari ristoranti e trattorie. Caposele centro dovrebbe attrezzarsi con piccole osterie,con country house,con negozi di prodotti tipici per intercettare le nuove e diverse forme di turismo. A tale vocazione potrebbero essere dedicate, tra l’altro, le cantine di Catapano, cui sarebbe di enorme vantaggio l’apertura al pubblico della zona a verde ultimamente recintata dall’AQP. Per la riuscita di tali interventi dovrebbe, prima di ogni cosa, essere vinta l’ostilità ingiustificata a consorziarsi nelle varie attività. I tentativi finora fatti con gli operatori turistici purtroppo non hanno dato grossi risultati, per quanto si sia insistito sul fatto che , vista la piccola entità del nostro territorio, è vitale consorziarsi per competere da ogni punto di vista con altre realtà che, pur meno dotate, riescono ad intercettare grossi flussi turistici. Dobbiamo riuscire a scrollarci di dosso questa atavica mentalità che ci penalizza fortemente e che , se perdura, non ci permetterà alcun decollo,anzi impedirà ad ogni progetto di concretizzarsi. Abbiamo la necessità, oltre all’esigenza, di essere capaci di trasformare i nostri prodotti agricoli per immetterli su un mercato che è presente sul nostro territorio. Non si può accettare che la quasi totalità del venduto oggi arrivi da fuori, quando, organizzandosi, può essere prodotta in loco, migliorando di molto la qualità e creando occupazione e sviluppo in tutti i settori. Bisogna mirare a consorzi con le giuste figure professionali e che, supportati anche dagli enti pubblici, possano mettere in moto un’ agricoltura di prodotti da trasformare e/o confezionare . All’uopo, una accorta politica delle acque con creazione di microinvasi può dare la possibilità nelle aree fertili e a vocazione di un prodotto di essere irrigate per una produzione di qualità. Stimolata deve essere, anche, la creatività dei giovani con aiuti e supporti per la produzione di oggetti artigianali e tipici del posto,cose sempre più ricercate in un mondo globalizzato. Anche la nascita di gruppi folkloristici e culturali che ci radicano nel passato sono necessari e coadiuvanti alla riuscita del progetto.
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Speciale elezioni
Auguri natalizi
Per quanto mi è dato di sapere, questo articolo uscirà nell’imminenza delle feste natalizie per cui sento forte il sentimento di comunicare a voi tutti ed ai compaesani all’estero un messaggio di pace e speranza. Trascorriamo un santo Natale facendo pulsare il nostro cuore, racchiudiamo in esso le nostre povertà e le nostre speranze perché col suo calore possa trasformarle in ricchezze e certezze. Tale operazione riesce solo accettando il Bambino che nasce nella mangiatoia per amor nostro. Godete delle cose materiali nella giusta misura senza scordarvi che il superfluo può essere cosa vitale per altri esseri umani meno fortunati. Che il Signore Gesù ci benedica a conclusione delle nostre fatiche affrontate nell’anno che va via , ci protegga e ci fortifichi per le realtà che ciascuno di noi dovrà vivere nell’anno che entra, quando i sogni possono diventare realtà con il concorso di tutti.
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LE SORGENTI DEL SELE LA NOSTRA IDENTITA’ LA NOSTRA RICCHEZZA
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Assicurare il rispetto degli impegni dell’Acquedotto Pugliese
Le convenzioni
a difesa degli interessi della comunità di Caposele
tra comune di Caposele
Interverranno: Sabino AQUINO – Presidente Parco Regionale dei Monti Picentini Bruno FIERRO – Assessore Ambiente e Territorio della Provincia di Avellino Pasquale GIUDITTA – ex Presidente ATO Calore Irpino Nicola DI IORIO – Presidente Comunità Montana Terminio Cervialto 0re 20.30 Le proposte della lista “Caposele nel Cuore” – Conclusione dei lavori PASQUALE FARINA Tutta la cittadinanza e’ invitata a partecipare
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pugliese, con la funzione di approvvigionamento idrico delle puglie. L’11 maggio del 1942 viene concessa all’Ente Autonomo per l’Acquedotto Pugliese (istituito con regio decreto legge n. 2060 del 1919 per sostituire il consorzio per l’A.P.) una nuova deviazione di acque dalle sorgenti della Sanità, per una durata di 70 anni. Il disciplinare affermava che la quantità di acqua che da captare (363 litri a secondo) sarebbe stata quella che in base alla convenzione del 1905 veniva lasciata defluire nell’alveo del fiume. La richiesta dell’Acquedotto, fatta in pieno secondo conflitto mondiale, prospettava la necessità di convogliare maggiori risorse idriche verso le puglie per motivi di carattere bellico. Le prime inottemperanze si evincono già dalla lettura dell’art. 3 del Disciplinare: “GARANZIE DA OSSERVARSI. Saranno a carico dell’ente le opere necessarie per la difese delle proprietà e del buon regime del fiume Sele in dipendenza della concessa derivazione, in qualunque tempo si possa essere accertato il bisogno di dette opere.” Non si comprende, infatti, quale sia il significato di “buon regime del fiume”, visto che praticamente tutte le acque sorgive (ad esclusione di piccole fonti come S. Lucia-Tredogge, ecc.) erano state in quel momento sottratte allo sversamento: la concessione accordata sanciva - di fatto - la fine di tutte quelle attività economiche legate al corso d’acqua. Il 10 maggio 1970 viene stipulata una nuova convenzione, questa volta per comporre una controversia giudiziaria sorta tra il comune di Caposele e l’E.A.A.P. , pendente innanzi al Tribu-
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er comprendere appieno la vicenda che associa la nostra comunità all’Acquedotto Pugliese bisogna partire dalla storia di inizio secolo scorso, e precisamente dal 1905. Il 2 marzo di quell’anno il comune di Caposele da un lato ed il Governo (Ministero dei Lavori Pubblici) dall’altro, stipulano una prima convenzione per comporre una lite giudiziaria sorta nel 1904, sfociata in seguito nella storica sentenza della Corte di Cassazione che, nel veder soccombere il nostro comune, sanciva la demanialità delle acque sorgive. Pronuncia che ispirò il legislatore dell’epoca con la cd. legge “Caposele”, confluita poi nel T.U. del 1933 sulle acque pubbliche. All’art. 2 della predetta convenzione il comune riconosceva “la demanialità di tutte le acque sorgenti , sgorganti e filtranti a Caposele nella località detta Sanità…” e nel contempo rinunciava “a qualsivoglia diritto che sulle acque stesse gli competa o competer possa per qualunque titolo, e causa ed eziando per uso immemorabile da parte dei suoi abitanti.” L’unico obbligo del Regno (oltre a quello economico di erogare i favore del comune la somma di lire settecentomila) rimaneva quello di lasciar defluire costantemente nel fiume Sele un volume di acqua (variabile) sufficiente a sopperire agli usi pubblici e privati del Comune e degli abitanti di esso. Ciò anche per consentire la prosecuzione delle attività sviluppatesi lungo il suo corso, come mulini, opifici, tintorie, gualchiere, ecc. In precedenza, nel 1904, un regio decreto - il n. 619 - dava in concessione ad un consorzio la costruzione, manutenzione ed esercizio dell’acquedotto
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nale Superiore delle Acque Pubbliche. In quell’atto si conferma e specifica la concessione settantennale e vengono formalizzati alcuni obblighi economici ed operativi (manutenzione delle reti urbana idrica e delle fognature, ecc) a carico dell’Ente Autonomo. Si conviene, tra l’altro, la corresponsione da parte di quest’ultimo, di un rimborso al comune per le spese di pubblica illuminazione. Infatti, un impegno assunto in precedenza ma ancora oggi eluso, prevedeva una fornitura gratuita di energia elettrica per usi pubblici attraverso la realizzazione di una centrale per la sua produzione. La recente convenzione datata 3 febbraio 1997, stipulata ad aggiornamento ed integrazione della precedente del 1970, si è resa necessaria, come viene affermato in premessa, per non meglio precisate esigenze sorte a seguito del sisma del 1980. La novità di evidenza è stabilita all’art.1 secondo cui “…il Comune di Caposele, al fine anche dì assicurare una migliore erogazione del servizio, provvederà ad installare i contatori dell’acqua…”. Una scelta sicuramente ed ancora una volta limitante per la popolazione locale, che veniva giustificata dall’abnormità dei consumi, senza, però, considerare un dato e cioè l’esistenza di rilevanti perdite lungo la rete idrica, alla cui manutenzione è tenuto a provvedere lo stesso AQP! Gli impegni convenzionalmente assunti dall’Acquedotto Pugliese sono di questo tenore: - contribuire allo studio globale ed al consolidamento del territorio, vista la molteplicità di fenomeni franosi, attraverso la predisposizione di un progetto di monitoraggio da approntare entro sei mesi, il cui finanziamento avrebbe dovuto essere ricercato dal comune di Caposele col possibile suo ausilio (art. 2); - rendere possibile la regolare fruizione turistica delle Sorgenti, effettuando altresì una adeguata opera di promozione culturale (art. 3); - realizzare un intervento diretto a riqualificare l’intera area circostante le sorgenti del Sele attraverso: il ridisegno della Piazza della Sanità; la sistemazione dell’area ex-lavatoio e del primo tratto del corso del fiume; la sistemazione a parco della zona “Saure”; la valorizzazione della “palazzina”; l’apertura al pubblico del viale del “cantiere” fino
di Donatello Cirillo
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ed Acquedotto Pugliese
al ponte; la sistemazione degli scavi effettuati in zona “Diomartino”; la ricaptazione delle sorgenti di “S .Lucia” (art. 4). Ben poco è stato realizzato. E ciò che è stato fatto pare discutibile sia sotto l’aspetto della visibilità che della concreta fruizione (visita alle sorgenti, utilizzo del cd. parco in zona Saure, ecc.). Di questo si era accorta l’amministrazione comunale nel 2001, che affidò all’avv. Scoca del foro di Roma l’incarico di studiare e valutare eventuali inadempienze e di conseguenza predisporre gli strumenti legali tesi a tutelare gli interessi del comune, il cui parere sembra non sia stato mai reso, o - se reso - mai depositato agli atti (nei quali compare però il mandato di pagamento!). Ulteriore conferma delle inottemperanze pattizie e delle inadempienze di legge ci è data nel 2003 dalle risultanze della commissione d’inchiesta predisposta dall’Autorità di bacino interregionale del fiume Sele, nel cui dossier emerge addirittura l’ipotesi – confermata dalla richiesta di sanatoria fatta dall’AQP (divenuto nel frattempo S.p.A.) – che la primigenia concessione fosse scaduta. A distanza di dieci anni gli accordi rimangono in gran parte disattesi. Sarà importante arrivare pronti l’11 maggio 2012 , data in cui scadrà la concessione settantennale per la derivazione delle acque. Non è scontato, infatti, un suo rinnovo, in quanto norme di legge sopravvenute pongono come condizione essenziale la salvaguardia delle aspettative e dei diritti delle generazioni future a fruire di un integro patrimonio ambientale: qualsiasi altra azione è subordinata al rispetto di tale pubblico interesse. Dovrà in quella sede essere ribadita la volontà di non privare le popolazioni pugliesi di un bene così prezioso, ma allo stesso tempo si esigerà maggior tutela del territorio e dei cittadini a cui quella risorsa viene sottratta. Ed a ciò si sta lavorando sin da ora.
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INCONTRO CON I CITTADINI DI CAPOSELE PER DISCUTERE DELLO STATO ATTUALE E COSTRUIRE LA PIATTAFORMA RIVENDICATIVA NEI CONFRONTI DELLE ISTITUZIONI PUBBLICHE E DELL’AQP spa Ore 10.00 Mostra grafico-pittorica sulle acque del Sele a cura di Giannino CICCONE ore 19.00 Apertura dei lavori ore 19.15 La sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche sulla galleria Pavoncelli-bis Angelo CERES ore 19. 30 Le convenzioni tra Comune di Caposele e AQP spa: inottemperanza degli impegni Donatello CIRILLO ore 19. 45 Le procedure ordinarie per il riaffidamento dell’appalto per la realizzazione della galleria Pavoncelli-bis (Accordo di programma) Assunta GONNELLA
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Domenica 23 Settembre Aula Polifunzionale Comunale
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LA PAVONCELLI BIS .....LA STORIA INFINITA
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garantire la vita alle future generazioni, per favorire il rinnovo della risorsa senza pregiudicare il patrimonio idrico e gli equilibri idrologici, la vivibilità dell’ambiente, della flora e della fauna. Mi riferisco, altresì, al successivo art. 145 del TUA che, in maniera chiara ed esplicita, stabilisce come le captazioni siano “regolate in modo da garantire il livello di deflusso necessario alla vita negli alvei sottesi e tale da non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati.” Come l’Ente Parco agirà alla luce della disciplina dell’art. 164 T.U.A.? E come procederà al momento di decidere se esprimere o no il nulla-osta per la costruzione dell’opera? Nell’ipostesi di realizzazione futura della Pavoncelli-bis i 10 km da Caposele a Conza riusciranno a far fronte alle notevoli perdite di acqua e allacci abusivi che si hanno sulle centinaia e centinaia di chilometri della restante rete? Ritengo che il lavoro svolto fino a questo momento dall’Ente Parco sia stato molto proficuo, grazie all’impegno del Presidente, il quale, per questo, riscuote apprezzamenti da tutti, anche dalle associazioni ambientaliste. Il mio invito al presidente Aquino è quello di continuare, con decisione e convinzione, a portare avanti tutte le iniziative che sappiano coniugare le esigenze di tutela e salvaguardia ambientale con quelle di sviluppo della nostra terra. Termino con un augurio ed una speranza. Mi auguro che, di fronte al disinteresse verso la collettività di chi fino ad oggi ha amministrato il nostro Comune, di fronte alla poca chiarezza e alla poca trasparenza che hanno manifestato gli amministratori del Comune di Caposele nei rapporti con l’AQP, rapporti che sono stati finalizzati chissà per quali altri motivi, finalmente Caposele faccia autorevolmente sentire la propria per la difesa degli interessi collettivi della popolazione; spero, allo stesso tempo, che di fronte ai soprusi, agli abusi compiuti sul territorio e sulla risorsa idrica, si acquisisca la coscienza che le risorse idriche ed ambientali, se opportunamente considerate e valorizzate, possono, di fatto, costituire gli elementi principali dello sviluppo economico e della crescita anche culturale della nostra Comunità. Ma, per fare questo, c’è bisogno di una cultura diversa e di una diversa sensibilità, che noi di “Caposele nel Cuore” pensiamo e siamo sicuri di avere.
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il tutto nell’ indifferenza generale e nella totale mancanza di rispetto verso coloro che, nell’ormai lontano 1939, osarono sfidare il regime dittatoriale, pagando con il confino coatto il loro nobile tentativo di difendere la nostra economia, la nostra storia e il nostro fiume. E, tutto questo per un piatto di lenticchie, rappresentato dall’evanescente speranza che qualche giovane caposelese potesse lavorare nella costruzione della galleria. No, non è così che si promuove lo sviluppo! No, non è così che si aiutano i giovani nella concreta ricerca di uno sbocco occupazionale! Viceversa, adeguate politiche di tutela dell’ambiente, di utilizzazione e promozione delle risorse del territorio e di garanzia dei nostri imprescindibili diritti riguardanti le risorse idriche, queste, sì, che possono creare sviluppo, crescita ed opportunità lavorative a carattere duraturo. Per contro, il modo di pensare e di agire di chi fino ad oggi ci ha amministrato è stato caratterizzato dalla totale assenza di politiche di sviluppo e dalla poca attenzione verso le esigenze occupazionali dei giovani di Caposele. Chi, fin qui ci ha amministrato, ha pensato di poter dare una concreta risposta alla crescente domanda di lavoro da parte dei nostri giovani riducendo la sua attività alle aspettative di realizzazione di qualche opera pubblica, come la Pavoncelli-bis, per elemosinare qualche posto di lavoro. Ben venga il posticino nella costruzione della Pavoncelli, ma non possiamo limitarci solo a questo. Caposele ha bisogno di crescere, valorizzando al massimo le proprie potenzialità di sviluppo, senza svendere la sua identità e i suoi diritti. Che senso ha il ricorso presentato dall’Ente Parco e dall’ ATO se, poi, noi caposelesi ci limitiamo ad elemosinare le briciole o a rinunciare ai nostri diritti per un contentino? Ora, ai lumi della sentenza del T.S.A.P. è d’obbligo domandarsi: come evolverà la situazione? Che ruolo assumeranno l’Ente Parco e l’ATO? Come saranno tutelate le sorgenti da questo emungimento sfrenato? Non possiamo ignorare che,oggi, la situazione risulta aggravata dalla persistente siccità, alla quale si è aggiunto il divampare di numerosi incendi. E, gli incendi vanno ad incidere sulla ricarica delle sorgenti, perché, a causa dei medesimi, le ridotte estensioni delle foreste non trattengono più nel modo dovuto le piogge per favorire l’assorbimento dell’acqua ed evitare, in tal modo, l’insorgenza di frane, smottamenti e dilavamento del terreno. (Omissis). Tornando alla tutela della risorsa idrica, oggetto del nostro dibattito, dobbiamo capire come verranno tutelate le sorgenti, come e quando sarà assicurato il deflusso minimo vitale per la sopravvivenza del fiume Sele. Diamo atto al Presidente Aquino di aver più volte lanciato numerosi appelli sullo stato di salute del Sele, davvero preoccupanti se da ultimo il WWF ha dichiarato che la sua acqua non arriva più al mare. Anche in questo caso varie leggi disciplinano la materia ma, come al solito, non vengono applicate e rispettate. Mi riferisco alla l.183/89, al D.lgs. 275/93, alla legge 36/94 (Galli), al d.lgs. 152/99 e da ultimo al T.U.A. dove l’art. 144 dispone la tutela e l’uso della risorsa idrica in maniera sostenibile, cioè l’utilizzazione razionale di tale risorsa per
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L’altro motivo del ricorso, accolto dal Giudice, è stato fondato sulla mancata assoggettazione dell’opera alla procedura di Valutazione di Impatto Ambientale. Tale procedura individua, descrive e valuta gli effetti diretti ed indiretti di un progetto e delle sue principali alternative, compresa l’alternativa zero, sull’uomo, sulla fauna, sulla flora, sul suolo, sulle acque di superficie e sotterranee, sull’aria, sul clima, sul paesaggio e sull’interazione di detti fattori, nonché sui beni materiali e sul patrimonio culturale, sociale ed ambientale e valuta, inoltre, le condizioni per la realizzazione e l’esercizio delle opere e degli impianti. Quindi la VIA si basa sul principio dell’azione preventiva, in ragione della quale la migliore politica consiste nell’evitare fin dall’inizio l’inquinamento e le altre perturbazioni anziché combatterne successivamente gli effetti. Il fatto che la galleria rientri, sia pure parzialmente, nel territorio protetto del Parco ha fatto sì che tale opera fosse soggetta alla procedura di VIA, in base alla quale le soglie dimensionali dell’opera vanno ridotte del 50% rispetto al normale. Quindi, concretamente, se la galleria Pavoncellibis, non si fosse trovata parzialmente nel territorio del Parco, non vi sarebbe stato bisogno di sottoporla a VIA, perchè la sua lunghezza è di 10.281 m. rispetto ai 20.000 m. necessari per attuare tale procedura (ripeto se la galleria non si fosse trovata nel territorio del Parco), invece proprio per tale motivo le dimensioni vanno ridotte della metà avendo, perciò, una lunghezza superiore a quella minima di m. 10.000, tale procedura si rende obbligatoria. Il Giudice, poi, non ha ritenuto necessario analizzare la altre motivazioni che erano state presentate, ritenendo quelle esaminate sufficienti per decretare l’annullamento dei provvedimenti impugnati. A questo punto vorrei fare alcune riflessioni. Ritengo doveroso ringraziare il Presidente Aquino, l’On. Giuditta e i rappresentanti di tutti gli altri Enti che si sono mossi per tutelare il nostro territorio e la nostra risorsa idrica. Senza i loro interventi avremmo assistito, ancora una volta, ad un ulteriore abuso compiuto sul nostro territorio e sulla risorsa idrica in spregio al rispetto delle leggi. Per questo ritengo, quanto meno anomala, la posizione assunta o non assunta dal Comune di Caposele sulla vicenda, perché il ricorso presentato al T.S.A.P. è stato proposto anche contro il Comune, cioè contro l’Ente che, per primo, in quanto direttamente interessato, avrebbe dovuto porre in essere tutte le iniziative necessarie per tutelare il proprio territorio, promuovere e, quindi, garantire gli interessi della Comunità caposelese. Ma, tanto non è stato. Ancora una volta, gli amministratori di Caposele hanno brillato per la poca concretezza e trasparenza. Nulla, hanno fatto quando, ancora una volta, si è cercato di violentare il nostro territorio. Ancora una volta la popolazione di Caposele è stata tenuta all’oscuro di quanto ai suoi danni si tramava; ancora una volta i nostri amministratori, forse in previsione di un ben misero piatto di lenticchie, si sono resi complici dell’ennesimo tentativo di far scivolare
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itengo questa occasione di confronto utile e necessaria per informare i cittadini della vicenda relativa alla realizzazione della Pavoncelli-bis e mettere in evidenza l’attività posta in essere da nostri Enti territoriali per la difesa degli interessi, non solo della popolazione di Caposele, ma di quella dell’intera valle del Sele, della tutela dell’ambiente, del nostro territorio e delle nostre risorse idriche. In tal senso, ritengo che sia necessaria una breve analisi della sentenza emanata dal Tribunale Superiore della Acque Pubbliche il 13 giugno 2007, dalla quale si evince che, chi prontamente e tempestivamente si è adoperato per difendere i nostri interessi, è stato il Parco Regionale dei Monti Picentini, rappresentato dal presidente dott. Sabino Aquino. Sulla base delle considerazioni mosse dal Parco, successivamente, ha proposto ricorso anche l’ATO, che allora era presieduto dall’On. Giuditta. Significativo è stato anche l’intervento ad adiuvandum, sul ricorso presentato dall’Ente Parco, del WWF Italia e della Comunità Montana Alto e Medio Sele. Il ricorso è stato proposto avverso le procedure (modalità) di realizzazione della galleria Pavoncelli-bis e chiamati in causa sono stati il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, il Ministero per i Beni Culturali, il Ministero dell’Interno, il Commissario straordinario delegato per l’emergenza idrica della Regione Puglia. Perché il ricorso è stato presentato al T.S.A.P.? Perché, in relazione alla controversia proposta, è il giudice naturale competente per tale questione. Ha sbagliato l’Avvocatura Generale dello Stato quando ha eccepito il difetto di giurisdizione che, giustamente, le è stato, in via preliminare, rigettato così come è stata respinta anche l’altra eccezione, con la quale riteneva che i ricorrenti non avessero interesse ad agire. Invero il Giudice ha rilevato e rimarcato come detti soggetti agiscano per la tutela di interessi pubblici di cui sono portatori. Il T.S.A.P. ha una duplice competenza: infatti, giudica sia in materia di diritti soggettivi, come giudice di appello verso le cause decise in primo grado dagli otto Tribunali Regionali delle acque Pubbliche, sia in materia di interessi legittimi quale organo di giurisdizione amministrativa come unico giudice. Il ricorso proposto dal P.R.M.P. rientra in quest’ultima fattispecie e cioè nella competenza del T.S.A.P. come giudice amministrativo. Tanto premesso, passiamo, quindi, ad analizzare nel merito la controversia. Il Giudice ha accolto il motivo di censura contenuto nel ricorso proposto dall’Ente Parco con cui è stata indicata la violazione del D.lgs. 20 agosto 2002 n. 190 e della deliberazione CIPE n. 3/05. In pratica è successo che il CIPE ha incluso la realizzazione della Pavoncellibis nel programma delle opere strategiche e di interesse nazionale (la c.d. legge Obiettivo) riservandosi, successivamente, di approvare il progetto e di finanziarlo. Ma, il Commissario straordinario, in modo del tutto arbitrario, ha indetto la gara di appalto, senza che il progetto fosse stato approvato e finanziato.
di Angelo Ceres
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- La portata da lasciare a Caposele è a sua volta composta da due aliquote: una necessaria al fabbisogno dei cittadini e al loro sviluppo economico (… e quale sviluppo economico a Caposele!) e una seconda parte, da sempre trascurata, quella necessaria ad alimentare il fiume Sele. Studi condotti, hanno riscontrato che ormai il Sele non raggiunge più la foce e le caratteristiche chimiche sono sempre più simili all’acqua delle sorgenti di Cassano Irpino, piuttosto che delle sorgenti della Sanità. Questo perché la portata che viene immessa nel fiume dallo stramazzo delle acque di Cassano Irpino, la cascata che arriva a san Lucia per intenderci, sono volumetricamente superiori alle acque della sanità che l’AQP rilascia nel fiume Sele. Tale aliquota è quella che tecnicamente viene definita “minimo deflusso vitale”, quantitativo previsto per legge e non assicurato ormai da anni, e che è la quantità di acqua minima che bisogna lasciar defluire nell’alveo del fiume affinché venga assicurata la vita della sua fauna e sua flora. Inoltre, come già detto, il bilancio idrico deve essere fatto anche valutando l’effettiva portata per uso potabile, e sottolineo per uso potabile, necessaria alla Puglia, conteggiando tutte le entrate. Questo perché? Perché non è ammissibile che la Puglia usi la nostra acqua per usi diversi, quali quelli agricoli o addirittura industriali, innanzitutto perché allora la potevano usare anche noi per gli stessi usi, ma poi anche in considerazione delle caratteristiche di elevata qualità delle sorgenti della Sanità. Infatti, dette acque hanno un grado di purezza tale che non necessitano di alcun trattamento di potabilizzazione, cioè vengono utilizzate tal quali, sottoposte al semplice trattamento di disinfezione con cloro come previsto, per obbligo, dalla legge.
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L’Accordo di programma è lo strumento che disciplina i trasferimenti d’acqua destinata al consumo umano, quando questi trasferimenti interessano bacini idrografici diversi e Regioni diverse (questo è almeno ciò che stabilisce fino ad oggi la normativa, in realtà in continua evoluzione). Nel nostro caso, visto che l’acqua viene captata a Caposele e quindi nella Regione Campania e trasferita alla Regione Puglia è necessario sottoscriverlo e siamo fiduciosi che venga fatto nel più breve tempo possibile, negli interessi di Caposele. Il riferimento normativo è il D.P.C.M del 4 marzo 1996 “Disposizioni in materia di risorse idriche”, che descrive in maniera dettagliata le direttive e gli indirizzi per la elaborazione dell’accordo di programma. È sottoscritto dal Ministero dell’Ambiente con le regioni interessate, cioè Regione Campania e Puglia. Quali sono i contenuti di un accordo di programma? Cito testualmente la legge: “Individua le azioni (ivi compresi gli interventi infrastrutturali da realizzare), i tempi, le fasi e le modalità della loro realizzazione, gli adempimenti preliminari, i soggetti coinvolti, le fonti di finanziamento, relativamente sia alla fase di realizzazione che di gestione.” Praticamente, l’accordo di programma è un vero e proprio progetto che contiene tutte le opere necessarie per la tutela e la salvaguardia delle sorgenti, la difesa del territorio (quale ad esempio la stabilità dei versanti), tenendo in considerazione: - fabbisogni da soddisfare - risorse idriche disponibili ed utilizzabili mancate opportunità e confini dell’intervento, sia in termini di complessi infrastrutturali che di territori coinvolti. Quindi, uno dei punti determinanti di detto accordo è la definizione del bilancio idrico, che significa, in pratica, valutare quanta acqua è disponibile alla sorgente, quanta è necessaria per Caposele e quanta può essere convogliata nella Pavoncelli e portata in Puglia. Vediamo aliquota per aliquota. - La portata di acqua che nasce alla sorgente Sanità è di circa 30004000 l/s, almeno per quanto ci dice l’Acquedotto Pugliese ed è variabile durante l’anno.
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mente spiegato nel suo intervento, la sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche, in merito alla realizzazione del raddoppio della Galleria Pavoncelli, ha annullato tutti gli atti emessi dal Commissario Straordinario ing. Sabatelli ed ha prescritto di attivate gli iter procedurali di legge. Vediamo, in maniera sintetica, quali sono i passi da seguire, e che in realtà si sarebbero dovuti già seguire, per appaltare l’opera. 1. Innanzitutto, vista la grandezza dell’opera e i suoi ingenti costi, è opportuno fare le dovute verifiche sulla sua indispensabilità o sulla possibilità di ristrutturare la galleria esistente, attualmente in perfetto funzionamento, usando molti meno fondi. Tale ipotesi non è mai stata presa in considerazione!! Eppure questo si dovrebbe fare per una buona gestione dei fondi pubblici. 2. Secondo passo, stabilita l’utilità dell’opera, è necessario assicurare la copertura completa del finanziamento, anche questo nel vecchio appalto non è stato fatto!! 3. Poi, gli enti competenti sul territorio, quali il Comune di Caposele, gli altri Comuni interessati, l’ATO, l’autorità di Bacino Interregionale del Sele, l’ente Parco Regionale dei Monti Picentini, la Provincia di Avellino, etc. … in sede di conferenza di servizi sono chiamati a dare il loro parere sulla realizzabilità dell’opera, così come prevista nel progetto definitivo, ognuno per le proprie competenze. Questo lo stavano facendo, ma raccogliendo da più parti pareri negativi, l’hanno improvvisamente bloccata nominando il Commissario Straordinario! 4. Tra i pareri da acquisire è poi fondamentale, per le motivazioni già descritte da Angelo, il parere di VIA (valutazione di impatto ambientale), strumento che permette di fare opportuni studi sull’impatto e le conseguenze dell’opera sul territorio e sull’ambiente. Come è chiaro ormai a tutti, neanche questo è stato fatto! Propedeutico alla realizzazione della Galleria Pavoncelli bis, in pratica da stabilire prima di iniziare l’iter di appalto dell’opera, è la stipula dell’accordo di programma. Ne abbiamo sentito parlare spesso, vediamo in maniera sintetica che cos’è l’accordo di programma.
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ome Angelo Ceres ha ampia-
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di Raffaella Gonnella
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LE PROCEDURE ORDINARIE PER IL RIAFFIDAMENTO DELL'APPALTO DELLA PAVONCELLI BIS (ACCORDO DI PROGRAMMA)
A questo punto, devo aggiungere un’altra semplice considerazione: l’acqua della sorgente della Sanità con queste caratteristiche di elevata qualità a noi non la fanno neanche bere!!! E non è finita…, l’opera di captazione della sorgente è una galleria drenante, significa che l’acqua viene convogliata a gravità, senza l’uso di pompe e cioè a costo zero, invece nel nostro ambito territoriale siamo costretti, in molti casi, per avere acqua disponibile, a prelevarla dai pozzi, aggravandoci di non poche spese!!!! Comunque, per concludere, qual è lo stato attuale? Cosa è stato fatto finora? Come già detto, l’accordo di programma non è ancora stato stipulato. L’unico obiettivo raggiunto, promosso dall’ATO 1 Calore Irpino e caparbiamente voluto dall’allora Presidente onorevole Giuditta, è stata la sottoscrizione da parte degli enti competenti sul territorio di una proposta funzionale all’accordo di programma trasmessa all’assessorato all’ambiente della Regione Campania. Pertanto, c’è ancora molto da fare … e sarà il dott. Farina, con il suo intervento, a parlare ampiamente delle proposte e degli obiettivi che saranno portati avanti da Caposele nel Cuore.
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LE SORGENTI: LA NOSTRA IDENTITA’, LA NOSTRA RICCHEZZA. (Sunto dell’intervento conclusivo del dott. Pasquale Farina)
Mi complimento altresì con l’amico Giannino Ciccone già candidato e ricandidato nella lista “Caposele nel cuore” per i bellissimi quadri sulle nostre sorgenti che da stamattina ha esposto in questa sala. Lasciatemi ringraziare l’amico Gerardo Ceres per l’ormai consolidata competenza e professionalità con cui ha presentato e commentato i vari interventi.
Noi vogliamo invece recriminare e chiedere assicurazioni al Governo, Regione e AQP su questioni molto più delicate che riguardano: 1) Sostenibilità ambientale 2) Sicurezza del territorio e delle risorse idriche 3) Sostegno dell’AQP allo sviluppo del territorio 4) E ultimo, Compartecipazione economica agli utili di una spa che non è più un ente autonomo.
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Ma soprattutto ringrazio tutti voi cittadini di Caposele che siete intervenuti così numerosi a questo nostro incontro e data l’ora, sono oltre le 22,00, siete rimasti incollati a quelle sedie.
Punto numero uno: Sostenibilità Ambientale L’AQP deve assicurare il rilascio in alveo e in modo costante del quantitativo di acqua fissato dalla legge per non far morire il Sele, cosa che si sta verificando ovunque l’AQP gestisce fonti di prelievo.
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Questo è il primo di una serie di incontri con la popolazione che ci proponiamo di organizzare, in preparazione di una campagna elettorale che si presenta lunga e credo serena, ma come si dice chi ha tempo non aspetti tempo. Abbiamo voluto partire dalla questione delle acque che a Caposele è una questione fondamentale, perché essa si incontra e talvolta si sconta con quel colosso europeo che è l’Acquedotto Pugliese. La nostra storia è segnata da questo Acquedotto e spesso ci ha visti soccombenti, almeno in un’epoca in cui i comuni non avevano l’importanza che hanno oggi. Oggi che i comuni hanno voce in capitolo perché soggetti costituzionalmente riconosciuti con prerogative un tempo impensabili, credo che debba cambiare anche l’atteggiamento dell’Acquedotto Pugliese nei nostri confronti e il nostro verso l’Acquedotto Pugliese. Per intanto chiediamo il rispetto delle convenzioni stipulate nel 1970 e nel 1977, con annesse tutte le opere previste, poco prima elencate nell’ottimo intervento dell’ avv. Donatello Cirillo.
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Punto numero due: Sicurezza del Territorio e delle risorse idriche Io so che qualche amministratore uscente è dispiaciuto che il tribunale delle acque ha bocciato la Pavoncelli bis per mancanza della valutazione sull’impatto ambientale. Noi invece notiamo con piacere che tutto sommato L’AQP non è più quel mostro a cui tutto è permesso e tutto è concesso, ed inoltre non vogliamo correre il rischio di un disastro ambientale cosa che si provocò, sempre per la Pavoncelli bis, nel 1992, quando si tranciarono le sorgenti del Sele. In ogni caso quando si realizzerà la Pavoncelli bis nella galleria non deve scorrere un litro in più di quello concesso per legge. Comunque, qualunque nuova o vecchia concessione accordata da regione o dallo stato (accordo di programma) deve garantire per Caposele sicurezza del territorio e delle risorse idriche. Questo vuol dire: 1) Che un territorio mangiato dalle frane necessita di interventi idrogeologici non solo a tutela dei centri abitati ma anche delle stesse sorgenti, che per la loro delicatezza e negli stessi interessi dell’AQP non possono essere aggredite da frane. 2) Se l’AQP preleva gli enormi quantitativi che preleva deve rendersi garante di piani di forestazione annuali a tutela della riproducibilità delle acque.
scopi più nobili, ed è un bene di tutti; ma un territorio l’Irpinia su cui si regge l’approvvigionamento idrico in Puglia, non può sopportare che quando si bandiscono concorsi in Puglia o addirittura in Irpinia per i posti comuni: manutentori, fontanieri, operai comuni; e per specializzati: esperto chimico, biologo ecc… è richiesta la residenza nelle province pugliesi, noi questo non possiamo tollerarlo. Noi invece diciamo che a ristoro del danno arrecato, requisito di ammissione a questi concorsi dovrebbe essere la residenza in Irpinia, e in particolar modo la residenza dovrebbe essere a Caposele. Ma questo è il meno. L’AQP società per azioni, dal momento che non è più un ente autonomo deve ripensare i suoi rapporti con Caposele. 1) Mi chiedo e vi chiedo, ha senso o non ha senso che l’ufficio geologico stia a Bari invece che stare dove deve stare cioè in Irpinia? 2) Mi chiedo e vi chiedo, ha senso o non ha senso che il laboratorio di analisi chimico fisiche e batteriologiche sul prelievo alla sorgente deve stare a Bari invece che stare dove deve stare cioè dove c’è la sorgente? 3) Mi chiedo e vi chiedo il Reparto Operativo ha più senso tenerlo a Calitri o dove ha inizio L’Acquedotto Pugliese, cioè a Caposele?
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L’AQP non deve dimenticare che Caposele fa parte sia del Parco dei Monti Picentini che di quello del Sele, e un parco senza acqua non è un parco.
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Mi complimento con i giovani professionisti ed amici già candidati e ricandidati nella lista “ Caposele nel cuore” l’ avv. Donatello Cirillo, l’avv. Angelo Ceres e l’ing. Raffaella Gonnella per la loro competenza e le puntuali informazioni (segno di maturità amministrativa) che costituiscono punto di riflessione per il nostro programma elettorale.
In verità c’è molto più apprezzamento per quella del 1970, stipulata allora con la collaborazione della minoranza e maggioranza, che misero da parte rancori politici e interessi di partito per pensare soltanto a quello che dovrebbe essere l’interesse di chi amministra cioè il bene del proprio paese. I due partiti erano DC e PCI i cui eredi oggi sono nella coalizione del centro sinistra, che è parte integrante della lista “Caposele nel cuore”. In quella convenzione inoltre non c’era limitazione all’uso dell’acqua per scopi civili, produttivi, turistici ed economici; cosa che invece non appare nella convenzione del 1997, anche se in cambio c’erano promesse di opere mai realizzate; inoltre, e non è cosa da poco, in quest’ultima è prevista l’installazione dei contatori a partire dalle zone rurali per poi arrivare all’installazione degli stessi nel centro urbano, e già soltanto questo meriterebbe un altro incontro con tutti voi, perché su questo problema già in passato ci sono stati scontri. Ma non è solo sulle convenzioni che noi questa sera ci vogliamo soffermare, perché ci sembra molto riduttivo.
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ntanto ringrazio i graditi ospiti: - il Presidente del parco dei Monti Picentini dott. Sabino Aquino. -l’Assessore all’ambiente e al territorio della Provincia di Avellino dott. Bruno Fierro -l’ex Presidente ATO On. Pasquale Giuditta -il Presidente della comunita’ montana Terminio Cervialto dott. Nicola Di Iorio che con la loro presenza e le loro argomentazioni hanno dato lustro e competenza a questo nostro incontro.
Punto numero tre: Sostegno dell’AQP allo sviluppo del territorio E qui apriamo un capitolo doloroso. Il “furto delle Acque” ha ucciso quel piccolo paese industrializzato degli inizi del 900 quando le sue industrie erano mosse dall’acqua e portavano ricchezza e benessere a Caposele, siamo anche d’accordo che l’acqua deve servire per
Punto numero quattro: Compartecipazione economica agli utili. Se per la Lucania sono stati previsti indennizzi annuali a ristoro per le acque sottratte a un territorio, lo stesso trattamento dovrebbe essere previsto anche per i comuni Irpini. Come vedete c’è tanto da approfondire nei prossimi mesi in un confronto con le varie autorità e istituzioni ed anche con la popolazione, non certamente con qualche amministratore uscente, che come abbiamo anche avuto modo di sentire nell’intervento preciso e professionale dell’ex presidente dell’ATO, on. Pasquale Giuditta, tutto ha a cuore, eccetto l’interesse dei caposelesi sulla questione delle acque e questo a riprova di quanto noi già pensavamo da tempo. A parte questo e avviandomi alla conclusione, io ritengo che il prossimo programma elettorale noi dobbiamo scriverlo alla luce del sole attraverso questi incontri in cui uniamo partecipazione popolare e contributi specialistici di persone che credono nelle istituzioni e si adoperano per il bene della gente, per il lavoro e per il progresso del paese, i quali tutti insieme scommettono su un punto e cioè che anche un piccolo comune che ha grandi risorse da difendere e da valorizzare, se sa muoversi e sa muoversi bene, è in grado di fare gli interessi di una comunità che attende fiduciosa.
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Angelo Sturchio, Fiorenzo Conforti, Rocco Caprio, Vincenzo Malanga e Rocco Petrucci
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Foto di gruppo delle ragazze partecipanti al corso “Borletti”
Il “glorioso” Complesso Melody
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Quando si giocava in Piazza Sanità:da sinistra in piedi: Virgilio Caprio, Manlio Di Masi, Leuccio Cuozzo, Lorenzino Cozzarelli, Fernando Cozzarelli, Raffaele Di Masi e Vincenzo Di Masi. Accosciati da sinistra: Fiore Nisivoccia, Vincenzo Malanga, Nicola Conforti, Eduardo Alagia, Minguccio Patrone, Gerardo Ceres (pellicano), Gerardo Sturchio, Michele Patrone,
Una visita politica del sindaco di Roma Ugo Vetere e Amato Mattia nell’immediato dopo terremoto
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Margherita Farina, Sisina Baldi e Agnese Malanga
Foto di gruppo dei lavoratori di un cantiere di lavoro degli anni 50
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Era il tempo delle serenate
Caposele, dicembre 2007 Alla cortese attenzione dei Cittadini di Caposele Oggetto: Lettera aperta
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Il Circolo Alleanza Nazionale di Caposele coglie l’occasione per augurare a tutti UN BUON NATALE E UN SERENO ANNO NUOVO
Il Presidente (Pietro Cetrulo)
Evitiamo danni all’ambiente, al nostro territorio e al nostro portafoglio.
dando i suoi frutti e fra non molto saranno anche visibili. In questi giorni abbiamo iniziato una campagna di sensibilizzazione sul problema rifiuti, attivando una raccolta a premi per i cittadini più virtuosi e speriamo un controllo più attento delle autorità verso quei cittadini meno virtuosi. Nei prossimi giorni partiremo con una campagna di sensibilizzazione sui rifiuti anche tra i più piccoli. Questo ed altro è stato fatto da noi per Caposele, cercando sempre di coinvolgere tutti i cittadini, di qualsiasi parte politica o appartenenza sociale, senza fare demagogia
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Siamo intervenuti su un presunto inquinamento idrico della zona “Ponte”, che ha tenuto in apprensione molti cittadini, e per il quale siamo intervenuti con una lettera aperta ed articoli di giornali all’indirizzo dell’assessore provinciale e organi competenti per il modo dilettantistico, approssimativo e non legale con cui è stato trattato un caso su una materia così importante, soprattutto a Caposele sede delle famose sorgenti del SELE, sicuramente la questione avrà qualche strascico non solo politico. Altra questione che a noi ci sta a cuore da sempre, la vertenza con l’AQP sul giusto ristoro economico che ci è dovuto. Abbiamo organizzato un convegno sul tema “ Chi salverà l’ultima goccia di acqua? ” con la presenza dell’ex Ministro On. G. Alemanno, l’On. G. Cosenza, l’On. E. Cirielli, l’On. F. D’Ercole, l’On. L. Nocera (Assessore all’Ambiente Regione Campania) e il Prof. S. Aquino (Presidente del Parco Monti Picentini) e con la presenza in sala di alti esponenti istituzionali di vari Enti legati al tema, ma soprattutto tutte persone che possono intervenire direttamente sulla questione a vario titolo, che hanno capito e recepito le nostre istanze e di cui si stanno facendo carico; a tal proposito oltre a ringraziare i nostri esponenti politici per il loro forte interessamento a Caposele, vorrei ringraziare anche esponenti politici del centrosinistra che stanno seguendo da vicino l’accordo di programma per il trasferimento della risorsa idrica dalla Campania alla Puglia, che vede direttamente coinvolto il nostro comune sulla ripartizione di circa 13 milioni di Euro annui, versati dalla Puglia alla Campania per l’acqua del SELE, sperando che a Caposele finalmente arrivi il giusto ristoro economico dopo 100 anni di attesa. Sempre in merito al problema sorgenti del Sele, AN ha inoltrato diverse interpellanze al Parlamento, alla Regione Campania e Puglia in merito alla costruzione della Galleria Pavoncelli-bis, della centrale idroelettrica e dell’assunzione di operai di Caposele nell’AQP. Abbiamo avuto assicurazione dal Ministro dei lavori pubblici On. A. Di Pietro che si costruirà sia la nuova galleria Pavoncellibis che la nuova centrale idroelettrica che fornirà energia gratis per uso pubblico al nostro comune.Dal fronte AQP constatiamo positivamente l’assunzione di 3 nostri cittadini nell’ente a cui noi rivolgiamo i più fervidi auguri di buon lavoro e di una carriera fino ai massimi livelli; intanto siamo in attesa di altri sviluppi positivi. Oltre l’interessamento dei politici, il locale circolo di AN ha avvertito l’esigenza di coinvolgere i cittadini su una questione che dura da cento anni ed ha stilato una lettera di richieste da inviare al Ministro dell’Ambiente, alla Regione Puglia e alla Regione Campania con una raccolta di firme a sostegno, una raccolta di firme fatta più in forma politica che legale, ma che già sta
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ari concittadini, il Circolo Alleanza Nazionale “Pinuccio Tatarella” di Caposele e il suo Presidente Pietro Cetrulo, per prima cosa ringrazia il giornale la “La Sorgente” che ci ospita, un periodico che permette di parlare a tanti concittadini vicini e lontani del nostro amato paese. Per chi è lontano e forse non mi conosce, sono “Pietro r” catarattu”, lo dico perché credo che questi sopranomi di famiglia non devono mai finire, come tanti sopranomi che hanno fatto la storia di Caposele e che hanno portato tanto lustro fuori dal nostro paese. Con le cose che andrò ad elencare, non vogliamo fare spot elettorali, ma cercare di far capire una nuova voglia e modo di fare politica per Caposele. In questi giorni si incomincia a riparlare di elezioni amministrative, ed in questo contesto AN intende “smuovere le acque” sia in termini politici che in quelli attinenti propriamente alla materia: “l’Acqua”. In questi giorni il locale Circolo di AN sta attivandosi con incontri bilaterali con tutti i partiti, le associazioni e gente della cosiddetta società civile, al fine di trovare concordanza su alcuni temi che interessano Caposele e i Caposelesi, come il lavoro, la sicurezza, i problemi sociali e altro, ma con una nuova visione di interpretare la politica e il rapporto tra le istituzioni, la gente e soprattutto senza rancori. Vogliamo ricordare per sommi capi il cammino che abbiamo percorso dal dopo elezioni con l’insediamento del Commissario alla guida del nostro comune. Un primo atto molto importante che pensiamo di aver messo in pratica è stata la battaglia fatta al fine di far pubblicare sul sito web del Comune (www.comunecaposele.it) tutti gli atti amministrativi come delibere di Giunta, di Consiglio, Determine, Bandi, Esiti di gara etc..etc… che ieri era possibile visionare solo recandosi in comune. Da oggi è possibile visionare questi atti da casa, (e soprattutto anche da chi abita lontano da Caposele) sperando che in breve tempo sia possibile anche l’apertura e visione integrale degli stessi. Purtroppo abbiamo registrato l’assenza dei due capolista su una materia che sarà fondamentale per il buon funzionamento della macchina amministrativa futura, perché ogni cittadino potrà sapere in tempo reale da casa cosa si sta facendo in comune, evitando così certe pratiche poco edificanti di clientelismo o mala amministrazione. I due capolista si sono mossi con una lettera comune, ma solo quando AN aveva già raggiunto lo scopo, e solo dopo che a qualcuno gli era stato precluso qualche documento, noi ci saremmo invece aspettato un intervento immediato post-elezioni in quanto privi dei nostri rappresentanti eletti, se tanto ci dà tanto, la voglia di cambiare modo di amministrare pare che sia ancora latitante.
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di Pietro Cetrulo
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Alleanza Nazionale… ..una nuova speranza
Cari concittadini, in questi giorni è stata pubblicata la classifica dei comuni italiani più ricicloni in materia di rifiuti, purtroppo dobbiamo constatare che la Regione Campania e la Provincia di Avellino non sono tra i primi posti in Italia, ma la cosa che a noi ci tocca di più è Caposele che si ritrova tra gli ultimi paesi della Provincia. Oltre alla vivibilità e igiene compromessa, da tutto questo ne deriva una caduta di immagine per un paese che ha nel turismo il suo volano economico e sicuramente ciò non aiuta il suo sviluppo. Altro problema sarà l’aumento della tassa sui rifiuti, in quanto la legge prevede per i comuni ricicloni uno sconto premio sulla stessa, invece per i comuni meno virtuosi un aumento cosiddetto “Punitivo”. In merito a tutto questo, il Circolo ALLEANZA NAZIONALE di Caposele “INVITA” i cittadini ad attivarsi affinché si superino i punti sopraesposti per il bene di tutti e di Caposele. Sicuri che i Caposelesi sapranno dimostrare di non essere da meno degli altri paesi della Provincia, Alleanza Nazionale intende premiare e incentivare i cittadini più ricicloni attivando una raccolta differenziata a punti, ogni cittadino che porterà materiale ingombrante al sito di raccolta in località “Petrito” riceverà buoni punti per i diversi tipi di materiale consegnato, al raggiungimento di un certo punteggio si potranno ritirare diversi premi in palio. La raccolta a punti inizierà dal 1° Gennaio 2008 con l’ambizione di arrivare al 50% di differenziata, gli orari, i punti abbinati al tipo di materiale e i premi saranno affissi nei locali pubblici. Ringraziamo tutti i cittadini, associazioni, partiti, commercianti, artigiani o enti che collaboreranno con la messa a disposizione di premi, ma soprattutto attraverso un loro concreto aiuto di sensibilizzazione del problema rifiuti. Ogni tre mesi sarà pubblicato l’andamento della raccolta.
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Politica
ma fatti per quello che abbiamo potuto nelle nostre possibilità. Da oggi Alleanza Nazionale sarà senza nessuna preclusione al fianco di tutti quelli che hanno come obbiettivo “Un solo interesse: I Caposelesi” e non con chi ha predicato o predica ancora bene, ma che ha governato male negli anni il nostro paese. Il Circolo AN di Caposele coglie l’occasione per mandare tanti auguri di un BUON NATALE e un SERENO ANNO NUOVO a tutti i nostri concittadini e soprattutto ai nostri emigrati lontani dal loro amato paese e famiglie.
Alleanza Nazionale Circolo "Pinuccio Tatarella" Caposele an.caposele@virgilio.it tel. 393 8362776
Caposele, 06 novembre 2007 Preg.mi Ministro dell’Ambiente Presidente Regione Campania Presidente Regione Puglia P.C. Cittadini di Caposele Oggetto: Lettera aperta. Il Circolo Alleanza Nazionale “Pinuccio Tatarella” di Caposele “CHIEDE” di prendere in considerazione le seguenti richieste anche in nome dei cittadini di Caposele firmatari della presente: 1) Chiusura dell’Accordo di Programma per il trasferimento delle risorse idriche tra la Regione Campania e la Regione Puglia con la certezza di essere inclusi come aventi diritto di un ristoro economico, così da permettere al Comune di Caposele di mettere in campo quelle opere di salvaguardia e tutela del bacino idrico del fiume SELE ubicato sul suo territorio, di voler tenere in considerazione progetti di privati atti a preservare e valorizzare la risorsa idrica in campo agricolo, turistico o di protezione ambientale. 2) Valorizzare la conoscenza della risorsa idrica attraverso la possibilità di poter visitare le importanti sorgenti del SELE, il completamento e potenziamento di un Museo sull’Acqua, il miglioramento del Parco Fluviale lungo le sponde del fiume Sele e altri piccoli progetti già previsti da convenzioni stipulate con l’AQP, fino a favorire e far diventare Caposele “ Il Paese Museale dell’Acqua”. 3) Attuare da parte dell’AQP spa una politica di ritorno occupazionale attraverso l’impiego di solo personale indigeno addetto alla guardia delle “Proprie” sorgenti, di riservare una minima percentuale di assunzioni nell’Ente sempre ai cittadini di Caposele, almeno tre unità addette al controllo ambientale del territorio, servirsi di imprese locali per i lavori intorno alle sorgenti, assunzioni a tempo determinato di unità lavorative addette alla pulizia e manutenzione dell’area adiacente alle sorgenti ed almeno dei primi 2 km del fiume SELE. 4) Procedere alla costruzione di una Centrale Elettrica così come prevista da passate convenzioni, per fornire energia alla pubblica amministrazione, o in alternativa un ristorno economico dei consumi. 5) Istituzione di un Laboratorio di Analisi dell’acqua in loco, permettendo un controllo immediato di un eventuale inquinamento e qualità delle sorgenti del SELE prima del loro incanalamento e trattamento. 6) Di riservare una Quota di Azioni dell’AQP spa al Comune di Caposele, affinché si possa essere presenti nell’Ente con compiti sopratutto di “Controllori del Prelievo”. La risorsa idrica sgorgante dal nostro territorio ha portato sollievo e benessere economico ad altre regioni e popolazioni, le nostre richieste sono finalizzate esclusivamente al mantenimento e alla tutela di una risorsa di cui noi oltretutto non possiamo più usufruire. Quando ci è stato chiesto abbiamo dato. Ora siamo noi a chiedere. Sicuri che tutti Voi accoglierete le nostre richieste con sentimento di solidarietà e giustizia, con l’occasione, porgiamo i più cordiali saluti.
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Il Presidente (Pietro Cetrulo)
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Aiutarsi per poter Aiutare
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problematica che sta diventando un’altra Emergenza Sociale per adottare interventi di contrasto duraturi ed efficaci. Il convegno è stata una delle diverse attività ed iniziative che il gruppo di genitori intende realizzare perché convinti che per essere genitori efficaci, oggi necessita mettersi anche in discussione e bisogna saper essere protagonisti costruttivi e propositivi nel contesto non solo familiare ma anche in quello della propria comunità. Il gruppo di auto-mutuo-aiuto è un gruppo costituito, ma non chiuso,pertanto pronto ad accogliere chiunque intenda farne parte nell’ottica della realizzazione di iniziative necessarie per una Cultura e una Comunità più attente ai bisogni dei Minori e delle Famiglie.
La coordinatrice del convegno Cesara Alagia in una fase dei lavori
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ha realizzato un progetto che ha visto coinvolti alcuni genitori in un percorso di supporto alla genitorialità, percorso volto a far riconoscere ed utilizzare le risorse che i genitori già possiedono e a farne produrre di nuove, il tutto finalizzato a migliorare i livelli di qualità della vita,sia nel contesto familiare, sia nel più ampio contesto sociale. Inoltre, il percorso è stato anche finalizzato alla costituzione,tra questi genitori, di un gruppo di auto-mutuo-aiuto in grado di suscitare e sollecitare risposte verso problematiche percepite dal gruppo e presenti nella nostra comunità. Un gruppo di auto-mutuo-aiuto si connota per il fatto che i suoi componenti, in un clima di fiducia, confronto e
si delegano altri a realizzare scelte e ad assumere iniziative. In questo modo, intendono continuare, al di là del Progetto PON appena ultimato, un percorso da realizzarsi anche in sinergia con altri soggetti ed Istituzioni, quale ad esempio il Consorzio dei Servizi Sociali Alta Irpinia, con il quale definire Protocolli d’Intesa che servano a garantire alle famiglie e ai Minori un miglioramento ed un potenziamento di alcuni Servizi. All’interno del progetto i genitori hanno promosso un convegno sul Bullismo in quanto nella Società in generale, e nella Scuola sono sempre più frequenti forme di prevaricazione e di violenza sia fisica che psicologica le quali determinano forme di disagio in chi le subisce e forme di disadattamento in chi le provoca. La Scuola, la famiglia, la Società sono chiamate ad interrogarsi su questa
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’Istituto Comprensivo di Caposele
condivisione,cercano di aiutarsi reciprocamente, diventando, così, ciascuno “risorsa” per l’intero gruppo. Questo sarà supportato periodicamente dalla presenza di un “facilitatore” nella persona di un operatore sociale il quale consentirà a ciascun membro del gruppo di accrescere le proprie competenze al fine di riuscire a diventare protagonista del proprio e del cambiamento della nostra comunità. Ritengo che sia quanto mai necessario promuovere energie che riescano a realizzare percorsi di cittadinanza attiva, in modo da sollecitare anche le Istituzioni preposte a farsi promotrici di iniziative necessarie a migliorare il benessere collettivo. I genitori intendono, quindi, riappropriarsi di uno spirito di partecipazione concreta di contro all’apatia e alla rassegnazione; la loro iniziativa è del tutto innovativa in un contesto dove, solitamente,
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di Cesara Alagia
I genitori del gruppo di "Auto-Mutuo- Aiuto"
Pasquale Gallicchio, in rappresentanza della Regione Campania
Uno dei numerosi interventi dei ragazzi delle scuole
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ULTIMA OCCASIONE, NON PERDIAMOLA
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Caposele con la sua storia agricola e culturale non può essere insensibile a questo evento, insieme giovani, Organizzazioni Professionali Agricole, Amministrazione Comunale e quant’altro, devono incidere e sviluppare insieme ognuno per le proprie competenze l’obiettivo di diventare una comunità pronta ad affrontare il mercato agro-alimentare a livello nazionale ed internazionale. Certo l’indirizzo è rivolto soprattutto alle forze giovani che vogliono insediarsi nell’azienda dei propri genitori (pensionati) basti guardare le forme di contributi attraverso le varie MISURE del PSR , l’obiettivo è per le nuove generazioni. Dobbiamo purtroppo registrare ancora una volta che Caposele alla data odierna e privo, per responsabilità politiche di chi ha governato fino all’arrivo del commissario, di Strumento Urbanistico (ieri Piano Regolatore Generale PRG) oggi P.U.C. (Piano Urbanistico Comunale) che riguarda tutto il territorio urbano ed extraurbano. Tutto ciò che è successo in estate nella frazione di Materdomini dove sono avvenuti controlli da parte di Enti preposti alla vigilanza, si è creato un forte disagio socio-economico, dove alcune aziende hanno chiuso la loro attività commerciale fino a quanto non hanno regolarizzato tutta la fase
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aposele, Comune caratterizzato dalla valutazione della commissione regionale nel nuovo PSR (Programma di Sviluppo Rurale) 2007/2013 (ex POR) Comune in un sistema a dominante naturalistica, componente della Comunità Montana “Terminino Cervialto e componente del “Parco dei Monti Picentini” due componenti che creano grande opportunità socio-economiche del nostro territorio. Una opportunità, l’ultima in quanto l’attuale PSR nasce in questo anno e si chiude nel 2013 anno che la comunità europea chiuderebbe l’aspetto della protezione ed entra a pieno titolo nella competizione. Sommariamente quali sono le opportunità delle MISURE attinenti alla nostra realtà agricola-naturalistica: Insediamento di giovani agricoltori, ammodernamento delle aziende agricole, Infrastrutture connesse allo sviluppo e all’adeguamento dell’agricoltura e della silvicoltura, sostegno agli agricoltori che partecipano ai sistemi di qualità alimentare, Indennità a favore degli agricoltori nelle zone montane, Incentivazione di attività turistiche ed altri incentivi per il potenziamento del settore agro-alimentare ivi compreso tutta la fase della cooperazione, associazione.
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igienico-sanitaria nella propria azienda. Il primo punto è la ristrutturazione dell’azienda (stalla-sala mungitrice e laboratorio di trasformazione e/o confezionamento) con tanto di autorizzazione che dovrà essere rilasciata dal Comune (Licenza Edilizia). Ed ecco che la presenza del PUC e fondamentale per lo sviluppo locale. Ogni attività che un giovane vuole intraprendere o ha già intrapreso c’è bisogno di regolare autorizzazione urbanistica dalle strutture per l’allevamento del bestiame (stalla, sala mungitura, sala per la caseificazione) alle strutture per il confezionamento, punti vendita ecc. all’ammodernamento dei frantoi capitolo determinante per l’economia locale. Da una statistica elaborata nella campagna in corso per la molitura delle olive, circa il 60 % ha molito (trasformato) il proprio prodotto fuori dal nostro Comune con una forte incidenza negativa sull’intera filiera agro-alimentare. Tutto ciò non può essere tollerato, le responsabilità sono sotto gli occhi di tutti. I politici locali (coloro che hanno amministrato la cosa pubblica) non hanno mai dato al settore agricoltura il giusto ruol per in una economia agricola globalizzata, eppure i fondi europei non sono mancati alla Regione Campania. Ciò che è mancato
di Gelsomino Grasso è la volontà e capacità di incidere a livello regionale alla richiesta di finanziamenti per l’ammodernamento delle infrastrutture rurali (acquedotti rurali, strade rurali, illuminazione rurale ) senza questi ammodernamenti le aziende che vogliono intraprendere un’attività agrituristica o ristoro rurale riscontrono grosse difficoltà alla realizzazione di questo obiettivo, in quanto il territorio sistema non è pronto ad ospitare “turisti” amanti della natura, perché manca l’adeguamento dell’assetto urbanistico rurale. Oggi ad amministrare c’è il commissario, fino alla primavera del 2008, tutto ciò non significa che le forze politiche “sensibili” allo sviluppo economico e sociale possono indire delle riunioni con la cittadinanza per essere pronti alla stesura del PUC non appena insediatosi nella macchina amministrativa nella prossima competizione elettorale. Personalmente intravedo delle forze politiche locali sensibili e pronti ad affrontare tutto ciò che fino ad aggi è mancato, per un’agricoltura moderna e competitiva caposelese. Auguro a questi uomini e alle loro forze politiche di procedere per avere una affermazione elettorale da parte del cittadino e dare a loro certezza di una vita migliore (lavoro).
Storia
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Introduzione
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I versi che seguono, tentano, senza alcuna pretesa letteraria, di ripercorrere i rituali di una credenza locale che ormai è ad un passo dall’estinzione: la Processione dei Morti (31 ottobre). La meticolosa descrizione dello snodarsi di questa processione è stata attinta dal racconto di un’ottuagenaria, ormai passata a miglior vita. Il suo racconto, io ricordo, era nervoso e reticente, gravato da una sorta di interdizione “confessionale” in quanto disdicevole per una persona che dichiarava di essere una credente. Mi chiese (e le promisi) di non rivelare mai le sue generalità e a tanto mi attengo. Eppure non c’è niente di sconveniente in quel passare in rivista una serie di “anime” che si sgranano in una sequenza in cui i comportamenti in vita, per contrappasso, determinano l’esatta posizione nel cerimoniale descritto.
Se questa concezione della Natura fu considerata un’eresia, l’unico modo per ucciderla stava nel condannare i suoi veicoli che nella fattispecie erano le tradizioni popolari ed i dialetti.
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I prodotti immateriali, però, quando non transitano in una cultura predominante (che li codifica) rischiano inesorabilmente di scomparire. E’ il caso della tradizione popolare e con essa dei dialetti. E’ stato dimostrato che nel mondo, tra lingue (e dialetti) marginali, calcolate nell’ordine di 5500, ogni anno ne scompaiono almeno un centinaio. Questa estinzione di sistemi grammatico-lessicali molto complessi si abbatte inesorabilmente anche sulle stesse tradizioni popolari di cui gli idiomi erano (e sono) la chiave di lettura. Lo stato di fatto attuale ovviamente non è casuale, ma è il risultato storico di un marcato esercizio di potere consolidatosi attraverso conflitti, invasioni, migrazioni e dominazioni di tipo coloniale. Si è verificato, così, che economia ed ideologia, di pari passo, dovendo imporre la circolazione dei “loro” beni materiali ed immateriali, hanno finito per distruggere le tantissime specificità periferiche fino a rendere vacua la stessa nozione bipolare di lingua e territorio (soprattutto là dove lingua e tradizione erano (e sono) affidate alla trasmissione orale. Questo lavoro, senza pretese, è appunto funzionale a questa lotta di resistenza passiva, affinché nessun patrimonio linguistico e culturale, per quanto insignificante, si disperda. E’ forte la convinzione che dialetti e tradizioni, infatti, preservano le origini di un’Umanità che si è sempre espressa esaltando le diversità. A ben scandagliarli nella loro potenza evocativa, mitica e metaforica si può riscoprire un’identità perduta o seppellita dalla cultura dei vincitori. Nei dialetti, ad esempio, si sente l’eco lontano di “comunità di destino che percepivano la natura come patria e bene indivisibile, irrinunciabile ed intangibile al pari di una divinità. Una natura non creata ma che crea (natura naturans), disse qualcuno rimettendoci la testa sul patibolo, in epoca in cui l’Uomo si eresse a suo padrone declassandola a bottino di guerra. Sentirsi padrone, forse, fu quello il vero peccato d’orgoglio che lo rese mortale agli occhi di Dio. Come si è detto, le comunità primitive avevano compreso il senso della complessità di un mondo che nei suoi cicli dinamici rifiuta la pietrificazione delle Verità, affidandosi ad un’evoluzione naturale e progressiva. L’Uomo primitivo non sradica chi gli dà sostentamento ma lascia che il nuovo albero cresca accanto al vecchio dando vita a processi di rimescolamento; egli non ha paura del meticciato anzi lo saluta come il benvenuto perché gli garantisce comunicazione, comunità e comunione. Egli sente che tutti hanno una missione nella Natura di cui è parte e questo gli consente di stare coi piedi a terra e di non guardare esclusivamente al Cielo.
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Nella notte tra il 31 ottobre ed il primo novembre negli U.S.A. impazza la Festa di Halloween: gli Statunitensi non vi hanno rinunciato neanche quando erano tangibilmente scossi, dopo quel tragico Undici Settembre. Vero è che Halloween ormai dilaga anche nel Vecchio Continente e a nulla valgono le proteste della Chiesa Cattolica puntualmente impegnata ad arginare questo fenomeno di massa immediatamente a ridosso di Ognissanti e del Giorno dei Morti. La Chiesa, in tutta evidenza, sa che non si tratta di “un nuovo arrivo”, bensì di un indesiderato ritorno e questo ha preoccupato non poco, in un’epoca in cui il Consumismo sa fare di tutta l’erba un fascio. Pochi, infatti, sanno che Halloween affonda le sue radici proprio in Europa ed in un’epoca in cui il Cristianesimo non era nemmeno nato e se esso ritorna stravolto ed irriconoscibile questo, in fondo, è dovuto ad un districarsi della Storia tutt’altro che lineare. Quando le Religioni si muovono come carri armati per affermare la loro egemonia “storica”, distruggendo il passato appartenuto ad altri, finiscono anche per far piazza pulita delle sensibilità altrui, senza garantirsi, spesso, di colmare i vuoti. La storia di Halloween, da questo punto di vista, è emblematica e ripercorrere i passi, a ritroso, è utile a ricostruire identità disperse: nessuno, però, deve dolersi se in questo viaggio verso le origini dell’uomo, ci si imbatte in comportamenti “storici” poco esemplari. Al contrario, tutti devono rendersi conto di un fatto: le presunte superiorità di Civiltà non esistono, se si fa strage di quelle altrui, che se uccise, possono ritornare sotto forma di fantasmi, come nel caso di Halloween.
Sicuramente lo scorrere di uomini e donne per schiere cela una voglia di giustizia terrena e svela la presunta preferenza di Dio verso le sue creature: in ciò, forse c’è un chiaro invito ai vivi a condurre un’esistenza rispettosa del consorzio umano. In tutta evidenza, poi, i dialoghi che seguono e la categorizzazione quasi dantesca dei morti, sono puro frutto della fantasia dello scrivente. Si cerca di far rivivere racconti e storie, ascoltate tantissimi anni fa e tramandate oralmente. Sono storie umane che non hanno alcuna attinenza con la cronaca, ridotta all’osso, fino a farle diventare degli stereotipi. Nel loro insieme, esse ci tramandano la percezione di singoli eroi ed antieroi da parte di un ceto popolare, il quale doveva sicuramente condurre una vita grama e su cui collassavano angherie e sopraffazioni. Dovevano essere sicuramente ricorrenti le azioni di ingiustizia perpetrate ai danni dei più deboli se questi ultimi si vedevano costretti a generalizzare e a categorizzare. Forte doveva essere la consapevolezza che la miseria, spesso, era alla base di tanti crimini e violenze commesse dallo stesso popolo “minuto” . Colpisce, infine, l’idea di giustizia popolare che traspare, soprattutto nella processione. In tempi in cui le impiccagioni erano all’ordine del giorno, metabolizzata la sacralità della Vita, seppure utilitaristicamente, la gente comune parteggiava contro la pena di morte. Infatti, era comune convinzione che il nodo scorsoio funzionasse solo con delinquenti di basso rango e la cosa non poteva essere digerita. Allora inserire nella processione “anime buone ed anime dannate” diventava utile per lanciare un messaggio disperato affinché i timorati di Dio non si macchiassero di un delitto-pena aborrito dallo stesso Padreterno. E qui la forzatura era evidente, atteso che la Chiesa nella sua versione temporale, non aveva mai escluso il ricorso alla pena di morte… L’autore, però, ancorché si vincola ad offrire uno spaccato storico, sociologico e psicologico, sente prioritario un altro compito, potremo dire, di tipo metalinguistico. Egli imprigiona i pensieri nel dialetto con la preoccupazione di preservarlo dall’inesorabile estinzione alla quale sono condannati gli idiomi “parlati”. E’ il caso di dire che la sostanza, questa volta, è data dalla forma e che i significati sono utilizzati per salvare i significanti. Chi vuol combattere, oggi, l’avanzata d’un pensiero unico che si muove come un bulldozer, allo stato attuale ha una sola arma: la resistenza passiva. Resistenza passiva significa difendere e garantire la sopravvivenza di tutto ciò che l’Uomo ha prodotto nei secoli soprattutto a livello immateriale.
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Premessa
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TUTTI LI SANTI
di Alfonso Merola
La festa del Samhain
Di Halloween si sa tutto o quasi, grazie ad un’esagerata “anglofilia” che ormai sembra aver conquistato, in modo sbagliato la Scuola italiana. Allora basta solo precisare che “All Hallows Day era l’antica denominazione dell’ “All Saints Day”. E’ risaputo: le antiche popolazioni erano solite prepararsi alla festa fin dalla vigilia (questo ce lo ha insegnato magistralmente Giacomo Leopardi), Quindi Halloween altro non è che l’Hallows’eve (la vigilia di Ognissanti). Tutto sommato, siamo ancora nella tradizione cristiana antica. Si dà, però, il caso, che presso i Celti (ma anche presso moltissime popolazioni del Mediterraneo) nella notte tra il 31 ottobre e il primo novembre ricorreva il “Samhain” meglio conosciuto come Capodanno. Il Capodanno, quindi, è una ricorrenza pervenuta ai Cristiani. Ma che cos’era il Samhain? Il Samhain era il momento più solenne dell’anno druidico, in un’epoca nella quale il tempo era calcolato sul ciclo della natura, di cui l’Uomo era parte e non signore; e alla natura apparteneva pure il firmamento (Sole, luna, stelle, ecc.). Il Samhain era quell’esatto momento (proclamato dai sacerdoti) in cui si presumeva che l’Estate morisse e nascesse l’Inverno; si festeggiavano gli ultimi
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radicò nell’Impero e perdurò nei secoli successivi. L’avvento del Cristianesimo non lo scalfì affatto e meno che mai i tentativi di cristianizzare il paganesimo che pure furono numerosi fin da quando il Cristianesimo divenne religione di Stato. Il risultato fu che per molti secoli due “Capodanni” (quello cristiano il primo gennaio, l’altro celtico il primo novembre) furono costretti a convivere. Ciò si protasse per buona parte del Medioevo, complice, il Sacro Romano Impero, monopolizzato da dinastie franco-tedesche. Com’era prevedibile, il Samhain andava sempre più perdendo le sue caratteristiche di festa sacra con grande confusione tra i ceti più popolari che spesso finirono per impastare mito, religione, pratiche magiche ed esoteriche. Si pose per le gerarchie ecclesiastiche il problema non facile di ricondurre, senza forzature, il Samhain nell’alveo del Cattolicesimo. Così, Papa Gregorio II, nell’anno 835 posticipò la festa di “Tutti i Santi” già prevista per il 31 maggio per sradicare la romana Ludus Honoris et Virtutum “, al 1° novembre. Il tentativo, però, si rivelò, almeno per il Nord Europa inutile e così nel 998 giusto due anni prima di una tanto attesa e tenuta Fine del Mondo, Odile, Abate di Cluny, aggiunse al Calendario Cristiano la Commemorazione dei Defunti per il 2 novembre. Anche in questo secondo caso le cose non andarono bene. La situazione fu presa di petto dai Papi Gregorio IV e Sisto V che imposero le due festività cristiane in tutta le Chiesa d’Occidente (1475 d.c.) (Erano tempi di roghi e streghe, non si scherzava con il fuoco!). Il Samhain scomparve in quasi tutta l’Europa, sopravvivendo , sub judice, solo nella Gran Bretagna che a partire da quegli anni, era impegnata in un’aperta contestazione alla Chiesa Romana che di lì a poco avrebbe dato vita all’Anglicanesimo. E in chiave anticattolica il Samhain/ Halloween approdò nelle Americhe grazie ai Protestanti inglesi. Così il cerchio si chiude almeno con gli U.S.A. Nell’Europa continentale, almeno in quella parte che rimane fedele al Cattolicesimo, vinta la battaglia, la Chiesa tollerò fusioni di antiche e nuove tradizioni, ma
solo a condizione che “tutto rientrasse in canoni riverenti” verso la Fede Cristiana. Accadde che il compromesso produsse nuove manifestazioni in linea con i dettami della Chiesa. La fantasia popolare, come si sa, non ha limiti e così fu gioco forza che su una nottata (31 ottobre) si andò ad innestare una festa di Santi (1 novembre) ed una dei Morti (2 novembre). Così, su un’antica trama si mossero “nuovi attori” con i riti del fuoco, processioni, visite domestiche, offerte di libagioni e tutto il resto. In Italia, ad esempio, da Nord a Sud, fino a mezzo secolo fa era diffusa la credenza che nella notte compresa tra il 31 e il 1° novembre i Morti ritornassero sulla Terra in processione, visitassero le loro case e si trattenessero, non visti, con i vivi intenti a parlare dei loro defunti. Nel pomeriggio di Ognissanti, si celebrava, poi l’ufficio dei Defunti e poi una processione dei fedeli, partendo dalla Chiesa, avrebbe raggiunto il cimitero. Qui si sostava fino al crepuscolo accanto alla tomba per rincasare e recitare il Rosario accanto al fuoco. Solo dopo si sarebbe cenato con fave, lupini, castagne, rape, polenta, bevendo il vino novello. Era consuetudine lasciare la tavola apparecchiata con cibo, un secchio d’acqua ed una candela accesa alla finestra. Questo rituale avrebbe agevolato l’accoglienza del parente deceduto, il quale si sarebbe trattenuto lì per tutta la nottata. Il giorno seguente ci si alzava prestissimo per andare a messa, non senza aver rifatto il letto per l’ospite invisibile che in tal modo avrebbe potuto riposare per qualche ora.Tutto ciò avveniva in quei giorni e secondo i canoni “tollerati”di una Chiesa che allertava parroci e vescovi affinché i rituali non risconfinassero verso il Samhain.
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raccolti auspicando un buon riposo della Terra (Tellus parit gravidaturque). I popoli antichi, meglio che altri, colsero il mistero della morte e della vita in una concatenata sequenzialità naturale e ciclica. I popoli antichi avevano, per così dire, appreso, senza scomodare entità superiori ed estranee, un’unità esistenziale tra una Morte che contiene in sé i germi della Vita ed una Vita destinata a sciogliersi e a non finire. Gli studiosi oggi parlebbero di neotenia empatica. In questa logica, Samhain, divinità delle Tenebre, non incuteva paura anche quando nella notte a lei dedicata, richiamava a sé tutti gli spiriti dei morti ,senza eccezione alcuna. Le suddivisioni in buoni e cattivi non avevano senso,dal momento che quelle anime, avendo esaurito la loro missione in vita erano allertate dopo la morte, a riprendere il loro cammino nelle tenebre per ridare vita alla Natura. In tutta evidenza gli Antichi erano approdati a ciò che altri, più tardi definiranno reincarnazione o metempsicosi. Tutte le popolazioni dedite all’agricoltura e alla pastorizia (e non ancora conquistate alla lotta dell’Uomo contro l’Uomo per conquistare la Natura) ben sapevano quanto fosse radicale il passaggio dall’Estate all’Inverno, ma sapevano pure che ciò che nella buona stagione giungeva a compimento (i frutti), le avrebbe fatto sopravvivere nella brutta stagione. La cerimonia del Samhain doveva essere molto suggestiva per i suoi simboli liturgici. Intanto, era credenza che solo in quella notte le leggi del Tempo e dello Spazio fossero sospese (siste, Natura!) e fuori dal Tempo e dallo Spazio le anime (il vento che dà la vita) fossero autorizzate a ritornare sulla terra in processione per mostrarsi e comunicare ai viventi l’inizio della vita. Molti studiosi vi leggono un invito alla fecondazione: non è un caso che nella civiltà contadina l’inverno era suggerito per le gravidanze sicure e per le nascite nel periodo estivo. La liturgia del Samhain prevedeva che a mezzanotte il Vecchio Fuoco Sacro fosse spento e che, immediatamente dopo, fosse acceso un Nuovo Fuoco Sacro. Era quello il momento in cui erano “offerti” sacrifici alla divinità; poi si sarebbe danzato e cantato per tutta la notte e all’alba si sarebbe rincasati con torce accese al Nuovo Fuoco. Solo l’accensione del fuoco domestico, accompagnata dall’ulteriore offerta di cibo ed acqua, avrebbe guidato le anime verso l’aldilà. Quando i Romani raggiunsero le terre lontane del Nord, rimasero colpiti da quei riti, non tanto per la loro imponenza, quanto piuttosto perché, anche in Roma, e per un retaggio antico, nello stesso giorno più o meno ricorreva una festività identica dedicata a Pomona, dea dei frutti. Quello era, infatti, il giorno del Capodanno Romano, almeno fino a quando l’anno era suddiviso in dieci mesi. Dovettero intendersi subito Celti e Romani e così non ci fu motivo di contrastarsi: la festa di Samhair/Pomona si
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Oggi è molto labile il ricordo di quelle tradizioni “negoziate” e si potrebbe dire che la Chiesa, la quale non conta il tempo in anni ma in secoli, ha avuto la meglio. Ciò è vero solo in parte. Più che la Chiesa, ha vinto un secolarismo post-moderno che nel suo tritacarne riduce a poltiglia tutto in una logica funzionale al solo consumismo. Il consumismo, piaccia o non piaccia alla Chiesa, ci ha riconsegnato il Samhain, non nella sua versione mitica e spirituale ma nel surrogato pericoloso di Halloween. Come a dire che non si deve mai gioire della Morte di religioni ed ideologie le quali caricano nei fardelli valori collettivi, se poi si resta solo in balia di un’altra religione alquanto più pericolosa. La Religione del Mercato, ammette anch’essa la Fede e la Ragione ma solo nel senso che la prima sia un obbligo tout court e la seconda un arbitrio istintivo. Alfonso Merola
12 maggio 1957: Vincenzo Di Masi e Franca Grandi si sposano a Modena. Luglio 2007, cinquanta anni dopo, Vincenzo e Franca festeggiano le nozze d’oro con i figli Giuseppe, Marco e Luca; le nuore Anna e Angela e i nipoti Lorenzo, Pietro, Andrea e la piccola Sofia.
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Racconti
Mario Curcio in pensione Mario Curcio per tutti "Mario lu pustinu", per raggiunti limiti di età è stato collocato a riposo. Un riposo davvero meritato per un uomo che, instancabile, preciso, puntiglioso, per tanti anni ha portato in tutte le case di Caposele le missive dall'Italia e dall'Estero. Risentiremo, sicuramente, della sua assenza da un servizio che, con grande professionalità, ha svolto per così lungo tempo. All'amico Mario auguriamo con simpatia ed affetto " BUONA PENSIONE"
REDATTORI
La merla cicata, r’ nott’ facìa lu niru
Appiccia na cannela a la f’’nesta Alluma casa toja cumm’a festa Oi ca eja la nott’ r’ tutti li santi Èss’n’ li muorti a ‘bbìa tutti quanti. A mezzanott’ fann’ la prugissiona R’an’m’ brutte ‘nziemu a quer’ bbon’: Vol’ne v’rè r’ case loru allumate R’ànme Sante cu r’àn’me rannate. Si mett’n nfila a lu Cammusandu Quiri r’abbaddi cu quiri r’ammondu Lu Patraternu a unu a unu s’ r’ conda E roppu r’ sbéja ‘mbieri a pp’ la Jonda.
A chi nun’ fa pìriti, nun’ li guardà lu culu ***** A piscià semb’ ‘int’a lu stesso p’rtusu, n’ci puzza ***** La potenza r’ l’omo è la vrachètta ***** La rrobba bbona è fatta p’ cchi la capisc’ ***** A sàndi viècchi nun’ s’appicc’n’ cchiù cannél’
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Annandi ‘ngi so tutti li criaturi Muorti ind’ a li fasciaturi, Appriessu ‘ngi so li quatrarieddi ‘nziem’ a cummare e a cumparieddi.
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Cani e cani s’addor’n’ arretu
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Ven’ne roppu uaglioni e uagliunastri ‘nziemu a uagliotte e a z’t’llastre E r’ femm’n scacate e li ziti Ven’ne prima r’ mamme e mariti.
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R’ bbecchie e li vecchi stann’ a la cora E si strascin’n’ ‘nnanzi sora sora E a la fina cumm’ tant’argianisi ‘ngi so tutti quanti li muorti accisi.
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Casu r’ pecura e r’cotta r’ crapa
***** A la casa ca nun’ zì chiamato Nun’ ngi’ iè, ca si cacciatu
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***** Carusann’ carusann’ Si r’venta carusati ***** A chi parla arrètu, lu culu r’sponn’
***** Addù vai cu lu ciucciu?
***** A la puttana ralli luocu, a lu mariuolu ralli fuocu
***** La prigissiona addù ess’ tras’ *****
Cani e figli r’ puttan’ Port’ nunn’ chiùr’n’ ***** Chi la faci sporca È priòr’ ***** Lu viziu r’ natura, Finu a’ la mort’ rura
***** Chi cammina guardann’ arretu, sbatt’ cu lu mussu n’dèrra
Tuttu po’ ess’ Trann’ ca l’om’nu è prienu *****
Va’ addù lu patùtu Ma nun’ ‘nghiè addu lu sapùtu *****
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***** La bucìa nun’ ten’ pieri
Ogni acqua leva sete
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Lu putiaru, quer’ ca ten’ ti venn’ ***** La addina ca nun’ pizz’la, ha già p’zz’latu
***** Quannu hai, abbàra a’ cch’ fai, ca quannu nunn’hai, nisciunu t’ n’ rài
***** Chi maneia la v’lanza, app’ lu paravisu nun’ ngè sp’ranza ***** S’àdda fa lu pìrutu p’ quantu è gruòssu lu culu
***** Abbàscia l’uocchi n’ terra e abbàra a li fuossi ***** La capu cà nun faci prucchi, è capu r’ f’nocchiu *****
Addù tras’ la capu, tras’ la còra *****
La capu r’ sotta faci perd’ la capu r’ coppa
I detti , i modo di dire, i fatti caposelesi che vi vengono in mente, segnateli e trasmetteteceli in modo da poterli, per sempre, congelare nel tempo e ritrovare nelle nostre pubblicazioni.
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Alfonso Merola
***** La vacca p’ nunn’ mov’ la cora, si feci mangià lu culu ra r’ mosch’
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La prugissiona
***** La atta quannu puzza r’ pesce, maccaruni nunn’ vol’ ‘cchiù
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Allegato al numero 76 de "La Sorgente" avremo il piacere di presentarvi il volume dei Detti, Proverbi, Fatti raccolti in tanti anni di giornale. Il volume sarà inoltre accompagnato da straordinarie illustrazioni fotografiche e da un data base elettronico attraverso il quale si potrà, con estrema facilità, individuare e collegare per categorie il contenuto. La ricerca, naturalmente, continua alimentando la nostra voglia di mantenere vive quel poco che ci resta della tradizione. Grazie a chi, insieme a noi, collabora per questo obiettivo.
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di Cettina Casale
La sosta obbligata nel piazzale della Chiesa Madre della Processione di San Gerardo lungo le strade di Caposele
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Il PUC : Caposele, Materdomini e zone rurali Prospettive della pianificazione urbanistica
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RICEVIAMO DA UN NOSTRO CONCITTADINO L'INVITO ALLA PUBBLICAZIONE DI UNA LETTERA-DENUNCIA INVIATA AGLI ENTI PER UN PROBLEMA CHE RIGUARDA IL NOSTRO TERRITORIO A tutte le autorità della Provincia e della Regione
Il sottoscritto Russomanno Claudio, nato a Caposele (AV) 1’ 11.03.1948 ed ivi residente e domiciliato in Via Santa Caterina , fa seguito alle comunicazioni datate 08.02.2002 e 19.03.2003 e, che ad ogni buon fine si allegano in fotocopia, relative all’oggetto, per comunicare l’attuale situazione dell’area in località “ Santa CaterinaMadonna delle GraziePastena”, agro di Caposele. Reputa opportuno ricordare che le località de quo sono censite al foglio di mappa n. 16, particelle varie a sx orografica del fiumi Sele alla basa della collina del Santuario di Materdomini
acque che scendono a valle dalla collina di Materdomini sono i due fattori che comportano le cause del dissesto in atto di tutta l’area denominata “Santa Caterina”. Oggi sul posto si notano nuove lesioni al muro di cinta della proprietà CicconeRussomanno, crepe superficiali sul terreno, lesioni e avvallamenti della sede stradale SP. N. 130. Tutto questo premesso, il sottoscritto è a conoscenza di fondi di ribasso d’asta non ancora utilizzati circa i lavori “ consolidamento e risanamento” versante a monte del centro abitato di Caposele, loc. Pianelle - Attuazione art. 16 L. 197/2007, per cui sarebbe opportuno vagliare la possibilità di poterli utilizzare per i lavori di messa in sicurezza della zona di cui è parola.
Come già segnalato nella sua del 19.03.2003, circa l’erosione al piede della zona da parte del fiume Sele e le
All’Area Tecnica Settore LL.PP. della Provincia di Avellino segnala in particolare che le acque piovane, lungo il
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Oggetto: Caposele - dissesti idrogeologici
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Pertanto, l’Amm.ne Com.le che sarà chiamata a governare Caposele, dovrà poter puntare ad obiettivi a medio e lungo termine e non solamente a quelli che possono essere realizzati nel mandato elettorale. Un PUC improntato a questi principi è l’obiettivo che dovrà essere traguardato; e a mio parere , le condizioni necessarie per quest’importante obiettivo e innovativo processo democratico, sono la coesione personale e politica degli uomini di governo, il rafforzamento e la capacità di discussione e d’indirizzo del Consiglio Comunale, il diritto di rappresentanza degli interessi diffusi nelle scelte economiche e territoriali del comune. Quest’obiettivo e questi principi saranno i punti cardini che i candidati della lista “Caposele nel Cuore” sosterranno e porteranno avanti, condividendone i contenuti e le scelte con tutti voi cari concittadini, se saranno chiamati alla guida del paese nel prossimo mandato elettorale.
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un’immensa fonte di ricchezza per la collettività. Per dare attuazione e raggiungere questi obiettivi di sviluppo, però, è necessario essere pronti e saper : a) interpretare correttamente il presente per conoscere e monitorare le dinamiche del mercato attraverso analisi e studi che consentano alle aziende private ed agli enti pubblici di pianificare azioni mirate e di raggiungere con successo gli obiettivi prefissati. b) governare il futuro per cogliere tempestivamente i segnali di trasformazione legati all’industria dell’ospitalità e al territorio ed essere pronti a adottare strategie efficaci che permettono di anticipare e soddisfare le richieste del mercato in coerenza con i nuovi trend. c) affrontare le sfide del cambiamento per essere pronti a competere in un mondo in costante evoluzione avvalendosi dell’assistenza di consulenti esperti nel marketing e nella formazione e del supporto di soluzioni e strumenti innovativi creati per ottimizzare la gestione delle attività.
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prospettive del futuro che possono aprire, attribuite e gestite dalla prossima Amm.ne Com.le, dovranno favorire l’interesse collettivo. Occorre affermare con chiarezza che il principale soggetto di attenzione nella pianificazione e progettazione del paese dovrà essere il cittadino e la qualità della vita, e non la proprietà immobiliare e gli interessi ad essa collegati. Si dovrà pertanto puntare a valorizzare e potenziare le risorse esistenti (Santuario di Materdomini, Sorgenti del Sele e Bosco Difesa), si dovrà finalmente dare concreta attuazione agli insediamenti e alle attività produttive e dovranno essere previsti migliori collegamenti. Più in generale dovrà essere potenziata e sistemata la rete stradale, si dovranno prevedere nuovi parcheggi, il recupero architettonico e ambientale di alcune zone del centro urbano, si dovrà dare all’agricoltura la necessaria attenzione e si dovrà puntare a incrementare in modo sostanziale il movimento turistico che rappresenta
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opo aver illustrato, nel numero precedente, le finalità generali di uno strumento urbanistico come il PUC è giunto il momento di addentrarsi nelle problematiche e nelle scelte del piano urbanistico del nostro Comune. Le decisioni in merito alla politica urbanistica dovranno fornire delle risposte concrete e sostenibili per il futuro assetto urbano di Caposele e Materdomini, e in particolare per la qualità della vita dei cittadini. Il rapporto tra pubblico e privato dovrà essere il cardine per lo sviluppo della nostra realtà e, nel campo della pianificazione territoriale, si dovrà tener conto che tale rapporto è ancora più determinante che in altri settori. L’urbanistica infatti rappresenta un forte potere che si traduce in grandi responsabilità nei confronti della collettività, condizionando in modo rilevante l’economia locale e l’impiego delle risorse della società e del territorio . Le trasformazioni del nostro paese, per il significato che hanno, per gli interessi sociali coinvolti e per le
di Vito Malanga
tratto di strada che va dall’impianto di carburanti a scendere per ca ml. 200, defluiscono liberamente fuori dalla cunetta. La cunetta senza pendenza all’interno non riesce. a raccogliere le acque che, una volta attraversate la strada, si riversano nella sua proprietà sottostante dove insistono n. 2 immobili adibiti ad abitazioni e n.2 strutture di prefabbricati leggeri. Denuncia tutto questo alla Provincia affinché adotti i provvedimenti tecnicimanutentivi al fine di fare in modo che le acque piovane non procurino danni ai suoi beni ed evitare che le stesse siano
concausa della precaria stabilità della zona. Agli Onorevoli Uffici destinatari della presente segnala quanto sopra affinché ciascun organo si adoperi per effettuare i dovuti accertamenti istituzionali per studiare un organico intervento di stabilità e messa in sicurezza del versante lato sx del fiume Sele. Ringraziando porge distinti saluti. RUSSOMANNO CLAUDIO Caposele, lì 27 ottobre 2007.
Un tratto della Strada Provinciale n. 130 completamente in frana
Politica
Politica
UN APPROFONDIMENTO NELLA DELICATA QUESTIONE DEL CANONE PER L'USO DEI PREFABBRICATI
di Alfonso Merola
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non sono gli imputati in questa vicenda, ma le vittime di un inganno che si è protratto per troppo lungo tempo, oltre le previsioni annuali e ben oltre quelle triennali di un bilancio. 2. Anche un Commissario Prefettizio, inoltre, non può fare di tutta l’erba un fascio, nel senso che le varie posizioni debitorie maturate non sono per così dire “categorizzabili” in una sola specie. a) Tra i tanti destinatari del provvedimento “coattivo” ve ne sono alcuni che versano in condizioni economiche molto precarie e il Comune non può far finta di non vedere e di non sapere. b) Sempre tra i destinatari di cui innanzi vi sono “inquilini storici”, ovvero nuclei familiari che al 23.11.80 avevano perduto l’uso dell’alloggio e che la legge tutelava attraverso lo
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Questo gioco della “zecchinella” dello spendere e dello spandere senza soldi si è protratto fino al bilancio di previsione del 2007 in cui le uscite erano ridotte all’osso, ad eccezione delle postazioni cash and carry per le imminenti elezioni comunali ,tasse ed imposte erano congelate per ovvi motivi e così i crediti dei canoni per i prefabbricati finirono per rifulgere come le riserve auree della Banca d’Italia. Quando si preparava la manovra di bilancio “corsara”tra l’ottobre ed il novembre 2006, a qualcuno è venuto il dubbio sull’esigibilità di quei crediti e dovendo scegliere tra una campagna elettorale alle porte e la Corte dei Conti alla finestra, sapete che cosa ha fatto per salvare capre e cavoli? Ha commissionato “un bel parere proveritate” sull’esigibilità dei canoni. E così secondo la vulgata caposelese “ Chianghiè, cumm’è la carna?” si è sentito rispondere: “è bbona!”. Così la Corte dei Conti era servita, il bilancio approvato, la campagna elettorale assicurata e “ il conto girato agli inquilini terremotati … Come spesso accade, però, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Un altro incidente di percorso, ha ridotto la competizione elettorale ad una corsa solitaria del facente funzione e sul comune è approdato un Commissario (e non un sindaco) e le cose si sono complicate. Avesse vinto Monteverde o Farina, la canzone non sarebbe cambiata, in quanto la frittata era già stata fatta. Il Bilancio avrebbe fatto acqua da tutte le parti, qualcuno avrebbe tirato fuori dal cassetto il “parere pro-veritate” e gli inquilini, con cui l’Arcobaleno
aveva scherzato per 12 anni, avrebbero pagato … perché alla possibile tagliola della Corte dei Conti, nessuno avrebbe voluto rimetterci le penne, meno che mai Monteverde, che direttamente o indirettamente aveva commissionato il “famoso parere”. Questo è lo scenario in cui chi maldestramente chiama in causa il Commissario, sa di mentire, in quanto il Commissario al massimo è esecutore di un atto, ma il mandante è altri. Ora, però, Commissario o non Commissario, chi è tenuto a far quadrare il bilancio, deve riflettere su una serie di circostanze: 1. La richiesta di interessi sull’ipotetico credito è quantomeno un azzardo. Questi cittadini, ai quali qualcuno ha pure consigliato di non versare i canoni, non possono essere
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2. I canoni per i prefabbricati erano, poi, il bastone e la carota di tutte le campagne elettorali e tutto era immaginabile, tranne che si potesse pubblicamente esigere, ciò che privatamente si prometteva di “annullare”. 3. Responsabili del servizio, zelanti funzionari comunali, esperti e puntigliosi revisori dei conti , mai e poi mai avevano fatto rilevare che i crediti iscritti in bilancio crescevano come bubboni e che prima o poi avrebbero fatto saltare il banco.
Questo gioco della “zecchinella” dello spendere e dello spandere senza soldi si è protratto fino al bilancio di previsione del 2007
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elle scorse settimane un numero consistente di famiglie caposelesi è stato, per così dire, investito da un’ondata di notifiche emesse dal comune finalizzate ad “incamerare” crediti vantati per non aver onorato il pagamento del canone per l’uso dei prefabbricati nell’arco temporale che va dal 1998 al 2007. Con tutta evidenza si tratta di crediti più che consolidati, potremmo dire , invecchiati. A memoria di contribuente locale , invecchiamenti del genere non sono registrati per la T.A.R.S.U., per l’I.C.I. ed altre cose del genere. Questo dimostra che i Caposelesi sicuramente non amano le incursioni tariffarie, ma non sono né latitanti, né pervicaci evasori ed elusori. Se il cosiddetto “ popolo dei prefabbricati per oltre dieci anni non ha onorato un’obbligazione contrattuale, qualche ragione pure ci sarà. Le amministrazioni susseguitesi tra il1995 ed il 2007 per una concezione alquanto bizzarra del patto di stabilità stato – enti locali, non hanno avuto dubbi sulla loro strategia istituzionale. Essa potrebbe essere riassunta con uno slogan: ” spendere e spandere a più non posso e tassare i cittadini fino all’inverosimile. La formula ha funzionato per molto tempo, a colpi di incrementi di varia natura ce si attestavano tra il 30% e il 100% annuo. Il primo incidente di percorso dell’ indigena finanza creativa accadde qualche anno fa, quando alcuni cittadini, rottesi le scatole su questo modello impositivo si rivolsero alla magistratura e così l’Amministrazione de l’Arcobaleno fu costretta a fare marcia indietro sul “corrispettivo dell’acqua”. In quell’occasione il gruppo di minoranza fece rilevare che era urgente voltare pagina, perché non era più possibile attestare bilanci di previsione sulla sabbia, magari, accanendosi questa volta, contro gli inquilini terremotati. Ovviamente non fu data risposta e si continuò secondo un modello ben collaudato. La manovra suggerita dalla minoranza si riferiva al taglio delle spese e non ai canoni per i prefabbricati e questo per molte ragioni: 1. L’esigibilità dei canoni appariva molto dubbia, per i motivi che appresso si spiegheranno.
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I CREDITI MAL FABBRICATI
equiparati a polli da spennare, stante un bilancio di previsione boccheggiante. Se il Comune per ben 10 anni e più non ha ritenuto di attivare procedimenti coattivi, ammesso che fossero nella sua possibilità, deve essere chiamato in causa chi si è astenuto dall’ esercitare poteri e prerogative ( e non i cosiddetti inquilini). Gli inquilini è bene ricordarlo
strumento negoziale del “contratto in comodato” ossia ad uso gratuito. c) Se un regolamento comunale li ha cancellati come aventi diritto al comodato in uso gratuito, costringendoli a transitare nei contratti d’affitto ordinario, si dovrebbe come sia possibile che un regolamento comunale è superiore alla Legge
Uno dei prefabbricati ancora installati nel territorio di Caposele
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Politica che hanno un primato indiscutibile: la soccombenza in sede di giudizio. Questo dovrebbe consigliare a chi di dovere di riesaminare con certosina dovizia tutti i casi in questione, per evitare che all’aleatorio credito vantato su cui si attesta un bilancio molto fantasioso, non si aggiunga l’aggravio di liti-pendenze e di soccombenze, di norma, pagate sempre da Pantalone.
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pubblica vincolato ai soggetti che a seguito del sisma avevano perduto l’uso dell’alloggio. Si può essere avente diritto per gonfiare le provvidenze regionali e non avere diritto, quando si tratta di “onorare” debiti “molto discutibili”? Conviene fermarsi qui, significando che altro ed altro ancora potrebbe affiorare , qualora i cosiddetti evasori – inquilini dovessero adire le vie legali che sono, comunque, da sconsigliare. Il Comune di Caposele, infatti, può essere annoverato tra gli Enti Locali
Alfonso Merola per Sinistra Democratica Caposele
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i soliti noti, ma luccica anche l’assenza di taluni ignoti. g) C’è,infine, una questione molto delicata, che potrebbe travalicare l’interesse della giustizia amministrativa e contabile e riguarda la evidente disincrasia di posizione in cui taluni cittadini verrebbero a trovarsi ( e questo in base ad atti emanati dalla stessa postazione istituzionale. h) Alcuni nuclei familiari, sfrattati e/o trasferiti in case in affitto beneficiano delle provvidenze regionali destinate a coloro che, essendo senzatetto, lasciano i prefabbricati . Si può essere “senzatetto” per le provvidenze regionali e “non senzatetto” per i crediti vantati dal Comune? i) Moltissimi cittadini “debitori del Comune”sono stati inclusi nelle liste dei senzatetto funzionali al piano straordinario di Edilizia residenziale
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d) Ammesso, poi, che “baracche “ di 27 anni fa le quali avevano perduto il requisito di igienicità/agibilità, possano rientrarenel patrimonio immobiliare di un Comune, per essere locate, c’è da chiedersi se i contratti di locazione sono stati assunti nelle forme e nei modi di legge, con tutte le conseguenze di varia natura che ne derivano. e) Di certo si sa, che opere di manutenzione ordinaria e straordinaria delle baracche sono state sostenute dai cosiddetti inquilini per cui c’è da chiedersi se essi sono tali quando si rivendicano crediti in soldoni e non lo sono più quando chi affitta si lava le mani per quanto concerne le eventuali riparazioni. f) Non sembra, inoltre, che le pratiche in sofferenza da anni siano state istruite rigorosamente, tanto che c’è chi giura che brillano per presenza
rientra nei parametri di legge degli “extravergini”. A questi risultati si è giunti per gradi e con il concorso delle informazioni tecniche del frantoiano, con mostre, con convegni tematici, con corsi di formazione specializzati, con la collaborazione dell’Università di Scienze Agrarie di Portici e dell’Ispettorato Alimentazione di Avellino. L’olio extravergine d’oliva di Caposele e’ risultato il Primo assoluto per qualità in diverse manifestazioni curate dalla StapaCepica e dal C.N.R di Avellino. Per trascinamento, ed in forza dell’ampliamento del mercato dell’olio di qualità, i coltivatori locali hanno impiantato, solo negli ultimi dieci anni, altre 30.000 ( trentamila ) piante d’ulivo. In produzione, a tutt’oggi, sul territorio comunale vi sono in totale oltre 80.000 (ottantamila) piante, per un prodotto medio annuale di circa 7.000 (settemila) quintali di olive che assicurano una produzione di circa 11.000 (undicimila) quintali di olio. Dette quantità sono da considerarsi in espansione per l’incremento produttivo dei nuovi impianti. I dati delle associazioni di categoria mi fanno fare un rapido calcolo sulle potenzialità locali del settore, e così si verifica che, al netto dell’autoconsumo locale, risulta una disponibilità di circa 5.000 quintali di olio da poter commercializzare con ricavi di circa 300.000 euro che si spalmerebbero sul nostro territorio. Per la normativa vigente, l’olio deve essere venduto in confezioni sigillate con indicazioni relative al confezionatore, alla qualita’ del prodotto e alla sua provenienza. Il C.I.P.O., a fronte di questi obblighi di legge, si era anche dotato di autorizzazione al confezionamento con regolare codice a
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barre. Ma non ha potuto procedere all’attività per carenza di spazio nei locali in uso a via S.Gerardo. Avevamo attivato gli amministratori dell’ultimo decennio, per l’ottenimento della denominazione d’origine dell’olio (D.O.P.) da “Carpellese” di Caposele, la nostra particolare qualità di olive, suggerendo di eseguire le procedure già attivate con successo precedentemente dal Sindaco di Ariano Irpino per l’olio da “Ravece”. Purtroppo è mancata la necessaria sensibilità verso un problema che pure aveva un notevole impatto socio-economico per il paese. Si poteva prevedere l’accaduto? Ci si era attivati per scongiurarlo? Ritengo che come soci del CIPO soprattutto, abbiamo fatto l’impossibile per continuare e per incrementare questa attività artigianale così importante per l’economia di Caposele. Abbiamo presentato progetti per ottenere benefici dallo Stato e dalla Regione con dinieghi derivanti dalla mancanza di un lotto nel P.I.P. Abbiamo prodotto osservazione al PRG in adozione per l’area di S.Caterina, che fu approvata, con definizione della zona a Insediamento misto abitativo-artigianale. Abbiamo prodotto progetto di delocalizzazione in data 6/4/99 prot. 3189, Abbiamo richiesto adeguamento in Piano di Recupero in data 21/9/99 prot. 8543. Abbiamo richiesto attivazione della Conferenza dei Servizi con lettera del 16/3/2000 prot. 2575, allegando circolare della Giunta Regionale n. 01 del 4/2/2000 . Quest’ultima richiesta e’ stata controfirmata da molti cittadini e da tanti produttori di olive.
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olgo l’occasione della pubblicazione invernale de “La Sorgente” per raccontare la storia, in verità un po’ triste, dell’oleificio, “lu trappetu” di via S.Gerardo, che quest’anno ha interrotto una tradizione artigianale locale a dir poco secolare. Per difficolta’, non superabili, derivanti dalle pur giuste regole per lo stoccaggio e trasporto delle acque reflue e delle sanze prodotte dall’impianto, da quest’anno il Consorzio Irpino Produttori Olio (CIPO) non trasformerà più le olive. Il danno ed il disagio ai produttori risultano molto gravi perché a Caposele resta, ad oggi in esercizio, un solo impianto oleario che, non potendo soddisfare tutta la domanda, obbliga i produttori a molire le olive in altri frantoi dei Comuni vicini. La storia di questa chiusura ritengo sia degna di essere brevemente raccontata oltre che per dovere di cronaca, anche per definire responsabilta’ ma sopratutto per verificare ipotesi di rilancio. L’impianto di via S.Gerardo, fu realizzato nel 1979 con tecnologie d’avanguardia. Fu così iniziato un processo virtuoso per la ricerca della qualità, partendo dalle nuove tecnologie per la coltivazione delle piante, dai metodi di raccolta delle olive, da quanto fosse migliore lo stoccaggio per il trasporto nelle cassette che non nei sacchi ammassati, da una nuova e più breve scansione dei tempi tra la raccolta e la molitura, dai nuovi consigli per la conservazione dell’olio. Furono superate così le iniziali diffidenze dei produttori delle olive e dei consumatori dell’olio. Ad oggi posso dire, non senza un pizzico d’orgoglio, che sono stati raggiunti livelli qualitativi di eccellenza che hanno permesso di affermare che a Caposele, la stragrande maggioranza degli oli d’oliva
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CONSORZIO IRPINO PRODUTTORI OLIO: UNA STORIA FINITA, speriamo non per sempre!
A dette richieste abbiamo ricevuto solo dinieghi e la Conferenza dei Servizi non è stata mai convocata, nonostante che l’attività del frantoio fosse, ed è ancora, un servizio di pubblica utilità. Infine, nel 2006 abbiamo avuto in assegnazione un lotto nel P.I.P. di S.Caterina che risultava però ancora occupato da persone alloggiate nei prefabbricati. Ci è voluto un altro un anno per liberare l’area del P.I.P. che comunque, ancora oggi, non e’ completamente libera e permane ancora in corso l’accatastamento dei lotti, inoltre, le aree di S.Caterina assegnate, non sono urbanizzate dunque gli assegnatari avranno a carico la progettazione e l’esecuzione delle opere di urbanizzazione, con ulteriori ritardi circa l’effettiva possibilità di insediarsi ed iniziare a produrre in tempi brevi. E’ pur vero che, proprio per l’incertezza derivata dall’impossibilità di apertura dell’impianto per la campagna olearia 2007/2008, il Consorzio, assegnatario del lotto, non ha versato l’anticipazione per il pagamento dell’area, ma restano tutte intere le responsabilità dei diversi amministratori che si sono succeduti dal 2000 ad oggi, per i ritardi colpevoli ed omissivi, e sostanzialmente per l’incapacità di risolvere i problemi pratici, anche se di molti cittadini. Tutto questo ha prodotto la chiusura dell’impianto del CIPO facendo al contempo un danno a tutta la nostra collettività. Per tutto quello che è accaduto, per la vicenda personale, per gli affetti familiari collegati con l’oleificio, per la stima dimostrata negli anni dai clienti, esprimo una profonda amarezza che spero potrà essere annullata da chi riterrà di continuare in questo settore, per il bene di CAPOSELE. Rocco MATTIA (ex-presidente del CIPO)
Storia
Noi e il passato
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lo storico si affida non solamente alle notizie riportate da storici e cronisti precedenti, ma anche alle tradizioni, ai racconti, alle leggende e alle credenze religiose provenienti dall’Oriente per via terra o per via mare ed in questo gli storici non sono concordi. Certo è che da essi sono derivati i Sanniti; alcuni di essi chiamati Irpini. Il nome di Irpini ha dato origine a varie concetture; alcuni pensano che sia collegato alla necessità dell’emigrazione dei giovani per il soprappopolamento, seguendo le orme del lupo, ritenuto animale sacro, altri che gli Irpini derivano il nome dalla loro convivenza con i lupi o anche perché feroci e aggressivi come i lupi. Il territorio degli Irpini era montuoso, coperto di boschi intrigati, contrassegnati da stretti sentieri. Era un popolo bellicoso, fiero, audace e amante della libertà. Col tempo avevano costruito anche delle città molto popolate come Fiorentinum o fortificate come Oppido, sorgente ai confini tra le montagne di Lioni e Caposele. I Romani avevano timore e rispetto per gli Irpini, anche perché erano stati costretti a passare sotto il giogo caudino durante le guerre Sannitiche. Era anche un popolo intelligente, tanto che nelle guerre puniche si affiancò ad Annibale e non ai Romani, perché pensava che il conquistatore Annibale prima o poi sarebbe ritornato a Cartagine, mentre i Romani si sarebbero insediati perennemente. La storia dei Pelasgi, popolo migratore, ci porta a narrare le vicende dei popoli che nel corso dei secoli, si sono spostati dalle città di origine in cerca di nuovi luoghi dove insediarsi, senza perdere i contatti con la madre-patria. Ricordiamo i Fenici, che costeggiando l’Africa settentrionale, giunsero nel luogo dove fondarono Cartagine. Ma ci fu il popolo greco che veleggiò sia verso Oriente che verso Occidente, sospinto dalla necessità di approvvigionamenti di grano, perché la Grecia aspra e montuosa non consentiva la coltivazione del grano.
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è difficile conoscerla. Successivamente gli abitanti del luogo svilupparono una fiorente agricoltura con piccoli allevamenti di bestiame. I Saraceni, poi, nelle loro scorrerie, certamente, come era loro consuetudine, risalirono il corso del fiume Sele, saccheggiando e rapendo fanciulle e fanciulli. Le fanciulle erano destinate agli Harem dei Sultani, mentre i fanciulli venivano raccolti in centri rieducativi, dove imparavano ad adorare Allah e venivano preparati per essere abili rematori nelle loro veloci navi. La pirateria marina è stata sempre un problema per l’Italia e per i Paesi che si affacciano nel Mediterraneo, tanto che la potente Roma inviò il console Pompeo con un esercito per distruggere i pirati illiri e nel 1571 don Giovanni d’Austria distrusse nella battaglia di Lepanto la flotta Ottomana, affondando 50 galere e catturandone 150. In tempi più vicini a noi i Normanni, non tanto Roberto il Guiscardo, quanto Ruggiero II fecero sorgere dei castelli lungo il corso del Sele e furono poi seguiti in questa attività dai Longobardi con i Castaldati ed infine dagli Aragonesi che si servivano già di cannoni come è testimoniato a Procida e a San Martino di Napoli. Questi castelli venivano costruiti o in luoghi inaccessibili come il castello dell’Innominato, di cui parla il Manzoni, o in luoghi strategici. Anche Caposele ha il suo castello, da esso si vede tutta la valle sottostante. I tempi cambiarono, la piccola economia contadina ed artigiana decadde, il commercio e l’industria presero il sopravvento, sviluppando un’economia più redditizia. Caposele rimase legata al suo vecchio sistema di vita, non potendo usufruire né di grandi industrie, né di un commercio ampio e pieno di risorse, perché ubicata lontano dalle grandi arterie stradali, che collegano città e regioni. Ora resta aggrappata principalmente all’economia di Materdomini, dove sorge un famoso santuario. Comunque i cittadini hanno conservato la loro dignità ed il prestigio di alcuni uomini che con la loro intelligenza, con la loro solerzia, con il loro desiderio di affermazione hanno lasciato un nome famoso in tutta Italia.
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Ma le loro gesta sono spesso soffuse di elementi mitologici. Così Giasone con la nave Argo va alla ricerca del vello d’oro, in realtà va alla ricerca di derrate alimentari lungo il mar Nero o la guerra di Troia, scoppiata pure per motivazioni economiche. I Greci non volevano pagare il pedaggio ai Troiani, quando le loro navi lambivano l’Ellesponto dirette verso il mar Nero per l’approvvigionamento di grano. Il poeta Omero l’ha affidata alla storia come guerra scoppiata per il rapimento di una donna greca da parte di un eroe troiano. Comunque la guerra c’è stata veramente, tanto che l’archeologo Schielmann rinvenne, in Frisia, nelle vicinanze dell’Ellespon-
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in comunità sia per la propria difesa, sia per procurarsi il cibo. Basti pensare che con il fuoco riuscivano a spingere i grossi mammut in un precipizio, procedendo subito a prelevare le parti migliori dell’animale, prima che giungessero i leoni della prateria. Questa esigenza di vivere in comunità li spinse a costruire le palafitte. Siamo sempre nel campo delle attendibilità suffragate spesso da disegni o simboli scolpiti nelle caverne. Nell’Italia non sono state finora rilevati elementi che riportano all’homo sapiens, per cui la nostra preistoria è molto più decifrabile degli altri popoli. Tito Livio dice che i primi abitatori del Meridione d’Italia furono i Pelasgi-Osci, popolazioni
to, tracce di una città bruciata e riportò alla luce il tesoro degli Atrei. Ma l’emigrazione più importante i Greci la condussero verso Occidente lungo le coste siciliane, calabre e campane. Furono così costruite delle città come Siracusa con la valle dei templi, ed in Campania Neapolis e Paestum. Quest’ultima città testimonia l’origine greca per la presenza di templi. I Greci, poi, quando giunsero sulla riva di Paestum, risalirono il corso del fiume Sele fino alle sorgenti e qui lasciarono un piccolo contingente di uomini, che si organizzò e fece sorgere un villaggio. Ai Greci questo insediamento serviva, perché durante le invasioni provenienti dal mare, potevano ritirarsi in questa località aspra e montuosa, per apprestare meglio la difesa. Certamente questa affermazione vuol dimostrare l’origine greca di Caposele, ma è una supposizione che può essere confutata da altre concetture, forse più attendibili. Certo è che la verità
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pesso quando va alla ricerca delle origini delle città o si cerca di conoscere le vicende di re o di principi vissuti molto lontano nel tempo, lo storico si affida non solamente alle notizie riportate da storici e cronisti precedenti, ma anche alle tradizioni, ai racconti, alle leggende e alle credenze religiose. La storia così viene mistificata e le vicende narrate vengono contornate da episodi poco attendibili ed affidati spesso alla fantasia del narratore. Basti pensare a re Artù ed ai cavalieri della tavola rotonda, dove si rilevano intrighi, tradimenti, ma anche la presenza di donne bellissime, principesse dai capelli d’oro, contrassegnate da una bellezza straordinaria, spesso adultere, che colpiscono i sentimenti del lettore che da una parte assapora il profumo della bellezza delle regine come Isotta e Ginevra, dall’altra s’indigna per la loro mancanza di fedeltà al sovrano; si aggiunge inoltre l’elemento religioso che porta i cavalieri alla ricerca del Santo Graal, custodito nei lontani monti Pirenei accessibile solo a Percival il puro. Tutto questo è raccontato nel libro “Storia dei reali di Francia”, che vuol essere un testo storico, ma in realtà storia e fantasia giocano ambedue un ruolo primario, non consentendo al lettore di stabilire dove termina il racconto storico e dove inizia l’aspetto fantastico. Questo ci porta a pensare che lo storico riesce valido solo quando narra vicende personalmente vissute come fa Plinio il Vecchio in merito all’eruzione del Vesuvio del 70 d.C., per il resto bisogna andare cauti, perché spesso s’incorre in errori abbastanza evidenti. Anche molte città della Grecia furono adontate da un alone religioso. Si diceva, infatti, che le mura di Micene, di Corinto, di Tebe fossero state costruite da divinità o fatte costruire da esse. Nessuno poteva scavalcarle senza suscitare l’ira del dio. Anche i titani dovevano sottostare a questa legge e quando Anfiarao volle scavalcare le mura di Tebe, fu colpito dai fulmini di Giove e scaraventato negli Inferi. Dante così lo apostrofa nell’Inferno ….(…ove rui Anfiarao?). Anche Vulcano che si ribellò a Giove, re degli dei, fu punito e costretto a lavorare nella fucina dell’Etna per costruire armi e dardi infuocati a Giove. Si nota in questo come gli antichi popoli, particolarmente i Greci, amassero affidare le loro città alle divinità, per un desiderio di protezione, ma anche per impedire che il nemico li assediasse. Anche in questo possiamo notare quanta fantasia giocasse circa l’origine delle città. Oggi ci affidiamo all’andropologia, alla paleontologia, alla numismatica, scienze che ci permettono di datare con molta attendibilità vicende, personaggi e vicende dei personaggi. Una cosa ci lasciano suppore queste scienze e cioè che l’uomo fin dalla sua comparsa sulla terra ha cercato di vivere
di Ulderico Porciello
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Le foto riportate in questa rubrica rappresentano
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una sorta di mappa tematica che abbraccia il presente ed il passato, l’effimero ed il permanente, il serio ed il faceto, il costume e le tendenze. E’ una raccolta appesa al filo della memoria, tesa verso un futuro di continua riflessione.
La piccola Concetta Merola
Gruppo di bimbi
Fiorella Merino alla mostra sulla Bibbia
Salvatore Corona, Pasquale Grasso e Rocco Nisivoccia
Due grandi della Stalaceno: Antonio Ceres e Giuseppe Rosania
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Rosalba con la sua Azzurra e il piccolo Gelsomino Grasso
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Nicola Melillo
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Esponenti del gruppo giovanile “Fiume di vita” alla mostra sulla Bibbia
Maria Curcio
I nonni Giuseppe e Maria con i piccoli Giuseppe, Gerarda e Marialorenza
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Grazia Curcio
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Salvatore Malanga e la sua compagna
Tiziana Damiano e Michele Cuozzo in festa
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Tania Russomanno e Armando Sturchio
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Monica, Mina, Maria e Mariarosa spettatrici alla Stralaceno
L'album de La Sorgente
Carmela, Lellina, Antonietta, Rosaria e Gerardina
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Antonia Carla Porreca
Cettina, Filomena, Serafina e Maria Teresa
Maria Del Guercio…all’opera
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Maria, Colomba, Agnese, Gerardina e Pino
I cuginetti Angelo Sturchio e Michele Zanca
Rusinella, Antonietta, Rosa e Caterina
Anna Biondi e Lodovica Apicella: cuginette inseparabili!
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Antonietta, Grazia, Gelsomina e Rocchina
Carmela abbraccia il nipotino Gerardo
Anna Russomanno col suo piccolo Gerardo
Antonio Chirico a spasso con Nicolò
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Sara Biondi ha appena conseguito il suo I° brevetto di nuoto!
LA PARTITA DEGLI EMIGRANTI I°Edizione
Rappresentativa degli emigranti: :allenatore: Corvino Giuseppe; Corvino Junior;Notaro Michele;Monteverde Gelsomino;Greco Bruno;Nesta Nicola;Massaggiatore:Rosania Salvatore “Batore”;Preparatore atletico:Faluccio Sansone:Meo Salvatore;Meo Giuseppe;Lorenzo Sozio; Greco Sergio. Rappresentativa Locale:Liloia Paolo;Nesta Donato;Corbo Carmine;Guarino Alfonso;Amendola Franco;Grasso Pasquale;Amendola Andrea;Valentini Fulvio; Grasso Antonio;Meo Andrea;Liloia Davide;Russomanno Nicola;Sozio Gerardo.
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CHIESA MADRE, LUOGO DELLA MEMORIA
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gatorio, con le immagini della Madonna, di Sant’Erberto di Conza e di San Gaetano “in un quadro ad olio con icona di legno bene intagliata, e dorata”. La soffitta era di tavole dipinte con in mezzo un quadro raffigurante la Madonna. In questa cappella si riunivano i molti caposelesi che appartenevano alla Congrega dei Morti. Da qui si accedeva alla Sacrestia, nella quale si conservavano, in tre nicchie, le statue a mezzo busto di San Lorenzo (l’attuale statua del Patrono), di Sant’Addone e di San Filippo Neri, che venivano portate in processione il 10 Agosto. Il campanile, infine, era composto “di tre registri, oltre la base, con tre campane, una grande, e due mezzane, e vi si saglie con gradinate di legno; la campana grande fù fatta nell’anno 1509, di nome Laurentina, e le due da pochi anni”. Questa, a grandi linee, era la chiesa madre di Caposele così come l’hanno vista i nostri antenati, nonché San Giovan Giuseppe della Croce, Sant’Alfonso de Liguori e San Gerardo Majella. Di essa, materialmente, non resta nulla: anche la roccia sulla quale si ergevano le sue possenti fondamenta, cantate da Lorenzo e Nicola Santorelli, è stata distrutta, forse dalle forze congiunte delle alluvioni e dei caposelesi. La chiesa, inoltre – e dicendo questo introduciamo il tema del prossimo articolo – era ricca di stoffe, di argenti, di vasi e di paramenti sacri che, tutti insieme, costituivano il patrimonio di San Lorenzo. Se, nonostante le calamità, i paesi vicini hanno conservato nel corso della storia cospicue testimonianze delle cose preziose offerte al proprio patrono, non così purtroppo è stato per Caposele. Contemporaneamente al crollo del 1853 contemporaneamente sparì quasi tutto ciò che di prezioso il popolo, durante i secoli, aveva offerto in dono a San Lorenzo. Ma di quali oggetti era costituito tale patrimonio, e in che numero? Cercheremo di dare una risposta a questo interrogativo illustrando quello che si potrebbe definire, in piccolo, il “Tesoro di San Lorenzo”, frutto della millenaria devozione di un popolo per il suo patrono; violato dal terremoto e dagli uomini.
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Ricavato nel muro laterale della chiesa, in corrispondenza di uno dei lati dell’altare maggiore, vi era un armadietto contenente “i vasi di stagno di Fiandra” con gli olii santi, ed un vaso d’argento per l’olio degli infermi. Davanti all’altare maggiore, a motivo delle reliquie quivi conservate, i caposelesi facevano ardere in onore dei santi martiri una lampada ad olio che scendeva dall’arco trionfale che separava il corpo della navata centrale dal coro. Scendendo i gradini dell’altare maggiore e oltrepassata la balaustra, addossato al primo pilastro di sinistra vi era il pulpito di legno intarsiato sul quale, nel maggio 1746, salirà Alfonso Maria de’ Liguori per predicare la Parola di Dio al popolo di Caposele. L’abside della navata laterale di sinistra, andando verso la porta, ospitava l’altare del Santissimo Sacramento. Questo era “di marmo lustro di più colori, cioè bianco torchino, e gialletto connesso con la sua menza, palliotto e pradella d’uno pezzo nuovamente costrutto in quest’anno 1736”. Sopra l’altare vi era anche “il sacro ciborio di marmo fino di più colori, cioè gialletto, verde antico, pietre di Frangia, ed altro lavorato in Napoli, e posto in opra nell’anno 1730, con portellina d’ottone dorata”. In esso vi erano conservate “due pisside d’argento dorate, la più piccola delle quali serve per il sacro viatico all’infermi, ambedue coverte di drappo prezioso”. Sovrastava il ciborio, ovvero la custodia eucaristica, un prezioso baldacchino con frangia. La suddetta cappella era protetta da una artistica inferriata, e dinanzi vi ardeva di continuo la lampada ad olio che indicava al visitatore, allora come oggi, la Presenza del Signore. A motivo della sua importanza, questa cappella aveva il pavimento di “reggiole colorate”. Dinanzi a questo altare molte volte si fermerà, in profonda preghiera ed adorazione, Gerardo Majella allorquando scenderà da Materdomini a Caposele per la “via vecchia” che sbucava presso il ponte, e quindi presso la chiesa madre. Da questa cappella si snodava tutta una serie di altari laterali dedicati alla Madonna dei Sette Dolori, a San Michele Arcangelo, a San Giuseppe e al Santissimo Nome di Dio. Gli altari laterali della navata di sinistra erano dedicati, invece, ai Santi Pasquale Baylon e Filippo Neri, all’Immacolata, ai Santi Pietro e Paolo ed a San Rocco. In un angolo della Chiesa vi era, infine, il cappellone dedicato alle Anime del Pur-
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ne contemplava tre, cinque il lato sinistro parallelo al fiume, tre quello settentrionale e quattro il lato rivolto ad Oriente; da ciò si può dedurre che l’interno doveva essere alquanto luminoso. Le vetrate delle finestre erano protette con grate di ferro battuto. Altre finestrelle contribuivano a dar luce alle navate laterali. Entrando, subito a sinistra vi era il fonte battesimale “con la sua pila di marmo bianco sopra il piedestallo di marmo”. La copertura della pila era “di noce intagliato con figure, e sopraveste di tela tenta con frangia”. Sopra di essa vi era una croce di legno mentre l’interno era “foderato d’armesino (seta leggera molto preziosa, chiamata così da Ormuz, città della Persia dalla quale proveniva) a color di latte”. Nella pila era situato “un vaso capace di rame stagnato col suo coverchio, ove si conserva l’acqua battesimale”. Molto probabilmente esso era il fonte che, prima del terremoto del 1980, si trovava nella chiesa madre sita al Piano entrando a sinistra, ivi trasportato dopo la distruzione della chiesa di cui stiamo parlando. Verso il fondo della navata centrale, prima dell’altare maggiore, vi era il coro, vale a dire quella parte del presbiterio racchiusa da una balaustra di legno dove, durante le ore del giorno, i sacerdoti si recavano per le preghiere comunitarie. Esso era costituito da un muro di legno intagliato, addossato alle pareti laterali dell’ultimo tratto della navata e diviso in dieci stalli, cinque per ogni lato, dove ogni sacerdote poteva sedersi per la recita del breviario. Siccome i sacerdoti di Caposele erano, nel 1736, ventiquattro, dinanzi ad ogni stallo erano stati posti degli scanni per quelli che rimanevano in piedi. Anche sul coro il soffitto era in tavole dipinte come quello della navata principale, ed anche qui era presente un quadro con cornice dorata, raffigurante San Lorenzo nei tormenti del martirio. In un lato del coro vi era l’organo in noce intagliato a nove registri, che era situato prima sull’entrata della chiesa. In fondo alla chiesa si trovava l’altare maggiore attaccato al muro. Su di esso tre nicchie custodivano tre statue intere dei santi diaconi Lorenzo, Stefano e Ciriaco. La statua di San Lorenzo, di legno, era posta, ovviamente, nella nicchia centrale, ed era protetta da una porta di cristallo, mentre le altre due statue, poste ai lati, erano di stucco. Sotto la nicchia del santo patrono si ergeva, superbo, l’altare maggiore in marmo rustico e stucco; esso era sopraelevato rispetto al pavimento. Un oggetto particolare colpiva chi vi si avvicinava: un “bauletto d’avorio, ed ebano lavorato a modo di piramide con figure d’avorio intagliate alla gotica” posto al di sopra della mensa. In questo scrigno erano conservate fin dal 1659 le reliquie donate alla chiesa madre dal dottore Donatantonio Parente, illustre studioso e filosofo di Caposele. Tali reliquie consistevano in frammenti ossei dei santi martiri Addone, Pargenzio, Arsilia, Donato, Secondina, Gorgonio, Antero, Cesario, Aureliana, Ponziana, Abunnio, Antiano, Beatrice, Gabino, Artemia, Calipodio, Biagio ed Antonino. Oltre a queste reliquie nel suddetto cofanetto si conservava anche una lettera autografa di Sant’Andrea Avellino, spedita da questi ad una sua figlia spirituale di Caposele.
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1853. La Pasqua era trascorsa da pochi giorni e a Caposele ancora si respirava il clima della festa. Verso le tredici una violenta scossa di terremoto si abbatté furiosa sul paese, distruggendolo in gran parte. La polvere, le urla della gente, le strade ingombre di macerie, i morti: Nicola Santorelli descrive molto bene nel suo “Il fiume Sele e i suoi dintorni” l’incubo che i caposelesi vissero in quegli attimi tremendi. Se l’antico castello resistette a quello che passerà alla storia come il “terremoto di Caposele”- in quanto solo il nostro paese fu colpito e distrutto dal sisma - non così fu per la già vetusta chiesa madre. Un vero e proprio scrigno di tesori e di arte fu sgretolato in pochi attimi. Il tempio, le cui prime notizie certe risalgono al 1333, sorgeva nella zona posta tra la Portella e il ponte. Ancora oggi si narra di enormi quantità di ossa appartenenti ai defunti seppelliti nei sotterranei della chiesa, trovate decine di anni fa all’inizio dell’attuale strada selciata che conduce appunto alla Portella. Le sue fondamenta erano costruite su una grossa sporgenza calcarea lambita dalle acque turbolente del fiume Sele. Oltrepassato il ponte, il viandante che giungeva a Caposele si ritrovava quasi di fronte all’imponente edificio sacro, con il suo alto campanile a quattro registri. Nel 1736 Don Vincenzo Fungaroli, parroco di Caposele, si premurò di descriverla nei minimi particolari. Nella sua descrizione la chiesa appariva isolata; non aveva, cioè, case che la circondassero o che fossero attaccate alle sue mura. Solo due strade, “una che va e viene dal loco detto la Costa, e l’altra che va al ponte” la sfioravano, collegandola al paese arroccato intorno al castello. La facciata guardava verso Ovest, vale a dire verso la località San Giovanni, mentre l’abside con l’altare maggiore era rivolto verso Est, ossia verso l’attuale via San Gerardo. Sotto di essa vi era un’altra chiesa sotterranea dedicata a Santa Caterina, utilizzata successivamente per le sepolture. La chiesa era a tre navate ed aveva tre porte. L’entrata principale era in marmo rustico e su di essa era posta la lapide dedicata al patrono: “Divo Laurentio Tutelari Templu. hoc jamdiu dicatu., nunc meliorem ad formam redigi pia Silarinae Universitatis munificentia curavit anno D.ni” (a San Lorenzo patrono, questo tempio già da tempo dedicato, ora a migliore forma la pia munificenza della Università Silarina ha ricondotto. Ha curato nell’anno del Signore [manca l’anno]) . La porta, in legno intagliato, introduceva il visitatore nella navata centrale, in fondo alla quale si alzava, nella sua maestosità, l’altare maggiore. Ma quanto era grande l’antica chiesa madre di Caposele? La sua lunghezza era di circa ventidue metri e mezzo, l’altezza della navata principale raggiungeva i nove metri mentre la sua larghezza era di quasi sedici metri. Il pavimento era di calcina “attraversato per mezzo da gradini di pietre”. La navata centrale presentava un soffitto di tavole dipinte, in mezzo al quale vi era “un quadro ad olio di S. Lorenzo in gloria, la SS.ma Triade, la Vergine ed altri Santi”, dipinto nel 1723 dal noto pittore e decoratore Michele Ricciardi. Il tempio era dotato di ben tredici finestre: la facciata
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ra la tarda mattinata del 9 Aprile
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SECONDA PARTE
di Mario Sista
La Chiesa Madre vista da via Roma
Le foto inserite in questa rubrica riflettono, con i loro tratti particolari, il carattere, la psicologia e finanche la cultura di un popolo. Continueremo ad occuparci di personaggi tipici sperando che la rubrica sia di gradimento dei
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Gerardo Spatola
“Gemmino”
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Giuseppe Malanga, volontario A.N.P.AS.
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nostri lettori.
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Salvatore Rosania “Batore”
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Raffaele Sturchio
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Gerardo Ventre
Gerardo Caruso
Gerardina Ceres
Lorenzo Del Malandrino
Giuseppe Melillo
Gerardina D’Elia
Rocco Nesta
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Antonio Castagno
Raffaele Pallante
Colomba Merola
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Cristian Rosania di Mario e Concetta Amendola
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Lo scorso 29.11.2007, presso l’Università degli Studi di Napoli “Parthenope”, GERARDA RUSSOMANNO si è laureata in ECONOMIA AZIENDALE - percorso di Economia e Gestione delle PMI - con un interessante lavoro di tesi dal titolo “Caratteristiche organizzative delle Aziende Pubbliche. Il caso dell’AQP spa” Relatore il Chia.mo prof. Filomena Buonocore
Angelo Sturchio 26-11-2007 di Armando e Angela Melillo
Ben 4 generazioni di Russomanno,
Nicola Majorana e Clelia Caprio - Sposi
Antonio Di Masi 12-09-2007 di Emilio e Carla
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Il 26/10/2007, presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Gerardo Viscardi ha conseguito la laurea in Sociologia con voti 109/110, discutendo la tesi dal titolo “Tra mediatizzazione e personalizzazione: la comunicazione politica di Forza Italia e del suo leader Silvio Berlusconi”.
Lucrezia Sozio 9-11-2007 di Lorenzo e Filomena Curcio.
Grazia Sturchio 90° Compleanno
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Francesco Curcio si è laureato il 04/07/2007 in Scienze Psicologiche dell’Intervento Clinico (Psicologia) presso la facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” discutendo una tesi dal titolo “La memoria di lavoro: studi su soggetti non vedenti”, con votazione di 92/110.
Maurizio Sturchio e Giovanna Maglia - Sposi
Paolo e Giovannina Palmieri NOZZE D'ORO
Luigi e Annunziata Guarino NOZZE D'ORO
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Continua a nutrire la sua passione nel campo della ricerca il Dott. Nicola Cirillo, che ha conseguito il 13/12/07 presso la II° Università degli studi di Napoli il dottorato di ricerca in Tecnologie Biomediche applicate alle scienze odontostomatologiche, con un ricco curriculum triennale di pubblicazioni su riviste scientifiche nazionali ed
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Dagli U.S.A Filippo Andrea Alagia
Grazia Cibellis - Laurea in fisioterapia presso l'Università degli studi di Napoli "Federico II" riportando voti 108/110
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Gerardo e Concetta Sista NOZZE D'ORO
Giovanni ed Antonietta Lariccia NOZZE D'ORO
DALLA REDAZIONE UN SENTITO AUGURIO A TUTTI
Gaetano Damiano e Raffaella Russomanno SPOSI 28.06.2007
Mario e Genoveffa Zarra NOZZE D'ORO
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Riccardo Nesta - 3-09-2007 di Alfonso e Iannuzzi Angela
Vittorio Nesta - laurea in scienze Informatiche presso l'Università degli Studi di Roma con voti 110 e lode
Anno XXXV - Dicembre 2007 N.75
FATECI PERVENIRE, PRIMA DELL'USCITA DEL GIORNALE, TUTTE LE NOTIZIE, FOTO E RICORDI SUI VOSTRI CARI CHE GRADIRESTE VEDERE IN PUBBLICAZIONE. LE NOTIZIE CHE RIPORTIAMO SU QUESTE PAGINE, SONO IL SEGNO DELLA VOSTRA COLLABORAZIONE
Luigi Russomanno n.18-2-38 - m.7-9-07
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Celeste Malanga n. 26.6.23 m. 8.9.07
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Almanacco
Mathis Cristina n.27.05.57 m. 17.08.06
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Vito Greco n.7.2.35 m. 7.11.07
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Francesco Del Vecchio n.16.4.27 m. 27.9.07
Cetrulo Pasqualina n.9.5.27 m.8.11.05
Salvatore Colatrella m. 9.12.07
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Maria Gervasio n.6.9.10 m. 15.11.06
Luigina Cetrulo n.3.1.26 m.17.08.07
Nevicella Della Notte n.1.11.20 m. 17.10.07
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UN'ESPERIENZA MOLTO TOCCANTE
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viene mostrato è una minima parte del degrado in cui vivono, ed è solo toccando con mano che ci si può rendere conto delle loro condizioni. Il sistema paese non prevede né assistenza per gli ammalati, né pensione per gli anziani. Noi spesso ci lamentiamo che a causa del cambio da lira ad euro non riusciamo ad arrivare alla fine del mese, loro non riescono neppure ad iniziarlo, perché sono sottopagati e ridotti quasi a schiavitù dai datori di lavoro, non possono nemmeno coltivare il terreno perché è argilloso e non è produttivo ed i pochi terreni lavorati sono le risaie. Tuttavia non è solo di aiuto materiale che hanno bisogno, ma anche di quello spirituale, ma soprattutto devono sapere che il Budda non è il vero Dio. Il cristianesimo è solo il 7% della popolazione, c’è molto bisogno di evangelizzare e spigare loro che c’è Dio in tre persone il Padre, il Figlio e
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ndare in Sri Lanka è stata un’esperienza molto toccante. Sono stata sempre sensibile al tema del volontariato, anche perché è Gesù stesso che nel Vangelo dice:”Quando lo avete fatto ad uno dei minimi la avete fatto a me”( Matteo 25.40). Posso affermare di non essermi mai trovata di fronte a situazioni come quelle che ho visto in Sri Lanka, oltre a bambini che sono rimasti orfani, ci sono tanti bisognosi che versano in condizioni miserevoli, che abitano in dimore di fortuna senza luce e senza acqua, cose che noi non riusciremmo nemmeno a pensare, per loro un letto è un bene di lusso. Spesso si pensa che le immagini che trasmettono in televisione sono di propaganda o d’impatto, per impietosire e spingere le persone a donare, ma vi posso assicurare che quello che
di Iolanda Ciccone
lo Spirito Santo, il Paradiso e l’Inferno, che l’anima non muore e che Gesù ci ha salvati e vuole salvare tutti perché
ha donato se stesso per tutti, bianchi rossi o neri.
Un 'immagine dellla esperienza molto toccante in Sri Lanka; la foto ritrae Iolanda Ciccone e il pastore Ricciardiello impegnati insieme alla Comunità verso il raggiungimento dello straordinario obiettivo della costruzione del "Villaggio della speranza"
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Ultima Ma com’è, come non è, arriva l’annullamento del provvedimento di confino. Con qualche dispiacere per lo più interessato, lo si saluta miezzu a li chianu e nessuno si azzarda ad augurargli un buon ritorno. Cosa che infatti non avvenne mai. Si persero le tracce di questo palermitano, accusato di reati di mafia, che trascorse due anni circa della sua vita sulle rive del Sele. Solo venti anni dopo il suo nome veniva citato in un articolo di cronaca nera. Si narrava di un omicidio avvenuto nel cortile di un carcere italiano: un tale Salvatore Leone era stato accoltellato da un altro carcerato su ordine di una cosca vincente. Questo abbiamo saputo, questo abbiamo scritto. Mi si perdonino le pur certe imprecisioni, ma in buona fede mi sono strettamente
legato alla memoria collettiva, raccogliendo al mio solito qualche notizia tra un caffè e l’altro ancora. Gerardo Ceres
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processo di beatificazione (cosa che poi ci risulta essere realmente avvenuta qualche anno dopo). Ma l’immagine che tutti ricordano di lui è quella che lo vede all’angolo di Vico Roma, sotto le scale di Nenetta lavammana, intento a realizzare degli scialli (di lana e di cotone) con il telaio utilizzato solitamente dai carcerati in cella; scialli di buona fattura che poi usava regalare agli amici affinché a loro volta li dessero alle mugghiere so’. Di tanto in tanto doveva anche sottoporsi a qualche controllo presso la locale stazione dei carabinieri e la cosa lo innervosiva non poco, nonostante il maresciallo dell’epoca lo rassicurava del fatto che erano solo formalità burocratiche, peraltro richieste (si badi bene) dalla prefettura, “perché se fosse per noi…Voi siete nu signore”.
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nottetempo, e comunque dopo aver chiuso gli occhi dei sui controllori con qualche bigliettone da diecimila lire, osava fargli la cortesia di accompagnarlo in qualche alberghetto della piana del sele per degli incontri galanti poteva apprezzare la sua riconoscenza. Si raccontava, già allora, che la sua abitazione in certe notti diventava un particolare cineforum del porno-erotismo del tempo, per il piacere di un gruppo ristretto di professionisti. Il suo confino non aveva limiti. Aveva in realtà accesso a tutti i piaceri e ai lussi disponibili in quegli anni. Andava fiero, e lo raccontava per dimostrare quanto sbagliassero i giudici nel restringerlo della libertà riconosciuta a tutti, di una sua sorella per la quale il Vaticano aveva avviato il
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Il gruppo delle "artiste" delle matasse. Ogni anno si rinnova, nel periodo del ferragosto caposelese, un rito tradizionale che raccoglie anche nelle nuove generazioni, le volontarie della pasta fatta in casa, per la buona riuscita della sagra. Circa 100 braccia si muovono all'unisono ed impastano, smatassano, modellano, ordinano i delicati e plastici filamenti della matassa. Una straordinaria dimostrazione di trasmissione delle tradizioni culinarie del nostro Paese che, speriamo, possa ripetersi per molto tempo ancora.
L'interno della Chiesa Madre, pronta per accogliere l'altare e le altre sculture
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Parrocchia San Lorenzo Martire - Caposele
LETTERA APERTA AI CAPOSELESI Carissimi Amici e Amiche, dopo lunga e travagliata attesa fra alcuni mesi entreremo nella nuova Chiesa, nostra casa come comunità cattolica. Per ognuno la casa è un bene primario e tutti siamo disposti ad affrontare grandi sacrifici pur di avere una bella e spaziosa casa. Noi siamo riusciti a ricostruire un’artistica,bella e grandiosa Chiesa Madre che sarà ammirata da questa nostra generazione e da quelle che verranno. Questa Chiesa,singolare per la sua struttura architettonica, è stata realizzata con il contributo dello Stato e della Conferenza Episcopale Italiana per un importo complessivo di € 1.100.000 (unmilionecentomila). L’arredamento liturgico: Altare – Crocifisso - Ambone - Battistero,affidato allo scultore Mario Toffetti di Bergamo, comporta un costo di € 200.000 (duecentomila) di cui la metà è coperta da un ulteriore finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana,mentre per 1’altra metà deve provvedere la nostra comunità parrocchiale. La somma di € 100.000 è alta,ma non eccessiva per il grande valore artistico delle singole opere che aggiungono ulteriore bellezza e prestigio alla nostra Chiesa Madre. E’ necessario,pertanto,che tutti i Caposelesi,ovunque residenti,collaborino con una offerta generosa per questa nostra cara Chiesa cui nessuno si può e si deve sentire estraneo. Le offerte si possono consegnare al Parroco oppure inviarle tramite il conto corrente bancario intestato: Parrocchia San Lorenzo Martire - Caposele utilizzando le le seguenti coordinate: I 05424 75710 000002000871 . La grazia del Santo Natale è la ricompensa alla nostra generosità. IL CONSIGLIO PASTORALE - Il Parroco - Mons. Vincenzo Malgieri